ANNELISE HEURTIER
è nata nel 1979 vicino a Lione e da oltre quindici anni scrive per bambini e ragazzi di tutte le età. Spesso ispirate a fatti reali, le sue storie sono anche pretesti per viaggiare e scoprire culture e percorsi di vita singolari. Con Gallucci ha già pubblicato i romanzi L’età dei sogni , finalista al Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2020, La ragazza con le scarpe di tela e Diario di una ginnasta .
In copertina
Fotografia: © Shutterstock / LightField Studios
Art director: Francesca Leoneschi
Graphic designer: Pietro Piscitelli / theWorld ofDOT
UAO
Universale d’Avventure e d’Osservazioni
Annelise Heurtier
#tutticontroclara
traduzione dal francese di Marina Karam
della stessa autrice:
L’età dei sogni
La ragazza con le scarpe di tela
Diario di una ginnasta
ISBN 979-12-221-0474-4
Prima edizione italiana maggio 2024 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2028 2027 2026 2025 2024
© 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Titolo dell’edizione originale francese: #ToutlemondeDétesteLouise © 2023 Casterman - Bruxelles, Belgio
Gallucci e il logo sono marchi registrati
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Annelise Heurtier #tutticontroclara
traduzione di Marina Karam
Per Oe-Au e Makeu, dell’isola di Huahine, in Polinesia
Grazie a Ombéline Prat, Maïalen Vieux-Rochas e Diane Onimus che hanno gentilmente letto il testo arricchendolo con le loro osservazioni.
Grazie a Hélène e Dakota per la foto del profilo di Clara.
Avvertenza
Scritto nell’estate del 2022, questo romanzo è un’opera di fantasia che affronta l’argomento delle molestie e del cyberbullismo.
Mentre il libro è quasi pronto per la stampa – siamo nel marzo 2023 – il Parlamento francese ha appena votato in prima lettura il progetto di legge relativo alla maggiore età digitale. Se verrà definitivamente promulgata, questa legge fisserà a 15 anni l’età minima per iscriversi ai social. Dai 13 ai 15 anni sarà necessaria l’autorizzazione dei genitori. Prima dei 13 anni, l’accesso ai social sarà vietato (la regolamentazione è già in vigore, ma attualmente le piattaforme non sono soggette ad alcuna verifica).
Questa legge di certo non risolverà tutti i problemi. Ma consentirà di accrescere la consapevolezza sui pericoli dei social network e sulla maturità necessaria per farne buon uso, visto che la prima iscrizione avviene in media all’età di
8 anni (fonte: Commissione nazionale francese dell’informatica e delle libertà).
Il social network LikeMe è un’invenzione dell’autrice.
Invece, il sondaggio in apertura del romanzo è ispirato a una storia vera. Nel 2019, in Malesia, Davia Emelia, un’adolescente di 16 anni, ha postato una domanda analoga sul suo account Instagram. Il 69% degli iscritti ha risposto “No”. Davia si è buttata dal tetto del suo palazzo.
In questo romanzo l’autrice ha voluto offrire a Clara la possibilità di seguire una strada più luminosa.
Merito di vivere?
1
Lei si avvicina e io non vedo nient’altro.
Ho la sensazione di essere in un teatro, quando tutto sembra in bianco e nero tranne l’alone di luce intorno a ciò che il pubblico sta aspettando.
Le sue mani che tengono il pacchetto.
Il mio cuore incespica mi manca il fiato ho troppa fretta ho troppa fretta ho troppa fretta.
Lei si avvicina ancora. Se volessi, potrei già prenderlo, del resto è proprio quello che sto facendo col pensiero, mi ci butto a capofitto strappo la carta lucida faccio volare i riccioli del nastro da regalo e poi…
Un’idea orribile mi fa lo sgambetto proprio prima del traguardo.
Non sarà un po’ piccolo, quel pacchetto?
Srotolo un metro immaginario. Magari hanno cambiato idea: “Io e tuo padre ci abbiamo pensato certo ti avevamo
detto di sì ma è troppo presto sei troppo giovane non abbastanza matura e poco ci importa degli altri chi se ne frega degli altri e così ti abbiamo comprato un’altra cosa non fare quella faccia vedrai ti piacerà vedrai più tardi ci ringrazierai”.
“Più tardi ci ringrazierai?” La peggior frase del mondo. Ecco mi manca l’aria sto sudando sotto le ascelle portate una barella.
Francamente, se si trattasse di un profumo o di un braccialetto Pandora sarebbe un brutto colpo. E poi come faccio a tornare a scuola? Piuttosto rimango chiusa in camera mia come una hikikomori giapponese, mia madre mi farebbe arrivare vassoi con formaggio e cetriolini. Le mie amiche lo sanno, l’ho detto a tutti. Che figura ci faccio? Sono praticamente l’unica a non averlo. In seconda media! Quasi in TERZA e mio padre che canta ancora “tanti auguri a te”.
Non possono farmi una cosa simile. A questo punto, sarebbe una violenza psicologica. Soprattutto dopo la bella messinscena, i piatti che-non-vanno-in-lavastoviglie, il festone sulla porta e le candeline su un pezzo di formaggio Maroilles che puzza alla grande. Sì, possiamo davvero mettere le candeline sul formaggio se ci va, nella vita bisogna saper uscire dagli schemi altrimenti si finisce per assomigliare a un sudoku, hi, hi, hi che battutone.
Mi affido al mio coraggio e azzardo un’occhiata sul volto di mia madre.
Credo di potermi rilassare, in effetti.
La guardo di nuovo, questa volta più a lungo. Lei non dice niente ma non importa, perché so leggere molto bene i sottotitoli, nascosti nel fremito delle sue narici, nel luccichio delle sue pupille.
Penso di non avere nulla da temere, il suo sorriso la tradisce. Un sorriso forzato, esattamente il tipo di sorriso di un genitore che avrebbe preferito regalare un profumo, un braccialetto o qualsiasi altro dono innocuo, sarebbe sempre stato un anno guadagnato contro gli orribili pericoli ai quali esporre la propria unica figlia.
Ecco, ci siamo quasi ho raggiunto il mio obiettivo applaudo mentalmente saltello dentro di me finalmente finalmente FINALMENTE.
La mamma mi mette il pacchetto davanti.
A dire il vero non ci posso credere, mi sento tutta intimorita di fronte a quell’esplosione di riccioli. Di certo succederà qualcosa, un meteorite attraverserà il soffitto e mi atterrerà dritto sul piatto, in pieno sulla mia meraviglia di compleanno.
Mio padre mi sorride, mia madre anche, entrambi sorridono così forzatamente che rischiano la paralisi.
«Dai, aprilo!»
Annuisco stupidamente. Le mie dita sfiorano il nastro; non so che fare, cercare di aprirlo con calma per non dare
l’impressione di essere già del tutto dipendente da quell’oggetto e rischiare che me lo confischino prima ancora di avermelo dato, oppure strappare tutto come ho voglia di fare, che poi, diciamocelo, la confezione con tutti quei fronzoli è una perdita di tempo, il sacchetto del negozio sarebbe bastato.
Il mio cuore inizia lo sprint finale. È ufficiale: sul podio del giorno più bello della mia vita, il mio ottavo compleanno ha appena perso il posto. Eppure, posso dirvi che anche il costume da Hermione Granger l’avevo desiderato eccome. Oggi compio dodici anni.
E avrò uno smartphone.
Un cellulare serve a non sentirsi soli. Serve a stare nei gruppi. Permette di entrare nell’ altra vita, quella che scorre parallela alla vita reale. Se non puoi stare online, devi quantomeno avere una classe innata, come Diane O., una studentessa di terza. Nessuno l’ha mai vista tirare fuori un cellulare dallo zaino e la leggenda narra che non ce l’abbia proprio. Eppure è davvero un peccato: con lo stile che si ritrova potrebbe avere almeno 500k follower su LikeMe. Io invece, con l’apparecchio ai denti e i capelli che si sporcano alla velocità della luce, ho davvero bisogno di un cellulare, credetemi.
DALLA FINALISTA AL PREMIO STREGA RAGAZZI 2020
Il primo smartphone non si dimentica mai. Per Clara è l’emozionante ingresso in un nuovo mondo, fatto di chat, social media, meme e video. Una finestra dove mostrare il meglio di sé e divertirsi con i propri amici, senza fare del male a nessuno. Peccato che ferire qualcuno online sia molto più facile che nella realtà, e non meno pericoloso. Clara lo scopre sulla sua pelle quando, a causa di uno stupido malinteso con un’amica, si ritrova vittima di una tempesta di commenti offensivi e violenti. Dov’è il confine tra la vita reale e quella online? E soprattutto, esiste un modo per difendersi quando all’improvviso nel tuo mondo sono #tutticontrodite?
Ma perché gli altri mettono like a questi insulti? Pensano che siano… divertenti? Si rendono conto che c’è qualcuno a cui arriva tutto addosso? Si rendono conto di cosa stanno facendo?