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GIACOMO MANZU’

La scultura è un raggio di luna”

La scultura italiana del Novecento non è tanto folta di nomi e di correnti quanto la pittura, nondimeno ha saputo raggiungere una pienezza di risultati che l’hanno imposta nel mondo come una delle più valide dell’arte novecentesca. Giacomo Manzù(1901-1991), pseudonimo di Giacomo Manzoni, bergamasco e dodicesimo figlio di una famiglia numerosa, dimostra presto di aver talento. Inizia facendo l’intagliatore ma è damilitare a Verona che si accosta all’arte: studia in particolare “Le porte di Sani Zeno” e i calchi dell’Accademia delle Belle Arti Cignaroli. Biograficamente in breve si possono evidenziare i primi viaggi. Va a Parigi ma è a Milano chedecide di abitare e quiintensifica la sua formazione artistica. Lavora alla decorazione dellaCappellaUniversitaria del Sacro Cuore e nel contempo prepara la sua prima mostra collettiva alla Galleria “Il Milione”; nel 33 partecipa con i bassorilievi bronzei deibusti ad una mostra presso la Galleria romana “La Cometa”. Si sposa e si separerà nel 54. Nel 38inizia a serie dei “Cardinali” con “Il Cardinale seduto”, esposto a Roma l’anno successivo alla Quadriennale e poi acquistato dalla Galleria d’Arte Modernaromana.Scolpisce più di trecento versioni della figura cardinalizia, ciascuna diversa per materiale, dimensioni e posizione. Nel 39 iniziai bassorilievi sacri in bronzo (Crocifissioni, Deposizioni,..) in cui esprime velatamente la sua opposizione al fascismo.Manzù è uno dei più grandi artisti del suo tempo e questa mostra si colloca fra gli eventi di portata internazionale. A Vercelli sono in rassegna oltre trenta opere che vanno dagli anni ’40 al 1990, anno prima della morte dell’artista. Diversi lavori presenti nella retrospettiva di Manzùsono meno conosciuti comeiritratti femminili, le figure giapponesi, le sedie con nature morte, i corpi plastici nudi in bronzo, il Fauno che

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Scelta del titolo della mostra:“G.Manzù. La scultura è un raggio di luna”: il curatore Fiz ha voluto richiamare nel titolo una citazione famosa di Cesare Brandi, esperto conoscitore dell’artista, secondo cuialla scultura si attaglia quel titolo in quanto essa gira con tanti punti di vista autonomi e tutti confluenti in una forma che è aperta e chiusa, e nella sua staticaè dinamica per come scorre in sé stessa con una fluenza eracliteain cui non ci si può bagnare due volte. -L’Assessore alla Cultura inoltre invita a guardare in alto e a pensare ai valori importanti che devono sempre guidare la cultura.

-Cerco sempre di fare il meglio, ma il meglio è al di là di noi stessi (Giacomo Manzù) esprime l’energia vitale.Alcune opere hanno dimensioni monumentali e provengono dalla Fondazione Manzùo da importanti collezionisti privati.Laraccolta non haun’impostazionecronologicabensì tematica.Si inseriscono nel tema del gioco infantile i figli Giulia e Mileto, avuti dalla seconda moglie e musa Inge, costante nella sua ritrattistica. L’ esposizione segue un percorso sfaccettato e che si snoda in maniera diffusa tramite le sedi messe a disposizione (la principale è l’Arca). Nella ex chiesa di San Vittore è collocata l’imponente scultura illuminata dedicata a Inge, fruibile dall’esterno grazie alle porte sempre aperte. Nella serie Strip-teaselo scultore supera anche il concetto tradizionale di ballerina, con le pieghe degli abiti che diventano una secondapelle E’ interessante anche la figura di Ulisse in cui Manzù si identifica.

Il percorso espositivo si conclude con “La Porta della Morte”, la più bella delle Porte in San Pietro in Vaticano, riprodotta su vetro stampato in 3D, e con l’altorilievo “Il miracolo di San Biagio”.

Manzù ha una personalità forte, complessa, e un’arte potente, avvolta da una profonda spiritualità, inoltre è uno straordinario sperimentatore di tecniche antiche come l’encausto, l’intarsio, il cesello, lo sbalzo, la fusione a cera perduta e la doratura a mercurio, ed al contempo è pioniere delle più moderne espressioni artistiche come l’incisione nel cristallo,lacreta,l’intaglio in ebano, l’acquaforte unita all’acqua tinta.L’effetto che crea intorno alle sue statue non è di volume ma è la percezione di sature vibrazioni emotivee unrapidoscorrere di linee e di pittoriche superfici: pur nella sua completa autonomia stilistica si avverte l’influsso di Medardo Rosso.La mostra è interessante: se è possibile andate a visitarla.

Enti promotori: Amministrazione Comunale, Curia Arcivescovile, Studio Copernico, Fondazione Manzù

Curatela: Marta Concina, Daniele DeLuca, Alberto Fiz.

Tel 335 7096 337

E-mail: eventi@comune.vercelli.it

Sedi varie: Arca (Arca, sede espositiva principale), ex chiesa di San Vittore, Museo del Tesoro del Duomo.

Indirizzi: Arca in piazza San Marco, 1- ex chiesa di San Vittore in largo D’Azzo Nord, 4

Costo: 8 euro; 5 euro (ridotto)

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