GRACI KIM è una “kiwi”, ovvero una neo
JOYCE KIM BECKY RIORDAN
bestseller di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, n. 1 del “New York Times”, amato da milioni di fan in tutto il mondo. Per la serie “Rick Riordan presenta” ha selezionato scrittrici e scrittori pro venienti da culture dei diversi continenti, con l’in tento di dare spazio a storie appassionanti, ispi rate alla mitologia e al folklore.
RICK RIORDAN È la sua festa di compleanno, ma Riley ha la sensazione di avere ben poco da gioire. Essere l’ultima stella caduta non si è poi rivelata questa gran conquista: amici e parenti non si ricordano più chi sia e tutto il clan dei guaritori ce l’ha con lei perché ha ucciso la loro dea protettrice. Riley capisce di non avere scelta: deve avventurarsi nell’insidioso Regno degli Spiriti, dove forse si nasconde la soluzione a tutti i suoi problemi. C’è però solo un modo per entrare nell’aldilà, ed è morire. “Sono l’ultima stella caduta del Regno degli dèi. Dovrei sapere cosa dire, anzi, dovrei sapere cosa fare. Dovrei essere in grado di affrontare la situazione in qualche modo. E invece non so un bel niente. Non ho risposte. Non ho proprio nulla di divino. Sono un’impostora. Una truffa vivente”.
, L ultima luna
RICK RIORDAN è l’autore della saga
KIM
zelandese, ma con origini coreane. La sua trilo gia, ispirata alle leggende tradizionali che le rac contava sua nonna, è stata editata personalmen te da Rick Riordan. Gallucci ha già pubblicato il primo volume della serie, L’ultima stella.
“Graci Kim è riuscita a fondere meravigliosamente la mitologia coreana con il mondo moderno”.
, L ultima luna I clan magici di Koreatown
traduzione di Sandro Ristori
2 ISBN 978-88-3624-898-8
Consigliato dai ai anni
12 99
€ 14,90
GRACI KIM
Il problema è che quelli che mi stanno attorno continuano a soffrire, perché sono io che li faccio soffrire. Ci stanno succedendo un’infinità di cose orribili e non solo è colpa mia ma non posso nemmeno farci niente. In tutto questo si suppone che io sia una specie di stella divina. Da morire dal ridere, no?
GRACI KIM è una “kiwi”, ovvero una neo
JOYCE KIM BECKY RIORDAN
bestseller di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, n. 1 del “New York Times”, amato da milioni di fan in tutto il mondo. Per la serie “Rick Riordan presenta” ha selezionato scrittrici e scrittori pro venienti da culture dei diversi continenti, con l’in tento di dare spazio a storie appassionanti, ispi rate alla mitologia e al folklore.
RICK RIORDAN È la sua festa di compleanno, ma Riley ha la sensazione di avere ben poco da gioire. Essere l’ultima stella caduta non si è poi rivelata questa gran conquista: amici e parenti non si ricordano più chi sia e tutto il clan dei guaritori ce l’ha con lei perché ha ucciso la loro dea protettrice. Riley capisce di non avere scelta: deve avventurarsi nell’insidioso Regno degli Spiriti, dove forse si nasconde la soluzione a tutti i suoi problemi. C’è però solo un modo per entrare nell’aldilà, ed è morire. “Sono l’ultima stella caduta del Regno degli dèi. Dovrei sapere cosa dire, anzi, dovrei sapere cosa fare. Dovrei essere in grado di affrontare la situazione in qualche modo. E invece non so un bel niente. Non ho risposte. Non ho proprio nulla di divino. Sono un’impostora. Una truffa vivente”.
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RICK RIORDAN è l’autore della saga
KIM
zelandese, ma con origini coreane. La sua trilo gia, ispirata alle leggende tradizionali che le rac contava sua nonna, è stata editata personalmen te da Rick Riordan. Gallucci ha già pubblicato il primo volume della serie, L’ultima stella.
“Graci Kim è riuscita a fondere meravigliosamente la mitologia coreana con il mondo moderno”.
, L ultima luna I clan magici di Koreatown
traduzione di Sandro Ristori
2 ISBN 978-88-3624-898-8
Consigliato dai ai anni
12 99
€ 14,90
GRACI KIM
Il problema è che quelli che mi stanno attorno continuano a soffrire, perché sono io che li faccio soffrire. Ci stanno succedendo un’infinità di cose orribili e non solo è colpa mia ma non posso nemmeno farci niente. In tutto questo si suppone che io sia una specie di stella divina. Da morire dal ridere, no?
UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni
Graci Kim L’ultima Luna. I clan magici di Koreatown traduzione dall’inglese di Sandro Ristori della stessa serie: L’ultima stella ISBN 978-88-3624-898-8 Prima edizione italiana novembre 2023 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2027 2026 2025 2024 2023 © 2023 Carlo Gallucci editore srl - Roma Titolo dell’edizione originale inglese: Rick Riordan Presents The Last Fallen Moon. A Gifted Clans Novel Pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti e in Canada da Disney • Hyperion Books, un marchio di Buena Vista Books, Inc. Pubblicato in accordo con Kaplan/DeFiore Rights tramite Berla & Griffini Rights Agency Copyright © 2021 Graci Kim Per l’introduzione: © 2021 Rick Riordan Rick Riordan Presents è un marchio di Buena Vista Books, Inc. Copertina © 2021 Vivienne To Gallucci e il logo
sono marchi registrati
Se non riesci a procurarti un nostro titolo in libreria, ordinalo su: g a l l u c c i e d i t o r e. c o m Il marchio FSC® garantisce che questo volume è realizzato con carta proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile e da altre fonti controllate, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su https://ic.fsc.org/en e https://it.fsc.org/it-it Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.
rick riordan presenta
Graci Kim
L’ultima Luna I clan magici di Koreatown
traduzione di Sandro Ristori
Al mio mandu: che le tue guance possano rimanere così morbide e deliziose per sempre.
1 Anche gli eroi più scalcagnati hanno bisogno di un lavoretto estivo
La tecnologia fa schifo. Aspettate, forse detto così è un po’ ingeneroso. I progressi tecnologici del XXI secolo hanno salvato un numero incalcolabile di vite umane e hanno permesso a milioni di persone in tutto il globo di entrare in contatto tra loro. Vogliamo parlare di me e dei miei amici? È grazie alla tecnologia che abbiamo potuto parlare con il gwisin, altrimenti noto come fantasma affamato, che ci ha aiutato a risolvere il mistero dell’ultima stella caduta. Insomma, la tecnologia spacca di brutto, devo ammetterlo. Da un punto di vista oggettivo. Ma da un punto di vista soggettivo? Confermo: fa schifo. Ehi, non giudicatemi. Cosa direste voi se aveste appena trascorso gli ultimi due mesi della vostra vita a farvi venire i crampi per ricopiare i libri della biblioteca dei clan su un computer portatile? E intendo ricopiare frase per frase, parola per parola, per giunta durante le vacanze estive. Nel clan Horangi non si fa altro che parlare di innovazione incantatoria, di magia open source, di libri degli incantesimi in versione digitale e di un sacco di altri di7
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scorsi davvero molto belli e giusti (anche per l’ambiente). Peccato però che alla fine dei giochi tutto questo significhi che qualcuno deve mettersi lì e inserire a mano i dati nel cloud. Ogni singola pagina di ogni tomo. E indovinate chi è quel qualcuno? Esatto, sono io! Evviva! «Ehi, Riley» dice Taeyo, al mio fianco. Si strofina gli occhi e si stiracchia. Il mio amico sta lavorando a un aggiornamento di Ghostr, la sua app per sussurrare ai fantasmi. È un prodigio dell’informatica, un genio del coding, e non solo: è anche un vero drago quando si tratta di maneggiare il suo elemento dominante, l’acqua. «Ho bisogno di staccare. Faccio un salto a prendere dei bastoncini Pepero. Li vuoi?» Taeyo è uno stregone Horangi, nato e cresciuto nel clan. Io invece ho dovuto superare il rito di iniziazione, perché per nascita appartengo agli Horangi, ma sono stata cresciuta in una famiglia di guaritori Gom. Ora faccio parte di tutti e due i clan, anche se in realtà non posso né guarire né compiere magia elementale. Non ci capite niente, eh? In effetti è una storia lunga. Parecchio lunga. Se fossi una scrittrice ci sarebbe da tirarne fuori un libro… «Non sai quanti nuovi gusti si sono inventati. Dài, provane uno» insiste Taeyo. «Prenditi una pausa, te la meriti». Dato che ormai mi ha interrotto, ne approfitto per allungare la spina dorsale contro lo schienale della sedia ergonomica e sgranchirmi le braccia. Ci voleva proprio, sono stata troppo ingobbita sul laptop con la faccia appiccicata allo schermo per ricopiare un volume che si intitola Il Regno degli spiriti: guida facile per cretini. Parla dell’altro mondo, del processo di reincarnazione e
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1. Anche gli eroi più scalcagnati hanno bisogno di un lavoretto estivo
in generale di tutto quello che succede quando muore una persona che ha il dono. Mi pagano a parola e voglio davvero finire questi ultimi capitoli prima di tornarmene a casa. «Mi sa che hai ragione» rispondo. «Allora, prendimi quelli biscotti e crema, grazie» «Ottima scelta!» Taeyo salta su dalla sedia e va alla macchinetta. «Io provo quelli rosa al tè verde. Che emozione!» Ha il papillon, come al solito. Quello di oggi è giallo senape. Non mi pare di averglielo già visto; in ogni caso, si abbina alla perfezione alle sfavillanti bretelle che gli tengono su i pantaloni chino color uva. A completare l’insieme, una camicia color salmone. In pratica, è un secchione di tredici anni tutto serio che se ne va in giro con una mazzetta Pantone addosso. Che ci crediate o no, gli dona pure. Taeyo seleziona i nostri Pepero alla macchinetta, io piego il collo facendo schioccare le ossa e guardo la sala riunioni, un open space ben illuminato. Ci sono postazioni di lavoro condivise inframmezzate da tavoli da air-hockey e da qualche cabina letto per chi vuole riposarsi un po’. C’è persino un bar self-service di ramyeon. È tutto così tranquillo. Voglio dire, va bene che è domenica, ma siamo pur sempre nel quartier generale dei sapienti. Però oggi ci siamo solo io, Taeyo, la mia inmyeonjo Areum (l’uccello dalla testa di donna che ho addomesticato, attualmente ridotta alle dimensioni di una colomba, appisolata su un letto di fogli di carta stracciati ai miei piedi), e altre dieci persone al massimo, sparse qua e là. Una di esse è il mio quasi migliore amico, Emmett. E
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dico quasi perché non è mica facile essere migliori amici di una persona che non ricorda chi sei. Poi c’è Cosette Chung, illusionista Gumiho super carina e super intelligente. Credo che adesso come adesso sia più amica lei di Emmett di quanto lo sia io. Se ne stanno entrambi appollaiati su due grosse palle da ginnastica davanti a un enorme televisore a schermo curvo. Giocano a Battle Galactic, il loro videogame preferito. Va bene, lo ammetto: non riesco a farci l’abitudine. Vedere Emmett e Cosette che ammazzano il tempo qui nel campus Horangi mi fa uscire pazza. I sapienti erano stati scomunicati dagli altri cinque clan e fino a poco tempo fa dovevano vivere lontano dal resto della comunità. Per questo si sono costruiti una nuova casa in mezzo alla foresta, che poi sarebbe questo campus: un reticolo di edifici ricoperti integralmente da specchi che si mimetizzano alla perfezione nel fitto della vegetazione dell’Angeles National Forest, invisibili tra le chiome degli alberi. I sapienti vivono, mangiano, studiano e lavorano qui. È anche uno dei pochi posti in cui ho il coraggio di farmi vedere. Taeyo mi passa la confezione di bastoncini di cioccolato ricoperti di granella di biscotto. Sgranocchio, pensierosa. In questi due mesi sono successe un sacco di cose. Tutte brutte. Sigh. Okay, magari mi prendo un secondo per farvi un riassunto, che ne dite? Tanto per cominciare dovete sapere che non sono solo una Horangi e una Gom: sono anche l’ultima stella caduta. Tecnicamente, e scusate se faccio la precisina, sono un frammento del so-
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le oscuro caduto sulla Terra dal Regno degli dèi. Cosa che fa di me un essere per metà divino e per metà mortale. Sì, lo so. Sembra una figata assurda. Sembra, però. Io ci ho guadagnato solo tristezza e malinconia, giuro. È venuto fuori che non tutte le dee sono gentili e benevoli come pensavamo. La Dea Orso delle caverne, protettrice del clan Gom, ha cercato di uccidermi per avere libero accesso al Regno dei mortali, cosa che avrebbe avuto delle conseguenze a dir poco disastrose per l’umanità intera. Senza contare che sarebbe stato anche un bello shock per i saram, ovvero le persone che non hanno il dono e anzi non sanno nemmeno che la magia esiste davvero. Per fortuna, insieme alla mia famiglia e ai miei amici, siamo riusciti a impedire la “fine dei giorni” di cui parlava la profezia e abbiamo distrutto la dea. All’inizio è stata una vera scarica di adrenalina. Il Regno dei mortali era di nuovo al sicuro! E mia sorella, Hattie, era tornata tutta intera! Avevamo sfidato una divinità e avevamo vinto! Eravamo degli eroi! Urrà per noi! Poi però la realtà è venuta a bussare alla nostra porta. Fine dell’entusiasmo. Adesso che non c’è più una dea protettrice a dare potere al loro dono, i Gom non hanno più l’abilità di guarire chicchessia. I miei non tolleravano l’idea di portare avanti la loro clinica senza il dono, quindi hanno tirato giù la serranda e si sono trovati un altro lavoro. Adesso fanno i lavapiatti da Seoulful Tacos. Meglio fare un lavoro dignitoso che essere costantemente costretti a ricordare ciò che abbiamo perso. Così hanno detto.
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Per farla breve, avevo salvato il mondo (prego, eh, a proposito), eppure una piccola ma rumorosa fazione di guaritori ha iniziato a prendersela con me. Hanno perso la loro vocazione divina e ogni giorno che passa si arrabbiano di più. Perché prima di agire non hai illustrato il tuo piano a ogni singolo Gom di tutti e sette i continenti? (Ehm, l’avrei fatto se avessi avuto una decina di anni a disposizione.) Non potevate lasciare che la dea se ne andasse a zonzo per la Terra? (Diciamo che ci aveva fatto capire che per lei la vita dei mortali contava meno di zero.) Perché non ti sei fatta venire in mente un piano migliore? (Pronto? Non vi ricordate quella parte della storia in cui la dea malvagia voleva mettere fine alla vita per come la conosciamo, e quindi noi la dovevamo fermare in una frenetica corsa contro il tempo?!) Il risultato di tutto questo è che come potete immaginare il clan Gom ha il morale sotto i tacchi. Ai minimi storici. Come se non bastasse, mia sorella Hattie non si è ancora ripresa del tutto dopo essere tornata dal Regno degli dèi. Viene colpita da questi strani attacchi di sonno. Piomba a terra, come addormentata, per ore. Black-out improvvisi. Da un po’ di tempo durano più a lungo. Certo, alla fine si sveglia, eppure ogni volta che le capita il senso di colpa mi divora. In fin dei conti non sarebbe successo nulla di tutto questo se non fosse stato per me. È colpa mia, ed è colpa mia anche se i miei non riescono a guarirla.
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E volete sapere qual è la cosa peggiore? Non si ricordano di me. Né i miei, né i Gom, né i sapienti Horangi, nemmeno Taeyo. Tabula rasa. Per evocare l’ultima stella caduta ho stretto un accordo con un goblin dokkaebi che ha spazzato via i ricordi che gli altri avevano di me prima della grande resa dei conti con la dea. Di tutti e due i clan di cui faccio parte, familiari compresi, c’è solo una persona che sa chi sono: mia sorella Hattie. Almeno ho lei, grazie a Mago. Oh, quasi dimenticavo. Non è finita qui. Sapete che poteri possiedo in qualità di ultima stella caduta del Regno degli dèi? Zero. Nada. La mia natura divina non mi ha portato nulla di buono e non mi ha fatto combinare un bel niente, a parte distruggere la statua della dea nel santuario Gi (e siamo sinceri, anche quello con ogni probabilità è stato solo un incidente). Insomma, sono un colossale fallimento. Il problema non è che non so fare magie. Il problema è che tutti pretendono delle risposte da me. Vogliono che giuri che le altre dee non si metteranno in testa di tirare qualche altro brutto scherzo ai mortali. Ma io come faccio a saperlo? L’unica cosa di cui sono certa è che sono bravissima a incasinare ancora di più le situazioni incasinate. Un attimo, fatemi riprendere fiato. Direi che ci siamo. Vi ho rimesso in pari. Adesso avete capito cosa ci faccio in questa splendida domenica di sole nel quartier generale degli Horangi, china su un libro che mi permetterà di scoprire come funziona l’aldilà della gente col dono – quello che chiamiamo Regno degli spiriti – e come faccia a ospitare sia il pa-
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radiso sia l’inferno. Mi piacerebbe potervi dire che sto mettendo a punto una strategia per proteggere il mondo da eventuali attacchi futuri da parte del Regno degli dèi. Ma la verità è che mi sto solo nascondendo. In questi ultimi due mesi sono riuscita a perfezionare un’unica arte: quella della negazione. Voglio sbattere la porta in faccia al mondo, chiudere fuori tutto e tutti. Attenuare il senso di colpa. Fingere che vada tutto bene. Perché l’alternativa è peggio. Ve lo dico io. «KaTalk!» La notifica mi illumina il telefono e fa squillare i cellulari di Taeyo, Cosette ed Emmett. I nostri occhi si precipitano in contemporanea sugli schermi. Hattie ci ha inviato un messaggio sul gruppo di KakaoTalk, l’app che usano tutti quelli che hanno il dono. “Statemi bene a sentire, tutti quanti. Dovete venire a casa nostra. Vi spiego tutto appena arrivate, ma fate presto! Io e Noah siamo già qui. È importante!” La confezione di Pepero già svuotata per metà mi cade dalle mani e piomba in testa ad Areum, svegliandola con le maniere forti. «Oh, Mago mia» le sussurro quando vola sulla mia spalla. È come se qualcuno mi stesse strizzando il cuore. «È successo qualcosa di brutto, Areum. Ne sono sicura. Me lo sento» «Non farti prendere dal panico, Riley Oh» mi tuba la mia inmyeonjo nell’orecchio. «Intanto andiamo a casa, poi si vedrà» «Ha ragione» dice Taeyo, spegnendo il portatile. È calmo, lucido. «Non ha senso immaginarsi chissà cosa senza prima conoscere i fatti. Andiamo a sentire cosa deve dirci Hattie».
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Mi mordo il labbro. Non sono una veggente, ma l’istinto mi dice che c’è qualcosa che non va. Forse una dea ha finalmente deciso di vendicare sua sorella? Ora che ci penso potrei quasi giurare di aver fatto un incubo ieri notte. Ho sognato i serpenti, sì, e lo sanno tutti che è un brutto segno, portano sfortuna. Adesso ricordo, c’eravamo io e Hattie, eravamo in mezzo al mare, sperdute sopra un gigantesco materassino a forma di fenicottero rosa. Eravamo sfinite e disidratate. Poi dei gonfi nuvoloni ci hanno rovesciato in testa secchiate di pioggia, abbiamo aperto la bocca per dare un po’ di sollievo alle nostre povere gole asciutte e abbiamo urlato di gioia. Acqua, finalmente! Peccato che non fosse pioggia. Proprio per niente. Dal cielo cadevano serpenti, viscidi serpenti a strisce. Precipitavano ai nostri piedi, rimbalzando sul materassino rosa. Si contorcevano, si dibattevano. Che schifo. Esiste qualcosa di peggio degli incubi (e dei serpenti)? Ricaccio nelle profondità del mio cervello i postumi del sogno, prendo il computer e lo metto via, poi infilo in borsa il libro che stavo ricopiando. Lo finirò dopo. Insieme a Taeyo esco dalla casa sull’albero e scendo la scala a chiocciola in legno. Dov’erano i miei stamattina? Non me lo ricordo nemmeno. So per certo invece che avevano le occhiaie e le mani rovinate, la pelle screpolata. Il nuovo lavoro è duro. In questo periodo sono sempre così. Stanchi e depressi. Sarà successo qualcosa? Cioè, qualcos’altro? Solo a pensarci mi viene il voltastomaco.
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“Arriviamo ASAP!” rispondo a Hattie, digitando a tutta birra. Ci aggiungo anche una serie di faccine perplesse. Jennie Byun, veggente Samjogo nonché mia ex arcinemica adesso diventata amica, risponde subito dopo di me. “Arriviamo subito anche io e David. Sta cercando di creare una pozione per aiutarmi, ma sbaglia sempre, passa da un epic fail a un fail ancora più epico. Non so proprio perché non ho ancora licenziato questo inutile pasticcione. ” Emmett invia le emoji di un drago e di un monopattino, poi ci raggiunge insieme a Cosette. Areum riprende la sua statura normale, due metri e mezzo di altezza, e comincia a lisciarsi le piume col becco per ritrovarsele belle morbide. «Sembra una cosa urgente» dice Cosette. «Diamoci una mossa». Emmett la guarda, cupo. Non che voglia dire molto, eh, è sempre cupo, la sua espressione tipo è la smorfia accigliata di chi ha appena calpestato una bella cacca di cane. Apre il monopattino blu, che si dispiega in tutte le sue scaglie. Ci salta sopra. «Io, Cosette e Taeyo andiamo su Boris. Riley, ci vediamo da te». Non faccio nemmeno in tempo ad annuire che Areum mi dà una leggera beccata. Non le salto in groppa troppo spesso – meglio non rischiare che i saram vedano un’adolescente che cavalca una gigantesca donna-uccello volante nei cieli di Los Angeles – ma oggi faremo un’eccezione. Le afferro un’ala e mi tiro su. In sella. «Cosette, mi dài una mano?» La mia amica sfrega il polso contro il braccialetto Gi, facendo brillare d’argento il segno Gumiho. Recita un incantesimo glamour e le piume marroni e bianche di Areum prima iniziano a
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luccicare e poi diventano traslucide. Nel frattempo è come se mille piccoli spilli mi stessero foracchiando la pelle. Areum prova a sbattere le ali, sollevando un mulinello d’aria tutto intorno a me. Come quando ti tuffi in piscina e si creano tante piccole onde. «Ecco fatto. Invisibili, tutte e due» mi rassicura Cosette. Areum si libra in volo. Mi tengo forte al suo manto trasparente. Non ho idea di cosa debba dirci Hattie, ma ho un pessimo presentimento. Grazie alla supervelocità di Boris il drago su ruote, Taeyo, Emmett e Cosette arrivano a casa mia solo pochi secondi dopo di me. Non so cosa mi aspettassi di trovare – magari un cumulo di macerie, un incendio o che so io – ma in realtà pare tutto tranquillo. Forse così è anche peggio. Sempre più preoccupata, divoro i gradini del portico e mi fiondo alla porta. «Sorella, tieni sotto controllo l’ansia, emani radiazioni negative peggio di una centrale nucleare» mi fa Emmett. «Prendi fiato, d’accordo?» Tutti mi vengono dietro. Lancio un complimento al volo alla porta-sin e sento il click secco del chiavistello che scatta. Faccio un bel respiro profondo e apro. Che cosa ci aspetta dall’altra parte? Non può essere niente di buono, ne sono certa. «Sorpresa!» Mi lanciano in faccia dei festoni di carta crespa colorata. Con un grido agito la mano e mi libero. Ho le allucinazioni o c’è davvero un mucchio di gente – e pure un cane – che urla e mi ac-
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clama, accalcata nel nostro minuscolo corridoio? È tutto vero? E se sì, perché queste persone indossano degli strambi cappellini a punta? «Buon tredicesimo compleanno in ritardo, Riley!» grida Hattie tutta felice. Noah Noh, protettore Miru e segreto sogno d’amore (mica tanto segreto) di Hattie, è in piedi accanto a lei. Poi ci sono Jennie e David, con dei sorrisoni immensi. Subito dietro i mei genitori, con Sora e Austin, che sono… come definirli? I miei nuovi tutori Horangi, ecco. «Aspetta, volete dirmi che è una specie di festa?» Per un attimo non so cosa dire. «Ma il mio compleanno era tipo un mese fa» borbotto alla fine, ancora sotto shock. A quel punto, appena il fastidio scaccia lo stupore, mi sblocco. «E dài, Hat, mi hai fatto quasi venire un infarto! Pensavo che fosse successo qualcosa di terribile». Hattie si è messa il suo vestito preferito a pois bianchi e rossi. Si sbatte la mano sulla coscia e devo dire che non sembra per niente dispiaciuta della trappola che mi ha teso. «Ti chiedo scusa… Anzi, aspetta un attimo, non ti chiedo scusa nemmeno per sogno! Non sai che faccia che hai fatto, Rye! Uno spasso, un vero spasso!» Scoppia a ridere e finalmente le torna un po’ di colore sulle guance smorte. Ne aveva proprio bisogno. Il nostro Samoiedo, Mong, si lascia contagiare dall’entusiasmo e inizia a gironzolarmi intorno. Mi giro verso Taeyo, Emmett e Cosette. «Voi lo sapevate?» Per tutta risposta abbassano la testa, gli occhi fissi a terra. Areum torna piccola piccola e va a nascondersi dietro le ruote di Boris.
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«Ci avrei scommesso» dico, ma già l’irritazione si sta trasformando in qualcos’altro. Hattie mi prende per mano e mi trascina in salotto, addobbato di tutto punto. È una classica festa della comunità del dono, con tutti gli annessi e connessi. Hanno incantato coriandoli e stelle filanti, che adesso nuotano piano sopra le nostre teste stringendosi in morbide nuvole arcobaleno. Caramelle di ogni forma e dimensione sciamano qua e là come api, pronte a svolazzare dentro la prima bocca aperta che trovano. C’è pure un palloncino a forma di cheollima che sbatte le ali e nitrisce a tutto spiano. «Ta-da!» esclama Hattie, mostrandomi con orgoglio la grande torta che troneggia sul tavolo. Tredici candeline svolazzano a mezz’aria sopra la glassa a specchio. Non ce la fanno proprio a stare ferme, si scambiano di posto di continuo, come se stessero facendo il gioco della sedia e la musica dovesse interrompersi da un momento all’altro. «Per tutte le ciambelle… quella è una torta incantata?!» strilla Emmett. «A che gusto?» Mong percepisce l’eccitazione del mio amico e si alza su due zampe per azzannare la torta. Per fortuna non ci arriva. «È una tuttisapori» spiega Hattie. «L’ha fatta un pasticciere Tokki, mi ha detto che ogni morso ha un sapore diverso: caramello al cioccolato, red velvet, funfetti, carota, e così via. Più fette mangi, più gusti assaggi». Da quando è tornata in vita non l’avevo mai vista così piena di energia. Cioè, ha ancora un’aria malaticcia ed è molto pallida, senza contare che è ridotta pelle e ossa, in pratica uno scheletro
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che cammina. Però oggi le brillano gli occhi. Per un attimo mi chiedo se non fosse proprio quello di cui aveva bisogno. Quello di cui avevamo bisogno tutti, in realtà: una festa. Una scusa per scordarci dei nostri guai, metterci in testa uno stupido cappellino e abbuffarci di torte tuttisapori. Ma poi la nebbia scende di nuovo su di me. Mi ricorda che devo tenere alta la guardia. Sbarrare le porte e lasciare fuori il mondo intero. Perché se faccio entrare le persone a cui voglio bene rischio solo di ferirle di nuovo. E ho già rovinato anche troppe vite. «Grazie, sorella» dico, sforzandomi di tirar fuori una voce allegra. «Ma non dovevi». Sora e Austin vengono a farmi gli auguri. L’abbraccio di Austin è così forzato e goffo che mi graffia con le stellette da ninja che ha sulla giacca di pelle. Dopo è il turno di mamma e papà. E il loro non si può neanche definire un abbraccio. È una specie di strizzata seguita da una mezza pacca sulla schiena, un saluto che si potrebbe rifilare a un cugino di secondo grado che sai appena come si chiama. Cerco di non lasciar trasparire il mio dolore, perché so che si stanno impegnando tanto, insomma, fanno quello che possono. Ma la verità è che è uno schifo. Con Sora e Austin non è così grave, perché in fondo ci conosciamo da poco. Ma i miei genitori mi trattano come se fossi un’estranea che vive sotto il loro tetto. E fa male. Da morire. Hattie si accorge di quanto sono a disagio e mi stringe la mano. «Troveremo una soluzione» mi sussurra all’orecchio. «Ci inventeremo qualcosa per rimettere a posto la loro memoria».
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Eomma si schiarisce la gola. «Spero che tu non ti sia allarmata, Riley» dice in tono gentile. «Volevamo organizzare una festa degna di una stella caduta. Hattie ci teneva a farti una sorpresa, ma si sa che ha la tendenza a spingersi un po’ troppo oltre, mi dispiace». Vorrei dirle che lo so, lo so benissimo, non ho bisogno che qualcuno venga a dirmi com’è fatta mia sorella. Ci sto insieme solo da tutta la vita, no? Però capisco come dev’essere per Eomma, quindi tengo la bocca chiusa. È il turno di Appa. «Ti chiediamo scusa per averti organizzato questa festicciola con così tanto ritardo. Avremmo fatto volentieri qualcosa prima, ma come ben sai io ed Eunha… cioè io e la mamma… insomma. Le cose non sono state facili nell’ultimo periodo» «Va tutto bene» rispondo cercando di mettere su la faccia della ragazza coraggiosa. «Lo so. E grazie». Mong mi schiaccia contro la coscia il suo nasino umidiccio, come per ricordarmi che c’è anche lui alla festa. Mi accovaccio e sospiro. «Ti voglio bene, grande palla di neve imbranata». Mi lecca la guancia, poi con la zampa si gratta il collo. C’è un pacchetto legato al collare, piccolo e sottile, avvolto in carta da pacchi marrone. «Cos’hai qui, bellezza?» Lo tiro via e leggo il bigliettino. Le nostre scelte definiscono chi siamo, ma le nostre azioni definiscono le nostre scelte. Buon compleanno, stella caduta. Haetae (P.s.: Spero che ti aiuti a mettere la testa a posto.)
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L’ultima Luna
«Chi te l’ha dato?» chiedo al cane. D’un tratto sono senza fiato. «L’Haetae è stato qui?» L’unica risposta di Mong è un guaito seguito da una grattata d’orecchio. Taeyo dovrebbe proprio inventare un’app per tradurre il linguaggio dei cani. Apro la confezione e trovo un… un ferro da calza? È corto, marrone scuro, l’estremità non appuntita ha una forma strana, ricorda un verme arricciato su se stesso. Una specie di piccolo uncino. Non ci capisco niente. Non ho più né visto né sentito il leone unicorno da quando ha salvato la vita a Hattie, due mesi fa, e adesso mi regala un aggeggio sformato? Sta cercando di dirmi che devo trovarmi un nuovo hobby? Se è così non posso dire che ci sia andato troppo per il sottile. Forse la delicatezza non è il suo forte. A quel punto Mong si mette a inseguire Areum per tutta la stanza, e lei scappa starnazzando mentre io metto via lo strambo regalo. Mi sento un po’ ferita. Se l’Haetae è venuto fin qui, poteva fermarsi un attimo, no? Anche solo per salutarmi. Ma a quanto pare nemmeno lui vuole perdere tempo con me, ormai. Con un grande sforzo di volontà riesco a sorridere per tutto il resto della festa, anzi tiro fuori persino una risata sincera quando Jennie attacca con le sue lamentele nei confronti di David. «Il peggior infusore di sempre», è così che lo definisce. A quanto pare le aveva promesso un filtro d’amore che avrebbe fatto cadere Mateo ai suoi piedi (Mateo sarebbe il ragazzo per cui Jennie ha perso la testa).
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1. Anche gli eroi più scalcagnati hanno bisogno di un lavoretto estivo
Solo che la pozione non ha stregato il cuore di Mateo. L’ha fermato. «Due ore! Ci sono volute due ore prima che ricominciasse a respirare!» Jennie si batte la mano sulla fronte. «Ve lo immaginate? Non potete capire che stress. Per poco non si fermava anche il mio cuore. E non esagero» «Mi dispiace davvero tanto, Jennie». Sarà la cinquantesima volta che David le chiede scusa, e ormai ha le guance viola, più che rosse. «Però adesso sta bene, anzi, benissimo. Gli ho dato una bella dose di Annebbiamemoria, non ricorderà niente». Jennie sbuffa. «Non è questo il punto. Mi avevi giurato che avrebbe funzionato!» Incrocia le braccia al petto e abbassa la voce. «Mi sono spaventata sul serio. E se non si fosse risvegliato mai più?» David le posa una mano sulla schiena. «In quel caso sarebbe stata solo colpa mia. Però penso di aver capito dove ho sbagliato, la prossima volta farò le cose per bene». Azzarda un piccolo sorriso carico di speranza. «Se vuoi faccio un salto da te stasera. Ti cucino il japchae. Come piace a te» «Condito con pozione ridareccia?» Jennie si è illuminata di colpo. «Se non vieni sarà peggio per te». I loro battibecchi mi strappano un sorriso. Sono una coppia parecchio strana, ma in qualche modo riescono sempre a passare sopra le loro differenze. È una cosa che adoro. Le amicizie come la loro sono una ficata. Parte Happy Birthday, sia in inglese che in coreano, e Appa accende le candele incantate che ballano sopra la mia torta tut-
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L’ultima Luna
tisapori. Sono stanchissima e vorrei solo che tutti se ne tornassero a casa loro. «Non ti scordare di esprimere il desiderio!» strilla Hattie mentre Eomma solleva la torta e me la mette proprio davanti al viso. Chiudo gli occhi e spengo le candeline. Certo che esprimo il mio desiderio: desidero con tutto il cuore che le cose tornino com’erano un tempo. Quando i miei genitori avevano il dono della guarigione. Quando Hattie era forte e sana. Quando nessuno aveva perso i suoi ricordi e il mondo intero era proprio come doveva essere. Quando non avevo ancora rovinato tutto. All’improvviso si sente un tonfo assordante. Qualcosa si è schiantato contro il muro della casa. Poi un altro rumore, e un altro. È una grandinata, solo che i chicchi sono grossi come massi. La casa grida e piange, tremando. Le assi di legno del pavimento vibrano di paura. «James, cos’è stato?» grida Eomma, aggrappandosi al braccio di Appa. Lui indietreggia. «Non lo so. Ma non può essere una cosa buona». Corriamo tutti alla finestra. C’è un gruppetto di gente là fuori. Ha invaso il giardino e non sembra che abbia intenzioni amichevoli. I visi sono nascosti dietro maschere a righe nere e arancioni e sollevano in aria le mani da cui gronda un liquido rosso. Intonano una canzone in coreano, e c’è una tremenda rabbia nelle loro voci.
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1. Anche gli eroi più scalcagnati hanno bisogno di un lavoretto estivo
Il sangue mi si gela nelle vene. Le dee sono venute a vendicarsi? Era questo il pericolo che mi annunciava l’incubo dei serpenti a strisce piovuti dal cielo? Non sono pronta. Per niente. Non so come proteggere la mia famiglia e i miei amici. «Cosa dicono?» chiede Emmett. «Chi sono?» lo corregge Hattie. Sora sbuffa. «A me sembra un malocchio» «Streghe e stregoni» mormora Eomma, con gli occhi spalancati. «Ci stanno lanciando una maledizione. Sfortuna e malasorte». Non riesco neanche a respirare. Allora non sono dee. È la nostra stessa comunità. «Ma perché?» chiede Noah con un filo di voce, guardando Hattie con aria preoccupata. Non gli risponde nessuno, e del resto non ce n’è bisogno. Lo sappiamo già. «Distruttrice di clan!» grida una voce all’esterno, come per confermare quello che tutti stanno pensando. «Sono Gom» dichiara Appa, solenne. «Il nostro clan ci attacca». Hattie è al mio fianco, mi stringe forte la mano, ma io la tiro indietro di scatto. Ci hanno aggredito – hanno preso di mira la mia famiglia e la nostra casa – a causa mia. «Restate dentro, tutti quanti!» ci ordina Appa mentre corre fuori. Non gli obbedisce nessuno. Lo seguiamo in massa, ci accalchiamo sul vialetto, mentre gli stregoni senza volto saltano su un furgone. Il portellone si richiude, il motore romba. Scompaiono in fondo alla strada.
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L’ultima Luna
«Se ne sono andati, grazie a Mago» mormora Eomma. Si gira come se volesse tornare dentro, e invece lancia un grido strozzato e crolla a terra. «Eomma? Che succede?» Faccio una specie di piroetta per acchiapparla al volo e… per poco non mi si sloga la mascella. Tutta la casa è ricoperta da un denso strato di liquido cremisi che cola lungo le pareti. Come se piangesse lacrime di sangue. «Perché? Perché l’hanno fatto?» chiede Hattie, con la voce rotta. «Cosa vogliono da noi?» Austin punta il dito verso il garage. Il suo viso è dello stesso colore della cenere. «Il messaggio non potrebbe essere più chiaro, mi pare». Prendo un respiro. Sulla porta stanno apparendo delle parole. Parole colme d’odio. Gli invasori le hanno create con un sortilegio. L’inchiostro rosso sangue forma dei tratti irregolari, una lettera dopo l’altra. Non sei una di noi, Riley Oh! Sei la rovina della tua famiglia e del tuo clan. Va’ all’inferno!
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GRACI KIM è una “kiwi”, ovvero una neo
JOYCE KIM BECKY RIORDAN
bestseller di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, n. 1 del “New York Times”, amato da milioni di fan in tutto il mondo. Per la serie “Rick Riordan presenta” ha selezionato scrittrici e scrittori pro venienti da culture dei diversi continenti, con l’in tento di dare spazio a storie appassionanti, ispi rate alla mitologia e al folklore.
RICK RIORDAN È la sua festa di compleanno, ma Riley ha la sensazione di avere ben poco da gioire. Essere l’ultima stella caduta non si è poi rivelata questa gran conquista: amici e parenti non si ricordano più chi sia e tutto il clan dei guaritori ce l’ha con lei perché ha ucciso la loro dea protettrice. Riley capisce di non avere scelta: deve avventurarsi nell’insidioso Regno degli Spiriti, dove forse si nasconde la soluzione a tutti i suoi problemi. C’è però solo un modo per entrare nell’aldilà, ed è morire. “Sono l’ultima stella caduta del Regno degli dèi. Dovrei sapere cosa dire, anzi, dovrei sapere cosa fare. Dovrei essere in grado di affrontare la situazione in qualche modo. E invece non so un bel niente. Non ho risposte. Non ho proprio nulla di divino. Sono un’impostora. Una truffa vivente”.
, L ultima luna
RICK RIORDAN è l’autore della saga
KIM
zelandese, ma con origini coreane. La sua trilo gia, ispirata alle leggende tradizionali che le rac contava sua nonna, è stata editata personalmen te da Rick Riordan. Gallucci ha già pubblicato il primo volume della serie, L’ultima stella.
“Graci Kim è riuscita a fondere meravigliosamente la mitologia coreana con il mondo moderno”.
, L ultima luna I clan magici di Koreatown
traduzione di Sandro Ristori
2 ISBN 978-88-3624-898-8
Consigliato dai ai anni
12 99
€ 14,90
GRACI KIM
Il problema è che quelli che mi stanno attorno continuano a soffrire, perché sono io che li faccio soffrire. Ci stanno succedendo un’infinità di cose orribili e non solo è colpa mia ma non posso nemmeno farci niente. In tutto questo si suppone che io sia una specie di stella divina. Da morire dal ridere, no?
GRACI KIM è una “kiwi”, ovvero una neo
JOYCE KIM BECKY RIORDAN
bestseller di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, n. 1 del “New York Times”, amato da milioni di fan in tutto il mondo. Per la serie “Rick Riordan presenta” ha selezionato scrittrici e scrittori pro venienti da culture dei diversi continenti, con l’in tento di dare spazio a storie appassionanti, ispi rate alla mitologia e al folklore.
È la sua festa di compleanno, ma Riley ha la sensazione di avere ben poco da gioire. Essere l’ultima stella caduta non si è poi rivelata questa gran conquista: amici e parenti non si ricordano più chi sia e tutto il clan dei guaritori ce l’ha con lei perché ha ucciso la loro dea protettrice. Riley capisce di non avere scelta: deve avventurarsi nell’insidioso Regno degli Spiriti, dove forse si nasconde la soluzione a tutti i suoi problemi. C’è però solo un modo per entrare nell’aldilà, ed è morire. “Sono l’ultima stella caduta del Regno degli dèi. Dovrei sapere cosa dire, anzi, dovrei sapere cosa fare. Dovrei essere in grado di affrontare la situazione in qualche modo. E invece non so un bel niente. Non ho risposte. Non ho proprio nulla di divino. Sono un’impostora. Una truffa vivente”.
traduzione di Sandro Ristori
Consigliato dai ai anni
12 99
, L ultima luna
RICK RIORDAN è l’autore della saga
RICK RIORDAN
KIM
zelandese, ma con origini coreane. La sua trilo gia, ispirata alle leggende tradizionali che le rac contava sua nonna, è stata editata personalmen te da Rick Riordan. Gallucci ha già pubblicato il primo volume della serie, L’ultima stella.
“Graci Kim è riuscita a fondere meravigliosamente la mitologia coreana con il mondo moderno”.
, L ultima luna I clan magici di Koreatown
Il problema è che quelli che mi stanno attorno continuano a soffrire, perché sono io che li faccio soffrire. Ci stanno succedendo un’infinità di cose orribili e non solo è colpa mia ma non posso nemmeno farci niente. In tutto questo si suppone che io sia una specie di stella divina. Da morire dal ridere, no?