Erbario virtuale della 2G 2006-07 1^parte

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SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO “L. AMAT” SINNAI

L’erbario virtuale della a 2G 1a Parte

ANNO SCOL. 2006-07

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Stampato in proprio giugno 2007 presso la scuola secondaria di 1°grado “L. Amat” Testi e ricerche iconografiche: classe 2aG

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uesto “Erbario Virtuale” che raccoglie le schede su alcune specie vegetali della Sardegna, è uno dei frutti di un percorso didattico iniziato lo scorso anno scolastico 2005-2006 con la attuale 2aG. Si è trattato di un progetto che ha visto interessati, nella guida del lavoro dei ragazzi, innanzi tutto l’insegnante di scienze Gina Locci e, in diversa misura e funzioni, gli insegnanti Alessandra Ardau e Giorgio Cogoni. Nello scorso anno scolastico i ragazzi , dopo le opportune nozioni teoriche apprese nelle ore di scienze, hanno dapprima assistito ad una specifica lezione/presentazione sulla flora e fauna presente nel territorio del Parco naturale dei Sette Fratelli tenuta dall’ispettore del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale Giuseppe Ponti, successivamente hanno partecipato alle iniziative didattiche organizzate nell’arco di un’intera giornata nell’Area marina protetta di Capo Carbonara – Villasimius comprendenti tra l’altro anche un “percorso botanico” a Capo Carbonara in compagnia di alcune guide. Anche in questo anno scolastico, alla classe è stata data l’opportunità di partecipare ad una lezione tenuta dall’esperto del Corpo Forestale che si è completata con un’altra “passeggiata botanica” presso la foresta demaniale di Maidopis conclusasi con la raccolta e la ripresa fotografica di alcune specie vegetali. I “percorsi faunistici” sempre legati all’approfondimento di temi naturalistici e di conoscenza ambientale della Sardegna, sono stati, invece, quelli effettuati al Museo di Scienze Naturali dell’Università di Cagliari e tra i diorami del Museo Naturalistico del Territorio del Consorzio di Sa Corona Arrubia dove è stato possibile visitare anche un’esposizione sulla flora sarda. Con la visita all’Istituto Agrario Duca degli Abruzzi di Elmas si sono concluse le uscite didattiche dedicate questo anno al progetto. Qui i ragazzi hanno potuto conoscere alcune modalità di coltivazione di piante aromatiche e nell’attrezzato laboratorio di scienze dell’istituto hanno osservato al microscopio alcune specie botaniche. Al pari di quanto già avevano visto nella visita al laboratorio di chimica nella Cittadella Universitaria di Monserrato, i ragazzi hanno potuto confrontarsi anche sull’estrazione degli oli essenziali delle 3 piante aromatiche. PDF Creator - PDF4Free v2.0

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Gli obiettivi del progetto sono vari e molteplici, ma dovendoli riassumere in poche parole possiamo affermare che si è trattato di far sviluppare nei ragazzi la conoscenza e la consapevolezza dell’ambiente naturale nei suoi rapporti con l’uomo. Nelle schede compilate dai ragazzi emerge il risultato di piccole ricerche che hanno messo in luce la nomenclatura in lingua sarda delle varie piante e le loro utilizzazioni pratiche, alcune certamente curiose e inaspettate. Nella scheda sull’asfodelo, in campidanese “ ”, ad esempio, viene riportato un tradizionale uso, di cui c’è traccia anche in un romanzo di Grazia Deledda: l'asfodelo insieme al timo e al verbasco era una delle piante magiche che raccolte nella notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno, venivano usate per preparare “ ”, un amuleto contro malocchio e sfortuna. Altro esempio si troverà nella scheda sull’euforbia, in campidanese “ ”, dove si dà conto del significato originario del termine sardo “ ”, il lattice dell’euforbia, infatti, era utilizzato nei corsi d’acqua per stordire i pesci nella pesca di frodo, da qui, per estensione ironica, il significato del termine dialettale indicante uno stato di torpore o svogliatezza. Ovviamente questa attività, è solo uno dei mattoni necessari alla costruzione di una più compiuta coscienza ecologica e culturale, gli altri saranno ottenuti dai ragazzi con l’apprendimento di altri temi nelle varie discipline di studio. La scelta di utilizzare immagini tratte da antichi erbari, reperite grazie ad Internet, piuttosto che impiegare le fotografie scattate dai ragazzi stessi durante le uscite didattiche, è motivata sia da considerazioni di tipo didattico [imparare a cercare immagini appropriate sulla rete, selezionarle, rielaborarle graficamente secondo le necessità] sia tecnico [la resa grafica delle foto nelle nostre stampe è inferiore a quella dei disegni visti i semplici mezzi tecnici di cui disponiamo]. 4

Alessandra Ardau, Giorgio Cogoni, Gina Locci

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Indice Aglio selvatico Agrifoglio Alloro Asfodelo Asparago Assenzio Biancospino Borragine Calendula Canna Cappero Carciofo selvatico Carrubo Castagno Cisto Rosso Cisto Femmina Cisto Marino Corbezzolo Digitale Elicriso Erica Eucalipto Euforbia Ferula Fico Fico d'India PDF Creator - PDF4Free v2.0

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9 10 12 13 14 15 16 18 19 21 23 25 26 28 30 31 32 33 35 36 38 39 40 41 42 44

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Fillirea Finocchio Ginepro comune Ginepro fenicio Ginepro rosso Ginestra di Corsica Ginestra odorosa Iperico Lavanda Leccio Lentisco Malva Menta Mirto Nasturzio Oleandro Olivastro Ortica Quercia da sughero Rosa di San Giovanni Rosmarino Roverella Salice bianco Sambuco Sambuco ebbio Terebinto Valeriana Nota bibliografica

45 46 48 49 50 51 52 53 54 56 57 58 60 61 63 65 66 68 69 70 73 74 75 77 78 80 81 83

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AGLIO SELVATICO

Nome scientifico: Allium triquetrum

Nome sardo: Azzu, frorè coloru, porru de campu, apara Descrizione: pianta bulbosa erbacea non più alta di 30-50 centimetri, con due o tre foglie glabre, carenate, lunghe quasi come lo scapo fiorale che ha sezione triangolare e fiori raccolti in ombrelle terminali in numero di 3-10. I petali sono bianchi con una leggera striatura verde disposti a campana. Il frutto è una capsula. Comune in Sardegna è presente in tutto il bacino del Mediterraneo occidentale. Cresce nei campi e nei prati e nei margini stradali leggermente umidi e ombrosi. Fiorisce tra gennaio e marzo. Usi e curiosità: In cucina è usato per aromatizzare insalate o rendere più saporite le frittate. In erboristeria le parti più usate sono i bulbi che hanno proprietà medicamentose in caso di bronchite, diabete, dissenteria ma ha perso importanza dal punto di vista farmacologico perchè causa problemi digestivi. E’ usato anche dai soggetti che soffrono di ipotensione o che hanno problemi di emorroidi e9 viene PDF Creator - PDF4Free v2.0

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usato crudo come depurativo. In Sardegna abbiamo diverse specie di aglio, da quello comunemente usato in cucina (allium sativum L.) a quelli presenti spontanei nei nostri prati come l’aglio pelosetto e l’ aglio roseo (allium roseum L) dei quali però non si hanno notizie certe di un loro possibile uso terapeutico.

AGRIFOGLIO

Nome scientifico: Ilex aquifolium

Nome sardo: Olostriu, olostiu, olostru Descrizione: le sue dimensioni generalmente non superano i 10 m di altezza anche se sono stati osservati esemplari di 24 m. La chioma è densa, conicopiramidale, il tronco è diritto e affusolato, la corteccia liscia nelle piante giovani e grigia nelle adulte. Le foglie sono semplici e bifacciali, con margini spinosi nelle foglie dei rami più bassi, intere nei rami più alti. La lamina è coriacea e lucida di colore verde brillante. Fiori peduncolati, singoli o riuniti in infiorescenze, i maschili hanno quattro sepali rossicci e quattro stami, i 10 femminili con corolla bianca o rosata e con quattro petali, PDF Creator - PDF4Free v2.0

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il frutto è rappresentato da una piccola drupa globosa od ovale di colore rosso- scarlatto. Usi e curiosità: specie utilizzata soprattutto a a scopo ornamentale. Resistente all’inquinamento atmosferico può essere utilizzata per la formazione di siepi in città. Pianta longeva e di lento accrescimento, possiede un legno omogeneo, facilmente levigabile, chiaro. L’ agrifoglio è un arbusto benefico, secondo la tradizione, temuto dagli spiriti maligni, dalle streghe e dagli iettatori. La tradizione cristiana vede nelle sue foglie dure e con le spine il simbolo della forza e della difesa contro il male e nelle sue bacche la luce del Natale. In passato, alla vigilia del Natale veniva appeso nelle case e nelle stalle per tenere lontani i sortilegi e le malattie. Ancora oggi viene utilizzato per abbellire le case in occasione del Natale. Le bacche sono tossiche per l'uomo ma non per merli e tordi che ne consumano grandi quantità.

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ALLORO

Nome scientifico: Laurus nobilis

Nomi sardi: laru (Lògudoro ); lauru (Nuorese); lau (Campidano) Descrizione: albero o arbusto sempreverde con foglie alterne, verde lucido, coriacee, a margini ondulati. Fiori giallognoli in piccole ombrelle. Frutti in forma di drupe ovoidali. Si trova diffuso sia spontaneo che coltivato. Usi e curiosità: l’alloro fin dall’antichità è stato simbolo della gloria tanto che con rami di alloro venivano incoronati eroi, poeti e atleti greci e romani. In Sardegna si trova allo stato spontaneo ma viene anche coltivato un po' dappertutto. Dalle foglie e dai frutti si estrae un olio usato in ambiente pastorale come antiparassitario. Un infuso di foglie aggiunto all'acqua del bagno ha un'azione rilassante. Per eliminare il mal di pancia si possono bollire per cinque minuti in un quarto di litro d'acqua, la scorza di mezzo limone e tre foglie d'alloro. Le foglie d'alloro vengono largamente usate nella cucina sarda per insaporire gli arrosti, 12 soprattutto anguille, trote e coratella d'agnello. Sempre le PDF Creator - PDF4Free v2.0

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foglie si usano nella conservazione di olive e pomodori secchi.

ASFODELO

Nome scientifico: Asfodelus microcarpus.

Nome Sardo: Tarabucciu (Gallura); irbutu (Nuoro); arvutu (Lodè, Lula); cadrilloni (Campidano). Descrizione: Pianta perenne provvista di numerosi tuberi fusiformi. Foglie basali larghe lineari-lanceolate. Scapo fiorale eretto con fiori, numerosi e ravvicinati, bianco-rosati, marcati da una linea rossiccia nel dorso. Frutto in forma di capsula. Fioritura: febbraio-maggio. Usi e curiosità: l'asfodelo si è potuto espandere in Sardegna in così grande quantità perchè è rifiutato dal bestiame. Le radici, molto ricche di amido, hanno in sapore sgradevole anche se sono commestibili; un tempo era utilizzato nella produzione della colla. Nel romanzo “Cenere” Grazia Deledda racconta che l'asfodelo insieme al timo e al verbasco era una delle piante magiche che raccolte nella notte di San Giovanni tra il 23 e il 24 giugno, venivano usate per preparare “sa rezzetta”, delicato amuleto da tenere a contatto con la pelle contro il malocchio e la sfortuna. 13

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ASPARAGO

Nome scientifico: asparagus acutifolius

Nome sardo: isparau, sparau, sparau crabinu, brodau. Descrizione: pianta rizomatosa con steli che portano pseudofoglie aghiformi corte ed esili chiamate cladodi. I fiori sono delle bacche verdi che a maturazione diventano nerastre. Il suo habitat sono i boschi, la macchia mediterranea, le garighe. Fiorisce tra luglio e settembre. Usi e curiositĂ : molto apprezzati in Sardegna per l'uso culinario che si fa dei fusti giovani chiamati turioni, teneri e commestibili. Si colgono solo quelli piĂš teneri e li si riunisce in mazzetti. Sono ottimi lessati per la preparazione di frittate, torte e i primi piatti oppure come contorno degli arrosti. Si possono conservare sotto vuoto ricoperti di olio extra vergine, dopo una veloce bollitura in acqua e aceto. Dal punto di vista officinale servono le radici che, staccate dai rizomi ed essiccate, usate sotto forma di infuso o di decotto sono un ottimo diuretico, prezioso anche nelle diete 14 dimagranti. PDF Creator - PDF4Free v2.0

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ASSENZIO

Nome scientifico: artemisia arborescens Nome sardo: athenthu, attentu, senzu

Descrizione: Arbusto perenne. Alto fino a 1,5 m con foglie argentate. aromatiche e di sapore amaro. Le foglie sono più volte penatosette, i fiori sono piccoli e gialli con un involucro grigio argento, riuniti in una pannocchia piramidale. Fioritura: aprile- maggio. Usi e curiosità: il suo nome deriva dal greco “artemes” che vuol dire sano proprio in riferimento alle sue proprietà officinali. Le parti usate sono le cime fiorite e le foglie, raccolte da giugno a settembre. Si preparano con esse degli infusi per curare anemia, fegato infiammato, digestione difficile. Con le foglie in decotto si ottengono fumi balsamici da respirare in caso di bronchiti e problemi respiratori in genere. È usato anche per aramotizzare liquori e acquaviti. 15

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BIANCOSPINO

Nome scientifico: crataegus monogynaj

Nome sardo: Kalabrike, Kalabrigu, Kroaxiu Descrizione: arbusto o piccolo albero caducifoglio, molto spinoso, alto fino a 6 metri, con fusto a corteccia compatta, grigio-aranciata, diviso e ramificato dalla base. Rami giovani glabri, scuri. Foglie picciolate a lamina chiara inferiormente, verde chiaro e lucide superiormente, lunghe 3-6 cm, con tre o cinque lobi dentellati. Fiori molto numerosi, riuniti in corimbi semplici o composti. Il frutto è una drupa di 6-9 mm, carnosa, rossa a maturità contenente un unico seme. La fioritura, preceduta dall’emissione delle foglie, avviene ad aprile-maggio. Fruttifica nel mese di ottobrenovembre e spesso i frutti permangono sulla pianta fino alla primavera successiva. Usi e curiosità: il biancospino è utilizzato per formare siepi di delimitazione, da solo o insieme ad altre essenze. Negli ultimi anni si è assistito ad una rivalutazione delle siepi, 16 importanti come zone di rifugio e alimentazioni ritenute PDF Creator - PDF4Free v2.0

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per molti organismi (uccelli, insetti, piccoli mammiferi, anfibi etc). Il legno ha una colorazione bianco giallastro o rossastra, molto compatto e duro ma di difficile lavorazione, può essere utilizzato per lavori al tornio. In erboristeria si utilizzano fiori e frutti che hanno proprietà cardiotoniche e vasodilatatrici. Inoltre, ha proprietà astringenti per pelli grasse e viene usato per curare l’acne giovanile. La corteccia contiene una sostanza colorante gialla. In Barbagia veniva utilizzato dalle “maghe” come fattura: si preparava un pupazzo di sughero annerito alla fiamma, il quale veniva trafitto da aculei di biancospino. A Sadali, per scongiurare il malocchio nei confronti del bestiame, nel recinto adibito alla mungitura, “sa korti”, venivano messi tre rami di biancospino.

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BORRAGINE

Nome scientifico: Borago officinalis.

Nome sardo: limba de boe, limbuda, chiu chiu. Descrizione: piantina non più alta di 50 centimetri, erbacea, molto succosa. Steli pelosi, cilindrici, con foglie crenato - dentate alterne di colore verde – scuro. Fiori stellati, azzurri, riuniti in pannocchia. I frutti sono degli acheni lunghi e stretti all’estremità, chiamati “nucule”. È molto comune nei campi coltivati, negli orti, nei prati in tutta la regione mediterranea. Fioritura: fiorisce in primavera sino alla tarda estate. Usi e curiosità: la borragine è da tempo coltivata per scopi culinari e officinali; le parti usate sono le foglie e le sommità fiorite prelevate nella tarda primavera sino a settembre. Come cataplasma è usata in presenza di problemi respiratori, mal di gola e tosse in quanto ha proprietà emollienti; come infuso ha un’azione depurativa e diuretica per chi ha problemi di fegato e di remi. In 18

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Marmilla gli anziani consigliano di bere ogni tanto un decotto di borragine perchè fa vivere sani a lungo. La borragine viene spesso usata per preparare diverse pietanze, le foglie più tenere vengono consumate in insalata sia crude che cotte e per preparare deliziose frittate. É anche conosciuto l’utilizzo dei fiori per produrre un colorante naturale verde, molto ricercato un tempo dai tintori. Degno di nota è anche il fatto che, per l’alto contenuto di potassio e calcio, la specie può costituire un buon concime, economico, ed ecologicamente sano. In Sardegna è presente anche la specie Borrago pygmaea raro endemismo sardo – corso.

CALENDULA

Nome scientifico: calendula arvensis Nome sardo: Erba pudia, sittsìa messia

Descrizione: pianta erbacea annuale, alta 10-11 cm, con fusto eretto-ascendente, ramoso, con foglie basali lanceolate ricoperte da fine peluria, con odore sgradevole. Le foglie superiori sono alterne, sessili, più o meno pelosette, oblunghe o spatolate, lunghe fino a 8 cm; sono integre o 19 con margine dentato, brevemente acuminate allo apice. I PDF Creator - PDF4Free v2.0

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fiori sono disposti in capolini terminali, larghi 1-2 cm, reclinati dopo la fioritura. Le brattee dell’involucro sono di colore verde pallido, molto raramente aranciate, rossastre o purpuree alla loro sommità. I fiori sono di un vivace colore giallo-oro. In ciascun capolino i frutti di tre forme diverse; gli estremi sono a falcetto, allungati, irti di spine, i mediani possiedono ali laterali, gli interni sono corti e ricurvi ad anello e simili a bruchi. Fiorisce a febbraio-luglio (agosto), con una seconda fioritura autunno-invernale (da settembre in poi). Usi e curiosità: venne chiamata dai Latini Solsequium perché i suoi fiori giallo- arancio seguono il sole; si aprono lentamente sotto l'azione dei raggi solari e si rivolgono verso il sole man mano che questo si alza all'orizzonte. Al tramonto invece si abbassano verso la terra fin quasi a piegarsi. Il nome Calendula deriverebbe dal latino Calende (primo giorno del mese) in quanto fiorisce all'inizio del mese, anche per tutto l'anno se l'inverno non è rigido. Grazie ai suoi principi attivi, la pianta di calendula è antinfiammatoria, antispasmodica, antisettica, lassativa. Le foglie della calendula sono consumate con altre erbe in 20 gli acheni in sottaceto; i petali essiccati servono a insalata; PDF Creator - PDF4Free v2.0

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preparare un aceto aromatico. In tintoria i capolini vengono utilizzati per tingere tessuti (prevalentemente lana e seta) di giallo con sfumature verdi.

CANNA

None scientifico: Arundo donax Nome sardo: canna Descrizione: Pianta perenne dal rizoma rosso tubercoloso. Fusto eretto grosso, sino a due centimetri di diametro, vuoto. Foglie lunghe, linearilanceolate. Pannocchia ampia, violacea, con spighette spesso con peli lunghi. Fioritura: primaveraautunno.

Usi e curiosità: La canna viene utilizzata in Sardegna per creare un tipico strumento musicale sardo: “le launeddas”. Constano di tre canne di diversa lunghezza e diametro. La 21 prima si chiama “tambu” e non ha fori; la seconda PDF Creator - PDF4Free v2.0

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(centrale) è detta “mancosa” e ha cinque fori rettangolari, quattro dei quali vengono coperti dai polpastrelli delle dita; la terza è la più corta, è dotata di cinque piccoli fori di cui solo uno viene lasciato libero e si chiama “mancosedda”; le e tre canne sono legate tra loro da uno spago a ciascuna va poi aggiunto un bocchino “cabizzinu”. Le launeddas sono l’unico strumento musicale polifonico che viene alimentato a fiato continuo. Lo si suona senza interruzione, perciò il fiato necessario lo si deve incamerare in grandi quantità per poter finire la suonata. L’arundo donax viene anche utilizzato per creare la “ benas con corru” , un altro strumento musicale ottenuto utilizzando una zucca , “crocoriga” che funziona come cassa di risonanza e una canna fornita di fori. La canna da sempre è utilizzata per costruire le barche e “is scatteddus”, cestini di varia forma e grandezza utilizzati per il trasporto della paglia, per certe fasi della vinificazione e per usi domestici. Un tempo i bambini “non benestanti” si costruivano i giocattoli con l'aiuto dei loro genitori o dei nonni e uno molto diffuso, era il cavalluccio in canna “ su cuaddu 'e canna” utilizzato dai bambini per cavalcarlo come se fosse vero; le bambine con pezzi di canna, stracci e pezze di stoffa costruivano bambole per giocare “ pippias de tzappulus”. Le canne venivano utilizzate per costruire tettoie, le case campidanesi sono particolari proprio perché alcune stanze e in particolare “ is lollas” avevano la copertura in canna a stuoie 22 tenute da travature in ginepro. PDF Creator - PDF4Free v2.0

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Infine nell’ambiente pastorale e campestre veniva utilizzato per: ricoveri di bestiame, ripari per l’uomo, barriere frangivento per le piante e per recinzioni tra un podere e l'altro. Uso nella medicina popolare: all’interno della canna si trova una membrana usata come emostatico cioè per fermare piccole emorragie In passato era utilizzata come cura per coloro che avevano delle febbri molto alte causate dalla puntura dell’Argia (un ragno dal morso velenoso e talvolta mortale ). Prima di iniziare la terapia si facevano entrare nelle stanze tre donne: una vedova, una nubile e una maritata che facevano un breve saggio di ballo e canto. Il malato doveva indicare con quale di questi saggi aveva sentito più sollievo per poi dare inizio alla terapia con canti modulati dalla voce della donna più adatta. La terapia consisteva nel suonare le launeddas per tre giorni e tre notti nella stanza del “tarantolato”.

CAPPERO

Nome scientifico: capparis spinosa Nome sardo: Tapparas, tàppari, cappuru Descrizione: è una perenne suffrutticosa, cespugliosa, che vive spontanea su rocce e muri PDF Creator - PDF4Free v2.0

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delle coste mediterranee. In Sardegna la si trova localizzata principalmente sui calcari miocenici del Cagliaritano e del Sassarese, dove vegeta spontaneamente e viene coltivata in limitate estensioni; la si trova spesso vecchi muri e case diroccate. Ha delle foglie leggermente carnose, ovali rotondeggianti di colore verde scuro o glauco, alterne, dotate di un breve picciolo, lunghe3-4cm a margine intero, caduche. Alla base delle foglie sono presenti due stipole aculeate, simili a vere e proprie spine. I fiori del Capparis spinosa sbocciano solitari all’ascella delle foglie superiori, profumati e appariscenti, lungamente peduncolati, bianchi o rosati hanno al centro numerosi e lunghi stami purpurei. La fioritura è molto prolungata:da maggio a settembre si formano bottoni floreali ad ogni ascella fogliare. Il frutto è costituito da una bacca ovato-oblunga, prima verde, diventa rossiccia a maturità, deiscente, che contiene numerosi semi reniformi di colore nerastro, immersi in una polpa appiccicosa. Fiorisce da maggio a settembre. Usi e curiosità: i boccioli fiorali e i frutticini giovani conservati sotto sale o aceto, 24 sono molto utili in cucina PDF Creator - PDF4Free v2.0

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per la preparazione di salse e sughi, frittate e pizze, come aromatizzante di selvaggina, pesce e molluschi in salsa e come contorno di antipasti. Un piatto tipico del Campidano è “su conillu a socchittu”; nel Logudoro e nel Campidano si preparava una sorta di insalata (kapponàda) composta di biscotti messi a mollo, acciughe, capperi ed olive, condita con olio ed aceto. Il cappero è coltivato anche a scopo ornamentale per i particolari fiori. E’ usato in erboristeria perché ha proprietà digestive.

CARCIOFO SELVATICO

Nome scientifico: Cynara cardunculus

Nomi sardi: Gureu aresti, garduleu de sartu, cardu gureu. Descrizione: Pianta erbacea perenne con fusto grosso solcato e lanuginoso. Foglie grandi e lungamente lanceolate con spine all’estremità. Fiori in capolini molto evidenti con squame rigide e coriacee. Fiori azzurro-violetti; i frutti sono degli acheni con pappo piumoso. Fioritura tra aprile e agosto. Usi e curiosità: il cardo selvatico e il cuore dell’infiorescenza, il carciofino selvatico o “cugunzola” nel passato, insieme e molti altri frutti spontanei delle campa25 gne, integrava la dieta semplice e frugale della popolazione PDF Creator - PDF4Free v2.0

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della Sardegna. Se ne lessavano le coste in acqua e crusca e si gustavano condite in olio e limone, oppure si utilizzavano per preparare gustose frittelline. Ottimi anche in soffritto di lardo e pancetta. I carciofini, bolliti con acqua diluita con aceto e conservati in olio extravergine d’oliva, aromatizzato con foglie d’alloro, sono un prodotto tipico sardo. Cardi e carciofi selvatici si servono insieme agli antipasti ed erano un appuntamento immancabile delle “picchetteddas”, gli spuntini a base di prodotti agro pastorali sardi (formaggi, salumi, arrosti) che venivano organizzati per le feste patronali. Dal cardo si ricava un ottimo liquore digestivo che insieme al mirto e al limoncello si usano per chiudere il pasto. Proprietà officinali: depurativo e lassativo è indicato per chi soffre di fegato e di valori di colesterolo alto.

CARRUBO

Nome scientifico: Ceratonia siliqua 26

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Nomi sardi: carruba (Sardegna centrale, Campidano), Silimba (Ogliastra). Descrizione: albero alto fino a 15-20 metri, chioma espansa, tronco tozzo e robusto a corteccia liscia, grigiastramarrone. Foglie paripennate con 3-5 paia di foglioline ovali e coriacee. Fiori unisessuali sulla stessa pianta o su piante diverse, oppure fiori bisessuali sulla stessa pianta. Fiori in racemi prima rossastri, poi giallo verdastri. Frutti: appiattiti e coriacei chiamati carrube. Caratteristiche e utilizzazioni del legno: il carrubo è un albero a crescita lenta e molto longevo. Il suo legno, apprezzato per il colore rosato, era utilizzato per la sua durezza e resistenza per la costruzione dei carri. Usi e curiosità: i suoi frutti (carrube) sono ricchi di zuccheri e per questo motivo il carrubo veniva coltivato in Sardegna per l’alimentazione del bestiame e, in tempi di povertà, anche dell’uomo e per l’estrazione di alcool. Dalle carrube infatti si ricava anche una gustosa acquavite. Passando a tempi ancora più antichi pare che le carrube27 siano PDF Creator - PDF4Free v2.0

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le “locuste” di cui si nutrì San Giovanni Battista nel deserto. I semi chiamati “carati” per i loro peso quasi costante venivano utilizzati dai Greci per pesare l’oro. I semi contengono delle sostanze utilizzate per fabbricare la carta e nella concia delle pelli. I frutti decotti sono lassativi e la polpa del seme ha azione espettorante.

CASTAGNO

Nome scientifico: Castanea sativa.

Nome sardo: Kastanza, ‘astanza, ‘astangia. Descrizione: albero di grandi dimensioni, alto fino a 30 m; fusto con corteccia fessurata longitudinalmente. Foglie grandi, lanceolate, a margine seghettato con robuste nervature. Fiori maschili in racemi eretti, fiori femminili poco evidenti, in gruppi di 1-4 e situati alla base delle infiorescenze maschili. Frutto spinoso ( 5-9 cm di diametro), deiscente a maturità, con 1-3 acheni (castagne) di colore marrone scuro. Caratteristiche ed utilizzo del legno: il legno del castagno, elastico, semiduro, poco pesante e di durata piuttosto lunga in condizioni favorevoli; presenta l’alburno poco sviluppato, sottile, di colore bianco, bianco giallastro grigiastro e il duramen bruno. Possiede elevato pregio tecnologico ed è utilizzato per infissi, mobili, pali telegrafici, botti, travi, 28

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ebanisteria e oggetti artigianali. La corteccia possiede un forte contenuto di sostanze tecniche. Usi e curiosità: l’ampia diffusione del castagno ad opera dell’uomo fin dall’antichità, testimonia l’importanza che ha avuto sia per l’alimentazione, sia per la costruzione di mobili e utensili di vario genere. Il castagno ha costituito per i paesi montani del centro Sardegna (Tonara, Desulo, Aritzo, Belvì) una fonte di reddito importantissima. In erboristeria le foglie raccolte prima della fioritura, in infuso caldo si usano contro la pertosse e nelle irritazioni bronchiali. La corteccia ed il legname non buono per falegnameria, perché cipollato o rovinato all’interno del tronco, vengono ancora utilizzati per la concia delle pelli per il contenuto tannico.

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ANNO SCOL. 2006-07 30

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