Monumenti Aperti: Chiesa di S. Barbara a Sinnai (CA)

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Monumenti Aperti ottobre 2010

Lavoro curato dalla classe 2°F Scuola Secondaria Statale di1° grado “Luigi Amat” Sinnai (CA) Anno Scolastico 2010-2011


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Introduzione

Lo studio che abbiamo condotto sulla Chiesa parrocchiale della nostra Città è stato preparato in occasione della manifestazione monumenti aperti , promosso dal Comune di Sinnai. Prima di iniziare il lavoro, i nostri sguardi avevano visto tante volte la Chiesa parrocchiale, ma senza mai soffermarsi ad osservare con attenzione i particolari , a coglierne gli aspetti caratteristici, l’arte e la storia che vi sono testimoniate.

Per noi è stata una scoperta affascinante ed allo stesso tempo coinvolgente capire quanto fosse stata importante la nostra Chiesa. Questa consapevolezza ci ha riempito di entusiasmo nel proseguire il lavoro di ricerca e approfondimento , attraverso varie

visite alla Chiesa e mediante la lettura di testi scritti sul

monumento. Questa esperienza è stata molto significativa perché abbiamo imparato ad osservare in modo nuovo il Patrimonio storico- artistico presente sul nostro territorio , ad apprezzarne il suo valore in quanto testimonianza del nostro passato. Abbiamo infine capito che è compito di tutta la comunità e quindi anche nostro tutelare e curare tale patrimonio per conservarlo nel tempo e poterlo così trasmettere alle generazioni future .

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Premessa L’ attuale struttura della Chiesa di Santa Barbara risale alla seconda metà del 1300, quando la Sardegna si trovava sotto la dominazione aragonese. Nel periodo antecedente tale dominazione, a partire dall’anno Mille circa, troviamo la Sardegna divisa in quattro giudicati, sorti probabilmente per esigenze difensive contro le incursioni degli Arabi che dall’VIII secolo avevano seminato nelle coste dell’isola terrore e distruzione. Ogni giudicato era diviso in “Curatorìe”, amministrate da un “curatore”. Ogni Curatorìa comprendeva un certo numero di villaggi (ville) facenti capo ad una villa maggiore in cui risiedeva il curatore. Questi era un ufficiale di nomina regia, alle dipendenze del sovrano, ed aveva il compito di riscuotere le tasse, sorvegliare i beni pubblici e regolarne l’uso da parte della comunità, inoltre amministrava la giustizia assistito dal suo tribunale. In questo periodo Sinnai apparteneva alla curatoria del Campidano nel giudicato di Cagliari. Tra il XII ed il XIII sec. il potere dei Giudicati andò progressivamente indebolendosi, mentre si andava affermando in Sardegna il predominio economico e politico di potenti famiglie di Genova e Pisa. Sinnai con il giudicato di Cagliari passò sotto il controllo dei Pisani.

Il periodo aragonese (1323 – 1479) La dominazione aragonese in Sardegna iniziò nel 1323 e si affermò definitivamente nel 1478 con la sconfitta del Marchese di Oristano Leonardo Alagon. Nel 1324 Sinnai fu data in feudo a Berengario Carroz ed alla moglie Teresa Gombau de Enteza, cognata dell’Infante Don Alfonso, i quali ebbero anche altre località ( Settimo, Geremeas, Sionis, Salarhius, Sestu, palma, Sennuri, Cepera, Villanova di San Basilio ed il Castello di San Michele). Segossini invece fu data a Pietro di San Clemente. In questa data le due Ville (Segossini e Sinnai) erano vicinissime ma divise, tanto che il re d’Aragona le affidò a due diversi feudatari. Tra i due feudatari ne nacque una controversia, poiché Berengario Carroz non accettava che nei suoi possedimenti vi fosse un altro signore . Questa disputa si concluse a favore del potente Carroz: nella seconda metà del XIV secolo la villa di Segossini si unì a quella di Sinnai, perdendo la sua autonomia, ma conservando il suo nome. A suggellare questa fusione a metà strada tra le due ville fu costruita ( o ingrandita ) la chiesa di Santa Barbara , oggi Parrocchiale di Sinnai. Durante i restauri del 2003, sotto il pavimento è stato ritrovato il basamento di una Chiesa antecedente .

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Periodo spagnolo (1479 - 1713) Nel 1479 la Sardegna passò alla Spagna in seguito al matrimonio tra Ferdinando il Cattolico con Isabella di Castiglia ed alla riunione dei regni di Aragona e Castiglia e vi rimase fino al 1713. In questo periodo la storia di Sinnai è simile a quella di tanti altri villaggi dell’isola, fatta di pressione fiscale, arruolamenti per le guerre interne ed esterne, carestie. A questo si aggiungono le incursioni dei Mori che periodicamente assalivano l’isola per depredarla, seminando terrore non solo nelle zone costiere, ma anche nelle zone interne. Più volte si erano spinti fino a Sinnai, specialmente in occasione delle sagre campestri per attaccare durante la notte le popolazioni indifese. Per questi motivi nel 1613 un bando del vicerè stabilì che fossero disposti dei servizi di guardia sopra i campanili. A difesa dell’isola gli Spagnoli fanno costruire numerose torri costiere di avvistamento, le spese per la costruzione e per il mantenimento delle stesse gravarono ancora una volta sulla popolazione.. “Molti studiosi hanno definito la dominazione spagnola come la più dannosa tra quelle che si avvicendarono in Sardegna : i numerosi privilegi e le gravose tasse fecero precipitare in un grave stato di decadenza l’isola già colpita da continue carestie ed invasioni barbaresche. Tutto ciò portò ad una diminuzione della popolazione che abbandono i villaggi e cerco rifugio nelle città dove la vita era meno difficile” (1). In questo periodo mentre alcune località agricole venivano abbandonate Sinnai e Mara accolsero probabilmente gli abitanti di villaggi abbandonati , poiché le montagne intorno ai due villaggi erano ricche di boschi e chi non possedeva terre poteva andare a raccogliere legna, prendere i frutti del bosco, cacciare piccoli animali, portare al pascolo qualche pecora. In questo periodo a Sinnai si diffuse l’allevamento allo stato brado che rafforzò il potere degli allevatori o “principales”.

Dalla Spagna ai Savoia ( 1714 - 1861) Morto Carlo II di Spagna nel 1700 senza eredi, si aprì una controversia per la successione tra Francia e l’Impero austriaco (La guerra di successione ) che si protrasse fino al 1714 . La Sardegna subì le conseguenze di tale guerra, passando nel giro di pochi anni dall’uno all’altro dei contendenti Nel 1713-14, con i trattati di Utrecht e di Rastadt, la guerra di successione spagnola ebbe termine col riconoscimento di Filippo V come re di Spagna, ma col passaggio all’Austria di gran parte dei possedimenti spagnoli , compresa la Sardegna. Nel 1717 Filippo V di Spagna tentò di riprendersi la Sardegna. Nell’agosto una grossa Armata al comando del Marchese di Leyda sbarcava nel golfo di Quartu S.Elena e dopo un mese di assedio si impadroniva di Cagliari. In breve tutta la Sardegna era nuovamente spagnola. Il colpo audace richiamò nuovamente sulla Spagna la guerra dell’impero austriaco e dell’Inghilterra e col trattato di Londra del 2 agosto 1718 la Sardegna veniva ceduta a Vittorio Amedeo II di Savoia che acquistò il titolo di “ re di Sardegna” in cambio però dovette rinunciare alla Sicilia che venne assegnata all’Austria . 5


Ebbe così inizio il lungo periodo di governo piemontese sulla Sardegna che si protrarrà fino al 1861, quando l’isola entrerà a far parte del nuovo Regno d’Italia Durante l’invasione spagnola del 1717 molti cagliaritani sfollarono a Sinnai. L’Arcivescovo di Cagliari , Mons. Bernardo Carinena, ultimo arcivescovo spagnolo, durante la guerra, provvide a mettere in salvo le monache di clausura, ordinando alle Cappuccine di portarsi a Sinnai Le religiose il 10 agosto 1717, alle ore 6 della sera, su carri malconci si misero in viaggio, arrivando a Sinnai dopo otto ore di cammino. Qui giunte, non essendovi altro albergo,furono allogiate nella chiesa parrocchiale; le religiose occuparono il coro e la sacrestia, l’altro personale del Monastero occuparono la navata; per tutti fu letto la terra nuda. Le suore Cappuccine lasciarono Sinnai il 3 ottobre, alla vigilia della festa del loro Santo Patrono San Francesco. Durante quel periodo (7settembre 1717 ) nacque e fu battezzato da genitori cagliaritani sfollati a Sinnai, Giuseppe Stanislao Concas, che divenne uno dei più illustri vescovi della Diocesi di Bosa. ( Morirà a Scano Montiferro, nel 1762 per una caduta da cavallo). Il 7 novembre 1795 muore in Sinnai il Marchese Don Giovanni Maria Vivaldi Pasqua Castelvì. La moglie Maria Zatrillas, marchesa di Villa Clara, gli eresse un monumento nella Cappella del Rosario della Chiesa parrocchiale. Il 21 giugno1796: nasce a Sinnai il Cardinale Luigi Amat, morto in Roma , Decano del Sacro Collegio dei Cardinali 1l 30 marzo 1878.

NOTE: (1) Da “ Il paese di Sinnai tra passato e futuro” lavoro a cura della scuola media L. Amat a Sinnai

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1.Premessa È dedicata a Santa Barbara, Vergine e martire di Nicodemia; Patrona del paese e titolare della Parrocchia . I Patroni secondari ( compatroni) sono S. Antioco e i Santi Cosma e Damiano. La Chiesa fu consacrata il 3 dicembre 1931 dall’Arcivescovo di Cagliari Mons. Ernesto Maria Piovella che racchiuse nel sepolcreto della mensa dell’Altare maggiore le reliquie dei Santi Giustino e Celestino.

2. La costruzione Non si conosce la data esatta in cui vennero conclusi i lavori per la costruzione della Parrocchia. Sappiamo con certezza che nel 1586 la Chiesa esisteva già. Le prime notizie le troviamo negli Atti di visita dell’Arcivescovo di Cagliari, Alonso Lasso Seleno, conservati nella Curia Arcivescovile di Cagliari.

3. La Chiesa - lo stile La Chiesa è di stile gotico- aragonese, ma nel corso dei secoli successivi vi sono stati, rispetto all’impianto originale, aggiunte e rifacimenti con altri stili.

4. La pianta Oggi la chiesa ha una forma a croce latina ed è costituita da una navata centrale , due transetti,13cappelle.

Nota:La pianta è stata tratta da “Sinnai,Storia Arte Documenti” a cura di Silvia Ledda. 7


5. La pianta originaria Intorno al 1568, la Chiesa era molto più corta dell’attuale. Doveva essere a navata unica , con Presbiterio a pianta quadrata Era costituita da un’unica navata rettangolare, con volta a botte spezzata, sorretta da sottarchi ogivali, terminava con la Capilla Mayor, più bassa e stretta dell’aula. Addossati alle pareti laterali vi erano degli altaroli. Nel lato destro vi era la Cappella delle Anime del Purgatorio, sottostante il campanile. Presumibilmente nella prima metà del XVII sec. ( 1600) furono costruite altre tre cappelle: 2 alla destra di chi entra: - la cappella dedicata alla Vergine del Carmine, ( risulta costruita tra il 1632-37) - la cappella dell’Assunta nel lato sinistro si trovava la cappella di Santa Irene. Queste quattro Cappelle conservano tutte le strutture in stile gotico- aragonese La cappella dell’Assunta e la cappella di Santa Irene, costruite in prossimità della Cappilla Mayor costituivano il Presbiterio Mancavano tutte le cappellette del lato sinistro, il transetto con le cappelle del Cristo e del Rosario ed il coro con il Presbiterio. La Chiesa aveva il suo campanile a torre. Sotto il pavimento fu scavata la cripta-ossario che è venuta alla luce nel 1959.

6.a. Gli ampliamenti del 1600 Durante il 1600 la Chiesa venne ampliata. -Fu costruito il transetto e l’abside ricoperti di volta a botte, fu innalzata la cupola che porta la data del 1641, nello stesso secolo fu sistemata la navata con l’arco trionfale ornato di fiori di forme svariate. Probabilmente fu demolita la volta in legno e fu costruita l’attuale volta a sesto acuto frammezzata da cinque archi in stile lombardo.

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6.b.Gli ampliamenti del XVIII SEC. ( 1700) Nel XVIII SEC furono aggiunte le altre cappelle a sinistra di chi entra. Nel 1870 fu costruita la cappella del Fonte Battesimale Delle antiche cappelle dell’Assunta e di Santa Irene rimane soltanto l’arco d’accesso a sesto acuto, poiché successivamente ampliate e modificate, furono trasformate in un transetto con volta a botte impostata su cornice modanata.

7. La facciata L’antica facciata è stata modificata nella seconda metà dell’Ottocento secondo canoni neoclassici: è divisa in scomparti da 4 lesene e coronata da un frontespizio triangolare e sagomato. Nel 1962 l’Amministrazione comunale ha rivestito di travertino bicolore tutta la facciata e parte del campanile; nel frontespizio è stata collocata una statua di Santa Barbara. L’ opera abbellisce molto la chiesa ed il sagrato .

8 Il Portale Si entra in chiesa attraverso un grande portone nuovo, fatto dal falegname Salvatore Pistoia nel 1959. Presenta pannelli istoriati Il vecchio portone non serviva più, era stato costruito nel 1757 dal falegname Giovanni Mura e rinnovato nel 1870 da Daniele Murroni. Particolare istoriato nel portone

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9. Il Campanile La parrocchia ha un solo campanile alto 25 m. Per ben 3 volte i Sinnaesi hanno dovuto ricostruire il loro campanile Non sappiamo quando sia stato eretto per la prima volta, ma nel 1586 esisteva già. Nel 1796 veniva costruito per la seconda volta ( fu sopraelevato e dotato di una cupola tardobarocca). Ma dopo appena 66 anni il campanile crollava ( evidentemente la nuova struttura non era solida). Nel 1862 in piena notte tutta la parte superiore di essa, dalle campane alla cupola, cadeva senza causare, fortunatamente, vittime. Passarono sette anni prima che i Sinnaesi potessero ricostruire per la terza volta il campanile, la nuova costruzione fu collaudata il 22 settembre del 1870. Per procurare i fondi necessari fu venduta l’argenteria della Chiesa ( 18 candelieri dell’Altare maggiore, le lampade del Presbiterio, e le tre Carte-Gloria). Si incaricò di venderla in Francia il francese Benvenuto Dol, che risiedeva a Sinnai. I lavori di ricostruzione iniziarono il 26 settembre 1869. Tutti i Sinnaesi contribuirono con offerte e con il trasporto di 66 carri di pietra e lo stesso Benvenuto Dol coprì il disavanzo di lire 4.340

10. Le Campane Nel 1586, nella sua visita pastorale, Monsignor Lasso Sedeno si lamentava che sul Campanile non c’ erano campane. Ma ben presto i Sinnaesi poterono collocare nel loro campanile le armoniose campane. Nel 1601 fu inaugurata la campana, detta di Gesù Cristo, fusa dal maestro Giordano di Napoli. Sei anni dopo, nel 1607, fu collocata la seconda campana,dedicata a S. Barbara . Anche la 3^ campana è dedicata a S. Barbara .Venne fusa nel 1730 . La 4^ campana è anch’essa del 1730 e fu dedicata alla Madonna del Carmine. Quest’ultime due campane furono rifuse nel 1955 dalla ditta Francesco de Poli di Vittorio Veneto ( Treviso) Le nuove campane portano delle iscrizioni in latino, la campana di Santa Barbara pesa Kg 200, quella del Carmine Kg. 55.

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1^ Cappella a destra:

LA CAPPELLA DELLE ANIME ( LA PIÙ ANTICA)

La Cappella delle Anime sino al 1599 era l’unica cappella esistente. Oggi conserva intatte le linee architettoniche della costruzione antica della Chiesa. Ha una struttura con la volta a crociera semplice ed è a pianta quadrata. L’ arcata di ingresso è molto bassa a tutto sesto modanato a tori, gole e listelli e appoggia su capitelli decorati con sculture di foglie. Le nervature della volta poggiano su peducci, che sono composti da fogliame e una piramide rovesciata. È la più antica ed è molto buia. Anticamente in questa cappella c’era una porta “exida” funzionale ai riti della settimana santa, ospitava inoltre il cosiddetto “Calvario” le croci, di Gesù, del buon ladrone e del Peduccio composto da fogliame e da una piramide rovesciata cattivo ladrone; per terra c’era un gruppo di statue in legno del “Compianto” ( raffiguravano Cristo deposto, Maria Vergine, San Giovanni, le tre Marie, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo). Oggi la cappella è dedicata alla Madonna di Loreto la cui statua è stata portata dai pellegrini sinnaesi a Loreto.

2^ Cappella a destra: Cappella di Sant’Anna Fu edificata nel 1963 in una nicchia - posta tra la Cappella delle Anime e la porta di accesso al Campanile - che ospitava fin dal 1700 un gruppo scultoreo in legno raffigurante la Visitazione. Nel 1963 la nicchia venne demolita e al suo posto fu edificata la piccola Cappella di Sant’Anna)

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3^ Cappella a destra: Cappella di San Francesco d’Assisi La seconda cappella, oggi divenuta la terza seguendo il nuovo ordine, è di minuscole proporzioni ed era dedicata alla Madonna di Bonaria. I Sinnaesi hanno sempre avuto una grande devozione alla Madonna dei Sardi, ancora oggi come nell’antichità, in occasione della festa mariana si fa il pellegrinaggio fino al Santuario a Cagliari. Nella parete a destra in una nicchia, ora scomparsa, si conservava la statua di Gesù Morto, che veniva portata in processione nel Venerdì Santo La statua di Gesù morto veniva usata per la Sacra Rappresentazione della Deposizione, detta “Su Scravamentu”, che dalla fine del secolo scorso non si fa più, in quanto venne vietata da Monsignore Berchialla, Arcivescovo di Cagliari . Nel 1977 il parroco Fais l’ha dedicato a San Francesco d’Assisi, Patrono dell’Italia, con una semplice statua del Santo.

4^ Cappella a destra:

La cappella del Carmine

La 4° cappella a destra è dedicata alla Vergine del Carmine . È di stile aragonese. Risulta costruita tra il 1632-1637 presenta un arco ogivale modanato a tori, gole e listelli, impostato su alto basamento e fasciato da pseudo capitelli, decorati da elementi fitomorfi; decorazioni fogliacee adornano anche i peducci, dai quali hanno origine i costoloni della volta a crociera, la cui gemma centrale reca scolpita in bassorilievo una Madonna con bambino entro una ghirlanda floreale. In questa cappella si venera la statuetta settecentesca della Vergine SS.ma del Carmelo, di autore sardo sconosciuto Il tronetto che custodisce la statua è di onice del Marocco. Tutto l’altare è un blocco di marmo botticino e in Foto n.1 botticino e porfido è il pavimento. I sei candelabri con la Croce sono di bronzo patinato ( come le porte del Paradiso del Battistero di Firenze del Ghiberti), sono opera finissima del celebre prof. Nichelassi di Firenze; dello stesso Nichelassi è la porticina del ciborio in bronzo cesellato e dorato. La cancellata è in ferro battuto (ricorda le griglie della tomba di Francesco d’Assisi) ed è opera di un abile artigiano cagliaritano Antonio Sarais.

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Una tenua luce piove da una finestrina goticizzante con vetri opalescenti di Boemia, tipo alabastro. L’antica cappella nel 1955 è stata artisticamente affrescata e arricchita di marmi dalla munificenza del concittadino Angelo Manca.. Nelle pareti laterali ci sono due affreschi di metri 4.40 per 3.30 ciascuno opera della professoressa Gina Baldacchini di Perugia ( pittrice di larga fama per i suoi affreschi fatti ad Assisi, nel Santuario di Bonaria e nella Chiesa della Santissima Annunziata a Cagliari ed a Cabras) L’affresco a destra di chi guarda, riproduce la visione di Elia sul monte Carmelo un’iscrizione latina spiega il significato del dipinto:”In monte Carmelo Elias ascendentem nebulam Virginis typo insignem conspexit” L’affresco a sinistra riproduce l’apparizione della Vergine del Carmelo all’inglese Simeone Stoch. Alla base si legge: “BEATA MARIA VIRGO DE MONTE CARMELO SACRAM VESTEM FOEDUS PACIS ET PACTI AETERNI B.SIMONI PRAEBUIT” Il donatore, Angelo Manca, ha voluto consacrare i munifico dono in memoria dello zio materno, Sacerdote Severino Asuni, come appare dall’iscrizione collocata sul paliotto dell’altare: “AD HONOREM B.MARIAE VIRGINIS DE MONTE CARMELO, IN MEMORIAM SEVERINI ASUNI SACERDOTIS.- ANGELUS Manca NEPOS GRATI ANIMI CAUSA FECITA.D. MCMLV”. La benedizione della Cappella rimessa a nuovo fu impartita il 24 luglio 1955 da Mons. Paolo Botto, Arcivescovo di Cagliari.

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La 5^ cappella a destra: LA CAPPELLA DELL’ASSUNTA. Oggi è dedicata AL SACRO CUORE DI GESÙ Foto n .2

Presumibilmente nella prima metà del 1600 furono costruite oltre alla 4^ anche la 5^ cappella a destra e la 6^ a sinistra. Mentre

la 4° cappella conserva l’impianto originario,

delle altre due rimane solo l’arco d’accesso a sesto acuto, poiché successivamente ampliate e modificate , furono trasformate in un transetto, con volta a botte su cornice modanata. Nei primi decenni del secolo XVIII

( 1700) furono

Cappella dell’Assunta

restaurate e dotate di nuovi arredi. La 5^ Cappella era detta dell’Assunta, oggi invece è dedicata al Sacro Cuore di Gesù. L’altare, sebbene in marmo, risulta assai povero; fu costruito nel 1934 con una statua molto semplice per interessamento del Vicario Paderi. Questa è stata sostituita dal Parroco Fais nel 1978 con un’altra in legno pregiato di Ortisei. Sotto l’Altare in un urna, vi era la statua della Vergine Assunta in atteggiamento di Dormiente, donata nel 1785 dal vicario Giovanni Battista Agus

alla Parrocchia, unitamente ad una

Lettiera, finemente lavorata, disposti agli angoli vi erano quattro angeli in legno dorato, di splendida fattura. Oggi quest’arredo non è più esistente, la lettiera è stata sostituita da una teca del secolo scorso. Di probabile importazione napoletana, l’Assunta è raffigurata dormiente, secondo un’iconografia di origine bizantina che in Sardegna resiste fino al tardo Ottocento

Altare dedicato al Sacro Cuore di Gesù. Nella foto vediamo la teca vuota, in quanto la statua della Vergine Assunta in atteggiamento di Dormiente al momento è in restauro.

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La 6^ cappella a destra:

Transetto del Santo Cristo Si accede al transetto attraverso una grande arcata. L’altare in legno, intagliato e policromato in stile barocco, è molto fastoso e caratteristico per le sue nicchie, statue e dipinti.È uno dei manufatti più importanti della Chiesa L’altare è diviso in tre scomparti da due colonne tortili, desinenti in capitelli che sorreggono la trabeazione. Nei tre scomparti sono aperte tre nicchie e in ognuna di esse è contenuta una statua in legno policromato. Nella prima sta il Redentore in atto di benedire, con manto e veste a dorature diverse. È alta m.1,55 ed è in buono stato. Nella nicchia centrale sta un magnifico Crocefisso di m. 1,75 per 1,50 di sapientissima modulazione e squisita espressione. Il Crocefisso è un lavoro raffinato di rara bellezza; è stato attribuito allo scultore di Senorbì Giuseppe Antonio Lonis, che lo Foto n.3 avrebbe realizzato su disegno dello Scaleta. Dietro il Crocefisso possiamo ammirare una tela in cui sono raffigurate la Vergine e San Giovanni Anche questa opera è di un pittore ignoto del secolo XVIII. Nella terza nicchia sta la statua di S. Elena, alta metri 1,55 La due statue di S. Elena e del Redentore sono di ignoti artisti del sec. XVII L’Altare è coronato da un fastigio con volute ed Angeli. Al centro si ammira un dipinto in cui è raffigurato l’Eterno Padre. Tutto il Casamento fu costruito da artigiani locali nel 1764. Altare del Santo Cristo: nicchia centrale

la pavimentazione in marmo di questo transetto fu fatta dalla nobile famiglia Bartoli-Serreli nel luglio del 1937 a ricordo del Nobile Alessandro Bartoli.

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12. Il pulpito barocco in marmi policromi È in marmo policromo di grande effetto, ammirato in ogni tempo. Fu costruito nel 1763 dal marmista Domenico Andrea Spazzi di Cagliari.

Fu realizzato secondo la committenza: marmo bianco fine e ben levigato, broccatello di Spagna e diaspro di Palermo intarsiato di verde. Gli ornamenti: cherubini con le ali dorate con oro zecchino , al centro del pannello centrale del parapetto, uno scudo in marmo bianco, campeggiato su fondo oro dalla bianca immagine in bassorilievo di Santa Barbara, con a fianco la tradizionale torre e recante la palma del martirio, in marmo verde percorso da fili d’oro. Al pulpito è legata una storia: nella seconda metà del 1700 morì sul pulpito il Cappuccino Padre Felice Antonio, Predicatore del quaresimale. In quello stesso momento Sant’Ignazio da Laconi, nel Convento di Sant’Antonio in Cagliari disse ai suoi confratelli “Andaus, andiamo, bisogna pregare per l’anima di Padre Felice Antonio che è entrata ora in Purgatorio: bisogna liberarla, preghiamo”. Nel 1959 il vicario Axeddu modificò la sistemazione originaria del pulpito, spostandolo vicino al Presbiterio, ed al suo posto venne costruita una grotta dedicata alla Madonna di Lourdes con la statua dell’Immacolata, portata dalla Francia da Dol. Don Abis , nominato parroco, ha riportato il pulpito là , dov’era in origine, dopo aver chiesto l’autorizzazione di rimuovere la grotta alla famiglia Dol. La statua della Madonna di Lourdes è stata ricollocata nella sua nicchia, che nel periodo in cui c’era la grotta era stata chiusa.

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11. Le Cappelle a sinistra La statua della Vergine Immacolata Situata alla sinistra dell’ingresso possiamo ammirare una bella statua in marmo; è alta cm 75, ed è opera di un maestro sconosciuto del 1600 o 1700. Riproduce la Vergine Immacolata , avvolta in un ampio svolazzante manto che le scende dal capo fino ai piedi. É stata acquisita nell’Ottocento, ed è l’unica statua in marmo, dono di Benvenuto Dol. L’opera è improntata a modelli del barocchetto ligure.

1^ Cappella a sinistra: Cappella del Battistero Il fonte battesimale, eseguito nel 1698, sostituì il vecchio fonte È modellato in marmo policromo molto bello, con decori a girali fitomorfi. Riporta lo stemma del Canonico Tarragona prebendato di Sinnai ( un cinghiale fasciato d’argento entro uno scudo spaccato). In origine il Fonte Battesimale era addossato al muro esterno della Chiesa e protetto da un cancello di ferro, sistemato nel 1711. Nel 1964 il vicario Axeddu ha rimosso l’edicola di marmo che proteggeva la vasca ed ha collocato sulla parete di fronte una statua lignea di Gesù Risorto in legno di Ortisei. La Cappella fu costruita ( 2 secoli dopo rispetto al fonte Battesimale) nel Fonte battesimale e 1870 per interessamento di mussu statua di Gesù Risorto Dol ( Monsieur Dol) Foto n. 4

Foto n. 5

Particolare del Battistero: decori fitomorfi

Qui furono battezzati il Cardinale Luigi Amat di San Filippo e Stanislao Concas , Vescovo di Bosa. In questa Cappella, ancora Sant’Ignazio, compì uno strepitoso miracolo riferito da tutti i suoi biografi.

Particolare del Battistero: stemma del Canonico Tarragona

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2^cappella a sinistra Cappella dedicata Madonna di Bonaria

alla

Questa seconda cappella era dedicata anticamente a San Michele e veniva chiamata la cappella del Santo Angelo. Costruita intorno al 1740 Nel 1959 venne rimessa a nuovo e nel 1977 il parroco Fais la dedicava alla Madonna di Bonaria, qui è stato portato

l’altare

con

il

pregevole

paliotto in legno che faceva parte forse dell’Altare della Madonna del Rosario. Il

pezzo

è

veramente

raro

per

l’originalità e per il finissimo gusto che la decorazione rivela. L’oro rosso e l’oro giallo, si alternano col

nero

dando

luogo

ad

una

policromia di pieno gusto. Il paliotto faceva parte di un grande Altare, oggi smembrato, esistente nel medesimo luogo dell’Altare del Rosario. Non si conosce l’autore, ma è da attribuirsi ad artigiani locali del 1600. Il motivo è di ispirazione spagnola ed è condotto con quel senso di orrore del vuoto, proprio di alcuni decoratori sardi influenzati da indiretti insegnanti moreschi

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3^cappella a sinistra

Cappella dei Santi Cosma e Damiano La cappella fino alla metà del 1700 era dedicata a Sant’ Antioco, Patrono secondario della Parrocchia. A metà del 1700 un certo Luca Pisu si incaricò di collocare i Santi Cosma e Damiano in due nuove nicchie perché la chiesetta campestre, dedicata ai due Santi ,era fatiscente. Più tardi la statua di sant’Antioco venne rimossa e portata alla chiesetta di Santa Vittoria ed i due Santi sono rimasti titolari della Cappella. Nel 1952 questa Cappella fu rinnovata e decorata di marmi e travertino da due fratelli sinnaesi, il Prof. Dott. Alfonso Guglielmo Ligas, primario di Chirurgia all’Ospedale Civile di Cagliari e Dottor Massimo Ligas, veterinario condotto di Sinnai. Le due statue, poste su piedistalli in marmo, sono in legno policromo, damaschinate, molto antiche, risalenti al 1500-1600 Un recente restauro, fatto fare da don Abis, ha rimosso la patina dorata da cui erano state ricoperte, riportando le statue alle loro fattezze originali. Purtroppo possiamo vedere che in alcune parti risultano consunte, il danneggiamento è da attribuirsi ai fedeli che in segno di devozione hanno l’abitudine di toccare le statue. Il culto dei due santi medici di origine bizantina, si è diffuso in tutto l’Occidente cristiano e si è radicato anche in Sardegna, dove

ne

dipinti, Venivano

restano statue

e

numerosi cappelle.

invocati

come

intercessori, insieme a San Sebastiano e San Rocco, in occasione di gravi malattie e soprattutto di pestilenze.

Particolare: Statue dei Santi Cosma e Damiano

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4^ Cappella a sinistra

San Giovanni Bosco Era dedicata alla Purissima, ora è dedicata a San Giovanni Bosco ( dal 1959). La Cappella ha un vano quadrato e la volta “a botte” presenta una finestrella semicircolare vetrata.. Nel 1978 in occasione delle loro nozze d’argento, i coniugi Augusto ed Ofelia Anedda hanno sistemato la Cappella su progetto dell’Architetto Augusto Garau, approvato dalla Sovrintendenza ai monumenti ed alle Gallerie di Cagliari. È stato realizzato: - un altare in granito “rosa naturale”, sopra la Mensa vi è il dado di supporto in granito dove è collocata la statua di Don Bosco. - a sinistra dell’Altare, sollevata come in una nube, troneggia dall’alto la figura di Maria Ausiliatrice, la Madonna di Don Bosco. - nella sistemazione d’insieme si vuole coinvolgere il visitatore in preghiera , attraverso gli sguardi di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice in movimento contrapposto. - sullo specchio frontale della Mensa emerge una scanalatura che riproduce alla base la croce stilizzata. Il pavimento è in marmo molto elegante:bassofondo in marmo bardiglio scuro con biancone di Tirreno. Una semplice iscrizione a ricordo dell’opera: “ A MARIA AUSILIATRICE E A DON BOSCO SANTO CON FILIALE DEVOZIONE - AUGUSTO ED OFELIA ANEDDA – 1978” La Cappella, sistemata ex-novo, è stata inaugurata e benedetta il 24 maggio 1978 con una funzione mariana. Nella cappella sono presenti alcune statue di recente costruzione - San Raimondo non nato ( secondo la tradizione è nato dopo la morte della madre)

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5^ Cappella a sinistra

San Giuseppe Questa Cappella originariamente era Francesco

dedicata a San

d’Assisi , ora è dedicata a San Giuseppe,

patrono dei lavoratori. Anche questa Cappella è stata sistemata recentemente, circa trent’anni fa: - nel 1977 le sorelle Moi Viscoso hanno realizzato l’altare in travertino, con linee moderne, sormontato dalla statuina del Santo .

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6^ Cappella a sinistra

Cappella di Sant’Irene È detta la Cappella di Sant’Irene ed è più grande delle precedenti, contiene l’ingresso secondario della Chiesa. Edificata nella prima metà del 1600, venne in seguito modificata e trasformata in transetto con volta a botte, dell’impianto originario conserva l’arco d’accesso a sesto acuto Oggi

come si vede nella foto è in

ristrutturazione . Nella nicchia centrale dell’Altare di legno intarsiato vi era la Vergine della Mercede . Nella ricorrenza della festa della Mercede a Sinnai si poteva avere l’Indulgenza Plenaria per speciale concessione del Papa Pio VI. La statua della Mercede è stata poi rimossa ed al suo posto vi è stata sistemata la moderna statua della Vergine Assunta, in legno di Ortisei. Dalle descrizioni riportate nel testo di Cesare Perra “STORIA DI SINNAI DALLE ORIGINI AL 1960” abbiamo appreso che in questa Cappella vi è un bellissimo dipinto ad olio su tavola, che riproduce l’Incoronazione della Vergine . Il dipinto misura m. 1,45 *2, 60, risale alla prima metà del 1600. Opera di un pittore sardo sconosciuto, risente del doppio influsso italiano e spagnolo. In una nicchia dell’altare centrale vi era la statua di Santa Irene, che diede il nome alla Cappella, da tempo rimossa e sostituita con la statua di San Sebastiano. Qui vi era inoltre un prezioso quadro del XVI sec, raffigurante San Sebastiano. Questo fu spostato nel Battistero, dove per incuria andò in rovina, si è salvato solo un frammento, in cui è raffigurato il Martire. Attualmente tale frammento,

raccolto in una cornice ovale, è

conservato nella Sagrestia .

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7^ Cappella a sinistra

Transetto del Rosario Una porta ed un grande arco mettono in comunicazione la cappella di Santa Irene col Transetto del Rosario, che è stato restaurato nel 1900 dal Vicario Antonio Meloni, come appare dalla lapide murata vicino all’Altare

Foto n. 6

“ ANNO DEL SIGNORE 1900 REGNANDO NELLA CHIESA DI GESÙ CRISTO IL SAPIENTISSIMO LEONE XIII E REGGENDO L’ARCHIDIOCESI DI CAGLIARI MONS. PAOLO MARIA SERCI IL SAC.TE MELONI CINUS ANTONIO FECE A SPESE SUE QUESTO ALTARE DEDICATO ALLA SS. VERGINE DEL ROSARIO”

Il Parroco dottor Pisano, nel 1968 ha realizzato una apertura che unisce direttamente la Cappella del Rosario alla stanza, detta del Tesoro, da questa si passa direttamente al Coro, dove ora si ricevono le Confessioni degli uomini . Una nicchia è dedicata alla Sacra famiglia, scultura in legno del 1700, Nell’Altare, fino al 1977, vi era il paliotto in legno inciso, dorato e policromato, che ora si trova nella Cappella di Nostra Signora di Bonaria. Nella nicchia centrale dell’Altare si trova una statua policromata in legno della Vergine del Rosario, alta un metro e mezzo. La statua , di una rigidità quasi trecentesca, si svela come prodotto di artista sardo del XVI sec. ,per la policromia spagnoleggiante e per i particolari decorativi di cui si orna. La Vergine del Rosario ha un grande Cuore d’argento regalato dalle Figlie di Maria di Sinnai, verso il 1750. Qui sono pure le statue di San Vicenzo de Paoli, fondatore delle Dame di Carità (1930) e di Santa Teresina del Bambino Gesù, patrona delle Missioni Cattoliche (1933). In questo Transetto è sepolto il Marchese Don Giuseppe Maria Vivaldi Castelvì, Marchese di Pasqua, morto in Sinnai nel 1795. la lapide che lo ricordava venne tolta nel 1944 durante la sistemazione del pavimento e mai più collocata. 23


L’ altare maggiore

Una ricca balaustra di marmi policromati di stile barocco, separa l’Altare Maggiore dal resto della chiesa. L’altare è ricchissimo di marmi policromati, realizzato nel XVIII sec.( come la balaustra ed il pulpito) Nel pregevole paliotto dell’altare si osserva uno stemma gentilizio ( ove sta scolpito un toro ed una stella ) forse del Canonico prebendato di Sinnai. Nella nicchia centrale vi è la patrona S.Barbara. La statua è in legno intagliato policromato con doratura damaschinata, opera di autore ignoto del 1500; recentemente è stata restaurata.

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Ornano il Presbiterio due angeli in legno dorato e due candelabri pure in legno dorato, collocati alla fine del secolo scorso, per supplire in qualche modo alla mancanza dei 18 candelieri d’argento e delle sei lampade di argento, vendute per la ricostruzione del campanile.. I due angeli sono entrambi rappresentati con una mano sul petto, mentre l’altra regge la lampada, chiome arricciolate e vesti svolazzanti. Sono di stile ligure piemontese. Pare fossero presenti nella chiesa già dal 1762. Di recente sono stati fissati dei lampadari a illuminazione elettrica, che pendono dall’arco maggiore sull’altare.

Reliquie Nell’Altare Maggiore, “In latu Epistulae “ sono custodite le Sante Reliquie : 1. del Lignum Crucis , con autentica di Mons .Rossi, 2. di S. Barbara, con autentica di Mons. Balestra , 3. dei SS. Cosma e Damiano con autentica di Mons. Berchialla, 4. di S. Antioco, con autentica di Mons.Berchialla, 5. del Velo della Vergine e Pallio di S.Giuseppe , con autentica di Mons. Berchialla

6. di S. Stefano Marense, senza autentica.

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Sovrasta il Presbiterio la cupola innalzata nel 1641, durante i lavori di ampliamento(1) e trasformazione della Chiesa. La cupola ha forma ottagonale, si raccorda al quadrato di base tramite mezze voltine, nevate e gemmate di stile tardogotiche, la base è delimitata da quattro robusti pilastri,. Ai quattro angoli di essa facevano bella mostra i dipinti dello Scaleta, realizzati nel 1746, e raffiguranti i 4 Evangelisti che scomparvero quando la cupola venne colorata in azzurro Nel 1977 il parroco, Don Fais, fece sparire la colorazione in azzurro, per dare una colorazione uniforme.

1.Nota: I lavori di ampliamento iniziarono nel 1636 e si conclusero nel 1644. con la costruzione dell’ ampio transetto e di un nuovo presbiterio coperti da volta a botte, nascente da cornice modana sottolineata da dentelli classici e scandita da sottarchi a tutto sesto.

Via Crucis Ornano la navata centrale 14 quadri della via Crucis. I quadri attuali furono donati da Giulio Mereu il 26 Giugno 1940.

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Coro Vi è un grande organo elettrico, fabbricato dalla Ditta Babbiani di Milano, ha 1.300 canne. Fu acquistato dal Vicario Axeddu dopo che il vecchio organo nel 1956 fu mandato in pensione. Si trattava di un organo già riparato nel 1759. Nel coro, fino a pochi anni fa’, si conservavano gli stalli in legno di noce per il clero, costruiti nel 1772 per l’interessamento del sacerdote Michele Frigau .Quando fu collocato il nuovo organo gli stalli sono scomparsi dalla chiesa. Del coro ligneo intagliato a formelle, tipicamente settecentesche dal maestro Juan Mura, esistono alcuni pannelli inseriti in una porta retrostante il Presbiterio

Foto n.7

Qui sono custodite le statue di San Luca e di san Basilio del

Porta con formelle del coro ligneo

1700, la statua di San Giovannino, e di San Giovanni di Paola.

La cappella del coro venne restaurata nel 1939 e decorata con affreschi del celebre pittore Scano: due affreschi al centro della volta raffiguranti l’Eucarestia ed il martirio di Santa Barbara e due medaglioni ai lati del finestrone centrale con le figure di San Cosimo e di San Damiano. Particolare dell’organo.

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Sacrestia

Foto Nicola Piras

La Sacrestia è un piccolo museo d’arte . In una nicchia della paratora , protetta da sportello a vetri. sta’ la statua in legno policromato di S. Barbara, che viene rimossa per le annuali processioni del 4 dicembre e della terza domenica di luglio. La statua indossa una sottoveste verde a fiorellini chiari, veste gialla chiara e manto rosso a fiorami dorati, i suoi vestiti dai colori vivaci sono propri dell’oriente, terra di appartenenza della Santa. Con la sinistra regge una palma d’argento (segno del martirio). Sul capo porta una corona in argento. E’ fermata sopra un piedistallo intagliato e dorato a volume e fiorami . Ha il viso delicatissimo, è alta cm 70. La statua per la sua eleganza e per la sua bellezza è stata attribuita al LONIS, La nicchia che custodisce la statua

di Santa Barbara fu

Statua di Santa Barbara attribuita al Lonis, in nicchia dello Scaleta .

dorata e dipinta nel 1746 dallo Scaleta.

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Nella Sacrestia sono esposti molteplici dipinti ad olio su tela, sei dei quali del primo 1700, Sono opera dello SCALETA: 1. INCORONAZIONE DELLA VERGINE ( M. 2,40 * 5,30) dipinto ad olio su tela, contenuto in un pannello di forma semicircolare. 2. LA CACCIATA DEGLI ANGELI RIBELLI DAL PARADISO( M. 2,40 * 5,30) dipinto ad olio su tela, contenuto in un pannello di forma semicircolare. ( ORA SI TROVA IN RESTAURO). 3. MARTIRIO DEI SANTI COSMA E DAMIANO ( M. 1,77 * 1,53) dipinto ad olio su tela,.. 4. LA NATIVITÀ DELLA VERGINE ( M. 2,85 * 1,53) dipinto ad olio su tela, 5. MARTIRIO E MIRACOLO DI SANTA BARBARA ( M. 1,77 * 1,78) dipinto ad olio su tela,. 6. L’ADORAZIONE DEI PASTORI ( M. 1,77 * 1,53) dipinto ad olio su tela,. Opera dello SCALETA. I dipinti dello Scaleta, costituiscono le migliori opere tramandate dall’artista del Settecento

Incoronazione della Vergine, Sebastiano Scaleta, 1733-34.

I due “quadros grandes” due lunettoni raffigurati l’Incoronazione della Vergine e la Cacciata degli Angeli Ribelli furono realizzati nel 1734 In tutte le opere dello Scaleta vi è uno stile inconfondibile, caratterizzato da : volti delicati, nasi e bocche piccole, mani affusolate, gesti aggraziati, atteggiamenti di composta devozionalità. Prevalgono i colori freddi e tenui, quasi da pastello, in cui sono ricorrenti i toni rosati, verdini, grigi perlacei, cilestrini, mentre sono assenti i forti contrasti di chiaroscuro.

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foto Nicola Piras

Martirio di Santa Barbara , Sebastiano Scaleta, 1733-34.

Martirio dei SS Cosma e Damiano , Sebastiano Scaleta, 1733-34.

Nota: Sebastiano Scaleta lavora per la Chiesa di Santa Barbara fin dal 1731. Nato a Cagliari nel 1698 . Autodidatta, secondo il Valery ; mentre secondo lo Spano ( che lo dice figlio di Beccajo), per il genio che aveva fin da piccolo per la pittura fu mandato fuori a studiarla. Pittore estremamente prolifico, richiestissimo in tutta la Sardegna , lascia la sua prima testimonianza a Sinnai con i primi due paliotti (frontales) del 1731. La sua attivitĂ continua fino al 1762. Il gruppo piĂš numeroso dei suoi dipinti, da cui si evidenziano le sue doti artistiche. lo troviamo proprio in questa sacrestia di Sinnai.

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ALTRE OPERE DI PREGEVOLE VALORE SONO:

7.

DIPINTO AD OLIO DEL MARTIRIO DEI SANTI COSMA E DAMIANO. AUTORE IGNOTO.

8.

DIPINTO AD OLIO SU TAVOLA, A SEMICERCHIO, RIPRODUCENTE L’ INCORONAZIONE DELLA MADONNA (1,45* 2,60). Quest’opera è di autore

ignoto sardo della prima metà del 1600. È stato restaurato. 9. Frammento di tela del dipinto DI SAN SEBASTIANO, raccolto in una cornice ovale. Prezioso quadro del 1500, unico reperto recuperato. Autore ignoto.

La Trinità e la Vergine della Mercede Attribuito a Domenico Conti sec XVII, ultimo quarto

La Madonna al centro è affiancata dal Padreterno e da Gesù che tengono sul suo capo una corona. Si tratta di un terminale di un retablo, probabilmente dedicato alla Vergine della Mercede, che è andato perduto. A giudicare dallo stile potrebbe appartenere ai primi anni del Seicento

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. Vari quadri di minore importanza abbelliscono le pareti della Sacrestia. In questi locali sono conservati, inoltre, i ricchi paramenti di lama d’oro, col velo omerale, lavorati in Francia e donati dal benefattore Benvenuto Dol. Nel 1969 il pavimento della Sacrestia è stato rinnovato. Dalle strutture d’un muro maestro è stato ricavato un grande armadio per la conservazione e custodia del tesoro della Chiesa.

Natività della Vergine di Sebastiano Scaleta

Statue artistiche Merita una speciale attenzione la statua di S. SISINNIO, opera dello scultore sardo Antioco Lonis di Senorbì, vissuto nel secolo XVIII . La statua in legno policromato e’ alta 1 metro S.Sisinnio ha un camice verdino a strisce bianche ed una tunicella rosa a fiorami rosso – oro. Regge con la sinistra un libro e con la destra una palma . Il bordo del camice e’ dipinto a ricami diversi . Le mani ed il viso sono delicate e di finissima lavorazione. L’opera è citata nell’Itinerario del Cugia . SONO ATTRIBUITE AL LONIS , OLTRE ALLA STATUA DI S. SISINNIO, QUELLE DI SANTA BARBARA DI SACRESTIA, LA VISITAZIONE , SAN GIUSEPPE. Esisteva anche una statua di S. Gioacchino, attribuita al Lonis. San Gioacchino era molto venerato nell’antichità a Sinnai, tanto che il Papa Clemente XIV concesse il privilegio dell’Indulgenza Plenaria a coloro che avrebbero visitato la Chiesa parrocchiale nel giorno della festa di San Gioacchino. 32


La scultura in Sardegna Per tradizione non si sviluppò in Sardegna l’arte di modellare statue, la scultura era legata prevalentemente all’intaglio del legno e dell’oreficeria. Durante tutto il Seicento ed il Settecento persiste questo fenomeno e quasi tutte le statue più significative risultano d’importazione. Finché durò la dominazione spagnola la fonte più importante fu il napoletano, ma attingendo a sua volta alle botteghe di Rogliano ( Cosenza), dove sembra che fosse un importante centro di produzione. Dopo l’avvento della dominazione piemontese ( il breve dominio austriaco non sembra abbia lasciato tracce) la fonte d’importazione divenne la Liguria Nell’ambito delle statue lignee dorate e damaschinate la prima opera di notevole livello artistico è proprio la Santa Barbara della Parrocchiale di Sinnai

STATUE MOLTO ANTICHE PRESENTI NELLA CHIESA SANTA BARBARA DELL’ALTARE MAGGIORE , LA VERGINE DEL ROSARIO, LA VERGINE DEL CARMINE, LA SACRA FAMIGLIA, SS. COSMA E DAMIANO, S ANTIOCO ( NON PIÙ ESISTENTE)

STATUA DI SANTA BARBARA (ALTARE) È la più antica testimonianza scultorea degli arredi della Parrocchia.

La statua, in legno dorato e policromato, poggia

su una base rettangolare, accanto ad una torre ( che simboleggia la torre in cui la Santa fu imprigionata) con la destra regge la palma del Martirio, mentre con la sinistra regge un libro e trattiene un lembo del manto. Il piede sinistro leggermente spinto in avanti suggerisce un accenno di movimento.I capelli dorati incorniciano l’ovale del viso. Le vesti sono realizzate sovrapponendo alla foglia d’oro il colore (lacche lucenti e brillanti: rosso della veste, bianco nelle maniche, arancio sul risvolto del manto ed azzurro nei bordi dello Foto n.8

stesso) , il pigmento cromatico viene poi asportato con uno strumento detto “grafio” per ricavare i motivi decorativi. Si ritiene che sia stata scolpita in Campania intorno al 1568.

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LA STATUA DELLA MADONNA DEL ROSARIO

È una delle più antiche, nel 1599 era già presente nella Chiesa , viene citata dall’Arcivescovo Laso Sedegno, durante la sua visita pastorale.

o

Normalmente si trova nella nicchia centrale dell’ altare del transetto del Rosario ma nei mesi mariani (ottobre e maggio) viene spostata sull’ Altare Maggiore

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SANT’ELENA

La statua è inserita nella nicchia laterale sinistra del retablo del Crocifisso. Nel 1762 si trova testimonianza della sua esistenza, ma le forme slanciate ed aggraziate della scultura dimostrano una buona qualità dell’intaglio e fanno pensare che sia stata costruita nel primo Seicento. I colori delle vesti appaiono sgradevoli e pesanti, sicuramente si tratta di una ridipintura che nasconde le vesti originarie in estofado de oro. L’opera fu forse importata da Napoli e probabilmente proviene dalla chiesa campestre di Sant’Elena che nel 1762 era sconsacrata. Foto n.9

Salvator mundi Occupa la nicchia laterale destra del retablo del Crocifisso. Sembrerebbe databile ai primi decenni del Seicento

Foto n.10

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Gran parte dell’argenteria ,posseduta dalla Parrocchiale fu venduta per la riedificazione del terzo campanile. La lampada d’argento che pendeva dalla cupola e quelle tenute dai due angeli ai lati dell’altare maggiore sono state sostituite con lampade di rame e di ottone cromato.

Del ricco patrimonio in argento sono rimaste poche cose, tra cui una preziosa

Croce Processionale, che nella visita pastorale del 1586

venne detta molto antica Splendida Croce astile in lamina d’argento

sbalzata

e

cesellata,

espressione del gusto tardo –gotico. Risale al XV secolo. le decorazioni a traforo sono tipiche dell’oreficeria catalana, ma un marchio civico di Cagliari attesta che è stata fatta in loco. Presenta testate trilobate e profili decorati con motivi fitomorfi stilizzati. All’incrocio dei bracci , sul recto presenta l’immagine del Crocifisso, sul verso quella della Vergine col bambino. Foto11

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CONCLUSIONE Il nostro percorso di lavoro è stato breve, ma intenso. Abbiamo dovuto fare le ricerche e predisporre tutto il materiale di studio per il giorno della manifestazione “Monumenti aperti” che a Sinnai si è tenuto il 23 – 24 ottobre 2010. Certamente col nostro studio non abbiamo esaurito tutti i segreti della Chiesa , ma ne abbiamo scoperto alcuni importanti aspetti di cui ne conserviamo memoria in questo documento che abbiamo elaborato. Quando è arrivato “il gran giorno” eravamo emozionantissimi ed anche un po’ intimoriti, i dubbi e le incertezze erano tanti, ci si chiedeva: “Saremo in grado di portare a termine il nostro compito?”, “Verrà qualcuno a sentirci?” Per fortuna tutto è andato bene, ci siamo disposti nella Chiesa per ricevere i visitatori nel modo prestabilito e subito è iniziato un flusso ininterrotto di persone, che è continuato fino all’ orario di chiusura. Ci siamo immersi nel nostro compito e non abbiamo più avuto tempo per pensare ad altro. Insomma sono stati due giorni molto intensi. Alla fine eravamo stanchissimi , ma allo stesso tempo anche molto contenti e soddisfatti per gli apprezzamenti che abbiamo ricevuto

Le nostre riflessioni “ È stata una bella esperienza” Nicola “ Il giorno dei monumenti aperti è stato un momento molto interessante, è stata un 'occasione per conoscere meglio la Chiesa di Santa Barbara. Prima di iniziare ero molto emozionata ma nel momento di esporre la mia parte mi sono tranquillizzata." Melissa “ A me il progetto di monumenti aperti è piaciuto molto perché andare alla scoperta di un'altra parrocchia che non frequentavo è stato davvero bello. Non mi ero mai accorta della sua bellezza interiore! " Marta “ Per me era la prima volta che vedevo una chiesa al suo interno ed è stata una bella esperienza descrivere la 5° cappella a persone sconosciute, ho collaborato con Giuseppe e ci siamo incoraggiati a vicenda ” Marvin " É stato molto interessante scoprire tantissime curiosità che non sapevo sulla chiesa parrocchiale che frequento. Ripetere li, davanti a quelle persone, quello che avevo scoperto è stato molto divertente. " Paolo " Questa esperienza è stata bellissima, mi è servita a conoscere cose del mio paese a me sconosciute. Mi sono divertita con la mia compagna Deborah ad esporre la nostra parte. " Sara

" Il giorno dei Monumenti aperti ero emozionatissima: avevo paura di sbagliare, di fare brutte figure o di non interessare il pubblico ma alla fine è andato tutto bene" Sonia

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" Grazie a questo lavoro ho imparato a conoscere la storia della chiesa di Santa Barbara, mi sono emozionato parecchio di fronte a tutte quelle persone che ascoltavano quello che dicevo però è stato molto bello. " G.Nicola " È stata per me un'esperienza molto bella, ero un po' preoccupato che andasse male, invece è andato tutto bene. Abbiamo imparato a esporre davanti alle persone, abbiamo scoperto nuove cose molto interessanti sulla chiesa e sulla storia di Santa Barbara." Matteo " Questa esperienza è stata molto interessante e piacevole: mi è piaciuto molto scoprire la storia della chiesa di Santa Barbara. " Luigi " Questa esperienza mi è piaciuta molto ma specialmente è servita a me e a tutti i miei compagni per scoprire le verità della chiesa di Santa Barbara, in modo particolare è stato interessante conoscere le domande che l'arte religiosa ci pone e a cui la scienza cerca di rispondere. " Luca ". All'inizio eravamo tutti nervosi ma poi , dopo che sono arrivate tutte quelle persone, eravamo più tranquilli. Scoprire la storia della nostra chiesa, conoscere l’origine ed il valore artistico di tutte le sue statue di santi , di cui prima non m’importava niente, sapere quante persone vi hanno lavorato, penso che sia una cosa molto bella. Questo lavoro è stato bello e soprattutto utile.” Cristina

" Mi è piaciuto molto partecipare a questa esperienza perché ho scoperto con i miei compagni cose nuove. Io e la mia compagna Marta ci siamo divertite un mondo a raccontare ai visitatori le cose che avevamo scoperto. " Barbara " Quest'esperienza mi è piaciuta perché abbiamo imparato più o meno tutto della chiesa di Santa Barbara. Mi è rimasto impressa l’emozione che provavo quando arrivava il momento di esporre ai visitatori le mie conoscenze, ma per fortuna ci eravamo preparati con impegno ed in caso di dimenticanza avevamo predisposto delle schede scritte e per questo voglio ringraziare le professoresse Murtinu, Secci e Pedditzi. “ Giuseppe “ Mi è piaciuta l’esperienza di monumenti aperti perché sono soddisfatta di sapere qualcosa in più sulla chiesa di Santa Barbara. Ho imparato tanto e ho avuto conforto con la mia compagna Sara” Deborah “Il lavoro di monumenti aperti sulla chiesa di Santa Barbara è stato interessante. Scoprire come e quando è stata costruita è un ricordo di cui bisogna essere fieri “Federico

"All' inizio non volevo partecipare perchè non avevo voglia di impegnarmi ma dopo mi sono lasciato contagiare dai miei compagni e cosi all'ultimo momento mi sono inserito nel lavoro e mi sono divertito molto" Carlo "La visita a S. Barbara è stata interessante perchè ho imparato un pezzo di storia della chiesa" Davide

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Deborah e Sara presentano l’ingresso della chiesa

Cristina e Sonia presentano le prime tre cappelle a destra.

Nicola, Melissa e Giuseppe Nicola descrivono il Pulpito

Marta e Barbara spiegano la cappella dei Santi Cosma e Damiano

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Marvin e Giuseppe presentano la 5^ Cappella a destra, dedicata al Sacro Cuore di Gesù.

Luca Zucca illustra il braccio destro del transetto Matteo Spanu presenta la sacrestia insieme a Federico Cuccu che non si è fatto riprendere

Mattia mostra la cappella di Sant’ Irene

Michael presenta il Coro della chiesa

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La Madonna del Rosario, che ad ottobre e maggio viene spostata nel presbiterio, è solitamente situata nella nicchia che nella foto è vuota Paolo Falqui illustra ad una scolaresca il braccio sinistro del transetto

Luigi presenta la cappella di San Giuseppe

Nicola , Giuseppe Nicola e Melissa illustrano l’ altare maggiore

Davide e Carlo presentano la cappella di San Giovanni Bosco

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Un particolare ringraziamento va al parroco della chiesa, Don Abis,che ci ha permesso di svolgere questo progetto e ci ha guidato nella scoperta della storia della chiesa e dei suoi tesori. Ringraziamo inoltre la prof.ssa M.Angela Zedda per averci fornito dei materiali utili ai fini della nostra ricerca.

1. Sara Angius

11. Marta Marini

2. Giuseppe Atzeri

12. Luigi Melis

3. Carlo Camoglio

13. Nicola Piras

4. Davide Contini

14. Giuseppe Nicola Pireddu

5. Federico Cuccu

15. Mattia Porceddu

6. Barbara Deias

16. Deborah Puggioni

7. Paolo Falqui

17. Michael Puggioni

8. Melissa Farci

18. Matteo Spanu

9. Maria Cristina Ghironi

19. Sonia Tappara

10. Marvin T Jark Winston Lee

20. Luca Zucca

Insegnanti coordinatori dell’attività Prof.ssa Maria Rosaria Murtinu Prof.ssa Elisabetta Pedditzi Prof.ssa Anna Bruna Secci

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“STORIA DI SINNAI DALLE ORIGINI AL 1960” – Su FermentuAssociazione culturale di Sinnai

Cesare Perra

Augusto Anedda, “SINNAI E LE SUE CHIESE – guida storico- artistica”, ed. TEA, Cagliari, 1982 “SINNAI – STORIA ARTE DOCUMENT I” , a cura di Silvia Ledda, stampato da IGES, Quartu S. Elena, 2009 “TESTIMONIANZE DELL’ARTE NELL’ARREDO CHIESASTICO” di Maria Grazia Scano Naitza .

M. Pallottino, E.Contu, F. Barrecca, C. Maltese, R. Serra, “ARTE IN SARDEGNA”, ed. Electa, Milano, 1986

Nota : le foto numerate dal n.1 al n. 10 sono state acquisite dalla pubblicazione “SINNAI – STORIA ARTE DOCUMENTI” , a cura di Silvia Ledda, stampato da IGES, Quartu S. Elena, 2009

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