Città facile

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CITTÀ FACILE : per una società degli accessi e servizi socialmente sostenibili Gabriele Righetto

Centro di Ecologia Umana – Università di Padova


Città facile e ben-stare Per città facile si intende un insieme di luoghi ampiamente insediati in cui si gode di facile accesso a risorse, beni, servizi e contesti gratificanti e ricreativi. Una città facile è caratterizzata da presenza di spazi pubblici e privati senza che il privato interferisca nell’accesso a beni e servizi essenziali per la qualità e dignità di vita. E’ il luogo dove si pratica bene l’Abitanza.


La prossemica estesa e la percezione di appartenenza La prossemica riguarda il modo di rapportarsi delle persone con i luoghi in relazione ad altre persone -PRIMA PROSSIMITA’ -150/300 metri -NICCHIA PROSSEMICA - raggi di raggiungibilità sostenibile – 600/1500 METRI - PROSSEMICA ESTESA


Nicchia prossemica 1500 m

300 m Prima prossimità

150 m

PROSSEMICA PROSSEMICA ESTESA ESTESA

600 m


Luoghi centripeti e centrifughi I servizi sociali e i servizi urbani esplicitino opzioni ed offerte centripete. La prossemica che riguarda gli insediamenti e i luoghi relativamente vasti interessa la prossemica estesa.


Nicchia prossemica e raggi di raggiungibilità Per coloro che godono di una deambulazione sufficiente le distanze pedonali idonee dovrebbero essere contenute tra i 600 e i 1.500 metri. Tutto quello che è offerto in raggi di raggiungibilità rientra nella nicchia prossemica.


prossemica vasta o regionale La una prossemica vasta riguarda i bisogni non quotidiani, ma in ogni caso riferiti alle persone nelle funzioni di vita. Si tratta dei servizi ospedalieri, degli aeroporti, dei luoghi culturali rilevanti, delle zone naturalistiche di facile approccio, del tempo libero da week end o vacanza breve. Sono luoghi raggiungibili in una temporalità che va da tre-quarti d’ora ad un’ora e mezzo e consentono l’andata e il ritorno alla proprio abitazione nell’arco di una giornata, ovviamente con l’uso di un mezzo meccanico. Tutto questo riguarda la prossemica regionale e non richiede viaggi impegnativi. E’ una città facile quella che ha una rete di connessioni rispettosa della temporalità della prossemica regionale.


oltre la facilitazione fisica Non basta considerare la distanza deambulatoria o il tempo contenuto di accessibilitĂ , perchĂŠ vi sono fattori che riguardano le facilitazioni cognitive e relazionali.


facilitazioni cognitive facilitazioni cognitive oltre la barriera alfanumerica non facilitante per non nativi o stranieri (e non supportati linguisticamente) e per disabili cognitivi uso compensatorio di comunicazioni di icone, simboli semplificati, colori e piste cromatiche, tracce tattili e segnali acustici. In ogni caso i luoghi comunicativi si avvalgono di forme facilitate in pluricodice. La cittĂ facile non discrimina culturalmente i suoi abitanti.


Concetto di abitanza La città diviene facile se è pensata per gli abitanti. Essi vivono una frequentazione continuata in luoghi prossimi, hanno diritti e doveri nella gestione dei luoghi e della comunità, esprimono atteggiamenti ed azioni di caring, investono in progettualità per sé e per le generazioni in crescita, non vivono solo un rapporto di utenza, ma di co-gestione dei luoghi in cui vivono. La condizione matura di abitanza comporta una conoscenza abbastanza fine delle vicende dei luoghi e della comunità, dei livelli di maturazione di decisionalità espressi in processi di corresponsabilizzazione e di decisionalità evoluta fino alle forme di progettazione partecipata.


conduzione positiva dei luoghi e della comunità L’Abitanza supera il concetto di Cittadinanza che considera le persone come singoli individui dotati di diritti e di attribuzioni giuridiche propone delle pratiche di coinvolgimento, decisione quasi diretta, progettazione condivisa e co-responsabilità nella conduzione positiva dei luoghi e della comunità .


La residenzialità e l’integrazione Nell’esercizio di abitanza un ruolo importante è svolto dalla residenza che esprime il rapporto più esplicito dello ‘starci’ come abitanti.


Lo ‘starci’ Lo ‘starci’ è la condizione per far riferimento, uso e cura dei luoghi, per cui parti della città o dell’insediamento sono vissuti come propri e quindi dotati di forza identitaria e per molti aspetti simbolica. Lo ‘starci’ può favorire l’inclusione e l’integrazione quando è garantita l’abitanza plurale, caratterizzata da compresenza dei gruppi sociali ed intergenerazionali all’interno della nicchia prossemica.


Esclusivismo e monofunzionalità Tutte le volte che un’abitanza è espressa in una nicchia prossemica per pochi gruppi sociali e ancor meno per un solo gruppo sociale si va verso l’esclusivismo o la ghettizzazione. La monofunzionalità della nicchia prossemica costituisce un indicatore di dissonanza per la ‘città facile’.


Pluralità di espressioni nella nicchia prossemica la morfologia e la tipologia edilizia possono costituire indicatori per l’individuazione della “città facile”; essa è caratterizzata da pluralità di espressioni architettoniche e non solo da edilizia ripetitiva ed omogenea, si manifesta per presenze di cunei verdi o comunque estensioni di territorio aperto con funzioni socioambientali, ha momenti di centralità funzionale e simbolica gode di una rete di trasporti che garantisce la mobilità per le relazioni urbane e territoriali (prossemica regionale), ma anche per i rapporti di prima prossimità. Gli accessi alla mobilità sono contenuti all’interno della nicchia prossemica.


Primato dei rioni La condizione di Abitanza si declina dalla prossimità fino all’estensione territoriale, però il cuore relazionale è posto a livello di rione unità insediativa con un’integrazione di servizi, di relazioni sociali consone ad una comunità, rapporti con valenze socioambientali vivibili dentro la dimensione della quotidianità e nell’estensione della nicchia prossemica.



Abitanza indoor e rarefazione sociale Le città assumono sempre più la configurazione di agglomerati densi, ossia caratterizzati soltanto da edificazioni senza spazi verdi e tanto meno territori aperti. Ciò induce a molti svantaggi. Una prima conseguenza è che l’abitanza si esprime per lo più indoor, interna al costruito e non si esercita in relazione con elementi naturali e viventi, fa scattare la socialità verso una rarefazione sociale


Città mediatica e a-locale La rarefazione sociale si declina per lo più nell’interpersonale e compensata da contatti mediati da strumenti telematici o mediatici, Inibisce le pratiche motorie naturali, subisce situazioni termiche limite con scarsità di ventilazione e di equilibrata umidificazione, le falde freatiche patiscono l’impermeabilizzazione della superficie superiore e quindi gli strati acquiferi regrediscono o scompaiono per ampie estensioni. Il soleggiamento diventa problematico e l’attrattività della città può anche risultare compromessa se non viene compensata da una quota elevata di servizi e di configurazione architettonica di eccellenza.


Città centrifuga

Una città a densificazione elevata può risultare poco attrattiva e nei casi più estremi centrifuga, con scarsi incentivi alla socializzazione. Ossia una città non-facile.


Città diffusa e/o reticolare La popolazione per far fronte agli elevati costi degli edifici in zone dense e al disagio abitativo si sposta all’esterno delle città dense, incentivando nuove edificazioni lungo le radiali e gli assi stradali principali. In tale modo si produce non solo la città diffusa, ma anche la città reticolare. Quest’ultima si sviluppa sui fronti stradali in continuità, senza più distinzione tra centri urbani e centri minori. Dietro i fronti stradali permangono territori agrari rinchiusi nei reticoli edificati. La tendenza è la costipazione interna dei reticoli con produzione di densificazioni estese.


Corridoi ecologici e nicchia prossemica Vanno difesi i corridoi ecologici e i cunei verdi che si insinuano nei corpi edificati urbani, non poche volte fino al nucleo di insediamento storico. Se si difendono e valorizzano le radiali verdi si garantisce alla popolazione abitante una prossimità al territorio verde. Se non si edifica in seconda e terza espansione, l’insediamento conferisce la possibilità di accedere alle aree verdi con distanze inferiori ai trecento metri e quindi all’interno della nicchia prossemica, come indice di accessibilità facilitata.



Città parallele: transito dolce e lento e transito motorizzato

Salvaguardati i cunei verdi è possibile valorizzare percorsi ciclopedonali paralleli e complanari alla viabilità veicolare. In tal modo si dotano i rioni e gli insediamenti di prossimità di dorsali a transito lento e sostenibile. La struttura ad alta accessibilità sostenibile risulta a pieno favore dei bambini e degli anziani, che non soffrono delle barriere veicolari e possono transitare in tranquillità e sicurezza. I luoghi a verde attrezzato sono apprezzabili per maggiore sicurezza sociale. In essi si possono realizzare dei recinti protetti senza però realizzare strutture chiuse, luoghi cioè a permeabilità selezionata che facilitano anfratti in sicurezza.


Servizi e mobilitĂ lenta

I servizi possono essere inseriti nelle fasce a mobilitĂ lenta con la conseguenza di sottrarli alla morsa del traffico veicolare che interessa le vie di attraversamento territoriale.


Ospedali orizzontali La città facile si caratterizza anche per l’accessibilità a servizi specialistici entro una prossemica di livello regionale o comunque di area vasta. Il fenomeno coinvolge i servizi ad alta specializzazione come gli aeroporti e gli ospedali. Conviene soffermarsi sulla questione degli ospedali che svolgono un ruolo importante nella città facile.


La stereotipia dell’ospedale verticale torre tecnologica si sta transitando dall’ospedale a degenza prolungata verso servizi sociosanitari collocati e disseminati nel territorio, strutture altamente specialistiche per degenze rapide e di esplicito intervento mirato (‘ospedali per acuti’.) Discutibile la stereotipia dell’ospedale verticale. Le persone ospedalizzate e il personale che vi lavora percepiscono di appartenere ad una struttura segregata e isolata dal resto della popolazione.


Ospedali poco aperti al futuro tecnologizzanti non tecnoterritoriali

Gli ospedali verticali producono un forte impatto ambientale negativo e presentano modesta flessibilitĂ autocorrettiva Sono strutturalmente molto determinati, assai in contrasto con le tendenze della medicina e delle tecnologie in campo medico che riscontrano rapidi cambiamenti ed evoluzioni e quindi presuppongono scenari di attivitĂ in forte evoluzione.


Segmenti modulari per cambiamenti topici a valenza ambientale Intensificare le strategie per gli ospedali orizzontali, organizzati secondo segmenti modulari maggiormente disposti a cambiamenti topici, con poca elevazione che distingua solo i laboratori, la degenza, le strumentazioni e i magazzinaggi specialistici.

L’ospedale orizzontale in territori aperti e non in zone urbane dense, Goda di una rete trasportistica funzionale, non assediato da traffico improprio, dotato di mezzi rapidi di trasporto con facili eliporti e collegamenti autostradali e ferroviari dedicati, pensati in accessibilità con il territorio regionale e aeroportuale.

Dentro insomma regionale.

una

razionale

prossemica


Dotazione a parco polifunzionale La tipologia dell’ospedale orizzontale ad alta valenza ambientale, dotata di estese zone verdi a parco e giardino, fattori non solo di gradevolezza, ma anche di salubrità e di buon microclima per degenti e personale ospedaliero. Una dotazione a parco degli ospedali, senza svettamenti verticali, non compromette lo skyline del paesaggio locale e può offrire l’accesso a zone di valore ambientale per gli stessi abitanti non degenti, Il parco sia pensato in termini polifunzionali, con attività ricreative a sfondo naturalistico, momenti di manifestazioni e spettacoli non disturbanti, divenendo nel complesso una risorsa non solo sanitaria, ma territoriale in senso ampio.


Abitanti come progettisti: la pratica della progettazione partecipata

La condizione di Abitanza è una condizione attiva. Non si è insediati in alcuni spazi, ma si vivono e si curano dei luoghi per sé e per la comunità di appartenenza. Ciò che fa regredire la condizione di Abitanza è il trovarsi nella sola condizione di utenza, si usano degli spazi, senza appartenervi. Cioè si transita o si agisce in spazi e non luoghi.


Luoghi non spazi Lo spazio è un banale strumento territoriale, il luogo è invece un insieme di relazioni in cui si coglie la presenza delle persone che costituiscono comunità e danno alla realtà fisica una conformazione che non è solo edificata, ma dotata di assetto comunicativo e simbolico mediante il linguaggio del paesaggio insediativo. Un luogo non è mai definitivamente costituito, perché sono in gioco bisogni, aspettative e propensioni che emergono dalle dinamiche sociali. Un luogo è pertanto un contesto attivo con abitanti attivi e uno dei modi significativi con cui esprimere il rapporto attivo è la progettazione.


Dalla progettazione ‘tecnica’ alla progettazione partecipata La progettazione è tradizionalmente attribuita alla professionalità di tecnici specifici (ingegneri, architetti, designers, tecnologi, agronomici, ecc.). Se è indubbio che costoro sono detentori di tecniche, ossia di pratiche esperte, gli esperti dell’abitare sono però gli abitanti stessi.


Comunicazioni multimediali e affiancatori . La progettazione partecipata si esprime e agisce nei luoghi e non può avvalersi del solo strumento verbale, ma fa ampio ricorso ai linguaggi rappresentativi e multimediali, non trascurando la valenza del pensiero plastico. I tecnici della partecipazione svolgono la loro funzione di affiancatori, collaborando con gruppi di abitanti designati per pertinenza di ambito e ‘disegnano’ assieme agli abitanti co-progettisti, usando strumenti facilitati dalla comunicazione multimediale


Flessibilità dell’offerta dei luoghi la progettazione partecipata avviene in gruppo con le tecniche per lo più del focus group e le modalità interattive del brainstorming, si ha una forte interattività tra abitanti partecipativi e si passa agilmente dal pensiero individuale ad un pensiero progettuale costruito insieme, cioè si elabora un pensiero plurale sempre più compiuto e condiviso. La co-progettazione significa la convivenza sostenibile di più punti di vista condivisi, l’esito delle trasformazioni dei luoghi è complesso nella sua condivisione e quindi va a rispondere ad una pluralità e differenziazione di esigenze ed aspettative. Tutto questo si traduce in flessibilità delle offerte dei luoghi che esprimono un più generale carattere di città facile.


Gruppi a rischio di soglia di accessibilità (bambini, disabili, anziani, non nativi)

La Città facile è una pratica per tutti, ma dovrebbe esserlo ancor più per coloro che partono con condizioni non favorenti. La Città in crescita delle bambine e dei bambini è una città che non ha rinunciato alla sua dimensione ludica, agli atteggiamenti distesi e non allertati, alla primarietà del deambulare e esercitare il corpo, alla possibilità di godere di luoghi in sicurezza dove esprimere comportamenti spontanei, in luoghi vissuti come presenze per attivare curiosità e apprendimento.


La Città Abile La Città Abile per i disabili è una città dal transito non barrierato, dalle piste sensoriali non ad egemonia visiva,una città che declina la sensorialità del tatto e del riconoscimento dei percorsi nel suolo mediante rugosità, asperità, differenze di materiali riconoscibili dai piedi stessi nel loro ambulare. una città sonora città cromatica città cognitiva. città generazionale città della memoria e del memorabile, città meticciata - mondo glocale non solo coloro che hanno memoria di essa, ma che sono portatori di altre memorie e altri progetti, previssuti in luoghi altri. costruisce un’urbanistica dell’accoglienza impedendo che i non nativi siano condensati in luoghi esclusivi e facilitando invece che i segni delle nuove culture abitanti arrechino l’espansione di una ricchezza relazionale e simbolica aperta e in rinnovamento.


Abitare non solo insediarsi LUOGHI PER L’INNOVAZIONE E LA RESPONSABILITA' SOCIALE


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