Nel volume 1
Il segreto dell’automa
Elisabeth, undici anni, è la sorellina del re di Francia Luigi XVI. Ostinata e ribelle, non ha nessuna voglia di studiare e si sente sola al castello di Versailles. Per fortuna trova un’amica, Angélique, la figlia della nuova governante, e un nuovo maestro, Goldoni, che la fa divertire con le sue lezioni di italiano.
Un giorno le due ragazze si imbattono in un biglietto in codice, nascosto in un automa, che sembra indicare una pista per ritrovare La dama con la rosa, un celebre dipinto scomparso più di trent’anni prima…
Le parole con l’asterisco sono spiegate nel Glossario in fondo al libro.
Capitolo 1
Seduta dentro la carrozza, Elisabeth guardava sfilare il paesaggio. La famiglia reale al gran completo aveva lasciato il castello di Versailles da più di due ore.
La principessa ripensò agli ultimi accadimenti che le avevano sconvolto la vita.
Suo nonno, Luigi XV, era morto. La corte* andava a stabilirsi al castello di Choisy per mettersi al riparo dalla terribile malattia contagiosa che si era portata via il vecchio sovrano.
Il fratello maggiore di Elisabeth era salito al trono il giorno stesso, con il nome di Luigi XVI.
«Povero Luigi Augusto!» sospirò la bambina.
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«Ha solo diciannove anni. È troppo giovane per regnare!»
«Quando sarà sepolto tuo nonno?» le chiese l’amica Angélique de Mackau.
«Domani, alla basilica di Saint-Denis, accanto ai suoi antenati»
«E tu non ci andrai?»
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Elisabeth scosse il capo:
«Non ho nemmeno potuto dirgli addio! Ma tra qualche mese ci sarà una cerimonia, quando gli avranno costruito una magnifica tomba di marmo».
Si voltò verso Angélique e aggiunse:
«Parliamo di cose più allegre! Choisy è un posto magnifico, vedrai. Il castello si erge sulle rive della Senna. Forse potremo fare delle gite su una barca da pesca!»
Per fortuna, la severa Madame de Marsan, la governante* dei figli del re di Francia, non viaggiava nella loro carrozza, altrimenti avrebbe proibito all’istante quel passatempo. “Una gita in barca?” avrebbe strillato. “Dio, che cosa volgare!”
Madame de Mackau, la nuova governante, invece apprezzò l’idea:
«Davvero? Divertente! Lo faremo, se vi farà piacere. Ne approfitteremo per osservare i pesci e le piante. Che ne pensi, Angélique?»
«Mi piacerebbe molto, mamma!»
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Non appena giunti a Choisy, i domestici disfecero i bauli in una confusione indescrivibile.
Poco dopo, Madame de Marsan raggiunse
Madame de Mackau e le ragazze.
«Le camere sono poche e minuscole!» borbottò. «Non c’entreranno mai cinquecento cortigiani*! Sarò forse costretta a dormire nel sottotetto, con… con la servitù?»
Madame de Marsan si lamentava di continuo!
«Questo castello è bellissimo» rispose Elisabeth «ma è vero che è troppo piccolo per la corte. Saremo stretti come aringhe salate in un barile!»
«Madame*» esclamò la governante. «Attenzione a come parlate! Che espressioni di pessimo gusto!»
Si voltò indignata verso Madame de Mackau. Quest’ultima si permise di contraddire la sua superiore:
«Temo che Madame Elisabeth abbia ragione, anche se l’espressione molto figurata che ha
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usato è piuttosto… inattesa, sulle labbra di una principessa di Francia».
Che differenza tra le due donne! Una sempre rigida e sgradevole, l’altra sempre giusta e umana.
«Spero che torneremo presto a Versailles» riprese brusca Madame de Marsan. «Appartengo all’alta nobiltà, e non merito di alloggiare in simili condizioni!»
Quella riflessione fece arrabbiare Elisabeth:
«Mia sorella Clotilde, i miei tre fratelli e le loro mogli, le mie tre zie e anch’io lo sopportiamo. Perché voi non potete?»
«Oh! Impertinente!» esplose la governante prima di uscire, a testa alta.
«Brava» le sussurrò Angélique «le hai chiuso la bocca. La odio».
Si scostarono per cedere il posto a una colonna di camerieri che trasportavano a gran fatica il clavicembalo* di Elisabeth, la sua arpa e per finire quattro enormi bauli decorati di gigli, il simbolo della famiglia reale francese.
«Andate a prendere un po’ d’aria» propose
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Madame de Mackau. «Penserò io a far mettere a posto le vostre cose»
«Senza scorta?» disse stupita Elisabeth, che in cuor suo ne era felicissima. «Madame de Marsan esige che io sia sempre accompagnata da un adulto».
La nuova governante le sorrise:
«Poco tempo fa mi avete promesso di non commettere più sciocchezze. Mi fido di voi. E poi, cosa può succedervi qui?»
«È vero» approvò Angélique. «Per giunta, ci sono io con te. Se qualcuno prova a darti fastidio, ti farò io da guardia del corpo!» disse scherzando.
Una volta fuori, le due ragazze attraversarono la corte del castello. C’erano moltissime carrozze parcheggiate. Ne scendevano uomini in giustacuore* ricamati e parrucche incipriate. Alcuni portavano borse di cuoio e tutti mostravano un’espressione ansiosa.
«Chi sono?» chiese preoccupata Elisabeth.
«Non lo so…»
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«Madame! Signorina!» sentirono alle loro spalle.
Il giovane visconte Théophile de Villebois, il loro amico paggio*, si tolse il cappello e le salutò con una profonda riverenza.
«Che viaggio!» esclamò. «Il corteo delle carrozze di corte si estendeva su oltre una lega*!
Ho fatto tutta la strada a cavallo con gli altri paggi. Quanta polvere ci siamo mangiati!»
Elisabeth scoppiò a ridere.
«Avete un alloggio dignitoso?»
«Sì, nelle scuderie, in un dormitorio. Vado d’accordo con i compagni, perciò credo che ci divertiremo parecchio!»
A due passi da loro, quattro uomini dalla faccia scura scendevano da una carrozza. Elisabeth si chinò verso il paggio per sussurrare:
«Sapete chi sono quei signori, Théo?»
«Sono i ministri di vostro nonno Luigi XV.
Tengono il broncio perché rischiano di essere mandati via da vostro fratello, il nuovo re. Il Paese è messo male…»
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«Male?» ripeté Elisabeth aggrottando le sopracciglia.
Théo si schiarì la gola.
«Avrei dovuto star zitto…»
«No, Théo!» lo supplicò la principessa. «Finora mi hanno tenuta lontana da tutto… Spiegatemi!»
«Il popolo vive nella miseria. È stufo delle disuguaglianze e vuole più libertà»
«Mi sembra giusto!»
«Lo penso anch’io. Ma la maggior parte degli aristocratici vuole conservare i privilegi*. I nobili e il clero* non pagano le imposte, mentre il popolo, che non possiede niente, è sommerso dalle tasse…»
«Oh… non ne sapevo nulla»
«E il nostro violinista?» chiese il paggio, per cambiare argomento. «Credete che riusciremo a trovarlo?»
Elisabeth possedeva l’automa* di una suonatrice di clavicembalo che un tempo era appartenuto alla famiglia di Théo. All’interno, la
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principessa aveva scoperto un messaggio in codice. Dopo averlo decifrato, era venuta a sapere che un secondo automa, raffigurante un violinista, li avrebbe condotti a un dipinto di grande valore, La dama con la rosa, scomparso da oltre trent’anni.
«Monsieur de Villebois!» esclamò una guardia. «La chiamano dalle scuderie!»
«Peccato» fece Théo con un sospiro. «Devo già lasciarvi…»
Salutò le amiche, le quali tornarono a passi lenti verso la porta del castello.
«Secondo te dove si nasconde il violinista?» domandò Angélique.
«Deve essere negli appartamenti di mio nonno, il re… che oggi sono gli appartamenti di mio fratello maggiore e di Maria Antonietta, mia cognata. Per fortuna, con lei vado d’amore e d’accordo. E se andassimo a trovarli?»
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L’autrice
Annie Jay vive nel Sud-Ovest della Francia e da sempre è appassionata di storia. Nel 1993 ha scritto il suo primo romanzo ambientato nel passato, che ha riscosso un immediato successo. Ne sono seguiti una cinquantina, molti dei quali premiati dal pubblico e dalla critica.
L’illustratrice
Ariane Delrieu vive in Normandia e disegna da quando ha imparato a tenere in mano una matita. Dal 2007 illustra storie per bambini e ragazzi divertendosi a dar vita a personaggi e avventure sulle pagine dei libri.
Della stessa serie:
La principessa Elisabeth e la sua amica Angélique sono decise a ritrovare il prezioso dipinto La dama con la rosa, scomparso trent’anni prima. Ma mentre indagano al castello di Choisy con l’aiuto di Colin, il ragazzo viene sorpreso a frugare tra i documenti del Segretario di Stato ed è accusato di furto. Come provare la sua innocenza e risparmiargli la prigione?
traduzione di Camilla Diez
Consigliato dai 9ai 99 anni
La principessa Elisabeth è esistita davvero!