La grazia del mito

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Luigi Galligani LA GRAZIA DEL MITO

Galleria

Schubert

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Luigi Galligani LA GRAZIA DEL MITO

Si ringrazia: Lorenzo Lori Dafne srl Il Cesello snc Beatrice Nencini

Galleria

Schubert

settembre ottobre 2011


LUIGI GALLIGANI E LA GRAZIA DEL MITO di Giorgio Seveso Si direbbe che il nostro artista toscano possieda, tra le sue molte qualità plastiche, anche la dote di una sua speciale visione di sintesi, di fusione, di mescolanze condensate tra spontaneità e mestiere, tra romanticismo e classicismo, coi modi della più tranquilla naturalezza. Sia insomma capace, nel suo lavoro, di sollevare un immaginario romanticamente classico e nel contempo classicamente romantico, senza per nulla forzare il processo dell’espressione: è lo stesso lievitare dell’ispirazione che trova nella materia la propria calzante ragione espressiva e nella fantasia la propria enfasi lirica. Non vorrei sembrare eccessivamente schematico, ma sono persuaso che a ben guardare nel profondo della sua officina immaginativa, e dunque nell’impronta fondativa della sua sensibilità, troviamo, ai due capi, gli echi di un rapporto non so quanto consapevole con Arturo Martini, per il sodo vigore dei valori plastici, e con Francesco Messina, per la sensualità quasi lasciva delle forme femminee. Con in mezzo, come un baricentro ideale vissuto con avvertibili sentimenti d’affetto interiore, le “Pomone” di Marino Marini. E però – quasi a contraddire tali rimandi – salta subito agli occhi anche una sorta di aria “metafisica” che permanentemente circola nella grazia straordinaria e magica di tutti questi suoi personaggi muliebri, enigmatici, misteriosi e incantati: un’atmosfera che rimanda alle proporzioni silenti dei “Bagni misteriosi” di De Chirico o alle figure interroganti delle “Annunciazioni” di Savinio. Qualcosa, appunto, di moderno e insieme d’antico, qualcosa che suggerisce una riflessione, emozionata ma anche smaliziata, non priva talvolta di una punta d’ironia, sulle vicende eterne della


vita, sulle intriganti contraddizioni esistenziali della nostra quotidiana umanità. Del resto, proprio di “incanto e mistero” aveva parlato Raffaellino De Grada in uno dei suoi ultimi scritti per lui. Sono forse, queste considerazioni, una testimonianza d’entusiasmo “esagerata” da parte di un critico che, così, vorrebbe rimediare al fatto di avere purtroppo tardivamente incontrato il suo lavoro? Non credo proprio, poiché la portata di questa scultura supera ogni piccola ragione del piccolo cabotaggio cui il lavoro degli artisti nostrani – non per colpa degli artisti medesimi – soggiace oggi, in questo sistema dell’arte attuale che ha occhi veri, e palcoscenici efficaci, solo per chi segua determinate mode estetiche, ovvero determinati modi d’essere contemporanei, e gli altri s’arrangino, nell’ambito del circuito cui arrivano da soli o cui giungono i loro collezionisti e galleristi. Quindi, non avendo (grandi) colpe personali per non averlo finora incontrato nel mio ormai lungo frequentare l’arte nostra, sono serenamente ben lieto di dichiarare che con Galligani siamo di fronte a un protagonista assolutamente di primo piano della scultura italiana odierna, del calibro dei maggiori oggi viventi. La sua è infatti una scultura piena e risolta, che ha maturato una evidente solidità sia formale che poetica e, soprattutto, una coerenza non usuale in termini di tenuta interiore, di qualità degli esiti, di pertinenza tecnica e soprattutto poetica. Ma torniamo appunto a tali pertinenze, e dunque alle sostanze liriche che il lavoro di Galligani viene sollevando con le forme della sua scultura. Oltre al rapporto con la classicità, la sua particolare intonazione figurativa fa i conti, difatti, con il tema – non si può più lirico appunto – del Mito. Un tema che sfugge per sua stessa definizione alla mera cronaca delle cose e delle

vicende umane, e proprio per questo riesce sempre d’attualità, sempre incide o coincide in qualcosa della storia in atto, sempre evoca un’eco, un riflesso, un parallelismo: sempre, insomma, si rivela impegnato a dire lateralmente piuttosto che a mostrare direttamente. E, dunque, un tema che non è solo il fiorire pieno e libertario dei sensi consentito dalla purezza del classico, dalla divina ed erotica innocenza sorgiva di una eterna età dell’oro, qualcosa che sta tra la tattilità un po’ ingenua ma ieratica del sarcofago etrusco e la solennità delle sfingi egizie, ma che anche consiste, invece, nell’accostare alla vertigine di tale âge d’or le consapevolezze più allertate del presente, la coscienza dolente ma anche sorridente delle infinite antinomie legate a questa nostra epoca di striscianti e inaudite alienazioni. Le sensuali sirene, le veneri pensose, gli dei e le sibille, le sfingi e le meduse carnosissime e seducenti della sua ritornante galleria di immagini altro non sono, appunto, che concrezioni del Mito, personificazioni e “personaggi” nati a pretesto di una forma scultorea dotata di senso non solo formalistico, di significato non provvisorio, non generico, non ludico o “solo” estetico… Il loro racconto per rimandi e per allusioni a quel lievito di moderno che irradia dall’arcaico e dalla classicità è un racconto che, sia pure sontuoso e ricco, sembra drasticamente semplificare della figura i suoi termini naturalistici, per quanto, come scriveva Marino Marini: “soltanto in apparenza la semplificazione ci allontana dalla natura, anzi, ve la riconduce, poiché ne estrae l’essenziale”. Ecco, il rapporto di Galligani con il Mito è un rapporto “essenzializzato” o, come dicevo all’inizio, sintetico: è la continua e serena ricerca, quasi dolce, fatta di ambigua piacevolezza armonica e gentile fisicità, di una figura colta in tutto il suo nucleo interiore di senso umano, fissata nella sua anima profonda, in tutta la sua limpida verità lirica.


Marmo, bronzo, terracotta, resine o ceramica, ogni medium ha per lui profondità e volumi particolari, patine e sinuosità speciali, ricavate da una sapiente manualità tecnica appresa nelle Accademie prima di Firenze e poi di Carrara, con Floriano Bodini. Un saper fare coltissimo, il cui risultato ad ogni prova è di soda bellezza, di calda suggestione. Ogni poeta, ha scritto una volta Antonio Porta, sa che il proprio lavoro nasce dalla necessità di esprimersi, e in secondo luogo di esprimere. In seguito a queste due necessità, il poeta è colui che si forgia un linguaggio, ed è proprio dal linguaggio che si vede se qualcuno è realmente poeta: la necessità di esprimersi, o l’emozione, da soli non bastano. Nel caso di Galligani, e delle sue poesie in sembiante di scultura, il processo formativo dell’immagine si definisce nella sintesi di un forte sentimento espressivo e soprattutto, come abbiamo visto, di una grazia limpida e concreta della forma. È un linguaggio pieno e risolto, da vero poeta del Mito.

opere


"L'enigma della Sfinge" Argilla 2011 cm. 82 x 200 x 84(h)


" Murena" Bronzo 2004/2005 cm. 53 x 283 x141(h)


"Medusa" Bronzo 2000 Altezza cm. 47



"Sirena con cuscino" Terracotta 2008 cm. 43 x 93 x 51(h)

"Maga con gufo" Argilla 2011 Lunghezza: cm. 45


"Sfinge alata" Terracotta 2008 Lunghezza: cm. 90


"Partenope" Bronzo 2007 Lunghezza: cm. 210


"Bacco e Arianna" Terracotta 2008 cm. 53 x 35 x 61(h)


"Bacco"(particolare) Bronzo 2002 Altezza: cm. 175

"Bacco" Terracotta 2002 Altezza: cm. 175


"Minerva" Bronzo 2001 Altezza: cm. 155


"Dafne" Argilla 2008/2011 Altezza: cm. 200


"Pesce con coda a spatola" Argilla 2011 cm. 84 x 140 x 128(h)


Luigi Galligani è nato a Pistoia nel 1957. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Firenze e Carrara dove si è diplomato nel 1980 con una tesi su Marino Marini. Nel 1985 è stato segnalato da Renzo Biasion e da Tommaso Paloscia sul Catalogo Mondadori della Scultura Italiana. Nel 1993, dall’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, ha ricevuto il titolo di Accademico Corrispondente della Classe di Scultura. Nel 1996, nell’Accademia dei Georgofili di Firenze, danneggiata gravemente da una bomba nel 1993, è stata collocata una sua scultura in occasione della fine dei suoi restauri. Nel 1997, Antonio Paolucci, ex Ministro della Cultura, ha presentato Galligani nel suo catalogo monografico, in occasione della sua personale alla Ken’s Art Gallery di Firenze. Nel 1999, la Regione Toscana ha commissionato a Luigi Galligani il “PEGASO STRAORDINARIO 1999” per Eugenio Garin, storico della filosofia. Nell’Estate 2001, l’Artista ha tenuto una mostra personale di sculture sul tema del Mito nel Parco della Versiliana, a Marina di Pietrasanta, in occasione del XXII Festival, con testi critici di Romano Battaglia e Antonio Paolucci in catalogo. Nel 2002 Galligani tiene una sua

personale presso la Galleria Enrico Paoli di Pietrasanta. Nell'anno 2003 l'Artista ha realizzato un'importante mostra personale sul tema "Mediterraneo" nella Sala Esposizioni dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze con monografia e testi critici di Francesco Adorno, Antonio Paolucci, Francesco Gurrieri, Antonina Zaru. Successivamente il critico Giovanni Faccenda, con il patrocinio del Comune di Arezzo, ha curato l'esposizione di alcune opere in bronzo dell'Artista presso ill Chiostro del Palazzo Comunale di Arezzo. Nello stesso anno la Royal Caribbean International commissiona all'artista un'opera in bronzo monumentale e due busti in terracotta per la nave da crociera: "Mariner of the Seas". Nell'anno 2004 Galligani espone un gruppo di opere monumentali ad Orbetello, presentate da Giovanni Faccenda e la mostra, incentrata sempre sul Tema del Mito Mediterraneo, si protrae fino al Dicembre 2006. Le sue sculture sono esposte nel 2005 a Capalbio con la presentazione di Giuseppe Cordoni e presso l'Associazione Industriali di Firenze, con la collaborazione del Prof. Mario Bigazzi, uno dei maggiori esponenti nell'ambito della riabilitazione intensiva, che

presenta in questa sede il gruppo bronzeo delle Tre Grazie prima della loro collocazione definitiva presso l'Istituto Prosperius Tiberino di Umbertide. Nel 2006 l'artista è invitato ad un'importante rassegna di scultura a Maastricht, dove espone tre suoi grandi bronzi nei giardini dello Chateau Neercanne, presentato dalla Gallery Bell’Arte di Maastricht. Nello stesso anno l'Associazione Industriali di Firenze gli commissiona un'opera in bronzo che consegna a Luca Cordero di Montezemolo, in occasione del Assemblea del 22 Giugno, presso il Palazzo dei Congressi a Firenze. Nel 2007 ha realizzato l’ Audience prize, un Bassorilievo di bronzo, per Ilian Simeonov, regista del film “Warden of the Dead” nella sezione: ”Oltre il Mediterraneo” al Taormina film Festival. Nello stesso anno, il Comune di Orbetello gli ha commissionato il gruppo bronzeo delle "tre Grazie" collocato di fronte al Municipio. Nel 2008 Galligani ha presentato 10 sculture all’ Agora Gallery di NEW YORK in occasione della rassegna: “The Odyssey Within” Negli anni 2008 and 2009 ha realizzato due grandi bronzi dorati della scultura: “Il canto delle sirene”, per l’ Encore Hotel Wynn Las Vegas, in Las Vegas e per l’ Encore Hotel Wynn Macau, in Macau (Collezione Steve Wynn).

Nel 2010 Carlo Franza ha presentato una personale di Galligani al Circolo della Stampa di Milano, con la collaborazione della Galleria di Ada Zunino. Sempre nel 2010 lo scultore è stato invitato ad esporre alcune delle sue sirene nel parco di Villa Necchi, Gambolò, Pavia (recentemente restaurata ed aperta al Pubblico). Nel Novembre dello stesso anno è invitato da Mousse T. e Sasha Foster ad esporre le sue opere recenti presso il Peppermint Pavillon di Hannover. Nell’Ottobre 2010 Luigi Galligani ha ricevuto il Premio per la Scultura al Circolo della Stampa di Milano. Nel 2011 ha tenuto una sua personale presso la Satura Art Gallery di Genova e a partecipato alla rassegna “I quattro elementi” presso il Castello Estense di Ferrara – Ferrara Pro Art. Sempre nel 2011 Galligani ha ricevuto il I° Premio per la Scultura alla Biennale GENOVARTE 2011. Le sue opere si trovano in importanti collezioni in Italia ed all’estero. Luigi Galligani vive ed opera a Castellina in Chianti, in Toscana.



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