IL LIBRO DELLA GIUNGLA
traduzione e adattamento di Alberto Manzi
Rudyard Kipling Il libro della giungla. I racconti traduzione e adattamento di Alberto Manzi disegni di Beatrice Galli
ISBN 979-12-221-0682-3
Prima edizione ottobre 2024 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
anno 2028 2027 2026 2025 2024 © 2024 Gallucci editore srl - Roma
I Focus sono a cura di Roberto Galofaro Foto di p. 208: AdobeStock
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Rudyard Kipling IL LIBRO DELLA GIUNGLA
I racconti
traduzione e adattamento di Alberto Manzi
disegni di Beatrice Galli
Premessa
È naturale che tutte queste notizie mi siano state fornite da qualcuno, ed è ancor più naturale che io ringrazi chi ha avuto la compiacenza di darmele. Così debbo subito dir grazie al colto e amabilissimo Bahadur Shah, elefante facchino 174 nel registro indiano, il quale, con sua sorella Pudmini, molto cortesemente mi raccontò la storia di Toomai degli Elefanti.
Per la trama di Rikki-Tikki-Tavi sono invece debitore a un abilissimo investigatore senza paura che sacrificò ultimamente la sua vita per troppa applicazione allo studio della Tanatofidia Orientale. Un fortunato accidente di viaggio mi rese possibile, viaggiavo allora sull’Imperatrice d’India, di rendere un piccolo servigio ad un compagno. Quanto largamente questo servizio sia stato ripagato, potete giudicarlo voi stessi leggendo La foca bianca.
Per tutto il resto, devo dire grazie a tutti gli abitanti delle foreste e dei fiumi e delle paludi che, con gentilezza squisita, han voluto fornirmi le notizie necessarie alla compilazione d’un lavoro come questo, senza pretendere nessuna ricompensa, e desiderosi di conservare il più stretto incognito.
R. K.
Rikki-Tikki-Tavi
Nella buca dove entrò
Occhio-Rosso chiamò Pelle-Grinzosa.
Ascolta quello che il piccolo Occhio-Rosso dice:
«Nag, vieni fuori a danzare con la morte!»
Occhio per occhio e testa per testa.
(Va’ a tempo, Nag!)
La danza finirà quando uno di noi sarà morto.
(A tuo piacere, Nag.)
Un giro per un giro, e un inchino per un inchino.
(Corri a nasconderti, Nag.)
Ah! La morte bendata ha fallito il colpo!
(Morte t’incolga, Nag!)
Questa è la storia della grande guerra che Rikki-Tikki-Tavi combatté da sola, nella stanza da bagno del grande bungalow nell’accantonamento di Segowlee.
Darzee, l’uccello sarto, l’aiutò, e Chuchundra, il topo muschiato, che mai si spinge nel mezzo del pavimento ma striscia sempre lungo la parete, gli dette qualche consiglio; ma Rikki-Tikki-Tavi sostenne la vera battaglia.
Rikki era una mangusta che aveva il pelo e la coda quasi come un gattino, ma la testa e le abitudini di una faina. I suoi occhi e la punta del nasetto irrequieto erano color di rosa; arrivava a grattarsi in qualunque parte volesse, con qualunque zampa le piacesse adoperare; poteva arruffare la coda fino a farla parere un piumino, e il suo grido di guerra, mentre sgattaiolava attraverso l’erba alta, era: “Rikk-tikk-tikki-tikki-tachk!”
Un giorno un acquazzone di piena estate la spazzò via dalla tana dove viveva con suo padre e con sua madre, e la trascinò, che recalcitrava e strideva, in un fosso lungo la strada. Trovò un pugno d’erba galleggiante e vi si aggrappò, finché perdette i sensi.
IL LIBRO DELLA GIUNGLA. I RACCONTI
Quando si riebbe, si trovò distesa al sole caldo, in mezzo al viale d’un giardino, tutta malconcia. Un ragazzo diceva:
«C’è una mangusta morta. Facciamole il funerale»
«No» disse sua madre «portiamola dentro ad asciugare. Forse non è proprio morta».
La portarono in casa, e un omone la prese fra l’indice e il pollice, e disse che non era morta, ma mezzo soffocata; così l’avvolsero nella bambagia, la riscaldarono accanto ad un piccolo fuoco, ed essa aprì gli occhi e starnutì.
«Ora» disse l’omone (era un inglese stabilitosi proprio allora nel bungalow) «non la spaventate, e vedremo cosa farà».
Spaventare una mangusta è la cosa più difficile di questo mondo, perché è divorata dalla curiosità dalla testa alla coda.
Il motto di tutta la famiglia delle manguste è: “Corri e scopri”, e Rikki-Tikki era una vera mangusta.
Essa osservò la bambagia, capì che non era roba da mangiare, corse tutto intorno alla tavola, sedette, si lisciò il pelo, si grattò e saltò sulla spalla del ragazzo.
«Non aver paura, Teddy» disse suo padre. «È il suo modo di fare amicizia»
«Ohi! Mi fa il solletico sotto il mento» esclamò Teddy ridendo.
Rikki-Tikki guardò giù, tra il colletto e il collo del ragazzo, gli annusò l’orecchio, e poi scivolò sul pavimento, dove sedette a stropicciarsi il naso.
«Dio buono!» disse la mamma di Teddy. «E quella è una
bestiolina selvatica! Forse è così mansueta perché l’abbiamo trattata bene»
«Tutte le manguste sono così» disse il marito. «Se Teddy non la solleva per la coda, o non cerca di metterla in gabbia, non farà che correre dentro e fuori di casa tutto il santo giorno. Diamole qualcosa da mangiare».
Le dettero un pezzetto di carne cruda. A Rikki-Tikki piacque immensamente, e quando finì uscì sulla veranda, s’accovacciò al sole, gonfiò tutto il pelo per farlo asciugare fino alla pelle.
Poi si sentì meglio.
«Vi sono più cose da scoprire in questa casa» disse fra sé «di quel che tutta la mia famiglia potrebbe scoprire in tutta la vita. Certamente rimarrò e cercherò».
Passò tutto il giorno a girare per la casa.
Quasi si annegò nelle vasche da bagno; ficcò il naso nell’inchiostro sopra una scrivania e se lo scottò avvicinandolo all’estremità del sigaro acceso dell’omone, perché gli si era arrampicata sui ginocchi per vedere come si faceva a scrivere.
Quando venne la sera corse nella stanza di Teddy per vedere come si accendevano i lumi a petrolio, e quando Teddy si coricò, anche Rikki-Tikki si arrampicò sul letto. Ma era un compagno irrequieto, perché si alzava ogni momento per tendere l’orecchio a tutti i rumori della notte e scoprirne la causa.
Il padre e la madre di Teddy vennero, per ultima cosa, a guardare il loro ragazzo, e trovarono Rikki-Tikki sveglia sul guanciale.
IL LIBRO DELLA GIUNGLA. I RACCONTI
«Questo non mi piace» disse la mamma di Teddy «può mordere il ragazzo»
«Non farà mai una cosa simile» rispose il padre. «Teddy è più sicuro con quella bestiolina accanto che se avesse un cane a guardia. Se un serpente entrasse nella camera ora…»
Ma la madre di Teddy non voleva nemmeno pensare a una cosa così terribile.
La mattina presto Rikki-Tikki scese a colazione nella veranda sulla spalla di Teddy, e le dettero della banana e un po’ di uovo sodo; essa si sedette sulle ginocchia di tutti, uno dopo l’altro, poiché ogni mangusta bene educata spera sempre di diventare una mangusta domestica, un giorno o l’altro, e aver stanze dove poter scorrazzare.
La madre di Rikki-Tikki (che era vissuta nella casa del Generale, a Segowlee) le aveva insegnato, con la massima precisione, come doveva comportarsi se le fosse capitato d’imbattersi negli uomini bianchi.
Rikki-Tikki uscì poi nel giardino per darvi un’occhiata.
Era un grande giardino, solo a metà coltivato con cespugli di rose grandi come padiglioni; nell’altra metà vi erano piante di cedri indiani, di aranci, boschetti di bambù e macchie d’erba alta.
Rikki-Tikki si leccò le labbra.
«Questo è un magnifico terreno da caccia» disse, e al pensiero gonfiò la coda e corse su e giù per il giardino, annusando qua e là, finché udì delle voci lamentarsi da un cespuglio di spini.
Erano Darzee, l’uccello sarto, e sua moglie.
Avevano costruito un bellissimo nido riunendo due grosse foglie e cucendone insieme gli orli con delle fibre, e avevano riempito la cavità di cotone e di peluria morbida. Il nido oscillava mentre essi, appollaiati sull’orlo, si lamentavano.
«Che cosa c’è?» domandò Rikki-Tikki.
«Siamo tanto infelici» rispose Darzee. «Uno dei nostri piccini è caduto ieri dal nido e Nag l’ha mangiato»
«Uhm!» fece Rikki-Tikki. «È una cosa molto triste… Ma io sono forestiero qui. Chi è Nag?»
Darzee e sua moglie si fecero piccini piccini nel nido e non risposero, perché dall’erba folta, ai piedi del cespuglio, veniva un sibilo lieve, un terribile suono da gelare il sangue, che fece fare un balzo indietro di due buoni piedi a Rikki-Tikki.
Allora, lentamente, un poco alla volta, spuntò dall’erba la testa col cappuccio aperto di Nag, il grosso cobra nero, lungo cinque piedi dalla lingua alla coda.
Quando si fu rizzato per un terzo da terra, rimase a dondolarsi proprio come un ciuffo di radichella oscilla al vento, e guardò Rikki-Tikki con gli occhi cattivi del serpente, che non mutano mai espressione, qualunque cosa esso pensi.
«Chi è Nag?» diss’egli. «Sono io, Nag. Il gran dio Brahma ha impresso il suo segno su tutta la nostra razza, quando il primo cobra aprì il cappuccio per riparare dal sole Brahma che dormiva. Guarda, e trema!»
Allargò ancor più il cappuccio e Rikki-Tikki vide sul suo rovescio il segno degli occhiali che assomiglia esattamente all’occhiello d’un gancio.
Una collana di classici avvincenti e storie senza tempo con cui scoprire il piacere della lettura. Opere fondamentali, trame appassionanti, testi chiari e concisi per arricchire l’apprendimento scolastico. Collezionali tutti!
Il libro della giungla
Che siano prede o predatori, tutti gli animali devono obbedire alla spietata legge della giungla. Eppure, non è sempre stato così. Le antiche leggende raccontano che gli avversari possono diventare alleati, e che la forza può essere vinta con l’astuzia. Come accadde alla mangusta Rikki-Tikki-Tavi, che strinse un patto con l’uomo per proteggerlo dal cobra. O al piccolo Toomai, che divenne amico inseparabile dell’elefante Kala Nag. Le loro storie, e quelle di tante altre creature selvagge, compongono Il librodella giungla.
• 7 racconti da I libri della giungla
• Focus di approfondimento sulla vita e le opere di Rudyard Kipling
• Ritratto di Alberto Manzi, il Maestro d’Italia
disegni di Beatrice Galli