Il mondo di Lucrezia

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Goscinny • Catel

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Anne Goscinny

«L’amicizia è la cosa più bella della vita, assieme alle tartarughe, al cinema, al mare e alle sneakers» La primavera porta a Lucrezia un sacco di novità, anche se in fondo lei preferirebbe che nulla cambiasse. Prima una nuova compagna di classe, poi l’ultima fidanzata di papà e ora anche l’annuncio del trasferimento di tutta la famiglia. Nel suo mondo di sicuro non ci si annoia mai! Anne Goscinny (1968) è cresciuta in mezzo alle storie di Asterix e del Piccolo Nicolas create dal padre, il grande René Goscinny. Quando i suoi due figli sono diventati grandi, si è dedicata alla scrittura di romanzi, pubblicati con successo in Europa e in Asia. La serie de Il mondo di Lucrezia è scaturita dall’amicizia con l’illustratrice Catel (1964), celebrata coautrice di molti fumetti e albi illustrati. Famosi sono i suoi graphic novel dedicati a donne che nella storia hanno lottato per la libertà e i diritti civili.

Della stessa serie:

4 Consigliato dai ai anni

9 99

traduzione di Emanuelle Caillat

disegni di

Catel



UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni



4

Anne Goscinny

disegni di Catel

traduzione di Emanuelle Caillat


Anne Goscinny Il mondo di Lucrezia 4 disegni di Catel colori di Marie-Anne Didierjean traduzione dal francese di Emanuelle Caillat ISBN 978-88-3624-189-7 Prima edizione italiana giugno 2021 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2025 2024 2023 2022 2021 © 2021 Carlo Gallucci editore srl - Roma Titolo dell’edizione originale francese: Le monde de Lucrèce 4 © 2019 Éditions Gallimard Jeunesse, Parigi, Francia g a l l u c c i e d i t o r e. c o m Il marchio FSC® garantisce che questo volume è realizzato con carta proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile e da altre fonti controllate, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su https://ic.fsc.org/en e https://it.fsc.org/it-it Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.


Il mondo di Lucrezia



La mia casa fa parte di me. Ho sempre vissuto qui. I miei genitori ci abitavano prima che nascessi, poi, quando Georges è entrato nella vita della mamma, non abbiamo traslocato. Alla nascita di Victor, Scarlett è venuta ad abitare vicino a noi. Conoscendola, deve avere detto qualcosa tipo: “Tesori, mi avvicino per potermi occupare dei miei nipotini”. E la mamma deve avere pensato: “Tra non molto saranno i tuoi nipoti a occuparsi di te!” Questo è il mio quartiere. Mi piace la parola “quartiere”. Descrive esattamente come mi sen-

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to. Se dovessi andarmene, ci lascerei almeno un quarto di me. Tutti i negozianti mi conoscono, soprattutto la fornaia per via del­ le caramelle. Anche se da quando sono grande preferisco la verdura, a volte mi capita di comprare uno o due sacchetti di caramelle. Mi piacciono quelle a forma di fragola, e anche gli orsetti di marshmallow ricoperti di cioccolato. Il signore dell’edicola dove vado spesso a comprare il giornale per Georges mi conosce bene. Mi chiama Lulù. Un giorno mi ha detto: “Luciana non è un nome troppo difficile per una ragazzina della tua età?” Che tipo strambo! I miei genitori non avrebbero mai scelto un nome difficile. Quando ho preso Lady Gaga, sono andata a presentarla a tutto il quartiere. E al fruttiven-

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dolo è piaciuta così tanto la mia tartaruga che a volte mi tiene dei pomodorini per lei. Lady Gaga non lascia nessuno indifferente. Stamattina, mentre mi infilavo il giubbotto per andare a scuola, Georges mi ha detto che a cena avrebbe portato me, la mamma, Victor e Scarlett al ristorante. «Non è mica sabato!» mi sono stupita. «Lo so» ha fatto lui. «Ma devo parlare con voi di una cosa». A me non piacciono granché i misteri, tranne che nelle serie tv o al cinema. A dire il vero credo che mi piacciano i misteri degli altri, quando non mi riguardano. A scuola ci ho pensato tutto il giorno. «Stasera Georges ci porta al ristorante» ho detto alle Line. «Come sei fortunata!» mi ha risposto Pauline che si farebbe chilometri a piedi per una pizza. «Stasera?» ha proseguito Aline. «Ma a che ora vai a letto?» Che stramba, a volte pare che abbia già dei figli.

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«Ma perché?» ha chiesto Coline che fa sempre le domande giuste. «Appunto, non lo so, e vi confesso che sono preoccupata» ho risposto. «Non hai nessuna ragione di preoccuparti» mi ha tranquillizzata Pauline. «Georges sceglierà sicuramente un ottimo ristorante». Quando sono tornata a casa, ho fatto i compiti, ho anche aiutato Victor che non capiva un problema di matematica. E poi ho guardato Lady Gaga che faceva il bagno nella piscinetta digerendo il trifoglio.

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La mamma è tornata a casa. La riconosco perché le sue chiavi tintinnano quando le appoggia sul mobile d’ingresso. Tra parentesi, un giorno Victor le ha chiesto se avesse le chiavi delle celle di tutti i prigionieri che non aveva difeso bene! È arrivato Georges, subito seguito da Scarlett. Dalla mia camera all’ultimo piano sento tutto, perché le scale fanno da cassa di risonanza. Lo trovo molto comodo. La mamma è venuta a darmi un bacio. «Com’è andata oggi, Lulù? Ti hanno dato dei voti?» «Mamma, perché non fai prima la domanda che ti interessa?» «Cioè?» «Beh, dovresti dire: “Ti hanno dato dei voti? Com’è andata oggi?”» La mamma si è messa a ridere, e mi ha detto che se non esistessi, bisognerebbe inventarmi. Che stramba, tanto mica può farlo.

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«Preparati, Lulù, tra poco usciamo!» ha fatto la mamma. Controvoglia ho dovuto abbandonare la pagina di geografia sul ripopolamento dei fiumi per pensare alle sneakers da abbinare alla maglietta che volevo mettermi. «Ho prenotato all’Italiano» ha detto Georges. «Meglio così, papà» ha commentato Victor ridendo «perché mi ero stufato di pizze e lasagne» «Senti, Victor, se non ti va bene, puoi restare a casa!» si è spazientito Georges. «Georges, ma com’è nervoso!» ha commentato Scarlett. Lui non ha risposto, si è infilato il cappotto e ha aperto la porta. Per strada Georges e la mamma camminavano davanti. Scarlett si era messa tra me e Victor. I suoi tacchi a spillo battevano il ritmo sull’asfalto. A me piace un sacco quel ristorante. C’è della bella musica e tante luci. «È incredibile ma questo posto mi fa pensare a un viaggetto che ho fatto a Napoli tanto tem-

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po fa con un ex fidanzato, un certo Vito… Che bei ricordi». Io, Victor e Scarlett abbiamo ordinato la pizza, la mamma e Georges un piatto di spaghetti. «E una bottiglia di Chianti, per favore» ha chiesto Scarlett al cameriere con un gran bel sorriso. Georges era silenzioso e la mamma sembrava preoccupata. «Beh, che bell’atmosfera stasera!» ha esclamato Scarlett. «Ecco» ha cominciato Georges. «Ragazzi, ho avuto una promozione e…»

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«Cos’è una promozione?» lo ha interrotto Victor. «È quando i vestiti costano meno del solito» ho risposto sicura di me. «Sì, cioè, non proprio. Nel mio caso» ha continuato Georges «mi danno la possibilità di assumermi maggiori responsabilità e salire di grado» «Ma come puoi salire più in alto, papà» ha chiesto Victor sgranocchiando un grissino «visto che stai tutto il giorno in una torre a dirigere gli aerei che volano in cielo?» La mamma e Scarlett sono scoppiate a ridere. Io no. Intuivo che con quella promozione non ci avrei guadagnato niente. «E…?» ho chiesto un po’ asciutta. «E dovremmo traslocare nel Sud-Ovest della Francia» ha detto Georges in frettissima. Scarlett stava per strangolarsi, la mamma non mi guardava e Victor sorrideva come un ebete. «Ehi! Sveglia, Victor! Hai capito? Cambiamo casa, quartiere e amici!» «Beh, sì, Lulù. Per me non è un problema. Tanto il mio coniglio viene con me, agli zombie

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forse fa bene cambiare aria, e di amici me ne farò altri». Mi sentivo gli occhi luccicare come quando si riempiono di lacrime e non riesco a trattenerle. Mi è venuto un gran caldo, e credo di essere diventata tutta rossa. La mamma si è alzata e mi ha abbracciata. «Non fare così, Lulù, non è mica deciso»

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«Ma, mamma» ho singhiozzato «e tu come farai?» «Sai, il bello del mio mestiere è che si può esercitare ovunque». Ovviamente ero disperata. Ho comunque ordinato dei profiterole come dessert. Tornata a casa, non ho detto niente a Lady Gaga. È un tipo sensibile. Ma ho mandato un messaggino alle Line dicendo loro che dovevamo parlare urgentemente. Non hanno tardato a farsi vive! Sono apparsi sullo schermo tantissimi punti interrogativi. Ma io sono brava, così quando sono a letto e sento la mamma che sale le scale per venirmi a dare un bacio, spengo il cellulare. «Non ti preoccupare, Lucrezia. Dobbiamo riparlare di questa storia del trasloco. Georges vuole per prima cosa la vostra felicità. Fidati di noi». E mi sono addormentata subito, dimenticando di riaccendere il telefono. La mattina le Line mi aspettavano davanti al panificio accanto alla scuola media.

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«Allora, Lulù?» ha chiesto Pauline. «Forse traslochiamo» ho risposto sentendo di nuovo gli occhi riempirsi di lacrime. «Ma è bellissimo traslocare!» ha esclamato Aline. «Avrai una camera nuova, una nuova scrivania, un nuovo paesaggio!» «E delle nuove amiche» ho detto mettendomi a piangere. «Come sarebbe?» ha chiesto Coline, anche lei con gli occhi lucidi. «Beh, certo» ho risposto. «Al mio patrigno affidano nuove responsabilità»

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«E quindi» ha detto Pauline diffidente «per questo motivo ti farai delle amiche nuove? Non ci parlerai più?» «Ma quanto sei stramba» ho detto senza riuscire a non mettermi a ridere. La campanella dell’inizio delle lezioni è suonata interrompendo la nostra conversazione. A ricreazione ho spiegato alle Line che avremmo cambiato città. Ed erano demoralizzate quanto me. Coline ha reagito per prima. «Non ti preoccupare, Lulù, sento che le cose si sistemeranno». Aline ha proseguito dicendomi che, anche se fossi andata sulla Luna, saremmo rimaste sempre le migliori amiche del mondo. Per tutto il giorno ero triste. Anche Rimbaud, il prof di francese, mi ha chiesto cosa c’era che non andava.

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«Forse traslochiamo, e dovrò andare in un’altra scuola, in un’altra città, prof» ho risposto di nuovo con le lacrime agli occhi. «Ma che meraviglia, Lucrezia. Sei fortunata a scoprire nuovi posti!» Gli adulti sono proprio diversi da noi. È come se a loro mancasse la casella della sensibilità. Da grande devo starci attenta. Sono andata a prendere Victor. Di solito non lo faccio mai, ma oggi ne avevo voglia. La scuola primaria è poco distante dalla mia scuola. Un portone nero si spalanca quando suona la campanella. Dà direttamente sul cortile dei piccoli. I più grandi escono su un altro cortile, più vasto, è normale. È stata la mia scuola per cinque anni. La conosco come le mie tasche. Oggi, quando hanno aperto il cancello, c’era il direttore che controllava l’uscita. «Ma guarda un po’! Lucrezia! Sei venuta a prendere Victor? Ci manchi tanto, ma sei degnamente rappresentata da tuo fratello!» ha esclamato il direttore.

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Victor è uscito correndo, insieme ad Aramis, il suo migliore amico. Mi ha vista subito e mi sono accorta che tentava di frenare un sorriso. «Sei contento di vedermi, Victor?» gli ho chiesto. «Così così, Lulù, così così. Ma visto che ci sei, faccio finta di sì». E siamo tornati a casa insieme chiacchierando. «Victor, tu cosa ne pensi di questa storia del trasloco?» «Niente! Adesso penso che domani è sabato e che sono stato invitato alla festa di compleanno di Montaine. La mamma non deve dimenticare di comprarle un regalo. Ho visto un pupazzetto a forma di scheletro che si illumina di notte. Pensi che potrebbe piacerle?» «Ma, insomma, Victor! Georges e la mamma vogliono portarci via dai nostri amici e tu pensi al regalino per Montaine?» «Beh, certo» ha fatto Victor. «Se non la rivedo più, almeno che abbia un bel ricordo di me!» Ho smesso di parlargli perché davvero mio fratello è strano. Tra gli adulti che non provano

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sentimenti e i bambini che non capiscono un accidente, mi sento orribilmente sola. Sono salita in camera mia senza fermarmi in cucina per la merenda. Mi sono stesa sul letto stringendo Oscar, il mio maialino all’uncinetto, e Patrice, l’orsetto di peluche. È molto faticoso essere triste, e mi sono addormentata. Sono stati i tacchi a spillo di Scarlett a svegliarmi. «Posso entrare?» «Sì, Scarlett! Vieni!» «Lo vedo che c’è qualcosa che non va, Lulù… Sei agitata per il trasloco?» «Ovviamente sì!» ho risposto. «Ma su! Il cambio di pascolo piace ai vitelli!» se ne è uscita Scarlett prima di guardare l’orologio ed esclamare che era l’ora di un bicchierino. «Scarlett, non sono un vitello! I tuoi proverbi mi hanno stufato!» Ero arrabbiatissima. Alla fine sono scesa giù per stare con Georges, Scarlett, Victor e la mamma. Di solito mi

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piace molto il venerdì sera. Ma quel giorno non avevo nessuna voglia di scherzare. Erano tutti in soggiorno. Sul tavolino basso c’erano anacardi, pistacchi e, nel secchiello del ghiaccio, una bottiglia di champagne. Sembravano tutti contenti. «Cosa si festeggia oggi?» ho chiesto diffidente. «Bambini, ci ho riflettuto» ha annunciato Georges in modo solenne. «E ho pensato che per me sarebbe troppo difficile cambiare abitudini. Mi sono affezionato alle persone con cui lavoro, e poi mi piace questa casa, qui siamo felici. E Scarlett, la mia suocera preferita, anche

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se ne ho soltanto una, abita qui vicino a noi… Allora, ecco, rifiuterò la promozione». Ho guardato la mamma che sorrideva ascoltando Georges e mi sono buttata tra le braccia del mio patrigno. «Georges! Sei il migliore! Sai, per me non era un gran problema traslocare, ma se per te è complicato, allora hai ragione, meglio restare qui» «Ok, tutto è bene quel che finisce bene!» ha esclamato Scarlett. «Victor, va a prendere del succo di arancia per te e Lucrezia. Per ora non si cambia! Quindi facciamo un brindisi!» D’ora in poi guarderò la mia casa, il mio quartiere e anche le Line come se avessi rischiato di perderli. E li amerò ancora di più, ammesso che sia possibile!

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Goscinny • Catel

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Anne Goscinny

«L’amicizia è la cosa più bella della vita, assieme alle tartarughe, al cinema, al mare e alle sneakers» La primavera porta a Lucrezia un sacco di novità, anche se in fondo lei preferirebbe che nulla cambiasse. Prima una nuova compagna di classe, poi l’ultima fidanzata di papà e ora anche l’annuncio del trasferimento di tutta la famiglia. Nel suo mondo di sicuro non ci si annoia mai! Anne Goscinny (1968) è cresciuta in mezzo alle storie di Asterix e del Piccolo Nicolas create dal padre, il grande René Goscinny. Quando i suoi due figli sono diventati grandi, si è dedicata alla scrittura di romanzi, pubblicati con successo in Europa e in Asia. La serie de Il mondo di Lucrezia è scaturita dall’amicizia con l’illustratrice Catel (1964), celebrata coautrice di molti fumetti e albi illustrati. Famosi sono i suoi graphic novel dedicati a donne che nella storia hanno lottato per la libertà e i diritti civili.

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Catel


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