VISITE PASTORALI PIER GIACOMO GRAMPA VESCOVO DIOCESI DI LUGANO
MALCANTONE - VEDEGGIO MENDRISIOTTO
Testi di Dalmazio Ambrosioni e Gianni Ballabio ripresi dal quotidiano Giornale del Popolo
Edizioni TBL
VOLUME TERZO 2007 - 2008
sce il terzo volume dei quattro programmati, con la raccolta delle cronache della Visita pastorale nei Vicariati del Malcantone - Vedeggio e del Mendrisiotto. La visita pastorale non è stata solamente un momento forte di promozione del ministero del Vescovo, ma soprattutto un’opportunità grande per cogliere le provocazioni che vengono dal territorio per una programmazione pastorale che sia valida per i prossimi anni. Così si è potuto constatare che la dimensione vicariale è utile per assicurare l’unità della diocesi con i diversi vicariati che la compongono, ma soffre di qualche inadeguatezza rispetto ad un lavoro pastorale di maggiore integrazione e comunione sul territorio. È nata da qui la decisione di individuare delle “zone pastorali” che aiutino ad impostare un ministero di più efficace collaborazione tra parrocchie vicine. Occorre per questo determinare ambiti concreti nei quali lavorare assieme, non bisogna fare le cose in fretta, ma incontrare ed ascoltare tutti, gruppi e singoli, per preparare assieme il futuro.
Per fare un decreto ci vogliono dieci minuti, per cambiare mentalità ci vogliono generazioni. C’è evidentemente un cammino da fare assieme, nel quale l’impazienza è cattiva consigliera. Un’esigenza è emersa dappertutto, che la Chiesa sia vicina alle persone, che le comunità abbiano un impegno di presenza capillare nel territorio, che si costruisca una conoscenza personale tra i fedeli e dei pastori coi fedeli, vicini e lontani. Occorre valorizzare tutte le realtà esistenti nelle comunità: movimenti, associazioni, organizzazioni, forze nuove emergenti, ma soprattutto l’Azione Cattolica nelle sue diverse articolazioni.
Prioritarie devono essere la preoccupazione per la pastorale giovanile, l’attenzione alle famiglie, il cammino della iniziazione cristiana, il coinvolgimento non episodico, ma continuato di giovani e ragazzi, la cura delle fasce più deboli ed emarginate come malati ed anziani, l’urgenza della nuova evangelizzazione, la crescita in una fede adulta, convinta, gioiosa e responsabile, la sollecitudine per le vocazioni. Ripercorrere queste pagine serva per rinnovare la memoria, ricordare gli impegni presi, dare slancio alle diverse attività, correggere le decisioni inadeguate, permetterci di vivere bene non solo l’Anno della Fede, ma il triennio voluto dai nostri Vescovi per il giubileo del Concilio Ecumenico Vaticano II.
+ Pier Giacomo Grampa Vescovo di Lugano
SOMMARIO
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2007 MALCANTONE - VEDEGGIO
LE ZONE PASTORALI DEL MALCANTONE - VEDEGGIO NON CORRISPONDONO ALLE ZONE TERRITORIALI POLITICO-GEOGRAFICHE
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CAMIGNOLO RIVERA BIRONICO (SORENCINO - SORESINA)
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ISONE MEDEGLIA
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SIGIRINO MEZZOVICO VIRA
10
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CADEMPINO LAMONE
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO
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38
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BEDANO MANNO GRAVESANO
TORRICELLA TAVERNE
BIOGGIO BOSCO LUGANESE GAGGIO
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54
AGNO (SEROCCA - CASSINA)
MAGLIASO PURA
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BEDIGLIORA NOVAGGIO BOMBINASCO CURIO BANCO
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO
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62
66
PONTE TRESA CASLANO
CASTELROTTO (BARICO - BERIDE - BIOGNO MADONNA DEL PIANO) CROGLIO PURASCSA
NEGGIO VERNATE CIMO ISEO
70
74
78
SESSA MONTEGGIO ASTANO
AROSIO (CIMARONCO) VEZIO FESCOGGIA BRENO MUGENA
12
CADEMARIO MIGLIEGLIA ARANNO
2007 MENDRISIOTTO
82
86
MENDRISIO SALORINO
MENDRISIO
90
94
COLDRERIO
MORBIO SUPERIORE SAGNO
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2007 MENDRISIOTTO
106
110
MERIDE ARZO TREMONA
ROVIO AROGNO
98
102
CANEGGIO BRUZELLA CABBIO MUGGIO SCUDELLATE
CASTEL SAN PIETRO (GORLA - CASIMA - MONTE - OBINO CAMPORA - CORTEGLIA)
14
2007 MENDRISIOTTO
114
118
MELANO MAROGGIA BISSONE
RIVA SAN VITALE BRUSINO CAPOLAGO
122
126
NOVAZZANO (BRUSATA - BOSCHERINA CASTEL DI SOTTO)
GENESTRERIO LIGORNETTO
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2007/8 MENDRISIOTTO
130
134
138
142
STABIO
VACALLO
RANCATE BESAZIO
BALERNA
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2008 MENDRISIOTTO
146
150
MORBIO INFERIORE
CHIASSO PEDRINATE SESEGLIO
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2007 MALCANTONE - VEDEGGIO CAMIGNOLO - RIVERA - BIRONICO (SORENCINO - SORESINA) 26 - 27 - 28 GENNAIO Rivera, Bironico e Camignolo al lavoro la squadra dei sindaci
Tra “tuffi e salti” Rivera torna al centro del Ticino Al centro del Ticino i Comuni della zona rivendicano la loro posizione strategica. La popolazione aumenta e fervono le attività per i residenti e i turisti. In cantiere la costruzione di un grande centro ricreativo-sportivo, in attesa del momento favorevole per le aggregazioni. a discussione sarà sul nome del nuovo Comune. Si chiamerà Carvina? Oppure Tamaro, visto che il nome già gira per l’Europa grazie agli impianti sportivi e ricreativi passati, presenti e futuri? Ceneri o Alto Vedeggio? Magari ci vorrà una votazione. Comunque l’aggregazione dei sette Comuni dell’Alto Vedeggio (Sigirino, Mezzovico-Vira, Camignolo, Bironico, Rivera, Isone e Medeglia) pare questione di tempo. Di gran carriera si è messa al lavoro la squadra dei sindaci e, se non sarà possibile votare sul nuovo Comune già alle Comunali dell’anno prossimo, al massimo sarà per il 2009. Il consenso sembra diffuso tra Municipi e popolazione. Intanto il nome e il concetto di Carvina, dimenticati per secoli e ripescati dalle cronache medioevali nel libro “Terre della Carvina” di Giuseppe Chiesi e Fernando Zappa, Dadò Editore, rivivono nella gloriosa Filarmonica Unione Rivera, Bironico, Camignolo, fondata nel 1933 dal prof. Luigi Defilippis. Da qualche anno si chiama appunto Filarmonica Unione Carvina. «Nei primi documenti medioevali, la regione dal dosso di Sigirino al Ceneri è chiamata Carvina ed ha una forte unitarietà dal punto di vista storico» conferma Adriano Morandi, già sindaco di Camignolo e primo direttore delle locali Medie. «Questi villaggi hanno vissuto vicende analoghe attorno ai due poli, Bironico per la vita religiosa, con la chiesa madre di San Martino, per quella culturaleeconomica Sigirino, da dove molti studenti si recavano a studiare a Bologna». L’emigrazione di mastri muratori, costruttori, gessatori era diretta verso l’Italia per poi virare nell’Ottocento alla volta delle Americhe. «Il bacino dell’acqua pota-
bile di Buenos Aires è stato costruito da Pietro Boni di Camignolo». L’attualità dice che in questa zona è in atto un forte sviluppo. Tanto a Rivera quanto a Bironico e Camignolo la popolazione è in netto aumento, si insediano nuove famiglie soprattutto giovani, si costruisce «ma con misura, soprattutto case unifamiliari, anche grazie ai prezzi ancora abbordabili dei terreni» indica Luca Cattaneo, sindaco di Bironico. Lugano è vicina, 10 minuti di autostrada, Bellinzona e Locarno pure; la ferrovia assicura collegamenti cadenzati, l’Insubria è dietro l’angolo. «Siamo in posizione centrale rispetto al Ticino, Lugano ma anche Bellinzona e Locarno. Queste vicinanze permettono un’ampia scelta, tanto che molti nostri studenti dopo le Medie scelgono Bellinzona per il Liceo o la Commercio» precisa Emilio Filippini, sindaco di Rivera. Posizione interessante, territorio accogliente, dinamismo inesauribile, iniziative e progetti. Il monte Tamaro è conosciuto ovunque
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(grandiosa l’intuizione di Egidio Cattaneo con la prima cabinovia) per lo sport, i percorsi della salute, la traversata Lema e ritorno, mountain bike, animazione, il grande successo del parco avventura. Sono in arrivo entro l’estate altre novità: una “tirolese gigante”, ossia un grande volo di 400 metri su filo a sbalzo all’alpe Foppa, accanto alla slittovia, e il completo rinnovo del parco giochi con una struttura polifunzionale, tra la stazione di arrivo e lo spiazzo davanti al ristorante. Grossa novità anche in basso, sulla parte del posteggio dove da anni plana un'aereo-scultura. Il Municipio ha modificato il Piano Regolatore per accogliere il parco acquatico: acqua a 35 gradi, giochi, svago e relax per tutto l’anno, palestra di roccia, una struttura pensata per le famiglie in un’interessante sinergia tra Monte Tamaro, Lugano Turismo, gli albergatori del Locarnese e il CAS. Un grosso impegno, ci vorrà qualche anno, ma già si annuncia come un’ulteriore offerta destinata ad accentuare la vocazione ricreativo-sportiva e l’attrattività della zona. Che è straordinariamente favorita sul piano dei collegamenti e delle strutture, ma con l’autostrada che… rumoreggia. Sono in progetto ripari fonici, la Confederazione ha frenato sui sussidi, occorrerà attendere ancora qualche anno. «Nel frattempo – precisa il sindaco di Rivera – provvederemo ad una moderazione del traffico sulla cantonale che attraversa il paese, anch’essa molto trafficata».
2007 Aziende agricole, escursioni, parco acquatico e centro sportivo
Ce n’è per tutti i gusti: i Comuni non si lasciano scappare i turisti o sviluppo in atto da anni è facilitato dal fatto che i tre Comuni hanno le infrastrutture di base e sono attenti alla qualità della vita fondamentale in quest’area prettamente residenziale, senza grandi insediamenti industriali, a parte l’ormai storica City Carburoil, dotata dei necessari servizi e infrastrutture. Per le scuole funziona bene il Consorzio RiveraBironico; a Camignolo la sede di scuola Media per l’intera regione è in via di ampliamento; il Centro sportivo Quadrifoglio, oltre che un impianto sportivo completo, è un complesso di servizi. Il turismo sta diventando una voce sempre più importante, grazie anche ad un territorio di ampio respiro sui due versanti dell’alta Valle del Vedeggio, fino al Ceneri. Se a Rivera si attendono i tempi dell’acquaparco, a Bironico sta maturando il centro di logistica del gruppo Tarchini nell’ex Usego. Rivera si coltiva ai piedi del Tamaro i suoi splendidi, tranquilli e storici nuclei di Soresina, Sorencino e Capidogno con interventi mirati ed appropriati, come il restauro e ripristino dello storico mulino di Soresina. Camignolo accompagna con attenzione lo sviluppo in atto, che si esprime anche con nuovi servizi alla popolazione e preme, come precisa il sindaco Alberto Canepa, «per i ripari fonici lungo ferrovia, autostrada e strada cantonale, sta completando le fognature, sviluppa assieme agli altri Comuni puntuali progetti di collabora-
zione». Bironico ha realizzato il centro di protezione civile, aggiunto due aule alle scuole e un bel parco giochi; progetta col Cantone i lavori di sicurezza dei riali che affluiscono nella Leguana, che a sua volta si scarica nel Vedeggio; «cambiano le stagioni, i temporali sempre più violenti ci costringono a opere di premunizione sopra l’abitato» spiega Luca Cattaneo. Il nuovo grande Comune di 5.000 abitanti, comunque si chiami, troverà buone basi da cui partire. Municipi e popolazione puntano su un’attenta gestione del territorio, tra vallata e montagna, sul corretto utilizzo delle risorse messe a disposizione dalla natura e da un ambiente favorevole. Molto aiutano i Patriziati, tra manutenzione dei boschi, strade forestali, piantagioni e i due alpi, entrambi caricati. Quello all’alpe Foppa è gestito da oltre quarant’anni dalla famiglia Pongelli, oggi Giorgio e Igor, padre e figlio: una quarantina di mucche, 180 capre, maiali e il mulo, un tipico formaggio semiduro grasso. In basso l’azienda agricola ha anche un po’ di vigneto, che su queste sponde dà vini di nicchia ma di ottima qualità, tanto che negli ultimi anni sono aumentati i pendii coltivati a vigna. Camignolo, per via di un acquisto effettuato più di 400 anni fa, allunga il suo territorio nientemeno che fino a Gola di Lago. Qui l’alpe Santa Maria sorge in una zona molto bella tra caratteristiche torbiere ricche di specie rare, è stato riattato tre
IL PROGRAMMA Venerdì 26 gennaio Camignolo 14.00 Visita alle Scuole medie Rivera 15.00 Visita alle Scuole dell’Infanzia e elementare Bironico 15.45 Visita alla Scuola elementare Rivera 16.30 Incontro con il Consiglio parrocchiale nella sala parrocchiale 17.30 Riunione con i Municipi di Rivera, Bironico e Camignolo al Centro diurno 18.15 Cena al Centro diurno 20.15 Incontro con la popolazione al Centro diurno Sabato 27 gennaio Bironico 09.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale nella sala parrocchiale 10.00 Incontro con i membri della Commissione restauri della chiesa e visita della chiesa 11.00 Incontro con la popolazione (in chiesa di Santa Maria del Rosario in "Prato Quadro") seguito dalla visita al cimitero 12.00 Pranzo Sorencino e Soresina 14.00 Breve preghiere negli Oratori e visita ad alcuni malati 15.30 Incontro con i Pompieri e i Samaritani Rivera 16.15 Preghiera nel cimitero Camignolo 16.30 Incontro con il Consiglio parrocchiale nella sala parrocchiale Visita della chiesa in restauro Preghiera in cimitero 17.30 Incontro con la popolazione nella sala comunale 18.30 Cena con il Consiglio parrocchiale Rivera 20.00 Incontro con i catechisti e i giovani nella sala parrocchiale Domenica 28 gennaio Rivera 10.00 Santa Messa e celebrazione della Cresima per le tre parrocchie nella chiesa
IL PROGRAMMA anni fa e viene regolarmente caricato con una sessantina di mucche, circa 200 capre, maiali e produce l’omonimo formaggio. Caratteristica alla Cima di Lago è la testimonianza, trincee e fortini costruiti tra le due guerre, della Brigata Frontiera 9.
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2007
Prima tappa del Sottoceneri Commentare la visita pastorale a Rivera, Bironico e Camignolo – prima tappa del pellegrinaggio del Vescovo nel Sottoceneri – significa cogliere diversi momenti intensi e ben partecipati: altrettanti tasselli di un ben riuscito mosaico. Come la serata di venerdì al Centro diurno di Rivera con autorità (comunali, parrocchiali, patriziali, scolastiche) delegati di associazioni e rappresentanti di gruppi attivi nelle tre comunità: tanti volti per simbolicamente raccogliere attorno al Vescovo, in cordiale convivialità, i tre villaggi. Oppure i momenti passati nelle scuole: dagli spigliati pre-adolescenti delle medie, ai piccoli della scuola dell’Infanzia, ai più grandicelli delle Elementari. O ancora gli incontri ufficiali, ma altrettanto familiari con le diverse autorità, dove lo scambio si è subito indirizzato verso prospettive e attese di questi paesi, peraltro saldamente ancorati alle loro valide tradizioni. Oppure l’interessante sopralluogo alla chiesa barocca di Bironico in pieno restauro. Un vero gioiello che gli interventi avviati con coraggio, sapienza e passione renderanno ancora più prezioso. Pure Camignolo sta incamminan-
dosi con altrettanto impegno lungo la stessa strada per rinnovare la sua parrocchiale. E altri incontri ancora: con i volontari di Emmaus, ricordando l’abbé Pierre e un lungo cammino di solidarietà ed attenzione verso i più dimenticati ed emarginati; con i Pompieri e i Samaritani, dove l’impegno diviene servizio a favore di tutti; con ragazzi, adolescenti e catechisti nella serata di sabato. “È una delle visite in cui ho visto più ragazzi”, ha commentato Mons. Grampa. Senza dimenticare i momenti di preghiera, le soste nei cimiteri e negli oratori di Santa Maria del Rosario in “Prato Quadro”, Sorencino e Soresina, dove ordine e decoro testimoniano altrettanto affetto. Nei tre incontri con la popolazione delle rispettive comunità, affidate dallo scorso settembre a don Damian Spataru, il Vescovo si è soffermato su significato, funzione e attualità della parrocchia, esprimendo al riguardo inviti chiari e concreti. Ha richiamato così l’importanza di “riconciliarsi con il presente”, testimoniando la gioia di vivere in questo tempo, dove è possibile leggere “segni insperati di vita”. Ha invitato a “rimodellarsi sulla comunità cristiana degli inizi”, attraverso un “rinno-
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varsi non centrato tanto sull’organizzazione, ma sulla fedeltà al vangelo”, per accompagnare gli uomini “lungo la via del mistero” e aiutarli a “ritrovare senso ed entusiasmo”. Ha chiesto di “uscire in mare aperto”, allargando gli orizzonti, perché la parrocchia trova se stessa andando incontro a tutti, al di là del “pochi ma buoni”. Ha espresso positiva apertura alle nuove aggregazioni, ma ha pure ricordato che la parrocchia rimane “una comunità dove l’unico biglietto d’entrata è quello del battesimo”. Ha infine invitato a “non avere paura del futuro”, sentendo che “la barca non è affidata a mani umane, ma alla forza e alla creatività dello Spirito”, che ha invocato su 24 adolescenti durante l’Eucaristia di ieri mattina a Rivera, celebrando il sacramento della Cresima. Fiducia e impegno: infatti “non siamo noi i padroni del vento”, ma “ci è data la grazia e la responsabilità di tenere dritta la vela”. Una visita di preghiera, ascolto, incontro, reciproca attenzione: un invito a crescere, una proposta di conversione, un messaggio intenso, ben sintetizzato peraltro nello stupendo quadro regalato al Vescovo ed opera dell’artista di Bironico Antonio Capodaglio.
2007
Il gioiello di Botta al Monte Tamaro e il recupero della chiesa-madre di San Martino a Bironico
Fervono i restauri per la tutela del patrimonio ul Tamaro è possente il richiamo religioso, con la chiesa di Santa Maria degli Angeli progettata dall’architetto Mario Botta, le pitture e le formelle di Enzo Cucchi: un “must” dell’architettura contemporanea conosciuto in tutto il mondo, uno spazio per la meditazione ma anche lo spunto per una nuova lettura del paesaggio. Altra testimonianza religiosa all’Alpe Foppa è la statua bronzea della Madonna con Bambino, benedetta da Papa Giovanni Paolo II in occasione della sua visita in Ticino; dall’85 veglia sulla conca attorno al ristorante. Lo scorso settembre è stata posata una scultura in sasso di Luca Marcionelli, “Il guardiano del tempio”. Da tre anni a Bironico fervono i lavori di restauro della chiesa parrocchiale dei Santi Martino e Giovanni Evangelista, un gioiello. Una ristrutturazione di tutto il complesso, dal campanile al tetto, è adesso a buon punto, in pratica alla vigilia delle dorature e rifiniture. Cantiere chiuso entro l’anno, costo 3,5 milioni di franchi con un grosso impegno del Consiglio parrocchiale, un apporto sostanziale del Comune e di tanti privati. Questa chiesa madre della Carvina è una solida
costruzione in stile romanico già menzionata ai primi del ’200, ha un soffitto in tavole quadrate a colori alternati di fine ’400, affreschi come il gruppo della Crocifissione, primo ’600, sopra l’entrata, il Battistero con soffitto a cassettoni del 1481. L’altare maggiore è in legno dorato e lavorato finemente; le pitture del Coro presentano Angeli musicanti, l’organo, dal suono vellutato e armonioso, è dei più antichi, seconda metà del Seicento; nella cappella di San Rocco una tela ritrae un rustico lazzaretto di capanne a Bironico: nel 1636 ci furono 40 morti di peste su circa 240 abitanti; era la famosa peste ricordata dal Manzoni nei Promessi Sposi. Bironico ha anche la chiesa di Santa Maria del Rosario in “Prato quadro”, già restaurata, e alla Briccola l’oratorio di San Pietro, cui si metterà mano quest’anno; intanto è stata recuperata la tela e il gruppo Tarchini ha donato il circostante pezzo di terreno; 150.000 franchi il costo previsto dell’intervento, come precisa il vicesindaco e presidente del CP Ettorino Zucchetti. La chiesa parrocchiale di Rivera è dedicata allo Spirito Santo, sorge sul pianoro tra Capidogno e Soresina, risale nelle sue
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parti principali al ’500. A Soresina c’è la cappella di Santa Maria delle Grazie, a Sorencino quella di San Rocco, forse tardomedioevale, trasformata nel Seicento. A Camignolo la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo ha sulle pareti del coro dipinti di buona fattura del ’600, che raffigurano la Strage degli innocenti e San Pietro. Sono previsti restauri. Il parroco don Damian Spataru, origine rumena, in Ticino dal ’99, si occupa delle tre parrocchie avvalendosi dell’ottima intesa con comuni e patriziati e, soprattutto, della competente collaborazione di catechisti/e. Sottolinea l’attaccamento della gente alle proprie radici e tradizioni, anche religiose, che tra l’altro si esprime nella cura del patrimonio monumentale e artistico. Fra le tre parrocchie si sono instaurate forme di interazione sia nella catechesi che nella pratica liturgica e nelle attività religiose. In questa prospettiva le Messe sono ben distribuite durante la settimana, ogni venerdì i giovani si incontrano nella sala parrocchiale di Rivera, il gruppo anziani si riunisce ogni settimana. Da sottolineare la presenza in ogni parrocchia di una Corale dedita alla condecorazione delle funzioni religiose.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO ISONE - MEDEGLIA 2 - 3 - 4 FEBBRAIO Medeglia e Isone: quando lo sviluppo è attento al proprio passato
L’antica dimensione rurale dei villaggi di un tempo Infrastrutture al completo, zone urbanizzate per incentivare nuovi arrivi, rapidi collegamenti con il piano, alta qualità della vita. «Siamo nel cuore del Ticino, abbiamo creato le condizioni e disponiamo di tutte le prerogative per lo sviluppo» indicano i sindaci Scerpella e Massera.
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a Bironico son nemmeno dieci minuti, ma il contesto a Medeglia ed Isone cambia radicalmente. Non più l’ampio fondovalle dell’alto Vedeggio segnato dai collegamenti nord-sud, ma una vallata dolce, tra colline, montagne e gli ondulati contrafforti verso il Camoghé, alto e un po’ impettito. Oggi quella che qui preferiscono chiamare Val d’Isone si sale in pochi minuti d’auto; l’importante snodo di Rivera è vicino, ma storicamente questa valle che rivendica una sua specificità guardava alla capitale, tanto che ancora oggi, e fin dal 1499, i due villaggi appartengono al distretto di Bellinzona. Tra la storia segnata dalla transumanza, che attraverso l’alpe del Tiglio portava verso Vigana e Camorino, per diffondersi su quel versante del Ceneri fin nel piano di Magadino, e l’attualità tutta luganese serpeggia un filo di campanilismo. O meglio di resistenza, volontà di non cedere impunemente il passo; sia Medeglia che Isone vogliono far valere la loro ricca storia. Quelli di Medeglia erano conosciuti ovunque come provetti muratori, "mastri da muro", richiesti a Bellinzona e Lugano come oltre San Gottardo (Zurigo, Basilea, Svizzera romanda…), in mezza Europa e non pochi hanno varcato l’Atlantico. Quelli di Isone erano dediti alla campagna e all’alpe, pastorizia, allevamento, attività alpestre e conservano ancora "ronchi" a vigna sul versante bellinzonese e i campi nel Piano. Roberto Negrini, per eccellenza "il maestro" di Medeglia dell’ormai mitica scuola "di gradazione superiore", in pratica elementare più maggiore, ricorda quando, insegnando a Camorino, accoglieva i ragazzi di Isone che arrivavano al
seguito di genitori e mandrie nella transumanza: «passavano più tempo negli spostamenti che a scuola. Li si prendeva al volo, facendo il possibile per mantenere un minimo di continuità. Sapendo comunque che avrebbero seguito le orme dei padri come provetti contadini». I villaggi sono appartati con discrezione, ancora oggi tra prati, boschi e pascoli, magnificamente inseriti nel paesaggio. Tipicamente residenziali, sono immersi nella natura e nella tranquillità. Medeglia ha una lenta, continua crescita, oggi è sui 350 abitanti; Isone rimane al passo dei suoi 375, entrambi hanno a disposizione magnifiche zone già urbanizzate, terreni a prezzi accessibili, infrastrutture al completo, scuole comprese. «Ci sono tutte le prerogative per lo sviluppo» indica Aurelio Scerpella, rodato sindaco di Medeglia: «qualità della vita, socialità, vicinanza ai maggiori centri, collegamenti al top. Abbiamo ampliato le zone edificabili proprio per sottolineare la vocazione residenziale, praticamente a diretto contatto con l’alto Vedeggio artigianale e commerciale, con le sue infrastrutture sportive e ricreative». Da Isone gli fa eco il sindaco Dino Massera, ribadendo l’esistenza di tutte le condizioni per un incremento demografico e residenziale. Anche perché il territorio si amplia verso la montagna, «sono stati riattati diversi rustici sui monti e in paese, Comune e Patriziato sono impegnati a valorizzare il territorio e la sua abitabilità. Isone conserva ancora quella dimensione rurale che è sempre più difficile da trovare e molto rimpianta nel Ticino moderno». Se oggi Medeglia e Isone propongono i valori del loro territorio, è perché
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l’hanno saputo sempre valorizzare. Tanto che, per quanto appartati possano sembrare, non hanno mai sofferto d’emarginazione. A parte l’emigrazione come "mastri d’opera" a Medeglia e l’allevamento ad Isone, storicamente erano percorsi da uno dei più frequentati collegamenti tra il lago di Como, Bellinzona e le valli superiori del Ticino: saliva la Val Cavargna sino al passo di San Lucio (1542 m.) per raggiungere, lungo un percorso a mezza costa, la Val Sertena, Isone, e intraprendere la comoda discesa su Bellinzona. Questa zona è il cuore del futuro Parco regionale transfrontaliero del Camoghé, il primo di questo genere in Svizzera, promosso dalla Regione Valli di Lugano con vari partner istituzionali di qua e di là del confine. Si sviluppa tra i laghi di Como, di Lugano e il fiume Ticino sino a comprendere una parte di Mesolcina e l’ampia regione italiana che, appunto dal Lario, si estende sino al confine svizzero. «L’obiettivo – precisa Corrado Piattini, segretario della regione Valli di Lugano – è di coniugare natura e paesaggio quali valori aggiunti per migliorare le condizioni quadro delle attività umane del comprensorio pedemontano e montano». In questa prospettiva «favorirà lo sviluppo qualitativo dell’attività turistica e ricreativa, contribuendo a mantenere e rafforzare le poche attività rurali ancora presenti sul territorio». In Val Caneggio, proprio sopra Isone, il Parco prevede una riserva forestale.
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Don Adamo Polizzi è il nuovo parroco di Medeglia e Isone
«Ai fedeli manca uno spazio parrocchiale con strutture idonee»
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a pochi mesi sono affidate a don Adamo Polizzi queste due storiche parrocchie, raccolte attorno alle rispettive chiese parrocchiali di San Bartolomeo a Medeglia e San Lorenzo a Isone. Abita ad Isone, in una casa divisa in proprietà per piani: pianterreno, del Comune, affittato; parroco al primo piano. Si è trovato confrontato da una parte con il pendolarismo quotidiano verso i posti di lavoro e, dall’altra, con i rapporti lavorativi verso le due valli superiori. Ufficio, fabbrica ed agricoltura. Non facile quindi tessere i rapporti soprattutto con i giovani: mancando strutture propriamente parrocchiali, si fa perno su altre esistenti, come la sala patriziale di Isone. Medeglia sta sistemando la casa parrocchiale, il progetto è di ricavare un pur piccolo centro parrocchiale a pianterreno, dov’era la Raiffeisen, e un appartamento al piano superiore. «È essenziale per l’animazione e le altre attività avere a disposizione uno spazio parrocchiale con strutture idonee» indica il parroco, augurandosi una crescita dello spirito di unità e di collaborazione. «Questi villaggi hanno una ricca storia, sono percorsi da attivismo e voglia di fare lungo la quale bisogna guardare avanti anche sul piano religioso, progettare il futuro pur tenendo conto delle importanti radici e tradizioni». Tra queste anche le feste patronali con processione in entrambe le parrocchie, la Messa estiva ai monti, le celebrazioni nelle varie cappelle, come in quella della Maestà, nei pressi della caserma, i gruppi di donne che provvedono alla pulizia delle chiese, il ritrovarsi
degli anziani. Entrambi i Consigli parrocchiali sono impegnati in opere di restauro degli edifici religiosi. «E la popolazione risponde bene, aiuta per quanto possibile», sostengono i presidenti dei Consigli parrocchiali, Angelo Roveri a Medeglia e Rosangela Leoni ad Isone. Entrambe le chiese parrocchiali hanno un’origine romanica. San Bartolomeo a Medeglia della costruzione originaria conserva parte dell’abside e il campanile la struttura tardo romanica. La lunetta affrescata sul portale, del ’400, raffigura una Madonna con Bambino tra i Santi Bartolomeo e Antonio abate. Sotto il portico due affreschi: l’Annunciazione e Sant’Eurosia, implorata secondo la tradizione popolare per la pioggia e il bel tempo. All’interno l’altare ha un ciborio in legno scolpito a forma di tempietto, diversi affreschi e vetrate di fra' Roberto È stato restaurato il fonte battesimale, in sasso e legno scolpito, rifatta l’illuminazione esterna, riordinati libri e registri parrocchiali con l’aiuto delle suore di clausura di Claro. A Canedo sorge la cappella dedicata ai Santi Giulio, Lucio e Antonio Abate. La parrocchiale di Isone della costruzione romanica conserva solo lo slanciato campanile del millecento. Della chiesa quattrocentesca è giunto a noi l’arco trionfale con statue in stucco; le cappelle e la navata conservano stucchi e affreschi. È in atto un importante ciclo di restauri: da pochi mesi è ultimato il completo rifacimento del tetto, si sono riportati al naturale i muri esterni, si proseguirà la manutenzione e la deumidificazione anche
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IL PROGRAMMA
Venerdì 2 febbraio 2007 Isone 16.30 Visita alla Scuola Granatieri Incontro con il Comandante, Ufficiali e Sottufficiali 17.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 18.00 Incontro con il Municipio 19.00 Incontro con l’Amministrazione patriziale 19.30 Cena con tutte le Autorità 20.30 Incontro con la popolazione Sabato 3 febbraio 2007 Medeglia 09.00 Incontro con i bambini delle Scuole Elementari del Consorzio scolastico di Isone e Medeglia 10.00 Visita al Cimitero 11.00 Visita a domicilio ad alcuni ammalati 12.00 Pranzo Isone 14.30 Visita al Cimitero 15.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 16.00 Incontro con il Municipio 17.00 Santa Messa prefestiva 18.30 Incontro con l’amministrazione patriziale e aperitivo 20.00 Incontro con la popolazione Domenica 4 febbraio 2007 Isone 10.00 Santa Messa con la celebrazione della Cresima
IL PROGRAMMA all’interno dove già è stata restaurata la cappella dedicata a San Antonio abate, sono stati restaurati i vecchi documenti. Sono altrettante conferme dello stretto rapporto che sussiste tra le popolazioni e la tradizione religiosa.
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Una visita col sole “Perché il Vescovo è salito fin quassù?”. Con questa domanda Mons. Grampa ha aperto l’incontro con i piccoli delle Elementari (presente anche qualche ragazzo delle medie) sabato mattina, presso le Scuole di Medeglia, in una splendida giornata di sole. “Per farci una sorpresa”: ha risposto con simpatia e immediatezza una bambina. Quella risposta spontanea diventava subito riflesso della preziosa semplicità di queste due comunità, Isone e Medeglia, che hanno accolto il Vescovo con sincera cordialità. Due parrocchie collocate su in alto, dentro un orizzonte incantevole di verde e di luce, e affidate a don Adamo Polizzi, ordinato sacerdote lo scorso giugno. Veramente due villaggi solari, dove si avverte che la gente è ben ancorata alle sue tradizioni e alle sue radici. La visita è iniziata nel tardo pomeriggio di venerdì alla caserma dei granatieri, dove il Vescovo si è intrattenuto con il comandante della Scuola e alcuni ufficiali in un interessante scambio su diverse tematiche, passando con naturalezza da una lingua nazionale all’altra. Poi le due parrocchie, suddividendo equamente il tempo fra Isone e Medeglia, alternando i vari momenti (celebrazione dell’Eucaristia e sosta di preghiera in Cimitero) e i diversi incontri (Consigli parrocchiali, Municipi, autorità patriziali, anziani e malati a domicilio) in un itinerario pastorale intenso e generoso, lungo il quale è emersa la tradizione cristiana di queste comunità rimaste fedeli all’eredita ricevuta dai padri. E i parrocchiani di Isone non si sono affatto dimenticati di ricordare al Vescovo che anni fa, quando era loro parroco un sacerdote polacco, don Bernardo Maychrzack, salì fin lassù un giovane Vescovo, sorridente e sportivo, il cui nome avrebbe fatto il giro del mondo e della storia: Karol Wojtyla. Negli incontri con la popolazione (venerdì
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sera a Isone, sabato a Medeglia), Mons. Grampa ha soprattutto insistito sulla dimensione comunitaria della Chiesa, riconducendo a questo contenuto essenziale il messaggio e la proposta cristiana. Infatti “il cristianesimo, e la Chiesa che ne è la sua continuazione nella storia, non è una dottrina, una ideologia, un insieme di teorie, di astrazioni, di riti, di norme morali, di verità da credere, ma un incontro di persone, il frutto di un’amicizia, un’esperienza di vita, che si costruisce sul primato dei fatti”. Perché “se non nasce un’amicizia tra i cristiani, non presentiamo niente di nuovo, di originale, di attrattivo”, ha ancora sottolineato il Vescovo, ricordando quel “guarda come si vogliono bene”, che era l’espressione di sorpresa e meraviglia, con la quale i pagani solevano sottolineare la “caratteristica”, pienamente fedele al Vangelo, delle prime comunità cristiane. E ha invitato a “saper offrire un’esperienza di vita, che si costruisce sul primato dei fatti, nella concretezza della storia, del vissuto di ogni giorno”. Ha concluso: “è l’impegno che vi viene richiesto se volete costruire la Chiesa, oggi e qui in questa precisa realtà, in cui siete inseriti”. Diverse pure le domande che vengono poste al Vescovo in questi incontri, fra le quali ritorna sovente, con una certa preoccupazione, l’interrogativo sul futuro dell’insegnamento religioso scolastico. Segno che la nostra gente ne avverte bisogno e importanza. E fra le varie domande ha suscitato simpatia e commozione quella di un bambino che, con trepidazione, ha voluto ricevere dal Vescovo una “conferma” sull’esistenza del Paradiso.
2007 L’obiettivo fondamentale rimane la gestione dello splendido territorio
Vitalità della zona, qualità della vita ’accento è posto su due punti: vitalità della zona e qualità del territorio. Sono stati mantenuti i principali servizi. Medeglia, con l’aiuto del Comune e l’iniziativa di un gruppo di giovani, ha mantenuto il ristorante Corte del Duca, cui è stato aggiunto un negozio di prima necessità; il nome riprende il toponimo riferito ad una fortificazione medioevale. Ad Isone è stata dedicata addirittura una fabbrica, la Periso (per Isone) SA, sorta nel dopoguerra e giunta ad impiegare oltre 200 persone, oggi ancora una cinquantina. Produceva componenti per orologi, ed oggi, sotto la gestione di Domenico Toneatto, produce nel campo della depurazione dell’aria, impianti che annullano gli odori: delle acque che vanno nei depuratori, di kerosene negli aeroporti (ad esempio a Malpensa), dei medicinali negli ospedali (con particolare cura agli impianti di ventilazione), in altri luoghi pubblici e nelle abitazioni private. «L’obiettivo è che in ogni casa ci sia uno dei nostri depuratori dell’aria. Abbiamo rapporti con aziende importanti in Ticino, Svizzera e nel mondo e stiamo sviluppando altri apparecchi, dal misuratore di allergie ad altri prodotti per la medicina», spiega Domenico Toneatto. L’iniziativa è vivace anche nella gestione di un territorio che si presta in modo straordinario ad escursioni e mountainbike; i sentieri percorrono le valli Caneg-
gio e Sertena che s’allungano verso il Camoghé, l’arrivo della caserma ad Isone ha permesso di tracciare comode strade e una gestione capillare del territorio. Giovanna Lafranchi, presidente del Patriziato di Medeglia, indica l’alpe di Caneggio (un terzo appartiene ancora al patriziato di Robasacco, a conferma di profondi rapporti storici tra le due località) e l’alpe Lagonci, entrambi caricati a mucche a capre. Cita l’alpe dei cavalli, vicino al Lagonci sui monti di Medeglia («da cui si gode una straordinaria vista su Lugano, Bellinzona e Locarno»), la manutenzione dei boschi, le strade realizzate nell’ambito del raggruppamento terreni. In particolare all’alpe di Caneggio, «piccolo angolo di Paradiso», si vuol salvare l’unico tetto in piode della zona e la costruzione verrà adibita a capanna. Vittorino Buloncelli, presidente del patriziato di Isone, cita le quattro aziende agricole e una quinta più ridotta, che operano tra il paese e le due valli superiori costellate di monti, alpetti e cascinali. «In tutto almeno 120 capi di bestiame grosso, più capre e pecore, due stalle rinnovate sui monti e una in paese, la consuetudine degli alpeggi bassi, fin verso i mille metri». Domenico Bulloni, uno dei contadini, è occupato in questi giorni nella "mazza" per preparare i salumi che poi si potranno trovare all’alpe e grotto Mürecc, oltre ai formaggi di mucca e di capra, la tipica
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formaggella di Isone e i formaggini. Nella stagione dell’alpe, al Mürecc si giunge anche in auto, meglio a piedi lungo il sentiero per Gola di Lago, l’ambiente è incantevole tra natura e animali, il grotto invitante. «Questa è una zona ideale per l’allevamento, tranquilla e ben protetta, tanto che alcuni contadini rimangono in alto tutto l’anno. Zona di escursioni, di qui sono passati anche i mondiali di ciclocross». Per il Patriziato il fiore all’occhiello sono i quindici rustici sui monti riattati e affittati come residenze secondarie. «E il programma continua, visto il successo di questa prima fase. Prevediamo di investire ancora nelle abitazioni per favorire l’insediamento di nuove famiglie». La Casa patriziale ospita cancelleria e municipio, lo studio del medico-condotto, la sala multiuso a disposizione delle Società. Isone è noto a livello nazionale per la caserma e la Piazza d’armi, sede dal 1972 della scuola federale dei granatieri, ossia della componente d’istruzione più importante delle formazioni di ricognizione dell’esercito. Negli anni l’integrazione con la realtà locale si è perfezionata: la caserma ha creato posti di lavoro, è impegnata nella gestione del territorio, approntando strutture utili anche all’economia alpestre e al turismo.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO SIGIRINO - MEZZOVICO - VIRA 9 - 10 - 11 FEBBRAIO Mezzovico-Vira e Sigirino, un territorio in forte sviluppo
Zona industriale, un’idea vincente e convincente
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are una collinetta da niente, l’autostrada ci passa sotto, cantonale e ferrovia l’aggirano accostando il fiume. Ma il Dosso di Taverne basta a dividere la valle del Vedeggio sul piano geografico e storico; ancora oggi quella collinetta è un confine, oltre il quale si sta costituendo il nuovo Comune formato dai sette attuali, da Sigirino a Isone. Questione di tempo e di… nome. Nell’attesa, tutta l’Alta Valle del Vedeggio è una fucina di iniziative e progetti, con uno sviluppo a volte impetuoso. La forza di attrazione è evidente, ovunque aumentano gli abitanti, a Mezzovico-Vira si veleggia attorno al più 5% l’anno, si son passati i mille; Sigirino da anni ha capovolto la tendenza negativa, l’aumento degli abitanti è più contenuto ma anche qui costante da anni. Giocano il paesaggio e la tranquillità, il territorio ampio e accogliente, la varietà delle risorse tra pianura e montagna, la funzionalità dei collegamenti, la vicinanza ai centri urbani, ma soprattutto l’iniziativa e qualche intuizione rivelatasi geniale. Come lo sviluppo della regione del Tamaro e la zona industriale di MezzovicoVira, una realtà esemplare a livello cantonale e in continuo sviluppo. Nata per iniziativa dell’allora sindaco Walter Canepa, oggi produce ed esporta in tutto il mondo, continua ad essere attrattiva come confermano nuovi insediamenti e l’aumento dei posti di lavoro, già oltre i 2.000, e mantiene il perfetto inserimento nella realtà geografica, imprenditoriale ed economica locale. Lì lavorano realtà industriali di punta come la Synthes, leader mondiale nelle apparecchiature per la traumatologia, che da sola occupa oltre 500 persone, e la Valois Dispray SA fondata da Daniele Antonietti, malcantonese di Sessa, nell’85 come attività commerciale a Lugano e tre anni dopo come realtà industriale a Mezzovico. Erano 10 dipendenti, oggi sono 120. Adesso la
Casa madre è americana e l’azienda opera nel campo degli apparecchi spray, per la profumeria e la cosmetica. «Esportiamo in tutto il mondo, produciamo 100 milioni di pezzi l’anno, l’azienda è fortemente automatizzata, lavora 24 ore al giorno in tre turni», indica Antonietti, il fondatore, che autorevolmente la dirige. Sigirino, capitale di AlpTransit La zona industriale è una base sicura anche per il futuro Comune di 5.000 abitanti, nel quale Mezzovico crede da sempre. «Ne ho parlato dieci anni fa – ricorda il sindaco Luigi Canepa – all’inaugurazione del nuovo Centro comunale. Qualcuno ha scrollato la testa, ma mi pareva una cosa logica: siamo in cima al Luganese, il Ceneri a nord e il Dosso di Taverne a sud sono barriere naturali, abbiamo risorse e molti punti forti, dall’industria alla montagna, dai militari al centro sportivo, storia comune e capacità di iniziativa». Alla collaborazione sono abituati, lo dimostrano il Centro scolastico consortile e la Casa per anziani Alto Vedeggio, operante dall’88 per i 7 Comuni, 53 posti letto medicalizzati, alle porte la concreta prospettiva di un nuovo reparto con 24 posti per casi di degenza senile e alzheimer. D’accordo anche Sigirino, che negli ultimi decenni si è inserito nell’area artigianale e industriale, vedendo mutare rapidamente la sua situazione da rurale a residenziale attorno alle tre frazioni: Osignano, splendido nucleo dal notevole valore paesistico, Mastarino con la chiesa parrocchiale di San Andrea e, più sotto, Vianco con le sue case tradizionali e una crescente presenza di nuove residenze. Il sindaco Maurizio Zanchi pone l’accento sui pregi del territorio, sulle captazioni che dai monti del Cusello riforniscono d’acqua una parte della città di Lugano e sulla qualità della vita. «Verrà mantenuta, almeno
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cerchiamo di fare il massimo – spiega il sindaco Maurizio Zanchi – anche con il grande cantiere AlpTransit per la galleria di base del Ceneri». I lavori preparatori sono stati introdotti dallo scavo del cunicolo di prospezione, proseguono con gli svincoli provvisori sull’autostrada e la costruzione del villaggio per 400-500 tra tecnici e operai. In estate inizieranno nelle due direzioni i lavori di scavo del tunnel di 15,4 chilometri, da Camorino a Vezia. Il cantiere sarà al massimo nel 2010. «Si stanno organizzando bene, abbiamo instaurato una buona collaborazione sia per il rifornimento d’acqua, con un nuovo bacino e acquedotto, sia per evitare i disturbi ai cittadini. Il cantiere principale è staccato dall’abitato, sfrutterà al meglio gli spazi a disposizione e i raccordi autostradali, ci terrà compagnia per una decina d’anni, speriamo con ricadute positive sull’economia del Comune». Sigirino non vuol perdere la sua dimensione di paese, «con i bambini che giocano in piazza». In questa prospettiva si è posto due priorità: terminare i lavori dell’acquedotto e sistemare le canalizzazioni, procedere alla moderazione del traffico sulle strade interne. Stesso discorso legato alla qualità della vita per Mezzovico. Realizzate egregiamente opere importanti come la Casa e il Centro comunale, rinnovato l’asilo dopo l’incendio del 2000, provveduto al risanamento del bosco sopra il paese, contribuito al restauro delle due chiese parrocchiali di Mezzovico e Vira, adesso pensa alla piazza di Vira con una pavimentazione pregiata del sagrato davanti a San Antonio, a completare il piano delle canalizzazioni e moderazione del traffico. Oltre all’importante impegno del risanamento idrico nella zona industriale. In entrambi i Comuni si solleva lo sguardo verso quell’autentico patrimonio che
2007 è la montagna. Pierluigi Canepa, presidente del Patriziato di Mezzovico-Vira che tiene le sue riunioni nella chiesetta sconsacrata della Gesora, indica, oltre ad una ricca storia, «l’alpe Duragno, ristrutturato dieci anni fa e regolarmente caricato, gli alpi Pozzo e Canigioli, alcuni terreni affittati in basso, l’impegno a tenere in ordine i boschi, in collaborazione con l’Unione cacciatori del Ceneri». Agostino Moghini, segretario del Patriziato di Sigirino (presidente Rolando Moghini) elenca le proprietà, iniziando dall’alpe Faré,
caricato con manzette, il ristorante con alloggio Dosso e la vicina casa Pezza, la Casa patriziale dove ha sede anche l’amministrazione comunale, con due appartamenti sopra, insistendo a sua volta sull’impegno per la tutela del territorio.
Seguendo le indicazioni del Concilio Vaticano II e del Sinodo ’72
Unite dalla storia: tre parrocchie e un unico Consiglio pastorale
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on Pietro Borelli ha portato nelle tre parrocchie la concretezza che lo contraddistingue. È un piacere fargli ricordare i quattro anni e mezzo trascorsi nella Missione diocesana di Barranquilla, così come starlo ad ascoltare sulla novità, ossia il Consiglio pastorale parrocchiale, unico per le tre parrocchie. «Si integra con i Consigli parrocchiali, che curano gli aspetti amministrativi, nel dedicarsi al coordinamento della pastorale per la vita religiosa». Costituito da poche settimane, è presieduto dall’avv. Nicola Menini, opera attraverso cinque gruppi (annuncio, liturgia, condivisione, problemi giovanili, attività ricreative e tempo libero). «Sono tre comunità vicine, anche dal punto di vista storico, è opportuna questa decisione delle assemblee pastorali di promuovere un organismo unico per collaborare nella pastorale, seguendo le indicazioni del Concilio e del Sinodo ’72». Insieme
sono state preparate le quattro serate di Avvento a Vira, con Messa, cena in comune e catechesi; insieme programmato quattro serate di Quaresima con il prof. Ernesto Borghi sui problemi del lavoro, in sintonia con Sacrificio Quaresimale; da tempo già esiste una Corale interparrocchiale. C’è un problema: mancando strutture parrocchiali, si fa capo a quelle comunali come l’ex scuola di Vira, accanto alla chiesa, a conferma dell’ottima collaborazione con i Comuni. Che si è confermata con i pregevoli restauri delle chiese parrocchiali di Mezzovico (Sant’Abbondio) e Vira (San Antonio Abate). In particolare nel primo caso si è trattato, dopo un’attenta indagine, di metter mano ad un edificio di origine romanica, quindi dall’importante storia, con opere d’arte di pregio. La volta del Coro porta interessanti affreschi seicenteschi relativi all’Infanzia di Gesù; sull’arco trionfale vigilano le statue dei Santi Ab-
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IL PROGRAMMA
Venerdì 9 febbraio Sigirino 09.00 Visita al cantiere AlpTransit 11.30 Visita all’oratorio San Giovanni Battista al Dosso 12.00 Incontro con i Parroci della Zona Pastorale Mezzovico 13.00 Visita alla Scuola dell’Infanzia 13.30 Visita alle Scuole Elementari Consortili 14.45 Visita all’oratorio di Loreto Vira 15.00 Visita al Cimitero 15.30 Incontro con i Cresimandi nella ex scuola 16.00 Lode Vespertina nella Chiesa parrocchiale Mezzovico 17.00 Incontro con gli imprenditori attivi nelle 3 Comunità parrocchiali nella sala del Consiglio Comunale 18.00 Aperitivo 19.00 Visita ad uno stabilimento industriale con lavoro notturno Sigirino 20.30 Incontro con i 3 Consigli parrocchiali nella sala patriziale Sabato 10 febbraio Sigirino 09.00 Incontro con il Consiglio Pastorale parrocchiale delle 3 Comunità parrocchiali di Mezzovico - Vira Sigirino nella sala patriziale 10.30 Visita all’Oratorio di San Rocco 11.00 Momento di preghiera nella Chiesa parrocchiale e visita al cimitero Mezzovico 11.30 Incontro con le Autorità municipali, patriziali e parrocchiali di Mezzovico, Vira e Sigirino 12.30 Pranzo con le Autorità 15.00 Visita alla Casa Anziani Consortile dell’Alto Vedeggio 16.00 Santa Messa nella Cappella della Casa Anziani 17.30 Visita al cimitero 18.00 Incontro con la popolazione delle 3 Comunità parrocchiali Mezzovico Vira - Sigirino nella Chiesa Domenica 11 febbraio Mezzovico 09.30 Visita alla Chiesa di San Mamete 10.30 Santa Messa nella Chiesa parrocchiale con il Sacramento della Cresima 11.30 Aperitivo e incontro con la popolazione sul sagrato della chiesa
IL PROGRAMMA bondio e Mamete, i due patroni; gli altari laterali sono dedicati alla Madonna e a San Carlo. Nei primi anni ’60, dopo le ispezioni archeologiche, era stata restaurata la chiesa di San Mamete, verso il piano, costruzione significativa dal punto di vista architettonico e artistico.
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Visita pastorale e mondo del lavoro La visita pastorale alle parrocchie di Mezzovico, Vira e Sigirino, affidate dallo scorso agosto a don Pietro Borelli, ha conosciuto, rompendo parzialmente lo schema ormai ben collaudato, due momenti “fuori dalla consuetudine”. Li ha definiti così il sindaco di Mezzovico, Luigi Canepa, aprendo, nella serata di venerdì, l’incontro del Vescovo con gli imprenditori, che hanno accolto positivamente l’invito e hanno partecipato numerosi (circa un centinaio) e interessati. Present ando la zona industriale di Mezzovico-Vira quale “parte integrante della nostra realtà locale”, il sindaco ha sottolineato che “gli oltre 2000 posti di lavoro e le 120 aziende che operano sul nostro territorio sono un chiaro indicatore che gli operatori del settore hanno trovato da noi terreno fertile”, peraltro preparato con lungimiranza dalla stessa autorità comunale, capace in questi ultimi decenni di creare “le premesse di base – pianificazione e infrastrutture – per favorire gli insediamenti industriali ed artigianali ed agevolarne, nel limite del possibile, l’attività”. Nel suo intervento Mons. Grampa, dopo aver precisato i benefici che derivano all’intera comunità da tanto impegno e laboriosità, ha richiamato, seguendo l’insegnamento della dottrina sociale della
A Vira analogo procedere, con indagini archeologiche e ristrutturazione completa, dando la giusta valorizzazione alle opere d’arte; poco fuori dal nucleo sorge la chiesetta di Loreto da cui, sino a qualche decennio fa, partiva a primavera la processione delle Rogazioni. L’oratorio di San Ambrogio, dall’altra parte della valle, splendido edificio romanico, è in territorio di Mezzovico ma appartiene alla parrocchia di Camignolo. Bisognoso di restauri, come ha confermato l’assemblea parrocchiale, è il monumentale complesso parrocchiale di Sigirino: chiesa (già citata nel ’200) con portico, portale ad arco, ossario, campanile, piazzale, croce cimiteriale. Numerosi gli affreschi e le opere
Chiesa, il dovere di mettere sempre al centro l’uomo in ogni attività lavorativa e imprenditoriale. Nella mattinata di venerdì invece, aprendo la stessa visita pastorale, Mons. Vescovo aveva fatto tappa, sul territorio di Sigirino, nell’imponente cantiere AlpTransit, collegato ai lavori della galleria di base del Ceneri (15,4 chilometri da Camorino a Vezia), inserita nel grande progetto del secolo rivolto ad una “linea ferroviaria nuova, moderna ed efficiente”. Accolto con cordialità da tecnici e maestranze, il Vescovo ha percorso l’intero cantiere (è previsto a breve termine l’insediamento delle baracche per 450 operai), soffermandosi alla fine per un momento di scambio e per invocare la benedizione del Signore, chiedendo “concordia, serenità e forza”, affinché “questa nuova opera sia esemplare non solo come costruzione ma anche per l’impegno e il clima instaurati nell’ambito del lavoro”. Due momenti quelli descritti certamente “insoliti” nei tradizionali programmi, ma altrettanto significatavi, come lo è stato la visita alla fabbrica Dispray, dove il Vescovo ha richiamato “la dignità della fatica quotidiana” e ricordato il significato del lavoro “quale collaborazione alla promozione della famiglia umana”. Una tre giorni intensa e ben coordinata:
d’arte. Interessanti ed amati dagli abitanti sia l’oratorio di San Giovanni in località Dosso, sopra la cantonale (a sua volta bisognoso di restauri) sia in alto, tra le frazioni, la cappella dell’Addolorata e di San Rocco, sia la cappellina con l’immagine della Madonna di Re all’entrata di Osignano.
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soste negli oratori, nelle scuole, con gli anziani della Casa Alto Vedeggio; momenti di preghiera nei tre cimiteri; incontri con le autorità comunali, parrocchiali e patriziali, con i ragazzi della cresima (la celebrazione di questo sacramento per i preadolescenti delle tre parrocchie ha avuto luogo domenica mattina a Mezzovico), con il consiglio pastorale interparrocchiale, voluto dal parroco per dare concretezza ad una pastorale capace di coinvolgere in effettiva corresponsabilità i laici, lungo la pista tracciata dal Concilio Vaticano II a livello di Chiesa universale e dal Sinodo 72 per la nostra realtà diocesana. “Siete sulla giusta strada”, ha precisato il Vescovo, esprimendo apprezzamento, richiamando la realtà delle zone pastorali da attivare, invitando a proseguire in questa prospettiva: “sia perché consona all’impegno derivante ad ogni cristiano dal proprio battesimo; sia per far fronte alle nuove e continue sfide di una società in continuo cambiamento, con ripercussioni anche a livello di proposta pastorale e di trasmissione della vita cristiana alle nuove generazioni”. Una visita davvero riuscita, con viva soddisfazione da parte di tutte le persone coinvolte.
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Quando i polacchi risanarono Mezzovico ezzovico-Vira conta 1040 abitanti, la sua zona industriale 120 aziende con qualcosa come 2050 posti di lavoro, in costante crescita. Sorge nella piana, da una parte e dall’altra dell’asse di collegamenti (strada, ferrovia, autostrada e Vedeggio), costituisce il punto di riferimento e in molti casi la ragion d’essere di un diffuso indotto di cui beneficia l’intera regione. È senza dubbio una delle pagine più incisive scritte dal Ticino nel dopoguerra, merita alcune domande al sindaco Luigi Canepa (nella foto). Si può dire che sia nata da un’attenta lettura e un utilizzo razionale del territorio? Era zona paludosa, risanata durante la guerra dai rifugiati polacchi. Vi si insedia un po’ di artigianato, la zona diventa ancora più interessante per il cantiere e il tracciato dell’autostrada, negli anni ’70 il Comune decide per il polo industriale provvedendo al raggruppamento terreni e ad un’apposita pianificazione contando sulle sue
sole forze; Bellinzona non l’ha riconosciuta di interesse cantonale e quindi non la sussidia. La scelta è vincente, l’investimento produttivo? Il successo, oltre che dal numero delle aziende e dei posti di lavoro, è confermato dall’aumento del gettito fiscale, passato dai 600.000 franchi degli anni ’80 ai circa 4 milioni di oggi. C’è stato qualche momento non facile dovuto alle crisi congiunturali, il Comune ha comunque continuato a crederci, oggi il trend è di nuovo molto buono. E il sostegno del Comune continua, convinto. Il polo industriale è sorto e si è sviluppato con l’assenso della popolazione in una zona che continua a confermarsi molto adatta: spazio, accesso alle vie di comunicazione verso sud e nord, centralità rispetto al Ticino. Il Piano regolatore tiene conto delle esigenze della zona industriale per sfruttare al meglio i terreni, l’attenzione è continua, adesso abbiamo avviato i lavori di risanamento idrico della zona, con un investimento
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di 1,7 milioni. I contatti tra Municipio e industrie sono costanti, il dialogo pure per discutere e affrontare problemi, temi e prospettive. Esistono margini per un’ulteriore sviluppo? La zona non è satura, nuove richieste arrivano con regolarità da vari settori dell’industria, anche di punta, come confermano alcune aziende presenti che esportano in tutto il mondo. La zona industriale, oltre all’indotto, ha contribuito a creare una mentalità, quindi a formare e sviluppare iniziative anche locali. A livello pianificatorio operiamo in modo che la zona industriale possa funzionare al meglio con tutte le necessarie infrastrutture, senza abbassare, anzi valorizzando l’attrattività anche residenziale del Comune.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO CADEMPINO - LAMONE 2 - 3 - 4 MARZO Lamone e Cadempino: la storia di due Comuni in simbiosi
Una periferia in movimento tra benessere e socialità Un’importante zona industriale favorita da un buon momento economico. L’obiettivo di potenziare i servizi pubblici con il nuovo nodo di interscambio delle FFS. La vicinanza di una città in espansione e il pensiero ad un’aggregazione fino ad Agno. amone e Cadempino si scrivono spesso uniti dal trattino. Eppure sono due Comuni distinti, per quanto vicini e collaborativi. «Insieme abbiamo la stazione dal 1923, la posta, le scuole, due banche, la parrocchia addirittura dal ’4 00, una costante vicinanza operativa e l’attitudine al volontariato» indica da Lamone Siro Casari, già direttore delle Medie di Gravesano. Insieme anche la splendida posizione che dal Vedeggio li adagia alla montagna, la vicinanza alla città, i collegamenti, i trasporti pubblici ma anche i problemi che derivano dall’essere attraversati da autostrada, ferrovia, cantonale… e quindi da un notevole volume di traffico. Si sta provvedendo con progetti per i ripari fonici della ferrovia e con la futura strada che dalla zona industriale di Cadempino porterà direttamente allo svincolo autostradale. Sono i problemi di… prossimità della periferia, per quanto attenta al sociale e alla gestione del territorio salvaguardando il più possibile la qualità della vita, ma al tempo stesso molto attiva nel promuovere l’economia: decine di aziende, alcune importanti come Zambon, Gucci, Audemars e Premec a Cadempino, altre medio-piccole anche a Lamone, una capillare presenza artigianale, il tutto a produrre circa duemila posti di lavoro. Il buon momento economico indica che il trend è favorevole, per cui «speriamo che la nostra attrattiva attiri altre aziende», si augura Marco Lehner, sindaco di Cadempino alludendo al moltiplicatore al 60% e alla popolazione più che triplicata nel dopoguerra. Stesso auspicio esprime a Lamone Marco Balerna, indicando le zone industriali verso Gravesano e Taverne, e uno sviluppo demografico stabilizzato sui 1600
abitanti, che però presto sarà rilanciato da nuove costruzioni attualmente in cantiere. È in arrivo il nodo di interscambio delle FFS, che farà della già importante stazione di Lamone-Cadempino (col trattino) con l’orario cadenzato e il Park&Rail, il fulcro del traffico integrato nell’immediata periferia di Lugano: arrivi in treno e ripartenze con i trasporti pubblici su strada, ai quali si aggiungerà il bus di Lugano che attualmente ferma a Vezia. L’obiettivo di nuove strade e servizi pubblici richiede un maggior coordinamento nell’operosa e popolosa regione del Medio e Basso Vedeggio, che avverte il fiato della città che si espande. Allora ecco l’accortezza di concepirsi non come una periferia senza identità, ma come zona con storia e attitudini precise all’interno della cultura della collaborazione, che significa decisione nell’affrontare temi e problemi in prospettiva regionale. Un esempio magari piccolo ma significativo è l’operatrice sociale in comune tra Lamone, Cadempino e Manno, primo esperimento
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tricomunale in Ticino. Gaby Colombo, ufficio a Lamone, è «a disposizione della popolazione, i servizi pubblici segnalano i casi, la gente telefona, passa». Da quasi un anno si muove in questa zona dalla situazione sociale complessa, forte immigrazione (calabresi di Mesoraca ed ex-jugoslavi) qualche problema di ordine pubblico con i giovani, situazioni di disagio tipiche del nostro tempo: «difficoltà finanziarie, fatica a pagare debiti anche futili (telefonini, auto…) e le Casse malati, depressioni, dipendenze da droga, alcol e medicamenti». Problemi e disagi di oggi, che attraversano il benessere tra giovani ruggenti e anziani in difficoltà magari nell’attendere un’invalidità che tarda. Lo sguardo si alza all’aggregazione, al momento solo un pensiero, niente di concreto, a parte il Consiglio di 8 sindaci della regione (Lamone, Cadempino, Bedano, Gravesano, Manno, Taverne-Torricella con l’aggiunta di Agno e Bioggio). «Si discute, c’è chi è più o meno propenso, comunque i Municipi hanno accettato l’entrata in materia» spiega Marco Balerna da Lamone. La sensazione è che Agno, Bioggio e Manno possano mettersi al centro di una prima proposta da allargare agli altri. «Chissà se si riesce a fare un Comune da Agno a Taverne, sarebbero 15.000 abitanti, un polo alle porte di Lugano. Cosa succederà difficile dirlo, comunque è giusto cominciare a pensare a Comuni meglio strutturati per affrontare il futuro», aggiunge Marco Lehner da Cadempino.
2007 Il parroco don Sandro Colonna a settembre in partenza per il Congo
Un nuovo centro parrocchiale dallo sguardo missionario iro Casari, presidente del Consiglio parrocchiale, concorda con don Sandro Colonna, parroco, sul Centro parrocchiale a Lamone, posto a mezza strada tra chiesa e stazione. Utile, molto sfruttato per iniziativa pastorali e sociali, ma inadeguato ad una parrocchia che sta superando le 3.000 anime. Allora ecco lo studio di fattibilità per un nuovo progetto più ampio «perché il Centro è un riferimento per tutti, giovani, adulti, anziani, sede di incontri, conferenze, della catechesi e un po’ anche oratorio affinché giovani e ragazzi possano trovare qualcosa di più». Don Colonna pensa che si potrebbero integrare più e meglio i due Comuni nell’unica parrocchia, anche se i momenti di pastorale insieme sono tanti, grazie anche all’aiuto di una squadra di catechisti, le Messe ben distribuite, le feste, le processioni, la cura dei monumenti efficace: a Lamone prosegue il restauro delle cappelle campestri. Domenica il Vescovo collocherà e benedirà un piccolo pacco dentro un grande container. Altri seguiranno con abiti, medicinali, attrezzature apparecchi. Destinazione Congo, in un punto dell’immensa periferia della capitale Kinshasa. A settembre seguirà il parroco, appunto don Sandro Colonna, che tornerà missionario con la Congregazione dei
Padri Cavanis, altri cinque anni dopo quelli trascorsi in Brasile. «L’idea del container, dell’aiuto missionario, precede la mia decisione. Conto sia il segno della vicinanza dei miei ex parrocchiani nella nuova terra di missione». Detto dell’oratorio di San Zeno (Zenone) sull’omonima collina, i suoi stucchi e affreschi tardogotici, i locali destinati all’eremo documentato già prima del mille, Lamone ha la bella chiesa di San Andrea, origine romanica come attesta il campanile, rinnovata nel quattro, nel Sei e nell’Ottocento. Cadempino ha la chiesa dei Santi e martiri milanesi Gervasio e Protasio, il cui culto indica un’origine molto antica, probabilmente prima del mille. Dell’originale conserva il campanile, tra i più antichi in Ticino, mentre va segnalato l’ottimo restauro concluso una decina d’anni fa, che ha permesso la ricostruzione della storia della chiesa, e quindi del villaggio, con la riscoperta di frammenti di affreschi incorniciati dall’interessante fregio a greca interrotto da pesci.
IL PROGRAMMA
Venerdì 2 marzo Cadempino 18.00 Via Crucis per le vie (ritrovo alle 17.30 nella chiesa) 19.00 Cena al Centro parrocchiale con il Consiglio parrocchiale, il Consiglio pastorale e collaboratori vari Sabato 3 marzo Lamone 10.00 Incontro con i Cresimandi 11.30 Incontro con gli anziani e pranzo 15.00 Incontro con gli Scout 18.00 Santa Messa prefestiva 19.30 Cena e incontro con la comunità Domenica 4 marzo Cadempino 08.30 Santa Messa Lamone 10.30 Santa Messa con la celebrazione della Cresima e pranzo 14.30 Preghiera conclusiva della visita pastorale Benedizione del container in partenza per il Congo
IL PROGRAMMA
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Una visita ben partecipata
È iniziata con la Via Crucis la
visita alla parrocchia di Lamone –Cadempino affidata alla cura pastorale di don Alessandro Colonna, con la collaborazione del diacono don Iraildo Ramos da Silva, che sarà ordinato sacerdote il prossimo giugno. Via Crucis di ascolto, silenzio e preghiera, scendendo dall’alto verso la chiesa di Cadempino, dedicata a due Santi ambrosiani: Gervasio e Protasio. “Viviamo un evento sempre attuale e che ci salva: la sua passione, morte, sepoltura e vittoriosa ascesa al cielo”, ha sottolineato il Vescovo, precisando che “questi fatti devono diventare nostri, devono coinvolgerci come se si svolgessero in noi, per noi. Camminando, vogliamo testimoniare che la via della croce non è evento passato, ma presente, non è storia di ieri, ma di oggi e ci riguarda, ci coinvolge. In questa strada della croce è ricapitolata tutta la storia dell’uomo e del mondo, perché è attraverso il cammino della croce, nel dolore e nelle tenebre del suo amore, che intravediamo la via della luce, la strada della risurrezione”. Un cammino “per essere con Gesù: l’uomo che disturba e dà fastidio perché parla d’A-
more, predica giustizia, insegna l’unione fra tutti gli uomini. La visita pastorale non ha altro scopo che questo: invitarvi a raccogliere questo messaggio per costruire il mondo nell’amore, questo nostro mondo, nel quale ci tocca vivere la nostra storia tormentata, difficile, sofferta”. Una visita pastorale ben cadenzata nel suo programma e nel susseguirsi dei vari incontri: con i ragazzi della cresima, gli anziani, gli scout, le autorità, sempre in una dimensione molto familiare, che ha evidenziato il costruttivo clima nei rapporti e nelle collaborazioni all’interno di questa comunità. Incontri sempre positivi, come nella mattinata di sabato con i cresimandi e i rispettivi genitori (la celebrazione della Cresima ha poi avuto luogo domenica mattina nella prepositurale di Lamone dedicata a Sant’Andrea) durante il quale Mons. Grampa ha richiamato “l’importanza di crescere nella conferma di quei valori ricevuti nel battesimo”. E ha insistito su una parola “eccomi”, che i ragazzi dicono al Vescovo e all’intera comunità, in risposta alla chiamata al momento di ricevere questo sacramento. Significa: “ci sono anch’io, sono fiero di essere cristiano e di avere una marcia in più verso la verità
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e la libertà”, ha spiegato, ricordando che questo cammino va compiuto “dentro la Chiesa, vivendo un legame ben sottolineato dal fatto che ministro ordinario della cresima è il Vescovo diocesano, pastore della Chiesa locale”. Molto familiare l’incontro con gli anziani e vivace “il grande gioco” nel pomeriggio con gli scout, che sono una valida proposta educativa lungo una pista di impegno. Ben partecipate anche le soste di preghiera nei due cimiteri, le celebrazioni eucaristiche a Lamone e a Cadempino, e l’incontro con la popolazione di sabato sera. Un gesto di solidarietà ha infine concluso la visita nel primo pomeriggio di domenica, quando il Vescovo ha simbolicamente messo il primo “pacco” in un container, che, una volta riempito (il salone dell’oratorio era stipato di roba) verrà inviato a Kinshasa nel Congo per la missione dei religiosi Cavanis, dove don Alessandro Colonna inizierà nel prossimo autunno il suo nuovo impegno pastorale, lasciando la parrocchia di Lamone-Cadempino. Ricordiamo che in precedenza aveva vissuto un’analoga esperienza in Brasile, sempre con le Comunità Cavanis.
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Una collaborazione sempre più intensa e fattiva tra i diversi Comuni della zona
Il futuro segue il corso del fiume Vedeggio i ragiona al futuro valicando il Vedeggio, passando dalla sponda sinistra di Lamone e Cadempino a quella destra e seguendolo poi nel suo corso verso il lago. I singoli impegni organizzativi gradualmente assumono una conformazione più allargata, perché per i sindaci «non si possono restringere all’ottica locale temi regionali» come la rete viaria, i collegamenti pubblici e privati, servizi sociali capillari, l’associazionismo (si sono fusionati gli scout della San Zeno, la Filarmonica Medio Vedeggio e la squadra di calcio, Lamone Cadempino e Vezia), le scuole, la formazione, lo sport e il tempo libero. A Cadempino il Palamondo, palazzetto sportivo polivalente, è gestito da privati ma è nato da una sinergia con il pubblico ed è integrato nel Centro sportivo comunale che, vista l’attività, ha una valenza almeno regionale; due campi, spogliatoi, salone, salette, cucina per 250 persone, magazzini comunali, comando della protezione civile con possibilità di pernottamento:
un vero polo sportivo tra Lugano e Tenero. Del resto «storicamente così è sempre stato – spiega Antonio Balerna, appassionato di storia locale, poeta e scrittore – tra Lamone e Cadempino, che da secoli hanno destini comuni e gli altri paesi del Vedeggio con cui si condividevano traffici, integrazione delle attività artigianali, agricoltura, allevamento, coltura dei cereali, con qualche nicchia di prodotto ben selezionata come i vigneti sulla collina di San Zeno. Una zona riparata dai venti del nord dove d’inverno da Verzasca e Vallemaggia arrivavano le mandrie per svernare». La conferma di quanto il territorio e la storia siano importanti viene da Giacomo Ghezzi, imprenditore, in cui tutti indicano il factotum del Patriziato di Lamone. Cita i boschi, un po’ di coltivo e soprattutto la proprietà della chiesa di San Zeno, bella da vedere in cima alla collina, restaurata pochi anni fa, rifatto il tetto. E poi i due lasciti Tamossi e Ferrari che per ogni atto, soprattutto per l’alienazione, devono avere “l’ok”
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dei patrizi. Per dire che la storia continua e gradualmente, anche se a fatica, come dimostrano le storie di immigrazione, indirizza l’attualità. Allora che fanno i due Comuni? Completano le infrastrutture. Cadempino dopo acquedotto e canalizzazioni pensa a ristrutturare l’asilo, al nuovo Centro civico, a progetti per la mobilità, la moderazione del traffico in paese, la ristrutturazione dei nuclei di sopra e di sotto, avvia il sondaggio di opinione per i ripari fonici alla ferrovia, mantenendo l’attenzione sulla zona industriale, decisiva per il Comune e per la regione. Lamone ha realizzato il Centro civico con cancelleria, polizia cantonale territoriale, poliambulatorio, assistenza e cura a domicilio, un servizio per le mamme, perfezionato le infrastrutture per il tempo libero.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO BEDANO - MANNO - GRAVESANO 9 - 10 - 11 MARZO Media e Bassa valle del Vedeggio: Gravesano, Manno, Bedano
Gestire con equilibrio lo sviluppo impetuoso della valle Vedeggio Popolazione triplicata negli ultimi decenni, importanti insediamenti industriali, commerciali e amministrativi. Migliaia di posto di lavoro. Si parla l’inglese più del dialetto. Il sindaco di Gravesano la definisce «la zona più produttiva del Cantone».
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asta un’occhiata per rendersi conto del tumultuoso sviluppo nella Media e Bassa valle del Vedeggio. I dati confermano: popolazione quasi triplicata in pochi decenni, circa 20.000 posti di lavoro da Taverne ad Agno a fronte di 17.000 abitanti. Manno con Cadempino ha il moltiplicatore più basso del Cantone, 60%, e le imprese crescono come funghi, finché ci sarà terreno. «Questa, a parte Lugano, è la zona più produttiva del Ticino» spiega dall’alto della sua esperienza Carlo Zoppi, sindaco di Gravesano e già direttore della Sopracenerina. Anche limitandoci a Gravesano, Bedano e Manno, tre Comuni, una sola parrocchia («la Chiesa ha visto più in là dei politici» chiosa il parroco don Carlo Cattaneo) i nuclei di un tempo occorre andarseli a cercare all’interno di vaste distese di costruzioni varie e capannoni, che accompagnano fiume, autostrada, strada e ferrovia. Anche i quarantenni ricordano gli spazi di un tempo, con l’agricoltura che comunque riponeva gli attrezzi; adesso è un dilagare di imprese e aziende grandi, medie e piccole praticamente senza soluzione di continuità, anche se i Comuni fanno il possibile per difendere le esistenti e ritagliarsi nuove zone abitative. Il fatto è che questa è una zona troppo attrattiva: terreni finora a prezzi abbordabili, strutture, facilità dei collegamenti, la frontiera a 15 minuti… Altro che “Parlém dialètt” come il dizionario dialettale di Giulio Passardi, 85 anni, che per salvare il salvabile del parlare dei tempi dell’agricoltura ha consultato anziani, sfogliato libri, srotolato ricordi, coltivato vigneti; ma oggi ci vuol altro che il “Punciröö” l’acino d’uva, la sua raccolta di detti e aneddoti della zona. Qui si va di
corsa, il traffico aumenta in modo esponenziale, «bisognerà raddoppiare l’autostrada» pronostica ancora Zoppi, soprattutto si parla più inglese che dialetto, si percorre il mondo navigando sul Web e non importa se «il dialetto ha una ricchezza di vocaboli e di sfumature che una lingua ufficiale si sogna». L’obiettivo allora è salvare la vivibilità, con piani regolatori e zone ben distinte. Manno, che da solo offre più di 3.000 posti di lavoro, porterà la sede del Municipio in collina, al centro del nucleo, nella bella casa edificata dall’arch. Antonio Porta nel 1640, per secoli abitazione di famiglia. «Il cantiere si avvierà entro l’anno, vi saranno servizi amministrativi e spazi per la popolazione, potremo così ridare alla scuola le aule adesso occupate, per i posteggi abbiamo in previsione un autosilo da 80 posti all’entrata nel nucleo, località La Valle» indica il sindaco Giancarlo Bernasconi. Negli ultimi anni, a Manno
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come a Bedano e Gravesano, il nucleo è stato ristrutturato, materiali pregiati, più funzionalità, traffico moderato. È come se l’abitare si fosse di nuovo concentrato, per lasciare in basso spazio alle imprese, all’industriale-commerciale-amministrativo. Dove si può, si ricavano spazi ricreativi, Bedano pensa ad esempio ai suoi adolescenti, ma deve anche risolvere il grattacapo dei riali che scendono dalla zona di Arosio lungo le vallette Finale e Barberina. Il clima è mutato, ogni tanto i torrentelli infuriano trasportando di tutto e bisogna provvedere. Insomma si tratta di gestire al meglio lo spazio, correndo ai ripari dove necessita, e guardando al futuro. Tra due mesi parte la nuova casa comunale anche a Bedano «ma concepita in modo da poterla trasformare in uffici ed affittarla, in caso di aggregazione», spiega il sindaco Gerardo Rigozzi, direttore della Biblioteca cantonale di Lugano.
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Il numero dei battesimi conferma l'aumento demografico
La chiesa dei Santi Pietro e Paolo luogo di incontro di tre comunità
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re Comuni e da quasi 400 anni una sola parrocchia, un cimitero, un consiglio parrocchiale, presidente Giacomo Bronner, direttore alle Elementari di Manno. «Con l’attuale parroco negli ultimi 13 anni abbiamo ristrutturato tutte le chiese, don Cattaneo ha riorganizzato l’archivio, mentre in precedenza era stata rifatta la casa del parroco e costituito il Centro parrocchiale». «Benemerito, ma ormai troppo piccolo, la popolazione aumenta» incalza don Carlo Cattaneo, docente di storia della Chiesa alla Facoltà di teologia, studi di archivistica a Roma e dottorato a Friburgo. Pone l’accento sull’ottima collaborazione con i laici, la preparazione delle catechiste, la cura degli edifici religiosi da parte della popolazione, le sinergie tra le varie comunità: incontri per i bambini, insieme, contatto con i giovani a scuola come docente alle Medie, un bel gruppo di scout nella sezione Medio Vedeggio, l’attivo gruppo Terza età, catechesi parrocchiale, liturgia curata, gita, pellegrinaggio annuale. «Moltissimi i battesimi, si vede dall’aumento demografico l’attrattività di questa zona: nuovi arrivi, molte coppie giovani». Al Corpus Domini, o comunque prima della chiusura delle scuole, si tiene la festa della comunità parrocchiale, due giorni, «per coagulare le forze della parrocchia e concludere l’anno pastorale». Alla prima di marzo, tradi-
zionale la festa con processione della Madonna del Rosario, legata al tempo dell’emigrazione. La chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo a Gravesano ha origini antiche, nel Duecento come hanno confermato gli scavi archeologici, ma sulla base di una costruzione precedente. Al centro del villaggio sorge l’oratorio del Buon Consiglio, dedicato alla Madonna, seconda metà del ’700. Al centro di Bedano, l’oratorio di Santa Maria è monumento nazionale, costruito nel ’300, decorato da affreschi. Monumento importante anche l’oratorio di San Rocco, cinquecentesco. Il Comune ha restaurato una cappella campestre, nella quale fra' Roberto ha realizzato un graffito. Nel nucleo di Manno sorge l’oratorio dedicato ai Santi Rocco e Sebastiano. Tanto la clinica Ars Medica di Gravesano, ormai conosciuta nel mondo, quanto la casa per anziani Stella Maris di Bedano, hanno cappella e cappellano.
IL PROGRAMMA
Venerdì 9 marzo Bedano 10.00 Visita alla Casa per anziani "Stella Maris". Sono invitati anche gli anziani del Gruppo parrocchiale "Terza Età". In cappella concelebrazione dell'Eucaristia "Pranzo povero" al Centro San Pietro Visita delle Scuole medie ed Elementari Manno Visita all'Oratorio di San Rocco (accompagnato dai bambini dell'Asilo) Momento di preghiera 18.30 Incontro del Vescovo con la popolazione al Centro San Pietro Incontro ufficiale con le autorità comunali e cena Sabato 10 marzo Bedano e Gravesano 09.00 Visita agli Oratori di Bedano e Buon Consiglio di Gravesano Manno 11.00 Incontro al Centro San Pietro con i bambini della Prima Comunione, i Cresimandi e gli Scouts L'incontro è aperto a tutti i giovani della parrocchia Pranzo in casa parrocchiale Visita ai malati Visita alla Clinica Ars Medica 18.00 Celebrazione della Cresima a San Pietro Cena con le autorità parrocchiali e le catechiste Domenica 11 marzo Manno 09.45 Visita e preghiera in Cimitero 10.00 Santa Messa solenne Seguirà nel cortile del Centro San Pietro un aperitivo e il pranzo con i rappresentanti dei gruppi parrocchiali e comunali
IL PROGRAMMA
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L’importanza dei luoghi sacri È iniziata con la sosta nella Casa Stella Maris di Bedano la visita pastorale alla parrocchia di Gravesano, che si estende sul territorio di tre Comuni (Gravesano, Manno e Bedano) ed è affidata alla cura pastorale di don Carlo Cattaneo. “Teniamo lo sguardo attento al presente e aperto al futuro – è stato l’invito del Vescovo agli ospiti – perché la nostra non è l’età dello sfasciarsi della vita, ma del suo compimento, del suo tendere alla pienezza”. Per questo “dobbiamo vivere questi anni con gioiosa semplicità, con atteggiamento grato, riconoscente, di ringraziamento”. Nel contempo ha espresso apprezzamento e gratitudine per il prezioso e generoso servizio che la Casa, dal nome certamente suggestivo, svolge a favore dei suoi ospiti. “Un servizio che è segno di vera civiltà”, ha precisato, ricordando che nel pellegrinaggio della visita pastorale compie sempre una sosta in queste Case che esprimono concretamente un valido interessamento dell’Ente pubblico, a livello cantonale, comunale e consortile, in questo specifico ambito sociale, dove “si fa veramente molto e bene”. Analogo apprezzamento l’ha espresso visitando la clinica Ars Medica nel pomeriggio di sabato. Dalla terza età alle nuove generazioni: un
passaggio scontato, che nel contempo sottolinea il carattere a 360 gradi della stessa visita. Incontrando ragazzi, adolescenti e giovani (interessati e numerosi) il Vescovo ha richiamato che l’impegno cristiano non deve limitarsi a determinati momenti (come ad esempio la tappa della Cresima celebrata nella serata di sabato), ma deve estendersi alla vita di ogni giorno. Entra in questa prospettiva la trasmissione della proposta cristiana da una generazione all’altra. Un compito certamente più facile in passato, che non nell’attuale contesto segnato da forte indifferenza e nel quale le nuove generazioni sono confrontate con molteplici, mutevoli e fugaci messaggi. Per questo occorrono anche le opportune strategie. Il Vescovo le ha ricordate nell’apposito incontro con la popolazione nella serata di venerdì, dove ha sottolineato che il cammino cristiano ha bisogno di fantasia, di creatività, ma esige pure pazienza e gradualità, poiché deve coinvolgere la persona in un’adesione convinta e consapevole. Un impegno particolare questa comunità lo ha riservato negli ultimi anni al restauro della sua chiesa parrocchiale e dei suoi oratori, con interventi sapienti, intelligenti e ben riusciti. Il Vescovo, che li ha visitati, soffermandosi in preghiera con i fedeli presenti,
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ha lodato questi lavori, esprimendo un particolare apprezzamento al parroco don Carlo, che di queste opere è stato promotore e coordinatore, con competenza e sensibilità artistica. “Questi luoghi sacri sono importanti, perché accompagnano, come altrettante pietre miliari, la storia cristiana nelle nostre terre, testimoniando la fede e la devozione dei nostri padri che ci hanno lasciato la preziosa eredità della vita cristiana”, ha richiamato Mons. Grampa, sottolineando nel contempo significato e presenza della “chiesa di pietre vive costruita da una comunità radunata, illuminata e guidata dal comandamento dell’amore”. Diversi altri momenti hanno costellato questa visita, come le celebrazioni sempre ben partecipate e gli incontri con le autorità comunali e parrocchiali, con i gruppi e i collaboratori parrocchiali, con i rappresentanti delle varie società attive nei tre Comuni, con la gente nel cordiale aperitivo offerto a tutti nella tarda mattinata di domenica e allietato dalla Corale del Vedeggio. La partecipazione del Vescovo ai funerali di Mons. Valerio Crivelli (venerdì pomeriggio in cattedrale) ha invece rinviato ad altra data i previsti incontri con le diverse scuole.
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Tutti d'accordo sul principio, le divergenze sono sui modi e tempi
Aggregazione, ma a quale velocità?
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ià, l’aggregazione. Sull’argomento fra i tre Comuni le idee divergono: Manno da una parte (corsia prioritaria con Bioggio e Agno), Bedano e Gravesano dall’altra (tutti insieme, da Taverne ad Agno, 8 Comuni, 17.000 abitanti, un vero “polo”). Il fatto è che Manno da un paio d’anni e non tanto segretamente si incontra con Bioggio e Agno per collaborazioni su progetti concreti: pubblica sicurezza, servizi, cultura… «Condividiamo un territorio importante a livello di sviluppo industriale, abbiamo gli stessi problemi. Dall’inizio di quest’anno è attivo un corpo di polizia in comune. Abbiamo ristrutturato la vecchia strada Regina, stiamo progettando una società di servizi per rispondere ai bisogni di manutenzione e miglioria del territorio. Insomma è partito un progetto di possibile sviluppo istituzionale e politico della zona», precisa da Manno il sindaco Bernasconi. «Mancando un’entità trainante, come è Lugano, pensiamo di costituirla noi tre, progettando un’aggregazione entro il 2012. Che poi andrebbe allargata agli altri cinque, per arrivare entro il 2016 ad un’unione a otto». Gerardo Rigozzi gli replica da Bedano sostenendo che «sarebbe
stato meglio progettare insieme, partire insieme per poi magari realizzare l’aggregazione a tappe. Invece sono partiti in tre, trascurando l’occasione di coinvolgere tutti in un progetto ambizioso ma reale». Stessa linea di pensiero per il sindaco Zoppi a Gravesano: «Stiamo perdendo l’occasione d’oro di costruire un grande Comune. Anche perché dovremo al più presto confrontarci con il futuro sulla base di un concetto che riguarda la Valle del Vedeggio e oltre. Oggi si vive ancora bene, ma come sarà tra 30-40 anni con questi ritmi di sviluppo? Dovremmo già preoccuparci di cercare riserve edilizie nell’Alto Malcantone, insomma allestire un progetto davvero regionale. Bisogna mettersi insieme per un futuro che non peggiori e possibilmente migliori lo standard di vita e la qualità dei servizi». Nell’attesa, ognuno dei tre Comuni è seriamente impegnato nel salvaguardare storia e cultura. Manno dispone della ben attrezzata sala Aragonite nelle scuole consortili, che s’allungano sul declivio della collina: concerti, teatri, conferenze, seminari, manifestazioni varie «creando occasioni di incontri tra la nostra popolazione e quella della valle». Gravesano
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aveva il castello di Grumo, dove ha soggiornato anche Federico Barbarossa nella discesa in Italia del 1162. Ospita la Scuola Media di un vasto comprensorio che da Lamone si allunga all’Alto Malcantone, nella casa (ristrutturata) costruita dallo stuccatore e insegnante di belle arti Matteo Rusca. È conosciuto nel mondo per gli incontri e il Laboratorio di musica elettronica creati da Hermann Scherchen, uno dei vati della musica contemporanea. Bedano ha la Casa per anziani comprensoriale Stella Maris, sorta nel 1991 su terreno donato da Maria Martinetti, devota della Madonna alla quale ha voluto fosse dedicata la struttura: 70 posti letto, occupazione sempre al top, anche se gli anziani «stanno sempre più e più a lungo in casa», sostiene il direttore Marco Sanvì. Ha dato i natali nel 1563 al sacerdote Nicolò Rusca, arciprete di Sondrio, morto martire a Thusis; a Giocondo Albertolli, eccellente docente e maestro di ornato nel ’700, collaboratore di grandi architetti; a P. Rocco da Bedano, scomparso una ventina d’anni fa e che, nella sua dotta umiltà, è stato uno dei padri della moderna storiografia ticinese.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO TORRICELLA - TAVERNE 16 - 17 - 18 MARZO Torricella-Taverne, un Comune in costante espansione
L’amicizia tra due comunità abituate a crescere insieme Negli ultimi decenni la popolazione è quadruplicata. Una zona con una forte vocazione residenziale che ha sviluppato un’area industriale, puntando sulla qualità dei servizi, a cominciare dalla scuola. Il discorso dell’aggregazione in un’ottica ampiamente regionale. ’identità si nota nelle piccole cose, anche nel trattino che li lega e nella successione dei nomi di un luogo. Torricella-Taverne sta a significare una continuità storica che ha origine nel Trecento e si sviluppa nel fondovalle lungo i due nuclei di Taverne (da "tabernae", luoghi di ristoro sulla strada del San Gottardo) e, ai piedi della montagna, quello di Torricella (un castello con una o più torri di guardia, che comunicavano con quella di Redde, in Capriasca). Sul monte Barro, tra Torricella e Sigirino, rimangono alcuni resti di un castello o torre, che completava, o precedette, il sistema di fortificazioni di Taverne. Quindi luogo fortificato e di vedetta per il controllo, al di qua del "Dosso", della Valle del Vedeggio; ma anche di passaggio, sosta di viandanti, ristoro, stazione per il cambio dei cavalli lungo il percorso verso le alpi o la pianura. «Questa specifica e interdipendente funzione ha favorito la collaborazione, visto che le località erano unite da un interesse comune. Con quel tanto di campanilismo che in questi casi non manca, una sorta di concorrenzialità che comunque non ha mai messo in discussione l’unione tra nuclei, fino a pochi decenni fa ben distinti, chiaramente individuabili», dice Peppino Manzoni, cultore di storia locale. Oggi tanto il fondovalle quanto il declivio verso la montagna formano una zona residenziale molto attrattiva e praticamente omogenea; i nuclei bisogna andarli a cercare attorno alla chiesa o agli oratori. Rimane il taglio netto della ferrovia, strada e soprattutto autostrada («pensare che, al tempo della costruzione, c’era un progetto per mettere in galleria l’autostrada già da Lamone, dalla collina di San Zeno, ma allora le valutazioni erano
diverse» ricorda Carlo Petrocchi) che taglia in due. Ma già erano abituati alla divisione del territorio attraverso il fiume, tanto che il ponte è sempre stato l’elemento di unione tra le comunità. Ancora oggi la situazione urbanistica è risolta in modo funzionale: l’ormai storica zona industriale è concentrata nel fondovalle, lungo la ferrovia, attorno alla stazione che ha costituito il fondamento per lo sviluppo; un grande passato nell’industria del ferro (Bühler), il presente con alcune ditte importanti, un arrivo eccellente al servizio della Swatch, in tutto alcune centinaia di posti di lavoro. La zona abitativa è distribuita per lo più sulla collina fin sotto montagna, con netta prevalenza di case unifamiliari raccordate da un fitto reticolo di strade. Negli ultimi quarant’anni gli abitanti sono più che quadruplicati, si veleggia verso i 3.000 e il
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trend non tende a cambiare. L’immigrazione e gli spostamenti all’interno della regione hanno scelto questo Comune come zona privilegiata, favorita dalla posizione, da collegamenti funzionali, servizi ed infrastrutture. A cominciare dalla scuola: 5 sezioni di materna (un centinaio di bambini), 13 di elementare (167 ragazzi) che accoglie anche gli allievi di Bedano (76). Insomma non manca la vivacità, anche perché molte sono le coppie giovani, che ben bilanciano la curva demografica. Sul piano della socialità anche i privati danno una mano, come la famiglia Tresoldi, che su un vasto appezzamento ha realizzato un vigneto per quel tanto di vino che viene venduto agli abitanti della zona; ma anche un parcogiochi privato oltre ad occasioni di incontro per ragazzi attraverso gli Amici Parco del Castello. E c’è anche una Casa anziani privata, "Il sole". Il Comune non è da meno, come dimostra la presenza di un’operatrice sociale come sostegno a giovani, famiglie e anziani che vivono momenti difficili sul piano sociale ed economico. E come conferma la priorità data alla scuola, ad un nuovo Centro scolastico. «Pensiamo ad un discorso a tappe, iniziando – precisa la sindaco Sonia Lironi – proprio dal concentrare in un unico edificio la scuola materna. Ci occupa il concorso di progetto, per poi affidarne la realizzazione all’esecutivo che verrà»
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Don Bentivoglio: «Un contributo all'incontro e alla socializzazione»
Un Centro per la parrocchia e al servizio della popolazione
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on Giuseppe Bentivoglio è parroco da quasi vent’anni e si è posto due obiettivi: il Centro parrocchiale a Taverne e il restauro della chiesa dedicata ai Santi Biagio e Maurizio a Torricella, già iniziato per quanto riguarda l’esterno. Il primo è una bella realtà a disposizione di tutta la comunità (provvisoriamente ospita anche una classe delle materne), ed infatti accoglie manifestazioni, eventi, incontri, conferenze, pomeriggi del mercoledì (Mondo X) per bambini e ragazzi, gruppo anziani, gruppo missioni, giovani e via elencando; il restauro è in attesa dei permessi ed è la priorità del Consiglio parrocchiale. Per le varie incombenze ed attività parrocchiali don Bentivoglio può contare sulla collaborazione di una trentina di laici, in particolare per la catechesi dalle Elementari fino all’adolescenza ed anche dopo. «Diamo il nostro contributo per coinvolgere e tener desta la popolazione in un’epoca in cui la gente sempre meno si sente parte di qualcosa, ed allora sceglie il disimpegno» spiega il parroco. «Ma questo è un problema generale, non solo di questo paese con tanta gente nuova, generazioni fresche, senza divisioni e un buon tasso di integrazione». La chiesa parrocchiale è già citata nel Trecento, probabilmente è di fondazione molto precedente, è stata ampliata nel Seicento e restaurata
nel Novecento. In quest’occasione si scoprì la raffigurazione di un Giudizio universale risalente al Quattro-Cinquecento. Con la casa parrocchiale, campanile e portico che dà accesso al sagrato costituisce un armonioso complesso, degno di attenzione. All’interno spicca il soffitto del presbiterio con i pregevoli stucchi. Può essere considerata una felice sintesi di artigiani ed artisti locali, da Giovanni De Beltramello a Pietro da Sigirino che nel ’500 hanno realizzato l’attuale struttura, ai Bellotti ed Adami. Sempre a Torricella sorge l’oratorio di san Rocco, di origine tardomedioevale e, sui monti, il non dimenticato oratorio di Santa Teresa. La chiesetta nel vecchio nucleo di Taverne, dedicata a Santa Maria Maddalena, è sorta nel ’400 come ampliamento di una precedente cappella. Dirimpetto si trova un edificio del ’400 denominato Casa Rusca (dal celebre casato che l’ha costruito) o casa San Carlo, perché il Borromeo vi pernottò durante una delle visite pastorali. La facciata è decorata con gli stemmi dei Visconti, dei Rusca,
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IL PROGRAMMA
09.00 11.30 14.00 15.30 18.00 20.30 09.30 10.45 11.30 17.30
Venerdì 16 marzo Taverne e Torricella Visita alla Scuola elementare Visita alla Scuola speciale "La Stella" Visita alla Scuola dell'Infanzia Incontro con gli anziani al Centro parrocchiale Incontro con i giovani al Centro parrocchiale Incontro con la popolazione al Centro parrocchiale
09.00 10.00 12.30
Domenica 18 marzo Taverne e Torricella Visita agli oratori di Santa Maria Maddalena e di San Rocco Santa Messa - Benedizione del cimitero Aperitivo sul sagrato Pranzo con i collaboratori parrocchiali
Sabato 17 marzo Taverne e Torricella Incontro con il Consiglio parrocchiale Visita alla casa anziani "Il Sole" Incontro con le Autorità comunali S. Messa con la celebrazione del Sacramento della Cresima
IL PROGRAMMA dei Cantoni svizzeri, a conferma della rilevanza storica di questa terra di passaggio protetta da fortificazioni ed oggi residenziale a tutto campo.
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Un cammino di incontri e dialogo Una prima coordinata per ripercorrere la visita pastorale alla parrocchia di Taverne-Torricella, affidata a don Giuseppe Bentivoglio, potrebbe essere una “stella”. Come il nome della Scuola speciale che Mons. Grampa ha visitato nella tarda mattinata di venerdì, incontrando un luogo ospitale e accogliente, delicato e generoso nei confronti dei suoi ospiti diurni, che vi ricevono preparazione e formazione, rapportate con saggezza e affetto alle rispettive potenzialità. Oppure si può cogliere nella stella la parolaguida dell’incontro ben partecipato (qualitativamente e numericamente) con adolescenti e giovani, con i quali lo scambio è stato serio, costruttivo e condotto in profondità. Ricollegandosi al cammino dei Magi e al messaggio del Papa a Colonia, hanno chiesto al Vescovo il significato del cercare e del trovare, dove, nella prospettiva del Vangelo, la scoperta è sovente ben diversa, ma altrettanto superiore all’attesa. Da una stella è stato illuminato anche l’incontro con la terza età, tutto impostato su significato e valore di sapienza ed esperienza, in rapporto all’immagine evangelica del sale, chiamato a dare
gusto e sapore all’esistenza, dove ogni tappa riveste un significato unico e prezioso. Altra coordinata potrebbe essere il “sole”, come il nome della piccola Casa di riposo, visitata da Mons. Grampa nella mattinata di sabato, per portare un saluto e un sorriso agli ospiti, che vi trovano un luogo accogliente e familiare, capace di rispondere alle loro necessità e bisogni. Tutti incontri positivi e costruttivi. A cominciare dalla mattinata di venerdì interamente trascorsa nel Centro scolastico (suggestivo con il suo verde, il suo bosco, i suoi spazi solari) per incontrare a gruppi gli allievi delle diverse classi Elementari, spigliati nelle loro domande e subito capaci di familiarizzare con il pastore della diocesi. Analoga esperienza, tutta spontaneità e simpatia, è stata vissuta nel pomeriggio dello stesso giorno con la Scuola dell’Infanzia. Altrettanto positivi l’incontro con la popolazione nella serata di venerdì, dove il discorso su annuncio, accoglienza e vita comunitaria è divenuto subito concreto e coinvolgente lungo l’evangelica parabola del “seminatore”; o lo scambio con le autorità, parrocchiali e comunali in un dialogo schietto e costruttivo; o i mo-
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menti di preghiera con i fedeli che hanno atteso il Vescovo nei due oratori (Santa Maria Maddalena a Taverne; San Rocco a Torricella), che, con la parrocchiale dedicata ai martiri Biagio e Maurizio, costituiscono luoghi carichi di significati e ricordi. Altrettanto importante è il moderno centro parrocchiale San Carlo, chiamato ad essere punto di incontro e di riferimento per l’intera comunità, convocata due volte in chiesa per l’Eucaristia: nella serata di sabato, con la celebrazione della Cresima, e domenica mattina. È seguita la sosta in cimitero per un momento di preghiera, ascolto e silenzio, intriso di ricordi, affetto e nostalgia, ben richiamati dal Vescovo, unitamente all’invito a ritrovare nel pensiero e nel ricordo dei morti, un insegnamento e un esempio, affinché “il Vangelo – come sottolineato da Mons. Grampa – continui ad essere la strada dei valori veri in questa nostra società, tanto bisognosa di parole di vita eterna e in queste nostre terre che sono state formate, costruite, arricchite e guidate lungo la loro storia dalla proposta cristiana”
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Ad Imola l’antica cattedrale di San Cassiano ricordata come “il Duomo dei torricellesi”
Una lunga storia di emigrazione di capimastri e grandi opere arà sicuramente per l’abitudine storica alla convivenza e collaborazione, ma da queste parti è ben radicata una visione regionalistica. È in atto, e funziona bene, l’integrazione operativa con le polizie di Rivera, Lamone, Gravesano e Origlio; si è aperto il discorso con gli altri sette Comuni sul tema dell’aggregazione. Obiettivo? Il grande comune da qui ad Agno, Medio e Basso Vedeggio. Del resto questa un tempo era chiamata la Val d’Agno. «L’importante è instaurare sinergie sul piano regionale per rendere più efficaci i servizi e l’organizzazione del territorio. Poi è secondario – precisa la sindaco Lironi – se questo debba avvenire con il traino dei tre che si sono proposti (Manno, Bioggio ed Agno) o partendo in formazione compatta sin dall’inizio. L’essenziale è una visione davvero regionale, tale da allargarsi oltre questo territorio, verso il Malcantone». E suggella il concetto con un «se ognuno si limita a coltivare
il proprio orticello, non si va lontano». Più chiaro di così… Torricella-Taverne lontano c’è andato, come racconta la lunga storia dell’emigrazione. Quella dei Morelli, picapietra, mastri da muro e architetti lungo tutto il Settecento; dei Trefogli, stuccatori e scultori; dei capimastri Petrocchi; dei Passardi, Giabbani, Bellotti, Magistretti… Emigrazioni corporative, coordinate si direbbe oggi, tanto che ad Imola l’antica basilica cattedrale di San Cassiano fu riedificata proprio dai Morelli e compaesani, e ancora è ricordata come "il Duomo dei torricellesi". Senza andare lontano, la bella chiesa parrocchiale di Rivera venne edificata a fine ’700 dal capomastro Pietro Petrocchi, come ricorda oggi Carlo Petrocchi, che all’emigrazione ha dedicato attente ricerche: «Molti uomini d’arte lavorarono in Italia onorando la terra d’origine e lasciando opere preziose, abbellendo e arricchendo il patrimonio d’arte». Tra Otto e Novecento ecco la California,
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nuovo miraggio, poi la Svizzera francese, «tanto che nel dialetto ricorrono parole transalpine» suggella Peppino Manzoni. La riscoperta del passato comporta una visione non superficiale del presente. Nonostante l’immigrazione e la popolazione giovane, la socialità è tranquilla. E se dal primario si è passati di botto al terziario, la spiccata vocazione residenziale non ha dato al Comune l’aspetto di un dormitorio. L’Associazionismo è sviluppato, molte le attività e le proposte, la Filarmonica vanta un primato di longevità, 130 anni; il Centro parrocchiale ospita varie attività e nemmeno si è perso il ricordo della secolare attività agricola. Orlando Crivelli continua con i familiari l’azienda di allevamento: una ventina di mucche, una sessantina di capre, maiali e un cavallo, formaggini tutto l’anno, nei tre mesi dell’estate sui monti di Torricella, 900 m. d’altitudine, una «transumanza come ai bei tempi, per quanto breve».
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO BIOGGIO - BOSCO LUGANESE - GAGGIO 23 - 24 - 25 MARZO A Bioggio, nella regione del Cantone con il maggior sviluppo
Un forte polo industriale alle porte della grande Lugano Con lo storico Fabrizio Panzera e il sindaco Paolo Colombo uno sguardo al passato per progettare il futuro. Dai rapporti più che millenari che ruotano attorno alla Pieve di Agno ad una pianificazione della Valle del Vedeggio fino al Malcantone.
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on Cimo e Bosco Luganese, Bioggio oltrepassa i 2300 abitanti e, giù nella piana, crea altrettanti posti di lavoro. Ben piantato all’interno della regione con il maggior sviluppo del Cantone – quella che va da Torricella-Taverne ad Agno – a diretto contatto con la dinamica realtà di Lugano e con gli spazi del Malcantone, si pone domande e cerca risposte. Per gestire il presente, per organizzare il futuro. Da qui lo studio in corso sul piano del Vedeggio, le sue comunità, le sue radici. «Riemergono – spiega lo storico Fabrizio Panzera – rapporti comuni attraverso la Pieve di Agno, che risalgono a poco dopo la metà del primo millennio e durano fino all’800, alla nascita dei Comuni politici». Poco meno di 1500 anni contro gli ultimi 200: anche considerando i grandi eventi della storia recente – bonifica della Piana, correzione del Vedeggio, vie di collegamento (Gotthardbahn, ferrovia Lugano-Ponte Tresa, strada cantonale, autostrada, aeroporto), impetuoso sviluppo industriale, impennata demografica – riaffiora la forza di antichi, millenari collegamenti in una regione unitaria. Un tempo la Pieve, oggi le ragioni del territorio posto a cuscino tra la piccolagrande Lugano con la sua “allure” da metropoli, e l’irripetibile Malcantone, le sue valli, le sue colline. «Si tratta – indica con precisione l’ing. Paolo Colombo, sindaco di Bioggio – di costruire il futuro definendo i rapporti della Valle del Vedeggio con quella del Cassarate». Il che significa progettare in chiave regionale, ben al di là degli otto Comuni del Medio e Basso Vedeggio storicamente – a breve o medio termine – votati all’aggregazione. «Quella di partire dalla storia per fare ordine sul presente e gettare uno sguardo sul futuro – aggiunge
Fabrizio Panzera – è la giusta preoccupazione di amministratori che, discutendo di collaborazioni e aggregazioni, si pongono il problema di che direzione prendere, di trovare un tessuto comune, che può essere rintracciato prima di tutto nella storia. In questo modo la popolazione, che è la storia di oggi, capisce ed è coinvolta nei processi in atto». Bioggio ha capito da tempo che il futuro è un concetto anche geograficamente ampio. Dall’aprile 2004 si è unito a Bosco Luganese e Cimo, a loro volta investiti da un forte sviluppo demografico; l’obiettivo 2008 è Iseo. Il sindaco Colombo, che abita in Bosco Luganese, è in perfetta sintonia con Panzera: «l’aggregazione nasce dall’identità culturale, dal sentirsi parte di una storia e di un
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territorio». Non a caso amplia lo sguardo sul Malcantone (“siamo profondamente malcantonesi”) e su un’entità ampia da configurarsi per gradi. Dopo le aggregazioni locali, il primo passo è l’ABM, Agno- Bioggio-Manno, «per guardare poi agli altri cinque Comuni del Medio Vedeggio e stare a vedere cosa succede da Magliaso a Ponte Tresa». In tempi brevi, perché i problemi incombono. I tre dell’ABM hanno quasi 8.000 posti di lavoro, una serie di aziende ed imprese importanti e ben profilate, un’espansione che continua, ma è alle porte la Galleria Vedeggio-Cassarate, catalizzatore di ulteriore sviluppo ma che sicuramente produrrà un aumento del traffico. Allora, dovendo comunque decongestionare una pressione che rischia di diventare oppressiva, è giocoforza puntare su tre collegamenti: la circonvallazione con Manno e Agno («contiamo di iniziarla verso la fine dei lavori della galleria»), il prolungamento della FLPT verso Manno, e una “navetta” che partendo dalla zona Sudacciai, con i conseguenti parcheggi, punti in galleria verso il centrocittà, Sant’Anna e centrale dei bus. Non è un sogno ma una priorità del Piano dei trasporti. «Il territorio è bello, ancora attrattivo, ma dobbiamo toglierci quella spina nel fianco che è il traffico»
2007 Mantenere e migliorare le condizioni di base con una programmazione regionale
Dopo quella dell'areoporto continua la sfida del traffico ntanto si è depressurizzato il problema aeroporto. Anni fa, nel boom dei voli, s’era avuto uno scoppiettio di proteste nei Comuni interessati, Bioggio compreso. «Oggi la situazione è gestibile e gestita. L’aeroporto rimane una componente essenziale della competitività della regione». Infatti perché le aziende vengono e rimangono? «A parte l’attrattiva fiscale (Bioggio è al 65%), essenziali sono l’integrazione delle vie di comunicazione, la possibilità di trovare personale qualificato, quindi la formazione, la pace sociale e, appunto, la qualità della vita». Per la quale bisogna collaborare. Alla realtà della polizia
IL PROGRAMMA
Venerdì 23 marzo Bioggio e Bosco 10.00 Incontro con gli anziani Visita agli ammalati di Bioggio e di Bosco ed eventuale visita alla chiesa di Sant'Ilario 12.30 Saluto delle autorità parrocchiali con agape Bioggio 16.15 Visita alle scuole 17.00 Incontro con il Municipio e il Consiglio comunale 17.30 Visita agli scavi archeologici Sabato 24 marzo Gaggio 10.00 Visita alla chiesa dei Mulini 10.30 Visita alla chiesa di Gaggio 12.30 Pranzo povero a favore del Sacrificio quaresimale 13.45 Incontro con gli Scout, con i ragazzi della Cresima e delle scuole medie e con i genitori Bosco 15.00 Visita al cimitero 15.30 Santa Messa e Cresima Bioggio 17.30 Visita al cimitero 18.00 Santa Messa festiva cena con la comunità Shalom Bioggio e Bosco 20.15 Incontro con la popolazione Domenica 25 marzo Bioggio 10.15 Santa Messa e Cresima
intercomunale dei tre Comuni, si è affiancata l’ormai acquisita prassi di affrontare insieme i problemi della pianificazione, sviluppo industriale e zone residenziali. «Abbiamo iniziato a gestire il territorio insieme, senza fermarci ai confini dei singoli Comuni». Lo chiedono altri temi, come la presenza a Bioggio di importanti strutture di interesse sovra-regionale. L’aeroporto, l’autostrada ma anche l’impianto di depurazione delle acque e quelli dell’azienda cantonale dei rifiuti. «Un po’ di precauzione ci vuole, ogni tanto sorgono discussioni anche vivaci, ma la strada è quella della collaborazione, come dimostra che un rappresentante del Comune siede nella delegazione consortile. Nel nuovo Consorzio abbiamo chiesto e ottenuto più voce in capitolo» spiega ancora il sindaco Colombo. L’arch. Luciano Molteni, municipale, insiste a sua volta sull’abitabilità della zona, cui hanno dato un grosso contributo Bosco e Cimo, così come in futuro Iseo.
IL PROGRAMMA
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«Si tratta di creare un sistema integrato tra zone industriali e residenziali, tenendo conto che il nuovo Bioggio è un Comune dotato di tutte le strutture. Sono rimaste poche zone edificabili, ed è per questo che lo sguardo si volge verso il Malcantone». Musica di un futuro forse nemmeno troppo lontano. Intanto va rilevato nel concerto della socialità l’importante ruolo rivestito dalle parrocchie di Bosco e Bioggio. La prima ha sottolineato con una pubblicazione 200 anni di autonomia da Cademario, la seconda si appresta ai 300 anni da Agno. Questa è storia, il sottofondo. Ma quel che più conta nell’attualità è la disponibilità anche nelle strutture; ad esempio i giovani di Bioggio hanno il loro riferimento nel Centro san Maurizio della parrocchia, che mette a disposizione anche l’altro Centro, Sant’Ilario, come casa delle attività culturali.
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Ricordare per il presente e costruire il futuro “Oh Monsciur, se al ma permett/ ga disi sü quattru strofett/ in idioma italian/ lingua classica da Lügan.// Oh che gioia, oh che cuntent/ a prövum nüm in stu mument/ a ves chi a la presenza/ da Monsciur Sua Ecelenza”. Così Antonio Poretti (classe 1914) ha salutato il Vescovo Pier Giacomo all’incontro con gli anziani nel centro parrocchiale san Maurizio, che ha aperto, venerdì mattina, la visita pastorale nelle comunità di Bioggio e di Bosco Luganese, affidate alla cura di padre Angelo Somaini dei Frati minori francescani. Un saluto semplice e familiare, ma con un particolare importante. Antonio Poretti, allora ragazzino, aveva rivolto questo stesso benvenuto 81 anni fa, quando il Vescovo Aurelio Bacciarini venne a Bioggio, per visita pastorale e cresima il 15 dicembre 1926. Un accostamento singolare e denso di significato nel tracciare una continuità lungo quella grande pista di evangelizzazione e di vita cristiana, in cui la visita pastorale si inserisce in modo privilegiato. “Una visita dettata dal mio cuore di Vescovo”, ha sottolineato Mons. Grampa. Ed ha aggiunto: “compio infatti questo pellegrinaggio di par-
rocchia in parrocchia con gioia e trepidazione, per esprimere il mio affetto e la mia attenzione verso le comunità di questa diocesi affidata alla mia guida pastorale e divenuta la ragione esclusiva della mia vita”. Il tema del ricordo è affiorato più volte nel corso di questa tre giorni, con il costante e forte invito ad “offrire una testimonianza coraggiosa e di vita cristiana alle nuove generazioni di fronte alle continue sfide di una società e di una cultura sempre più scristianizzate”. Una tematica ritrovata anche durante l’interessante visita agli scavi archeologici, che ripercorrono lungo i secoli lo spazio sacro su cui sorge la chiesa dedicata a San Maurizio, rivelando una secolare storia di cristianità, che affonda le sue radici, attraverso la successione apostolica, nel terreno stesso del Vangelo. Ricordi in prospettiva di attualità emersi pure durante la sosta di preghiera nei diversi oratori, tenuti con grande cura: dalla chiesa della Vergine delle Grazie ai Mulini a quella dell’Immacolata a Gaggio, all’oratorio di Sant’Ilario (“un prezioso gioiello”) che sembra vigilare dall’alto sull’intera comunità. Altrettanto luminose e ben curate sono le parrocchiali di Bosco Luganese e Bioggio,
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entrambe restaurate con attenzione, affetto e competenza. Ricordi riaffiorati nell’incontro con la popolazione, dove il richiamo all’Azione Cattolica di un tempo è stato anche occasione per ritrovare il generoso lavoro di quegli anni, alla cui eredità ancora attingiamo. Il Vescovo si è soffermato pure sui nuovi fermenti, partendo dalla comunità Shalom (“una realtà in espansione, presente ormai in 50 diocesi brasiliane e in diversi altri paesi”), la cui presenza a Bioggio “è una grazia e un dono, per la testimonianza di questi giovani consacrati e la loro collaborazione alla vita pastorale”. Ricordi e futuro. Come nell’incontro – molto ben partecipato – con ragazzi e adolescenti, fra i quali numerosi scout, o con i piccoli delle Elementari. In entrambe le comunità – Bioggio e Bosco Luganese – il Vescovo ha trovato un’accoglienza simpatica, mentre altrettanto cordiali e costruttivi sono stati incontro e scambio con le autorità parrocchiali e comunali. La visita pastorale nel Vicariato del Malcantone - Vedeggio conosce ora una breve pausa; riprenderà nella prima domenica dopo Pasqua con la parrocchia di Agno.
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Una visita “accompagnata” alle storiche e antiche chiese di San Maurizio e di Sant’Ilario
L’eredità di una grande tradizione religiosa
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a 12 anni parroco delle due parrocchie è frate Angelo Somaini dei frati minori francescani. Subito sottolinea la collaborazione. Succede per le scuole (da Bosco e Cimo scendono a Bioggio, quella di Bosco è diventata scuola verde, “un balcone sulla piana” come precisa il sindaco), lo stesso per le parrocchie. La catechesi è concentrata a Bioggio, dove è attiva la comunità “Shalom” con alcuni teologi che si preparano al sacerdozio frequentando la Facoltà di teologia, aiutando in parrocchia nella liturgia e nella catechesi, animando la lectio divina. «La nostra è una realtà in sviluppo anche sul piano religioso, la Comunità Shalom ha portato freschezza ed entusiasmo, aiuta molto soprattutto con i ragazzi» sintetizza il parroco. Che ricorda l’attività degli scout, diretti dai coniugi Cariboni, il ritrovarsi degli anziani, la collaborazione con Case per anziani della zona, e le feste, ancora sentite. A gennaio festa di Sant’Ilario sul colle, antichissimo edificio più volte trasformato ed ora barocco. Importanti le 40 ore al Corpus Domini, anche come ricordo della dedicazione della chiesa parrocchiale, a metà settembre festa liturgica di San Maurizio e dei compagni martiri della legione tebana. Una preziosa competenza per Bioggio è quella di Agostino Lurati, che dal Consiglio parrocchiale volge la sua attenzione anche alla preparazione della liturgia, alla gestione dei due Centri parrocchiali, alla cura dei monumenti. «Tutte le chiese sono restaurate e in perfetto ordine. È nostro dovere conservare al meglio quel patrimonio d’arte che le famiglie
nobili di Bioggio e i nostri antenati ci hanno tramandato». Anche questa, come per la pieve di Agno, è una storia iniziata 1500 anni fa; il primo impianto di San Maurizio, uno dei primi martiri cristiani, è addirittura del V secolo d.C. Le vestigia sono visibili nello scavo archeologico sotto il campanile seicentesco, rimasto dov’era la precedente chiesa prima della costruzione, sul finire del ’700, di quella nuova, ottagonale, gioiello di architettura del primo neoclassico. Fu
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progettata dall’arch. Girolamo Grossi di Bioggio, poi diventato P. Agostino della Vergine Addolorata. All’oratorio del Gaggio si solennizza la festa dell’Immacolata; all’oratorio della Madonna delle Grazie ai Mulini, con Messa tutte le domeniche, festa in aprile. La chiesa di Bosco Luganese, con il suo splendido nucleo, è dedicata a San Abbondio, Vescovo di Como. Qui il pensiero corre a Serafino Balestra, cui è dedicata una delle maggiori vie di Lugano. Nato a Bioggio, sacerdote, esperto di archeologia (amico del Mommsen) e numismatica, divenne famoso per l’opera da lui realizzata a Como dove attese anche al restauro del Duomo e, soprattutto, in Argentina a favore dei sordomuti, tanto che si meritò l’appellativo di “Apostolo dei sordomuti”. Bosco ha dato i natali a Giovanni Fraschina, studioso, generale dei Cappuccini, arcivescovo di Corinto, che fu di fatto per oltre 30 anni nei primi decenni dell’800 il primo Vescovo del Ticino, in quanto i vescovi di Como e di Milano gli demandarono le Facoltà per le parti delle loro diocesi nel Cantone.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO AGNO (SEROCCA - CASSINA) 13 - 14 - 15 APRILE Agno, dalla collaborazione all’integrazione con Bioggio e Manno
Le premesse per il futuro partono dall’antica Pieve “La mamm granda da tücc”: la terra, per lo scrittore Fernando Grignola è stata soppiantata dal traffico e dai segni dell’industria. Ma per il sindaco Mauro Frischknecht, Agno rimane un punto di riferimento importante per rilanciare lo sviluppo della regione. a sagra di San Provino, seconda domenica di marzo, ha accolto i tepori di primavera e raccordato, per quanto possibile, passato e presente. Un passato rurale in cui Agno era – grazie alla Pieve – punto di riferimento per una vasta regione, che in pratica andava dal Ceneri a vari villaggi italiani di confine. Storico punto d’incontro tra la valle del Vedeggio e quella, trasversale, verso Ponte Tresa per poi, tra lago e fiume, arrampicarsi verso Marchirolo e gli ancora oggi stupendi villaggi di mezza montagna, proprio per la sua importanza commerciale ebbe antichi privilegi per la tenuta di fiere e mercati. Come appunto quella di San Provino, approvata dalla Dieta di Stans nel ’400 ed oggi ancora occasione di incontri, qualche commercio, tanti ricordi e, per bambini e ragazzi, l’occasione di «vedere un coniglio vivo, un agnellino, un capretto da accarezzare, un gallo allungare il collo e cantare, un’oca… mucche e cavalli maestosi nella loro indifferenza» come indica Fernando Grignola, autori di testi teatrali, prose e poesie in cui mantiene costanti e documentati riferimenti al “come eravamo”. Alla storia si sovrappone il presente; oggi Agno si allunga verso i 4000 abitanti con 2600 posti di lavoro tra realtà industriali (come la Mikron), commerciali e di servizi. L’espansione residenziale si è estesa sul piano e sulla collina, saldando il territorio ai Comuni vicini, portando all’evidenza problemi regionali come l’economia, il traffico e la conseguente esigenza di una pianificazione condivisa. Tra passato e presente corre l’abbondante millennio e mezzo di cristianizzazione. E prima vi giungevano via lago i romani, come attestano i reperti raccolti nel Museo Plebano,
fondato nel 1955 e ristrutturato nel 1992 dalla competenza e dall’entusiasmo di Giovanni Boffa: tombe ricche di iscrizioni, oggetti di ville romane e molte testimonianze della storia religiosa. Ieri. Oggi ci si pone l’obiettivo di ricucire la grande storia con le esigenze funzionali del presente. Missione impossibile, vien da dire ascoltando e leggendo Fernando Grignola, ad esempio il suo recente “Radici di terra e di lago”, «perché sino agli anni Cinquanta la vita del paese era strettamente collegata, per tradizioni usanze e abitudini, al ciclo naturale delle stagioni. Si viveva al ritmo e a contatto con la natura. “La mamm granda da tücc”, la terra nella sua sacralità naturale, è stata soppiantata dal traffico, dalla fretta, dai trax, dalle modinature, e i rapporti umani sono quello che
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sono». Fuor di poesia e di metafora, rimane la realtà di un Comune posto in posizione strategica, teso a risolvere i problemi strutturali legati all’esplosivo sviluppo non solo di questa parte di terra ma di tutta la bassa e media valle del Vedeggio. Mauro Frishknecht, sindaco da 12 anni, situa Agno all’interno della zona industriale più dinamica del Cantone, dove la realtà va gestita e pianificata in termini ampi. Il primo obiettivo, 2012, è l’aggregazione con Bioggio e Manno, istituzionalizzando una collaborazione già avviata attraverso la polizia intercomunale e la nuova Società di servizi fra i tre Comuni: manutenzione delle infrastrutture esistenti, programmazione del futuro. «Con questo primo passo vogliamo creare un polo trainante, un agglomerato a contatto con Lugano, con cui dovrà interagire, per un successivo sviluppo aggregativo fino a TorricellaTaverne. Si tratta di creare robuste premesse per un Comune ben oltre i 10.000 abitanti, con 16-17.000 posti di lavoro». Intanto l’aeroporto sta riprendendo quota, confermandosi una struttura fondamentale per la socialità e l’economia del Cantone e, implicitamente, assicurando una certa protezione ambientale. «Non ci fosse stato, forse avremmo nella zona un… Grancia 2».
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Emergenza traffico: si attende l’avvio dei lavori sul territorio
Una circonvallazione per conciliare viabilità e vivibilità della regione
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ella visione programmata e concordata del futuro, la zona industriale sarà saldata a quella di Bioggio, e a sua volta di Manno in modo da favorire l’equilibrio tra esigenze residenziali e industriali-commerciali-di servizi. In questa prospettiva rientra il progetto di un futuro centro sportivo, a cavallo tra Agno e Bioggio, a conferma della visione regionale. Non dimenticando la fondamentale premessa dei nuovi argini per il Vedeggio. Insomma Agno è alla vigilia di una serie di interventi coordinati, in grado di valorizzare sia la componente residenziale che turistica, creando le premesse anche per elevare la qualità dei campeggi da sempre presenti in zona. Ma c’è da affrontare l’emergenza-traffico, uno dei prezzi pagati allo sviluppo. L’apertura della galleria Vedeggio-Cassarate si prevede che lo graverà di un ulteriore 15%. Per resistere, in tempi brevi, 2-3 anni, dovrebbero iniziare i lavori dell’attesissima circonvallazione, che passerà sotto il Vedeggio in galleria per riemergere all’aeroporto ed immergersi di nuovo fino al Vallone. «Questo progetto – indica il sindaco – permetterà, oltre che di decongestionare il traffico, di valorizzare sul piano ambientale e naturalistico l’ampia zona a lago, con spazi pubblici qualificati per lo sport e il tempo libero con risvolti sociali: parco, lido, piscina, nuovo porto, mobilità lenta, sentieri, ciclopiste, pas-
seggiate a contatto con la natura da estendere alla collina e mettere in rete con i Comuni vicini». Oltre alla circonvallazione, molto si punta sulla “navetta” tra Bioggio e Lugano centro con la conseguente realizzazione di un autosilo fino a 2000 posti-auto. Un treno veloce, tipo metrò, che in pochi minuti collegherà la zona industrial-commerciale Agno-Bioggio-Manno al centro di Lugano, Sant'Anna, pensilina Botta e poi anche oltre. «Un passo dopo l’altro. Il prossimo quadriennio, 2008-2012, sarà decisivo per queste importanti iniziative legate alla circolazione, confermando Agno nella sua vocazione di storico polo per questa regione
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IL PROGRAMMA
Sabato 14 aprile Agno 09.30 Visita malati a domicilio 10.30 Incontro con le autorità comunali 11.00 Visita alla Casa per anziani "Cigno bianco" Serocca 14.30 Incontro di preghiera all'Oratorio San Giuseppe Cassina 15.30 Incontro di preghiera all'Oratorio dei Santi Rocco e Carlo Agno 16.30 Incontro con i giovani nel salone parrocchiale 17.30 Santa Messa animata dai giovani nella chiesa parrocchiale 20.30 Musical de "Gli sposi promessi" del Gruppo giovani parrocchiale nell'atrio delle scuole 09.15 10.00 16.00 16.30
Domenica 15 aprile Agno Incontro con i comunicandi Santa Messa nella chiesa Collegiata Aperitivo sul sagrato Visita al cimitero Incontro con la popolazione nell'atrio delle scuole Elementari
Giovedì 19 aprile Agno 14.45 Visita alle scuole comunali Giovedì 26 aprile Agno 16.30 Visita alla Scuola media
IL PROGRAMMA che, oltre alla zona del Vedeggio si allunga sul Malcantone». In questa prospettiva rientra anche la sistemazione urbanistica della piazza,
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Una visita vivace e intensa La visita pastorale può alternare diversi momenti dentro uno schema ormai ampiamente collaudato, visto che il Vescovo con quella di Agno, incontrata in questi giorni, ha ormai visitato ben 158 parrocchie. Fra l’alternarsi di questi momenti, può arrivarne anche uno particolarmente divertente, come quello di sabato sera nell’atrio delle scuole comunali, animato dai giovani. Simpatici, frizzanti, scatenati, hanno messo in scena gli “Sposi promessi”: uno spettacolo tutto confezionato da loro (testi, coreografie, musiche, luci, dialoghi) in una libera e spontanea versione del celebre romanzo manzoniano. Insomma uno spettacolo caricatissimo, per un divertimento garantito, dentro un succedersi di scene tutte fantasia, ritmo e creatività. Il Vescovo e il numeroso pubblico (giovani e non) hanno risposto con generosità di applausi peraltro strameritati. Un modo simpatico e intelligente per fare gruppo, stare insieme, costruire amicizia. Un altro momento, lungo coordinate ben diverse, che ha connotato questa tappa nella parrocchia affidata al prevosto don Leone Lanza, è stata la visita, presso il museo plebano, alla mostra dedicata a Jean Corty,
adesso un incrocio sovente convulso. «Vogliamo ampliarla anche con i terreni del Comune, conferendole un’organizzazione del traffico in grado di migliorare non solo la viabilità ma anche la vivibilità». Non basterà di sicuro a ricucire passato e presente. Non solo con i tempi gloriosi della Pieve, dei rapporti privilegiati con Milano e Como, ma nemmeno con quella civiltà contadina che molti han vissuto e si portano nel cuore. Non tornerà l’armonia
artista attinente di Agno, deceduto in giovane età nel 1946. Un percorso intenso e sofferto: messaggi di figure e colori, di spazi e silenzi, di luci e di ombre (molte) dentro un percorso autobiografico intenso, segnato da forte e vissuto dolore. Questo cammino di sofferenza ha certamente coinvolto Mons. Grampa, che, firmando l’apposito libro dei visitatori, ha scritto di “bellezza angosciosa e inquietante di un grande del nostro Ticino, anticipatore incompreso di ricerche che riflettono il passato e sono proiettate nel nostro futuro non vuoto, anche se non ancora presente”. E ha tradotto la sua partecipazione al messaggio di angoscia e dolore dell’artista in “ammirata estasi contemplativa dei drammi della storia e dei desideri profondi del cuore umano”. Due momenti di una visita intensa, peraltro ben impostata nel suo programma e altrettanto ben preparata, a questa celebre pieve, ricca di tradizione e di storia, che in passato ha rivestito un ruolo importante (religioso, sociale, economico) nell’intera regione, lungo l’asse del Vedeggio e fino a Marchirolo, come ben sottolineato durante l’incontro con le autorità comunali e parrocchiali nel suggestivo palazzo civico, che pure vanta
con la natura, come cantata da Grignola, nel senso che – ma il discorso è generale – i ritmi e le preoccupazioni di oggi sono ben diversi. Intanto continuerà nel Vedeggio la “frega” delle grosse trote di lago e, a maggio, delle alborelle, e la natura continuerà il suo corso, anche in questo tempo di «benvenuto progresso sociale, di mobilità senza limiti, di urbanizzazione e di un panorama sostanzialmente mutato negli ultimi decenni».
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una storia interessante e insolita risalente fino a Garibaldi. La sosta al Cigno Bianco per incontrare gli ospiti anziani (“visito sempre queste Case – ha precisato il Vescovo – per esprimere affetto e riconoscenza agli ospiti e per sottolineare il lodevole impegno delle nostre autorità in questo specifico settore”); i momenti di preghiera negli oratori di san Giuseppe a Serocca e dei Santi Rocco e Carlo a Cassina; la visita in cimitero sono stati altrettanti tasselli di questa “due giorni”, che ha vissuto i suoi momenti centrali nelle Sante Messe di sabato e domenica, dove l’attiva partecipazione e il canto hanno mostrato la vivacità di questa comunità, che non manca certamente di validi collaboratori e giovani motivati. Il Vescovo ha avuto modo di dialogare con tutti nel succedersi dei vari incontri, fino a quello con la popolazione nel tardo pomeriggio di domenica. La visita – considerate le vacanze scolastiche pasquali degli scorsi giorni – verrà completata dagli incontri con le scuole comunali e la scuola media, rispettivamente nei pomeriggi di giovedì 19 e 26 aprile.
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Prima dell’estate inizio dei lavori all’interno della chiesa dei Santi Giovanni Battista e Provino
Per la Collegiata scatta la seconda fase del restauro
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uolo storico e identità si coniugano con la Collegiata, «dove il Comune – precisa il sindaco – ha fatto e continuerà e fare la sua parte per i restauri». I restauri dell’esterno – facciata, campanile e tetto – sono stati realizzati in perfetta collaborazione con la Parrocchia; lo stesso si prevede per quelli dell’interno. Inizio, prima dell’estate. «È la seconda fase di un’opera importante – spiega Carlo Bottini, per molti anni sindaco e attuale presidente del Consiglio parrocchiale – in quanto la Collegiata è il simbolo di Agno». Un’apposita Commissione ha preparato quello che sarà «un restauro prettamente di tipo conservativo, visto che la chiesa ha una forte personalità che le viene dalla storia, dall’ubicazione, dal solenne aspetto neoclassico, da decori originari». Bottini sottolinea i restauri effettuati negli ultimi anni negli oratori di San Giuseppe a Serocca e dei Santi Carlo e Rocco a Cassina, entrambi con pregevoli opere d’arte, a riprova sia della collaborazione con il Comune
che dei sentimenti della popolazione. «Un altro fiore all’occhiello è il Museo Plebano, inserito nel complesso parrocchiale, in cui è testimoniata la lunga storia di Agno, sia prima che soprattutto dopo l’avvento del cristianesimo». Il parroco don Leone Lanza, origine bergamasca, in Ticino da decenni, ad Agno da undici anni, porta avanti la sua attività pastorale nello stile, «che mi ha sempre guidato», di Papa Giovanni, disponibilità ed ascolto. Cita il bel gruppo di giovani che ha dato vita al Trevor’s Club nella sala parrocchiale, dove si riunisce regolarmente anche il gruppo donne per lavori a favore della parrocchia e delle missioni. Indica come molto operativo l’aiuto dei laici, dal Consiglio parrocchiale a quello pastorale, presieduto da Silvia Taddei, alla collaborazione nella catechesi, in particolare per la Prima Comunione e la Cresima, al Piccolo Coro che anima le funzioni religiose. Tra le festività spicca san Provino, un appuntamento sempre molto atteso, un tempo molto legato alla fiera e oggi,
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viste le mutate condizioni sociali, recuperato nel suo significato di festa religiosa: processione ogni 5 anni con la reliquia del secondo Vescovo di Como, ivi inviato da San Ambrogio nel 4. secolo, conservata nel busto che ogni anno viene esposto alla venerazione dei fedeli in occasione della festa, per poi essere riposto nel vano sotto la mensa d’altare, protetto dall’artistico bassorilievo in bronzo di Remo Rossi. Molto sentite sono anche la festa di san Giovanni Battista in giugno e della Madonna del Rosario all’inizio di ottobre, a conferma del persistente legame della popolazione di Agno con le proprie tradizioni religiose, come fattore di identità del Borgo. La costituzione della Pieve di Agno è da mettere in relazione con la diffusione del cristianesimo sull’asse Milano-Como-Riva San Vitale: la dedicazione della Collegiata a San Giovanni Battista, cui si è aggiunto più tardi il compatrono san Provino, attesta il carattere di chiesa battesimale. La costruzione attuale si deve ad Antonio Boffa di Cassina, con l’imponente facciata neoclassica del torinese Giuseppe Pastori (1888).
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO MAGLIASO - PURA 20 - 21 - 22 APRILE Magliaso e Pura, due Comuni con vocazione residenziale e turistica
Per l’emergenza traffico via libera a soluzioni condivise Già intrapresa la strada della collaborazione con i paesi vicini, si procede verso una soluzione unitaria per il problema stradale. «Non ci può essere che una decisione regionale per problemi che sono di tutti noi», sostengono i due sindaci.
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er quel triangolo isoscele di terra che è Magliaso, il lato a lago è il più esteso di un territorio che declina dolcemente dalla collina. Terra e lago, tradizionalmente campagna e pesca, con un passato importante come ricordano i pochi resti di un castello dalla grande storia, visto che fu alla base della “guerra dei dieci anni” (1118- 1127) tra Como e Milano. Se c’era un castello, significa che Magliaso rivestiva uno specifico ruolo sia nel contado luganese sia per gli andirivieni verso la Tresa, che è sempre stata confine tra Stati e Signorie. Più tranquillo Pura, adagiato sull’ultimo terrazzo della valle della Magliasina e protetto dallo scosceso versante del monte Mondini. In entrambi i casi, un’ubicazione favorevole, clima ideale, territorio di gran pregio ribadito – tra Magliaso e Caslano – dal Golf Club Lugano, un ampio terreno tirato a lucido, che valorizza ulteriormente la notevole attrattività della zona. Non a caso entrambi i paesi sono in costante espansione, verso i 1400 abitanti Magliaso, 1250 a Pura con un notevolissimo incremento negli ultimi anni, quando è stato portato a termine il riordino fondiario. E siccome il trend non accenna a diminuire, ecco che si sta pensando ad un’ulteriore sezione di scuole elementare. Tutto bene, storia e prospettive, se non fosse il segno più distintivo dell’attualità, ossia il traffico, vera emergenza che tutti i paesi di questa parte del Malcantone sentono pesante come un macigno e che avverte anche Pura non appena, scendendo, si arriva al ponte della Magliasina. «Se ne parla da decenni – ricorda Romano Maspoli, segretario comunale di Magliaso fino al ’97 – almeno dagli anni Settanta quando iniziò un aumento esponenziale tutt’altro che concluso. Oggi è costantemente
un procedere rallentato, con l’incrocio di Agno a frenare. E se il traffico è pur sintomo di attivismo e di sviluppo, quando è troppo è troppo, qualcosa di decisivo va fatto. E se ieri la storia l’han fatta i Beroldingen, e se oggi il Comune si presenta moderno per infrastrutture e servizi, i conti con il traffico li dobbiamo ancora concludere». Finora le idee divergevano, ogni Comune in pratica aveva la propria ricetta che si fermava al confine. «Adesso tutti sono consapevoli di dover trovare una soluzione unitaria, di zona, anzi regionale, anche perché incombe l’apertura della galleria VedeggioCassarate, che porterà altro traffico» precisa l’ing. Marco Marcozzi, sindaco di Miglieglia e segretario della Regione Malcantone. Allora, che fare? «Intanto da dicembre parte l’orario cadenzato, ogni quarto d’ora, del trenino Lugano-Ponte Tresa, poi appare chiara la soluzione della circonvallazione, tra una galleria e l’altra, da Bioggio a Ponte Tresa. Con però ancora l’incognita italiana, visto che
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l’uscita al Madonnone ha senso se ci sarà la nuova dogana». Stessa lunghezza d’onda per Marino Monti, sindaco di Magliaso da ormai vent’anni. «Il principio sta nell’intesa e nella collaborazione, che abbiamo avviato con Caslano iniziando dalla polizia comunale. Per noi la circonvallazione significa entrare in galleria dopo il Vallone, uscire nei pressi del ponte della Magliasina per i collegamenti con il medio e alto Malcantone, per poi sostenere la richiesta di Caslano di rientrare in galleria poco dopo per uscire al Madonnone. Ma, intendiamoci, si tratta di musica per il futuro, non meno di dieci-quindici anni, che però va decisa adesso nell’ambito del Piano dei trasporti del Luganese». Sulla collaborazione si spinge ancora più in là il sindaco di Pura, ing. Emilio Luvini. «Per la polcomunale, per un luogo d’incontro dei giovani, per i rifiuti, per l’emergenza traffico ma, sull’esempio delle sinergie tra Manno, Bioggio e Agno, perché non intensificare l’intesa anche tra i nostri cinque: Neggio, Magliaso, Pura, Caslano e Ponte Tresa? Si potrebbe cominciare a ragionare come un Comune virtuale di 7-8.000 abitanti, coltivando la visione futura di un Comune reale, un bel Comune di frontiera». Tanto più che, tra lago e collina, tutti hanno la stessa vocazione residenziale e turistica, con quel qualcosa in più che è dato dal territorio, dalla vicinanza al confine, alla città e ai gangli della comunicazione.
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IL PROGRAMMA
Venerdì 20 aprile Magliaso 14.00 Incontro con allievi e docenti delle Scuole comunali e breve visita alla Scuola dell'Infanzia Pura 15.00 Incontro con allievi e docenti delle Scuole comunali e breve visita alla Scuola dell'Infanzia 16.30 Visita al Cimitero e momento di preghiera 17.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 18.00 Incontro con il Municipio 19.00 Cena con il Municipio e il Consiglio parrocchiale
I “magistri”, maestri d’arte che s’innamorarono di Pura
Il legame con la propria terra e ragioni per vivere in questa parte di mondo, le riassume bene da Pura l’ambasciatore Bernardino Sciolli. «Anche se si gira il mondo e si vedono posti meravigliosi, alla fine per il proprio paese si ha sempre il magone. Quand’ero in Guatemala, la mamma mi telefonava sul mezzogiorno, per farmi sentire le campane. Era come se tutti mi salutassero». Come diplomatico, console e ambasciatore, di paesi ne ha girato in tutti i continenti ma questo, per quanto piccolo, rimane il migliore. Ne erano, ne sono convinti insigni personaggi come il grande pianista Arturo Benedetti Michelangeli, che riposa nel piccolo cimitero, come Vladimir Ashkenazy, pianista e prestigioso direttore d’orchestra, cantanti ed artisti si muovono tra le viuzze, i portali ad arco, i saloni decorati o nella quiete al limitare del bosco di un villaggio tra i più generosi in fatto di “magistri”, maestri d’arte, dai Pelli ai Ruggia fino ad Adolfo Feragutti Visconti, grande pittore tra Otto e Novecento. «È vero, un gran bel territorio – concorda il sindaco Luvini – che oggi abbiamo il dovere di conservare e valorizzare sul piano delle infrastrutture, dei servizi, della manutenzione». Di recente è stato
creato il consorzio Trema (Tresa e Magliasina) per la gestione e manutenzione del territorio, soprattutto dei riali e dei boschi. Il Comune ha preso l’iniziativa investendo 1,5 milioni, adesso tocca alla Regione, che ha esteso il principio a tutto il Malcantone. Ben sapendo che sul territorio opera anche il Patriziato, il quale «ha avviato una piantagione sperimentale di bosco ceduo selezionato, ha tracciato una strada forestale fino in cima al monte Mondini, realizzato un alambicco perché qui di vigna ce n’è ancora e a distillare vengono anche dai paesi vicini» spiega il presidente Giancarlo Ruggia. Stesso discorso di sviluppo e valorizzazione porta avanti Magliaso. La revisione del Piano regolatore, in funzione a mesi, «favorirà gli insediamenti e lo sviluppo del paese, che da anni può contare sulla nuova Casa comunale, nuovi magazzini, nuove scuole materne, nuovo porto. La passeggiata a lago – aggiunge il sindaco Monti – è stata completata, aspetta solo il collegamento con quella di Agno, via Castellaccio diventerà un viale alberato con traffico moderato, si punta su altre strutture per il tempo libero (centro sportivo ecc.), è stata ben ubicata la tomba dei colerosi,
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Sabato 21 aprile Magliaso 09.30 Visita al Cimitero e momento di preghiera 10.30 Incontro con il Consiglio parrocchiale 11.30 Incontro con il Municipio 12.30 Pranzo con il Municipio e il Consiglio parrocchiale Pura 14.45 Visita alla chiesetta della Gesora con una breve preghiera 15.00 Incontro con la popolazione nel salone comunale 16.30 Celebrazione eucaristica con il sacramento della Cresima Segue aperitivo offerto a tutti Magliaso 20.30 Incontro con la popolazione nella sala multiuso. Domenica 22 aprile Magliaso 10.00 Celebrazione eucaristica con il Sacramento della Cresima Segue aperitivo offerto a tutti 12.30 Pranzo con Consiglio parrocchiale e collaboratori alla Casa anziani Rivabella e incontro con gli ospiti 15.00 Visita all'Oratorio Madonna di Caravaggio e momento di preghiera
IL PROGRAMMA a ricordo della terribile epidemia, sistemata a mo’ di fontana la tomba etrusca vicino al porto». Magliaso non cancella, anzi valorizza la propria storia, protegge per quanto possibile la riva del lago, è determinato sul fronte del traffico «anche per favorire la ricomposizione urbanistica del nucleo storico».
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Una visita attesa Magliaso e Pura: queste le due comunità visitate dal Vescovo gli scorsi giorni: la prima in riva al lago, l’altra in collina, entrambe affidate a don Alberto Morresi. “Una visita dettata dal mio cuore di Vescovo”, ha precisato Mons. Grampa ieri mattina, salutando i fedeli nella parrocchiale di Magliaso dedicata a San Biagio. Ed ha aggiunto: “compio infatti questo mio pellegrinaggio di parrocchia in parrocchia con gioia e trepidazione, per esprimere il mio affetto e la mia attenzione verso le comunità di questa diocesi affidata alla mia guida pastorale e divenuta la ragione esclusiva della mia vita”. Una visita per “favorire una conoscenza reciproca tra il Vescovo e i suoi diocesani, e portarvi una luce di speranza”, aveva invece sottolineato nel saluto rivolto ai fedeli di Pura, sabato pomeriggio, nella chiesa di San Martino. Infatti “il Vescovo, continuando la missione degli apostoli scelti da Gesù, diviene un annunciatore di speranza in un mondo spesso pessimista, indifferente e negativo”. Visita strutturata in diversi incontri: con allievi e docenti delle scuole Elementari e dell’Infanzia (un momento vivace di doman-
de e risposte), con le autorità comunali e parrocchiali, con la popolazione delle due comunità, con gli ospiti della Casa Rivabella. Giornate con al centro la celebrazione dell’Eucaristia (sabato pomeriggio a Pura; domenica mattina a Magliaso), sempre con il conferimento del sacramento della Cresima a un gruppo di adolescenti di entrambe le comunità. Spazi di ascolto e di preghiera, con le soste nella chiesetta della Gesora (Pura), nell’oratorio della Madonna di Caravaggio (Magliaso), e nei due cimiteri. Questo momento in cimitero (“i nostri padri – usa sottolineare il Vescovo – lo chiamavano camposanto”) è sempre particolarmente sentito e il silenzio diviene ricordo, affetto e preghiera. Momento intenso “della memoria, della nostalgia, della riconoscenza e dell’impegno da rinnovare”, ha ricordato Mons. Grampa. Ben partecipati i rispettivi incontri con la popolazione delle due comunità, dove il Vescovo ha soprattutto risposto a domande rivoltegli dai presenti, spaziando lungo varie tematiche, tutte peraltro molto attuali, come il cosa fare di fronte alla disaffezione religiosa dei giovani. “Non ci sono ricette magiche,
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ma occorrono creatività, inventiva, fantasia, unite a pazienza e gradualità”, ha precisato, mentre in risposta a una domanda sui movimenti ecclesiali, ne ha sottolineato l’importanza nella Chiesa, “a condizione che siano aperti”. Altrettante domande sono servite a Mons. Grampa per sottolineare importanza e funzione dell’istruzione religiosa scolastica; per precisare la necessità del dialogo con l’Islam, richiamando nel contempo che “dobbiamo essere coscienti e fieri della nostra identità cristiana”, unitamente all’impegno di essere sale e luce di Vangelo nella società; per precisare la corresponsabilità dei laici oggi nella Chiesa. Simpaticamente, in risposta ad una curiosa domanda, ha ripercorso la giornata del Vescovo, che va ben al di là, per ritmi e contenuti, di un normale giorno lavorativo. Un incontro certamente atteso, anche perché in entrambe le comunità, come sottolineato negli interventi di saluto da parte delle autorità, da decenni non ha più avuto luogo la visita pastorale. L’ultima a Pura è avvenuta la domenica 27 febbraio 1977, con il Vescovo Giuseppe Martinoli.
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Quattro parrocchie e un’intensa attività collaborativa tra Consigli, catechisti e sacerdoti
«Operiamo come fosse una parrocchia unica contando sull’aiuto di tutti» a visione di zona, o regionale, è stata intanto concretizzata sul piano dell’organizzazione religiosa con il Consiglio pastorale che unisce nella collaborazione le parrocchie di Magliaso, Pura, Caslano e Ponte Tresa. Attualmente è presieduto da Emma Barutta, che indica i vari settori operativi: quello formativo con l’organizzazione dell’attività pastorale di zona e la catechesi realizzata da una quindicina tra catechisti e catechiste; organizzativo con scout, colonie estive, bollettino parrocchiale, canti e letture in chiesa; caritativo con le visite agli anziani, ai malati, alle famiglie e ai casi di bisogno; la parte esterna con le relazioni pubbliche, iniziative sociali e ricreative. Ogni settore un responsabile. «Ci riuniamo due volte l’anno per curare l’organizzazione dei vari aspetti del programma inter-parrocchiale; già ad ottobre abbiamo un calendario che sottoponiamo alle altre componenti delle comunità per evitare so-
vrapposizioni» La realtà pastorale e religiosa è viva, ogni anno una cinquantina di ragazzi si presentano alla Cresima; «operiamo come fosse una parrocchia unica, naturalmente collaborando con i sacerdoti e i Consigli parrocchiali». Conferma appieno don Alberto Morresi, parroco di Magliaso e Pura, dalla sua casa addossata alla chiesa dei Santi Biagio e Macario a Magliaso, a sua volta nata come emanazione del castello dei Beroldingen, che infatti l’han fatta costruire nel 1680 leggermente più arretrata rispetto alla precedente dedicata a San Quirico, un po’ per ragioni scenografiche e un po’ per congiungerla al castello; infatti assistevano alle funzioni da una finestra che si apriva sull’abside. Don Morresi, oltre a sottolineare lo spirito organizzativo e la collaborazione dei laici, ricorda le varie attività che coinvolgono ragazzi, giovani, adulti, anziani. Le decorazioni natalizie e pasquali, le due Corali parrocchiali (a Pura anche i Piccoli cantori), le
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Confraternite della Vergine Addolorata a Magliaso, del SS. Sacramento e nome di Gesù a Pura, le feste patronali e priorili, le processioni. Fatta costruire dal landscriba (in pratica segretario del landfogto) Karl Konrad Beroldingen quale “segno di gratitudine a Dio”, come ricorda la lapide sopra il portale, la parrocchiale di Magliaso è formata da quattro corpi concentrici: ingresso, abside, altari laterali. Il raccordo centrale è sormontato da una cupola, le pitture illusionistiche fingono un soffitto a cassettoni. A San Biagio ben presto quale patrono è stato affiancato San Macario le cui reliquie sono conservate in una delle cappelle laterali. In zona Pastura sorge la cappella della Madonna di Caravaggio. A Pura la parrocchiale dedicata a San Martino è documentata già dal ’300, è stata ampliata a due riprese tra Cinque e Seicento, sorge in posizione dominante e vi si accede da una scalinata. Affreschi cinquecenteschi lasciano intravedere San Martino a cavallo, Santa Caterina e la Trinità. All’entrata del villaggio la cappella della Gesora, nel bosco verso Ponte Tresa la cappella Mistorni.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO BEDIGLIORA - NOVAGGIO - BOMBINASCO CURIO - BANCO 27 - 28 - 29 APRILE Curio, Novaggio e Bedigliora, una storia comune che dura da secoli
Una stabile collaborazione a favore della popolazione Gli abitanti della zona sono in leggero e costante aumento. Paesi dalla socialità molto viva, immersi in un paesaggio di grande pregio. Tre anni fa, dopo la bocciatura dell’aggregazione, si sono intensificati i progetti e gli accordi tra i Comuni.
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ell’agosto del 2004 è stato bocciato il progetto di aggregazione per il nuovo comune del Medio Malcantone tra Curio, Novaggio, Bedigliora Astano e Miglieglia. Qualcuno pro, i più contro. Non è però sepolta, anzi riemerge con sempre più forza la prospettiva delle intese, della collaborazione «su progetti puntuali nella consapevolezza dei tanti problemi comuni, che vanno risolti insieme», come indica Felice Campana, sindaco di Novaggio, citando i rifiuti, l’approvvigionamento idrico, la depurazione e altri ancora. Paolo Colin, da Curio, aggiunge la sicurezza stradale e il problema del traffico nel Basso Malcantone, «che interessa e inquieta tutti. Premiamo per quanto possibile attraverso la Regione, insistiamo sul potenziamento dei mezzi pubblici, sulla disponibilità gratuita o quasi di bus aziendali per chi si reca al lavoro, ma siamo convinti anche della necessità di un cambiamento di cultura da parte di tutti». Marco Piattini da Bedigliora amplia «all’ufficio tecnico intercomunale e ad altri servizi comuni, per sfruttare al meglio quello che abbiamo insieme, su tutto il territorio». Intese ne esistono già, come sulla polizia intercomunale, la volontà è di proseguire con decisione su questa strada, in vista di future aggregazioni, magari più ampie, a dipendenza anche di quanto succede in basso. La collaborazione è nella storia di queste comunità. Curio, Novaggio e Bedigliora costituivano storicamente nel Medio Malcantone un’unica comunità, denominata “Castellanza di Novaggio”. Un primo smembramento in tre Co-
muni e altrettanti Patriziati si ebbe nel Medioevo, l’ultima divisione nel 1788 lasciò un’eredità di autonomia ma anche qualche strascico di litigiosità per quanto riguarda boschi, confini, pascoli, in particolare sul monte Mondini. Ebbene, nel settembre del 1902 proprio sul monte Mondini venne di comune accordo innalzata una croce
per iniziativa di don Pietro Maricelli, parroco di Astano e nativo di Bedigliora. Cent’anni dopo, nel settembre 2002 gente di tutto il Malcantone ha festeggiato il primo centenario della croce, una delle prime ad essere eretta sulle nostre montagne. Non solo, ma lo scorso anno il gruppo di animazione “I Ribelli” ha posato un’altra croce in ferro sul monte Gheggio, alle spalle di Curio, ben illuminata di notte e visibile da parecchi villaggi. E così, quella che fu una storia unitaria con qualche strascico nella separazione è torna-
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ta, anche simbolicamente, una vicenda comunemente condivisa, sempre però con robuste venature autonomiste, come dimostra il voto di tre anni fa. Per adesso si collabora sempre più e meglio, ma tra Comuni. L’accordo si sviluppa anche nel valorizzare i pregi del territorio. Ossia lo stupendo paesaggio collinare, con frequenti colpi d’occhio sul lago Maggiore, sul Ceresio, la valle della Tresa e, in lontananza, sul monte Rosa. È questa una zona ricca di natura e storia, trapuntata di splendidi nuclei ben conservati, che si vanno allargando con nuove costruzioni, perché qui abitare è bello. I villaggi si richiamano l’un l’altro e si stanno avvicinando, residenze secondarie ma soprattutto case d’abitazione. La popolazione è in leggero, costante aumento, si costruisce e ci sono progetti per l’immediato; non a caso si stanno ritoccando gli indici per favorire permanenze e nuovi arrivi. Molti i giovani, per cui si rende necessario l’ampliamento delle scuole Elementari, con due ipotesi: ex novo a Bedigliora, sostituendo l’attuale sistemazione provvisoria, o con l’ampliamento del moderno Centro scolastico di Novaggio. A Curio funziona alla grande il Centro giovanile opera San Giuseppe, messo a disposizione dalla parrocchia,
dove si ritrovano i ragazzi delle medie di mezzo Malcantone. Ovunque si punta su una socialità molto attiva, con una miriade di associazioni e iniziative: basti per tutte la pista di skater a Novaggio, un centinaio di appassionati e la squadra in serie A.
2007 I poli lungo i quali si sviluppa la socialità di questo territorio
Un angolo di Ticino a vocazione sanitaria, turistica e culturale
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he qui si viva bene lo conferma Eros Bellinelli, già responsabile dei programmi culturali della radio e televisione, che ha scelto Banco da più di trent’anni. «È una zona collinare non fredda d’inverno, meno calda d’estate, con tanto sole, tranquillità e silenzio. Nei nuclei si leggono ancora i segni dell’emigrazione, operai stagionali, imbianchini, gessatori, muratori e fornaciai. A Banco c’è quell’autentica istituzione che è il teatro, un tempo punto di riferimento culturale per tutta la zona; vi si dedicavano gli emigranti nei mesi invernali mettendo in scena lavori magari scritti da loro». Le ricche tradizioni di cultura trovano spazio e vita al Museo del Malcantone, dal 1989 nel bell’edificio neoclassico progettato dall’arch. Luigi Fontana nel 1853 per ospitare una scuola di disegno, la prima professionale della Svizzera Italiana. Riconosciuto quale museo etnografico regionale, accoglie esposizioni temporanee e permanenti relative alla civiltà contadina, ai temi dell’abitare e della religiosità, all’emigrazione. Accanto ad architetti, urbanisti e incisori di fama mondiale – e bastano due giganti come Domenico Trezzini e Giacomo Mercoli – sono illustrati i mestieri del gessatore e dello stuccatore, cui nell’800 erano preposte le scuole di disegno di Curio e Breno, oltre al fornaciaio, uno dei mestieri più diffusi
dell’emigrazione stagionale. Anche qui si agisce in una rete di collaborazioni, come confermano i progetti con i patriziati per il sentiero didattico dal Lema a Novaggio e Miglieglia, e di un piccolo museo del boscaiolo. Per il tempo libero e per la piccola storia quotidiana, tenendo conto che la gestione del territorio è ancora viva, come dimostrano i bei vigneti, l’attività di contadini e l’azienda agricola Antonioli. Il carattere salubre della zona, ricca di boschi e protetta alle spalle dai monti, è ribadito dalla Clinica di riabilitazione di Novaggio, dove sono iniziati i lavori per un ulteriore ampliamento. È la dimostrazione di come si possa passare da una destinazione specifica – è nata nel 1922 come clinica militare per soldati affetti da tubercolosi – a una struttura sanitaria rispondente a precisi compiti, appunto legati alla medicina riabilitativa, nell’ambito dell’organizzazione ospedaliera cantonale. A Bombinasco sorge il Centro d’incontro Al Suu, realizzato a suo tempo dalle suore dell’Opera Serafica di Soletta; è una casa di accoglienza per persone disabili, caratterizzata da un’attività molto bella di animazione e di sensibilizzazione. Sommate alla Casa per anziani di Castelrotto, queste strutture sono altrettante conferme della vocazione di accoglienza, ed anche di turismo, legata a caratteristiche paesistiche e climatiche di assoluto pregio. Un carattere che i Comuni vogliono valorizzare con una gestione comparata delle necessarie strutture moderne, ad esempio la realizzazione dei posteggi all’esterno dei nuclei, la moderazione del traffico, l’ecocentro, con strutture sociali come Villa Alta a Novaggio per la quale si sono avviati colloqui con l’Ente ospedaliero cantonale per un utilizzo a scopi regionali. Anche Curio spera in una soluzione di tipo sociale per Casa Avanzini, al centro del nucleo.
IL PROGRAMMA
Venerdì, 27 aprile Bedigliora 14.00 Scuola Media: incontro con Allievi e Docenti 15.30 Scuola Media: incontro con Allievi e Docenti delle Elementari di Bedigliora e Novaggio Segue la visita alla Fondazione Cattaneo 17.00 Visita e preghiera al Cimitero Novaggio 17.30 Visita alla Chiesa Evangelica Riformata 18.30 Sala parrocchiale: incontro con i Rappresentanti dei Lodd. Municipi di Bedigliora, Curio e Novaggio; con i Presidenti dei rispettivi Consigli comunali, e con i Rappresentanti dei Patriziati di Bedigliora, Curio e Novaggio 20.15 Centro scolastico: incontro con la popolazione di Bedigliora, Curio e Novaggio Sabato, 28 aprile Bombinasco 09.00 Visita all’Oratorio della SS.ma Trinità e preghiera al Cimitero Segue la visita alla Comunità "Vivere Insieme", Casa "Al Suu" Bedigliora 10.30 Sala "Fondazione Cattaneo": incontro con il Consiglio parrocchiale Curio 11.30 Sala parrocchiale: incontro con il Consiglio parrocchiale di Curio; 12.30 Pranzo con i Consigli parrocchiali di Bedigliora, Curio e Novaggio e collaboratori parrocchiali Novaggio 15.00 Visita alla Clinica di riabilitazione 16.00 Sala parrocchiale: incontro con il Consiglio parrocchiale 17.00 Visita e preghiera al Cimitero Segue la visita all’Oratorio della Gesora 17.30 Visita alla sede del Corpo Pompieri 18.15 S.Messa festiva. Incontro con la popolazione Domenica, 29 aprile Banco 09.00 Oratorio Santa Maria: S.Messa festiva. Visita e preghiera al Cimitero Incontro con la popolazione Curio 10.30 S.Messa festiva. Visita e preghiera al Cimitero. Incontro con la popolazione Bedigliora 15.00 S.Messa e celebrazione del Sacramento della Confermazione Incontro con la popolazione
IL PROGRAMMA
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L’impegno della conversione Curio, Novaggio e Bedigliora, affidate a don Ernesto Ratti, hanno aperto l’itinerario della visita pastorale nel medio e alto Malcantone, suggestivo di verde e di sole, con i suoi svettanti campanili che tracciano subito itinerari da un villaggio all’altro. “Un angolo di Ticino veramente bello e interessante”, ha commentato Mons. Grampa. Come interessante e ben partecipato è stato l’incontro del Vescovo con la gente e le comunità, a cominciare dall’intenso pomeriggio di venerdì in gran parte dedicato ai ragazzi delle medie e ai piccoli delle Elementari. Una primizia, ripensando a programmi e contenuti delle diverse visite, è stata la sosta di preghiera nella chiesa della comunità evangelica di Novaggio, che ha una significativa tradizione. Mons. Grampa è stato accolto dal saluto cordiale e fraterno del pastore Tobias E. Ulbrich, per un momento certamente intenso, che ha riproposto in chiave semplice e sincera il cammino ecumenico, maggiormente bisognoso di questi spazi autentici, che di dispute e dissertazioni teologiche. “Vogliamo insieme camminare con il nostro Buon Pastore, e la vostra visita manifesta che le due confessioni cristiane stanno avvicinandosi. L’unità dei cristiani è la meta”, ha sottolineato il pastore. E subito ha aggiunto: “Abbiamo già fatto passi importanti come lo comprovano il riconoscimento del battesimo e le numerose iniziative ecumeniche alla base delle nostre chiese. Ma la strada verso l’unità delle chiese è simile a quelle del Malcantone: ogni tanto ci sono le salite ardue, poi si vede il paese davanti a sé, ma la strada fa ancora l’una o l’altra curva inaspettata. Ma camminando verso l’unità dei cristiani, non si fa soltanto l’esperienza della fatica, anzi ci sono soprattutto le belle esperienze di fraternità cristiana. E sempre possiamo fidarci nella comunione con Cristo: noi non camminiamo da soli”. Rispondendo al saluto, il Vescovo ha rilevato significato e attualità di questo impegno, al di là delle frasi scontate dei media facili con le sentenze di “inverno o di ristagno dell’ecumenismo”. Ha precisato che questo impegno “non
è una preoccupazione pastorale aggiunta, ma una dimensione costitutiva della vita cristiana e del ministero del Vescovo”. Cammino da vivere e tradurre lungo una strada di conversione, che deve attraversare i cuori e le comunità. A questo riguardo ha ricordato un aneddoto legato al Vescovo di Nanterre (in precedenza impegnato presso i dicasteri vaticani) al quale, in occasione della visita ad limina, Giovanni Paolo II chiedeva: “come va in una diocesi francese, dopo aver servito nella Curia romana?”. Pronta la risposta: “Ci sono gioie, difficoltà, problemi, ma il problema principale è quello della conversione del Vescovo”. E il Papa: “Allora è come a Roma”. Deve essere così anche a Lugano, ha commentato Mons. Grampa, riconducendo il cammino ecumenico a un impegno di conversione, guardando in avanti e non indietro. Altro momento importante è stato l’incontro con la popolazione, dove erano presenti diversi adolescenti pronti a interrogare il Vescovo sul senso della vita, sul perché perdonare, sul significato della Cresima, sulle “colpe” della Chiesa. Domande che hanno permesso di spaziare nelle risposte, riconducendole alla supremazia dell’essere sull’avere, al cogliere il senso delle cose, al saper distinguere, al non cadere nel relativismo di moda che tutto appiattisce e rende “uguale”, cancellando persino i confini tra il bene e il male e finendo con etichettare come “bene” solo ciò che interessa e piace, in un opportunismo tanto comodo, quanto negativo. Incontri (con le Autorità comunali, parrocchiali, patriziali; gli ospiti e gli operatori della “Casa al suu” di Bombinasco; degenti e personale della clinica di Novaggio; il Corpo pompieri; il mercatino dell’usato); soste di preghiera negli oratori (della Trinità a Bombinasco, della Madonna del Carmelo nella Gesora di Novaggio) e nei piccoli, familiari cimiteri; celebrazione dell’Eucaristia nelle tre parrocchiali (nel pomeriggio di ieri con il sacramento della Cresima a Bedigliora) e nell’Oratorio di Santa Maria a Banco, hanno ritmato tre giornate intense e impegnative, che hanno gettato preziosi semi nel cuore di queste comunità.
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2007 Il ruolo dei laici, la vitalità delle parrocchie, la realtà dell'ecumenismo
Tra villaggi e colline l’incontro con i segni di una diffusa religiosità
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on Ernesto Ratti è parroco di Curio, Novaggio e Bedigliora, tre parrocchie che comprendono realtà come Banco, in piena espansione, e Bombinasco, una sorta di enclave anche dal punto di vista storico, tra Bedigliora e Astano. Banco era sede della parrocchia fino al ’700, quando la popolazione fu decimata dalla peste e la sede passò a Bedigliora, nel cui cimitero viveva un eremita attorno al quale si raccolse la presenza religiosa. Curio è il punto di riferimento per le attività pastorali delle parrocchie: vi risiede il parroco, è attivo il Centro giovanile. Don Ratti cita l’intensa collaborazione dei laici, la loro sensibilità e preparazione liturgica e pastorale; l’attività dei Consigli parrocchiali; il gruppo di catechiste che si incontrano regolarmente per un cammino di formazione e la preparazione dei ragazzi alla Prima Comunione; la disponibilità di un gruppo di mamme per l’incontro dei ragazzi delle Elementari e medie per
preghiera, riflessione e svago; la preparazione alla Cresima grazie alla collaborazione di un papà e di una mamma; le ricerche sulle origini del cristianesimo nella regione, visitando anche i luoghi più importanti come Riva San Vitale ed Agno. Si sta progettando la zona pastorale per intensificare le iniziative comuni di animazione già avviate, come le celebrazioni comunitarie d’Avvento e Quaresima e il pellegrinaggio interparrocchiale del lunedì di Pentecoste ad un santuario mariano: quest’anno Caravaggio con visita a luoghi di Papa Giovanni. Interessante notare come tutti i giovedì sera a Breno si tenga un incontro sulla Parola di Dio, presenti esponenti delle comunità cattolica ed evangelica. Il carattere spiccatamente ecumenico è sottolineato dalla presenza dei parroci e del pastore Tobias Ulbrich della chiesa evangelica riformata del Sottoceneri, che cura in particolare la comunità di Novaggio, costituita soprattutto
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da persone di lingua tedesca ma fondata oltre cent’anni fa da gente del posto. A Curio è ancora attiva la Confraternita del SS Nome di Gesù, festa alla terza di gennaio con processione; la chiesa parrocchiale è dedicata a San Pietro, menzionata nel ’300, ricostruita nel ’600. Nel bosco, lungo l’antica mulattiera che sale da Pura, sorge l’oratorio della Morella (mora, sosta) dedicato alla Madonna del Rosario, meta di un pellegrinaggio votivo all’Assunta. Bombinasco ha l’oratorio della SS. Trinità, sui Mondini sorge la cappella di Santa Maria del Buon Pastore. A Novaggio la parrocchiale è dedicata a San Siro, l’entrata del villaggio è segnata dalla “gesora”, dedicata alla Madonna del Carmelo, festa alla terza di luglio, molto sentita e partecipata. Bedigliora ha la prepositurale di San Rocco, di origine medioevale, e l’oratorio di Santa Maria Assunta a Banco. Nel bosco l’oratorio della Barella, festa la prima di settembre.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO PONTE TRESA - CASLANO 4 - 5 - 6 MAGGIO Caslano e Ponte Tresa, due Comuni vivaci e attivi
Due sogni e una certezza: la ferrovia del Malcantone Caslano ha due sogni che stanno per diventare progetti: la scuola media e la casa per anziani. «L’emergenza rimane il traffico» ammettono i sindaci dei due Comuni, ma puntano tutto sulla linea Lugano-Ponte Tresa. n questo ramo del Ceresio si affacciano Caslano e Ponte Tresa, si apre l’unico emissario, la Tresa, che scende a leggeri balzi verso il Verbano. Un fiume breve, una dozzina di chilometri, che mantiene un suo pregio naturalistico con specie ittiche pregiate e ancora persino le anguille. Storicamente funge da confine internazionale, è stato attraversato da Santi come Gregorio di Tours e da imperatori come il Barbarossa; da eserciti e profughi, esuli, fuggiaschi e contrabbandieri. Un’autentica epopea. Da qui passava una strada che metteva in comunicazione con Coira e Costanza; la via del San Gottardo, Lucomagno e San Bernardino partiva da Milano e, attraverso il Seprio e la Val Ganna passava dal ponte sulla Tresa. Terra dunque di passaggi, vicende e commerci, che oggi si propone soprattutto sul piano residenziale e turistico. Caslano s’ingrossa a vista d’occhio nella piana dominata dal monte Sassalto, ormai punta ai 4.000 abitanti, è un riferimento stabile per quella parte di Malcantone; si culla lo splendido nucleo e il lungolago. Ponte Tresa rimane per superficie il più piccolo Comune della Svizzera, ha ordinatamente risalito la collina, volge lo sguardo tra lago e fiume, un po’ verso il basso Malcantone e un po’ la valle della Tresa. Entrambi sono soddisfatti della piega delle cose, dell’aspetto e degli indirizzi ben definiti, se non fosse per il traffico. «Ecco la spina nel fianco – ammette Emilio Taiana, sindaco di Caslano – che cerchiamo di toglierci ma ci vorrà il suo tempo. Stiamo lavorando con la Regione e i Comuni, una soluzione condivisa non c’è ancora ma siamo sulla buona strada, quantomeno è accantonato l’insolubile puzzle
di tre proposte contrapposte». Silvano Grandi conferma da Ponte Tresa che «dopo un periodo di immobilità, stiamo lavorando con la Commis-
sione Trasporti del Luganese e siamo concordi sul principio: un’intesa la dobbiamo trovare, e al più presto, visto che per realizzarla ci vorrà il suo tempo. Il problema è complicato dal fatto che occorre una soluzione diciamo pure un compromesso internazionale, sbocco della galleria, passaggio della Tresa, dogana. E questo complica. Comunque arriveremo ad una sola, comune proposta. Non abbiamo alternativa». Nel frattempo si gestisce la situazione come si può, fallita la sperimentazione della rotonda a Ponte Tresa, si procede per progressivi aggiustamenti, sperando anche nell’aumento della frequenza
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delle corse (da 20 a 15 minuti l’una dall’altra) della “metropolitana del Malcantone”, la storica ferrovia Lugano-Ponte Tresa, mai giovane come adesso. Trasporta studenti e pendolari, viene sempre più utilizzata dagli abitanti della zona, è un elemento essenziale per la mobilità e la qualità della vita. Perché questa zona è vivace e attiva, Caslano è sede di importanti e conosciute attività economiche (Alprose, Bally, Vanini ecc.); ha ancora spazio per un’agricoltura familiare e un po’ di pesca, sul suo territorio è l’80% del golf, il che si traduce in pregio paesaggistico. Entrambi i Comuni hanno strutture consolidate, Caslano anche due importanti sogni che stanno per diventare progetti: la scuola media e la casa per anziani in collaborazione con quella di Castelrotto. «Il Comune cresce, molte le famiglie giovani, c’è fermento edilizio, abbiamo 300 bambini tra asilo e scuola elementare,
per questo abbiamo realizzato la nuova scuola dell’Infanzia. A giorni chiederemo il credito per acquistare il terreno per la nuova scuola media: solo Caslano manda 160 ragazzi ad Agno; con Magliaso, Pura, Neggio e Ponte Tresa sarebbero 300, l’ideale per la nuova sede, e il Cantone lo sa», indica il sindaco Taiana.
2007 Il gusto dei turisti per le particolarità, la bellezza e la storia dei due Comuni
Dal cioccolato alla pesca: musei e aria di lago
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aslano e Ponte Tresa attraggono un turismo soprattutto confederato, che ne apprezza la conservata naturalezza, ossia la vocazione elvetica in un atteggiamento lombardo. Come è sempre stato nella storia, visto che da qui sono partiti “magistri” e costruttori, pittori e decoratori, a Ponte Tresa è nato Agostino Ramelli, ingegnere di eclettismo leonardesco. Chi se ne intende è don Dario Palmisano, da vent’anni parroco di Ponte Tresa, che alcuni anni fa ha fondato con Eros Manghera, presidente del Consiglio parrocchiale, l’Archivio storico locale. «Sono convinto che attraverso la storia non ideologizzata, ossia presentata attraverso i documenti, ci si possa rendere conto che la vita umana non si spiega soltanto mediane i canoni della politica, dell’economia e del quotidiano, ma ha una spiegazione profonda che corrisponde alle esigenze spirituali di ogni individuo». Al Vescovo Grampa, don Palmisano presenterà il quinto volume dell’Archivio storico: “La chiesa di Ponte Tresa, documenti per la storia e i beni culturali”. Intanto sta per nascere il sesto, dedicato al Codice paleografico della
pesca e delle peschiere nel fiume Tresa e nello stretto di Lavena. Quaderni e volumi vanno a formare una documentazione che non ha eguali, per un Comune così piccolo. «Piccolo ma importante sul piano storico ed operativo». Don Palmisano è sulle tracce di Bartolomeo da Ponte Tresa, pittore del ’500: ha firmato il ciclo di affreschi nella chiesa di San Antonio abate a Viconago e ha realizzato il bell’affresco sulla controfacciata della parrocchiale. «Un pittore finalmente recuperato alla storia dell’arte. Con ogni probabilità sono suoi parte degli affreschi nell’antica cappella dirimpetto alla chiesa della Magliasina». Ecco quindi nuovi e buoni motivi culturali per visitare queste zone. A Caslano già meritano il Museo della pesca, a riprova della lunga attività riferita al lago; il dolcissimo Museo del cioccolato, che ricostruisce la storia di un alimento mai così in voga, tra argenterie e porcellane, manifesti e antiche forme; il piccolo Museo della fotografia è dovuto al lascito di Vincenzo Vicari, grande fotografo, scomparso poche settimane fa a 96 anni. E poi tutt’una serie di iniziative legate al commercio e al
IL PROGRAMMA
Venerdì 4 maggio Ponte Tresa 14.30 Incontro con allievi e docenti della Scuola dell’Infanzia 15.15 Incontro con allievi e docenti delle Scuole Elementari 18.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale e cena Caslano 20.00 Visita e preghiera al cimitero e incontro con la popolazione nella sala parrocchiale Sabato 5 maggio Caslano 09.30 Incontro con la Sezione scout San Cristoforo 10.00 Visita ad alcuni ammalati a domicilio 11.00 Incontro con il Municipio 12.00 Pranzo con il Municipio e il Consiglio parrocchiale 15.30 Celebrazione della Cresima e incontro con genitori, padrini e madrine sul piazzale della chiesa Visita alle varie chiese 20.00 Incontro nella sala parrocchiale col Consiglio pastorale interparrocchiale, con i Catechisti, i Lettori e i Membri dei vari gruppi parrocchiali Domenica 6 maggio Ponte Tresa 09.30 Visita al Cimitero; preghiera per i defunti; percorso a piedi fino alla chiesa parrocchiale 10.00 Celebrazione della Santa Messa nella chiesa parrocchiale con l’amministrazione del Sacramento della Cresima 11.15 Incontro del Vescovo con la popolazione nel salone parrocchiale 13.00 Pranzo con il Municipio, il Consiglio parrocchiale e i Collaboratori parrocchiali Caslano 17.30 Santa Messa nella chiesa parrocchiale 15.00 16.00 17.00
Lunedì 7 maggio Ponte Tresa Incontro del Vescovo con gli alunni della Scuola Elementare Incontro con il Consiglio parrocchiale Incontro con il Municipio
IL PROGRAMMA tempo libero, riferite alla vocazione di Comuni di frontiera e alla bellezza del paesaggio, al lago e ai grotti, alle colline con le passeggiate sul e attorno al Sassalto e verso Pura, il lido e le barche, pesce in carpione e le buone “tagliate”, perché da queste parti si fa ancora la mazza. Insomma i problemi del traffico si dimenticano in fretta quando ci si trova immersi in un
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2007 territorio che ha mantenuto qualcosa di tutti i suoi aspetti distintivi. Anche Ponte Tresa, per piccolo che sia, vede la popolazione in costante, leggero aumento fino a quota 800, il commercio riprendere, la vocazione residenziale sempre di pregio tra riva e collina. Tanto che
di aggregazione non si parla, piuttosto si sta a vedere quanto succede altrove per magari intensificare rapporti di collaborazione già ben avviati e comunque basati sul buon vicinato. «Parliamone, siamo ben disposti, l’essenziale è la gestione del territorio e la soluzione di
problemi comuni, a cominciare dal traffico», sostengono all’unisono i due sindaci.
Fedeli al passato rivolti al futuro “Sappiate guardare in avanti, ma rimanete fedeli alla vostra identità e alla vostra storia legate allo scoutismo cattolico”. Questo l’invito rivolto dal Vescovo al grande cerchio degli scout (un centinaio) di Caslano, incontrati sabato mattina nell’ambito della visita pastorale a questa comunità affidata a don Gian Paolo Patelli. È seguito il richiamo a San Cristoforo, patrono della parrocchia (suggestivo il mosaico di Aurelio Gonzato sulla facciata) e del quale porta il nome questa sezione, che proprio quest’anno compie sessant’anni. Un cammino intenso e prezioso, legato a quella pista di amicizia, di crescita, di valori che l’avventura scout propone, da quando, 100 anni fa, Baden Powell ebbe quella geniale intuizione, che rimane di grande attualità educativa. Chiaro il riferimento, nell’invito del Vescovo, alla scelta che AEEC e AGET erano chiamate a compiere nella giornata di ieri durante le rispettive assemblee, per decidere se costituire o meno un’unica Federazione ticinese. Il simpatico cerchio di sabato mattina (culminato in un “grido” proposto dal Vescovo e ispirato al Cammino di Santiago di Compostela) è stato preceduto e seguito da altri
interessanti momenti, lungo un programma ben calibrato nei tempi e nei contenuti. Come il vivace dialogo (venerdì pomeriggio) con i bambini della Scuola dell’Infanzia e con i più grandicelli delle Elementari; oppure l’incontro con la popolazione nella serata di venerdì, dove sono emerse tematiche di forte attualità, come l’istruzione religiosa scolastica, la problematica giovanile, le difficoltà nel trasmettere la vita cristiana alle nuove generazioni; o ancora gli incontri con le autorità in un clima cordiale e costruttivo. Costruttiva e ben partecipata è stata pure la serata di sabato con il Consiglio pastorale interparrocchiale (Caslano, Ponte Tresa, Magliaso, Pura), con associazioni e gruppi, con catechisti e collaboratori. Occasione propizia per riprendere il discorso sulle zone e sulla pastorale d’assieme, di cui si avvertono urgenza e necessità per un’azione incisiva e in profondità lungo il grande impegno dell’evangelizzazione. Ma anche per sottolineare significato e valore della collaborazione in sintonia con i rispettivi parroci, cercando opportune sinergie e vivendo un sincero spirito ecclesiale. Il Vescovo ha pure visitato in questi giorni la parrocchia di Ponte Tresa, affidata a don
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Francesco Dario Palmisano, alla quale ha dedicato parte della giornata di ieri, ritornando in serata a Caslano per la Santa Messa. Il programma di Ponte Tresa verrà completato nel pomeriggio di oggi dalla visita alle Scuole e dall’incontro con le autorità parrocchiali e comunali. L’incontro con la popolazione – vivace e ben dialogato – ha avuto luogo nella tarda mattinata di ieri. Momenti intensi (al centro in entrambe le comunità la celebrazione dell’Eucaristia con il sacramento della Cresima); soste di preghiera (come nei due cimiteri); incontri comunitari e personali, come la visita ai malati a domicilio. “Un itinerario dettato dal cuore”: conoscere, dialogare, lasciare un messaggio. Una visita sempre attesa. Del resto, secondo quanto ricostruito con diligenza dai rispettivi parroci, l’ultima visita a Caslano e Ponte Tresa ebbe luogo rispettivamente nel 1985 e nel 1984, sempre con il Vescovo Ernesto Togni. Per ritrovare invece la prima visita occorre risalire lungo i secoli: avvenne in entrambe le parrocchie nel 1580 con Mons. Giovanni Antonio Volpi, che dal 1559 al 1588 fu Vescovo di Como, la cui giurisdizione ecclesiastica si estendeva anche alle nostre terre.
2007
Dal Consiglio pastorale ai centri parrocchiali, iniziative a tutto campo sul piano pastorale e sociale
Una rete collaudata di solidarietà e sostegno ul piano dell’organizzazione religiosa è ben rodato molto attivo il Consiglio pastorale di zona. Don Gian Paolo Patelli, adesso parroco di Caslano, lo è stato di Ponte Tresa e Pura dopo il periodo in missione, perciò conosce alla perfezione la zona. Attorno a lui ruota la pastorale interparrocchiale, fondata sull’ormai collaudata collaborazione dei laici. «Ogni settore pastorale ha gruppi e responsabili che si organizzano per la catechesi, Prima Comunione, Cresima e periodo intermedio, l’animazione della liturgia, la Messa dei bambini, il bollettino parrocchiale, le feste, i concerti e in generale l’attività esterna, il gruppo presepi». Il Centro parrocchiale è il fulcro delle attività per le tre Corali: Regina Pacis diretta da Vincenzo Giudici, che collabora con il Coro della Cattedrale; Coro giovanile San Cristoforo diretto da Carla Bernasconi; Coro liturgico diretto dai due organisti Christian Barella e Michele Macchi. Non c’è funzione religiosa, nemmeno i funerali, che non sia accompagnata da canti. La parrocchia ha realizzato la Casa San Cristoforo, dove al pianterreno, nel centro diurno gestito dal Comune, è concentrata l’attività degli anziani, anche un servizio cucina gestito dall’OTAF che ogni giorno
produce e distribuisce oltre un centinaio di pasti per gli anziani di Caslano e dei paesi vicini. Il che indica l’ottima collaborazione tra le varie istituzioni. La chiesa parrocchiale di Caslano è introdotta dal grande mosaico raffigurante il patrono San Cristoforo, realizzato alcuni decenni fa da Aurelio Gonzato sulla vasta facciata neoclassica, sopra il portale rinascimentale. L’edificio è stato costruito tra Sei e Settecento su un impianto precedente, grazie ad architetti, costruttori, pittori, stuccatori e decoratori locali. Sul monte sorge la cappella dedicata a San Nicolao della Flüe, visita all’Ascensione e a settembre; risalendo verso la stazione si incontra la Gesora, dedicata a Santa Maria delle Grazie. Accanto alla strada cantonale sorge la chiesa della Magliasina dedicata a Santa Maria del Rosario. L’edificio del ’500 già sulla facciata presenta un piccolo affresco e una statua della Madonna celebrata all’interno con cicli di affreschi. Separata dall’antica Strada Regina, le sorge a fianco la cappella di Santa Maria , notevole per l’architettura d’ispirazione lombarda. Risale al ’400, è preceduta da un portico, conserva affreschi rinascimentali tanto nel piccolo coro che nelle lunette, alcuni probabilmente dovuti – come attesta don
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Palmisano – al tresiano pittore Bartolomeo; la cappella è detta dei Greppi, dal nome di una famiglia patrizia locale, ed anche dei russi poiché qui sostarono soldati dell’esercito austrorusso al comando del generale Suwarow nel 1799. A Ponte Tresa, oltre allo straordinario archivio con la collana che veleggia verso i dieci volumi, un’autentica enciclopedia, l’organizzazione rientra nella visione interparrocchiale del Consiglio pastorale; ottima la collaborazione di catechiste e del gruppo genitori, che riuniscono e organizzano i ragazzi in molteplici attività di catechesi e ricreative. Il salone parrocchiale è molto utilizzato anche dagli anziani, ben funzionante la collaborazione con il Comune e con esponenti di altre confessioni religiose. La chiesa parrocchiale è dedicata sin dalle origini medioevali alla “gloriosissima Vergine Maria”; nel 1602 le venne affiancato San Bernardino da Siena, riformatore francescano e grande predicatore, il quale divenne patrono della località di confine con la nuova chiesa, costruita in due tappe tra Sei e Settecento. Le memorie mariane sono rimaste numerose, a partire dal frammento di antico affresco raffigurante la Madonna che sorregge Cristo deposto dalla croce.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO CASTELROTTO (BARICO - BERIDE - BIOGNO - MADONNA DEL PIANO) CROGLIO - PURASCA 11 - 12 - 13 MAGGIO In viaggio tra il comune di Croglio e la parrocchia di Castelrotto
Tra queste verdi colline è nato il Merlot del Ticino Una terra dal paesaggio idilliaco e ricco di storia, contrappuntata da una serie di antichi nuclei nei quali non mancano nuove iniziative. «Abbiamo saputo investire a tempo debito, proteggendo il territorio» osserva il vicesindaco Laurent Filippini.
ono sette nuclei, sette piccoli paesi che si guardano tra piano e collina. Compongono il comune di Croglio, che coincide con la parrocchia di Castelrotto. Non solo frazioni (Croglio, Barico, Beride, Biogno, Castelrotto, Madonna del Piano, Purasca) ma anche sottofrazioni (Alla Piana, Cascine di Barico, Madonnone, Ronchetto di Castelrotto, Ronco Regina) in questo splendido angolo di basso Malcantone, che ricorda le colline della Toscana. Un po’ nelle arcate, nelle viuzze, nei portici, nei portoni, nel romanico, nei campanili; molto nel paesaggio così dolce di primavera, nei cipressi, nei vigneti che decorano i declivi. E dove poteva nascere il Merlot del Ticino, se non in quest’angolo che si abbassa fino alle anse della Tresa, ben assolato, rivolto un po’ verso il Ceresio e un po’ verso il Verbano? È stato un secolo esatto lo scorso anno, da quando Giovanni Rossi (1861-1926) impiantò il primo vigneto sperimentale Vallom-
brosa con vitigni francesi, tra cui il primo Merlot del Ticino. Era uno che se ne intendeva: medico, appassionato di agricoltura, fu Consigliere di Stato e direttore del Dip. agricoltura, foreste e igiene, scrisse un saggio su “La ricostituzione dei vigneti”. Da allora il Merlot è un destino per questa terra, dove si richiamano vigne meravigliose e ottimi vini, salvaguardando e valorizzando il suo paesaggio. Fanno del loro meglio un po’ tutti, gente del luogo e svizzero-tedeschi che hanno capito le potenzialità della zona; oggi le tenute sono parecchie, belle, produttive, ospitali. Un interessante cespite economico per Croglio, che pure ha in basso, a Madonna del Piano, una zona artigianale-industriale con alcune ditte tecnologicamente avanzate e conosciute nel mondo, come Minimotor, Plastex, Repo, in tutto almeno 200 impieghi. Ma che negli ultimi anni ha perso un contribuente importante come Horten, e il moltiplicatore è schizzato verso l’alto. Però – precisa
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a giusta ragione il vicesindaco Laurent Filippini, la sindaco Margherita Mancini ha appena avuto il terzo figlio, una bambina, auguri – «Croglio ha saputo approfittare dei tempi buoni, senza fare passi più lunghi della gamba. Nel senso che ha realizzato importanti infrastrutture senza indebitarsi, salvando l’integrità dei nuclei e del paesaggio»: il Centro scolastico Lüsc consorziato con Monteggio, spazio ancora disponibile per cui si sta trattando con altri Comuni, sede di una serie di eventi ricreativi, sportivi culturali a favore di un associazionismo diffuso ed organizzato; vi si distinguono la Società Carnevale (quest’anno 5.000 porzioni di busecca, anche questa è socialità) e la Biblioteca comunale; poi l’acquedotto, le canalizzazioni, la Casa comunale rimodernata, servizi ecc. Il risultato è un’effervescenza di iniziative, tanto che non rimane tempo di parlare di aggregazione; si preferisce lavorare alle linee direttive del PR, adattandolo alla realtà attuale. Per dire che Croglio ha tutto, ben gestendo quel reticolo di collegamenti anche storici che fanno sottolineare a Giancarlo Zappa – docente che ha lasciato una traccia nella scuola ticinese, uomo di cultura, studioso di cose locali, curatore e animatore per vent’anni del Museo malcantonese di Curio – «la funzione di questa zona nella storia: attraverso la Tresa passava il collegamento tra la pianura del Po e quella del Reno, quindi la strada dell’ambra, la strada romana, la strada Regina. Transitavano merci e spezie provenienti da Genova e Venezia, ma anche le idee di indipendenza del Comune italiano, che hanno messo radici. Qui siamo tanti piccoli villaggi, ognuno con storia, tradizioni, identità, dignità. Villaggi di piccola agricoltura e di grande emigrazione, dove abbiamo coltivato le tecniche del costruire. La nostra emigrazione fino all’800 è stata tutta indirizzata verso l’edilizia, siamo figli e nipoti di fornaciai che hanno lavorato nei grandi cantieri dell’Insubria, abbiamo nel sangue la cultura della pietra e del mattone». Poi, con la rivoluzione industriale, ecco le fabbriche tessili di Luino e sempre l’agricoltura, la vite. «Ed anche quando le frontiere si sono chiuse, è rimasta l’identità lombarda e svizzera».
2007 Indispensabili servizi a disposizione dell'intero Malcantone
Ospedale e Casa anziani: due strutture ben collaudate u queste fondamentali risorse, culturali e spirituali, si fonda il presente e il futuro di questa zona, anch’essa penalizzata dal traffico. «Non qui, nei villaggi, ma nei collegamenti in basso. È un grosso problema per il quale non abbiamo una grossa forza di pressione, ma che affrontiamo con gli altri Comuni. Speriamo – insiste
IL PROGRAMMA
Venerdì 11 maggio Castelrotto 09.15 Incontro con il Consiglio parrocchiale 09.50 Incontro con l’Amministrazione dell’Ospedale e Casa di Riposo 10.15 Santa Messa nella Casa di riposo / Ospedale 11.15 Visite del Vescovo agli anziani e ai pazienti 12.15 Pranzo in comune presso la Casa di riposo 13.30 Visita alla Scuola dell’Infanzia 14.00 Visita alla Scuola elementare Purasca 16.00 Visita all’Oratorio e al Cimitero, preghiera per i defunti Barico 16.45 Visita all’Oratorio Croglio 17.00 Visita all’Oratorio 17.15 Incontro con le Autorità Municipali 19.00 Cena con il Consiglio parrocchiale ed i rappresentanti del Municipio Sabato 12 maggio Castelrotto 14.00 Visita al Cimitero di Castelrotto e preghiera per i defunti 14.30 Visita ad alcuni anziani e malati della parrocchia Beride 17.00 Visita all’Oratorio Biogno 17.30 Visita all’Oratorio Madonna del Piano 18.00 Visita all’Oratorio Castelrotto 18.30 Incontro con la popolazione al centro Lüsc 19.30 Aperitivo
il vicesindaco Filippini – che nei prossimi mesi si riesca a trovare un’intesa, un buon compromesso anche con l’oltre frontiera. Noi non siamo mai stati contrari all’uscita al Madonnone di una galleria del basso Malcantone, ma l’opposizione viene dall’Italia, che vuol mantenere il traffico nel nucleo di Lavena-Ponte Tresa». Nell’attesa, si collabora al meglio con i vicini. Con Sessa e Monteggio per i rifiuti; per la scuola discorso aperto con mezzo Malcantone, e così per turismo e sentieri. «Dialogo e disponibilità su cose concrete; per valorizzare quello che c’è, e non è poco, per gestire al meglio paesaggio e territorio con le loro splendide caratteristiche, le specificità, i servizi». Strutture importanti come l’Ospedale Malcantonese a Castelrotto, costruito nel 1928 per volontà e con il lascito di Giuseppe Rossi (1846- 1927); dopo diverse modifiche e trasformazioni, è l’ospedale per eccellenza del Malcantone, cure e servizi, decine di posti letto, pronto soccorso 24 ore su 24, adesso anche un’unità abitativa protetta per persone affette da problemi cognitivi e/o comportamentali. Nella medesima struttura e in sintonia con l’Ospedale si trova la Casa Anziani Malcantonese, una Fondazione voluta dai coniugi Giovanni (1858- 1938) e Giuseppina Rossi; inaugurata nel 1939 e completamente ristrutturata nel ’91, rientra nella pianificazione cantonale, conta 80 posti letto per degenze fisse e 10 per soggiorni temporanei, è un aggancio sicuro per gli anziani.
Domenica 13 maggio Purasca 09.00 Santa Messa Castelrotto 10.15 Santa Messa Aperitivo
IL PROGRAMMA
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A tutti, anche ai turisti viene offerto un territorio integro e ben attrezzato. Il Comune ha realizzato il sentiero Tracce d’uomo, un percorso didattico che dal Centro scolastico Lüsc attraverso vigneti di Merlot, conduce a Castelrotto e attraverso il bosco, all’ex Caseificio di Biogno-Beride, significativo per l’aggancio alla storia passata: costruito nel 1886, secondo Caseificio sociale del Ticino, e il più vecchio ancora esistente. Dopo il restauro conservativo del 1997, è utilizzato a scopo museo grafico e didattico: si possono vedere i vecchi attrezzi per la lavorazione del latte e gli impianti per lo sfruttamento dell’acqua quale energia motoria per la zangola (apparecchio per produrre il burro agitando e sbattendo la panna). Il percorso prosegue nei boschi castanili di Mirabell e lungo solatii vigneti. Nelle vicinanze della frazione di Ronco, nel bosco, si può ammirare la giazzera, il frigorifero dei nostri antenati, e poco dopo si arriva al Roccolo. Ecco poi il primo tratto della Via della vite attraverso i luoghi del Merlot. Lungo il percorso collinare e pedemontano, fa apprezzare il rapporto tra le diverse componenti che costituiscono l’entità territoriale del Malcantone: castagno, vite, acqua. Il castagno è un elemento fondamentale nel paesaggio geografico e culturale delle zone di collina; fiumi e laghi dominano nel fondovalle; la vite è una sorta d’interfaccia, che si esprime al meglio lungo i pendii soleggiati posti tra le pianure urbanizzate e i boschi della montagna.
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La testimonianza degli oratori La parrocchia di Castelrotto, affidata a don Arturo Janik, si estende su una vasta superficie ed è ricca di oratori che stanno nelle diverse frazioni. Il Vescovo, in occasione della visita pastorale, ha fatto una sosta di preghiera in questi luoghi, sottolineandone significato e valore. “Sono una preziosa testimonianza – ha precisato – ci ricordano la fede e la devozione della nostra gente e segnano il cammino della storia cristiana nelle nostre terre e nelle nostre vallate”. Ed ha aggiunto: “questi oratori ci interrogano sulla nostra fedeltà alla vita cristiana che abbiamo ricevuto quale preziosa eredità e ci richiamano il nostro impegno di trasmettere, con altrettanta generosità, la proposta del Vangelo alle nuove generazioni, prima di tutto con l’esempio e la testimonianza.” Guidando il breve momento di preghiera, ha pure ricordato, con significativi accenni storici, il Santo al quale il rispettivo oratorio è dedicato: S.Pietro da Verona a Purasca; San Rocco a Barico; San Bartolomeo a Croglio; San Fermo a Beride; San Sebastiano e San Carlo a Biogno; Sant’Anna a Madonna del Piano. Nell’oratorio di Purasca, forse ricordando i
tanti anni trascorsi in aule scolastiche, ha pure corretto tre errori di una scritta latina, che accompagna un affresco, presumibilmente riferito alla risurrezione di Lazzaro. Quel valente pittore era abile in forme e colori, meno nella lingua di Tacito e Cicerone. Altro momento significativo della visita è stato l’incontro, nella mattinata di venerdì, con gli ospiti e i pazienti della Casa di riposo e Ospedale di Castelrotto, che svolge da anni un prezioso servizio alla gente e alle comunità del Malcantone. “Sono venuto per esprimervi l’affetto e la vicinanza del Vescovo, per portarvi il mio saluto e un augurio di fiducia, serenità e speranza” ha precisato Mons. Grampa, richiamando subito il valore della terza età. “Dovete essere coscienti di essere una presenza importante e significativa nella nostra società. Avete infatti alle spalle e nel cuore un cammino ricco di esperienza e di saggezza, che dovete trasmettere. Un cammino segnato dalla gioia, ma spesso anche dalla sofferenza e dalla fatica, come per tutti”. Ha poi precisato: “Soprattutto ci insegnate ad amare ed apprezzare la vita in tutte le sue età e in tutte le sue stagioni. Perché la vita è sempre la vita, un dono prezioso, anche
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quando la fragilità e la debolezza sembrano avere il sopravvento”. Rivolgendosi agli operatori sanitari e al personale ha ricordato che il loro “non è solo un lavoro, non richiede solo professionalità, che pure è estremamente importante e necessaria, ma domanda anche delicatezza di tatto, attenzione e sensibilità, fermezza di spirito e generosità”. Una tre giorni intensa: incontri con gli allievi delle Elementari e con le autorità parrocchiali e comunali; soste di preghiera nei due cimiteri di Purasca e Castelrotto, nelle cui chiese Mons. Grampa ha pure celebrato la Santa Messa nella giornata di ieri; visita a domicilio a diverse persone malate e anziane. Un momento particolarmente vivace è stato l’incontro con la popolazione nella serata di sabato. Il Vescovo, anche in risposta ad altrettante domande, ha sottolineato la necessità di dare sempre più spazio, nell’attuale contesto di indifferenza religiosa, a una pastorale missionaria: presuppone un atteggiamento di apertura; domanda un andare verso la gente; richiede strategie nuove per giungere con il Vangelo e la proposta cristiana là dove i tradizionali canali della cura delle anime non arrivano più.
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A Castelrotto sorge dal 1582 l’antica parrocchiale dedicata a San Nazaro
Ogni nucleo è stretto attorno alla sua chiesa “
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el nome del Signore. Amen. 1582, 4 maggio”. Comincia così l’atto di fondazione della parrocchia di Castelrotto, importante per storia, fede, tradizioni, monumenti. Nel quarto centenario dalla fondazione, le è stato dedicato un volume completo di tutte le notizie storiche relative alla parrocchia e alla vita sociale, che appunto nella parrocchia e nella chiesa parrocchiale mantiene il suo fulcro. Il centro è costituito dalla chiesa parrocchiale di San Nazaro a Castelrotto, conta oratori in tutte le frazioni, attorno ai quali si è coagulata l’identità di ogni villaggio. Da quasi due anni don Arturo Janik è parroco e cappellano all’Ospedale e alla Casa per anziani. Origine polacca, in Ticino da 15 anni, studi alla Facoltà di teologia, per 6 anni a Ponte Capriasca. «È una parrocchia piccola, per quanto diffusa, meno di 900 abitanti, un sincero e robusto attaccamento alle proprie radici come conferma la partecipazione alla festa di ogni
oratorio». Due catechiste, una serie di iniziative, un gruppo terza età, ragazzi pochi, che il parroco trova a scuola, ottima collaborazione con il Comune, un Consiglio parrocchiale attivo, che amministra con efficacia, visto che chiese ed oratori sono in buono stato. «Stiamo preparando il restauro dell’interno della parrocchiale dedicata a San Nazaro, un monumentale edificio barocco costruito nel ’600 con l’apporto di tutta la popolazione», precisa Giancarlo Zappa, presidente del Consiglio parrocchiale. Monumento di notevole valore storico ed artistico è la chiesa di San Bartolomeo a Croglio, merita una visita. Costruzione romanica conclusa da un’abside, soffitto a capriate, ha significativi affreschi del ’400 tra cui la Vergine incoronata non solo dal Figlio, come di solito nelle raffigurazioni, ma dalla Trinità; la fiancheggia la figura di San Antonio abate con un campanello recante la data del 1366. Barico ha la cappella di San Rocco,
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prima metà del Seicento, affreschi raffiguranti la Madonna e i Santi della peste, Rocco e Sebastiano. A Purasca sorge l’oratorio di San Pietro di Verona, martire: origine tardomedioevale, è stato ricostruito nella seconda metà del ’700. Beride ha San Fermo, Vescovo di Como, a conferma dei legami storici con le diocesi di Como e Milano. A Biogno la chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano è un edificio barocco, anch’esso ben conservato. A Madonna del Piano la cappella di Santa Maria , origine cinquecentesca, è uno splendido edificio con un bell’altar maggiore. Chiese, cappelle e oratori oltre ad essere punti di riferimento della vita religiosa, sono tutte cadenzate da feste e sagre alle quali la popolazione tiene molto; alla prima di marzo a Castelrotto si tiene da sempre la festa della Confraternita del SS. Sacramento e della Beata Vergine, anche in questo caso a conferma della solidità del rapporto della gente con le sue tradizioni riferite alla vita religiosa.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO NEGGIO - VERNATE - CIMO - ISEO (MERCOLEDÌ - GIOVEDÌ/ASCENSIONE)
16 - 17 MAGGIO Neggio, Vernate e Iseo-Cimo paesi sulla collina dei vigneti
Nei villaggi del bel risiedere tra progetti e prospettive Una magnifica zona di grande attrattiva (a Vernate la popolazione è in forte aumento), ben organizzata, con servizi e strutture funzionanti. Iseo sta seguendo Cimo, con cui fa parrocchia, verso l’aggregazione con Bioggio. Nel frattempo si intensifica la collaborazione.
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a queste parti è una bella musica. A Vernate risiede Diego Fasolis, direttore stabile dei complessi vocali e strumentali della RTSI, su tutti il prestigioso Coro, ritenuto a livello internazionale uno dei maggiori interpreti della sua generazione; a Neggio, Vincenzo Giudici, competente musicologo che dirige il Coro della Cattedrale e il Regina Pacis di Caslano. Una conferma che, se esiste un rapporto tra paesaggio e musica, in questa parte del Malcantone siamo nel segno della bellezza: da Vernate a Cimo la sponda collinare si affaccia sulla piana e sul lago, lungo un paesaggio costellato di specchi d’acqua e colline, occhieggiando da vigneti e boschi, da prati e da dolci contrafforti. In questa splendida attualità si raccoglie l’eredità di un’emigrazione contrassegnata da generazioni di “magistri”, in particolare i Soldati, costruttori e artisti, che hanno lasciato segni della loro opera in diversi paesi d’Europa ed anche qui, nella terra d’origine. Nessuna meraviglia quindi che siano villaggi ambiti. Vernate è in pieno sviluppo edilizio, ha raggiunto di volata 500 abitanti, «entro un anno potrebbero essere un centinaio di più, visti i cantieri e in particolare l’ormai concluso “sommer village”, una serie di abitazioni primarie» indica il sindaco Graziano Cremona, sottolineando con soddisfazione come negli ultimi vent’anni, grazie ad una nuova normativa, sia stata invertita la tendenza, che allora vedeva un eccesso di case secondarie. Aumenta la popolazione stabile, molte famiglie giovani, una sezione in più alle Elementari per le quali esiste una convenzione “flessibile” con Neggio. Intanto i nuclei, Vernate-paese e Guasti,
sono praticamente collegati dalle nuove costruzioni e per disciplinare l’attività edile il Comune ha promosso una Zeic (zona edilizia di interesse comunale): nuova zona urbanizzata e un aiuto a contenere i prezzi dei terreni. Anche Neggio si gode la splendida posizione, l’ideale isolamento in collina tra Agno e Magliaso, e non lo tocca più di tanto nemmeno il traffico parassitario di quegli automobilisti che, credendo di evitare i rallentamenti in basso, salgono e ridiscendono, visto che la strada nemmeno sfiora il paese. Iseo è stabile sui 75-80 abitanti, è raccolto attorno a due pur diversissime sue glorie: la storica chiesa di Santa Maria , primo impianto addirittura dell’VIII secolo, che sorge in territorio di Vernate ma è il punto di riferimento della parrocchia di Iseo e
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Cimo; la Società tiratori Santa Maria , una tradizione «molto sentita anche dai giovani – spiega il sindaco Danilo Olgiati – con i poligoni da 300 e 50 metri e quello invernale ad aria compressa a Cassina d’Agno». Anche il nucleo di Iseo è un concentrato di bellezza, tradizione e tranquillità, ma è naturalmente «impossibile per un paese così piccolo rimanere da solo; significherebbe non riuscire a garantire il necessario livello dei servizi». Proprio stasera viene presentato alla popolazione il progetto di aggregazione con Bioggio, seguirà la votazione consultiva ai primi di settembre, se i cittadini saranno d’accordo con le Comunali dell’anno prossimo Iseo seguirà Cimo verso Bioggio. Ha giocato anche l’esempio del piccolo vicino con cui condivide la parrocchia, il suo riuscito inserimento in un Comune forte come Bioggio, che a sua volta sta lavorando intensamente alla collaborazione con Agno e Manno, con il progetto di un’aggregazione nel 2012, come premessa per l’ancora più vasto comune del Medio e Basso Vedeggio. Assolutamente tranquilli rimangono Vernate e Neggio. «Siamo aperti al dialogo – sintetizza da Vernate il sindaco Cremona – perché, se si vuole contare e razionalizzare le risorse, l’aggregazione è una soluzione. Per il momento va bene così». Al momento va bene così anche a Neggio, come conferma il sindaco Luigi Albisetti.
2007 Nella zona anche la storia di una casa fondata 70 anni fa da alcune religiose in fuga dal nazismo
Nella quiete di Neggio il silenzioso monastero delle Suore domenicane
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illaggi e nuclei sono uniti da chiazze di splendidi vigneti, la più parte a conduzione familiare, alcuni con uno sviluppo aziendale. «Qui la coltivazione della vite è di casa – conferma da Iseo Piergiorgio Olgiati, sindaco per vent’anni – grazie alla collina riparata, all’ottima esposizione al sole. La differenza sostanziale è che fino agli anni ’50 l’economia era di tipo contadino, oggi sono villaggi sempre più ricercati come residenza». Anche perché hanno bene organizzato i servizi, scuole, nuclei, pianificazione, collegamenti stradali e un’intensa vita associativa. Da Vernate gli fa eco Sergio Tona, 30 anni come municipale, sagrista da 65, 40 anni nel Consiglio parrocchiale «e per qualche tempo, quando non avevamo il prete, anche amministratore parrocchiale, per poi dedicarmi alla sistemazione dell’archivio». Tona conferma la vita rurale di un tempo, il radicale cambiamento degli ultimi anni («sono arrivati i forestieri, hanno
portato novità, mutamenti ma anche contribuito allo sviluppo del paese») ed indica tutta una serie di testimonianze storiche ed architettoniche, come «il portico Soldati, forse parte un tempo di un antico convento». Vernate aveva il grosso problema dell’approvvigionamento d’acqua, l’ha risolto con Agno, proprio a fine mese avverrà il collaudo del nuovo collegamento, e intanto parte il risanamento delle sorgenti. Iseo s’era fatto la sua piccola ma bella Casa comunale nel ’92, ha sistemato acciottolato e acquedotto, rimpiange la posta chiusa nel ’99, quando dopo quarant’anni esatti è andata in pensione Lucia Olgiati. Neggio, “il paese dei Soldati” come si sente spesso dire, punta sulla tranquillità, investe nella qualità della vita e progetta a sua volta, tra canalizzazioni e rifornimento d’acqua. Per piccolo che sia ha una storia importante, come conferma il ritrovamento di tombe del II e IV secolo a.C. È sede di strutture funzionali. Quale il Foyer La Fonte, una “casa con occupazione” come proficuo supporto abitativo alle famiglie per le quali la presenza di un figlio disabile non è più facilmente gestibile. La casa è suddivisa in tre aree distinte: abitazione, attività occupazionali e terapie, spazi in comune. Le proposte di attività occupazionali, artigianali ed artistiche a carattere terapeutico sono sviluppate puntando al mantenimento delle potenziali capacità di ciascun utente. Un’altra splendida struttura è la Casa San Domenico nel cuore del villaggio. È diventata monastero nel 1938 quando 4 religiose della comunità monastica di Bregenz, appartenenti all’Ordine domenicano, per sfuggire al nazismo arrivarono a Lugano e qui, su interessamento del Vescovo Angelo Jelmini, trovarono casa a Neggio. «Non avevamo niente, proprio niente – racconta la superiora Monika Zangerle – ma la gente di Neggio ci ha aiutato in tutti i modi soprattutto nei primi anni». Le Suore si sono prodigate animando un corso di economia domestica, praticando cure infermieristiche, gestendo per decenni l’asilo e, fino al 2000, anche un pensionato, collaborando con la parrocchia. “Preghiera e lavoro”, e intanto il monastero è cresciuto in aiuto e stima con il paese.
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IL PROGRAMMA
Mercoledì 16 maggio Neggio 09.00 Visita alle Suore Domenicane 09.30 Visita alla Scuola dell’Infanzia 10.00 Visita alla Scuola Elementare e alla Fondazione "La Fonte" Vernate 11.00 Visita alla Scuola Elementare Cimo 11.30 Visita all’Oratorio San Giuseppe con un momento di preghiera Vernate 12.15 Pranzo 14.00 Visita a una persona anziana 14.30 Visita al Cimitero 15.00 Visita alla chiesa con un momento di preghiera 15.30 Incontro con i cresimandi e altri ragazzi nella Sala Agorà Iseo 16.30 Sosta all’oratorio San Rocco e alla cappella Canavee 17.00 Visita al Cimitero e Santa Messa nella chiesa di Santa Maria 18.15 Aperitivo con la popolazione 19.00 Incontro con i Municipi di Iseo, Neggio e Vernate nella sala comunale Vernate 20.30 Incontro con la popolazione delle tre parrocchie nella sala Agorà Giovedì 17 maggio Neggio 09.15 Visita al Cimitero 10.00 Santa Messa dell’Ascensione nella chiesa con la celebrazione del sacramento della Cresima Aperitivo con la popolazione Pranzo Incontro con i tre Consigli parrocchiali 14.30 Visita all’Oratorio San Giorgio
IL PROGRAMMA La vocazione alla collaborazione è del resto di casa a Neggio, come dimostrano il collegamento all’impianto di Croglio per la depurazione delle acque, l’aiuto domiciliare nell’organizzazione del Malcantone, il Consorzio Piazza di Tiro ad Iseo, le scuole con Vernate, la cura degli anziani con il Cigno Bianco di Agno.
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Formate delle comunità fedeli al Vangelo “Compiere la visita pastorale e ritrovarsi in questa suggestiva chiesa nella sera che precede la festività dell’Ascensione, significa sentire che la strada della nostra storia, personale e comunitaria, è cammino verso il cielo”, ha sottolineato Mons. Grampa, salutando i fedeli presenti per la Santa Messa nella chiesa di Santa Maria di Iseo, nell’ambito della visita pastorale alle comunità di Vernate, Neggio e Iseo-Cimo, affidate a don Moses Chukwujekwu, un sacerdote nigeriano, che abbina i suoi studi alla Facoltà teologica di Lugano con l’impegno pastorale nelle citate parrocchie. Una celebrazione inserita nel tardo pomeriggio di una giornata ritmata da un intenso programma. Momenti di preghiera: con le Suore domenicane di Neggio; negli oratori di San Giuseppe a Cimo e di San Rocco a Iseo; nella chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano a Vernate; nei cimiteri di Vernate e di Iseo. E tanti incontri: con i piccoli della Scuola dell’Infanzia di Neggio; con i più grandicelli delle Elementari di Neggio e Vernate; con gli ospiti della Fondazione “La Fonte”; con ragazzi e cresimandi delle tre parrocchie. Dopo la celebrazione di Iseo Mons. Vescovo ha incontrato i Municipi delle tre comunità e successivamente la popolazione nella sala Agorà di Vernate. La presen-
za di un parroco proveniente da un’altra realtà culturale è stata occasione per ricondurre discorso e dialogo anche alla prospettiva dello scambio, con l’invito a “cogliere reciprocamente gli aspetti positivi che una realtà può dare ad un’altra”, ha sottolineato Mons. Grampa, che si è pure soffermato, attingendo all’esperienza dei suoi viaggi missionari, sulle diverse situazioni pastorali, dove ad esempio il coinvolgimento e la generosa collaborazione dei laici, come i catechisti nelle Chiese africane, è certamente un elemento sul quale riflettere. Interessante pure l’accenno al diverso rapporto numerico preti – fedeli (in talune diocesi dell’America latina, ad esempio, è addirittura di un prete ogni 30.000 abitanti) fra quelle realtà e la nostra. Pure affrontato, come avviene sovente in questi incontri, la problematica della trasmissione della proposta cristiana alle nuove generazioni, peraltro confrontate, ha ribadito il Vescovo, con “un’infinità di cose e di proposte, che provocano una negativa dispersione a livello di interessi e di scelte”. Particolarmente significativa la celebrazione della Santa Messa ieri mattina a Neggio, con i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana: il Battesimo (a Lucia e Dimitri), la Cresima (a una ventina di pre-adolescenti) e la Prima Comunione (per i due neo-battezzati). “Sia
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questa esperienza un invito a rinnovare il vostro impegno cristiano – ha sottolineato Mons. Grampa – per formare insieme una comunità fedele al Vangelo, capace di testimoniare alle nuove generazioni la ricchezza della vita cristiana che avete ricevuto dai vostri padri quale preziosa eredità”. Al termine della celebrazione il Vescovo ha incontrato i tre Consigli parrocchiali, mentre, prima della Messa, aveva sostato in preghiera nel cimitero di Neggio e aveva benedetto la nuova Via Crucis collocata nella parrocchiale e opera dell’artista Nag Arnoldi. “Sostiamo per un momento di riflessione e preghiera pensando al cammino della croce: strada della passione del Signore e strada che attraversa la storia ed i cuori”, aveva precisato il Vescovo, richiamando che “il sentiero da Gerusalemme al Calvario è passaggio obbligato per tutti, prima dell’alba di risurrezione”. L’itinerario pastorale in queste tre comunità è terminato nel pomeriggio con la visita all’antico oratorio di Neggio dedicato a San Giorgio. La visita nel Malcantone proseguirà all’inizio di giugno con Sessa-Monteggio e Astano. In questa comunità il programma prevede però già un primo momento questa sera, con la celebrazione in chiesa e l’incontro con la gente.
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L’incontro con don Moses, il parroco nigeriano che ha conosciuto il Ticino quando era in Ciad
«Parrocchie vive grazie all’apporto dei laici» ’amministratore parrocchiale di Vernate, Neggio e Iseo-Cimo è da quasi due anni don Moses Chukwujekwu, nigeriano, studi alla Facoltà di teologia di Lugano, in Ticino da 5 anni. Il nostro Cantone l’ha conosciuto addirittura nel Ciad, dove è stato missionario per 5 anni e mezzo. Lì ha incontrato ed apprezzato la missione della nostra Diocesi. «Le parrocchie sorgono in una bellissima zona, ma naturalmente i numeri in Nigeria sono ben diversi: ci sono 35 Stati e soltanto il mio supera in popolazione tutta la Svizzera. I cristiani sono il 48%, il cattolicesimo ben diffuso, una cinquantina le Diocesi. Il mio Vescovo mi ha inviato a Lugano per il dottorato in teologia; studio e lavoro, mi trovo bene in questa realtà umana e religiosa». Don Moses insegna a Vernate e Neggio, ha posto al centro delle parrocchie l’attività del Consiglio pastorale, «dove cerchiamo di fare bene le cose insieme, dall’organizzazione pastorale alle celebrazioni. Già lo scorso anno abbiamo avviato il programma in comune, quest’anno ulteriormente perfezionato e rafforza-
to dopo le necessarie valutazioni». Cita l’apporto dei laici, in particolare del catechista, le iniziative interparrocchiali che ruotano attorno al Centro parrocchiale di Vernate, l’attività con gli anziani e i giovani, la determinazione ad approfondire la collaborazione già esistente, ad esempio nella rotazione coordinata delle celebrazioni nelle tre parrocchie e nei vari edifici religiosi. La gente è legata alle sue chiese, e se ne cura. A Vernate la parrocchiale dei Santi Rocco e Sebastiano è sorta nel ’700 su un precedente, antico oratorio dedicato a San Antonio abate. La terza di maggio si celebra la festa della Confraternita intitolata a Maria Santissima del Rosario, o del Priore come viene comunemente chiamata. A Neggio la parrocchiale è dedicata a Santa Maria Annunziata, sagra all’ultima di marzo, festa della Madonna del Rosario in ottobre. È stata ricostruita nel 1620 su un edificio precedente, ben restaurata trent’anni fa. Ospita anche la Confraternita del SS. Sacramento, fondata a metà Seicento. Sull’omonima collina sorge l’oratorio di San Giorgio, restauri
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decisi dal Patriziato, che ne è proprietario, e dal Consiglio parrocchiale. La chiesa di Santa Maria ad Iseo-Cimo, splendida posizione panoramica sulla collina, è monumento storico, è stata restaurata negli scorsi anni investendo oltre un milione «grazie ad una vera mobilitazione di tutti gli abitanti, che ne sono orgogliosi» puntualizza Piergiorgio Olgiati, che cita il restauro appena terminato dell’oratorio di San Giuseppe a Cimo, mentre si sta ancora lavorando a quello di San Rocco ad Iseo. Sulla strada tra Iseo e Santa Maria sorge una cappelletta affrescata nel 1953 da Giordano Passera con la Madonna pellegrina; come molti edifici religiosi del Malcantone, in passato era meta degli emigranti che si affidavano alla Vergine alla partenza e al ritorno.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO SESSA - MONTEGGIO - ASTANO 1 - 2 - 3 GIUGNO Sessa, Monteggio e Astano: popolazione in aumento e attività sociali
La vivace intraprendenza di tre piccoli Comuni In tutti e tre i Comuni la popolazione è in leggera crescita. Il pensiero e i progetti sono rivolti al futuro: scuole, gestione del territorio, cura dei nuclei. Una situazione molto ramificata ma tranquilla tra frazioni, colline, aziende agricole e vigneti.
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ttimi Merlot da queste parti, l’imbarazzo della scelta. Vini storici, vien da dire. Un po’ perché il Merlot made in Tessin è stato selezionato e testato proprio sulle colline del Medio Malcantone, un po’ perché anche Sessa, Monteggio e Astano hanno rapporti profondi con la storia. Lo si vede da come è curato questo dolce succedersi di colli, piccole valli, altipiani leggermente declinanti tra una miriade di antichi nuclei dove si scorgono segni medioevali (un portico, un arco, una bifora, una carraia tra alti muri), memorie di castelli e fortezze, di passaggi di eserciti e di grandi famiglie, di capitani e di Magistri. Questi sono luoghi di costruttori e addirittura fondatori di città, come Domenico Trezzini di Astano (1670-1734) che ai primi del Settecento ha creato non solo una città, San Pietroburgo su ordine di Pietro Il Grande, ma anche uno stile, il cosiddetto barocco sanpietroburghese. San Pietroburgo è ancora oggi più che mai splendida nonostante una storia complessa e difficile, dove ci si incanta dinanzi a monumenti come la cattedrale dei SS. Pietro e Paolo con la guglia dorata alta 123 metri. Quelli di Astano da tempo stan tentando un gemellaggio con la metropoli russa, le han dedicato anche una piazza e sperano in una pur minima “via Astano”, magari lontana dalla Prospettiva Nevskij. Non ci fanno una malattia, intendiamoci, ma siccome hanno dato i natali al suo artefice, chissà che un giorno… Intanto sorprende la gioventù di questi villaggi storici. La vitalità, il dinamismo, la capacità di gestire una situazione fortemente frammentata (Monteggio ha 26 frazioni, si fa fatica persino a tenerne il nome), di rilanciarsi con iniziative sempre nuove. Due esempi. Sessa ha il
microscopico Piccolo Museo, in verità tre sedi specializzate dove la passione e la competenza di Beppe Zanetti hanno riunito memorie del passato prossimo e remoto, compresa la miniera d’oro attiva fino al 1953; da un piccolo museo all’altro – spiega Dante Pani – si accostano chiese medioevali, viuzze, piazzette, corti, cortili, il torchio del 1407… Astano sta urbanizzando la zona edificabile Terminmosa perché pensa al futuro, e l’assemblea comunale (per dire della storia) ha deciso che bisogna guardare avanti e quindi ha stanziato il milione e mezzo necessario, anche se gli abitanti sono poco più di 300. Non sono utopie, visto che questi Comuni sono in progressiva per quanto leggera crescita, altro che paesi-dormitorio, cronicari e spopolamento. Tutti pensano alle scuole per rinnovarle, ampliarle, consorziarle, e vantano l’altissima qualità della vita. «L’ambiente è così naturale e bello che anche l’aria dev’essere più pulita» sintetizza Dante Pani, che a 85 anni si diverte nel far da guida ai turisti, siano inglesi o svizzero-tedeschi, che infatti da queste parti tornano volentieri e magari ci rimangono perché si innamorano dei nuclei, dei vigneti, del verde e un po’ anche della storia. Allora sono luoghi anche di turismo, di passeggiate non troppo impegnative, il culmine naturalmente è il Lema, di escursioni piacevolmente didattiche come il Sentiero dell’acqua tra Sessa e Monteggio, creato per salutare il nuovo millennio. Un sentiero come elemento e testimone di vecchie industrie, di attività agricole e di cura del territorio: di acqua in acqua si parte da Bosciör, ci si presenta al camino Baglioni, una torre in sasso, poi al mulino Trezzini, alle cascate del Pevereggia, canneti, piante, fiori,
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biotopi in una magnifica campagna. Non si creda che da queste parti sono tutti poeti. Il paesaggio invoglia, ma le cose fatte sono tante visto che tutti i borghi, anche i minimi, sono ben curati, i problemi affrontati e per quanto possibile risolti. Come il traffico a Sessa con la circonvallazione, le scuole e le canalizzazioni, il PR e adesso quello particolareggiato per i sei nuclei. Monteggio ha la sua zona industriale, alcune aziende anche grosse, quasi 600 posti di lavoro, aziende agricole anche importanti e anche qui un PR appena rivisto. Astano ha il problema dell’acqua per via dell’arsenico derivante dalla pirite, ossia da quella geologia con la sua vena d’oro. A parte che il medico cantonale dott. Ignazio Cassis, che è di qui, ha rassicurato l’interlocutore dicendogli che gli faceva peggio la sigaretta in bocca che l’acqua del rubinetto, si sono trovate e incanalate a Sessa nuove sorgenti. Monteggio fa convivere la zona industriale in basso con i vigneti e mezza costa, anche qui con un turismo fatto di accoglienza. Tanto che d’estate nei tre villaggi la popolazione praticamente raddoppia, dai 1700 dell’insieme si superano i tremila.
2007 Sessa e Monteggio uniti da cinquecento anni in un'unica parrocchia
Messe e cineforum animati dalla piccola corale giovanile essa e Monteggio sono una sola parrocchia fin dal ’500, esempio di storica, riuscita collaborazione. Il parroco don Angelo Moioli ha la responsabilità anche della parrocchia di Astano: una realtà ampia e complessa, sia per la vocazione residenziale-turistica della zona, sia per i tanti piccoli villaggi, i maggiori con il proprio oratorio o chiesa. Si tratta allora di assicurare le Messe festive e prefestive nelle parrocchiali, la presenza negli oratori e le feste prepositurali, per solito concluse dall’incanto dei doni per mantenere in modo decoroso gli edifici e provvedere ai restauri. La collaborazione dei laici è assicurata, oltre che dai Consigli parrocchiali, dalla Confraternita del SS. Sacramento e Madonna del Rosario, dalle numerose Conso-
Filarmonica Concordia. La prepositurale di San Martino per Sessa e Monteggio è antichissima, documentata già nel Duecento. È raccolta attorno al suo splendido altare maggiore, monumentale e a due ordini, riccamente decorato da statuine e bassorilievi, indubbiamente una delle opere più imponenti e raffinate di questo genere in Ticino. Ma tutto l’interno, compreso il fonte battesimale, è ricco di opere d’arte. Nel nucleo, su una precedente costruzione romanica, sorge la chiesa di Sant’Orsola con un affresco attribuito a Bernardino Luini. Appena fuori il villaggio, ecco l’oratorio di Santa Maria di Corte, origine trecentesca, attualmente in restauro. Poi ogni frazione ha la sua chiesetta: a Suino sorge l’oratorio di Santa Lucia, a Bere-
IL PROGRAMMA
Venerdì 1 Giugno Sessa 08.50 Accoglienza da parte del Prevosto e del Consiglio parrocchiale sul sagrato della Prepositurale di San Martino 09.00 Santa Messa in Prepositurale, con particolare invito alle persone della terza età 10.00 Visita alle Scuole Elementari e dell’Infanzia 11.00 Ricevimento da parte del Municipio, aperitivo e pranzo con il Municipio Sessa e Monteggio 14.00 Visita agli Oratori della Parrocchia di Sessa-Monteggio e agli anziani delle singole frazioni Monteggio 17.30 Ricevimento da parte del Municipio, aperitivo e cena con il Municipio Sabato 2 giugno Sessa 15.30 Visita del Cimitero incontro con le diverse comunità della Parrocchia: Confraternita del SS Rosario e Sacramento, Consorelle, Gruppo Santa Rita, gruppo cresimandi, Corale parrocchiale nel salone parrocchiale 18.00 S. Messa prefestiva in Prepositurale San Martino 19.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 19.30 Cena con il Consiglio parrocchiale 20.30 Incontro con la Comunità parrocchiale nel salone parrocchiale. Domenica 3 giugno Astano 09.00 Santa Messa Sessa 10.30 Processione dalla chiesa di S.Orsola alla Prepositurale, Eucaristia con il sacramento della Cresima, condecorata dalla Corale San Martino Segue aperitivo per tutti sul sagrato, allietato dalla Società musicale Concordia di Sessa e Monteggio
IL PROGRAMMA relle, dal Gruppo donne di Santa Rita dedite ad opere di carità, in particolare all’assistenza degli anziani. La catechesi vede impegnati diversi papà e mamme, il salone parrocchiale di Sessa ospita il susseguirsi di attività, in particolare dei giovani e adolescenti che hanno costituito anche una mini corale con la quale propongono canti in diverse circostanze della vita religiosa. Partecipano inoltre ed animano manifestazioni come saggi teatrali e concerti aperti alla popolazione, cineforum, incontri ecc. Interparrocchiali sono tanto la corale di San Martino quanto la
dino, San Rocco, fine Cinquecento; a Castello di Monteggio l’abbazia di Sant’Adalberto, di cui il parroco è abate; Santa Rita a Termine, San Valentino a Crocivaglio, Santa Maria Vergine a Ramello, monumento protetto con l’abside trecentesca, San Francesco d’Assisi a Fornasette, tutte con specifiche caratteristiche derivanti sia dall’origine storica che dalla configurazione architettonica ed artistica. Ad Astano la parrocchiale domina il villaggio ed è dedicata a San Pietro. La caratteristica facciata ondulata, gli affreschi illusionistici, le tante opere d’arte
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sono testimonianza di una ricca storia che si conferma all’esterno nell’ossario settecentesco con portico e nella corona di cappelle della Via Crucis. L’oratorio di San Antonio abate è stato restaurato negli anni ’90, la già citata chiesa di Sant'Agata a Costa di Sessa appartiene alla parrocchia di Astano.
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Intense giornate di incontri e preghiera Ben undici gli oratori nei quali il Vescovo ha sostato in preghiera in occasione della visita pastorale alle comunità di Sessa-Monteggio e Astano, affidate a don Angelo Moioli. Ne fu parroco, dal 1588 al 1590, anche il beato Niccolò Rusca, prima di “vincere il concorso” per l’arcipretura di Sondrio, dove veniva “ucciso per la fede” il 4 settembre 1618. Tre dedicati alla Madre di Dio (gli oratori di Corte, Ramello e Fornasette); otto ad altrettanti Santi (Agata, Francesco, Lucia, Orsola, Rita, Rocco, Valentino, Alberto e Apollonia). Come un intenso pellegrinaggio, di frazione in frazione, ritrovando in questi luoghi altrettanti segni di una preziosa tradizione di devozione e di fede. “Ci richiamano – ha sottolineato infatti Mons. Grampa rivolgendosi al gruppetto di fedeli sempre presente di oratorio in oratorio come in una simbolica staffetta – la devozione e la pietà dei nostri padri e segnano, come altrettante pietre miliari, il cammino del cristianesimo nelle nostre terre. Ognuno di questi nostri oratori ha la sua storia, la sua cronaca, la sua tradizione, talora anche la sua leggenda, radicata nella poesia della nostra gente. Ognuno conosce la sua devozione, il suo affresco, le sue preghiere, i suoi fiori. Ricostruiscono, attraverso i secoli, un cammino chiaro di fede e concreto di vita. Riversano sul presente – spesso diverso e
soprattutto segnato da grave indifferenza religiosa – il loro messaggio, che è soprattutto invito di conversione e preghiera”. La parrocchia di Sessa-Monteggio ha quale patrono San Martino e i ragazzi delle Elementari, incontrando il Vescovo nella mattinata di venerdì, lo hanno ricordato, ripercorrendo, con una simpatica rappresentazione i momenti salienti della vita di questo grande Santo, del quale si disse che fu “soldato per forza, vescovo per dovere, monaco per scelta”. Non poteva mancare in questo vivace ricordo il celebre episodio avvenuto sulle porte di Amiens in una gelida notte d’inverno, quando l’ufficiale romano, che sarebbe poi diventato Vescovo di Tours, divise il suo mantello con un povero intirizzito dal freddo. Il nome di Martino, sempre con riferimento al Santo patrono, è pure risuonato in altrettante celebri poesie (“L’estate di San Martino”; “San Martino del Carso”, ecc.) che gli stessi ragazzi, ben preparati dalle loro docenti, hanno recitato a Mons. Grampa, che ha pure incontrato i piccoli della Scuola dell’Infanzia. La sosta di preghiera nel cimitero di SessaMonteggio, gli incontri con le persone anziane nella prepositurale e nei diversi oratori, con le Autorità comunali di Sessa e successivamente di Monteggio, con il Consiglio parrocchiale (i due territori comunali fanno parte di un’unica parrocchia), con i gruppi parrocchiali (Confraternita del SS
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Rosario e Sacramento, Consorelle, Gruppo Santa Rita, Corale parrocchiale), con i cresimandi e infine con la popolazione sono stati altrettanti momenti di scambio che hanno ritmato le diverse giornate, in risposta anche ad una delle finalità della stessa visita pastorale: favorire una reciproca conoscenza fra il Vescovo e i suoi fedeli. In particolare sono ritornate parole cariche di significato e di impegno: coerenza, coraggio, credibilità con riferimento al vivere la fede nella concretezza del quotidiano, come singoli, famiglie e comunità. Ieri mattina Mons. Grampa ha celebrato dapprima la Santa Messa ad Astano, dove era peraltro già salito per una prima parte della stessa visita pastorale nella serata di giovedì 18 maggio, dove aveva sostato in preghiera in cimitero, celebrato l’Eucaristia, incontrato le autorità e vissuto un simpatico momento conviviale con la popolazione. Successivamente è passato nella gremitissima prepositurale di Sessa, per conferire il sacramento della Cresima a un gruppo di ragazze e ragazzi di questa comunità. La corale San Martino ha portato il contributo del canto sacro durante la celebrazione, mentre la Società Musicale Concordia di Sessa e Monteggio ha espresso al Vescovo il vivace e cordiale saluto di tutti sull’affollato sagrato.
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Cresce tra la popolazione la consapevolezza di dover affrontare il futuro insieme
Niente fusione, tanta collaborazione arà la votazione dell’agosto 2004 che ha bocciato l’aggregazione del Comune di Medio Malcantone (Astano, Bedigliora, Curio, Miglieglia e Novaggio); sarà lo scarso risultato del tentativo di Monteggio con Croglio sette anni fa; sarà la storica diffidenza di Sessa verso le fusioni, sta’ di fatto che i Comuni per ora non si uniscono ma collaborano sempre più volentieri, tra Consorzi e Convenzioni. «Mai fatto nulla per l’aggregazione – spiega Lindo Deambrosi, sindaco di Sessa – ma il futuro è lavorare insieme. Per ora collaborando e predisponendo Piani Regolatori pronti per una comunità più allargata, poi intensificando i rapporti. Da soli saremo confrontati con problemi enormi, insormontabili». Più o meno sulla sessa lunghezza d’onda anche Vittorino Papa da Monteggio e Renato Bernasconi da Astano, il quale pone l’accento sulla «gestione del territorio, partendo da un ufficio tecnico comune, sulla valorizzazione delle tante iniziative locali, su iniziative legate all’agricoltura e al territorio». Insomma un’aggregazione dolce, naturale.
Intanto per l’appunto si collabora sempre più e meglio, dalla polizia all’acqua, dalla raccolta dei rifiuti alle scuole. Si anima continuamente la vivacità di questi villaggi ricchi di iniziative anche molto creative e concrete, capaci di coinvolgere la gente, come la festa della mamma o i pranzi per gli anziani. Da queste parti si crea socialità. Infatti ci sono strutture come i Grappoli di Sessa, un autentico villaggi con ristorante, albergo, bungalow, piscina, spazio e qualcosa come 22.000 pernottamenti l’anno. I campeggi di Astano con il suo magnifico laghetto, pesca sportiva e balneazione, gli alberghi e le osterie, il Camping Tresiana e il Bosco della Bella a Monteggio, l’ottima cucina, le aziende agricole, le scuderie, le sagre con le bancarelle; il giro dei monumenti come la Corte del tribunale a Sessa, quel che resta del chiostro del Convento di Sant’Orsola, dove i bambini andavano a scuola 200 anni prima del Franscini; altri oratori e cappelle; i segni di costruzioni antiche, per lo più fortezze; loggiati e residenze antiche, nobilmente agresti,
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con qualche tocco in più di raffinato artigianato; i simboli delle autonomie comunali, i segni della prosperità economica data principalmente dalla ricchezza del territorio, tanto che quelli di Monteggio erano i “porscelitt”, e si sa che il maiale era simbolo di prosperità e di fortuna. Rimane il fatto che da queste parti sono consapevoli di avere un destino (passato, presente e futuro) comune, quindi si tratta in queste stagioni di perfezionare la collaborazione anche per evidenti ragioni di capacità finanziarie e di razionalità. Tutti sono coscienti che l’importante è non disperdere caratteristiche tipiche, che formano una socialità molto ben profilata anche sul piano umano. Poi a stare insieme sono abituati, come conferma il nucleo di Costa a Sessa, dove la facciata della chiesa di Sant’Agata fa da confine con Astano e non sono mai sorti problemi, nemmeno con il piccolo, annesso cimitero.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO AROSIO (CIMARONCO) - VEZIO - FESCOGGIA BRENO - MUGENA 8 - 9 - 10 GIUGNO Arosio, Vezio, Mugena, Breno e Fescoggia, ossia l’Alto Malcantone
Da cinque splendidi villaggi un’unica, vitale comunità Si sono uniti da due anni mettendo insieme storia e tradizioni, stanno trovando il passo giusto per affrontare situazioni e problemi. «È arrivato il momento di progettare e programmare in una visione d’insieme rivolta al futuro» indica il vicesindaco Michele Giannoni.
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on è merito dell’aggregazione, forse il contrario, visto che Arosio, Breno, Fescoggia, Mugena e Vezio si sono messi insieme solo nel marzo di due anni fa. Ma la vitalità è evidente anche nel Comune di Alto Malcantone, nuovo fiammante, sede provvisoria a Breno, quasi 1300 abitanti e la tendenza nettamente all’aumento. I vecchi paesi si animano di gioventù, altro che spopolamento, di cantieri, nuove case, nuovi arrivi, lo si capisce anche dal fatto che da non molto sono state edificate le nuove scuole materne ad Arosio, per tutti i cinque villaggi. Non che l’aggregazione abbia fatto miracoli, le finanze faticano ancora, le cose da fare sono tante, le attese da far convergere parecchie. Forse l’espressione riassuntiva più felice è quella di don Luigi Siamey, il parroco di colore che proviene dal Togo: «occorre far comunione tra le diverse comunità», ossia che da tante diventino una. Operazione non facile, vista la grande storia di ognuno di questi villaggi raccolti attorno al campanile, fieri da sempre della loro autonomia, abituati a far da sé, dove forse il momento unificante era quello dell’emigrazione stagionale. Terra di Magistri, basti ricordare Bartolomeo Rusca, Pietro Ferroni, Gian Pietro Cremona, che hanno operato nei loro villaggi, in Italia e oltre, come il Rusca alla corte settecentesca del re di Spagna. E poi intere generazioni di «uomini periti nell’arte del fornasaro» come ricorda l’esposizione in corso nel Museo etnografico del Malcantone a Curio. Fornaciai ma anche picapietra, costruttori, pittori, scultori, decoratori hanno
costruito e affrescato e ancora oggi la gente di qui ha nel sangue l’intenzione delle cose belle, ben fatte. Basta vedere come Breno si avvita sul culmine della collina, dalla cui cima domina splendidamente la parrocchiale di San Lorenzo; come Arosio si appoggia a San Michele, origine anteriore al Mille, affreschi di Antonio da Tradate. O come Fernando Cantoni, odontotecnico, va raccogliendo a Mugena, nella casa-museo, notizie ed opere di artisti e in particolare della famiglia Mercoli, un pittore e tre incisori operanti tra Italia e Svizzera da inizio Settecento. Come sono tenuti i monumenti e i nuclei, le selve castanili e
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recuperati i vecchi alpeggi. Significativo il fatto che si parli di alpi quando, ad esempio da Arosio, sono pochi minuti per l’autostrada e l’aeroporto. Si è nell’imminenza ma nello stesso tempo fuori dal grande viavai, che lassù neanche si avverte e lo scenario, il paesaggio, il clima, i ritmi sono di tutt’altro genere. Appunto questo “altrove” è una realtà che si cerca di approfondire in modo specifico, coniugando la gestione dei luoghi con i caratteri più autentici della gente e del territorio. «Il segreto si chiama equilibro», spiega Alfonso Passera, direttore di Malcantone Turismo. «Perché gli ospiti sono fedeli e in aumento ma non soverchiano la popolazione, è un turismo sostenibile; perché il paesaggio sorprende, ogni curva un panorama nuovo: un vigneto, un campanile, un nucleo, il monte Rosa…; perché la storia è disegnata nel territorio e proposta attraverso una serie di iniziative tematiche; perché si è radicato e si affina il senso dell’accoglienza, senza grandi alberghi ma con strutture adeguate. E soprattutto perché, a pochi minuti dalla città della finanza, abbondano verde e tranquillità, è proprio un altro mondo, un’alternativa reale». Anche di recente si sono aperti nuovi ristoranti, accoglienza e cucina locale secondo la migliore tradizione.
2007 Una realtà residenziale, agricola e turistica a pochi minuti dalla città
“L’altrove” alle porte di Lugano ntanto il nuovo Comune passa dalla teoria alla pratica. Accettata l’aggregazione, si tratta di unire le forze secondo un comune obiettivo. Collaborazione a 360 gradi: tra gli ex Comuni all’interno del nuovo, con le parrocchie e i Patriziati (ossia amministrazione, cultura e monumenti, territorio), con le realtà vicine, in particolare la Regione. «È il momento di progettare e programmare, sfruttando al massimo il vantaggio di essersi uniti, le risorse, i valori ambientali, il sostegno del Cantone. Le finanze sono ancora precarie ed anche questo ci obbliga a fare bene le cose» sintetizza Michele Giannoni, vicesindaco. «Perché questa zona avrà sicuramente uno sviluppo, a patto che si creino oggi le premesse per il futuro». Il Comune è impegnato a vivificare il tessuto sociale, che vuol dire valorizzare l’attività delle tante Società e Associazioni ricreative e culturali, le iniziative e tutti quegli aspetti che
essendo il territorio abbastanza vasto, dovremo seguire importanti lavori di manutenzione, a iniziare dalle strade», aggiunge Giannoni. Evidente l’intenzione di partire dalla realtà locale, da un elemento ovvio come il castagno. Ecco il sentiero che parte da Arosio, il villaggio più alto del Malcantone, magnifico colpo d’occhio sulla Valle del Vedeggio, Capriasca e Valcolla, golfo di Lugano e di Agno; l’itinerario didattico si sviluppa di villaggio in villaggio proponendo informazioni sull’importante tradizione castanile, sul Malcantone, il patrimonio ambientale e culturale, il paesaggio. I cinque Patriziati sono attenti tanto alla gestione del territorio quanto alla valorizzazione delle risorse tradizionali. Anche qui «è determinante trovare forme di collaborazione per gestire in modo unitario il vasto territorio», precisa Giannoni, che presiede quello di Arosio. Ecco le iniziative di ripristino delle selve castanili; Vezio ha ristrutturato e reso
IL PROGRAMMA
Venerdì 8 giugno Cimaronco 14.00 Sosta di preghiera nel santuario Arosio 14.30 Visita alla scuola dell'Infanzia Vezio 15.30 Sosta di preghiera in cimitero e visita alla chiesa parrocchiale Fescoggia 16.30 Visita all'oratorio di San Silvestro e alla grotta di Lourdes 17.30 Incontro con le autorità civili e patriziali a Breno 18.30 Cena con le autorità civili e patriziali Breno 19.45 Sosta di preghiera in cimitero; recita del Rosario; incontro con la popolazione delle quattro parrocchie Sabato 9 giugno Arosio 09.00 Visita a persone malate e anziane a domicilio 11.30 Incontro con i Consigli parrocchiali nella casa comunale 12.30 Pranzo con i Consigli parrocchiali 14.30 Incontro con i bambini e i ragazzi in età scolastica delle quattro parrocchie nella casa comunale 15.30 Incontro con i Samaritani e altre Società nella sala teatro 16.30 Sosta di preghiera nel cimitero Arosio e Vezio 17.00 Santa Messa e processione del Corpus Domini. Segue rinfresco Domenica 10 giugno Mugena 09.00 Sosta di preghiera nel cimitero 09.30 Santa Messa nella chiesa di Sant'Agata con la celebrazione della Cresima Segue rinfresco sul sagrato allietato dal concertino della Filarmonica Alto Malcantonese
IL PROGRAMMA
contribuiscono a fare comunità, a creare una visione unitaria del territorio. La popolazione si abitua a spostarsi dall’una all’altra località, a partecipare e condividere, e in questo l’attività interparrocchiale ha contribuito ad aprire la breccia. «È in corso un grosso investimento per l’approvvigionamento d’acqua, parte il Consorzio per le canalizzazioni, si rivedrà il PR per attualizzare la pianificazione del territorio e armonizzare gli interventi nei vari nuclei; si dovranno riunire casa comunale, adesso a Breno, ed ufficio tecnico, a Mugena. Sappiamo che,
operativa una “gra”, Mugena sistemato l’alpe Nisciora. Decisiva l’attività sul territorio delle aziende agricole, come quella di Giovanni Berardi, ingegnere agronomo. «L’abbandono degli alpeggi in questa zona all’ombra del Lema e dei Gradiccioli mi ha suggerito di riutilizzare questi spazi puntando sull’allevamento del bestiame. Mucche a pelo lungo, razza Highland scozzese, vacche madri e nutrici, produzione di carne, accoglienza e agriturismo. Il tutto riutilizzando i vecchi alpeggi di Gem (patriziato di Arosio), Nisciora (Murena), Montoia (Indemini), mentre
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d’inverno le mandrie pascolano all’aperto, pascoli e selve castanili». Berardi, anche presidente del Consiglio parrocchiale di Breno-Fescoggia, sempre riguardo al recupero di un’animazione in comune tra le diverse località, cita la Messa domenicale che in alcune occasioni d’estate viene spostata alle 18, seguita da una festa attorno alla griglia dove la gente porta le vettovaglie. «Festa e comunità vanno insieme».
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Visita familiare e serena “Vi esprimo riconoscenza e gratitudine per questa esperienza di preghiera e di devozione che abbiamo vissuto insieme”. Così sabato sera, al termine della processione eucaristica da Arosio a Vezio, il Vescovo ha ringraziato i numerosi fedeli presenti, con una simpatica aggiunta: “non me ne vogliano le donne, se con soddisfazione devo sottolineare la bella partecipazione di uomini a questa celebrazione. Infatti se mantengono la fede gli uomini, siamo sicuri che la vita cristiana continuerà nelle nostre terre”. Una processione ben partecipata e coordinata dai confratelli delle tre comunità; un cammino di preghiera, ascolto e silenzio, in mezzo al verde dell’Alto Malcantone, veramente suggestivo; uno dei momenti centrali della visita pastorale alle comunità di Arosio, BrenoFescoggia, Mugena, Vezio, affidate a don Luigi Siamey, svoltasi in un clima di reciproca simpatia. Come simpatico è stato, in quel di Breno, il dono del caffè da ricollegare all’ormai celebre “un caffè per il Vescovo”, rivolto a suo tempo da Mons. Grampa a tutte le parrocchie, chiedendo un contributo annuale (due franchi per parrocchiano, corrispettivo appunto di un caffè) per la diocesi. Una domanda e un dono, ha sottolineato
Giovanni Berardi, presidente del Consiglio parrocchiale di Breno-Fescoggia, che fanno capire come “la Diocesi, la Chiesa siamo tutti noi. Un unico corpo con molte membra”. Con l’augurio che “lei possa ricordare con piacere questa visita nell’Alto Malcantone, mentre assaporerà il caffè con i suoi collaboratori in Curia”. Sicuramente Mons. Grampa ricorderà con simpatia questa visita svoltasi in un ambiente familiare e sereno, dove si coglieva subito il respiro comunitario, che sembra far parte da sempre del DNA di questi villaggi, se in una vecchia lapide, subito notata e trascritta dal Vescovo, si legge: “colla concordia e sacrificio di tutti venne il Comune dotato nel 1899 di acqua potabile. All’opera benefica contribuirono (….) nelle buone opere sempre uniti”. Mons. Grampa ha potuto notare e sottolineare questa dimensione comunitaria – che è prospettiva di vangelo – nei diversi momenti che hanno ritmato l’intensa tre giorni: soste nelle chiese parrocchiali (“tutte diversamente e ugualmente belle”), nei cimiteri, negli oratori; incontri con le autorità comunali (da poco i cinque precedenti comuni dell’Alto Malcantone sono uniti in uno solo); con i piccoli della Scuola dell’Infanzia e i ragazzi in età scolastica; con la gente tutta. Ha
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espresso gratitudine, apprezzamento e augurio alle diverse società che animano nei rispettivi compiti e settori (culturale, ricreativo, sportivo, sociale, di assistenza e di aiuto) la vita di questi ridenti villaggi. Ha ringraziato la corale interparrochiale, che, formatasi per questa occasione, ha seguito le diverse celebrazioni della visita pastorale iniziata nel primo pomeriggio di venerdì nel santuario di Cimaronco, “collocato come un’oasi di pace e serenità lungo la ripida strada, tutta tornanti, che sale da Gravesano ad Arosio”, ha commentato Mons. Grampa, ricordando il pellegrinaggio del 15 agosto 1928 delle parrocchie della regione, guidate dal Vescovo Aurelio Bacciarini per implorare la pioggia, che “la sera dello stesso giorno scendeva generosa e benefica”. Al suo arrivo a Cimaronco è stato salutato ufficialmente, a nome dei quattro Consigli parrocchiali, dal presidente di Arosio, Giancarlo Grassi, mentre ieri mattina il presidente di Mugena, Erico Tami, ha rivolto al Vescovo, sempre a nome dei quattro Consigli, sentimenti di gratitudine e apprezzamento al termine della celebrazione della Cresima. Infine, sul sagrato della chiesa, l’ultimo incontro con la gente allietato dalle note della Filarmonica Alto Malcantonese
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Il percorso di don Luigi Siamey, dal lontano Togo ai villaggi ricchi di storia e tradizione
Anche il mio paese ha le montagne ma qui c'è anche tanta storia
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inque villaggi, quattro parrocchie visto che storicamente Breno e Fescoggia sono unite. Parroco è don Luigi Siamey. Viene dal Togo, a Lugano per gli studi alla Facoltà di Teologia, da sette anni a Breno e cappellano alla clinica Sant'Anna, da 5 ad Arosio dove tuttora risiede. «Sono il secondo sindaco», dice celiando. «Anche il mio paese d’origine ha le montagne, ma qui è tutt’altra cosa, villaggi antichi, storia». Loda l’accoglienza e lo spirito ospitale della gente, sta preparando la tesi di diploma, si divide tra le parrocchie, la clinica, l’insegnamento. «Sono un parroco di corsa». Nella preparazione dei ragazzi aiutano i catechisti, i Consigli parrocchiali sono attenti e attivi, un bel volontariato provvede alle chiese e agli oratori, alla preparazione delle funzioni. L’attività è decisamente interparrocchiale, talvolta allargata al Medio Malcantone, in particolare nella lettura e ascolto della Parola il giovedì a Breno. Un gruppo di donne si incontra regolarmente per la preghiera e la condivisione della Parola di Dio, c’è l’attenzione al canto liturgico, con i giovani è più difficile, dopo i primi entusiasmi attorno alla sala-giochi di Arosio. Nelle Messe festive don Luigi è aiutato da due sacerdoti indiani che risiedono a Cademario: «Ci si alterna
affinché il parroco abbia la possibilità di avvicinare le diverse comunità. Perché da quando sono arrivato, ed oggi più che mai, voglio lavorare per la comunione delle comunità, e l’Eucarestia fa comunità». Cita con soddisfazione e «come segno di vitalità» i due seminaristi della zona, uno che studia teologia a Friburgo, l’altro in una comunità in Austria. Erico Tami, presidente del Consiglio parrocchiale di Mugena, a sua volta insiste sul concetto di buona amministrazione nella collaborazione. Cita il restauro degli edifici religiosi, attualmente della parrocchiale di Vezio, la gestione in atto delle diverse case parrocchiali, le sinergie come la Corale interparrocchiale che condecorerà le funzioni in occasione della visita del Vescovo, l’incontro e il dialogo con le autorità civili e «un fatto raro come la Confraternita in ogni parrocchia, a dimostrazione della volontà di salvaguardare le radici, anche se la globalizzazione è arrivata pure da noi». La parrocchiale di Arosio, dedicata a San Michele Arcangelo, è una costruzione anteriore al Mille, una presenza importante, una storia ricca anche di trasformazioni e successivi apporti artistici, come il ciclo di affreschi di Antonio da Tradate e la sua bottega, che la inserisce in un itinerario di collegamenti in altura con altre zone periferiche del Bellinzonese
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e Locarnese. Salendo da Gravesano lungo la Penudria si incontra la Madonna di Cimaronco, oratorio di sosta e di collegamento, decorato già sulla facciata (Madonna con Bambino, i Santi Sebastiano e Michele) e all’interno (Evangelisti e Padri della Chiesa, Cristo, l’Assunta). La parrocchiale di San Lorenzo, patrono della Diocesi, a Breno, vanta pure una grande storia che parte dal Romanico e via via ha dato dimensione e consistenza anche paesaggistica all’edificio. A fianco sorge la cappella di San Rocco, costruzione storica, all’interno un affresco attribuito a Bernardino Luini, progetto di restauro all’attenzione dei Beni culturali. Fescoggia ha la cappella di San Silvestro e la bella grotta della Madonna di Lourdes. A Mugena la parrocchiale di Sant’Agata, menzionata nel ’200 e ricostruita nel ’600, porta segni dei Magistri locali: l’altare maggiore è decorato da figure d’angeli, opera di Domenico Insermini, tre statue sono di Pietro Ferroni di Arosio; la facciata è stata decorata a stucco da Pietro Cantoni. A Vezio la parrocchiale di San Bartolomeo, origine quattrocentesca, è un edificio barocco pure con molte opere di artisti locali: stucchi di Pietro Boschetti di Vezio e del Ferroni, pulpito di Giovanni Sentori di Vezio, una grande pala di Bernardo Trefogli rappresentante il Santo patrono.
2007 MALCANTONE - VEDEGGIO CADEMARIO - MIGLIEGLIA - ARANNO 15 - 16 - 17 GIUGNO Cademario, Miglieglia e Aranno: antichi paesi che rivivono
Villaggi che ringiovaniscono con lo sguardo al fondovalle Netta l’inversione di tendenza rispetto al recente passato: nuove costruzioni, popolazione in aumento, famiglie giovani e molti bambini. Anche il piccolo paese di Aranno ha dovuto dotarsi di una scuola materna per accogliere i fanciulli.
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anno tutti i caratteri della gioventù. Sono antichi, una storia interessante, tradizioni secolari, monumenti che affondano nei secoli, paesaggio praticamente immutato, eppure di sclerosi non si parla e l’età media diminuisce invece di innalzarsi. Domina il verde pastello dopo giorni di pioggia. Cademario, Aranno e Miglieglia, Medio Malcantone, sono Comuni giovani, in crescita, l’età della popolazione si abbassa anche se c’è chi s’avvicina al secolo d’età. Il trend ha dell’incredibile se paragonato solo a un paio di decenni fa, quando pareva che il futuro fosse in basso e in città. Aranno nel suo piccolo, poco più di trecento abitanti, tre anni fa ha costruito l’asilo perché ci sono tanti bambini e famiglie giovani. «Gli abitanti sono in aumento, diversi
cantieri, zona Campagna per le nuove costruzioni, tanta vivacità» sintetizza la sindaco Lorenza Frisberg. Eppure sino a pochi anni fa Aranno era uno di quelli che pareva destinato a diventare un villaggiomuseo, neanche dormitorio. Invece oggi pensa all’aggregazione e guarda al basso, a Bioggio, come indica chiaramente un sondaggio. «Tempi medio-lunghi, forse nella prossima legislatura, comunque sappiamo che le cose da fare in un paese piccolo sono tante come nei grandi, allora bisogna puntare ad una dimensione né troppo né poco, da soli non si va lontani anche se la vitalità è un buon segno». Stessa musica a Cademario (qualcosa più di 700 abitanti con il Kurhaus che ha cambiato proprietà e rilancia) e Miglieglia (280). Anche qui la popolazione è in
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aumento, l’obiettivo di collaborare sempre più e meglio, il destino di aggregarsi verso il basso, la consultazione interna ha posato lo sguardo su Bioggio. Miglieglia ha votato per il Medio Malcantone (con Novaggio, Curio, Bedigliora e Astano), era favorevole ma la maggioranza ha bocciato, allora anche qui lo sguardo corre al fondovalle, Bioggio che va con Agno e Manno, ma anche Caslano è un polo forte. Anche se il sindaco Marco Marcozzi, che è anche segretario della regione Malcantone, non nasconde una “visione”, ossia un Comune che vada dal lago al Lema. Intanto, e per sottolineare il trend giovane, si pensa alle Elementari, ampliare quelle di Novaggio o costruirne di nuove. «È una regione dinamica, viva, vicina a Lugano, piena di iniziative, ogni giorno se ne scoprono di nuove e neanche il Comune può star fermo; lavoriamo ad un piano finanziario di crisi: non possiamo permetterci progettualità a lungo termine e infrastrutture di sviluppo, allora scegliamo le priorità e investiamo su quello che ci vuole e costerebbe di più rinviare al futuro» riassume Marcozzi, ingegnere forestale. La situazione è chiara e univoca: queste sono zone dal presente non tumultuoso ma vivace e ben gestito, progettano in tempi ragionevoli, 4-8 anni, un futuro aggregato probabilmente verso il basso. «Ma senza rinunciare alle nostre peculiarità, ossia caratteristiche residenziali elevate, tranquillità e qualità della vita, un paesaggio incontaminato, un territorio ben gestito» sintetizza Adriano Servalli sindaco di Cademario. Chissà come se la riderebbe Giovanni Guareschi (1908-1968), quello di don Camillo e l’onorevole Peppone, che fino all’ultimo si è visto camminare su queste strade, sui sentieri, parlare con la gente con la schiettezza di chi è nato nella Bassa. Lui se ne intendeva di destini raddrizzati: essendo nato il primo maggio avrebbe dovuto diventare un «campione dei rossi socialisti», come profetizzava il suo sindaco. Non è stato il caso, esattamente come per i funerali anticipati ai villaggi del Malcantone, Medio e Alto, che invece di invecchiare ringiovaniscono.
2007 Attività interparrocchiale e chiese storicamente importanti
L’esperienza culturale e religiosa di due parroci venuti dall’India e parrocchie sono tre, i sacerdoti due, don Thomas trent’anni e don Binoy trentacinque, entrambi del sud del Kerala, India, casa parrocchiale a Cademario. Le chiese del Malcantone hanno anticipato e cavalcano le nuove migrazioni di questo Ticino plurietnico. Entrambi studiano alla Facoltà, filosofia morale e teologia dogmatica, sono contenti dell’accoglienza, la considerano un’esperienza interessante sul piano culturale, un valore in più nel loro sacerdozio. «Da noi i villaggi sono estesi, non separati in nuclei. I cattolici sono presenti da secoli, un terzo della popolazione, le chiese traboccano di fedeli». E qui? «Qui cerchiamo di stimolare la partecipazione e l’entusiasmo nella collaborazione con i laici e l’attività interpar-
rocchiale pur assicurando ovunque le Messe, le feste patronali, le tradizioni di cui sono testimonianza vivente le Confraternite». La sala parrocchiale di Cademario riunisce diverse attività, c’è un pimpante Coro dei bambini, Lectio Divina con fedeli di diverse parrocchie, incontro ecumenico i giovedì sera a Breno. Le mamme aiutano, organizzano. «E i Consigli parrocchiali collaborano» aggiunge Antonio Rezzonico, presidente di quello di Cademario «perché occorre superare il campanile, agire insieme se non è possibile allargare, quindi diminuire di numero, le parrocchie. La gente cerca spiritualità». Una puntuale conferma viene dal Monastero delle Clarisse, dedicato ai Santi Francesco e Chiara. Voluto dal Vescovo Eugenio Corecco, è segno eloquente e testimonianza forte di spiritualità. Oltre alla sua vita interna, ha un benefico influsso pastorale; dalla fondazione è cresciuto e sono in vista progetti di ampliamento. La cura dei Consigli parrocchiali e della popolazione ha portato al restauro delle varie chiese. San Ambrogio a Cademario risale al 1100, l’impianto originario è anteriore. Interessanti affreschi d’epoca romanica, nella primitiva abside, raffigurano una “Majestas Domini”, apostoli e San Ambrogio. Sull’arco trionfale un’Annunciazione e l’Agnus Dei. Nella navata meridionale l’affresco della Crocifissione, i Santi Bartolomeo e Ambrogio e il Giudizio Universale sono di epoca posteriore (secolo XV). La parrocchiale originariamente dedicata a Santa Maria del Popolo, dal 1833 ha come patrono ancora San Ambrogio ed è un significativo esemplare di barocchetto piemontese. «È l’ultima opera dei nostri Magistri emigrati nella regione di Roero, nelle Langhe, in Piemonte dove hanno costruito chiese e palazzi» precisa Antonio Rezzonico. «Stiamo valutando l’ipotesi di un nuovo restauro per riportarla il più possibile all’origine». Sull’omonimo colle sorge l’oratorio di San Bernardo, anch’esso d’origine antica e presto oggetto di un’indagine storica; appena sopra il paese, la cappelletta della Cetta, esterno rifatto, affresco con la Madonna sulla quercia riferito ad un fatto miracoloso: una donna venuta in pellegrinaggio da Aranno con
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le stampelle, è tornata guarita. Alla parrocchiale di San Vittore ad Aranno ha dedicato ricerche ed un libro Gian Giacomo Carbonetti, psicoterapeuta. Origine tardomedioevale, presenta numerose opere di artisti locali, come i Pelli; sul bivio per Breno, la cappella della Madonna di Caravaggio. Miglieglia ha San Stefano al Colle, stupenda costruzione d’origine romanica con affreschi di varie epoche e, appena sotto, il recuperato, antico ossario con archetti pensili e affreschi. La parrocchiale seicentesca è dedicata allo stesso patrono, una cappella sorge sulla strada per Breno.
IL PROGRAMMA
Sabato 16 giugno Cademario 10.00 Chiesa di Sant'Ambrogio: visita e preghiera in Cimitero 11.00 Monastero SS. Francesco e Chiesa: Santa Messa. Segue pranzo 14.00 Visita ad alcuni malati a domicilio Miglieglia 16.00 Sala multiuso: incontro con la popolazione 17.15 Visita e preghiera in Cimitero 17.30 Chiesa degli Apostoli: Santa Messa prefestiva Cademario 20.00 Lode vespertina Processione del Corpus Domini Benedizione Eucaristica Incontro con la popolazione Domenica 17 giugno Aranno 09.30 Visita e preghiera in cimitero 10.00 Chiesa parrocchiale: Santa Messa e celebrazione del Sacramento della Confermazione Segue aperitivo con la popolazione 12.30 Pranzo Segue incontro con i Consigli parrocchiali Lunedì 18 giugno Aranno 13.45 Visita alla Scuola dell'Infanzia Cademario 14.30 Visita alla Scuola dell'Infanzia 15.00 Visita alla Scuola elementare
IL PROGRAMMA
2007
Prestare attenzione alle nuove generazioni Una visita pastorale intensa e diversificata, quella degli scorsi giorni nelle tre comunità di Cademario, Aranno e Miglieglia, affidate a don Binoy Thomas e don Thomas Joseph, due sacerdoti indiani che abbinano l’impegno in parrocchia agli studi presso la Facoltà teologica di Lugano. Un itinerario costellato soprattutto da soste nelle rispettive chiese, da momenti di preghiera nei cimiteri, da visite ai malati, da incontri con le autorità. La visita è iniziata nello stupendo Sant’Ambrogio di Cademario (risale al 1100 ed è stato oggetto di un recente e ben riuscito restauro) dove Mons. Grampa, salutato dal presidente del Consiglio parrocchiale Antonio Rezzonico, si è soffermato in preghiera, attingendo dalla vita e dalla personalità del grande arcivescovo milanese interessanti spunti di riflessione per i presenti. Poi la sosta nel Monastero delle Clarisse, dove il Vescovo ha celebrato la Messa nella tarda mattinata di sabato, approfondendo in seguito con le monache il discorso sul nuovo monastero, per il quale sono in corso i progetti. Sorgerà al posto dell’attuale, donato, unitamente al vasto sedime che lo circonda,
dalla diocesi a questa comunità monastica che intende crescere nel tempo, per essere una presenza significativa di preghiera, contemplazione, silenzio e accoglienza. Nel tardo pomeriggio di sabato ha raggiunto la suggestiva chiesa di Santo Stefano sul colle di Miglieglia, per la celebrazione dell’Eucaristia. Si ricollega a questo luogo la delicata devozione dell’ “apostolare”: per ottenere il dono di un bambino. “Andà a apostolà a Miöia”, dice la gente. Gli sposi, con nel cuore questo desiderio non ancora realizzato, salgono la stradina con speranza e dodici candele. Una per ognuno dei dodici apostoli raffigurati sulle pareti laterali della chiesa. Si accendono, si partecipa alla Messa, si prega, si recitano le litanie dei Santi, mentre le candele si consumano. L’ultima a spegnersi darà il nome al nascituro, corrispondente al rispettivo apostolo. Sovente questa speranza si traduce negli occhi sereni di un neonato e nel suo dolce sorriso. Ieri mattina ha invece celebrato nell’armoniosa chiesa di Aranno, conferendo il sacramento della Cresima a 18 adolescenti delle tre comunità. Tutti momenti intensi e ben partecipati, come pure la suggestiva processione del Corpus Domini nella serata di sa-
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bato a Cademario, lungo le stradine del nucleo, dove i lumini su qualche davanzale erano significativo messaggio, mentre la preghiera raccolta e il canto devoto esprimevano una fede semplice e sincera. Dialogando al termine con la gente, il Vescovo, con la schiettezza che gli è propria, ha espresso una preoccupazione, peraltro generale a livello di diocesi: l’assenza delle nuove generazioni. Cosa fare? Difficile trovare risposte e tanto meno ricette. Occorre reagire e scoprire le contromisure opportune, altrimenti, ha sottolineato, “fra qualche decennio le nostre belle chiese di sasso verranno chiuse, perché non ci saranno più le chiese di pietre vive”. Con queste tre comunità – la visita proseguirà nel pomeriggio di oggi con gli incontri nelle scuole dell’Infanzia e Elementari di Aranno e Cademario – termina il pellegrinaggio pastorale del Vescovo nel Malcantone - Vedeggio, iniziato lo scorso gennaio. Sono 178 le parrocchie finora visitate. Il prossimo settembre Mons. Grampa riprenderà con il vicariato del Mendrisiotto (35), passando in seguito nel Luganese (43), dove concluderà, con la Pasqua 2009, questo suo intenso itinerario di comunità in comunità.
2007
La storia che affonda nei millenni, tra chiese, castelli, fortificazioni, mulini, muri e affreschi
I Ronchi, vecchi giardini disegnati dalla vite
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rendiamo i Ronchi, per intenderci la parte di collina che da Bioggio sale a Cademario, zona San Ambrogio vecchio, splendido Romanico. Ancora negli anni Settanta non c’era strada e nemmeno corrente elettrica, solo sentieri a suggellare l’abbandono e anche un po’ di scoramento. Finita un’epoca. Oggi sono un giardino disegnato da vigneti, cascine recuperate, qualche casetta, una gestione perfetta del territorio. Ivo Monti ricorda quando nel ’72 il padre Sergio, poi un’autorità a livello cantonale e nazionale nel campo della viticoltura, sottraeva il tempo ai numeri della finanza per piantare Merlot e Müller Turgau attorno alla vecchia cascina. «Portavamo il materiale con la carriola, poi l’attività si è professionalizzata e forse siamo serviti da stimolo agli altri». Adesso è un’azienda modello, 4 ettari, circa 25.000 bottiglie l’anno con 4 etichette, produzione contenuta perché «piccolo è bello, la qualità è strettamente relazionata alla quantità, meno la pianta produce e più l’uva è adatta a vini d’eccellenza. Che in Ticino sono l’unica chance di sopravvivenza, non possiamo competere con l’estero a suon di milioni di bottiglie, e infatti siamo stracompetitivi a livello mondiale, ma nella
qualità» sintetizza Ivo Monti, che poi amplia lo sguardo ricordando che il 40% dei vigneti in Ticino è in zone edificabili, per cui è essenziale che «la cultura della vite si radichi bene, perché è un mestiere impegnativo almeno quanto bello e fa bene al territorio». Vigneti e agricoltura, diverse aziende medio-piccole, attorniano villaggi uno più suggestivo dell’altro, residenza e turismo, paesaggi imprendibili, la storia che affonda nei millenni, tra chiese, castelli, fortificazioni, mulini, muri ed affreschi, schegge di Medioevo incastonate nelle facciate, riti antichi come l’apostolare in San Stefano al Colle, ossia implorare dagli Apostoli la grazia della maternità… Il tutto inserito nella vivace attualità e nella gestione attenta di un territorio sempre più vivo, propositivo, dove torna l’allevamento e, lungo gli antichi alpeggi, si intrecciano i sentieri che, immancabilmente arrivano a partono dal Lema. Con i suoi 1624 m. è «la più grandiosa vetta panoramica della Svizzera Italiana» come si dice da queste parti con più affetto che sciovinismo, e infatti lo sguardo ruota splendidamente a 360 gradi. Salgono a migliaia ogni anno, parte a piedi, i più in funivia (da Miglieglia una decina di minuti,
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aprile-novembre) e vi trovano il ristorante-ostello con terrazza, il radar meteorologico, il piacere di escursioni di qua e di là del confine, magari sul crinale verso i Gradiccioli e lungo la classicissima Lema-Tamaro e viceversa. Il Lema con la sua croce ha una funzione un po’ da testimonial e un po’ protettiva, punto di riferimento tra cime, rocce, pascoli, boschi, acque e sentieri che partono da un po’ tutti i villaggi. Lema antico, mai abbandonato, sempre rinnovato, che apre i contrafforti come un manto. «Non lo possiamo dimenticare, fa parte della nostra storia e ci rappresenta tutti come malcantonesi» sostiene Edy Tamburini, presidente del Patriziato di Miglieglia. Han sistemato la strada agli Alpetti, mille metri d’altitudine, praticamente a mezzo tra villaggi e cima. Molti si ricordano Infanzia e gioventù in questa successione di piccoli alpi e infatti due volte l’anno salgono a pulire. Memoria, piacere, volontariato. «Ci sono ancora diverse costruzioni, cascine e stalle, una in particolare, sasso e tetto in piode, la vogliamo ristrutturare per lasciare ai nostri figli il ricordo dell’alpe». Allo studio il ripristino dei pascoli e un sentiero didattico, uno di più, perché il Malcantone e la sua storia non abbiano segreti.
2007 MENDRISIOTTO MENDRISIO - SALORINO 1 SETTEMBRE Obiettivo puntato su Mendrisio, grande storia e forte sviluppo
I tre assi nella manica: scuola, sanità e fede popolare Da anni è tra le aree più dinamiche del Cantone. Diminuito il moltiplicatore di 15 punti sull’onda dell’espansione aziendale-industriale. «Investiamo le risorse finanziarie a favore dei cittadini e delle prestazioni sociali» precisa il sindaco Carlo Croci.
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uando si dice Borgo si dice Mendrisio. E nemmeno il "Magnifico" che per solito lo precede, appare usurpato. Gli abitanti tengono molto a questa denominazione antica e con la stessa passione spingono verso un progresso che ha messo le ali. Dal giro del Millennio, Mendrisio è con Lugano l’area più dinamica del Cantone; negli ultimi tre anni ha diminuito il moltiplicatore di 15 punti (adesso al 70%) sull’onda dell’espansione aziendale-industriale, sintetizzata nell’offerta di oltre 8700 posti di lavoro, a fronte di 7150 abitanti, comprendendo i 520 presi in eredità da Salorino, aggregatosi tre anni fa. Mendrisio sta riuscendo magnificamente a realizzare la sua vocazione, che storicamente si svolge lungo tre direttrici: scolastica, ospedaliera, religiosa. Oltre ai vari ordini di scuole e al Liceo distrettuale, ecco l’Accademia di architettura, parte fondamentale del sistema universitario ticinese; l’ottimo Ospedale Beata Vergine inanella riconoscimenti a livello federale e Mendrisio accoglie l’unico ospedale neuropsichiatrico del Cantone; sul piano religioso le Processioni storiche rimangono un elemento centrale dell’identità del Borgo, costellato di chiese e di memorie di conventi su cui si sono sviluppate strutture come il Museo d’arte (nell’ex Convento dei Serviti) e l’Accademia (edificio dell’arch. Luigi Fontana sul sedime dell’ex Convento dei Cappuccini). Intanto, associato Salorino, ecco la prospettiva di un Comune sempre più ampio. L’obiettivo è Visione 2012, 12 Comuni in uno entro quella data, preceduta tra due anni da una prima aggregazione di sei: Arzo, Capolago, Genestrerio, Mendrisio, Rancate, Tremona. Affaire à suivre, ma attorno
a Mendrisio si va delineando il futuro del Mendrisiotto. Eppure per secoli non è stato il centro più importante. «Balerna e Riva San Vitale erano sede di Pieve. Mendrisio importante lo è da due secoli – precisa il prof. Flavio Medici – quando è
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diventato capoluogo distrettuale. Era comunque un riferimento di sostanza, scuole, ospedali, istituti religiosi e, ai nostri tempi, centro economico e industriale. Oggi si dice Fox Town, casinò e tante piccole grandi aziende, un tempo era un reticolo di iniziative a livello assistenziale, scolastico, architettonico, come attestano la storia, chiese e palazzi». La storia conta, eccome. La tradizione curativa ed ospedaliera è testimoniata dalla dedicazione della chiesa parrocchiale ai SS. Cosma e Damiano, medico l’uno, farmacista l’altro. Quella scolastica si è sviluppata attorno al Collegio dei Serviti, che richiamava allievi anche da tutta la Lombardia. La presenza religiosa, attiva nell’uno e nell’altro pilastro della socialità a Mendrisio, annoverava oltre ai Serviti anche Umiliati e Cappuccini, contava conventi anche di monache Umiliate e delle Orsoline. E poi le grandi famiglie, come i Torriani, Beroldingen, Ghiringhelli, Bosia, i Turconi da uno dei quali, Alfonso, a metà ’800 nasce l’Ospedale Beata Vergine.
2007 San Giovanni: il cuore delle straordinarie Processioni del Giovedì e Venerdì santo
Le inarrestabili iniziative storiche e culturali: «Segno dell’affetto della popolazione» a facciata della chiesa di San Giovanni si erge alta sullo stretto vicolo. Da una parte l’oratorio, appunto di San Giovanni, dall’altra il chiostro e la sede del Museo d’arte che continuano con i locali, ben ristrutturati, in cui si conservano "trasparenti" e costumi per le Processioni storiche, oltre ad altre opere d’arte. Guarda sul nucleo vecchio, compresa la vicina chiesa di Santa Maria , in fase di restauro. Quel vicolo è una delle arterie culturali di Mendrisio. A parte il Museo d’arte, vi si concentra l’organizzazione delle Processioni del Giovedì e Venerdì Santo: tradizione, riti religiosi sentiti dai mo-mò, attrazione per i turisti. «L’affetto della popolazione lo vediamo dal sostegno finanziario, soprattutto dalla disponibilità, dall’affetto. Alle Processioni – indica Giuseppe Poma, presidente del Comitato d’organizzazione – non abbiamo problemi di reclutamento. La gente si mette a disposizione, il Venerdì santo sono ben 700 persone, 500 solo tra ragazzi e ragazze, e 200 per il Giovedì; moltissimi i collaboratori che ci permettono di far funzionare il tutto come un orologio. Tenendo presente che sono due eventi ben distinti: il Giovedì la rappresentazione della salita di Cristo al Calvario, il venerdì la processione prettamente religiosa con le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata». Almeno diecimila persone ogni volta per eventi "che non hanno eguali" e hanno mantenuto l’impronta originaria. «Da San Giovanni partono ed arrivano, e qui già ad ottobre inizia la preparazione dell’edizione successiva». Claudio Nauer, vicesindaco e capodicastero della cultura sottolinea la riattazione in corso del complesso di San Giovanni, costo previsto 4 milioni. «Siamo nella fase preparatoria, i lavori iniziano in autunno. Riguardano la parte dell’ex convento sinora non toccata, la riorganizzazione dei contenuti che favorirà l’ampliamento del Museo con nuovi spazi». La chiesa, di proprietà comunale, è stata restaurata negli anni scorsi con uno straordinario lavoro di gruppo di volontari. Un’ulteriore «conferma che Mendrisio tiene in alta considerazione la cultura:
un grande patrimonio che va conservato, iniziative di grande profilo come l’Accademia, progetti in attesa come il Museo dell’architettura, uno straordinario centro storico». Nauer non dimentica la questione giovanile. «Siamo in attesa di riscattare dalle FFS il sedime FOFT, d’accordo con il Cantone per l’immobile che diventerà centro giovanile». Quel balcone che è Salorino è fiero della sua personalità anche adesso che fa parte a pieno titolo di Mendrisio. «È sempre stato un Comune autonomo, la chiesa di San Zenone è documentata dal 1300 con due lasciti di distribuzione del pane ai poveri. Il punto di riferimento è comunque sempre stato Mendrisio, oggi ne facciamo parte e continuiamo ad essere il suo balcone», precisa con fierezza Luigi Del Bosco, archivista parrocchiale. La storia testimonia di economia alpestre, agricoltura e pastorizia verso il Generoso, vigneti sino all’altezza dell’eremo di San Nicolao, nel rincorrersi di tentazioni autonomistiche e collaborazioni fra Salorino Somazzo e Cragno. Famoso per noci e castagni, per i pregi naturalistici, il ricordo della fabbrica di cappelli Botta e della cava di calcare, Salorino è oggi davvero uno splendido luogo di residenza.
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IL PROGRAMMA
Sabato 1 settembre Mendrisio 08.15 Chiesa di San Giovanni: saluto al Vescovo e preghiera del mattino Museo d’arte e Santa Maria (Commissione Processioni Storiche) 09.15 Preghiera al Cimitero e Oratorio di San Martino 10.00 Chiesa di San Sisinio (Fondazione Torriani) 10.30 Santa Messa con gli anziani della Quiete 11.30 Incontro con gli animatori della Casa della Gioventù 12.30 Pranzo all’Oratorio con i giovani Salorino 14.00 Arrivo di Mons. Vescovo e visita all’Oratorio di San Rocco 14.30 Salita a Somazzo e visita all’Oratorio di San Giuseppe (saluto agli anziani riuniti) 15.00 Visita all’Oratorio della Beata Vergine del Buon Consiglio a Cragno - ritorno in parrocchia 17.00 Accoglienza della comunità sul sagrato della chiesa parrocchiale di San Zenone Visita al Cimitero 17.30 Eucaristia del Vescovo per tutta la comunità 18.30 Incontro con il Consiglio parrocchiale 20.15 Incontro con tutta la popolazione in sala parrocchiale, quindi rinfresco offerto a tutti
IL PROGRAMMA
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e parrocchie del Ticino sono 256: Mons. Grampa ne ha finora visitate 178. Sabato scorso ha ripreso da Mendrisio per incontrare le altre 78: 35 nel Mendrisiotto, 43 nel Luganese. La visita a Mendrisio è iniziata nella chiesa di San Giovanni con la preghiera del mattino che, ha commentato il Vescovo, “con quella della sera, dovrebbe sempre essere presente nella vita del cristiano, come ci insegnavano le nostre mamme. Avviene così anche oggi?”. Con i sacerdoti della parrocchia (l’arciprete don Angelo Crivelli, il vicario don Luciano Porri, don Gianfranco Quadranti, direttore del Centro Presenza Sud) e i numerosi fedeli presenti ha recitato le preghiere tradizionali del cristiano: Padre Nostro, Angelus, Angelo di Dio, Eterno riposo. Successivamente, incontrando la Commissione responsabile delle processioni storiche della Settimana Santa, ha sottolineato il significato di questa tradizione, ancorata anche alla necessità di rendere visibile il messaggio cristiano per farlo penetrare nella realtà della vita e
Il cristianesimo è vita della storia. È quanto ha ricordato anche a ragazzi e giovani, incontrati in tarda mattinata, precisando che, prima di essere “culto” e “credo”, il cristianesimo è vita, capace di dare risposte agli interrogativi esistenziali e di farci camminare su una strada di verità, libertà, giustizia e solidarietà. L’intenso programma prevedeva pure la visita agli oratori di San Martino e di San Sisinio; la celebrazione dell’Eucaristia nella casa La Quiete; una sosta di preghiera, affetto e ricordo accanto alle tombe nel camposanto. Alla Commissione delle processioni storiche ha promesso di essere presente il prossimo Venerdì Santo; mentre a ragazzi, giovani e animatori della Casa della Gioventù, ha espresso apprezzamento per l’intensa attività che coinvolge, seguendo le stesse indicazioni tracciate nella prossima lettera pastorale (“Figlio, perché ci hai fatto questo?”), centrata sull’educazione, le diverse fasce di età in un cammino ben rapportato alle rispettive esigenze e richieste. Ha incoraggiato a proseguire su questa strada, incrementando il discorso formativo particolarmente
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importante in un contesto culturale minato da relativismo, banalità e superficialità. La visita a Mendrisio riprenderà venerdì prossimo, per concludersi nella giornata di domenica 9 settembre. Pomeriggio e serata di sabato (dalle 14.00 alle 22.00) sono stati invece dedicati alla piccola, ma vivace comunità di Salorino affidata a don Giuseppe Albisetti. Una prima sosta nell’Oratorio di San Rocco; una seconda in quello di San Giuseppe a Somazzo; una terza a Cragno nell’Oratorio della Beata Vergine del Buon Consiglio. Tutti momenti ben partecipati, come pure la Santa Messa nella parrocchiale dedicata a San Zenone e la sosta in cimitero. La visita è terminata con l’incontro con la popolazione, in uno scambio interessante e simpatico fra Mons. Grampa e la gente. Sul sagrato due bei falò (e persino alcuni fuochi d’artificio) hanno salutato il Vescovo, che ha così commentato: “Sono venuto per accendere un fuoco nei vostri cuori e nella vostra comunità: sia luce che rischiara, illumina, dà calore e fiducia per andare avanti con coraggio e speranza”.
2007 Dal Borgo lo sguardo si allunga verso una comunità in continua espansione
L’oratorio specchio della società Realtà multietnica aperta al mondo ’arciprete di Mendrisio, don Angelo Crivelli, indica nell’oratorio una delle realtà più vive della parrocchia. Ne è responsabile don Luciano Porri, argentino d’origini italiane (padre di Pavia, madre siciliana). «È un luogo d’incontro, bambini ragazzi e giovani per divertirsi, imparare a rispettarsi e a convivere in un ambiente sano. Una serie di attività lungo l’anno, tenendo come riferimento i valori cristiani». Gli animatori sono una dozzina, diversi i collaboratori, un centinaio gli iscritti, molti di più i frequentatori visto che al torneo di calcio hanno partecipato in 300. «L’oratorio riflette la composizione sociale, riuniamo ragazzi di provenienze diverse in una realtà che è anche di integrazione e apertura. L’incontro con il Vescovo è un’occasione unica per porgli domande e raccontare le nostre esperienze». San Giovanni è una delle più significative chiese tardobarocche del Ticino, splendida per decorazioni, stucchi e affreschi. Considerevole l’apporto di "magistri" locali come Giovan Pietro Magni di Castel San Pietro che l’ha ampliata e rifatta nel 1721 o l’allora 19enne Francesco Innocenzo Torriani che ha dipinto nella pala d’altare la Madonna con Bambino. Santa Maria "in borgo" è documentata dal ’500, mantiene l’originario campanile romanico e importanti testimonianze artistiche come l’imponente altare in marmo con statue in terracotta di Agostino Silva di Morbio
sotto e gli affreschi illusionistici sulla cupola di Giovanni Battista Bagutti. Documentata dal ’200 è San Sisinio, con Martirio e Alessandro di origine asiatica, ma venerati già dal 1100 in tutta la Lombardia anche perché la vittoria nella battaglia di Legnano contro il Barbarossa avvenne proprio nel giorno della loro morte, il 29 maggio. Cappella privata dei Torriani poi rilevata dai Serviti, è ricca di opere d’arte d’epoca diversa, tra cui la pala d’altare del Bagutti. Si sospetta che nelle fondamenta conservi vestigia romane: i prossimi restauri le ridaranno tutto il suo splendore. Don Giuseppe Albisetti, parroco di Salorino, sottolinea come la comunità, oggi
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parte del Magnifico Borgo, «riesca a mantenere la propria identità attraverso feste, tradizioni e iniziative che aggregano il territorio. Siamo una parrocchia non grande ma viva, con la Corale, il gruppo chierichetti e lettori, la Confraternita del SS. Sacramento, il gruppo famiglia (ragazzi e genitori) che organizza momenti d’incontro, la collaborazione con gli Amici in festa». Spumeggiante vitalità, alimentando nel frattempo la pastorale d’insieme con la parrocchia di Mendrisio, dalle Cresime alla Lectio divina a Presenza sud. «Qui il parroco riesce ancora a conoscere, incontrare, seguire la vita della comunità, se c’è un malato lo si viene a sapere e lo si va a trovare, ogni anno per Pasqua visita ai circa duecento fuochi». Per San Zenone, il patrono, la seconda di dicembre si mantiene la distribuzione del pane benedetto; per San Giuseppe a Somazzo, sagra con tortelli e incanto doni, salumi e vini. Per San Rocco, pranzo in comune al bell’oratorio. A Cragno si festeggia l’Assunta con incanto dei doni e, la prima di maggio, la Madonna del Buon Consiglio nell’omonima cappella, anche qui Messa e incanto dei doni. Le tradizioni continuano.
2007 MENDRISIOTTO MENDRISIO 7 - 8 - 9 SETTEMBRE Un centro di riferimento per le attività culturali della regione
Mendrisio, la città del gusto e dell’eleganza Lo sviluppo economico e turistico, l’Accademia di architettura, le “cantine” e il gusto per i sapori. Ma anche una spiccata attenzione alle necessità missionarie dei Paesi poveri. Questi i tratti caratteristici dei Mo-mo’. endrisio è un Borgo dal sapore schietto, con una socialità marcata da tratti assolutamente tipici. La si respira nel centro storico che si allarga verso il Piazzale alla Valle sempre più inserito nella vita cittadina; la si ritrova inconfondibile anche in quella che non è più periferia, vista l’urbanizzazione degli ultimi decenni. A ridosso e nel piano è un brulicare di industrie, che ne hanno assestato la vita economica senza togliere a Mendrisio le sue caratteristiche, su tutte l’accoglienza, l’apertura, il contatto, la convivialità, e il sorriso all’interno di un dinamismo tipicamente insubrico. Non a caso è stata scelta dal Cantone per ospitare Sapori e Saperi, la rassegna agroalimentare dei prodotti tradizionali; suona a conferma di quella schiettezza di fondo con la quale Mendrisio si presenta, fedele alle tradizioni e aperta alle novità. Emblematico il versante scolastico. Quando nel 1996 nacque l’Accademia, non era forse un gran periodo per il Magnifico Borgo, eppure il Comune ha fatto in pieno la sua parte con entusiasmo e professionalità. Oggi non solo porta in tutto il mondo la miglior declinazione del nome di Mendrisio, ma è l’emblema dello sguardo aperto sul futuro. E la conferma che sulla scuola, sull’educazione si può costruire, un tempo le scuole nei conventi, oggi l’Accademia di Mario Botta. Parcheggi e afflussi testimoniano dell’incontenibile sviluppo del Fox Town, che su un’idea vincente convoglia griffes, folle di visitatori-acquirenti. Negli ultimi anni è sorto il casinò, si è radicata un’intensa attività economica, Mendrisio ha sensibilmente accresciuto il proprio ruolo regionale con venature internazionali (la frontiera è a pochi chilometri) e nello steso tempo conserva appieno il suo patrimonio di cose buone, che oggi appaiono nuove
perché antiche. Mantiene una spiccata predilezione per la gastronomia dal sapore schietto: dall’ottimo vino, attorno alla cantina sociale e ai molti produttori, ai salumi ancora lavorati a regola d’arte, e basti la "mortadella", ai formaggini della montagna, in particolare della valle di Muggio. Non son più tempi della Campagna Adorna e della coltivazione del tabacco, ma bisogna riconoscere che Mendrisio ha saputo mantenere il proprio profilo anche nel cambio di passo. Ad esempio – e di questi tempi di… "international style" è un dato rilevante – rimane fedele ad una gastronomia popolare e genuina basata appunto sulla qualità dei prodotti, testati lungo la storia. Ecco quindi le "cantine", non semplici grotti, ma luoghi in cui spostarsi a vivere, nella frescura, nella genuinità, nel rapporto con il territorio;
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qui non sono un ripiego ma un modo di vivere. Rimangono appuntamenti tradizionali come la fiera di San Martino, che sulla radice religiosa ha sviluppato la valorizzazione dei prodotti tradizionali. Rimangono i mercatini, ritorna "Mendrisio se la ride", con i giovani del posto e il cabaret di Zelig e altre manifestazioni di svago e attrazione, mentre si annunciano all’orizzonte i mondiali ’09 di ciclismo, un grande evento internazionale che idealmente si collega a quelli del ’71 con il famoso duello all’ultima gomma tra Merkx e Gimondi. Nadia Lupi-Fontana, direttrice di Mendrisiotto Turismo, indica in Mendrisio il punto di riferimento per l’intera regione, dal ponte di Melide alla frontiera. «È un capoluogo dai tratti tipici, in cui si riassumono le qualità fondamentali del Mendrisiotto, su tutte la genuinità: della gente, dei luoghi, dei prodotti, del modo di vivere, dell’atteggiamento di accoglienza. Quella stessa che ha prodotto una storia importante e che oggi sa costruire il futuro, cosciente dell’importanza di una e dell’altro, quindi capace di far convivere la fedeltà alle tradizioni con la disponibilità verso il nuovo».
2007 La generosità come tratto fondamentale della comunità
Un forte slancio missionario endrisio è una capitale della socialità. È nello spirito del Borgo e della gente l’atteggiamento di disponibilità, comprensione, aiuto. Al proprio interno e in una prospettiva più ampia. Colpisce la dovizia di istituzioni antiche e nuove, a coprire ogni necessità del sociale; impressiona lo slancio verso realtà anche lontane, lungo iniziative motivate da un autentico spirito missionario. L’arciprete don Angelo Crivelli sottolinea che molte iniziative, non solo parrocchiali, si sviluppano lungo contatti con missionari in molte parti del mondo. Il Gruppo Medaglia Miracolosa è sorto 47 anni fa come voto per una grazia ricevuta, ha sviluppato gli incontri di preghiera e la dimensione spirituale e dopo pochi anni quella della carità. Ecco la rivista "Qui Ticino… a voi missionari", 4 numeri l’anno, l’aiuto concreto a opere missionarie in collaborazione con parecchie parrocchie vicine, la promozione di iniziative sui luoghi del bisogno, quest’anno a Sao Paulo del Brasile con un centro d’accoglienza per bambini di strada. Si è collegata alle Botteghe del mondo, commercio equo e solidale, iniziative di aiuto allo sviluppo, in precedenza a Calcutta sulle orme di Madre Tersa, in Ruanda subito dopo la guerra, sulle Ande in Equador e in altri luoghi di povertà, talvolta con campi di lavoro giovanili, a conferma di un coinvolgimento attivo e responsabile. La parrocchia ha sviluppato un gruppo di carità ecumenico, cattolici ed evangelici, che gestisce il "Locatone" sotto l’albergo Milano, per la raccolta di mezzi e vestiti forniti anche al centro richiedenti l’asilo di Chiasso. Anche Presenza Sud ha un gruppo missionario che sostiene progetti di aiuto allo sviluppo. Sono tutte iniziative sorrette da un volontariato assiduo e condiviso. L’ospedale Beata Vergine è tra i più riconosciuti in Svizzera, il Sociopsichiatrico un’istituzione di alto profilo, sul piano dell’attenzione ai bisogni si distinguono altre iniziative come l’Istituto Paolo Torriani per minorenni, da un lascito di Paolo Torriani, "a condizione che si costruisca un orfanotrofio". Così è stato fatto nel 1970, negli ultimi anni ha sensibilmente mutato fascia d’età proprio per rispondere al bisogno di attenzione, accoglienza e servizio verso adolescenti e giovani
in difficoltà, dai 12 ai 20 anni; al suo interno ha creato un Centro di pronta accoglienza e osservazione, unico in Ticino, per il quale è in progetto un nuovo edificio. Il Foyer casa di Pictor, gestito da Comunità Familiare, è rivolto a sua volta all’accoglienza di minori che per svariati motivi non possono vivere nella loro famiglia naturale. A conferma di un altro tratto costante, ossia la generosità, anche la Fondazione Casa per anziani Torriani è stata creata quasi novant’anni fa dal Comune a seguito di un lascito di Giuseppe Torriani per un "Pio ricovero per i vecchioni poveri dimoranti nel distretto". Vent’anni fa è stato ristrutturato, nel 2000 affiancato da una nuova struttura costruita anche con il contributo di paesi vicini; le due case medicalizzate, tra loro vicine e collegate, accolgono 99 ospiti. La Casa per anziani La Quiete è una Fondazione privata con mandato cantonale di prestazione attiva dal ’71; la maggior parte degli ospiti è di Mendrisio, nel rispetto della volontà dei fondatori Ida e Dante Ronchetti: 49 posti-letto, l’assistenza delle suore fino al ’94, adesso si sta progettando uno spazio per soggiorni temporanei, si spera entro breve.
IL PROGRAMMA
Venerdì 7 settembre Mendrisio 08.15 Preghiera delle Lodi nella chiesa dei Cappuccini 09.00 Incontro con i bambini delle Scuole Elementari di Canavée 10.00 Santa Messa con gli anziani della Casa Torriani 1 e 2 11.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale (Casa parrocchiale) 11.30 Incontro con le autorità comunali (Palazzo comunale) 12.30 Pranzo con il Consiglio parrocchiale all’Eremo San Nicolao 14.30 Sede Medaglia Miracolosa Bottega del mondo e Localone gruppo Carità e Centro di Ascolto 15.30 Visita ad alcuni ammalati 16.30 Foyer Casa di Pictor 17.00 Istituto per minorenni Torriani Paolo 18.00 Canto dei Vespri nella Chiesa parrocchiale dei Ss. Cosma e Damiamo 19.00 Cena a Presenza Sud con i sacerdoti e le suore della parrocchia 20.30 Presenza Sud: Serata con la popolazione, Consiglio pastorale e gruppi Domenica 9 settembre Mendrisio
Festa della Parrocchia al Mercato Coperto
09.30 10.00 11.30 12.30 14.30
Accoglienza di Mons. Vescovo al Mercato Coperto Eucaristia con tutta la popolazione (unica S. Messa della giornata) Aperitivo Pranzo comunitario al Mercato Coperto Breve momento ricreativo, lancio dei palloncini e saluto finale al Vescovo
(La visita del Vescovo alla Scuola media, all’Accademia di architettura, all’OBV e all’OSC si svolgerà, su invito degli Enti, fuori dai tre giorni della Visita ufficiale)
IL PROGRAMMA
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Giorni di festa, incontro e preghiera
Un vivace e coloratissimo lancio
di palloncini ha concluso, nel primo pomeriggio di ieri, la visita pastorale a Mendrisio, prima tappa del pellegrinaggio del Vescovo nel Mendrisiotto: “un pellegrinaggio che compio di parrocchia in parrocchia, per esprimere il mio affetto e la mia attenzione verso le comunità di questa diocesi affidata alla mia guida pastorale e divenuta la ragione esclusiva della mia vita”. Tanti palloncini come altrettanti messaggi; gesto semplice e spontaneo, di festa. La festa dello stare insieme con il Vescovo, famiglia parrocchiale, in cammino. Del resto l’immagine suggestiva del cammino era stata subito lanciata da Mons. Grampa fin dall’inizio del suo servizio episcopale, con chiaro riferimento all’episodio evangelico dei due discepoli di Emmaus, che lungo la strada incontrano il Maestro, “pellegrino misterioso”, capace di ridare speranza al loro cuore deluso. Una due giorni intensa e preziosa (venerdì e domenica) in un sapiente alternarsi di incontri e di soste di preghiera. Come quella delle Lodi all’inizio della giornata di venerdì nella francescana chiesa dei
Cappuccini e quella dei Vespri, alla sera, nella parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano. Momenti di preghiera, anche per sentire che la visita è prima di tutto dono di grazia, che richiede un cuore capace di ascolto e di accoglienza, per trasformare l’evento in messaggio di conversione. Vivace come sempre l’incontro con gli allievi delle Elementari; cordiale e costruttivo il dialogo con il Municipio e il Consiglio parrocchiale, ai quali il Vescovo ha espresso apprezzamento e gratitudine; ricca di ricordi ed affetti la sosta con gli anziani della Casa Torriani, dove Mons. Grampa ha celebrato la Santa Messa; preziosa di umanità la conoscenza con gli ospiti del Foyer Pictor e dell’Istituto Paolo Torriani; rivelatrici di intensa attività caritativa e di sincera attenzione le visite alla Medaglia Miracolosa, alla Bottega del mondo, al Localone del gruppo Carità e al Centro di ascolto, dove tanti gesti, familiari e quotidiani, sono altrettanti messaggi di umanità ed impegno. Così nella tarda serata di venerdì, nell’incontro con la popolazione al Centro Presenza Sud – introdotto da un filmato-sintesi sulla vita della parrocchia – Mons. Grampa ha espresso
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gioia e fiducia per quanto visto e incontrato, invitando nel contempo a sempre guardare in avanti, in costante tensione, senza mai sentirsi soddisfatti. E ha richiamato tre impegni: per le vocazioni, perché una comunità veramente viva sa anche generare candidati al sacerdozio e alla vita religiosa; per una concreta attenzione di accoglienza verso i giovani che giungono a Mendrisio da luoghi vicini o lontani per motivi di formazione e di studio, come liceali, apprendisti, studenti dell’Accademia di architettura; per una costante tensione missionaria all’interno della grande comunità, affinché il forte impegno tradotto in intensa attività non faccia mai dimenticare assenti, latitanti o lontani. Ieri al Mercato Coperto, trasformato in suggestiva cattedrale, la comunità ha formato la grande famiglia, nella celebrazione dell’Eucaristia (“momento centrale della visita pastorale”), seguita dall’ incontro conviviale. “Sentirò nostalgia della vostra comunità”, ha sottolineato Mons. Grampa, salutando tutti in un abbraccio sincero e festoso, mentre i palloncini erano fiori sull’orizzonte del cielo.
2007 Domenica al Mercato coperto con il Vescovo per festeggiare l'annuale festa della comunità
Laici, bambini e catechisti affiancano i preti
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omenica la parrocchia di Mendrisio celebra la festa della comunità, un’unica Messa al Mercato coperto, presieduta quest’anno dal Vescovo. «È il segno dell’unità e dell’apertura di una popolazione che anche nei radicali cambiamenti degli ultimi anni mantiene una propria dimensione ben riconoscibile anche a livello parrocchiale» afferma l’arciprete don Angelo Crivelli, mo-mò originario di Morbio Inferiore. Indica aspetti e manifestazioni di una sentita religiosità popolare, che si esprime con calore nel segno dell’arte e della bellezza attraverso una ritualità ben scandita da segni e immagini legate alla tradizione, come le Processioni storiche. L’arciprete è affiancato da don Luciano Porri, in particolare per giovani e oratorio, e da don Gianfranco Quadranti a Presenza Sud, centro parrocchiale e di servizi vicariali sorto una ventina di anni fa in quella parte di città che si andava espandendo; è il luogo dell’intensa collaborazione con i laici, della catechesi per bambini e ragazzi (tra le attività, anche le colonie estive, bambini ed adolescenti, in Leventina), dei
corsi di formazione e di iniziative rivolte pure agli adulti e alle famiglie; vi sono attive anche tre religiose, tra cui suor Franca che festeggia i 25 anni di professione religiosa. A conferma dell’ampiezza del patrimonio religioso, chiese e strutture, il Consiglio parrocchiale dispone di un operaio a tempo pieno. Efficace la presenza del Consiglio pastorale parrocchiale in cui son attive una ventina di persone. In parrocchia sono attivi il Coro giovanile "Canta la vita", che accompagna la Messa prefestiva, e la Corale parrocchiale degli adulti. Una presenza spirituale è assicurata nei vari Istituti sociali, l’Ospedale ha il cappellano don Giuseppe Pessina, ai Cappuccini è attivo don Angelo Epistolio, cappellano al Sociopsichiatrico. A conferma della diffusa realtà religiosa, un posto particolare nel cuore della popolazione spetta all’Eremo di San Nicolao, abbarbicato alle falde del Generoso: la chiesetta con la Confraternita di Santa Maria liberatrice e l’annesso grotto, una tradizione che affonda nei secoli. In posizione elevata rispetto al Borgo, introdotta da un’ampia scalinata, la chiesa parrocchiale è il
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più monumentale edificio ecclesiastico dell’Ottocento. Costruita su progetto dell’arch. Luigi Fontana, ha facciata neoclassica con un solenne porticato a tre archi. È dedicata ai Santi Cosma e Damiano, medico e farmacista, vissuti agli albori del cristianesimo; la scelta di questi due martiri conferma che Mendrisio ha sempre avuto una nobile tradizione ospedaliera. L’altare maggiore, in legno scolpito, dipinto e dorato, è stato realizzato nel Seicento da artisti locali; si innalza a forma di tempio con colonne ritorte e numerose statuette di angeli, Santi e dell’Assunta, sormontate dal Cristo Risorto. Nel vano della mensa è posata la salma di San Feliciano martire, una reliquia proveniente dalle catacombe di Santa Agnese a Roma, portata Mendrisio nel 1745. Ben radicata nella realtà locale è la chiesa dei Cappuccini, sopravvissuta al convento soppresso a metà ’800 e poi incorporato nell’Ospedale: Messa quotidiana, a turno i sacerdoti del Vicariato vi assicurano le confessioni.
2007 MENDRISIOTTO COLDRERIO 14 - 15 - 16 SETTEMBRE Un territorio privilegiato, un angolo di Toscana e terra d’artisti
La storia si rinnova tra arte, cultura e ambiente L’importante emigrazione artistica, dal pittore Mola agli architetti Beccaria. Una realtà sottolineata da molte iniziative nella protezione e valorizzazione dell’ambiente, anche con il ricorso a fonti rinnovabili di energia. e colline che si disegnano contro il cielo sono scandite da cipressi, ulivi e vigneti. Da case coloniche e ricche, tradizionali dimore. Coldrerio è questa prospettiva mediterranea, un’idea di Toscana incastonata nel Mendrisiotto. Nessuna meraviglia se qui son nati grandi pittori come Pier Francesco Mola (1612 - Roma 1666), uno dei massimi del Seicento come certificato dalla grande mostra tenutasi a Lugano nell’89, ed insigni architetti come i Beccaria, in particolare Giacomo (1598 - 1671) e Carlo (1604 - 1695) anch’essi attivi a Roma, alla cui munificenza si deve l’oratorio della Natività, un piccolo gioiello d’arte, storia e religiosità. Terra fertile a Coldrerio, più che sufficiente per l’economia di sussistenza, l’emigrazione non era un inevitabile destino ma una scelta. «Allora c’era chi non si fermava a coltivare o allevare, ma andava in cerca di lavoro. Dalla metà dei ’500 e per tutto il ’600 verso Genova, l’Umbria, il Lazio e soprattutto Roma, poi verso il nord, in particolare la Slesia. Muratori, stuccatori, pittori e appunto architetti, insomma la costruzione del bello» spiega Giuseppe Solcà, attento cultore di storia locale come attestano i due volumi scritti a quattro mani, con la moglie Gabriella, dedicati l’uno ai 400 anni della parrocchia, l’altro ai Beccaria e la chiesa della Natività. Chi rimaneva, a parte la terra, faceva il muratore o il fornaciaio, in particolare nelle cave di argilla alla Boscherina di Novazzano o San Antonio di Balerna. Ma il suo podere l’aveva sempre. Allora non erano vigneti come oggi, aziende grosse e un reticolo di piccole, quelle del tempo libero, che disegnano il colle degli ulivi, Campagnola e Mezzana come fossero acquarelli. Non a caso qui ha preso corpo
il Centro di formazione agricola del Cantone, una scuola, appunto l’Istituto cantonale agrario, e l’Azienda agraria cantonale, ricalcando un modello di sinergia tra le due attività, la formazione e la produzione presente in ogni scuola d’agricoltura svizzera. Questa è tradizione recente, del Novecento, ma inserita perfettamente nella cultura della terra e in quel rispetto del territorio che ispira anche la politica comunale. «Siamo il primo Comune ad aver approvato una norma per le insegne luminose», spiega il sindaco Corrado Solcà. Contro sprechi ed abusi, ma anche per la bellezza dei luoghi «Stiamo introducendo una centrale termica a legna per gli stabili comunali.
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Fonte locale di energia, 1,5 milioni di investimento, entrerà in funzione all’inizio del prossimo anno. Avremo pannelli energetici sul tetto della cancelleria comunale, per scopi pratici e didattici a favore delle energie rinnovabili». L’attenzione verso il territorio si è estesa alla Valle della Motta con il parco del mulino del Daniello, gestito da una Commissione che fa capo al Comune; grazie ad un lascito e al contributo cantonale si sono promosse notevoli migliorie in una zona dedicata allo svago e al tempo libero, alla sosta e alle escursioni in particolare sui sentieri che tra Coldrerio e Novazzano scendono verso Balerna. Altra zona di svago e parcheggi sta prendendo forma attorno all’oratorio della Natività a Villa; in località Paü ci si ricollega al ricordo di quanto era una volta, ossia una palude: si ricrea una zona umida, acqua e strutture minime, là dove c’era una torbiera con palafitte. E poi ancora altre iniziative, dalla moderazione del traffico alla riduzione dei consumi fino all’utilizzo di biciclette elettriche e benzine più compatibili, sottolineate l’anno scorso dalla consegna al Municipio del premio SOS Mendrisiotto ambiente.
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IL PROGRAMMA
Venerdì 14 settembre Coldrerio 09.45 - 11.30 Visita agli ammalati che non possono uscire di casa 14.00 Visita all'Oratorio della Natività e incontro con il Comitato dell'Associazione che cura gli interessi dell'Oratorio. Eventuale incontro con altri ammalati 16.00 Incontro con gli allievi di Scuola elementare in chiesa 16.45 Incontro con gli allievi di Scuola media all'Oratorio 18.00 Incontro con il Municipio 20.00 Incontro con i giovani e la popolazione all'Oratorio
La nuova società ma anche la tradizione che rivive con la rappresentazione della Passione
Arriva la Hugo Boss con i suoi 350 posti di lavoro ’attrattività ormai è come un abito per Coldrerio. Il più recente esempio è costituito dalla Hugo Boss, che ha portato qui la sede centrale svizzera, tanto sul piano amministrativo che logistico. Siamo nel campo dello sviluppo, acquisto, distribuzione e vendita a livello mondiale di articoli di abbigliamento, calzature, bagaglio, accessori e dei cosiddetti prodotti lifestyle in tessile e non, per uomo, donna e bambino. Un colosso dell’economia, sempre nel campo delle cose belle: subito 350 nuovi posti di lavoro ed altri in prospettiva, una sede prestigiosa realizzata dall’architetto milanese Matteo Thun con lo studio Grassi di Chiasso. «La tendenza era positiva anche prima dell’arrivo di questa azienda, che pure molto ci favorisce sul piano concreto e dell’immagine. Da anni le finanze sono sane, buone le prospettive per investimenti e servizi». Con quasi 2700 abitanti, in costante, leggera crescita, Coldrerio non ha il fiato grosso. Non avverte nessuna fretta nemmeno per l’aggregazione, pur avendo aderito in linea di principio a Visione 2012. «Dobbiamo valutare, vedere, analizzare, prenderci il tempo necessario per informare la popolazione e fare in modo che abbia gli
argomenti per decidere. È una scelta storica da non prendersi alla leggera», spiega ancora il sindaco Corrado Solcà, che tra le novità pone il Centro giovanile gestito dal Comune nel vecchio asilo che in verità è un ambiente polivalente molto utilizzato; c’è un’animatrice, ottima la frequenza dei giovani. Viene confermata l’idea di una buona organizzazione, testimoniata dal resto dal persistere di tradizioni antiche, come al Confraternita della Beata Vergine del Carmelo, accanto ad altre più recenti quali il Gruppo genitori, il Coro del Mendrisiotto, appunto il Gruppo giovani. Su quelle antiche se ne sono insomma innestate di nuove, come la passione del mercoledì santo. Nata ad imitazione di Mendrisio, sul finire degli anni ’40 è stata aggiornata per iniziativa del parroco don Santino Cavadini e soprattutto del successore don Pietro Bulloni, che nel 1971 arricchisce, nei suoi contenuti sacri e religiosi, la rappresentazione popolare: prepara nuovi testi, cura nuovi scenari, sceglie dalle testimonianze evangeliche i momenti espressivi più intensi, evocativi e carichi di insegnamenti. Anno dopo anno, la manifestazione ha acquistato una propria coerenza storica e coreografica proponendo alcuni momenti forti: il processo
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Sabato 15 settembre Coldrerio 09.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 10.00 Incontro con il Comitato "Passione di Coldrerio" 10.30 Visita all'Oratorio di San Rocco e alla Chiesa di Sant'Apollonia Preghiera in Cimitero 17.30 Santa Messa con la celebrazione del Sacramento della Cresima Domenica 16 settembre Coldrerio 08.15 Santa Messa nella chiesa del Carmelo e incontro con la Confraternita, responsabile e custode dell'edificio 10.00 Santa Messa parrocchiale seguita da un aperitivo per tutta la popolazione 12.00 Pranzo con le Autorità e congedo
IL PROGRAMMA
civile a Gesù da Ponzio Pilato, il processo religioso, il rinnegamento di Pietro e il tradimento di Giuda, Gesù davanti ad Erode, la Passione e la cattura, infine la Crocifissione. La Passione sfila lungo il nucleo, si dirige verso la collina del Ciossetto dove la rappresentazione si conclude con la Deposizione. «I personaggi in costume mimano sul testo che viene diffuso, ne nasce un evento molto suggestivo, sentito e partecipato dalla popolazione, che ha conservato appieno il suo significato religioso» precisa Giuseppe Solcà. Ormai appartiene all’identità di Coldrerio, che concorre in tal modo a definire quella del Mendrisiotto. Ha riscoperto in maniera marcata le sue caratteristiche, le sta valorizzando porgendole al resto della Regione. Rientra tra i segnali di apertura di una periferia consapevole di sé, anche se fatalmente gravita sempre più
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Per una reciproca conoscenza Durante gli incontri del Vescovo con la popolazione, in occasione della visita pastorale, ci sono alcune domande che ritornano con una certa frequenza. Una di queste riguarda l’istruzione religiosa scolastica, partendo dalla consultazione promossa dal Dipartimento su questo insegnamento. Segno che fra la gente ci sono attenzione e preoccupazione al riguardo. Mons. Grampa è sempre chiaro nelle sue risposte, con la schiettezza che lo contraddistingue. Disponibilità al dialogo e all’ascolto, ma altrettanta fermezza nel sottolineare che questo insegnamento deve trovare nelle Chiese riconosciute dalla nostra Costituzione cantonale (Cattolica ed Evangelica riformata), un referente preciso per quanto concerne in particolare la scelta dei docenti, i programmi, le metodologie. È quanto del resto ha precisato, rispondendo alla stessa consultazione, chiusa le scorse settimane. Anche durante l’incontro con la gente di Coldrerio nella serata di venerdì all’oratorio, in occasione della visita pastorale a questa
comunità affidata a don Domenico Galli, questa domanda è affiorata. Mons. Grampa si è inoltre soffermato sull’erosione che la partecipazione a questo corso conosce in modo sempre più preoccupante, a partire in particolare dal secondo biennio di scuola media e con una forte accentuazione nel medio superiore. Diverse le cause, collegate certamente al contesto culturale in cui viviamo, ma pure al “trattamento” subito negli anni da questo stesso insegnamento, escluso dalla valutazione, in quanto privato di una nota che conti e senza l’offerta di un’opzione alternativa per chi non lo frequenta, che di conseguenza “sceglie un’ora di libertà”. La visita a Coldrerio, gli scorsi giorni, ha ripercorso il cammino ormai collaudato, anche nella finalità di realizzare una reciproca conoscenza fra il Vescovo e la gente delle singole comunità, che incontra di settimana in settimana. Momenti intensi e diversificati, tutti ben partecipati. Momenti comunitari (come le celebrazioni, gli incontri con i ragazzi in età scolastica, con le autorità comunali e parrocchiali) e incontri persona-
verso centri di maggior importanza. «Un tempo l’appartenenza era più marcata, oggi i ragazzi frequentano le Medie a Balerna, liceo e professionali a Mendrisio e Chiasso, il campanilismo si è sfumato in uno spirito più regionale, i nuovi arrivi si sono concentrati nella zona di Mercole», spiega ancora Giuseppe Solcà. La situazione è molto cambiata, rivoluzionata rispetto a qualche decennio fa, ma questo paese conserva un grande cuore, sia nel senso dell’accoglienza che nel far rivivere in modo aggiornato il passato.
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li (come la visita sempre gradita a malati ed anziani a domicilio). Ha pure incontrato la Confraternita della Madonna del Carmelo, custode della rispettiva chiesa, dove Mons. Grampa ha celebrato l’Eucaristia ieri mattina e il “Comitato Passione di Coldrerio”, che coordina la rappresentazione della Passione il mercoledì della settimana santa, in fedeltà ad una preziosa tradizione. Il Vescovo ha assicurato la sua presenza all’edizione del prossimo anno, nel 2008. Sempre sentita la sosta di preghiera in cimitero: momento intenso di ricordo, silenzio, affetto e preghiera. Nella serata di sabato, rientrando a Coldrerio dall’incontro diocesano con i giovani sul monte Tamaro, ha celebrato l’Eucaristia in chiesa parrocchiale (dove è in progettazione un globale e impegnativo restauro), conferendo il sacramento della Cresima a 27 adolescenti di questa comunità. Ieri mattina, a conclusione della visita, ha presieduto la Messa parrocchiale, intrattenendosi poi con la gente in un simpatico dialogo, semplice e familiare.
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A fine Cinquecento con un atto di generosità il distacco da Balerna
Hanno costruito una nuova chiesa per diventare parrocchia autonoma l più radicato fondamento di Coldrerio è il senso religioso. Nel 1593 si rese autonoma da Balerna e venne eretta a parrocchia anche per il fatto che stava costruendo la nuova chiesa, che divenne il punto di riferimento per il villaggio e gli altri edifici sacri preesistenti. Edifici insigni per storia ed arte, fulcro di religiosità per l’intera zona, come la chiesa cimiteriale di Santa Apollonia, dove un tempo venivano sepolti anche i morti di Ligornetto, Genestrerio e Stabio. È introdotta da una via Crucis in fase di restauro: dalle pitture di Florindo Soldini, ormai scomparse, a gruppi bronzei dello scultore Durini di Tremona. All’inizio di febbraio vi si tiene ancora una delle feste regionali più importanti, un tempo arricchita da manifestazioni popolari perché gli emigranti vi si ritrovavano per ripartire; ancora oggi rimane come ricordo il pellegrinaggio della Confraternita di Stabio. Il parroco don Domenico Galli sottolinea l’ottima collaborazione con il Consiglio parrocchiale che porterà presto anche
all’inizio dei restauri nella parrocchiale. Don Galli pone in evidenza l’importanza di istituzioni come la Passione del mercoledì santo e la Confraternita, della collaborazione con i laici, il Gruppo donne, il Gruppo di preghiera Padre Pio, l’attività dell’oratorio per i giovani, tre giorni la settimana, il banco di beneficenza dell’Avvento, il San Nicolao per i bambini, il presepe nella parrocchiale, gli incontri interparrocchiali. La chiesa parrocchiale è dedicata al patrono San Giorgio, che vi si ritrova raffigurato a più riprese: accanto al Crocefisso nella pala d’altare, negli affreschi sulle pareti laterali e nella gloria dei Santi sulla volta del presbiterio. Nel suo corredo d’arte si ravvisa l’attività dei “mastri” locali, emigrati soprattutto in Italia. La chiesa di Santa Maria del Carmelo, posta lungo la cantonale, è un bell’edificio cinquecentesco con stucchi e affreschi, le volte della cappella laterale affrescate dal Mola di cui accoglie altre opere. Interessante l’oratorio della Natività di Gesù, costruzione in mattoni con
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sulla facciata lo stemma dei Beccaria. È gestito dall’omonima Associazione, che si occupa del mantenimento e del restauro, fu fondato dai Beccaria, nobile famiglia di origini lombarde: Giacomo che sovrintese alla demolizione della vecchia chiesa di San Giorgio, profuse mezzi finanziari, coraggio e competenza per progettare e costruire una nuova chiesa, l’attuale Santa Apollonia, è sepolto nella chiesa parrocchiale; Carlo che progettò, organizzò e diresse i lavori del nuovo edificio dove è sepolto come da suo desiderio; sulla sua lapide è definito “artis aedificatoriae magister peritissimus”.
2007 MENDRISIOTTO MORBIO SUPERIORE - SAGNO 21 - 22 - 23 SETTEMBRE Morbio Superiore e Sagno si accingono ad entrare nel nuovo Comune di Breggia
Il reticolo della socialità collega storia e cultura Una fitta rete di iniziative, in collaborazione con i Comuni e le Parrocchie, per tener viva l’identità di questi villaggi. Un’attrattività crescente (il fascino della collina e della periferia) alimenta la crescita demografica.
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rotagonista è la Breggia. Divide, anche profondamente, le due sponde della valle, dà il nome allo sbocciare e al concludersi della valle in territorio italiano, nella parte svizzera attraversa la Valle di Muggio, la più meridionale della Confederazione. Valle di panorami e di pascoli, di dolci montagne e profonde gole, flora, fauna e sentieri, qualità della vita e scoppiettante socialità. Nel nome della Città-Ticino si era intonato il deprofundis per le valli, quella di Muggio conferma il contrario con una nicchia d’economia tipica quanto vivace, la costante ripresa demografica, la condivisione dell’abitare nella natura fruendo, a pochi minuti, dei van-
taggi dell’autostrada. Già da Morbio Superiore verso Sagno non risalta per palazzi e condomini, ma per casette, dimore dal sapore nobile e deliziosi centri storici raccolti attorno alla chiesa. È un risiedere tranquillo con il piacere di animare la vita sociale, sia nell’integrazione del tessuto umano in rapida trasformazione, che nel mantenere i collegamenti tra generazioni, gli anziani che han costruito la valle muro per muro e i giovani che guardano in basso ma poi, passata la buriana, tornano ad apprezzare silenzi ed operosità. E a riconvertire verso il sociale la storia recente ed antica. Come la biblioteca a Morbio sopra, in quel che fu il ne-
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gozio Coop, acquistato dal Comune; libri per tutti, luogo di incontro e confronto. Come il Gruppo ricreativo, autonomo ma in perfetta collaborazione con Comune e Parrocchia: 150 famiglie socie, non solo di questo Comune, corsi per tutti, dai bambini ai nonni, il pre-asilo, eventi e feste "tücc insema", attività ricreative, lunghe tavolate come domenica l’altra che erano più di duecento. «C’è sempre qualcosa nella serie delle proposte» indica soddisfatta Mariella Magatti, una delle tante che si mette a disposizione, volontariato cristallino. «Cinema all’aperto e teatro, musica e spettacoli, gite e corsi per un pubblico dai cinque ai novant’anni». In pratica si autofinanziano, sono il reticolo che contribuisce ad evitare lo sfrangiamento sociale. Discorso analogo a Sagno, che come tutta la valle è terra di Magistri d’opera, costruttori e stuccatori, di Mons. Franco Biffi, uno dei massimi esegeti della Dottrina sociale della Chiesa, di Francesco e Pietro Chiesa, l’uno scrittore e poeta, l’altro pittore. Germaine, moglie di Pietro Chiesa iniziò negli anni Trenta l’artigianato dei ricami in lana su iuta per aiutare a fronteggiare, con il lavoro delle donne, la crescente crisi agricola. «Siamo rimaste in tre – spiega Marta Arcioni – a lavorare con l’ago la lana di Sonogno filata a mano e tinta a colori vegetali che non scolorano. Con la nostra piccola bancarella proponiamo a qualche mercato e sagra cuscini e tovaglie e chissà che qualche giovane si aggiunga a noi». La Cooperativa Ul Furmighin ha rivitalizzato locali e negozi chiusi nei primi anni ’90 con osteria, alloggio, ostello e bottega. Ossia servizio alla popolazione che non è costretta a fare chilometri per rifornirsi, e ai turisti che possono fermarsi in Valle. Nella casa parrocchiale è conservata la biblioteca storica dell’Abate Antonio Fontana, direttore generale dei ginnasi in Lombardia (Sagno 1784 - Besazio 1865), 2300 volumi e quasi 500 fascicoli che spaziano dalla teologia alla letteratura antica e moderna, alla storia e alla pedagogia, traduzioni dal greco e saggi inediti. A conferma che qui la cultura è di casa.
2007 Dalla biblioteca al riordino urbanistico, alle energie alternative
Si realizzano i sogni nel cassetto nseguendo tante proposte si rischia di dimenticare la bellezza di un territorio che s’innalza verso il Bisbino. «Tranquillità, grandi panorami, molto sole», dicono all’unisono i due sindaci, che tra un annetto dovrebbero ritrovarsi in un solo Comune – Breggia, il fiume che unisce – assieme a Caneggio, Bruzella, Cabbio e Muggio, insomma la sponda sinistra della Valle. Entrambi hanno realizzato quello che era un sogno nel cassetto: la biblioteca per Morbio sopra, «punto d’incontro e addirittura centro sociale, libri per tutti, le mamme che leggono i racconti ai bambini, le vetrine a disposizione degli artisti locali» come sintetizza il sindaco Piermario Croci; nuovo bacino per l’acquedotto ed energie rinnovabili per Giuseppe Tettamanti, sindaco di Sagno. «Il terreno è calcareo, l’acqua scarseggia, allora ecco l’ordinanza per raccogliere l’acqua piovana per l’uso esterno e l’invito per le energie alternative, pannelli solari in primis. Così si abbinano funzionalità e rispetto del territorio, che van
bene anche per il turismo, vista la rete dei sentieri, la bellezza del nucleo, dei luoghi, della montagna». Al Comune che verrà, si chiede di assestare le finanze e perfezionare i servizi alla popolazione, possibilmente attraverso la figura di un segretario itinerante che sia un utile punto di riferimento per tutti, soprattutto per gli anziani. Il secondo sogno del sindaco di Morbio è di riportare il selciato nel nucleo, che per il resto ha mantenuto la tipica architettura rustica, tra archi e corti. Presto si provvederà al rinnovo della piazza per darle quella configurazione che le manca, proteggere il pedone, moderare il traffico. «Un Comune più grande comporta che ogni componente mantenga e anzi valorizzi le proprie caratteristiche», precisa. Ossia lo spirito, il genio del luogo, lo stesso che aveva finito col conquistare quel maestro di Magadino inviato a Morbio nella scuola costruita dai muratori emigranti ad inizio ’900; non ci voleva venire, il Dipartimento lo obbligò, finì col rimanerci trent’anni, morirvi e lasciare tutto al
IL PROGRAMMA
Venerdì 21 settembre Morbio Superiore 10.00 Vista a malati e anziani 14.00 Visita alle Scuole Elementari al Centro Lattecaldo 15.30 Visita alla scuola dell'Infanzia 16.00 Pausa caffè con il Gruppo donne 16.30 Incontro con i Gruppi parrocchiali: Gruppo catechesi - Coro - Atte Gruppo Ricreativo - FC 72 17.30 Incontro con il Patriziato 18.00 Incontro con il Municipio Cena con le Autorità Sabato 22 settembre Morbio Superiore 16.00 Incontro con i cresimandi e con le ragazze e i ragazzi di Scuola media 17.00 Visita al cimitero 17.30 S. Messa con il conferimento del Sacramento della Cresima Incontro con la popolazione nella sala multiuso comunale Buffet Domenica 23 settembre Sagno 09.00 Visita al cimitero 09.30 S. Messa con il conferimento del Sacramento della Cresima 10.45 Incontro con la popolazione e i gruppi 11.30 Incontro con il Consiglio parrocchiale 12.00 Incontro con il Municipio Pranzo
IL PROGRAMMA Comune. Sagno è il segno della Valle che rivive. Ha superato i 300 abitanti, si dispiega come un ampio soleggiato terrazzo, coltiva le proprie tradizioni, la cultura delle cose ben fatte sulla scorta dei costruttori-stuccatori migranti, il richiamarsi delle corti, le accoglienti dimore, il selciato ben rifatto, la strada in pietra che sale verso il Bisbino e gli alpi, il bosco come riserva di energia. «C’è richiesta di appartamenti, abbiamo definito un paio di zone edificabili, porteremo in dote al nuovo Comune la casa comunale che stiamo rifacendo affinché rimanga come luogo pubblico d’incontro».
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Il grazie del Vescovo a quanti si impegnano per la comunità Incontrando i diversi gruppi (Coro con cordialità e simpatia il Vescovo, solleci- che permettono un interessante dialogo con – Atte – Catechesi – Gruppo ricreativo – Gruppo donne – FC 72) nel pomeriggio di venerdì e rivolgendo a tutti una parola significativa e mirata, il Vescovo ha avuto modo di ripercorrere i diversi aspetti e settori della vita di una comunità, chiamata a ricevere e approfondire l’annuncio della salvezza; a celebrarlo nella liturgia; a testimoniarlo nella vita. Ha così sottolineato, con gratitudine e riconoscenza, funzioni e compiti di quanti collaborano in generoso volontariato per la catechesi; per animare la liturgia (con il canto o quali lettori); per tenere in ordine e pulite le chiese; per prestare attenzione alle singole categorie, con particolare riferimento ad anziani e malati; per essere disponibili nei diversi settori e servizi, che rendono attiva e presente la vita parrocchiale. È stato uno dei momenti della visita pastorale alle comunità di Morbio Superiore e Sagno, affidate a don Renzo Tettamanti. Due villaggi sereni e accoglienti, collocati in una posizione incantevole, che hanno ricevuto
to nel contraccambiare. La “tre giorni” era iniziata nella mattinata di venerdì con la visita ai malati nelle loro case; un momento di delicata attenzione sempre vissuto con gioia e commozione, al quale il Vescovo tiene particolarmente. Nel primo pomeriggio Mons. Grampa aveva invece incontrato gli allievi delle Elementari nel Centro scolastico consortile della Valle al Lattecaldo, sottoponendosi a un autentico bombardamento di domande, alcune anche impegnative. E successivamente si era fermato dai piccoli della Scuola dell’Infanzia. Momenti centrali sono stati le due Celebrazioni eucaristiche (nel tardo pomeriggio di sabato a Morbio Superiore; domenica mattina a Sagno), sempre precedute dalla sosta di preghiera in cimitero e durante le quali un gruppo di adolescenti delle due rispettive comunità ha ricevuto la Cresima, il sacramento della crescita cristiana, come usa chiamarlo Mons. Grampa. Sempre utili e costruttivi gli incontri con le autorità (comunali, parrocchiali e patriziali)
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il Vescovo, per il quale questo pellegrinaggio di parrocchia in parrocchia diviene preziosa occasione per conoscere capillarmente la realtà del Paese, attraverso un contatto diretto con la gente e con le singole situazioni, che variano di comunità in comunità e di regione in regione. Una conoscenza, sottolinea sovente Mons. Grampa, che diviene una premessa importante per il suo compito pastorale al servizio della diocesi e per le scelte che lo stesso comporta. Non ha potuto aver luogo, benché prevista nel programma di ieri pomeriggio, la salita al suggestivo colle di San Martino con una sosta di preghiera nell’antica chiesa, a causa di un altro impegno del Vescovo, che ha dovuto raggiungere il duomo di Milano per un’ordinazione episcopale. Una salita comunque solo rinviata, poiché Mons. Grampa ha previsto la partecipazione il prossimo agosto alla tradizionale sagra.
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Due parrocchie, un parroco e una fede che tiene conto delle tradizioni
L’integrazione all’interno delle comunità
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on Giuseppe Tettamanti è originario di Morbio Inferiore, ha le parrocchie di Morbio Superiore e Sagno. «Gente autentica, schietta, ogni parrocchia ha personalità, tradizioni e attività propria. E una bella collaborazione con le molte iniziative sociali, ricreative, culturali e di animazione sorte in questi Comuni. Qui la chiesa rimane un punto di riferimento». Gruppo donne, alcune mamme e papà che aiutano nella catechesi, Corale a Morbio, l’accompagnamento all’organo delle funzioni religiose, lo sforzo di interagire nell’integrazione dei nuovi arrivati che concorrono ad aggiornare la configurazione dei paesi e delle parrocchie. «C’è stato un sensibile mutamento negli ultimi decenni, diciamo pure di apertura, ma qui il legame con la storia e il territorio è costituito dalle tante iniziative sociali che davvero tengono vivo lo spirito di queste
comunità». Don Tettamanti ricorda come un tempo si guardasse più a monte, verso l’Italia, come conferma la secolare tradizione che fino ai primi dell’Ottocento portava alla Madonna del Bisbino. Oggi, soprattutto i giovani, più verso Mendrisio, Chiasso e l’autostrada. La parrocchiale di san Giovanni evangelista a Morbio Superiore sovrasta il villaggio, è stata edificata a fine ’700 su una fondazione molto più remota (Gilardoni) rispetto al riferimento al ’200, da Simone Cantoni di Muggio, l’architetto di Villa Olmo a Como. Pregevole anche la chiesetta di Sant’Anna, primo Settecento, con molti interessanti affreschi. Antichissimo l’oratorio di San Martino, lassù sulla collina, aula romanica e una lapide d’epoca longobarda con simboli cristiani, croce e colomba. Assieme ai numerosi reperti archeologici della zona, testimonia l’origine anti-
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ca di questi insediamenti. Disegnata dal Cantoni anche la parrocchiale di San Michele a Sagno su un impianto molto più antico, come testimonia il campanile romanico risalente a poco dopo il Mille. Interessante l’altare dedicato alle Sante Liberata e Faustina raffigurate, con la Trinità, nella pala dipinta nel Seicento da Michele Clericetti di Muggio. Ancora oggi, in gennaio, si celebra la festa di Santa Liberata contraddistinta dalla tradizionale benedizione del pane. «Quest’anno sono state distribuite oltre mille michette»… Spiccata la devozione verso la grotta di Lourdes, costruita ad inizio ’900 dal parroco don Spinelli, e verso la cappella di San Rocco, dove permane la tradizione dei "ciaritt", lumini ad olio in gusci di lumaca.
2007 MENDRISIOTTO CANEGGIO - BRUZELLA - CABBIO MUGGIO - SCUDELLATE 28 - 29 - 30 SETTEMBRE In Valle di Muggio: Caneggio, Bruzella, Cabbio, Muggio e Scudellate
Un polmone verde per l'intero Mendrisiotto Al di là delle aggregazioni, compiute o in arrivo, tutti pongono l’accento sul ruolo regionale della Valle. «È in questa prospettiva che prendono valore singoli progetti apparentemente locali» spiega la presidente della Regione, Maria Luce Valtulini.
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uel fondovalle ripido taglia profondamente i due versanti, ma più si sale e più si coglie l’unitarietà della Valle di Muggio: un balcone rivolto a sud – al sole, alla Lombardia – protetto alle spalle dal Generoso e dal Bisbino. E in cammino verso due entità: Casima, Monte e Campora con Castel San Pietro; Morbio Superiore, Sagno, Caneggio, Bruzella, Cabbio e (forse) Muggio nel nuovo Comune di Breggia. Muggio recalcitra. «Abbiamo votato contro, anche aggregandoci agli altri cinque non risolviamo i nostri problemi, la fusione va fatta non spaccando in due ma unendo la valle secondo un concetto di territorio, neanche il nome ci va bene: che biso-
gno c’era di cambiare, cosa c’entra la Breggia?» elenca il sindaco Leonello Fontana. Risultato? «Faremo ricorso e anche referendum nel caso il Gran Consiglio approvi». Affaire à suivre. Intanto ottiene l’unanimità il concetto di sviluppo regionale mentre, sotto sotto, anche gli altri sindaci lasciano intendere che i due Comuni dovrebbero costituire il passo intermedio verso un’entità amministrativa più ampia, che in futuro potrebbe aggregarsi alla "grande Mendrisio" piuttosto che a Chiasso, nel nome della montagna comune, il Generoso, che da queste parte giustifica più che mai il suo nome, visto che da sempre alimenta l’economia e la socialità della valle. «Allevamento,
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pastorizia, fauna, fieno, boschi, il Generoso è come una grande madre che non fa mancare i suoi frutti» rileva Gilberto Bossi, già sindaco di Caneggio e memoria storica di queste parti. Sul concetto territoriale la Regione va ancora oltre. Già comprende, oltre alla Valle di Muggio, anche la Val Mara (Arogno e Rovio) e Salorino, ma alza l’asticella a tutto il Mendrisiotto, dal ponte-diga a Chiasso. «Ponendo l’accento sulla promozione economica regionale, la prospettiva è quella di un’agenzia regionale di sviluppo» indica la presidente Maria Luce Valtulini. «E proprio in una visione regionale prendono valore anche i singoli progetti apparentemente locali». Cita la valle come polmone verde, la cooperativa La Dispensa, un servizio per Caneggio, Muggio e Monte che ha aiutato a nascere dopo la chiusura dei negozi Coop; cita la collaborazione con la Comunità montana lario-intelvese per costruire il ponte pedonale tra Scudellate ed Erbonne (appena di là le confine, ma abitato da ticinesi), che avvicina ed unisce l’alta valle; cita lo Zincarlin, che affianca i più noti furmagin, per il quale la Regione partecipa a una società con i privati per farlo maturare al meglio in una delle straordinarie (temperatura, umidità, circolazione dell’aria) cantine di Salorino. Piccoli interventi che contribuiscono a far vivere una valle discosta. «La nuova politica regionale guarda alla collaborazione intercomunale nell’intento di valorizzare il territorio tramite i prodotti, le offerte e le infrastrutture locali, che vanno messe in rete». Discorso ampio anche per l’AFOR, l’Azienda Forestale della Valle di Muggio, che già dà lavoro e 12 persone e 3 apprendisti nel conservare e valorizzare il patrimonio boschivo, esteso ormai su oltre due terzi della valle. «Legna ce n’è tantissima, è una risorsa da utilizzare anche come energia rinnovabile, forniamo truciolati a privati e Comuni, sistemiamo boschi e selve castanili anche come aree di svago» spiega il presidente Michele Gaffurri. Si potano i castagni con la tecnica alpinistica del free climbing, arriverà presto una teleferica mobile per interventi rapidi e mirati nei boschi.
2007 speranza è nelle nuove generazioni, il nostro asilo accoglie anche i bambini di Cabbio e Muggio», spiega il sindaco Luca Cavadini. In valle è un rincorrersi di iniziative, come la castagnata, quest’anno a Monte, letteralmente presa d’assalto. Le castagne sono buone, l’incontrarsi e fare festa ancora di più.
La Valle rivive tra pregio residenziale e spirito di villaggio
Il Generoso come una grande madre «
o spirito di collaborazione appartiene alla storia della Valle», taglia corso Gilberto Bossi. «Sino a fine ’700 intercorreva soprattutto tra le parrocchie: Caneggio era parte di quella di Bruzella, Casima di quella di Cabbio, la parrocchia di Muggio riuniva Scudellate, Erbonne e Muggiasca, frazioni un tempo molto popolate». Ancora sessant’anni fa Scudellate aveva una scuola con una cinquantina di allievi, le famiglie erano numerose, garanti del sostentamento erano l’emigrazione e il Generoso. «I nostri valligiani si diffondevano come un nomadismo verso l’Italia del nord, dove vendevano immagini sacre e si facevano valere come muratori. Dalla seconda metà dell’800 si sono indirizzati verso i Cantoni romandi, soprattutto Neuchâtel e la Val de Travers, un viaggio di sette giorni a piedi, ma anche verso l’Australia e la California. Chi rimaneva, oltre all’alpeggio tagliava boschi, faceva il carbone e segava anche i prati magri dalle pendenze vertiginosi». Oggi avanza il bosco, tranne dove resiste qualche alpigiano come agli alpi Nadig e Genor, sopra Roncapiano e sotto la vetta del Generoso. In basso la valle rivive. Popolazione in leggero, costante
aumento, qualità residenziale di prim’ordine, spirito di villaggio che sopravvive pur a pochi minuti dall’autostrada, un ambiente intatto e a tratti selvaggio, abbondanti tracce storiche dell’uso parsimonioso delle risorse, numerose testimonianze storiche: nevere, cisterne, fontane, roccoli, granai, carbonaie, ponti, mulini, muri a secco, cappelle su cui vigila il Museo etnografico di Cabbio, casa Cantoni, che propone ancora per un anno la mostra "L’albero monumentale", protagonista della storia, concreta e metaforica, della valle. E promuove interventi di salvaguardia, come per la selva castanile sopra il nucleo di Caneggio, il roccolo di Scudellate, il Mulino di Bruzella. «I Comuni stanno dedicando le ultime forze a promuovere il nuovo (per noi: posteggi, sistemazione della piazza, impianto di smaltimento delle acque, canalizzazioni) e mantenere l’eredità del passato, come la nostra fontana, due abbeveratoi e un lavatoio», afferma Arno Codoni, sindaco di Cabbio. Stesso discorso a Bruzella, adagiato su declivi a terrazzi dove lo spirito di socialità tiene vivo il gruppo giovani, giovane dei suoi vent’anni, che collabora con la parrocchia. «La
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IL PROGRAMMA
Venerdì 28 settembre Caneggio 10.00 Visita a domicilio dei malati 14.30 Incontro con i bambini della Scuola dell'Infanzia 15.30 Incontro con il gruppo anziani presso l'Oratorio 17.00 Visita al Cimitero Processione verso la chiesa parrocchiale e recita del San Rosario 17.30 Santa Messa nella chiesa 18.30 Incontro con la popolazione 19.30 Cena con i ragazzi e i giovani delle parrocchie presso l'Oratorio Sabato 29 settembre Bruzella 09.00 Visita al cimitero Processione verso la chiesa parrocchiale e recita del San Rosario 09.30 Incontro con la popolazione Cabbio 10.30 Visita al cimitero Processione verso la chiesa parrocchiale e recita del San Rosario 11.00 Incontro con la popolazione di Cabbio Muggio 16.00 Visita al cimitero Processione verso la chiesa parrocchiale e recita del San Rosario 16.30 Incontro con la popolazione Scudellate 17.45 Visita al cimitero Processione verso la chiesa parrocchiale 18.00 S. Messa nella chiesa 19.00 Incontro con la popolazione 19.30 Cena con i Consigli parrocchiali, i Municipi e i Patriziati presso l'Ostello Domenica 30 settembre Cabbio 10.00 Santa Messa e conferimento del sacramento della Cresima nella chiesa Segue aperitivo offerto a tutta la popolazione
IL PROGRAMMA
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Invito a una pastorale d’assieme Con la cima del Generoso già spruzzata dalla prima neve, il Vescovo ha vissuto intense giornate di visita pastorale nelle cinque parrocchie della sponda sinistra della Valle di Muggio (Caneggio, Bruzella, Cabbio, Muggio e Scudellate) affidate alla cura di don Daniele Lo Prinzi, incontrando anziani e malati nelle loro case, un gruppo di persone attive della terza età, i piccoli della scuola dell’Infanzia, ragazzi e giovani, autorità e fedeli d’ogni categoria. È una costante della visita pastorale la sosta nei cimiteri; non solo per ricordare i defunti, ma anche per affermare l’unione della Chiesa del cielo con quella della terra ed annunciare a un mondo sempre più confuso ed incredulo la realtà della risurrezione e della vita eterna. Nelle citate parrocchie i cimiteri non sono mai vicini alla chiesa parrocchiale, come è sovente consuetudine; così, terminata la sosta nel camposanto, la preghiera è proseguita in una processione, semplice e raccolta, scandita dalle Ave Maria del Rosario verso la chiesa. Chi sfrecciava veloce sulla strada della valle
si sarà meravigliato di imbattersi in quell’andare composto di fedeli, con davanti il loro Vescovo ed una croce. I comuni della sponda sinistra della valle sono impegnati in un’azione di non facile fusione, per dare vita ad un unico comune che prenderà il nome dal fiume che dal Generoso scende verso il piano: Breggia. Le parrocchie invece, che restano autonome, da decenni ormai vivono un’esperienza intensa di comunione pastorale, che unisce tutte le forze vive della valle, impegnate a mantenere attiva la presenza cristiana nei singoli villaggi, che possiedono edifici sacri di grande valore artistico, accuratamente restaurati e conservati con dedizione all’uso delle singole comunità. Una pastorale d’assieme ben sottolineata ieri mattina a Cabbio in occasione della celebrazione del sacramento della Cresima. I diversi campanili svettano alti, segnando i villaggi; attorno le case, vicine le une alle altre, fra queste alcune nuove, segno di una bella vitalità. Queste chiese sono una preziosa testimonianza della fede dei padri e diven-
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tano richiamo per le singole comunità, come sottolineato più volte da Mons. Grampa, chiamate a trasmettere l’eredità della vita cristiana alle nuove generazioni. L’incontro con i giovani e i ragazzi (venerdì sera a Caneggio) è stato durante una cena di amicizia, che ha permesso al Vescovo di esortare i partecipanti ad una riscoperta della bellezza e della validità della vita cristiana pur in mezzo alle dissipazioni ed alle molteplici distrazioni della vita moderna. Ogni gesto, durante queste intense giornate, per quanto ripetuto, conservava la freschezza della prima volta ed era vissuto sempre dai presenti con consapevole partecipazione. La presenza di numerose famiglie giovani con un buon numero di bambini è segno di speranza e di futuro per questa vallata, dal suggestivo orizzonte di verde, ben ancorata alle sue tradizioni, come emerso durante l’incontro che il Vescovo ha avuto, nella serata di sabato, con le autorità comunali, parrocchiali e patriziali delle diverse comunità nell’accogliente ostello di Scudellate.
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Con cinque parrocchie e tanti insigni monumenti d'arte ed architettura
Per il parroco impossibile annoiarsi
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inque parrocchie, un parroco, don Daniele Lo Prinzi, la necessità di collaborare. «Ognuno ha i suoi ritmi e la sua autonomia, ma l’intesa interparrocchiale è buona. Fa da catalizzatore l’oratorio di Caneggio, c’è un Coro interparrocchiale, cinque volte l’anno si celebra la Messa delle famiglie nelle diverse parrocchie, operano bene e talvolta si riuniscono insieme i Consigli parrocchiali, mi affianca il Consiglio pastorale». Insomma il parroco non si sente solo, alcuni laici aiutano nella catechesi, si tengono corsi di formazione per adulti, il gruppo anziani si incontra all’oratorio, prepara lavoretti per i mercatini e addobbi per le chiese. Accanto ad alcune dimore signorili, le chiese rappresentano il principale patrimonio artistico e architettonico della valle, del resto contrappuntata da frequenti segni religiosi. A Muggio sono nati costruttori come Cantoni e i Fontana, Luigi e Pier Luigi, che hanno operato anche in valle. Simone Cantoni (1739-1818) – figlio di Pie-
tro, capomastro e costruttore di fortificazioni militari per la Repubblica di Genova, e fratello di Gaetano, architetto civile pure a Genova – è considerato uno dei massimi architetti neoclassici; della sua intensissima attività vanno citati quantomeno Villa Olmo a Como, la chiesa dei SS. Gervasio e Protasio a Gorgonzola (dove è sepolto), meraviglioso esempio di neoclassicismo lombardo che si specchia nel Naviglio della Martesana, palazzi a Milano e Genova, chiese, case e ville in Brianza; in Ticino le parrocchiali di Morbio Superiore, Sagno, Cabbio e Bruzella. Niente ad invidiare, dicono gli storici dell’arte, al Piermarini e al Vanvitelli. Tutti i villaggi sono riuniti attorno alle loro chiese. A Caneggio la parrocchiale di Santa Maria Assunta, ricca di stucchi e affreschi, e la chiesetta di San Antonio da Padova, di origine tardomedioevale. A Bruzella la parrocchiale di San Siro dalla graziosa facciata rococò e la cappella della Madonna di Loreto allo Zocco, introdotta dalle cappelle
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della via Crucis, con sagra molto partecipata ad inizio settembre. A Cabbio la parrocchiale, dedicata al San Salvatore, poggia su un ampio terrazzo all’ingresso del villaggio; al Gaggio sorge la cappella di San Antonio da Padova. La cinquecentesca parrocchiale di San Lorenzo a Muggio conserva dipinti da Antonio Francesco Silva, è stata ricostruita nel ’700 dall’arch. Giuseppe Fontana di Mendrisio (stupenda la facciata convessa, ridipinta d’un tenue verde pastello e coperta da un originale tetto di linea curva), cui si deve anche la chiesa della Beata Giuliana Falconieri a Roncapiano. A Tur, isolata sull’altra sponda della Breggia, sorge la chiesa di San Giovanni Battista, seicentesca. La parrocchiale di Scudellate è dedicata all’Addolorata: il campanile domina la valle, all’interno la Madonna è dipinta quale rifugio dell’umanità. Appena dietro, il sentiero svolta verso il Generoso.
2007 MENDRISIOTTO CASTEL SAN PIETRO (GORLA - CASIMA - MONTE - OBINO - CAMPORA - CORTEGLIA)
19 - 20 - 21 OTTOBRE Castel San Pietro con Casima e Monte-Campora
Tra nuclei e vigneti il trionfo della socialità Quasi una ventina le Associazioni per una ben radicata rete sociale. Castello è il Comune “più vignato” del Ticino; non si limita agli ottimi vini ma aspira ad un’integrazione dei prodotti gastronomici della zona, Valle compresa. Castello gli anziani son diventati degli storici. Le trasformazioni son state così radicali e repentine che è impossibile non ricordarsene. Il balcone è sempre lo stesso, anche nel suo degradare verso il piano, una sorta di sentinella verso la pianura e la frontiera tanto da crescere attorno al castello che ha dato il nome al villaggio; oggi rimangono pochi ruderi e quel gioiello che è la “chiesa rossa”, ovviamente dedicata a San Pietro. Ci si ricorda ancora delle case coloniche, degli ampi spazi di coltivo, delle trecce di granoturco e delle "filze" di tabacco appese ai loggiati. Del vino fatto in casa, ognuno il suo, con i ragazzi a far la gara per pigiare l’uva. Del “fare tombola” come racconta Olindo Sulmoni, ossia della felicità per aver staccato il prezzo migliore dalla vendita delle foglie di tabacco. Oggi Castel San Pietro riassume le sue storie. Quella antica, più che millenaria, delle tombe d’epoca tardoromana, del castello che accoglieva anche il palazzo vescovile, si riassume nella chiesetta con la facciata rosso pastello; quella di mezzo, con l’edificazione di splendide chiese e l’emigrazione d’arte, stuccatori, decoratori e intarsiatori. Quella tra Otto e Novecento con altra emigrazione soprattutto verso la Romandia e l’immigrazione di artisti che hanno dato vita al Rot Blau (una stagione importante dell’arte moderna) e, fondendosi con altri della regione, al Gruppo 33. Testimone costante è la storia contadina. Allungandosi lungo i secoli, ha riunito vicende diverse ed anche contrapposte, sapendole alfine modellare attorno al “genius loci”, un cocktail di acutezza e bonomia, di accoglienza e socialità, di rapporto armonico con il territorio che continua
tuttora. «Siamo uno dei Comuni più vasti del Ticino» ricorda il sindaco Lorenzo Bassi. Infatti si estende dal Generoso, di nome e di fatto, alle
gole della Breggia, allargando il vecchio nucleo abbarbicato alla chiesa nella serie di casette della zona residenziale che quasi uniscono le storiche frazioni, andando a recuperare negli ultimi anni gli abitati di Monte, Casima e Campora. Da Corteglia in su, in quest’altra porta della Valle di Muggio, oggi è una festa per i vigneti, uve e vini Merlot e Sauvignon “corposi e fruttati” precisa Mauro Ortelli. Le vigne hanno sostituito il coltivo; tra prati e pascoli l’allevamento occorre cercarlo in alto, alpe Grassa e dintorni, dove l’aria è frizzante. «La varietà del paesaggio e dei prodotti, dal vino ai formaggini alla salumeria, dovrebbe indurre ad unire le forze per puntare su un’offerta
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gastronomica complessiva e di qualità» afferma Ortelli. Non si fa fatica a rintracciare il minimo comun denominatore della zona, basta scorrere l’elenco delle Associazioni, quasi una ventina, e sapere – come indica Fabio Janner, presidente del Consiglio parrocchiale – «che appena si decide di fare qualcosa, la gente risponde con generosità». A Castello è l’apoteosi della socialità, un tratto comune a tutto il Mendrisiotto, tanto che il salone multiuso delle scuole e quello parrocchiale talvolta non bastano, per cui il Comune sta pensando ai "cuntitt", una casa nel nucleo che vorrebbe ristrutturare e destinare proprio alle attività sociali. Se uniamo socialità a qualità del territorio – vecchio nucleo, zone residenziali, posizione soleggiata, vicinanza a Mendrisio e ai gangli della comunicazione – ben si capisce come la popolazione sia in aumento. Dopo la piccola aggregazione di tre anni fa, guarda compassata a quella con Mendrisio e dintorni, come a dire
che cambierebbe poco. Intanto si sono sistemati acquedotto e canalizzazioni, c’è l’unico campo sintetico della zona, si pensa a migliorare l’assetto stradale nel paese, si vive una situazione finanziaria tranquilla con una pressione fiscale su livelli medi, ci si tiene strette ditte interessanti come la Pamp, metalli preziosi e la Medacta, tecnologie d’avanguardia in campo medico.
2007 Accoglienza ed integrazione lungo una tradizione che continua
Gli esempi degli Istituti Sant’Angelo e Beato Guanella
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na delle frazioni è Loverciano, che significa Palazzo Turconi e da più di cent’anni Istituto Sant’Angelo. La signorile residenza di campagna eretta tra fine Seicento e inizio Settecento (forse da uno dei Silva di Morbio) ha ospitato personaggi illustri come Garibaldi, Mazzini, Verdi e Manzoni; poi è stata retta da istituzioni religiose, fino a poche settimane fa le suore della Santa Croce di Ingenbohl, mentre adesso è una Fondazione, che continua ad occuparsi di minorenni con difficoltà di apprendimento. Per assicurare la continuità («promuovere ed attuare con ogni iniziativa atta ad aiutare, educare e integrare nella società minorenni con particolare e non esclusivo riferimento a portatori di handicap») la storica istituzione è ancora diretta da suor Tiziana, che si avvale di insegnanti ed educatori. Sette altre suore sono presenti a titolo volontario, e il passaggio di proprietà, se da una parte conferma l’importanza di questa istituzione, dall’altra costituisce un felice esempio di mantenimento dello spirito altamente umanitario su cui si regge. Nel villaggio è iniziata la profonda ristrutturazione della Casa anziani Beato
Guanella, retta dalle suore guanelliane. Quella preesistente sarà affiancata da una moderna struttura, anche qui con l’intento di dare un futuro aggiornato ad un’istituzione sociale di prim’ordine. Impossibile che cotanti esempi di dedizione al prossimo non siano stati di modello e di edificazione per la popolazione, favorendo quell’atteggiamento di accoglienza e integrazione che caratterizza questa comunità. «Ogni frazione ha la sua festa, la sua sagra – sottolinea il sindaco Bassi – con sempre qualcuno che organizza, propone e vivacizza; ci sono esempi di successo come la squadra di calcio e il carnevale di “cavri”. Nel complesso sono tali e tante che a fine anno contattiamo tutte le associazione per stilare un calendario ed evitare sovrapposizioni». Appena si alza lo sguardo sul colle si impone la chiesa di Sant’Antonino a Obino, la frazioncina dove nella notte di San Silvestro 1924-25 Albert Müller, Hermann Scherer e Paul Camenisch fondarono il gruppo Rot Blau. Più su la collina diventa montagna tra prati, boschi, pascoli e sentieri fino all’alpe di Castello, un cascinale attorniato da pascoli con pecore tutto l’anno. Ai
IL PROGRAMMA
Venerdì 19 ottobre Castel San Pietro 09.00 Incontro con le scuole Elementari 10.00 Incontro con la scuola dell’Infanzia 11.00 Visita ai malati 11.45 Incontro con i maestri, gli educatori, i bambini e i ragazzi dell’Istituto Sant’Angelo di Loverciano Pranzo e incontro con le Suore dell’Istituto 15.00 Visita ai malati 16.30 Visita a una fabbrica Gorla 17.00 Santa Messa 19.00 Cena con ragazzi, giovani e scout al centro parrocchiale 20.30 Incontro con il gruppo famiglie al centro parrocchiale Sabato 20 ottobre Casima 09.00 Visita al cimitero e alla chiesa Monte 10.00 Visita all cimitero e alla chiesa Obino 11.00 Visita alla chiesa e aperitivo 12.15 Pranzo con i Consigli parrocchiali e il Municipio 14.30 Incontro con il gruppo anziani al centro parrocchiale 16.00 Incontro con i viticoltori di Castello sul sagrato della chiesa Campora 17.15 Visita al cimitero e Santa Messa 20.00 Incontro con la popolazione al centro parrocchiale Domenica 21 ottobre Corteglia 08.30 Santa Messa Castel San Pietro 10.00 Preghiera in cimitero Processione alla chiesa Santa Messa 12.00 Pranzo 14.30 Visita alla chiesa rossa e incontro con i Consigli parrocchiali
IL PROGRAMMA mille di quota ecco l’alpe Grassa, altra azienda annuale con una decina di mucche, settanta capre, maiali e cavalli. La gestisce da un quarto di secolo una coppia fedele di alpigiani. La stalla è nuova di zecca, la vecchia costruzione è stata ristrutturata in appartamento per i contadini e osteria a pianterreno con possibilità di pernottamento per sei persone; insomma un agriturismo nel verde e nel silenzio, con i prodotti dell’alpe. Il vecchio alpe del Caviano è utilizzato come residenza secondaria. Il patriziato, che ha investito oltre due milioni nella Grassa, ha altri progetti,
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Castel San Pietro – Monte – Campora – Casima “Benvenuto caro Vescovo”: un accogliente striscione all’altezza del campo sportivo lungo la cantonale che sale da Mendrisio, manifestava subito con cordialità e simpatia l’attesa della visita pastorale alle comunità di Castel San Pietro, Monte-Campora e Casima, affidate da poche settimane al loro nuovo parroco, don Ambrogio Bosisio. Una visita intensa, ben preparata e seguita nel succedersi di appuntamenti, incontri, celebrazioni sull’arco delle tre giornate riservate a queste comunità dal calendario del pellegrinaggio del Vescovo nel Medrisiotto. A poche ore dal suo rientro dal viaggio culturale-religioso in Cina, certamente interessante, ma altrettanto faticoso, Mons. Grampa si è subito immerso nel vivo della sua attività, che ritrova proprio nelle visite pastorali uno dei capitoli – fra i molti – più significativi, ma altrettanto impegnativi del suo servizio episcopale. Uno spazio insolito, pur nell’ambito di uno schema ampiamente collaudato di queste visite, è stato dedicato dal programma di Castel San Pietro al mondo del lavoro attraverso la sosta nel Salumificio del Castello (Capoferri SA) e l’incontro con i viticoltori sul
sagrato della chiesa, da dove, come sottolineato dal Vescovo, “si contempla un orizzonte stupendo e dove i vigneti sono uno scenario suggestivo”. Ed ha espresso ai viticoltori presenti “apprezzamento e gratitudine per il vostro lavoro, che dona agli uomini e alle loro mense il vino generoso della vite, che nel libro della Bibbia ha sempre una presenza importante e significativa, quale espressione di festa, di gioia e di convivialità”. Ha ripercorso la cura riservata alla vite sull’intero arco dell’anno per ricavarne un insegnamento: “altrettanto impegno va dedicato alla nostra vita, personale e comunitaria, che dobbiamo saper potare, curare, proteggere, far fruttificare, con pazienza, costanza, anche con sacrificio, perché conosca frutti sinceri e l’abbondanza della vendemmia”. Visitando il Salumificio ha sottolineato “significato e dignità del lavoro, attraverso il quale veniamo associati al mistero d’amore della creazione e collaboriamo alla promozione, al benessere e al bene comune dell’intera comunità”. La visita alle piccole parrocchie di Casima e di Monte, le celebrazioni a Campora e a Castel San Pietro (venerdì a Gorla, domenica a Corteglia e nella parrocchiale dedicata a Sant’Eusebio); la preghiera nei diversi cimiteri; gli
che riassume il presidente Silvano Parravicini. «A Pianezz è previsto un ampliamento della zona turistica con alcuni appartamenti. La collaborazione con Regione e Comune prevede lo sfruttamento del bosco ad Albareda. Come volontariato recapitiamo legna di bosco a chi ne fa richiesta. A noi interessa gestire il bosco con chi si dà da fare».
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incontri con le persone malate a domicilio, con le scuole (Elementari e dell’Infanzia), con il gruppo famiglie, i giovani e gli scout, le autorità (comunali e parrocchiali), sono stati altrettanti momenti utili per approfondire una conoscenza e per richiamare l’importanza di un impegno, che diviene un dovere. Quello di trasmettere alle nuove generazioni significato e valore della vita cristiana, affinché la preziosa eredità ricevuta dai padri non vada smarrita. Un invito rivolto soprattutto alle famiglie, esortandole a presentare la proposta cristiana, quale sorgente di gioia vera e di autentica libertà. Non poteva mancare una sosta all’Istituto Sant’Angelo di Loverciano, che da anni svolge un prezioso servizio sociale ed educativo e che recentemente è passato ad una nuova Fondazione, presieduta peraltro dallo stesso Mons. Grampa, assicurando così un’auspicata continuità di presenza e di opera. La visita alla chiesa di Obino (“costruita in alto, come una sentinella che veglia”) e alla suggestiva chiesa rossa (“dalle limpide linee architettoniche”) è stata pure occasione per ricordare che le nostre comunità affondano le loro radici in una terra fertile, capace di generosi germogli, da adeguatamente coltivare, custodire, far crescere.
2007 «Collaborazione in una visione interparrocchiale» indica il nuovo parroco don Bosisio
Una parrocchia che si apre verso le piccole comunità della valle, i giovani e i catechisti
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er il nuovo parroco, don Ambrogio Bosisio, è prematuro il bilancio dei primi cento giorni. Sono solo trenta ma l’aria è già soddisfatta e propositi van maturando, su tutti la sistemazione e pulitura della stupenda parrocchiale di Sant’Eusebio. «Vedo che c’è voglia di fare, ecco un primo traguardo». Don Bosisio è nativo di Erba, ha studiato nel seminario di Lugano, ha svolto la sua attività pastorale tra Mendrisio, Caslano, Lugano e Collina d’Oro, è soddisfatto di questo ritorno nel Mendrisiotto che ama. Ritrova a Castello i cipressi lasciati a Sant’Abbondio di Gentilino… in duplice filar. Dire che è stato bene accolto è dire poco, come conferma Fabio Janner il quale pone l’accento sullo spirito di collaborazione. Nel Consiglio parrocchiale, «dove prima che amministratori siamo un gruppo di amici». Dei laici con la parrocchia: «Non si potrebbe fare quanto si fa se non ci fosse un’esemplare disponibilità nella gestione e manutenzione degli edifici. Infatti – conferma – presto metteremo mano alla parrocchiale, cominciando dal tetto». Dei laici nella catechesi
verso bambini, ragazzi e giovani, avendo come punto di riferimento il Centro parrocchiale. Delle tante Associazioni nell’organizzare sagre e feste religiose, visto che ogni frazione ha il suo oratorio. La parrocchiale di Sant’Eusebio è una delle più ricche creazioni del barocco ticinese, eretta nel Seicento da Agostino Silva su precedente impianto duecentesco. L’interno è sontuoso con cornicioni, stucchi, statue, affreschi e marmi: una stupenda antologia di opere di artisti locali, dal Silva al Carabelli, da Innocenzo Carloni ai Pozzi, Moresco, Lironi, Pancaldi e altri in un susseguirsi ininterrotto ed armonioso di opere d’arte. Un’autentica meraviglia in attesa dell’annunciata… ripulitura. La chiesa di San Pietro, chiesa rossa con la sua facciata a capanna sorge sullo sperone di roccia che sovrasta la Breggia, ha una ricca storia evidenziata dai rilievi archeologici, porta affreschi trecenteschi. La cappella di San Rocco è una costruzione neoclassica; il cimitero con cappella centrale progettata da Luigi Fontana accoglie diverse tombe monumentali ed opere di artisti del secolo scorso. A Obino, la
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chiesa di Sant’Antonino (anch’essa monumento nazionale) domina il paese, è di origini romaniche e arricchita nei secoli da un’ininterrotta serie di splendide opere d’arte. A Loverciano sorge l’oratorio di San Rocco, a Corteggia dell’Addolorata e di San Nicola da Tolentino, entrambi cinquecenteschi, a Gorla della Madonna di Caravaggio. La parrocchiale di Campora dedicata a San Fermo ha nella cupola un affresco del Rinaldi. A Monte, la parrocchiale di San Antonio Abate, anch’essa ricca di opere d’arte, è fronteggiata dall’ossario e nella parte alta del villaggio sorge l’oratorio di San Filippo. All’Addolorata e San Carlo Borromeo è dedicata la parrocchiale di Casima. Il parroco don Bosisio pone l’accento sulla necessità di una strategia di zona o vicariale. «Ho trovato risorse attive ed esigenze da colmare nella collaborazione all’interno di una visione interparrocchiale». «La realtà religiosa è viva – gli fa eco Fabio Janner – e diventa sempre più impellente la collaborazione tra Castello e le parrocchie più piccole, anche per collegare i gruppi di laici che si impegnano nel mantenere viva l’attività religiosa. In questo senso le aggregazioni tra Comuni possono essere un incentivo anche per le parrocchie».
2007 MENDRISIOTTO MERIDE - ARZO - TREMONA 26 - 27 - 28 OTTOBRE Una passeggiata tra gli splendidi villaggi di Meride, Arzo e Tremona
Lassù sulla “montagna” una vita a regola d'arte «L’obiettivo è preservare l’attuale qualità della vita» dicono i sindaci. I villaggi valorizzano le rispettive specificità ma guardano con fiducia all’aggregazione, forti dell’abitudine a collaborare. a "montagna" del Mendrisiotto è un laboratorio. Lassù si studia tanto la formazione della terra, sfogliando le pagine di roccia del San Giorgio lungo una storia geologica di quasi 300 milioni di anni, quanto la storia dell’uomo scavando in insediamenti che riconducono al Neolitico, ossia al passaggio dall’economia basata sulla caccia e sulla raccolta a quella sulla coltivazione e sull’allevamento. Un po’ pomposamente la si chiama montagna (in verità il San Giorgio sfiora appena i 1100 metri d’altitudine) forse perché vi si sale da un sacco di tempo, da diverse migliaia di anni come testimoniano gli scavi in corso a Tremona, località Castello. La zona è sempre stata attrattiva, non c’è che dire. Gli abitanti sono fieri del loro passato remoto ma anche della storia più recente, quella dell’emigrazione d’arte, alla quale hanno dato un contributo straordinario. Nello stemma di Arzo campeggia una chiesa color giallo oro, a simboleggiare non
una ma due cattedrali, quelle di Milano e di Como ricche di marmi arzesi e alla cui realizzazione parteciparono parecchi lapicidi del villaggio. Ogni Comune ha le sue glorie artistiche, un elenco praticamente interminabile di "magistri" che hanno operato in mezza Europa, soprattutto in Polonia. Dalla Polonia giunge don Mirko Kaleta, polacco, parroco da dieci anni di Arzo, Meride e Tremona, ha studiato in una cittadina vicino a Cracovia, dove un palazzo è stato costruito dall’arch. Trevano di Lugano; le coincidenze non finiscono qui, visto che alcuni anni fa, in pellegrinaggio con i parrocchiani a Varsavia, visitando una chiesetta dedicata a San Antonio da Padova, hanno ammirato le opere dei fratelli Giorgioli di Meride: gli affreschi del più noto Francesco Antonio (cui ha dedicato un’esauriente monografia il prof. Giovanni Piffaretti) e gli stucchi di Carlo Giuseppe. Risalendo la frequentatissima traccia d’arte si giunge sino allo scultore Remo Rossi,
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nativo di Arzo, ad artisti locali ed immigrati che popolano la montagna, a sua volta punteggiata da una serie pressoché infinita di opere d’arte nelle chiese, oratori e cappelle ma anche nei nuclei storici: viuzze, acciottolati, cortili interni, logge talvolta sorrette da colonne con capitelli d’ordine toscano, porticati, portali di pietra di Saltrio o marmo di Arzo degni di nobili abitazioni cittadine… Il paesaggio non è da meno, con i declivi pastellati di vigneti che danno ottimi vini, di orti e prati. Non c’è da meravigliarsi se la popolazione aumenta, se le scuole materne e le Elementari consortili di Arzo sono gonfie di bambini e ragazzi, se per Marco Bronzini, sindaco di Tremona, «l’obiettivo è preservare la qualità di vita nella stabilità»? Così dicendo pensa anche all’aggregazione. «Non siamo nella necessità di doverla fare, il moltiplicatore è al 75% ma a lungo termine non c’è scampo proprio per preservare la qualità di vita». E cita l’acqua, la gestione del traffico, i collegamenti pubblici, la sicurezza, la garanzia che continui l’efficienza di servizi che richiedono sempre maggiori competenze. Da Arzo, Carlo Valsecchi gli fa eco ribadendo che l’attuale rete di servizi e strutture va mantenuta, integrata e magari migliorata in un’ottica più ampia. Non manca di sottolineare la capacità di risorgere dopo le stagioni delle cave e delle camicerie. «Trent’anni fa avevano fino a mille dipendenti, oggi poche decine».
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IL PROGRAMMA
Venerdì 26 ottobre Meride 09.30 Incontro con i bambini del primo ciclo di Scuola elementare 10.30 Incontro con i bambini del secondo ciclo di Scuola elementare 14.00 Visita alla Scuola dell'Infanzia Arzo 15.00 Visita alla Scuola dell'Infanzia 17.30 Santa Messa nella chiesa parrocchiale 20.00 Incontro con la popolazione di Arzo, Meride e Tremona nel salone parrocchiale
Don Mirko Kaleta pone l'accento sull’interazione all'interno delle parrocchie
Il parroco che ha ripercorso al contrario le strade dei “magistri” «
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ico grazie, e sa perché? Perché tutti collaborano, tre parrocchie e tre Comuni ma è come avessero un obiettivo solo» esordisce don Mirko Kaleta, il parroco "predestinato". Non ci fosse collaborazione, come si farebbe con la manutenzione di tanti e tali monumenti ed opere d’arte? Don Kaleta ricorda che Arzo dal 5 novembre 1897 è stata la prima destinazione del giovane prete Aurelio Bacciarini, poi Vescovo di Lugano, quindi elenca i restauri di chiese, oratori, cappelle, Via crucis come quella di Tremona dipinta dal Ribola salendo il colle verso Sant’Agata, persino i preziosi organi, quello di Arzo e i due di Meride. «Collaborazione e non competizione, per cui è normale l’interagire tra le parrocchie: oratorio ad Arzo, preparazione dei bambini e ragazzi, feste patronali, Consigli parrocchiali e quanto è necessario nelle parrocchie e nelle chiese». A Meride si avvale della collaborazione di don Angelo Arrigoni (come prima di don Cesare Realini) tornato per la quiescenza dopo 29 anni trascorsi come parroco a Meride-Tremona. Per i monumenti religiosi è un autentico
splendore. Già nella parrocchiale di Arzo (SS. Nazaro e Celso) si annunciano gli affreschi del Giorgioli, accanto a sculture di Remo Rossi e numerose opere d’arte: un gioiello è la cappella della Madonna, statua lignea del Seicento e misteri del Rosario dipinti ad encausto. La chiesa della Madonna di Ponte è dedicata ai SS. Quattro Coronati, protettori di capomastri e scultori che ne portavano l’immagine nelle contrade d’Europa. Sulla strada per Meride sorge la cappella di San Grato restaurata dal Patriziato, sulla collina l’oratorio di San Rocco. A Meride la cinquecentesca parrocchiale di San Rocco, rinnovata, ampliata e restaurata annovera opere d’arte che percorrono i secoli, da tele cinquecentesche di Giovan Pietro Gnocchi al nostro Fra’ Roberto. Un autentico gioiello è San Silvestro, di origine romanica e affiancata da un portico, in cima alla collina. Il presbiterio è interamente rivestito da un ciclo di affreschi del Giorgioli, dove è raffigurato anche il Beato Manfredo Settala, eremita sul San Giorgio. Sul sentiero per il monte sorgono la cappella Oldelli e in vetta l’oratorio di San Giorgio; a Visacco e
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Sabato 27 ottobre Arzo 10.00 Incontro con la direzione della Casa di cura Santa Lucia 10.30 Santa Messa presso la Casa Santa Lucia Incontro con gli anziani e i malati della Casa Pranzo 14.45 Incontro con le Autorità municipali Meride 15.45 Incontro le Autorità municipali Tremona 16.30 Incontro con le Autorità municipali Arzo 17.30 Santa Messa nella chiesa parrocchiale 18.30 Incontro con le Autorità patriziali di Arzo e Tremona presso la sede dei Patrizi 20.00 Incontro con i Consigli parrocchiali di Arzo, Meride e Tremona presso l'Oratorio parrocchiale Domenica 28 ottobre Meride 09.00 Preghiera in cimitero e Santa Messa nella chiesa di San Silvestro Arzo 10.30 Santa Messa nella chiesa parrocchiale 12.30 Pranzo con le Autorità municipali e i Consigli parrocchiali di Arzo, Meride e Tremona 15.30 Preghiera nel cimitero Tremona 17.30 preghiera in cimitero e Santa Messa nella chiesa parrocchiale
IL PROGRAMMA Spinarolo due chiesette dedicate alla Madonna, ed anche il Serpiano ha la sua cappella nel bosco. Tremona è la patria del pittore Antonio Rinaldi, che non ha mancato di arricchire con affreschi la chiesa parrocchiale dell’Assunta, accanto ad opere di vari periodi ed artisti, compreso il Giorgioli che in effetti ha fatto ancora più bella la "montagna". L’antica chiesa parrocchiale di Sant’Agata è anticipata da un ossario neoclassico e dalla Via crucis di Mario Ribola, realizzata nel 1946 e ben restaurata
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Ricordato il Vescovo Aurelio Bacciarini Visitando la parrocchia di Arzo, con Meride e Tremona, affidate a don Mirko Kaleta, Mons. Grampa ha più volte ricordato durante le celebrazioni il Vescovo Aurelio Bacciarini, che giunse quale parroco di questa comunità della montagna il 5 novembre 1897 (110 anni fa), rimanendovi fino all’agosto del 1903. “Un sacerdote esemplare e un vescovo generoso e sofferente”, lo ha definito, ricordando che la causa di beatificazione sta proseguendo e che prossimamente, essendo stata provata l’eroicità delle virtù, come comunicato dal postulatore don Mario Carrera, il Vescovo Bacciarini dovrebbe essere proclamato venerabile. Una visita con un susseguirsi di appuntamenti, come gli incontri con i piccoli della scuola dell’Infanzia e i ragazzi delle Elementari nella giornata di venerdì, o come la sosta, ricca di affetto, di sabato mattina, nella Casa Santa Lucia di Arzo, con la celebrazione dell’Eucaristia e il pranzo in comune con ospiti, direzione e personale. Mons. Grampa ha avuto parole di elogio per questa struttura, accogliente ed ospitale, e ha espresso il suo apprezzamento per l’impegno specifico di Cantone e Comuni a favore della terza (alla quale ha ricordato di appartenere) e quarta età. Ben partecipato l’incontro di venerdì sera con la
popolazione delle tre comunità nel salone parrocchiale di Arzo, con domande dei presenti e risposte del Vescovo. Un interrogativo in particolare è costantemente affiorato. Quello della “lontananza” delle nuove generazioni dalla vita ecclesiale, con il rischio che fra alcuni decenni e con i passaggi generazionali, ci ritroveremo con chiese belle e ben restaurate, ma tristemente vuote. Che fare? Non ci sono ricette immediate, ha sottolineato in risposta, richiamando l’esigenza di nuove strategie pastorali e ricordando soprattutto la necessità dell’esempio, a cominciare dall’ambiente familiare. È infatti difficile coinvolgere ragazzi e giovani nella pratica religiosa, se manca la partecipazione dei genitori. Ha inoltre ribadito l’esigenza della continuità, per non limitare l’esperienza formativa alle “tappe isolate” della preparazione ai sacramenti: Prima Comunione, Cresima, Matrimonio. Si corre infatti il rischio, ha esemplificato con l’immagine del viadotto, di posare i piloni di significativi appuntamenti, senza però collegarli con il manto stradale della continuità, rendendo così impossibile il cammino. Ha pure ricordato le iniziative della pastorale giovanile diocesana e il lavoro della rispettiva commissione, che possono essere di valido aiuto alle varie zone e comunità. Né va sottovalutato il passaggio da un contesto
di recente; nonostante le trasformazioni intervenute nei secoli conserva ancora tracce di affreschi del Tre e Quattrocento, oltre a numerose altre opere d’arte. È un’ulteriore conferma non solo di un genio creativo che si è espresso ben oltre i confini della "montagna", ma anche della centralità del senso religioso nella vita e nell’attività di questi ancora splendidi villaggi.
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impregnato di religiosità a una situazione ben diversa, segnata da dilagante indifferenza, dove la testimonianza di cristiani convinti e fedeli diviene quindi ancor più necessaria. Gli incontri con i tre municipi; con le autorità patriziali; con i consigli parrocchiali sono state altrettante occasioni per uno scambio costruttivo e per discutere anche problemi concreti e amministrativi, come avvenuto nella serata di sabato con gli esecutivi delle tre parrocchie in riunione congiunta. Le soste di preghiera nei cimiteri in una dimensione commossa e di ricordo, le celebrazioni nelle chiese (dove si colgono i messaggi preziosi di una terra generosa di artisti), le soste negli oratori sono stati tutti momenti di un incontro costruttivo e sereno fra la gente e il suo Vescovo, giunto con quelle della montagna a 194 parrocchie visitate delle 256 che formano la diocesi a lui affidata. Un pellegrinaggio impegnativo, ma costruttivo, che lascia certamente un segno nei cuori e nelle comunità, come quelle visitate in questi giorni, che ieri, sulla piazza di Arzo, hanno affidato alla locale Filarmonica il compito di porgere gli auguri al Vescovo per il suo compleanno.
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Nuovo Museo a Meride, Antiquarium a Tremona, Percorso della pietra ad Arzo
Ogni villaggio sviluppa la sua vocazione tra fossili, cave e insediamenti antichi l 25 novembre si vota ad Arzo e Tremona per aggregarsi con Mendrisio già dal 2009; Meride ha scelto la strada più lenta, quella del 2012. «Avevamo due opzioni, quella dei 4 Comuni che già collaborano su molti progetti, o di Mendrisio. Abbiamo scelto la seconda ma con tempi un po’ più lunghi per portare a termine interventi già in atto e progetti prioritari» precisa il sindaco Pascal Cattaneo. Nel frattempo si sta lavorando in sinergia affinché ogni villaggio consolidi la sua vocazione: Meride il Museo dei fossili, Tremona l’archeologia, Arzo le cave. Si sta costituendo tra i 9 Comuni della zona la Fondazione monte San Giorgio cui spetterà di gestire il nuovo Museo, che passerà dall’attuale piccolo spazio a 600 mq. espositivi: nella casa comunale di Meride un progetto dell’arch. Mario Botta porterà ad un’integrazione tra la parte signorile e quella nuova dell’edificio. Le cave di Arzo sono conosciute nel mondo intero per la qualità del marmo, storicamente fonte di lavoro e di competenza per "picasass" e "marmurin", i diversi tipi di roccia son stati impiegati nelle
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chiese barocche e settecentesche: altari, fonti battesimali, balaustre, acquasantiere, colonne, pavimenti e gradini in Broccatello, talvolta meravigliosamente intarsiato con Macchia vecchia e Rosso d’Arzo, dal Duomo di Como e di Milano all’Abbazia di Einsiedeln e alla Fraumünster di Zurigo. Oggi le tante ditte sono ridotte ad una e il Patriziato, proprietario delle cave, è pronto per avviare, nel contesto Interreg del San Giorgio, un didattico "percorso della pietra" con un’aula ricavata in una vecchia cava in cui riunire gli attrezzi serviti per la lavorazione, immagini e documenti per la ricostruzione di una storia secolare. Attende l’intervento del Comune per disciplinare la zona e poter così avviare l’iniziativa. Tremona progetta l’Antiquarium per gestire e valorizzare l’importante scavo archeologico in corso con l’Aram (Associazione ricerche archeologiche del Mendrisiotto). Su questa collina nel 1989 il prof. Alfio Martinelli aveva notato cumuli di pietre, cocci di ceramica, frammenti di fibule di bronzo e persino una punta di freccia in selce portati in superficie dalle talpe. Successivi scavi hanno permesso di delineare le epoche di occupazione della collina, dal Neolitico, cinquemila e più anni fa, all’alto Medioevo. «I reperti ci dicono che era un villaggio di contadini benestanti, con una buona organizzazione sociale e un certo livello culturale. È un sito unico nel suo genere, in cui sono rappresentati tutti i periodi della storia dell’uomo: età della pietra, del rame, bronzo e ferro, la romanità, l’alto medioevo». Al momento è stato scavato il livello inferiore; quello superiore dovrebbe nascondere un quartiere residenziale socialmente più alto. I reperti sinora trovati – spiega Martinelli – indicano amplissimi contatti commerciali con la zona del Gottardo (cristalli di rocca) e del Veronese (selce) già nel quinto millennio prima di Cristo, con il Mare del nord (ambra) nel primo millennio, con Venezia (vetri) nell’alto Medioevo. «Non importavano le distanze, se volevano qualcosa andavano a prenderselo».
2007 MENDRISIOTTO ROVIO - AROGNO 9 - 10 - 11 NOVEMBRE Realtà in crescita tra centenari e nuovi arrivi
All’ombra della storia una frizzante attualità Dal Romanico al Barocco, secoli di emigrazione d’arte che hanno lasciato testimonianze in tutto il continente europeo. «Mai conosciuto lo spopolamento, stiamo vivendo un nuovo sviluppo», indicano i due sindaci.
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ra il Ceresio e la valle d’Intelvi, a poca distanza tra loro, Arogno e Rovio sorgono su uno splendido terrazzo adagiato sulle falde del Generoso e rivolto verso la pianura. In questa geografia si è realizzata la storia secolare di emigranti d’opera, di “magistri” campionesi e intelvesi che hanno lasciato copiosi segni della loro arte nelle contrade d’Europa. Li possiamo sintetizzare in Adamo d’Arogno, che ai primi del Duecento progetta e avvia la costruzione del duomo di Trento cui poi lavorano figli e nipoti, accompagnati e coadiuvati dalle provette maestranze locali. Senza dimenticare gli Artaria e i Colomba di Arogno; i Carloni, Bagutti, Mazzetti di Rovio e altre famiglie seguendo i cui spostamenti e scambi si può ricostruire addirittura una mappa edilizia dell’epoca, oltre che le strategie corporative, le alleanze, i vincoli di parentela, le botteghe e l’organizzazione del lavoro. Dal Duecento in poi, per flussi successivi la loro operosità si è realizzata tra Romanico e Barocco nelle cattedrali e nei battisteri della pianura Padana, nelle corti e nei vescovadi di Germania, Austria, Boemia, Ungheria, Polonia, Inghilterra… Ed ha avuto corposi riflessi anche in loco, nelle chiese, oratori e cappelle, nelle case signorili, nei loggiati decorati da affreschi e stucchi, negli acciottolati, nella sapiente disposizione urbanistica. «È un territorio unitario anche nella geologia e nella morfologia – indica l’arch. Tita Carloni – che va dal lago di Lugano a quello di Como, con in mezzo il massiccio del Generoso. Lungo l’unitarietà territoriale si sviluppa una sostanziale identità culturale». Per secoli, dall’alto medioevo al Settecento in quello che nella storia moderna è il di qua e di là della
frontiera si sono avuti gli stessi usi e costumi, stesso dialetto, stessa socialità, cultura, emigra-
zione, con intensi legami familiari, soprattutto tra Arogno e la Val d’Intelvi. «Quest’identità molto forte, che si ritrova tuttora nei segni sul territorio, si è sviluppata lungo la strada che da Campione attraverso Arogno, la Val Mara, Scaria, San Fedele, capoluogo della Val d’Intelvi, Arcegno e Lenno portava all’isola Comacina. Una trasversale antichissima e molto battuta». Oggi sono due splendidi villaggi (posizione, tran-
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quillità, qualità della vita, socialità, vicinanza al “basso” e ai collegamenti) in pieno sviluppo. Arogno ha superato i mille abitanti, Rovio è sui 750 e la tendenza è alla crescita. «Non abbiamo mai conosciuto lo spopolamento», riassume con molta concretezza Corrado Sartori, sindaco di Arogno. «Prima l’emigrazione stagionale, poi dal 1873 la fabbrica di orologi letteralmente smontata nel Giura e ricostruita qui, portandosi dietro decine di operai qualificati. Una manna per la zona, ad un certo punto contava sino a 300 dipendenti». Ha dato lavoro per cent’anni, è stata chiusa nel 1982. «Abbiamo quattro persone centenarie, si insediano nuove famiglie, si costruisce, si riatta nel nucleo, abbiamo posta, banca, esercizi pubblici, un albergo, il negozio» gli fa eco Danilo Vicari da Rovio. Intanto la grande storia si rinnova, come indica la Protoscar,
un’azienda conosciuta nel mondo per la modellazione ed animazione virtuale tridimensionale, in particolare nel settore auto.
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IL PROGRAMMA
Venerdì 9 novembre Rovio 09.30 Arrivo e accoglienza del Vescovo in casa parrocchiale 09.45 Incontro con i Consigli parrocchiali di Rovio e Arogno 11.15 Santa Messa alla Casa Anziani Tusculum e incontro con gli ospiti 12.00 Pranzo presso la Casa Anziani Tusculum Arogno 14.00 Visita alla scuola elementare Rovio 15.00 Visita alla scuola elementare 17.00 Accoglienza nella Casa della Fraternità Francescana di Betania 17.15 Adorazione Eucaristica guidata 18.10 Vespri 18.30 Santa Messa 19.30 Cena 20.30 Casa Betania: incontro con la popolazione di Rovio e di Arogno Sabato 10 novembre Arogno 09.30 Incontro con il Municipio e il Patriziato Rovio 11.00 Incontro con il Municipio e il Patriziato 14.00 Visita agli ammalati a domicilio 15.15 Incontro con i giovani al Centro Ricreativo 16.30 Preghiera in Cimitero 17.00 Santa Messa nella chiesa parrocchiale Rinfresco con la popolazione Domenica 11 novembre Arogno 09.30 Preghiera in Cimitero 10.00 Santa Messa e Cresima nella chiesa parrocchiale Rinfresco con la popolazione 12.00 Pranzo con le Autorità
IL PROGRAMMA
In un territorio disseminato di segni e tradizioni religiose
Consapevolezza ed attenta cura delle opere dei “magistri” e due parrocchie sono affidate da cinque anni a don Elizalde Demdam, origine filippina, in Ticino dal ’95. Laureato in architettura ha scelto il sacerdozio, ha studiato alla Facoltà di teologia di Lugano, diacono nelle Centovalli, ordinato in Cattedrale nel maggio 2002, da allora risiede a Rovio. Dei parrocchiani dice che sono «gente aperta e accogliente, pronta a corrispondere alle iniziative, anche se la frequenza alle funzioni è quella che è». Cita la crescente collaborazione tra le due parrocchie, l’aiuto determinante dei Consigli parrocchiali e della Fraternità di Betania, l’attività embrionale dell’oratorio per i giovani, la disponibilità nell’aiutare ad organizzare le feste patronali; alcune, come la Madonna del Carmelo a Rovio, di tradizione secolare. In quella zona non poteva che appassionarsi alla storia, ed infatti cita la prima visita pastorale effettuata dal Vescovo di Como nel 1591. Ed enumera uno ad uno gli edifici sacri, tutti contrassegnati da una rilevante dotazione d’arte da parte dei “magistri” locali, così che una visita equivale ad un autentico corso sulle origini, per lo più romaniche, gli artisti, i periodi d’intervallo stagionale tra le spedizioni nei paesi d’Europa. Ad Arogno la parrocchiale di Santo Stefano è tra le più interessanti costruzioni barocche del Ticino; è affiancata dall’ossario.
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Molte le opere d’arte, tra cui una magnifica Madonna in trono del 1100, unica scultura romanica che si conserva in Ticino; significativi gli affreschi, in particolare dei Colomba. L’oratorio di San Michele, origine romanica, ha subito diverse trasformazioni: nel piccolo coro l’altare in stucco porta una statua del patrono. Ai margini del nucleo sorge l’oratorio di San Rocco, a nord quello di San Vitale, documentato già nell’VIII secolo. A Pugerna, altri splendidi terrazzi degradanti verso il lago, l’oratorio è inglobato nel complesso rurale della storica masseria; in Val Mara, la principale via di comunicazione per i frontalieri intelvesi, poco prima della frontiera sorge la chiesetta della Madonna delle Grazie con affreschi di Innocenzo Colomba. La chiesa parrocchiale di Rovio è dedicata ai SS. Vitale ed Agata; l’esterno è stato restaurato, completata la facciata in cotto e pietra di Saltrio, è in previsione – come anticipa Angelo Frigerio, presidente del Consiglio parrocchiale – il restauro completo dell’interno. Anche per valorizzare la ricca dotazione di affreschi e dipinti dei Carlone e del Bagutti, le decorazioni a stucco attribuite a G.A. Colomba, la statua della Madonna del Conza. Di fronte alla parrocchiale, su un dosso, sorge una cappella affrescata e con una statua in terracotta della Madonna. Volgendosi in direzione di Arogno, si staglia all’orizzonte lo stupendo oratorio di San Vigilio, importante costruzione romanica che porta benissimo i suoi mille anni, all’interno ornato di affreschi. Lungo la cantonale ecco l’oratorio di Santa Maria Assunta, la “gesiola” ben restaurata, anch’essa affrescata. Sul conico colle di Sant’Agata dalla vegetazione emerge panoramica la chiesetta di Sant’Agata, documentata già nel Duecento. Anche il Generoso ha il suo oratorio: dedicato alla Madonna della Provvidenza, è stato costruito sul finire dell’ultima guerra.
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Una pastorale creativa per coinvolgere i giovani
ovio e Arogno stanno in alto, dove lo sguardo spazia lontano e, specialmente nelle giornate limpide di vento, l’orizzonte è sereno e suggestivo. Il Vescovo vi ha fatto tappa in questi giorni, visitando queste due comunità accoglienti e cordiali affidate a don Elizalde Demdam. Lungo l’itinerario della visita, che ha ripercorso sostanzialmente il cammino di queste giornate episcopali nelle varie parrocchie della diocesi, due momenti significativi sono stati certamente l’incontro nella Casa Anziani Tusculum di Arogno e il momento di preghiera con la Fraternità di Betania a Rovio. Al Tusculum, che ha compiuto da poco il 25.mo compleanno, Mons. Grampa ha celebrato l’Eucaristia e si è intrattenuto cordialmente con gli ospiti e il personale, condividendo con loro il momento conviviale del pranzo. Questa Casa, per la quale sono già pronti i progetti per un interessante e utile ampliamento, è sorta per la lungimiranza e la generosità di don Walter Cereghetti (parroco di Arogno per oltre trent’anni) e di quan-
ti hanno collaborato con lui, condividendo e concretizzando questa intuizione, dando così la possibilità agli anziani dei due villaggi di trovare familiare accoglienza in un ambiente vicino alle loro case e alla loro gente. La sosta presso la Fraternità di Betania è stata soprattutto un intenso momento di preghiera, in sintonia peraltro con la vocazione di questa Casa – come altre della stessa Fraternità che conta parecchie vocazioni maschili e femminili – impegnata nell’accoglienza di singoli, gruppi e famiglie per un’esperienza di preghiera, ascolto, riflessione e silenzio. Gli incontri con le autorità, con i piccoli delle Elementari, lo scambio interessante e aperto con i giovani, la visita ai malati, le soste nei due cimiteri, sono stati altrettanti tasselli del mosaico di questa visita, che ha ritrovato i suoi momenti centrali nell’Eucaristia celebrata a Rovio (sabato nel tardo pomeriggio) e ad Arogno (domenica mattina) con il conferimento del sacramento della Cresima. Entrambe le celebrazioni, nelle due parrocchiali dalle preziose linee architettoniche e artisticamente ricche, sono state
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animate da un bel gruppo di giovani, che Mons. Grampa ha incoraggiato a proseguire, vedendo in questa presenza una bella prospettiva di speranza. Il tema delle nuove generazioni è stato del resto uno degli argomenti centrali dell’incontro con la popolazione nella serata di venerdì, durante il quale Mons. Grampa ha invitato a cercare, con fantasia e creatività, metodi e mezzi adeguati per interessare giovani e ragazzi alla proposta cristiana. Ha richiamato al riguardo anche l’utile prospettiva della pastorale zonale capace di offrire maggiori possibilità di iniziative e di incontri alle fasce giovanili, per le quali questi momenti aggregativi sono molto utili, come lo sono, ha sottolineato il Vescovo, gli esempi di coerenza cristiana. Con riferimento a questa tematica Mons. Grampa ha pure ricordato la sua ultima lettera pastorale, “Figlio, perché ci hai fatto questo?”, che pone al centro l’emergenza educativa e l’impegno di tutti (famiglia, scuola, parrocchia, società), per questo cammino tanto delicato quanto importante.
2007 Il giudizio di Angelo Frigerio, “ul sciur maestro”
Questa è una zona «vivibile»
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ue Comuni dalla grande personalità. Ad Arogno la Filarmonica si avvia verso i 170 anni, la sezione scout San Michele è florida, il Circolo di cultura di Rovio inanella un’intensa attività, “Arogno Racconta” riunisce leggende, tradizioni, personaggi e storia in una serie di pubblicazioni coordinate da Mario Delucchi dall’alto della sua esperienza di maestro, ispettore e coordinatore delle scuole Elementari ticinesi. Ai primi tre volumi (“Le fabbriche”, in particolare di orologi; “I luoghi e la storia”, con oltre 500 toponimi; “L’ultimo maestran”, ossia Massimo Cometta, 1810-1900, artista della scagliola, vignettista e pittore) altri seguiranno sui luoghi di culto, le antiche famiglie, l’attività sociale, l’acqua ecc. «Occorre salvare ciò che ancora è documentabile mediante testi scritti monotematici, in cui le informazioni possano convergere su temi ben delineati, che non abbiano altra pretesa che quella di dire ciò che si sa su un dato argomento». Poi c’è la memoria storica vivente, Angelo Frigerio, che tra tanti
ricordi semina cultura, quella vera, legata al territorio. Parte dai Liguri, età del bronzo, e risale le epoche citando reperti, chiese, tradizioni che sopravvivono, come il trasporto della statua della Madonna del Carmelo la seconda di febbraio, la festa del Corpus Domini a Sant’Anna con la costruzione di tre altari nel nucleo, per la sosta della processione e benedizione. Guarda avanti “ul sciur maestro” citando l’espandersi delle costruzioni sulla strada per Arogno, la popolazione che aumenta, l’Ala materna (dove in tempi brevi è prevista una ristrutturazione completa delle scuole e ostello della gioventù, 3,5 milioni), soprattutto il fatto che rimane una zona «vivibile» e dentro questo giudizio c’è il futuro. Le terre di questo versante fin sulla vetta del Generoso sono gestite dai Patriziati. Quello di Arogno ha l’alpe di Pugerna, terreni e boschi; un gruppo di Amici è impegnato nel rilancio dell’alpe di Arogno, diventerà un ostello. Quello di Rovio ha l’alpe Bogo, dietro il Sant’Agata, il Perostabio, un tempo alpe e oggi rifugio-baita, e la Ca’ dela
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mata, una memoria storica in fase di recupero dietro la vetta del Generoso; diventerà un rifugio, come quando vi saliva la contessa Vitelleschi a controllare le sue proprietà. «Stiamo acquisendo da un privato la chiesetta di San Rocco sulla strada per Melano – precisa il presidente arch. Marco Conza – onde provvedere al recupero». Iniziative, progetti e speranze per dire che i due Comuni non si sentono alla fine. Di aggregazione poco si parla anche se è al via uno studio a cinque (Arogno, Rovio, Maroggia, Melano e Bissone, oltre 4.000 abitanti) e intanto si lavora alla collaborazione: l’ufficio tecnico tra i due potrebbe allargarsi ad altri Comuni e magari si avvierà una collaborazione tra le polizie della collina e del basso. Per gli anziani dei due Comuni più Melano e Maroggia, ad Arogno c’è la Tusculum, la Casa anziani che è anche il maggior datore di lavoro della zona.
2007 MENDRISIOTTO MELANO - MAROGGIA - BISSONE 16 - 17 - 18 NOVEMBRE Splendidi villaggi attraversati dall'asse Nord-Sud
Così si resiste alla pressione di strada, autostrada e ferrovia Una serie di interventi, realizzati e in corso, permettono la convivenza di fortissimi flussi di traffico con abitabilità e turismo. Si lavora a ripari fonici e innovazioni viarie per proteggere e valorizzare i nuclei, per consolidare il rapporto con il lago. ntroducono nel Mendrisiotto appena a sud della diga di Melide (che in verità è per due terzi in territorio di Bissone), allineati l’uno all’altro tra lago e montagna. Paesi di lago, di pesca, di emigrazione d’arte, hanno rive stupende e borghi antichi nei quali si è innestata un’attualità in pieno sviluppo: costante crescita demografica, nuovi insediamenti, cantieri aperti, crescente collaborazione tra i Comuni nella costante del turismo e della mobilità affiancati in un binomio solo apparentemente contrastante. Qui scorrono le grandi arterie nord-sud, strada ferrovia e autostrada, raramente così contigue e quasi sovrapposte. Ne sanno qualcosa chiesa e campanile di San Carpoforo, la parrocchiale di Bissone, quasi sovrastati dalla ferrovia, a sua volta premuta dalla N2, mentre lì davanti scorre la strada cantonale separandola dalla riva. Un tempo si viaggiava via lago o si saliva la montagna verso la Val d’Intelvi, oggi tutto il traffico s’incanala lungo queste arterie, e basta un cantiere per moltiplicare i problemi. Ma Bissone, Maroggia e Melano continuano a battersi e mediare per un equilibrio sempre più vivibile che, magari faticosamente, riescono a proporre. Se nelle cartoline basta l’immagine di una barca ad arcioni per rendere l’idea di una tranquillità a ritmo di lago, oggi sono necessari provvedimenti importanti ed impegnativi. Li riassume Gianni Moresi, sindaco di Bissone, dove più stridente è il contrasto. «Il primo intervento è in corso con i ripari fonici su autostrada e ferrovia; cantiere già avviato, conclusione tra due anni, i benefici si faranno presto sentire. Il secondo consiste nel progetto di nuova strada cantonale di aggiramento del nucleo, posta in parte in galleria.
Il terzo, conseguente, è il recupero del centro storico e delle sue adiacenze come zona pedonale: piazza Borromini ma anche la riva del lago, che nei secoli si è conservata intatta». Nell’incombere delle vie di comunicazione, l’antico nucleo ha mantenuto la struttura originaria con i due notevoli edifici religiosi, le strette contrade, i caratteristici portici e le eleganti facciate rivolte verso il lago. Anche gli altri Comuni sono impegnati sul fronte dei ripari fonici, della riduzione del traffico e valorizzazione dei nuclei. Sanno che, nonostante tutto, la tranquillità, la dimensione di villaggio, la salvaguardia e anzi la valorizzazione del rapporto con il lago continuano ad essere valori fondamentali per questa zona, che infatti sta prendendo le opportune contromisure senza lasciarsi troppo condizionare
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dall’autostrada e dai suoi flussi. Oscar Ferraroni sindaco di Maroggia, insiste sulla qualità della vita, dalla moderazione del traffico ai posteggi, dalla passeggiata a lago al lido e ai porti-barche fino alle varianti di PR in grado di assicurare assieme ai nuovi insediamenti anche le necessarie opere pubbliche. Con un occhio al rapporto tra passato e presente, come nel caso del mulino, che funziona tuttora, a ricordare un’attività storicamente importante in questo villaggio diviso dal fiume Mara, e soprattutto all’area che fu dello storico Collegio don Bosco, la cui vendita è nella popolazione una ferita ancora aperta. «La gestione del territorio passa attraverso il rapporto con i privati, con alcune proprietà importanti,
che ci permettono di rifinire strutture pubbliche come la passeggiata a lago e la futura rotonda all’intersezione della strada per Arogno». Un altro esempio di cucitura nel tempo è costituito dalla ristrutturazione in corso alla vecchia filanda di Melano, poi diventata una camiceria, in sintonia con l’economia del dopoguerra nel Mendrisiotto. «Siamo tagliati a metà dalle vie di collegamento, eppure la tranquillità è una nostra caratteristica, come confermano i campeggi a lago, i sentieri in collina e verso il Generoso, le attività ricreative e sportive» spiega il sindaco Daniele Maffei.
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IL PROGRAMMA
Venerdì 16 novembre Melano 08.30 Visita alla Scuola elementare - 2. ciclo 09.00 Visita alla Scuola dell'Infanzia e al 1. ciclo di Scuola elementare Maroggia 10.00 Visita alla Scuola dell'Infanzia Bissone 10.45 Visita alla Scuola dell'Infanzia e alla Scuola elementare 11.45 Oratorio San Rocco: Preghiera dell'Ora media e dell'Angelus 12.15 Incontro e pranzo con il Gruppo anziani 14.30 Visita ad anziani e ammalati a domicilio 16.00 Sosta alla Cappella di San Nicolao 17.00 Preghiera nel Camposanto 17.30 Chiesa parrocchiale: Santa Messa 18.30 Incontro con le Autorità civili di Bissone, Maroggia e Melano 19.30 Incontro e cena con il Consiglio parrocchiale 20.30 Casa parrocchiale: incontro con la popolazione preghiera di Compieta
Salvaguardia della tradizione e cura dei monumenti religiosi
Tre parrocchie in cammino verso una pastorale condivisa «
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gni villaggio ha i suoi ritmi, peculiarità e sensibilità – indica don Claudio Mazzier, parroco da quasi due anni – ma si trovano spesso buoni motivi di collaborazione: le corali si incontrano per il canto liturgico, nella pastorale giovanile si lavora insieme, così come nella catechesi; c’è in vista la costituzione di un gruppo interparrocchiale di famiglie…». Permane forte il senso della tradizione, ma le distanze si accorciano, le parrocchie progettano insieme e interagiscono, i fedeli tengono molto alle loro chiese secondo un concetto sempre più di zona posto in atto soprattutto, ma non solo, nelle feste patronali e nelle processioni. «La visita pastorale del Vescovo è un impulso alla pastorale d’insieme tra le tre parrocchie». Ognuna ha un proprio oratorio, «stiamo costituendo un gruppo di giovani che li utilizzi»; nel frattempo è bene avviato da due animatrici il coro dei ragazzi, si collabora con i gruppi anziani. Si dà la giusta attenzione a monumenti sacri, alcuni di straordinario valore artistico. Come San Carpoforo a Bissone, probabile fondazione in epoca longobarda, a più riprese ristruttura-
ta, autentico scrigno di opere d’arte di grandi artisti, dai Tencalla ai Gaggini, dal Torriani al Bagutti fino alle statue in terracotta nelle nicchie attribuite a Tomaso Lombardi da Lugano, allievo del Sansovino e attivo a Venezia. La chiesa è un trionfo di affreschi, stucchi, statue, decorazioni ma ha bisogno di manutenzione. «A giorni verrà costituito un Comitato Pro Restauri – spiega Andrea Incerti, presidente del Consiglio parrocchiale – coinvolgendo la popolazione ed esponenti del mondo dell’arte e della cultura. In tempi brevi dovrebbe partire il concorso così da poter avviare gli interventi, urgenti tanto per la chiesa quanto per il campanile». Un gioiello è pure l’oratorio di San Rocco, anch’esso penalizzato dalla situazione viaria. Anche qui opere d’arte dei Tencalla (un Costante ne fu forse il progettista), Gaggini, Colomba, con una veduta di Bissone che occhieggia dalla pala d’altare dedicata alla Madonna del Rosario con i Santi Domenico, Caterina, Rocco e Francesco. Splendida per la posizione in riva al lago, per l’assetto (chiesa, campanile, antico ossario trasformato in cappella) è la parrocchiale di San Pietro e
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Sabato 17 novembre Maroggia 09.00 Lodi mattutine nell'Oratorio della Madonna della Cintura 10.00 Visita ad anziani e ammalati a domicilio Melano 11.00 Visita ad anziani ed ammalati a domicilio 12.00 Incontro e pranzo con il gruppo anziani 14.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 15.00 Incontro con i genitori dei bambini della Prima Comunione Maroggia 16.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 17.00 Preghiera nel Camposanto 17.30 Chiesa parrocchiale: Santa Messa 18.45 Oratorio parrocchiale: incontro con la popolazione 19.45 Centro Atte: incontro e cena con gli anziani e recita di Compieta Domenica 18 novembre Melano 09.30 Preghiera nel Camposanto 10.00 Santa Messa per le tre comunità e conferimento della Cresima 12.00 Palestra comunale: aperitivo e pranzo per la popolazione delle tre comunità 15.30 Santuario del Castelletto: Santo Rosario 17.00 Visita alla Cappella di Santa Lucia 17.30 Casa parrocchiale: incontro con i giovani delle tre comunità preghiera conclusiva e cena
IL PROGRAMMA
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La continuità del messaggio del Vangelo “O voi che passate per la via salutate la Vergine Maria”. Questa scritta breve ed essenziale accompagna un dipinto raffigurante la Vergine tra i Santi Francesco e Rocco, nel caratteristico e suggestivo nucleo di Bissone, dove vicoli e contrade sono un vero museo. Segue l’immancabile data: “Depinta nel dì del Signore 1611 ADI 16 novembre”. Un giorno come un altro; ma proprio lo scorso venerdì 16 novembre, a distanza di quasi 400 anni dalla data di quel dipinto, Mons. Grampa ha compiuto la sua visita pastorale in questa comunità. Unicamente una coincidenza, che invita però a ritrovare, dentro il misterioso cammino del tempo, la significativa continuità del messaggio del Vangelo e della devozione della nostra gente. Certamente i tempi sono cambiati; indifferenza religiosa e scristianizzazione sono fonte di preoccupazione e di amarezza, ma rimane questa strada che prosegue, viva e tenace, lungo i secoli, saldamente ancorata alle sue radici. Una tre giorni intensa quella di venerdì, sabato e domenica, durante la quale il Vescovo ha incontrato le comunità di Melano, Maroggia e Bissone affidate a don Claudio Mazzier.
Paolo a Maroggia. Anche qui l’origine è altomedioevale, il campanile è romanico. Nella facciata in stile neoclassico si apre un portale barocco del 1640; all’interno sono degni di nota i tre altari, tutti del Seicento, di alta qualità artistica, e diversi dipinti. Molto amato l’oratorio della Madonna della Cintura, meta di pellegrinaggio, sopra il portale dell’autostrada; interessanti la pianta ovale e la facciata convessa. Vicino alla riva sorge la cappella di Santa Maria Ausiliatrice. La parrocchiale di Melano, dedicata a San
Un pellegrinaggio iniziato con le domande originali degli allievi delle Elementari. “È più difficile fare il direttore di una scuola o il vescovo?”. Interrogativo sgorgato così, del tutto spontaneo, non appena Mons. Grampa aveva detto di essere stato per tanti anni al Collegio Papio. Scontata la risposta, con una sfumatura non indifferente: “anche se è difficile fare il vescovo, lo faccio con gioia”. Subito un’altra: “dopo aver fatto il vescovo cosa diventi?”. “Un vescovo pensionato o meglio un vescovo emerito”, è stata questa volta la risposta, subito seguita da una didattica spiegazione – facendo pure ricorso alla lavagna – su compito, ruolo e funzione del vescovo, partendo dall’etimologia stessa del nome episcopo, derivante dal greco: colui che guarda dall’alto e quindi vigila e sorveglia. Lungo lo stesso orizzonte di cordialità sono proseguiti i diversi altri incontri (malati, anziani, autorità, giovani, genitori) dentro un programma ben ritmato dalla preghiera, che ha scandito i momenti delle giornate, secondo la Liturgia delle Ore: Lodi, Ora media, Compieta. Altrettante occasioni per porre un interrogativo sul nostro pregare e per ricordare l’impegno di introdurre i piccoli in que-
Andrea, è stata ricostruita a metà Ottocento da Luigi Fontana. L’architettura è solidamente neoclassica, con precisi riferimenti a quella di Mendrisio; la decorazione pittorica fortemente simbolica è completata da statue e dipinti di pregio. Introdotta da un possente portico che raccoglie l’ampia scalinata, conserva della chiesa precedente il campanile barocco, isolato dalla costruzione. Sulla riva del lago sorge la cappella di Santa Lucia, che sostituì quella “dei barcaioli” distrutta dall’alluvione del 1868.
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sta dimensione essenziale della vita cristiana: “preghiamo perché abbiamo bisogno di metterci e sentirci alla presenza del Signore, per dare significato e senso alla nostra giornata, al nostro fare, al nostro impegno quotidiano in famiglia, sul lavoro, a scuola, ovunque”, ha sottolineato Mons. Grampa, precisando che “la preghiera del mattino e della sera aveva un posto privilegiato nelle nostre case e nelle nostre famiglie. Avviene così anche oggi?” Le soste per la preghiera (nei cimiteri, presso oratori e cappelle, nelle rispettive chiese per la celebrazione dell’Eucaristia: venerdì a Bissone, sabato a Maroggia, domenica a Melano con la Cresima) sono state anche occasioni per ammirare gli stupendi luoghi sacri di queste comunità. Come la parrocchiale di Bissone, che prossimamente sarà oggetto di un globale restauro; o il suggestivo santuario della Madonna del Castelletto a Melano, raggiunto dal Vescovo nel pomeriggio di ieri per la recita del Rosario; o il prezioso gioiello dell’oratorio della Madonna della Cintura sopra Maroggia, dove Mons. Grampa ha guidato la preghiera delle Lodi, aprendo la giornata di sabato. Tutti momenti intensi e familiari di una visita ben partecipata.
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Dal Seminario “Redemptoris Mater” alla Fondazione “San Gottardo”: un'attualità densa di opere
Paesi d'arte, socialità e religiosità
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uando si parla di emigrazione di “magistri”, qui si va sul sicuro. Si coniuga addirittura la storia dell’arte con il finalmente studiato, conosciuto e apprezzato Francesco Borromini, protagonista del Barocco romano e dell’architettura di tutti i tempi; ed anche con i Tencalla, i Gaggini, Caratti, Maderno, Orsatti, Castelli, Somaini, Verda… altre casate e numerose maestranze artistiche che rendono Bissone conosciuto nel mondo, oggi come allora. Per Maroggia basti citare Baldassarre Longhena, diventato celebre a Venezia, quello per intenderci di Santa Maria della Salute, al culmine del Canal grande; i Fossati, gli scultori Rodari e Francesco Somaini, tanto per risalire i secoli d’arte. Melano è stato un importante porto di lago, centro di operosità e di storia. Sono frequenti, oltre che le memorie, anche i segni d’arte, monumenti, chiese, cappelle, case, porticati, stucchi, decorazioni… Così come le strutture educative e so-
ciali. Il Collegio di Maroggia, ospitato in una villa del Settecento con splendidi soffitti decorati e a stucco, negli ultimi cent’anni è stato gestito dai Salesiani e prima ha ospitato il filosofo Romeo Manzoni con il suo educandato; acquistato da privati, è in ristrutturazione. A Melano la Fondazione San Gottardo accoglie persone con disagi mentali e psichici, ha varato un programma di attività lavorative nell’orto “Il Gelso” dove, a fini terapeutici, si producono ortaggi biologici, erbe aromatiche e medicinali, conserve, sottaceti… Melano è anche un villaggio di vita religiosa e spiritualità. Nel 1992 su chiamata del Vescovo Corecco è stato aperto in una villa ottocentesca il seminario Redemptoris Mater. Accoglie 21 seminaristi provenienti da dieci Paesi, soprattutto dall’Italia, ha formato già 19 sacerdoti, 11 presenti in Diocesi e 8 in missione nel mondo, tutti provenienti dal Cammino Neocatecumenale. Come indica il rettore don Mario Trulio, «è un
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seminario diocesano fondato sui principi di missionarietà, perché i sacerdoti sono disponibili ad andare in qualsiasi parte del mondo, e di internazionalità, perché i seminaristi che ne fanno parte provengono dalle comunità neocatecumenali di tutto il mondo, col benestare dei vescovi delle rispettive diocesi di provenienza». Sulla collina, il santuario della Madonna del Castelletto è una delle più suggestive e popolari mete di pellegrinaggio del Ticino. Lo si raggiunge dal nucleo del paese percorrendo un ampio sentiero acciottolato, affiancato da cappelle con dipinti i fatti salienti della vita della Madonna. La costruzione risale ai primi del Seicento, con i prodigi di cui parlano i documenti: animazione dell’immagine che emana splendore ed effonde lacrime (maggio-giugno 1633), guarigioni ottenute per intercessione della Madonna del Castelletto, il cui nome deriva da un preesistente fortilizio.
2007 MENDRISIOTTO RIVA SAN VITALE - BRUSINO - CAPOLAGO 23 - 24 - 25 NOVEMBRE Un grandissimo passato
Luoghi all’altezza della storia e della geografia L’importanza storica della Pieve di Riva suggellata da monumenti tra i più importanti in Svizzera. In atto una serie di iniziative per valorizzare il territorio a favore delle comunità. Il legame con il lago, le attese dalla Navigazione. due rami di lago si dividono poco sotto il ponte-diga, in mezzo si eleva il monte San Giorgio. Riva San Vitale (versante San Giorgio) e Capolago (versante Generoso) chiudono il ramo del Mendrisiotto, Brusino fronteggia Morcote ed apre quello che s’allunga verso Porto Ceresio. Sono tre villaggi rivieraschi posizionati alla grande. E se van bene la geografia, il territorio, la prospettiva del lago, la varietà dei paesaggi, il clima ben temperato… va benissimo la storia. Vista la posizione, queste terre sono sempre state cruciali nel sistema di collegamento sud-nord: addirittura il granducato di Milano progettava di tracciare fino a Riva un canale navigabile. La posizione mediana tra Lugano e l’Italia ha assegnato un ruolo cruciale; per rendere l’idea, nelle mappe medioevali era marcato Riva, non Mendrisio. A fine ’700, mal sopportando il baliaggio di Lugano, Riva
preferì tendere verso la Repubblica Cisalpina al punto che, il 23 febbraio 1798 convocò i Comuni della Pieve che costituirono la Repubblica di Riva San Vitale, tre settimane di vita. Pochi anni dopo, 1803, l’arciprete don Gottardo Zurini fu il primo presidente del Gran Consiglio del neonato Canton Ticino. A Capolago la storica Tipografia Elvetica stampò libri e documenti del Risorgimento italiano, Cattaneo, Mazzini, Gioberti e altri, un’autentica spina nel fianco degli Austriaci a Milano e nel lombardo-veneto. E se attraverso i monumenti (il Battistero di San Giovanni, il più antico edificio cristiano ancora interamente conservato in Svizzera, risalente al 500; la chiesa parrocchiale di San Vitale, notizie prima del mille; il tempio di Santa Croce, uno dei più significativi edifici tardorinascimentali della Svizzera) risaliamo la storia, raccogliamo le prove che Riva non solo ha tenuto a battesi-
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mo la diffusione del cristianesimo in Svizzera, ma ha dato un contributo eccezionale alla civiltà e alla cultura. Visti i precedenti di questo peso, nulla da stupirsi se Riva, e Brusino che l’ha preso a modello, sono tiepidi nei confronti dell’aggregazione. «È una decisione epocale, ci siamo presi il tempo per riflettere», sintetizza Fausto Medici, sindaco di Riva. Si voterà solo nella prossima legislatura, molto probabilmente sul progetto della grande Mendrisio. Intanto ha sistemato la casa comunale, «nel più bel palazzo tardorinascimentale del Ticino», appartenuto ai Della Croce (come il Palazzo della Croce e quello che accoglie l’Istituto Canisio). Ha acquistato l’ex Coop dandola alla Denner e salvando così il negozio. È fermamente determinato a realizzare la palestra multiuso con spogliatoi e sale per le Società sportive e ricreative, in modo da completare il quartiere degli studi, autentico capolavoro dell’edilizia scolastica ticinese, realizzato da Aurelio Galfetti, Flora Ruchat e Ivo Trümpy: materne, Elementari e medie. Negli ultimi anni il Comune ha varato una vasta operazione di salvaguardia ambientale e storica acquisendo i terreni circostanti per proteggere il tempio di Santa Croce e una zona adiacente al Lido per ampliarlo, mentre è in trattative con la proprietà Brazzola per riconvertirla in parco pubblico e passeggiata a lago. Culla il progetto si sistemare a dovere la zona del golfo, che qui chiamano «piazzale a lago», per trasformarla nel «salotto di Riva». Forte rimane la consapevolezza del proprio ruolo e del rapporto con il lago. Brusino si appresta a festeggiare i cento anni dell’arrivo della Navigazione, ma intanto lamenta di essere «tagliato fuori, due corse d’estate, nessuna fuori stagione. E pensare che il battello è stato sempre il nostro principale mezzo di comunicazione, noi si andava a Lugano in battello, le donne vi caricavano la legna del San Giorgio, gli studenti frequentavano il ginnasio di Lugano. Chiediamo più collegamenti» sintetizza Gianni Bernasconi, vicesindaco di Brusino. «D’estate una sola corsa – rincara Eridano Luisoni da Capolago – anche se abbiamo la stazione della ferrovia del Generoso con il conseguente viavai di turisti».
2007 Due riferimenti fondamentali per le tre parrocchie e il Mendrisiotto
Alle origini della cristianità: il pane del Beato Manfredo
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a dieci anni don Mario Cassol è parroco di Riva, Capolago e Brusino Arsizio. Lo affiancano per le Messe i sacerdoti dell’Istituto Canisio; per la pastorale giovanile un giovane prete della Tanzania, don Paolino, che frequenta la Facoltà di teologia; a Capolago risiede una piccola comunità di tre suore di Santa Croce; Carlo Vassalli, un laico, gestisce l’oratorio Beato Manfredo e le strutture rivolte ai giovani. Una dozzina di laici si occupa della catechesi nelle tre parrocchie, dove giocoforza Riva è il punto di riferimento anche perché sede delle scuole; un gruppo di volontari è attento alle situazioni e problemi degli anziani. Da secoli, ogni anno a gennaio si rinnova la festa
del Beato Manfredo, molto sentita da tutta la comunità, anzi da tutto il Mendrisiotto. Commemora l’eremita sul San Giorgio, vissuto tra il XII e il XIII secolo al quale vengono attribuiti numerosi miracoli. Il più famoso avvenne in un periodo di carestia, con gli abitanti ridotti alla fame; l’anacoreta pregò, fece infornare alle donne pietre in un forno, queste divennero pane fragrante. Da allora il 27 gennaio viene distribuito un pane benedetto; la domenica segue la festa religiosa con una sagra molto partecipata. A Capolago la parrocchiale di Santa Maria Maddalena ha opere di grandi artisti locali, con alla testa i Maderno, ai quali diede i natali; celeberrimo l’arch. Carlo Maderno, autore della facciata della basilica di San Pietro a Roma. Il settecentesco oratorio dei Confratelli è uno splendido esempio di decorazione “rocaille”. A Brusino la parrocchiale di San Michele compie il mezzo millennio ostentando il suo bel barocco e un interno
ricco di opere d’arte. L’oratorio dell’Addolorata in località Terniciolo è sorto nel ’700 su una cappella del ’500. Riva San Vitale, con il patrono nel nome, è famoso per il Battistero paleocristiano, la chiesa parrocchiale di San Vitale, il tempio di Santa Croce. È stato uno dei centri ecclesiastici più antichi del vescovado di Como, la sua Pieve nel Medioevo ha avuto un’importanza anche politica grazie al profondo radicamento nella storia e nel territorio. Il Battistero di San Giovanni è uno dei più antichi luoghi del culto cristiano. Edificio a pianta ottagonale costruito nel V secolo sulle fondamenta di una villa o di una terme romana, il fonte battesimale rotondo, di epoca medioevale, sovrasta quello
ottagonale più antico. Conserva il pavimento a mosaico, mentre gli affreschi interni risalgono al XII secolo. Il tempio di Santa Croce sorge in posizione rialzata verso la collina; splendida costruzione a pianta centrale, edificata alla fine del Cinquecento su ordine della famiglia Della Croce, ha tre cappelle e notevoli affreschi. La chiesa parrocchiale di San Vitale ospita le spoglie del Beato Manfredo Settala, è menzionata prima del Mille, l’attuale edificio risale al XVIII secolo, la facciata è del 1865. Il cinquecentesco oratorio di San Rocco, trasformato su gusto barocco nel ’600, è a sua volta ricco di opere d’arte e ribadisce l’importanza della cultura religiosa di questa antichissima Pieve.
IL PROGRAMMA
Venerdì 23 novembre Riva San Vitale 09.15 Visita alla Scuola dell'Infanzia Brusino 10.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 11.00 Visita alle Scuole Elementari 11.30 Incontro con il Municipio 12.00 Sosta di preghiera nella chiesetta del Terniciolo 12.40 Pranzo Capolago 13.45 Visita alle Suore di Santa Croce 14.00 Visita alla Scuola dell'Infanzia Riva San Vitale 14.15 Visita all'Istituto Canisio 16.00 Chiesa parrocchiale: incontro con gli allievi delle Elementari di Riva San Vitale e Capolago Visita ai malati 19.00 Oratorio Beato Manfredo: cena con animatori, catechisti, responsabili e giovani dell'Oratorio 20.30 Oratorio Beato Manfredo: incontro con la popolazione delle tre comunità Sabato 24 novembre Riva San Vitale 08.30 Chiesa parrocchiale: recita delle Lodi 09.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale visita ai restauri di Santa Maria e al Tempio di Santa Croce 10.00 Preghiera nel Camposanto visita ai malati Capolago 11.00 Visita alla Cappella di Lourdes 11.30 Preghiera nel Camposanto Riva San Vitale 12.00 Pranzo offerto dalla Bocciofila di Riva San Vitale in occasione del campionato ticinese di bocce per ragazzi 14.00 Incontro con il Municipio. Visita ai malati Capolago 16.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 17.00 Chiesa parrocchiale: S. Messa rinfresco Riva San Vitale 19.00 Oratorio: cena con il clero e le autorità Domenica 25 novembre Brusino 08.15 Preghiera nel camposanto 08.30 Chiesa parrocchiale: Santa Messa Riva San Vitale 10.30 Santa Messa con il sacramento della Cresima Aperitivo 12.15 Scuole medie: pranzo con gli anziani preparato dal Carnevale Benefico 14.00 Visita all'Oratorio di San Rocco e incontro con la Confraternita 15.00 Visita a Casa Maderni - Verginia Tech (L'incontro con il Municipio di Capolago, la visita alla Casa Anziani Luigi Rossi di Capolago e l'incontro con gli allievi della Scuola media sono programmati in altra data)
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Incontri e preghiera Il Battistero di Riva San Vitale è antichissimo, risale al V secolo. Ci ricorda i primi passi, forti e trepidanti, dell’evangelizzazione delle nostre terre. È luogo di storia e di grazia. Ieri mattina ragazze e ragazzi lo hanno raggiunto con il Vescovo, lasciando per un momento la chiesa parrocchiale, per la loro professione di fede durante la celebrazione della Cresima. Un gesto significativo che ci ricollega ai primi annunciatori del Vangelo nelle nostre regioni e agli stessi apostoli. Un collegamento reso peraltro concreto, nella prospettiva della successione apostolica, dalla presenza stessa del Vescovo, che gli scorsi giorni ha visitato le comunità di Riva San Vitale, Capolago e Brusino Arsizio, affidate a don Mario Cassol, che si avvale della generosa collaborazione del giovane Carlo Vassalli e dei sacerdoti dell’Istituto Canisio. Una tre giorni scandita da momenti di preghiera e da incontri, lungo il diversificato programma che ha visto Mons. Grampa passare da una comunità all’altra, intravedendovi, come da lui stesso sottolineato “una concreta pastorale comunitaria e di comunione, che vede coinvolte le tre parrocchie e le varie istituzioni presenti sul territorio”. Come l’Istituto Canisio che il Vescovo ha visitato, intrattenendosi con i ra-
gazzi, gli educatori, il personale, la comunità religiosa guanelliana e sostando nelle aule scolastiche e nei laboratori, dove si compie un lavoro prezioso e socialmente molto valido. Una “armonia pastorale”, ha sottolineato Mons. Grampa, anche per rispondere “con creatività, dinamismo e superando i campanilismi” a quella “emergenza educativa che diviene sempre più preoccupante”. Un lavoro da spingere in profondità anche per far fronte a una dilagante indifferenza religiosa, che vede le nuove generazioni, ma non solo, “sempre più estranee alla vita cristiana”. Si tratta, ha precisato ancora il Vescovo, di “recuperare una visione esatta della vita cristiana”, che “non è semplice dottrina o solo culto”, ma “è vita, pienezza di umanità, crescita, esperienza di vera libertà, incontro di persone in sincera amicizia”. Ed ha richiamato la necessità “della collaborazione e del coinvolgimento di tutti”, con “l’impegno di inserire l’azione pastorale in un orizzonte di continuità”. La popolazione delle tre comunità ha risposto con una buona partecipazione, dando ai diversi momenti di preghiera (la Santa Messa nelle tre chiese parrocchiali e la sosta nei tre cimiteri, nella cappella di Lourdes a Capolago, nella chiesa del Terniciolo a Brusino, in quella di San Rocco a Riva San Vitale) e ai
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vari incontri (con le autorità comunali, parrocchiali e patriziali; con gli allievi delle Elementari; con la popolazione; con la Confraternita San Rocco) una dimensione costruttiva. Momento simpatico è stato l’occasionale incontro con i giovani bocciofili, presenti sabato a Riva per il loro raduno annuale. Il Vescovo ha preso spunto dalle loro tecniche di gioco per ricordare l’importanza di applicare alla vita le abilità che apprendono in questo sport: imparare ad andare a punto, cioè ad avvicinarsi ai traguardi dell’esistenza, calcolando bene le distanze ed imprimendo la forza necessaria per avvicinarsi alla meta con slancio calcolato, e al tempo stesso imparare il colpo forte del rigolo e della bocciata al volo, quando si tratta di allontanare le presenze avversarie. “Applicate la stessa tecnica – ha sottolineato Mons. Grampa – quando si tratta di combattere le tentazioni della vita”. Pure simpatico il pranzo di ieri con gli anziani offerto dal Carnevale Benefico. La visita a queste tre comunità proseguirà nella giornata di giovedì 6 dicembre, quando Mons. Grampa incontrerà il Municipio di Capolago, visiterà la Casa anziani Luigi Rossi e si fermerà, al termine della giornata scolastica, con gli allievi della Scuola media di Riva San Vitale.
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L'Istituto Canisio a Riva precursore nell'integrazione degli handicappati
Terre di socialità, cantine e pesca ono tre Comuni residenziali, posizione attrattiva, sostanziale tranquillità, l’ideale per viverci. Infatti sono in graduale crescita: Riva ha di mira i 2.500 abitanti. La tradizione dell’argilla e del cotto che l’ha resa famosa nel passato oggi è limitata alla sola Mantegazzi, ma appartiene alla sua storia. Capolago è cresciuto a 760 grazie anche al nuovo quartiere Generoso, alle falde del monte; Brusino è sui 450 e punta sulla riconversione di tante case secondarie in primarie; enclave luganese nel Mendrisiotto, ha rapporti ferrei con Riva e con Porto Ceresio «con cui condividiamo progetti per il San Giorgio». Ha il cruccio della funivia per il Serpiano, che dovrebbe riaprire l’anno prossimo, il fiore all’occhiello dello splendido nucleo storico protetto e pedonalizzato, le case a due passi dal lago. Annata di anniversari la prossima: 500 anni della chiesa parrocchiale di San Michele, cent’anni dell’arrivo della Navigazione («sperando che si ravveda»), 50 della funivia verso quel magnifi-
co balcone che è il Serpiano. Capolago guarda lontano partendo dalla votazione di domenica sull’aggregazione con Mendrisio, in cui il sindaco confida molto. «Ho riscontrato una pronunciata sensibilità verso i piccoli Comuni, nessuna annessione ma collaborazione, come conferma il fatto che ci lasceranno la cancelleria e le scuole materne». Il Municipio intanto ha approvato il deciso abbassamento del moltiplicatore dall’85 al 70%. «Non per un colpo di testa, ma per le entrate straordinarie che lo permettono e poi perché il nuovo Comune ha garantito il 70% per il primo quadriennio. Visto che è possibile, adeguiamoci subito» spiega il sindaco Luisoni, una passione per la politica, nel Legislativo dal 64, municipale dal ’68, sindaco dal ’72 con l’intervallo di 8 anni. «Questo è preoccupante, significa che si fatica a trovare rincalzi» dice dalla sua azienda vinicola. Una tradizione per Capolago, che non ha vigneti ma stupende, storiche cantine ai piedi del Generoso, dove il vino si fa che è un piacere. Questa
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è una terra di spiccata socialità. A Capolago la Casa per anziani Luigi Rossi lavora in rete con la Tusculum di Arogno, personale e direzione in comune, una serie di servizi centralizzati, 40 ospiti. «Il vecchio stabile è stato ristrutturato più volte, l’ultima 5 anni fa con la nuova convenzione» indica il direttore don Emilio Devrel. A Riva il Canisio, anch’esso gestito dai Guanelliani, è un’autentica istituzione. Per iniziativa del Vescovo Aurelio Bacciarini nel 1926 è subentrato allo storico collegio Baragiola, perfezionandone la tradizione educativa ed assistenziale verso i portatori di handicap psichico e mentale. «In vista dell’integrazione sociale e professionale di giovani ed adulti, l’Istituto assicura istruzione e formazione professionale adeguate attraverso corsi di scuola speciale, un’attività lavorativa e un ambiente abitativo protetto», spiega il direttore don Salvatore Costantino.
2007 MENDRISIOTTO NOVAZZANO (BRUSATA - BOSCHERINA - CASTEL DI SOTTO) 30 - 1 - 2 DICEMBRE Tra frontiera e commerci permane un'importante attività agricola
Profonde tracce di socialità nel paese della buona terra Prodotti orticoli, latte, carne, salumi, vino, soprattutto Merlot di ottima qualità. Ma anche una pronunciata realtà industriale che offre oltre 1500 posti di lavoro. «La nostra forza sta nell’equilibrio tra zone abitate e produttive» sintetizza il sindaco Adriano Piffaretti.
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ire che Novazzano è aperto sull’Italia può apparire oggi provocatorio, visti alcuni fatti di delinquenza. Ma i rapporti a sud sono sempre stati intensi sul piano sociale ed economico, ad iniziare da Magistri d’arte, come i Fontana originari di Brusata, che si sono diretti verso Milano e Roma. La stessa frontiera e i valichi doganali testimoniano rapporti commerciali mai interrotti e permane ancora vivo il ricordo del contrabbando. Contatti, scambi, commerci, rapporti storicamente di buon vicinato
anche perché Novazzano è un Comune ricco di risorse, con l’ampio territorio diviso tra pianura e collina, boschi e campi, agricoltura e vigneti. Con negli ultimi decenni un significativo sviluppo industriale e artigianale, che chiama manodopera per gli oltre 1500 posti di lavoro. Qui ci sono aziende anche importanti come la Precicast, leader mondiale nella fusione di precisione per la costruzione di turbine mobili nel settore aerospaziale e di turbine stazionarie per la produzione di elettricità attraverso il gas. Novazzano comprende una parte del Parco tecnologico del Pian Faloppa, un progetto regionale al quale una variante del Piano regolatore sembra aver qui dato la sveglia con realtà aziendali legate al commercio di frontiera. Uno degli elementi distintivi è dato
dalla buona convivenza della realtà industriale e artigianale con la gestione del territorio, in particolare il mantenimento di zone agricole e boschive, e con il buon costruire: come l’oratorio, bell’esempio di architettura razionalista dei primi anni ’40, linee scarne e rigorose; le costruzioni di Mario Botta, ossia la casa anziani Girotondo e il complesso abitativo-commerciale di via Ronco; e, ben prima nel tempo, con nuclei ordinatamente costruiti nei secoli, modelli di urbanistica funzionale all’abitare e al lavorare, come confermano alcune masserie contadine di stile lombardo. Nessuna meraviglia se in un simile contesto si è sviluppata una socialità attiva e coinvolgente, con un ampio ventaglio di associazioni ricreative, sportive, culturali, sociali, su tutte la quasi centenaria e più che mai viva Musica Unione, sempre attente a organizzare e proporre. E collaborare, lungo una costante che ha portato al consorzio con Ligornetto e
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Genestrerio per la costruzione della Casa medicalizzate per anziani Girotondo, 54 posti letto, in funzione da nove anni; alla convenzione con Genestrerio per le Elementari, con Chiasso per la polizia comunale. Ma di aggregazione, tema all’ordine del giorno in tutto il Mendrisiotto, si parla poco o nulla, un recente sondaggio tra la popolazione ha stabilito che al momento va bene così. Il sindaco Adriano Piffaretti pone l’accento proprio sulla gestione del territorio, dal controllo delle discariche ai biotopi, alle zone boschive e dedicate al tempo libero nel parco Valle della Motta, di cui si occuperà l’apposita Fondazione. «Il vasto territorio, l’equilibrio tra zone abitate ed agricole, la permanenza di attività economiche legate alla natura sono la nostra ricchezza, che vogliamo preservare e valorizzare. Realizzata la nuova Casa comunale, vogliamo procedere con le priorità che saranno indicate nel piano finanziario». Il che significa procedere con acqua potabile e canalizzazioni, con il riscatto di strade private per portare i servizi in zone che si stanno sviluppando, sistemare la precedente Casa comunale per metterla a disposizione delle società, avere una sala multiuso, trasformare in piazza il sagrato della chiesa, pianificare di nuovo e aggiornare la zona del campo di calcio e del capannone delle feste. Insomma è un Comune in pieno sviluppo, i quasi 2500 abitanti sono in crescita, si costruisce e si aggiungono posti di lavoro.
2007 Comune di frontiera, di scambi, di buoni rapporti e generosità
Un gesto di solidarietà con gli ebrei: fatti entrare e protetti dal parroco l Mo. Luigi Soldini ha curato la riedizione delle “Notizie su Novazzano” scritte da Mons. Carlo Grassi, nato in Uruguay da famiglia di Novazzano e tornato in patria per seguire la vocazione religiosa. Soldati sottolinea l’importanza della frontiera nella storia del paese e dei rapporti internazionali. Tra questi una pagina splendida come l’accoglienza di ebrei in tempo di guerra, grazie ai parroci di Novazzano e Ronago e alla collaborazione con la famiglia Ambrosoli, quella delle caramelle al miele. «Il parroco don Alessandro Fattorini, nativo di Capolago, dopo aver organizzato il passaggio del confine li nascondeva nella casa parrocchiale attendendo il momento buono per farli continuare verso i campi d’accoglienza della Svizzera interna». Ricorda anche alcuni epocali mutamenti delle attività legate al territorio, come l’allevamento dei bachi da seta nelle case coloniche, sostituito con la guerra dalla coltivazione del tabacco. «Lo si essiccava all’esterno, in inverno lo si chiudeva negli stessi locali in precedenza utilizzati per i bachi da seta,
li si apriva nelle giornate di nebbia per favorire l’umidificazione, poi imballato lo si portava a Balerna dove veniva lavorato». Che qui per l’agricoltura non si debba parlare al passato, come nella maggior parte delle località del Cantone, è ribadito da Ettore Ballerini, un’azienda agricola familiare a Brusata con orticoltura, viticoltura e un po’ di allevamento, presidente della Cantina sociale di Mendrisio. Intanto, proprio per la sua disponibilità di territorio fertile, Novazzano contribuisce in misura notevole a mantenere viva l’agricoltura nel Mendrisiotto. «La presenza di grandi proprietà terriere ha prima evitato il rischio della parcellizzazione e poi fatto sì che si passasse dall’agricoltura tradizionale a quella intensiva». Il risultato è una buona orticoltura, legata alla locale Cooperativa, con prodotti in gran parte esportati. Ma anche allevamento, quindi latte e produzione di carne, accanto ad un’attività vitivinicola. «Se Castel San Pietro ha la maggior produzione viticola, Novazzano primeggia nell’agricoltura. Significa che il Mendrisiotto è una realtà importante nel set-
tore primario, come conferma la presenza della scuola agraria d Mezzana. Intanto è la regione con la maggior produzione di vini del Ticino, con oltre 500 viticoltori, una cinquantina di professionisti, gli altri per tradizione. Poi ha saputo mantenere e aggiornare ai tempi un’attività contadina che si traduce anche nella cura e protezione del territorio, come conferma la situazione a Novazzano». Prodotti orticoli, latte, carne, salumi, vino, soprattutto Merlot di ottima qualità; cosa volere di più? Il sindaco Piffaretti concorda rilevando il fatto che questa realtà si traduce in condizioni favorevoli alla qualità della vita. «Per questo il Comune è impegnato nel mettere a disposizione degli abitanti un territorio qualificato, accentuandone gli aspetti sociali, come nel caso della Valle della Motta che sta diventando sempre più importante anche per la gestione del tempo libero».
IL PROGRAMMA
09.00 10.00 15.30 16.30
Sabato 1 Dicembre Novazzano - Brusata Preghiera nella chiesa dei Santi Bartolomeo e Bernardo nella contrada Incontro con i giovani e la popolazione nell'Oratorio Visita ai malati Preghiera in Cimitero
09.00 10.00 12.00
Domenica 2 dicembre Novazzano - Boscherina Visita alla Chiesa della Beata Vergine delle Grazie Santa Messa nella chiesa parrocchiale Pranzo comunitario
14.30 15.00 16.00 18.15 19.00
Lunedì 10 dicembre Novazzano - Castel di Sotto Visita alla Scuola dell'Infanzia Visita alle Scuole Elementari Visita alla contrada e preghiera nella chiesa della SS. Trinità Incontro con il Consiglio parrocchiale Incontro con il Municipio
(A seguito della partecipazione del nostro Vescovo ai funerali del Vescovo di Casale Monferrato, nel pomeriggio di lunedì 26 novembre, il programma è stato così ridefinito)
IL PROGRAMMA
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Ritrovare e valorizzare le proprie radici Ripercorrere le “Briciole di storia novazzanese” di Renato Zariatti, uscito a cura del Consiglio parrocchiale nel settembre 1971, significa ritrovare un villaggio, dove la tradizione religiosa dava significato e luce al cammino quotidiano in quella “civiltà contadina” che ancora si riesce ad intravedere in questo angolo di Mendrisiotto. Di questa tradizione sono una chiara testimonianza le chiese che segnano gli “angoli” di questa comunità, con al centro la prepositurale dei Santi Quirico e Giulitta. Ecco così l’oratorio dei Santi Bartolomeo e Bernardo a Brusata; quello della Santissima Trinità a Castel di Sotto e la chiesa di Boscherina, dedicata alla Vergine Maria, alla quale la gente di Novazzano è legata dal voto del 15 aprile 1744 (per chiedere protezione durante l’epidemia di tifo petecchiale che chiamavano “male della febbre”), rinnovato il 15 febbraio 1817, confermando la processione penitenziale del 16 maggio di ogni anno. Il Vescovo, visitando questa comunità affidata a don Antonio Merlin, ha richiamato questa ricca tradizione cristiana, sia sostando nelle diverse chiese (nella gremitissima prepositurale ieri mattina ha celebrato l’Eucaristia, ben partecipata con il canto guida-
to dalla corale parrocchiale e da don Luigi Cansani) , sia pregando in cimitero, sia incontrando la gente all’Oratorio, che pure vanta una bella tradizione a Novazzano. Diversi e inattesi impegni hanno in parte modificato, senza peraltro intaccarne i contenuti, il programma di questa visita che ha occupato la mattinata dello scorso lunedì, è proseguita nelle giornate di sabato e di ieri, si concluderà nel pomeriggio di lunedì 10 dicembre con la visita alle scuole, la sosta nell’oratorio di Castel di Sotto, l’incontro con le autorità (Consiglio parrocchiale e Municipio). Suggestiva e delicata la mattinata di lunedì trascorsa dal Vescovo con gli ospiti della Casa Girotondo, dove Mons. Grampa ha celebrato l’Eucaristia. Rivolgendosi con tono familiare ai presenti, ha richiamato significato e valore della vecchiaia, perché “la vita è sempre la vita, un dono prezioso, anche quando la fragilità e la debolezza sembrano avere il sopravvento”. In questa prospettiva ha precisato che le persone anziane sono “una scuola per le nuove generazioni: di sapienza, di pazienza, di serenità”, con l’invito quindi a “sentirsi ancora una presenza significativa nella società”, perché, ha detto ai presenti con voce chiara e paterna, “avete alle spalle e nel
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cuore un cammino ricco di esperienza e di saggezza, che dovete trasmettere” Particolarmente legato alla problematica formativa l’incontro con la popolazione, dove è più volte emersa – come avviene sovente in questo scambio fra il Vescovo e la gente – la preoccupazione per le nuove generazioni in un contesto di “emergenza educativa”, come l’attuale. Diviene così importante ritrovare e valorizzare le proprie radici, alle quali Mons. Grampa ha inteso ricondurre i presenti durante la sosta in cimitero nel tardo pomeriggio di sabato, mentre scendevano le ombre della sera e dai villaggi vicini giungeva il suono delle campane. Una sosta di ricordo e nostalgia, di silenzio e preghiera, di gratitudine e riconoscenza, soprattutto perché “i nostri morti hanno lasciato la preziosa eredità della vita cristiana”. Immediate le domande poste dal Vescovo fra quelle croci e quelle tombe: “come siamo fedeli a questa eredità? Come la trasmettiamo alle nuove generazioni?”. Interrogativi ricorrenti nella visita pastorale e domande essenziali per la vita e il futuro delle nostre comunità. Un incontro positivo quello di Mons. Grampa con questa comunità, della quale si è fatta interprete la Musica Unione con un saluto di simpatia e di cordialità.
2007 A fine ’700 il parroco si offriva per insegnare ai bambini a leggere e scrivere
Un territorio scandito dai ritmi di una forte tradizione religiosa
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ovazzano si stacca dalla Pieve di Balerna nel 1562 per diventare parrocchia autonoma. Nel 1779 viene costruita l’odierna chiesa parrocchiale, «... et noi ringrazieremo lo signore Idio che con la gièsa cià fati homini» sta’ scritto in un’antica cronaca. Proprio in quegli anni il parroco don Pietro Fontana «si offre per far imparare ai ragazzi novazzanesi a leggere e a scrivere»; su questa iniziativa si aprirà più tardi, nel 1821, la scuola comunale, una delle prime nel Cantone; docente è don Mansueto Niada, il parroco. Con tali illustri precedenti, l’attuale parroco, don Antonio Merlin, rileva l’importanza di una tradizione sempre molto presente nella popolazione, che però si presta alla collaborazione in forma aggiornata ai tempi. Quindi con la disponibilità nella pastorale d’assieme, le catechiste che aiutano sia nella religione a scuola che nella preparazione alla Prima comunione, un nutrito gruppo di chierichetti, i lettori alle funzioni religiose, i due giovani che provvedono al funzionamento dell’oratorio di San Quirico, ben riconoscibile nell’ampio porticato ad archi; era
stato realizzato da don Fattorini come luogo di formazione umana e cristiana oltre che di svago attorno alla sala cinematografica e di teatro, oggi si presta ad una serie di manifestazioni. Nella Casa anziani Girotondo è stata ricavata una cappella dove celebrano la Messa i parroci dei Comuni consorziati; un aiuto viene anche da don Luigi Cansani, che risiede in parrocchia e celebra nella cappella del Centro diurno, di cui è presidente. Insomma la parrocchia è viva, una conferma viene dalla cura e gestione dei monumenti. Anzitutto la parrocchiale dei Santi Quirico e Giulitta, restaurata alla fine degli anni Novanta, origini antiche come attesta il campanile romanico sorto sulla base di una probabile torre di guardia. L’attuale costruzione risale al ’700, realizzata su disegno di Innocente Regazzoni di Balerna. Di una chiesa primitiva, orientata e allora dedicata ai Santi Giovanni Battista e Quirico, poi ampliata e rimaneggiata a più riprese nei secoli successivi, si ha notizia già nel 1330. La parrocchiale è ampia, ricca di affreschi e di opere d’arte. L’attigua cappella iemale, detta
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dell’Annunciata appartiene alla chiesa primitiva ed è interamente decorata da affreschi di Giovan Battista Tarilli e sua bottega con motivi riferiti prevalentemente alla Passione di Cristo. Sono in programma il restauro e la pulitura degli affreschi di quest’aula così preziosa in opere d’arte. In località Castel di Sotto sorge la piccola chiesa della SS. Trinità con una pala d’altare dedicata alla Vergine incoronata. Alla Boscherina l’oratorio della Beata Vergine è di proprietà privata ma ogni anno, il 16 maggio, lo si raggiunge in processione recitando il Rosario, nel rispetto del voto fatto alla Madonna affinché il paese fosse risparmiato dall’epidemia. Un altro oratorio privato sorge a Brusata ed è dedicato ai Santi Bartolomeo e Bernardo. Significativa la Via Crucis, che da via Boschetto conduce sul culmine del monte Morello; agli affreschi originari ormai degradati sono state sostituite delle formelle in terracotta. Il Venerdì santo la si percorre in processione, e questo scandire il territorio anche con i ritmi della tradizione religiosa è indubbiamente una delle caratteristiche alle quali gli abitanti di Novazzano sono molto legati.
2007 MENDRISIOTTO GENESTRERIO - LIGORNETTO 7 - 8 - 9 DICEMBRE Un grande passato, un piede nel futuro
La tranquilla consapevolezza dei villaggi dalla buona terra Genestrerio si accaserà con la grande Mendrisio, mentre Ligornetto guarda all’aggregazione con Stabio. Il giusto rispetto per il proprio passato, la disponibilità al confronto, la cultura della collaborazione: rendersi utili per il bene della comunità. il Mendrisiotto che si muove, che guarda avanti e progetta il futuro. Ma che si guarda bene dal seppellire le tradizioni, i riferimenti e la storia all’interno di quella che a più riprese, in queste contrade abbiamo sentito racchiudere dentro la magica parola “identità”. Ligornetto e Genestrerio si inseriscono alla perfezione in questo mosaico composto di pianura e di dolci colline, di verde, tranquillità, qualità della vita. Di una storia cambiata ma non capovolta, adattata ai tempi senza stravolgimenti. Nuove costruzioni ma anche rispetto dei nuclei storici, popolazione praticamente raddoppiata nell’ultimo mezzo secolo (1620 abitanti a Ligornetto, 900 a Genestrerio) e tuttora in leggero, costante aumento, consapevolezza della qualità del territorio. Don Oliviero Bernasconi, già docente universitario e Vicario generale della Diocesi, presenza storica a Genestrerio dove è parroco da 54 anni, pone l’accento su due caratteristiche importanti di questa gente: l’equilibrio, la capacità di sapersi confrontare nel rispetto delle rispettive posizioni; la disponibilità alla collaborazione, a rendersi utili per il bene della comunità. Ecco pronta la verifica sul tema dei nostri giorni, l’aggregazione. Genestrerio si è accasato con entusiasmo (84% di sì) alla grande Mendrisio. «Perché crediamo in un concetto regionale di sviluppo, perché il Borgo manifesta rispetto per le realtà locali» spiega il sindaco Mario Ravasi. «Con un’ampia collaborazione potremo mantenere l’attuale qualità di vita ed affrontare problemi che travalicano la dimensione locale: sicurezza, ambiente, qualità dell’aria, traffico… Solo un Comune forte può sostenere interventi
di carattere sociale verso le famiglie, i giovani, gli anziani. Solo insieme possiamo consolidare il concetto di economia e di turismo regionale».
Nell’attesa del 2009 e delle votazioni nel nuovo Comune sono all’avvio opere importanti come la valorizzazione dei dintorni del Lavaggio tra zone umide e giuncheti, e soprattutto la nuova piazza-sagrato secondo il progetto Botta approvato dalla popolazione. Il… ritorno al futuro, a prima che il tracciato della cantonale dividesse e banalizzasse lo spazio, in effetti valorizza quel patrimonio di equilibrio e di collaborazione (ad esempio tra Comune e Parrocchia) rilevato dal parroco. Ligornetto punta all’unione con Stabio, insieme quasi 6.000 abitanti e una certa tranquillità di gestire il presente e sviluppare il futuro.
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Nessun salto nel vuoto, ma la continuazione di una direzione già imboccata unendosi per la polizia comunale, le scuole Elementari a gestione centralizzata, vari servizi tra cui acqua, rifiuti, riali, passeggiate, territorio ma anche cultura e disagio giovanile. Qui prevenzione ed interventi vengono affrontati con una cellula di due operatori sociali. «Seguono i giovani, tengono monitorata la situazione, corrispondono ai bisogni», precisa il sindaco Marco Pina. «Il progetto con Stabio, anticipato da collaborazioni sempre più puntuali, ci permetterà di avere un Comune autosufficiente e nello stesso tempo ben misurato, nel quale politici e cittadini siano vicini, possano dialogare, costruire insieme. Ci pare il modo giusto per conservare la nostra personalità anche in una dimensione più ampia, viste le tante cose che, tra attualità e storia, ci avvicinano a Stabio». Intanto si provvede ad una manutenzione straordinaria delle scuole Elementari, due
milioni complessivi di investimento, centro più moderno e un’aula in aggiunta. Intanto avanza anche il novo PR «attualizzato alle esigenze di oggi e dei prossimi 15 anni tenendo conto dell’equilibrio (ecco il concetto che ritorna) tra le ragioni degli abitanti e del territorio, che poi alla fine coincidono». Senza rinunciare alla qualità del territorio, in particolare al verde, che circonda e motiva il nucleo.
2007 Segni religiosi sul territorio, collaborazione nelle parrocchie
Dove la chiesa è davvero al centro del villaggio e nel cuore della gente o slancio solidale di questi villaggi viene da lontano. Dalla Casa dei poveri di Genestrerio, un lascito oggi a disposizione del gruppo giovani, di associazioni e privati; da figure come il dottor Ruvioli, che dalla pianura ha portato tanta dedizione a Ligornetto; da socialità ravvivate da un associazionismo intenso e aperto. Ha buon gioco don Oliviero, che a Genestrerio è una sorta di affettuosa istituzione, nel sottolineare quella che definisce “l’entente cordiale” pur nel rispetto delle competenze, e il dialogo aperto con la popolazione. «È così per la nuova piazza-sagrato, sarà lo stesso per il nuovo portone della chiesa parrocchiale progettato dallo scultore Selim Abdullah: porte aperte nel suo atelier, una serata nella sala multiuso, poi sarà l’assemblea parrocchiale a decidere». Il parroco ha visto il paese crescere e mantenere la stessa dedizione. «Gente impegnata, anche
chi arriva da fuori, ne sono un esempio le catechiste che spiegano il Vangelo ai ragazzi». L’attenzione al raccordo tra passato e presente si conferma nella ricerca sulla storia della chiesa locale, come costruzione e comunità, raccolta in una pubblicazione di Riccardo Pozzi; così come nel fatto che per Sant’Antonio abate, il 17 gennaio, converga ancora oggi gente di tutto il Mendrisiotto. «Era la festa degli emigranti che poco dopo sarebbero ripartiti, oggi è l’occasione per ritrovarsi all’inizio di un nuovo anno». 54 anni di parrocchia per don Bernasconi, 3 mesi per don Felice Falco, che finalmente lunedì si insedierà nella rinnovata Casa parrocchiale di Ligornetto, benedetta dal Vescovo. Attinente di Balerna, don Falco è stato ordinato sacerdote nella Collegiata di San Vittore, lì è stato vicario fino al settembre scorso. Rileva alcune coincidenze: la parrocchia di Ligornetto si è staccata da Balerna esattamente 450 anni fa, nel 1557; il suo predecessore a Ligornetto don Angelo Arrigoni, proveniva a sua volta da Balerna. «Non c’è che dire, gioco in casa…». Pochi mesi ma già il tempo di ravvisare lo spirito di collaborazione anche sul piano pastorale, l’oratorio ben frequentato, un attivo gruppo di mamme, i falò di San Giuseppe e, una settimana dopo, della Madonna secondo tradizioni secolari che coinvolgono la gente della regione, la necessità di un restauro per la chiesetta sulla strada per Rancate. Appunto San Giuseppe la cui origine risale a prima del mille, facciata a capanna affrescata, affreschi e opere d’arte anche all’interno, l’affetto tangibile della popolazione. Ricco d’opere d’arte a Ligornetto anche il cimitero, in particolare col monumento funebre di Augusto Guidini per Vincenzo Vela e opere di altri artisti. Nel villaggio “all’arte incline”, l’imponente chiesa parrocchiale dedicata a San Lorenzo non poteva che essere ricca di opere d’arte di autori di epoche diverse. Si aggiunge così e anzi completa quell’autentico museo aperto, tra luoghi e opere, che è Ligornetto. A Genestrerio la parrocchiale è oggi caratterizzata all’esterno dalla facciata applicata da Mario Botta al prospetto barocco; all’interno, dal polittico rinascimentale con al
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IL PROGRAMMA
Giovedì 6 dicembre Genestrerio 14.30 Visita alla chiesa della Prella 15.00 Visita alla Scuola dell’Infanzia Venerdì 7 dicembre Ligornetto 08.00 Accoglienza del Vescovo in chiesa parrocchiale Momento di preghiera 08.30 Visita alla Scuola elementare 09.30 Visita ai malati 11.30 Visita alla Scuola dell’Infanzia e pranzo con i bambini 14.30 Visita alla Grotta di Lourdes 15.00 Visita al Museo Vela Genestrerio 16.20 Incontro con i bambini che si preparano alla Prima Comunione con invito esteso ai loro compagni delle Elementari 16.45 Incontro con i ragazzi che si preparano alla Cresima con invito esteso ai loro compagni di Scuola media 17.30 Incontro con le catechiste 18.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale Sabato 8 dicembre Genestrerio 10.00 Celebrazione della S. Messa 11.15 Visita al Municipio e incontro con le Autorità 12.15 Pranzo con gli anziani nella Sala multiuso Domenica 9 dicembre Ligornetto 08.00 S. Messa nella chiesa di San Giuseppe e preghiera in Cimitero 09.30 Benedizione della ristrutturata casa parrocchiale 10.00 Santa Messa in chiesa parrocchiale con il sacramento della Cresima Aperitivo all’Oratorio 12.30 Pranzo con il Consiglio parrocchiale 15.30 Incontro con la popolazione in Oratorio 17.00 Incontro con il Cons. parrocchiale Lunedì 10 dicembre Ligornetto 17.30 Incontro con il Municipio
IL PROGRAMMA centro la crocifissione, da statue, stucchi, dipinti a scandire un reticolo d’arte e religiosità. E con la nuova piazza la parrocchiale sarà più che mai al centro del villaggio.
2007
Una tre giorni come un sereno mosaico
Visitando le comunità di Gene-
strerio e Ligornetto, rispettivamente affidate a Mons. Oliviero Bernasconi e a don Felice Falco, il Vescovo ha incontrato parrocchie dalla forte tradizione cristiana, saldamente ancorate alle loro radici. Cordialità e accoglienza hanno ritmato una tre giorni intensa come un sereno mosaico che ha visto Mons. Grampa spostarsi da una comunità all’altra, sostare negli oratori, incontrare la gente, i ragazzi delle scuole, gli adolescenti, i collaboratori, le autorità. “… Nel gennaio 1927 cominciarono i lavori della chiesina. Io, il mio figlio maggiore, mio fratello e un mio cognato trasportiamo coi buoi tutto il materiale che occorre, e portiamo a casa il cemento per fabbricare i mattoni…”, leggiamo in un libretto del 1937, scritto da Ambrogio Conconi, che descrive la costruzione della chiesetta della Prella, a Genestrerio, dedicata a Maria Ausiliatrice. È stata una delle tappe di preghiera del Vescovo, che sottolinea sempre pregio e significato di questi luoghi, semplici e preziosi, che
segnano “come altrettante pietre miliari la storia religiosa della nostra terra”. Sulla stessa linea la visita alla grotta di Lourdes di Ligornetto, che, come scrive Giovanni Piffaretti, “richiama anche nei particolari, la vera grotta di Massabielle”. A Ligornetto Mons. Grampa ha pure fatto una sosta al Museo Vela (cent’anni dopo – è stato precisato – l’ultima visita di un Vescovo di Lugano, quella di Mons. Alfredo Peri-Morosini) e ha benedetto la ristrutturata casa parrocchiale, perché “sia sempre luogo di pace e di serenità, di ospitalità e di accoglienza”, dove “ognuno si senta come a casa sua” e dove ci si reca “per confidare una sofferenza, domandare un aiuto, chiedere un consiglio, assicurare una collaborazione”. Sabato, festività dell’Immacolata, il Vescovo ha presieduto l’Eucaristia nella parrocchiale di Genestrerio, esprimendo lode e apprezzamento “per il generoso e ben riuscito restauro dopo il deleterio incendio di qualche anno fa”, fermandosi in seguito per il pranzo con le persone della terza età. Ieri, di buon mattino, ha celebrato una prima S. Messa
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nella chiesa di San Giuseppe a Ligornetto, pregando in seguito nell’attiguo cimitero; la seconda ha avuto luogo nella parrocchiale dedicata a San Lorenzo con il sacrameno della Cresima. Con lui, oltre a don Felice Falco, hanno concelebrato don Angelo Arrigoni, che aveva terminato la sua generosa stagione pastorale quale parroco di questa comunità lo scorso settembre (vi era giunto nel 1987) e don Cesare Realini, vicario a Ligornetto per tanti anni particolarmente attivo nella pastorale oratoriana del Mendrisiotto. Al termine della celebrazione le note della locale Filarmonica hanno festosamente salutato il Vescovo, che nel pomeriggio ha incontrato la popolazione all’oratorio, in un costruttivo e intenso dialogo. Nel pomeriggio di oggi Mons. Grampa concluderà le tappe di Ligornetto (incontro con il Municipio) e di Novazzano (visita alle scuole, sosta nella chiesa di Castel di Sotto, incontro con il Consiglio parrocchiale e il Municipio).
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Museo Vela e Casa Pessina a Ligornetto; i segni di Mario Botta a Genestrerio
Due villaggi «all’arte inclini» igornetto, «comunità di contadini ieri, di pendolari oggi, villaggio all’arte incline» è la felice sintesi del maestro, storico ed esperto d’arte Giovanni Piffaretti. Lo si può dire anche di Genestrerio, villaggio di mastri stuccatori, dove Mario Botta è nato e ha progettato una delle sue prime opere, la casa parrocchiale. Ligornetto è terra di muratori e gessatori, provetti nell’arte di costruire e decorare, e di artisti, dai Vela (Lorenzo, Spartaco e soprattutto Vincenzo, uno dei massimi scultori dell’800) ad Apollonio Pessina, a sua volta scultore oggi rivalutato. Talmente grandi che non poteva finire lì, infatti ecco il Museo Vela, gestito dalla Confederazione, che irradia dalla collina e, vicino alla chiesa, Casa Pessina, dedicata ad Apollonio ed aperta agli artisti locali. Poi i Cleis, Ugo, i figli Milo e Daniele, quel maestro che è Pierino Selmoni, il figlio Paolo, Ivo Soldini, Marco Piffaretti, Fiorenza
Casanova, Anna Bianchi, Gabriela Spector, qui è nato Samuele Gabai… e altri giovani incalzano. «Mastri costruttori, artisti, la consapevolezza d’un forte passato che talvolta limita gli slanci, ma rivive nella fedeltà ad un ritmo caratterizzato dall’attaccamento ai luoghi e dall’impronta religiosa». Giovanni Piffaretti cita l’emigrazione e il fatto che, sulla strada dei ritorni stagionali, oltre alle competenze d’arte si sia portato il culto a Sant’Antonio da Padova e a San Giuseppe, insediato con una statua nell’oratorio in campagna prima dedicato all’Assunta e poi all’Annunciata. Da Genestrerio gli fa eco Ermanno Galfetti, già municipale e sindaco di lungo corso, richiamando alcuni caratteri di fondo di questo territorio lungo cui corre la via naturale tra nord e sud, terra di passaggi e di confluenze. Tra realtà, nostalgia e poesia ricorda le distese di granoturco, tabacco, patate, ogni casa un’aia, il pollaio, il
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maialino e conigli fino a non molti decenni fa... L’emigrazione degli spazzacamini, marronai e fornaciai (terra buona da queste parti), l’abituale riferirsi a Mendrisio che conferisce una logica anche storica all’aggregazione di oggi. Ma su tutto coglie «il forte radicamento religioso, le feste, le sagre, le processioni e le croci conficcate in cima a colonne per segnare il territorio. La grande croce allo svincolo, e tante altre: segni, indicazioni, memorie». Il richiamo alla buona terra viene da Tiziano Pagani, agricoltore a Ligornetto. «Siamo rimasti in pochi ma la terra è sana e fertile, inondata dal sole, adatta all’orticoltura e alla vigna». Da amante della natura indica zone protette come “ul Tremurin”, flora e fauna rare, dal sambuco nero alla rossiccia rana di Lataste, ed anche questa è qualità di vita.
2007 MENDRISIOTTO STABIO 14 - 15 - 16 DICEMBRE Un Comune in piena espansione demografica e economica
La frontiera come opportunità storica, economica e sociale Negli ultimi vent’anni ha raddoppiato la popolazione e la crescita continua tra un’ampia offerta di servizi pubblici e privati. Da villaggio a moderna cittadina, dove la vocazione agricola, dei Bagni e delle Terme, è stata in gran parte sostituita da quella industriale. ra uno dei sei Comuni più importanti del Ticino fino a che la Gotthardbahn l'ha tagliato fuori dalle principali vie di comunicazioni nord-sud. Sfortuna e fortuna, visto che quel triangolo che s’incunea tra le province di Varese e di Como rimane fin dai tempi dei romani un ideale passaggio nord-sud senza averne il peso strutturale, e così la vocazione contadina è stata affiancata da quella industriale con una certa armonia. Oggi è in piena espansione, oltre 4.000 posti di lavoro, ditte importanti in vari settori (alimentare, tessile, acciaio, motori, nuove tecnologie ecc.) grazie allo posizione, all’accessibilità delle vie di comunicazione, alla manodopera abbondante e qualificata dell’una e dell’altra parte della frontiera. La popolazione è raddoppiata negli ultimi vent’anni e la crescita continua, tanti nuovi arrivi, famiglie anche giovani con figli, adesso si è sui 4100. «40-50 battesimi l’anno, il doppio dei decessi» indica il parroco don Andrea Radziszowski, che viene da Cracovia dove è stato ordinato dal cardinal Wojtyla, l’anno prima che divenisse Papa. Facile capire come il Comune stia operando per il miglioramento delle strutture scolastiche, con tra l’altro il progetto di una seconda sede di scuola dell’Infanzia. Quel territorio di pianura e dolci colline oggi non solo non lo si aggira ma lo si cerca. Per la facilità dei collegamenti, per la tranquillità, direi la serenità del posto, per la capillarità dei servizi, pubblici e privati. Anche qui come a Ligornetto insistono molto sulla dimensione a misura d’uomo, e non a caso i due Comuni procedono verso una possibile aggregazione. Votazione consultiva entro la prossima primavera. «Dimensione non eccessiva,
contatto tra amministratori e amministrati, disponibilità di servizi, abitudine alla collaborazione» indica il sindaco avv. Davide Socchi. Le cose che uniscono sono lì da vedere, dalle iniziative culturali a quelle sociali e istituzionali. Quindi musica e teatro, qui sono attive due Bande e chi non ha sentito parlare del “Convivium Musicum”, di “Festate”, “Maribur” con il teatro di figura “Otello Sarzi”, “Ul suu in cadrega” e via elencando? Quelle sociali sono rivolte alle situazioni di disagio giovanile e di difficoltà personale e/o familiare, l’educatrice per il Centro giovani. La raccolta rifiuti, la polizia intercomunale… insomma almeno tre Dicasteri coinvolti in quella che è diventata un’abitudine alla collaborazione. Stabio è un Comune forte, moltiplicatore stabilmente al 70%, una situazione economica certo soggetta ai flussi congiunturali ma consolidata, la consapevolezza di un presente importante nel solco di un grandissimo passato, come attestano le ricerche archeologiche e storiche, le recenti mostre e pubblicazioni. Terra di passaggi, terra di frontiera, e qui ci si è adeguati bene a queste caratteristiche. Passaggi e frontiera significano abitudine all’apertura, al movimento, quindi anche all’emigrazione, prima verso l’Italia, poi il Sudamerica, infine l’altra Svizzera; e oggi all’immigrazione di giornata, quella dei frontalieri. Di ogni fase abbondano le testimonianze. «Mantenendo però la dovuta attenzione al territorio, quindi l’agricoltura che già a fine ’700 introduce il baco da seta, i campi invasi da filari di gelso, che diventano sostegno per la vite e collegano le diverse colture, sfruttando sino al dettaglio questa magnifica terra. E il rapporto
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con la terra continua tuttora» spiega l’arch. Lino Della Casa. Da metà ’800 si sfruttano le acque solforose con i Bagni sociali, nati da una sorta di cooperativa di un gruppo di cittadini, e poi con altre strutture private, accanto alle Terme, una storia che continua anche oggi e che proprio in queste settimane ha visto l’annuncio di ulteriori sviluppi. Si veniva «a fare le acque» dalla Lombardia, mogli e figli si fermavano anche dei mesi mentre i padri andavano e venivano in carrozza da Milano, Varese, Como.
2007 Tra le esigenze abitative, industriali e del commercio
Ordinata gestione del territorio per rimanere “a misura d’uomo”
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on l’arrivo, 1902, della camiceria Realini inizia la storia industriale che si espande ancora più di cent’anni dopo. Si sviluppa il tessile, soprattutto si valorizza la posizione di frontiera, sfruttata a suo modo anche quand’era chiusa. S’era iniziato nell’800 a coltivare il tabacco per farla in barba al Lombardo-veneto, quindi all’impero austro-ungarico, quindi all’Austria che imponeva il monopolio e aveva scacciato gli svizzeri. Un buon motivo per il contrabbando. Praticamente ogni villaggio, Stabio compreso, aveva la sua fabbrica di sigari. Si è continuato con il tessile per la centralità rispetto al mercato del tempo, poi per i collegamenti agevoli, oggi verso i grandi aeroporti; di qui passerà il prolungamento della ferrovia LuganoMalpensa. Situazione complessa fra strade reali ed evocate (la superstrada), fra traffici e industrie, residenze e natura, frontalieri e dogana, insomma quel possibile caos che vuole evitare un Comune che ostinatamente vuol essere “a misura d’uomo”. Provvede la ragionevole suddivisione e gestione del territorio: le industrie nella vasta area a valle della cantonale verso il Gaggiolo, la residenza nella tranquilla zona collinare, San Pietro ma non solo, i commerci nella parte centrale, attigua al nucleo. Rimane
spazio per la vite con l’ottimo Montalbano sull’omonima collina, per l’orticoltura e per quanto rimane dell’allevamento, insomma zone verdi, anche boschi e biotopi, quel che ci vuole per lo sguardo e per il tempo libero. Stabio è come una mappa facile da leggere anche nelle sue stratificazioni storiche. È il compito assunto dal Museo della civiltà contadina del Mendrisiotto con l’indirizzo assegnatogli da Gino Macconi, il promotore. Il progetto continua e si espande con Sergio Pescia, il curatore. «Si tratta di ricercare e documentare quanto collega passato e presente per dare spunti al futuro attraverso la lettura della realtà quotidiana». Che viene così inserita in una logica attiva, di apertura culturale. In 26 anni ha proposto una sessantina di mostre, metà nel Museo e metà in altri luoghi «perché bisogna coinvolgere i posti e la gente, affinché il Museo sia il luogo della memoria ma anche della proposta». A volte basta poco per documentare collegamenti storici. Come, nella ricerca su giochi, quella bambola di celluloide d’un tempo in cui ancora non si produceva in Europa, giunta qui dall’America attraverso le strade dell’emigrazione. «Così per tante altre cose, perché emigrare voleva dire mettere a disposizione le proprie competenze e tornare
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IL PROGRAMMA
Venerdì 14 dicembre Stabio 15.15 Incontro all'Oratorio con gli allievi e i Maestri delle Scuole Elementari 16.30 Incontro con i ragazzi della Scuola media nell'aula magna 17.45 Incontro con l'Autorità civile 18.30 Cena presso l'Istituto Santa Filomena 19.30 Santa Messa per le famiglie all'Oratorio 20.30 Incontro con la popolazione e le Associazioni all'Oratorio Sabato 15 dicembre Stabio 11.00 Visita ai malati Visita alle chiese di Santa Margherita e di Castello 12.15 Pranzo presso l'Istituto Santa Filomena 14.30 Preghiera a Santa Lucia nella chiesa di San Pietro (chierichetti, scout, lupetti, gruppo giovani) 16.00 Sosta di preghiera in Cimitero e benedizione della nuova cappella 17.00 Santa Messa per gli anziani presso l'Istituto Santa Filomena 18.15 Incontro con il Consiglio parrocchiale 19.15 Cena presso l'Istituto Santa Filomena Domenica 16 dicembre Stabio 10.00 Santa Messa in chiesa parrocchiale, dedicazione del nuovo altare e inaugurazione dei restauri Aperitivo 12.00 Pranzo 16.00 Santa Messa in chiesa parrocchiale con il Sacramento della Cresima
IL PROGRAMMA a casa con novità ed oggetti di pregio. E qui è stato un bel viavai, dal Neolitico in avanti» come documentano i ritrovamenti archeologici. Al momento il Museo propone la mostra sui carradori, cioè sulla costruzione di carri nel Mendrisiotto. Carri significa tradizione, mondo contadino, ma anche strade e trasporti entrando nel vivo di un’attualità caratterizzata dai collegamenti e dai trasporti internazionali. È la storia che continua.
2007
Andare contro corrente con forza e coraggio
Uno dei momenti centrali della
visita pastorale a Stabio è stato certamente l’inaugurazione dei restauri e la dedicazione del nuovo altare della chiesa parrocchiale di questa comunità, affidata a don Andrzej Radziszowski e a don Thomas Tomczyk. Il suggestivo rito, inserito nell’Eucaristia di ieri mattina, è diventato forte messaggio ancorato all’evento della salvezza, ben sintetizzato dallo stesso altare nella sua duplice prospettiva di “mensa per il convito” e di “ara per il sacrificio”. Ricollegandosi esplicitamente al contenuto liturgico della terza domenica di Avvento, Mons. Grampa ha sottolineato la gioia per questo restauro, che “ha reso la chiesa più bella, luminosa e rispondente alle esigenze liturgiche”. Ha espresso gratitudine ed apprezzamento a quanti, nei rispettivi compiti, hanno contribuito – compresi i generosi benefattori – a questo impegnativo intervento guidato dall’arch. Tita Carloni e ben ripercorso all’inizio della Messa dal presidente del Consiglio parrocchiale Lino Della Casa e dal parroco don Andrzej. Una gioia sottolineata anche dai canti della corale parrocchiale e dalle note di saluto della locale filarmonica sul sagrato.
Ma l’intera e intensa “tre giorni” è stata costellata da altri momenti significativi. Come i diversi incontri: con i piccoli delle Elementari (presso l’Oratorio parrocchiale); con i ragazzi delle medie (nella loro sede scolastica); con i lupetti, gli scout, i ministranti, i giovani (nella chiesa di San Pietro); con le famiglie e le diverse associazioni; con le autorità civili e parrocchiali; con i malati nelle rispettive case; con la popolazione nella serata di venerdì, dove il Vescovo ha richiamato la necessità della testimonianza e l’impegno di sentirsi tutti “coltivatori responsabili” di quella “grande pianta” che è la comunità. A ragazzi e giovani ha chiesto “la forza e il coraggio di andare contro corrente nell’attuale contesto sociale e culturale, dove prevalgono il potere, l’avere, il piacere, tutti pseudo-valori, che rendono schiavi e sono ben lontani dall’insegnamento di Gesù, nel quale soltanto troviamo vera liberazione e quindi vera gioia”. Alle famiglie (per le quali ha celebrato l’Eucaristia nella serara di venerdì) ha ricordato che “occorre avere pazienza, avere la capacità di non disperare, di rispettare i tempi della crescita, di offrire sempre nuove occasioni, di aiutare i figli nelle loro lotte, offrendo loro gli strumenti adatti, le armi della luce, ossia le opere buone che li
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aiutino a vincere i combattimenti della vita”. Nella giornata di sabato ha visitato le chiese e gli oratori, incontrando anche le due Confraternite (del Suffragio e del SS. Sacramento), ripercorrendo così la stessa storia religiosa di questa comunità; ha sostato in preghiera in cimitero, benedicendo la nuova cappella dei sacerdoti defunti della parrocchia; ha celebrato la Santa Messa nell’Istituto Santa Filomena, ricordando con affetto agli ospiti che “il Signore viene per sollevarci dalla nostra fatica, per ridare vigore al nostro cuore spesso stanco e segnato dalla nostalgia, per farci guardare in avanti, nella certezza che solo in lui trovano senso e significato pieni il nostro cammino e la nostra esistenza”. Nel pomeriggio di ieri infine ha conferito il sacramento della Cresima a un gruppo di ragazze e ragazzi, rivolgendo loro un messaggio chiaro e concreto: “Non essere sordo alla voce che ti indica il bene, la virtù, l’onestà e ti invita a camminare diritto, su strade di giustizia, di libertà, di pace, di bene”. Questo pellegrinaggio pastorale nel Mendrisiotto conosce ora una pausa. Riprenderà nella seconda metà di gennaio con Vacallo e con le parrocchie che ancora attendono la visita del Vescovo (Rancate e Besazio; Balerna; Morbio Inferiore; Chiasso e Pedrinate).
2007 Tra emigrazione e immigrazione la presenza di 37 diverse nazionalità
Braccia aperte della parrocchia sull’articolata e ricca realtà sociale
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er ribadire il concetto di socialità, uno dei vecchi “bagni” di Stabio era stato ristrutturato come Casa per anziani, già allora di Santa Filomena. Era la risposta ad un bisogno, visto che nei primi anni ’80 è stata costruita la nuova Casa medicalizzata, 55 ospiti in una struttura moderna, che annovera anche la cappella. Tra il personale, quattro suore colombiane. Colpisce la risposta di una di esse: quante ore al giorno? «Io lavoro con gli anziani, non ho orari». È il corrispettivo di una disponibilità che caratterizza il paese sul piano sociale e religioso. Il parroco don Andrea, qui da 15 anni, si considera ormai «di Stabio a tutti gli effetti»; viene dalla Polonia, come il vicario don Tommaso. Sono il segno di una comunità aperta, che conta 37 nazionalità, ma che ugualmente conserva la sua consolidata unità anche tra nuclei residenziali un tempo separati, adesso sempre più collegati da costruzioni. Don Andrea cita i frequenti momenti di unione, collaborazione e di animazione religiosa, San Nicolao con più di 300 bambini, i carri del carnevale, le giornate dei giovani, le attività
dell’oratorio parrocchiale dove si riuniscono i giovani e il lunedì si tiene il doposcuola dei ragazzi delle medie, anche dei paesi vicini. Ricorda le feste dei giovani, delle famiglie e degli anziani, sempre all’oratorio. La collaborazione dei laici, «senza di loro niente», i catechisti per la Cresima, le catechiste per la Prima Comunione. I gruppi di preghiera, la scuola della fede, la Conferenza di San Vincenzo, l’Ordine francescano secolare e il loro riunirsi, le processioni, le funzioni religiose ben distribuite sul territorio. Il gruppo di animazione liturgica, la Corale parrocchiale e il gruppo Nova Vox, lo stuolo di chierichetti. Ma anche quel legame fra tradizione e attualità che sono le due Confraternite, quella del SS. Sacramento, che risale al ’500, e quella del Suffragio, costituita a Roma dagli emigranti nel ’600, con riferimento all’omonima chiesetta accanto alla Parrocchiale, poi popolarmente dedicata alla Madonna di Caravaggio per la raffigurazione che vi si trova. Domenica il Vescovo benedirà la rinnovata cappella del cimitero ove sono sepolti i sacerdoti di Stabio e consacrerà il nuovo altare
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della chiesa parrocchiale dei Santi Giacomo e Cristoforo ancora fresca di restauri. Tre milioni e un impegno corale della popolazione riassunto nell’Associazione amici dei restauri delle chiese di Stabio (AARCHI) a testimonianza dell’attenzione verso i monumenti religiosi. La parrocchiale è tornata all’antico splendore, con il suo corredo di opere d’arte, in particolare il seicentesco gruppo statuario ligneo del Cristo deposto dalla croce. A San Pietro sorge l’antica parrocchiale, ossia la chiesa dei Santi Pietro e Lucia, di origini altomedioevale, molto prima del mille; l’attuale costruzione, trasformata nell’800, sorge sulle fondamenta dell’antica chiesa. A Castello, sulla roccia, sorge la cappella di San Rocco o dell’Assunta, una bella pala d’altare con la Madonna circondata da Santi e una statua seicentesca di San Rocco. L’antica chiesa di Santa Margherita vicino alla frontiera è anch’essa di origini romaniche, caratterizzata da un’abside del ’600 e dalla raffigurazione della Santa sulla facciata. Il territorio di Stabio è caratterizzato anche da diverse storiche croci, poste ai crocicchi.
2008 MENDRISIOTTO VACALLO 18 - 19 - 20 GENNAIO Tra Centro diurno, società atletica, parrocchia e altre iniziative
Un Comune piccolo e bello che vuole rimanere autoctono Bocciata l’aggregazione con Chiasso e Morbio Inferiore, rimangono importanti collaborazioni con i Comuni vicini e la rete della socialità si allunga su tutto il Mendrisiotto. Un solo rammarico, la debole situazione finanziaria del Comune.
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ualcuno a Vacallo ricorda ancora quando i cento, anzi gli ottanta metri erano tracciati lungo la strada, delimitati con il gesso. E decine di ragazzi correvano più forte che potevano con le scarpe di pezza. Era l’ottobre del ’58, tanto entusiasmo e pochi mezzi, quando nasceva la SAV, la madre delle istituzioni moderne del paese. A parte naturalmente la parrocchia, tra le prime a staccarsi dalla Pieve di Balerna già nel 1573 (si tramanda che il tragitto fosse pericoloso, infestato da banditi) e a contribuire così in materia determinante all’identità del villaggio che da Chiasso s’inerpica dolcemente lungo la collina sino alle porte della Valle di Muggio. Ritornando ai nostri giorni, un’altra data importante ci porta al 1993, quando nasce quello che comunemente viene chiamato Centro diurno, ma è molto di più, ossia l’altro motore di Vacallo sul versante sociale. Una terza data significativa è recentissima, 25 novembre 2007, quando è stata bocciata l’aggregazione a Chiasso e Morbio Inferiore, un ipotetico e ormai svanito Comune da 15.000 abitanti nel basso Mendrisiotto, il contrappeso alla grande Mendrisio. «Era una soluzione, è stata bocciata. Adesso ognuno se ne sta alla finestra per conto suo, in attesa che qualcuno si faccia promotore di qualcosa. Cosa? Difficile saperlo adesso, aspettiamo la prossima legislatura» commenta un po’ rassegnato il sindaco Pietro Zanotta. «Poteva essere un primo passo per ingrandirsi ancora. Invece qui si è preferito “piccolo ma bello” piuttosto che “l’unione fa la forza”, uno slogan di poco successo… Perché la gente è timorosa, quando si tratta di cambiare si tira indietro, consapevole di quello che ha e prudente verso il nuovo». Il sindaco fa in fretta
due conti: 2870 abitanti stabili da quindici anni, che significa un potere attrattivo praticamente fermo nonostante il posto sia bello, ben servito, vicinissimo ai collegamenti; il moltiplicatore al 95%. «Non ci sono soldi da investire, possiamo solo mantenere quello che abbiamo». Che è tanto, d’accordo, in strutture e servizi ma anche e soprattutto in iniziative, volontariato, socialità, spirito di comunità. Un associazionismo ben diffuso e articolato anima la vita del paese e si allunga a coinvolgere i Comuni vicini, facendo perno sulla SAV (sport e tempo libero), sul Centro sociale (assistenza e socialità) e sulla parrocchia (oratorio e cultura). «La nostra palla al piede è la pesante situazione finanziaria, che non ci
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permette di investire granché per fare ancora di più. Comunque adesso siamo impegnati con le misure di moderazione del traffico verso la Valle di Muggio; si tratta di far cambiare le abitudini, anche proponendo nuovi percorsi per alleggerire il traffico». Le risorse sono poche, Vacallo non ha industrie ed anche i commerci sono contenuti, nonostante la frontiera, in pratica limitati alla zona della dogana di Pizzamiglio. «Eppure il posto è ideale per uffici commerciali, che troverebbero affitti abbordabili e tutti i servizi del caso. Certo, dovremmo riuscire ad abbassare la pressione fiscale per rilanciare l’economia, e l’aggregazione poteva essere una soluzione». Anche perché qualche terreno pregiato si trova ancora, ad esempio in zona San Simone. Ma il sindaco non si limita alle… occasioni perdute. Elenca le iniziative regionali in atto, le collaborazioni con Chiasso e soprattutto Morbio Inferiore: pompieri, Croce verde, protezione civile, una quantità di servizi, la convenzione per le scuole con Morbio, per la polizia con Chiasso. Non è che Vacallo si crogioli al sole sul suo bel pendio, ma interagisce, è in rete, sviluppa iniziative.
2008
IL PROGRAMMA
Venerdì 18 gennaio Vacallo 10.30 Visita agli allievi della scuola elementare 14.00 Incontro con gli anziani al Centro Sociale 15.45 Visita alla scuola dell'Infanzia 16.15 Visita agli anziani a domicilio 20.30 Incontro con la popolazione nell'Aula magna delle scuole Sabato 19 gennaio Vacallo 09.30 Incontro col Consiglio parrocchiale 10.30 Incontro con le Associazioni (Centro Sociale) 11.15 Incontro con le Autorità municipali 14.30 Incontro con i bambini e i ragazzi dell'Oratorio 16.00 Incontro col Gruppo donne di Azione Cattolica (Salone San Simone) 17.30 S. Messa festiva in Santa Croce 18.45 Incontro con i giovani (Centro Sociale)
Rivolte a tutti, con un’attenzione privilegiata verso gli anziani
Tante iniziative per coinvolgere e aiutare ad evitare l’isolamento
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elizioso lo è ancora, ma doveva esserlo ancora di più tra campi e vigneti, quand’era meta ambita di villeggiatura. Sulla collina pare ancora di sentire le note della Manon Lescaut di Puccini o dei Pagliacci di Leoncavallo, che qui hanno trascorso alcune estati componendo capolavori. Si respira aria di cultura ed è persino naturale che il parroco, don Claudio Premoli, sia uno storico dell’arte e che tra le attività dell’oratorio ci metta qualche visita a qualche Museo. Ma un po’ di cultura, in primis per gli anziani ma poi per tutti, la promuove anche il Centro diurno, teatri, concerti e mostre. Sono parte di un’offerta amplissima che comprende incontri e proposte per il tempo libero: passeggiate, ginnastica, corsi di lingue, tombole, lavoretti secondo il principio, come indica l’animatore Moreno Beretta, «di mantenere le persone il più possibile al proprio domicilio». Per cui il Centro ha una cucina per i pasti a domicilio, e ogni tanto ci si trova qui insieme per il pranzo, si provvede ai trasporti, si creano occasioni d’incontro, ogni giorno al Centro c’è almeno una proposta,
quando non di più. Importantissima è poi la parte sociale, dove il Centro diventa davvero il punto di riferimento per Vacallo, anche con un lavoro d’ufficio con cui risponde ai bisogni della popolazione anziana: appartamenti, figli, dichiarazioni d’imposta, formulari, aspetti burocratici, persino la spesa… E poi proposte di animazione estese ai Comuni vicini. In pratica tra giorno e sera decine e decine di persone frequentano il Centro. La sensibilità a bisogni sociali è confermata dalle Mamme diurne, dal ’91 attive su più fronti ma in particolare dell’affidamento di giorno. Sono nate per conciliare il tempo di lavoro dei genitori con la cura dei figli attraverso servizi di qualità. Da qui l’esperienza, via via confermata, di collocare i bambini di genitori che lavorano presso famiglie (appunto le mamme diurne) che se ne occupano. «È un servizio oggi necessario – spiega Simona Sandrinelli, coordinatrice – come conferma la partecipazione molto buona. Non se ne può fare a meno, ed infatti l’iniziativa si è estesa ad altri Comuni del Mendrisiotto». Il secondo servizio, integrato al primo, consiste nel promuovere cen-
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Domenica 20 gennaio Vacallo 09.30 Visita e preghiera al Cimitero 10.30 S. Messa in San Simone con la celebrazione del Sacramento della Cresima 12.15 Pranzo con il Consiglio parrocchiale e Autorità 16.00 Nella chiesa parrocchiale di San Simone, in occasione della Settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani: Incontro e Celebrazione ecumenica con la Comunità della Chiesa evangelica riformata
IL PROGRAMMA
2008
Occorre una “laicità sana” e non “malata “Io so una preghiera”, con spontaneità ed immediatezza un piccolino della Scuola dell’Infanzia di Vacallo si è rivolto così al Vescovo e subito, tutto d’un fiato, ha recitato: “O Gesù d’amore acceso…”. Non è stato l’unico, perché altri hanno voluto seguire il suo esempio, chi recitando il “Padre Nostro”, chi l’“Ave Maria”, chi un’altra preghiera mandata a memoria. “Un incontro molto bello”, ha commentato Mons. Grampa, salutando questi piccoli e diverse mamme, che li accompagnavano. Ma pure gli altri incontri del nutrito programma (con gli allievi delle Elementari e i loro docenti; con gli anziani; con le associazioni sportive, ricreative e culturali; con i bambini e i ragazzi dell’Oratorio; con il Gruppo donne di Azione Cattolica; con i giovani) sono stati interessanti, rendendo costruttiva questa visita (la prima del 2008 e tappa numero 207 di questo itinerario diocesano), che ha dato una positiva immagine della comunità di Vacallo, affidata a don Claudio Premoli. Ben partecipata è stata pure la serata di venerdì aperta all’intera popolazione, durante la quale, soprattutto in risposta ad altrettan-
te domande, Mons. Grampa ha potuto affrontare diverse tematiche. Ha così insistito sulla necessità di prestare particolare attenzione alla pastorale giovanile, per “non correre il rischio di ritrovarci fra qualche anno con il deserto”; ha richiamato l’identità della parrocchia, sottolineando “collaborazione e apertura”; ha chiesto il coraggio di fare sentire la presenza cristiana, per “difendere valori e tesori che segnano la nostra terra e la nostra storia”, fortemente confrontate con le sfide di una società indifferente e sempre più scristianizzata; ha puntualizzato significato e funzione di una “laicità sana” e non “malata”. In questa prospettiva e richiamando anche eventi recenti (la mancata visita del Papa alla Sapienza di Roma; talune porte trovate “chiuse” dal Vescovo; la discussione in atto sull’insegnamento religioso scolastico), Mons. Grampa ha sottolineato che “laicità è percepire e rispettare fino in fondo il più grande dono che Dio abbia fatto all’uomo: quello di poter giudicare le cose ‘terrenÈ con la propria testa, affidandosi al buon uso della ragione, operando per il bene umano oggettivo, che non è un bene esclusivo dei credenti, ma un bene che va difeso e promosso da tutti e per tutti”. Ha ricordato che
tri di attività extrascolastica in diversi paesi, con strutture e personale qualificato, dalle mense ai doposcuola. Le cronache sportive dicono quanto sia cresciuta la SAV da quelle prime corse sulle strade e dalla salita alla fune lungo una corda legata al ramo di un albero. Poi è sorta la prima palestra, si è partiti con l’atletica, staffette e corse d’orientamento, e finalmente nei primi anni ’70, sulla passionaccia di Orazio Zanoni e altri, con la pallacanestro. Prima serie A nel ’97, poi un po’ di crisi e ritorno ai vertici lo scorso anno. «Alle spalle dei successi – precisa il presidente Attilio Cavadini – sta un importante movimento giovanile: 8 squadre, quasi 200 giovani di Vacallo e paesi vicini. Se aggiungiamo la sezione sci non competitiva con l’annuale settimana bianca, sono altri 130 partecipanti, e con il calcio sono
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una “sana laicità resta fedele ai propri fondamenti”, che sono “il buon uso della ragione, il dialogo, la rinuncia ad ogni sopraffazione ed intimidazione intellettuale, il rispetto per i diritti umani fondamentali e in particolare per la libertà religiosa”. Ha precisato che una vera laicità, “se da una parte esige che le cose terrene siano gestite senza pregiudiziali confessionali, dall’altra riconosce però senza timidezze e senza ambiguità l’immenso contributo della religione (e in particolare, nel nostro Paese, del cristianesimo) alla civiltà e al bene comune”. Altrimenti la laicità “si ammala”, trasformandosi in “intolleranza, pregiudizio, dogmatismo e, all’estremo, in violenza”. Costruttivi per una migliore conoscenza reciproca e delle situazioni gli incontri con le Autorità (Municipio e Consiglio parrocchiale); ben partecipate le Celebrazioni Eucaristiche (in Santa Croce sabato sera, nella chiesa di San Simone ieri mattina con la Cresima); intensa di affetti e ricordi la sosta in cimitero; significativo l’incontro ecumenico di ieri pomeriggio, con la partecipazione del pastore Giuseppe La Torre, nell’ambito della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
2008 altre decine di giovani coinvolti. Doveroso il grazie al Comune, che ci mette a disposizione le strutture, campi e palestre». Alle iniziative sociali aggiungiamo i Matiröö, la Compagnia di teatro dialettale messa in piedi dal maestro Gianni De Lorenzi. «Essì, bisogna essere un po’ svitati, un po’… matt per lanciarsi in una simile avventura. Ma ci va bene, anche noi contribuiamo ad animare Vacallo e a portare un po’ d’allegria».
L’opinione del parroco don Claudio Premoli: «Le iniziative si intrecciano e l’aiuto è reciproco»
Parrocchia e oratorio integrate nella rete delle collaborazioni l parroco don Claudio Premoli, a Vacallo da quasi 8 anni, pone al centro l’ottima collaborazione esistente tra le varie componenti. «Si lavora molto bene con il Centro sociale, con le mamme e le famiglie diurne, con la SAV, con il Comune. Sovente le iniziative si integrano e l’aiuto è reciproco». Si sono ben sviluppate le attività dell’oratorio parrocchiale nel vecchio asilo comunale, soprattutto per bambini e ragazzi: incontri, giochi, film, escursioni, gite anche culturali, insomma una serie di iniziative coinvol-
genti. E naturalmente la catechesi, con il parroco coadiuvato da diversi laici per la preparazione alla Prima comunione e nelle altre attività come la catechesi quindicinale per adulti, l’ultima prima di Natale incentrata sul Credo. Una volta al mese si incontra il folto gruppo di Azione Cattolica, stesso ritmo per le signore che si prodigano nell’organizzare pomeriggi ricreativi, momenti di preghiera, incontri dedicati soprattutto agli anziani. Per il bel canto ecco le due Corali: Santa Croce e San Simone. Sono attivi diversi gruppi
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religiosi che contribuiscono a loro volta a mantenere unito un paese caratterizzato da un certo movimento, essendo situato sul confine. «Vacallo rimane un villaggio tipicamente residenziale, fondamentalmente tranquillo, la gente è disponibile, la domenica c’è una buona frequenza alle funzioni religiose. Certo, anche qui abbiamo il problema dei giovani, che verso i vent’anni non frequentano più». Nella chiesa parrocchiale dei Santi Simone e Giuda Taddeo, sorta nel Seicento sui resti di un precedente impianto medioevale, convivono antico e moderno. La bella tela settecentesca raffigurante i Santi patroni che convertono al cristianesimo un re persiano, è affiancata da un arredo liturgico moderno: altare, ambone e fonte battesimale in pietra di Milo Cleis, tabernacolo di Paolo Bellini, vetrate di Fra’ Roberto. Nella cosiddetta ala nuova si trovano diversi frammenti e affreschi del Quattro e Cinquecento, oltre ad altre opere d’arte di secoli successivi. Normalmente utilizzata per le funzioni anche la chiesa di Santa Croce, nella parte alta del villaggio. L’edificio barocco è stato ampliato a metà Ottocento da Luigi Fontana e Isidoro Spinelli, ha conosciuto diversi interventi di restauro, riunisce opere dal Sei al Novecento compreso il nuovo altare di Gianluigi Giudici. Da notare sulla facciata della casa parrocchiale il mosaico, una Madonna con Bambino di Aurelio Gonzato.
2008 MENDRISIOTTO RANCATE - BESAZIO 25 - 26 - 27 GENNAIO Due comuni da sempre abituati alla collaborazione
La ricchezza della storia nella bellezza dei luoghi Due comuni vicini sulla strada che porta alla “montagna”. Ma il cammino si divide: Rancate è entrata nella “grande Mendrisio”, mentre Besazio per ora aspetta. Entrambi hanno in comune uno sviluppo ordinato, crescita demografica e finanze sane. destini di Rancate e Besazio si dividono, senza però voltarsi le spalle. Rancate ha deciso di far parte della “grande Mendrisio”, Besazio sta a guardare e intanto si gode la splendida tranquillità di “piccola Siena del Mendrisiotto”. Attende senza ansia la votazione consultiva tra due anni e, se i cittadini saranno del parere, l’aggregazione con Mendrisio tra quattro. Buoni vicini i due Comuni lo sono e lo rimarranno. Troppe cose li uniscono: l’antica strada che, salendo dolcemente la collina per poi inerpicarsi sulla "montagna", è contrappuntata da monumenti dei primi secoli dell’era cristiana; lo stupendo
paesaggio disegnato tra cipressi e vigneti; l’attualità segnata da una certa agiatezza dovuta prima a terre generose e poi alla bellezza dei luoghi, con ovvie ripercussioni anche finanziarie. Entrambi sono in crescita demografica, Rancate ha superato i 1450 abitanti, Besazio si avvia ai 650 senza spingere più di tanto. «I nostri valori sono la tranquillità, il silenzio, la naturalità del paesaggio» sintetizza il sindaco Silvano Gaffuri, «e per noi è prioritario mantenere queste caratteristiche antiche, che contrastano con la rumorosità di oggi. Magari possiamo crescere ancora, ma non troppo». Tutt’intorno l’agricoltura ha lasciato spazio
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ai vigneti e il nucleo mantiene i caratteri di sempre, le case raccolte ordinatamente attorno ai vicoli. Rancate prende atto che è già parte di Mendrisio, le zone industriali si toccano alla Rossa di San Martino, e infatti si sta ripianificando verso la Campagnadorna, dove sorgevano i serbatoi della nafta. Nell’attesa del nuovo Comune continua le opere pubbliche, il completamento del PR, la strada al quartiere Sottochiesa, le canalizzazioni, l’acquedotto, la riasfaltatura della piazza sulla quale si affaccia la chiesa parrocchiale ancora fresca di restauri. Insomma si prepara ad un passaggio indolore, progetta la Commissione di quartiere… Quel che funziona verrà mantenuto, cancelleria, scuole, i servizi pubblici potenziati, la pianificazione rimarrà la stessa, le zone residenziali manterranno gli stessi parametri. «L’aggregazione – spiega Mario Rusca, sindaco di lungo corso – è un fatto molto positivo, in un Comune l’apparato amministrativo è sempre più importante e i piccoli non ce la fanno ad affrontare problemi sempre più grandi e soprattutto estesi, non più locali ma zonali, regionali. Di gran lunga avremo più vantaggi che svantaggi». Con Mendrisio già collabora per la nuova strada industriale nella piana di san Martino, che porterà il traffico della zona commerciale direttamente in autostrada. Al tempo stesso vuole fermamente mantenere il filo della continuità, per cui sta portando i servizi (elettricità, acqua e quanto serve) alle Cantine costruite sulla roccia, che sono parte della storia di Rancate. Anche a Rancate si annunciano interventi di moderazione del traffico nel nucleo, bello e tipico, anche se ormai la maggior parte degli abitanti risiede dove un tempo la campagna digradava dolcemente tra prati, orti, distese di tabacco e granoturco. Oggi anche qui solo vigneti, tra villette, case storiche, un bel centro sportivo. E sempre la stessa attrattività di paese ordinato, tutto sommato tranquillo («un peccato la bocciatura della “bretella” della montagna» dicono qui), ben inserito nella rete dei collegamenti.
2008 Chiese mantenute grazie alla spontanea generosità della gente
Un passato e un presente percorsi dai segni d’arte e di fede «
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ente generosa» sintetizza Fausto Calderari, presidente del Consiglio parrocchiale di Rancate. Nemmeno un anno fa è terminato il restauro interno completo della chiesa parrocchiale, terza fase di un intervento che negli anni ha interessato l’intera struttura. «Dalla gente abbiamo avuto una risposta di straordinaria e spontanea generosità, sul loro esempio sono arrivati altri finanziamenti pubblici e privati, anche da parte di una Fondazione americana». Tra le iniziative assistenziali va citato l’Istituto Suore Missionarie del Sacro Cuore, Congregazione religiosa fondata nel Lodigiano da Santa Francesca Cabrini; lo spirito missionario è confermato dall’attività in campo sanitario e scolastico diffusa in tutto il mondo. Come precisa il direttore Franco Bassi, la Casa è nata nel ’60 come istituto per ragazze e si è poi trasformata in Casa anziani da 7 anni medicalizzata. Conta 32 ospiti, dieci per convenzione di Rancate. Sono tuttora presenti due religiose, suor Berta e suor Maria. A Rancate la collaborazione è di casa, l’associazionismo vivace e di lunga data, visto che le premesse sono state poste da forme di emigrazione che presupponevano un’attenta organizzazione nel paese d’origine. Oggi le tante iniziative, dagli esploratori al football, passano attraverso il
tempo libero e la socialità, con uno sguardo attento sulla grande storia. Che a Rancate si coniuga con grandi costruttori come Carlo Fontana, partito adolescente, cresciuto all’ombra del Bernini sino a diventare architetto "principe", cioè rettore dell’Accademia di san Luca, nella Roma del Seicento; suo l’ingresso di Montecitorio, la sede della Camera dei deputati. E poi i Rusca, Grazioso scultore, autore di bassorilievi sulla facciata del Duomo d Milano, e Ernesto pittore; Grazioso Botta, attivo in Russia e lo scultore novecentesco Giuseppe Belloni. Naturalmente la Pinacoteca Züst, con le sue collezioni di Serodine, Petrini, Rinaldi, Orelli, Ernesto Fontana, Feragutti Visconti, Galbusera, Luigi Rossi, Anastasio… e le mostre temporanee. Besazio coltiva la sua storia millenaria, testimoniata dal battistero, ricavato in un sarcofago d’origine romana ora posato in piazza; dalla necropoli, dalle fondamenta di antiche ville romane, dalla chiesa di San Antonino in cima alla collina, antichissima risalendo al 600 dopo Cristo, uno dei primi segni di irradiazione del Cristianesimo dal Battistero di Riva San Vitale. Tra i Magistri, Besazio significa Antonio Maria Fontana, una storia esemplare, partito "bocia" e diventato grande architetto pontificio, «uomo di grande fede – come precisa il
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IL PROGRAMMA
Venerdì 25 gennaio Rancate 09.30 Visita alla scuola elementare 10.30 Incontro col Consiglio parrocchiale 12.00 Pranzo dalle suore 14.00 Visita agli ammalati 16.00 Visita alla Casa anziani 17.00 Santa Messa nella Casa anziani 18.00 Cena dalle Suore 20.00 Incontro con operatori pastorali aperto a tutta la popolazione Sabato 26 gennaio Rancate 09.30 Incontro con cresimandi, genitori e padrini (primo e secondo corso) presso l’oratorio Besazio 11.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 12.00 Pranzo con il gruppo terza età 15.00 Visita alla Pinacoteca Züst 16.00 Visita al cimitero e alla chiesa di San Antonino 17.00 Santa Messa 18.00 Incontro con le autorità e cena Domenica 27 gennaio Rancate 09.30 Visita al cimitero 10.00 Santa Messa e Cresima 11.30 Incontro con le autorità 12.30 Pranzo con le autorità, consiglio parrocchiale, commissione pastorale 15.30 Vespero e chiusura visita pastorale
IL PROGRAMMA vecchio parroco don Carlo Crespi – fondatore nel 1653 della tuttora esistente Confraternita del San Rosario, sepolto a Roma in San Giovanni dei Fiorentini». E poi l’Abate Fontana di Sagno, docente universitario, «ministro della cultura» nel regno lombardo-austriaco, che a Besazio trascorse l’ultima parte della sua vita e morì. Besazio significa le cave di broccatello, il marmo più rosso e vivace di quello di Arzo, che si ritrova in chiese e monumenti, l’ultima la locale chiesa parrocchiale. Le cave ora sono chiuse, ma hanno determinato l’incredibile, storica perizia di questi picapietra che per secoli hanno operato nei cantieri di tutta Europa, ed anche Vincenzo Vela ha appreso lì a picchiare il sasso.
2008
La parrocchia: una comunità di credenti animata dallo Spirito “L a visita pastorale è un’occa- rale e alla stessa trasmissione della vita sono mancati i ricordi, a tratti velati di nosione opportuna per riflettere sulla parrocchia”, ha sottolineato il Vescovo, aprendo venerdì sera l’incontro con gli operatori pastorali e la popolazione di Rancate e Besazio, comunità affidate a don Ezio Lozza. E subito ha precisato che la parrocchia (dal greco “parà-oikia”, cioè “realtà vicina alla case”) “non è solo un’associazione come tante altre, quali la bocciofila o il basket, gli amici del cinema o quelli del museo”; “nemmeno è un’istituzione come il Comune”, ma “è comunità dei credenti animata dallo Spirito”. È questa una prospettiva essenziale, altrimenti “la parrocchia sarebbe un’azienda, la memoria di Gesù archeologia, la nostra predicazione propaganda e intrusione, il ministero del prete o del vescovo un ruolo e un privilegio, la liturgia un teatro, un palcoscenico di cerimonie, la carità assistenza e filantropia”. Infatti “senza la presenza dello Spirito del Signore Gesù, morto e risorto per noi, non si capisce perché c’è, quale sia il suo scopo, come debba organizzarsi la parrocchia”, della quale il Vescovo ha richiamato caratteristiche, impegni, difficoltà, unitamente alla necessità di saper trovare – con pazienza, gradualità, creatività – le risposte adeguate per rapporto ad un contesto sociale e culturale, che, ben diversamente dal passato, non fa più da supporto all’azione pasto-
cristiana. Ha dato al riguardo indicazioni operative, perché la parrocchia possa realizzarsi e compiere la sua missione. “Riconciliarsi col presente”, sfruttandone adeguatamente gli aspetti positivi e superandone quelli negativi; intravedere le “nuove urgenze”, tracciando piste e procedendo in una sincera dimensione comunitaria, dove nessuno “è padrone, ma tutti devono sentirsi coinvolti in un clima di confronto, dialogo, messa in comunione”; “essere accogliente”, in un atteggiamento missionario; “non avere paura del futuro, perché – ha proseguito Mons. Grampa – la barca non è affidata a noi, ma alla forza e alla creatività dello Spirito”. Infatti “noi non siamo padroni del vento, ma ci è data la grazia e la responsabilità di tener dritta la vela”. Vivace e interessante lo scambio che ne è seguito, con gli interventi riferiti a tematiche molto attuali e sovente ricorrenti in questi incontri spontanei fra il Vescovo e la gente: la trasmissione della vita cristiana alle nuove generazioni, “soffocate da continui interessi e inviti, ma non felici”; il rapporto con le altre religioni, dove “l’atteggiamento soggettivo di non voler sentirsi depositari della verità, non deve far passare in secondo piano il dato oggettivo della fede e della rivelazione”; la necessità di fantasia e creatività, per una pastorale confrontata con situazioni completamente nuove. A questo riguardo non
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stalgia, come l’accenno ai “mesi di maggio” d’una volta, così ben frequentati. Pure interessanti gli altri incontri: con gli allievi delle Elementari; con la terza età; con gli ospiti, la direzione, il personale e le suore della Casa anziani di Rancate; con le autorità (Municipi e Consigli parrocchiali); al museo Züst: lungo quell’intinerario della visita, impostata soprattutto sullo stare con la gente, in riferimento allo stesso stile scelto dal Vescovo Grampa per il suo cammino episcopale. Le soste nei due cimiteri, la Celebrazione eucaristica a Besazio (nel tardo pomeriggio di sabato) e a Rancate (domenica mattina con il sacramento della Cresima) sono stati momenti forti di preghiera, ai quali ha sempre partecipato pure don Carlo Crespi per tanti anni pastoralmente attivo in queste parrocchie. Ben frequentato anche l’incontro di sabato mattina con i cresimandi e i loro genitori. Mons. Grampa ha ricordato identità e compiti del Vescovo, chiamato in particolare ad essere pastore, cioè guida con davanti traguardi ben precisi. Come raggiungerli? Agli adolescenti presenti ha indicato la strada: “cercare la verità, lottare per la libertà, impegnarsi per la giustizia, realizzare amicizia, solidarietà e amore”. Ora l’itinerario della visita nel Mendrisotto conosce una breve sosta: riprenderà a metà febbraio con Balerna.
2008 Da sempre vicine e adesso ancora più unite grazie al Consiglio pastorale voluto in comune
L’amicizia messa in pratica fra due parrocchie «
ono due parrocchie vicine, similari, l’una rivolta alla montagna, l’altra più legata a Mendrisio, entrambe molto vive» indica il parroco don Ezio Lozza. Sono vicine da sempre, adesso ancora più unite dal Consiglio pastorale interparrocchiale, presieduto dal parroco, che conta una ventina di laici e si esprime attraverso una Commissione, due persone di Besazio e due di Rancate. Significa che la collaborazione dei laici è ottimale, dai Consigli parrocchiali al buon numero di catechisti, ai gruppi di preghiera, di Azione cattolica, di carità verso gli anziani. È in atto il rilancio dell’oratorio, attive la corale Santo Stefano a Rancate, una più piccola a Besazio, presto dovrebbe esordire anche il coro dei bambini. Grande sensibilità verso le missioni in Africa e America latina, alimentata da laici che hanno operato sul posto. Il nucleo di Rancate è introdotto dalla colonna con statua del Patro-
no, opera di Grazioso Rusca, 1796. La chiesa parrocchiale di Santo Stefano riluce per l’ottimo restauro che ha riportato all’origine settecentesca l’apparato decorativo: statue, tinteggi, stucchi, affreschi e dipinti, anche del Bagutti, in particolare il trionfo di Santo Stefano, oltre che di altri artisti locali. L’arredo liturgico è appena stato realizzato in marmo di Carrara da Gianmarco Torriani, nella cappella iemale è stata posata la Via Crucis di Guido Gonzato che a suo tempo, 1936, aveva fatto molto discutere. A Pizzuolo sorge il seicentesco oratorio di San Giovanni Battista, introdotto dalla Via Crucis con bassorilievi in bronzo del Torriani, con all’interno un affresco settecentesco del Giorgioli. Per Besazio una viva fonte di notizie è costituita dal bell’opuscolo di don Crespi dedicato alle due chiese. Quell’antichissima perla che è Sant’Antonino è stata naturalmente ampliata a più riprese, ma «ha conservato del romanico
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la serena ed austera forza unitaria del suo ambiente e dei suoi elementi». È stato salvato un frammento d’affresco del ’200 raffigurante il pesce, simbolo eucaristico, vi sono opere d’arte come la croce astile del ’600 romano, donata alla confraternita da Antonio Maria Fontana, l’arredo sacro è di Milo Cleis, 1968. «Il giorno in cui si aprirà un concorso di bellezza tra i campanili del Ticino – ha scritto Piero Bianconi – il premio andrà certamente (se la giuria sarà onesta) a quello di Sant’Antonino: nudo, snello, di impeccabile eleganza, appena ritmato dalle esigue feritoie, si conclude nelle arcate della cella campanaria e nell’esile ricamo dei coppi di gronda». La parrocchiale è dedicata all’Immacolata. All’interno ci sono altari, sculture in broccatello, affreschi e quel tesoro nascosto che è l’oratorio della Confraternita, oggi cappella iemale ricca di marmi e di opere di artisti del calibro di Bagutti, Spartaco Vela, Rinaldi.
2008 MENDRISIOTTO BALERNA 15 - 16 - 17 FEBBRAIO L’attualità di un comune vista dall’alto di una grande storia
Il paese che ha tutto, ma è in cerca di spazio Balerna non banalizza la sua storia. Ne sente il respiro e la traduce in una serie di iniziative nel campo sociale, religioso e culturale, tutte motivate da uno slancio ideale. Mancano però zone urbanizzabili. trutture religiose e civili sono documentate a Balerna dal 789. Una lunga storia, non c’è che dire, ma probabilmente sono sorte parecchio prima, già nel quinto secolo d.C., ossia dopo il Quattrocento. Il che significa che la Collegiata di San Vittore martire e l’antico Battistero, oggi chiesa di S.Giovanni Battista e della Vergine, sono tra i primi monumenti religiosi in terra ticinese, in linea con Riva San Vitale. Epoca analoga anche per il castello di Pontegana, una struttura difensiva di cui rimane solo un’imponente muraglia. Insomma, grande storia per Balerna. Lo si capisce dal nucleo religioso che alle chiese affianca la casa dell’arciprete e il palazzo della Nunziatura; dai portali, dai saloni affrescati, dal giardino rinascimentale, dal Belvedere, ossia la villa vescovile. Quindi da una serie di costruzioni, ma forse ancora meglio da un’istituzione quale il Capitolo dei Canonici, che ha attraversato i secoli ed è giunta sino a noi. Balerna non banalizza la sua storia. Ne sente il respiro e la traduce in una serie di iniziative nel campo sociale, tutte motivate da uno slancio ideale. La chiesa qui è davvero il centro del villaggio e ha favorito, accompagnato il crescere tutt’attorno di strutture e di attività nel campo della cultura e della socialità: Biblioteca, Associazione cultura popolare, Helvetas, SOS villaggi dei bambini, la Bottega del mondo… Questa centralità religiosa è conficcata, semmai ce ne fosse il dubbio, nei detti popolari. Quelli di Balerna son gli “sgüramedai”, lucidamedaglie, «religiose si intende, della Madonna e dei Santi», spiega Bruno Galli con la sua passione per la storia locale. «Qui c’erano l’arciprete e i canonici, arrivava il Nunzio, quando passava e si fermava il Vescovo di Como era una festa, e
a Balerna… lustravano le medaglie, ossia erano fieri di tutto questo». L’altro detto popolare è diffuso in tutto il Ticino: “Stunà come i campan da Balerna”. Ad un certo punto, forse nell’800, c’era una campana fessa e nemmeno le altre erano molto intonate. Poi si è provveduto, ma
ormai il detto era radicato e dura ancora oggi. Oggi le campane sono a tono e così il Comune. Che un problema ce l’ha, ossia non riesce a contenere storia e attualità. Nel senso che il territorio è quello che è, i 3483 abitanti hanno poche probabilità di aumentare perché non ci sono più zone edificabili. Allora se manca terreno andiamolo a cercare, basta aggregarsi. Il fatto è che quelli di Balerna sono “Os dür”, come già
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negli anni Trenta recitava un carro al carnevale. Insomma un po’ cocciuti, con Chiasso non volevano andare e glielo cantavano a carnevale. Infatti non sono saliti nemmeno sul carro per cui s’è votato a novembre, ma una qualche idea comincia a farsi largo. «Coldrerio ha scritto a noi, come a Novazzano e Castel San Pietro, dicendo che ci potrebbe stare un’aggregazione orizzontale, tra le terre di mezzo del Mendrisiotto», spiega il sindaco Giampaolo Grassi, che qualche pensierino preoccupato già ce l’ha in quanto presidente dell’Ambrì. «Siamo aperti alla discussione, tanto più che tra il lanciatissimo Polo nord di Mendrisio e l’ipotetico Polo sud di Chiasso, un Comune intermedio starebbe bene. Ma questi sono affari del prossimo Municipio». Probabilmente anche affari suoi, visto che si ripresenta. Intanto pone l’accento sul Pian Faloppia, pianificato come area di elevato valore aggiunto. Poi il mercato è cambiato ed oggi si presenta come una zona industriale con buone premesse per il futuro. «Andassero in porto le
trattative in corso, si potrebbero almeno raddoppiare i posti di lavoro, evitando che diventi una zona per magazzini» indica il sindaco Grassi.
2008 Istituzioni locali, regionali, cantonali e l’impegno missionario
A Balerna la collaborazione scorre nel sangue della gente l Comune beninteso guarda avanti. Ha tutte le scuole (Infanzia, Elementari, medie) ed il “Centro degli anziani”, 36 posti con tanto di lista d’attesa, ma ha progettato la nuova ala delle scuole medie, 5 milioni preventivati. Ma come, le Medie non sono del Cantone? Sì, ma qui l’edificio è del Comune, che lo affitta al Cantone; e così la nuova aggiunta. Il fatto è che a Balerna la collaborazione l’hanno nel sangue. Naturalmente è un caso che i direttori delle scuole siano fratelli: Antonello Maspoli alle Medie, Ermanno alle Elementari. Non è un caso l’interessante attività culturale, mostre, teatri, concerti, visite guidate ed altri eventi, come spiega il municipale Matteo Quadranti. Le mostre vanno nella sala del Torchio, dove un tempo portavano le uve dai terreni che manco a dirlo erano della parrocchia. Il teatro, compagnia “Punto a capo”, è di scena nel salone da 400 posti dello splendido oratorio, moderno e funzionale, che accoglie molte altre manifestazioni continuando, debitamente aggiornata, la tradizione innestata da don Muther, per più di cinquant’anni a Balerna. Altri eventi sono accolti nella sala della Nunziatura. Tre strutture, tutte della parrocchia, tutte aperte alla comunità. Che ne ha bisogno, visto l’alto grado di associazionismo, dagli esploratori della San Vittore
a società sportive, ricreative, culturali, sociali, missionarie. «Una realtà molto viva in cui la parrocchia inserisce il messaggio del Vangelo e della sensibilità religiosa», precisa l’arciprete. E porta ad esempio l’aiuto al Terzo mondo, realizzato in collaborazione con altre parrocchie della regione. Don Ministrini è da poco tornato dal sud dell’Etiopia dove ha portato al missionario Padre George l’aiuto raccolto con le azioni di Natale. «Questi aiuti garantiscono per un anno il pasto alle centinaia di profughi che fuggono dalla guerra e dai genocidi e si rifugiano in questa zona già povera». Ogni due anni l’impegno missionario si esplica con campi di lavoro che ormai hanno toccato tutti i Continenti. Don Gian Pietro Ministrini favorisce a piene mani questa interazione Parrocchia- Comune, ed infatti ha aperto al pubblico lo stupendo giardino rinascimentale e il passaggio pedonale attraverso l’atrio della Nunziatura per raggiungere la zona dell’asilo e della Provvida Madre. L’Istituto è sorto nel 1974 per iniziativa delle suore Claretiane, della Congregazione delle Missionarie di Sant’Antonio Maria Claret, allora ospitate nella villa vescovile e tuttora presenti in altre istituzioni ticinesi, come al Collegio Papio di Ascona, «per accogliere i bambini disabili, poi, viste le necessità, è stato il primo nel Cantone
IL PROGRAMMA
Venerdì 15 febbraio Balerna 09.30 Centro diurno terapeutico "Pro Senectute" 10.45 Scuola Media (Oratorio) 12.00 Pranzo con i Sacerdoti in casa parrocchiale 13.45 Scuola Elementare (Oratorio) 14.45 Bottega del mondo 15.00 Centro Anziani (15.30: Santa Messa) 17.00 Scuola agraria cantonale Mezzana 19.00 Consiglio Pastorale Parrocchiale (incontro-buffet) 20.30 Assemblea pastorale - Incontro con tutta la comunità (Nunziatura) Sabato 16 febbraio Balerna 09.30 Chiesa di Pontegana (liturgia delle Lodi) 10.30 Provvida Madre 14.00 Ammalati a domicilio 15.00 Sezione Esploratori San Vittore (sede) Oratorio (Comitato) 17.00 Santa Messa con Cresime (invitati ragazzi e giovani) Segue aperitivo all'asilo Incontro animatori giovani Domenica 17 febbraio Balerna 09.30 Preghiera al Cimitero 10.15 S. Messa parrocchiale Segue aperitivo per tutti all'asilo (presente la Civica Filarmonica) 14.30 Via Crucis a Sant'Antonio Incontro Comitato Associazione Pro San Antonio Martedì 26 febbraio Balerna 10.00 Incontro con il Lodevole Municipio
IL PROGRAMMA ad aprirsi agli adulti» precisa il direttore Adriano Cattaneo. Degli 80 ospiti, oggi i minorenni sono 17, a conferma che aumenta il numero degli handicappati adulti. «Succede esattamente come nella società, dove la prospettiva di vita si allunga. Molti chiedono l’internato perché i familiari sono anziani e non ce la fanno a dedicarsi a loro con l’intensità di sempre». A ribadire lo spirito di accoglienza di Balerna c’è «il perfetto inserimento nella comunità, anche con l’atelier in cui mettono in vendita i loro prodotti».
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Dagli allievi un saluto in latino “Ave, praeclare Episcope Luganensis. Discipuli linguae latinae sumus et gaudium nostrum est te occurrere. Optamus te laetos fructuosusque dies transiturum esse. Nostri comitumque nostrorum scholae Balernae in precibus tuis memorare”. Proprio bravi gli allievi, la direzione e i docenti della scuola media di Balerna, capaci di accogliere il Vescovo addirittura con un saluto in latino. Una novità assoluta, particolarmente gradita e apprezzata da Mons. Grampa, che a sua volta, tanto per rimanere in un orizzonte di assoluta classicità, ha risposto in greco, partendo dall’etimologia del termine episcopo: colui che vede dall’alto. Il vivace incontro con gli allievi delle medie (non sono mancate le domande impegnative estese all’aborto e all’eutanasia) come pure il successivo con quelli delle Elementari (sempre all’oratorio e in pieno orario scolastico) è stato uno dei momenti dell’interessante visita pastorale alla comunità di Balerna affidata a don Gian Pietro Ministrini, che si avvale della collaborazione del vicario don Iraildo Ramos da Silva. Una visita intensa e ben impostata in un alternarsi di momenti ben partecipati. Come la sosta alla Casa anziani, dove Mons. Grampa ha celebrato l’Eucaristia, ricordando con affetto e gratitudine Mons. Franco Riva e don Aurelio Muther, che hanno condiviso l’ultimo tratto del cammino terreno con i loro parroc-
chiani anziani in questa stessa Casa; la visita al Centro terapeutico diurno di Pro Senecute, che svolge un servizio molto prezioso a favore dei malati di Alzheimer; gli incontri con anziani e malati al loro domicilio, e con gli ospiti della Provvida Madre. “Una struttura – ha sottolineato Mons. Grampa – cresciuta lungo gli anni, che svolge una funzione importante nella regione e nel Cantone, con un’intelligente e generosa risposta ad altrettanti bisogni e necessità”. L’incontro con la sofferenza e il dolore ha ritrovato il messaggio sublime della Croce durante la preghiera delle Lodi (sabato mattina) nella chiesa di Pontegana, dedicata alla Madonna addolorata e nella Via Crucis, celebrata domenica pomeriggio sul colle di Sant’Antonio, “accanto alla chiesa – ha ricordato il Vescovo – dedicata a un grande Santo, al quale voi tutti siete particolarmente legati e affezionati”. La chiesa di Pontegana appartiene alla “mensa vescovile “ e quindi al Vescovo. Mons. Grampa ha espresso ammirazione per la ricchezza artistica di questo luogo ed ha comunicato di farne dono alla parrocchia di Balerna, quale ricordo della sua visita. Pure ben impostati e partecipati i diversi altri incontri che hanno costellato questa tre giorni: con la Bottega del Mondo; con la Scuola di Mezzana, dove il Vescovo ha seguito con interesse la presentazione delle attività di questo Centro cantonale e le sue prospettive
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di sviluppo e di crescita; con la Sezione Scout, che a Balerna vanta una forte tradizione e alla quale Mons. Grampa ha richiamato l’orizzonte cristiano quale riferimento essenziale; con gli animatori dell’oratorio e con i giovani, sempre nel pomeriggio e nella serata di sabato. Venerdì sera, durante l’incontro con la popolazione, preceduto da un costruttivo scambio con i membri del consiglio pastorale, Mons. Grampa si è soffermato sulla visione di Chiesa scaturita dal Concilio, dove il coinvolgimento di tutti diviene espressione di vera comunione e di autentica corresponsabilità. Ha ricordato l’evoluzione in atto a Balerna anche a livello amministrativo, con il passaggio dallo statuto di parrocchia capitolare a parrocchia assembleare. Ha richiamato storia e tradizione di questa comunità che lungo i secoli ha costituito un riferimento ecclesiastico che andava ben al di là dei confini regionali, e ne sono testimonianza i suoi pregevoli monumenti quali la Villa vescovile, il salone della Nunziatura, la stessa Collegiata. La sosta di preghiera in cimitero (domenica mattina) e le due celebrazioni eucaristiche in collegiata (sabato con la Cresima e domenica), sono stati i momenti sintesi di questa visita, allietata anche dalle note della Civica Filarmonica e che avrà un seguito martedì 26 febbraio, al mattino, quando Mons. Vescovo incontrerà il Municipio.
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Dal Capitolo dei Canonici al Consiglio parrocchiale per affiancare l’arciprete nelle faccende amministrative
Affinché i fedeli abbiano “voce in capitolo”
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alerna è l’unica parrocchia del Ticino dove ancora è in funzione il “Capitolo dei canonici”, eredità dell’importante passato di questa Pieve. Il complesso della Nunziatura e della “Casa arcipretale” accoglieva un tempo otto sacerdoti, l’arciprete e sette canonici. La situazione nel tempo è naturalmente mutata ed è in sensibile evoluzione verso un aggiornamento alle esigenze di oggi. Intanto Casa e Nunziatura, perfettamente restaurate, sono più che mai tornate al centro della comunità, propulsori di vita religiosa e sociale. Sono il punto di riferimento di varie iniziative comunali e soprattutto pastorali; i sacerdoti sono ancora numerosi solo per lo spazio del pranzo comunitario, l’occasione per incontrarsi, scambiarsi esperienze, programmare insieme e risolvere un problema pratico. Sono piccoli-grandi segni di un robusto mutamento in atto nella parrocchia sul piano giuridico-amministrativo. «L’obiettivo è di coinvolgere sempre più i laici promuovendo entro breve il Consiglio e l’assemblea parrocchiale, affinché i parrocchiani abbiano davvero “voce in capitolo”, cioè possano contribuire all’assunzione di compiti e respon-
sabilità un tempo delegate i canonici» indica l’arciprete. Tre anni fa, con il coinvolgimento di una trentina di laici, è stato costituito il Consiglio pastorale, presieduto da Franco Lardelli e si sono tenute le prime, partecipate assemblee pastorali. Il lavoro è stato distribuito in Commissioni: catechesi, giovani e oratorio, volontari, liturgia, formazione permanente. Che non corrispondono ad uno schema astratto, ma ad attività ben precise: il gruppo volontariato porta la spesa ad anziani e malati, contribuendo al tempo stesso a salvare la locale Cooperativa; l’attenzione verso i giovani, favorita anche da un così bell’oratorio dove risiede il vicario, un giovane brasiliano fresco di sacerdozio, si va concretizzando in una serie di iniziative, come il Cineforum; poi la catechesi, i corsi biblici, la Corale degli adulti, il Coro dei giovani, l’impegno missionario ecc. Tutto è pronto per il Consiglio parrocchiale; affiancherà l’arciprete nelle faccende amministrative riguardanti un patrimonio storico artistico di grande pregio. Mentre si aspetta un futuro per la villa vescovile, che appartiene alla Diocesi, si progetta il restauro di quell’insieme di notevole rilevanza
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storica, architettonica ed artistica costituito dalla Collegiata e dal Battistero; il campanile è stato risistemato di recente, l’Ossario settecentesco è separato dalla strada. Oltre all’origine antica e alla storica importanza, la Collegiata di San Vittore con la magnifica abside romanica, nei suoi otto altari affianca altrettanti periodi dell’arte. L’antico Battistero, chiesa di San Giovanni Battista e della Vergine, riunisce una serie di tesori artistici, tra i quali il trittico rinascimentale con la Madonna tra i Santi Vittore e Stefano, sovrastati da una Crocifissione. L’oratorio di San Antonio da Padova, di proprietà comunale, (altro esempio di collaborazione) è introdotto dalle cappelle settecentesche della Via Crucis con rilievi in terracotta di Fiorenzo Abbondio e dal portico affrescato da Antonio Rinaldi. L’oratorio dell’Addolorata a Pontegana, settecentesco su probabile impianto del Trecento, reca affreschi e dipinti di epoca diversa e, sull’altare in marmi policromi, il dipinto dell’Addolorata di Pietro Magatti. Architettura e arte al servizio della fede nella Balerna dei vescovi.
2008 MENDRISIOTTO MORBIO INFERIORE 22 - 23 - 24 FEBBRAIO MORBIO INFERIORE In 20 anni il raddoppio della popolazione
La capacità di gestire un impetuoso sviluppo L’antica struttura dei nuclei si confonde nelle nuove urbanizzazioni di questo Comune residenziale con centri commerciali verso l’autostrada, ma anche bei vigneti in collina. Un potere d’attrazione che continua, grazie alle qualità del territorio. erve collegarsi anche ai vecchi proverbi per capire l’oggi. Morbio Inferiore vive dagli anni Settanta un continuo sviluppo. Lo testimonia il dato demografico, attualmente gli abitanti sono 4430 e la crescita continua; lo confermano la robusta attività edilizia, i commerci, l’aumento del traffico. Ma il grosso borgo rimane agganciato alla saggezza popolare di un vecchio adagio: “ul fracass al fa mia ben, ul ben al fa mia fracass”. Come dire che alla gente di Morbio sotto andrebbe bene, e ne hanno nostalgia, anche un ritmo un po’ più tranquillo, a misura di storia, lungo il quale possa risaltare quell’intreccio di rapporti sociali che in effetti connota ancora questo paese. In trent’anni la popolazione è più che raddoppiata, le costruzioni fanno un tutt’uno con Chiasso, nemmeno la Breggia fa più la differenza, ma è rimasto inalterato l’attaccamento alla “qualità della vita” come sintetizza il sindaco Claudio Ceppi. Che consiste sì nella splendida posizione del territorio, nel dolce declinare della collina, nella vicinanza alle vie di comunicazione, nella vita dei rioni che non s’è persa del tutto, ma ancor più nei legami con il territorio e nel perdurare della tradizione soprattutto religiosa attorno alle tre chiese e in particolare al santuario di Santa Maria dei Miracoli. È vero che attraggono di più i centri commerciali laggiù in basso, infatti ne arrivano di nuovi, ma il santuario è una presenza fortemente radicata. «Rimane intatto il potere d’attrazione regionale, cantonale e anche verso l’Italia, l’arrivo di fedeli tutto l’anno, soprattutto in estate, verso la festa del 29 luglio» indica il parroco don Claudio Mottini. Il territorio non ha perso
i suoi pregi; se l’agricoltura rimane un ricordo («ancora nei primi anni Sessanta pascolavano le mucche vicino alle case, i contadini coltivavano mais, tabacco, ortaggi, in agosto c’era la fiera del bestiame partecipata da tutto il Mendrisiotto, si mangiava la büsecca» ricorda Nino Albisetti) la collina è costeggiata di vigneti. «Bei vigneti, posizione ben esposta, solatia, terra buona per fare buon vino» inneggia Cesare Valsangiacomo ricordando che il suo Roncobello l’han bevuto anche alla Casa Bianca ai tempi di Nixon. Un vino innovativo, come altri realizzati in questi anni sui terreni di Morbio anche da altri produttori, come i Cormano. Il territorio rimane il patrimonio essenziale dove nemmeno la Saceba ha inciso più di tanto. Ha sfruttato il filone cementifero sca-
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vando reticoli di gallerie, ma oggi il parco riprende il suo spazio. Il Comune l’avrebbe visto bene come “zona industriale non molesta”, il Cantone ha deciso per il “percorso del cemento”, rimane il cruccio per lo stabile amministrativo della Saceba, che poteva essere utilizzato come struttura sociale e per quella sala multiuso che manca. «La cura del territorio rimane essenziale; anche se abbiamo indirizzato la pianificazione per favorire altri sbocchi economici oltre ai centri commerciali, non abbiamo grosse possibilità di creare posti di lavoro». Morbio rimane un Comune residenziale con le sue belle caratteristiche. Per questo – sottolinea il sindaco Ceppi – «puntiamo sulla vivibilità mantenendo alcuni fondamentali punti di riferimento: la salvaguardia dei nuclei, la moderazione del traffico, la funzionalità delle strutture, in prospettiva il progetto di un autosilo». Di aggregazione per un po’ non si parlerà più, dopo la chiara bocciatura del 25 novembre scorso; in questo senso Chiasso è lontana. «Stiamo a vedere. Mendrisio si sviluppa bene, rimane sempre lo studio del Cantone che prefigura nel futuro una città regione nel Mendrisiotto, qui intorno rimangono singole autonomie, intanto Morbio ha tutte le strutture che necessitano».
2008 10.00 10.45 13.45 16.00 17.00 18.30 09.30 10.00 14.00 17.00 17.30 20.30
Punto di riferimento per l’intera regione e per una pastorale viva
Lo straordinario potere d’attrazione della Madonna dei miracoli ’oratorio è il motore della vita parrocchiale. È il centro d’incontro per bambini, ragazzi e giovani, per la Corale, il gruppo canti e il gruppo famiglie, per la Confraternita del SS. Sacramento che accompagna le processioni del Corpus Domini e della Madonna dei Miracoli. In parrocchia convivono due componenti di fondo, il nucleo storico tradizionale, che gravita attorno al santuario e la Morbio nuova, dei palazzi nella zona di San Giorgio.
L’elemento di coesione è costituito «dalla splendida, capillare collaborazione dei laici, persone preparate e motivate nel campo della catechesi, dell’oratorio, del settore caritativo con l’aiuto alle famiglie in difficoltà, San Vincenzo e altri gruppi. Ogni nucleo del paese porta il nome di un Santo ed è impegnato nell’animazione e nell’aiuto sociale» riassume don Claudio Mottini. La Corale parrocchiale ha superato la boa dei cent’anni, molto impegnata l’Associazione
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IL PROGRAMMA Venerdì 22 febbraio Morbio inferiore Aula Magna delle Elementari: incontro del Vescovo con gli allievi del primo ciclo Aula Magna delle Elementari: incontro del Vescovo con gli allievi del secondo ciclo Scuola Media: Incontro con del Vescovo con alcune classi Aula Magna delle Elementari: incontro del Vescovo con i bambini della Scuola dell'Infanzia e le loro famiglie Casa parrocchiale: incontro del Vescovo con il Consiglio parrocchiale Municipio: incontro del Vescovo con il Municipio Sabato 23 febbraio Morbio inferiore Chiesa San Rocco: visita del Vescovo all'Oratorio di San Rocco e preghiera con le famiglie del rione Casa San Rocco: Santa Messa - Incontro del Vescovo con le religiose, il personale e gli ospiti della Casa Visita del Vescovo agli ammalati Cimitero San Giorgio: momento di preghiera per i defunti Chiesa San Giorgio: Santa Messa per la comunità Oratorio: incontro del Vescovo con il Consiglio pastorale e la comunità
Domenica 24 febbraio Morbio inferiore 10.00 Chiesa San Giorgio: celebrazione della Cresima 15.00 Oratorio: rappresentazione di una parabola offerta al Vescovo dai bambini dell'Oratorio 15.45 Oratorio: incontro del Vescovo con i giovani della comunità 17.30 Basilica Santuario: Santa Messa e conclusione della visita pastorale
IL PROGRAMMA Aiuto Ayomé-Africa in iniziative missionarie nel Togo. Attivi nelle rispettive competenze tanto il Consiglio pastorale che quello parrocchiale. Quell’autentico evento che è la festa della Madonna dei Miracoli si celebra il 29 luglio, introdotta da una novena di riflessione e preghiera. «Impressiona la partecipazione già alla novena, chiesa stracolma» riassume il parroco.
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Il Vescovo come il buon seminatore “Non posso dare ragione ad Aristotile, quando dichiara che gli anziani vivono più di ricordi del passato, che di speranze per l’avvenire, preferisco l’invito del profeta Isaia di fidarsi del Signore che dice di fare nuova ogni cosa e di aprire una strada nel deserto”. È stato uno dei positivi messaggi, tutti luminosi di speranza e fiducia, che il Vescovo ha lasciato agli ospiti, alle Suore e al personale della Casa anziani San Rocco, nella quale ha fatto una simpatica e cordiale sosta sabato mattina, con la celebrazione della Santa Messa, nell’ambito della visita pastorale alla parrocchia di Morbio Inferiore, affidata all’arciprete don Claudio Mottini. Ed ha rivolto parole di gratitudine e di riconoscenza a questa Casa, il cui cappellano è Mons. Silvano Albisetti, per il suo generoso servizio e anche “per l’accoglienza che ha sempre assicurato e che tuttora assicura a sacerdoti anziani e malati, seguendoli con attenzione, premura e familiare disponibilità e assicurando così anche una valida collaborazione alla stessa Diocesi” Ma altri momenti significativi hanno costellato questa visita, svoltasi in una clima di attenta e cordiale partecipazione. Come l’incontro con allievi delle Scuole (Elementari, Medie, dell’Infanzia) con i quali Mons.
«Per non dire il giorno della festa, con la prima Messa alle 3 e poi un succedersi in tutta la mattinata. Ci sono gruppi che raggiungono il santuario a piedi, con un percorso di preghiera a notte fonda sulle strade del Mendrisiotto». Di sera la tradizionale processione per le vie del paese addobbate a festa propone una serie di quadri viventi. È stata introdotta da Mons. Alfredo Noseda che nei sessant’anni di parroco a Morbio ha dato un notevole impulso alla vita del santuario, poi continuato da don Luigi Mazzetti. All’altare, in una cornice rossa di Arzo sta il dipinto della Madonna del latte, davanti alla quale pregarono le due fanciulle milanesi, Caterina e Angela, ottenendo una pronta guarigione. Era
Grampa ha dialogato nella giornata di venerdì, soprattutto rispondendo a domande interessanti e intelligenti, ma pure curiose e intriganti, come l’interrogativo, peraltro abbastanza ricorrente, sul “perché hai scelto di fare il Vescovo?”. In risposta ha dapprima invitato a svolgere la domanda al passivo (“perché sei stato scelto per fare il Vescovo”), precisando poi di non saperlo. “Posso dirvi come sono stato scelto, ma non sono in grado di precisarvene il perché”. Nel pomeriggio di ieri ha invece incontrato all’oratorio bambini e ragazzi (che hanno sceneggiato la parabola evangelica del “Buon seminatore”) e successivamente adolescenti e giovani, ai quali ha richiamato la fedeltà alla vita cristiana e la necessità di “fare gruppo” in un cammino comunitario, impegnato e di crescita. L’intera comunità si è presentata al Vescovo nella serata di sabato, sempre all’oratorio, attraverso il saluto del presidente del Consiglio pastorale Angelo Zonca, che, unitamente al vivace diaporama elaborato da Gianfranco Plebani, ha ripercorso la mappa parrocchiale, precisandone i volti, le attese, le difficoltà, le speranze, gli impegni. Un incontro intenso che ha permesso a Mons. Grampa di delineare le coordinate essenziali della parrocchia e del suo compito, dialo-
il 24 luglio 1594, un anno dopo veniva benedetta e posata la prima pietra del santuario. Un’altra chiesa importante per la comunità è San Giorgio, l’antica parrocchiale. Sorge vicino al cimitero, recenti scavi archeologici fanno risalire il primo impianto al secolo VIII, è stata edificata ad inizio Trecento e poi ampliata a più riprese, il campanile è del Quattrocento. L’edificio a tre navate con abside semicircolare presenta affreschi dal Cinque al Settecento (nel presbiterio l’Annunciazione e scene della vita di san Giorgio; nel coro l’Adorazione dei pastori), decorazioni sulla controfacciata dedicate al tema della morte. La Via Crucis è attribuita a Francesco Antonio Silva. La cappella di San Rocco
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gando successivamente con i numerosi presenti sull’impegno missionario della comunità cristiana: prospettiva urgente ed attuale in un contesto che va staccandosi gradatamente dalla tradizione cristiana e che attende risposte in un cammino di creatività, pazienza e gradualità. L’antica chiesa romanica di San Giorgio, la Basilica-Santuario di Santa Maria dei Miracoli, la settecentesca chiesa di San Rocco sono stati i luoghi della preghiera e dell’Eucaristia (domenica mattina con il sacramento della Cresima), durante la quale il Vescovo ha spezzato con sapienza il pane della parola, invitando ad un cammino di costante conversione e a rimanere fedeli alla preziosa eredità della vita cristiana. Un richiamo divenuto particolarmente vivo nella sosta in cimitero, luminosa di silenzio, affetto e ricordi, dentro una misteriosa ma reale presenza, perché, ha sottolineato Mons. Grampa, “i nostri morti ci pensano, ci seguono, ci ascoltano”. L’incontro con le autorità (comunali e parrocchiali) e la visita a diverse persone anziane e malate a domicilio sono stati altrettanti momenti di questa “preziosa tre giorni”, divenuta soprattutto “un dono e un mistero di grazia per tutti”.
nell’omonimo nucleo, documentata dal 1518 e ricostruita su disegno di Carlo Silva nel 1760, è una costruzione tardo-barocca con dipinti e affreschi di Francesco Silva e Innocenzo Ceppi, a conferma del profondo legame di Morbio con i suoi artisti-emigranti. Con un attento ricercare anche nella pronunciata espansione di questi anni, a Morbio sono più che mai rilevabili importanti segni di religiosità, di fede, di arte e di storia.
2008 Dall’emigrazione artistica dei Silva alla Casa di riposo San Rocco
Una terra d’arte, di commerci e di diffusa sensibilità sociale Morbio sotto è un continuo andirivieni tra novità e tradizione. Non ci sono più i mulini, le segherie, il pastificio che lungo il corso della Breggia sfruttavano la forza dell’acqua. Rimangono testimonianze archeologiche, le cantine, antichi mulini come al Ghitello e naturalmente il Parco delle gole della Breggia nelle cui rocce dove è scritta la storia geologica di quasi centosessanta milioni di anni… Riman-
gono nelle vecchie case i segni di un’illustre tradizione artistica, stucchi, gessi, decorazioni sull’esempio di quei maestri che sono stati i Silva, generazioni di artisti che hanno operato lungo un arco di quasi due secoli, dal Cinque al Settecento. Da Roma ad Urbino, da Assisi a Orvieto, da Bologna a Faenza, Fabriano, da Milano a Como, Lenno, Balerna, Morbio, Castel San Pietro, ai Sacri Monti di Varese e Ossuccio
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e poi su verso la Sassonia... Raramente una dinastia di “magistri” ha lasciato una traccia così profonda, duratura e importante. Al loro seguito andavano i “maestran” apprezzati muratori, mastri d’opera. Non c’è centro commerciale che possa sotterrare un’epopea artistica di questo rilievo, così come non può cancellare l’incisiva presenza del Santuario, sulla collina dove sorgeva l’antico castello a ricordare che Morbio è stato e continua ad essere terra di passaggi. E di personaggi. I “magistri” di un tempo oggi sono il dott. Giorgio Noseda, il giudice Emilio Catenazzi, l’avv. Benito Bernasconi. È terra non solo di nostalgie, come il leggendario laghetto che la Breggia formava poco oltre Castello, dopo la tumultuosa discesa lungo la valle; una piscina naturale, con entrata gratuita per tutti, prima che venissero quelle artificiali e a pagamento. Soprattutto, Morbio sotto è terra di presenze, come la Casa di riposo San Rocco fondata nel 1935 dalle Piccole Suore della Sacra Famiglia di Castelletto di Brenzone, sul lago di Garda. Una delle prime nel Cantone, la primissima della regione. Oggi è una Casa medicalizzata con 124 posti-letto nel nucleo di san Rocco, ospiti da tutto il Mendrisiotto ed anche oltre, vi lavorano ancora nove suore tra cui la direttrice Suor Clelia che, al di là della modernità delle strutture «per prestare agli anziani l’aiuto e le cure adeguate», pone l’accento «sull’ambiente familiare, ispirato ai principi del Vangelo vissuti secondo lo spirito di Nazareth, che dà valore ad ogni persona in qualsiasi situazione si venga a trovare». Casa San Rocco è al centro di un significativo volontariato, persone che vengono ad intrattenere gli ospiti, a creare animazione, a mantenere i collegamenti con l’ambiente esterno ravvivati anche dalla cappella, dove la Messa quotidiana è frequentata da molta gente del paese. Cappellano don Silvano Albisetti. Anche qui un riflesso dell’intensa vita comunitaria di Morbio, tra associazioni, centro sportivo, oratorio, ancora le corti e i vicoli pur all’interno di un’urbanizzazione diffusa che, vista dall’alto, non presenta soluzione di continuità con Chiasso.
2008 MENDRISIOTTO CHIASSO - PEDRINATE - SESEGLIO 7 - 8 - 9 MARZO Confine non solo geografico ma anche sociale
La frontiera da superare adesso si chiama futuro Storico centro di comunicazione, piazza finanziaria, capoluogo economico. Chiasso sta vivendo un momento importante della sua storia. Il domani si chiama valorizzazione degli spazi, terziario avanzato, servizi sempre più di qualità.
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apprima la storia. Una ricca, grande storia di transiti e di collegamenti, di contatti e collaborazioni. Chiasso in posizione
la Chiasso incerta sul suo futuro, in difficoltà nel metabolizzare il passato. «È cambiato tanto, continuiamo a cambiare – indica Ettore Cava-
strategica, aperta a recepire e trasmettere quanto giungeva da sud e da nord, con l’attenzione di aggiungere qualcosa di nuovo. Poi la rivoluzione della stazione ferroviaria, era il 1873 e la storia si è messa a correre sui binari. Chiasso che dà lavoro, capace di ravvivare i contatti internazionali, emblema di una socialità che cambia in fretta. Chiasso che da strada diventa piazza, luogo di incontro e confronto, terra della speranza per tanti lavoratori provenienti dal sud. Resiste tra le icone del “boom” l’immagine di quell’immigrato con la valigia di cartone chiusa da una corda come una morsa. Con dentro il corredo della dignità e i sogni della speranza. Ad attenderlo e rilanciarlo verso il futuro c’era una città accogliente dominata dalla statua di Elvezia. Oggi è la Chiasso della piazza finanziaria e dei commerci, del passaggio da grosso borgo a cittadina, di una cultura fatta di proposte e di scambi. Ma anche
dini, già municipale, vicesindaco e docente – e facciamo fatica a trovare il bandolo, a convivere affrontando insieme i problemi del momento. Non abbiamo le certezze del passato – ferrovia dogana, spedizioni – impoverite dall’esigenza di razionalizzare, fatichiamo a trovare quelle nuove. Forse più che di cose è questione di modi, soprattutto di saper ritrovare lo spirito giusto per ripartire. E riprendere, insieme, il ruolo di guida del basso Mendrisiotto». Nel 1975 ha accolto Pedrinate e Seseglio, operazione riuscita. «Perché ci siamo basati sulle cose sicure, la parrocchia, le tradizioni, le nostre sagre, i valori del paesaggio, l’integrazione graduale anche se siamo a tre chilometri di distanza» spiega con semplicità Sandro Cairoli, sagrestano, presidente del Consiglio parrocchiale di Pedrinate. «Non avevamo grandi cose da condividere, ma la voglia di stare insieme quella sì, mettendo in comune le proprie
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caratteristiche e la propria storia». Nel novembre 2007 hanno detto no all’aggregazione Morbio di Sotto e Vacallo, la “grande Chiasso” non è nata. «A parte che a Chiasso è passata alla grande, rimango convinto che la votazione andasse fatta, perché la popolazione deve essere chiamata riflettere sul proprio futuro» sostiene Claudio Moro, sindaco uscente. Il futuro è il “limes”, la frontiera di oggi secondo l’arch. Nicoletta Ossanna Cavadini. «Siamo sempre stati confrontati a una frontiera, un limite da valicare, a situazioni economiche molto variabili. Ci è sempre stato chiesto di adattarci velocemente al nuovo con elasticità mentale, apertura, disponibilità verso l’altro, lo straniero o il diverso che fosse. Oggi incontriamo difficoltà nel trovare una nuova collocazione, se vogliamo una nuova declinazione della nostra identità, nascono incomprensioni e polemiche. Ma le condizioni sono cambiate, la prospettiva diversa, dobbiamo avere il coraggio delle soluzioni forti». Quali? «Il terziario avanzato, servizi di qualità sul territorio in modo da diventare una città-ponte tra pianura e montagna, tra Milano e il nord. Fa parte della storia di Chiasso il saper sviluppare in forma aggiornata queste relazioni». Di questi tempi a Chiasso si incontrano delusione e speranza, rabbia e impeto, apparentemente rivolti alla situazione politica locale ma in verità – ed è una percezione generale – dovuti all’incertezza sul futuro.
2008 Le certezze all'interno di una realtà in continua evoluzione
Strutture all'altezza dei tempi in una socialità molto viva
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he città deve essere la Chiasso di domani? Così si può sintetizzare l’acceso dibattito in corso. Ha qualche certezza Claudio Moro, 16 anni da municipale, 12 da sindaco, che i problemi li ha toccati con mano. «È essenziale oltre alla ricostruzione, la riconversione della città. Molti fattori che hanno portato benessere nel frattempo sono mutati; la frontiera non è più una barriera ma un’apertura, sono tempi di accordi bilaterali; la stazione è cambiata, le FFS hanno deciso di investire cento milioni nei
prossimi anni per rendere più efficienti gli impianti, all’altezza delle attese dell’economia e del mercato. Come città del terziario, dei servizi, della logistica deve investire di più sulla qualità dei propri spazi, deve puntare ad essere una città viva, interessante, luogo di incontro per la regione, di scambi culturali e non solo commerciali». Intanto non parte da zero, tutt’altro. Chiasso oltre alla storia, quindi all’esperienza, ha strutture valide sul piano della socialità. L’obiettivo, nel continuo andirivieni («oggi sono una sessantina di etnie diverse» sintetizza l’arciprete don Gianfranco Feliciani) è da sempre l’integrazione, oltre all’offerta di serviti all’altezza per i residenti… storici. L’Ufficio sociale è una realtà che agisce in modo articolato su diversi fronti. Il Centro giovani è stato uno dei primi nel Cantone. Le Case anziani comunali sono due, Soave e Giardino, capienza complessiva 127 posti, medicalizzate, reparto Alzheimer, l’una vicina all’altra, contraddistinte da una particolarità, come indica Fabio Maestrini, che dirige
gli Istituti sociali del Comune: «sono strutture aperte al pubblico, unite da un parco giochi ben frequentato da mamme e bambini, con i ragazzi delle medie e professionali che le frequentano per il pranzo». Le affiancano un Centro diurno ricreativo, con un’animatrice, e un Centro diurno terapeutico, con gli anziani che vi passano la giornata per poi rincasare la sera. Sul piano dello sport e tempo libero non c’è solo il Palapenz, ma la storica squadra di calcio e una realtà importante come quella della Società Nuoto. Nella
cultura Chiasso è uno dei Comuni più propositivi in assoluto, con strutture d prim’ordine: lo splendido Spazio Officina, il ripristinato Teatro Sociale, il Max Museo, senza dimenticare quella gloriosa tradizione che è la Musica Cittadina. Ha scuole comunali e cantonali, strutture come la Fondazione Diamante, che stà entrando in una sede nuova; Casa Sorriso per il pre-asilo dei bambini, retta dalla bella Comunità delle suore di Santa Maria di Leuca. Ha un oratorio che funziona a mille, una parrocchia attivissima sul piano religioso e sociale, capace di contribuire in maniera determinante a dare un indirizzo alla città. Sedi, strutture, spazi. Mi vien da riprendere il filo di Ettore Cavadini: «Occorre riprendere a vivere da chiassesi, sentirsi all’interno di una comunità, lavorare insieme con lo spirito giusto per affrontare insieme le sfide del momento, che non sono da poco». L’inquinamento, forse, non è solo quello dell’aria. Parecchie sono le iniziative, alta la sensibilizzazione e la voglia di reagire. La gente dimostra che davvero è
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disposta a vivere in modo diverso, più adatto ai tempi e alle necessità, per spezzare la morsa dell’inquinamento. A giorni il Consiglio comunale si occuperà dell’impianto fotovoltaico di grandi dimensioni, il maggiore in Ticino realizzato dall’azienda comunale in collaborazione con una società privata; un concreto contributo alla politica ambientale.
IL PROGRAMMA
Venerdì 7 marzo 2008 Chiasso 15.00 Ricevimento di Mons. Vescovo a Palazzo comunale dai membri del Municipio 16.15 Incontro all'Oratorio con i ragazzi delle scuole e i loro genitori 18.00 Ricordo dei defunti al Cimitero 19.00 Cena all'Oratorio con il gruppo parrocchiale "Mamme e papà" e i partecipanti alla "Scuola genitori" 20.30 Incontro per tutti all'Oratorio con la "Scuola genitori" Sabato 8 marzo 2008 Chiasso e Pedrinate 09.30 Incontro all'Oratorio con i Consigli parrocchiali di Chiasso e Pedrinate 10.30 Visita agli ospiti delle Case Giardino e Soave 12.00 Pranzo alla Casa Giardino con i nostri anziani 15.30 Eucaristia alla Casa Giardino (riservata agli ospiti anziani e ai loro familiari) Pedrinate 17.30 Eucaristia e visita al Cimitero 19.00 Cena all'Oratorio con i responsabili dei gruppi parrocchiali 20.30 I giovani animano all'Oratorio una serata di ascolto, di dialogo e di verifica con il Vescovo Domenica 9 marzo 2008 Seseglio 09.00 Eucaristia Chiasso 10.30 Eucaristia e amministrazione della Cresima 12.00 Pranzo e incontro con le Suore della Casa Sorriso 16.00 Lode vespertina e rinfresco per tutti presso lo Spazio Officina. A questo momento conclusivo sono invitate anche le altre Parrocchie del Vicariato del Mendrisiotto
IL PROGRAMMA
2008
La visita pastorale: un incontro con realtà intense e vive Chiasso e Pedrinate, affidate all’arciprete don Gianfranco Feliciani, che può contare sulla collaborazione del vicario don Andrea Molteni e dell’operatore pastorale laico Umberto Colombo, sono state, in questo fine settimane, l’ultima tappa della visita pastorale nel Mendrisiotto, iniziata lo scorso settembre. Le due comunità hanno risposto bene, partecipando ai diversi momenti di celebrazioni e di incontri, previsti dal programma, aperto nel pomeriggio di venerdì dal ricevimento del Vescovo in Municipio e proseguito nell’incontro con gli allievi delle scuole (Elementari e medie) e con i loro genitori all’oratorio. Interamente dedicata alla famiglia la serata, che segnava pure la conclusione del secondo anno della “scuola genitori”. Nel suo intervento, dal taglio chiaramente pastorale, Mons. Grampa ha richiamato la necessità di “vivere la diversità, non come competitività, ma come complementarietà”; ha insistito sul “reciproco aiuto all’interno del nucleo familiare per favorire un autentico cammino di crescita e di maturazione”; ha sottolineato l’importanza del rispetto che “si pone al di là di ogni costrizione”, accoglie “l’altro nella sua identità” e “favorisce una libertà vera”; ha ricordato lo sforzo continuo per “costruire comunione”. Il dialogo scaturito è divenuto espressione di serietà e di impegno, sottolineando nel contempo validità ed attualità di questa “scuola” a sostegno della famiglia, della sua presenza, ruolo e funzione. Nella giornata di sabato, dopo l’incontro con
i Consigli parrocchiali delle due comunità, l’attenzione è stata rivolta alla terza età, con soste in tarda mattinata alla Casa Giardino (dove nel pomeriggio il Vescovo ha pure celebrato la Santa Messa) e alla Casa Soave. Sono stati incontri cordiali e familiari, nei quali Mons. Grampa ha espresso stima e affetto ai presenti, permettendosi di contestare Aristotile, quando afferma che “gli anziani vivono più di ricordi del passato, che di speranze per l’avvenire”. Gli ha contrapposto l’insegnamento della Bibbia che invita a guardare in avanti, “percependo il passato con lo sguardo attento al presente e al futuro”. Ha simpaticamente aggiunto: “se non avessi questa convinzione, non potrei svolgere il mio servizio episcopale, cadutomi addosso, quando già ero in età AVS”. Ed ha pure ricordato che “quello della vecchiaia finisce per essere il periodo più lungo della nostra esistenza, certamente più lungo dell’Infanzia e della giovinezza, ma, oggi, forse anche più lungo della stessa età matura”. Nel tardo pomeriggio ha fatto sosta nella chiesa di Pedrinate, celebrandovi l’Eucaristia e pregando in cimitero, mentre alla sera si è dato spazio alla presentazione delle diversificate attività dell’Oratorio, che a Chiasso, sull’onda anche di una preziosa tradizione, continua ad essere una presenza significativa, dal profilo pastorale, culturale e sociale. Il Vescovo con l’apprezzamento ha sottolineato, soprattutto nella prospettiva del dialogo e dell’incontro con le nuove generazioni, ruolo, funzione e importanza di “fantasia, gradualità, continuità, pazienza e concretezza”.
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Ieri mattina, dopo la Messa a Seseglio, Mons. Grampa ha celebrato nella parrocchiale dedicata a San Vitale, confermando nella fede, con il sacramento della cresima, un bel gruppo di adolescenti. Ha richiamato valore e significato dell’amicizia, della concordia e della collaborazione, per superare divisioni, ostacoli e difficoltà. La parte finale del programma si rivolgeva nel pomeriggio a tutte le parrocchie del Mendrisiotto per vivere con il Vescovo un momento conclusivo della visita pastorale nel Vicariato, con la celebrazione dei vesperi accompagnati anche dalla locale Filarmonica. “Ho incontrato realtà vive e intense – ha sottolineato Mons. Grampa – ho condiviso con voi i disagi del nostro essere oggi presenti nella storia tribolata dell’umanità, ho conosciuto le stanchezze del cammino, le fatiche per conquistare libertà autentica, con lo slancio di ciascuno verso la piena maturità”. Ed ha aggiunto: “Ho raccolto anche qualche ansia, preoccupazione, insoddisfazione e dubbi sul futuro delle nostre comunità”. Ha ringraziato: “Non è questo momento di bilancio, ma di gratitudine al Signore e di riconoscenza a voi per l’accoglienza ricevuta, per l’attenzione, la benevolenza e la pazienza dimostratemi”. L’impegnativo pellegrinaggio della visita pastorale riprenderà dopo Pasqua per l’ultima grande tappa comprendente le 43 parrocchie del Luganese. Un anno intero, fino alla Pasqua 2009. Fino ad aver visitato tutte le 256 parrocchie di questa diocesi.
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Le tante iniziative della comunità attorno all'oratorio e alla monumentale basilica di San Vitale
La capacità della parrocchia di dare un cuore alla città
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hiasso e Pedrinate, due parrocchie di frontiera. «Più frontiere», precisa don Gianfranco Feliciani. «Quella territoriale, d’accordo, ma soprattutto quella dell’emergere in maniera virulenta dei problemi del nostro tempo: disoccupazione, sacche di povertà, solitudine, disagio giovanile, extracomunitari, concentrato di culture e socialità diverse, il centro richiedenti l’asilo… Tutte sfide che ci ricordano come la Chiesa è chiamata ad essere la madre di tutte le genti, accogliente verso tutti facendo sue le aspirazioni a valori come la dignità, la pace, la giustizia. Sono sfide che la comunità cerca di raccogliere positivamente». L’arciprete cita Fratel Ettore, designato dalle Chiese tra i richiedenti l’asilo, ai quali viene aperto l’oratorio in segno d accoglienza. Cita Umberto Colombo, un laico al servizio pieno della parrocchia. «Fa parte dell’équipe, viviamo in comunità con il vicario con Andrea Molteni e due chierici che seguono i corsi di teologia».
L’oratorio è centro di socialità, cultura, dialogo, incontro. Ogni settimana vi propone la mensa dei poveri, iniziativa di successo anche sul piano organizzativo, a conferma del bisogno non tanto o non solo di un piatto, quanto di vedere, incontrare, stare tra persone come antidoto alla solitudine. Attivi il gruppo mamme e papà; la Scuola genitori con conferenze e incontri con esperti sui temi riguardanti la famiglia riunisce qualcosa come un centinaio di coppie. All’oratorio fan capo gli scout, il gruppo volontari, impegnati nel doposcuola, e i catechisti. Il gruppo di preghiera Padre Pio, il primo in Ticino, è sorto attorno al mitico arciprete Mons. Antonio Bianda. Dirimpetto alla casa parrocchiale c’è il negozio della Caritas, ben frequentata anche da sacerdoti della zona la libreria San Vitale, di proprietà della parrocchia. La sala dell’Excelsior è a sua volta una struttura pulsante: teatri, cinema, cultura, incontri anche ricreativi; la Fondazione don Willy è attiva come
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Centro per vacanze estive e invernali. Insomma la parrocchia come un manto di iniziative che si posa su tutta la comunità. Due Consigli parrocchiali ma un’azione pastorale unica, ben coordinata «Abbiamo il vantaggio di una grande chiesa, che davvero è il punto di riferimento per tutti, anche chi arriva da lontano, anche per i non cattolici». È la parrocchiale dedicata a San Vitale, impianto duecentesco, ricostruita come monumentale basilica a tre navate, interno completamente decorato da cicli di affreschi sulla vita di Gesù, grande dipinto con il martirio di San Vitale (Paolo Pagani, fine Seicento), le cappelle del Crocifisso e del Rosario. Ben tenuti gli oratori di Fatima e di Sant’Anna a Boffalora. A Pedrinate la chiesa parrocchiale di Santa Croce è tardo-barocca, in posizione dominante la chiesa di Santo Stefano risale a prima del mille, è importante sul piano architettonico ed artistico e molto cara agli abitanti. Seseglio ha la novecentesca chiesa di Santa Teresa.
COLOPHON Articoli ripresi dal quotidiano Giornale del Popolo: Dalmazio Ambrosioni Commenti alle visite pastorali: Gianni Ballabio Impaginazione grafica: NSG C. Berta, Bellinzona-Locarno Prestampa e stampa: TBL Tipografia Bassi, Locarno Rilegatura: Mosca SA, Lugano Carta: MunkenPure 1.1 150 gm² Invercote G 350 gm²
ISBN 9788896799093
Finito di stampare il 4 novembre 2012 Festa di San Carlo Borromeo