Il Biancorosso n.24 - periodico de "La Gazzetta del Mezzogiorno"

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Supplemento al numero odierno de La Gazzetta del Mezzogiorno Anno II numero 24 / € 0,70 più il prezzo del quotidiano

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periodico di informazione sportiva de

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L’EDITORIALE

di Gaetano Campione

che festa sia ma sobria Q

uando sarà, si farà festa. Ma con sobrietà. Perché quella che doveva essere una trionfante cavalcata vincente, si sta rivelando più complicata del previsto. La qualità dell’organico del Bari, rispetto alle altre avversarie, avrebbe dovuto consentire di archiviare la pratica promozione senza arrivare agli sgoccioli del campionato. Invece, siamo ancora a sfogliare la margherita della matematica certezza. Quindi, risparmiateci i caroselli delle auto e le manifestazioni di giubilo. La vittoria del campionato di serie D, per la storia centenaria del club, rappresenta una specie di minimo sindacale e ha solo il sapore del riscatto e della redenzione. Le ferite, anche quelle sportive, non si rimarginano facilmente. Lasciamo l’inferno dei dilettanti, per tuffarci nel purgatorio del terzo campionato nazionale con la speranza di continuare la marcia inarrestabile verso la cima della montagna. In serie C non c’è spazio per le comparse. Il Bari deve subito dire la sua da protagonista, in un torneo che si annuncia difficile, scivoloso, incerto.

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Se proprio si vuol festeggiare in pompa magna, si trasformi l’appuntamento in un’occasione per annunciare i programmi futuri all’insegna delle certezze. Lasciamo stare i “faremo”, “diremo”, “studieremo”, “presenteremo”. Per riconquistare il partito degli scettici, quelli cioè che hanno ancora dubbi sulla volontà del club di volare alto, c’è bisogno di molti fatti e di pochi annunci. La squadra costruita per questo campionato è stata assemblata in una decina di giorni. Adesso, invece, il tempo per programmare meglio e bene, c’è tutto. Dagli acquisti alle iniziative per i tifosi, anche queste preparate in fretta e furia, passando per il merchandising e il futuro dello stadio San Nicola. La città del pallone chiede di dire basta alle discese ardite e alle risalite. Una volta per tutte. Costruire qualcosa di nuovo e di durevole intriga, si devono valorizzare il senso di appartenenza, la simbiosi con la città, la passione, il senso di identità per ritrovare una stabilità sconosciuta nel tempo. Il modo per dimostrare questa intenzione è uno solo: una squadra competitiva. Allora, sì. Ben venga la festa.

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SOMMARIO

il Biancorosso anno II n. 24 Periodico sportivo de La Gazzetta del Mezzogiorno reg. Trib. Bari n. 12372EL1/81 Direttore responsabile Giuseppe De Tomaso Edisud SpA piazza A. Moro, 37 - 70122 Bari www.lagazzettadelmezzogiorno.it

PIGNATARO

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CACIOLI

A cura di Redazione sportiva Coordinamento Gaetano Campione Hanno collaborato Gianni Antonucci Francesco Damiani Michele De Feudis Filippo Luigi Fasano Davide Lattanzi Vito Prigigallo Il Nostro Bari Fotografie Luca Turi Archivio storico de La Gazzetta del Mezzogiorno Archivio Antonucci Giuseppe Corcelli Sergio Scagliola Saverio De Giglio Foto copertina: S. Scagliola Foto poster: A. Scuro

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AMICI DELLA BARI FUSCO

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18 I TIFOSI

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TROINA

Progetto grafico e realizzazione Clara Specchia Concessionaria di PubblicitĂ Mediterranea SpA piazza A. Moro, 37 - 70122 Bari Stampa Azienda Grafica Capitolina - Roma

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24 18 aprile 2019 anno II n. 24



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l’analisi

GLI INSOSTITUIBILI Davide Lattanzi

VALERIO DI CESARE Sempre presente Non a caso Presenze 30 veniva Gol 6 dalla serie Minuti 2.521’ A, conquistata sul campo grazie al doppio salto con il Parma. È tornato a Bari per riuscire addirittura nella tripla capriola in avanti. È raro che un difensore possa fare la differenza, quantomeno se non si parla di super campioni. Lui, invece, ci è riuscito in pieno, ergendosi ad autentico “top player” di una categoria che non gli appartiene minimamente e, non a caso, non aveva mai calcato. È l’unico giocatore di movimento sempre presente: un vero record. Più di lui, in termini di minutaggio, ha giocato soltanto il portiere Marfella, rispetto al quale, però, vanta persino una presenza in più perché il 35enne romano è sceso in campo pure contro il Bitonto, nell’unico match di Coppa Italia di serie D. Si porta sulle spalle una diffida e, dato il momento non eccezionale della squadra, l’auspicio, a questo punto, è che l’eventuale squalifica scatti a promozione avvenuta. Fin troppo facile affermare che è stato una garanzia in retroguardia. Pesano come un macigno, piuttosto, i sei gol che lo rendono il quarto marcatore dei galletti. Decisivo con il Troina, a Rotonda, nello sbloccare il match a Locri, solo per citare i blitz più pesanti. Se mantiene questi standard, potrà essere un valore aggiunto anche in serie C.

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Giuseppe Mattera Partite saltate: Bari-Turris 0-0 Marsala-Bari 1-1 Bari-Locri 3-0 Bari-Città di Messina 1-0 Castrovillari-Bari 1-1 Bari-Messina 2-0 Cittanovese-Bari 3-2 Città di Messina-Bari 1-3 Nocerina-Bari 1-0 Non sempre irreprensibile, eppure non se ne può fare a meno. Talvolta irruento a discapito di età ed esperienza, ma manca un suo omologo. Se i numeri non mentono mai, allora basta rendersi conto che, nella sua marcia trionfale, il Bari senza Mattera ha rimediato due delle tre sconfitte comPresenze 23 plessive (con Gol 2 Cittanovese e Minuti 1.772’ Nocerina), nonché due pareggi (con Turris e Castrovillari). Si tratta di un dato affatto casuale. Perché il navigato ischitano si è rivelato la spalla ideale per Di Cesare: “cattivo” in marcatura (pur con qualche eccesso), pulito nell’impostazione, duttile nel riciclarsi all’occorrenza terzino. La differenza tra lui e Cacioli (che l’ha sostituito all’evenienza) si è notata. Ha anche timbrato due volte il bersaglio ed una rete è valsa tre punti, contro la Palmese all’andata, in un match che pareva stregato.

Zaccaria Hamlili Partite saltate Castrovillari-Bari 1-1 Bari-Troina 1-0 Sancataldese-Bari 1-2 Palmese-Bari 0-0 Non era tra gli elementi più reclamizzati, eppure nel Bari è unico nel suo genere. L’italo-marocchino Presenze 26 è l’unico centroGol 1 campista dotato di Minuti 2.028’ corsa, dinamismo, ritmo ed intensità. Doti indispensabili nel calcio moderno e più ancora in un torneo basato sull’agonismo come la serie D. Fatte le debite proporzioni, qualcuno lo ha definito l’“Allan” biancorosso: paragone di lusso perché al mondo non c’è molto meglio rispetto al brasiliano del Napoli. Senza Hamlili, i galletti hanno faticato da pazzi: pareggio a Castrovillari, vittorie soffertissime contro Troina e Sancataldese, altro pari con la Palmese. Ma c’è di più: a Cittanova esce al 58’ ed i calabresi segnano due reti tra il 69’ ed il 71’. E ancora: la sua esclusione nell’undici iniziale in occasione della trasferta con la Turris (nella quale è entrato soltanto all’83’) è stata a lungo uno dei principali capi di imputazione a carico di Cornacchini. Con lui, peraltro, è possibile cambiare modulo in corsa poiché, con la stessa efficacia, può vestire i panni del centrale puro nel 4-2-3-1, nonché quelli di mezzala nel 4-3-3. Avere altri elementi così sarebbe una vera fortuna. Ora gli manca l’ultimo salto: se resterà (come pare probabile) nel Bari del futuro, dovrà confermarsi anche a livelli superiori.

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Noi siamo le colonne” è il titolo di un film del 1940: i protagonisti sono Stanlio e Ollio, una coppia “monumento” della storia del cinema americano. Ebbene, anche il Bari ha i suoi punti fermi. Strano da credere parlando di una corazzata, composta da 24 elementi. Tuttavia, persino Giovanni Cornacchini va in sofferenza quando si trova senza i suoi big. Eccoli, quindi i sei irrinunciabili nella fila dei galletti. Accompagnati da numeri che ne certificano il peso specifico.

Franco Brienza Partite saltate Messina-Bari 0-3 Bari-Sancataldese 4-1 Bari-Cittanovese 3-0 Bari-Nocerina 4-0 Portici-Bari 0-3 Bari-Roccella 2-2 Sancataldese-Bari 1-2 Città di Messina-Bari 1-3 Nocerina-Bari 1-0 Si dirà che non ha fatto la differenza come tante volte Presenze 21 gli è capitato in carrieGol 2 ra e nel Bari stesso. Si Minuti 1.214’ ritiene che uno come lui soffra le asperità della serie D. Poi, però, si scorrono i dati e si scopre che Brienza mancava nel deludente 2-2 interno con il Roccella, così come a Sancataldo in una delle gare più complesse vissute dai galletti. E, ancora, nella sconfitta di Nocera. Emerge come nel match di andata con la Turris, il suo ingresso nella ripresa cambiò il volto alla sfida che poteva risolversi a favore dei pugliesi se la sua punizione all’ultimo secondo fosse finita un centimetro più e giù, piuttosto che stamparsi sulla traversa. La verità è che, pur a 39 anni, il fantasista di Cantù resta un valore difficilmente rinunciabile. La sua sola presenza basta costringe ogni avversario a guardarlo a vista, a temerne le invenzioni, a non osare più di tanto perché in agguato c’è il numero dieci in grado di risolvere la contesa con un singolo colpo. Probabilmente servirà ancora la sua classe per griffare la promozione con il conforto dell’aritmetica. E poi per proseguire la scalata verso categorie sempre più alte. 18 aprile 2019 anno II n. 24

Simone Simeri Roberto Floriano Partite saltate Bari-Cittanovese 3-0 Igea-Bari 0-3 Bari-Troina 1-0 Quando non c’è stato, il Bari se l’è cavata comunque. Ma nel caso di Roberto Floriano, la differenza viene dai numeri in positivo. Capocannoniere della squadra 12 gol Presenze 27 Gol 12 e nove assist vincenMinuti 1.756’ ti, semplicemente devastante in ogni scatto o partenza in dribbling. L’uomo più determinante in assoluto, una fonte di gioco autentica, in grado di spaccare le gare con uno spunto individuale. Non a caso, spesso sono state proprio le sue accelerazioni a indirizzare i match più complicati: basti pensare che addirittura sette volte è stato il primo marcatore dei pugliesi. Una statistica che conferma quanto sia il vero “apriscatole” delle gare. Una sentenza soprattutto nei match interni (otto gol su dodici sono stati realizzati al San Nicola), dove le sue caratteristiche possono esaltarsi. Basando tutto su estro e rapidità, non può essere al top in ogni confronto: nelle giornate di scarsa vena, il Bari ne ha puntualmente risentito. Proprio come contro la Nocerina: gli spazi angusti del campo di Angri ne hanno limitato lo spunto e la produzione di chance da rete è vistosamente calata.

Partite saltate Bari-Gela 2-1 Nocerina-Bari 1-0 Nonostante la concorrenza di Pozzebon e Iadaresta, è stato il centravanti di gran lunga più utilizzato. Perché Simone Simeri è la punta Presenze 28 che meglio si Gol 10 sposa con le pe- Minuti 1.780’ culiarità di una squadra portata a cercare la profondità più che il duello fisico, nonché gli scambi in velocità rispetto al gioco aereo. Il bottino nel complesso contenuto (dieci reti) è compensato dal lavoro per i compagni, dallo spirito di sacrificio, dall’altruismo (è secondo per assist forniti, alle spalle di Floriano). Ha salato solo due gare (tra cui la trasferta con la Nocerina), ma gli è capitato più volte di non partire tra i titolari. E a tal proposito, c’è una statistica che ne certifica l’importanza: nelle gare di ritorno contro Marsala, Locri, Acireale e Castrovillari, il Bari non ha mai chiuso il primo tempo in vantaggio, venendo a capo delle contese (o raggiungendo il pari come con l’Acireale) soltanto nella ripresa, dopo il suo ingresso. Se solo fosse più preciso e meno irruento, sarebbe senz’altro il numero nove titolare del futuro. Invece, forse gli toccherà guadagnarsi il posto pure nella orossima stagione.

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il personaggio

cacioli

benvenuto

al sud

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Mai giocato più giù di Perugia. Almeno fino a quest’anno, quando ha inaugurato quella lista estiva di over ed under che sarebbe presto diventata una squadra, la capolista del girone I di serie D

Filippo Luigi Fasano

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a prima al Sud non si scorda mai. Di promozioni, Luca Cacioli ne ha già collezionate sette, da Parma ad Ancona passando per Pesaro. Mai giocato (e vinto) più giù di Perugia. Almeno fino a quest’anno, quando ha inaugurato quella lista estiva di over ed under che sarebbe presto diventata una squadra, la capolista del girone I di serie D. Ecco perché l’ottava meraviglia avrebbe un sapore tutto particolare. Pure questa da condividere con King, il bulldog francese che ha seguito l’esperto difensore anche in Puglia: «Eccetto la prima – spiega il centrale nativo di Arezzo, 37 anni compiuti lo scorso 27 marzo – c’era in tutte le promozioni. Vive con me e mia moglie Stella. Anche lei è appassionata di cani e di animali. Fa volontariato, dà una mano ai rifugi ogni volta che può». Una carriera con le braccia al cielo. Prima gioia a Città di Castello. «Un duello infinito con il Castel Rigone: spareggio e rigori. No, sul dischetto non ci sono andato. Ma scherziamo?». Quindi tre anni a Perugia. «Abbiamo vinto tanto. In squadra c’erano Daniel Ciofani, Di Dio, Clemente che avrebbe meritato di più. La mia occasione mancata? Chissà, fossimo arrivati fra i cadetti, magari 18 aprile 2019 anno II n. 24

«qui la piazza È esigente rimarca ogni errore ed è tosta specie dal punto di vista mentale»

sarei riuscito anche io a fare un giro in B». Anche Ancona, nel mazzo. «C’è stato da battagliare anche lì. Ho stretto molto con Umberto Cazzola, che è passato da Bari (10 presenze nella stagione 2006/07, nda). Uno dei più forti con cui io abbia mai giocato». Ultima fermata, Pesaro. «Altra promozione al cardiopalmo, con il tecnico chiamato dalla Berretti bravissimo a gestire le ultime giornate. C’era anche Marfella». Anche il Parma è ripartito da lei. «Eravamo già in A quando stavamo in serie D. Entusiasmo e tifoseria incredibili». Analogie con Bari? «Certo, tante. Senz’altro hanno avuto più tempo per programmare la ripartenza dai dilettanti. Questo dà ancora più risalto a ciò che stiamo facendo quest’anno». È stato facile com’è sembrato da fuori? «Insomma... È stata tosta anche qui. Soprattutto dal punto di vista mentale: trasferte dispendiose, specie all’inizio, con due aerei da prendere ogni volta. E poi ogni partita da giocare al massimo: la piazza è giustamente esigente, rimarca ogni errore. Ma va bene così».

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IL PERSONAGGIO

Momenti difficili, ce ne sono stati? «Forse quelli in cui abbiamo subito qualche gol di troppo. Magari all’inizio gli avversari avevano qualche occasione in più ma sbagliavano la mira. Oppure Marfella faceva il miracolo. Eppure abbiamo perso quando abbiamo subito meno». Quale il ricordo più bello, sinora? «La prima al San Nicola. Stadio grande, fa un bell’effetto già da fuori. Davvero una fortuna, giocarci. Ma sono sicuro che l’emozione più grande deve ancora arrivare». Come si vede? Un portafortuna, un uomo-spogliatoio? «Sono arrivato a Bari sereno, consapevole che non avrei giocato sempre, per l’acquisto di difensori come Mattera e Di Cesare. Con loro va benissimo, anche fuori dal campo». Pure il rapporto con gli under è molto intenso. «Sono piuttosto diretto, ho il mio modo di dire le cose. In uno spogliatoio, qualcuno così ci vuole. Non tutti, ma almeno uno serve». Com’è andata la loro stagione? «Si sono comportati bene, anche se devono migliorare ancora tanto, per approdare a certi livelli. In B oggi si arriva più velocemente. È dura confermarsi, però». Com’è Cornacchini, visto che lo conosce bene? «Un uomo vero. Uno che non ama la ribal-

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«il ricordo più bello? la prima al san nicola ma sono sicuro che l’emozione più grande deve ancora arrivare»

ta, sempre sincero con i propri calciatori». Cosa farà, Cacioli, da grande? «Mi piacerebbe restare nel mondo del calcio. Ma non so ancora in quale veste». Allenatore? «Il patentino di base l’ho preso. È un ruolo difficile, molto difficile. Giovanili? No, prima squadra. Al massimo una Primavera. Troppo brusco per lavorare con i giovani, sono più adatto ai grandi». A quali tecnici si ispira? «Baroni, già molto preparato a Montevarchi, dove mi ha allenato. Poi Camplone, bravissimo sul campo. E Cornacchini, che è pragmatico, bada al sodo. Con il modo di fare calcio giusto per vincere in queste categorie, senza mai fissarsi su un solo modulo». Sta vivendo Bari e la provincia? «Bella Polignano, stupendi i trulli di Alberobello e il borgo antico di Bari. E poi il corso, i negozi: si sta benissimo in tutta la città, più di quello che avevo immaginato. Una grande scoperta». 18 aprile 2019 anno II n. 24


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le statistiche

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pareggi

vittorie in casa

I RISULTATI

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I MARCATORI

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vittorie in trasferta

GOL PER MINUTO 0°

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75°

A. CRUCITTI

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S. MANFRELLOTTI

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R. FLORIANO

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S. SIMERI

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L. PANDOLFI

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G. SORRENTINO

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L. FICARROTA

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G. ALMA

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R. VACCA

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G. E. ABAYAN

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F. LONGO

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45°

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GOL PER GIORNATA

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in trasferta in casa

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la curiosità

kappa ambizione e tradizione

Paolo Fulgenzi, responsabile sponsorizzazioni sportive di BasicNet spiega la filosofia che c’è dietro le nuove maglie

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Gaetano Campione

È

stato il primo marchio a comparire su una divisa da calcio in Italia: era il 1978 e gli “Omini”, per la prima volta, facevano capolino sulla maglia della Juventus. Da allora Kappa, oggi brand di proprietà del Gruppo torinese BasicNet, ha sponsorizzato i maggiori top club italiani e mondiali. E adesso è approdato sulle maglie del Bari. Ne abbiamo ragionato con Paolo Fulgenzi, responsabile sponsorizzazioni sportive di BasicNet. Come nasce una maglia per il merchandising? «Esattamente come una maglia da gara: infatti è identica. Kappa ha ben chiaro che la divisa destinata alle tifoserie deve essere la stessa indossata dai giocatori. È questo il senso del merchandising sportivo: dare a tutti la possibilità di sfoggiare la maglia del proprio campione o della squadra del cuore». Come vi siete comportati con il Bari? «Occorreva restare fedeli ai colori della squadra e, al tempo stesso, esprimere la determinazione del club di tornare a ricoprire il ruolo che merita. Come sempre abbiamo realizzato tre maglie: la prima, quella bianca, ha caratteristiche classiche; la seconda, rossa con righe sottili verticali bianche, ricorda un po’ il Bari di Bolchi targato anni ’80, il che è già una bella dichiarazione di intenti; la terza, da sempre la più creativa, è di colore blu chiaro e, come ha detto anche il presidente Luigi De Laurentiis, richiama quella del Paris Saint-Germain. In sintesi, Kappa ha voluto rispettare la storia del club ma anche le sue ambizioni future». Come stanno rispondendo finora i tifosi? «La presentazione delle nuove divise risale a meno di un mese fa, il 14 marzo al Teatro Forma di Bari, e le maglie sono in vendita dal giorno successivo. È troppo presto per fare un bilancio o dire quale maglia sia la più gettonata. Di sicuro la tifoseria sta rispondendo bene, ma non avevamo dubbi. Il Bari è una fede, no?». Che cosa prevedete per il futuro, avete in mente nuovi prodotti? «Più che averli in mente, li abbiamo in vendita. L’offerta non si limita alla maglia da gara: ci sono anche le polo, le felpe con il cappuccio, i pantaloncini, la tuta. Praticamente si può “indossare” il Bari tutto il giorno e quasi in ogni occasione». In base alla vostra esperienza, il tifoso meridionale è più disposto a spendere rispetto a quello di altre parti d’Italia? «Quando sei un tifoso, lo sei a qualunque latitudine». 18 aprile 2019 anno II n. 24


Chi è Quanto è diffusa l’industria del falso nel vostro settore e come si può arginare? «Ogni marchio di successo – come lo è Kappa – è a rischio contraffazione. Basta farsi un giro al mercato: borse, occhiali, giacche, jeans, accessori, cosmesi, profumi. Ce n’è per tutti i gusti. Da parte nostra, abbiamo un ufficio protezione marchi che si occupa anche di lotta alla contraffazione, che è di competenza delle forze dell’ordine. Da parte del tifoso, l’unico modo per essere tutelato è comprare nei negozi indicati dal club oppure online dal nostro sito kappa. com». Cosa vi aspettate dal Bari, con numeri da serie A, cuore e passione? «Tutto il bene possibile, sennò perché mai Kappa avrebbe deciso di sponsorizzarlo?». 18 aprile 2019 anno II n. 24

Kappa è uno dei brand di proprietà di BasicNet SpA, società che detiene anche Robe di Kappa, Jesus Jeans, K-Way, Superga, Sebago, Briko e Sabelt, marchi leader nell’abbigliamento, calzature e accessori per lo sport e il tempo libero. BasicNet opera nel mondo attraverso un network di imprenditori che, su licenza, producono o distribuiscono i prodotti a marchi del Gruppo. A questi, BasicNet fornisce servizi di ricerca e sviluppo, industrializzazione dei prodotti e marketing globale. Tutti i processi aziendali avvengono unicamente attraverso Internet, fatto che rende BasicNet una “fully web integrated company”. BasicNet, con sede a Torino, è quotata alla Borsa italiana dal 1999.

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l’intervista

pignataro

rocchino cilluzzo e l’ironia «seguo il bari da sempre È così il mio Dna. Mio padre mi portò allo stadio a 7 anni, per il derby Bari-Taranto: vincemmo 4-2, segnò Voros»

Michele De Feudis

Tornare in alto. In fretta”. Nicola Pignataro, attore cult e simbolo di baresità, indica questa strada da percorrere per il Bari, ormai alla vigilia del ritorno tra i professionisti. Lo incontriamo prima di una performance a Grottaglie, dove porterà in scena “Karamazov”, mentre a Bari sta preparando il ritorno, al Teatro Forma, della rappresentazione “U cazzarizze”, pièce storica del teatro popolare barese. Nicola Pignataro e il Bari. Come è nata la passione per il tifo biancorosso? «Sono tifoso da sempre. È così il mio Dna. Mio padre mi portò allo stadio a 7 anni, per il derby Bari-Taranto: vincemmo 4-2, segnò Voros. Il tifo è come una droga, non passa mai. Puoi lasciare una moglie, una fidanzata o una “commara”, la squadra del cuore mai…». Giocava a calcio da piccolo? «Nell’oratorio del Redentore. All’età di 10 anni ero 1,72 come adesso, e mi misero a giocare a pallacanestro… Io mi fermai a un metro e 72 e gli altri divennero dei gigan-

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«il nostro obiettivo prioritario deve essere quello di tornare in alto in fretta»

ti. Allora ritornai al pallone… Ero un’ala destra. Era il tempo dei centromediani, dei terzini. Il mio piede migliore era il destro, ma tiravo anche di sinistro. Sullo stile di Garricha». Rimpiange il fascino del Della Vittoria? «Andare al campo era una festa. Si pranzava in fretta. Mio padre metteva la braciola nel panino e via… Ci incamminavamo in bici verso lo stadio. Legava la bici con la catenina, entravamo in un baleno, non c’erano tornelli». C’è un calciatore a cui è più affezionato? «All’epoca mi piacevano Bretti e Erba, amavo Fara: palleggiò irritualmente, quasi configurando una beffa, davanti a Rivera in un Bari-Milan. Noi esultammo come per un gol, estasiati dalle sue acrobazie. Poi non posso non dimenticare Maurizio Iorio e Igor Protti, capocannoniere in serie A la stagione della retrocessione». Con i Matarrese? «Avevo buoni rapporti. Facevo il perso18 aprile 2019 anno II n. 24


teatro e calcio Le due passioni di Nicola Pignataro. I primi calci al pallone nell’Oratorio del Redentore. Giocava come centromediano. Era alto 172 cm. Ma poi non è cresciuto più...

naggio di “Rocchino il tifoso di Frappampin” o “Cilluzzo il tifoso di Belluz” su Telebari… Belluzzi segnò una rete in campionato e portarono me in trionfo in tribuna… Sulla tv locale inventammo il calcio ironico, che poi fu riadattato da “Quelli che il calcio”. Fummo pionieri, nel 1977: ci piaceva umanizzare la passione sportiva, per far avvicinare le donne ad un universo allora tutto maschile». Venivano calciatori biancorossi ai suoi spettacoli? «Ancora adesso Antonio Di Gennaro viene spesso, tutti i baresi non mancano mai: dai Loseto a Lello Sciannimanico». I fallimenti di Paparesta e Giancaspro? «Quel periodo l’ho seguito suo giornali. Il San Nicola mi ha sempre attratto poco. Lì è come giocare fuori casa, i calciatori si vedono troppo lontani. Al Della Vittoria si sentiva il rumore del tocco del pallone». Le società finite in rosso… «I due flop sono stati una ferita… Gian18 aprile 2019 anno II n. 24

«Puoi lasciare una moglie, una fidanzata o una “commara” la squadra del cuore mai…»

caspro era bravo con altre alchimie. E a noi è toccata un’onta. Ora il Bari è primo in un girone I e tutti godono come se vincessimo la Liga con il Real Madrid. Basta poco per rendere felici i baresi». Con De Laurentiis il Bari è in una holding solida. «Ho avuto un confronto telefonico con Luigi, il presidente. Ha studiato in America, ragazzo sveglio. È pratico, più tranquillo del padre. Aurelio è più istintivo. Mi ispira fiducia il patron Luigi. Con lui andremo lontano». La promozione in C è in quasi cosa fatta… «Torniamo tra i professionisti. Una squadra con il blasone del Bari, che ha vinto la Mitropa Cup, ha vissuto mesi difficili, giocando contro squadre di città più piccole di un rione “nostro”. Ora dobbiamo sperare di tornare in alto con De Laurentiis, per ripetere la strada che ha percorso il Napoli. E così vedere la luce in fondo al tunnel».

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presenze

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presenze

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RUOLO

centrocampista centrale mezzala

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BAR I (D )

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PISTOIES E (C)

(C) ANCONA

(C) RLĂŒ FO

CU NE O( C2 )

1

V. EN TELL A (C1 )

VELOCITĂ€ Rapido, anche se non scattista Sul passo non gli scappa nessuno

SINISTRO

V. ENTELLA (C2)

-10 2009 2010-12 2012 -13 20 13 -14

VISIONE DI GIOCO Buon organizzatore di gioco: ordinato, pur senza la verticalizzazione geniale

DESTRO Lo utilizza senza problemi nel palleggio, meno se deve forzare la giocata o concludere

Il suo piede: tecnica discreta, possiede pure la potenza per cercare la botta dalla distanza

(D) LLA E T N V. E

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IL POSTER

BR il


Zaccaria

HAMLILI Data di nascita: 27-04-1991 (27 anni) Luogo di nascita: Manerbio (Bs) Altezza: 170 centimetri Peso forma: 60 kg

PERSONALITÀ Non ha paura di niente: in campo è un vero leone

COLPO DI TESTA Non è il suo colpo migliore, anche per le misure “mini”

RESISTENZA Una delle doti che lo caratterizza: corre a perdifiato dal 1’ al 90’

PRESTANZA FISICA

Armonico, muscolare, “tosto”: difficile resistergli nel contrasto

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BR

il

il web

amici della bari

la piazza sottovoce su facebook in 1.200 riescono a parlare di calcio senza esagerare, senza toni drammatici, cercando sempre il lato positivo del pallone

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Francesco Damiani

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na volta per parlare di calcio fra amici ci si incontrava nei bar e nascevano discussioni più o meno accese, ma alla fine l’amicizia si rinsaldava. Con questa idea nasce “Amici della Bari”, pagina Facebook creata da Roberto Traversa per discutere del Bari in maniera semplice, pacata, senza alzare i toni ma facendo sentire il proprio calore e la propria vicinanza alla squadra del cuore. A giudicare dai numero, l’idea di Roberto ha avuto successo, la piazza virtuale di “Amici della Bari” è frequentatissima e si riesce a parlare di calcio senza esagerare, senza toni drammatici, ma anzi cercando sempre il lato positivo delle cose. Roberto, come nasce ”Amici della Bari”? «È un gruppo che nasce dopo aver letto molti commenti sul web riguardanti il Bari. Erano commenti violenti, volgari, pieni di insulti. Non mi piacevano, ho sempre avuto una concezione diversa su come seguire la squadra del cuore. Quindi a settembre 2017 mi è venuta questa idea di creare un gruppo su Facebook di persone molto selezionate, di persone che sanno discutere della squadra ma che sanno farlo in maniera serena, anche con una battuta che serva a sdrammatizzare nei momenti più difficili come quelli che abbiamo passato l’anno scorso». La pagina ha avuto subito successo, le adesioni hanno superato di gran lunga quota mille. «La pagina è nata con soli 43 iscritti. E’ cresciuta in una maniera che non mi sarei mai aspettato. Pensavo di raggiungere i 200 iscritti, invece siamo diventati oltre 1.200 che è una cifra notevole visto che cerchiamo di selezionare gli iscritti guardando il profilo di chi richiede l’iscrizione. Guardiamo più alla qualità che alla quantità». Da amministratore, ci può tracciare il profilo tipo dei vostri iscritti? «Il gruppo è formato da tifosi accesi, appassionato della Bari, possibilmente tifosi che amano soltanto questa squadra e non altre. Ma soprattutto tifosi che sanno porsi in maniera sempre serena, ed educata anche nei momenti di difficoltà o durante discussioni in cui i pareri sono contrastati». Se qualcuno va oltre le righe? È successo spesso specie nei momenti più difficili dell’estate scorsa. «Nella presentazione della pagina è scritto ‘no a qualunque tipo di boys’ per evitare che si creassero opposte fazioni di sostenitori di Paparesta o Giancaspro. Chi non rispettava questa indicazione o usava toni poco corretti o pacati, veniva prima redarguito e se neces18 aprile 2019 anno II n. 24


roberto traversa

Il fondatore del gruppo, con Brienza Allo stadio si ritrovano tutti insieme per tifare i biancorossi In alto a destra, Luigi Rosvich e, a sinistra, Daniela De Santis

sario anche espulso dal gruppo». La promozione in C è a un passo. C’è qualche iniziativa speciale da parte della vostra pagina? «Non ne abbiamo previste. Festeggeremo sicuramente sulla pagina e se sarà possibile ci vedremo con qualcuno degli iscritti per una pizza biancorossa». Quale obiettivo vi siete posti in termini di crescita? «Non uno in particolare perché non ne facciamo una questione di numeri. Certo, veder crescere il numero degli iscritti fa sempre piacere, ma il vero obiettivo è riuscire a mantenere lo spirito attuale, il nostro modo di interfacciarci». Il rapido successo ottenuto dalla pagina l’ha indotta a coinvolgere qualche altro utente nella gestione. «All’inizio riuscivo a gestirla tranquillamente, poi ho dovuto chiedere aiuto ad altre persone che interagivano spesso in maniera simpatica. La prima co-amministratrice è stata Anna Bellone, mentre da qualche giorno sono amministratori anche Luigi Rosvich e Daniela De Santis. Li ringrazio per il prezioso aiuto che mi danno e tutti insieme riusciamo a gestire la pagina al meglio». Come inizia la sua storia da tifoso? «Considerata l’età nasce tanti anni fa. Ho 18 aprile 2019 anno II n. 24

«alcuni giocatori ci seguono ci leggono anche se non commentano»

iniziato ad andare allo stadio con mio padre quando avevo più o meno 6 anni. Poi ho cominciato a frequentare lo stadio più assiduamente con i compagni di liceo e da allora è stato amore totale, viscerale. Non sempre ho sottoscritto l’abbonamento. Proprio quest’anno in serie D sono tornato ad abbonarmi dopo qualche stagione proprio per dare un segnale alla società e cioè che a Bari nonostante tutto quello che abbiamo passato e la serie D, la voglia di calcio è tantissima». Siete soddisfatti del nuovo Bari? «Decisamente sì e lo si capisce anche da quello che scrivono i nostri iscritti. Certo, c’è sempre qualcuno che manifesta qualche perplessità, ma nella stragrande maggioranza i nostri utenti sono soddisfatti. Finalmente si vede oltre al potenziale economico della nuova proprietà anche una competenza e una preparazione in campo calcistico che finora non avevamo mai visto. Marketing, progetti per il futuro, comunicazione. Tutto curato per il meglio». C’è interazione con la società o con i giocatori? «Non proprio. Sappiamo che alcuni giocatori come Simeri, Iadaresta, Langella e altri ci seguono, ci leggono anche se non commentano. Ci fa piacere, vorremmo aggiungere Brienza, ma non riusciamo a trovarlo».

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calcio giovanile

juniores e ora via

ai playoff

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ora sotto con i playoff. Dopo aver chiuso la stagione regolare al quarto posto con 49 punti alle spalle di Audace Cerignola, Gravina e Fasano, la Juniores biancorossa incrocerà proprio il Fasano sabato 27 in trasferta nella prima sfida a eliminazione diretta che porterà alle fasi nazionali del campionato. Si gioca in gara secca, chi vince va avanti e sfiderà la vincente di Gravina-Bitonto per stabilire chi accederà alle finali nazionali insieme con il Cerignola. La stagione si è chiusa con una sconfitta in casa della capolista Cerignola, ma i ragazzi di Alfieri avevano già conquistato l’accesso ai playoff con una giornata di anticipo dopo la larghissima vittoria contro la Cittanovese. Nell’ultima gara, sugli scudi Aloisi, autore di una tripletta, ma il tiolo di miglior realizzatore della stagione è andato a Castiello con 14 reti davanti a Pinto che si è fermato a quota 11. Nella due gare di stagione regolare, il Bari è riuscito ad ottenere soltanto un pari contro il Fasano, il 2-2 in trasferta nella gara di andata, mentre nella gara di ritorno al Capocasale si imposero i brindisini per 2-1. “Rispetto all’ultima volta che abbiamo affrontato il Fasano, abbiamo potuto lavorare ancora tanto su quello che vogliamo fare” dice il tecnico Alfieri. “Abbiamo qualche settimana per preparare questa sfida e quindi possiamo recuperare qualche infortunato e presentarci in buona condizione e al completo. Vogliamo vincere, andremo a Fasano per fare la nostra partita e andare avanti nel torneo”.

maglie da collezione

C’era anche un pizzico di biancorosso nella mostra “Un secolo d’azzurro” che racconta la storia della Nazionale italiana di calcio. Grazie ai collezionisti Franco Egidio, Roberto Vaira, Michele Bonante e Francesco Girone sono state esposte alcune della maglie più significative nella storia centenaria del Bari.

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amarcord

fusco il leone delle mille battaglie È stata una delle più note bandiere del Bari Prima calciatore poi tecnico delle giovanili ed infine allenatore della prima squadra in diversi periodi

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Gianni Antonucci

È

stata una delle più note bandiere del Bari. Prima calciatore (e uomo da “spogliatoio”), poi tecnico delle giovanili (con tanti ragazzi cresciuti sotto la sua regia) ed infine allenatore della prima squadra in diversi periodi. L’attaccamento al Bari da parte di Onofrio Fusco è stato fra i più sentiti ed esemplari. Specialmente durante il periodo bellico, da militare in zona di operazioni, riusciva ad ottenere la cosiddetta “licenza agricola” per essere puntuale in campo per la partita domenicale. Si allenava da solo o, a volte, anche con altri soldati. Eppure, nonostante questi svantaggi e la poca preparazione, in campo era sempre un leone, pronto alla battaglia. Poco prima dell’8 settembre, giorno dell’armistizio, da Galatina veniva dirottato in Francia al confine italiano, inserito fra gli alpini, proprio lui uomo di terra e di mare. Fusco dopo l’armistizio percorreva a piedi e con mezzi di fortuna, il lungo tragitto dal confine transalpino sino a Bari. Messosi subito a disposizione dell’allenatore Costantino, si faceva notare alla prima trasferta (29-9-46) a Modena dove si presentava con i capelli “rasati a zero” tanto da essere soprannominato dai tifosi emiliani il “nuovo Mussolini”. Ma Fusco da vero gladiatore, assieme a Capocasale e al portiere Costagliola che parava un rigore, risultava protagonista della vittoria del Bari per 1-0. In quel campionato la squadra finì al settimo posto in A dopo essere stata per lungo tempo quarta, prima di Milan e Inter. Proprio a Milano, Fusco si distingueva, sotto una nevicata (19-1-47) lottando strenuamente in difesa, conservando il 2-0 ottenuto con una doppietta di Cavone e urlando: «Non passano più!». Cessata l’attività di calciatore (dopo aver giocato anche con la Roma) iniziava quella di tecnico agli allievi del Bari per poi curare “la primavera” dove lanciava tra gli altri Biagio Catalano. Fu in panchina per una domenica in attesa dell’arrivo di Carniglia. Il Bari vinse per 2-0 contro la Spal. L’anno dopo fu chiamato per salvare la squadra dopo la sconfitta di Busto Arsizio, invitato dai due commissari (De Palo e Marino) a prendere il posto dell’esonerato Federico Allasio al quale veniva recapitato questo telegramma: «La autorizziamo a trenta giorni di licenza pregandola di comunicare località sua permanenza per eventuali comunicazioni». Ad Allasio venivano concessi trenta giorni di tempo, una maniera come 18 aprile 2019 anno II n. 24


modena-bari 0-1 La formazione biancorossa che nel 1946 espugnò il campo di Modena In alto, Fusco anticipato dal portiere Nella pagina accanto, da sinistra, Fusco con Costagliola e De Boni

un’altra per giustificare il suo licenziamento. Fusco partiva subito per Lavagna e con la squadra iniziava una incredibile escalation che lo portava ai limiti della zona retrocessione nonostante i sei punti di penalizzazione. Era riuscito a trovare la formula giusta per la squadra: la concordia. Catechizzava un po’ tutti vincendo diverse gare e ottenendo la permanenza in B con il successo interno (3-1) contro il Novara. In odore di riconferma dopo l’impresa compiuta, Fusco cercò di incontrare un noto giornalista per eventualmente conoscere il suo destino da allenatore del Bari. Non si è mai saputo cosa accadde in quell’incontro. Fatto sta che scendendo dalla sede dell’incontro, nel portone dello stabile, Fusco fu colpito da un infarto. La squadra partiva a Modena per l’ultima partita ma senza Fusco, la cui notizia del malessere veniva liquidata come un collasso legato allo stress dell’ultima fase del torneo. Tre anni dopo (serie B 1964-65) Fusco aveva 18 aprile 2019 anno II n. 24

ha giocato 175 partite nel Bari di cui 33 in B e tutte le altre in A segnando anche 5 gol

l’occasione di tornare, assieme al suo vecchio amico Capocasale, alla guida del Bari in zona retrocessione. Purtroppo l’accoppiata (Fusco-Capocasale) durò poco, soprattutto perché non arrivarono a risultati positivi. Il bilancio della sua carriera? Una promozione dalla B nel 1942, la scalata al settimo posto nella A italiana nel 1946-47 e la permanenza nel Bari in B nel 1961-62 nonostante la penalizzazione. Nato a Bari il 23 novembre 1918 Onofrio Fusco ha giocato 175 partite nel Bari di cui 33 in B e tutte le altre in A segnando da difensore tenace anche cinque gol. Un autentico leone come lui, possente, autoritario, gagliardo, implacabile ci ha lasciati il 4 novembre 1994 a seguito di un episodio incredibile: dieci giorni prima, appena uscito da una farmacia in via Giulio Petroni veniva aggredito da una coppia di scippatori che a bordo di una motoretta lo fece cadere. L’aggressione gli procurò un’ischemia cerebrale. Ricoverato in ospedale Fusco, dopo una settimana di come chiuse gli occhi per sempre.

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i tifosi

trondheim

una passione estrema Francesco Damiani

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orvegia, nella gelida Trondheim (900 chilometri a nord di Oslo, in inverno le temperature scendono fino a -17° e raramente superano lo 0), ci si può scaldare anche pensando al Bari e guardando le partite in televisione insieme ad amici svedesi, norvegesi e naturalmente pugliesi. Questa è stata l’idea che ha spinto Fabio Petruzzella a fondare il Bari Club Trondheim e a intitolarlo all’indimenticabile Klas Ingesson, un mito non soltanto a Bari, ma anche in quella parte di Europa. «Nel 2014, finito il terzo anno di Giurisprudenza decisi di trasferirmi per un po’ in Norvegia dove negli anni ’70 alcuni miei parenti hanno aperto la prima pizzeria italiana. Non pensavo di rimanerci a lungo, invece ci sono stato ben tre anni prima di tornare in Italia, riprendere gli studi e cominciare la pratica da avvocato nello studio di mio padre» racconta Petruzzella. Fabio, l’idea di fondare il club come le è venuta? «Sono abbonato dalla stagione 2004-2005 e mi sembrava strano non riuscire a seguire la mia squadra del cuore, non andare allo stadio.

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le peripezie per mantenere in vita la sede arredata con sciarpe maglie e un enorme frigo per le birre

Con altri ragazzi che avevo conosciuto lì, fra cui Giuseppe La Stella di Andria, decidemmo di fondare il club. Trovammo una stanza che diventò la nostra sede e partimmo. La arredammo con tutto quello che serviva, sciarpe, bandiere e un enorme frigo per la birra». Negli anni la vostra storia è stata un po’ travagliata. «In effetti non sempre è andato tutto liscio. Dopo aver fondato il club cambiai lavoro e mi fu affidata la gestione di un locale per cui riuscivo a modulare i miei orari con le partite del Bari. All’inizio eravamo una decina, piano piano arrivammo a ventidue grazie anche ad amici svedesi e norvegesi. Ci affiliammo anche a La Bari Siamo Noi, ma i rapporti con l’associazione sono sempre più scemati. Realizzammo anche dei gadget personalizzati come sciarpe, bandiere, felpe. Poi sono tornato in Italia e per un po’ ho fatto su e giù con la Norvegia, mentre Giuseppe è rimasto a Trondheim. Tiene in vita il club, ma considerando i prezzi per i fitti in Norvegia e altre problematiche, diventa sempre più difficile. La sede è stata chiusa ed è rimasto uno zoccolo duro di cinque o sei ragazzi che continua a vedere 18 aprile 2019 anno II n. 24


in norvegia a 900 km da oslo, fabio petruzzella ha fondato un club intitolato a ingesson. le difficoltà per seguire le partite del bari. d’inverno la temperatura scende fino a -17

le partite tutti insieme a casa di Giuseppe». Come mai la scelta di intitolarlo a Ingesson? «Quando abbiamo fondato il club era venuto a mancare da poco e il primo Bari che io ricordo da tifoso è proprio quello in ci giocava lui, per cui ci è sembrato naturale. Inoltre avendo allenato qualche squadra in Svezia, è un personaggio molto conosciuto. Negli anni sono anche riuscito a incontrare sua figlio una volta». Il vostro club non è soltanto un ritrovo per tifosi, ma negli anni avete organizzato raccolte benefiche. «Abbiamo avviato una partnership con le suore salesiane Smaldone di Roma ed abbiamo organizzato un’asta benefica su Facebbok con due maglie del Bari, una di Gillet e una di Mancini. Abbiamo ricavato circa 500 euro 18 aprile 2019 anno II n. 24

norvegia Il club dedicato a Ingesson è il più al Nord di tutta l’Europa Alcuni dei soci al seguito del Bari

tutti devoluti in beneficienza. E poi in Norvegia abbiamo organizzato una partita di calcio contro i tifosi del Rosenborg il cui ricavato è andato ai ricercatori dell’Università di Trondheim. So che può sembrare strana come beneficienza, ma in Norvegia lo Stato pensa praticamente a tutto e quindi è difficile trovare soggetti a cui devolvere dei soldi». Oltre che in televisione, riuscite a seguire il Bari dal vivo? «Giuseppe viene spesso in Italia e ovviamente non manca mai l’appuntamento allo stadio. Nei mesi scorsi, due ragazzi svedesi sarebbero voluti venire, ma hanno preferito rinunciare dopo che il Bari è finito in serie D». Per la promozione in C avete pensato qualcosa di particolare? «Sinceramente no, ma a Trondheim si festeggerà parecchio».

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il

a spasso col bari

robert capa

troina

Una delle immagini più famose del fotoreporter ungherese scattata a Troina durante la seconda guerra mondiale

la sicilia che non t’aspetti Gaetano Campione

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iecimila abitanti nel parco dei Nebrodi, tra foreste e pascoli, con la gemma del lago di Ancipa, il più alto d’Europa. Troina è la cartolina dell’altro volto della Sicilia, quello meno conosciuto, incastonato tra le montagne. Uno specie di snodo tra le province di Messina, Catania ed Enna, della quale fa parte, considerato strategico dalla storia. Greci, romani, bizantini, saraceni, normanni. Sono passati tutti da qui. Troina, primo castello siciliano ad essere tolto agli arabi, dal conte Ruggiero, diventò il punto di partenza per la conquista dell’isola. La macchina del tempo, tra manieri e conventi, ci porta alla seconda guerra mondiale. Alleati e italo-tedeschi si contendono questo spicchio di terra, visa di comunicazione strategica, per sei giorni. Una battaglia che trasforma le strade di Troina in un inferno e viene immortalata dalle fotografie di Robert Capa. La più famosa è quella del piccolo contadino curvo che indica la strada a un soldato americano nell’ulti18 aprile 2019 anno II n. 24

boschi pascoli e il lago più alto d’europa

mo giorno di guerra. Ai giorni nostri, forse, il personaggio più famoso e il sindaco, Fabio Venezia. Lui, si è ribellato alla mafia dei pascoli e ha scritto una lettera al presidente della Repubblica contro “le vacche sacre” che continuano a pascolare nei boschi comunali nonostante le direttive antimafia della Prefettura. Lo sfruttamento dei terreni demaniali significa contributi comunitari a pioggia, senza rischi, da investire poi nei veri affari della Piovra spa. La cucina troinese è ricca. Influenzata dalla storia e dai sapori intensi di grano, olive, mandorle e frutta. Senza dimenticare il suino nero dei Nebrodi, allo stato brado, oggi in via di estinzione, l’ elemento portante della tavola. Carni succulente e grasse, dalle quali si ricava la “subissata”, salame stagionato al vento freddo della tramontana. Dalla tradizione dei padri Basiliani arriva la “vastedda cu sammucu”, focaccia schiacciata insaporita con fiori di sambuco e farcita con dadini di pancetta e tuma fresca di latte vaccino. Per i dolci, le mani esperte delle Benedettine, hanno lasciato il segno con le “nfasciatieddi”, dolce da forno con vincolo di fico d’india, mandorle, pistacchi e noci.

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l’avversario

TROINA sarà qui la festa? Vito Prigigallo

S

arà lì la festa? Nel minuscolo paese poco più di novemila anime - a sessantadue chilometri da Enna, potrebbe essere la volta buona. Il finale faticoso e affaticato del Bari potrebbe trovare compimento in quella che Ruggero d’Altavilla, dopo aver battuto i saraceni, ne fece la prima capitale della Contea di Sicilia. Era l’anno di grazia 1062. E nell’anno del Signore 2019 l’auspicio è che altri “uomini del nord” (si fa per dire: ma, insomma, Bari è pur sempre più a settentrione di Enna) possano ripetere l’impresa, il Giovedì Santo. E mettere fine al lungo viaggio. Un percorso catartico che deve necessariamente passare per l’antica Targinis. A dire il vero i ragazzi di Cornacchini sognano altri manieri. Il “Silvio Proto” è uno stadiolo da mille posti (un nono della popolazione del paesello) con un tappeto di gioco in erba sintetica. Nonostante le dimensioni calcisticamente lillipuziane, il Troina sta disputando un campionato in versione extra large. Dopo la stagione inaugurale della Serie D, quella scorsa, ecco il “rischio” che i ragazzi di Davide Boncore possano disputare i playoff. Prima di incrociare i tacchetti con il Bari, il Troina avrà affrontato la Sancataldese (zona playout) e a quel punto si capirà davvero se la squadra rossoblù avrà davvero la possibilità di gocarsi l’extra season, magari anche solo per vedere l’effetto che fa. Davanti al pubblico amico, i siciliani hanno guadagnato la quasi totalità del bottino: 34 punti contro i 12 in trasferta. Uno sbilancio che fa capire in modo chiaro e tondo quanto il fattore campo sia determinante alle falde del monte San Pantheon. Si diceva dell’attivo di 34 reti. Una delle linee di fuoco meno efficienti dell’intera “poule delle Due Sicilie”. In poche hanno fatto peggio - almeno fino alla prima esibizione di aprile -: Nocerina, Palmese e poi le

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Il finale del Bari potrebbe trovare compimento nella prima capitale della Contea di Sicilia

la squadra Lo stemma e,in alto, la squadra impegnata nel campionato di serie D e l’allenatore Boncore

ultime della graduatoria. Non va dimenticato, tuttavia, che il Troina a lungo, la scorsa estate, è rimasto in sospeso fra dilettanti e professionismo. Ha atteso a lungo un ripescaggio che poi non è arrivato. E il palermitano Boncore era stato individuato dal direttore sportivo Dario Dell’Arte per guidare la multinazionale siciliana. Anche perché era stato in Lega Pro il vice di Cosco e Cosentino dopo aver allenato in Eccellenza formazioni come i sardi del Tergu. Il Troina nella fase discendente della stagione ha perso solo una volta, a Castrovillari, la settimana dopo aver matato la Turris. Da allora, per 10 partite, gli ennesi non hanno patito sconfitte pur inanellando 4 pari di fila e infine, tra un rinvio e l’altro, hanno collezionato 4 vittorie, tra cui quella ai danni del Messina grazie al gol di Chamberlain Oualia Sidibe, in 5 uscite. Il Troina, a proposito delle difficoltà di andare a rete, non ha uno stoccatore da doppia cifra. Il miglior realizzatore è Antonino Musso con 6 reti, seguito dall’ivoriano Ridwaru Olatunde Adeyemo con 5 e del brasiliano Michel Ferreira (a proposito del tentativo del presidente Giovanni Alì di emulare il collega Pozzo dell’Udinese) con 4. All’andata il Bari vinse grazie a un autogol del camerunese Joss Moudoumbou Didiba. Anche in quella occasione si giocò in un turno infrasettimanale. 18 aprile 2019 anno II n. 24


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l’avversario

ROccella alle falde del pollino Vito Prigigallo

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otonda è una delle micro-comunità che rappresentano (e come!) la Basilicata ai più alti livelli del “calcio possibile” per la Terra di Lucania. Insieme a Francavilla in Sinni (poco più di quattromila anime) e Picerno (poco meno di seimila) sono uno spot del “piccolo è bello”. E sono in modo diverso protagoniste in Quarta Serie. Di abitanti il borgo posto proprio sul confine con la Calabria, ne conta circa tremilacinquecento. Senza campo sportivo (il “Gianni Di Sanzo”, posto proprio sulla provincia 28 denominata, appunto, “Calabra”, è soggetto a lavori di ristrutturazione), la squadra biancoverde ha giocato le partite interne sul campo di Castrovillari, cittadina calabrese distante poche decine di chilometri. Poi, inaugurato il “Nicola Vulcano” di Castelluccio Inferiore, vi sta cercando una salvezza disperata. E alle falde del Pollino, la domenica delle Palme e il Giovedì Santo, nelle sfide al calor bianco con Roccella e Sancataldese, formazioni in lotta nell’area playout, ci si gioca gran parte del futuro. Con la squadra di Roccella Jonica, dove il Bari chiuderà la stagione regolare, la prima missione è stata compiuta. A cavallo tra prima e seconda frazione di gara, Rotonda ha divorato l’avversario: Talia con un gran gol al 41’, Evacuo trasformando un calcio di rigore al 3’ della ripresa, anche grazie al fatto che gli jonici sono rimasti in dieci per l’espulsione di Faella (e nel finale in nove per il rosso a Asselti). Baratto, nel cruciale scontro diretto ha schierato Gonzalez tra i pali; Taccogna e Pastore difensori esterni, Orlando e Nicolao centrali; Galdean, Chiavazzo e Marigliano in mediana; Flores, e i due stoccatori in prima linea. Un tipico 4-3-3 del tecnico ex Manfredonia. Giovanni Baratto, infatti, esonerato dal discioltosi club sipontino a febbraio dell’anno passato, dopo due stagioni passate a guidare la Turris, è subentrato a Carmine 18 aprile 2019 anno II n. 24

i calabresi affronteranno il bari a giochi promozione già decisi una media gol desolante

la squadra Lo stemma e, in alto, la squadra impegnata nel campionato di serie D; sotto l’allenatore Passiatore

Pugliese il 3 dicembre scorso. L’ex attaccante che nella sua carriera vanta anche due annate con il Nardò (7 reti in D, 5 in C2, nel 2001), ha segnato in tutto 182 gol. A giugno compirà cinquant’anni. I lupacchiotti del Pollino avevano fino a pochi giorni fa un bilancio da… retrocessione. A cominciare da quella media-gol desolante: 0.8 gol a partita, con 24 bersagli colpiti in 30 gare giocate. Solo 6 volte hanno conquistato l’intera posta in palio: 4 volte dinanzi al pubblico amico, 2 in trasferta, proprio a San Cataldo, in Sicilia, a Castrovillari, su un campo che Angelo Chiavazzo & Co. conoscono alla perfezione, e a Troina. Poi sono arrivate le bone notizie, nel giro di poche ore: la vittoria a tavolino a Troina, appunto, e il netto successo sul Roccella di cui abbiamo parlato. Quindi, alla vigilia dello scontro diretto con la Sancataldese (momento in cui scriviamo) ecco che alla classifica dei biancoverdi si può improvvisamente accostare una di quelle faccine sorridenti che tanto piacciono agli appassionati dei social. A portata mano ci sono Città di Messina, lo stesso Roccella e Locri. Insomma, i playout, che sembravano un miraggio, sono improvvisamente diventati una prospettiva concreta. Chissà se la squadra calabrese riuscirà a centrare l’obiettivo.

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anni 2000

una grigia novità

LA CLASSIFICA

Il Nostro Bari

C

on il ritorno in serie B la Lotto, collaudato sponsor tecnico del Bari, fornisce i galletti di 3 divise, molto semplici e monocromatiche: una rossa, una bianca e una blu, sulle quali per tutta la stagione non verrà apposta alcuna sponsorizzazione commerciale. Le maglie hanno un colletto rosso per la bianca, a tinte invertite per la versione da trasferta e bianco per la blu. La stagione successiva vengono riproposte le stesse tonalità e anche nel campionato 2002-03 la stagione inizia senza alcuno sponsor. In occasione delle trasferte di Vicenza e Venezia è utilizzata la versione blu, mentre in Coppa Italia in casa contro l’Inter e allo stadio “Olimpico” in casa della Lazio i galletti scendono in campo con la casacca rossa. Il 16 marzo 2003 nel derby di Lecce appare la scritta asbari.com, che accompagnerà il cammino degli uomini guidati da Tardelli fino al termine della stagione, in Salento è la blu a inaugurare questa nuova linea di maglie. L’anno seguente, che culminerà con la retrocessione in C con immediato ripescaggio, presenta ancora una volta i colori che caratterizzano ormai da un decennio le divise da gioco della compagine pugliese con una novità riguardante lo sponsor: si tratta di Pasta Ambra ufficializzato nel ritiro stivo e destinato a campeggiare per due stagioni sulla maglietta. Prima dell’inizio del torneo, in un’ amichevole al “San Nicola” contro l’Ascoli, Cordova e compagni utilizzano la divisa rossa dell’anno appena conclusosi con la nuova sponsorizzazione. A Vicenza e a Trieste fa la sua apparizione la variante blu, mentre durante la stagione è il bianco il colore predominante, rossa invece la maglia che sancisce in quel di Venezia la retrocessione nel playout di ritorno. La nuova vita dei biancorossi, riammessi al campionato cadetto, viaggia a braccetto con Lotto e Pasta Ambra, le colorazioni delle maglie sono ancora una volta bianco, rosso e blu, le divise risultano molto semplici e hanno una vestibilità estremamente aderente. Nell’estate 2005 ecco che l’azienda Errea diventa la nuova fornitrice di abbigliamento sportivo per la squadra barese. Per il campionato cadetto oltre alle canoniche bianca e rossa ve n’è una del tutto innovativa: grigia. Tutte e tre presentano una banda lunga trasversale, poi accorciata per via della somiglianza con le uniformi del Mantova. Ecco allora a una banda seppur trasversale, ma non continua, alla cui estremità c’è la cresta del gallo, simbolo del Bari.

30

1

Bari

72

2

Turris (-2)

64

3

Marsala

50

4

Castrovillari

45

5

Cittanovese

45

6

Portici

44

7

Troina

44

8

Acireale

44

9

Nocerina

43

10

Palmese

41

11

Gela

40

12

Messina

39

13

Sancataldese

35

14

Locri

33

15

Roccella

31

16

Città di Messina

31

17

Rotonda

30

18

Igea Virtus

21

as bari

LE PROSSIME PARTITE giovedì 18 aprile ore 15 TRoINA - BARI

domenica 28 aprile ore 15 BARI - ROTONDA Hai commenti, consigli, suggerimenti? Scrivi a:

ilbiancorosso@gazzettamezzogiorno.it

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