2 minute read

La Torre di Crawford

Scenografico bastione saraceno, a pianta quadrangolare è collocata in un contesto naturalistico mozzafiato. Situata sopra un contrafforte a protezione della baia, non molto distante dalla baia azzurra.

La struttura muraria di dimensioni quasi uniformi, abbraccia il Golfo di Policastro e le ripide montagne del Pollino fanno da controcanto all’incantevole Arcomagno di San Nicola Arcella. Costruita durante il viceregno spagnolo, a difesa dalle frequenti incursioni delle orde dei pirati, fa parte di una rete di torri d’avvistamento per la messa in sicurezza del territorio calabrese. Tra le tante costruzioni simili anche la Torre di Castrocucco a Maratea e la Torre di Fiuzzi a Praia a mare.

Advertisement

I pirati Saraceni, durante le loro incursioni non rapivano solo donne uomini e bambini per farne schiavi o merce da riscatto. Ma sceglievano le loro basi disposte nelle città costiere, saccheggiando edifici per poi fuggire via mare. Altre volte invece occupavano la città, imponendovi pesanti tasse, a chi non si sottometteva convertendosi all’Islam. La Torre di Crawford si presenta come una imponente struttura muraria di dimensioni quasi uniformi. Ha base quadrangolare con corpo troncopiramidale, dotata di due speroni di rafforzamento verso il mare, incastrati nel basamento. È provvista di cinque caditoie di controscarpa, poste lungo ogni fronte, insieme alle varie aperture da fuoco. Mentre dal lato monte è possibile ammirare il ponte levatoio. Una scala esterna a due rampe, invece conduce all’ultimo livello agibile della torre. Essa rappresenta infatti, uno degli elementi più importanti di tutta la costruzione. Mediante la quale è possibile accedere al primo e secondo piano del bastione che termina con un ampio terrazzo. Quest’ultimo, serviva per comunicare e avvertire le altre torri di vedetta su eventuali incursioni, ciò avveniva tramite grandi falò.

Posizionata davanti all’isola di Dino, ogni sera al calar del sole, investita dai raggi del tramonto, regala uno spettacolo davvero unico nel suo genere. Il bastione autentico patrimonio architettonico, racchiude al suo interno, non solo piacevoli memorie d’ordine storico, ma anche letterario. Il suo nome, probabilmente deriva dallo scrittore americano Francis Marion Crawford, il quale nei primi del Novecento vi soggiornò.

Vi dimorò dal 1887 ai primi del ‘900. La struttura fu per ben venticinque anni il luogo preferito dallo scrittore, figlio dello scultore americano Thomas Crawford e di LouisaCutlerWard. In questi anni scrisse 45 romanzi e molti saggi storici. I suoi maggiori successi furono quelli del mistero e del terrore, da cui in seguito trassero pellicole cinematografiche. Appassionato anche di vela, mentre compiva viaggi nel Tirreno Meridionale, arrivò a sbarcare nelle acque della baia di San Nicola Arcella, innamorandosi del posto. Egli che già conosceva ben 17 lingue, per amore della nostra terra, imparò anche a parlare il nostro dialetto calabrese in un modo perfetto, tanto da ingannare persino la gente del posto. Oggi sono oggetto di studio, i periodi trascorsi da Crawford a San Nicola Arcella, per una fedele ricostruzione della sua vita e delle opere. La Torre e le meraviglie calabresi ispirarono così tanto lo scrittore, che ne beneficiò, soprattutto nella stesura del racconto ‘For the Blood is the life’, in cui la protagonista, Cristina, è una donna sensuale e selvaggia che si trasforma in vampiro. Il racconto fu pubblicato per la prima volta nel dicembre del 1905 in un periodico americano, celebre per aver ospitato anche i racconti di Arthur Conan Doyle. L’attrazione è l’amore per la nostra terra, portò spesso il romanziere a San Nicola, ambiente ideale per i suoi racconti intrisi di mistero e dove completò anche uno dei suoi ultimi racconti, The diva’sruby del 1907. Nel centro storico del paese all’epoca denominato Casaletto, fino a qualche decennio fa esisteva qualcuno che ricordava lo scrittore anglosassone, il “Lord Inglese” così denominato. Oggi la torre dopo aver avuto nel corso degli anni molti destinatari, è di proprietà dei signori Calia di Napoli, i quali hanno pensato di trasformarla in un museo.

This article is from: