UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni
Lyman Frank Baum Ozma, la Regina di Oz traduzione dall’inglese di Stella Sacchini e Mirko Esposito della stessa serie: Il Meraviglioso Mago di Oz Il Fantastico Paese di Oz ISBN 979-12-221-0291-7 Prima edizione novembre 2023 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2027 2026 2025 2024 2023 © 2023 Carlo Gallucci editore srl - Roma Titolo originale: Ozma of Oz Gallucci e il logo
sono marchi registrati
Se non riesci a procurarti un nostro titolo in libreria, ordinalo su: galluccieditore.com
Il marchio FSC® garantisce che questo volume è realizzato con carta proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile e da altre fonti controllate, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su https://ic.fsc.org/en e https://it.fsc.org/it-it Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.
Lyman Frank Baum
Ozma, la Regina di Oz ROMANZO 3
traduzione di Stella Sacchini e Mirko Esposito
Nota alla traduzione Dopo il successo di Il Meraviglioso Mago di Oz, Lyman Frank Baum decise di dare seguito alle avventure ambientate nel Paese di Oz, scrivendo in tutto 14 romanzi, molti dei quali sono tuttora poco o per nulla noti ai lettori italiani. Abbiamo perciò intrapreso la pubblicazione dell’intera saga, affidandone la traduzione ai migliori professionisti, appassionati di questo autore, con l’intento di dare una voce nuova e moderna a un intramontabile classico della letteratura. Questa scelta può comportare delle lievi differenze di resa e di stile da un romanzo all’altro, senza però che venga mai meno l’attenzione critica nei confronti della storia e dell’opera di Baum.
Nota dell’autore
Anche questo libro, come l’ultimo, Il Fantastico Paese di Oz, è nato da una richiesta dei miei amici bambini. Nelle loro dolci letterine mi imploravano di scrivere “qualcos’altro su Dorothy” e chiedevano: “Che fine ha fatto il Leone Codardo?” e “E cos’è successo a Ozma, dopo?” – con “dopo” intendevano dopo essere diventata Sovrana di Oz, ovviamente. E alcune di queste lettere contenevano spunti per la trama: “Per favore, fai tornare Dorothy nel Paese di Oz!”, oppure “Perché non fai incontrare Ozma e Dorothy, così se la spassano un po’ insieme?”. In effetti, se dovessi soddisfare tutte le richieste dei miei piccoli amici, sarei costretto a scrivere decine e decine di libri. E non nascondo che mi piacerebbe, perché mi diverto a narrare questo genere di storie tanto quanto i bambini, a loro dire, si divertono a leggerle. Ebbene, ecco “qualcos’altro su Dorothy” e sui nostri vecchi amici lo Spaventapasseri e il Boscaiolo di Latta, sul 5
Ozma, la Regina di Oz
Leone Codardo e su Oz, e su tutto il resto della combriccola; e anche su molti altri personaggi bizzarri e strampalati. Una piccola amica, che ha letto la storia prima che venisse pubblicata, mi ha detto: «Billina è davvero Ozziana, signor Baum, e anche Tik-tok e la Tigre Famelica». Se il suo giudizio è obiettivo e corretto, e i bambini troveranno questa nuova storia “davvero Ozziana”, allora sarò ben felice di averla scritta. E forse continuerò a ricevere dai miei lettori quelle letterine tanto gradite che mi racconteranno le loro impressioni su Ozma, la Regina di Oz. O almeno lo spero. L. Frank Baum Macatawa, 1907
6
Capitolo 1
La ragazzina nella stia dei polli
Il vento soffiava forte e scuoteva l’acqua dell’oceano increspandone la superficie. Spingeva le creste delle onde fino a trasformarle in marosi, e agitava i marosi fino a trasformarli in cavalloni. I cavalloni si gonfiarono e divennero altissimi, più alti delle case. Alcuni si levarono più in alto delle cime maestose degli alberi, e parevano montagne, mentre gli abissi tra i grandi flutti somigliavano a valli profonde. Tutto questo folle e schiumante sciabordio delle acque del grande oceano, che il vento malandrino provocava senza alcuna buona ragione, sfociò in una terribile tempesta, e una tempesta sull’oceano è capace di giocare brutti scherzi e fare un sacco di danni. Proprio mentre il vento cominciava a soffiare, in lontananza, sul pelo dell’acqua, apparve una nave. Quando le onde cominciarono a sobbollire e agitarsi e diventare alte, sempre più alte, la nave iniziò a salire e scendere, e a inclinarsi da un lato – prima da una parte e poi dall’altra: veniva 7
Ozma, la Regina di Oz
sballottata con tale violenza che persino i marinai dovettero reggersi forte alle cime e ai parapetti per non essere sbalzati via e scaraventati a capofitto in mare. Nel cielo le nubi erano così fitte che la luce del sole non riusciva a penetrare; così il giorno si fece scuro come la notte, rendendo ancor più paurosa la tempesta. Il Capitano non aveva paura: non era certo la prima volta che attraversava una tempesta portando la nave in salvo; ma sapeva che i suoi passeggeri avrebbero corso un serio pericolo se si fossero attardati sul ponte, per cui li spedì sottocoperta con la raccomandazione di rimanere lì fin quando la tempesta non fosse passata e di non temere e farsi coraggio, perché si sarebbe risolto tutto per il meglio. Tra i passeggeri c’era una ragazzina del Kansas di nome Dorothy Gale, che viaggiava con lo zio Henry verso l’Australia per far visita ad alcuni parenti che non avevano mai visto prima. Dovete sapere che lo zio Henry non stava molto bene perché, a furia di sgobbare nei campi, la salute ne aveva risentito, ed era divenuto debole e nervoso. Così aveva lasciato zia Em a casa, a controllare i braccianti e a prendersi cura della loro fattoria nel Kansas, per andarsene in Australia a trovare i cugini e a riposarsi un po’. Dorothy moriva dalla voglia di partire con lui, e lo zio Henry pensava che la bambina gli avrebbe tenuto compagnia, rallegrando il viaggio; così aveva deciso di portarla con 8
1 . La ragazzina nella stia dei polli
sé. E poi, in fatto di viaggi, la ragazzina aveva una certa esperienza, visto che una volta era stata trasportata da un ciclone lontano da casa, fino al Fantastico Paese di Oz, e in quella strana terra aveva affrontato parecchie avventure prima di riuscire a tornare nel Kansas. Per cui non era certo tipa da spaventarsi facilmente, e quando il vento iniziò a ululare e a fischiare, e le onde cominciarono a sobbollire e agitarsi, la nostra eroina non sembrava affatto turbata da quel boato. «Eh sì, sarà meglio che rimaniamo in cabina» disse la bimba allo zio Henry e agli altri passeggeri «e ce ne stiamo il più tranquilli possibile finché non passa la tempesta. Il Capitano dice che se andiamo sul ponte rischiamo di essere catapultati in mare». Nessuno voleva correre quel rischio, potete starne certi; e così tutti i passeggeri rimasero rintanati nel buio della cabina, ascoltando l’urlo della tempesta e lo scricchiolio degli alberi maestri e cercando di barcamenarsi per non andare a sbattere l’uno contro l’altro quando la nave s’inclinava. Dorothy stava per addormentarsi quando si svegliò di soprassalto e si accorse che lo zio Henry era scomparso. Non aveva la minima idea di dove fosse finito e, viste le sue condizioni precarie, cominciò a preoccuparsi e a temere che avesse avuto l’imprudenza di salire sul ponte. In tal caso, se non fosse tornato subito sottocoperta, avrebbe corso seri rischi. 9
Ozma, la Regina di Oz
In realtà lo zio Henry era andato a stendersi nella sua cuccetta, ma Dorothy non lo sapeva. Ricordava bene, però, che la zia Em le aveva raccomandato di prendersi cura di lui, così decise all’istante di salire sul ponte a cercarlo, incurante del fatto che in quel momento la tempesta infuriava più che mai, e la nave beccheggiava da far paura. Si arrampicò a fatica sulla scaletta e, una volta arrivata sul ponte, il vento la investì con una tale violenza che quasi le strappò via la gonna. Eppure la ragazzina provava una sorta di gioiosa eccitazione nello sfidare a quel modo la tempesta e, mentre si teneva forte al parapetto, si guardò intorno nell’oscurità, aguzzando la vista, e le parve di vedere, poco distante, la sagoma confusa di un uomo aggrappato a uno degli alberi della nave. Pensando che fosse lo zio, gridò con tutto il fiato che aveva in corpo: «Zio Henry! Zio Henry!» Ma il vento urlava e ululava così forte che la bambina riusciva a malapena a udire la propria voce, e di certo l’uomo non la sentì, perché rimase immobile. Dorothy decise allora di raggiungerlo e, mentre la tempesta si chetava per un momento, si slanciò verso una grossa stia quadrata, fissata al ponte con alcune cime. La raggiunse sana e salva, ma non fece in tempo ad afferrare le stecche della gabbia per i polli che all’improvviso il vento, come indispettito dal fatto che quella ragazzina avesse osato sfidarlo, raddoppiò la sua furia. Urlando come un gigante arrab10
1 . La ragazzina nella stia dei polli
biato, strappò le cime che trattenevano la stia sollevandola alta nel cielo, con Dorothy ancora aggrappata alle stecche. La gabbia prese a roteare in maniera vorticosa, da una parte e dall’altra, e in capo a qualche minuto precipitò in mare, lontano dalla nave, dove le grandi onde l’afferrarono issandola sulle creste spumose per poi precipitarla giù, nelle valli profonde dell’oceano, come fosse nient’altro che un giocattolo con cui trastullarsi. Dorothy fece un bel tuffo, potete starne certi, ma non perse la sua presenza di spirito nemmeno per un secondo. Continuò a tenersi forte alle stecche della gabbia e, non appena riuscì ad asciugarsi gli occhi, vide che il vento aveva scoperchiato la stia e le povere galline svolazzavano in ogni direzione, trascinate dal vento come spolverini senza manico. Il fondo della stia era fatto di assi robuste, così Dorothy si trovò aggrappata a una sorta di zattera cinta di stecche, che reggeva bene il suo peso. Diede qualche colpo di tosse per liberarsi la gola dall’acqua e, dopo aver ripreso fiato, riuscì a scavalcare le stecche e a raggiungere il robusto solido fondo di legno della stia, che la sosteneva senza grossi problemi. “Be’, ho una nave tutta per me!” pensò, più divertita che spaventata da quell’improvviso cambio di rotta; e poi, mentre la stia finiva sulla cresta di un cavallone, si guardò intorno un po’ in ansia, in cerca della nave da cui era stata sbalzata via. 11
Ozma, la Regina di Oz
Era già lontana, molto lontana. Forse a bordo non si erano ancora accorti della sua assenza, o forse nessuno era al corrente della sua bizzarra avventura. La stia la trascinò giù, nella valle tra le onde, e, quando tornò a risalire sulla cresta di un altro cavallone, la nave sembrava una barchetta giocattolo, tanto era distante. Ben presto svanì del tutto, inghiottita dalle tenebre, e allora Dorothy lanciò un sospiro di rammarico per aver abbandonato lo zio Henry e iniziò a chiedersi cosa le sarebbe successo. Si trovava nel grembo dell’immenso oceano, sballottata di qua e di là dalle onde e zuppa fino al midollo, senza niente che la tenesse a galla a parte quella misera stia di legno che non la riparava dagli schizzi d’acqua! E non aveva niente da mangiare per quando avrebbe avuto fame – eventualità che si sarebbe verificata di lì a breve, ne era certa –, nemmeno un goccio d’acqua fresca da bere e nessun vestito asciutto da indossare. «Ebbene sì!» dichiarò con una risata. «Ti sei messa in un bel pasticcio, Dorothy Gale, proprio un bel pasticcio! E non ho la minima idea di come riuscirai a venirne fuori, stavolta!» Come se non bastasse, stava calando la notte, e le nuvole grigie sulla sua testa erano ormai nere come la pece. Ma il vento, finalmente pago dei suoi scherzetti malefici, smise di soffiare sull’oceano e corse a soffiare da qualche altra parte; 12
1 . La ragazzina nella stia dei polli
così le onde, non più agitate, iniziarono ad ammansirsi e a comportarsi come si deve. Fu una vera fortuna, per Dorothy, che la tempesta si stesse placando; altrimenti, malgrado il suo coraggio, temo che avrebbe avuto la peggio. Molti bambini, al posto suo, avrebbero versato fiumi di lacrime e si sarebbero abbandonati alla disperazione; ma Dorothy si era già imbattuta in tante avventure e ne era sempre uscita illesa, per cui in quel momento l’idea di cedere alla paura non le passò nemmeno per l’anticamera del cervello. Era bagnata e di certo quella imbarcazione di fortuna non era il massimo della comodità; ma, dopo aver lanciato quel famoso sospiro, riuscì a recuperare un po’ del suo consueto buonumore e decise di affidarsi al destino e attendere con pazienza quel che le riservava. Pian piano le nuvole nere si diradarono, lasciando intravedere un bel cielo blu, con al centro una luna d’argento che splendeva di una luce dolcissima e le piccole stelle che scintillavano allegre e che, quando Dorothy le guardava, sembravano farle l’occhiolino. Ormai la stia non veniva più sballottata di qua e di là, ma galleggiava sulle onde in modo così placido – proprio come una culla – che il fondo su cui si trovava Dorothy non era più sferzato dall’acqua che entrava dalle stecche. A quel punto, stremata per l’eccitazione delle ultime ore, la ragazzina decise che, per recuperare le forze e trascorrere il tempo, le conveniva farsi una bella dormita. 13
Ozma, la Regina di Oz
Le assi erano umide e la bambina bagnata fradicia, ma per fortuna l’aria era tiepida e non sentiva freddo. Si sedette allora in un angolo della stia con la schiena poggiata alle stecche: prima di chiudere gli occhi, rivolse un cenno di saluto alle amiche stelle e, dopo neanche un istante, dormiva beata.
14