ilady è ancora più enigmatica di quel testo cifrato. È impossibile indovinare che cosa pensi dietro quelle ciglia folte e l’espressione divertita perennemente stampata in volto. Il cardinale Richelieu aveva ragione: quella donna dal fascino conturbante è un vero e proprio mistero. D’Artagnan è rapito, suo malgrado, dall’armonia dei suoi lineamenti, dai gesti felini e dalle ciocche castane che le ricadono sulle spalle. Il fuoco illumina le iridi chiare della spia, perse in oscuri pensieri. Nonostante gli sforzi, il guascone non può fare a meno di osservarla di nascosto. Eppure, quella donna è l’esatto contrario dell’angelica Constance che di recente ha conquistato il suo cuore.
UAO
Universale d’Avventure e d’Osservazioni
I tre moschettieri. Milady
testo adattato da Maxime Fontaine traduzione dal francese di Deborah Cerri e Lucia Visonà
della stessa serie: I tre moschettieri. D’Artagnan
ISBN 979-12-221-0296-2
Prima edizione italiana febbraio 2024 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
anno 2028 2027 2026 2025 2024 © 2024 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Titolo originale: Les Trois Mousquetaires. Milady © Flammarion, 2023
Il romanzo del film I tre moschettieri. Milady Un film di Martin Bourboulon Sceneggiatura, adattamento e dialoghi di Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière Basato sull’opera di Alexandre Dumas
Con Vincent Cassel, Eva Green, Louis Garrel, François Civil, Romain Duris e Pio Marmaï © 2023 – CHAPTER 2 – PATHE FILMS – M6 FILMS
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Dal romanzo di Alexandre Dumas
1627. Dopo alcuni anni di fragile pace, il regno di Francia è sull’orlo di una nuova guerra di religione. Il re Luigi XIII, ancora senza eredi, è a capo di un Paese spaccato in due.
Da un lato, le forze protestanti comandano solo due roccaforti, Montauban e La Rochelle, ma sono sostenute dalla Corona d’Inghilterra, la quale fornisce loro aiuti via mare senza essere ostacolata in alcun modo. Dall’altro, la nobiltà cattolica cerca di rafforzare il proprio dominio.
Il re si affida al suo ministro più potente, il cardinale Richelieu, per ripristinare l’autorità della Corona. Ma molti sospettano che l’ambizioso cardinale voglia incarnare lui stesso tale autorità. In questo clima di complotti e rivolte, d’Artagnan,
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un giovane guascone, arriva a Parigi e diventa ben presto uno dei moschettieri del re, a fianco di tre compagni altrettanto intrepidi e impetuosi: Athos, Porthos e Aramis.
Dopo essersi scontrati con lui a duello, i tre diventano per d’Artagnan più di semplici alleati: si rivelano dei veri amici, pronti a rischiare la vita per il guascone.
Insieme, affrontano forze oscure che tramano per abbattere il potere del re. Il loro avversario più temibile è senza dubbio la misteriosa Milady, spia del cardinale Richelieu, primo ministro di Luigi XIII.
Tra un combattimento e l’altro, d’Artagnan si innamora di Constance Bonacieux, serva leale della regina Anna d’Austria.
Una notte, dopo aver sorpreso un complotto contro il re, la giovane viene rapita. E anche d’Artagnan…
Prologo
Oggi, il re di Francia Luigi XIII è di umore cupo. E non ha tutti i torti dato che hanno appena cercato di assassinarlo! Durante il matrimonio di suo fratello Gaston con la duchessa di Montpensier, per poco non è stato ucciso da un cecchino che lo teneva sotto tiro. Solo il coraggio di un abile moschettiere di nome Athos l’ha salvato da morte certa. Gli altri soldati presenti alla cerimonia gli hanno fatto scudo per proteggerlo dal pericolo.
Mentre presiede a una riunione straordinaria nel palazzo delle Tuileries, il sovrano non riesce a togliersi dalla mente le immagini del sanguinoso agguato. Rivede tutti i moschettieri combattere, con la spada sguainata, per difendere la vita del
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loro re, della regina e del cardinale Richelieu. La minaccia infatti era ovunque. Gli spari provenivano dalla galleria, dalla navata, dall’altare… Nessuno era al sicuro.
I salvatori del re si chiamano d’Artagnan, Athos, Porthos e Aramis e sono stati ricompensati per il loro atto eroico. Ora è tempo di punire chi ha tramato il regicidio.
Alcuni dei nemici sono fuggiti, mentre altri sono stati uccisi durante l’assalto. I rari sopravvissuti sono stati imprigionati e interrogati… finora senza successo.
Ogni volta che ripensa a quei momenti di caos nella navata della chiesa di Saint-Germain, Luigi XIII rabbrividisce e il cuore gli batte forte. Ma, in quanto re, non può lasciarsi travolgere dalla paura. Ritrovando un respiro regolare, mette in pratica ciò che gli è stato insegnato fin da bambino, ovvero che un personaggio della sua levatura non deve mai mostrare segni di debolezza. Luigi cerca quindi di dominare la crescente agitazione per concentrarsi sui suoi doveri di sovrano.
Il re di Francia non conosce la mente dietro l’assalto, ignora chi siano gli ideatori di quell’o-
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dioso complotto, ma sospetta che a minacciarlo sia una fazione pericolosa a favore della causa protestante. Lui desiderava la pace tra cattolici e protestanti, ma se questi ultimi vogliono la guerra, li accontenterà! Dunque, partirà presto per La Rochelle, con l’intenzione di riconquistare la città controllata da questi nuovi nemici.
Intorno al tavolo, sono riuniti i suoi sostenitori più preziosi. Innanzitutto, di fronte a lui è
seduto il cardinale Richelieu, il suo principale ministro, politico esperto dotato di un’acuta intelligenza. C’è poi il capitano de Tréville, comandante dei fedeli moschettieri. Infine, Luigi XIII può contare su Gaston, il fratello minore, le cui nozze sono state rovinate da quel deplorevole attacco.
Il cardinale Richelieu comincia la riunione con una cattiva notizia: «I nostri prigionieri, Brandicourt e Beaumont, gli autori dell’attentato contro Vostra Maestà, sono stati ritrovati assassinati nella loro cella».
Accanto al cardinale, Gaston è sorpreso. Sbatte le palpebre nervosamente. «Ma… quando è successo?»
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«Stamattina, monsieur» gli risponde ossequioso il cardinale.
«Hanno fatto in tempo a confessare? Sappiamo come decifrare la lettera?» interviene il capitano de Tréville.
Luigi XIII sa bene a cosa si riferisce lo stimato comandante dei moschettieri: sui congiurati è stato rinvenuto un misterioso documento con un messaggio incomprensibile. Forse potrebbe contenere informazioni in grado di condurre i suoi alleati fino ai capi del complotto.
«No…» sospira il cardinale, visibilmente dispiaciuto. «E purtroppo non è tutto. Volevamo interrogare l’abate Rougon, ma non riusciamo a trovarlo. Nei suoi appartamenti ci sono tracce di sangue ovunque».
L’abate nominato dal cardinale ha unito in matrimonio Gaston e la duchessa di Montpensier il giorno dell’attentato ed è quindi sospettato di detenere informazioni di vitale importanza. Per il capitano de Tréville è troppo!
«L’istigatore del complotto elimina i suoi complici» dice pesando ogni parola, mentre squadra quell’uccellaccio del malaugurio del cardinale.
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Sospetta infatti che Richelieu li stia ingannando. E se fosse stato proprio lui a organizzare l’attentato contro il re? Tutti sanno quanto è ambizioso, ma si spingerebbe fino a commettere un crimine?
Ovviamente, il capitano de Tréville non può esprimere ad alta voce i propri dubbi: rischierebbe di offendere uno degli uomini più potenti del Paese. Distoglie quindi lo sguardo dal ministro e si rivolge a Luigi XIII: «Sire, vi supplico di rimanere al sicuro a Parigi finché il responsabile dell’attacco non sarà stato individuato».
Prima ancora che il sovrano abbia avuto il tempo di esprimere cosa pensa del consiglio prudente di Tréville, il cardinale obietta: «Ma non è proprio a Parigi, capitano, che la minaccia è più forte?»
Stavolta il comandante dei moschettieri non può reprimere un gesto di stizza. A suo parere, le parole di Richelieu vanno contro ogni buon senso.
«Vorreste forse che Sua Maestà si mettesse in viaggio per andare incontro ai nemici?»
Il cardinale rimane fermo sulle sue posizioni.
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«In questi tempi agitati» risponde «il re e la Francia devono mostrare che non hanno paura».
Il capitano de Tréville non sa come ribattere e cerca il sostegno del re che finora è rimasto in silenzio. Adesso, però, Luigi XIII non può più tirarsi indietro. Nonostante la carica prestigiosa che ricopre, il sovrano non è un oratore brillante, ma in ogni occasione si sforza di trovare le parole giuste. Irrigidendosi sulla sedia, dichiara ai tre uomini: «A volte compiere il proprio dovere è doloroso, ma mai quanto non averlo fatto. Andrò a La Rochelle e Gaston comanderà l’esercito».
Il fratello minore del re s’inchina, grato per quella prova di fiducia.
Nessuno oserebbe mai contraddire il volere del re.
Capitolo 1
Quando d’Artagnan si risveglia, è immerso nell’oscurità. Fa freddo. Ha male dappertutto. I suoi ricordi sono confusi. Cerca di alzarsi… che errore! Muovendosi, sbatte forte la testa. Non si ricordava che il soffitto di camera sua fosse così basso!
Fa talmente buio che è impossibile distinguere qualcosa. Non è solo il soffitto a essere più vicino, anche le pareti si sono spostate. I muri della stanza sono diversi dal solito, sembrano fatti di legno. L’aria è irrespirabile e tutto si muove senza sosta.
Soltanto allora a d’Artagnan torna in mente cosa è successo: non si è affatto addormentato in camera sua. No, era andato a cercare Constance
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sotto la pioggia battente perché l’aveva sentita gridare. Poi, d’un tratto, qualcuno l’ha colpito in testa.
I suoi occhi si abituano a poco a poco all’oscurità. Le sue orecchie avvertono un rumore di zoccoli che calpestano il suolo. Viene sballottato qua e là, rinchiuso in una grossa scatola trasportata da cavalli. Sente accanto a sé la presenza di un altro corpo.
Si volta. Al suo fianco, giace a occhi spalancati il cadavere dell’abate Rougon. D’Artagnan lancia un grido.
Si è reso conto di essere dentro una bara.
Vogliono seppellirlo vivo?
Si immagina una carrozza sinistra, una specie di carro funebre con grandi ruote che sfrecciano sul selciato. Verso la sua tomba, probabilmente.
Trattiene un altro grido. Viaggiare in compagnia di un cadavere non è di sicuro una gita molto piacevole.
Di colpo, gli scossoni cessano. La carrozza si è fermata.
Riecheggiano voci sommesse. D’Artagnan sente un rumore di passi che si avvicinano. Poi alcu-
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ne parole, pronunciate con un tono aggressivo: «Sbattete in cella quello vivo. Lo voglio interrogare. E date in pasto ai cani l’abate Rougon».
Sta per essere picchiato e torturato, prima di condividere la sorte poco invidiabile dell’uomo di chiesa? È un programma per nulla allettante a cui d’Artagnan si sottrarrebbe volentieri. Quegli ordini sbraitati sono seguiti da un silenzio pesante, opprimente, che preannuncia le future sevizie. Poi tutto si agita quando un piede di porco si abbatte sulla cassa di legno per demolirne il coperchio.
D’Artagnan non aspetta di essere tirato fuori dalla sua prigione, ma balza immediatamente in piedi. Di nuovo libero, il moschettiere sferra un calcio in testa alla guardia che ha commesso l’imperdonabile imprudenza di chinarsi su di lui.
Il colpo violento, assestato in piena faccia, si rivela più efficace del previsto. Lo scagnozzo non ha nemmeno il tempo di sorprendersi, che subito cade a terra, tramortito.
D’Artagnan esce dalla bara abbandonando il cadavere dell’abate Rougon. Quando alza lo sguardo, si accorge di essere stato portato in un
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castello. Un edificio medievale, dotato di spesse mura. Il posto ideale per tramare un complotto, al riparo da sguardi indiscreti. Il giovane guascone esamina l’uomo che ha messo fuori combattimento. L’unico modo per passare inosservato è rubare gli abiti di quel bruto e muoversi tra i nemici come se fosse uno di loro.
Mentre riprende fiato, il moschettiere sveste la guardia il più rapidamente possibile. Infila quella nuova divisa sopra la propria camicia e si allontana. C’è un’unica via d’uscita, una porta da cui si accede a un corridoio buio. Condurrà verso la libertà o verso un nuovo pericolo?
Andarsene subito sarebbe troppo semplice. D’Artagnan vuole capire. È nella sua indole avventurosa cercare di scoprire chi l’ha rapito per assassinarlo. Si tratta degli stessi briganti che hanno cercato di uccidere il re?
Dei mormorii lo guidano fino a una stanza con la porta socchiusa. Una delle voci appartiene all’uomo che voleva interrogarlo. D’Artagnan avanza in punta di piedi. È un’occasione troppo ghiotta… Si mette a spiare attraverso la fessura.
Il primo individuo che scorge è il mercenario
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a cui probabilmente deve la sua presenza qui. Il secondo è un ometto basso, dallo sguardo astuto, vestito con abiti eleganti. D’Artagnan non riconosce nessuno dei due, ma le loro intenzioni diventano subito evidenti quando il tizio che l’ha rapito dichiara: «Grazie a voi, il re ha dichiarato guerra ai protestanti».
Il nobile se ne rallegra.
«Bene… Ottimo… Andate nelle cucine, vi daranno da mangiare. Rifocillatevi. Avrete bisogno di forze per affrontare quella strega».
Dietro la porta, a D’Artagnan si gela il sangue nelle vene. La “strega” che sta dando del filo da torcere a quegli uomini non sarà mica… Constance? È anche lei prigioniera qui?
«Non ha detto niente?» chiede il mercenario.
«Neanche una parola» si rammarica l’altro.
«L’ha interrogata Mayeul?»
«Già» sospira il nobile. «L’ha morso così forte che per poco non gli staccava un dito».
Il mercenario assume un’aria truce.
«Non vi preoccupate… Con me parlerà di sicuro. E anche il moschettiere»
«Non ne dubito…»
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«Buonanotte, signor conte».
A queste parole, lo scagnozzo se ne va, lasciando il “signor conte” da solo. E di spalle, perdipiù.
D’Artagnan aspetta comunque qualche secondo… poi agisce. Agile e veloce come un felino, entra nella stanza senza fare il minimo rumore. Il conte ha a malapena il tempo di scorgere la lama che lo minaccia alla gola.
«Non una parola» mormora d’Artagnan con il pugnale saldo in mano.
Sorpreso e spaventato, l’uomo davanti a lui trattiene il respiro.
«Portatemi dalla prigioniera» continua il moschettiere. «E, se fossi in voi, farei in modo di non incrociare troppe persone»
«Voi… voi non sapete chi sono io!» balbetta il nobile.
«Non ne ho la minima idea» ammette candidamente d’Artagnan.
Il suo prigioniero crede di poterne approfittare. Di solito, appena rivela la sua identità, la gente si inchina davanti a lui.
«Se sapeste il mio nome, forse vi comportereste in modo meno imprudente» prosegue.
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«Allora ditemi chi si trova all’estremità del mio pugnale».
Il nobile gonfia il petto e sciorina i suoi titoli… Non aspettava altro!
«Henri de Talleyrand-Périgord. Conte di Chalais. Capo della lega cattolica!»
Se sperava di impressionare d’Artagnan, però, deve presto ricredersi, perché il guascone risponde, con tono altezzoso: «Quante parole per una persona così piccola»
«Posso rendervi un uomo ricco o un uomo morto» insiste Chalais.
«E io di voi posso fare solo un uomo morto» ribatte d’Artagnan. «Quindi non fate il furbo. Andiamo!»
Gli occhi del conte si offuscano. Capisce che l’uomo dietro di lui non si farà impressionare, perciò si arrende e si lascia trascinare via.
Ben presto, la coppia esce dal castello. D’Artagnan si ferma in un angolo poco visibile del cortile, puntando il pugnale contro il fianco del conte.
«Prima avete parlato di una prigioniera» dice. «Dov’è? Voglio vederla».
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Chalais tenta di spiegargli: «Io…»
«Fiato sprecato» lo interrompe il moschettiere. «In viaggio ho dormito male e, come avrete intuito, mi sono svegliato con il piede sbagliato. Limitatevi quindi a indicarmi il cammino».
A pochi passi da loro, alcune guardie fanno avanti e indietro spostando delle casse. Indaffarati, i soldati non prestano la minima attenzione ai due uomini che si dirigono verso una scala.
D’Artagnan sa bene che il suo ostaggio vorrebbe chiamare aiuto, quindi gli avvicina il pugnale al fianco ripetendo: «Non una parola».
Dopo avere attraversato il cortile, il conte di Chalais guida il suo aguzzino in una stanzetta umida, illuminata da torce. Vedendoli arrivare, un soldato di guardia si mette istintivamente sull’attenti. Capisce, però, che qualcosa non va. «Portateci dalla prigioniera» è costretto a ordinargli Chalais.
Di fronte alla sua esitazione, d’Artagnan lo minaccia con il pugnale e aggiunge: «Fai come ti dice».
La guardia estrae un mazzo di chiavi e apre la pesante porta che era incaricato di sorveglia-
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re. Incitato dal guascone, penetra per primo nella cella. D’Artagnan spinge il conte e poi entra a sua volta.
Si ritrovano in uno spazio buio e umido. Non si vede quasi niente. Dalle feritoie, filtra solo un raggio di luce. Presto, però, nell’oscurità si intravede una sagoma, il profilo di una giovane donna incatenata, con la faccia rivolta verso il muro.
Il cuore del moschettiere si ferma.
In preda all’emozione esclama: «Constance?!»
La prigioniera si gira rivelando il proprio volto. D’Artagnan rimane stupefatto: di fronte a lui, c’è la pericolosa avversaria che in passato gli ha sparato, la donna che ha inseguito a cavallo, lungo le coste britanniche, per recuperare i diamanti della regina. A seguito di quell’ultimo scontro, l’aveva data per morta. L’aveva vista scomparire dopo essersi lanciata dall’alto di una scogliera.
Eppure, è proprio lei, non sta sognando… Quell’essere dal volto angelico che per d’Artagnan è una creatura del demonio.
Milady de Winter in persona!
Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di febbraio 2024 con un processo di stampa e rilegatura certificato 100% carbon neutral in accordo con PAS 2060 BSI
Maxime Fontaine è nato nel 1975 a Seclin, nel Nord della Francia. Insegnante e scrittore, ha esordito nel 2005 con una trilogia fantasy. Da allora si destreggia tra fumetti, romanzi per ragazzi, thriller e racconti fantastici.
n una Francia spaccata in due dalla guerra di religione, d’Artagnan è alla disperata ricerca di Constance, rapita davanti ai suoi occhi. Ma lì dove penserebbe di trovare la sua amata, il moschettiere si imbatte in una formidabile nemica ed è costretto ad allearsi con lei: la perfida Milady de Winter, magnetica e seduttiva nelle sue fughe come nei complotti che ordisce per conto del cardinale Richelieu. Tra ostilità dichiarate e infidi cospiratori, i moschettieri sono l’ultimo baluardo a difesa del re. Fino a che punto sacrificheranno se stessi e le persone che amano per compiere il proprio dovere? E il loro onore, potrà mai imporsi sul sentimento?
Miladysidiverte. Èimbattibilenelgiocodelgattoedeltopo. «Dicosaavetepaura?Divoiodime?»
Il romanzo ufficiale del film interpretato da Vincent Cassel, Eva Green e Louis Garrel