Erbario Virtuale della 2G 2006-07 2^parte

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SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO “L. AMAT” SINNAI

L’erbario virtuale della a 2G 2a Parte

ANNO SCOL. 2006-07 30

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CISTO ROSSO

Nome scientifico: Cistus incanus

Nome sardo: turdju burdu, mudrju biancu,muccju biancu,murdegu òinu Descrizione: arbusto molto ramificato non vischioso. Foglie opposte e picciuolate, con lamina ovato-ellittica coperta da peluria e con margine ondulato. Fiori regolari, grandi, di colore rosa, con petali ondulati e grinzosi. Frutto: capsula pelosa. Fioritura: marzo-maggio

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CISTO FEMMINA SCORNABECCO

Nome scientifico: Cistus salvifolius Nome sardo: mudrju nieddu, muccju, murdegu de porcus, muldeu terranzu. Descrizione: pianta arbustiva sempreverde alta fino a 1 m. Foglie di forma ovato-ellittiche (simili a quelle della salvia), non vischiose, di un colore verde-grigiastro per la presenza di un fitto tomento. Fiori solitari portati da un lungo penduncolo, corolla regolare e bianca, petali giallognoli alla base. Frutto: capsula.

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CISTO MARINO

Nome scientifico: cistus monspeliensis

Nome sardo: murdju, mudre’u biancu, murdegu còin, cistu. Descrizione: arbusto alto fino a 1,5-2 m, con rami tormentosi. Foglie sessili, tomentose e vischiose di color verde scuro. Fiori piccoli, riuniti in racemi terminali. I petali sono bianchi, spesso con una macchia gialla. Frutto capsula tomentosa. Caratteristiche ed utilizzazioni del legno: il legno di Cistus monspeliensis è il più duro tra quelli nostrani e brucia con fiamma molto vivace e buon potere calorifero; per questo era molto ricercato e venduto in fascine, come legna da ardere, soprattutto per i forni del pane. Usi e curiosità: è una pianta rifiutata da qualsiasi tipo di bestiame ed è infestante dei pascoli degradanti. Tra essa e il pastore sardo esiste una guerra antica che sinora ha visto trionfare questa pianta sull’ uomo. Il pastore nel suo duro laPDF Creator - PDF4Free v2.0

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voro ha sempre cercato di assicurare al suo gregge il pascolo di cui ha bisogno, strappando terreno alla macchia e in generale alle piante non appetite dal bestiame anche con l'uso del fuoco contribuendo in questo modo al degrado dell'ambiente. Le foglie del cisto in infuso caldo o macerato erano utilizzate per lenire il dolore nelle contusioni.

CORBEZZOLO

Nome scientifico: arbutus unedo Nome sardo: lioni, olioni Descrizione: arbusto o anche alberello molto ramificato. Corteccia bruno – rossastra che si stacca a scaglie sottili. Rami giovani rossastri. Foglie ovali – lanceolate, coriacee e dentellate. Fiori in infiorescenze a grappolo pendulo con corolla bianca o rosea. Bacca globosa, rossa, carnosa, con numerosi tubercoli. 34

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Caratteristiche e utilizzazione del legno: Il legno può essere facilmente levigato e viene utilizzato per lavori di piccola erbanisteria. I polloni si impiegano per la costruzione di paletti, di manici ed utensili. È un ottimo legno da ardere. Usi e curiosità: il corbezzolo è conosciuto ed apprezzato fin dall’antichità. Il nome è riferito ai frutti che sono gustosi ma indigesti, da qui il nome latino “unedo”, (uno solo) riferito alla quantità giusta da gustare. Con la fermentazione i frutti forniscono una buona acquavite e facendoli macerare per 20/30 giorni in soluzione alcolica, si ottiene un liquore delicato. La corteccia ha proprietà concianti e le foglie e i polloni giovani sono gradite dal bestiame. Ai fiori di corbezzolo è dovuto il miele amaro, pregiato e utilizzato fin dall’antichità per curare le malattie dell’apparato respiratorio. Le bacche sono eduli ma poco pregiate vengono utilizzate per la preparazione di gustose marmellate.

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DIGITALE

Nome scientifico: Digitalis purpurea

Nomi sardi: Alba de S. Linaldu, panderedda, poddigale Descrizione: la digitale, è spontanea in Sardegna ed in Corsica, manca nel resto della penisola. In Sardegna la digitale si trova sempre oltre il 500 metri sul livello del mare sino alle zone di alta montagna, preferibilmente non in aree calcare. È una pianta erbacea biennale o perenne e può superare il metro altezza. Le foglie sono dentate, i fiori sono grandi, di un bel colore porpora, screziati all’interno. Il frutto è una capsula ovoidale, pelosa, contenente dei piccoli semi. La fioritura avviene da maggio a luglio a seconda dell’altitudine. Usi e curiosità: la digitale è una pianta da trattare con la massima cautela essendo molto velenosa, per oltre 200 anni la digitale ha fornito la sostanza fondamentale per curare le crisi cardiache. 36

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La pianta possiede nelle foglie due sostanze, che aumentano le contrazioni cardiache. Anche se la produzione delle due sostanze avviene ormai nei laboratori, la digitale è ancora ampiamente coltivata in tutta l’Italia. Prima della seconda guerra mondiale a Nuoro sorse una società per la preparazione di droghe ad uso medicinale ottenute dalla digitale che in Sardegna era così abbondante che avrebbe potuto fornire tutte le farmacie d'Europa, la raccolta intensiva risultò purtroppo esagerata e dannosa per la specie. Anche la digitale rientra fra quelle piante alle quali veniva riconosciuta un certo potere magico perché la sua fioritura coincideva con la data fatidica del 24 giugno, festa di S. Giovanni.

ELICRISO

Nome scientifico: Helicrisum italicum

Nome sardo: Frore de Santu Juanne, erba de Santa Maria, bruschiadinu. Descrizione: piccolo arbusto perenne ricoperta da un tomento biancastro, foglie lineari filiformi con margine ripiegato inferiormente. Capolini con fiori gialli. Usi e curiosità: l'elicriso è usato in Sardegna in diverse tradizioni popolari, tra le quali ricordiamo l'usanza di 37 fuoco, passare fasci essicati di elicriso ai quali è stato dato PDF Creator - PDF4Free v2.0

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sull'epidermide del maiale ucciso per eliminare le setole e contemporaneamente allontanare le mosche. Si metteva anche sopra il formaggio per allontanare le mosche. In cucina le foglie d’elicrisio possono essere impiegate come aromatizzante per cibi. Può essere utilizzato a scopo ornamentale, si presta a formare decorazioni di fiori secchi in quanto si conservano inalterati anche dopo la disidratazione. A questa pianta vengono riconosciute anche proprietà terapeutiche quali sudorifere, astringenti, antiasmatiche; per uso esterno si utilizza come antinevralgi co , rico rdia mo “s'affumentu”, tradizionale metodo sardo che mitigava il mal di testa e preveniva le malattie da raffreddamento.

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ERICA DA SCOPE

Nome scientifico: erica scoparia

Nome sardo: tuvara, iscopa, scopalzu, scovedu. Descrizione: arbusto eretto, alto fino a tre metri, con una corteccia bruna; rami giovani lisci. Foglie piccole, lineari, con margine ripiegato sulla pagina inferiore. Fiori piccoli riuniti in racemi, corolla campanulata di colore verdastro, antere all’interno del calice privo di appendici. Caratteristiche ed utilizzazioni del legno:il legno è a grana fine, omogeneo, a fibre corte, duro, compatto. I rametti, vengono usati per lavori al tornio, il ceppo per lavori di impiallacciatura. Il legno di erica scoparia fornisce un ottimo carbone. Produce dei ciocchi radicali duri e compatti che vengono usati per la produzione di pipe, dette di erica bianca. Con i rami si fabbricano scope grossolane. Usi e curiosità: l’ infuso a caldo delle sommità fiorite è considerato diuretico, disinfettan39 te, sedativo e antireumatico. PDF Creator - PDF4Free v2.0

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EUCALIPTO

Nome scientifico: eucalyptus camaldulensis. Nome Sardo: eucalittu, eucarittu. Descrizione: albero con tronco a corteccia liscia grigiastra, foglie coriacee e cerose, lanceolate e appuntite. Fiori biancorosati uniti in gruppo. Il frutto è una capsula legnosa a forme di trottola contenente numerosi semi piumosi. Pianta originaria dell’Australia e della Tasmania, introdotta nelle terre mediterranee, viene coltivata lungo le coste come frangivento. Usi e curiosità: le parti utilizzate maggiormente sono le foglie che tra l’estate e l’autunno vengono lasciate a essiccare al sole per ottenere una polvere biancastra utilizzata per diversi scopi: si può prendere in infuso con zucchero contro la febbre e per disinfettare le vie urinarie, ed è utile anche per i bagni tonificanti del corpo. Le foglie essiccate pos40 sono essere usate per prepaPDF Creator - PDF4Free v2.0

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rare sigarette antiasmatiche da far bruciare lentamente nell'ambiente. Industrialmente dalle foglie si ricava un'essenza (eucaliptolo) che fa parte di numerose preparazioni balsamiche per bronchiti, sinusiti e tracheiti. L’eucalipto è usato anche per la preparazione di caramelle balsamiche lenitive di tosse e raucedini. Nei luoghi di origine è cibo di koala e panda e gli si riconosce una grande importanza ecologica e naturalistica.

EUFORBIA

Nome scientifico: Euphorbia dendroides

Nome sardo: lua di monti, lua, lattrighe de monti. Descrizione: piccolo arbusto legnoso caducifoglio e molto ramificato. Fusti arrossati e lattiginosi. Foglie lanceolate, infiorescenze disposte ad ombrelle terminali, il frutto è capsula liscia. Caratteristiche ed utilizzazione del legno: il fusto che raramente supera i 10 cm di diametro è lattiginoso e marcisce in poco tempo, anche per questo non trova nessuna utilizzazione pratica. PDF Creator - PDF4Free v2.0

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Usi e curiosità: è una pianta velenosa. Il lattice fortemente purgativo ed irritante, è utilizzato dai pastori per evitare che spine penetrate in profondità vadano in suppurazione. In Sardegna è conosciuto l'uso di umettare porri e verruche con il lattice dell'euforbia per agevolarne la scomparsa. Il suo lattice era utilizzato nei corsi d’acqua per stordire i pesci nella pesca di frodo, da qui il termine dialettale “alluau” per indicare, anche ironicamente, uno stato di torpore o svogliatezza.

FERULA

Nome scientifico:Ferula communis

Nome sardo: ferula cabaddina (Nuorese), ferrula, feurra (Sardegna meridionale) Descrizione: viene detta volgarmente finocchiaccio. È una pianta erbacea dal fusto eretto e glabro con foglie grandi alla base, molli e verdi nelle due pagine. Infiorescenza terminale ad ombrella con piccoli fiori gialli. Frutto ellittico, cresce a un po’ a tutte le altitudini so42 in terreni degradati prattutto PDF Creator - PDF4Free v2.0

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e toccati da più riprese da incendi. Fioritura :maggio – giugno. Usi e curiosità: la ferula era conosciuta dagli antichi Romani e veniva usata dai pedagoghi per le punizioni corporali di quegli allievi che erano restii a compiere il loro dovere. La stessa pianta è citata nella leggenda di S. Antonio Abate. Un tempo sulla terra non esisteva il fuoco. S .Antonio prese un maialino e un bastone di Ferula e si presentò all’inferno chiedendo ai diavoli di poter sedere accanto al fuoco perché aveva freddo. Facendo finta di niente il Santo frugò fra i tizzoni con il bastone di ferula e disse:- Fuoco, fuoco per ogni luogo, legna, legna per la Sardegna - regalando così il fuoco a tutti i sardi. Per questo motivo in Sardegna, Santo Antonio Abate è chiamato S. Antonio “e su fogu” e per la sua festa in molti paesi si accende un falò, “su fogadoni”.

FICO

Nome scientifico: ficus carica

Nomi sardi : ficu, figu, figu era, càrica Descrizione: albero con corteccia liscia e grigiastre. Foglie grandi e caduche, vellutate di sotto e ruvide superiormente. I fiori sono molti piccoli e racchiusi in un siconio. Frutto 43

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piriforme di colore giallo- verdognolo o nero violaceo. Fioritura: primaverile –estiva. Usi e curiosità: la conoscenza di questa specie, nella varietà FICUS CARICA, coltivata e FICUS CAPRIFICUS, spontanea, è decisamente antica. Già nella Genesi se ne parla a proposito di Adamo ed Eva e anche nell’antica storia Romana Catone avrebbe convinto il Senato ad intraprendere la terza guerra punica dopo aver distribuito degli ottimi fichi provenienti da Cartagine. Il fico è una pianta che è presente in tutto il bacino del Mediterraneo. In Sardegna il fico si trova ovunque e viene usato con scopi propiziatori e terapeutici. In Gallura le ragazze da marito la vigilia di San Giovanni, disponevano foglie di fico sugli angoli della loro stanza. A Tempio per far passare i dolori addominali dei neonati si scuotevano gli alberi di fico al rintocco delle campane al vespro. Ancora oggi una uguale quantità di fichi secchi, datteri, uva passa e carrube si utilizzano per preparare un decotto per curare la raucedine, le irritazioni di bocca e faringe e le afte. Infine per eliminare verruche, porri e macchie cutanee è 44 il lattice di fico. efficace PDF Creator - PDF4Free v2.0

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FICO D'INDIA

Nome scientifico: opunia ficus-indica

Nomi sardi: figumorisca (Campidano); figumoro (Nuorese); fichidindi (Gallura). Descrizione: è una pianta perenne i cui fusti e rami sono dei cladodi a spatola, verdi e glauchi. Le foglie, trasformate in spine bianche, sono solitarie o a mazzetti. I fiori hanno una corolla vistosa con petali gialli che diventano rosso-arancio poco prima di cadere. I frutti, eduli, dalla polpa dolciastra, ricca di semi hanno buccia coriacea e ricca di setole pungenti. È spontanea in tutto il territorio sardo. Fioritura: marzo-aprile. Usi e curiosità: pianta proveniente dall’America meridionale, è tra quelle definite “grasse” per il suo aspetto45succuPDF Creator - PDF4Free v2.0

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lento e per l’adattabilità al clima arido. Nel passato in Sardegna ne esistevano delle sterminate estensioni. Le siepi di cactus (cresuris) segnavano il confine tra i campi e i frutti servivano di pasto ai maiali ma anche ai poveri. Ancora oggi anche i frutti sono apprezzati dall’uomo ed a San Vito, Sedilo, Dualchi ed altri paesi vengono impiegati nella preparazione di dolci con la sapa, anzi, proprio a Dualchi nel mese di Settembre si svolge la Sagra dei fichi d’India con la vendita di varie leccornie, liquori ed acquavite, il tutto ottenuto da questi “poco pregiati ” frutti. La distribuzione delle piante, col passare del tempo, è cambiata: sono rari ormai gli agricoltori che delimitano i loro terreni con siepi di fichi d’ india: si usano piuttosto muri, palizzate, reti metalliche, barriere vegetali di cipressi, canne, alloro ecc. Curiosità: solo 40 anni fa a Cagliari, oltre la piazza san Benedetto c’era un campo di fichi d'India.

FILLIREA

Nome scientifico: Phyllyrea latifolia.

Nomi sardi: oladerri, oliderru (Sard.sett.); arridellu aliterru, (Nuorese); arredili; arrideli (Sard. merid); litarru (Gallura). Descrizione: pianta perenne a foglie sempreverdi coriacee, ovate o ellettiche per lo più seghettate. Fiori piccoli e biancastri,46leggermente screziati di rosa disposti in racemi aPDF Creator - PDF4Free v2.0

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scellari. Frutto drupa carnosa, tondeggiante, blu- nerastra a maturazione. Fioritura: aprile – maggio Usi e curiosità: assieme al corbezzolo; al lentisco, all’erica, la fillirea è una pianta tipica della macchia mediterranea. È una pianta appetita al bestiame perciò spesso si presenta come un brutto cespuglio di rami pressoché nudi. In alcune zone della Sardegna ( soprattutto nelle montagne di Capoterra) particolarmente frequentate da merli e tordi, i rami di fillirea, essendo molto flessibili, vengono adoperati “ po’ pillonai”, cioè per realizzare trappole per catturare gli uccelli. Si tratta di lacci a nodo scorsoio che vengono sistemati in gran numero nel terreno dai “ is pillonadoris” per catturare le prede che si posano alla ricerca del cibo. Ovviamente questa pratica è illegale e punita severamente. In passato con i rami della pianta privati delle foglie e resi pungenti inserendo in cima una spina, si costruivano dei pungoli per spronare i buoi e i cavalli da tiro. Il legno di fillirea veniva un tempo utilizzato in ebanisteria per realizzare intarsi.

FINOCCHIO

Nome scientifico: foeniculum volgare

Nomi sardi: fenugu aresti (Sardegna meridionale); fenuju aresti (Sardegna settentrionale); fenugheddu (nuorese). 47

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Descrizione: pianta perenne dai fusti eretti pieni e midollosi, foglie radicali lancinate, fiori gialli in ombrelle con 57 raggi disuguali, frutti disuguali di sapore gradevole. Fioritura: giugno-settembre. Usi e curiositĂ : pianta infestante diffusissima è largamente usata nella cucina sarda. Viene utilizzato nella preparazione di molte zuppe, di frittate, dell'agnello con i finocchietti. Ăˆ molto gustoso anche semplicemente sbollentato e condito con olio d'oliva. Molto usati anche i semi che servono per insaporire la salsiccia fresca e l'acquavite (su filuferru) e per preparare un tipo particolare di pane. I rametti vengono utilizzati per insaporire le olive in salamoia. I rami secchi in fascine si usano come scope da forno. L'infuso di semi di finocchio ha proprietĂ digestive e viene utilizzato per curare le coliche gassose dei neonati. In Sardegna vegetano diverse specie di ginepro abbiamo studiato il ginepro comune, il ginepro rosso e il ginepro fenicio. 48

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GINEPRO COMUNE

Nome scientifico: juniperus communis Nome sardo: zinnipiri Caratteristiche ed utilizzazioni del legno: il legno è duro, compatto, a grano fine, odoroso ma le sue dimensioni ne limitano la possibilità di utilizzazione. Ç molto ricercato per piccoli utensili, opere d’intaglio ed ebanisteria fine.

Usi e curiosità: le bacche mature in infuso hanno proprietà balsamiche e fin dall’antichità venivano utilizzate per curare le malattie delle vie respiratorie e urinarie e come digestivo. Messe a macerare in alcool o acquaviti forniscono un ottimo amaro.

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GINEPRO FENICIO

Nome scientifico: juneperus phoenicea

Nome sardo: ghinipanu femmina, ajacius, zinnipiri femmina, tinni. Descrizione: arbusto o piccolo albero, alto fino a 10 metri. Foglie squamiformi, strettamente ravvicinate ai rami, mucronate, lunghe 1 mm. Infiorescenze in amenti terminali. Frutti (galbuli) di colore rossobruno scuri, con diametro di 8-14 mm. Usi e curiosità: il legno è duro, compatto, tenace, incorruttibile ed è molto apprezzato in urbanistica. È stato ampiamente utilizzato fin dall’antichità per costruzioni varie. In Sardegna era ricercatissimo per solai e, tuttora, quando si demoliscono delle vecchie case si recuperano le travi perfettamente integre. Attualmente la ricerca del ginepro per le abitazioni e la piaga degli incendi hanno determinato la sua diminuzione nel territorio. 50

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GINEPRO ROSSO

Nome scientifico: juniperus oxycedrus.

Nomi Sardi: nìbaru (Gallura); Ghinìparu (Logudoro); Nìberu, Niburu (Sard.sett.); Zinnìbiri (Campidano). Descrizione: lo si trova come arbusto cespuglioso a rami ascendenti eretti, di altezza 1-2 metri oppure vero e proprio albero alto fino a 8 metri con rami penduli. Foglie aghiformi pungenti e rigide. Bacche a maturità rossicce, talvolta coperte da uno strato pruinoso che le fa apparire rosso azzurrognole. Ogni coccola contiene 2-3 semini. Fioritura: novembre – aprile. Usi e curiosità: il ginepro rosso, come le altre varietà produce un legno molto pregiato e rinomato perché, pur essendo molto duro, è facile da lavorare e inoltre possiede un’ aroma piacevolissima. In passato si è fatto 51 tralargo uso dei suoi tronchi per la realizzazione di pali, PDF Creator - PDF4Free v2.0

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vi, mobili, utensili ed attrezzi da lavoro. Nelle case campidanesi si potevano trovare pale da forno (palias de forru), taglieri (talleris), mestoli ( turras) ma anche forconi (fruconis) e aratri di ginepro. Attualmente nei locali in stile rustico è considerato una sciccheria realizzare controsoffitti, mensole di camini, pareti divisorie in ginepro. In erboristeria si utilizzano soprattutto i galbuli e il legno. Dai primi si ricavano medicamenti contro le malattie dell’apparato respiratorio. Dal legno viene ottenuto l’olio di cadì che è un liquido catramoso, bruno nerastro e di odore sgradevole usato per curare le malattie della pelle. Nel mondo agropastorale era usato largamente per curare le malattie dovute a parassiti di ovini e bovini in quanto era molto importante mantenere in ottima salute gli animali fonte di guadagno e di alimentazione.

GINESTRA DI CORSICA

Nome scientifico: genista corsica Nome sardo: inistra, multisuggia, ispina, sori’ina.

Descrizione: piccolo arbusto a portamento eretto o pulvinato, alto fino a 60 cm, 52 densamente ramificato e PDF Creator - PDF4Free v2.0

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spinato. Foglie inferiori trilobate, foglie superiori semplici, ovate. Frutto: legume liscio. Fioritura: marzo-luglio. Habitat: specie endemica della Sardegna e della Corsica. Vegeta indifferente dal livello del mare fino alle aree montane.

GINESTRA ODOROSA

Nome scientifico: spartium junceum Nome sardo: martigusa, ginestra

Descrizione: arbusto alto fino a 34 metri. Foglie piccole, lineari-lanceolate, caduche. Fiori gialli e profumati, riuniti in infiorescenze terminali. Frutto legume di 5-8 cm. Fioritura: aprile-giugno. Habitat: terreni sciolti, pendii soleggiati. Usi e curiositĂ : è una splendida pianta ornamentale molto ricercata, dal colore giallo-dorato e molto profumati. Reagisce molto bene agli incendi e viene impiegata per rimboschire pendii degradati. Ăˆ una PDF Creator - PDF4Free v2.0

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pianta diffusa dall’uomo per scopi ornamentali, un tempo era utilizzata per la produzione di fibre dai rami giovani per tessere la tela o per fare delle corde. Le fronde si usavano come legacci grossolani nei lavori della campagna e per intrecciare i canestri. Il legno è satinato, bianco- bruno, ma di poco spessore per poter essere utilizzato.

IPERICO

Nome scientifico: Hypericum perforatum Nome sardo: frore de santa Maria, pirinoni, cambi ruja Descrizione: erba perenne alta non più di trenta, ottanta centimetri. Fusti eretti con fogli opposte lineari disseminate di puntini trasparenti. Fiori grandi, gialli riuniti in corimbi. Frutto costituito da una capsula. Usi e curiosità: nella cultura popolare sarda si prepara un olio facendo macerare i fiori recisi da giugno ad agosto, che viene utilizzato per calmare dolori da ferite, piaghe e 54 scottature. In particolare l'iPDF Creator - PDF4Free v2.0

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perico si adopera per curare le ferite causate dal fuoco di Sant'Antonio ( Herpes zooster). Con le sue foglie si preparano anche infusi e sciroppi per calmare la tosse la tosse e lenire i disturbi delle vie respiratorie. Attualmente si ritiene che l'iperico abbia proprietà anti depressive.

LAVANDA

Nome scientifico: lavandula stoechas

Nome sardo: lavanda, spicu, spigu, arkimissa Descrizione: arbusto basso, ramificato con fusti eretti a sezione quadrata. Foglie intere, lanceolate di colore verdegrigiastro ricoperte da un fitto tomento. Fiori in infiorescenze a spiga terminale piccoli e azzurri. Usi e curiosità: la lavanda è una delle piante impiegate da più tempo nella produzione di oli essenziali a scopo erboristico e medicamentoso, ma non solo. Lo stesso nome della pianta è legato all’uso più diffuso che di essa si è sempre fatto: deriva infatti dal latino “ lavare” in relazione all’impiego della lavanda per i bagni e per il lavaggio della biancheria, tradizionalmente profumata con i fiori di questa pianta. In Sardegna la lavanda, pestata fresca in olia d’oliva, ha avuto anche un uso medicinale a scopo cicatrizzante e per curare le punture di insetto. Interessante è an55 burche il nome dialetto che questa pianta ha in Gallura: PDF Creator - PDF4Free v2.0

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rédha, che deriva dal latino (com) burere ossia bruciare, in quanto la lavanda veniva utilizzata per bruciare le setole del maiale da ingrasso nel momento della sua uccisione, per conferire al lardo un aroma particolare. Ma il profumo intenso e gradevole di questo arbusto e il colore delicato e gradevole dei suoi fiori ha sempre spinto gli uomini ad impegnarlo come ornamento, per esempio nelle composizioni delle palme utilizzate nella Domenica delle Palme ( così si fa ancora a Portoscuso, dove era diffusa la tradizione per cui la Madonna avrebbe steso ad asciugare i panni di Gesù bambino sui cespugli di questa pianta). A Dorgali invece la Lavanda veniva posta negli ovili nella notte di San Giovanni Battista per proteggere le greggi dal malocchio. A Perdasdefogu si otteneva in passato un inchiostro di lavanda, che poteva sostituire quello tradizionale in tempi di ristrettez56 ze economiche. Dalle diverse varietà di lavanda si ottenPDF Creator - PDF4Free v2.0

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gono mieli uniflorali, ma tra questi solo il miele di Lavanda stoechas è prodotto in Italia in quantità cospicue, per lo più in Sardegna. Gli oli essenziali sono particolarmente concentrati nei fiori e sono proprio la spighe fiorite che vengono usate, racchiuse in sacchetti di stoffa, per allontanare le tarme dai sacchetti e contemporaneamente profumare la biancheria.

LECCIO

Nome scientifico: Quercus ilex Nome sardo: elighe-ilixi Descrizione: albero sempreverde di considerevoli dimensioni. Foglie ovali, lanceolate, coriacee, intere o dentate, infiorescenze maschili in amenti penduli, fiori femminili solitari. Frutto: ghianda allungata avvolta a metà da una cupola a scaglie. Caratteristiche e utilizzazione del legno: il legno del leccio è rossiccio - bruPDF Creator - PDF4Free v2.0

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no e di lunga durata. Veniva utilizzato per costruire attrezzi agricoli, mozzi di ruote, aratri, ma soprattutto per la produzione di carbone. Usi e curiosità: molti dei boschi sacri ai Romani erano costituiti da foreste di leccio tanto che le prime corone dei trionfatori erano fatte con rami di leccio. La corteccia contiene notevoli quantità di tannini e veniva utilizzata per conciare le pelli. Le ghiande erano utilizzate per l'alimentazione del bestiame, ma anche dall'uomo sia crude che cotte, in caso di povertà, come surrogato del caffé.

LENTISCO

Nome scientifico: Pistacia lentiscus Nome sardo: kessa, ollestincu, modditzi

Descrizione: arbusto o raramente alberello alto fino a 5 metri. Foglie composte paripennate con 4/5 paia di foglioline ovato-lanciolate a margine intero. Caratteristiche ed utilizzazioni del legno: il legno, è di fa58 cile lavorazioni. In erboristeria è poco apprezzato per le sue PDF Creator - PDF4Free v2.0

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piccole dimensioni e la facilità con cui marcisce. I suoi rami sono resistenti e flessibili. È un ottimo combustibile che brucia molto facilmente, ma non dura molto. Usi e curiosità: il lentisco è una specie tipica del Mediterraneo, conosciuta ed apprezzata da tutti i popoli. Fin dall’antichità con il suo legno si producevano stuzzicadenti. In oriente alcune popolazioni ottenevano una particolare resina, utilizzata dalle donne come dentifricio per rinforzare le gengive e conservare i denti bianchi. È probabile che il nome “lentiscus” deriva da “dentiscus” per il suo uso. In Ogliastra i contadini ricavavano una resina da incisioni sui rami per dare sollievo alle parti doloranti del corpo. In tutta la Sardegna e in tutto il Mediterraneo, fino ad alcuni decenni fa, dall'ebollizione e spremiture dai frutti si otteneva olio per lampade. I residui della spremitura si davano agli animali da cortile. Durante l'ultima guerra e nei primi anni del dopoguerra la povertà costrinse molta gente ad utilizzare l'olio amaro di lentisco come surrogato dell'olio d'oliva, l’amarognolo dell’olio veniva eliminato friggendovi del pane prima dell’uso.

MALVA

Nome scientifico: Malva. sylvestris. Descrizione: pianta annua, talvolta pelosa, con fusto eretto, ramoso. Foglie cuoriformi- rotonde divise in cinquesette lobi tondeggianti e dentati, Fiori a cinque petali rosei 59

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o violetti con alcune striature di colore più intenso. Frutti piccoli rugosi ed appiattiti. Fioritura: marzo-ottobre Nomi sardi: marma, marmaruzza, marmaredda, (nuorese); narba, narbedda (Sard.merid); narbighedde, narvutza (Sard. Set); marmara (Logudoro),. Usi e curiosità: la malva ha molteplici poteri terapeutici, è una pianta erbacea che si trova molto comunemente in città, in campagna e nei bordi delle strade. Il decotto delle foglie si usa tuttora come ipotensivo (cioè per abbassare la pressione del sangue), depurativo del sangue, disintossicante: con aggiunta di foglie di menta e di sambuco si utilizza nelle febbri dovute a stati influenzali ed a reumatismi. Le foglie di malva, in decotto con vino bianco, sono efficaci nelle bronchiti e faringiti. Cura anche affezioni cutanee, ferite, ustioni e foruncolosi. Nel Nuorese il decotto delle radici viene utilizzato come calmante per i dolori addominali. I frutticini sono commestibili e l’ intera pianta si usa come cibo per i conigli. 60

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L’erbario virtuale della a 2G 3a Parte

ANNO SCOL. 2006-07 61

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