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Consigliato dai ai anni
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Dakota 11
Federico Bini è nato a Milano nel 1951. Fin da ragazzo ha lavorato in ogni genere di giornale: quotidiano, periodico, radiofonico e televisivo. Ma quello è il dovere, la scuola. Anche adesso che è direttore. Raccontare storie, invece, per Federico è da sempre la ricreazione. Soprattutto se riguardano le sue grandi passioni: il mare, la fisica, le stelle, i numeri, i gorilla e i libri d’avventura. Proprio come Dakota.
Federico Bini
Il piano dei pirati per rubare una nave. La mappa del tesoro del vecchio pescatore. L’allarme del papà di Dakota 11: «Fuggi da Istanbul con qualsiasi mezzo». Grazie alla conoscenza delle stelle, il ragazzo riuscirà a mettersi in salvo, smaschererà i predoni del mare e realizzerà il sogno dell’anziano Aristotele. Facile, per uno che si chiama come l’aereo su cui è nato – in volo – undici anni prima.
Federico Bini
Con l e ma del c ppe per o ielo sser le ste vare lle
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Federico Bini
Dakota 11
disegni di Cinzia Ghigliano
Federico Bini Dakota 11
disegni di Cinzia Ghigliano le mappe del cielo sono di Desiderio
ISBN 88-88716-45-9 Prima edizione luglio 2005 Š Carlo Gallucci editore srl Roma ristampa 4 3 2 1 0 anno 2009 2008 2007 2006 2005 7
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galluccieditore.com
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“Scappa, Dakota!”
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l disco rosso del sole era tagliato in due dalla prua della Karbala. C’era silenzio attorno, rotto solo dall’incessante borbottio che dalla sala macchine saliva fin su al fumaiolo. Il mare, di un azzurro cupo, pareva immobile e la lunga striscia rossa del tramonto mandava qua e là riflessi dorati. Non una nuvola, in cielo, ma il grigio all’orizzonte annunciava burrasca. Da due ore ormai la Karbala aveva lasciato lo stretto dei Dardanelli e navigava pigramente nel Mediterraneo. Infreddolito, Dakota 11 si rannicchiò al riparo di una vecchia cassa: lasciare il suo nascondiglio e salire sul ponte era stata un’imprudenza, ma ci sono spettacoli che a undici anni non si possono perdere. Se infatti guardava verso oriente, oltre la scia di schiuma lasciata dalle eliche della nave, poteva vedere Capo Sigeo incendiato dal sole e immaginare alle sue spalle la vasta piana dell’antica Troia con Ettore e Achille che combattevano sotto le mura. Nelle sere di Istanbul suo padre gli aveva letto quella storia di eroi e di battaglie, mentre se ne stavano accovacciati sul divano in compagnia del gatto Aristotele. Poi tutto era finito di colpo. 7
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Si chiese dove fosse in quel momento suo padre. Dalle tasche dei jeans prese un foglio spiegazzato, che rilesse per l’ennesima volta. Erano poche parole, scritte in fretta: “Dakota 11, sei in pericolo! Vattene subito da Istanbul con qualsiasi mezzo!” Nient’altro. Aveva trovato il messaggio una mattina, al risveglio. Il padre era scomparso, e da quel momento non aveva più dato notizie di sé. Rimise in tasca il foglietto, l’unica cosa che gli era rimasta, l’unica con la quale era partito in tutta fretta dalla Turchia. «Hai sentito, Josh? Cos’è stato?» Due marinai della Karbala si stavano avvicinando. Dakota cercò di farsi piccolo piccolo. «Sentito cosa?» «Un fruscio. C’è qualcuno, sul ponte…» Uno dei due ridacchiò. «Tu sei troppo nervoso, amico mio. Non c’è nessuno. Calmati» «Ti dico che ho sentito un rumore! Fammi controllare». Dakota si fece ancora più piccolo, cercando di rientrare tutto nell’ombra della cassa. «Oh piantala! Andiamocene da qui, fa freddo e il capitano non vuole vederci bighellonare sul ponte». Con sollievo Dakota sentì le voci allontanarsi. Il sole era ormai solo un mezzo disco e stava scivolando 8
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velocemente dietro l’orizzonte. Era tempo di tornare al suo nascondiglio nel ventre della nave. Attese un paio di minuti, poi sgattaiolò dietro un portello. Non doveva assolutamente farsi scoprire. PerchÊ sulla Karbala lui era un clandestino.
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Quel che Dakota 11 ancora non sapeva, era che si trovava in un pericolo doppio. Non solo era lì illegalmente, ma la Karbala, un tozzo mercantile dipinto di giallo e di nero che aveva conosciuto tempi migliori, non era una nave qualsiasi. A bordo, gli uomini giravano tutti armati, senza apparente motivo. Avevano facce patibolari che sembravano uscite da un vecchio film di pirati e occhi sempre in movimento come pronti a cogliere chissà quali insidie. Il capitano Obindo Scar era un somalo di una trentina d’anni dall’aria cattiva, con un ghigno stampato perennemente in volto, accentuato dalla lunga cicatrice che dalla bocca arrivava fino all’orecchio destro, ricordo di una discussione piuttosto animata in un bar di Gibuti. Bastava quella faccia a comandare e nessuno dei marinai si sarebbe mai messo contro un tipo simile; a dispetto del loro atteggiamento da duri, davanti al loro capo obbedivano tutti come agnellini. Insomma, c’era qualcosa di strano a bordo, come Dakota poté constatare fin dai primi momenti. Quello non era un equipaggio normale, come normale non era il capitano. E poi erano salpati di notte, da Istanbul, in tutta segretezza, con le luci spente come dei ladri. Forse non aveva scelto la nave giusta, ma lui aveva bene in mente il messaggio del padre: “vattene subito da Istanbul con qualsiasi mezzo”. Perciò si era imbarcato sul primo mercantile in partenza: la Karbala, appunto. Non era stata una scelta felice. 10
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Quella notte, nel suo nascondiglio (“la tana” come la chiamava fra sé e sé) Dakota non riusciva a prendere sonno. La brutta esperienza di poche ore prima, quando era stato sul punto di venire scoperto, lo aveva messo in agitazione. Quegli uomini non sembravano proprio dei pacifici marinai: se lo avessero trovato, allora sì che avrebbe passato guai seri. “Ci fosse almeno qualcosa da leggere”, pensava. Magari qualche fumetto o quella storia degli eroi e della guerra di Troia. Invece niente.
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O forse no. Forse un libro l’aveva, fatto di luci e non di lettere stampate, di aria e non di carta, grande, pieno di storie e di sorprese… Si avvicinò all’oblò e si mise a leggere il cielo stellato. Era una di quelle notti magiche d’estate sul Mediterraneo, notti in cui il vento di Grecale, arrivando da oriente, spazza l’aria portando i suoi profumi e pungendo le narici. Due anni prima, quando ancora si chiamava Dakota 9, il padre gli aveva regalato quel libro, insegnandogli a leggere la volta celeste e a scoprirne i misteri. «Vedi», gli aveva detto, «quello lassù è il più antico libro del mondo. È lì da sempre: prima ancora che ci fossimo noi uomini» «Prima dei dinosauri?» «Oh certo, molto prima anche dei dinosauri. Ci sono stelle vecchissime, talmente distanti che non riusciamo neppure a vederle. Lontane miliardi di miliardi di chilometri. Adesso facciamo un gioco: vedi quella stella luminosa lassù?» Aveva puntato il dito in alto, quasi sopra le loro teste. Là dove un puntolino bianco brillava su tutti gli altri. «Quella è Vega, una delle più luminose del cielo. E adesso dimmi, quanti anni ha la mamma?» «Ma la mamma non c’è più…» «Lo so, Dakota. Ma quanti anni avrebbe, se fosse ancora viva?» «Trentasei» 12
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«Allora è lei, lassù, alla tua stessa età. La luce che stai vedendo non è quella di Vega adesso ma quella di ventisette anni fa, perché tanto tempo ci ha messo per viaggiare nello spazio e arrivare fino ai tuoi occhi in questo momento. Stai vedendo la luce di quando la tua mamma aveva nove anni, ed è un po’ come se lei fosse ancora qui con noi». Fu quella notte che Dakota scoprì la magia infinita delle stelle.
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Federico Bini è nato a Milano nel 1951. Fin da ragazzo ha lavorato in ogni genere di giornale: quotidiano, periodico, radiofonico e televisivo. Ma quello è il dovere, la scuola. Anche adesso che è direttore. Raccontare storie, invece, per Federico è da sempre la ricreazione. Soprattutto se riguardano le sue grandi passioni: il mare, la fisica, le stelle, i numeri, i gorilla e i libri d’avventura. Proprio come Dakota.
Federico Bini
Il piano dei pirati per rubare una nave. La mappa del tesoro del vecchio pescatore. L’allarme del papà di Dakota 11: «Fuggi da Istanbul con qualsiasi mezzo». Grazie alla conoscenza delle stelle, il ragazzo riuscirà a mettersi in salvo, smaschererà i predoni del mare e realizzerà il sogno dell’anziano Aristotele. Facile, per uno che si chiama come l’aereo su cui è nato – in volo – undici anni prima.
Federico Bini
Con l e ma del c ppe per o ielo sser le ste vare lle
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