“Ma perché? Perché non possono invece creare un sistema alternativo che riconosca le potenzialità di chi non ha reddito? È con questa idea che ho creato la Grameen Bank, una banca che fa esattamente il contrario delle altre: per gli istituti tradizionali, più soldi hai più puoi chiederne. Per noi, meno hai, più devi avere. Una bella differenza, no? È come il football: c’è quello europeo e quello americano, si chiamano allo stesso modo ma fanno giochi molto diversi. Anche la mia banca si chiama come le altre, ma i nostri giochi sono diversi.” Muhhamad Yunus
Microfinanza e Microcredito
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INDICE
1) Microfinanza e microcredito Filosofia Caratteristiche 2) Un po' di storia L’esperienza italiana Circuiti di microfiannza Microfinanza e paesi in via di sviluppo Tipologie di istituzioni di MF Finanza e povertà: il ruolo della microfinanza nel processo di sviluppo Origini ed evoluzioni della microfinanza in europa Esperienze storiche di microfinanza in Europa Perché la microfinanza oggi in Europa L'Unione Europea e la microfinanza Community investing Mag Banca Etica Banca Etica e il microcredito 3) La commercializzazione della microfinanza Il mondo delle banche: marketing o altro? Cosa si intende, nel mondo bancario tradizionale per mocrofinanza? Ricerca ABI: dati sulla diffusione della microfinanza Il microcredito entra in banca: MPS – Microcredito di Solidarietà (con prov. SI, Misericordia e Diocesi) Banca prossima (Gruppo Intesa – San Paolo) Banche di credito cooperativo (esperienza con Fondo Essere) 3) Microfinanza Banche e Territorio attraverso gli Enti Pubblici SMOAT (Toscana) RITMI e MICRO.BO (Bologna) 4) Microfinanza Banche e Territorio attraverso gli Enti Pubblici SMOAT RITMI e MICRO.BO 5) Microcredito e crisi
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MICROFINANZA E MICROCREDITO Per affrontare l’argomento della microfinanza è necessario partire da alcune semplici definizioni, per avere chiaro il vocabolario di quella che non è un’attività di credito, ma una vera filosofia dell’uso del denaro. Microcredito: prestito, basato sulla fiducia e non su garanzie, concesso a persone che normalmente non hanno accesso al credito tradizionale – non-bancabili. La microfinanza comprende sia i servizi di credito sia quelli del risparmio (es. cooperative di risparmio e credito). Il microcredito si limita invece solo ai servizi di credito. La microfinanza utilizza servizi finanziari a valenza sociale e responsabile: fornisce una serie completa di servizi e prodotti finanziari. Il microcredito è un sottoinsieme della micro finanza ed in entrambi i concetti coesiste l’idea che all’erogazione dei prestiti vada accompagnata una serie di servizi di raccolta, di educazione e formazione, di accoglienza ed accompagnamento indispensabili affinché si attivi un circolo virtuoso che porti all’emancipazione dal bisogno delle persone e allo sviluppo sul territorio. In entrambi i casi si tratta comunque di piccoli importi "micro" e generalmente di prestiti a persone occupate nell'economia "popolare" (piccoli artigiani, piccoli commercianti, piccoli coltivatori ecc) che il settore bancario tradizionale considera "non solvibili" o "non redditizi" (per esiguità degli importo e numero delle transazioni). La microfinanza è spesso associata ai paesi in via di sviluppo dove è maggiore lo stato di bisogno per grandi fasce della popolazione. Ma, in realtà, è in crescita anche nei paesi "sviluppati" dove sempre più spesso si verificano sacche di povertà importanti causate dall'immigrazione, dalla disoccupazione, dall'emarginazione, dal lavoro precario. La povertà è presente nel nostro paese ed aumenta: ce lo ricordano continuamente i dati ISTAT. I poveri di casa nostra, non intrecciano cesti di bambù come le donne del Bangladesh, ma sono persone che faticano ad arrivare alla fine del mese. L’esclusione dall’accesso al credito, che è riconosciuta come uno degli ostacoli principali allo sviluppo umano e alla riduzione della povertà, secondo l’ultima stima della Banca Mondiale, in Italia raggiunge una delle quote più elevate dell’Unione Europea: arriva al 25% della popolazione.
Filosofia il microcredito è un sistema basato sulla fiducia, sulla responsabilità collettiva, sull’idea di comunità, sulla partecipazione e sulla creatività di ogni essere umano! L’idea, semplice ma rivoluzionaria, è quella di concedere piccoli prestiti a persone, riunite in gruppi di solidarietà, che non offrono alcuna garanzia di tipo patrimoniale e che, quindi, sono escluse dal sistema di credito tradizionale. I prestiti devono essere restituiti nei termini stabiliti, con modalità concordate in base alle possibilità reddituali di chi ne beneficia, pagando un tasso di interesse. La filosofia del microcredito sta nel rendere il denaro strumento di solidarietà e giustizia. Non viene fatta beneficenza, ma viene concesso un credito, cioè fiducia; la responsabilità di chi investe il denaro e di chi ne usufruisce sono alla base di un rapporto economico semplice, tra soggetti di pari dignità. Principi cardine sono la trasparenza dell’attività svolta e la partecipazione attiva e comunitaria.
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La comunità è alla base della filosofia del microcredito: all’interno di essa si svolge l’attività di raccolta e impiego del denaro per consentire una responsabilizzazione solidale del gruppo che interviene nell’attività economica. Chi riceve il denaro è responsabile verso la comunità che glielo ha prestato, ma, contemporaneamente, sa che la comunità è parte solidale dei suoi bisogni. Chi riceve credito non viene lasciato solo. Si vede bene come ciò stravolga il concetto di bancabilità del debitore, ribaltando l’approccio tradizionale al credito: finanzia coloro che non sono in grado di offrire garanzie patrimoniali, smantella il tabù bancario della concessione di soldi a chi ne ha già. In sintesi: strumento di crescita ed emancipazione: non beneficenza ma fattore di giustizia sociale; rapporto paritario e solidale: fondamentale l’aspetto della relazione tra le parti; rapporto stretto tra fiducia e territorio: il rapporto economico nasce qui e si sviluppa qui. Il tasso di insolvenza è bassissimo: il 3%. Ciò dimostra che l’effetto psicologico di dover rispettare i termini in virtù della fiducia accordata al gruppo di cui si fa parte ( enforcement) è più potente della solvibilità patrimoniale. Il finanziamento può essere concesso a gruppi o a persone singole, comunque legate ad una comunità. La collettività è il collante ideologico del microcredito: la coesione sociale crea grossi vincoli di pressione all’interno dei gruppi, sia come incentivo per le quote da rimborsare, che come elemento di solidarietà e aiuto in caso di difficoltà. I finanziamenti, in netta maggioranza, sono destinati a piccole attività produttive che diventano strumento di emancipazione del singolo e del nucleo (spesso la famiglia) che vi partecipa. Spesso sono nuove attività che rappresentano il motore dello sviluppo economico potenziale della comunità di riferimento. E quindi al prestito si accompagna il sostegno reale per il successo delle iniziative: una sorta di “vivaio d’impresa” attraverso anche la condivisone delle competenze presenti nella comunità per garantire il supporto necessario alla vita dell’attività. Lo sviluppo economico passa attraverso la responsabilizzazione dei microimprenditori, protagonisti della propria crescita, anche attraverso “l’educazione” all’uso del denaro. Non solo si elimina la dipendenza dalla “compassione”, creando un rapporto di pari dignità tra le parti, ma si contribuisce alla giustizia sociale attraverso l’indipendenza economica che è uno dei principali elementi di prevenzione della criminalità organizzata, dell’usura, contro il traffico di migranti, contro lo sfruttamento. Rafforza il senso di radicamento in una comunità e in un territorio specifico. Parlare di microcredito, quindi, significa pensare ad uno strumento sociale che non riguarda solo il terzo mondo, un mondo di povertà lontana, ma che riguarda anche il nostro modello sociale disturbato.
Caratteristiche Proviamo a delineare le caratteristiche peculiari del microcredito. entità del finanziamento. esistono delle diversità di interpretazione del concetto di microprestito: si va da un minimo “x” fino a prestiti per importi pari a 20-25 mila euro. L'importo del prestito varia in base al soggetto finanziato, se privato o microimpresa e, in questo ambito, a seconda che si tratti di imprese individuali o collettive, soprattutto cooperative; e varia anche in base al tipo di disagio sociale ed economico in cui il soggetto vive. Il tasso d'interesse varia da progetto a progetto ed anche in base al soggetto erogante: in alcuni casi è agganciato all’Euribor seguendo quindi una logica strettamente di finanza bancaria, in altri equivale al tasso d’inflazione. Anche le spese d’istruttoria sono variabili e legate al soggetto operante. Spesso sono gratuite.
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Per quanto riguarda le garanzie richieste, come descritto in precedenza, si richiedono garanzie personali allargate alla rete di relazioni dei soggetti finanziati, ad esempio con lettere di presentazione e di referenze, ecc. Altre volte invece non viene richiesta alcuna garanzia, ma si istituisce un fondo specifico per tutelare il soggetto erogatore da perdite e sofferenze. Di solito il fondo di garanzia è messo a disposizione da uno dei partner del progetto di microcredito, in genere no-profit o ente pubblico (vedi SMOAT), diverso dal soggetto che invece eroga il capitale necessario per i microcrediti. La durata del prestito erogato varia tra i 3 e i 5 anni con rate mensili di restituzione che comprendono sia il capitale che l'interesse, qualora sia previsto. La scelta della rata mensile dipende dalla constatazione del fatto che sia più facile rimborsare piccole quote piuttosto che maggiori importi dovuti a scadenze periodiche superiori al mese. Sulla provenienza del capitale impiegato, possiamo distinguere: da un lato ci sono i progetti che utilizzano parte della raccolta delle banche partner, dall'altro quelli che basano la loro attività sull'ammontare raccolto dai partner del progetto di microcredito. Oppure, come nel caso delle MAG, i soci della cooperativa finanziaria raccolgono anche denaro che poi reinvestono in prestiti ai soci stessi (quasi sempre diversi dai soci “risparmiatori”).
UN PO' DI STORIA L'esperienza italiana Qual è l’entità del microcredito in Italia? In Italia ci sono 789 banche e oltre 30 mila sportelli, che raccolgono un risparmio complessivo di circa 729 miliardi di euro e svolgono una attività di impiego complessivo del risparmio raccolto per oltre un milione di euro (fonte Banca d’Italia, statistiche giugno 2004), di cui circa 480 miliardi di euro in mutui: l’entità dei capitali coinvolti nei progetti di microcredito non è assolutamente paragonabile con il mercato creditizio tradizionale. In Italia si contano una quarantina di iniziative di microcredito e microfinanza con 8.000 clienti e 75 milioni di euro di portafoglio. L’Italia rappresenta poco più del 20% dei programmi di microfinanza attivati in Europa e nei paesi in transizione, in termini di beneficiari a malapena l’1% dei beneficiari raggiunti dalla totalità dei programmi di microfinanza europei.
Circuiti di microfinanza Esistono due circuiti finanziari operanti nell’ambito della microfinanza: quello della “Finanza formale” e quello della “Finanza informale”. Al primo gruppo appartengono le banche e tutti gli intermediari finanziari “tradizionali”. Al secondo gruppo appartengono quelle transazioni finanziarie , prestiti, depositi, auto regolamentate (sempre nel rispetto delle leggi, è ovvio). Parlando di realtà organizzate, pensiamo all’opera microfinanziaria delle cooperative e delle associazioni. Il circuito informale è più evidente nei paesi in via di sviluppo. In Italia, la normativa sul credito e risparmio è stringente ed offre poche occasioni alla fantasia ed alla buona volontà. Oggi il sistema economico non è più orientato all’eliminazione o alla trasformazione della finanza informale, ma, per quanto riguarda la microfinanza, ne cerca la collaborazione. Questo, concretamente, accade anche in Italia dove si sperimentano modalità di valutazione “sociale” delle richieste di prestito e di seguimento (cos'è monitoraggio o istruttoria o qualcos altro?) con l’ausilio di realtà associative o cooperative operanti in una comunità e in un territorio determinato, demandando l’operazione finanziaria (la raccolta del risparmio del gruppo di riferimento e l’erogazione del prestito) ad una entità che ne ha la possibilità per legge (MAG o banca). Alcuni esempi concreti sono riportati di seguito (SMOAT e RITMI).
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Nel mondo, le istituzioni di microfinanza operano attraverso una grande varietà di assetti istituzionali ed organizzativi, che ne rendono difficili una puntuale e precisa classificazione, anche per la diversità dei soggetti ed delle finalità in campo: pubbliche amministrazioni, ONG, cooperative finanziarie, banche, fondazioni bancarie. Nel nostro paese è una realtà ancora piccola ma in costante evoluzione, che, però, dell'assenza di una regolamentazione specifica. Questo significa che le operazioni di microcredito debbano necessariamente coinvolgere più soggetti: le banche che erogano materialmente il credito fornendo servizi di sportello, un soggetto pubblico o privato (come una fondazione) che stanzia un fondo di garanzia a copertura delle eventuali insolvenze e le organizzazioni ed altri enti no profit che gestiscono tutta la fase di consulenza e supporto della persona finanziata. Un dato, però, è certamente in crescita: il numero di banche commerciali interessate al fenomeno della microfinanza! Il settore dei “non bancabili” può essere sostenibile, può avere cospicui tassi di crescita e ritorni economici oltre che d’immagine e c’è margine di sviluppo visto che la popolazione-target è in crescita.
Microfinanza e paesi in via di sviluppo L’ambito operativo tipico della MF è costituito dai Paesi in via di sviluppo ( PVS). In questi paesi l’infrastruttura finanziaria è caratterizzata da tre diversi settori: quello formale, quello semiinformale e quello formale. Tra le istituzioni appartenenti al settore formale, si annoverano le banche, le compagnie di assicurazioni, i fondi pensione e altri intermediari finanziari, tutti soggetti all’approvazione del governo ed alla regolamentazione e supervisione della Banca Centrale. Il mercato finanziario formale si è rilevato largamente inadeguato nell’incanalare risorse dove il loro uso sarebbe stato più efficiente. La finanza informale comincia a diventare oggetto di studio degli economisti soltanto intorno agli anni '70, essa consiste in tutte quelle “transazioni finanziarie che non sono regolamentate da una autorità monetaria centrale“ A differenza della finanza formale, sul fronte della finanza informale si registrano i migliori esempi di soddisfare i segmenti “marginali“ che, nei PVS rappresentano la maggior parte della popolazione (alcuni esempi in Etiopia tra il 1968 ed il 1973 i “IQQUBS” associazioni di risparmio locali, il risparmio mobilitato rappresentava il 10% del PIL - in Ghana tra il 1988 ed il 1989 l’80% del risparmio delle famiglie era custodito da fonti informali il 90% circa del credito era concesso da individui – in Bangladesh la percentuale dei crediti derivanti da fonti informali è pari al circa il 60% del totale dei crediti erogati – sempre negli anni '80 in Thailanda, il 52% dei prestiti agricoli proveniva da fonti informali ed infine anche in Messico la percentuale dei crediti informali si aggirava intorno al 55%). Tra gli estremi della finanza formale e di quella informale, si inserisce la finanza semiformale. Le istituzioni semiformali possono essere per esempio, cooperative finanziarie, associazioni mutualistiche di credito e/o risparmio, organizzazioni non governative (ONG) che non sottostanno alla regolamentazione delle autorità bancarie, anche se normalmente sono controllate da altri organi pubblici. A causa della molteplicità e la varietà attraverso cui si esprime la finanza informale è spesso stata pensata e considerata “non organizzata”, “non strutturata”, “non regolamentata”, invece essa è lungi dall’essere una pratica priva di regole è più semplicemente è auto-regolamentata, non si capirebbe per altro come possa perdurare da tempo se non grazie alla solidità delle sue regole ed alla capacità di adattarsi alle innovazioni. Il dualismo formale-informale permane ancora oggi in molti PVS e spesso la microfinanza (MF) si colloca in posizione intermedia tra i due mercati ed è anche la risultante di un insieme di caratteristiche proprie dei mercati. La forza innovativa della MF è quella di rispondere agli effetti del razionamento del credito e delle asimmetrie informative, attraverso l’adozione di metodologie innovative.
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In molti PVS alle persone povere è precluso sia l’accesso alla finanza formale, perché generalmente non sono in grado di offrire una garanzia, sia a quello della finanza informale dove spesso il pagamento di tassi di interesse è elevato. Nell’ambito della MF è stato introdotto il principio della responsabilità congiunta (joint liability) che si esplica attraverso la metodologia del group lending, ossia il credito concesso ad un gruppo di individui, con abbattimento dei costi per una unica istruttoria. La MF cerca di combinare, con modalità differenti, le caratteristiche del settore formale ed informale, sfruttandone le sinergie ed attenuando i vincoli cui gli individui sono sottoposti nell’accesso ai servizi finanziari.
Tipologie di istituzioni di MF Per la loro eterogeneità, in termini di tipologia e finalità, le istituzioni di microfinanza (IMF) sono collocabili tra l’estremo delle ONG, fondate su criteri prevalentemente sociali e riassumibili nell’obiettivo della riduzione del livello di povertà (poverty lending approach), e quello delle istituzioni commerciali che perseguono l’espansione dell’offerta di servizi finanziari sostenibili (financial system approach). Si può cercare di identificare quattro tipologie di istituzioni di MF e le caratteristiche e le peculiarità di ogni tipologia: 1) Prima tipologia definita come specializzata, commerciale minimalista, caratteristiche : economia di scala nell’offerta di servizi su larga scala; tecnologia di credito generalmente utilizzata individuale; prezzo dei servizi finanziari offerti (tasso di interesse) determinato per copertura dei costi operativi e finanziari (sostenibilità finanziaria). 2) La seconda tipologia di IMF è definita socially oriented e “ massimalista”, caratteristiche: operano permanentemente e prevalentemente attraverso sussidi; offrono servizi finanziari a prezzi convenienti, con copertura dei soli costi operativi (sostenibilità operativa); sono fortemente impegnate affinché i flusso di finanziamento verso questo settore rimanga alimentato ed incrementato. 3) Terza tipologia, ONG creditizie sono istituzioni che pur mantenendo la base giuridica di associazioni senza scopo di lucro o di fondazioni, si dedicano principalmente o unicamente, al finanziamento della microimpresa e di imprese familiari, caratteristiche: specializzate nell’offerta di servizi microfinanziari; tendono alla specializzazione cercando di beneficiare delle economie di scala; utilizzano i sussidi solo nel breve e medio periodo tentando di essere autosufficienti nel lungo (sostenibilità finanziaria). 4) Quarta tipologia riguarda le cooperative e le istituzioni mutualistiche, come le credit union, le cooperative di credito e le banche popolari, caratteristiche: specializzate nell’offerta di servizi finanziari verso i microimprenditori; focus specifico nel promuovere attività atte ad alleviare situazioni di povertà; non fanno utilizzo sistematico di sussidi ma tendono a raggiungere la sostenibilità attraverso la creazione di reti di istituzioni affiliate Le istituzioni di MF presenti in tutto il mondo sono più di 7000, soltanto l’1% di queste, può essere considerato redditizio. La maggiore difficoltà incontrata è rappresentata dal conseguimento della sostenibilità finanziaria. I programmi più noti nessuno ha raggiunto la piena sostenibilità, riuscendo a coprire con i suoi ricavi circa il 70% dei costi totali. I casi di PVS dove si sono svolte interessanti iniziative in via di sviluppo, che potrebbero essere oggetto di studio sono, la Bolivia – il Bangladesh – l’Indonesia – il Kenya – l’India – America Latina.
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Finanza e povertà: il ruolo della microfinanza nel processo di sviluppo La Grameen Bank ("banca dei villaggio" o “banca dei poveri”) nasce nel 1976 come progetto di ricerca del Prof. Muhammad Yunus, direttore dei programma di Economia rurale dell'università di Chittatong, nel Bangladesh, una delle zone più povere dell’intero pianeta. L’idea era di creare una banca rurale che concedesse prestiti e supporto organizzativo ai più coltivatori poveri, riuniti in gruppi di beneficiari, altrimenti esclusi dal sistema di credito tradizionale; il fine era quello di mettere in moto un circolo virtuoso per sviluppare l’economia. Grameen Bank è oggi la quinta banca dei Bangladesh, con una raccolta di circa 2.000 miliardi di lire, di cui 1.500 impiegati in prestiti a favore dei quasi due milioni di membri nullatenenti (quasi tutti donne) dislocati in 34.000 villaggi. Il successo di questa esperienza è dimostrato da un tasso di insolvenza dei solo 3%. I prestiti erogati sono minimi -intorno alle vecchie 50mila lire- e vengono restituiti in rate settimanali. I debitori sono organizzati in gruppi e mantengono contatti diretti con i rappresentanti di Grameen: "Per recuperare i nostri crediti -spiega Yunus- non ci siamo mai serviti di figure professionali esterne alla banca". E questo certo aiuta: "Gli insolventi-assicura- sono appena l'uno per cento". Grameen Bank ha avuto un incredibile successo e oggi ha 12 mila dipendenti. I suoi due milioni e 200 mila clienti sono proprietari dei 90 per cento delle azioni. La Banca oggi continua ad espandere la propria attività in tutto lo Stato e tuttora fornisce piccoli prestiti ai poveri delle campagne. A metà del 2006 le filiali della Grameen Bank ammontavano a più di 2.100. Il suo successo ha ispirato progetti simili in tutto il mondo. Il 13 ottobre 2006 la Fondazione Nobel di Oslo annunciò che a Muhammad Yunus e alla Grameen Bank del Bangladesh veniva assegnato il Premio Nobel per la Pace 2006. Nel 2008 è stata aperta la prima filiale a New York: nel momento di maggiore crisi dell’economia mondiale, l’istituzione simbolo del microcredito sbarca nel cuore malato della finanza mondiale.
Sebbene la maggioranza degli operatori e degli studiosi di MF siano concordi nell’affermare che la stessa abbia come obiettivo principale il miglioramento del benessere delle persone escluse dal settore finanziario tradizionale fornendo servizi di qualità anche ai “più poveri“ tra questi è più dibattuta è la questione su come sia possibile ottenere il migliore risultato in termini di efficienza ed efficacia, intesa come la capacità di raggiungere i soggetti veramente poveri. In questo senso, è importante sottolineare che la MF si rivolge generalmente a quei soggetti poveri definiti dalla letteratura active poor (poveri attivi), cioè coloro i quali pur vivendo in una situazione anche di estrema indigenza, possiedono capacità tecniche e attitudine all’imprenditoria che permettono loro di sviluppare una attività in proprio o di avere, perlomeno, flussi di denaro costanti da ripagare debiti contratti o risparmiare. In questo senso, è impossibile affermare che la MF sia la soluzione a tutte le diverse situazioni di povertà: alcuni soggetti indigenti (malati, infermi, anziani) non possiedono le caratteristiche necessarie per accedere a qualsivoglia servizio finanziario e, dunque, necessitano di un aiuto assistenzialistico che la MF non può e non deve offrire. Rimane aperto il dibattito quindi su come e fino a dove la microfinanza possa intervenire in situazioni di indigenza estrema e, ancor prima, se davvero i servizi finanziari possano essere utilizzati in modo efficace nell’aiutare i poveri a migliorare le proprie condizioni di vita. Le esperienze sviluppate nei PVS suggeriscono una risposta positiva a questa domanda, nel caso che i servizi finanziari vengano impiegati al fine di raggiungere gli stessi obiettivi per i quali sono stati concepiti, e cioè quando la finanza e di conseguenza la MF: - permette di trasferire risorse e impieghi con un basso tasso marginale di ritorno verso impieghi con un alto tasso marginale di ritorno; - contribuisce a prendere decisioni inter-temporali in modo più efficiente riguardo al risparmio, all’accumulazione di beni, e all’investimento; - rende meno costosa la gestione della liquidità e accumulazione di beni di valore; - offre migliori possibilità nel fronteggiare il rischio implicito nelle attività economiche.
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Possiamo concludere che sono necessarie diverse componenti affinché i poveri possano sollevarsi da una condizione di deprivazione e che il credito è solamente una di queste, una componente importante, certo, ma probabilmente non la più importante. Volendo, pertanto, riassumere sinteticamente gli insegnamenti dalle varie esperienze di MF riguardo alle relazioni che esistono tra finanza, povertà e sviluppo, si può affermare: - i poveri non necessitano esclusivamente di servizi finanziari; le componenti non finanziarie ed i servizi di intermediazione sociale hanno un ruolo rilevante; - i poveri non domandano solo credito; può essere di maggior rilievo la possibilità di accedere ai servizi di risparmio; - i poveri richiedono, oltre alla possibilità di prendere a credito, una relazione creditizia che sia flessibile, affidabile e duratura nel tempo; - conseguentemente i poveri necessitano di intermediari finanziari sostenibili, efficienti, redditizi e ben gestiti, con i quali instaurare relazioni durevoli. Ironicamente, proprio il successo della prima ondata di finanza per i poveri, ed in particolare della Grameen Bank, è oggi l’ostacolo maggiore da superare nella sperimentazione futura. Molti infatti hanno abbandonato l'innovazione limitandosi a replicare con crescente uniformità un unico schema di intervento, dimenticando in questo modo come la forza della MF risieda proprio nella capacità di inserirsi nel tessuto sociale, sfruttandone le peculiari potenzialità. In altre parole, dati gli sviluppi e le evoluzioni caratterizzanti il mercato della MF dali anni '90 ad oggi, si delinea per le istituzioni un triplice obiettivo esprimibile attraverso: - una offerta nel lungo periodo indipendente dai sussidi esterni (sostenibilità finanziaria); - la capacità di raggiungere le fasce più povere della popolazione (depth of outtreach); - un impatto positivo derivante dal programma considerato (per esempio in termini di crescita economica o di alleviamento della povertà).
Origini ed evoluzioni della microfinanza in Europa La MF in Europa ha radici ben più profonde e antiche di quanto spesso si possa pensare. Negli ultimi due decenni si è assistito ad un proliferare di IMF. L’aspetto che accomuna tutte le esperienze è la volontà di creare strumenti finanziari innovativi, capaci di raggiungere e servire soggetti esclusi dal sistema finanziario formale.
Esperienze storiche di microfinanza in Europa
Le forme di sostegno a favore delle fasce sociali più deboli risalgono alla fine dell'800, con piccole banche di villaggio basate sulla responsabilità solidale create da Raiffeisen e le banche popolari in ambiente urbano, ideate da Schulze-Delitzch. Hollis e Sweetman analizzando parallelamente alcune esperienze, portano all’attenzione il ruolo chiave svolto in queste istituzioni dal risparmio quale strumento di sostenibilità, e sottolineano come istituzioni che sin da principio non ne hanno trascurato l'importanz, si siano in seguito rivelate quelle che sono riuscite a perdurare nel tempo, in particolare le cooperative di credito Raiffeisen e le casse rurali italiane. Gli stessi studiosi, inoltre, portano ad esempio di tentativi che hanno fallito nel loro intento, i casi delle Lending Charities inglesi e delle Reproductive Loan Fund Istitutions irlandesi: queste istituzioni proprio a causa di massicci interventi esterni e di importanti iniezioni di denaro provenienti dai governi, essendo state rese dipendenti dai sussidi ed incapaci di sostenersi con forze proprie non hanno saputo perdurare nel tempo. Questi esempi dovrebbero costituire un insegnamento importante anche per le IMF attuali; dal punto di vista della sostenibilità dell’istituzione, infatti, è basilare non solo la gestione dello strumento del credito, ma anche la forma in cui le risorse vengono raccolte. Si citano di seguito le prime esperienze di istituzioni di microfinanza sorte dall'inizio del secolo scorso in alcune nazioni europee, attraverso il modello del sistema “cooperativo e mutualistico” che possono essere oggetto di uno studio più approfondito: 1. Le lending Charities inglesi; 2. il modello irlandese; 3. il modello tedesco delle cooperative Raiffeisen; 4. il modello cooerativo in Portogallo: le Mutuas Montepio Geral; 5. il modello cooperativo in Italia: le Casse Rurali; 6. alcune esperienze in Belgio e Spagna.
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Perché la microfinanza oggi in Europa
Il contesto attualmente esistente in Europa differisce certamente in modo considerevole da quello caratterizzato al tempo della nascita delle Raiffeisen tedesche o delle Lending Charities inglesi. Anche in un contesto di benessere e forte finanziarizzazione come quello europeo del ventunesimo secolo, esistono ancora soggetti che si trovano in situazioni di marginalità, sovente esclusi dal circuito finanziario tradizionale, che costituiscono il mercato potenziale per le istituzioni che intendono sviluppare progetti microfinanziari. Analizzando l’attuale contesto sociale è possibile individuare tre fenomeni alla radice della MF moderna: - la cultura della microimpresa; - la presenza di sacche di povertà; - l’esclusione di alcuni soggetti dal sistema finanziario tradizionale.
L’Unione Europea e la microfinanza
Dal 1995, con il “Documento di lavoro dei servizi sulle iniziative locali di sviluppo e occupazione” redatto dalla Commissione Europea il microcredito viene riconosciuto come uno degli strumenti validi nella lotta alla povertà. Dopo il documento del 1995 ci sono altre iniziative da parte della Commissione e del Parlamento europeo di riconoscimento delle iniziative e delle istituzioni di MF. Nel 2001 la DG della Commissione per l’occupazione e degli Affari sociali ha finanziato un primo progetto di studio riguardante le condizioni legali e politiche per la gestione di programmi di credito attraverso istituzioni non bancarie, ed un secondo per rivalutare gli strumenti di supporto pubblico alla microfinanza. Nel corso dell’anno 2003 La Comunità europea ha contribuito allo sviluppo dell’European Microfinance Network, una rete che vede unite IMF, centri di ricerca e professionisti a vario livello del mondo della MF.
Il community investing Volendo creare delle categorie di classificazione dei circuiti di microfinanza, si può parlare di “community investing”. L'attività di community investing si sostanzia principalmente nella concessione di finanziamenti a soggetti che, per livello di reddito o per l'appartenenza a classi sociali discriminate, sono considerate non bancabili dalle normali istituzioni finanziarie. Sono realtà in grado di coinvolgere risorse e professionalità del settore privato o no-profit e di massimizzare eventuali contributi pubblici, applicando criteri di selezione e gestione del credito più efficienti in termini di progettualità sociale. Alcune di esse affiancano al credito anche servizi di assistenza e consulenza, strettamente finalizzati a definire le condizioni affinché il beneficiario sia in grado di pagare il prestito o il servizio erogato. In Italia i principali attori sono le mutue di autogestione (MAG) e la Banca Etica.
MAG MAG (Mutua AutoGestione), delle cooperative finanziare che orientano la propria attività a soggetti e progetti che abbiano una forte caratterizzazione di attenzione al sociale, dall’ambiente ed il biologico, al lavoro e alla cultura, alla cooperazione con i paesi in via di sviluppo. La prima nasce a Verona, la seconda è la MAG2 di Milano, seguono Autogest a Udine, Mag 3 a Padova (che si trasformerà più tardi in consorzio CTM-MAG caratterizzato dallo specifico obiettivo di sostenere lo sviluppo del commercio equo e solidale con il Sud del mondo) e di Mag 4 a Torino, di Mag 6 a Reggio Emilia, di Mag 7 a Genova e successivamente di Mag a Venezia. Tenta di nascere Mag Roma. Le Mag sono strutture finanziarie soggette alla legge bancaria che concretizzano l’idea che il credito è fiducia nella persona e nel progetto. Anche se i soggetti finanziati sono “più rischiosi”
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secondo gli standard creditizi tradizionali, il tasso d’insolvenza è inferiore all’1%. Molto forte è l’idea del seguimento del soggetto che chiede e ottiene un prestito, anche attraverso la formazione e l’affiancamento nella fase di start up dell’attività finanziata.
Fondo Etico e Sociale di Microcredito de Le Piagge – Firenze La logica del fondo aderisce in pieno alle linee guida della filosofia del microcredito e tende a rendere il denaro strumento di solidarietà e giustizia. Il denaro viene concepito come strumento di emancipazione sociale e non come strumento di arricchimento. Le somme investite nel fondo hanno come remunerazione un tasso di interesse (normalmente il tasso di interesse è pari al tasso di inflazione), che rappresenta semplicemente un fattore di salvaguardia del valore delle risorse messe a disposizione dai risparmiatori. L'utilità dell’investimento deriva prevalentemente dal ritorno sociale dello stesso. In questo senso, interpreta il credito come un diritto umano, al quale tutti possono accedere senza discriminazioni sociali o di altro tipo, preoccupandosi delle esigenze delle parti più deboli ed emarginate della società. Non viene fatta della beneficenza, ma viene concesso un credito; la responsabilità di chi investe il denaro e di chi ne usufruisce sono alla base di un rapporto economico semplice, ma rivoluzionario, tra soggetti di pari dignità. Principi cardine del fondo sono la trasparenza dell’attività svolta e la partecipazione attiva e comunitaria all’attività dello stesso. La comunità è alla base della filosofia del fondo: all’interno di essa si svolge l’attività di raccolta e impiego del denaro per consentire una responsabilizzazione solidale del gruppo che interviene nell’attività economica. Chi riceve il denaro è responsabile verso la comunità, ma, contemporaneamente, sa che la stessa è parte solidale dei suoi bisogni. L'accordo prevede che tutti i prestiti siano interamente garantiti dalla fideiussione della Comunità di base. Il richiedente il prestito deve presentare la fideiussione di due persone da lui conosciute che garantiscano la totalità del prestito. Le persone che aderiscono al fondo sono invitate a partecipare attivamente alle riunioni per decidere in merito alle richieste di credito che arrivano alla cooperativa. Ciò risponde alle esigenze di trasparenza, di partecipazione e di responsabilizzazione della comunità. La cooperativa lavora in stretta collaborazione con la finanziaria etica MAG6 (Mutua AutoGestita di Reggio Emilia), di cui è socia. Ad oggi sono stati erogati 98 piccoli prestiti: i beneficiari sono soggetti che con il loro lavoro contribuiscono allo sviluppo etico del quartiere, oppure sono persone che attraverso il credito (di puro mutuo soccorso) possono risolvere problemi contingenti (il pagamento di affitto, bollette, ecc.).
MAG6: ” Una rete di persone, gruppi, imprese, che intendono relazionarsi in modo equo e solidale, condividendo ciò che sono e ciò che hanno (denaro, tempo, competenze, informazioni, prodotti, servizi), unendosi su valori comuni (pace, solidarietà, ecologia, intercultura, critica al modello economico dominante), ma valorizzando al massimo le proprie diversità, lavorando insieme per il benessere della collettività.”
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Banca Etica Fondata dalle più significative realtà del mondo della cooperazione sociale, dell'associazionismo e dei volontariato, la Banca Etica ha iniziato la sua attività al pubblico l'8 marzo 1999, con l'apertura dei primo sportello. Dotata di un azionariato popolare molto diffuso (circa 14.000 soci di cui oltre 1000 persone giuridiche), Banca Etica intende costituire una leva finanziaria per il no-profit contribuendo così a dare credibilità alla sostenibilità economica dei terzo Settore. Banca Etica applica ad impieghi e investimenti rigidi criteri di inclusione ed esclusione. Tra i primi ricordiamo quelli connessi al finanziamento a cooperative sociali e ad associazioni di volontariato, al commercio equo e solidale e alle organizzazioni non governative (ONG) di sviluppo internazionale, ai servizi alla persona e alla produzione eco-compatibile; tra i secondi vengono annoverati i finanziamento alla produzione e alla commercializzazione di armi, alle attività economiche con evidente impatto negativo sull'ambiente, a regimi che non rispettano i diritti umani e/o che siano gravemente responsabili della distruzione delle risorse naturali, ad attività che comportino lo sfruttamento delle persone (minori, soggetti deboli), ad attività di ricerca scientifica che conducano esperimenti su soggetti deboli o non tutelati. Ciò che maggiormente distingue Banca Etica e in generale le organizzazioni della finanza etica (OFE) dalle organizzazioni finanziarie tradizionali è il valore sociale ed etico dell'impiego del denaro. Per questo tutte le OFE accanto all'istruttoria economico-finanziaria conducono anche un'istruttoria etica o socio-ambientale. E’ importante che entrambe siano oggetto del massimo rigore, tanto più nel caso di un'organizzazione di rilevanti dimensioni come Banca Etica che presenta specifiche esigenze di nazionalizzazione organizzativa. In realtà è importante osservare come le procedure di valutazione siano più o meno formalizzate, soprattutto in base alla dimensione dell'attività svolta, ma anche per lo "stile" che la OFE si intende portare avanti. Alcune organizzazioni considerano tale metodologia troppo "fredda", quasi burocratica e quindi in contrasto con l'obiettivo di mantenere un contatto il più possibile diretto con il soggetto finanziato (Ghiberti, 2000). Nel caso di realtà di dimensioni maggiori una formalizzazione dell'istruttoria socio-ambientale diventa comunque auspicabile, anche per la necessità di nazionalizzare l'iter dei finanziamento. Al momento poche organizzazioni sono impegnate in questo senso, tra queste, Banca Etica. Già prima che cominciasse l'attività al pubblico, ci si era posti il problema di individuare una procedura idonea a valutare con modalità semplici e facilmente applicabili il valore socioambientale dei progetti e delle organizzazioni richiedenti il finanziamento. Per questo nelle fasi preliminari alla costituzione in forma di banca popolare, quando il progetto era portato avanti dalla Cooperativa Verso la Banca Etica, l'Ufficio Ricerche della stessa aveva avviato uno studio per l'elaborazione di uno strumento specifico. I ricercatori della Cooperativa Verso la Banca Etica, in collaborazione con un gruppo di esperti, sono così arrivati a proporre il modello di “valutazione referenziale”, strumento attualmente adottato da Banca Etica per la valutazione socio-ambientale degli impieghi. L'istruttoria adottata da Banca Etica si basa su un sistema relativamente semplice da utilizzare, sia da parte dell'ente erogatore che del ricettore dei finanziamento e, pur tuttavia rappresenta uno strumento in grado di valutare - con buona approssimazione - l'effettivo valore sociale ed economico dell'impresa che richiede il fido. Dal sito Eticalab (Laboratorio su Etica E Finanza – fisac/Toscana)
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Soci fondatori: ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) AGESCI (Associazione e Guide e Scout Cattolici Italiani) ARCI (Associazioni Ricreative Culturali Italiane) Associazione Botteghe del Commercio Equo Solidale Associazione Italiana Agricoltura Biologica CGM Consorzio Gino Mattarelli Cooperativa Oltremare Cooperazione Terzo Mondo (CTM-Altromercato) Consorzio Etimos (ex Ctm-Mag) Emmaus Italia Fiba - Cisl Brianza Gruppo Abele Mag2 Finance Milano Mag Venezia Mani Tese Overseas Unione Italiana Sport per Tutti CISL Unione Sindacale Territoriale Cisl Brianza
L'Articolo 5 dello Statuto Banca Popolare Etica, all'Art. 5 del proprio Statuto, così esplicita i propri valori di riferimento: -la finanza eticamente orientata è sensibile alle conseguenze non economiche delle azioni economiche; - il credito, in tutte le sue forme, è un diritto umano; - l'efficienza e la sobrietà sono componenti della responsabilità etica; - il profitto ottenuto dal possesso e scambio di denaro deve essere conseguenza di attività orientate al bene comune e deve essere equamente distribuito tra tutti i soggetti che concorrono alla sua realizzazione; - la massima trasparenza di tutte le operazioni è un requisito fondante di qualunque attività di finanza etica; - va favorita la partecipazione alle scelte dell'impresa, non solo da parte dei soci, ma anche dei risparmiatori; - l'istituzione che accetta i princìpi della finanza etica orienta con tali criteri l'intera sua attività. Nell'ambito di questi valori di riferimento, Banca Etica opera con la seguente missione: 1. essere i pionieri di una nuova idea di banca, intesa come luogo di incontro, dove le persone e la banca manifestano trasparenza, solidarietà e partecipazione facendo della banca uno strumento anche culturale per la promozione di un'economia che ritiene fondamentale la valutazione sociale ed ambientale del proprio agire; 2. stimolare chi riceve il credito a sviluppare le competenze, le capacità e l'autonomia necessarie ad acquisire la responsabilità economica, sociale ed ambientale; 3. garantire il risparmiatore in ordine alla precisione, all'efficienza della gestione e all'uso degli affidamenti, all'attenzione all'uso delle risorse (sobrietà) ed alla ripartizione dei profitti, in modo coerente con le proprie attese; 4. agire nel rispetto dell'uomo e dell'ambiente e delle specificità culturali dei contesti territoriali in cui opera Banca Etica, per una migliore qualità della vita, orientando coerentemente le attività della banca stessa; 5. permettere l'accesso al credito ai soggetti dell'Economia Sociale: imprese, persone e progetti valutati principalmente per la loro capacità di produrre "valore sociale".
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Banca Etica ha una struttura societaria standard ed opera sul territorio attraverso una rete di 11 filiali e i “banchieri ambulanti”. Il Banchiere Ambulante è un promotore finanziario; in quanto "ambulante" questa figura interviene soprattutto nelle aree non coperte da filiali. La rete territoriale è integrata da altri soggetti esterni: tra questi alcuni consorzi garanzia fidi e alcune banche partner che, tramite apposite convenzioni, garantiscono il collocamento dei prodotti di raccolta di Banca Etica. Per dare maggior voce alle istanze provenienti dal territorio, per sviluppare un'azione più efficace a livello locale e per poter meglio costruire relazioni e sinergie nel contesto territoriale, Banca Etica ha istituito quattro gruppi di lavoro decentrati, denominati Forum d'Area, ciascuno operante in una determinata area geografica del paese (Nord Est, Nord Ovest, Centro e Sud). Il Forum d'Area si occupa di promuovere lo sviluppo di Banca Etica nei singoli territori, armonizzando i livelli su cui si sviluppano le attività della banca: il livello politico, quello socioculturale e quello operativo-bancario. Un luogo in cui si cerca di arrivare ad una sintesi dei bisogni e delle opportunità dell'area stessa sotto differenti aspetti. Sinteticamente, il Forum d'Area ha il compito di: • raccogliere e analizzare i bisogni e le proposte del territorio, dando indicazioni utili alla banca per una puntuale risposta a queste esigenze, verificandone sul campo l'efficacia e la coerenza con la missione di Banca Etica; • far crescere le relazioni con le Circoscrizioni e i Soci della Banca, stringere sinergie con realtà che operano a livello locale; • definire gli interventi socio-culturali nell'area.
Etica SGR e la crisi con il mondo della finanza critica Etica Sgr è la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Popolare Etica. È operativa dal febbraio del 2003 ed ha sede a Milano. Svolge la sua attività in quattro aree: promozione di fondi comuni di investimento etici, azionariato attivo, microcredito, consulenza agli investimenti socialmente responsabili. L’obbligo legale di costituire una società separata per la gestione dei Fondi e la scelta di Banca Etica di costituire a questo scopo Etica SGR creò una spaccatura ancora insanata con il mondo della finanza critica, che vedeva l’operazione come l’avallo implicito al mondo della finanza tradizionale da parte di Banca Etica.
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Banca Etica e il Microcredito In Italia. Banca Etica ha costituito un fondo che fa da garanzia a progetti di microcredito in Italia. Grazie al fondo, Banca Etica può concedere piccoli prestiti a giovani che vogliono avviare attività imprenditoriali o a cooperative sociali che hanno bisogno di ricapitalizzarsi Chi compra i fondi Valori Responsabili devolve 1 euro ogni 1.000 investiti a favore del fondo. Nel sud del mondo – consorzio Etimos. Il consorzio ETIMOS, socio fondatore di Banca Etica, è il soggetto attraverso il quale Banca etica opera nella micro finanza internazionale. Etimos è un consorzio che raccoglie risparmio in Italia a sostegno di esperienze microimprenditoriali e programmi di microfinanza nei Paesi in via di sviluppo e nelle aree di crisi economica: dall'America Latina all'Africa, dai Balcani all'Asia. Etimos è un'organizzazione di secondo livello. Significa che non dà credito direttamente a micro imprenditori, artigiani, commercianti e piccoli produttori, ma opera a livello locale nei singoli paesi finanziando le realtà socie: non soltanto istituzioni di microfinanza, banche dei poveri, cooperative di risparmio e credito, ma anche cooperative di produttori (spesso legate ai circuiti del commercio equo), associazioni ed enti di promozione umana. Offre il proprio knowhow e la propria esperienza anche nell'ambito dell'assistenza tecnica, della progettazione, della ricerca e della formazione sui temi del microcredito della finanza etica e dell'economia sociale.
LA COMMERCIALIZZAZIONE DELLA MICROFINANZA Il mondo delle banche: marketing o altro? Zadra: 28 gennaio 2008 - “la microfinanza è entrata a pieno nei piani strategici delle banche”. “Siamo usciti dalla fase sperimentale ed entrati nell’attività quotidiana. Ci sono ampi margini di crescita in questo settore, perché la domanda è presente in fasce della collettività da includere finanziariamente e le banche stanno incrementando e diversificando l’offerta. Tra i più offerti conti correnti e servizi di pagamento (49%), seguono credito (31%) e risparmio (20). Nel credito emergono i lavoratori atipici. Immigrati al primo posto per diffusione dei prodotti”.
Cosa si intende, nel mondo bancario tradizionale per mocrofinanza?
Nel rispondere a questa domanda ci aiutano i primi dati che emergono della nuova ricerca condotta dall’ABI sul tema Banche e inclusione finanziaria. Si considerano tutti quei servizi a misura di micro risparmiatore che consentono un accesso facilitato agli strumenti di finanziamento. I clienti potenziali sono variegati: dai privati alle piccole imprese; così come diversi sono i prodotti sul mercato che vengono inclusi nell’idea “bancaria” del microcredito. Come si evince già dalle parole di Zadra, tra i prodotti più gettonati entro la categoria di micro-finanza ci sono i conti correnti e i servizi di pagamento (49%), seguiti da credito (31%) e risparmio (20%). Sul versante “credito” spiccano finanziamenti a medio termine tra gli 1 e i 5 anni, finanziamenti fino ad un anno, credito al consumo e finanziamenti per l’acquisto della prima casa. Il target invece sembra al momento prevalentemente straniero: gli immigrati sono al primo posto per diffusione dei prodotti. E ciò è vero per i servizi, per il credito ed anche per il risparmio. Nei servizi spiccano anche famiglie e studenti. Nella sezione credito emergono i lavoratori atipici. In buona posizione gli imprenditori immigrati. Sempre secondo la ricerca ABI, sono impegnate sul tema oltre 81% delle banche in termini di totale attivo. Il 78% lo ha inserito nei propri piani strategici.
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Promuovono servizi di microfinanza banche che rappresentano il 70% del totale attivo e circa il 73% degli sportelli. Ma questi sono tradizionali prodotti bancari, caratterizzati dalle dimensioni “micro” e/o da un vago sfondo sociale, che nulla ripropongono della filosofia inclusiva, in termini di comunità e territorio, che sottende la microfinanza. I costi, inoltre, sono spesso commisurati al rischio (e quindi elevati). Viene incluso anche il credito al consumo (concetto nel quale rientrano anche le carte revolving), che spesso è associato al sovraindebitamento in cui ricadono annualmente almeno il 14,4% delle famiglie italiane (dati BI). Tutto è diventato “microfinanza”! Ma c’è anche altro: ci sono tentativi di creare imprese bancarie destinate alle attività sociali e/o di recuperare il senso caratteristico dell’attività bancaria. Quanto di ciò che il mondo bancario tradizionale fa, in termini di approccio sociale al credito, è marketing e quanto, invece, rappresenta il tentativo di superare una visione di mera valutazione del ROE come misuratore di efficienza di un settore economico che ha un impatto sociale così fondamentale?
Ricerca ABI: dati sulla diffusione della microfinanza
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Il microcredito entra in banca Il microcredito entra in banca, almeno come definizione ufficiale, di seguito ne analizziamo alcuni esempi.
MPS – Microcredito e solidarietà
È una società nata dall'accordo tra enti e diverse associazioni della Provincia di Siena finalizzata all'erogazione di piccoli crediti in assenza di garanzie reali. Attualmente opera nelle province di Siena, Arezzo e Grosseto. SOCI
% di partecipazione
BMPS
40%
Amministrazione Provinciale Siena
15%
Comune di Siena
15%
Altri Comuni della provincia di SIena Enti Religiosi
Associazioni di Volontariato
10% •Arcidiocesi di Siena, Colle Val d’Elsa e Montalcino •Diocesi di Montepulciano, Chiusi e Pienza Arciconfraternita di Misericordia •Associazione di Pubblica Assistenza •Comitato Territoriale di Siena di ARCI Nuova Associazione
10%
10%
Nel 2007: •
Erogati 368.004, dei quali il 52% in favore di immigrati ed il resto in favore di italiani;
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Importo medio dei prestiti è di 3.500
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La durata media circa 3 anni
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Sono compresi prestiti a tasso “0” in quanto gli interessi sono integralmente sostenuti da un ente che opera sul territorio
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Il costo del rischio ammonta al 6,2% degli impieghi totali, considerati accantonamenti e passaggi a perdite.
Banca Prossima (Gruppo Intesa Sanpaolo) Banca Prossima è l'istituto di credito per le imprese sociali e il non profit laico e religioso di Intesa Sanpaolo, dispone di una rete commerciale propria di 46 presidi territoriali ma si avvale, anche, dei 6mila sportelli bancari presenti nel Gruppo e dispone di un patrimonio di 120 miliardi di euro dedicato al “terzo settore”. Parte degli utili d'impresa sono destinati al “Fondo per lo sviluppo e l'impresa sociale”, tale Fondo garantisce i rischi e fronteggia le perdite derivanti dagli impieghi per finalità di solidarietà e sviluppo a favore di soggetti che risulterebbero non avere, o avere insufficiente accesso al credito secondo linee di impiego tradizionali. Costituita nel 2007, per 10 anni i soci rinunceranno ai dividendi per formare più velocemente il Fondo. Prossima si avvale di un comitato d'indirizzo super partes formato da studiosi, manager e professionisti di spicco nel mondo del non profit con il compito di individuare le strategie di utilizzo del Fondo per lo Sviluppo dell'Impresa Sociale, assegnare gli obiettivi ed esprimere una valutazione sull'efficacia dell'azione di Banca Prossima.
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Banca Prossima opera dove il servizio pubblico non ha risorse sufficienti e dove il privato, operando solo su criteri economici, non potrebbe riuscire rivolgendosi alle seguenti categorie di clienti: enti religiosi, imprese sociali e persone fisiche solo se sacerdoti. Finanzia iniziative come: l'assistenza agli anziani, asili nido, integrazione degli immigrati, la cura dei portatori di handicap (progetto “Dopo di Noi” per gli orfani portatori di handicap). Prossima utilizza un modello di valutazione delle imprese sociali da finanziare in grado di stimare sia gli aspetti economici sia la complessa rete di relazioni che la legano alla società definito “rating sociale”. Le esigenze di investimento (come l'avvio di una nuova attività o il riequilibrio finanziario dovuto a momentanea carenza di liquidità) trova risposta in Prossima Orizzonti, una gamma di finanziamenti a medio/lungo termine che offre soluzioni flessibili e personalizzate. Le condizioni del singolo finanziamento vengono calcolate di volta in volta utilizzando Prossima Plus, un sistema per calcolare il tasso di finanziamento che consente di premiare le organizzazioni e le iniziative meglio gestite. Il Prossima Consulenza è il servizio consulenza dedicato al terzo settore.
Banche di Credito Cooperativo
(Antonio Genovesi, economista napoletano del 1700 diceva che l’economia è la scienza della pubblica felicità. Oggi alcuni studiosi come Zamagni e Bruni in Italia, in tema di felicità pubblica”, “ elemento costitutivo della felicità è la correlazione con l’altro soggetto. Io non posso essere felice se chi mi sta vicino è infelice. Sembra una verità lapalissiana, eppure non è assolutamente scontata in termini di sviluppo economico, come sappiamo). Le banche di credito cooperativo sono nate in Italia oltre 120 anni fa, oggi sono 442 banche con 3926 sportelli diffusi su tutto il territorio nazionale. Gli ultimi dati certificano che le BCC sono il primo gruppo bancario italiano per ritmi di crescita e diffusione sul territorio, il terzo per patrimonio, il quarto per raccolta diretta, il sesto per impieghi. Il loro essere banche cooperative, mutualistiche e locali le fa essere un “unicum” del sistema bancario italiano. Il loro “non perseguire” fini di lucro individuale attraverso la formula della cooperativa le porta ad essere vere e proprie palestre di democrazia economica, in “presa diretta con il territorio” ed i suoi bisogni. Agli inizio del 2000 il Credito Cooperativo ha dato vita al progetto “Microfinanza Campesina” in Ecuador. Un programma di microcredito che in pochi anni è diventato il più grande progetto di microfinanza con fondi privati nel paese sudamericano. In forza di questo progetto, circa 165 BCC/CRA hanno messo a disposizione di Codesarollo (Cooperativa Desarollo de los pueblos – banca che associa e rappresenta centinaia di piccole banche di villaggio sulle Ande) un plafond di oltre 20 milioni di dollari per finanziamenti a condizioni agevolate ( 4 - 5%). Si tratta di finanziamenti che Codesarollo utilizza per gestire attività di microcredito presso le comunità andine di campesinos, tradizionalmente escluse dal sistema bancario tradizionale. Finanziamenti che hanno permesso a Codesarollo di raggiungere, a fine dicembre 2007, oltre 25 milioni di dollari di impieghi, suddivisi in circa 13.000 piccoli prestiti La composizione del portafoglio dei crediti concessi è indirizzata allo sviluppo locale attraverso il protagonismo della popolazione, spesso quella più povera. A dicembre 2007 i crediti concessi erano destinati: - per il 20% ad attività produttive dei campesinos ( Credidesarollo); - per il 33% alla costruzione di strutture di interesse sociale ( Credivivenda); - per il 18% ad attività produttive urbane (Credi microempresarial ); - per il 5% all’acquisto della terra (Creditierras); - per l’11% al consumo (Crediparticular ); - per il 5% all’acquisto o ristrutturazione casa (Credirol); - per il resto ad appoggio istituzionale (Credicorporativo), consumi delle agenzie e crediti speciali (Crediemergente). Il contributo del Credito Cooperativo, oltre al sostegno finanziario, ha riguardato anche investimenti in formazione ed assistenza ai progetti di sviluppo agricolo.
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Sempre con il contributo degli organismi centrali del credito cooperativo Codesarollo ha ottenuto l’accesso al circuito internazionale swift. Oggi le BCC sono molto attive anche in Italia con iniziative specifiche a favore di categorie sociali “ svantaggiate”. Gli esempi sono numerosi: - Radici – erogato dalle BCC della Emilia Romagna – programma di microcredito per i lavoratori immigrati – conto a pacchetto che prevede anche il mutuo per l’acquisto prima casa per la totalità del valore di questa, con il “ valore aggiunto” di mediatori culturali che le BCC mettono a disposizione per facilitare l’inserimento sociale degli stessi lavoratori immigrati; - credito alimentare erogato dalla BCC di Roma – per famiglie con genitori separati o divorziati, necessari per le spese quotidiane o per il mantenimento dei figli - anche in questo caso è prevista una consulenza specializzata in tema di separazione, divorzio o recupero assegno di mantenimento stabilito dal giudice; - Mutuo AD8 (mutuo adotto) che intende anticipare le cospicue spese per il complesso iter dell’adozione internazionale (il mutuo in questione è erogato da centinaia di BCC in tutta Italia).
BCC del Chianti Fiorentino e Fondo Essere Nel 2006 è stato stipulato un protocollo tra la BCC del Chianti Fiorentino e il Fondo Essere per agevolare il credito verso coloro che si trovano in una situazione di difficoltà economica all’interno del territorio a sudovest della città di Firenze. In particolare questi ultimi - spesso privi di garanzie proprie per ottenere un prestito bancario - potranno ottenere prestiti fino a 5.000 euro o fino a 10.000 euro per le piccole e medie imprese del territorio in difficoltà. Il protocollo tra Fondo Essere e Banca del Chianti Fiorentino prevede anche un incremento del fondo di garanzia attraverso prodotti finanziari di risparmio etico. L’istituto di credito emetterà infatti obbligazioni che potranno essere sottoscritte da persone, associazioni e organizzazioni sensibili alla povertà urbana che persiste nella periferia fiorentina. Coloro che sottoscriveranno le obbligazioni si impegnano a destinare una parte degli interessi percepiti a favore del Fondo Essere con il vantaggio di poter portare in deduzione dal proprio reddito l'importo erogato. Fino ad oggi sono stati garantiti 147 prestiti (fino a 2.500 euro) per complessivi 196.000 euro. L’altra novità è l’importante sostegno pensato per le piccole e medie imprese del territorio che potranno usufruire di prestiti garantiti fino a 10.000 euro, una vera boccata di ossigeno per le tante aziende che in periodi di crisi rischiano di dover chiudere o comunque ridurre gli investimenti. Complessivamente la BCC in questione emette obbligazioni etiche per finanziare tre progetti sociali: la Banca dei cereali in Ciad, il progetto di microcredito destinato agli abitanti del Quartiere 4 di Firenze e il finanziamento di strumenti diagnostici destinati alla Confraternita Misericordia Tavarnelle e Barberino. Ad indicare quale progetto finanziare sono i sottoscrittori delle obbligazioni, che destinano una parte degli interessi a sostegno dell’iniziativa prescelta.
MICROFINANZA PUBBLICI
BANCHE
E
TERRITORIO
ATTRAVERSO
GLI
ENTI
Nella microfinanza gli enti pubblici hanno assunto un ruolo crescente: rappresentano il 30% degli operatori complessivi. Il loro ruolo può essere determinante per avviare progetti di microcredito, in partnership con altri soggetti finanziari o della società civile. La formula che si è rivelata più efficace è quella con la quale gli enti pubblici sostengono, attraverso accordi con le banche e fondi di garanzia la micro finanza. Si forma una circolo virtuoso: - le associazioni sollecitano enti pubblici e banche; - l’ente pubblico istituzionalizza il circuito di microfinanza, si fa garante anche attraverso un fondo di garanzia, coinvolge i partners in un patto sociale;
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- le banche aderiscono e sottoscrivono un protocollo al fine di applicare condizioni particolari per soggetti solitamente esclusi; - le associazioni operanti sul territorio e coinvolte nel patto operano l’attività di seguimento “sociale”; - l’ente pubblico mette a disposizione strumenti informativi e formativi sia per gli operatori creditizi che per i richiedenti prestito (es.: assistenza nelle operazioni di start up, vivaio delle imprese, banca del tempo per ottenere servizi e consulenze da esperti).
SMOAT (Sistema Microcredito Orientato Assistito Toscano) Il progetto Smoat è uno dei risultati del protocollo sottoscritto dalla Regione Toscana con le banche del territorio. In particolare la Federazione Toscana delle Banche di Credito Cooperativo (29 prestiti), la Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio (21) e il Monte dei Paschi di Siena (14) sono state gli istituti di credito con più erogazione di crediti. In tutto si sono contati ben 400 contatti da parte di imprese e potenziali imprese e dal 15 gennaio 2007 ad oggi sono state istruite 188 pratiche. 103 microcrediti erogati che hanno creato 118 nuovi posti di lavoro. Tra i nuovi imprenditori c’è chi a Porto Ercole ha avviato un Centro di velaterapia e chi a Prato ha aperto una pasticceria brasiliana; chi a Firenze è diventato mastro calzolaio e chi produce detergenti non inquinanti; chi a Viareggio realizza eventi enogastronomici a base di pesce ma anche chi, dentro il carcere, ha attivato un laboratorio per recuperare materiali ferrosi e gas freon. 70 finanziamenti sono stati erogati a cittadini italiani, 15 a imprenditori rumeni e altri 18 a persone di diverse nazionalità. Sono 71 le imprese maschili e 32 quelle femminili. Il 33% delle imprese è attivo nel settore edile, il 28% e il 27% rispettivamente in quello dei servizi e del commercio (artigianato 13%, ristorazione 2%). Il 40% dei beneficiari ha tra i 20 e i 35 anni, il 32% tra i 36 e i 43 anni, il 28% oltre i 44. La provincia con piu’ interventi e’ quella di Arezzo con 59, seguita da Firenze con 27. Grazie ad un accordo tra Regione Toscana, il sistema bancario e Fidi Toscana vengono concessi finanziamenti fino ad un massimo di 15.000 euro a coloro che non hanno garanzie. Smoat offre inoltre alle neo imprese e a quelle con meno di 36 mesi di vita, anche una serie di servizi gratuiti utili allo start-up d’impresa: orientamento (mappatura delle competenze, opportunità di mercato, valutazione dei rischi d’impresa), assistenza (progetti di fattibilità marketing, piani di restituzione, aggregazione di piccole imprese, riferimenti normativi) e tutoraggio (iter burocratici, ricerca di visibilità della neo impresa, rapporti con le associazioni di categoria).
RITMI E MICRO.BO RITMI (Rete ITaliana di Microfinanza) i soci fondatori sono l’associazione Micro.bo Bologna, la Fondazione don Mario Operti Torino, la Fondazione Santa Maria del Soccorso Genova, MAG2 Milano, MAG Verona, Microfinanza Srl, Microprogress, PerMicro Torino. Si sono messi in rete operatori già attivi nel settore della microfinanza per accrescere il proprio potenziale. I progetti riguardano: l’Italia e il Sud del mondo Associazione Micro.Bo Onlus: Associazione nata a Bologna nel 2004 con lo scopo di favorire l'accesso al credito a persone escluse dal sistema bancario tradizionale, al fine di migliorare le condizioni di vita degli individui e delle loro famiglie. Micro.Bo offre tre diverse tipologie di servizi di microfinanza: il Microcredito all'impresa, il Credito di Emergenza e il Credito alla Formazione e Inserimento Lavorativo. Circa 100 microprestiti, l’80% a immigrati; il 29% a donne, per un totale in tre anni di 576.00 euro (una media di 5750 euro per singolo prestito). In questo caso, il tasso di insolvenza è elevatissimo: il 17%, ma è conseguenza della modalità “a fondo perduto” con la quale spesso vengono erogati i prestiti stessi.
MICROCREDITO E CRISI La microfinanza si pone come elemento di grande attualità data la crisi in atto della finanza, dei mercati, dell'economia e, per molti versi, degli assetti del potere. Considerando la diffusione del microcredito anche nelle economie avanzate a sostegno dei nuovi poveri è
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necessario inquadrare i problemi, le difficoltà e le potenzialità del piccolo credito nel contesto dei limiti e delle prospettive delle politiche produttive ed economiche a livello complessivo. Vista anche la parcellizzazione delle esperienze e il rischio di cadere nella trappola del marketing sarebbe importante definire una sede di monitoraggio, permanente e strutturato, da condurre sul campo, per verificare nel concreto come stanno le cose in materia di credito e microcredito. Considerando anche la diffusione del microcredito anche nelle economie avanzate a sostegno dei nuovi poveri. La Commissione europea nell’ambito della Strategia di Lisbona propone di rendere più accessibili in Europa i piccoli prestiti, cioè migliorare l’accesso al credito per le piccole imprese e le persone in situazione di esclusione sociale che desiderano avviare un’attività autonoma. «Il microcredito è un sistema estremamente efficace per sviluppare nuove aziende o per aiutare i disoccupati a rientrare nel mondo economico quali lavoratori autonomi o creando microimprese» ha dichiarato la commissaria europea per la Politica regionale Danuta Hübner, presentando l’iniziativa che intende coordinare gli sforzi a livello dell’UEM per migliorare il quadro giuridico e istituzionale in cui operano gli erogatori di microcrediti. «Con il microcredito potremmo aumentare di 6,1 miliardi di euro il capitale investito in Europa» ha detto Hübner, osservando come le domande di questo tipo di credito provengono generalmente da persone che creano piccole imprese di servizi e mediamente riguardano prestiti da 7700 euro. L’obiettivo è offrire un’assistenza rimborsabile a soggetti che non possono permettersi finanziamenti bancari e interessa le microimprese che occupano meno di 10 persone (91% dell’insieme delle imprese europee), i disoccupati o le persone non attive nel mercato del lavoro che vogliono sperimentare un’occupazione indipendente ma non hanno accesso ai servizi bancari tradizionali. Oltre a sollecitare gli Stati membri a adattare i loro quadri istituzionali, giuridici e commerciali per «promuovere un contesto più favorevole allo sviluppo del microcredito», l'iniziativa della Commissione raccomanda la creazione di una nuova struttura a livello europeo con il compito di fornire consulenze e sostegno per lo sviluppo di istituzioni di microfinanziamento di tipo non bancario negli Stati membri. «Ciò aiuterebbe i microfinanziatori a offrire ai prestatari non solo un prestito, ma anche un servizio di consulenza per aiutarli a sviluppare la loro impresa e assicurarne il successo» sostiene la Commissione. Il nuovo soggetto tecnico europeo dovrà realizzare analisi di mercato, definire delle linee di azione e promuovere corsi di formazione, mentre il finanziamento potrà essere finanziato dai Fondi strutturali e la nuova entità potrebbe essere gestita dal Fondo europeo degli investimenti, che è già partner della Commissione nel settore del microcredito.
“Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché non arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa.” Albert Einstein
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