Il Meraviglioso Mago di Oz
ROMANZO 1
traduzione di Mirko Zilahy
Nota alla traduzione
Dopo il successo di Il Meraviglioso Mago di Oz, Lyman Frank Baum decise di dare seguito alle avventure ambientate nel Paese di Oz, realizzando in tutto 14 libri, molti dei quali sono tuttora poco noti ai lettori italiani. Abbiamo perciò intrapreso la pubblicazione dell’intera saga, affidandone la traduzione ai migliori professionisti, appassionati di questo autore, con l’intento di dare una voce nuova e moderna a un intramontabile classico della letteratura.
Questa scelta può comportare delle lievi differenze di resa e di stile da un romanzo all’altro, senza però che venga mai meno l’attenzione critica nei confronti della storia e dell’opera di Baum.
Introduzione
Folklore, miti, leggende e favole accompagnano da sempre l’infanzia, perché qualunque ragazzo possiede un sano e innato amore per le storie fantastiche, straordinarie e chiaramente irreali. Le fate alate dei Grimm e di Andersen hanno riempito di felicità il cuore dei bambini più di qualunque altra creazione umana.
Eppure, dopo aver assolto alla propria funzione per generazioni, nella biblioteca dei bambini la favola di un tempo può essere ormai classificata come “storica”, dato che è giunto il momento di più attuali “racconti di meraviglia”, in cui non trovano più posto gli stereotipi del genio, del nano e della fata né i terribili episodi sanguinari concepiti dagli autori per attribuire una morale spaventevole a ogni storia. L’educazione, oggi, tiene già in conto la morale; così il bambino moderno nei racconti di meraviglia cerca solamente lo svago e fa volentieri a meno di tutti gli episodi sgradevoli.
5
Il Meraviglioso Mago di Oz
Con questo pensiero ben chiaro in mente, la storia del Meraviglioso Mago di Oz è stata scritta solo per divertire i bambini dei nostri giorni. Vuol essere una favola moderna che conserva intatte gioia e meraviglia e allontana incubi e angoscia.
L. Frank Baum
Chicago, aprile 1900
6
Capitolo 1 Il ciclone
Dorothy abitava nel cuore delle grandi praterie del Kansas con lo zio Henry, che faceva il fattore, e la zia Em, sua moglie. La casa era piccola perché la legna per costruirla l’avevano dovuta portare col carro per miglia e miglia. C’erano quattro pareti, un pavimento e un tetto che formavano l’unica stanza con dentro una stufa da cucina arrugginita, una credenza, un tavolo con tre o quattro sedie e i letti. Lo zio Henry e la zia Em avevano un grosso letto in un angolo mentre Dorothy aveva il suo lettino in un altro angolo. Non c’era né soffitta né cantina… a parte un piccolo buco scavato nel terreno che chiamavano “rifugio anticiclone”, pensato per dare riparo alla famiglia nel caso si levasse uno di quei giganteschi turbini tanto forti da schiantare qualunque edificio si trovassero innanzi. Era un buco stretto e buio e ci si arrivava attraverso una botola nel pavimento e una scala a pioli.
Quando Dorothy se ne stava sulla soglia di casa e si guardava attorno, non vedeva altro che l’immensa prateria
7
Il Meraviglioso Mago di Oz
grigia. Non c’era un albero né una casa a interrompere la monotona vastità della pianura che lambiva i limiti del cielo in ogni direzione. Il sole aveva inaridito la terra rivoltata dall’aratro riducendola a un ammasso grigio, tutto percorso da piccole crepe. Nemmeno l’erba era verde, perché il sole aveva cotto le punte dei lunghi fili fino a renderle di quel grigio onnipresente. Una volta la casa era stata tinteggiata, ma il sole aveva disseccato la vernice e le piogge l’avevano lavata via, e ora la casa era spenta e grigia come tutto il resto.
Quando la zia Em c’era andata ad abitare era ancora una sposa giovane e graziosa, ma il sole e il vento avevano trasformato anche lei. Le avevano rubato la luce dagli occhi lasciandoli di un debole grigio; le avevano tolto il rosso delle labbra e delle guance che, pure loro, erano ingrigite. Adesso appariva scarna e sottile e non sorrideva più. I primi tempi in cui Dorothy, che era orfana, era venuta a stare con lei, la zia Em era così spaventata dalle risa della bimba da lanciare un grido premendosi una mano sul cuore ogni volta che quell’allegra vocetta le giungeva alle orecchie; ancora adesso guardava la piccola stupendosi che trovasse da ridere.
Lo zio Henry non rideva mai. Lavorava sodo da mattina a sera e non sapeva cosa fosse la gioia. Era grigio anche lui, dalla barba lunga agli stivalacci, aveva un’aria austera e solenne e parlava di rado.
8
Era Toto a far ridere Dorothy e a impedire che crescesse grigia come tutto il resto. Toto non era grigio; era un cagnetto nero dal lungo pelo vellutato e con due occhietti neri che scintillavano festosi ai lati di un buffo nasino. Toto giocava tutto il giorno con Dorothy, e lei lo amava moltissimo.
Quel giorno però non stavano giocando. Lo zio Henry era seduto sullo scalino della porta di casa, scrutava preoccupato il cielo che era persino più grigio del solito. Dorothy era in piedi sulla porta a guardare il cielo anche lei, con Toto in braccio. La zia Em lavava i piatti.
Lontano da nord giunse il lieve gemito del vento e lo zio Henry e Dorothy videro le onde dei lunghi fili d’erba piegati dalla tempesta in arrivo. In quell’istante un fischio acuto tagliò l’aria da sud e, non appena si voltarono, scorsero l’erba che s’increspava anche laggiù.
Lo zio Henry si alzò di scatto.
«Em! Sta arrivando un ciclone» disse alla moglie. «Vado a guardare le bestie». Poi corse alle stalle dove tenevano le mucche e i cavalli.
La zia Em mollò i piatti e venne alla porta. Le bastò un’occhiata per capire che il pericolo era vicino.
«Presto, Dorothy!» strillò. «Nel rifugio!»
Toto saltò dalle braccia di Dorothy per andarsi a nascondere sotto il letto e la bambina gli andò dietro. La zia Em, terrorizzata, spalancò la botola sul pavimento e scese per la
9
1. Il ciclone
Il Meraviglioso Mago di Oz
scala nel buco stretto e oscuro. Dorothy acchiappò Toto e seguì la zia, ma non era a metà della stanza che il vento ululò e la casa tremò tanto che la bambina perse l’equilibrio e si ritrovò seduta sul pavimento.
Fu allora che accadde una cosa strana.
La casa turbinò due o tre volte su se stessa e lentamente si sollevò in aria. A Dorothy parve di trovarsi su una mongolfiera.
I venti del nord e quelli del sud si erano scontrati nel punto esatto in cui si trovava la casa, facendone l’occhio del ciclone. Di solito al centro di un ciclone l’aria è immobile, ma l’enorme pressione del vento su tutti i lati della casa aveva finito per sollevarla sempre più su, fino alla cima del tornado, trasportandola per miglia e miglia come fosse una piuma.
Era buio fitto e il vento ululava spaventoso attorno a lei, ma Dorothy trovò il viaggio proprio comodo. Superati i primi giri, e il momento in cui la casa s’inclinò tantissimo, ebbe la sensazione di essere dondolata con dolcezza, come un bimbo nella culla.
A Toto la cosa non piaceva. Correva dappertutto per la stanza e abbaiava forte, ma Dorothy se ne stava seduta per terra in attesa di vedere quel che sarebbe successo.
A un certo punto, Toto si avvicinò troppo alla botola e ci cadde dentro. La piccola pensò di averlo perduto, ma
10
presto vide un orecchio che spuntava dal buco, perché la potente pressione dell’aria lo teneva sospeso, impedendogli di precipitare. Allora strisciò fino all’apertura, afferrò Toto per l’orecchio e lo riportò dentro alla stanza. Subito chiuse la botola per evitare altri incidenti.
Trascorsero le ore e piano piano Dorothy superò lo spavento, ma si sentiva molto sola e il vento le urlava intorno da tutte le parti così forte che quasi l’assordava. Dapprincipio si era chiesta se non sarebbe finita sbriciolata quando la casa fosse riatterrata; man mano che il tempo passava e non accadeva nulla di terribile, smise di preoccuparsi e decise di attendere tranquilla ciò che il futuro aveva in serbo per lei. Alla fine gattonò sul pavimento ondeggiante fino al suo lettino e si coricò. Toto le andò dietro e le si mise accanto.
Nonostante il dondolio della casa e il gemito del vento, Dorothy chiuse gli occhi e si addormentò.
11
1. Il ciclone
Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di giugno 2023 con un processo di stampa e rilegatura certificato 100% carbon neutral in accordo con PAS 2060 BSI