LETTERA APERTA – Inviata Al MEF in data 12.07.2017
Fabrizio Monge Via Cavallermaggiore, 5 12030 Monasterolo di Savigliano (CN)
Alla Cortese Attenzione del Dott. Pier Carlo Padoan Ministro dell’Economia e delle Finanze
Egregio Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, faccio seguito al Suo intervento del 27 Giugno 2017 sulla testata IL FOGLIO pubblicata sul sito istituzionale del Ministero. (Riporto il link a titolo di promemoria http://www.mef.gov.it/ufficiostampa/articoli/article.html?v=/ufficio-stampa/articoli/2014_2018-Pier_Carlo_Padoan/article_0196.html) Le scrivo per segnalarLe una questione che reputo di fondamentale importanza per la crescita e la prosperità del Paese. Nell’ inviarLe questa missiva mi accollo l’onere e l’onore di lanciarLe una sfida. Nel mio ambiente vengo spesso etichettato come un “bastian contrario” non si sorprenda quindi di trovare questo spunto bizzarro e diretto. Posso immaginare che a causa del Suo incarico istituzionale sia abituato a ricevere segnalazioni e missive in grande quantità, tuttavia Le chiederei di soffermarsi su questa lettera, che ritengo possa darle uno spunto di riflessione per fare un gesto importante per i risparmiatori italiani. Lei, come uomo di Stato, è abituato a rapportarsi con gli aspetti più formali delle questioni legate al risparmio privato, molte mi riguardano in prima persona a causa della mia professione. Rischio di essere banale nel confermarLe che spesso le intenzioni del Legislatore si scontrano con una rete di rigidità e di burocrazia che tendono ad annullarne i benefici e ad essere interpretate per lo più come ulteriori e antipatici adempimenti. Mi rendo conto che tuttavia nella Sua posizione all’ interno dell’Esecutivo possa essere difficile dialogare con la gente comune. Quello che Le vorrei proporre è una mossa difficile e coraggiosa: difficile perché forse non arriverà nemmeno a leggere queste righe che le mando, coraggiosa perché nella sua posizione potrebbe rischiare di fare uno sgarbo all’industria finanziaria e bancaria; per questo ho scritto che si tratta di una sfida. In passato abbiamo assistito a diversi episodi in cui Uomini di Stato decisamente in vista sono intervenuti
dispensando quelli che sono stati interpretati come consigli di investimento che hanno creato più danni che vantaggi per i risparmiatori, rafforzando l’idea che investire consista nel fiutare un buon affare ed approfittarne. Non mi interessa accusare chi lo ha fatto, sappiamo entrambi a cosa mi riferisco. Non sono principalmente contrariato per quello che è stato, ma per l’occasione che è andata perduta: quella di essere veramente utili per i risparmiatori italiani, perdendo tempo a mettersi inutilmente in mostra. Quello che Le sto chiedendo (rispettosamente) di fare è di calarsi per un istante nei panni dell’uomo comune, quello che voi chiamate “il risparmiatore” Durante mio lavoro “per strada” vedo ogni giorno portafogli che sono gravemente affetti da malattie potenzialmente letali: concentrazione, correlazione, scarsa diversificazione, concavità, inefficienze, costi ingiustificati e scarsa trasparenza. Concentriamoci solo sulle questioni più facili da comprendere; se la buon’anima di Pareto vorrà aiutarci raggiungeremo un grande risultato con un piccolo sforzo; vorrei quindi focalizzarmi sulla concentrazione dei portafogli. Francamente ho sperimentato che spesso il risparmiatore spesso NON è in grado di distinguere un consiglio utile da una fesseria, non è il suo mestiere e troppo spesso non ha gli strumenti per stabilirlo; però possiamo giocare sul principio di autorevolezza, grazie alla carica che ricopre. Il dialogo interiore di un risparmiatore sarà più o meno questo: “se il Ministro dell’Economia dice queste cose, probabilmente un pensiero ce lo devo fare” Per introdurre la questione in questi giorni si può cogliere l’occasione del “salvataggio delle Banche Venete” ma in realtà è un pensiero che nasce molto più da lontano. Parlo delle Banche Venete perché ritengo incredibile che nel 2017 si sia costretti a caricare il costo del salvataggio dei senior sulle spalle dei contribuenti per evitare il disastro ad alcune famiglie, per quanto il suo intervento sopra citato abbia addotto valide motivazioni. Non voglio dirLe come fare il Suo lavoro. Voglio dire che il problema non si dovrebbe porre, visto che gli importi in gioco sarebbero relativamente esigui se i risparmiatori avessero imparato ad eliminare il rischio specifico dai loro portafogli evitando di riempirsi le tasche delle obbligazioni proposte dalle loro banche. Purtroppo la situazione riguarda tutto il territorio italiano, in modo più o meno marcato. Tutto ciò espone il nostro Paese a rischi sistemici che sarebbero evitabili facilmente, e le famiglie italiane al rischio di trovarsi in difficoltà senza motivo. Si tratta di parlare in modo chiaro e semplice, non per raccontare che sia giunto il momento di acquistare qualche titolo energetico sul listino italiano, oppure per raccontare che una compagnia di bandiera è stata risanata, ma per lanciare un messaggio che sarebbe davvero significativo, vista la Sua posizione.
Sappiamo bene che le condizioni attuali non consentiranno allo Stato di venire in soccorso ai risparmiatori in eterno (e viene detto spesso), ma soprattutto sappiamo anche che la maggior parte dei portafogli dei nostri connazionali non è in grado di affrontare questo nuovo paradigma senza soccombere con conseguenti situazioni di miseria e instabilità sociale (e questo NON ha, a mio avviso, il giusto risalto) Si tratta di dire esplicitamente: “Ragazzi cari, avete dei portafogli pericolosamente concentrati sugli strumenti di debito emessi dai vostri istituti bancari di fiducia e non potete permettervelo perché il mondo sta diventando difficile e quei soldi vi servono per mandare avanti le vostre famiglie. Stanno finendo i tempi in cui lo Stato salvava tutti e provvedeva a mantenervi quando si diventava anziani. Dovete diversificare, dovete spezzattare il rischio il più possibile, dovete iniziare a pensare che quando le cose vanno storte il vostro patrimonio deve stare in piedi da solo, perché non possiamo continuare a caricare di debiti i vostri figli per salvarvi dalla vostra imperizia. Non ci sono più fiches da giocare. Ora si fa sul serio, è il momento di evolverci, come risparmiatori, nessuno può farlo per noi.”
Sono convinto che saprebbe interpretare questa parte in modo consono alla sua posizione, probabilmente sarà costretto a rendere il discorso meno ruvido, ma il senso penso sia abbastanza chiaro. Ritengo che non possano farlo altri con lo stesso impatto, e che non ci sia nulla che possa fare di più utile per il Paese. So bene che poter contare su cittadini che dispongono di un patrimonio solido e diversificato non risolverebbe alla radice tutte le implicazioni di una crisi bancaria incontrollata. Potremmo però evitare di subire il ricatto psicologico di un sistema che utilizza denaro dei contribuenti per sanare posizioni create dal malaffare, nascondendosi dietro l’alibi di dover venire incontro alle esigenze dei risparmiatori. Politicamente parlando ho posizioni piuttosto libertarie e non sto scrivendo a Lei per rivolgermi alle istituzioni. Le scrivo piuttosto per rivolgermi ad un Individuo che ricopre una posizione che consente di raggiungere con poco sforzo un numero di persone elevatissimo. E’ una differenza sottile, ma confido che saprà coglierla. La mia scarsa fiducia nella politica non mi impedisce di credere che al di là del potere, dei benefici economici e della fama, una persona come Lei non abbia una fiamma nel cuore che La spinge a fare un gesto coraggioso che potrebbe significare la salvezza per migliaia di famiglie italiane. Confido in un riscontro e la ringrazio per il tempo che mi ha dedicato, sperando che colga la mia sfida e che mi illustri il Suo pensiero su quanto sopra esposto. Distinti Saluti
Fabrizio MONGE