Settimanale Unità toscana 17 marzo

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: U Toscana lunedì 17 marzo 2014

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SETTIMANALE DEL LUNEDÌ

Dopo anni di malinconico oblio, il primo piano del mercato fiorentino è un cantiere operoso. Cibi scelti e consumati in loco, apertura fino a notte e molto altro

NONSOLO SPESA SANLORENZO CAMBIAPELLE

MARIA VITTORIA GIANNOTTI

L

’atmosfera che si respira in un cantiere è sempre elettrizzante: il via vai indaffarato degli operai, i materiali grezzi che prendono forma, gli elementi di arredo che si spostano in continuazione, in attesa di trovare il loro posto. Ma trascorrere una mattinata nel cantiere al primo piano del mercato di San Lorenzo è un’esperienza unica. Soprattutto se si è accompagnati da Umberto Montano, il manager della ristorazione che ha scommesso tutto sulla rinascita di questo luogo pieno di fascino. Stargli dietro,

mentre percorre i 2500 metri quadrati illuminati dal sole che filtra dalle antiche vetrate del mercato - praticamente una piazza al coperto - è un tantino faticoso: non c’è particolare che gli sfugga, oggetto di cui non conosca la storia, le caratteristiche e la destinazione finale. E guardando quell’enorme ammasso di scaffali, macchinari e mattonelle dai raffinati disegni, vede quello che nessun altro riesce ancora a distinguere con altrettanta chiarezza: il sogno di una vita che si fa realtà. Il suo cellulare squilla il continuazione. Il 16 aprile, data dell’inaugurazione, è dietro l’angolo e i preparativi sono frenetici. Gli operai stanno calando dal soffitto enormi cesti capovolti pronti a trasformarsi in magnifiche lampade. «Arrivano dal Ghana, in Africa - spiega Montano - li fanno gli uomini di un villaggio e sono di una bellezza incredibile. Il mio socio, che lavora nel turismo, aveva questo contatto e ne abbiamo approfittato». SEGUE A PAGINA II

VIAGGIO NEL CUORE DELLA REGIONE L’EDITORIALE LUCA LANDÒ

BENTORNATI IN TOSCANA. LO SAPPIAMO, NON DOVREMMO DIRLO A CHI IN QUESTA MAGNIFICA REGIONE VIVE, STUDIA, LAVORA.

Ma Toscana è il nuovo settimanale di otto pagine che d’ora in poi, ogni lunedì, troverete al centro de l’Unità. E che riprende un filo interrotto qualche mese fa con la chiusura delle pagine di cronaca

regionale. Ma Toscana, anzi «U: Toscana» per richiamare il logo che usiamo per le nostre iniziative di approfondimento, non è un normale inserto di cronaca: qui non troverete i fatti del giorno prima, ma reportage locali e vere inchieste giornalistiche. Con il vostro aiuto denunceremo le cose che non vanno e che vorremmo cambiare. Ma ci saranno anche «buone notizie»: esperienze uniche e belle che, proprio per questo, meritano di essere conosciute da tutti. Ci saranno consigli, itinerari, suggerimenti e una guida agli appuntamenti più importanti o interessanti. No, non sarà un inserto di cronaca, perché quello che vorremmo fare con voi ogni settimana è un viaggio, diverso, nel cuore della regione. Proviamoci.

LA NOVITÀ

POLITICA

Sos lavoratori atipici, arriva la task force che li tutela

Nardella non ha paura delle primarie

Istruttori di nuoto, commesse e operatori di call center uniti dal destino di essere lavoratori atipici. Qualcosa si muove grazie alla Cgil e ai contratti inclusivi

Il vicesindaco di Firenze, punta a Palazzo Vecchio Se non vincerà non tornerà più in Parlamento

M. V. GIANNOTTI PAG.IV

VIVERE BENE

OSVALDO SABATO PAG.V

CULTURA PER TUTTI

Olio extravergine elisir di salute

Bibliocoop, ecco la formula per sedurre nuovi lettori

L’olio d’oliva è il miglior grasso che ci sia: riduce i rischi di infarto, combatte i tumori, è antiossidante.

Il 40% di chi si è avvicinato a questo servizio si è poi iscritto alla biblioteca comunale. È il risultato di un progetto che porta i libri nei centri commerciali.

GIACOMO TRALLORI PAG.VI

TOMMASO GALGANI PAG.VII


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U:

lunedì 17 marzo 2014

FOCUS LA CITTÀ CHE CAMBIA

Sarà pronto il 16 aprile il megaprogetto fiorentino di Umberto Montano che unisce la spesa alla ristorazione con apertura fino alle 24 e un’attenzione speciale alla qualità dei prodotti in vendita che potranno essere cotti sul posto

SAN LORENZO IL MERCATO DIVENTA LUOGO DI PIACERE MARIA VITTORIA GIANNOTTI fircro@unita.it SEGUE DALLA PRIMA

Il socio è Claudio Cardini, pratese, uno dei fondatori dell’Ecv Group, il primo in Italia nella gestione di campeggi-villaggi turistici e ostelli per giovani. Insieme hanno accettato la sfida di trasformare uno dei luoghi simbolo della più autentica fiorentinità in qualcosa di nuovo. E con una società creata ad hoc, si sono aggiudicati la concessione dal Comune. Montano ha messo a disposizione la sua lunga esperienza nella ristorazione maturata come patron del ristorante le Murate e dell’Osteria del Caffè Italiano e ha immaginato un luogo dove il culto della buona tavola abbracciasse la tradizione artigiana della bottega. BOTTEGHE SELEZIONATE

Il principio ispiratore di questo esperimento enogastronomico, che si ispira chiaramente al mitico mercato della Boqueria di Barcellona e che vuole attrarre le migliaia di turisti che ogni giorno transitano nel centro storico, ma anche i fiorentini veri, sta in tre aggettivi: buono, sano e giusto. «Dove il giusto - precisa - sta per etico e sostenibile, ma anche economico. Sano, invece, significa proveniente da circuiti identificabili. E buono perché il biologico e il km zero non devono essere a scapito della qualità». Le botteghe saranno dieci in tutto, e sono state selezionate da lui: chi ha avuto accesso a quest’opportunità, ha dovuto offrire la garanzia di rispettare un rigido disciplinare, fatto di regole e, soprattutto, di tracciabilità. La formula escogitata è innovativa: si potrà fare la spesa tradizionale, ma si potrà anche lasciarsi tentare dalla voglia di gustare i prodotti appena comperati sul posto, comodamente seduti ai tavoli piazzati al centro della sala e capaci di ospitare 350 coperti. A servire le bevande ci penseranno i camerieri dei bar. Al piano rialzato, invece, sotto un lussureggiante giardino d’inverno, ci sarà il ristorante vero e proprio. Il viaggio in questo universo di sapori che sta per materializzarsi laddove, fino a qualche anno fa, stavano i banchi dei venditori di frutta e verdura, comincia dalla pescheria. «Venderà il pesce, ma lo preparerà anche, sfilettandolo e proponendolo crudo, ma alla maniera mediterranea, senza imitare il sushi giapponese. Il menu prevederà anche cartocci di fritto e pesci cotti al carbone, in rarissimi forni spagnoli, i josper. Sul nome, qui, non posso dire niente, perché sto preparando un colpaccio. Il pesce, ci tengo a dirlo, sarà freschissimo e l’approvigionamento rispetterà le leggi che tutelano i nostri mari». Le idee, su questo fronte, non potrebbero essere più chiare. «Saremo pronti a dire che, per quel giorno, non disponiamo di un pesce piuttosto che violare le regole. Non ci vergogneremo di offrire pesce azzurro e non ci abbasseremo a proporre esemplari di allevamento». POLLI NUMERATI E MOZZARELLA CALDA

Il settore della carne è stato affidato all’azienda Savigni, realtà a conduzione familiare che, nelle campagne del Pistoiese, si dedica all’allevamento con attenzione maniacale ai dettagli, a partire dai foraggi. «I loro polli - spiega - saranno coccolati come bambini e cresceranno liberi e all’aria aperta, nell’oasi del Wwf: per questo saranno numerati. Siamo particolarmente orgogliosi di poter offrire alle persone un prodotto così popolare restituendogli qualità». La dimensione artigianale, in questo caso, consisterà nella lavorazione dei salumi. La bottega dei formaggi sarà doppia: Franco

Parola offrirà la sua selezione di qualità, garantita dalla sua esperienza di affinatore, mentre i fratelli Angelo ed Emanuele Campomaggiore arriveranno da Pignataro Maggiore, nel Casertano, per offrire in diretta lo spettacolo della lavorazione delle loro mozzarelle. «Sarà una mozzarella calda - scherza Montano - nel senso che sarà talmente fresca che non ci sarà bisogno di metterla in frigo. I clienti potranno vedere il formaggio mentre viene mozzato, per essere accolto in una vasca termica, capace di mantenere la temperatura ottimale, che si aggira sui 23 gradi». Un occhio di riguardo, poi, per il banco della frutta e verdura. «Ci teniamo talmente tanto che ci siamo voluti infilare anche noi, nella bottega». A gestirla, comunque, saranno Filippo Viana e Alessandra Camera, selezionatori infaticabili di ortaggi a chilometro zero e reduci dall’esperienza di successo dell’Orto a casa. Insieme a loro, Stefano Conti, «un bravissimo bancarellaio del mercato». CAMPIONI PER IL PANE E IL CIOCCOLATO

Ogni bottega, un’eccellenza, fatta di artigianato di altissima qualità. Davide Bedu, campione del mondo di panificazione, sarà il fornaio ufficiale e, secondo indiscrezioni, sta già studiando il “pane di San Lorenzo”. I lieviti che saranno lavorati per la realizzazione di questo prodotto arriveranno dalla “mamma” del vinsanto. Cristiano Beduschi, anche lui campione internazionale nella produzione di cioccolato, preparerà e venderà il suo nettare al cacao e gelati artigianali. Per il vino, invece, si è mobilitato in prima persona il Consorzio del Chianti Classico, che proprio in San Lorenzo ha deciso di aprire la prima bottega. «Venderanno i loro vini, ma anche quelli degli altri: dal Brunello agli champagne francesi. Un segnale di apertura importante, di cui si sente un gran bisogno». Al caffè ci penserà la Torrefazione Piansa. Sul nome che si occuperà della pasta fresca, c’è ancora un certo riserbo. Ma una cosa è certa: sarà rigorosamente tirata a mano e sarà possibile gustarla sul posto saltata in padella. In vista dell’inaugurazione, lo chef Marco Rosi, «un cuoco della vecchia guardia», sta già scaldando i fornelli per soddisfare i clienti del Polpetta, la Bottega di Paolo Soderi - nome storico del mercato, con il suo banco di macelleria - che offrirà pesce e, ovviamente, polpette. Per il piatto principe della cucina italiana, la pizza, ci saranno i veterani della pizzeria Sud, con una proposta di tre varietà: margherita, marinara, e napoli. «Queste sono le vere pizze - garantisce Montano - quelle con i fronzoli sono un’altra cosa». SERVIZIO A DOMICILIO

Come detto, nel nuovo mercato si potrà mangiare sul posto, ma anche fare una spesa tradizionale. Per i più pigri, o per chi non avrà voglia di portare pesi, è stato pensato anche un servizio di consegna a domicilio a prezzi accessibili: 4-5 euro per chi abita in città, 10 per chi vive fuori Firenze. Il trasporto sarà eco-friendly, a bordo di veicoli non inquinanti. Di pari passo, l’impegno nella raccolta differenziata: tanto per cominciare, niente bicchieri e piatti di plastica. Tutto sarà riciclabile. E dello smistamento si occuperà la società che gestisce il complesso. Accanto alle botteghe, sono state previste tutta una serie di altre attività. All’ingresso, subito dopo la scalinata di ferro, si troverà una scuola di cucina, gestita dalla Lorenzo dei Medici. La mattina, gli studenti dell’istituto impareranno a preparare prelibatezze sotto lo sguardo attento di Fabrizio e Carla Guarducci. Il pomeriggio e la sera, ma anche il sabato e la domenica, saranno organizzati corsi anche per appassiona-

ti, coinvolgendo chef di richiamo. APERTO TUTTI I GIORNI FINO ALLE 24

L’altra grande novità riguarda gli orari: il piano di sopra sarà aperto tutti i giorni, dalle 10 del mattino e andrà avanti fino a mezzanotte. Nessuna sosta, neppure il sabato e la domenica. Perché il mercato è un punto di riferimento di un quartiere e non può chiudere nel fine settimana, sostiene il manager della ristorazione, che punta anche a conquistare un pubblico giovane, in particolare all’ora dell’aperitivo. Giovani saranno anche i camerieri e gli chef, che avranno un punto di riferimento in Giulio Capotondi. Non arriva a 40 anni neppure il direttore, Saverio Salvini: ne compirà 36 alla vigilia dell’inaugurazione. Nel suo passato una lunga esperienza sulle navi della Costa Concordia, dove ha incrociato anche Schettino, all’epoca non ancora comandante. In questo enorme spazio, non poteva mancare un luogo per i bambini. È il Paese dei balocchi. «Ci piacerebbe che i più piccoli potessero giocare a fare la spesa in un angolo tutto per loro, scoprendo la varietà dei prodotti e il divertimento del mercato. Ma ci piacerebbe anche che fosse un luogo di sport, magari sponsorizzato dalla Fiorentina». E i rapporti con i vicini del piano di sotto? «Ovviamente all’inizio ci hanno guardato con sospetto, ma credo che molti abbiano già compreso che più gente riusciamo ad attrarre qui al mercato e meglio sarà per tutti». La strada da fare è lunga e, forse, non sarà sempre facile. «Ho già avuto una serie di contatti molto positivi con Massimo Manetti, presidente del Consorzio degli operatori, e mi sono detto disponibile ad affrontare battaglie comuni nella speranza di incidere sulle scelte del Comune sul fronte della viabilità e della disponibilità di parcheggi per i clienti. Ma ci sarà da lavorare anche sul piano del decoro e da divertirsi con gli addobbi per le feste nel corso dell’anno».

LA STORIA

Il progetto ispirato alle Halles di Parigi L’architetto Giuseppe Mengoni per progettarlo si ispirò alle Halles di Parigi. Lui, che disegnò anche la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano, decise di disegnare per Firenze un mercato in ferro, vetro e ghisa che si integrasse con il panorama urbanistico circostante. Erano i tempi di Firenze Capitale, il Mercato Vecchio era stato distrutto per far spazio a piazza della Repubblica e quello alla Loggia del Porcellino non era più sufficiente. Insieme a San Lorenzo furono progettati anche Sant’Ambrogio e San Frediano che però rimase sulla carta. Per realizzarlo furono abbattute case in via dell’Ariento, via Panicale, via Chiara e via Sant’Antonino. Fu inaugurato nel 1874 con l’Esposizione Internazionale di Agricoltura. Tanta storia è passata sotto la struttura rossa di San Lorenzo, anche il suicidio di Gianluca Casseri, autore della la strage di Firenze nel dicembre 2011.

.... Enormi lampadari africani di paglia, angoli dove consumare la mozzarella appena mozzata Pesce fresco sfilettato e preparato lì per lì e poi assaggi di fritto, corsi di cucina e molto altro


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lunedì 17 marzo 2014

NOSTALGIA TRA I VETERANI «ERA UN POSTO BELLISSIMO» M. V. G. fircro@unita.it

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.. . L’hanno già paragonato alla Boqueria, il mitico mercato di Barcellona dove mangiare e fare la spesa fa parte di un unico percorso sensoriale Trecentocinquanta i coperti

orse hanno perso la speranza di tornare a vedere i fiorentini in coda davanti ai loro banchi per fare la spesa, ma certo non hanno perso lo smalto. Si lamentano, brontolano - o forse sarebbe meglio dire bubano, visto che sono fiorentini doc - ma, tra una recriminazione e un’invettiva, trovano ancora il tempo di scherzare. Nella versione preferita in riva all’Arno: quella della presa di giro, feroce e bonaria al tempo stesso. Sono i veterani del mercato centrale, quelli che, ancora ragazzini, hanno lasciato i banchi di scuola e si sono trovati, negli anni del boom economico, a trascorrere le loro giornate tra i banchi del mercato centrale di San Lorenzo. Di quei tempi conservano un ricordo nitido, intriso di una nostalgia struggente. Sostengono che i personaggi di una volta non ci sono più, ma i personaggi, adesso, sono loro. E di storie da raccontare ne avrebbero moltissime. Solo che, come le star, si fanno pregare e, di essere intervistati non hanno molta voglia. Tanto per cominciare, nessuno vuole saperne di essere considerato il veterano, ossia il più anziano. «Io il più vecchio del mercato? Non è vero - sbotta il primo -. Alfredo ha cominciato prima di me». Alfredo, ovviamente, non ci sta: è pronto a giurare di essere il terzo nella disdicevole classifica. Alla fine, qualcuno si impietosisce. Questo qualcuno ha, ovviamente, un nome e un cognome. Ma per tutti è lo Zena. È pronto ad andare in pensione, ma quando due clienti, giovani e americane, si avvicinano a uno spumeggiante mazzetto di radicchio in bella vista, scatta in avanti per servirle, con un’invidiabile verve. Poi, dopo aver dato il resto e aver salutato le ragazze con gentilezza, affida per un attimo la gestione del banco alla figlia e comincia il suo racconto. «Quando ho cominciato io - valuta dopo aver soppesato a occhio e croce l’età dell’interlocutrice - lei non era ancora nata. Allora il mercato era bellissimo e sono convinto che così non potrà più essere. Noi, della frutta e verdura, si stava fuori, ma avevamo tendoni per ripararci dalla pioggia. Alle 7 aprivano i cancelli della struttura coperta, dove stavano i banchi del pesce e della carne e i fiorentini facevano la fila per entrare. Poi, per tutta la mattina, era un continuo via vai. Venivano le mamme con i bambini, le nonne del quartiere, ci si conosceva tutti. Il sacrificio di alzarsi alle 4 tutte le mattine era ripagato dai guadagni e dal piacere di lavorare». Dai sospiri che accompagnano il racconto

LE VOCI

Storie tra i banchi Lo Zena e Maglione sono tra i bancarellai più anziani di San Lorenzo. Malinconia e sconforto si mescolano nei loro racconti. Puntano il dito contro il centro senza più fiorentini e la viabilità impossibile che inibisce i clienti. Il mega progetto piace? «Si starà a vedere» si capisce con chiarezza che le cose non sono più così. «Oggi è un disastro - sostiene lo Zena - ci si continua ad alzare prima dell’alba, si patisce il freddo, ma a fine giornata è grassa se si è guadagnato 70-80 euro». Possibile? Possibile. «Guardi, sono venuti anche quelli dell’Agenzia delle Entrate per fare un controllo, all’inizio non ci volevano credere neppure loro. Poi, dopo aver finito l’ispezione, si sono messi le mani nel capelli e ci hanno chiesto come facevamo ad andare avanti così». Ma cosa è successo? «Le cose sono cambiate, in peggio. Tanto per cominciare il centro si è spopolato: trovare un fiorentino vero, ormai, è una rarità. E i tanti che vorrebbero ancora venire qui a fare la spesa, sono scoraggiati dalla difficoltà di entrare in centro e di trovare un parcheggio. Quindi vanno in periferia, nei supermercati». Però non è solo una questione demografica e di viabilità. «Questo posto, con il passare degli anni, ha cambiato faccia ed è diventato meno sicuro. L’altro giorno una signora è venuta da me dicendo che le avevano appena rubato il portafogli. È vero che poteva succederle anche da un’altra parte, ma sono sicuro che lei, da qui in avanti, girerà alla larga. Anche gli ingressi sono presidiati da tipi poco raccomandabili che non incoraggiano la clientela ad entrare». Prima, al posto dei tipi poco raccomandabili, c’erano dei personaggi fantastici, sostiene lo Zena. Se li ricorda anche Maglione, titolare di uno dei più vecchi banchi del pesce. Maglione ha una faccia da lupo di mare solcata di rughe e uno sguardo sbarazzino da adolescente. «Mi raccomando - esordisce - non metta il mio nome, che altrimenti i creditori mi vengono subito a cercare». Maglione, per esempio, ricorda benissimo il Conte Razza, vero simbolo di San Lorenzo. «Era un tifoso accanito e quando la Fiorentina vinceva, lasciava

pagato il pesce. Ma quelli erano altri tempi, davvero. Anche la gente era diversa, più semplice, più genuina. Basti pensare che quando c’era la neve, si faceva a pallate tutti insieme e ci si divertiva come pazzi. Ora si resta imbottigliati nel traffico e la città va in tilt». Entrambi sono pronti a giurare che se oggi qualcuno regalasse loro un banco, non lo accetterebbero. «Sarebbe un dispetto terribile. Oggi le spese sono diventate insostenibili. Si paga tutto, anche l’aria che si respira». Anche il clima, sostengono, è cambiato. Finché le cose andavano bene, c’era posto per tutti. «Anche se gli stranieri - precisano con sincerità disarmante - erano al massimo napoletani». Ora il venticello dell’invidia ha cominciato a serpeggiare tra i banchi. «Perché se qualcuno non ce la fa ad arrivare a fine mese spiega Zena - è ovvio che guarda con malanimo il vicino che continua a fare buoni incassi». L’inverno appena concluso, sotto il profilo economico, è stato un disastro. La pioggia continua non ha certo incoraggiato gli appassionati che ancora amano fare la spesa a San Lorenzo. Due banchi sono coperti da un tristissimo telo nero, che ha un che di funereo: sono quelli che non ce l’hanno fatta e hanno preferito arrendersi. Ma altri potrebbero andare incontro allo stesso destino. Ora tutte le speranze sono risposte nella bella stagione e nell’arrivo in massa dei turisti. «Ma la collocazione che ci hanno dato non ci aiuta». Sull’opportunità che le botteghe di eccellenza che presto apriranno i battenti al piano di sopra possano attirare nuove presenze, quelli del piano di sotto sono un po’ scettici. «Si starà a vedere» borbottano. Ma la speranza che il mercato di San Lorenzo torni a essere il cuore pulsante del centro storico, per fortuna, non è definitivamente tramontata.

PETTENA: «VINCERÀ SE SAPRÀ DIALOGARE CON LA TRADIZIONE» OSVALDO SABATO osabato@unita.it

Spesso ricorda che abita a due passi dalla parte di roccia da cui Leonardo ha fatto i suoi primi studi e i suoi primi esperimenti sul volo. È Gianni Pettena, architetto e professore universitario a Firenze, studioso spesso controcorrente, amante dell’architettura, ma forse più dell’arte, frequentatore delle gallerie artistiche, più che delle aule universitarie. Insomma, un occhio critico sulla città, profondo e incisivo, convinto che i mercati rappresentino cartoline belle da vedere, ma che siano fondamentalmente da vivere. La trasformazione del primo piano del mercato di San Lorenzo è una scommessa che per Pettena si può vincere. «Il fatto che si aggiungano delle funzioni, dare la possibilità a questo interno di ritornare vitale, di essere ampliato, di avere dei tavolini sopra i tetti dei fruttivendoli va anche bene» commenta. Ed è abbastanza «anonima» per non interferire con il linguaggio della costruzione ottocentesca del mercato di Mengoni, l’architetto autore an-

che della Galleria di Milano. Quindi l’idea di un mercato storico, riferimento per Firenze da più di un secolo, che ritorna a vita nuova è «positivo», dice Pettena. Ma così però non si corre il rischio che vadano perdute le tradizioni, i ricordi, tutto ciò che passa per essere la «fiorentinità»? «Non credo. Anzi una cosa può aiutare l’altra, secondo me. Al piano terra si continua a fare il panino con il lampredotto dal Nerbone» commenta l’architetto. L’incastro del mercato con la zona di San Lorenzo e con la città in genere va salvaguardato? «Certo. Però non trovo che l’inserimento di qualcosa che parla anche un linguaggio più generale sia negativo aprioristicamente, bisogna vedere come è condotto, con quale sensibilità. Ma io non direi che l’una cosa non possa dialogare con l’altra, cioè un linguaggio più generico non possa far arrivare il cliente a far apprezzare la tradizione anche del panino con il lampredotto. Dipende sempre dall’equilibrio che viene mantenuto» spiega Pettena. Storicamente il ruolo dei mercati nella vita di ogni città è vivacissimo. «Quello che

frequentavo di più quando ancora insegnavo all’università, a Sant’Ambrogio, è vitalissimo, meraviglioso, e anche molto ben condotto. Purtroppo non ci sono più nella zona verso via dell’Agnolo gli ortolani veri e propri con le bancarelle che vendono i loro prodotti, quelli che oggi chiamano a chilometro zero» ricorda ancora l’architetto, che non esita a mandare un messaggio alla politica e alle istituzioni: «servirebbero delle politiche per aiutare anche gli artigiani». Insomma, il mercato come luogo di incontro ha sempre un suo appeal, anche in un mondo governato dai social network dove le persone si lanciano post e cinguettii su Facebook e Twitter, ma che forse stanno perdendo l’abitudine alla stretta di mano e agli abbracci. Quanto vale vedersi per fare quattro chiacchiere con le buste piene davanti ad una bancarella probabilmente non si sa più. Eppure «il mercato è un posto che aiuta a reimparare a stare insieme», sottolinea Pettena. Chissà quante storie e quanti amori sono nati in un mercato. Ma probabilmente era un altro mondo, che a pensarci fa venire un po’ di nostalgia e il magone.


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lunedì 17 marzo 2014

IL CASO LAVORO/ECONOMIA

MARIA VITTORIA GIANNOTTI fircro@unita.it

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tefano ha 27 anni, è istruttore di fitness da sette e da cinque lavora nella stessa palestra: finora ha avuto un contratto di collaborazione sportiva, né più né meno di un rimborso spese: niente malattia, niente contributi, niente diritti. Paga: 7,80 euro l’ora. Qualche mese fa, l’azienda comunica a Stefano e ai suoi colleghi l’intenzione di portare lo stipendio orario a 7 euro. Loro non ci stanno e - cosa che mai avrebbero pensato di fare - si rivolgono al sindacato. La vertenza si conclude positivamente e ottengono un co.co.co con il pagamento dei contributi, una polizza sanitaria integrativa, la quota oraria a 8,50 euro e il riconoscimento del diritto di eleggere i propri rappresentanti. E poi c’è Caterina, non più giovanissima, due figli da crescere e un lavoro di anni al desk di una palestra con mansioni non solo di accoglienza, e il contratto di collaborazione è chiaramente finto. Ora lei e le sue colleghe hanno un contratto a tempo indeterminato e hanno scoperto l’ebbrezza di ferie e malattia pagate. Sono solo due delle storie capitate alla Camera del lavoro di Firenze. Si chiama “contrattazione inclusiva”. E anche se la definizione può apparire ostica a chi non è abituato al lessico sindacale, in realtà si tratta di qualcosa che semplifica, e di molto, la vita dei lavoratori atipici. Di coloro, cioè, che, pur avendo un contratto, rischiano di essere tagliati fuori da tutta una serie di diritti, sempre più erosi in nome di una competitività che non perdona.

TUTELE AGLI ESCLUSI

Da qualche anno la Cgil ha raccolto una sfida ambiziosa: riuscire ad offrire una tutela sindacale anche agli “esclusi”, lavorando per ottenere stabilizzazioni, contratti migliori, riconoscimento di malattie e maternità. Non è stata una battaglia facile, ma i sindacalisti che si sono impegnati in prima persona in questa nuova missione hanno già alcune storie a lieto fine da raccontare. Monica Biagiotti, della Nidil Cgil, ha portato avanti una trattativa con l’Associazione Tumori Toscana per affrontare la questione degli infermieri, degli operatori socio-sanitari e degli amministrativi da molti anni impiegati con contratto a progetto. A febbraio di un anno fa si è arrivati alla prima tornata di stabilizzazioni a tempo indeterminato per una quindicina di persone - tra oss e amministrativi - e ora si lavora per stabilizzare sette infermieri. Ha avuto un esito positivo anche la vicenda dei sessanta lavoratori impiegati nelle palestre e piscine della Klab: per anni si sono dovuti accontentare di un contratto sportivo che non prevede contributi né diritti. Lo scorso gennaio l’azienda fiorentina specializzata nel benessere ha siglato un accordo con i rappresentanti della Nidil Cgil e Slc Cgil di Firenze. In trenta sono stati assunti con un contratto a tempo indeterminato, gli altri hanno portato a casa un Co.co.co che prevede il diritto all’assemblea e quello a scegliere i propri delegati. Non solo: l’azienda stipulerà forme di assistenza sanitaria per coprire le lavoratrici e i lavoratori in malattia o in dolce attesa. «Oggi la Klab diventa una delle strutture fiorentine del settore rispettose delle regole - spiega Alessio Branciamore, segretario di Nidil Cgil Firenze - siamo orgogliosi di un risultato che dimostra che è possibile garantire posti di lavoro degni di questo

Gli istruttori di nuoto sono tra i lavoratori atipici che hanno goduto della contrattazione inclusiva

Si chiama contrattazione inclusiva e alla Cgil di Firenze ha permesso di dare nuove garanzie a centinaia di atipici

BAGNINI E COMMESSE NON PIÙ SOLI

INTERINALI CON RAPPRESENTANZA

nome anche in un mondo soggetto a forte flessibilità». Branciamore lancia anche una stoccata polemica: «Questo accordo assume ancora maggiore valore in un momento in cui nel pubblico, come ad esempio nel caso dei lavoratori delle piscine comunali, vengono tolte tutele ai lavoratori, senza il riconoscimento della clausola sociale». SINDACATI NEI CALL CENTER

Un anno fa, a Siena, presso il call center della Ecr Italia Spa, è stato siglato un accordo che, in Italia, ha aperto la strada a tutti gli altri: i 120 collaboratori a progetto si sono visti riconosciuto il diritto alla rappresentanza sindacale, ottenendo tre delegati sindacali riconosciuti ed eletti (tutti di Nidil Cgil) e la possibilità di organizzare assemblee retribuite. Il 2014 è cominciato bene anche per i commessi della New C.lu.ni, una grande società con punti vendita Calzedonia, Intimissimi e Tezenis in tutta la Toscana con 200 lavoratori impiegati: tra loro, una sessantina sono associati in partecipazione. Dal punto di vista contrattuale, l’associato in partecipazione è a tutti gli effetti un socio che parte-

LANDINI-CAMUSSO SCHERMAGLIE TOSCANE F. N. fircro@unita.it

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andini-Camusso, l’aria di derby Fiom-Cgil sfiora anche la Toscana, impegnata nei congressi: schermaglie a Lucca, Firenze e Livorno. La discordia non nasce solo dal fatto di chi si imponga come primo interlocutore del premier Renzi per il mondo del sindacato. Ma anche e soprattutto dal Testo Unico del 10 gennaio che norma la rappresentanza sindacale, sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e Confservizi ma ripudiato dalla Fiom, secondo la quale prevederebbe sanzioni ai rappresentanti sindacali nel caso violassero gli accordi con le aziende, e allo stesso tempo lederebbe l’autonomia delle categorie. Per la Cgil l’accordo disegna invece «un modello di rappresentanza sindacale trasparente, democratico e fortemente partecipato dall’insieme dei lavoratori», che

cipa ad utili e perdite dell’impresa, in realtà - spiegano dal sindacato - lavora con enormi differenze di diritti e tutele. Sfruttando un articolo della legge Fornero, 74 commesse hanno dato mandato alla Filcams riuscendo a diventare lavoratrici subordinate a tempo indeterminato. «La vertenza si era aperta qualche mese fa - dichiara Cinzia Bernardini, segretaria della Filcams Cgil Toscana - e si è conclusa con un accordo che prevede la garanzia della continuità lavorativa per tutti. Ai 74 associati in partecipazione, infatti, è stata offerta un’assunzione a tempo indeterminato con applicazione integrale del contratto collettivo nazionale del commercio, senza l’applicazione del periodo di prova e tenendo in considerazione le condizioni in essere delle lavoratrici».

LA POLEMICA

In Toscana il duello non si è consumato sui testi congressuali ma alla Camera del lavoro di Livorno non c’è stato l’accordo per il documento finale unitario Cgil-Fiom

I NUMERI

Cgil a congresso da domani Forte aumento degli iscritti Domani e dopodomani, Piombino, teatro Metropolitan: la Cgil Toscana svolge il suo 10° congresso (ci sarà anche il presidente della Regione Enrico Rossi). Nonostante la crisi che mette a dura prova il mondo del lavoro, l'organizzazione ha aumentato i suoi iscritti che crescono di 1.921 unità (+0,38%) da 509.764 a 511.685. In un anno, gli attivi sono diventati da 236.525 a 240.123 (+1,52%). Aumentano gli iscritti al Silp (da 456 a 470), in calo pensionati (da 269.915 a 269.002) e disoccupati (da 2.868 a 2.090). Tra le categorie, c'è il boom di Nidil (gli atipici, da 3.744 a 5.048, +34%) e di Filcams (da 51.114 a 56.294, +10,13%), Filt (da 15.238 a 15.410, +1,12%), Flai (da 14.771 a 15.040, +1,82%). La categoria con più iscrizioni è lo Spi (269.000), tra le province, Grosseto fa registrare l'aumento maggiore (+3,31%).

inverte «la deriva degli ultimi anni fatta anche di intese separate prive di ogni verifica democratica, di discriminazioni ai tavoli negoziali, di limitazione delle libertà sindacali per chi dissente». Nel mezzo, interpretazioni di fior di giuslavoristi che si sconfessano a vicenda. E la crescita, dunque, del sospetto che - al di là del merito della questione - si vada su uno scontro politico di leadership tra Maurizio Landini e Susanna Camusso. In Toscana, il duello non si è consumato certo sui documenti congressuali (tra i due, quello di Camusso e quello di Cremaschi, non c’è stata storia, con la prima quasi al 98%). Una polemica si è registrata al congresso della Camera del lavoro di Livorno (6-7 marzo), dove non c’è stato l’accordo per scrivere il documento finale unitario tra Cgil e Fiom. Il segretario livornese, Maurizio Strazzullo, non c’è rimasto bene: «Non ricordo un congresso provinciale dove il documento politico non sia stato condiviso da tutti. Penso di aver fatto di tutto per evitare che la contrapposizione sui temi nazionali avesse delle ripercussioni sul nostro congresso. Voglio continuare a guardare avanti con fiducia: gli elementi di rottura sono stati soltanto sul Testo Unico». Anche al congresso di Lucca sono stati due i documenti politici finali presentati, mentre in

Un passo avanti importante sul fronte dei diritti è quello che riguarda gli 800 lavoratori - indirizzati da tre agenzie interinali - alla Novartis di Siena: qualche settimana fa è stato siglato un accordo che riconosce il diritto al delegato sindacale, che potrà godere di trenta ore di permesso retribuito al mese: il prossimo passo sarà la costituzione delle Rsu. Un altro esempio virtuoso è quello di Isola Verde, un’azienda di erboristeria con punti vendita in quasi tutta Italia: a Firenze i sindacati nazionali Filcams Cgil, Nidil Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno siglato un’ipotesi di accordo grazie alla quale saranno stabilizzati tutti i 275 associati in partecipazione attualmente impiegati presso i 135 punti vendita, di cui 5 in Toscana: tre a Pontedera, uno a Ospedaletto e un altro a Navacchio. Sempre a Firenze, infine, dopo una difficile vertenza, l’impresa Ciotola Spa, che ha vinto l’appalto per i lavori all’Ospedale di Santa Maria Nuova, ha assunto buona parte dei 25 lavoratori edili impegnati nei cantieri. Un risultato positivo e, soprattutto, in controtendenza rispetto ad una sempre più eccessiva e inaccettabile precarizzazione del settore.

quello di Firenze i metalmeccanici hanno avanzato un ordine del giorno: a dividere Fiom e Cgil, in ambo i casi, l’analisi sul Testo Unico. E ora come se ne esce? Nelle prossime settimane, Cgil, Cisl e Uil organizzeranno assemblee per illustrare l’accordo sulla rappresentanza agli iscritti. Cgil li farà poi votare, dividendo i collegi elettorali tra i lavoratori del settore Confindustria-Confservizi e gli altri a cui si vuole estendere l’intesa. Fiom invece vuole far votare tutti i metalmeccanici, non solo gli iscritti. In Cgil si vorrebbe riportare il giudizio sull’accordo nel merito, fuori dal duello Camusso-Landini: l’auspicio del confederale è di una ricomposizione unitaria, dopo un congresso che partito per aprirsi - spesso si è dovuto schiacciare su un tema certo importante ma non unico (nelle assemblee di base, i lavoratori si sono mostrati interessati più che altro a occupazione e pensioni). Intanto, il 10 marzo a Piombino, il congresso di Fiom Toscana, il cui documento finale ha bocciato impietosamente l’accordo sulla rappresentanza definendolo «sbagliato», ha eletto il nuovo segretario regionale, Massimo Braccini (proveniente dalla Fiom lucchese). Ha preso il 68% dei voti, 32 su 48: non un’unanimità, segno che anche tra i dirigenti metalmeccanici toscani c’è una dialettica in corso.


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LE STORIE POLITICA

UNA POLTRONA PER TRE. DARIO CONTRO TUTTI OSVALDO SABATO osabato@unita.it

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in dal primo minuto ha sempre detto di voler fare le primarie, anche per scrollarsi di dosso l’etichetta di essere il delfino del premier Matteo Renzi. Il parlamentare del Pd, dimissionario, Dario Nardella attualmente è il vicesindaco reggente di Firenze, ma è chiaro che il suo obiettivo è quello di prendere possesso della mitica Sala di Clemente VII. Naturalmente dovrà vincere le amministrative di maggio, ma prima però deve superare lo scoglio delle primarie di domenica prossima, che lo vede contrapposto, in una sfida tutta interna al Partito democratico, a Iacopo Ghelli e Alessandro Lo Presti. Venerdì scorso la presentazione ufficiale dei tre candidati al caffè Le Murate, che di fatto segna l’avvio di questa corsa flash. A fare gli onori di casa i segretari cittadino e metropolitano del Pd, Federico Gianassi e Fabio Incatasciato. «Io le primarie le ho chieste fin dall'inizio - ribadisce Nardella - impegniamoci perché siano una straordinaria opportunità di partecipazione. Voglio prendermi cura dei fiorentini e le primarie saranno un'occasione per dimostrarlo». Quanto a Ghelli ritiene che si tratti di una «persona seria, ma la sua candidatura è tutta tattica». Lo Presti? «Un grande amico ma il suo progetto è bello ma poco concreto». Questo il giudizio di Nardella sui suoi sfidanti. E se diventerà sindaco per i prossimi cinque anni, spiega, «continuerò a fare le cose importanti che sono state fatte per cinque anni». Non scopre ancora le carte del suo programma da primo cittadino ma se eletto come prima cosa «in un giorno visiterei i cinque punti più periferici del nostro comune - aggiunge il vicesindaco reggente durante la presentazione a Firenze dei candidati -. Le periferie a Firenze hanno bisogno di attenzione e cura, considero Firenze la mia famiglia allargata, voglio prendermi cura dei fiorentini. Il primo giorno toccherò i cinque punti in ogni quartiere più lontani dal centro, perché loro si sentano, in questi spazi, il centro». Insomma, la linea è quella della continuità. «Viviamo in un Paese in cui, quando cambia una giunta, quando cambia un governo, chi arriva vuole sempre dimostrare di essere più bravo di chi c'è stato prima» dice. Il riferimento è a Renzi. Continuità sì, ma «una rivoluzione, in Italia, sarebbe quella di portare avanti le cose buone che sono state fatte» precisa il vicesindaco reggente. Gli esempi non mancano. «Abbiamo la tramvia, il progetto dello stadio, la messa in sicurezza dell'aeroporto, il piano del traffico, la riforma fiscale: tanti progetti che il sindaco Renzi ha impostato e in parte realizzato, ora da portare in fondo» dichiara Nardella «questo è il mio compito». Intanto lancia la svolta green. «Entro quattro anni in centro solo con taxi e furgoni elettrici» promette. Il nuovo piano del traffico avrà quest’anima. «Subito il car sharing e le nuove colonnine» è il suo impegno. Venerdì scorso l’increscioso episodio fuori dal suo ufficio di Palazzo Vecchio: una trentina di am-

IL COLLOQUIO

Dario Nardella Il vicesindaco reggente di Firenze Dario Nardella alla prova delle primarie del Pd anche per scrollarsi di dosso l’etichetta di delfino di Renzi. Appassionato di musica, suona il violino e pensa alla politica e alle istituzioni come a una grande orchestra. Tirare fuori il suono migliore da tutti sarà la sua scommessa. La vincerà?

bulanti di San Lorenzo si sono presentati con toni minacciosi, è volato qualche spintone e sono dovuti intervenire i vigili urbani per riportare la calma. Un fatto preoccupante. E alla luce di ciò probabilmente Nardella si sarà chiesto: chi me lo fa fare? A passare dalle sale ovattate di Montecitorio alla prima linea di amministratore locale a volte si paga anche questo prezzo. «Ad un certo punto mi è venuto il dubbio, però poi mi è passato subito». «Certamente la scelta di Firenze e di fare il sindaco è sicuramente temeraria, un sindaco rischia ogni giorno per qualunque decisione - spiega rischia se aumenta il Pm10, o se si taglia un albero, o se una signora anziana inciampa in un tombino. È responsabile di tutto». Ammette che fare il sindaco è un mestiere difficile e con una busta paga più leggera rispetto a quella di un parlamen-

.. . «Se non vincerò le elezioni non tornerò in Parlamento L’iter delle mie dimissioni è formalmente avviato»

FIRENZE E IL RISIKO DEL DOPO RENZI TOMMASO GALGANI fircro@unita.it

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l gran favorito Nardella e i due sfidanti del Pd. Le liste civiche renziane. Il centrodestra in mille pezzi. La sinistra che prova a trovare un centro di gravità permanente. La bomba grillina pronta ad esplodere. La prima amministrazione nella Firenze D. R. (dopo Renzi) sta per iniziare e i motori si stanno scaldando per le elezioni di maggio. Si comincia con le primarie Pd: tra sei giorni sfideranno Nardella il civatiano Iacopo Ghelli (la sua promessa: «Acqua meno cara per i fiorentini») e l’ex area Marino Alessandro Lo Presti (il quale, tra un Manifestodellafelicità e una serie di videospot online, vuol ridurre l’addizionale Irpef ai meno abbienti). Volevano provarci anche Giovanni Fittante (Idv) e l’ex assessore regionale Cristina Scaletti (Centro Democratico), ma nisba: il primo potreb-

Iacopo Ghelli, Dario Nardella, Alessandro Lo Presti

tare o di un consigliere regionale. «Tutto questo però passa in secondo piano di fronte alla straordinaria sfida che rappresenta il governo di una città come Firenze». Traghettare la nave del Comune e chiudere questi cinque anni è il suo primo obiettivo. Poi se vincerà le primarie per lui si aprirà la grande partita delle amministrative di maggio. E visto che c’è chiarisce anche la vicenda della sue dimissioni da parlamentare. «Io ho detto che mi sarei dimesso e che a differenza di tutti gli altri parlamentari diventati poi sindaci mi dimetto prima. Se non vincerò le elezioni non tornerò in Parlamento, perché ho firmato la lettera di dimissioni, prima al capogruppo del Pd Roberto Speranza, successivamente alla presidenza della Camera Laura Boldrini, quindi l’iter formale è avviato» puntualizza. «Insieme, socialità e solidarietà» saranno le sue parole d’ordine di queste primarie. Un sindaco come un direttore di orchestra. Per uno che suona il violino è il massimo. «La musica soprattutto mi ha insegnato ad ascoltare, mi ha insegnato il senso della comunità, perché l’orchestra tutto sommato è una comunità» conclude Nardella. Tirare fuori il suono migliore da tutti gli strumenti sarà la sua scommessa.

be lo stesso cercare un’alleanza coi Dem (nella quale ci dovrebbe essere qualche lista civica d’ispirazione renziana, con il soggetto politico di Valdo Spini e quel che resta di Scelta Civica), mentre la seconda è tentata di candidarsi in un progetto civico con un’anima di sinistra (dialoghi in corso con movimenti e una parte di Sel) e una più moderata. Ancora più a sinistra, sono diversi i soggetti (dai partiti comunisti ai movimenti come Alba) a caccia di progetti condivisi, anche se pare difficile se non impossibile arrivare a un candidato unico. Intanto, si è candidata Laura Bennati dell’area Città in Comune. Tra i nomi che circolano come ipotetici sindaci di una coalizione di sinistra, il consigliere comunale di Sel Tommaso Grassi (dipenderà anche dalle scelte di campo del partito, ancora in divenire) e un misterioso professore mister X. Attenzione al Movimento 5 Stelle, osservato speciale di queste elezioni: ecco a voi la candidata Miriam Amato, 38 anni, perito aziendale, pochi esami alla laurea in psicologia, selezionata attraverso la raccolta dei curricula e il voto degli attivisti. Pochi segnali di vita, poi, dal pianeta centrodestra. Niente candidati, progetti o coalizioni a poche settimane dalle urne e dopo cinque anni di opposizione. Grande è la confusione sotto il cielo.

VADEMECUM

Domenica 23 gazebo aperti ai sedicenni e agli immigrati Le primarie del candidato alla carica di sindaco di Firenze si svolgeranno domenica 23 marzo, e sarà possibile votare dalle 8 alle 20. Per i non iscritti al partito, il costo per poter esprimere la propria preferenza sarà di 2 euro. Hanno tutti diritto al voto, esibendo la tessera elettorale al seggio. I sedicenni potranno votare al seggio di residenza, mostrando un documento di indentità, così come gli stranieri comunitari, che avranno possibilità di voto al seggio speciale. Gli stranieri extracomunitari invece, potranno votare al seggio speciale solo se in possesso del permesso di soggiorno valido. Per gli invalidi sarà possibile fare richiesta attraverso questa casella mail (info@pdfi.it) entro le ore 20 di venerdì 21 marzo. Sul sito partitodemocratico.fi.it è possibile trovare la dislocazione dei seggi quartiere per quartiere.

Tanto che verrebbe da dare ragione a chi fa notare con malizia che qui a Firenze si giochi “alla meno” (l’incubo è arrivare terzi, lasciando l’eventuale ballottaggio ai grillini). Di certo c’è solo che il senatore di Fdi Achille Totaro vuol candidarsi a sindaco, con o senza il suo partito (che farà le sue “primarine” domenica per chiedere ai militanti se andare da soli o in coalizione e chi candidare). Forza Italia dovrebbe lanciare uno tra il capogruppo in Palazzo Vecchio Marco Stella (in pole position), il consigliere comunale Jacopo Cellai o la presidente dell’Autorità di bacino Gaia Checcucci. La Lega Nord (orfana del transfuga Mario Razzanelli, che forse si candiderà come consigliere comunale nelle liste di Forza Italia) e l’Udc (anche qui c’è stata qualche defezione) sono in attesa di posizionarsi. Non semplice la posizione degli alfaniani di Ncd, che non vedrebbero male un appoggio a una Forza Italia targata Stella. Tuttavia, la cosa più complicata forse sarà far capire ai fiorentini che a Roma Ncd appoggia Renzi mentre qui deve fare campagna elettorale contro la sua amministrazione. E Giovanni Galli, che cinque anni fa non fece una cattiva figura contro l’attuale premier, con la sua lista? Si ricandida? I bene informati raccomandano di non perderlo di vista.


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COMMENTI COMUNITÀ Il nostro posto

L’intervista personale Clet

Dal Web ...

DIM SUM, IL GUSTO DI RICONCILIARSI CON IL RISTORANTE CINESE

Scordatevi il classico ristorante cinese dalla cucina grondante glutammato monosodico e afrori di frittura. Questo è un altro pianeta. Cucina espressa, spaghetti fatti a mano in diretta davanti ai clienti, una miriade di wonton deliziosi, ambiente piccolo ma ben organizzato con un servizio gentile e premuroso. Questo è Dim Sum, piccola perla della ristorazione fiorentina aperto da oltre un anno in via de’ Neri. Nel sud della Cina Dimsum è il termine che si usa per indicare il pasto dei giorni di festa. È un festival di piccole porzioni di pietanze con carne, pesce o verdura, ma anche dolci o frutta. La stessa filosofia che ha animato i proprietari di questo ristorante fiorentino dove in menu si possono trovare sia i tradizionali ravioli cinesi con carne o pesce, sia accostamenti più arditi con il tartufo o il lardo in omaggio alla cucina toscana. Da provare quelli con gli scampi... Il piatto forte, però, sono i noodles, gli spaghetti. In uno spazio a vista antistante la cucina, un giovane mago della pasta intreccia e sbatte senza sosta l’impasto realizzando in una manciata di minuti una miriade di fili sottili che vengono messi immediatamente a bollire. La sua perizia nei movimenti è come una danza che ipnotizza. I suoi noodles freschissimi vengono serviti in brodo, con aggiunta di carne, pesce o verdure o asciutti con condimenti ricchi e invitanti. Le porzioni di spaghetti sono decisamente abbondanti quindi chi voglia provare più di un piatto può tranquillamente dividere con il proprio commensale. Mentre le ragazze dello staff continuano a riempire solerti la vostra tazza di té (gentile omaggio del ristorante), dietro le quinte si muove sicuro Chi Hu. Lo chef di Dim Sum arriva da Shandong, città della Cina orientale, lì si è diplomato come cuoco poi per vent’anni ha lavorato in ristoranti internazionali, dal Giappone alla Francia. Quello che assaggerete è il frutto di questo suo goloso vagabondare. Dim Sum via de’ Neri 37r Firenze Tel. 055284331 Chiuso il lunedì

Ufficiale: il centrodestra fiorentino candiderà a sindaco Schettino. Un candidato civico. Una scelta forte. W Verdini, W la libertà! @TOMMASOINOCIUFFOLETTI

... Ha molti più margini di trattativa Renzi con Grillo che io con la mia figliola a tavola. @LEONARDOPIERACCIONI

... Vedere la ministra Mogherini muoversi sulla scena della crisi russo-ucraina è un po' come immaginare Povia frontman dei Led Zeppelin. @PIPPORUSSO

IL BRETONE CHE AMA FIRENZE «DOPO L’OMINO ECCO LA DONNINA» CHI È Clet Abraham, classe 1966, è un artista bretone, figlio dello scrittore Jean-Pierre. In Italia dal ’90, è celebre per i suoi cartelli stradali «abitati» da omini neri

MARIA VITTORIA GIANNOTTI

VIVERE BENE

Il suo inconfondibile omino nero che gioca con i cartelli stradali è ormai un’icona di cui i fiorentini non potrebbero più fare a meno. E lo prova il fatto che la bottega di Clet Abraham, affacciata su un angolo suggestivo di San Niccolò, è sempre affollatissima. Ma questo pittore e scultore bretone, figlio d’arte, ha attratto da tempo l’interesse di collezionisti privati di Parigi, Montecarlo e New York. Perché ha scelto di vivere a Firenze?

«In realtà la prima città italiana in cui ho vissuto è stata Roma, dove mi sono trasferito per fare il restauratore di mobili antichi. Penso di essere l’unico che è venuto in

GIACOMO TRALLORI*

● sulla qualità della vita e le condizioni

L’ALIMENTAZIONE È UNO DEI FATTORI CHE PIÙ INCIDONO SULLO SVILUPPO DELLE PERSONE,

psico-fisiche con cui si affronta l’invecchiamento. Una dieta corretta è un validissimo strumento di prevenzione per molte malattie e di trattamento per molte altre. Assistiamo ad un incremento di malattie correlate alla società del benessere come sovrappeso, obesità, aterosclerosi, diabete. Il 23% dei bambini italiani è in sovrappeso, il 12% è obeso. L’olio extravergine fa bene alla salute, è piacevole da gustare e la pianta che lo produce è uno dei simboli del paesaggio toscano. È un alimento gustoso, sano e naturale: consumarlo con regolarità (dai 30 ai 60 gr al giorno) aiuta a vivere bene, a prevenire e curare diverse malattie. È stato riconosciuto dal mondo scientifico come un “alimento medicamentoso”. L’olio viene classificato in base all’acidità: meno è acido e più è pregiato. L’extravergine è quello che ha l’acidità più bassa (0.8%). È per questo che ha tante qualità grazie alle sue proprietà organolettiche e nutrizionali. Contiene l’acido oleico, polifenoli e vitamine. L’acido oleico è un acido grasso insaturo e nell’olio di oliva in Toscana raggiunge anche il 70% grazie al modo di coltivare l’olivo, alla raccolta e modo in cui viene portato e lavorato al frantoio. L’olio d’oliva, inoltre, per la sua composizione acidifica è simile al latte materno; è da sempre consigliato nello svezzamento dei bambini ed è utile nella vecchiaia perché favorisce l’assimilazione del calcio e la sua mineralizzazione, prevenendo l’osteoporosi. È forse il migliore tra i grassi che la natura ci offre. Secondo diversi studi, sono state

dimostrate diverse proprietà benefiche dell’extravergine: il suo uso abituale riduce il colesterolo LDL o "colesterolo cattivo" ed aumenta quello "buono". Diminuisce di circa il 30% la possibilità di infarto cardiaco e la pressione arteriosa. I polifenoli e la vitamina E, grazie alla loro azione antiossidante, contribuiscono a prevenire l’arteriosclerosi e rallentano l’invecchiamento delle cellule. Esistono dati che mettono in relazione l’uso di extravergine con la riduzione di alcuni tumori, in primis quello al seno. Inoltre, la mortalità per tumori è più alta nel nord Europa rispetto alla zona mediterranea. Il “pizzichino” alla gola che si avverte nell’olio appena uscito dal frantoio è segno di un tocco di salute in più: dipende da una sostanza antinfiammatoria, scoperta da poco: l’oleocantale che ha gli stessi effetti di una sostanza antidolorifica, l’ibuprofene, che pare abbia anche effetti antitumorali. Un paio di cucchiaini al mattino, a digiuno, possono risolvere la stitichezza cronica. L’extravergine d’oliva fa vivere bene e dà un importante contributo con gli altri alimenti della dieta mediterranea: frutta, verdure, legumi e cereali. *medico gastroenterologo

Il suo piatto preferito?

«Fino al 2005 vivevo in Casentino, ma poi mi sono separato. E dato che fare il single lì non era il massimo, ho deciso di cambiare aria. Però non volevo allontanarmi troppo per poter vedere mio figlio. Per questo ho scelto Firenze: era la città più vicina».

«Forse, proviamo».

E allora com’è approdato in riva all’Arno?

FIRENZE fircro@unita.it

EXTRAVERGINE, ELISIR DI SALUTE

Italia per lavorare. E devo dire che alla fine è andata bene, però è stata dura».

Qual è il suo quartiere preferito?

«Cambia spesso: adesso San Frediano. Ma il primo amore è stato San Niccolò. Anzi, forse è stata proprio l’idea di aprire bottega qui a farmi scegliere Firenze». Ma è vero che i fiorentini, come si dice, sono un popolo terribile, chiuso e polemico?

«Polemici senz’altro. Chiusi può darsi, ma mai quanto i bretoni. I miei amici in Casentino mi mettevano in guardia su questo. Io li rassicuravo: tranquilli, sono abituato».

«In questo periodo mangio molto pesce». Lo conosce il gioco del “se fosse”?

Se Clet fosse un animale, quale sarebbe?

«Forse un serpente. Oppure un gorilla». E se fosse un giorno della settimana?

«Il lunedì. Mi piace tornare al lavoro: sono soddisfatto della mia vita professionale». E se fosse un artista rinascimentale?

«Dato che in città c’è una bellissima mostra, direi che vorrei essere un Pontormo, ma forse sono un Rosso Fiorentino». Tutti abbiamo un sogno proibito. E lei?

«Cambiare il mondo. Ovviamente in meglio».

L’omino di Clet, ormai, è un mito. Ma la donnina di Clet esiste?

«Ci sto lavorando, ma rappresentare una donna è sempre molto più difficile».

CULTURA SENZA PROGETTI L’INTERVENTO SIMONE SILIANI

PER UNA SERIE DI FORTUITE COINCIDENZE NELL’AREA FIORENTINA SONO PRONTI PER ESSERE INAUGURATI TRE AUDITORIUM, di diversa

dimensione e vocazione, ma con zero idee di gestione. Sono il nuovo Teatro dell’Opera a Firenze e due auditorium a Scandicci e Fiesole. Nessuno dei tre presenta, ad oggi, non dico un progetto di gestione con pianificazione economica pluriennale, ma nemmeno un’idea di massima sulla programmazione culturale che dovranno ospitare e un gestore con capacità imprenditoriale. Certo, il nuovo Teatro dell’Opera ospiterà la stagione del Maggio Musicale, ma appare improbabile che la Fondazione di Corso Italia, nelle sue attuali condizioni, possa essere il gestore di una struttura con così importanti implicazioni economiche. D’altra parte non si può immaginare che di sola opera, sinfonica e balletto possa vivere il teatro. Così a maggio si inaugura il Teatro, ma non sappiamo cosa

...IN

...OUT

Gomez, torero cià - cià - cià

Il nuovo logo per Firenze

«Ciao, sono Mario e faccio l’attaccante». Il bomber viola in gol dopo 193 giorni

Non è piaciuto proprio a nessuno il disegno di Fabio Chiantini. Neanche al sindaco in pectore

succederà dopo. Questo è il destino che attende anche gli auditorium di Scandicci e Fiesole. Purtroppo dobbiamo registrare la tendenza a realizzare strutture senza un preventivo progetto culturale e gestionale. Il che denuncia debole capacità di programmare su area vasta, indifferenza verso il problema del pubblico e difficoltà a programmare e reperire risorse per la gestione. In carenza di tutto ciò, non resta che confidare nel “mitico” privato. Attraverso il provvidenziale sponsor o il miracoloso bando. Se nel primo caso il prezzo da pagare in termini di immagine appare troppo alto, nel secondo spesso i bandi pretendono che il privato non faccia utili o fallisca. In ogni caso lo si costringe a muoversi in assenza di una strategia che differenzi l’offerta, realizzi strumenti per allargare il pubblico, costruisca una vera rete. Così, da splendide opere quando si inaugurano, diventano incubi gestionali il giorno dopo. E rischiamo di avere tre nuove strutture vuote, poco utilizzate (laddove quella di Firenze ha chance solo se intensamente e variamente utilizzata, come il Parco della Musica a Roma), o senz’anima. È evidente, ad esempio, che quella di Scandicci non può vivere avulsa dal circuito ‘contemporaneo’ di cui Teatro Studio è caposaldo regionale. Così come è difficile immaginare l’auditorium di Fiesole scollegato dall’attività della Scuola di Musica. Se una possibilità ce l’hanno, sta nel far parte di un sistema territoriale, che valorizzi le esperienze esistenti e ne crei di nuove, raccordandosi con altre emergenze culturali e non. Qui, invece, si è scelto di costruire nuova offerta senza domandarsi per cosa. Tutto ciò non ha senso e rischia di alimentare le idiozie sulla cultura che non dà da mangiare. A nessuno verrebbe in mente di impiantare un’industria senza una preventiva analisi di mercato. Perché lo si dovrebbe pretendere dalla cultura?


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lunedì 17 marzo 2014

U: M. V. G. fircro@unita.it

Per tutta la vita ha raccolto le ultime voci di un mondo che stava scomparendo, travolto dalla modernità. E ora che Caterina Bueno è scomparsa, la sua voce, indimenticabile, continua a raccontare una storia piena di fascino. Lo fa attraverso le sue carte: lettere, appunti, immagini e materiale di lavoro. Pamela Giorgi, ricercatrice che si occupa di fonti documentarie, ha curato, con Fabiana Spinelli e Serena Masolini, l’inventario del fondo di questa straordinaria interprete della musica popolare toscana, fiesolana di nascita, ma cosmopolita per vocazione e tradizione familiare. Mentre i ricercatori della Normale di Pisa stanno portando avanti la digitalizzazione dell’archivio sonoro della Bueno, Pamela Giorgi ha già ultimato il suo progetto, realizzando un volume pubblicato grazie a un finanziamento della Regione. L’archivio di Caterina, custodito all’Archivio di Stato, è sta-

PER PIACERE

CATERINA BUENO CARTE D’ARTISTA

La cantautrice Caterina Bueno

to messo a disposizione dall’associazione culturale Bueno, creata per valorizzare il lavoro di Caterina e dei due pittori di famiglia: Antonio e Xavier. «Caterina Bueno - spiega Giorgi - ha avuto un ruolo centrale per la conservazione del patrimonio orale del mondo contadino e delle tradizioni popolari. Attraverso le sue carte, è stato possibile ripercorrere il suo lavoro e cogliere la particolarità della sua biografia e della sua storia familiare che le ha consentito di ricevere stimoli di grande spessore. Il nonno, Javier, era un celebre giornalista spagnolo, corrispondente dell’Abc durante la prima guerra mondiale e la madre, Julia Chamorel, una scrittrice svizzera, molto legata a Sartre e Simone de Beauvoir».

cerca Metodia, partendo dai livelli di gradimento espressi sia dai fruitori del servizio sia dai clienti del centro commerciale, sono emersi alcuni aspetti: il 40% dei clienti dei centri commerciali sapeva dell’iniziativa, e buone si sono rivelate le valutazioni del servizio oltre che delle capacità relazionali e professionali dei soci, supportati dagli operatori delle biblioteche. Ancora: è stato appurato che, passando di fronte alla libreria volante, una mamma o un babbo (o una nonna o un nonno) su cinque tra gli utenti del centro commerciale - si trovino a prendere in prestito per la prima volta dei libri per bambini, presumibilmente per i loro figli o nipoti, con l’idea di sfogliarli insieme in un pomeriggio o una sera invece di guardare i cartoni in tv. LE DONNE LEGGONO DI PIÙ

Lettori in aumento grazie al progetto Biblio Coop

L’iniziativa che coinvolge Unicoop Firenze, Unicoop Tirreno, Regione e Biblioteche comunali, ha incentivato il ritorno alla lettura

BIBLIOCOOP FAI LA SPESA E TROVI UN LIBRO TOMMASO GALGANI fircro@unita.it

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esidera?». «Un etto di prosciutto, una cassa d’acqua minerale, un cesto d’insalata e...La coscienza di Zeno di Italo Svevo». Non è proprio così, ma quasi. Sì, perché ora anche i libri si prendono alla Coop, direttamente in prestito dalle biblioteche comunali. È la nuova frontiera dell’incentivazione della lettura, dove il 40% degli utenti si iscrive alla biblioteca. «Presta Libri & Co. Alimenta gratis la mente», questo il nome del progetto, nasce nel 2010 dalla collaborazione di Regione Toscana, Biblioteche comunali toscane, Unicoop Firenze ed Unicoop Tirreno, per realizzare luoghi di prestito di libri e di lettura nei centri commerciali della Toscana, in spazi appositi se non - come accade nel punto Coop di Novoli - accanto ai generi alimentari. Il servizio della Biblio Coop è gestito dai soci volontari appositamente formati con un supporto degli operatori della locale biblioteca comunale, con cadenza settimanale e, in alcuni casi, più volte alla settimana. L’obiettivo del progetto è duplice: ampliare l’offerta delle biblioteche o di altri servizi bibliotecari come il prestito (è tutto gratis) e avvicinare un pubblico non abituale all’esperienza della lettura. Migliaia le persone avvicinate in questi anni. Dall’indagine effettuata dalla società di ri-

disARTIcolando

Paul Pogba, Andrea Agnelli e i patrimoni dell’Umanità Paul Pogba, il bravissimo calciatore della Juventus, è un bronzo di Riace nato 21 anni fa in Francia. La sua famiglia viene dalla Guinea, è nero con una criniera bionda che fa scuola. Il Real Madrid ha offerto per lui 60 milioni. Andrea Agnelli li ha rifiutati rispondendo che compra e non vende. Non sappiamo cosa avrebbe fatto se gliene avessero offerti 70. In compenso, parlando all’Unesco ha detto che Pogba, per il suo valore, dovrebbe essere inserito tra i beni Patrimonio dell’Umanità. Per carità, l’ha detto in buona fede in un convegno meritorio su sport e diversità. Lui, tra l’altro, è tra i promotori dell’iniziativa “Un calcio al razzismo” proprio perché la curva dello stadio torinese è un odioso caso nazionale. Dunque Pogba come le Ville medicee, il Duomo di Pisa o il centro storico di Firenze e Siena. Bah, ci sembra una gaffe mondiale. Il centrocampista è un simbolo per tanti neri meno fortunati, ma non ha certo bisogno di salvaguardia. I milioni di migranti che sorridendo elemosinano davanti ai negozi delle città d’Europa si sono candidati a quel riconoscimento prima di lui semplicemente nascendo. RICCARDO MONNI

Un altro dato emerso è che le donne usano il servizio più degli uomini, o perlomeno c’è una maggior propensione femminile: secondo l’indagine, è «una risposta interessante, segno della capacità che Biblio Coop esprime volta a ridurre il maggior isolamento del genere femminile, costretto a ritmi familiari e lavorativi più opprimenti. Questa maggiore disponibilità a cogliere l’invito alla lettura delle donne in qualche modo è un segnale di apprezzamento ed indirettamente anche di efficacia della proposta». Certo, il risultato ha anche delle ombre, in primis quella di avere rotto solo in parte la barriera di isolamento che esclude i non lettori, ossia quelle fasce deboli di popolazione restie alla lettura. Osservando i risultati ottenuti, si apprende che un terzo circa della popolazione più fragile sotto il punto di vista della dotazione di strumenti culturali, quindi anche la più esposta agli effetti della crisi, si colloca a margine dell’offerta avanzatale. I libri proprio non stanno nelle loro abitudini; secondo la ricerca, «persone solitamente legate ai programmi televisivi più popolari faticano a staccarsi da uno stile di vita che li costringe e li vincola più di quanto essi stessi non sarebbero disposti ad ammettere, pensando di poter sempre scegliere liberamente». Comunque, una parte di loro si è lasciata contaminare, visto che il 40% di chi ha utilizzato il servizio si è iscritto per la prima volta alla biblioteca comunale proprio al centro commerciale. Il progetto copre gran parte della Toscana. Tre punti Biblio Coop nella provincia di Arezzo, Pisa e Pistoia; dodici nel fiorentino; uno nei territori di Lucca, Grosseto, Prato e Siena; cinque nel livornese. L’offerta libraria viene concordata tra la biblioteca e i volontari, ma ogni punto ha sua specificità (si punta anche sulla letteratura locale): a Prato, ad esempio, si danno in prestito libri in lingua cinese. E si organizzano anche presentazioni di volumi, letture ad alta voce, iniziative per i più piccoli, happening artistici e non. E presto sta per sbarcare un progetto di audiolibri per i non vedenti. Lia Bogliolo è la responsabile del Biblio Coop nella struttura di Sesto Fiorentino: «Ho preso questo impegno come socio Coop perché amo i libri. Qui ne offriamo di tutti i generi: narrativa, rosa, giallo, tempo libero, fantasy, letteratura per bambini. La gente è contenta, soprattutto i meno giovani, perché per loro spesso la biblioteca cittadina non è facilmente raggiungibile. Invece qua ci si può fermare anche mentre si fa la spesa. Penso che senza di noi in molti avrebbero smesso di leggere». Nel punto di Sesto poco tempo fa ha presentato il suo ultimo libro il cardinale Piovanelli e si è anche formato un gruppo di volontari che va a leggere i libri nelle case e nei centri degli anziani, in quelli per malati e in quelli per disabili. «Perché leggere - conclude Lia - fa bene a tutti, soprattutto a quelli che non possono farlo».

PILLOLE

● LE TROIANE IN SOLITUDINE «Crash Troades - in solitudine» è lo spettacolo che i Krypton portano in scena al Teatro Studio di Scandicci dal 21 al 23 marzo. La necessità di riproporre il testo come performance sulla solitudine del regista è una riflessione sulla condizione della tragedia. Testo, interpretazione e regia di Giancarlo Cauteruccio. ● MIO NONNO ERA COMUNISTA All’Alfieri di Firenze oggi alle 17.30 si presenta il libro «Mio nonno era comunista». A parlare del testo, insieme all’autrice Monica Granchi, Stefania Saccardi e Mario Rossi Monti. ● COMPAGNIA DI SOLLICCIANO Venerdì al Teatro Everest di Firenze la Compagnia di Sollicciano mette in scena «Malesigu. Racconto di una vita», di e con Massimo Bono. ● POPOLIZIO E IBSEN Alla Pergola di Firenze da domani in scena il dramma di Ibsen «John Gabriel Borkman» di Massimo Popolizio con Lucrezia Lante Della Rovere, Manuela Mandracchia. Mercoledì alle 18 Massimo Popolizio incontra il pubblico. ● LA PRIMA VOLTA DI FOSSATI Giovedì alle 18 alla libreria Feltrinelli di Firenze Ivano Fossati presenterà il suo primo romanzo «Tretrecinque». ● PER TERESA MATTEI In Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Regione Toscana, oggi alle 15 incontro su «Ricordo di Teresa Mattei a un anno dalla sua scomparsa». Della più giovane deputata dell’Assemblea Costituente parleranno Enrico Rossi, Paolo Fontanelli, Mirko Terreni, Daniela Lastri e Lidia Menapace. ● OREGON A SAN GIOVANNI Al Teatro Bucci di San Giovanni Valdarno venerdì alle 21 l’atteso concerto degli Oregon, quartetto di jazz e non solo. Ralph Towner alla chitarra, Paul McCandless al sax, Glen Moore al contrabbasso e al piano, Mark Walker alle percussioni. Info: 055 240397, biglietti 18/16 euro. ● VECCHIONI E LA CHITARRA Venerdì alle 21 al Teatro Comunale di Pietrasanta Roberto Vecchioni è il protagonista della prima serata della seconda edizione di «Due voci e una chitarra». Ingresso libero. ● CIOCCOLATO E STREET FOOD In piazza del Campo a Siena comincia giovedì la III edizione di CiocoSì, festa del cioccolato artigianale. Venerdì a Castelfiorentino comincia la tre giorni di festa del «Cibo di strada», piatti tipici, cibi poveri e sapori tradizionali. Martedì e mercoledì a Prato (B Ricevimenti in via Orvieto 22) Chef Kumalè fa lezione sulle spezie. ● OGGI «TIR», POI KOREA FEST Oggi alle 21 al cinema Odeon di Firenze c’è l’anteprima di «Tir» che ha vinto l’ultimo Festival di Roma. Venerdì al via il Korea Film Festival, 10 giorni di documentari, corti, film e retrospettive sui registi coreani. Info: www.koreafilmfest.com. ● MERAVIGLIE DEL FAI Sabato e domenica sono le Giornate FAI di Primavera: palazzi, chiese, castelli, parchi, 750 tesori italiani spesso chiusi aprono al pubblico. Info: www.giornatefai.it. ● MOSTRE AL MARINI Con «Glaucocamaleo» di Luca Trevisani e «Drums» di Marie Lund si apre sabato alle 19 al Museo Marino Marini di Firenze «Late one morning», nuovo ciclo di mostre a cura di Alberto Salvadori. ● CROWDFUNDING PER ENEIDE Su www.musicraiser.com al via domani il crowdfunding per la produzione di «Eneide di Krypton un nuovo canto» trent’anni dopo. ● VIGNETTE ANTICLERICALI Al Teatro Puccini venerdì alle 20.30 vernice della mostra di vignette anticlericali da Altan a Vauro. Segue lo spettacolo di Marta Cuscunà.


VIII

lunedĂŹ 17 marzo 2014


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