Mario Pacifici
La porta aperta disegni di Lorenzo Terranera
ISBN 979-12-221-0862-9
Prima edizione gennaio 2025 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2029 2028 2027 2026 2025 © 2025 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Opera pubblicata con il patrocinio della Fondazione Museo della Shoah
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Mario Pacifici
La porta aperta
disegni di Lorenzo Terranera
Quel giorno nonna Mirella aveva fatto i biscotti. Quelli a forma di uccellini, con gli occhietti di cioccolata. Erano i biscotti di famiglia, avevano attraversato le generazioni e lei li preparava solo nelle occasioni speciali.
Asher e Ghila si scambiarono un’occhiata. Mancava ancora tanto a Hanukkah e non c’era niente di particolare da festeggiare, quindi la nonna doveva avere qualche sorpresa in serbo per loro. Dan, il fratellino più piccolo, non si fece molte domande. A lui quei biscotti piacevano tantissimo ed era solo contento di poterli mangiare.
«Oggi voglio raccontarvi una storia» disse la nonna. «Una storia bella e brutta insieme. Una storia vera, di quando ero giovane».
Ecco qual era la sorpresa.
«È una storia di quando c’era la guerra?» Ad Asher piacevano molto le storie di guerra e di avventura, e nonna Mirella, che era vecchietta e in realtà era la loro bisnonna, la guerra l’aveva vista con i suoi occhi. «Sì, è la storia di quello che è successo durante la guerra proprio qui, nel ghetto di Roma. Gli ebrei ci abitano da più di duemila anni e sono sempre stati una comunità ricca di storia e di tradizioni. Vivevamo accanto e insieme agli altri romani e nella vita di tutti i giorni non c’era differenza tra noi e loro. Questo finché non sono arrivate le leggi razziali»
«E cos’erano?» chiese Ghila.
«Erano leggi che dicevano che gli ebrei non erano più come tutti gli altri.
Per esempio non potevano più fare un sacco di lavori. I medici se ne dovevano andare dagli ospedali, le maestre dalle scuole. E anche i bambini ebrei non potevano più andare a scuola…»
«Nemmeno tu?» mormorò Dan.
«Nemmeno io. Un giorno la preside ci chiamò e disse a me, alla mia gemella Marina e a nostra sorella Giuliana che dovevamo andare via. Tornammo in classe e prendemmo le nostre cose. Nessuno ci disse niente. Ci chiudemmo la porta alle spalle e ce ne tornammo a casa»
«Ma chi le aveva fatte quelle leggi?» chiese Asher. L’idea che qualcuno venisse a dirgli che non era come gli altri e che non poteva più andare a scuola lo faceva arrabbiare tantissimo.
«Il capo dei fascisti, Benito Mussolini. Era un dittatore, si faceva chiamare Duce e in Italia comandava solo lui. I fascisti si vestivano sempre di nero, obbedivano a tutto quello che ordinava il Duce e picchiavano e arrestavano chi non voleva farlo. Fu Mussolini a decidere che l’Italia doveva entrare in guerra. Ma la guerra fu persa e a Roma arrivarono i tedeschi, che odiavano gli ebrei anche più dei fascisti».
«E quando sono arrivati, voi cosa avete fatto?» Se fosse stato lì, pensava Asher, avrebbe difeso la sua famiglia, avrebbe combattuto contro i tedeschi, anche se... Una volta aveva visto delle fotografie dei soldati tedeschi durante la guerra. Erano tantissimi, armati fino ai denti, con le divise e quella bandiera con la croce uncinata che faceva davvero paura. La nonna sospirò. «Niente. Non abbiamo fatto niente. Mio papà diceva che lui da giovane aveva combattuto per l’Italia e per il re. Gli avevano anche dato una medaglia. Quindi era sicuro che il re ci avrebbe protetti. Si sbagliava, ma non avevamo idea di cosa sarebbe accaduto»
«Che cosa?» chiese Ghila. A lei i racconti di guerra non piacevano come ad Asher, ma aveva capito che quella storia era diversa dalle altre. Era una storia importante. Lo sapeva perché la nonna aveva un’espressione strana mentre parlava. C’era tanta tristezza sul suo viso, ma negli occhi c’era anche una scintilla di luce calda. Così aspettò che riprendesse a raccontare. Nessuno la interruppe più.
16 ottobre 1943, rastrellamento degli ebrei romani.
Nel cuore della capitale, due gemelle inseparabili sfuggono alla tragedia della deportazione grazie a un aiuto che non si sarebbero mai aspettate.
Nei momenti difficili scegliere il bene o il male può cambiare il destino di una persona e del mondo.
Questa è la storia vera di un uomo che stava con i malvagi, ma nell’istante decisivo dimostrò coraggio e umanità.
Il 14 novembre 1994 lo Yad Vashem di Gerusalemme, l’Ente per la Memoria della Shoah, ha riconosciuto a Ferdinando Natoni il titolo di Giusto tra le Nazioni.