Lady Whisper. Il ballo più “in” della Londra regency

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traduzione di Valentina Vignoli

C’era davvero qualcosa che non andava in Arthur: mi stava trattando come un oggetto! Un trofeo da sottrarre a Hayden nel loro combattimento tra galli. Forse era il caso di rompere il silenzio e dire a quel buffone che né io né nessun’altra creatura di sesso femminile presente al ballo eravamo minimamente interessate alle sue attenzioni. Perché, sul serio, non poteva esserci una singola donna in grado di reggere un tale fanfarone borioso a cui piaceva che la sua interlocutrice non spiccicasse parola. Chi l’aveva inventato quel gioco perverso in cui le donne erano costrette a sorridere o a fissare timidamente il pavimento, mentre gli uomini si divertivano come gli pareva e piaceva?

ROMANZO

Aniela Ley

#Lady Whisper. Il ballo più “in” della Londra regency traduzione dal tedesco di Valentina Vignoli

della stessa serie:

#Lady Whisper. Una teenager nella Londra regency

ISBN 978-88-3624-987-9

Prima edizione italiana luglio 2023

ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

anno 2027 2026 2025 2024 2023

© 2023 Carlo Gallucci editore srl - Roma

Titolo dell’edizione originale tedesca: #London Whisper. Als Zofe tanzt man selten (aus der Reihe)

© 2022 dtv Verlagsgesellschaft mbH & Co. KG

Monaco di Baviera, Germania

Design della copertina: Carolin Liepins

Immagini di copertina: Orfeev/Shutterstock.com, alinabel/Shutterstock.com, HiSunnySky/Shutterstock.com, WhyWork/Shutterstock.com, dinvector/Shutterstock.com

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Aniela Ley

#Lady Whisper Il ballo più “in” della Londra regency

romanzo 2

traduzione di Valentina Vignoli

Higher Castle

La metropoli londinese ha dimenticato da tempo cosa sia l’oscurità, e non ha bisogno della luna né delle stelle per farsi beffe della notte. Anzi, la city è famosa proprio per i suoi monumenti sempre illuminati, come il London Eye che torreggia sul Tamigi. La Londra che conosciamo è una città in cui la notte pullula di allettanti possibilità tanto quanto il giorno, e può succederti qualcosa di elettrizzante a qualunque ora.

In ogni caso, così mi era parsa la Londra che avevo conosciuto qualche mese prima come exchange student proveniente dalla bella cittadina tedesca di Potsdam. Il mio sogno era finalmente diventato realtà: un intero anno scolastico nella città più cool al mondo! Almeno, questo era il piano, fino a un certo party di mezzanotte carico di conseguenze… che mi aveva catapultata indietro di circa duecento anni, sebbene mi trovassi sempre nella stessa città. Alla luce di quanto accaduto, oltre a consigliarvi di fare attenzione a cosa bevete alle feste, non posso che mettervi in guardia dai grossi specchi con la cornice decorata da simboli mitologici: potrebbe caderci sopra un raggio di luna e di punto in bianco vi ritroverete a lavorare come ca -

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meriere presso una delle famiglie più in vista dell’impero britannico.

Ma anche la Londra del 1816, in cui ero finita appunto grazie a un indesiderato incidente con uno specchio di luna, aveva qualcosa da offrire in fatto di avventure. Certo, non le avventure pubblicizzate nelle brochure accalappia-turisti – a meno che non diventi di moda lanciarsi in folli inseguimenti a cavallo tra vicoli troppo stretti per i miei gusti. Il tutto in una tenebrosa notte d’autunno, con le stelle ben rincantucciate dietro le nuvole.

Nella zona della città in cui Hayden e io stavamo sfrecciando, non si spendevano soldi in candele: le finestre non erano illuminate e potevamo fare affidamento unicamente sul fioco bagliore dei lampioni a gas, che non sarebbe bastato nemmeno per allacciarsi le scarpe. Con quel livello di visibilità, era un miracolo che il nostro cavallo non fosse ancora andato a sbattere contro un carro.

Lo avevo anche fatto presente a Hayden, che sedeva su Eclipse davanti a me e spronava lo stallone a proseguire nella sua sconsiderata corsa. Purtroppo le mie osservazioni andavano perdute nell’eco degli zoccoli che rimbalzava tra le pareti delle case. Ok, era del tutto possibile che stessi farfugliando. O, nella migliore delle ipotesi, gracchiando. È solo che le ore trascorse al maneggio non mi avevano preparata a cavalcare sul selciato bagnato di pioggia. Eclipse era un cavallo esuberante e quella galoppata a rotta di collo sembrava solleticare la sua ambizione tanto quanto quella di Hayden: al contrario di me, infatti, il suo padrone se ne godeva ogni istante.

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«Là su quel tetto davanti a noi ho visto luccicare qualcosa, dev’essere lo specchio rubato» mi gridò da sopra la spalla. «Siamo sulla buona strada, non ci vorrà molto per acchiappare quegli stramaledetti ladri!»

Invece di esultare con entusiasmo per aver raggiunto i criminali che si erano introdotti nella residenza degli Arlington, mi aggrappai a Hayden.

«Non guardare in alto, guarda avanti, siamo in un vicolo cieco!» gli gridai.

Trovai molto calzante l’espressione francese «Merde» che gli sfuggì alla vista dell’ostacolo che ci si parava davanti.

Mentre i ladri se la filavano sui tetti, a noi non restò che tentare di inchiodare, perché la strada finiva contro un portone chiuso. Mi preparai allo scontro. Ignoravo chi ne sarebbe uscito vincitore, e pur essendo un’ottimista cronica puntai sul portone di legno. Gemendo, mi strinsi alla schiena di Hayden, che intendevo usare senza ritegno a mo’ di airbag.

Ma non ce ne fu bisogno, perché all’ultimo momento lui diede uno strattone alle redini ed Eclipse, con un nitrito, sterzò bruscamente.

Gli zoccoli del cavallo slittarono sul selciato bagnato, il che non era molto meglio che andare a schiantarsi contro il portone. Se Eclipse fosse rovinato a terra ci avrebbe schiacciati sotto il suo corpo possente. O comunque avrei rischiato di cadere e rompermi l’osso del collo.

In preda alla disperazione, mi strinsi ancora più forte a Hayden. Sentivo ogni muscolo del suo corpo tendersi per non essere sbal-

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1. Higher Castle

zato dalla sella. Mi bruciavano le dita e l’adrenalina mi scorreva nel corpo all’impazzata. Ciononostante, sapevo di trovarmi esattamente dove dovevo essere: sulle tracce del misterioso specchio di luna che sovvertiva le leggi del tempo e rappresentava il mio biglietto di ritorno nel presente. Ed ero insieme a Hayden, con cui condividevo l’esperienza del viaggio nel tempo e che anzi si trovava nell’Inghilterra di epoca regency proprio per causa mia. Perché ero stata io – del tutto inconsapevolmente, e in un modo che ancora mi risultava incomprensibile – ad attirarlo nel XIX secolo per mezzo di un frammento di specchio di luna.

Un frammento incorporato nello specchio che i ladri stavano portando via con sé.

Quando ero ormai convinta che avrei presto fatto amicizia con il selciato londinese, Eclipse ritrovò l’equilibrio come per magia e sterzò a un millimetro dal portone, poi si allontanò saltellando dall’ostacolo che si ergeva dinanzi a noi. Il nostro angelo custode doveva volerci davvero bene ma, ehi, c’era mancato poco!

Mentre iniziavo ad allentare la presa per consentire a Hayden di tornare a respirare, quel benedetto cavallo si impennò, e per un istante sotto il sedere non sentii altro che la fredda aria della notte.

Per lo spavento ammutolii.

E cosa fece quel disgraziato di Hayden? Si mise a ridere.

Per fortuna un attimo dopo tornai a sentire la groppa del cavallo sotto di me, e premetti con forza le cosce sui fianchi di Eclipse in modo che si sentisse stretto in una morsa.

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Ma la cosa davvero folle fu ciò che accadde in seguito. Una persona sana di mente avrebbe giurato solennemente di non avvicinarsi mai più a un purosangue inglese, soprattutto se era ancora più temerario del suo padrone. Invece il mio petto fu invaso da un formicolio, una spuma più fine delle bollicine di champagne, e mi sentii come ubriaca di gioia. Quando Hayden si voltò sulla sella e mi guardò, ricambiai il suo ampio sorriso.

«Milady, vi state divertendo?»

«Moltissimo, mio caro» cinguettai. «Ma prima della prossima corsa a ostacoli dovrò correre a incipriarmi il naso, o non risponderò di me!»

Hayden scoppiò a ridere ma si tappò la bocca all’istante quando dall’altro lato del portone, a giudicare dai rumori, si era appena fermata una carrozza.

D’istinto tutti e tre – Eclipse incluso – trattenemmo il fiato.

«Ehilà, cocchiere» risuonò una voce maschile. «Avvicina la carrozza al muro della casa, ci caliamo giù. Non vorrai che proprio all’ultimo ci ritroviamo col nostro prezioso carico ridotto in mille pezzi?»

«Per la miseria, che ci fate lassù voi due pendagli da forca?» replicò una voce che echeggiava vuota come una botte priva di rum.

«Risparmia le domande per dopo, Morton. Siamo stati inseguiti da un branco di cani rabbiosi e se vogliamo incassare il malloppo dobbiamo consegnare il carico al castello prima che tramonti la luna. Altrimenti il compenso si dimezza, e di conseguenza anche la tua paga. E puoi scordarti la gita al pub… anche se a quanto sento sei già bello pieno»

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1. Higher Castle

«Va bene, va bene, arrivo. Il vecchio Morton trova la strada anche dopo un paio di bicchierini di rum, potete scommetterci».

Subito dopo udimmo un brontolio indistinto, uno scalpiccio di zoccoli e poi uno stridore di ruote.

Mi allungai per sussurrare all’orecchio di Hayden: «Ora l’obiettivo dei ladri è chiaro, vogliono portare lo specchio a Higher Castle. Ci avevamo visto giusto, è stato proprio Honoré Bauchau a commissionare il furto». Non mi stupiva affatto scoprire che dietro all’irruzione notturna nella residenza degli Arlington c’era l’uomo dagli occhiali a specchio. Erano suoi gli occhi grigi che avevo visto riflessi nel boudoir di Lady Arlington. Ed era in quel modo che Bauchau e la Società Occulta avevano scoperto il nascondiglio dello specchio di luna e mandato i ladri a sgraffignarlo.

«A quanto pare questa notte c’è un evento importante per cui Bauchau ha assolutamente bisogno dello specchio» bisbigliò Hayden. «Con un po’ di fortuna, oltre a riprendercelo forse riusciremo a saperne di più sulla magia del chiaro di luna».

Annuii e lo cinsi con le braccia, per suggerirgli che era ora di rimetterci in marcia. Ma Hayden non si mosse.

«La strada per Higher Castle la conosci, no? Ci sei già stato» mi assicurai. «Non per metterti fretta, ma mi sembra che di là i ladri stiano salendo in carrozza. Non c’è tempo da perdere».

Con mio grande stupore, Hayden prese la mia mano guantata e la strinse con cautela tra le sue. «Non preoccuparti, conosco la strada» disse. «È che prima di andare avrei una richiesta. Se per caso Eclipse volesse darci di nuovo prova della sua destrezza, po-

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tresti cortesemente affondare le unghie in un altro punto? Non per lamentarmi, ma è come se mi avessero ripetutamente colpito la cassa toracica con una mazza chiodata».

Ops, forse avevo un po’ esagerato. D’altro canto non era colpa mia se ero quasi rotolata giù dalla groppa del cavallo. «Considera i lividi come un gentile invito a rendere la tua andatura un po’ meno sconsiderata» commentai.

Hayden sbuffò. «Ti stai davvero lamentando perché ho ritrovato i ladri che Lord Arlington e i suoi si sono fatti scappare?»

«Se ti aspetti i complimenti per esserci quasi spiaccicati sul portone, temo che resterai deluso» ribattei.

«Con me ed Eclipse puoi stare tranquilla, siamo del tutto all’altezza della situazione» protestò Hayden. «Zoe, mentre ti rendevo edotta delle mie doti di cavallerizzo, hai per caso emesso con le labbra un rumore sconveniente… altresì detto “sbuffare”?»

«Sì» ammisi. «E se non fossi costretta a stare aggrappata a te perché ne va della mia vita, mi sarei anche portata la mano alla fronte». Tutta quella presunzione maschile era intollerabile.

«Sei molto carina in sella a Eclipse, del resto su un cavallo come lui farebbe bella figura anche quel poppante di Ethelbert». Lo sguardo che Hayden mi scoccò da sopra la spalla sfavillava anche nell’oscurità.

«Dunque secondo te dovrei limitarmi a cercare di reggermi in sella in qualche modo?»

«Cosa che ti è riuscita meravigliosamente. Sai stare seduta molto bene».

Avrei avuto molto altro da aggiungere, ma Eclipse nitrì, chia-

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1. Higher Castle

ramente innervosito. Inoltre la carrozza doveva essersi allontanata perché non sentivamo più il rumore delle ruote.

Hayden si schiarì la voce. «Se sei d’accordo, continuerei a bisticciare più tardi. Adesso dobbiamo andare». E fece segno a Eclipse di partire.

Questa volta Hayden non lanciò il cavallo alla massima velocità, ma partì al trotto. Decisamente meglio, così non avevo bisogno di mettergli le braccia intorno alla vita e affondare le unghie per il timore di essere sbalzata via. Attiravamo già fin troppo l’attenzione. Miss Lucie mi aveva prestato un abito e un mantello col cappuccio, perciò non avevo nulla da invidiare al nobile guardaroba di Hayden: a giudicare dall’abbigliamento, appartenevamo entrambi alle classi più abbienti. Almeno così la gente non si sarebbe chiesta cosa ci facesse in giro a quell’ora indecente un giovane aristocratico in compagnia di una domestica. Tuttavia, era meglio evitare di dover render conto a chicchessia della nostra fuga a cavallo, perché non ero certo appollaiata sulla groppa di Eclipse in un’elegante seduta da amazzone, come si conveniva. All’epoca ci si aspettava che le signore cavalcassero a passo d’uomo, oppure che corressero il rischio di rompersi il collo. Il senso di certe regole di comportamento di quel periodo continuava a sfuggirmi.

Più ci allontanavamo dall’elegante Knightsbridge, più le case diventavano modeste e affollate, le strade strette e l’illuminazione a gas fioca, fino a scomparire del tutto. In compenso agli angoli delle strade ciondolavano gentiluomini che, a giudicare dall’andatura barcollante, si erano divertiti parecchio al pub, per usare

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un eufemismo. Coi nasi paonazzi, ci urlarono dietro un paio di cosette che preferisco non ripetere.

«Forse sarebbe più intelligente prendere le strade principali» proposi dopo che un’orda di ragazzini ci ebbe apostrofati come «Schifosi sacchi di sterco vestiti a festa». Una bottiglia sorvolò la mia testa a distanza ravvicinata, e fortunatamente il contenuto se l’erano bevuto, o avrei finito per puzzare come una birreria.

Hayden scosse il capo. «Non è una buona idea. Le strade illuminate pullulano di poliziotti che non hanno voglia di stare nei vicoli a vedersela con gli ubriachi e gli attaccabrighe. Ma se mi dai il permesso, potrei lasciare briglia sciolta a Eclipse. Stiamo andando troppo piano per i suoi gusti»

«Fantastico, è un po’ come poter scegliere tra la peste e il colera. Manca ancora molto?»

«Tranquilla, siamo ai confini della città vecchia, vedrai che presto le case inizieranno a diradarsi».

Pensierosa, cominciai a valutare le opzioni, ma fui presto distratta da altro. Sotto un lampione, un gentiluomo stava contrattando con una signora vistosamente agghindata, che senza tanti complimenti lasciava balenare le caviglie da sotto l’orlo della gonna. Non solo: dall’abito faceva maliziosamente capolino un ginocchio, un vero scandalo per l’epoca! Ma anche quella era la Londra del 1816. C’era una vita notturna di cui una persona come Miss Lucie, cresciuta nella bambagia in seno a una famiglia rispettabile, non sospettava minimamente. E a dire il vero anche io preferivo non saperne troppo.

Sospirai con rassegnazione. «Va bene, lasciamo che Eclipse

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ci mostri di cosa è capace. Ma non voglio sentire lamentele se ti stringo un pochino»

«Vuoi dire se ti incolli alla mia schiena come una cozza»

«Questo la dice lunga sul tuo modo di cavalcare. Se mollassi la presa anche solo per un secondo finirei dritta in un canale di scolo e tu schizzeresti via come un missile».

Hayden soffocò una risata. «Non fraintendermi. Adoro quando mi stringi le braccia intorno al corpo come se ne andasse della tua vita. Mi fa sentire un vero eroe».

Quel tizio aveva una bella faccia tosta. «Al ritorno mi siedo davanti io e ti mostro di cosa sono capace, poi vediamo se ti diverti tanto» ringhiai. «E adesso dacci dentro, eroe. Laggiù due loschi figuri hanno appena spaccato la vetrina di un negozio di liquori, e preferisco affrontare la Società Occulta che farmi trovare qui all’arrivo della polizia».

Il buon umore di Hayden non parve minimamente scalfito. «Come desiderate, milady». Poi fece schioccare la lingua ed Eclipse partì a razzo, quasi non stesse aspettando altro che un segnale.

Constatai con sollievo che Hayden aveva ragione, presto il paesaggio si fece più rurale. Londra era già una metropoli, ma non era ancora coperta di edifici fino all’ultimo scampolo di terra. Quando finalmente ci trovammo davanti a un bosco, sembrava di essere in aperta campagna, a chilometri di distanza dalla city. Mentre osservavo con un buco nello stomaco quel nero groviglio di tronchi e rami spogli, la cortina di nubi che copriva il cielo si alzò, lasciando apparire la luna.

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«È una notte di luna piena» bisbigliai con le labbra intorpidite per il freddo. «Questo spiega perché Honoré Bauchau vuole lo specchio con tanta urgenza proprio oggi: solo la luce della luna piena può trasformarlo in una porta temporale»

«Quindi direi che è ancora più importante esserci».

Quel tono entusiasta stava lentamente iniziando a darmi sui nervi. «Hayden, puoi farmi un piacere?»

Lui mi rivolse uno sguardo inquisitore mentre Eclipse avanzava risoluto nel bosco, che grazie alla fredda luce del chiaro di luna e alle ombre che proiettava aveva assunto un aspetto ancora più sinistro. «Non è un buon momento per scambiarci di posto sulla sella» disse. «Il bosco termina in una collina, e sulla collina c’è il castello».

Scossi la testa. «Non intendevo questo. Ma potresti ammettere che anche tu sei preoccupato per quello che ci aspetta? No perché… in questo momento il mio cinema mentale sta proiettando un vero e proprio inferno, tra sacrifici rituali in favore del dio della luna Thot, figure incappucciate che intonano inquietanti formule magiche per risvegliare lo specchio e Sir Henry che ulula alla luna in costume adamitico»

«Ti sta passando per la testa tutta questa roba, tutta insieme?» chiese Hayden.

Be’, anche io vorrei che non mi succedesse sempre così. «Sì, più diverse altre cose terrificanti, come puoi dedurre dal modo in cui batto i denti. Insomma, chi può dire cosa stia tramando in quel castello la Società Occulta? Non è mica un gruppo di boy scout». Sul serio, ero a tanto così dall’iperventilare. «Quindi, per

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favore, puoi dirmi che non sono l’unica e che anche tu sei preoccupato almeno un po’?»

Hayden ci pensò su. «Va bene se dico una bugia solo per calmarti? Perché, sul serio, io sono tranquillo».

Ecco la ricompensa per essermi confidata con quell’adrenalinomane. «Hayden, non stiamo facendo una gita» mi irritai. «Se vuoi divertirti, fatti un giro al club. Se invece hai bisogno di emozioni forti, puoi provare con i combattimenti di pugilato illegali»

«Zoe, calmati» disse Hayden per arginare quel fiume di parole. «C’è un motivo se non sono preoccupato, ed è che qui con me ci sei tu, la cameriera migliore del mondo, anche nota come l’autrice segreta della Posta di Lady Whisper, colei che ha sempre una risposta a tutto. Ecco perché sono così rilassato, perché so di poter contare su di te».

Oh. Che dolce. Meno male che al chiaro di luna non si poteva vedere che il colore del mio viso era passato da bianco per il terrore a rosso fuoco per l’imbarazzo, per poi tornare bianco. Perché, suvvia, Hayden stava mettendo in campo il suo fascino francese al solo scopo di distrarmi. Prendi la piccola Zoe, falle un complimento, e lei dimenticherà all’istante tutto il resto. E se invece fosse stato serio? Prima di tornare di nuovo rossa, decisi di dargli una pacca sulla spalla. «Smettila di flirtare con me, ho capito che è solo un subdolo diversivo»

«Però ha funzionato» disse Hayden lasciandosi sfuggire una risata. «Ci siamo quasi, dietro la prossima curva vedremo comparire le rovine di Higher Castle, in cima alla collina. È su questo tratto di strada che la volta scorsa mi ha beccato la sentinella. Se nascondia-

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Lady

mo Eclipse tra gli alberi e ci avviciniamo a piedi attraverso la boscaglia dovremmo avere maggiori possibilità di non essere scoperti»

«Peccato che proprio adesso la luna splenda in cielo così luminosa».

“E che la notte sia così silenziosa” aggiunsi tra me e me. Aumentava il rischio che venissimo traditi dal mio cuore che batteva all’impazzata.

Mettemmo al sicuro Eclipse, cosa che lo stallone non gradì affatto – forse dopotutto aveva davvero un debole per l’avventura – e ci avviammo. Io, nello specifico, a piccolissimi passi, perché a differenza di Hayden non indossavo un paio di stivali da cavallo, ma le pantofoline di Miss Lucie. Almeno il mantello col cappuccio era di un tessuto scuro che non mi faceva risaltare su quel brullo paesaggio invernale.

Avanzammo nel bosco accanto alla strada che conduceva a Higher Castle. Giunti sul limitare, mi chiesi se non fosse il caso di rilassarmi, perché al chiaro di luna le rovine del castello, un’imponente fortezza di pietra grezza, apparivano abbandonate. Non c’erano torce a illuminare la strada verso il portone e dalle finestre strette come feritoie non filtrava neanche una lucina. Né c’era traccia da nessuna parte della carrozza che aveva recuperato i due ladri. Lo feci presente a Hayden mentre saltellavo per evitare le pozzanghere.

«È probabile che abbiano parcheggiato nel cortile interno» rispose lui.

«Oppure quando parlavano di “castello” intendevano un altro punto di ritrovo, il che vorrebbe dire che stiamo solo perdendo tempo in questa landa desolata»

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«Dobbiamo scoprirlo il prima possibile. Ma… va tutto bene, Zoe?» Hayden mi osservava con la fronte aggrottata mentre imprecavo nel tentativo di districare il mantello dalle spine di un cespuglio e schivare all’ultimo secondo una pozza di fango. «Devo portarti a cavalluccio? Cammini come una rana allergica all’acqua».

Onestamente, davanti a un paragone del genere cosa mi restava da fare se non incedere a testa alta senza degnare di uno sguardo quell’insolente? D’altra parte, però, mi si offriva la scelta tra un paio di scarpe ormai logore e un volenteroso portantino. «Era seria, la tua offerta?» gli chiesi dunque, perché con Hayden e il suo senso dell’umorismo non si poteva mai sapere. «Insomma, poco fa sei andato in tilt solo perché mi ero stretta a te un tantino più del necessario»

«Avvinghiata, vorrai dire» mi corresse Hayden porgendomi con galanteria la mano come se mi stesse invitando a ballare.

Accennai una riverenza e allungai la mano a mia volta. Lui l’afferrò di colpo, assai poco elegantemente, e mi tirò a sé.

«Ehi, mi hai fatto finire nel fango» mi lamentai.

Ma Hayden mi spinse dietro un cespuglio. «Sento un rumore di zoccoli, sta arrivando una carrozza».

Poi la sentii anch’io: qualcuno stava sfrecciando a tutta birra lungo la strada. Restammo nascosti ad aspettare finché non comparve un tiro a due chiuso, che iniziò a rallentare. Il cocchiere, però, invece di puntare dritto sul castello continuava a voltarsi indietro. La carrozza passò accanto al nostro nascondiglio e si fermò.

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«Ci hanno scoperti» sussurrai. «Ho in serbo un paio di mosse di autodifesa che nessuno si aspetterebbe da una raffinata signorina. Tu come sei messo?»

Hayden corrugò la fronte. «Faccio boxe da quando avevo quattordici anni».

Questo spiegava perché Honoré Bauchau fosse andato k.o. senza fiatare quando aveva avuto il piacere di fare la conoscenza di Hayden a Hyde Park. Be’, spiegava anche le sue spalle larghe, così insolite per un rampollo dell’aristocrazia inglese.

In quel momento si aprì lo sportello della carrozza e un tizio dall’aria torva guardò fuori. «Lascia perdere, Morton, sei ubriaco» esclamò l’uomo. «Non c’era nessun cavallo che sbuffava nel bosco, te lo sei immaginato. Saranno già tutti riuniti al castello e aspettano solo noi. Dai, muoviti, fai ripartire i tuoi brocchi».

Brontolando, il cocchiere schioccò le redini e i cavalli si rimisero in moto.

Presi una decisione fulminea. «Vieni» sussurrai a Hayden. Avanzando china, seguii la carrozza e saltai sul retro. Mentre cercavo un appiglio sullo stretto scalino, Hayden comparve accanto a me, e la carrozza cedette leggermente sotto il suo peso. Da dentro rimbombò una serie di imprecazioni sulla strada dissestata, soffocata dal rumore della carrozza che aveva acquistato velocità nell’ultimo tratto.

Hayden si scostò i capelli dalla fronte, ma il vento tornò subito a scompigliarli. Era un’impressione o mi stava osservando ammirato?

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«Impulsivo, ma geniale» disse. «La prossima volta, tuttavia, non mi dispiacerebbe una comunicazione più tempestiva. Un altro po’ e sarei rimasto a farti ciao con la manina da terra».

In quel momento sarebbe sicuramente stato più saggio tenere la bocca chiusa, anche se col vento in faccia era improbabile che il cocchiere ci sentisse. Ma c’era qualcosa in Hayden che mi rendeva impossibile non battibeccare costantemente con lui. «Non è mia abitudine viaggiare in autostop, e ho pensato che questa potesse essere l’eccezione che conferma la regola. Spero non ti dispiaccia aver perso l’occasione di portarmi in giro in spalla, avresti potuto sentirti ancora più eroico».

Hayden mi fece l’occhiolino. «Sì, certo, con te che mi spronavi come un cavallo…»

«Devi sempre avere l’ultima parola?»

«Certo che no».

Avrei voluto controbattere ancora, ma il cocchiere fermò la carrozza e si udì un cigolio sospetto simile a quello di un portone che si apre.

Dovevamo essere arrivati al castello.

Mi tirai il cappuccio sul viso e coprii Hayden col mio ampio mantello svolazzante nel tentativo di nasconderlo. Non volevo che scorgessero il chiarore del suo viso. Poi la carrozza sobbalzò sull’acciottolato di un cortile interno illuminato da un debole baluginio di torce, e quando le ruote si arrestarono iniziai a chiedermi se la mia idea non fosse stata un’enorme sciocchezza. Bastava che uno dei ladri si guardasse alle spalle e ci avrebbero scoperto. E non sarebbe stato di alcun aiuto cercare di farmi più piccola che potevo.

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«Eccovi, finalmente! Vi stavamo aspettando con trepidazione» esclamò una voce femminile dall’accento indistinguibile. Di sicuro però quella donna non era inglese.

«Ce l’abbiamo fatta. E in cielo splende la luna piena, è un segno!» disse uno dei ladri.

“Per favore, per favore” pregai dentro di me “non perdete tempo in chiacchiere e convenevoli ed entrate nel castello”. Avrei evitato volentieri di sentire delle dita guantate di nero sfilarmi il cappuccio mentre qualcuno sibilava: «Guarda guarda chi abbiamo qui: una giovane gentildonna che ha perso la strada». In una simile eventualità probabilmente non me la sarei cavata mettendomi a correre e gridando «Tana libera tutti!» come a nascondino. Per uscire liberi da un posto come Higher Castle serviva ben altro.

«Ne deduco che abbiate portato a termine l’incarico con successo» disse la voce femminile, ora spaventosamente vicina. Emise un gridolino di gioia… verosimilmente i ladri le stavano mostrando il bottino. «Ah, che meraviglia il modo in cui il fondo argentato riflette il chiaro di luna… Riesco a vedere il frammento incorporato al suo interno. Questa è senz’ombra di dubbio la notte perfetta per risvegliarlo. Finalmente ci rivelerà dove si trova il suo pendant, il frammento gemello che cerco da così tanto tempo. Presto, seguitemi e prendete una maschera ciascuno, tra quelle che trovate all’ingresso. Non facciamo attendere oltre i membri della società»

«Fermi tutti» gracchiò il cocchiere. «Qui non si va da nessuna parte prima che il vecchio Morton abbia ricevuto la paga che

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gli spetta. Poi giuro che taglio la corda, queste rovine mi mettono i brividi. Si raccontano brutte storie sul castello e il suo passato. Non resterei in questo dannato posto per tutto l’oro del mondo!»

«E nessuno ti chiede di farlo, prendi le tue monete e vattene più veloce che puoi». Nella voce della donna si era insinuato un tono minaccioso. «Ecco un paio di monete extra per una bottiglia di rum che ti aiuti a dimenticare di essere stato qui. Tieni!»

Qualcosa volò in aria tintinnando.

Mentre ascoltavo con le orecchie dritte, Hayden scivolò giù e mi aiutò a scendere.

«Adesso o mai più» bisbigliò.

Aggirammo la carrozza in punta di piedi senza riuscire a trovare un nascondiglio. C’era solo un muro di pietre squadrate e grezzamente sbozzate contro cui appiattirci. Il che significava che non appena la carrozza si fosse spostata di lì, saremmo stati in bella mostra, su un piatto d’argento.

Il cocchiere esultò, evidentemente soddisfatto delle monete sonanti che gli erano piovute addosso. Poi fece schioccare le redini e i cavalli si misero in moto.

Hayden e io eravamo schiacciati contro il muro, paralizzati dalla paura, perché era impossibile non accorgersi di noi.

La carrozza partì lentamente.

Mi spostai nella sua ombra e trascinai Hayden dietro di me. Devo confessare con un certo imbarazzo che non avevo idea di cosa stessi facendo. Ma ogni secondo che riuscivamo a restare nascosti era un secondo bellissimo. E poi, quando la carrozza descrisse una curva che non avremmo potuto seguire senza fini-

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re nel bel mezzo del cortile interno, le mie mani trovarono una breccia nel muro. Era chiaro che quelle rovine erano a un passo dal crollare. La fenditura era grossa a sufficienza per entrarci tutti e due, contorcendoci un poco. Non avrei mai pensato che sarei stata contenta di ritrovarmi con il ginocchio di Hayden pigiato contro il petto, e di non sapere in quale parte del suo corpo avevo conficcato la spalla.

Davanti a noi si apriva il cortile interno fiocamente illuminato, in cui si trovavano non solo i ladri vestiti di scuro, che portavano lo specchio degli Arlington, ma anche una figura femminile avvolta in un mantello ricamato lungo fino ai piedi, con il cappuccio calato sulla fronte. Reggeva in mano una lanterna che le illuminava il viso. Bianco come la neve, ben proporzionato, impassibile. Quella donna doveva essere una viaggiatrice nel tempo il cui viso aveva già perso ogni traccia di colore. “Sembra la sorella gemella della Marchesa De Minuit” pensai in preda al panico. Ma quando disse qualcosa senza muovere le labbra, mi si accese una lampadina: il volto della donna era nascosto da una maschera veneziana che lasciava scoperte appena due fessure per gli occhi.

Per fortuna Lady Bianca – come l’avevo frettolosamente battezzata – e i suoi scagnozzi erano intenti a osservare la carrozza che si allontanava, mentre il portone iniziava a chiudersi come per magia. Quando si voltarono per dirigersi verso l’ingresso principale del castello, le labbra di Hayden mi sfiorarono un orecchio.

«È l’ultima occasione prima che il portone si chiuda definitivamente» sussurrò. «Se corri adesso, riuscirai ad arrivare da Eclipse

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1. Higher Castle

senza che se ne accorgano. Monta in sella e parti, la strada per Knightsbridge la conosce lui. Se domani non doveste ricevere mie notizie, manda una lettera anonima a mio padre per fargli sapere dove mi trovo. Se le cose qui dovessero prendere una brutta piega, non avrebbe senso restare bloccati in due al castello».

Di nuovo quell’atteggiamento presuntuoso. Hayden continuava a comportarsi come se tutta la questione fosse unicamente affar suo e io nient’altro che una dolce assistente di cui liberarsi non appena il gioco si faceva duro.

«Sulla misura precauzionale la penso esattamente come te, con una piccolissima differenza» dissi. «Io resto e tu parti. Se dovessero scoprirmi, non mi succederà niente. Del resto Bauchau sa che sono una viaggiatrice nel tempo e che ho risvegliato lo specchio già una volta. Mentre tu ai suoi occhi non saresti che un’inutile appendice di cui sbarazzarsi senza pensarci su due volte. Non ha idea che anche tu sia un viaggiatore nel tempo».

Hayden si irrigidì, me ne accorsi senza troppa fatica data la nostra vicinanza forzata. «Per favore, non ricordarmi che devo il mio viaggio nel XIX secolo alla tua capacità di sussurrare agli specchi».

Ops, un autogol. Nonostante Hayden sostenesse di non avercela con me per quell’indesiderato viaggio nel tempo, non ci avrei scommesso un penny. Se qualcuno mi avesse spedito nel passato senza chiedermelo, di sicuro non avrei reagito con una scrollatina di spalle pensando “Ehi, c’est la vie”.

Prima che potessimo continuare a discutere, fu il portone a decidere per noi, chiudendosi con un ultimo cigolio.

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Aniela Ley è lo pseudonimo di un’affermata scrittrice tedesca, autrice di numerosi romanzi per adulti e giovani lettori. Con la trilogia di Lady Whisper ha unito la sua passione per l’Inghilterra dell’epoca regency a quella per la narrativa fantastica.

Lo specchio di luna è finito nelle mani della Società Occulta e Zoe e Hayden sono disposti a tutto per recuperarlo. Il tempo però stringe. Bisogna assolutamente ritornare nel presente, ma anche impedire che misteriose figure giunte da un remoto passato alterino per sempre la linea del tempo. Come se questo non bastasse, Miss Lucie, Charlotte ed Emy hanno tutte bisogno dell’aiuto della fantastica cameriera Zoe per affrontare l’evento della stagione: il leggendario Ballo d’inverno organizzato dal Duca di Sandringham. E si sa, durante un ballo nella Londra regency può accadere davvero di tutto!

Mia cara amica, oggi Ti scrivo un po’ di fretta perché – ah! –il ballo ci attende. Devo confessarTi che nessuno dei miei soliti trucchetti sembra più funzionare. Com’è possibile mantenere il giusto contegno quando speriamo in un giro di danza con un certo gentiluomo, ma non sappiamo con certezza se lui ci inviterà?

Consigliato dai12 ai99anni

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