Il Biancorosso n.23 - periodico de "La Gazzetta del Mezzogiorno"

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O BIANC ROSSO

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periodico di informazione sportiva de

L’ANALISI

Supplemento al numero odierno de La Gazzetta del Mezzogiorno Anno II numero 23 / € 0,70 più il prezzo del quotidiano

LA BANDA DEL GOL

IL PERSONAGGIO

PIOVANELLO L’ECLETTICO

VENTURA

C

I TIFOSI

BERLINO CAPITALE D’EUROPA

BARI SIAMO



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L’EDITORIALE

di Gaetano Campione

LONGEVITÀ AGONISTICA C

osa hanno in comune Quagliarella (36 anni) e Brienza (40 anni)? La longevità agonistica. Che su un campo da gioco significa qualità e quantità. La maturità è lo zoccolo duro attorno al quale costruire la squadra del domani. Perché è sinonimo di serietà, passione, disponibilità, sacrificio, dedizione alla causa. Esempi per i compagni d’avventura più giovani, dalla Nazionale al Bari. La carriera si allunga rispetto al passato Maradona e Cruijff hanno appeso le scarpe al chiodo a 31 anni - anche perché oggi il calciatore è seguito da uno staff di preparatori in grado di valorizzare e ottimizzare al meglio le prestazioni. Al punto che diventa difficile convincere gli over a lasciare. La società, insomma, dovrebbe valutare attentamente il futuro di Brienza, centellinando magari il suo talento - decisamente di serie superiore anche se paragonato alla serie C - per far sì che diventi il motore propulsore del nuovo corso. E una storia di passione, serietà e disponibilità è anche quella raccontata in questa pagine dei fratelli de Grecis. Perché il prato di uno stadio rappresenta il miglior biglietto da visita della città del pallone. C’è una parte della città attiva che costituisce una risorsa. Basta motivarla, coinvolgerla. I De Laurentiis hanno dimostrato di saperlo fare, condividendo gli obiettivi e i risultati. L’eccellenza ha fatto da collante. Siamo sicuri che ci sono altre professionalità a disposizione del pallone biancorosso per continuare la scalata verso l’Olimpo del calcio.

30 marzo 2019 anno II n. 23

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SOMMARIO

il Biancorosso anno II n. 23 Periodico sportivo de La Gazzetta del Mezzogiorno reg. Trib. Bari n. 12372EL1/81 Direttore responsabile Giuseppe De Tomaso

VENTURA

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L’ANALISI

Edisud SpA piazza A. Moro, 37 - 70122 Bari www.lagazzettadelmezzogiorno.it A cura di Redazione sportiva Coordinamento Gaetano Campione Hanno collaborato Gianni Antonucci Francesco Damiani Filippo Luigi Fasano Davide Lattanzi Vito Prigigallo Il Nostro Bari Fotografie Luca Turi Archivio storico de La Gazzetta del Mezzogiorno Archivio Antonucci Giuseppe Corcelli Sergio Scagliola Saverio De Giglio Foto poster: A. Scuro

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PIOVANELLO TESTINI

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Progetto grafico e realizzazione Clara Specchia Concessionaria di PubblicitĂ Mediterranea SpA piazza A. Moro, 37 - 70122 Bari Stampa Azienda Grafica Capitolina - Roma

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TIFOSI

30 marzo 2019 anno II n. 23



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L’ANALISI

LA PREMIATA DITTA DEL GOL Davide Lattanzi

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n esercito in gol. Al primato in classifica con 66 punti, undici in più della Turris seconda, allo status di squadra con il maggior numero di vittorie (20 su 28 incontri disputati) e minor numero di sconfitte (2), ai numeri eccezionali di attacco (61 reti realizzate) e difesa (16 gol subiti), si aggiunge un altro fondamentale in cu il Bari domina le graduatorie del girone I di serie D. I biancorossi, infatti, sono anche la squadra con il maggior numero di calciatori a segno, ben 17. Un nuovo primato da non dare assolutamente per scontato. Perché l’organico biancorosso, pur avendo coinvolto moltissimi interpreti alla fiera del gol, non era in testa in questa particolare graduatoria. Almeno fino al giorno della vittoria sul Castrovillari, avvenuta lo scorso 17 marzo. Quando la prima gioia di Zaccaria Hamlili e di Luigi Liguori ha consentito di superare in volata Locri e Roccella che avevano mandato a bersaglio sedici elementi, balzando al comando anche di tale classifica. Una statistica, però, senza esclusione di colpi. Perché lo 0-0 di Palmi ha

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IL BARI È ANCHE LA SQUADRA CON IL MAGGIOR NUMERO DI GIOCATORI A SEGNO: 17

consentito al Locri di mandare, a sua volta, il 17° calciatore nel tabellino dei marcatori e riprendere quindi i galletti. Ovviamente il report tiene conto di chiunque abbia vestito le maglie delle compagini del girone I, anche di chi, nelle finestre di mercato di dicembre e gennaio, ha poi cambiato squadra. Nel Bari, ad esempio, vanno a referto pure Luigi D’Ignazio (poi passato alla Sambenedettese) e Mauro Bollino, rientrato alla Sicula Leonzio da cui era stato prelevato in estate. Scorrendo tale classifica, è curioso scoprire che i primi posti (Bari escluso) spettano a compagini impelagate nella zona bassa. Spiccano, ad esempio, i 15 marcatori del Rotonda e del Messina, i 14 della Sancataldese, i 13 dell’Igea Virtus (appaiata alla Cittanovese, al Gela ed al Troina) fanalino di coda. La squadra con il minor numero di marcatori nel raggruppamento è il Portici (9), così come non vanta un numero alto di calciatori a segno la Turris (11, come Castrovillari e Città di Messina), sebbene i corallini esibiscano Fabio Longo, vice re della classifica marcatori 30 marzo 2019 anno II n. 23


con 17 bersagli, 20 stagionali comprendendo pure la Coppa Italia. Sul trono dei marcatori, invece, siede a sorpresa un centrocampista: Antonio Crucitti della Cittanovese, autentico cecchino sui calci piazzati. A proposito della graduatoria tra i bomber, il cannoniere del Bari resta Roberto Floriano a quota 12: data la prolificità di Longo e Crucitti, sarà difficile per l’esterno offensivo biancorosso ambire a laurearsi capocannoniere del raggruppamento, mancando soltanto sei giornate al termine della regular season. Tuttavia, considerando pure le dieci reti di Simeri, le nove di Neglia, le tre di Pozzebon, i due gol di Brienza e Iadaresta e l’acuto di Liguori, emerge che il reparto avanzato dei galletti ha comunque recitato a puntino lo spartito, con 39 segnature complessive. A sorpresa, trascinata dalla straordinaria vena di Di Cesare, come contributo di reparto segue la difesa con undici gol (sono andati a bersaglio pure Mattera due volte, nonché D’Ignazio, Cacioli e Nannini a quota uno), mentre l centrocampo ha dato un contributo di nove bersagli, con gli under Piovanello e Langella sugli scudi, autori di tre reti a testa: a loro si aggiungono, con un gol ciascuno, Bolzoni, Hamlili e Bollino. Oltre i portieri Marfella, Bellussi e Mautantonio, restano soltanto in cinque a non aver ancora assaporato l’emozione più dolce. Un solo over, Feola (negli ultimi due mesi out per un problema alla spalla) che di professione è centrocampisti, nonché quattro under: Aloisi, Bianchi, Turi e Quagliata, tutti terzini che nel corso del torneo si sono alternati nella copertura delle fasce laterali. Ma con sei giornate ancora a disposizione, chissà che anche loro non colmino al più presto la lacuna. In fondo, dato che il mantra del gruppo è sempre stato mettere l’obiettivo comune davanti a quello personale, avrebbe un sapore particolare che tutta la rosa chiudesse il torneo segnando almeno un gol per componente. Il tempo non è illimitato, ma il Bari vanta comunque la media di 2,17 gol segnati a partita. Tradotto: le opportunità non mancheranno. Soprattutto se dovesse capitare qualche altra scorpacciata di reti in un singolo match. Per ora, il record è la “manita” calata sull’Igea Virtus (sconfitta 5-0), ma il Bari non ha alcuna intenzione di fermarsi. In fondo, lo ha detto pure il presidente Luigi De Laurentiis: “Ogni statistica contribuisce a creare una storia”. E allora sotto a chi tocca: c’è ancora posto sulla giostra del gol. E se proprio non si facesse in tempo durante la regular season, resta aperta l’opportunità legata alla poule scudetto. Un minimo di altre due gare fino ad arrivare al massimo di quattro (in caso di approdo alla finale) per corroborare il lotto dei marcatori. 30 marzo 2019 anno II n. 23

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L’INTERVISTA

VENTURA CORRO PIÙ VELOCE DELLA VITA

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«A BARI SONO A CASA MIA. I CAMBI DI UMORE FANNO PARTE DELLA NORMALITÀ DEL CALCIO QUELLO CHE È FUORI DALLA NORMA SONO PROPRIO LA PASSIONE E L’ENTUSIASMO DI QUESTA CITTÀ E DELLA SUA TIFOSERIA: UNICI!» Gaetano Campione

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na vita trascorsa in provincia, meglio se in una località di mare, per non dimenticare le origini genovesi, ad insegnare il bel calcio. In trent’anni da allenatore, 23 sono le città di mare: «Mi dà serenità – ha spiegato – e a volte mi angoscia, il mare è mio complice» . «Io alleno per libidine», è la frase più famosa di Giampiero Ventura. Eternamente baciato dal sole, abbronzato, difficilissimo vederlo con una cravatta. Per lui la passione del pallone non ha età. Sempre pronto a ricominciare, non abbandona mai l’intenzione di tornare in panchina. Anche adesso, se lo chiamassero, ripartirebbe per un’altra avventura. Quando è sotto pressione, rende di più. Sul lavoro è meticoloso, serio, ironico. Quest’ultima qualità non guasta mai. Il legame con Bari è profondo. Va al di là del risultato sportivo (decimo posto, in serie A, record per i biancorossi). Perché qui ha incontrato la moglie, Luciana, qui ha deciso di ritirarsi quando non gira per l’Italia, trasformando la città di San Nicola nel suo buen ritiro. E i baresi contraccambiano con 30 marzo 2019 anno II n. 23

«L’AMBIENTE È PRONTO PER UN PROGETTO A MEDIO TERMINE PERSONA ALLA GUIDA TECNICA A PRESCINDERE DAI RISULTATI»

affetto. Per strada, quando lo incrociano, lo fermano ancora per l’immancabile selfie. Il Bari ha un piede in serie C. Ormai... C siamo. Condivide la battuta? «Assolutamente sì. Ormai è C siamo, in attesa di poter presto dire B entornati!». Il suo rapporto con la città e i baresi? «Straordinariamente buono. A Bari mi sento a casa, anzi sono a casa». Passione, entusiasmo ma anche troppi rapidi cambi di umore. La Bari del pallone non cambierà mai? «I cambi di umore fanno parte della normalità del calcio. Quello che è fuori dalla norma sono proprio la passione e l’entusiasmo della città e della tifoseria: UNICI!». Secondo lei siamo pronti per un progetto a medio termine tipo Atalanta? Stessa persona alla guida tecnica a prescindere dai risultati? «I presupposti ci sono, perché ci sono tutti gli ingredienti per farlo: Società, programmi, pubblico e passione. Sull’aspetto tecnico deve decidere la Società».

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L’INTERVISTA

C’era una volta il calcio libidine. C’è ancora? «Il calcio libidine è figlio delle idee, della disponibilità dei giocatori e dell’ambiente in cui lavori. Con queste componenti tutto è possibile». Il ricordo più bello e quello più brutto legati al Bari? «Di momenti belli ce ne sono stati tanti: la gioia dei tifosi dopo i tre gol alla Juve, la gioia dei calciatori dopo i quattro gol al Palermo, la mia gioia nel vedere il Bari dominare il Milan a San Siro. Il ricordo più brutto? Quando sono venuto a conoscenza dello scandalo scommesse». A distanza di quasi 10 anni è ancora difficile spiegare perché il suo Bari spettacolare abbia perso la sua magia nell’anno successivo. A mente fredda, si è dato una spiegazione? «Credo che la spiegazione l’abbia data la

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«I RICORDI PIÙ BELLI LEGATI AL BARI? I 3 GOL ALLA JUVE I 4 AL PALERMO E IL DOMINIO A SAN SIRO COL MILAN»

Procura Federale». Della sua parentesi in Nazionale, cosa l’ha ferita di più, oltre al risultato? «Le falsità dette, l’ipocrisia generale di cui ero circondato». Ventura nel ruolo di pensionato. Ci ha mai pensato? «No, non ci ho mai pensato perché ancora molto lontano. Ho iniziato solo ora ad allenare». Cosa le riserverà il futuro? «Non lo posso sapere, mi auguro di fare ciò che ho sempre fatto: calcio!». La metamorfosi di Ventura barese. Come sono cambiate le sue abitudini da quando vive qui? «In realtà non sono cambiate molto, continuo a correre più veloce della vita come ho sempre fatto, anche se qui i ritmi sono diversi. Le uniche cose che sono veramente cambiate sono i tempi a tavola (si mangia benissimo, 30 marzo 2019 anno II n. 23


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LOREM IPSUM

IL MISTER Con la moglie Lucia e alcune foto della sua esperienza barese dove ottenne il decimo posto di serie A

ma troppo!) e l’orario degli appuntamenti variabile: quando prendi un appuntamento a Bari l’orario è preceduto dalla parola “verso” che significa che l’orario diventa soggettivo». Un consiglio ai tifosi baresi? «I tifosi biancorossi amano talmente tanto “la Bari” che sarebbe offensivo dare consigli». La serie C è un campionato scivoloso. Per vincerla meglio giocatori di categoria superiore o veterani del torneo? «Come in tutte e cose il giusto mix non guasta mai». Il Bari non ha alternative l’anno prossimo. Deve costruire una squadra ammazza campionato. È d’accordo? «Credo che la Società abbia l’ambizione giusta per proseguire in questo percorso e riportare il Bari dove merita». Violenza, razzismo scommesse. Il calcio 30 marzo 2019 anno II n. 23

«PARENTESI ITALIA: MI HANNO FERITO LE FALSITÀ DETTE E L’IPOCRISIA GENERALE DI CUI ERO CIRCONDATO»

sta diventando una grande fabbrica di illusioni. Quanto è malato secondo lei? E come si può curare? «Il malessere del calcio è il malessere della società in cui viviamo, ma la bellezza dello sport e del calcio in particolare, continuerà ad essere più forte di qualsiasi evento negativo». Si parla tanto di giovani italiani: ci sono davvero gli elementi per risorgere, oppure i nostri ragazzi giocano ancora troppo poco rispetto alle necessità della Nazionale? «Per fortuna l’ultima infornata di giovani ha portato una ventata di qualità e freschezza sia al campionato che alla Nazionale. Basti pesare a Chiesa, Bernardeschi, Barella, ormai arrivati e quelli come Zaniolo che stanno arrivando. L’augurio è che questi ed altri giovani riportino lo spettacolo e la Nazionale dove merita».

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IL PERSONAGGIO

PIOVANELLO

VAI DOVE TI PORTA IL MISTER «PREFERISCO GIOCARE ESTERNO DESTRO ANCHE IN UN CENTROCAMPO A QUATTRO. MA CAMBIARE RUOLO AIUTA A CRESCERE»

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Filippo Luigi Fasano

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l primo gol, contro la Santacataldese, è arrivato quasi per caso. Il secondo no, e neppure il terzo. Assieme a dribbling, sprint e belle giocate. Che sarà necessario ottimizzare e dosare, nell’arco di una partita. Che servirà presto o tardi incasellare nel ruolo migliore, per Enrico Piovanello e per le squadre in cui lui giocherà. Il Bari magari, il più a lungo possibile: i tifosi ne hanno già caldeggiato la riconferma, fregandosi della formula del prestito secco che ha portato da Padova il classe 2000. Certo, c’è stato anche un periodo di flessione. Da mettere comunque in conto, anche per un under che si è fatto valere spesso come un over, dialogando fra centrocampo ed attacco con gente come Brienza, Floriano, Neglia e Simeri. In mezzo a loro, ha dimostrato di poterci stare, in una stagione da chiudere adesso nel migliore dei modi: «Manca poco – confida il diretto interessato –. Mancano i punti che servono per promozione aritmetica. Siamo molto fiduciosi, è ovvio». Una D che non deve esservi sembrata tale, almeno al San Nicola. «Diecimila tifosi fissi in casa lascerebbero stupiti chiunque. Giocare davanti a così tante persone fa sempre molto piacere». Riavvolgiamo il nastro. Dove ha cominciato? «Al San Paolo, una società della mia città, Padova. Fino a 14 anni, giocando da esterno d’attacco». Poi il salto al Padova. «Sì, a 15 anni. Mi hanno visionato e voluto. Due anni fra gli Allievi ed uno in Primavera. L’ultimo con Centurioni (ex difensore di Lecce e Treviso, nda), che adesso allena la squadra in serie B. Un grande». Perché? «È la persona che ha creduto in me più di tutti. Mi ha spostato in una posizione in cui mi sento a mio agio, nei due davanti. Ma anche quest’anno mi sto trovando molto bene». Con il Padova ha anche esordito, lo scorso anno. «Certo, con Bisoli in panchina. In campionato, contro il Gubbio. Ho giocato anche in Coppa Italia e Supercoppa, sempre da subentrato. In squadra c’erano Pulzetti (ex Bari, nda) e Pinzi, un grandissimo». E alla fine il Padova è salito in B. 30 marzo 2019 anno II n. 23

IL PRIMO GOL CONTRO È ARRIVATO QUASI PER CASO IL SECONDO NO, E NEPPURE IL TERZO ASSIEME A DRIBBLING SPRINT E BELLE GIOCATE

Qualche rammarico per non essersi rimasto a giocarsela, fra i cadetti? «Affatto, è stata una scelta condivisa. Il Bari è una grande società e sono contento di ciò che sto facendo. Avrei preferito per il Padova una classifica migliore, questo sì». Si descrive in più modi, l’abbiamo vista in più ruoli, quasi tutti offensivi. Quale quello più congeniale? «Esterno destro. Anche in un centrocampo a quattro. Poi vado dove mi mette Cornacchini. Cambiare ruolo aiuta a crescere». Lo sa che lei sembra più forte con la palla che senza? «È vero. Averla fra i piedi mi piace molto di più: punto l’uomo, provo a scartarlo. Mi piace fare assist per i compagni. Sulla fase di non possesso devo migliorare, però. Me lo dicono in molti». Mezzala? «Perché no? Se mi mettono in quel ruolo, non dico di no. Cercherei di dare il massimo anche lì». Il gol più bello in biancorosso. «Quello contro la Nocerina (inserimento in profondità su assist di Floriano, nda). È una domenica che mi è rimasta impressa, quella. Per il calore, per quella coreografia pazzesca». Pensa di essersi meritato la riconferma? «È troppo presto. Pensiamo prima a vincere il campionato». Giocatori di riferimento? «Messi, per la capacità di inventarsi le giocate. Nel Bari? Brienza». Chi l’ha colpita di più, fra i giocatori esperti? «Di Cesare. Il suo modo di giocare trasmette la grinta giusta a tutti». E fra gli under, con chi ha stretto? «Ho un gran rapporto con Aloisi, sto in camera con lui. Bella persona e gran giocatore». Altre passioni? «Basket, NBA. Tifo Boston Celtics. Niente nottate per seguirli, però. Le partite me le registro. Irving il mio preferito, assieme a LeBron James». Bari se l’è girata? «Bari e provincia. Il posto più bello? Polignano. Incantevole». Compirà 19 anni il 20 aprile. Che regalo ha pensato di farsi, promozione a parte? «Un gol, dai. Se viene, viene». Per la gioia del suo primo tifoso. «Giuseppe, il mio nonno paterno. Ha compiuto 87 anni da poco. Mi chiama ogni sera, non si perde una partita».

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LA CURIOSITÀ

TESTINI LA FORZA DELL’IRONIA

OGNI GIORNO FA SORRIDERE MIGLIAIA DI TIFOSI SUL WEB ED È ANCH DIVENTATO UNA SORTA DI TALISMANO PER I GIOCATORI ALLA RICERCA DEL GOL PERDUTO

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Francesco Damiani

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gni giorno fa sorridere migliaia di tifosi del Bari d è anche diventato una sorta di talismano per i biancorossi alla ricerca del gol perduto. Carlo Testini, 24 anni, studia giurisprudenza e sogna un futuro da magistrato, ma è anche il creatore e amministratore di “50 sfumature di biancorosso”, pagina satirica seguitissima su Facebook e Instagram per i meme ironici dedicati alla squadra di Cornacchini. Come nasce 50 sfumature di biancorosso? «Avevo notato fra le tante pagine social dedicate al Bari ne mancasse una che seguisse la squadra in chiave ironica. Molte altre squadre ne hanno una e ho provato a colmare questa lacuna con un mia creazione. Il meme è ormai un contenuto social abbastanza virale per cui ho unito il mio amore per il Bari all’ironia». L’ironia è un suo tratto caratteristico? «Sì, da sempre. Penso che sia un modo terapeutico per affrontare la giornata». La passione per il Bari quando nasce? «In pratica da sempre. Me l’ha trasmessa mio padre, fedele abbonato in tribuna Est ed è lì che ho cominciato a vedere con lui le prime partite, mentre da sei anni con gli amici le vedo in curva Nord. La mia prima volta allo stadio è stata un po’ curiosa perché era nel 2001, l’anno in cui vinse lo scudetto la Roma e nella partita al San Nicola ci fu una vera invasione di tifosi giallorossi tanto che io e mio padre trovammo i posti occupati e la partita la vidi in braccio a una tifosa della Roma. Avevo 6 anni. Ma c’ero anche alla prima con Ventura in serie A a San Siro nel 2009 quando rischiammo di fare il colpaccio contro l’Inter che quell’anno realizzò il triplete». Quanti seguaci ha la sua pagina? «Su Facebook sono 6.400, mentre su Instagram sono poco più di 5.000. Fra questi anche i giocatori. Anzi, sono proprio loro i miei principali fornitori di video o immagini curiose che poi utilizzo sulla pagina». Pare che lei sia una specie di portafortuna per loro. «Ci sono state delle curiose coincidenze quest’anno che hanno fatto sì che molti giocatori riuscissero a segnare il primo gol nel Bari dopo che gli avevo dedicato un meme. Il primo fu Simeri che non riusciva a sbloccarsi e mi chiese un aiutino. Subito dopo segnò. Ma è successo anche con Brienza, Hamlili, Langella, Di Cesare. Quello che mi ha dato maggiore soddisfazione in un certo senso è stato Bollino, anche lui a segno dopo un mio meme e lui non è uno che segna molto». Entriamo nella galleria dei personaggi 30 marzo 2019 anno II n. 23


che utilizza per i suoi meme. Quali tirano di più? «L’immagine di Messi perplesso funziona sempre, è diventata virale. Fra i giocatori del Bari anche Brienza è quello che riscuote maggiore successo, ma anche Simeri e Floriano sono molto apprezzati. In passato ho usato anche foto dell’ex presidente, ma lasciamo perdere». E Cornacchini? «Ultimamente mi sono divertito a sovrapporre la sua faccia a quella di Simeone esultante nella gara di andata di Champions contro la Juve. Mi è servita dopo che il ds dell’Igea Virtus ha detto che la Turris è più forte del Bari». Quanto tempo dedica giornalmente alla sua pagina? «Per creare i post non ci vuole molto, utilizzo il telefono. Però rispondere ai tifosi che mi chiedono le informazioni più disparate oppure condividere i vari post ne porta via un po’». 30 marzo 2019 anno II n. 23

«VORREI MIGLIORARE IL SITO SE QUALCUNO VOLESSE DARMI UNA MANO...»

E i tifosi come ripagano questo suo impegno? «Tanti mi ringraziano dicendo che tiro su il morale. E ai tifosi del Bari serve ogni tanto un po’ di spensieratezza». Le piacerebbe lavorare nel Bari? «Sarebbe un sogno. Dopo la laurea mi piacerebbe proseguire gli studi con un master in ambito sportivo e ovviamente poi lavorare nella mia squadra del cuore sarebbe stupendo». Progetti futuri per la sua pagina? «Mi piacerebbe migliorarla. Anzi approfitto per un appello. Se qualcuno volesse darmi una mano, specie se esperto di grafica, si faccia avanti. Io sono un dilettante, ho nozioni di base». Il meme per la promozione è già pronto? «La frase è pronta, ma ovviamente non la posso spoilerare. Sto anche pensando a qualcosa di particolare. Vorrei realizzare delle magliette e stamparci su questa frase. Vedremo».

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presenze

gol

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presenze

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gol

0 presenze

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CATA NZA RO ( B)

gol

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010 8-2 200 RUOLO 12 2010-20 difensore 2012-20 centrale 13 20 1 3 -20 15

PARMA (B) presenze

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17 -20 15 20 2017 2017-2018 2018 -201 9 gol

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A (C) PARM gol

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TORINO (A)

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BRE S C IA ( B)

(B) RI BA

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(B) TORINO

(B) ZA EN VIC

MA NT OV A( B)

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BAR I (D)

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ALBINOLEFFE (B)

2004 2004-2005 2005 -200 20 6 06 -20 08

0 (B) LINO AVEL presenze

VELOCITÀ Non è un marcatore rapido. Tiene grazie al mestiere e all’uso del corpo

DESTRO Il piede è educato: imposta da dietro con sicurezza, sciorinando sovente lanci precisi

MARCATURA Più un difensore moderno che un marcatore puro, dice la sua anche sull’uomo

SINISTRO Si fa rispettare anche sul piede debole: gioca indifferentemente centrale destro o sinistro

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IL POSTER

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Valerio

DI CESARE Data di nascita: 23-5-1983 (35 anni) Luogo di nascita: Roma Altezza: 187 centimetri Peso forma: 75 kg

PERSONALITÀ Curriculum ed esperienza sono eccezionali: è uno dei leader del Bari

COLPO DI TESTA Uno dei suoi marchi di fabbrica: eccellente nell’anticipo, letale sotto rete

PRESTANZA FISICA Longilineo, ma potente e forte sulle gambe, eccelle grazie all’elevata statura

Negli ultimi anni ha patito cali di RESISTENZA tensione, con il Bari ha ritrovato smalto e continuità

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FOCUS

DE GRECIS

L’ERBA DEL VICINO NON È LA PIÙ VERDE Davide Lattanzi

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tavolta non è l’erba del vicino ad essere più verde. Perché il prato del San Nicola finalmente ha ripreso a dare un colpo d’occhio mozzafiato. Una storia infinita, quella del manto erboso dell’astronave costruita da Renzo Piano. Una vicenda contraddistinta da tante estati di passione, quando il caldo rendeva il terreno quasi impraticabile. Nel 2012 il Comune di Bari dovette persino provvedere d’urgenza alla posa di un nuovo campo, data la gravità della situazione. Che cominciò a risolversi, dopo il fallimento, con la gestione di Gianluca Paparesta, lungimirante nel programmare interventi profondi sia per il San Nicola, sia per l’antistadio. Affidando i lavori alla ditta de Grecis, arrivò il

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L‘IMMAGINE DEL PRATO RIGOGLIOSO CHE SI AMMIRA OGGI È FRUTTO DI UNA VERA IMPRESA

prestigioso riconoscimento della Lega di serie B che nel maggio 2016 riconobbe il campo del San Nicola come il più bello della B, tra quelli in erba naturale. La gestione successiva, però, prese altre strade, separandosi dai de Grecis. Ne risentì eccome la salute del terreno che tornò in precarie condizioni. Fino ad essere abbandonato nel periodo che portò al fallimento. La stessa ditta de Grecis è stata incaricata in estate di rivitalizzare una situazione al limite del collasso. Perciò, l’immagine di quel prato verde e rigoglioso che si ammira oggi è frutto di una vera impresa. Luigi de Grecis, agronomo, dell’azienda di famiglia racconta le vicende che hanno generato un piccolo miracolo. 30 marzo 2019 anno II n. 23


Luigi de Grecis, non è un mistero: dopo l’addio di Gianluca Paparesta, il vostro rapporto con il Bari è stato turbolento per vari motivi. Perché avete voluto imbarcarvi nuovamente in tale avventura? «Inutile tornare sul passato e su che cosa è avvenuto in seguito al cambio dell’azionista di maggioranza, dopo l’uscita di Paparesta. È scontato che certe ferite non si rimarginino facilmente. Tuttavia, non si è mai spento l’orgoglio di riprendere il lavoro fatto tra il 2014 ed il 2016. Un’opera nella quale mettemmo amore e dedizione. Eravamo convinti che il campo del san Nicola sarebbe tornato al suo splendore. E volevamo dimostrarlo prim’ancora di sapere chi 30 marzo 2019 anno II n. 23

«LA NUOVA PROPRIETÀ HA POTUTO TOCCARE CON MANO LA VALIDITÀ DEL NOSTRO LAVORO»

avrebbe rilevato il Bari». Sul piano tecnico, come si è sviluppata la vostra collaborazione con il club dall’estate ad oggi? «Inizialmente è stato posto in essere un contratto di sponsorizzazione con il Comune di Bari. In seguito, la nuova proprietà ha potuto toccare con mano e valutare il nostro lavoro, fino a stabilire un rapporto diretto che ormai prescinde dall’amministrazione comunale». Non è facile conquistare la fiducia di una famiglia esigente come i De Laurentiis: come ci siete riusciti? «La nostra famiglia crede nel lavoro. Non ci piace apparire, ma mettiamo reale pas-

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FOCUS

sione e professionalità in ciò che facciamo. Probabilmente questi requisiti ci rendono simili ai De Laurentiis. Non lo dico per piaggeria, ma, nella sfortuna del fallimento, il Bari è caduto nelle mani di gente che crede davvero nelle potenzialità della piazza e in un progetto ad ampio respiro. Nulla è lasciato al caso, ogni minimo dettaglio è curato da professionisti altamente competenti». Qual è stato l’aspetto che più vi ha colpito del nuovo corso? «Che dal primo momento il Bari è stato trattato come un club di serie A. Nemmeno per un secondo la società è stata intesa come se fosse in serie D. Questo ha spronato pure noi a considerare il campo nella sua dimensione: ovvero tra i primi sette-otto d’Italia. In più, va rimarcato un concetto semplice, ma molto incisivo su come la nuova proprietà programma il calcio: il manto erboso è uno strumento di lavoro e come tale deve funzionare al meglio, soprattutto considerando le peculiarità tecniche che hanno ispirato la costruzione della squadra. Ecco, questo assunto, a mio avviso, è una garanzia di serietà». Quanto è stato difficile riportare il terreno del San Nicola ad una condizione accettabile? «Il lavoro in estate è stato duro perché dalla fine del campionato avvenuta ai primi di giugno in poi il prato non è stato più toccato e versava in una condizione di abbandono. In più, sempre a giugno si era tenuto il concerto di Vasco Rossi che è un evento traumatico per l’erba. Noi abbiamo ripreso i campi in agosto inoltrato ed in un mese di assiduo lavoro siamo riusciti a ripristinare una situazione accettabile che poi con l’impegno quotidiano è migliorata nel tempo. Oggi, sentire i commenti dei calciatori che parlano di un manto perfetto oppure gli attestati di stima dei dirigenti della Lega nazionale dilettanti o degli stessi avversari che arrivano al San Nicola è motivo di grande soddisfazione». Contemporaneamente avete lavorato pure sull’antistadio: anche lì si versava in una condizione precaria? «Onestamente il recupero sul campo dell’antistadio è stato più veloce perché nel 2014, per volere di Gianluca Paparesta, lì si procedette al completo rifacimento campo e non del solo prato svolgendo un lavoro di grande qualità. Peraltro, l’antistadio necessita di interventi molto più continui e capillari: non dimentichiamo che lì si svolge il lavoro quotidiano della squadra e quindi l’usura è molto più rapida. Occorre attenzione perché la preparazione delle gare nasce in questo contesto che quindi riveste 30 marzo 2019 anno II n. 23

«IL MANTO ERBOSO È UNO STRUMENTO DI LAVORO E COME TALE DEVE FUNZIONARE AL MEGLIO»

IL MIRACOLO I fratelli de Grecis hanno valorizzato il rettangolo di gioco del San Nicola con una serie di interventi mirati

un’importanza massimale». Quanto richiede in termini di intervento una corretta manutenzione di un terreno di gioco di alto livello? «Io dico sempre che si può paragonare un campo di calcio importante ad un bimbo piccolo. Ogni piccolo cambiamento, qualsiasi esigenza va valutata e mai data per scontata. Il clima, l’alternarsi delle stagioni, l’esposizione delle ore di luce, le risemine, le concimazioni: ogni componente va programmata a puntino, tenendo in conto eventuali interventi d’urgenza se qualcuna di tali variabili muta o lo richiede. E molto spesso si è comunque esposti ad eventi naturali che possono influire persino su un’eccellente progettazione del lavoro». C’è una particolarità che rende ardua la manutenzione del campo del San Nicola? GL’erba è in gramigna (tifway), come avviene in diversi stadi del Sud. Ciò comporta una cura specifica poiché in inverno si procede ad una trasemina a base di loietto. Non è una difficoltà tecnica in senso stretto, ma una peculiarità che richiede attenzione sui tempi e modalità di intervento». Da agosto ad oggi: si può dire che Bari ha un manto erboso perfetto? «Tutto è migliorabile e non dobbiamo accontentarci. Ad esempio, le aree di porta non hanno ancora recuperato appieno la sofferenza alla quale erano state esposte la scorsa estate. Possiamo, però, dire che ora Bari possiede la sinergia ideale tra Comune, società ed operatori per mantenere uno standard alto ed evitare i problemi del passato. A fine stagione potrebbero essere in calendario altri concerti, ma sono certo che attraverso il dialogo tra amministrazione comunale e società, potremo essere messi nelle condizioni di migliorare ulteriormente quanto prodotto finora e presentarci al prossimo campionato con un campo in ottima forma».

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AMARCORD

CAPOCASALE IL DOTTORE INVINCIBILE

SI LAUREÒ IN ECONOMIA E COMMERCIO COME GIOCATORE HA DISPUTATO PARTITE SOLO IN SERIE A COME TECNICO NON HA MAI CONOSCIUTO UNA RETROCESSIONE

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Gianni Antonucci

H

a giocato col Bari soltanto in Serie A e, da tecnico ha guidato lo stesso Bari in quattro categorie diverse: Serie A (1949 e 1960), Serie B (1951, 1956 e 1965), Serie C (195455 l e IV serie (1953 -54). Francesco Capocasale (per gli amici “Franceschino” oppure “Ciccio” e per i tifosi “paletta”, per il suo piede mancino) costituisce, un po’ la bandiera per un Bari che, se lo ha fatto spesso soffrire, gli ha dato pure grosse soddisfazioni. Ha esordito in A e segnato anche il primo gol il 3 gennaio 1937. Il Bari giocava contro l’Alessandria che passava in vantaggio al 14’ con l’ex Banchero. Costantino, poi, pareggiava al 33’ ed il giovane Capocasale, schierato all’ala sinistra (non c’erano ancora i numeri sulle maglie) firmava il successo al 52’ fra il tripudio dei tifosi presenti sotto la vecchia torre di Maratona. Due baresi veraci (Costantino, 30 anni e Capocasale, 21 anni) avevano sancito la vittoria del Bari ribaltando il risultato. Da quella lontana domenica del 3 gennaio 1937, Franceschino Capocasale doveva poi disputare 129 partite (tutte in A) col Bari segnando anche 9 gol. In mezzo, però, ci sono 58 presenze e 1 gol con la grande Juve con la quale giocava pure sei partite in Coppa Italia segnando due gol da mezzala. C’è un particolare del suo passaggio dal Bari alla Juve: la cessione avveniva sulla base di 210mila lire nell’estate del 1939. La Juve, prima di acquistarlo, aveva fatto fare le indagini dai Carabinieri per accertare la serietà della famiglia Capocasale e soprattutto del giovane calciatore. Capocasale, cresciuto come punta (prima ala e poi mezz’ala) finiva la carriera di calciatore da centromediano metodista, giocando l’ultimo campionato nel 1946-47 quello del settimo posto del Bari in A. Diventava, poi, primo nella classifica delle presenze degli allenatori sulla panchina barese: 198 per 84 vittorie, 54 pareggi e 60 sconfitte (gol segnati 256 e gol subiti 203). In due stagioni consecutive portava il Bari dalla IV serie alla B e nel 1960, richiamato alla guida della squadra, conquistava anzi tempo la permanenza. Con lui Erba realizzava ben 14 gol in A. Se da calciatore lo chiamavano “paletta”, da allenatore diventava l’uomo della provvidenza. È stato il primo laureato peraltro barese tra i giocatori del Bari. Era entrato nei “pulcini” biancorossi a soli 20 anni e 4 mesi debuttava in A. Era l’allenatore Cargnelli a dargli fiducia. Poi lo valorizzava Ging e Capocasale, laureatosi in economia e 30 marzo 2019 anno II n. 23


FRANCESCHINO Il manifesto del campionato della IV serie. A sinistra, in alto, Fausto Coppi in visita nella sede del Bari; sotto Costantino, Capocasale, Grossi e Caldarulo. Nella pagina accanto, Del Rosso, Capocasale e Albanese

commercio, passava alla grande Juve. Con la guerra era ceduto in prestito al Modena e dopo l’armistizio si ritrovava nuovamente in Puglia, prima col Rutigliano, poi con l’Audace Taranto per il campionato dell’Italia Libera (1945); infine al Bari con affermazioni nel Centro Sud 1945 -46 e nella prima serie A del dopoguerra. La carriera da tecnico iniziava affiancando Sarosi. Quindi, Palo del Colle, in promozione, ancora a Bari, Catania, Anconetana, Sambenedettese, Messina, Taranto, Bari e Pescara: da allenatore non ha mai riconosciuto una retrocessione. In tutto il suo lungo percorso è stato continuamente assistito, consigliato e sostenuto dalla moglie, Marta, dalla quale ha avuto tre figli. L’aveva conosciuta quando da principiante calciatore frequentava spesso “Radio porta” in via Putignani, il cui proprietario 30 marzo 2019 anno II n. 23

129 PARTITE COL BARI (9 GOL) E 58 (1 GOL) CON LA JUVENTUS IN AZZURRO HA GIOCATO CON LA NAZIONALE GOLIARDICA

era uno sfegatato tifoso del Bari. Marta era la figlia del titolare Nicola e non ci volle molto che fra lei ed il talentuoso calciatore biancorosso si cementasse più di una semplice amicizia. Marta e Franceschino, infatti, non persero tempo nel diventare marito e moglie. «Mia madre - racconta il figlio Nicola, medico ortopedico molto apprezzato in città - è stata sempre e costantemente di conforto nel difficile mestiere di allenatore di mio padre. Aveva cura di familiarizzare con madri, mogli e fidanzate di calciatori, ritenendo che anche le signore del calcio potessero fare, come si dice, “spogliatoio”». Nel 1958 Capocasale era stato osservatore per la Nazionale. Ed in azzurro aveva giocato nella Nazionale goliardica. Il 6 agosto 1998 all’ultimo saluto da parte di amici, tifosi, compagni spiccava una grande foto con il titolo: «Capocasale, l’invincibile».

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CALCIO GIOVANILE

CASTIELLO GOLEADOR A SORPRESA

È UNO DEI PIÙ GIOVANI DEL GRUPPO (NATO A NATALE DEL 2001) MA ANCHE UNO DEI PIÙ PROLIFICI: CON 10 RETI INSIDIA VICINISSIMO IL PRIMATO DI PINTO

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Francesco Damiani

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playoff non sono matematici per la Juniores di Salvatore Alfieri, restano ancora due gare per suggellare il passaggio al turno successivo, ma intanto i biancorossi continuano a macinare belle prestazioni e risultati importanti. Fra i protagonisti un po’ a sorpresa di questa stagione c’è sicuramente Mattia Castiello, uno dei più giovani del gruppo (è nato il giorno di Natale del 2001) ma anche uno dei più prolifici. Con dieci reti insidia da vicinissimo il primato fra i marcatori di Pinto e al suo attivo in questa stagione vanta anche una tripletta messa a segno contro il Locri. Si aspettava di segnare così tanto quest’anno? «No, a inizio stagione pensavo solamente ad allenarmi e a fare bene. Certo, speravo di mettermi in mostra per guadagnare spazio e con l’allenamento e l’impegno quotidiano sono migliorato tantissimo. Per questo devo ringraziare anche tutto lo staff». È già in doppia cifra e proprio il decimo gol, quello contro l’Altamura ha avuto un significato particolare. «È stato un gol molto importante perché l’ho potuto dedicare a mio nonno che era scomparso da pochi giorni. Contro l’Altamura volevo segnare a tutti i costi». Un solo gol meno di Pinto che è il miglior realizzatore della squadra. Vi siete lanciati la sfida per queste ultime partite? «No, no. Lui ha molta più esperienza di me anche nei campionati nazionali. Io con molta umiltà cerco di fare la mia parte. Non sono in competizione con lui, anzi se capiterà l’occasione lo aiuterò a segnare ancora». Come si descriverebbe? «Mi piace molto curare il mio fisico, mi piace allenarmi e quando finisco il lavoro con la squadra vado a correre o in palestra. Sono molto caparbio da questo punto di vista. Credo che le mie caratteristiche migliori siano la determinazione nel lottare su ogni pallone per cercare di recuperarne tanti, e l’altruismo verso i compagni. Difetti ne ho tanti, devo migliorare ancora molto. Mi manca un po’ il fiuto del gol». Il regolamento del campionato vi ha un po’ complicato il cammino verso i playoff per la distanza in classifica fra le pretendenti che non può superare gli otto punti. Mancano due partite ma l’obiettivo è a portata di mano. «Siano concentratissimi su questo finale di stagione. Abbiamo scoperto a fine stagione questa regola sul distacco in classifica, 30 marzo 2019 anno II n. 23


CALCIO GIOVANILE

JUNIORES La squadra ad un passo dai playoff. Nel riquadro Mattia Castiello

ma restiamo sempre attenti perché il mister ci ha dato un obiettivo e lo dobbiamo raggiungere. Non abbiamo paura di nessuno». Prima stagione al Bari. Prima di arrivare qui dove giocava? «Nella Quartieri Uniti, una società dilettantistica del quartiere San Paolo. Sono cresciuto lì sognando di giocare nel Bari. Ora il sogno è continuare a giocare qui scalando tutte le formazioni fino alla vetta. Se lo meriterò, ci riuscirò». Un ragazzo di Bari che gioca in società dilettantistiche fino allo scorso anno come vedeva il Bari? «Era un obiettivo molto lontano. La ripartenza dalla serie D ha permesso a ragazzi come me di poter realizzare il proprio sogno di vestire questa maglia. Prima di arrivare qui, speravo di trasferirmi in una società di serie C ed ero in prova al Matera, poi quando è arrivata la chiamata della squadra della mia città, non ci ho pensato due volte». In qualche occasione è stato chiamato anche ad allenarsi con la prima squadra. «Sì, mi è capitato quattro volte ed è una cosa che mi riempie di orgoglio perché in 30 marzo 2019 anno II n. 23

HA INIZIATO A GIOCARE NELLA “QUARTIERE UNITI” UNA SOCIETÀ DI DILETTANTI DEL SAN PAOLO

pochi mesi sono passato da allenarmi con una squadra che partecipa ai campionati regionali, a stare in campo con giocatori come Brienza, Di Cesare, Floriano, Simeri. Sono cose belle che il calcio regala anche per spingerti ad andare avanti e a non mollare mai». Cosa le è piaciuto di più di questi allenamenti con la prima squadra? «Il fatto che i giocatori mi abbiano dato dei consigli ma che anche mi abbiano rimproverato per gli errori. È come con i genitori: ti devono rimproverare per non farti più sbagliare. E io i rimproveri dei giocatori più grandi li ho accettai volentieri». Oltre al calcio che altro le piace? «La mia vita è dedicata al calcio. Frequento il quarto anno al Gorjux, sono fidanzato con Myriam, e nel tempo libero sono un ragazzo come tutti gli altri: musica, playstation e così via». Se non dovesse riuscire nel calcio, cosa le piacerebbe fare nella vita? «Mi piacerebbe diventare personal trainer o fisioterapista. Mi piacerebbe anche essere professore di educazione fisica».

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I TIFOSI

BENVENUTI A

BARLINO Francesco Damiani

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erlino capitale d’Europa. Berlino meta di tanti italiani per turismo o per lavoro. O per amore. Come Carlo Evangelista che per seguire la sua amata Verena si è trasferito nella capitale tedesca. E appena arrivato lì ha pensato subito alle cose essenziali per chi si trasferisce all’estero. «Prima di cominciare a cercare un lavoro o un corso tedesco, ho cominciato a cercare un posto per poter vedere le partite del Bari». L’ha trovato? «Sì, un locale abbastanza centrale a Berlino, il Cafe Bistrot Italia. Si trova vicino a dove c’è stato l’attentato al mercantino di Natale e proprio il giorno prima della strage eravamo stati lì per seguire una partita del Bari. Comunque, in questo locale si ritrovano moltissimi italiani per vedere in contemporanea due o tre partite e lì ho trovato altri baresi appassionati del Bari. Ma non soltanto italiani. Abbiamo conosciuto anche un norvegese, amico di Huseklepp. Parlava bene l’italiano ed era anche stato a Bari. Adesso ne abbiamo perso le tracce, come di Huseklepp». In quel locale è nata l’idea di fondare un Bari Club? «Sì. Tra l’altro il Club di Berlino è stato il primo in assoluto fondato all’estero. L’idea ci

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TUTTO NASCE DA CARLO EVANGELISTA CHE SI TRASFERISCE NELLA CAPITALE TEDESCA PER AMORE

venne dopo che il giornalista Paolo Ruscitto venne e trovarci e parlò di noi. Ci mise in contatto con l’associazione La Bari Siamo Noi e con Franco Spanguolo che mi chiese se volevo fondare un club. Ne parlai con i miei amici che accettarono con entusiasmo l’idea e siano partiti. Da allora allo stadio San Nicola c’è sempre un nostro striscione». Oltre allo striscione quante volte all’anno riuscite a seguire la squadra? «Tutte le volte che è possibile, in casa o in trasferta. Cerchiamo di far sentire la nostra vicinanza alla squadra e di sentirci noi più vicini alla città». Quanti soci ha il vostro club? «Effettivi una decina, ma ci sono molti simpatizzanti. Continuiamo a incontrarci nel Cafe Italia che è un po’ la nostra sede e quindi capita che si avvicinino tante persone che poi alla fine diventano simpatizzanti, ma lo zoccolo duro è di baresi. Purtroppo

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GERMANIA Il sogno dei tifosi baresi a Berlino è un’amichevole con l’Union Berlin che ha gli stessi colori del club barese

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quest’anno, complice anche la serie D, non riusciamo più tanto a seguire le partite tutti insieme, ma a casa non ce ne perdiamo una e riusciamo anche a stare con le famiglie». Le mogli tedesche accettano questo amore per la vostra squadra? «Sì, sono tutte molto pazienti. Del resto sanno che è anche un modo per restare in contatto con casa nostra che abbiamo dovuto lasciare». Da Berlino come ha vissuto l’estate più drammatica della storia calcistica barese? «In maniera un po’ strana. Seguivo quello che succedeva, ma si aveva l’impressione che alla fine Giancaspro avrebbe sistemato tutto. Passavano i giorni e la situazione diventava sempre più strana, mi chiedevo il perché ma non c’era risposta. Leggendo sui vari siti c’era qualche protesta, ma niente di particolare e l’aria sembrava tranquilla. Non sapere quello che stava succedendo creava una grande ansia ed ero costantemente in contatto con amici e parenti a Bari per avere notizie. Poi abbiamo scoperto che era tutta una messinscena ed è successo quello che è successo». E dopo l’arrivo di De Laurentiis? «È scattata un’altra preoccupazione perché vedevo che gli acquisti tardavano e la squadra era incompleta. Ma avevo fiducia nei nuovi proprietari. È stata un’estate travagliata ma fortunata e spero sia un punto di ripartenza per il calcio barese. Ne abbiamo viste tante ed è difficile adesso fidarsi completamente delle persone». Come è diventato tifoso del Bari? «Grazie a mio padre che mi portava a vedere le partite al Della Vittoria negli anni ’80. La mia famiglia abita al quartiere Libertà e da lì andavamo a piedi. Mi ricordo queste lunghe passeggiate fino allo stadio con il gruppo che diventava sempre più numeroso strada facendo. E si parlava, si cantava. Come facevo a non diventare tifoso del Bari?. Adesso spero di trasmettere la stessa passione anche a mia figlia che ha tre anni e mezzo. Spero anche che diventi calciatrice». Quali iniziative promuove il club a Berlino? «Purtroppo non molte perché siamo pochi. Però qualche anno fa uno scritto una mail alla seconda squadra della città, l’Union Berlin. Chiedevo di organizzare un’amichevole con il Bari. Erano negli anni della presidenza di Paparesta e spiegavo anche perché si sarebbe dovuta giocare questa partita». Perché? «Tanto per cominciare i colori sociali sono gli stessi. Poi perché tutte e due le città iniziano con la lettera B e anche loro giocano nella serie B tedesca e vivono di alti e bassi pur essendo la squadra più antica della città. Inoltre, Renzo Piano ha realizzato importanti edifici anche qui a Berlino. C’è affinità anche per San Nicola che è il nostro Santo Patrono, ma è anche il nome di uno dei quartieri storici della capitale. Infine perché il Bari può vantare due successi internazionali. Uno è la Mitropa Cup, l’altro è la vittoria del film Una meravigliosa stagione fallimentare in un importantissimo festival, ovviamente qui a Berlino. Ricordo che per la cerimonia vennero anche Angelozzi, Doronzo e Delvecchio».

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L’AVVERSARIO

GELA OTTO VITTORIE FUORI CASA Vito Prigigallo

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uella ottenuta a San Cataldo, domenica 17 marzo, è stata l’ottava vittoria in campo avverso. Insomma, se non fosse stato per il disastroso cammino dinanzi al pubblico amico, il Gela sarebbe stato un degno avversario quanto meno della Turris. Che di successi lontano da Torre del Greco ne ha accumulati solo 4. Persino il grande Bari, che continua a dominare il campionato pur in un periodo di scarsa brillantezza, ha collezionato 9 imprese corsare. Questo per dire che l’avversario che domenica 31 entrerà nell’astronave di Renzo Piano è da prendere con le molle. Da maneggiare con cura per mantenere illibato il sacro suolo di Torrebella. Nel derby siculo giocatosi al “Valentino Mazzola”, grazie ad un secondo tempo veemente, il Gela ha rimontato la Sancatandese grazie ai gol di Louis Jerome Dieme Dieme, di Arcangelo Ragosta e di Biagio Di Domenico. Per il 33enne irpino Ragosta si è trattato del settimo gol (sarebbero diventati 8 con la “bandiera” alla Cittanovese), il 6° per Dieme. Il miglior stoccatore dei biancoblù resta Giuliano Alma, in doppia cifra. Tutti realizzati, i 10 gol, prima della finestra di mercato dicembrina, quando il 25enne attaccante esterno di Niscemi è emigrato al Mantova. Sette giorni dopo, manco a dirlo, il Gela ha perso in casa (si fa per dire: la partita s’è giocata al “Dino Liotta” Licata). E lo ha fatto con una prestazione sciagurata ed un risultato, come s’usa dire, tennistico: la Cittanovese ha vinto 6-1. Un atteggiamento schizofrenico. Inspiegabile. Cucito il cappotto, i tifosi gelesi hanno chiamato – secondo una pessima abitudine – i calciatori, obbligati a consegnare la maglia, in uno dei riti della peggiore antropologia calcistica. La formazione siciliana è allenata da Totò Brucculeri (che non sarà in panchina al “San Nicola” in quanto espulso domenica scorsa). Il tecnico sette anni fa beccò una

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UNA SQUADRA DA PRENDERE CON LE MOLLE. 42 GOL REALIZZATI 43 QUELLI SUBITI ALMA IL MIGLIOR REALIZZATORE

LA SQUADRA Lo stemma e, in alto, la squadra impegnata nel campionato di serie D; sotto l’attaccante Ragosta

lunga squalifica quando allenava il Ribera in Eccellenza. È stato arruolato il 10 dicembre scorso dopo la separazione da Karel Zeman. Il figlio di cotanto padre pare avviato, quanto a numero di separazioni (ufficialmente quelle di dicembre risultano “dimissioni”), sulla strada dell’illustre genitore Zdenek. All’andata, il 25 novembre, con l’allenatore di origini boeme in panchina, il Gela fu sconfitto dal Bari: Simeri e Langella decisero il match del “Vincenzo Presti” nel primo segmento della ripresa. Anche allora si giocò a porte chiuse. Per una strana vicenda, infatti, l’impianto di via Niscemi è stato chiuso dal commissario prefettizio Rosario Arena. Strana perché sono stati proprio i dirigenti del club a sostenere che la tribuna correva il rischio di collassare da un momento all’altra manco fosse un qualsiasi ponte italiano. Tornando ai numeri, il Gela è formazione da spettacolo: 42 gol realizzati, 43 subiti. Ovviamente, la produzione è parecchio più proficua in trasferta: 25 i bersagli colpiti contro i 17 in casa. L’alta capacità offensiva ha consentito al Gela di ottenere, nel corso del girone di ritorno ben 3 vittorie esterne, a Palmi, a Nocera e, come detto, a San Cataldo. Un motivo in più per costringere i nisseni ad invertire la tendenza. 30 marzo 2019 anno II n. 23


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L’AVVERSARIO

NOCERINA UN FLOP CLAMOROSO Vito Prigigallo

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oveva essere, la Nocerina, una delle più fiere avversarie del Bari. E invece quello rossonero è stato uno dei flop più clamorosi della Serie D. Già all’andata, i salernitani, arrivati sull’Adriatico con un considerevole carico di ambizioni, se ne tornò in Campania con quattro pive nel sacco (il 2 dicembre firmarono il successo biancorosso Floriano, Piovanello, Di Cesare e Bollino). Mercoledì la Nocerina è scesa in campo a Troina per il recupero in casa dei siciliani di una delle numerose partite rinviate a causa della partecipazione al Torneo di Viareggio della Rappresentativa di Serie D. La Nocerina, domenica passata, ha impattato in casa. Pirotecnico il 3-3 con la Sancataldese. A rete sono andati Dario Odierna (secondo gol per lui in stagione) e Giuseppe Ruggiero due volte, in entrambi i casi su palla inattiva, punizione e rigore. Il 25enne attaccante, beneventano di Sant’Agata dei Goti, tre stagioni nel settore giovanile della Juventus e 10 presentze nella Nova Gorica, Serie A slovena, ha raggiunto quota 7, a due sole distanze dal bomber Felice Simonetti, al Manfredonia nella stagione 2014/2015. Nel corso del match si è infortunato. Ma se la linea di fuoco ha mantenuto fede alla potenza accreditata dagli addetti ai lavori, la difesa ha balbettato, consentendo ai siciliani di agganciare il pari a 5’ dalla fine del tempo regolamentare. Il tecnico è Gerardo Viscido, insegnante di professione, ha più volte allenato in Puglia, tra Avetrana, Andria e Martina. Sulla panchina rossonera sono passati tecnici del calibro di Bruno Giorgi e Gigi Del Neri, portatovi dall’allora presidente, l’architetto Carlo Albani, e rimasto alla guida dei molossi dal 1994 al 1996. Tra i migliori dei salernitani, a parte il già menzionato Ruggiero, da segnalare la giovane mezzala di scuola Paganese, Antonio Cardone, un “quasi” 2000 di belle speranze. 30 marzo 2019 anno II n. 23

DOVEVA ESSERE UNA DELLE RIVALI PIÙ PERICOLOSE DEL BARI INVECE LE AMBIZIONI SONO SVANITE SUBITO

LA SQUADRA Lo stemma e,in alto, la squadra impegnata nel campionato di serie D e l’allenatore Viscido

In casa la Nocerina ha racimolato 20 dei 37 punti (prima delle trasferte con Troina e con Rotonda) in classifica, realizzando solo 15 reti. Si pensi che il Bari, lontano dal “San Nicola”, ne ha messe a segno 28. Il vantaggio sulla sestultima appare consistente ma non al punto da tenere tranquilla la società presieduta dall’avvocato Paolo Maiorino, dopo la cessione operata da Bruno Iovino, dirigente avellinese già a Nocera come direttore generale, ritenuto vero e proprio salvatore della società sportiva. La prima partita allo stadio dedicato dal 1970 a San Francesco d’Assisi (prima si chiamava Piazza d’Armi), fu disputata il 1° novembre 1914, quattro anni dopo la fondazione del club che il prossimo anno festeggerà il 110° compleanno. È uno dei più grandi impianti della Quarta Serie. Può infatti ospitare 15mila spettatori. Quando la Nocerina militava in Serie B (stagione 1977/78; una prima volta vi era salita nel 1947, vincendo lo spareggio con l’Audace Monopoli), lo stadio dedicato al patrono d’Italia fece registrare il tutto esaurito in occasione delle sfide con Genoa e Sampdoria. Difficile che l’evento si ripeta il 7 aprile. Vito Prigigallo

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FINE ANNI ‘90

BELLE DA VEDERE Il Nostro Bari

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e tre colorazioni, rossa bianca e blu accompagnano i galletti anche nella conquista del decimo posto della stagione 1998-99. Le divise, griffate Lotto, sono semplici ma esteticamente belle da vedere e presentano sulle spalle due linee rosse intervallate da una bianca sulle divise blu e bianca, mentre l’ordine è invertito sulla rossa. A partire dal girone di ritorno le casacche si abbelliscono dello sponsor commerciale rappresentato da Tele +. Nella trasferta di Piacenza si vede per la prima volta la versione blu, che priva di sponsorizzazione, è riproposta anche in quel di Vicenza e a “San Siro” al cospetto del Milan. Il 3 aprile 1999 quando al “San Nicola” è di scena Bari-Roma appaiono le scritte Tele +, bianche contenute in un rettangolo nero, destinate ad accompagnare di qui alla fine il cammino dei galletti. Nelle uscite di Empoli e Perugia spazio agli altri due modelli, quello rosso in Toscana e quello blu in casa dei grifoni. La sponsorizzazione acquisita nel 1999 è presente sulle divise da gioco nell’anno successivo, che rispecchiano i colori della stagione appena conclusasi. Nell’annata che consacra Cassano al grande calcio è presentata una nuova tonalità di blu per la terza maglia, blu che risulta molto scuro, e fa la sua apparizione nel derby di Lecce e a Perugia. La composizione della maglia è ricercata, ci sono degli inserti bianchi rossi e neri mentre sulle maniche si susseguono i loghi della Lotto. Stessi colori e uguale sponsorizzazione anche per l’ultima stagione in A dopo 6 tornei consecutivi in massima serie, questa volta dalla spalla con decorso lungo tutta la maglia due strisce verticali per la prima versione e rosse per le restanti due accompagnano la formazione pugliese nell’agonia che la condanna alla retrocessione in cadetteria.

SQUALIFICATI: Simeri e Quagliata non saranno in campo contro il Gela. L’attaccante salterà anche la traferta di Nocera a causa delle due giornate di squalifica a seguito della espulsione rimediata contro la Palmese. Uo stop soltanto, invece, dal giudice sportivo per il difensore.

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LA CLASSIFICA 1

Bari

66

2

Turris

55

3

Marsala

46

4

Cittanovese

51

5

Portici

51

6

Acireale

40

7

Gela

40

8

Troina*

39

9

Castrovillari

38

10

Nocerina

37

11

Palmese

37

12

Messina

33

13

Locri

30

14

Roccella

30

15

Città di Messina

28

16

Sancataldese

28

17

Rotonda*

23

18

Igea Virtus

20

*una partita in meno

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LE PROSSIME PARTITE domenica 31 marzo ore 15 BARI - GELA

domenica 7 aprile ore 15 NOCERINA - BARI Hai commenti, consigli, suggerimenti? Scrivi a:

ilbiancorosso@gazzettamezzogiorno.it

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