Almanacco delFESTIVAL SANREMOdi MARINO BARTOLETTI
Prefazione di CARLO CONTI
MARINO BARTOLETTI (Forlì, 1949) è uno dei più celebri giornalisti italiani oltre che una delle figure televisive più amate dal pubblico. È anche un grande esperto di musica, in particolare della storia del Festival di Sanremo, del quale è stato giurato, opinionista e anche selezionatore delle canzoni in gara. Con Gallucci ha in corso di pubblicazione la serie per ragazzi La squadra dei sogni, mentre la serie degli dei, il cui ultimo romanzo, Il Festival degli dei, è proprio dedicato a Sanremo, ha riscosso un incredibile successo di pubblico e di critica.
A mio padre Gualtiero che mi ha insegnato ad amare la musica M B
Marino Bartoletti
Almanacco del Festival di Sanremo con il contributo di Lucio Mazzi
ISBN 979-12-221-0755-4
Prima edizione Gallucci ottobre 2024
Una versione parziale è stata pubblicata in altre edizioni nel 2019 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
anno 2028 2027 2026 2025 2024
© 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Le foto sono dell’Archivio Ansa, per gentile concessione all’autore
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IO E IL FESTIVAL
Marino Bartoletti
PER CONOSCERLO, CAPIRLO E AMARLO
Poche manifestazioni sono uno specchio così attendibile del
nostro Paese: Sanremo non è mai stato solo “canzonette”
Tre quarti di secolo non sono davvero una “misura” banale per valutare una manifestazione che, la si discuta o no, continua ad essere uno specchio tutt’altro che banale del nostro Paese. Il Festival di Sanremo è stato (ed è) allegria e malinconia, euforia e tristezza, speranza e declino, gioia e tragedia, conservazione e progresso, concretezza e fantasia. La nostra musica (salvo rare eccezioni di artisti che comunque hanno avuto il Festival come subliminale punto di riferimento) è passata tutta da lì: persino Francesco Guccini, che professionalmente sta a Sanremo come Bob Marley alla mazurka, quando vuole divertirsi fra amici intona “Vola colomba” – compagna della sua giovinezza – con la stessa ispirata grazia di un gorgheggiatore. E proprio l’innocente “Vola colomba” – vincitrice del secondo Festival della storia, ma soprattutto accorato messaggio “politico” non da tutti capito per il ritorno di Trieste all’Italia – è la prova che Sanremo non è mai stato solo “canzonette”. Perché fra vecchi scarponi e malinconici autunni, fra finestre spalancate e mamme che piangono, su quel palco si è cantato di tutto: ma proprio di tutto. Ogni tanto con qualche ammiccamento strumentale, ma tante volte con una profondità inattesa: e allora ecco le canzoni sulla follia, sulla disperazione del lavoro perso, sulla mafia e la voglia di sconfiggerla, sul terrorismo, sulla violenza contro le donne e contro i minori, sull’omosessualità, sull’aborto, sull’emigrazione, sulla droga, sulla pena di morte, sull’ambiente, persino sulla corruzione politica. E chi non se n’è accorto e pensa solo a un grande baraccone con lustrini e televoto, probabilmente ha perso un’occasione che non esito a definire culturale. Perché la cultura va cercata anche nelle sue manifestazioni
Persino un Presidente della Repubblica con la sua presenza al Teatro Ariston ne ha voluto certificare il valore culturale
apparentemente meno convenzionali, anteponendo perlomeno la curiosità alla puzza sotto al naso. Persino un Presidente della Repubblica di recente si è scomodato per avvalorare questo concetto con la sua presenza all’Ariston. Sanremo siamo tutti noi: nella nostra a volte caricaturale, a volte umanissima e apprezzabilissima italianità. Sanremo sono anche coloro che dicono di non guardarlo (“più” o “mai”) e il giorno dopo ne parlano (e ora ne scrivono) come se – curiosamente – non se ne fossero persi neanche un secondo. Sanremo è scandalo e convenzione, regola ed eccezione. Personalmente lo frequento da…quando sono nato. Ho fatto in tempo ad ascoltarlo alla radio, poi a vederlo in tv, poi a bazzicarlo di persona per decenni con una passione, una curiosità e in fondo una gioia rimaste inalterate nel tempo (non per questo abbassando mai la soglia critica delle mie opinioni). Ci sono edizioni o canzoni di Sanremo che hanno letteralmente scandito la nostra vita. Alcune che l’hanno in qualche modo connotata (fra il 1968 e il 1969 quasi 10.000 bambine italiane vennero chiamate Deborah, con o senza H). Ci sono frasi di testi sanremesi che sono entrati nel linguaggio comune quando non anche nelle grammatiche e nei vocabolari. é un peccato non ripassarne almeno una volta la storia che, curiosamente, coincide in quasi totale sovrapposizione con quella dell’Italia repubblicana. Qualcuno ha detto: “Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere”. Ecco, forse la nostra piccola fatica potrebbe servire a anche a questo: a far amare il Festival di Sanremo a chi non ne ha avuto l’occasione di conoscerne ogni valenza e a farlo amare di più a chi lo ha sempre amato.
L’ABC DI SANREMO
Carlo Conti
TUTTO NACQUE DAL SIGNORE CON LA BARBA
Quando, da bambino, vidi Lucio Dalla cantare “4 marzo 1943”
fui certo che che lo avesse fatto solo per me. E la mia vita cambiò
Il Festival di Sanremo irruppe a casa mia sotto le spoglie di un signore piccolo e con la barba accompagnato da un violinista che ovviamente cantò per me e solo per me “4 marzo 1943”. Naturalmente in onore del mio mese di nascita. Io avevo nove anni e ne rimasi folgorato. Non avrei mai immaginato che la mia strada e il mio futuro si sarebbero così prepotentemente incrociati con quella manifestazione (e anche con quel signore con la barba). Se è vero che i sogni son desideri, sappiate che né allora, né per tanto tempo ancora avrei potuto immaginare – e neanche sognare, appunto – quello che Sanremo sarebbe stato per me, per il mio lavoro, per la mia stessa vita professionale. Già toccai il cielo con un dito quando, meno di quindici anni dopo l’apparizione del signore con la barba, al Sanremo ci andai veramente: alla guida della mia “127” arancione, per “Radio Fantasy” di Firenze. Il bilancio? Quasi una settimana trascorsa (mangiando poco) in una pensioncina che credo non ci sia nemmeno più e l’essere riuscito a sfiorare col microfono gli Spandau Ballet e i Duran Duran. Ci rimisi i soldi della benzina: però tornai felice, con ancora al collo una specie di accredito che per me valeva quanto una laurea. Quella settimana mi diede anche una grande lezione che misi in pratica quando mi ricapitò di tornare a Sanremo – diciamo così – in altre vesti: mai scoraggiare un giovane cronista, un giovane speaker di una qualsiasi radio o tv locale o di qualsiasi sito web, mai metterlo in difficoltà o sottovalutarlo. E per questo, da Direttore Artistico, andai più volte fisicamente nella sala stampa radio-tv per la conferenze del mattino. In realtà il mio avvicinamento al Festival vero e proprio è stato frutto anche di tanti momenti in cui il mio amore per “l’argomento” è stato tutt’altro che sottinteso: da “Sanremo Top” a “Sanremo Estate”, da “Sanremo si nasce” a “Sanremo contro Sanremo”. Praticamente una… piccola malattia, più che una passione. Ma è evidente che l’ho sempre considerato un posto magico: e non parlo solo di lavoro. Per tanto tempo qualcuno mi ha spesso chiesto quando e se sarei stato “promosso” al Festival vero e proprio. Ho sempre lasciato che fosse la
maturità dei tempi a decidere: che tutte le componenti aziendali della Rai fossero d’accordo sul mio nome. Che ci fosse il vento in poppa! Fino a che, un bel giorno, l’allora Direttore di Rai Uno Giancarlo Leone, nel bel mezzo della conferenza stampa di presentazione di “Si può fare”, annunciò che io sarei stato il Direttore Artistico del Festival dell’anno dopo, cioè quella del 2015. Il signore con la barba purtroppo da poco tempo non c’era più (e certamente lo avrei voluto con me): ma feci di tutto per allestire qualcosa di importante e all’altezza della tradizione sanremese. E, al di là dei vincitori, degli ospiti, delle compagne e dei compagni di viaggio che mi hanno affiancato e dei tanti momenti significativi ed emozionanti, quando mi guardo indietro posso forse essere orgoglioso soprattutto delle “Nuove proposte”: nel 2016 si ritrovarono assieme Francesco Gabbani, Irama, Ermal Meta e Mahmood mentre l’anno prima c’era stato Enrico Nigiotti e Giovanni Caccamo. In pratica il futuro della nostra musica: compresi due vincitori dei Festival immediatamente successivi. Questa è la mia piccola storia “sanremese”. E sono felice di rileggerne una parte nel libro di Marino. Un almanacco è la cassaforte della nostra memoria: quella individuale e quella collettiva. Quel “signore con la barba” cantava “L’anno che verrà”: ebbene, ora anche per me è arrivato un “nuovo anno”, il 2025 che mi riporta sul palco di Sanremo proprio in occasione del suo 75° anno. Ho accettato l’incarico di direttore artistico per le prossime due edizioni del Festival. Qualcuno mi ha detto: «Hai preso una brutta gatta da pelare» …macchè! I miei predecessori (Baglioni per due anni e Amadeus per i suoi cinque straordinari) hanno fatto un grandissimo lavoro e hanno lasciato una manifestazione in ottima salute con una musica italiana in grande fermento e tantissimi nomi nuovi, nonché validissimi produttori e arrangiatori. Quindi, visto che – come diceva un vecchio… paroliere mio concittadino – “del doman non v’è certezza”, spero di proseguire nella miglior tradizione del Festival: ovvero di potervi presentare tante, tantissime canzoni che possano entrare nella vita di tutti!
IO E SANREMO
1951 1ª edizione
1952 2ª edizione
1953 3ª edizione
1954 4ª edizione
1955 5ª edizione
1956 6ª edizione
1957 7ª edizione
1990
1994 44ª edizione
1996 46ª edizione
1998
Albi d’oro, presenze, numeri, premi speciali, curiosità
Musica, spettacolo, costume e cultura: il Festival di Sanremo è in assoluto la manifestazione più significativa del nostro panorama radiotelevisivo. Una tradizione che attraversa due secoli di storia italiana, ne rispecchia la società, le tendenze, i cambiamenti. Questo almanacco racconta tutte le edizioni, dalla prima, nel 1951, fino a quella del 2024. Una preziosa raccolta che ci restituisce un patrimonio inestimabile di artisti e canzoni. Un resoconto rigoroso dei fatti, ma anche di aneddoti, atmosfere, pulsioni, curiosità e colpi di scena.
2151 CANZONI
400
PAGINE DI MUSICA
E STORIA ITALIANA
2154
CANTANTI E GRUPPI
80
E PIÙ CONDUTTORI
E CONDUTTRICI
222
CLASSIFICHE
2260
SCHEDE NEL DIZIONARIO DEL FESTIVAL
CENTINAIA DI MILIONI
DI DISCHI VENDUTI IN TUTTO IL MONDO