VISITE PASTORALI PIER GIACOMO GRAMPA VESCOVO DIOCESI DI LUGANO
LUGANESE
Testi di Dalmazio Ambrosioni e Gianni Ballabio ripresi dal quotidiano Giornale del Popolo
Edizioni TBL
VOLUME QUARTO 2008-2009
C
on questo quarto volume si conclude la raccolta delle cronache della visita pastorale, svoltasi dal 2004 al
2009 nella Diocesi di Lugano. Valeva la pena raccogliere tutto questo materiale cartaceo nell’era del digitale? A impresa conclusa me lo domando anch’io. E forse l’unica giustificazione è dovuta alla mia inesperienza nell’uso dei nuovi mezzi di comunicazione, che mi ha fatto rifugiare nella carta. L’opera resta comunque una fotografia del nostro Ticino all’inizio del secondo millennio, ne documenta la sua identità cristiana con i problemi aperti per il suo mantenimento futuro, accenna alle nuove sfide che occorre affrontare per rispondere ai cambiamenti in atto in un Cantone che vede mutare profondamente il suo tessuto socio-economico, territoriale e culturale. Si pensi solo alla proposta governativa di ridurre a 23 (addirittura a 13) gli attuali 135 comuni. Per comprendere come anche la Chiesa cattolica, che è organizzata in 255 parrocchie, deve essere attenta all’evoluzione delle istituzioni ed offrire il suo contributo, non riprendendo pedissequamente i modelli civili, ma offrendo la sua collaborazione attiva e propositiva. Conoscere com’era il Ticino di ieri è punto di partenza inde-
rogabile per programmare il Ticino di oggi e di domani. Tenere viva la memoria del nostro passato con le sue caratteristiche, valori, opere d’arte e patrimonio etico-culturale è servizio intelligente all’evoluzione futura. Grazie al contributo di generosi sostenitori metterò gratuitamente a disposizione degli addetti ai lavori e delle persone interessate il cofanetto con i quattro volumi della visita pastorale, perché siano memoria, ma anche sfida e progettualità nuove ed impegni coraggiosi a una fedeltà creativa capace di rispondere alle circostanze storiche che cambiano. Rinnovo riconoscenza e gratitudine a tutti coloro che hanno reso possibile la visita pastorale ed offerto una collaborazione preziosa per il suo svolgimento. Papa Francesco insiste molto con i Vescovi perché escano dal chiuso delle chiese e delle sagrestie, vadano nelle periferie e per le strade praticate dagli uomini, incontrino la gente dove vive, la ascoltino e ne condividano il cammino. I pastori, ha detto con espressione icastica, prendano “l’odore delle pecore”. È quello che ho cercato di fare con la visita pastorale, avendo a modello l’icona di Emmaus con i suoi cinque verbi, da me ripresi nella mia prima lettera pastorale “Tu ci sei necessario, Cristo” (settembre 2004):
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camminare insieme
Il tema della strada è assai caro a Luca che ha costruito il suo Vangelo come un lungo cammino di Gesù verso Gerusalemme e il libro degli Atti degli Apostoli come un grande cammino dei discepoli da Gerusalemme ai confini della terra. La Bibbia usa spesso il simbolo del cammino: “Beato l'uomo che non cammina sulla via dei peccatori...” (Salmo 1) e “Mostrami Signore le tue vie...” (Salmo 118). È il grande simbolo dell'uomo alla ricerca del senso della sua vita. Si dice Homo viator, uomo in cammino, per indicare appunto che è proprio dell'uomo il ricercare, l'insonne apertura al futuro. •
ascoltare lungo la strada
Non basta essere in cammino sulla stessa strada, abitare nella stessa casa, se non si dimostra questa disponibilità all’ascolto. Un ascolto reciproco: del pellegrino sconosciuto che coglie lo smarrimento e la delusione dei discepoli e l’ascolto loro che prestano attenzione alla rilettura delle Scritture. Gesù in persona, Gesù risorto è l’esegeta delle Scritture che parlano di lui.
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ospitare nella casa
L'ospitalità, l'accoglienza è espressa con quella struggente invocazione che è anche la prima preghiera della Chiesa al Risorto: ‘Resta con noi, rimani con noi’. Luca insiste: “Entrò per rimanere con loro”. Il momento dell’ospitalità, dell’accoglienza dell’altro è fondamentale in questo tempo dell’assenza fisica di Gesù, che è il tempo della Chiesa. Non si entra in comunione con Dio, se non si è aperti all’accoglienza del prossimo. •
condividere il pane spezzato
L’ospitalità, l’accoglienza, non basta se non diventa commensalità: i discepoli-Chiesa invitano, ma è il Signore risorto che presiede alla cena, che è in mezzo a loro come colui che serve. Nel grembo della Chiesa si rende presente il gesto pasquale di Gesù risorto che porta, nella libertà in cammino dell’uomo, la misteriosa comunione e compagnia di Dio. La Parola della Scrittura spiegata ed il Pane condiviso sono il luogo vivente per l’incontro con il Risorto. •
riconoscere con gli occhi ed il cuore
I due discepoli (i due di Emmaus e gli infiniti lettori futuri) ci attestano che la parola di Gesù ha loro illuminato la mente
ed il cuore. Essi lo riconoscono al passato (“non ci ardeva il cuore, mentre conversava con noi?”, v. 32) e lo narrano al presente, dopo che i loro occhi ed il loro cuore si sono aperti alla luce della fede. •
Emmaus: cammino dell’uomo e della comunità
L'esperienza dell'incontro con il Signore nella parola e nel pane diviene per i due discepoli, sfiduciati e rassegnati, inizio di una nuova vocazione. Stavano probabilmente facendo ritorno alle loro case, al loro lavoro, case e lavoro abbandonati per seguire il Maestro. Da Emmaus essi ripartono di nuovo per Gerusalemme, per ricongiungersi alla comunità dei discepoli e per riprendere la strada della missione. Sono partito da Gerusalemme per il mio ministero episcopale e a Gerusalemme l’ho concluso, per ripartire come e dove il Signore vorrà fino alla Gerusalemme celeste. Gesù, buon Pastore, benedica sempre il nostro Ticino. + Pier Giacomo Grampa Vescovo di Lugano
SOMMARIO
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2008 LUGANESE
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TESSERETE SALA CAPRIASCA
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TESSERETE PIEVE BIDOGNO
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BOGNO CERTARA CIMADERA COLLA
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ORIGLIO PONTE CAPRIASCA
CADRO DAVESCO/SORAGNO
12
2008 LUGANESE
38
BARBENGO GRANCIA
44 MELIDE
48
CARONA CARABBIA
13
52
SAN PIETRO PAMBIO PAZZALLO
2008 LUGANESE
56
60
PARADISO
64
SORENGO MUZZANO
68
GENTILINO AGRA
72
VEZIA SAVOSA
PORZA
14
2008 LUGANESE
76
80
CANOBBIO
84
MORCOTE VICO MORCOTE
COMANO CUREGLIA
88
SONVICO VILLA LUGANESE
15
92
MASSAGNO
2009 LUGANESE
96
100
BREGANZONA
PAZZALINO PREGASSONA
104
108
BRÈ GANDRIA CASTAGNOLA
VIGANELLO
16
2009 LUGANESE
112
116
LUGANO CRISTO RISORTO
120
LUGANO SANTA MARIA DEGLI ANGELI
LUGANO SACRO CUORE
124 LUGANO SAN NICOLAO
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128
LUGANO CATTEDRALE SAN LORENZO
2008 LUGANESE TESSERETE - SALA CAPRIASCA 4 - 5 - 6 APRILE Con le nuove aggregazioni ha superato i seimila abitanti
Capriasca, la città nel verde che ha riscoperto la storia Un passato vivace che ha accolto per secoli viandanti e pellegrini. Dopo un lungo periodo di disgregazioni, la recente riscoperta di una vocazione comune tra i diversi villaggi rilancia la zona. Come punto di riferimento resta sempre la chiesa plebana di Santo Stefano. il modello delle nuove periferie, che presentano – o meglio, storicamente riscoprono – la loro centralità. Fino al ’500 Capriasca è stato un territorio unito, collegato da una precisa identità che aveva come riferimento forte il rapporto con la Diocesi di Milano. La sua Pieve, raccolta attorno all’imponente chiesa plebana di Santo Stefano, è una delle più antiche dell’arcidiocesi. La Via Francesca metteva in comunicazione la regione dei laghi con la Rezia, salendo dalla valle del Vedeggio per Tesserete, Gola di Lago, Alpe del Tiglio e lungo la Mesolcina. Franchi e Longobardi avevano lasciato segni del proprio passaggio. Nelle pieghe della storia fiorivano leggende, a conferma della vitalità di un tessuto sociale animato da intensi rapporti. Nel 1535, primo tra i conventi cappuccini in Svizzera, venne fondato il convento del Bigorio. Era però già iniziato il processo di disgregazione che portò al sorgere di tante autonomie comunali. Solo con il nuovo millennio ha ripreso a soffiare impetuoso il vento della riunificazione. Nel 2001 una pur accesa votazione ha portato alla formazione del comune di Capriasca con Tesserete, che già aveva compreso Campestro, Cagiallo, Lopagno, Roveredo, Sala e Vaglio. Oltre 4500 abitanti, che nei prossimi giorni supereranno i 6.000 con la votazione comunale che ratificherà l’ingresso di Lugaggia, Bidogno e Corticiasca. Si sta ricreando una situazione per molti versi analoga a quella antica, lungo i vichiani corsi e ricorsi della storia. Il perno è rimasta la Pieve, visitata a cinque riprese da San Carlo Borromeo, «e le tradizioni religiose concorrono a tener unita la comunità» indica il prevosto don Erico
Zoppis, capriaschese. Anche i Patriziati s’erano frazionati, ogni paese aveva preso il suo alpe, ed oggi rimangono come segno di appartenenza. Intanto Capriasca è diventato un Comune attivo e attrattivo. «Mi telefonano per chiedermi se ci sono appartamenti, case o terreni da costruire, nemmeno mi domandano del moltiplicatore», spiega l’ing. Bruno Lepori, sindaco da vent’anni, prima di Tesserete poi di Capriasca. Molto movimento, «almeno duemila tra arrivi e partenze ogni quadriennio», famiglie anche giovani. Un Comune che attrae perché ha tutto, come una città, e infatti è il capoluogo di un territorio vasto: negozi, banche, servizi, socialità, associazioni… Un ampio retroterra verde, colline e montagne, la vicinanza a Lugano (8 minuti da Tesserete a Cornaredo), l’assenza del traffico di passaggio, lontani gli assi principali di traffico. La tipica zona residenziale con tutte le premesse per mantenere una buona qualità della vita. «Dobbiamo vincere la sfida urbanorurale» indica Corrado Piattini, segretario della Regione Valli di Lugano. «Continuare a gestire bene il territorio tenendo conto delle sue caratteristiche, dell’agricoltura, degli alpi ancora caricati, pur avendo e sviluppando la struttura urbana». Il segno della continuità con la storia, cioè dell’agire in modo unitario è dato dall’acquisto dell’ex caserma con 56.000 mq di terreno (3,8 milioni ben spesi) e la realizzazione del centro sportivo balneare, piscine, campo, spogliatoi, pista di atletica. C’è un progetto privato per la pista di hockey e la centrale del teleriscaldamento, il Comune disposto a mettere a disposizione il terreno. La grande sfida è però quella della scuola, visto anche l’aumento
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della popolazione, con una struttura centralizzata per le elementari appunto nell’ex caserma, pensando in una seconda tappa anche alla scuola dell’infanzia. «L’obiettivo dell’immediato futuro è l’edilizia scolastica. Un impegno finanziario forte oltre il quale non si potranno pretendere altri grossi investimenti», precisa il sindaco delle aggregazioni, che ha saputo riunire al di fuori delle polemiche e delle contrapposizioni. Lascia dopo aver dato alla Capriasca anche la presidenza del Parlamento cantonale.
2008 La Casa San Giuseppe e l'Istituto don Orione, due centri importanti di umanità e di accoglienza
Capillare presenza di strutture sociali ’“allure” da città si giudica dalle strutture. A Capriasca non manca nulla. Per gli anziani c’è la Fondazione Casa di riposo San Giuseppe, opera don Guanella, gestita da 74 anni dalla Congregazione “Figlie di Santa Maria della Provvidenza”, attualmente 8 suore, Superiora suor Giuseppina. È una casa per anziani medicalizzata con 50 ospiti, il massimo, la solita lista d’attesa e un’attività aperta al territorio. È comunale Casa Capriasca, appartamenti protetti per persone autosufficienti, servizi in comune. La Fattoria la Fonte a Vaglio accoglie persone con handicap; l’Istituto San Nicolao a Treggia è una Fondazione per disabili con problemi psichici; a Cagiallo è attivo da anni il “Centro residenziale Ingrado” per alcolisti, ora affiancato dall’“Antenna Ingrado”. Una struttura storica è “l’Istituto don Orione” a Lopagno. Fondato nel 1951, accoglie portatori adulti di handicap ed è gestito dalla “Congregazione Opera don Orione”. È aperto tutto l’anno, riconosciuto dal Cantone, personale specializzato, 37 ospiti di cui 29 in internato, confrontato – come precisa il direttore don Luciano Degan – con situazioni e problemi legati al progredire dell’età degli ospiti. Era una casa di villeggiatura, il Vescovo Jelmini già più di cinquant’anni
fa ha capito la necessità di una struttura dedicata alla cura e all’istruzione di handicappati adulti. Quest’attenzione alla socialità è un fiore all’occhiello per la regione. Da qualche tempo un operatore sociale si occupa di giovani e anziani, in contatto con i servizi sociali. Oltretutto questa capillarità di strutture, in quanto distribuita sul territorio, concorre a creare una prospettiva comune tra i diversi villaggi e ad ammorbidire le storiche contrapposizioni. Ne è un esempio Sala Capriasca, che nel 1933 come parrocchia era riuscita a staccarsi da Tesserete; ricorse nientemeno che a Roma enfatizzando le difficoltà (una valle ghiacciata difficile da attraversare in inverno e portare i morti…) nel frequentare la chiesa plebana. Sala che vanta un passato forte, «è stato per secoli il Comune egemone, in prima linea nel rivendicare e difendere i diritti della Capriasca, ancora nell’800 Tesserete aveva poche decine di abitanti, si è sviluppato con l’arrivo del trenino nel 1909» indica il maestro Franco Ferrari. Oggi prevale lo spirito di collaborazione preparato dai Consorzi, realizzato dalle aggregazioni. Dal prossimo 1° luglio parte la convenzione con Ponte Capriasca, Bogno, Valcolla e Certara per la polizia mista, comunale e cantonale, sede a
IL PROGRAMMA 09.15 09.30 10.00 11.00 15.15 17.00 18.00 20.30
Venerdì 4 aprile Accoglienza di mons. Vescovo con il suono delle campane Chiesa prepositurale: preghiera di apertura della Visita e incontro con la terza età. Visita alla Biblioteca parrocchiale e al mercatino SOS Infanzia All'Oratorio: incontro con il Pre-asilo Piccole Tracce Visita alla Casa Anziani Capriasca All'Oratorio: incontro con la Scuola elementare e la Scuola dell'infanzia Incontro con i Consigli parrocchiali di Tesserete e di Sala Capriasca Incontro con i Municipi di Capriasca e di Lugaggia e con gli Uffici patriziali All'Oratorio: incontro con la popolazione.
09.00 10.00 14.00 17.30
Sabato 5 aprile Sede Scout: alzabandiera e incontro con la Sezione Esploratrici e Esploratori Santo Stefano All'Oratorio: incontro con i cresimandi, gli adolescenti e i ragazzi della Scuola media All'Oratorio: incontro con le varie Associazioni attive nella Pieve Tesserete Eucaristia festiva e processione al cimitero.
09.00 10.30
Domenica 6 aprile Sala Capriasca Visita al cimitero e Santa Messa Tesserete Eucaristia solenne con il conferimento della Cresima a tre persone adulte. Momento di festa sul sagrato. Pomeriggio: visita ad alcuni malati a domicilio.
La visita pastorale alla Pieve con le Parrocchie di Bidogno e Corticiasca proseguirà nelle giornate di venerdì 11, sabato 12 e domenica 13 aprile
IL PROGRAMMA Lugaggia. Un altro passo avanti. Il prossimo sarà l’aggregazione della Valcolla? «Geograficamente così dovrebbe essere, ma la situazione finanziaria non lo permette. In effetti una soluzione praticabile, soprattutto dopo il caso Villa Luganese, potrebbe essere l’unione con Lugano» conclude Bruno Lepori, sindaco ancora per quindici giorni.
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2008
Dopo le nubi della vigilia la serena visita nella Pieve Con un vento capace di allontanare le nubi (reali e metaforiche), sotto un cielo sereno, limpido e luminoso, è iniziata la visita del Vescovo a Tesserete e Sala Capriasca, affidate al prevosto don Erico Zoppis e a don Massimo Braguglia, suo vicario. Mons. Grampa è stato accolto dal suono festoso delle campane, dalla gente che gremiva in ogni ordine di posti la prepositurale dedicata a Santo Stefano e dal saluto di un parrocchiano quasi centenario, in apertura della preghiera del mattino. Riprendendo la visita in terra ambrosiana, dopo la pausa pasquale, mons. Grampa non ha nascosto la sua commozione, sia per tanta e affettuosa partecipazione di fedeli, sia ricordando gli anni di Seminario, durante i quali i canonici Carlo Mondini e Osvaldo Crivelli, come pure mons. Rodolfo Poli, in passato prevosti della pieve, furono per lui presenze significative. Intenso di soste e incontri il programma di venerdì: presso la biblioteca parrocchiale, al mercatino Infanzia SOS e con la bella famiglia delle Piccole Tracce, una provvidenziale iniziativa delle mamme, che organizzano un pre-asilo, punto di incontro dei genitori, ma soprattutto delle decine e decine di piccoli da zero a qualche anno. Una proposta sociale ed educativa che rivela subito la vitalità di questo Comune in progressiva crescita, se si pensa che lo scorso anno sono stati celebrati oltre cinquanta battesimi. Dopo i piccoli è stata la volta degli anziani, incontrati nel Centro sociale e nella Casa Capriasca dove il Vescovo ha pranzato con loro e con un gruppetto di ragazzi di Scuola media, che ogni giorno condividono il pasto di mezzogiorno con gli ospiti della Casa. Nel pomeriggio l’oratorio di Santo Stefano si è riempito dei volti e delle voci degli allievi delle Elementari e della Scuola dell’Infanzia, ben contenti di incontrare e conoscere il Vescovo. Un appuntamento in pieno orario
scolastico, espressione di una diversa sensibilità fra le autorità cantonali e quelle comunali, che apre un interrogativo su chi meglio rifletta e rispetti la sensibilità del paese reale. L’entusiasmo travolgente di quei ragazzini e il veloce alternarsi di domande e risposte hanno commosso il Vescovo, che successivamente ha incontrato i Consigli parrocchiali di Tesserete e Sala, presentando i nuovi orizzonti pastorali da ricollegare anche alle fusioni comunali, sulle quali mons. Grampa si è soffermato, con parole di apprezzamento e di augurio, incontrando i Municipi di Capriasca e Lugaggia e gli Uffici patriziali. Fusione come coronamento di un lungo e laborioso percorso, dove il ricordo dell’antica pieve ha avuto maggior forza di attrazione delle “sirene” luganesi. Come dire che è stato maggiormente convincente il richiamo dell’antico rito ambrosiano rispetto al più abbordabile moltiplicatore cittadino. Affollatissimo in tarda serata il salone dell’oratorio per l’incontro con l’intera popolazione, alla quale il Vescovo ha illustrato con chiarezza prospettive e contenuti della sua visita e ha delineato i nuovi scenari pastorali per questa vasta zona, estesa alla Val Colla e con al centro Tesserete e la sua antica prepositurale. Altrettanto densa di incontri la giornata di sabato, aperta dalla suggestiva cerimonia dell’alzabandiera con la Sezione Scout Santo Stefano, alla quale mons. Grampa ha espresso apprezzamento per la presenza e l’impegno, unitamente all’invito a proseguire lungo una strada tanto attiva quanto preziosa. Sono quindi arrivati, numerosi come in una simbolica staffetta, giovani, ragazzi e adolescenti, per un incontro altrettanto simpatico e costruttivo, come lo è stato, espressione ancora una volta della vivacità di questa pieve, quello con le varie Associazioni (parrocchiali, sportive, culturali, sociali) che svolgono un valido compito promozionale e aggregativo a favore di tutti e in particolare delle nuove generazioni.
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Intensi pure gli spazi riservati ai malati e anziani visitati nelle case, a momenti di preghiera e alle celebrazioni con la Santa Messa a Tesserete (sabato sera e domenica mattina, con il conferimento del sacrameno della Cresima a tre persone adulte) e a Sala Capriasca (domenica mattina) e con la sosta nei due Cimiteri: “luoghi di memoria, ricordi ed affetto”, ha sottolineato mons. Grampa, richiamando significato e valore della tradizione cristiana e l’impegno di conservarla e farla proseguire nell’avvicendarsi delle generazioni. Prima delle celebrazioni a Sala Capriasca e a Tesserete, sempre con grande partecipazione di fedeli, i presidenti dei rispettivi Consigli parrocchiali hanno rivolto al Vescovo un messaggio di benvenuto e gratitudine. Al termine della Santa Messa di domenica mattina a Tesserete mons. Grampa ha comunicato il conferimento del titolo di Canonico onorario del Capitolo Minore Metropolitano dell’Arcidiocesi di Milano, al prevosto don Erico Zoppis, quale segno di apprezzamento per il suo generoso impegno pastorale e quale riconoscimento della secolare tradizione ambrosiana della pieve. A mons. Zoppis è stata pure conferita l’onorificenza, sempre su richiesta del nostro Vescovo, di cappellano onorario della Grotta di Lourdes, sottolineando così la sua dedizione nell’ambito dei pellegrinaggi diocesani, in particolare quale assistente dei pellegrini ammalati. Parole di ringraziamento sono state infine rivolte dal Vescovo a don Jean De Dieu Raoelison, cappellano della Casa San Giuseppe, che nei prossimi mesi, terminati i suoi studi teologici, rientrerà nella sua diocesi di appartenenza nel Madagascar. Ricordiamo che la visita pastorale alla pieve, con estensione alle comunità di Bidogno, Corticiasca e Treggia, conoscerà una seconda tappa nel prossimo fine settimana. In altra data, considerata l’intensità del programma di queste giornate, verranno invece inserite le visite all’Istituto don Orione di Lopagno e alla Casa anziani San Giuseppe di Tesserete.
2008 Il parroco don Enrico Zoppis accoglie le giovani famiglie che si trasferiscono nel territorio parrocchiale
La Pieve di Santo Stefano centro storico e religioso
D
alla prepositurale di Santo Stefano si diffondono a raggiera oltre una ventina tra chiese ed oratori. In tutti i villaggi ed anche sui monti. All’inizio di settembre la comunità si raduna al Crocione, sul Cavaldrossa, da dove la voce del prevosto e i canti si diffondono per monti e alpi. E lo sguardo scorre su un territorio sempre più composito dal punto di vista sociale. «La situazione evolve in fretta – sintetizza don Erico Zoppis – con i nuovi arrivi che si innestano nel tessuto tradizionale. I paesi si espandono, tante le famiglie giovani, immancabili le difficoltà di inserimento». Essenziale quindi la conoscenza e il contatto che il prevosto favorisce con la visita annuale a tutte le famiglie. «Occorre far conoscere la nostra realtà anche dal punto di vista religioso favorendo il dialogo e l’incontro». Non a caso all’incontro con il Vescovo, che si terrà sabato alle 10, all’oratorio s’erano annunciati anche due studenti di religio-
missionaria, il volontariato verso gli anziani e gli ammalati, le catechiste sia per la scuola elementare che per la preparazione ai Sacramenti, il bel gruppo di famiglie giovani che si occupano di educazione dei piccoli alla fede e alla liturgia. «Sono altrettanti modi per favorire l’integrazione» sintetizza don Erico, cui compete la cura di due parrocchie, Tesserete e Sala Capriasca. Con l’ottimo aiuto dei Consigli parrocchiali. L’importante chiesa plebana di Santo Stefano è documentata subito dopo il Mille, ha preso l’aspetto odierno a metà del ’400, ha avuto aggiunte nei secoli successivi, restauri nel Novecento. Della costruzione romanica si è conservato il campanile incorporato nell’asse mediano della facciata, elegante con le bifore e il tetto conico. Santo Stefano è un edificio ricco d’arte e architettura ma soprattutto è da sempre il riferimento di identità per l’intera regione. La chiesa parrocchiale di Sala Capriasca, dedicata
ne islamica. A favorire dialogo e incontro aiutano – oltre al Vicario don Massimo Braguglia e al cappellano del San Giuseppe don Jean de Dieu Raoelison – le tante istituzioni e associazioni, che fanno capo all’oratorio: la Filodrammatica, gli esploratori, la Corale parrocchiale Santo Stefano o Vos dra Capriasca, l’intensa attività
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a Sant'Antonio Abate (in origine a San Giovanni Battista), risale a sua volta all’alto Medioevo, costruita nel ’500, interno con pregevoli stucchi. L’oratorio di Santa Liberata ha un singolare campaniletto a pianta triangolare. Ogni villaggio ha la sua chiesa. A Campestro, Sant’Andrea, documentata già nel ’300; A Odogno, San Paolo; a Lugaggia, San Carlo; a Sureggio la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, una delle più antiche della Capriasca, prima del Mille, con importanti affreschi romanici; a Cagiallo la chiesa dei Santi Matteo e Maurizio, consacrata nel 1369, e l’oratorio di Santa Lucia; ad Almatro, San Sebastiano; a Lopagno, Sant'Apollonia; Oggio ha l’oratorio di Santa Agata; Roveredo ha San Bernardo, due oratori ai margini del villaggio e sui monti l’eremo di Santa Croce con l’eremita P. Gabriel Bunge. Impossibile dar torto al prevosto: le presenze religiose segnano in modo evidente il territorio, sono parte essenziale della sua identità.
2008 LUGANESE TESSERETE PIEVE - BIDOGNO 11 - 12 - 13 APRILE CAPRIASCA Storia arte e religiosità tra progetti e prospettive
Uno slancio giovanile in un territorio antico un territorio antico eppure spinto da uno slancio giovanile quello di Capriasca. Si stagliano monumenti insigni quali la pieve di Santo Stefano e il convento del Bigorio, che hanno segnato la storia culturale e religiosa di queste contrade; San Clemente in territorio di Vaglio, San Matteo a Cagiallo e la parrocchiale di San Barnaba a Bidogno, anch’essa di origine romanica; rimangono vestigia come la torre di Redde, oggi nel bosco, a ricordare l’antico villaggio. Eppure il Comune si muove dinamico accogliendo Bidogno, Corticiasca e Lugaggia. Una storia di memorie e monumenti alle spalle, a confronto con un’altra che si apre su progetti e prospettive. Seimila abitanti distribuiti su un territorio unitario, che si estende su alcuni agglomerati di riferimento, a loro volta distribuiti a raggiera tra decine di villaggi. Tutti il loro nome, la loro storia, i loro segni di identità; per lo più una chiesa, un oratorio, una cappella. Capriasca come modello di tante cose anche riguardo alla recente cronaca delle istituzioni, ma soprattutto di un armonico rapporto tra abitanti e ambiente. Si distende come un’ampia circonferenza concava in cui domina nettamente la natura, boschi e pascoli. I villaggi occhieggiano mostrando opere importanti che confermano la storia comune, come le due Via Crucis del Bigorio e di Bidogno, entrambe seconda metà del Settecento, molto scenografiche, risistemate in tempi recenti: quella del Bigorio, lungo il sentiero processionale che s’inerpica verso il convento, nel 1979 con graffiti di Max Läubli, Carlo Manini, Gianni Paris, fra’ Roberto, Alberto Salvioni, Pierino Selmoni, Giancarlo Tamagni e Pietro Travaglini; quella di Bidogno pochi anni fa con un radicale intervento alle strutture e con pannelli dipinti da Umberto Faini, quasi un secolo dopo le Stazioni affrescate da Luigi Faini, di cui occorre
ricordare gli affreschi alla Madonna del Sasso e nella parrocchiale di Cevio. Sono straordinari impianti scenografici che sottolineano non solo il carattere religioso dei luoghi ma anche la cura artistica, l’attenzione alla bellezza. La Via Crucis di Bidogno è sicuramente una delle più belle e importanti delle Prealpi, un piccolo Sacro Monte che dal villaggio sale dolcemente, una cappella dopo l’altra, verso l’oratorio di Santa Maria delle Grazie, comunemente citato come Divina Maestà. Urbanistica, architettura, scenografia, arte e religiosità sviluppati in modo consapevole da un impianto rustico, a conferma della grandezza dei nostri contadini-costruttori. E lassù, in cima,
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l’elegante, regale portichetto della Divina Maestà. Una strada di pietra verso il cielo: probabilmente questo intendeva il parroco don Sarinelli duecentocinquant’anni fa. Impossibile dall’alto di questa strada di pietra non comprendere il radicato desiderio di autonomia di Bidogno, Comune e Parrocchia. La ragione ha scelto l’aggregazione come passo ineluttabile, non si poteva continuare a far da sé, ma nella consapevolezza che anche un villaggio di 340 anime può portare in dote qualcosa di forte, come la consapevolezza della propria specificità storica. «Un paese di montagna sempre autonomo – ribadisce Aurelio Fontana – che tra le tante particolarità conserva anche quella del dialetto. Unico, inequivocabile anche appena sopra e appena sotto il paese; gli hanno dato dignità le poesie di Ugo Canonica». E cita come altro segno distintivo, quasi una cifra stilistica, l’ultima cappella della via Crucis in alto, così ben segnata nella pietra quasi a mostrare di quanto erano capaci i picapietra di Bidogno con i sassi del torrente Bello.
2008 Iris Canonica, ultimo sindaco di Bidogno, chiede la decentralizzazione scolastica
«Una zona idilliaca per residenza e turismo» ris Canonica è sindaco da 16 anni in modo ferreamente femminile. Non si ripresenta perché, dice, è finita la sua stagione, come prima ha chiuso quella di deputato. Non per questo dimissiona dalle proprie idee, dalla convinzione che Bidogno resta un punto di riferimento per l’alta valle; «fino a qualche anno fa avevamo anche la scuola maggiore». E che un territorio così ampio e così bello è un bene prezioso per la valle ed anche per la città. «È una zona idilliaca per residenza e turismo, fuori dagli assi di transito, vicina alla città; un valore aggiunto a ridosso del polo di Lugano. Ha tutte le strutture, sta’ ultimando il piano di
il principio di rendere attrattivo il territorio mantenendo sul posto i servizi che funzionano. E l’ex caserma a Tesserete? «È stato realizzato il centro sportivo-balneare di valenza regionale ed anche più, orientato allo sviluppo anche turistico, ma mancano le strutture ricettive; l’ex caserma è ideale per questo scopo». Il problema sta’ nel trasformare un’aggregazione di tipo amministrativo in una realtà che funziona. «La massa critica per avere un Comune efficiente si è allargata a seimila abitanti, adesso ci vuole una progettualità in grado di farla funzionare. Con il concorso di tante autonomie». Ruggero Canonica, presidente del Patriziato sottolinea
IL PROGRAMMA Venerdì 11 aprile Visita agli Oratori della Pieve con soste di preghiera 09.00 Sureggio (Santi Pietro e Paolo) 09.45 Lugaggia (San Carlo Borromeo) 10.00 Almatro (San Sebastiano) 10.30 Campestro (Sant’Andrea) 11.15 Lopagno (Sant’Apollonia) 13.45 Roveredo (San Bernardo) 14.30 Odogno (Santi Paolo e Giovanni Battista) 15.15 Bigorio (Santi Valentino e Bernardino) 16.00 Vaglio (Sant’Antonio di Padova) 16.45 Cagiallo (Santa Lucia) / (Santi Maurizio e Matteo) 17.30 Oggio (Sant’Agata) Celebrazione della Santa Messa. 09.30 11.00
Sabato 12 aprile Bidogno Momento di preghiera. Incontro con la popolazione Incontro con le autorità: Municipi, Consiglio Comunale e rappresentanti dei Patriziati.
10.00 14.00 17.30
Domenica 13 aprile Bidogno Visita al cimitero - Santa Messa Visita a Corticiasca e Treggia Santa Messa al Convento del Bigorio.
IL PROGRAMMA l’ampiezza e la qualità di un territorio «magnifico e importante, ben tenuto nei suoi caratteri naturali». Ha strutture come il grotto al Mulino, l’alpe Musgatina, da poco ristrutturato e caricato con una trentina di mucche, un centinaio di capre e un agriturismo, e la capanna del Bar da cui si gode un panorama imprendibile. Il rapporto col territorio porta alla stalla comunitaria smaltimento delle acque». È come indicasse la dote di una sposa e infatti la saluta, l’accompagna con la trepidazione per i problemi finanziari che continuerà ad incontrare e con la preoccupazione di perdere anche l’ultimo pizzico di autonomia. «Le scuole dell’infanzia ed elementari per le quali quelli di Bidogno hanno fatto sacrifici. Nel grande Comune, Lugano insegna, le scuole vanno conservate nei paesi, anche per mantenerli vivi; il modello di centralizzazione scolastica, perseguito negli anni Sessanta e Settanta, è superato sul piano pedagogico e della vita comunitaria». Secondo l’ormai ex sindaco un progetto di sviluppo regionale deve poggiare sul rafforzamento delle infrastrutture di base conservando nel contempo punti di riferimento locali, secondo
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Il Vescovo sugli itinerari della Pieve di San Carlo Dopo la prima tappa della scorsa settimana è proseguita con altrettanta intensità la visita pastorale in Capriasca, dove il Vescovo sta incontrando un’accoglienza e una partecipazione tanto sincere quanto commoventi. Molti riconoscono la tradizione culturale cristiana del nostro paese e la sua identità cattolica, ma la intendono piuttosto, pur con rispetto e considerazione, come un reperto ideologico e una reliquia museale. La visita agli oratori della Capriasca ha offerto invece l’immagine viva della nostra storia come una presenza che ha valore e un profondo significato attuale, se interagisce, promuove e realizza uno scambio di valori e virtù. Un’intensa giornata quella di venerdì; un pellegrinaggio da un oratorio all’altro lungo gli itinerari dell’antica pieve, percorsi da San Carlo ben cinque volte quando queste terre appartenevano alla grande arcidiocesi ambrosiana. Ecco così gli oratori dei Santi Pietro e Paolo a Sureggio, di San Carlo Borromeo a Lugaggia, di San Sebastiano a Almatro, di Sant’Andrea a Campestro, di Sant’Apollonia a Lopagno, di San Bernardo a Roveredo, dei Santi Paolo e Giovanni Battista a Odogno, dei Santi Valentino e Bernardino a Bigorio, di Sant’Antonio a Vaglio, di Santa Lucia a Cagiallo, dove è stato pure visitato l’oratorio dei Santi Maurizio e Matteo. In ognuno, durante un momento di preghiera, il Vescovo ha rivolto un messaggio ai fedeli presenti, soffermandosi in par-
Rezzonico e Mariani a Grom, verso Somazzo, fondata e gestita da due famiglie non parenti. «Fino al 1975-76 si faceva un altro lavoro: mio marito architetto tecnico, io auto medico, l’altro socio falegname. Abbiamo deciso di passare all’agricoltura, trent’anni dopo siamo ancora nella natura», sintetizza Ivana Rezzonico. «Una scelta che rifaremmo, anche se con gli anni la fatica si fa sentire». Terreni anche in basso, a Cagiallo e Tesserete, da metà maggio carica-
ticolare sull’impegno della testimonianza per trasmettere alle nuove generazioni la preziosa eredità della vita cristiana. Non è mancata una parola di gratitudine e di riconoscenza per l’affetto e l’attenzione verso questi luoghi. Infine, nel tardo pomeriggio, l’ultima sosta nell’oratorio di Oggio, dedicato a Sant’Agata, dove mons. Grampa ha celebrato la Santa Messa. “È stata una giornata faticosa – ha commentato – ma anche ricca e preziosa, perché mi ha permesso di toccare da vicino la storia religiosa di questa terra, che ritrova nella devozione ai santi una sua espressione chiara e sentita”. Ha parlato di “un itinerario interessante e avvincente dentro la vita di queste comunità, che hanno ritrovato nel rispettivo oratorio un luogo di incontro, riferimento e identità. Ognuno ha la sua storia, la sua cronaca, la sua tradizione, talora anche la sua leggenda, radicata nella poesia della nostra gente. Ognuno conosce la sua devozione, il suo affresco, le sue preghiere, i suoi fiori. Questi luoghi ricostruiscono, attraverso i secoli, un cammino chiaro di fede e di vita. Riversano sul presente l’attualità di un messaggio, che è soprattutto invito di conversione e preghiera”. La pioggia, che ha ritmato l’intera giornata, non ha ostacolato l’incontro del Vescovo con la gente, orgogliosa di mostrare il suo attaccamento ai segni religiosi dei padri, che qualificano la nostra terra. La visita è quindi proseguita nella comunità
no l’alpe di Rompiago, che da qualche anno comprende anche un piccolo agriturismo; la decina di mucche e la cinquantina di capre raddoppiano, formaggio e formaggella, vendita
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di Bidogno, affidata a don Pietro Pezzoni. Mons Vescovo ha incontrato la popolazione e le autorità nella mattinata di sabato, mentre nella giornata di domenica ha sostato in preghiera in cimitero, celebrando in seguito l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale dedicata a San Barnaba. È stata anche l’occasione per delineare i nuovi orizzonti pastorali della Capriasca e della Val Colla. Quest’ultima riavrà prossimamente un parroco residente, mentre la cura di Bidogno verrà affidata al vicario di Tesserete. Particolarmente sentito l’incontro con il Municipio di Bidogno, sulla soglia ormai del passaggio di questa comunità nel Comune di Capriasca, a seguito della decisa fusione. Il Vescovo esprimeva apprezzamento e gratitudine nei confronti degli amministratori comunali per il servizio reso alla comunità, auspicando e augurando che la stessa possa conservare la sua identità e le sue preziose tradizioni. Nel pomeriggio di domenica mons. Grampa ha visitato gli oratori di Corticiasca e di Treggia, mentre in serata ha celebrato la Santa Messa nella chiesa del convento del Bigorio, benedicendone anche il nuovo altare. È stata l’occasione per esprimere ai Frati Cappuccini rinconoscenza e gratitudine per la loro secolare presenza nella nostra Chiesa luganese, dove assicurano, oltre alla testimonianza del loro prezioso carisma, anche una valida collaborazione pastorale, sempre accolti con simpatia e affetto dalla nostra gente.
diretta, su e giù nella bella stagione tra pascolo e fienagione. «Vita dura perché i terreni sono in salita, ma come si fa a dire di no a una natura così?»
2008 Domenica il Vescovo benedirà il nuovo arredo sacro della cappella dei cappuccini
Una grande cultura religiosa: dal convento del Bigorio alla Via Crucis di Bidogno
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on Erico Zoppis, prevosto di Tesserete e Sala, è entusiasta della prima tappa della visita pastorale. «I capriaschesi sono magari un po’ chiusi, ma rispondono con generosità. Sapevo di tante famiglie giovani, di tanti bambini e scolari, ma il Vescovo è rimasto impressionato e commosso dallo slancio della partecipazione». In questa seconda tappa tocca, attraverso i loro oratori, tutti i villaggi. E naturalmente il convento del Bigorio, centro di formazione religiosa, spirituale e culturale. Continua ad interpretare la sua vocazione ed apertura che si estende ben al di là dei confini regionali, pur rimanendo saldamente radicato in queste terre, che hanno mostrato di saper corrispondere generosamente, come in occasione dell’incendio del febbraio 1987 e la successiva ricostruzione. A parte l’importanza storica, con la chiesa monastica di Santa Maria Assunta consacrata da San Carlo Borromeo nel 1577 e la pala rinascimentale raffigurante la Madonna su uno sfondo paesaggistico, il convento dialoga con la regione con alcune manifestazioni. La prossima all’Ascensione con la processione votiva delle parrocchie della Capriasca. Poi con la continua affluenza di persone e di gruppi, con corsi di spiritualità, concerti e mostre d’arte, il Museo con oggetti di origine cappuccina, la biblioteca sei-settecentesca, l’attenzione culturale e l’arte (dipinti, affreschi, vetrate) del guardiano fra’ Roberto. Il Vescovo domenica benedirà il
nuovo arredo sacro, disegnato dall’arch. Raffaele Cavadini, tutto in legno secondo l’uso delle chiese cappuccine. Don Pietro Pezzoni – parroco di Bidogno, Treggia e Somazzo, frazioni di Capriasca; di Corticiasca, Carusio e Lupo – pone l’accento sulla collaborazione comunitaria. I fedeli vengono nella parrocchiale di Bidogno, il parroco va da loro: visita e benedizione delle case ogni anno, messa ogni sabato anche a Treggia e la domenica a Corticiasca, con quella solenne a Bidogno seguita dall’aperitivo sul sagrato. Qui i numeri sono piccoli, 3 Prime comunioni, 3 Cresime, catechesi biblica per gli adulti, anziani e ammalati da visitare. Feste religiose partecipate,
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con la processione alla Madonna di Lourdes e la sagra in giugno per San Barnaba. «Una parrocchia ben organizzata, con la casa del parroco, la sala parrocchiale come punto d’incontro sociale, e quei splendidi monumenti che sono la parrocchiale di San Barnaba, monumento di importanza nazionale, e la Via Crucis» indica Armando Canonica, già presidente del Consiglio parrocchiale, che a sua volta pone l’accento sulla storica capacità di autonomia. Corticiasca ha il seicentesco oratorio dei Santi Fermo e Rustico, anch’esso ben restaurato; Treggia l’oratorio settecentesco di Sant'Antonio, Somazzo la chiesetta dedicata a San Giovanni Bosco. E la gente alle sue chiese ci tiene.
2008 LUGANESE BOGNO - CERTARA - CIMADERA - COLLA 18 - 19 - 20 APRILE Tutti pronti al grande passo
Una valle che si apre e converge su Lugano e vallate di solito si chiudono, la Valcolla si apre. Da Bidogno in su da una parte; da Sonvico dall’altra. Si apre verso i boschi, gli alpeggi, le montagne, i valichi. Si apre su villaggi che si succedono come i grani di un rosario. Su una storia di intensi rapporti con il territorio e di emigrazione: come “magnan” a percorrere l’alta Italia parlandosi in stretto “rügin”, a Parigi come imbianchini, in America negli alberghi, nella Svizzera interna come muratori. Si apre su una realtà in movimento, dove accanto agli alpi ancora caricati ci sono artigiani vecchi e nuovi, artisti, iniziative, nuclei ben conservati. Duecentomila visitatori l’anno non sono un’inezia, ma il territorio più sali e più si fa ampio. Se prendi il treno alle 7 a Zurigo, alle 11 puoi essere in Valcolla con i soli mezzi pubblici, che funzionano anche la domenica. «Movimento ce n’è, risorse anche. Si tratta di organizzare gli arrivi, di sviluppare le strutture ricettive, di fare in modo che il turismo di giornata, mordi e fuggi, gradualmente si allunghi», sintetizza Corrado Piattini, segretario della regione Valli di Lugano. Dalla città sono una ventina di minuti, poi c’è l’imbarazzo della scelta per trekking, escursioni, mountain bike, sci-alpinismo. Da Cimadera si sale alla capanna Pairolo, da Corticiasca a quella del Bar, da Bogno e Certara alla locanda San Lucio e all’alpe Cottino. Dall’alto paesaggi e panorami sono una meraviglia, sempre più apprezzati assieme alla natura ancora integra e alla quiete. I sentieri sono decine, in tre giorni si può percorrere tutta la corona delle montagne, da Bré, o addirittura da Gandria, sino al Bigorio, rimanendo sempre in quota. E toccando terre di nuova accoglienza e di antichi passaggi, come il San Lucio con la chiesetta proprio sul valico, dove recenti indagini effettuate con i Musei Civici di Como hanno rilevato tracce di attività umane
risalenti a seimila anni fa. Dall’altra parte si estende la Val Cavargna, da dove ancora pochi anni fa saliva un alpigiano con le mucche, e anch’esse facevano dogana alle guardie di confine poco sotto il valico. Nella bella stagione è il paradiso degli escursionisti. Si tratta – dicono gli esperti – di “implementare” il turismo rurale; organizzarlo, dargli continuità, radicarlo a queste splendide realtà. Che la Valcolla piaccia non è un mistero. La popolazione è in aumento, e la gente di lì difficilmente si distacca. Molte le case secondarie, soprattutto di luganesi ma non solo. Domenica si vota, potrebbero essere le ultime votazioni per i
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singoli municipi. Da tempo, da decenni la Valcolla sa perfettamente che il suo problema è quello delle risorse finanziarie, quindi dell’assicurare i servizi alla popolazione. Ha tutto, le scuole e la casa per anziani, parecchie infrastrutture sono in corso di ammodernamento, ma le casse piangono, non è un mistero, anche se il Cantone – riconoscono qui – è sempre stato vicino. «I giovani scendono verso il basso a lavorare e divertirsi, qui rimangono solo i vecchi. Le strade per trovare nuove risorse non sono molte» sintetizza Marco Moresi, da 26 anni sindaco di Certara. «O si fa un moltiplicatore unico per tutto il Cantone, o si ripartiscono le imposte dei proprietari di seconde case, o ci si riunisce in 5-6 Comuni in tutto il Cantone. Solo ipotesi e allora, ragionevolmente, per noi non rimane che l’aggregazione con Lugano. L’essenziale è non annegare in un bicchiere d’acqua».
2008 Quattro parrocchie e una decina tra chiese ed oratori
Il reticolo religioso alla base della socialità
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uattro parrocchie, una decina tra chiese e oratori, venti chilometri a curve e saliscendi tra un versante e l’altro della valle, altrettanti al ritorno. Don Agostino Gennari, parroco da sette anni, ha il suo daffare. Ma è un montanaro, bresciano della Val Camonica, quindi si trova sul suo terreno. Dalla postazione di Lopagno, Istituto don Orione, è un continuo andare tra Messe e scuola, visite alle famiglie, catechesi, oratorio e assistenza spirituale. La-
Qui mi trovo bene». Trovarsi bene per il prete della Valcolla significa, tra sabato e domenica, assicurare la Messa festiva ad ogni parrocchia, spesso aiutato da don Luciano Degan, direttore del Don Orione. Significa visitare il Centro Orizzonte, Casa anziani a Maglio. Passare nelle case per benedirle in marzo, quando s’annuncia la primavera e il tempo si fa mite. Organizzare l’oratorio a Piandera, seguire gli anziani, i bambini, prepararli alla Prima comunione e alla
IL PROGRAMMA 10.00 11.15 14.30 15.15 16.00 17.00
Venerdì 18 aprile Visita al Centro Scolastico di Maglio Visita all’Oratorio di Piandera dedicato a Santa Maria Maddalena Visita all’Oratorio di Scareglia dedicato alla Madonna della Neve Visita all’Oratorio di Signora dedicato a San Giuseppe Visita al Centro Orizzonte e celebrazione della Santa Messa Colla: preghiera in cimitero e visita alle chiese.
10.00 11.00 14.30 15.30 17.00 18.00
Sabato 19 aprile Maglio: incontro con i Municipi della Valle Visita all’Oratorio di Insone dedicato a San Rocco Visita all’Oratorio di Cortina dedicato ai Santi Gioacchino e Anna Visita all’Oratorio di Cozzo dedicato alla Madonna del Carmelo Cimadera: preghiera in cimitero e Santa Messa Incontro con i Consigli parrocchiali.
10.30 14.30 16.00
Domenica 20 aprile Bogno: preghiera in cimitero e Santa Messa Visite a persone anziane o malate Certara: preghiera in cimitero e Santa Messa.
IL PROGRAMMA
mentarsi? Nemmeno per sogno. «Essere parroco della Valcolla è una bella esperienza tra gente interessata, incuriosita che dimostra sensibilità e attenzione. Gente che tiene ai propri villaggi, alle chiese, alle tradizioni. C’è uno spirito di reciproca accoglienza, funzionale è la collaborazione tra i Consigli parrocchiali, riuniti in uno.
Cresima… e appena può suonare la chitarra, accompagnando i canti in chiesa. Da qualche tempo alcune mamme aiutano con i bambini e come sempre c’è chi si mette a disposizione e organizza a puntino le feste patronali, quella dei Santi Pietro e Paolo a Colla, nelle altre parrocchie, nelle frazioni. Dopo la funzione
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religiosa preparano il pranzo, ed è una festa trovarsi riuniti. «È una valle un po’ trascurata e bistrattata, ma con una propria vita sociale. C’è una base stabile sulla quale si innestano nuovi arrivi, anche famiglie con figli». Le chiese sono il reticolo di una socialità magari silenziosa e non sbandierata ma reale. L’edificio di maggior spessore storico è la parrocchiale di Colla sul poggio sopra il paese. Menzionata già nel Duecento, è stata trasformata nel Seicento ma conserva il campanile post- romanico con bifore e tetto conico. Gli stucchi policromi dell’altare maggiore dialogano con gli affreschi, la cappella e la statua della Vergine, alcuni dipinti. Insone ha l’oratorio di San Rocco, attestato nel Cinquecento; Scareglia di Santa Maria della Neve, Seicento; Signora di San Giuseppe con altare in legno proveniente da Ortisei; Cozzo della Madonna del Carmine; Curtina di San Luigi di Francia, primo nucleo cinquecentesco; Piandera di Santa Maddalena. La chiesa parrocchiale di Bogno è dedicata a San Rocco, costruzione tardo-medioevale, ampliata e restaurata, ha dipinti murali novecenteschi di Tita Pozzi, vetrata di
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Case e campanili, come un tenersi per mano "La prima volta di un Vescovo a Cozzo”, ha commentato la gente. Basta un’affermazione come questa – avrà pensato mons. Grampa – per gratificare il Vescovo della fatica fatta nel visitare gli oratori e le chiese della Val Colla, accolto in ogni località dallo scampanio festoso e da un consistente gruppetto di persone, alle quali ha portato un messaggio di speranza e fiducia. Una visita intensa, vivace e serena, iniziata con la pioggia e la nebbia, ma proseguita con il sole e il cielo limpido, in una valle bella e accogliente, dove l’orizzonte delle montagne è suggestivo scenario. Un succedersi di nuclei, dove il campanile sovrasta, quale richiamo e protezione, le case, le une vicine alle altre, quasi per darsi una mano. Nuclei ancorati a radici profonde, dove le fatiche del passato si affacciano su un presente capace di rivelare positivi spiragli di vivacità. “Ho incontrato – ha sottolineato mons. Grampa – ben 68 bambini, visitando la scuola dell’infanzia e le classi elementari. A questi vanno aggiunti i ragazzi delle medie.” Significano la presenza di famiglie giovani in questa valle così ricca di tradizione e di storia.
Ne è conseguita la scelta, ben ponderata e seriamente motivata, di inviarvi un parroco residente per affidargli le quattro parrocchie (Bogno, Cimadera, Certara, Colla) con le loro diverse frazioni. Un parroco residente in valle a distanza di ben vent’anni. Attualmente queste comunità sono affidate alla cura pastorale di don Agostino Gennari dell’Istituto don Orione di Lopagno, che lascerà prossimamente questo servizio, per rispondere alla chiamata dei suoi Superiori religiosi, che intendono affidargli altri compiti. La visita svoltasi sull’arco di tre intere giornate (venerdì, sabato e domenica), ha visto il Vescovo sostare in preghiera con la gente nei diversi oratori (Santa Maria Maddalena a Piandera; Madonna della Neve a Scareglia; San Giuseppe a Signora; San Rocco a Insone; Madonna del Carmelo a Cozzo; Santi Gioacchino e Anna a Curtina); pregare nei piccoli cimiteri che sono pagine di una storia tanto preziosa, quanto fedele e commovente; celebrare l’Eucaristia nelle chiese di Cimadera (tardo pomeriggio di sabato), di Bogno e Certara (rispettivamente al mattino e nel pomeriggio di domenica). Cordiali e costruttivi gli incontri con le autorità nella giornata di sabato: al mattino coi Municipi a Maglio di
fra’ Roberto, interessanti tele. La parrocchiale di Certara, sotto il villaggio, è dedicata a San Pietro martire. Anche qui si conservano diversi dipinti, a conferma della ricca storia della Valle, tra emigrazione stagionale e ritorno. Quella di Cimadera, dedicata a Sant'Antonio da Padova, risale al Cinquecento con importanti lavori di ristrutturazione nel Novecento. Tutte sono tenute con cura, don Agostino ne va fiero. E ad agosto Messa e grande festa al San Lucio, patrono dei casari.
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Colla; in serata con i Consigli parrocchiali a Cimadera. Per tutti mons. Grampa ha avuto parole di apprezzamento e gratitudine, invitando singoli e comunità a rimanere fedeli alla tradizione cristiana di questa terra autentica e tenace. La sosta, nel pomeriggio di venerdì con la celebrazione della Santa Messa alla Casa Orizzonte di Colla, che si affaccia sulla valle come da un suggestivo balcone, è stata un’ulteriore occasione per ritrovare fra le rughe del tempo una storia preziosa di fatica e luminosa di dignità. “In un angolo del mondo….. c’è la nostra valle” è il titolo di una simpatica pubblicazione (tutta immagini e colori) curata dall’Associazione Genitori Valcolla con l’impegno diretto degli allievi delle elementari, capaci di cogliere angoli suggestivi di questa valle che prima di tutto sta nel cuore della sua gente. La visita ha ritrovato una sintesi delicata nel dono di un ulivo. Crescerà col tempo nel giardino del Vescovo, ricordandogli questo suo pellegrinaggio pastorale, certamente impegnativo, ma tanto prezioso, perché capace di risvegliare la consapevolezza di essere inseriti in una luminosa tradizione, quale è la storia cristiana della nostra terra.
2008 Marco Moresi: «Ci ho riflettuto, ammetto che l’unica è l’aggregazione con Lugano, perché ci rispetta»
Progettare il futuro orgogliosi di quanto fatto «
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ifendere l’autonomia, ci ho sempre pensato, ci ho sempre creduto». Ma autonomia significa poter gestire la propria realtà, e per questo ci vogliono risorse. Così anche Marco Moresi, sindaco di Certara, uno degli irriducibili oggi d’accordo. «Ho resistito, ci ho riflettuto, ammetto che l’unica è l’aggregazione con Lugano. Con la città che, attraverso il suo sindaco, è sempre stata rispettosa della nostra realtà». Sull’aggregazione con Lugano adesso la pensa «come il 90% della gente». Del resto di collaborazioni se ne intendono, attraverso i vari
Consorzi. Il Comune di Valcolla è pionieristico, essendosi formato nel 1956 dall’aggregazione di sette villaggi. Si è tentata l’unione tra tutta la Valle, ma sarebbe stata tra poveri. Naturale pensare a Tesserete con cui i rapporti affondano nei secoli, adesso con Capriasca, ma il problema delle risorse finanziarie non sarebbe risolto. «Siamo andati a parlare con Lugano già nel ’99, eravamo pronti alla votazione consultiva ma il Cantone non ha voluto», spiega Cherubina Ravasi, sindaco di Cimadera, il paese più alto del Sottoceneri con i suoi 1097 metri, che ha
l’assemblea e due case comunali, una in vendita e una con un progetto pronto di ristrutturazione che comprende anche un locale pubblico. Questione di discontinuità. Adesso è superata dal voto del Gran Consiglio su Villa Luganese, aggregata a Lugano, per cui «passate le votazioni di questo fine settimana, prenderemo contatto con la città per vedere se è la volta buona», dice Mario Campana, sindaco di Bogno. Anch’egli pone l’accento sulle cose fatte, sulle sistemazioni in corso, sulla volontà di continuare ad
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assicurare servizi agli abitanti, di creare quella rete di operatività che valorizzi il paese e la valle. Tutti sono fieri del Centro scolastico dove funziona la mensa e si sta costruendo la nuova scuola dell’infanzia, del Centro l’Orizzonte, una cinquantina di posti medicalizzati; naturalmente della quiete, della natura e dell’aria buona. «Qui si sta bene, siamo attrattivi, viene gente da fuori, la popolazione è in piccolo ma graduale aumento, abbiamo praticamente tutto» indica Pierino Petralli, sindaco di Valcolla. Gli fa eco lo zio Attilio, segretario comunale per oltre trent’anni, quando ricorda che effettivamente ai sacrifici in valle sono abituati, ma «abbiamo saputo realizzare cose importanti. Con la fusione vanno mantenute in valle scuole, casa anziani ed ufficio tecnico». C’è chi, come Eros Pastore, già presidente degli “Amici della Valcolla”, ricorda quando da giovane studente falciava i prati, quando per anni ha invocato un salto di qualità, una mentalità più aperta, la capacità di immaginare scenari nuovi e di non chiudersi nei propri villaggi. Oggi qualche prato sta inselvatichendo, ma la situazione è proprio così, sull’apertura stabile. Anche perché tutti ricordano bene l’alluvione di sette anni fa, i detriti, le rovine, l’impotenza, eppure si sono
rimboccati le maniche per rimediare e ancora lo stanno facendo, ma fino a quando sarà possibile badare a se stessi da soli? Dunque spazio a Lugano, si tratta solo di risalire quel Cassarate che nasce dal Gazzirola e sfocia nel lago proprio a due passi dal centro della città.
2008 LUGANESE ORIGLIO - PONTE CAPRIASCA 25 - 26 - 27 APRILE Decuplicano gli abitanti, sviluppo a misura d’uomo
Tranquillità e accoglienza: un luogo dove far famiglia
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’è chi ci mette un po’ di fantasia e definisce la Capriasca “la Brianza del Ticino”. Immersa nel verde, dolci colline, due passi dalla città, vicinanza alle grandi vie di collegamento. Noi ancora la chiamiamo semplicemente periferia, una splendida periferia. Ne è consapevole anche chi ci abita, che infatti non cambierebbe. Lo dice il sondaggio effettuato dalla SUPSI per conto del Comune di Origlio: una popolazione più giovane rispetto alla media cantonale, in maggioranza coppie con figli, aperti alle amicizie, soddisfatti di abitarci, contenti dei servi-
torio una serie di villaggi, monti ed alpi in una capillare occupazione del territorio; non a caso Ponte ha una proprietà terriera all’Alpe Serdena, sotto il Camoghé. All’ombra di Santo Stefano è maturata anche la consapevolezza della propria autonomia. Poco dopo il Mille vengono redatti gli Statuti che regolano la vita economica e sociale; sono regolamenti scritti, che si ispirano ad una tradizione orale più antica e stabiliscono criteri di gestione del territorio nei confronti del potere centrale comasco o milanese. Verranno rispettati anche all’epoca della dominazione dei
zi. Occhio e croce, situazione analoga a Ponte Capriasca. Pare quasi il ritratto della famiglia americana proposta dalla tivù. Con in più non solo l’idilliaco laghetto, dal ’91 zona protetta e conservato con affettuosa cura, ma anche monumenti religiosi ricchi d’arte, a testimonianza di una storia strettamente riferita alle Comunità di Pieve facenti capo alla chiesa di Santo Stefano a Tesserete. Il che significa, oltre al rito ambrosiano, una funzionale organizzazione del terri-
Cantoni confederati. Erano villaggi agricoli, nel dopoguerra sono diventati residenziali con un considerevole sviluppo edilizio e demografico. Nell’epoca del distacco dalla terra è stato un convergere a tratti impetuoso. Dal 1970 al 1990 Ponte Capriasca ha praticamente decuplicato gli abitanti, passando da 150 a 1500; Origlio, più tranquillamente, da 200 a oltre mille, una crescita fortissima ma assorbita anno per anno con una certa tranquillità. «Venivano da fuori,
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la maggior parte ticinesi» ricorda Ivo Consonni, sindaco dal ’72 al ’92 . «Ancora negli anni Sessanta i terreni costavano 5-8 franchi al metro; quando abbiamo costruito le scuole, abbiamo pagato 25; vent’anni dopo erano a 500». L’agricoltura era per la maggior parte l’occupazione secondaria, già allora i contadini erano solo tre, per lavoro si gravitava su Lugano e Bellinzona. I terreni gradualmente sono stati costruiti, oggi non rimane granché. «Ci si conosceva tutti, la scuola era tradizionalmente in un’unica aula per le cinque classi, un anno a Ponte, il successivo ad Origlio. Abbiamo iniziato a discuterne a fine anni Sessanta, l’abbiamo costruita insieme nei primi Settanta. L’asilo non c’era, è arrivato dopo le elementari, gli allievi aumentavano di anno in anno». Con le scuole l’attrattività è ulteriormente aumentata, si è accentuata l’attività edilizia residenziale e naturalmente si sono dovute affrontare altre opere pubbliche: revisione del PR, canalizzazioni, depurazione, strutture sportive e di protezione civile... «Si sono costruiti interi quartieri a macchia d’olio attorno al nucleo ma – precisa l’ex sindaco Consonni – con un certo criterio», mantenendo un alto grado di qualità
della vita, che resiste anche oggi. «Abbiamo saputo gestire quegli anni di fortissimo sviluppo». Oggi Ponte ha oltre 1650 abitanti, Origlio 1300. Anche qui lo sviluppo è stato notevole, tanto che non ci sono più terreni a disposizione.
2008 Infrastrutture ottime e costruzioni controllate, qualità della vita al top
Sondaggio SUPSI: residenti soddisfatti Sì alle aggregazioni ma senza fretta
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riglio è un gioiellino. Lo sviluppo non l’ha intaccato, è stato ben assorbito. Il nucleo, ristrutturato e ben tenuto, è conservato nella sua antica dimensione, raccolto su se stesso con alcune case signorili in parte decorate con dipinti votivi, acciottolato molto curato, case riattate secondo vincoli storici. Attorno sono sorte casette unifamiliari, poco discosto il lago con i dintorni anch’essi ben protetti, i prati, le scuole di equitazione, che ad Origlio sono una tradizione. Appunto in questa zona, per un’area di 50.000 mq è stato approvato di recente dal Consiglio comunale il nuovo Piano particolareggiato dopo che la precedente proposta era stata bocciata dalla popolazione. Prevede uno sviluppo «misurato e ordinato, abbiamo strutture addirittura sovradimensionate che prevedono uno sviluppo fino a 2500 abitanti, il paese funziona bene, abbiamo un ottimo rapporto con i cittadini» sintetizza Er-
nestina Mascioni, sindaco dal ’96. L’aggregazione è un tema, non un problema. Dalla consultazione a Ponte Capriasca è uscita un’indicazione verso una soluzione limitata con Origlio e Cureglia, meno interesse verso Capriasca o Lugano. Il sondaggio dice che anche ad Origlio la gente è favorevole a studiarla, ma senza fretta. «Più restio chi vive qui da tempo, più aperti i nuovi arrivati. Nessuna fretta, è una decisione che va studiata bene, intanto possiamo andare avanti con le nostre forze mantenendo il paese a misura d’uomo, senza costruire troppo. Non c’è bisogno di soluzioni strane, il paese è quello che è, e così ai cittadini va bene». L’80% degli abitanti è proprietario di casa, nelle infrastrutture pubbliche non manca nulla (nuova casa comunale, campo sportivo, scuola dell’infanzia ecc), ospita la Scuola Steiner. Per il laghetto il Cantone ha posto in atto le misure per preservare i valori biologici
IL PROGRAMMA 09.15 10.00 10.40 11.15 12.15 14.00 14.45 16.00 16.45 19.00
Venerdì 25 aprile Carnago Accoglienza e preghiera di apertura nella chiesa di San Vittore Origlio Incontro con l’autorità comunale e patriziale Visita alla scuola dell’infanzia Visita alla scuola R. Steiner Pausa pranzo Ponte Capriasca Visita alla scuola dell’infanzia Visita alle scuole elementari consortili Merenda ed incontro con i genitori dei bambini della scuola elementare Incontro con l’autorità comunale e patriziale Origlio Culto ecumenico nel Municipio.
09.15 09.45 11.15 12.00 13.45 14.15 15.00 16.00 16.30 17.30 19.00 20.30
Sabato 26 aprile Carnago / Origlio Incontro con il Consiglio parrocchiale Visita al cimitero / Visita ai malati Incontro con il circolo anziani nel Municipio di Origlio Pausa pranzo Ponte Capriasca Incontro con l’associazione sportiva Ponte Capriasca / Origlio Incontro con il Consiglio parrocchiale Visita al cimitero / Visita ai malati Incontro con le corali Incontro con il gruppo donne Eucaristia e conferimento della Cresima Pausa cena Origlio Incontro con la popolazione delle due comunità parrocchiali nel Municipio.
09.30 10.15 12.15
Domenica 27 aprile Origlio Visita alla chiesa dei Santi Giorgio e Maria Immacolata Eucaristia e festa della Prima Comunione Pausa pranzo e fine della visita pastorale.
IL PROGRAMMA fondamentali e conservare il delicato equilibrio dell’ecosistema della zona. In entrambi i Comuni la preoccupazione è mantenere la qualità della vita: tranquillità e verde, zone di svago, traffico contenuto anche perché manca quello di transito, strutture funzionali. A Ponte è stato realizzato il Centro comunale poco distante dal nucleo con posta, banca, studi medici e di ingegneria, appartamenti. Intanto si provvede a ristrutturare la vecchia casa comunale. Sempre per mantenere l’attuale e ottimale situazione, Origlio studia palmo a palmo il proprio territorio, come Ponte si gode il fatto di essere appena lambito dalla pur tranquilla strada cantonale che porta a Taverne;
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Felici di ospitare il Vescovo Sono stati diversi i momenti particolarmente significativi che hanno scandito la visita pastorale alle comunità di Carnago-Origlio e Ponte Capriasca, affidate a don Charles Azanshi, incontrate dal Vescovo in questo fine settimana, al termine del suo pellegrinaggio in Capriasca e nelle comunità ambrosiane. Momenti significativi come con le Scuole consortili, il cui direttore, impossibilitato ad essere presente a causa di “impegni già presi da tempo”, ha lasciato per il Vescovo un apprezzato messsaggio. “È per me un motivo di onore e di orgoglio poterla accogliere tra i nostri alunni, operatori scolastici, genitori”. Cogliendo poi la sintesi stessa di questo pellegrinare di comunità in comunità, ha sottolineato che “la missione di visitare gli uomini parte dal Padre, viene affidata al Figlio con il Natale del Signore e dal Figlio agli Apostoli e ai loro successori dei quali il Vescovo fa parte”. In questa prospettiva ha ricordato che “fra gli intenti della nostra scuola vi sono quelli di perseguire l’educazione alla pace, alla concordia e al rispetto reciproco”. Un incontro vivace con piccoli e grandicelli solleciti nel porre domande al Vescovo, talune anche impegnative. Come costellato di domande è stato l’incontro, altrettanto vivace, con la Scuola Steiner, dove mons. Grampa è stato accolto con grande cordialità e nello specifico orizzonte di questa impostazione pedagogica ed educativa, dove si intrecciano poesia e
umanità, ritrovando nel canto, nella proposta teatrale, nello spazio della fantasia altrettante premesse di crescita. Così una suggestiva rappresentazione dell’ “Arca di Noè” e alcuni brani del “Flauto magico” hanno fatto da sfondo all’incontro, dove non sono mancati, specialmente da parte dei più grandi, interrogativi tosti ed esistenziali sulla storia del cristianesimo, come pure sull’impostazione, la visione, le scelte e le proposte della Chiesa, soprattutto in campo etico e morale. Dubbi e perplessità che hanno aperto un costruttivo e serrato dialogo fra il Vescovo e gli allievi, per i quali la scuola, nella sua visione globale della persona, riserva pure uno spazio per l’insegnamento religioso. Altro momento significativo, nella serata di venerdì, è stato l’incontro ecumenico, quale ulteriore tappa di un cammino che le comunità cattoliche ed evangeliche della regione vivono da tempo, visto che quella con il Vescovo era la 173.ma celebrazione ecumenica. Preghiera, canto, ascolto, silenzio, riflessione, avvertendo, come sottolineato da mons. Grampa nel suo saluto, “sentimenti di profonda nostalgia per l’unità dei cristiani”, insieme al forte desiderio “di pregare e di operare assieme per essere una cosa sola” con al centro la fraternità. Infine un quarto momento significativo è stato vissuto domenica mattina, nella “originale” chiesa di San Giorgio, che trova il suo spazio in una verde radura del bosco, con la “festa della Prima Comunione” di 36
per entrambi i Comuni, un quarto d’ora da Lugano, 20 minuti da Bellinzona, «siamo nel verde ma nello stesso tempo in città», sintetizza Marco Consonni, che da vice si appresta a diventare sindaco di Ponte.
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bambini di queste due comunità. Ha così commentato il Vescovo, aprendo la celebrazione eucaristica: “ho visitato 222 parrocchie, me ne mancano 34 per terminare questo mio pellegrinaggio. In ogni parrocchia ho vissuto programmi diversi che tenevano conto anche delle esigenze, delle tradizioni, della configurazione delle rispettive comunità. È la prima volta però che mi capita di celebrare in visita pastorale la Prima Comunione. È certamente un’esperienza delicata e commovente, che vivo con gioia e per la quale sono grato” Il sabato sera invece mons. Grampa aveva celebrato nella ben restaurata chiesa di Ponte Capriasca – dove il cenacolo richiama quello celebre del Leonardo – confermando con il sacramento della Cresima alcuni adolescenti delle due parrocchie. La visita, ben partecipata e sempre connotata da un’atmosfera simpatica e cordiale, ha riproposto poi gli appuntamenti costanti e ricorrenti: la sosta di preghiera in cimitero, la visita ai malati a domicilio, gli incontri con le autorità (comunali, parrocchiali e patriziali), con il circolo della terza età, con gruppi ed associazioni, con la popolazione in una discussione ben partecipata, animata dal canto del nuovo piccolo coro. Ora, considerati impegni e festività (Pentecoste, ordinazioni presbiterali, solennità della Madonna delle Grazie in cattedrale) la visita pastorale conosce una sosta: riprenderà dopo la metà di maggio con Cadro e Davesco-Soragno.
2008 Il parroco don Charles Azanshi viene dal Togo: «Cerco sempre l’unità e di fare le cose insieme»
Nella chiesa parrocchiale di Ponte Capriasca un’eccellente copia dell'Ultima Cena di Leonardo
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ue comuni, due parrocchie. Il parroco è don Charles Azanshi, che proviene dal Togo. Conosce molto bene il Ticino, ha studiato nel seminario di Lugano («risiedevo in via Nassa, dalle suore Teresine. Viste le tante vocazioni, il mio Vescovo chiede aiuto ad altre Diocesi per la formazione dei suoi seminaristi») è stato ordinato a Verona, ha sempre operato in Ticino: 7 anni a Tesserete, 4 a Chiasso ancora con don Feliciani, da 3 anni a Origlio e Ponte. È stato tra i primissimi studenti della Facoltà di Teologia di Lugano, dopo la laurea ha studiato all’università del Laterano e si è specializzato in bioetica al Policlinico Gemelli di Roma. Di fronte ad un sacerdote di colore così bene inserito («all’inizio
con la propria storia, ma un progressivo avvicinamento. «Cerco sempre l’unità, fare le cose insieme». Alcune sono già in atto coma la festa del Corpus Domini, Prima Comunione e Cresima. Sul finire della scuola – quest’anno domenica 15 giugno – si tiene la festa in comune nella cascina bellunese, nel bosco accanto alla strada che sale da Taverne: Messa cantata al campo, condivisione del cibo e della festa. Durante l’anno il parroco si sposta da una parrocchia all’altra, cita l’aiuto di un gruppo di catechiste, del Consiglio parrocchiale per le pratiche amministrative («tutte le chiese son bene a posto»), l’impegno missionario, il gruppo donne, una signora della parrocchia, Nadia Giovannelli, che due volte la
non è stato facile, grandi le diversità. Adesso i Ticino è la mia seconda casa, mi sento ticinese») sorge spontanea la richiesta di sapere qualcosa di un paese lontano come il Togo che d’improvviso, attraverso dei preti, ci giunge in casa. «Il 26% della popolazione è cattolica, una Chiesa giovane, solo cento anni di evangelizzazione; permangono le religioni tradizionali africane, negli ultimi tempi si vanno diffondendo le sette di provenienza americana. C’è povertà e tanta dignità». Origlio e Ponte, due parrocchie ognuna
settimana, martedì e venerdì, apre un mercatino dell’usato ad Origlio, nell’ex oratorio parrocchiale. Il ricavato va ad un orfanotrofio in Madagascar. Don Charles crede nella pastorale d’insieme con la pieve di Tesserete. «Lì vanno a scuola i ragazzi delle medie, insieme possiamo promuovere iniziative». La chiesa “com-parrocchiale” di Origlio, dedicata a San Giorgio e all’Immacolata, sorge sopra il villaggio. Origine quattrocentesca, è stata sviluppata nel ’600 e ingrandita nel ’700. Tipica la facciata incompiuta, interessanti
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gli stucchi (siamo sempre nella zona storica di abili stuccatori e gessatori), un’antica statua in legno della Madonna, affreschi dei Tarilli, altare barocco in legno, diversi dipinti di Santi con cornici in stucco. A Carnago sorge la parrocchiale di San Vittore Mauro. Nel corso delle indagini archeologiche di vent’anni fa è stata rinvenuta un’antica sepoltura. Il primo edificio di culto risale addirittura al Settecento d.C., la chiesa è stata ricostruita tra ’500 e ’700, anche qui affreschi, dipinti, stucchi. A Ponte Capriasca la parrocchiale di Sant'Ambrogio, documentata già nel ’300, è conosciuta perché conserva il famoso affresco dell’Ultima Cena, 1550, eccellente copia di quello di Leonardo da Vinci nel convento di Santa Maria delle Grazie a Milano. Alla base del dipinto sono ancora leggibili i nomi degli apostoli, che a Milano sono scomparsi; sullo sfondo sono raffigurati il Sacrificio di Isacco e la Preghiera nell’orto degli ulivi. Appena discosto dal nucleo sorge l’oratorio di San Rocco, costruito nel ’500 con affreschi cinquecenteschi sul fondo del coro e sull’altare laterale dell’Addolorata. La Fondazione San Rocco, presieduta da Flaviana
Della Santa, si occupa dello studio, esecuzione e realizzazione di opere di conservazione e rifacimento. L’oratorio è sede di periodiche manifestazioni culturali, esposizioni e concerti.
2008 LUGANESE CADRO – DAVESCO / SORAGNO 23 - 24 - 25 MAGGIO Località residenziali di grande capacità d’attrazione
L’impetuoso sviluppo di un’ordinata periferia ncora quarant’anni fa Cadro contava meno di 500 abitanti, adesso si avvia ai 2.000. Crescita analoga per Davesco-Soragno, vicino ai 1.500. Erano due villaggi, anzi tre, oggi è un ininterrotto agglomerato che s’allunga e sale lungo la cantonale. Dove ognuno conserva una propria identità, storia ed usi in una socialità totalmente mutata in breve tempo. Non solo per la crescita edilizia e demografica e non solo perché hanno fatto scelte diverse: Cadro ancora nel settembre scorso ha riaffermato la propria autonomia e il discorso aggregazione si è allontanato; Davesco-Soragno quattro anni fa si è unito a Lugano. La socialità è contrassegnata dal profondo e radicale mutamento da paesi rurali e di emigrazione (muratori e stuccatori,
soprattutto verso la Svizzera interna) a grossi agglomerati di periferia. Ancora pochi decenni fa si tagliava il fieno fin sotto il Boglia, zigzagando tra i castagni, ritagliandosi le “pezze da fieno” che ad inizio stagione venivano messe all’incanto; oggi rimane un solo contadino, Damiano Maggiorini, che si divide tra i terreni a Cadro e i pascoli all’alpe Bolla dove porta per l’estate una quindicina di mucche e produce i gustosi formaggini che vende sul posto. Zona di escursioni, di splendide passeggiate al Boglia, ai Denti, al Pairolo e anche oltre, sentieri che si intrecciano e rilanciano. Alla Bolla il grottocapanna, oggi si direbbe agriturismo, è nato esattamente cent’anni fa come “albergo”, segno che quelle erano terre importanti e ben sfruttate.
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In basso, di terra non ne è rimasta per i contadini e quasi niente anche per le costruzioni. «Ormai ci manca il terreno» annuisce Fabrizio Beretti, sindaco di Cadro, lasciando intendere quanto siano ricercati e come si abiti bene da queste parti. Si è costruito molto, ma… cum grano salis, senza esagerare. Oggi questa fascia alle falde del Boglia e dei Denti della Vecchia è residenziale per eccellenza. Tranquilla, si sta bene, ben servita, anche se nel ’70 è stata smantellata la ferrovia Lugano-Cadro-Dino, un pezzo significativo di storia luganese («qualche collegamento in più non guasterebbe, ma davvero non possiamo lamentarci», sostiene Daniele Pedrazzi, ultimo sindaco di Davesco-Soragno), prossima alla città e ai collegamenti stradali, ben esposta al sole. L’ideale per abitarci e infatti i numeri confermano. Come conferma anche la fervente socialità, il piacere di ritrovarsi e stare insieme magari attorno alle tradizioni, alle sagre e alle feste religiose. Il 29 giugno, Santi Pietro e Paolo, si sale all’alpe Bolla come facevano gli avi, oggi a piedi ma preferibilmente in elicottero: Messa nella chiesetta dipinta da Erminia Fritsche, festa nei prati, pranzo ai piedi del roccolo. Organizza il Circolo operaio del Boglia, 65 anni di vita, nato come dopolavoro e più che mai punto di riferimento per le iniziative sportive e ricreative di Cadro. «Oltre trecento soci, un movimento incredibile. Quando ancora c’era, abbiamo partecipato con il nostro carro al Corteo della vendemmia. Adesso, oltre alla festa alla Bolla, abbiamo il torneo dello scarpon a fine giugno, calcio amatoriale, poi il carnevale e tutta l’attività sportiva» indica il presidente Marco Continati. Anche DavescoSoragno, per quanto diventato città, mantiene le sue caratteristiche, a cominciare dalle scuole. «Non solo non le hanno centralizzate, ma insieme abbiamo costruito le nuove elementari e con la parrocchia anche la sala multiuso», conferma Daniele Pedrazzi. Garante dei buoni rapporti è la Commissione di quartiere, che naturalmente segnala alla città quanto va e non va, affinché l’aggregazione funzioni al meglio. E così è, visto che il sentimento più diffuso è un «non possiamo lamentarci».
2008 Davesco-Soragno ha scelto Lugano, Cadro ha confermato l'autonomia
Un territorio di gran pregio dal Cassarate al monte Boglia
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on ci si può lamentare su entrambi i fronti per il semplice fatto che queste località si son dotate di tutto il necessario, con puntuale attenzione alle risorse e grossi investimenti negli anni dello sviluppo. Antonio Rossini, sindaco di Cadro per 25 anni, più quattro in Municipio e 8 nel CC, ricorda il profondo mutamento dagli anni Sessanta al nuovo secolo. «Si è partiti col PR, poi il raggruppamento terreni, il centro scolastico con tutte le strutture annesse, la casa comunale nell’ex palazzo Reali, strade e acquedotto, acquisto di terreni con l’attenzione al paese che cresceva ma anche a proteggere il nucleo, i suoi portici, le case, i segni del passato». Come vicepresidente del Consiglio parrocchiale Rossini va fiero del restauro della parrocchiale di Sant'Agata, monumento nazionale con gli stucchi dei fratelli Reali, Michele che lasciò segni della sua arte alla corte di Spagna e il
nipote Sebastiano, noto anche come scultore. Concorda l’attuale sindaco Beretti mentre rilancia con le nuove scuole dell’infanzia, finora ospitate in uno stabile del Legato Manera. Un’idea decisiva per lo sviluppo di Cadro, costituito nel 1895 dal parroco don Giovanni Manera (1832-1895, vicario a Massagno, parroco a San Pietro Pambio, primo e unico sacerdote chiamato alla direzione del Liceo cantonale, canonico della Cattedrale, «esempio di grande generosità» come recitano le cronache) con la disposizione di aprire un asilo infantile affidato alle suore e amministrato dal parroco. Due anni dopo l’asilo diventa realtà, prima in un vecchio fabbricato poi – dal 1911 – nella sede attuale, dal ’71 gestita dal Comune. È storicamente un esempio dell’ottima collaborazione tra Comune e Parrocchia. Poco lontano sorge la Casa per anziani Fondazione Bianca Maria, la cui denominazione sta ad indicare che è nata da un
lascito di Maria Cantù e si è sviluppata grazie al sostegno di Bianca Benedick. È stata retta dalle suore fino al ’99, quando è stata riconosciuta dal Cantone e medicalizzata. Ha 31 ospiti, per lo più della zona. È il segno di un’attenta socialità, tanto più che si accinge ad accogliere nel giardino la cappella dedicata alla Madonna di Ré, fatta edificare ad inizio Novecento dal sindaco e amministratore dell’asilo Napoleone IL PROGRAMMA 09.00 10.00
Mercoledì 21 maggio Cadro Visita alle scuole elementari Davesco / Soragno Visita alle scuole elementari.
10.00 12.00 14.15 14.30 15.30 16.30 17.30 18.30 19.00 20.30
Venerdì 23 maggio Cadro Visita Casa anziani Bianca Maria con Santa Messa e unzione degli infermi Pranzo con il Consiglio direttivo della Casa Visita alla cappella di Cossio (Madonna del soccorso) Davesco / Soragno Spazio giovani per piccoli e grandi Visita a domicilio agli ammalati Vespri nell'Oratorio di San Giuseppe Incontro con il Consiglio parrocchiale Incontro con gli operatori pastorali di entrambe le parrocchie Buffet freddo alla sala multiuso di Davesco per i collaboratori parrocchiali Incontro con la comunità.
09.30 10.15 11.30 12.30 16.30 17.15 17.30 19.30 20.30
Sabato 24 maggio Cadro Lodi mattutine nell'Oratorio di San Rocco Incontro con il Consiglio parrocchiale Incontro con le autorità Pranzo con le autorità Visita a domicilio agli ammalati Davesco / Soragno Visita al cimitero Santa Messa e Cresima Cena in casa parrocchiale Cadro Incontro con la comunità.
10.15 10.30 12.30 14.30
Domenica 25 maggio Cadro Visita al cimitero Santa Messa e aperitivo Pranzo con i Consigli parrocchiali Rosario meditato. Segue momento musicale nella chiesa.
IL PROGRAMMA
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Una visita e una strada di pace "Il mosaico della pace”: questo il tema dell’itinerario-scoperta percorso durante il corrente anno pastorale da ragazzi e giovani delle comunità di Cadro e Davesco-Soragno, affidate a don Gabriele Diener, che il Vescovo ha visitato in questo fine settimane. “Comunità attive e vivaci”, ha commentato mons. Grampa, che già vivono una positiva pastorale d’insieme e dove il parroco può contare sulla valida collaborazione dei laici, in particolare di alcune mamme, che seguono soprattutto l’attività e gli incontri di ragazzi e giovani. “Il mosaico della pace” si inserisce in questo cammino, in cui, come hanno spiegato gli stessi protagonisti al Vescovo, “abbiamo potuto giocare, svolgere attività, ascoltare racconti, scoprire parole, imparare poesie e soprattutto abbiamo cercato di definire e comprendere meglio la parola pace”. Con il desiderio anche di “rappresentarla graficamente”, dopo aver stabilito che “la pace è un luogo dove regna la tranquillità, l’armonia e la dolcezza”. Definizione tradotta in immagine attraverso la tecnica del mosaico, dove
il sereno del cielo, il mare dalle mille sfumature, un’isola serena popolata da bambini che giocano, la terra di verde e di fiori, i cavalli che corrono in libertà e l’arcobaleno diventano altrettanti “colori” che realizzano la sintesi di questa armonia. I ragazzi hanno inoltre consegnato al Vescovo tre scatoloni di prodotti alimentari da destinare a famiglie povere. Un gesto spontaneo, significativo, sincero. Ma pure altri incontri hanno reso molto viva questa visita: con gli animatori e collaboratori parrocchiali; con la popolazione (venerdì sera a Davesco-Soragno, sabato sera a Cadro), con le autorità comunali e parrocchiali; con le scuole, che il Vescovo ha visitato nella mattinata di mercoledì, anticipando sul programma a causa del “ponte” di venerdì, ricevendo un’accoglienza molto cordiale e vivendo un’ora di intenso e spontaneo dialogo con i piccoli, sempre vivaci e immediati nelle loro domande. Suggestivo, commovente, prezioso di affetto e ricordi l’incontro (venerdì mattina) con gli ospiti e il personale della Casa Bianca Maria, dove il Vescovo ha celebrato la Santa Messa e il Sacramento degli Infermi. Un
Pellegatta. Giù in basso, al piano della Stampa, si allunga la zona industriale con il suo centinaio e più di posti di lavoro e ottime prospettive per il futuro. Come dire che non manca proprio nulla, dal piano alla montagna, dal Cassarate agli oltre 1500 metri di quota della vetta del Boglia. Qui domina il Patriziato, proprietario dell’alpe. Ha rifatto l’acquedotto, ha tracciato una pista per servire la zona, mantiene il roccolo come testimonianza dei rapporti del passato tra socialità ed economia di sussistenza, con la società cacciatori tiene puliti i pascoli.
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gesto dal profondo significato, ha sottolineato mons. Grampa, ricordando l’invito dell’apostolo Giacomo di imporre le mani sui malati, perché, ha commentato, “la benedizione del Signore raggiunga in modo sensibile e personale ciascuno di voi e possiate ricevere un immenso flusso di grazia, veniate raggiunti da una sovrabbondanza di vita. Possiamo così tutti, anche per questo segno di delicata premura e attenzione, ricevere il dono di sentirci riconciliati col Signore e nella sua rinnovata alleanza ed amicizia”. La preghiera dei vespri (venerdì nell’oratorio di San Giuseppe a Soragno), delle lodi (sabato mattina nella chiesetta di San Rocco a Cadro), le soste nei due cimiteri, la preghiera del rosario (domenica pomeriggio a Cadro seguita da un suggestivo momento musicale con il quartetto di flauti traverso dell’Orchestra da camera “Arrigo Galassi”), la Santa Messa (sabato a Davesco con la Cresima, domenica mattina a Cadro) sono stati altrettanti momenti di incontro e di ascolto, durante i quali la visita è diventata anche annuncio e catechesi.
2008 La vita pastorale si distingue per la collaborazione di laici e famiglie
Le parrocchie elemento di crescita nella storia delle due comunità e parrocchie di Cadro e Davesco-Soragno sono affidate a don Gabriele Diener, coadiuvato per le Messe da sacerdoti-studenti della Facoltà di teologia e, per i servizi pratici
in Sant'Agata a Cadro, addirittura da quattro sagrestani che operano a rotazione mensile. L’attaccamento alla parrocchia è ribadito da alcuni collaboratori laici, uomini e donne, nella cate-
chesi, nell’insegnamento e nell’oratorio. Anzi nei due oratori, uno “Spazio Giovani” in entrambe le parrocchie con tempi e temi diversi per i più piccoli e gli adolescenti. «Siamo un bel team,
riusciamo a corrispondere ai bisogni per l’oratorio, il bollettino parrocchiale, la preparazione alla Prima comunione e alla Cresima, compreso l’anno di preparazione alla Confessione dedicato per i genitori ai quali spetta poi di informare i figli». Il forte sviluppo degli ultimi decenni non ha intaccato il carattere delle popolazioni e il clima sociale tranquillo. Il parroco don Diener, origine biaschese, tra le attività pone l’accento sulla catechesi per adulti e ricorda l’esperienza forte della Missione parrocchiale che 4 anni fa ha riunito diverse parrocchie della zona, animata da un gruppo di seminaristi romani con incontri, visita alle famiglie, benedizione delle case, centri di ascolto. «Da allora sono continuati gli incontri sul Vangelo tra famiglie in case private». Ogni parrocchia ha il suo Coro, a Cadro c’è la Coralina. Quest’anno il triduo pasquale si è tenuto in una sola parrocchia con la partecipazione di fedeli di entrambe, a dimostrazione di una crescente
vicinanza e collaborazione tra le due comunità. A Cadro la chiesa parrocchiale di Sant'Agata è un edificio importante. Sorge su vestigia di epoca romana, ha origini romaniche con successivi sviluppi, è stata ben restaurata tra 2004 e 2006. È ricca di statue, stucchi, affreschi di varia epoca, anche quattrocenteschi vicini allo stile dei Seregnesi e dei da Tradate, dipinti, altari in stucco nelle cappelle laterali. Interessante la meridiana settecentesca sull’esterno dell’abside. Anche l’oratorio di San Rocco, eretto nel 1630, altare in stucco, pala rappresentante i Santi Sebastiano e Rocco con la Madonna del Rosario, statua di San Rocco, è stato restaurato negli anni ’70 e abbisogna di qualche ritocco. Alcune cappelle dipinte (alla Stazione, al Mulino, in Campagna) segnano da secoli il territorio. Davesco-Soragno è patria degli artisti Carlo Bossoli, Ambrogio Preda e Luigi Monteverde; nel 1817 venne portata alla luce una stele con iscrizioni in alfabeto
nord-etrusco, ora al Museo Retico di Coira. A Davesco la parrocchiale di San Bartolomeo, documentata nel ’300, ha uno slanciato campanile, facciata ottocentesca, sotto il portico un affresco datato 1485 con i Santi Rocco, Sebastiano e Cristoforo, interno con stucchi, affreschi e dipinti di vari artisti tra cui il Petrini e Costante Borsari. A Soragno l’oratorio di San Giuseppe, settecentesco, ha un campaniletto, un altare in stucco con tela del santo patrono. Cossio ha la cappella di Santa Maria del Soccorso, decorata con affreschi largamente ridipinti. Praticamente ogni nucleo ha la sua chiesa, a testimonianza di un radicato sentimento religioso.
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2008 LUGANESE BARBENGO - GRANCIA 30 - 31 MAGGIO / 1 - 6 - 8 GIUGNO Due realtà destinate a conciliarsi
La frenesia dei commerci e la quiete dei villaggi Tanto Grancia quanto Barbengo conservano la memoria della propria storia. I centri commerciali portano sollievo economico, ma creano disagi. I due comuni vogliono effettuare importanti investimenti nella viabilità.
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uando si dice Grancia si intende Centri commerciali, lo stesso per Barbengo. Il marchio è quello, finendo con l’identificare queste località con uno dei fenomeni più spettacolari ed anche enigmatici della storia luganese degli ultimi venticinque anni. Spettacolare perché la crescita è stata esponenziale, a tratti furibonda, tanto che oggi non si sa cosa fare per venirne a capo. Bastino due dati: sulle ultime fattorie, sulle tettoie e sui capannoni artigianali-industriali si è srotolato un centro commerciale praticamente senza fine con almeno cinquemila addetti, un miliardo di cifra d’affari l’anno, milioni di clienti sull’arco dell’anno. Tutto lì concentrato in poche centinaia di metri. Ed allora nasce l’enigma, ossia cosa fare per recuperare questa zona ad un normale per quanto acceso andirivieni. Come fare per uscire dal caos, dalla situazione che è sotto gli occhi di tutti, da quella che gli esperti della Commissione intercomunale Pian Scairolo definiscono «una saturazione completa». Se prima era una saturazione… ad ore, ossia negli orari di punta, adesso è spalmata su tutta la giornata: traffico, code, gente, affollamenti, tempo… Sul piano generale una prima soluzione c’è, ed è legata ancora al mondo contadino, ossia non far di tutte le erbe un fascio. Un conto sono i centri commerciali, un conto i villaggi. Grancia, adagiato sulla collina, che dagli anni Sessanta s’è trovato a cavallo dell’autostrada, sotto i colpi dello stand di tiro e poi s’è visto crescere ai piedi un grande magazzino accanto o addirittura sull’altro. Eppure prima ha resistito, poi è passato alla controffensiva non limitandosi a salvare quel che rimaneva ma riacquistando caparbiamente
la propria abitabilità con ripari fonici, colline antirumore, una gestione attenta del territorio, migliorie allo stand di tiro che, se passasse la votazione per la concentrazione al Ceneri, da queste parti si augurano possa trasferirsi del tutto. Intanto, per quanto a ridosso dell’autostrada, di commerci, negozi e grandi magazzini, oggi il paese si sente più protetto e più tranquillo grazie proprio agli introiti fiscali del centro commerciale. Nuove costruzioni, popolazione aumentata, oggi circa 450 abitanti, infrastrutture e servizi al gran completo, aree di svago e del tempo libero, migliore assetto di sicurezza, tranquillità politica con Francesco Regazzoni sindaco da 25 anni, perlopiù eletto tacitamente come il Municipio. «La politica era pane di famiglia, una passione, una cultura assimilata». Stesso discor-
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so per Barbengo che si distende verso la collina e verso il lago, due chilometri di riva tra Figino e Pian Casoro, zona stupenda anche sul piano naturalistico, residenza, turismo, vacanza. Anche la ruralità si è adeguata con una fattoria, un bel vigneto gestito dalla famiglia Kopp. Barbengo nel settembre scorso ha detto sì a Lugano alla quale ha portato in dote un territorio incantato tra il piano del nuovo abitare e i vecchi nuclei in collina. Persino il parroco saggiamente è sceso a Cadepiano, in mezzo alla gente. Sandro Casella, l’ultimo sindaco ricorda la trasformazione da villaggio rurale a zona di residenza, di turismo, di commercio. Comunque sempre attrattivo, e c’è spazio ancora per lo sviluppo nonostante la popolazione sia triplicata negli ultimi 25 anni, oggi sono quasi 1850 e d’estate più del doppio. Tanto Grancia quanto Barbengo conservano la memoria della propria storia, del passato contadino, tradizioni, monumenti, siti archeologici, perizia artigianale-artistica, case decorate, chiese e oratori. Certo, ci sono i centri commerciali, la saturazione, «e qui bisogna avere il coraggio di effettuare importanti investimenti nella viabilità e nell’urbanistica per dare il giusto sollievo agli abitanti senza penalizzare quel salvadanaio che è la parte commerciale con le sue migliaia di posi di lavoro» afferma convinto Sandro Casella.
2008 Pian Scairolo: le speranze poste nel concorso internazionale
Riusciranno gli specialisti a risolvere l’intricato rebus? a quadratura del cerchio, ecco cosa occorre. Niente di meno, vista la situazione. Procedendo con ordine, si tratta di capire le cause. Ossia – come indica Stefano Wagner, coordinatore della Commissione intercomunale Pian Scairolo – la mancanza, l’impossibilità di una visione d’insieme negli anni Sessanta e Settanta. Ognuno degli allora 5 Comuni (adesso sono tre, ossia Lugano, Grancia e Collina d’Oro, essendo nel frattempo Pambio
commerciali. Allora sono curioso di vedere se ce la facciamo a riportarci entro i confini della funzionalità». Curioso per il semplice motivo che non esistono certezze, solo progetti e investimenti. In due direzioni. La prima è la gestione dell’esistente. Lungo una serie di proposte (trasporti pubblici, riconversione di alcune aree, accessibilità per i residenti, «il grosso problema è tenere separate la zona commerciale da quelle residenziali, anche nella viabilità») che
IL PROGRAMMA 14.30 15.15 16.30 17.30 18.00 19.30
Sabato 31 maggio Grancia Incontro con il Consiglio parrocchiale Visita agli anziani di Grancia e Barbengo Visita all'Oratorio Sant'Antonio di Cadepiano e alla casa parrocchiale Visita al cimitero Santa Messa Incontro con la popolazione di Grancia e Barbengo nella chiesa di San Cristoforo.
09.30 10.00 12.00 12.30
Domenica 1 giugno Barbengo Visita al cimitero Santa Messa interparrocchiale nella chiesa di Sant'Ambrogio e processione Incontro con la popolazione sul sagrato della chiesa Pranzo comunitario.
17.00 18.30
Venerdì 6 giugno Barbengo / Grancia Pomeriggio - Visita alle scuole Incontro con il Consiglio parrocchiale Cena con le Autorità civili.
09.00 10.00 12.00
Domenica 8 giugno Figino Visita all'Oratorio di San Francesco Barbengo / Grancia Santa Messa nella chiesa di San Carlo con il sacramento della Cresima Rinfresco sul sagrato della chiesa.
IL PROGRAMMA
e Barbengo confluiti nella città) aveva il proprio PR, il proprio pezzetto di zona industriale. «Dagli anni ’80 qui si sono tumultuosamente insediati contenuti che nulla hanno di industriale: vendita e commercio, terziario, tempo libero, discoteche. E la “contenibilità” è esplosa, passando da qualche capannone ad una ridda di centri industriali. Nessuno riusciva a capire cosa stesse succedendo: Comuni lacustri e rurali che diventavano porzioni di città sotto i colpi del passaggio dalla società industriale a quella del terziario e dei consumi. Sono mutati i comportamenti della gente, è cambiato il modo di vivere, tutti vanno, andiamo ai centri
abbisognano di un “pronto intervento” sulla strada cantonale. Stanno partendo gli appalti, il cantiere scatterà dall’estate 2009: terza corsia, preselezioni, campo stradale risistemato e a tratti anche ampliato. Si tratta di riuscire a gestire meglio i flussi di traffico. «Un provvedimento parziale, un cerotto, non la soluzione del problema». Quest’ultima è legata al CIPPS, quel filo di speranza che è il Concorso internazionale di idee di urbanistica Pian Scairolo. Oltre 80 partecipanti da Ticino, Svizzera, Italia, Europa, mondo. Se ne saprà di più a giorni, quando si esamineranno i contenuti del concorso. La giuria si riunirà a metà mese, il 16 e 17 giugno.
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«Immaginiamo che arrivino proposte da questi esperti, da gruppi interdisciplinari di specialisti in vari ambiti, dal traffico al territorio all’ambiente. Che possiamo avere idee e progetti per interventi strutturali». Nell’attesa dell’esito del concorso le costruzioni sono state bloccate, possibili solo mutamenti di destinazione nelle strutture esistenti. Eppure, seppure in teoria, nella zona i contenuti potrebbero essere raddoppiati… Ecco spiegato l’enigma del Pian Scairolo: teoricamente affascinante, in concreto piuttosto fastidioso per gli utenti. Sempre non dimenticando che a poche centinaia di metri si trova una delle zone più belle in assoluto del Ticino lacustre. Riusciranno i nostri eroi…? Ce lo auguriamo tutti e soprattutto questo angolo di Paese.
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Il Vescovo: “Dobbiamo stare vicini agli adolescenti indicando loro la strada” "Il futuro è speranza di vita, di realizzare sogni; il futuro è talmente vicino che fa paura”. “Non ci sarà più rispetto per le persone in futuro. Ognuno farà a modo suo, non ci aiuteremo a vicenda; tutti saranno egoisti”. “Io ho paura di non essere felice. Ho paura di crescere…”. “Ho paura di ciò che mi farà paura…”. Sono suggestioni, impressioni, pensieri espressi da allieve e allievi della Scuola media di Barbengo durante l’incontro con il Vescovo (venerdì pomeriggio) nell’ambito della visita pastorale alle comunità di Barbengo e di Grancia, affidate a don Mathew Paikatt, e svoltasi sull’arco di due fine settimana. Mons. Grampa ha dapprima dialogato con gli allievi di seconda, rispondendo a domande e interventi sul bullismo, partendo da un filmato visionato insieme. Successivamente ha incontrato le terze, commentando impressioni e sentimenti suscitati nei ragazzi dall’ascolto di un passaggio musicale di Beethoven. Si è infine intrattenuto con le prime, con le quali è stata “radiografata” la figura del Vescovo: compiti, identità, funzioni. Un pomeriggio intenso che ha permesso una reciproca conoscenza e soprat-
tutto ha favorito un dialogo, lungo il tema della speranza. Della quale si ha bisogno in ogni età, ma soprattutto in quella adolescenziale, dove attese e paure segnano il cammino del crescere, come scritto da un’allieva: “Il futuro fa tanta paura: paura di sbagliare, di deludere persone a te care, ma soprattutto paura di morire”, sentendo che “la vita è talmente corta che il futuro non c’è”. “Quanto detto e scritto da questi adolescenti deve farci riflettere – ha commentato alla fine mons. Grampa, soffermandosi con docenti e genitori – e deve impegnarci a stare vicini, come famiglia, scuola, società, a questa delicata fascia di età, che ha bisogno della presenza serena e coraggiosa, chiara e precisa dell’adulto e di quanti in particolare sono chiamati a indicare e tracciare una strada”. Una visita pastorale intensa, che ha visto queste due comunità accogliere con simpatia e cordialità mons. Grampa, vivendo assieme momenti significativi. Come la celebrazione di domenica 1. giugno nella chiesa di Sant’ Ambrogio a Barbengo, seguita dalla processione – devota e ben partecipata – con la statua della Madonna del Rosario,
Il parroco, don Matteo Paikatt, proviene dal Kerala (India): una ventata d’“Oriente” in Occidente
Il tempo per parlarsi, conoscersi e collaborare
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on Matteo Paikatt proviene dal Kerala, lo stato dell’India meridionale, che occupa una stretta striscia della costa sud-occidentale del Paese. Qui ha trovato dimensioni più ridotte, in collina la chiesa parrocchiale di Barbengo, dall’altra parte del piano quella di Grancia. Per essere vicino alla gente si è sistemato a Cadepiano. Ha studiato a Roma, esercitato in Vallemaggia
(Moghegno, Aurigeno, Gordevio), da settembre è parroco di Barbengo e Grancia. Affronta la situazione con lucidità, rimarcando come tra Oriente e Occidente, tra Kerala e Svizzera cambino soprattutto i ritmi. «Qui si va di corsa e per andare in chiesa non c’è tempo. Da noi la chiesa è ancora al centro non solo del villaggio ma anche della vita, come in Ticino fino a qualche decen-
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secondo una bella tradizione di questa comunità. Oppure la celebrazione (sabato 31 maggio) nella restaurata chiesa di San Cristoforo a Grancia, situata in un suggestivo nucleo. Le due comunità si sono poi riunite ieri mattina nell’ampia chiesa di San Carlo per la Santa Messa e la Cresima. Salutando i presenti e ricollegandosi alle tematiche giovanili approfondite a scuola, il Vescovo ha richiamato agli adulti l’impegno della testimonianza. “Questi giovani hanno soprattutto bisogno del nostro esempio sincero e fedele, che sappia trasmettere loro, più di tanti discorsi, l’eredità preziosa della vita cristiana”. Una trasmissione anche e soprattutto per donare speranza, così da guardare con fiducia al futuro, nonostante timore e trepidazione. L’incontro con i Consigli parrocchiali e con la popolazione, la visita ad anziani e malati nelle loro case, le soste negli oratori di Sant’ Antonio Abate a Cadepiano, di San Francesco a Figino e nei due cimiteri sono stati altrettanti momenti di un intenso “itinerario” di preghiera, ascolto e accoglienza. La visita pastorale a queste due comunità avrà un seguito a inizio luglio, quando mons. Vescovo incontrerà il Municipio di Grancia.
nio fa. Ma temo che presto sarà così ovunque, i ritmi s’affrettano anche in Oriente». Per prima cosa ha preso contatto con le famiglie, prima a Grancia, ora a Barbengo. «Ci vuole il tempo per parlarsi, per conoscersi, per capire le situazioni. Già in questi primi mesi mi sono reso conto che i miei parrocchiani son gente buona, accogliente, aperta e collaborativa, ben disposti ad aiutarmi». Ha trovato collaborazione nella catechesi, con i giovani e i ragazzi, una Corale per le funzioni religiose con componenti di entrambe le parrocchie, un’ottima intesa con i Consigli parrocchiali, una vicinanza crescente tra due comunità. Diffusi, capillari e insigni sul territorio i segni della vita religiosa e della devozione; sorgono a poche
2008 centinaia di metri dalla zona commerciale, raccoglimento e frenesia. La chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio a Barbengo si erge in posizione elevata su un terrazzo panoramico. Ha un’origine molto antica, 1180, faceva pendant con un castello scomparso da seicento anni. Trasformata in epoca barocca, è stata interessata da restauri e ristrutturazioni nel Novecento. All’interno ha sontuose decorazioni in stucco, segno di raffinata perizia artigianale, tra opere d’arte di epoche diverse. A Cernesio la chiesa di San Carlo Borromeo è una monumentale basilica neo-romanica costruita sul finire dell’Ottocento. A Cadepiano
sorge l’oratorio di Sant'Antonio Abate eretto nella prima metà del Seicento. A Figino l’oratorio di San Francesco d’Assisi risale al secondo Seicento. Interessante l’impianto neoclassico del cimitero costruito da Battista Ramelli nel 1860. A Grancia la parrocchiale è dedicata a San Cristoforo, dal Cinquecento è stata trasformata a più riprese, ha
Il Pian Scairolo sotto la lente degli specialisti
Tema: come conciliare sviluppo e vivibilità? È una situazione che non ha precedenti in Ticino. Servono novità, ossia idee, progetti e misure per gestire il tumultuoso sviluppo dei centri commerciali, mantenendo l’impatto economico.
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ian Scairolo, croce e delizia. Era zona paludosa, dopo la bonifica è rimasto agricolo fino agli anni ’50 quando sono iniziati i primi insediamenti di carattere artigianale-industriale, affiancati ben presto dalla costruzione dell’autostrada. Dal 1980, prima in rapida e poi in tumultuosa successione, si sono aggiunte attività commerciali all’ingrosso (il primo grande arrivo fu l’Ikea) e al dettaglio. Oggi una parte di Pian Scairolo è diventata la “città del commercio” alle porte di Lugano, accessibile grazie
all’autostrada da nord e da sud. Tutti ci si va, approfittando dei vantaggi di trovare tutto e di più, affrontando disagi, cercando di dribblare, ma ormai è impossibile, gli orari di punta. Adesso è un’emergenza non più ad ore ma stabile. Quei centri commerciali praticamente senza soluzione di continuità sono diventati a pieno titolo “grandi generatori di traffico” con tanto di sigla: GGT. Per numero dei veicoli e intensità hanno sbaragliato la concorrenza. In tutti i modi si è cercato di… mettere la museruola, cioè di adattare i colle-
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affreschi del Sette e Novecento, stucchi, statue e dipinti a testimonianza della cura di cui è stata circondata dalla comunità. Anche a Grancia il cimitero contiene notevoli monumenti funerari e statue. Diciamo la verità, sul piano dell’arte e della bellezza non c’è confronto con i segni del presente.
gamenti alle necessità. L’impresa si è dimostrata ardua anche perché un’esperienza di questo tipo non ha precedenti in Ticino. Intanto il GGT si è ampliato e intensificato, diventando anche luogo d’incontro e di svago. L’impatto economico rimane notevolissimo, basta il miliardo di cifra d’affari l’anno. La zona commerciale ha portato non solo disagi ma ricchezza. Chiedere a Grancia, che non solo mantiene lo stemma con le spighe di miglio (il passato agricolo, l’attualità a misura di territorio) ma ha potuto sistemare le sue infrastrutture e i suoi conti finanziari, migliorando addirittura la situazione ambientale e sviluppare la socialità grazie soprattutto alle protezioni autostradali e, appunto, alle entrate fiscali. “Pecunia non olet”, oggi come per i latini, e anzi può servire a sistemare parecchie cose anche per le comunità. «La situazione è molto migliorata rispetto agli anni ’80 e ’90. Quella zona di fabbrichette, magazzini e tettoie è diventata un centro produttivo», indica il sindaco Francesco Regazzoni.
2008 I Piani di quartiere hanno attirato nuovi abitanti non aumentando la densità. Grancia ha sfruttato bene la prossimità e al tempo stesso il distacco dai centri commerciali. È a due passi ma in posizione discosta. Il problema vero è quello del traffico, della mobilità dei residenti. Lo stesso vale per Barbengo. Tornare a casa dal lavoro significa aprire bene gli occhi e armarsi di pazienza, tanta pazienza. Adesso fa parte di Lugano. «Siamo contenti dell’aggregazione, la città sta mantenendo i programmi, abbiamo un immediato vantaggio nella sicurezza grazie alla polizia comunale che prima non avevamo» spiega l’ultimo sindaco Sandro Casella. Il “quartiere Barbengo” confida molto nella città, certo nel costo inferiore e nella frequenza dei collegamenti, ma
soprattutto nella sua forza contrattuale e nella capacità di affrontare il problema enorme del traffico. Perché il Pian Scairolo con lo sviluppo esponenziale sul piano dei commerci e delle proposte per il tempo libero (discoteche, palestre, fitness ecc.) ha superato il limite di guardia. Richiede un nuovo concetto di gestione e di sviluppo tanto più che, almeno in teoria e stando alle dimensioni pianificatorie attuali, potrebbe raddoppiare gli insediamenti. Ma la prospettiva fa a pugni con la realtà. Se la situazione è già a questo punto di saturazione, come pensare, nelle attuali condizioni, ad ulteriori insediamenti? Infatti ecco il blocco per 5 anni alla costruzione di strutture in grado di generare altro traffico. In poche parole, basta centri commerciali, a parte
Lugano punta sul park&ride, ripari fonici e sui mezzi pubblici
Beltraminelli: «Collegamenti a basso costo e più frequenti» a città e il traffico: cosa ha fatto, sta facendo, potrà fare in concreto? Prima struttura il park&ride, il grande posteggio alle Fornaci. «Era sorto come provvisorio, si è rivelato molto utile, ormai è al limite della capacità e allora pensiamo al raddoppio, costruendoci sopra un piano» spiega Paolo Beltraminelli, municipale a Lugano responsabile per territorio e servizi urbani. Il secondo piano di intervento nell’ambito della riorganizzazione dei trasporti pubblici del Luganese è volto «ad utilizzare al
meglio le linee dei trasporti pubblici, ad incrementare le frequenze dei collegamenti con i quartieri della zona: Carabbia, Pambio Noranco, Barbengo. Come frequenze e come costo». Il messaggio è chiaro: “se potete, lasciate a casa le auto private ed utilizzate i mezzi pubblici”. Ma c’è un problema anche a monte, ossia sul lungolago all’altezza di Paradiso, come ben sa chi vi transita negli orari di punta, mattino e pomeriggio. «Si tratta di rendere più fluida l’entrata e l’uscita dalla città. Stiamo studiando
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le ristrutturazioni. Questa è l’immagine per chi arriva. Diversa, molto diversa per chi ci abita e sa che attorno a quella porzione di territorio già paludosa, agricola, artigianale, industriale e infine commerciale si sviluppano tra piano, riva del lago e collina, zone residenziali di pregio, ricercate dal turismo. Rive di valore naturalistico, scorci suggestivi, nuclei intrisi di storia e tradizione, arte, monumenti. Dal punto di vista della qualità della vita, dai centri commerciali alle residenze si passa dalla notte al giorno.
modifiche al sistema semaforico nella zona per permettere al bus-navetta di arrivare a destinazione in fretta» senza rimanere impantanato nel traffico. C’è collaborazione, la Commissione viabilità di Lugano sta studiando con Paradiso la soluzione più vantaggiosa per tutti, per la città e per quei quartieri che stanno a valle. In effetti con le aggregazioni è partito un nuovo corso. «Da quando, 4 anni fa, Lugano ha quartieri nel Pian Scairolo ci siamo impegnati a garantire una miglior qualità di vita per i residenti in una zona che sul piano urbanistico è stata mortificata ma dove la gente risiede e ha l’abitabilità come tema prioritario». Entrano in questione anche i ripari fonici, soprattutto sul lungo viadotto delle Fornaci, che disegna a mezza altezza un’ampia curva. «Lavoriamo in
2008 collaborazione con il Comune di Collina d’Oro, anch’esso disturbato dall’autostrada. Stiamo segnalando con forza il problema alla Confederazione». Naturalmente anche Beltraminelli e Lugano molto si attendono dal CIPPS, il Concorso internazionale di idee di urbanistica Pian Scairolo che a giorni, inizio dell’altra settimana, dovrebbe fornire i primi responsi. Molto si confida nelle proposte, nelle soluzioni dei 14 gruppi interdisciplinari che hanno concorso, dell’ottantina di specialisti di vari ambiti (ambiente, territorio, viabilità, mobilità, urbanistica) e nella possibilità delle loro proposte di inserirsi in alcune prospettive rilevanti per il futuro sviluppo dell’agglomerato urbano del Luganese, in particolare il Piano dei trasporti e la revisione del Piano direttore cantonale, oltre ai progetti della Città di Lugano.
Il sindaco di Lugano Giorgio Giudici guarda a Barbengo e agli altri ex-Comuni
Identità e integrazione tra i quartieri della città
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uardando verso il Pian Scairolo, a questo e agli altri “nuovi quartieri”, qual è la politica della città verso gli ex Comuni? Renzo Lucchini, responsabile per Lugano dell’Ufficio quartieri pone l’accento sui rapporti utili e funzionali con le Commissioni di quartiere. A Barbengo naturalmente si sta ancora costituendo. «Sono antenne sul territorio che assumono un’importanza ancora maggiore in ex Comuni appena aggregati. Conoscono bene la storia, le tradizioni, la situazione, i bisogni, la popolazione, il territorio. Inviano le loro osservazioni e richieste all’Ufficio quartieri, che a sua volta le smista ai servizi competenti e vigila sulla trafila». Che tipo di richieste? Per lo più riguardano la viabilità, zone di moderazione del traffico a 30 orari, ma anche gestione di eventi consolidati come “Breganzona estate” o “Vicanta” a Viganello. Erano sostenuti dal Comune, lo sono ora dalla città. «Non solo non abbandoniamo quelli esistenti, ma
auspichiamo che nascano altri eventi nei quartieri, nuove forme di aggregazione di vitalità» afferma il sindaco Giorgio Giudici, responsabile in questo quadriennio dei quartieri. «Raccogliamo piccoli, puntuali problemi come il lampione o la segnaletica, ma ci interessa ancora di più la vita associativa, cioè l’impegno a tener desta la vita dei quartieri attraverso attività, manifestazioni, eventi, gruppi, associazioni che sono la linfa di ogni entità locale». La città è pronta a sostenere e sovvenzionare. Non solo nei singoli quartieri, ma anche e soprattutto nell’incontro tra di loro, nella reciproca integrazione. «Il quartiere non è un’isola ma una componente della città che deve conoscere le altre e relazionarsi con
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queste. Vivi nel quartiere ma fai parte della città, sei la città. Quindi vogliamo presenze di carattere formativo, vogliamo scuole, palestre, campi rionali, ognuno deve avere le sue infrastrutture per evitare che ci siano quartieri di serie A e serie B; vogliamo l’impegno di ogni quartiere e beneficio di tutta la città, tanti elementi integrati in un’unica realtà». Naturalmente il sindaco Giudici va a nozze quando gli si parla di pianificazione e di urbanistica. «Sono gli esempi lampanti in cui serve aggregare un territorio più ampio per acquisire ed applicare una visione generale. Storicamente siamo sempre stati divisi, ognuno il suo e ognuno quindi la propria pianificazione senza tener conto di quanto stava vicino e attorno. Risultato? Il caos. L’aggregazione è l’unica strada percorribile per evitare conseguenze negative per tutti gli attori coinvolti sul territorio». Tra questi Barbengo, il suo territorio tra piano, collina e lago, i suoi centri commerciali.
2008 LUGANESE MELIDE 13 - 14 - 15 GIUGNO Melide, un Comune moderno che non si crogiola nel passato
Da una romantica Belle époque a un presente di comunicazione Il pontediga, l’autostrada, Swissminiatur e TeleTicino segnano l’evoluzione storica di un Comune già di pescatori, di ville con nomi femminili, di vacanza. Oggi ha una tivù, una radio ed anche il parroco è uno specialista delle comunicazione.
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n tempo era il lago, la pesca, i collegamenti, l’emigrazione. Poi la sequenza di ville all’inizio del Novecento sulla riva verso Morcote. Un succedersi di dolci nomi di donna, Maria, Adelaide, Eugenia, Isidora, Matilde… la Belle époque tra acqua e giardini. Oggi l’autostrada che lambisce e scappa via mentre il villaggio si inerpica sulle prime falde del’Arbostora. Subito “Melì paes”, segue “Melì cantìn”, quelle rimaste del quasi centinaio che erano. Cantine da intendersi come grotti, in concorrenza con quelle di Capolago e di Mendrisio, ma anche cantine come deposito e commercio del vino, che un tempo partiva via lago (e lì la riva era comoda). Ville e cantine a monte, giardini e orti sul lato a lago. “La domenica arrivavano le famiglie bene da Lugano, lei con le verdure e lui a curare il pesce in carpione, i ragazzi con i piedi nell’acqua”, ricorda Alice Moretti, docente, memoria storica, in Gran Consiglio per quattro legislature. “Le ville erano una meraviglia, con torrette, balaustre, giardino, decorazioni, colori pastello, ampi saloni. Venivano i milanesi in vacanza. Cosa non ho fatto perché venissero salvate! Soprattutto villa Maria nell’immenso parco Paolini, e Villa Branca con la sua storia e la ricchezza di stili”. Niente, dov’erano ville sorgono palazzi, in piccolo quello che sta avvenendo a Lugano. Le rive son belle anche adesso che tante cantine son diventate garages; soprattutto all’alba e al tramonto quando è tutto un gioco tra sole e acqua. Le ville dai nomi dolci sono scomparse come attrici che si ritirano dietro le quinte, la prossima sarà Villa Branca. Pescatori sempre, un po’ per diletto un po’ per abitudine, nessuno più per professione, ma all’al-
ba qualcuno se ne esce sempre a raccogliere le reti; e poi quelli di Melide verso il lago hanno uno sguardo particolare. Dei Mastri e Magistri (muratori, scalpellini, stuccatori, affrescatori, costruttori, architetti) che hanno splendidamente contribuito a creare e diffondere il Barocco son rimaste la memoria e la gloria. I Salvi, Lucchesi, Castelli, Fontana... Matteo Castelli, architetto di corte di re Sigismondo di Svezia a Varsavia, costruttore di chiese e palazzi anche a Roma. Il grande Domenico Fontana, architetto di Papa Sisto V, in San Pietro rifinì con la lanterna la cupola e propose il prolungamento della navata interna; fu attivo nella chiesa, San Giovanni, e nel palazzo del Laterano, nel Vaticano e nel Quirinale. Nel 1586 innalzò l’obelisco in piazza
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San Pietro e fu impresa non da poco; divenne un esperto e replicò con quelli in piazza del Popolo, in piazza Santa Maria Maggiore e in piazza San Giovanni in Laterano. Il fratello Giovanni si specializzò, oltre che in palazzi, in grandiose fontane. Ci fosse il tour dei ticinesi a Roma, e un giorno dovrà pur arrivare, ci vorrebbero giorni e giorni e quelli di Melide avrebbero un posto di rilievo. Tra dimore e magistri, oggi è rimasta Villa Galli, ossia la Romantica; si fa il vino con l’uva che rimane. Aldo Albisetti, sindaco per la quarta legislatura, in Municipio dall’82, taglia corto: “C’è la licenza edilizia per una costruzione a scopo alberghiero alta al massimo 17,50 metri. A due condizioni: il prolungo di altri trent’anni dell’attuale convenzione che scade nel 2019 per il posteggio e la sistemazione del parco con un bel progetto approvato dall’ufficio cantonale del paesaggio. Il resto sono sogni”. Il sindaco di lungo corso preferisce citare l’ecocentro, le nuove canalizzazioni sulla cantonale verso Paradiso e una serie di altri allacciamenti, la pianificazione verso Morcote con zone di moderazione del traffico e nuovo marciapiede, il risanamento del sentiero storico Melide-Carona, i ripari fonici “finalmente terminati” lungo l’autostrada e ci tiene molto a dare una bella, definitiva sistemazione al Lido comunale “per quelli di Melide e per il turismo”.
2008 Grande fioritura di associazioni culturali e ricreative
Un paese dove non ci si annoia, ricco di servizi e meta turistica
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on si può dire che gli abitanti non corrispondano. Melide è una fioritura di associazioni e di vita comunitaria, il piacere e la competenza di organizzare. Mercatini e concerti, Piazz e Cuntrad, gruppo genitori, vita comunitaria e culturale. Un paese dove non ci si annoia. Emblematico, proprio in questi giorni, il secolo di vita dei pompieri, che all’inizio posteggiavano il carro sotto il portico di Santo Spirito, un tempietto poi demolito dove storicamente ci si radunava per emigrare o per iniziare il pellegrinaggio. Pompieri che da Melide si sono allargati a tutti i paesi vicini, compreso Campione, per dire dell’abitudine a collaborare, ad unire le forze. “Abbiamo servizi in comune ed anche l’Ufficio tecnico con Vico Morcote” conferma fiero il sindaco Albisetti. L’impressione è che Melide rimarrà Comune a sé per chissà quanto tempo ancora, “stiamo bene con i nostri 1670 abitanti in leggera crescita, siamo
autosufficienti. Se però un domani si dovesse, vedrei l’unione con Morcote e Vico, 3-4mila abitanti, caratteristiche che si integrano bene”. Affaire à suivre. Intanto si sviluppa la realtà di un paese dinamico, banche, servizi, terziario, centri commerciali (“siamo una piccola città”) mentre ancora non s’è inaridita la vena turistica. Melide è conosciuto da cinquant’anni per la Swissminiatur, il concetto è nel nome e l’indice del successo è dato dal sorgere di imitatori un po’ ovunque. Fondata nel 1959, 250mila visitatori l’anno, 90% svizzeri, graduale espansione verso i paesi dell’Est Europa, Medio ed Estremo Oriente. Riunisce in scala i 120 edifici più belli e illustri della Svizzera, circolano trenini su una rete di 3,5 km, funicolari, ferrovie a cremagliera, teleferiche, 1500 differenti piante, 15.000 fiori e quest’anno il villaggio di Heidi, “il personaggio svizzero più noto e amato all’estero”, spiega Dominque Vuigner. Già a metà ’800 la
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IL PROGRAMMA 14.00 15.15 16.30 18.00 19.00 20.15
Venerdì 13 giugno Melide Incontro con le Scuole elementari e dell’infanzia nella Sala Multiuso Visita a Tele Ticino e Radio 3iii Incontro con il Consiglio parrocchiale Incontro con il Municipio Cena in casa parrocchiale Incontro con la popolazione nella Sala Multiuso.
09.00 09.45 11.00 11.30 14.00 14.45 16.15 17.30
Sabato 14 giugno Melide Incontro con le catechiste Incontro con i cresimandi e i genitori Visita alla Swissminiatur Incontro con le Società Recita del Rosario alla Grotta di Lourdes e visita al cimitero Visita ai malati Preghiera alla chiesa riformata con la comunità evangelica Celebrazione della Santa Messa con il sacramento della Cresima.
10.00 12.00
Domenica 15 giugno Melide Santa Messa e festa patronale dei Santi Quirico e Giulitta, Processione eucaristica Pranzo comunitario alla ex Bic.
IL PROGRAMMA
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I media devono collaborare alla pace e alla concordia Sono stati diversi i momenti significativi della visita pastorale alla comunità di Melide, affidata a don Italo Molinaro. Come l’incontro del Vescovo con le varie società del paese nella mattinata di sabato. Impegnate in ambito culturale, sociale, sportivo, ricreativo, danno vita ad una rete intensa di attività, mettendo a disposizione dell’intera popolazione un diversificato e prezioso volontariato, che si estende ai vari settori della vita comunitaria: dall’animazione del tempo libero con ludoteca e servizio biblioteca, all’attenzione verso persone anziane e ammalate, dall’organizazzione delle diverse manifestazioni dal forte respiro comunitario, al servizio di pompieri e samaritani, dal gruppo genitori al vasto settore dello sport. Si è trattato di un incontro simpatico con persone generose ed entusiaste svoltosi presso la Swissminiatur, che rappresenta un originale centro di animazione e che promuove nel mondo intero questo ridente comune del Ceresio, già reso famoso dai suoi artisti, a cominciare dal grande Domenico Fontana. Mons. Grampa ha rivolto a tutti parole augurali, di incoraggiamento e di apprezzamento, esortando a proseguire in questo prezioso servizio all’intera comunità e in particolare alle nuove generazioni, per le quali le società in un paese diventano uno strumento utile per trasmettere valori e significati della nostra tradizione. Oppure l’incontro con TeleTicino e Radio 3iii, dove il Vescovo ha sottolineato che “Chiesa
costruzione del ponte diga targato Pasquale Lucchini ha rilanciato la vocazione verso i collegamenti e la comunicazione: strada, ferrovia, autostrada che svicolano proprio a contatto del paese. Più recente, una quindicina di anni fa, l’intuizione di Filippo Lombardi con TeleTicino, TV privata che affianca e stimola la pubblica RTSI. Ha un palinsesto sempre più ricco, è conosciuta per i notiziari regionali e i dibat-
e società devono avere il coraggio e la forza di chiedere ai media l’impegno di offrire una visione serena, obiettiva, completa, critica, non scandalistica o traumatica della realtà. Una visione costruttiva, che non riprende tutto quello che passa il mercato solo perché può procurare guadagni economici, senza curarsi delle perdite morali”. E ha ricordato agli operatori di questi strumenti l’impegno di “attivamente collaborare alla crescita della pace e della concordia, alla elevazione culturale, alla sana utilizzazione del tempo libero e soprattutto di collaborare con serietà e senso di responsabilità al processo educativo di ragazzi e giovani”. L’incontro con la Comunità evangelica è stato l’occasione per ritrovare nel pregare insieme una preziosa sorgente di unità e di comunione. Infatti “quando sembrano scomparire altre prospettive – ha precisato mons. Grampa – ecco la possibilità di riprendere il cammino della rinascita, a partire dalla fraternità, la sorgente inesauribile dello stile di vita cristiano” La sosta nelle scuole (elementari e dell’infanzia), l’incontro con le catechiste, con i cresimandi e i loro genitori, con l’intera popolazione (nella serata di venerdì, dopo aver dialogato con le Autorità comunali e parrocchiali) sono stati altrettanti momenti utili per “leggere” dentro questa comunità, dove il Vescovo ha precisato di aver trovato “positivi germogli”. La recita del Rosario alla grotta di Lourdes, la preghiera in cimitero, la celebrazione dell’Eucaristia (sabato sera con il sacramen-
titi con Marco Bazzi e una serie crescente di proposte, basta documentarsi su Ticinonews. Con l’ingresso nel gruppo di Radio3iii l’offerta si è ulteriormente completata ed oggi la realtà
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to della Cresima) e ieri mattina (con la patronale dei Santi Quirico e Giulitta) hanno poi particolarmente arricchito questa visita, vissuta in un clima di sincera cordialità e di reciproca accoglienza. Note festose al termine della Santa Messa con la Filarmonica di Arogno, applausi per i chierichetti premiati per la loro fedeltà e un grazie a Marco Notari, alunno del nostro Seminario San Carlo, a conclusione del suo servizio pastorale in questa parrocchia. Non sono mancati i momenti delicati e di solidarietà nel contatto con la sofferenza, come le visite ai malati a domicilio e come la celebrazione del sacramento della Cresima in una casa per invocare il dono dello Spirito Santo su una adolescente provata dalla malattia, che non ha potuto unirsi alle sue compagne in chiesa. Un momento delicato e intenso di preghiera, quasi una sintesi sublime e preziosa di quell’andare là dove vivono le persone, come più volte sottolinea mons. Grampa, precisando significato, modalità e stile del suo stesso servizio episcopale. Ora la visita pastorale conosce la pausa estiva. Riprenderà a metà settembre con le comunità di Carona e Carabbia e proseguirà quasi ininterrottamente fino ad inizio aprile 2009, quando questo intenso pellegrinaggio, partito da Airolo nell’ottobre 2004, vivrà la sua ultima tappa in cattedrale a Lugano, dopo aver toccato le 256 di parrocchie di questa nostra diocesi.
è quella di un’azienda medio-grande che produce informazione e intrattenimento a getto continuo, stile non paludato ma frizzante. Ha un proprio taglio, uno stile non confondibile.
2008 «L'importante – dice il parroco don Molinaro – è che ognuno faccia un passo verso gli altri»
Tra “Strada Regina” e scout, una scossa ai fedeli
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el paese della comunicazione poteva mancare un prete comunicatore? Don Italo Molinaro, il parroco, è responsabile del Centro cattolico radio e tivù, dirige e conduce “Strada Regina”, la trasmissione religiosa del sabato pomeriggio alla TSI, ed è responsabile dell’équipe cantonale di spiritualità per Scoutismo Ticino che ha riunito tutte le precedenti associazioni di scout, quasi 3000 giovani, una realtà molto viva, una delle più importanti organizzazioni giovanili nel Cantone. Un parroco giovane che si fa in quattro, anche perché ha saputo organizzarsi in parrocchia con la collaborazione dei laici sia per l’animazione delle funzioni che per la catechesi. Un gruppo efficace e ben rodato di catechiste: “mi sono indispensabili, senza di loro non potrei occuparmi di altre cose fuori dalla parrocchia”. Si sente molto l’attrazione della vicina città, soprattutto sui giovani. “Difficile lavorare con giovani e famiglie, gli interessi sono molto dispersi”. Se n’è preoccupato anche il Comune con uno spazio-giovani due volte la
settimana, attorno ad un’operatrice sociale. Melide è una parrocchia ben raccolta in una realtà dove l’attivismo sociale facilita il contatto tra le persone. “Anche per questo abbiamo previsto un incontro del Vescovo con le varie associazioni”. Negli ultimi tempi don Italo ha cercato di dare una scossa alla sua comunità con riflessioni forti sulla pratica religiosa oggi. “Non mi illudevo, non immaginavo chissà quale risposta. L’importante è che ognuno faccia un passo in direzione degli altri sulla strada della vita sociale e della ricerca spirituale. Su questa base ho semplificato la mia proposta proprio per adattarla alla richiesta, che non è particolarmente vivace”. Ben funzionale la collaborazione con il Consiglio parrocchiale, anche nella prospettiva di un prossimo rifacimento delle facciate esterne della parrocchiale e del campanile. “Solleciteremo a suo tempo la popolazione, contiamo sul sostegno del Comune e del Cantone visto che si tratta di un monumento protetto”. Gli scavi archeologici d’inizio anni ’90 hanno permesso di retrodatare la prima
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costruzione fin verso il 500 d.C.; due secoli dopo seguì la prima chiesa con abside semicircolare affiancata dal campanile verso il Mille e poi ampliata a più riprese, a fine ’500 anche su progetto di Domenico Fontana che all’interno è ricordato con una lapide. Anche la dedicazione ai Santi Quirico e Giulitta, madre e figlio martirizzati agli inizi del Trecento, depone a favore dell’antichità della chiesa diventata parrocchiale con la fondazione nel 1525 della parrocchia. Ricca di opere d’arte (altari, marmi, stucchi, dipinti, affreschi), vede la dialettica presenza del recente arredo sacro e della Via Crucis realizzata da Gianfredo Camesi nel 1995, sospesa sulla volta della navata, costituita da parallelepipedi in plexiglas nei quali sono inserite declinanti croci lignee. L’oratorio del Crocefisso, sopra il villaggio, è una piccola aula rettangolare edificata nel 1626; un’iscrizione attesta che nel 1568 Matteo Castelli e tre altri fanciulli qui ebbero la visione della Croce. Qualche fiore non manca mai nella grotta di Lourdes in via al Doiro.
2008 LUGANESE CARONA - CARABBIA 12 - 13 - 14 SETTEMBRE Dove il paesaggio si sposa con la qualità della vita
Baciati dalla bellezza tra storia, arte e socialità “Sulla terra esiste molta bellezza, ma niente che sia più bello di questo”, ha scritto Hermann Hesse di Carona e della Madonna d’Ongero. Visto il costante aumento demografico ne sono sempre più convinti tutti, dalle autorità politiche e religiose agli abitanti. e a Carona non siamo in paradiso poco ci manca. Per la posizione sullo splendido terrazzo sospeso sul Ceresio, il panorama sulle colline e sul lago colto nel suo abito migliore; per le chiese, i palazzi, il nucleo, l’arte, la tranquillità… D’accordo anche Hermann Hesse, il celebre scrittore che a Carona saliva spesso da Montagnola. “Sulla terra esiste molta bellezza, ma niente che sia più bello di questo” e alludeva al santuario della Madonna d’Ongero. “Solenne si allunga la salita erbosa verso la chiesa, su un alto, verso l’atrio avvolto nel limpido, caldo fulgore vespertino giallo e rosso meta di passeggiate serali e di meditazioni
(…) Sono quassù come rinato”. Qualche decennio più tardi un giovane prete belga che alla facoltà di teologia studiava il pensiero del teologo Hans Urs von Balthasar, una domenica pomeriggio salì per caso a Carona per una passeggiata e si trovò dinanzi allo stesso santuario. Elevò una preghiera col cuore dicendo alla Madonna che gli sarebbe piaciuto essere parroco lì, in quel paradiso. Sei mesi dopo il Vescovo Corecco gli chiese, appunto, di prendere quella parrocchia. Oggi don André Marie Jerumanis insegna teologia morale alla facoltà di teologia e da 13 anni è felicemente parroco di Carona e Carabbia. Quelli di Carona
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il loro paradiso l’hanno saputo condividere nel corso della storia. Numerose famiglie di artisti, di “magistri” – i Solari, Casella, Aprile, Scala, Petrini… – hanno dato straordinaria linfa alle vicende dell’emigrazione artistica in tutta Europa. E nel contempo hanno lasciato nel paese d’origine una scia di bellezza e religiosità contrappuntata da opere d’arte: nelle chiese e cappelle, nei palazzi, sulle facciate. Tanto che a Carona viene spontaneo muoversi come in punta di piedi per preservare, per non disturbare queste opere e queste memorie. Con il rispetto dovuto a un museo, ma qui la vita pulsa e anzi negli ultimi anni il nucleo storico che serpeggia in alto sul crinale tra due diversi bracci di lago ha ripreso a vivere dopo gli interventi volti a sistemarlo, a rivitalizzarlo. «Il centro era quasi vuoto, adesso è ben occupato, è ritornato a nuova vita» indica il sindaco Stefano Bernasconi. Il problema per Carona è semplice da dire, meno da risolvere. Proprio perché al centro del paese di tanta e così rara bellezza c’è il nucleo storico, introdotto dalla chiesa parrocchiale di San Giorgio dallo splendido porticato cinquecentesco della Loggia, dal sapore fiorentino, la strada è rapportata alle dimensioni di un tempo, inadatta al traffico d’oggi, intensificato dall’afflusso di turisti, che naturalmente hanno fame di posteggi. Quindi viabilità e posteggi. Proprio questa è la priorità del quadriennio: individuare i punti dove prevedere posteggi, compreso uno coperto sotto il nucleo, sotto la chiesa, poco dopo l’entrata in paese salendo da Paradiso-Pazzallo. «Ne abbiamo parlato con il Cantone, siamo sulla buona strada. È inutile sistemare le piazze, i vicoli, gli scorci e gli snodi per poi parcheggiarci sopra». E così in tempi ragionevoli il nucleo non sarà più attraversato da un difficoltoso andirivieni di auto alla ricerca di un improbabile posteggio. Insomma Carona vuol riprendersi in pieno la sua vocazione di luogo privilegiato per abitarci, di turismo legato alla cultura e alle passeggiate, le tante magnifiche passeggiate sui contrafforti dell’Arbostora, verso il San Salvatore, alla volta delle magnifiche chiese che attorniano l’abitato come una corona. Si sta provvedendo a collegare le diverse zone del territorio attraverso una rete trasversale, strade e sentieri che spesso erano a fondo cieco.
2008 C’è anche un osservatorio astronomico tra i motivi di attrazione
Calcio, tennis e rampichino ma anche promozione della cultura
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he a Carona il trend sia buono, anzi ottimo viene confermato dalla costante forza d’attrazione. Nuove costruzioni, nuovi arrivi, famiglie anche giovani, tanti bambini. Altro che paese museo! Abitanti in aumento, si è individuata una nuova zona edificabile, si pensa a rinnovare l’edificio delle scuole materne. Sono stati effettuati lavori di manutenzione, si progetta un intervento radicale nelle piscine del centro sportivo, una novità a suo tempo, 1969, ma ormai ha quarant’anni e si vede. Calcio, tennis, rampichino, sentieri, un albergo, ristoranti, chiosco, addirittura un osservatorio astronomico di proprietà comunale, facilmente accessibile, adattissimo per le scolaresche. Davvero a Carona si è più vicini al cielo. E naturalmente il Parco botanico di San Grato adagiato tra l’Arbostora e il San Salvatore, fantastica idea sessant’anni fa dell’industriale Luigi Giussani e oggi una deliziosa collina con la preziosa collezione di azalee, rododendri,
conifere, una tavolozza di colori a primavera, spazi per lo svago e il tempo libero, addirittura una serie di opere d’arte contemporanea. Sul pendio del San Salvatore tra Pazzallo e Carona in una splendida conca sorge Carabbia. Da pochi mesi fa parte di Lugano e sulla città in effetti gravitava già da tempo, dopo essere stata in passato il frutteto di Lugano. Anche qui attrattività ad alti livelli, qualità della vita, popolazione in aumento verso le 550 anime (negli ultimi vent’anni ha avuto uno sviluppo proporzionalmente tra i più alti in Ticino), zone edificabili ridotte all’osso, una bella e viva socialità. “Sindaco fortunato”, si era definito Carlo Canonica. Conferma anche dopo 16 anni di sindaco e l’ingresso di Carabbia nella grande Lugano? «Confermo in pieno, soprattutto perché è stato bello e continua ad esserlo lavorare con questa gente, che va d’accordo e s’impegna per il proprio paese, anche adesso che è un quartiere di Lugano. Fortunato perché abbiamo
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IL PROGRAMMA 09.30 11.30 12.30 14.15 17.30 17.45 18.00 19.30 20.45
Venerdì 12 settembre Carona Visita ad ammalati e anziani Visita alla Scuola dell’infanzia Carabbia Pranzo Visita ad ammalati e anziani Preghiera in cimitero Benedizione della Croce e processione Santa Messa Cena con i Consigli parrocchiali di Carabbia e Carona Incontro con la popolazione nella sala comunale.
Sabato 13 settembre Carona 10.30 Incontro con le Autorità comunali 17.30 Celebrazione della Cresima 19.00 Aperitivo 20.00 Incontro con la popolazione alla Loggia. Domenica 14 settembre Carona 08.00 Visita alla chiesa di Santa Marta 09.00 Preghiera in cimitero 10.30 Santa Messa nel Santuario della Madonna d’Ongero. Festa patronale 12.00 Pranzo presso il Santuario.
IL PROGRAMMA potuto fare tante cose: sistemare la situazione economica, promuovere progetti di rilancio, rifare la rete stradale, avviare la moderazione del traffico, progettare un autosilo e una sala multiuso. Insomma rivalutare il nucleo e il territorio». La speranza, e anche qualcosa in più, è che quanto avviato venga portato a termine. In particolare il nuovo Centro civico, cancelleria, sala multiuso, biblioteca, posteggi per liberare il nucleo, magari un piccolo negozio e un ristorante. Carabbia già ne aveva la capacità finanziaria, a conferma che le aggregazioni non si fanno solo per i soldi e le tasse, ma anche in base ad un progetto, ad una logica che magari, come in questo caso, ha anche ragioni storiche. Adesso che è parte di Lugano spera che continui questo ampio disegno per dare una configurazione moderna al paese diventato quartiere. «Me lo auguro vivamente» conclude l’ex sindaco che ha lasciato il testimone ad altri.
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Dal Vescovo sul San Salvatore un invito ad amare la croce Con Carona e Carabbia, su in alto mensione orizzontale “il comando evange- si è soffermato sull’Addolorata: sulla Madre dove l’orizzonte è stupendo, mons. Grampa ha ripreso il suo pellegrinaggio diocesano, partito da Airolo nell’ottobre 2004 e che si concluderà fra pochi mesi con le parrocchie di Lugano-città. Questi incontri, pur ricalcando – e non potrebbe essere diversamente – uno schema di base, peraltro ampiamente collaudato, conoscono anche momenti particolari e significativi, con riferimento alle rispettive comunità. Come la benedizione della grande croce a Carabbia, posta lungo la strada sull’asse chiesa-cimitero, quale richiamo e prezioso messaggio. Il Vescovo ha subito espresso “gratitudine, riconoscenza e apprezzamento a chi, con grande sensibilità e attenzione ai valori della nostra civiltà cristiana, ha voluto porre questo segno, a cominciare dall’autorità comunale” e ha ringraziato il progettista Bruno Pinoli, per avere saputo tradurre “il messaggio della Croce in un segno forte e delicato”. Soffermandosi sul messaggio della croce e sulla sua dimensione verticale ha parlato di “un abbraccio fra cielo e terra”, leggendo invece nella di-
lico dell’amarsi gli uni gli altri”. Ed ha aggiunto: “i nostri padri hanno scelto il simbolo della Croce, come segno qualificante della nostra bandiera nazionale”, perché “avevano compreso che la croce riassume e concentra la storia, in quanto sintesi del dolore del mondo e ricapitolazione dell’Amore di Dio per il mondo”. Ha chiesto quindi di difendere “la croce non contro qualcuno, ma in nome di un servizio da rendere alla società e alla cultura che, senza la croce, diventerebbe infinitamente più povera d’amore”. Ha invitato ad amare la croce, aggiungendo con chiaro riferimento a sterili battaglie ideologiche: “se anche qualcuno riuscisse a toglierla al nostro sguardo, noi la porteremo sempre nel cuore”. Momento significativo per Carona è stato invece la Celebrazione Eucaristia, domenica mattina nel suggestivo Santuario della Madonna d’Ongero, in un clima solenne e familiare, dentro un forte respiro di spiritualità che questo luogo, prezioso di verde e silenzio, sa favorire. Partendo ancora dal tema della croce (ieri la liturgia proponeva la festività dell’Esaltazione della Santa Croce)
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che stava in silenzio, avvolta nel suo dolore, ai piedi della croce, in una solitudine che abbracciava l’intera umanità. In questo Santuario prestano un apprezzato servizio per l’accoglienza e la preghiera alcuni fratelli e sorelle della Comunità Cattolica Palavra Viva, residenti a Lugano e studenti presso la locale Facoltà teologica. Fra questi due forti momenti vissuti dal Vescovo con le due comunità affidate alla cura pastorale di don André Marie Jerumanis, la visita si è snodata lungo un succedersi di incontri (con le autorità comunali e parrocchiali, con i piccoli della scuola dell’infanzia, con anziani e malati), di celebrazioni (la Santa Messa a Carabbia, all’aperto visto che la parrocchiale è in restauro e nell’artistica chiesa di Carona con la celebrazione della Cresima), di momenti di preghiera (con le persone della terza età, nei due cimiteri, negli oratori di Ciona e di Santa Marta). Tutti momenti che trasformano queste intense e impegnative giornate in un suggestivo mosaico sullo sfondo di uno scenario di attesa e di sincera cordialità.
2008 Don André Marie Jerumanis: «Considero una grazia essere parroco di questi villaggi»
Una splendida collana di incantevoli chiese
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sperto di von Balthasar, medico e laureato in teologia morale, don André Marie Jerumanis considera «una grazia essere parroco a Carona e Carabbia e insegnare alla facoltà di teologia di Lugano. Mi permette un equilibrio tra vita intellettuale e pastorale perché vivere con queste comunità significa rimanere in contatto con il Signore attraverso una vita di preghiera e di contemplazione di una natura meravigliosa, di una grande storia, di religiosità e devozione». Il parroco elogia la collaborazione dei laici («senza di loro non potrei mai assolvere ai miei compiti») nella catechesi e dei Consigli parrocchiali nella cura degli edifici religiosi. Menziona le Corali, il gruppo di riflessione dei Focolarini, quello di sostegno agli anziani, la comunità “Palabra viva”
che aiuta nella gestione di quell’autentico gioiello che è il santuario della Madonna d’Ongero, il clima di collaborazione tra le due parrocchie, che condividono anche momenti di vita religiosa. Carona ha cinque chiese, tutte storiche e insigni, ognuna con una propria personalità. La parrocchiale dei Santi Giorgio e Andrea è un’imponente costruzione tardo rinascimentale con stucchi e affreschi del Cinque e Seicento, notevoli testimonianze dei grandi artisti locali e delle loro botteghe: Casella, Aprile, Solari, Rodari e naturalmente Giovanni Antonio Petrini, grandissimo pittore. La chiesa di Santa Marta sorge su un poggio, è dedicata ai Santi Pietro e Paolo ma sotto il patrocinio della Santa essendovi istituita la Confraternita del Gonfalone maggiore di Santa
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Marta della Buona Morte, aggregata a quella omonima di Roma, a conferma dei legami stabiliti dall’emigrazione. La primitiva chiesa gotica fu riorientata e ampliata nel Cinquecento: unica aula con due cappelle laterali e coro rettangolare, numerose opere d’arte: affreschi tardogotici tra cui una Santa Marta il cui mantello dà riparo ai membri della Confraternita, dipinti, statue, un San Cristoforo sulla facciata. La chiesa di Santa Maria d’Ongero, nel bosco, meta di pellegrinaggi, è un gioiello di architettura e decorazioni barocche. Si raggiunge attraverso la Via Crucis lungo il viale. Il santuario fu costruito nel luogo dove sorgeva una cappella del primo Cinquecento con l’immagine miracolosa della Madonna. Il complesso di Santa Maria Assunta del Torello in posizione panoramica sull’Arbostora, era sede di un convento fondato nel Duecento dal Vescovo di Como Guglielmo della Torre, che vi è sepolto. Sulla facciata si aprono una bifora e il portale, all’interno diversi affreschi, il soffitto in legno. A Ciona sorge l’oratorio cinquecentesco di Santa Maria delle Grazie con affreschi e dipinti di pregio. La chiesa parrocchiale di San Siro a Carabbia è un edificio di grande storia, che dal ’600 al secolo scorso ha subito importanti trasformazione e, nel contempo, si è dotato di insigni opere d’arte. Dalla scorsa primavera è in atto un radicale restauro, la cui prima tappa si avvia a conclusione. L’occasione propizia per recuperare appieno uno degli edifici religiosi più significativi.
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una visione d’insieme. La conferma viene da altre richieste come i collegamenti pubblici, adesso che la Posta ha tirato un po’ i remi in barca.
opportunità e problemi, e con l’autostrada, che si traduce anche in inquinamento fonico. Si tratta di gestire zone diverse e complementari come i nuclei, più in alto, e le zone basse, un tempo terreni agricoli, frutteti e ronchi a vigna ben disegnati sulla collina. «Ancora pochi decenni fa si pestava l’uva con i piedi e si produceva il brüschett, vinello nostrano di uva americana che ti faceva schioccare la lingua» e torna l’acquolina in bocca anche adesso a Claudio Calloni, buralista di Pazzallo per 34 anni e prima di lui per 45 ha distribuito la posta mamma Vittorina. La grande Lugano delle banche e delle finanziarie da queste parti sa conservare queste memorie, il gusto del dialetto e una spruzzata di sana tradizione. Ci sono ancora grotti e osterie, nei nuclei si gioca ancora a carte, ci si ritrova per alzare i tazzini alla salute, rimane il gusto del dialetto anche se attorno molto è cambiato e le facce sono nuove. «Quand’ero sindaco, anni Ottanta
«Anche Carabbia è entrata nella grande Lugano, aumenta la possibilità di essere serviti meglio e di più dalla TPL, trasporti pubblici luganesi». I territori di Pambio Noranco e di Pazzallo s’intrecciano con la zona commerciale del Pian Scairolo,
– dice Claudio Ghielmini – conoscevo tutti, oggi forse un quarto della gente che incontro». Finiti i tempi in cui col carretto si faceva il giro degli alberghi a ritirare la “curobia”, i resti di cucina da dare ai maiali.
LUGANESE SAN PIETRO PAMBIO - PAZZALLO 19 - 20 - 21 SETTEMBRE Tra autostrada, commerci, storia e zone verdi
La quiete dei nuclei il ritmo convulso del piano Sono cresciuti insieme, han proceduto fianco a fianco, insieme hanno plebiscitato l’adesione alla grande Lugano. «Decisione fondamentale per affrontare problemi che non sono più locali ma regionali, e non solo» sottolineano gli ex sindaci. star da soli non ci han mai tenuto molto. Pazzallo, Pambio, Noranco e Paradiso hanno una storia in comune: sino a fine ’07 formavano una parrocchia unica e fino al 1888 anche sul piano civile erano un consorzio unico. Quando è stato sciolto, Pambio e Noranco han sentito il bisogno di tornare insieme e nell’autunno del 1904 rieccoli in un solo comune. Esattamente cent’anni dopo con Pazzallo si sono ritrovati nella grande Lugano con una decisione largamente condivisa, praticamente plebiscitata. «Un esempio di aggregazione voluta dai cittadini, in fondo si gravitava già su Lugano per il lavoro e la vita sociale» ricorda Claudio Ghielmini, sindaco di Pambio Noranco dall’80 all’88. «Non è stata neanche un’attrazione per interesse – aggiunge Ermanno Castellari, sindaco di Pazzallo nelle ultime due legislature – visto il moltiplicatore al 75% e alcuni buoni contribuenti. È stata una decisione rivolta al futuro». I problemi di oggi sono quelli della mobilità, quindi dell’assetto viario nel Pian Scairolo e dell’inquinamento fonico dato dai rumori dell’autostrada, adesso giorno e notte. «Come avremmo potuti affrontarli da soli, anche se sul piano delle finanze stavamo bene? Con Lugano cambia la prospettiva, come conferma il concorso internazionale di urbanistica del Pian Scairolo: han vinto due proposte luganesi, è partito l’invito a collaborare e a presentare un progetto entro l’anno. E poi, come avremmo potuto trattare col Cantone? Lugano lo può fare». Non fa una grinza il ragionamento dell’ex sindaco di Pambio; loro potevano occuparsi solo di quelli che chiama “problemini”, l’ordinaria amministrazione; la grande Lugano può realizzare
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2008 L'attrattività della zona è molto forte e la popolazione aumenta
Una periferia giovane e dinamica tra modernità e tradizione
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ella pianura argillosa di Noranco non ci sono più le rane, rimaste solo sul glorioso stemma dell’ex Comune. È scomparsa la fabbrica di laterizi, della ciminiera alta una ventina di metri non rimane nemmeno il ricordo Dei coppi per i tetti, degli oggetti d’uso quotidiano, dei ricordini per turisti e delle terrecotte di quella che adesso è la Ceramica Crippa è rimasto quasi niente, solo il toponimo “Fornaci”. L’autostrada scorre in alto sul viadotto appunto delle fornaci e in basso, verso Grancia, sono garages, depositi, magazzini e più oltre i Centri commerciali. Però, appena discosto, attorno ai nuclei si è costruito bene, casette e villette, la popolazione aumenta, famiglie anche giovani con figli. A Pambio si è registrata una diminuzione negli anni Sessanta quando si è costruita l’autostrada e sono state abbattute parecchie case tra la chiesa di San Pietro Pambio e Paradiso. Poi l’attrattività della zona ha avuto la meglio, si è innestata la ripresa edilizia, la popolazione è praticamente raddoppiata. Pazzallo contava nemmeno 300 abitanti nel 1950, erano 850 una ventina d’anni fa, oggi puntano ai 1300. Non si andrà lontano perché i terreni edificabili
sono quello che sono ma tutta la zona ambita, in alto più che in basso. Della lugubre fama della Forca di San Martino e delle impiccagioni, l’ultima del gennaio 1804, non rimane più nemmeno il nome, da tempo è Capo San Martino, un promontorio roccioso che si protende nel lago. Con l’aggregazione sono rimaste le scuole materne ed elementari, c’è vita, non si può dire che siano quartieri dormitorio anche perché il lavoro lo si trova appena fuori porta, in Città o appunto nel Pian Scairolo. Il problema è convivere con le trasformazioni e riuscire a gestirle. I rapporti con la Città sono buoni, si tratta semmai di valorizzare gli spazi pubblici che diano ad ogni quartiere la possibilità di avere una vita propria. Quindi posteggi per i nuclei, sala multiuso, una buona comunicazione con Lugano attraverso le Commissioni di quartiere. Ma i nuclei sono sistemati, diverse zone come Pazzallo sono immerse nel verde e s’allungano verso l’Arbostora, i monumenti sono ben tenuti, su tutti l’antica chiesa di San Pietro a Pambio. E così le memorie, come quella del grande naturalista e uomo di cultura Silvio Calloni (1851-1931) che ha lasciato un centinaio di pubblicazioni sulla flora e sulla fauna del Ticino contribuendo ad ampliare le conoscenze nel campo della botanica, della zoologia, dell’agricoltura ma anche dell’arte; lo ricorda al Liceo di Lugano una statua scolpita
da Mario Bernasconi (1899- 1963) che con la moglie Irma Bernasconi Pannes (1902-1971) ha formato una coppia di artisti noti a livello internazionale, oggi ricordati nel museo loro dedicato a Pazzallo. E poi i Magistri del passato, i Lucchesi, Ricca, Bernardazzi e altri che hanno operato come architetti in Italia, alla corte d’Austria e anche in Russia.
IL PROGRAMMA 08.30 09.15 10.00 10.30 11.15 12.00 14.15 18.00
Venerdì 19 settembre Pambio Oratorio del paese: preghiera Pambio-Noranco Saluto alla Scuola dell’infanzia Pazzallo Visita alla Scuola dell’infanzia Visita alla Scuola Elementare Saluto ai genitori e agli insegnanti Visita Fondazione Diamante e pranzo Visita a domicilio ad alcuni ammalati e anziani Pambio Santa Messa a San Pietro. Aperitivo e incontro con i collaboratori delle Parrocchie di San Pietro, Pambio e Paradiso al centro parrocchiale.
15.30 17.00 17.30 19.00 20.30
Sabato 20 settembre Pambio-Noranco Incontro con le famiglie e ripresa della Lettera pastorale sull’educazione Pazzallo Cimitero intercomunale: preghiera per i defunti Pambio San Pietro, Santa Messa prefestiva Cena conviviale con le famiglie al Centro parrocchiale Pambio-Noranco Casa comunale: incontro con la popolazione di Pambio Noranco e Pazzallo.
09.00 10.30 11.30 12.30
Domenica 21 settembre Pazzallo Santa Messa all’Oratorio San Barnaba Pambio San Pietro, S. Messa animata dalla corale San Pietro, incontro con i bambini e i ragazzi Pambio Centro parrocchiale: pranzo con il Consiglio Parrocchiale.
Lunedì 22 settembre Pambio-Noranco 17.30 Visita Centro Polizia Cantonale.
IL PROGRAMMA
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La Parrocchia come una grande famiglia Il centro parrocchiale di San Pietro Pambio (chiesa, sale di riunione, casa del parroco) sembra un’oasi. Attorno il gran “deserto” di strade, bretelle, rotonde nell’intricato complesso dello svincolo autostradale sud di Lugano. Ortensie, siepi, sempreverdi, scalette in granito, muriccioli familiari contrastano l’impaziente “processione” di lamiere verso i grandi “santuari” commerciali, mentre la chiesa osserva serena e benevola il “dirimpettaio” Mc Donald che contraccambia il saluto a volte spavaldo, a volte un po’ intimidito. Fino a pochi mesi fa la parrocchia di San Pietro Pambio, che sale fino a Pazzallo, era ben più estesa e comprendeva anche Paradiso, recentemente costituita dal Vescovo in parrocchia a sé stante, con decreto 18 gennaio 2008, sulla base della Legge civile ecclesiastica e dopo il preavviso favorevole della rispettiva assemblea parrocchiale. Motivi di ordine pastorale (estensione e popolazione), ma anche attenzione alla differente realtà comunale. Paradiso infatti non ha fatto caso alle “sirene luganesi”, mentre Pambio-Noranco ha optato per la “numerosa famiglia” della “grande Lugano”. Gli scorsi giorni mons. Grampa ha visitato Pambio Noranco e Pazzallo; la prossima
domenica sarà la volta di Paradisio. Comunità affidate alla cura pastorale di don Nicola Di Todaro con la collaborazione del giovane don Samuele Tamagni, ordinato sacerdote lo scorso 17 maggio, e del diacono don Marcel Mattana. Due parrocchie con una pastorale d’assieme che dà continuità ad un comune cammino, al di là dell’avvenuta distinzione giurisdizionale. Due comunità vivaci, come emerso durante l’incontro con i collaboratori nella serata di venerdì, quando sono stati presentati i diversi gruppi: Catechisti; Confraternita Madonna del Carmelo; Coro San Pietro; Gruppo donne di Pazzallo e Parola di vita; Gruppo Feste San Pietro; Gruppo donne San Pietro; Gruppo sostenitori chiesa dello Spirito Santo a Paradiso; Rinnovamento nello Spirito Santo; Comunione e Liberazione; Azione Cattolica; Opus Dei; Gruppo Famiglie; Gruppo di preghiera San Padre Pio; Giovani Paradiso 4Ever; Volontari della Casa anziani Residenza Paradiso. In risposta il Vescovo, ha sottolineato il significato della testimonianza, che diviene anche “coraggio e fierezza di mostrare il nostro essere cristiani”. Visita di incontri: con le scuole (dell’infanzia e elementari); con l’autorità parrocchiale; con la Fondazione Diamante (“sono venuto
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per dirvi l’affetto e l’amicizia del Vescovo, e per esprimere apprezzamento e gratitudine alle persone che qui svolgono un prezioso servizio”, ha precisato monsignor Grampa); con malati e anziani; con i genitori e le famiglie; con bambini e ragazzi; con l’intera popolazione nella serata di sabato, dove Fausto Poretti ha portato il saluto del Comune di Lugano. “Autorità civili e religiose – ha precisato – svolgono un ruolo molto importante a favore della comunità e perseguono una missione comune: quella di servire l’uomo, nelle sue esigenze quotidiane e nei suoi bisogni interiori”. Quindi “se le strade del servizio corrono parallele, il buon senso suggerisce di puntare sulla collaborazione e sul rispetto, due valori che costituiscono la migliore premessa per una buona raccolta di frutti nei rispettivi campi d’azione”. Momenti di preghiera (nell’oratorio dell’Assunta e di San Rocco nel vecchio nucleo, nel cimitero intercomunale) e celebrazione dell’Eucaristia (venerdì, sabato e domenica a San Pietro; domenica mattina a Pazzallo). Mons. Vescovo completerà il programma nel pomeriggio di oggi con la sosta in alcuni oratori seguita dalla visita al Comando Guardie di Confine (Paradiso, 16.30) e al Centro Polizia Cantonale (Pambio Noranco 17.30).
2008 Due parrocchie riunite in un’unica entità pastorale molto vivace e attiva
Abituati a collaborare e crescere insieme a parrocchia era una sola, dal 1. gennaio sono due con la costituzione di quella di Paradiso, raccolta attorno alla nuova chiesa dedicata allo Spirito Santo, progettata dall’arch. Filippo Boldini. Ma la sostanza non cambia: i
Cattolica, Focolarini cui si aggiungono la Corale di San Pietro – direttore il Mo. Andrea Schiavio, presidente Renato Bernasconi – e una presenza tradizionale come la Confraternita della Beata Vergine del Carmelo, origine cinquecentesca, una
fedeli sono sempre circa 6500, il parroco don Nicola Di Todaro con il vicario don Samuele Tamagni e il diacono permanente don Marcel Mattana si devono dividere tra le varie località, perché le parrocchie sono due ma costituiscono un’unica entità pastorale. «L’integrazione tra le comunità non è un problema, per secoli hanno camminato insieme. Sono cambiati gli scenari ma la sostanza rimane la stessa; l’aver costituito due parrocchie non va a detrimento dell’unità pastorale» indica il parroco. Sono usuali le attività in comune, come in queste settimane con la visita del Vescovo: Messa per tutti i gruppi e i collaboratori parrocchiali, preghiera al cimitero intercomunale che sorge a Pazzallo, incontro con le famiglie e i giovani delle due parrocchie, che si raccolgono per i loro incontri e attività nel centro parrocchiale di San Pietro. È anche questo un segno di continuità con il passato e di vitalità, confermato nella parrocchia di Pambio Noranco dalla presenza di catechisti, di gruppi impegnati in diversi settori della vita pubblica, di movimenti come Rinnovamento dello Spirito, Comunione e Liberazione, Opus Dei, Azione
delle più antiche del Luganese. «Sono esperienze diverse che si integrano e contribuiscono con il proprio carisma a mantenere viva la parrocchia. Una realtà ecclesiale molto viva, impegnata a vivere in comunione per la costruzione dell’unica Chiesa» sintetizza il parroco. La chiesa parrocchiale di San Pietro a Pambio con l’imponente campanile tardogotico ha una celebre pala d’altare di Giuseppe Antonio Petrini, la Consegna delle chiavi a Pietro, affreschi di Tiziano Bernasconi di Carona e decorazioni di un Piattini di Biogno. Nel villaggio sorge l’oratorio di San Rocco.
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A Pazzallo l’oratorio di San Barnaba apostolo, cinquecentesco, consiste in una piccola aula rettangolare con coro, bell’altare in stucco del Seicento con pala del patrono davanti al Crocifisso. Sorgono anche una cappella dedicata a San Vincenzo e a Senago una cappella privata. Laura Vassalli, presidente del Consiglio parrocchiale sottolinea i restauri effettuati nella parrocchiale e in San Barnaba «grazie al determinante aiuto
della nostra comunità. Adesso c’è la necessità di restaurare in temi possibilmente brevi la canonica annessa alla chiesa di San Pietro, edificio protetto: se ne dovrebbe ricavare la residenza dei sacerdoti, una sala multiuso e altri locali per le attività parrocchiali». Cosa ci vuole: un altro slancio di generosità.
2008 LUGANESE PARADISO 26 - 27 - 28 SETTEMBRE La tradizione dell'accoglienza tra turismo e sviluppo
Un posto così bello da volerlo condividere Negli ultimi decenni nonostante l’abitato sia molto cambiato con il sorgere di diverse nuove costruzioni tra cui la chiesa dello Spirito Santo, c’è ancora spazio per lo sviluppo. Un comune di radicata autonomia. e chiedi a Carlo Silla la caratteristica di Paradiso, ti risponde di botto che è la tradizione di autonomia, l’aver sempre voluto rimanere indipendente. Comune a sé. Sia come Calprino sino al 1929, sia dopo come Paradiso, un nome che è un programma, vista la bellezza del declivio che si adagia verso il lago. Carlo Silla è uno che se ne intende, dei suoi 92 anni gran parte li ha passati a Paradiso, dove ha insegnato alle elementari («Il primo anno qualcosa come quaranta allievi…»). Alcuni anni fa ha condensato in un’imponente monografia tutto quello che sa ed ha raccolto su Paradiso, non manca proprio nulla, storia ed aneddoti. E se la caratteristica di Paradiso la chiediamo al sindaco avv. Ettore Vismara, la prima risposta è dello stesso tenore: «L’aggregazione è l’ultimo dei problemi che occupa quelli di Paradiso». Un po’ per il moltiplicatore mantenuto senza fatica al 70%; molto di più perché il Comune mantiene uno stabile equilibrio tra territorio, abitabilità, economia e risorse finanziarie. L’attività edile è in fermento, come dimostrano il palazzo Mantegazza, i cambiamenti in centro, i progetti per il quartiere Guidino e altri che stanno per concretizzarsi. La popolazione aumenta, seppur leggermente, sfiorando i 4300 abitanti. Niente a che vedere con il vecchio Calprino delle masserie, dell’agricoltura, dei bachi da seta (nei vecchi documenti si legge di diatribe tra le famiglie sui diritti per lo sfruttamento delle piante di gelso) e della pesca. Il momento storico di rottura arriva nel 1882 con la Gotthardbahn, otto anni dopo viene ultimata la funicolare del San Salvatore e per Lugano si prende il tram elettrico. Se ne vanno gli orti, i
frutteti, i bachi da seta e gradualmente anche le reti da pesca. Arriva il turismo, la villeggiatura e i primi alberghi, sempre di più. Lo zoccolo duro sono imprenditori locali, alcune famiglie tuttora protagoniste nel settore alberghiero; altri poi si aggiungono nel nome della cultura dell’accoglienza. Il posto è troppo bello per essere tenuto per sé: va bene l’autonomia comunale, ma è ancora meglio se sorretta dal turismo. Paradiso diventa una cittadina con servizi e strutture, non senza un pizzico di retorica c’è chi ne fa una piccola Rio, con il San Salvatore al posto del “Pan de Azúcar” e lo sguardo che spazia sul golfo di Lugano. Vista imprendibile, come si dice in questi casi. Soprattutto dalla vetta dove sorge
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una delle principali attrazioni turistiche della regione: ristorante, albergo, centro congressuale, museo, la storica chiesetta e l’impressione di essere come sospesi su un territorio troppo bello. Oggi è ancora turismo, ma non solo; tanti uffici, studi professionali, fiduciarie e finanziarie. È sempre sulla soglia di Lugano ma consapevole della propria specificità. Negli ultimi decenni si è coltivato il suo spazio tra autostrada, lago e San Salvatore con una mobilità sempre meglio gestita: zone 30 all’ora, presto le telecamere per scoraggiare quello che il sindaco definisce «transito parassitario» di chi entra nel borgo per sfuggire ai ritmi del traffico che defluisce dall’autostrada verso Lugano, la sistemazione di strade e spazi verdi. Il primo motore di ricchezza, la ferrovia, adesso è diventata un problema per via del rumore, ma sono in dirittura d’arrivo i ripari fonici. Intanto un gruppo interpartitico ha presentato una mozione per chiedere una nuova linea di tram che attraversi tutta la città fino a Cornaredo, un po’ come il vecchio tram di fine Ottocento. Se sono rose… Intanto continua (e forse qui rimane ancora molto da fare) la collaborazione con la città; troppi sono i temi in comune, tanto più che Lugano prosegue dall’altra parte con il Pian Scairolo.
2008 Entro il prossimo anno verrà completato anche il Centro parrocchiale
Una comunità riunita attorno alla nuova chiesa dello Spirito Santo a neonata parrocchia di Paradiso è riunita attorno alla nuova chiesa dello Spirito Santo. Dedicata il 4 giugno 2001 dal Cardinale Gilberto Agustoni, è ben situata in centro e all’interno di una visione urbanistica unitaria, essendo stata progettata dall’arch. Filippo Boldini, autore anche della piazza e del palazzo comunale. «Se ne sentiva l’assoluta necessità»: lo dice il parroco don Nicola Di Todaro ma era già scritto in un documento del 1909, quando si lamentava che il pur storico e prezioso oratorio della Geretta fosse già allora insufficiente con la sua settantina di posti. Quelli di Paradiso ci hanno lavorato con passione e con metodo: nel 1972 l’allora parroco don Pio Jörg costituisce la Fondazione chiesa nuova, che acquista il terreno; nel ’96 finalmente iniziano i lavori, arriva la posa della prima pietra benedetta da Papa Giovanni Paolo II, la costruzione cresce, la grande festa della consacrazione. Sono 200 posti a sedere, 350 complessivi «ma in certe occasioni già non bastano» indica il parroco a conferma di come ce ne fosse davvero bisogno e dell’attaccamento di quelli di Paradiso, famiglie tradizionali e nuovi arrivi. «Soddisfa bene il bisogno di incontro, di centro, di luogo di culto per tutta la comunità in unità pastorale con la parrocchia di San Pietro Pambio». Così sarà domenica mattina per la Messa presieduta dal Vescovo con le Cresime: inizio alle 10,30 e non come di consueto alle 11. «La nostra è una
parrocchia giovane per una realtà giovane in un Comune in trasformazione dove la pluralità è una risorsa e non un peso». Tanto più che siamo alla vigilia del completamento del Centro parrocchiale dotato di una grande sala polifunzionale, dell’ufficio parrocchiale, dei locali per la catechesi, gli incontri e l’attività della parrocchia tra giovani, gruppi, movimenti ecclesiali e apertura sul mondo civile. «I rapporti con il Comune sono molto buoni, in questi anni ci ha messo a disposizione dei locali per le attività parrocchiali, presto saremo in grado di ricambiare». I lavori iniziano a breve e con ogni probabilità si concluderanno l’anno prossimo. Nel tessuto delle collaborazioni in parrocchia rientra anche la preziosa opera delle suore di Santa Birgitta, l’istituto che sorge di là dell’autostrada, appartiene alla parrocchia di Santa Maria degli Angeli ma tradizionalmente e proprio per la vicinanza gravita su Paradiso. Tra gli eventi va ricordata la festa patronale della prima domenica di giugno: “Paradiso Forever”, organizzano i giovani ricordando l’anniversario della dedicazione della nuova chiesa. Quella antica, l’oratorio della Beata Vergine alla Geretta, è attestata dal ’500, all’esterno si conservano due colonne del ’400 appartenute al precedente edificio, è costruita agli inizi del ’700, sino al 1994 era preceduta da un portico. Bell’affresco settecentesco nel coro con la Trinità, opera dei fratelli Torricelli. Sulla vetta del San Salvatore sorge la chiesa appunto
IL PROGRAMMA 10.00 12.00 13.30 14.15 14.30 15.00 16.30 17.30 19.00
Venerdì 26 settembre Paradiso Visita alla Residenza Paradiso, incontro con il direttore e visita agli ospiti nelle camere Pranzo in sala mensa Incontro con il personale e i volontari della Casa Anziani Incontro con l'Amministrazione comunale e visita ai piani Visita alle Scuole dell'infanzia Visita alle Scuole elementari Incontro con i genitori e gli insegnanti Oratorio della Geretta: preghiera dei Vespri con i gruppi e i collaboratori impegnati in Parrocchia; segue incontro al Centro parrocchiale. Pambio, Centro Parrocchiale: cena e incontro con i cresimandi ed i cresimati delle due Parrocchie.
Sabato 27 settembre Paradiso 09.30 Incontro con il Consiglio parrocchiale di Paradiso e la Fondazione Chiesa Nuova 11.00 Incontro con il Sindaco e il Municipio di Paradiso, segue pranzo 15.00 Visita a domicilio ad alcuni ammalati e anziani 16.00 Santa Messa alla Residenza Paradiso per gli ospiti e i familiari 17.15 Salita al San Salvatore in funicolare, visita alla Cappella con l'Arciconfraternita, buffet 20.30 Incontro con la popolazione e le Associazioni ricreative e sportive nella Sala Multiuso. 10.30 11.45 12.00 12.15
Domenica 28 settembre Paradiso Santa Messa solenne nella Chiesa dello Spirito Santo con il sacramento della Cresima Breve concerto in piazza della Filarmonica di Paradiso Saluto del Sindaco Aperitivo sulla piazza del Municipio e conclusione della visita.
IL PROGRAMMA dedicata al Salvatore, da cui il nome alla montagna. Attestata già dal ’200, dal 1680 è di proprietà della Confraternita di Santa Marta, poi Arciconfraternita della Buona Morte; tradizionale la salita nella festa dell’Ascensione. La si raggiunge con un comodo sentiero dalla stazione d’arrivo della funicolare del San Salvatore. Vale la pena.
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Festa per la figlia più piccola della Diocesi "L a costruzione della chiesa dello Spirito Santo altro non è stata se non l’edificazione di un tetto più grande per una casa che c’era già. Quella fatta di pietre vive dei fedeli, del popolo di Dio presente sul territorio di questo Comune”. Alfred Richner non poteva trovare immagine più sensibile dal profilo ecclesiale per salutare il Vescovo nell’oratorio della Geretta, venerdì sera per la preghiera dei vespri, nell’ambito della visita pastorale alla neo-costituita parrocchia di Paradiso, staccata all’inizio di quest’anno da San Pietro Pambio e rimasta affidata a don Nicola Di Todaro, che si avvale della collaborazione di don Samuele Tamagni e del diacono don Marcel Mattana. La costruzione della nuova chiesa dedicata allo Spirito Santo e coordinata da un’apposita Fondazione, è iniziata nel 1999 e la sua dedicazione è datata 4 giugno 2001. Si è trattato quindi di una visita particolarmente sentita, come ben sottolineato dal parroco don Nicola che così si è rivolto al Vescovo con gratitudine e affetto, accogliendolo domenica mattina nella nuova chiesa: “pur essendo la figlia più piccola delle 256 parrocchie della famiglia diocesana, le hai dedicato la stessa cura di quelle più anziane d’età e forse di più, come si conviene a chi è appena nato”. Alla nuova comunità (molto costruttivo e cordiale l’incontro con il neo-eletto Consi-
glio parrocchiale e i membri della citata Fondazione, nella mattinata di sabato) mons. Grampa ha augurato di “essere una realtà vicina alle case degli uomini, animata dallo Spirito Santo, contenta di vivere in questo nostro tempo, capace di uscire in mare aperto, attenta alle nuove realtà, senza avere paura del futuro”. Incontrando gli ospiti della Residenza Paradiso – dove nel pomeriggio di sabato ha celebrato la Santa Messa – il Vescovo ha ricordato che “le persone anziane, alle quali ci legano affetto e gratitudine, costituiscono una preziosa scuola per noi tutti e soprattutto per le giovani generazioni: un esempio di dedizione, di sacrificio e di generosità”. E parlando agli adolescenti della Cresima e del dopo-cresima, nella serata di venerdì, ha sottolineato che essere cristiano “è un’esperienza esistenziale, è il progetto e l’impostazione di una vita. È domandarsi chi sono, cosa voglio, come devo essere per una esistenza piena, gioiosa, felice e sicura”. Un momento certamente insolito dell’intenso programma è stata la salita sul San Salvatore dove il Vescovo ha incontrato l’Arciconfraternita di Santa Marta e della Buona Morte, soffermandosi in preghiera nella chiesa (m 912) e sottolineando l’impegno della testimonianza. “È la prima volta che il Vescovo di Lugano sale su questo monte e visita questa chiesa”, ha commentato qualche fedele anziano. Da parte sua mons.
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Grampa ha espresso il desiderio di partecipare, almeno una volta, all’annuale pellegrinaggio a questa chiesa, che ha luogo nella festività dell’Ascensione. La visita (non è mancato l’incontro con gli allievi delle elementari, con i piccoli della scuola dell’infanzia, con anziani e malati nelle rispettive case) ha avuto il suo momento centrale ieri mattina con la Messa e la Cresima nella nuova chiesa. Al termine il Vescovo si è intrattenuto con i presenti in cordiale e spontaneo colloquio, allietato dalle note della locale Filarmonica, mentre il sindaco Ettore Vismara (con il Municipio mons. Grampa si era incontrato nella tarda mattinata di sabato) ha rivolto il saluto finale dell’intera comunità. Centrando molto bene il rapporto “laicità – fede”, ha colto nella sincera, schietta e costruttiva collaborazione le premesse per una costante e positiva crescita, che significa promozione del bene comune a favore di tutti. Ha ringraziato il Vescovo per la sua attenzione verso la comunità di Paradiso e ha espresso stima e gratitudine alla parrocchia per il suo impegno, la sua presenza attiva e la sua opera. Ora l’itinerario della visita conosce una breve sosta, poiché la settimana prossima il Vescovo guiderà il pellegrinaggio diocesano in Terra Santa. Riprenderà a metà ottobre con Sorengo e Muzzano.
2008 In arrivo i ripari fonici lungo la ferrovia e la nuova sistemazione del lungolago
Progetti che scommettono sulla qualità di vita
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ome un tempo per le piante di gelso, a Paradiso le soluzioni arrivano dai confronti. «Troppi i ricorsi» lamenta Ettore Vismara, sindaco da 13 anni, «che rischiano di bloccare lo sviluppo, come nel caso del nuovo albergo di 300 posti-letto di cui c’è assoluto bisogno per il turismo congressuale di oggi». Nei principi del Piano regolatore viene ribadita la vocazione turistica: gli alberghi sono diminuiti negli ultimi
anni nell’ambito della ristrutturazione che un po’ ovunque tocca il settore, ma ci sono ancora più di tremila posti-letto, che dovrebbero aumentare. Un buon apporto alla valorizzazione del territorio e quindi del turismo dovrebbe venire dalla nuova sistemazione della Riva Paradiso e dell’area verde del lungolago; avviato uno studio di riqualificazione urbanistica su progetto dell’arch. Giampiero Camponovo e lo studio di consulenza
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del traffico Brugnoli e Gottardi con l’intento di dare un’impronta più mediterranea a questo viale-passeggiata migliorando il collegamento pedonale anche con una nuova illuminazione. «Paradiso è un Comune che vive bene in un territorio di pregio, con infrastrutture già valide che cerchiamo di migliorare per favorire la qualità della vita. Ha ancora margini di sviluppo» sintetizza il sindaco Vismara. Un’operatrice sociale, Romina Fenaroli, svolge un ruolo importante di informazione e consulenza verso la popolazione e le situazioni di disagio. Roberto Laurenti, municipale di lungo corso e vicesindaco per 12 anni, ha visto Paradiso svilupparsi sul piano turistico e residenziale. «Negli anni ’90 abbiamo rivisto il Piano regolatore e posto le basi per uno sviluppo che prosegue con gradualità. Ci sono ancora diverse aree con progetti: in centro, dove sorgeva la birreria, a Guidino. Rimaniamo un Comune attrattivo tanto a livello residenziale che finanziario, ben dotato di servizi, una splendida ubicazione». Tutto bene, insomma. Qualcosa che non va? «Il rischio di perdere la nostra identità, i cambiamenti incalzano, si è di più ma si conosce sempre meno gente, i giovani stanno lontani dalla politica. Ecco, ci vorrebbe una maggior partecipazione». Problema generale, non solo di Paradiso. Nella riqualifica del centro dal ’94 rientra anche la Residenza Paradiso, Casa anziani medicalizzata di proprietà comunale con all’interno un’unità per lungo degenti. Sono 78 i posti-letto più una decina per persone invalide. «Ci siamo adattati all’evoluzione del bisogno, con ospiti sempre più anziani e bisognosi di cure. Teniamo molto ad un’assistenza attenta sul piano umano, i nostri ospiti non sono numeri» precisa il direttore Francesco Martinelli. Tra gli ospiti anche la persona più anziana della Svizzera: Rosa Rein, 111 anni, originaria dell’Alsazia, da più di quarant’anni a Paradiso. «Compatibilmente con l’età è in buona salute». Ha ragione Carlo Silla, appassionato cultore di storia locale: «A Paradiso si sta bene, e non fa male saperlo». Adesso abita a Viganello, ma allunga lo sguardo verso il San Salvatore e, appena può, una rentrée la fa volentieri.
2008 LUGANESE SORENGO - MUZZANO 10 - 11 - 12 OTTOBRE La splendida realtà paesaggistica e comunitaria
Cultura e accoglienza tra colline e specchi d’acqua Nuclei storici e nuove residenze con la popolazione in “dolce” aumento. Rimane la dimensione di villaggio anche a contatto con la città. La presenza di strutture di solidarietà. L’obiettivo principale è quello di conservare l’alto livello di qualità della vita.
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olci colline, oggi come sempre. Il nucleo di Sorengo adagiato sul colle e quello di Muzzano su un magnifico spiazzo collinare non hanno più il contorno di fattorie e lavori agricoli. Oggi Sorengo e Muzzano sono stupende, raffinate zone residenziali punteggiate da belle case antiche e moderne più che da grandi condomini. A due passi dalla città mantengno nel caratteristico profilo collinare la distesa atmosfera di villaggi che hanno saputo conservare una loro serena identità nonostante la popolazione sia da decenni in costante aumento (a Sorengo sono quasi 1700 abitanti) e il contesto sociale sia molto mutato nel passaggio dalla realtà agricola a quella del terziario-residenziale. Sono due villaggi, due parrocchie che hanno saputo preservare il cuore del passato (storia, arte, tradizione religiosa) e infondere a piene mani il meglio del presente,
ossia cultura, formazione, socialità, accoglienza. «La vera caratteristica è proprio questo attivismo sul piano culturale e sociale», indica Mario Redaelli, ricercatore e storico. «Queste sono terre antiche, conservano abbondanti tracce di nuclei medioevali, hanno mantenuto una felice geografia fino all’ultimo dopoguerra, quando una serie di buoni motivi come la vicinanza alla città, la splendida ubicazione e l’abbondanza dei servizi ne hanno esaltato l’attrattività». Tra i buoni motivi c’è anche il ridotto moltiplicatore d’imposta (67,5% a Sorengo, 75% a Muzzano) e il fatto che le aree edificabili non sono ormai più molte. «Abbiamo ancora qualche riserva, ma poco più. Qui si costruisce ma con misura, vogliamo conservare e possibilmente migliorare la qualità della vita» precisano Guido Santini e Oliver Korch, sindaci di Sorengo e Muzzano.
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Impresa difficile, se non fosse che in basso corrono la strada cantonale e per Muzzano anche l’autostrada e qui – tra la storica Agnuzzo, l’industriosa Molini e la trafficata Piodella – qualcosa si può ancora fare in termini di moderazione del traffico e ripari fonici. Così come è sempre molto alta l’attenzione per quel gioiello che è il laghetto detto di Muzzano, ma sul quale si affacciano anche Sorengo e Collina d’oro. Annoso problema quello del laghetto, che conosceva bene don Aldo Toroni, parroco-scienziato di Muzzano. Già nel 1962 indicava che il tempo medio di permanenza dell’acqua nel lago era molto elevato e l’acqua se ne ristagnava facendone un ambiente a forte tendenza eutrofica. La situazione, tra speranze e delusioni, è rimasta praticamente la stessa, tanto che il prossimo 15 ottobre si terrà una serata dedicata a conoscere la situazione e studiare le misure affinché lo stato di salute eguagli la bellezza, soprattutto all’alba e al tramonto, di questo splendido specchio d’acqua. Anche perché tanto Sorengo quanto Muzzano sono zone di svago, relax, sport, escursioni tra verde e natura, con il laghetto come meta privilegiata. «Probabilmente ha bisogno di più rispetto» chiosa il sindaco Korch esprimendo la speranza che sia la volta buona per riequilibrare la situazione. L’arch. Paolo Fumagalli pone l’accento sull’eccezionalità di Muzzano con quel suo nucleo così intatto e importante, situato all’interno di un paesaggio straordinario.
2008 PARROCI Il vivo ricordo dello scomparso don Fontana; la presenza di don Varickamackal
La grande eredità del parroco don Walter La fresca testimonianza di un prete indiano
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ra Sorengo e Muzzano i concetti di cultura e storia si sostanziano soprattutto nella tradizione religiosa. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a Sorengo ha infatti un’origine alto-romanica, si risale fino a prima del Mille, e già alla metà del ’500 sul colle viene fondato il convento dei Cappuccini (il secondo in Svizzera dopo Bigorio) la cui opera assistenziale si estendeva anche a Lugano. Lo ricorda don Gianni Sala, che ha assunto l’eredità pastorale di don Walter Fontana, parroco per oltre 45 anni, scomparso proprio un anno fa dopo aver lasciato un solco indelebile di operosità, di attività sociali, di buoni rapporti, di valorizzazione della storia, dei monumenti, del territorio nelle sue essenziali componenti legate alla religiosità. A Muzzano è parroco don Giuseppe Varickamackal, uno dei numerosi sacerdoti indiani presenti in diocesi. Proviene dal Kerala, da una famiglia molto religiosa, due sorelle suore e 14 religiose nella storia del casato, è stato missionario in Brasile e negli Stati Uniti prima di giungere in Ticino, parroco della “piccola comunità” di Muzzano e Agnuzzo. Piccola rispetto alle precedenti esperienze pastorali visto che del Brasile e anche degli USA ricorda la vivace religiosità e l’assidua frequenza alle funzioni. Comunità ancora più piccola se confrontata alla realtà del nativo Kerala dove «le chiese sono zeppe, la vita religiosa intensa al punto che dà la cadenza a tutta la giornata. E la sera ci si riunisce nelle case a pregare, iniziando dal Rosario». Don Giuseppe si porta nel cuore la tristezza degli attacchi ai cristiani, che insanguinano alcune regioni della sua patria. «Non nel Kerala dove la presenza cristiana è molto diffusa, ma il dispiacere è ugualmente grande perché l’India è un grande paese tranquillo ed ospitale, con la tradizione del rispetto verso tutte le religioni. Ma quando ad infiammare è la politica» … I resti del cinquecentesco convento cappuccino di Sorengo sono nella casa parrocchiale, debitamente restaurati. Nella chiesa parrocchiale recenti restauri hanno liberato affreschi romanici della fine del Mille; decoravano l’arco trionfale della chiesa primitiva ed ora sono nuovamente visibili nella con-
trofacciata. Consistono in un’Annunciazione con decorazioni prospettiche con pesci e pavoni, nelle figure dei Santi Gervasio e Protasio, Nazario e Celso, e costituiscono significative testimonianze artistiche, che gli esperti indicano stilisticamente vicine a Negrentino, ossia al più bel romanico del Ticino. La sobria e luminosa cappella della Clinica Sant’Anna è stata realizzata nel 1964 dall’arch. Rino Tami, che abitava appunto a Sorengo, con vetrate di Emilio Maria Beretta. Cremignone ha una cappella preceduta da un portico e un bell’affresco della Madonna con i Santi Antonio Abate e Domenico. A Muzzano la chiesa parrocchiale è dedicata all’Annunciazione. Origine seicentesca, ha facciata barocca e all’interno numerose opere d’arte, tra cui la pregevole mensa d’altare realizzata da Giovanni Genucchi. Ad Agnuzzo sorge l’oratorio di Sant'Andrea, che è tanta parte della storia di questo delizioso paesello in quanto citato già all’inizio del Duecento e passato attraverso diverse fasi costruttive documentate dai recenti scavi archeologici. Tra le tante opere d’arte vanno citati gli affreschi sulla controfacciata, che ricordano il Luini e implicitamente ribadiscono la straordinaria ricchezza del patrimonio artistico negli edifici religiosi anche di questa parte del nostro Paese.
IL PROGRAMMA 11.00 14.00 15.00 16.00 17.00 18.00 20.15 20.30
Venerdì 10 ottobre Sorengo Visita all'OTAF Incontro con i ragazzi delle Scuole elementari Muzzano Incontro con i ragazzi delle Scuole elementari Visita alla redazione e amministrazione del Corriere del Ticino Ricevimento di mons. Vescovo da parte del Municipio Sorengo Ricevimento di mons. Vescovo da parte del Municipio Preghiera per i defunti al cimitero Le comunità di Sorengo e Muzzano incontrano mons. Vescovo al centro parrocchiale.
Sabato 11 ottobre Agnuzzo 10.00 Eucaristia Muzzano 11.30 Incontro con il Consiglio parrocchiale 12.15 Pranzo offerto dal Consiglio parrocchiale Sorengo 14.45 Visita alla Casa anziani consortile "Al Pagnolo" ed Eucaristia (15.30) con l'Unzione degli infermi Muzzano 17.00 Preghiera per i defunti al cimitero 17.30 Eucaristia con il sacramento della Cresima. 17.00 18.45 19.30
Domenica 12 ottobre Sorengo Eucaristia con il sacramento della Cresima (memoria di don Walter Fontana nel 1. anniversario della morte) Incontro con il Consiglio parrocchiale Cena offerta dal Consiglio parrocchiale.
09.00 10.00 11.00
Lunedì 13 ottobre Sorengo Visita al Franklin College of Switzerland Visita alla Scuola media Parsifal Visita alla Clinica Sant'Anna.
IL PROGRAMMA
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Una profonda riflessione sul lavoro della Parrocchia Cos’ è la parrocchia? “Una realtà umana e divina, che sta vicino alle case degli uomini per rispondere a esigenze, richieste, domande, necessità”. Una realtà “chiamata all’accoglienza verso tutti e nella quale ci si riconosce per impegni, compiti e ideali comuni, e dove le insidie maggiori sono riconducili al centralismo esasperato, all’individualismo e alle divisioni interne: altrettanti ostacoli ad una sincera e costruttiva comunione”. Così ha precisato mons. Grampa, incontrando venerdì sera nell’ambito della visita pastorale le comunità parrocchiali di Sorengo e Muzzano, rispettivamente affidate a don Gianni Sala e a don Joseph Varickamackal. E ha invitato, facendo riferimento al suo recente pellegrinaggio in Terra Santa (“il sesto da quando sono Vescovo e dieci in tutto”) e in particolare al lago di Gesù, il lago di Galilea, a “prendere il largo con coraggio, fiducia e costanza, nonostante le tempeste e le avversità”, ricordando che “la parrocchia è chiamata ad essere se stessa, e mai feudo di qualcuno”. Un incontro ben partecipato, come pure quelli con singoli gruppi e istitu-
zioni. Come con la Fondazione OTAF, presente e attiva in Ticino dal 1917 che “ha svolto e svolge il suo servizio con generosità e competenza”, rispondendo “con professionalità e con il cuore alle crescenti esigenze, alle diverse forme di difficoltà, alle continue e costanti richieste”, ha precisato mons. Grampa con parole di gratitudine e di apprezzamento, sottolineando “l’apporto dato da questa Istituzione veramente meritevole alla società, all’intero Cantone e alle famiglie”. Oppure l’incontro con la comunità della Casa al Pagnolo, dove il Vescovo ha celebrato l’Eucaristia e il Sacramento dell’Unzione: un segno di “alta tradizione biblica” e “di delicata premura e attenzione”, per “ricevere il dono di sentirci riconciliati col Signore e nella sua rinnovata alleanza ed amicizia, che genera fiducia e speranza”. Cordiale, costruttivo e familiare il dialogo con le Autorità comunali e parrocchiali o con le varie Società che “compiono un prezioso servizio”, ha commentato il Vescovo, invitando a “proseguire nelle rispettive proposte, significative anche perché provengono dalla base senza attendere sempre iniziative
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e soluzioni dall’alto”. Vivace il dialogo con piccoli e ragazzi (Elementari e Scuola dell’infanzia); spontanea la visita – quasi una simpatica improvvisata – alla sede del Corriere del Ticino; intensa di affetto la sosta in cimitero, con un pensiero particolare per don Walter Fontana, parroco di Sorengo dal 1961 al 2006, nel primo anniversario della morte. “Lo ricordiamo con affetto, gratitudine e riconoscenza, ha sottolineato mons. Grampa, in questo luogo, dove riposano tante persone alle quali ha annunciato la parola e donato i sacramenti, accompagnandole anche nell’ultimo tratto del loro cammino terreno”. Ben preparate le Celebrazioni eucaristiche: sabato nella suggestiva chiesetta di Agnuzzo, “restaurata con dedizione, impegno ed affetto”; nel tardo pomeriggio di sabato e domenica rispettivamente nelle parrocchiali di Muzzano e di Sorengo, con il Sacramento della Cresima. Il programma a Sorengo proseguirà oggi, lunedì, con la visita al Franklin College of Switzerland (09.00), alla Scuola media Parsifal (10.00) e alla Clinica Sant'Anna (11.00).
2008 La Clinica Sant'Anna, l’OTAF, l’Associazione L'Orto, la Casa per anziani e diverse strutture scolastiche
Socialità ed educazione non sono un optional “
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ati a Sorengo”. È sorta persino un’associazione per riunire i tanti che sul passaporto hanno Sorengo come luogo di na-
scita. Nella clinica Sant’Anna, naturalmente, più di settant’anni di vita, la buona fama di “culla del Ticino”, oggi una realtà sanitaria non solo nel campo della maternità ma anche dell’oncologia e della chirurgia, con tecnologie e attrezzature d’avanguardia. Poco più avanti e da oltre novant’anni sorge l’OTAF, Opera ticinese per l’aiuto alla fanciullezza, altra benemerita istituzione per bambini portatori di handicap plurimi con l’asilo, la scuola speciale e Casa Giroggio che accoglie una trentina di adulti disabili. Dispone di vari servizi di riabilitazione per disabili in età neonatale, scolare e adulta. Dal febbraio scorso l’Opera è diretta da Michele Vismara, subentrato a Roberto Panzeri giunto qui nell’84 mentre rimangono immutati l’affetto e la riconoscenza per l’indimenticabile Cora Carloni. Sorengo significa anche Franklin College, scuola americana di livello universitario accreditata negli States alla Middle States Association of Colleges and Schools. E in questo villaggio ha sede la Biblioteca internazionale di gastronomia dotata di alcune autentiche perle editoriali tra cui l’incunabolo della prima versione del “De honesta voluptate et valetudine”, 1475, di Bartolomeo Sacchi detto il “Platina”, umanista cremonese, educatore e letterato, prefetto della Biblioteca vaticana. Naturalmente c’è l’attivissima Biblioteca comunale, centro d’incontro e di cultura che ospita tra l’altro la Sezione Ticino della Società svizzera delle fiabe coordinata da Pia Todorovic
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Redaelli. E poi numerose altre istituzioni come la Casa per anziani Al Pagnolo e società che ne fanno un Comune dove si nasce, si frequenta la scuola materna, si possono concludere gli studi accademici, dove bambini e adulti meno fortunati trovano cure ed accoglienza. Nelle scuole di Muzzano Maria Boschetti Alberti iniziò a sperimentare il metodo montessoriano e il nuovo Centro scolastico è un punto di riferimento delle varie attività culturali, sportive e sociali. Tra queste va citata l’Associazione L’Orto, che ha vinto la sua battaglia di solidarietà e continua ad accompagnare persone che, a causa delle loro esperienze, incontrano difficoltà di inserimento nella vita professionale e sociale, in particolare mediante l’esercizio di un’azienda agricola. Sono tutte tessere di quel mosaico che si chiama qualità di vita, un concetto in continuo sviluppo che Muzzano sta interpretando soprattutto sul piano della viabilità: pavimentazione pregiata nel nucleo ma soprattutto la ricerca di soluzioni atte a migliorare la sicurezza e la funzionalità dei collegamenti. Sorengo ha creato una Commissione famiglia per verificare le esigenze della comunità, in modo particolare delle persone anziane. Guido Santini, sindaco da vent’anni, cita il vigneto che abbellisce il ronco sotto la chiesa, l’accresciuta sicurezza (i marciapiedi, le opere di moderazione del traffico), l’incremento “dolce” della popolazione, il progetto di riordinare la zona del colle togliendo un po’ di posteggi con un piccolo autosilo e creando una zona di svago… Insomma non si riposa sugli allori.
2008 LUGANESE GENTILINO - AGRA 17 - 18 - 19 OTTOBRE Tanti villaggi, due parrocchie, un unico Comune
Un’unità territoriale che affonda nei secoli Questo splendido paesaggio è stato amato prima da costruttori e artigiani che hanno costruito in tutta Europa, poi da artisti, musicisti, scrittori tra cui Hermann Hesse che qui ha prodotto molte delle sue pagine migliori tra poesie, saggi e romanzi.
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ollina d’oro, un nome troppo bello per essere vero. Invece basta leggere quanto scrive il prof. Ottavio Lurati per apprendere che «questo elegante nome circola dal 1883» e che l’unità geografica e territoriale affonda nei secoli. Per cui si diceva «nem in sü, süla Collina» e si intendevano globalmente Gentilino, Montagnola e Agra secondo una familiarità storica che si è tradotta in unità amministrativa solo pochi anni fa, e non è stato facile; alla fine hanno prevalso i favorevoli ma al fotofinish, 352-346. Lo ricorda uno che se ne intende come Spartaco Arigoni, sindaco di Gentilino per 43 anni, dal 1962 al 2004, al quale pareva che il modo migliore per lasciare la politica fosse di traghettare i tre villaggi in un Comune unico. Cosicché oggi si torna a dire “nem in sü, süla Collina”, intendendo dal confine con Sorengo e Lugano fino in cima, ad Agra, per poi ridiscendere sull’altro versante verso Barbengo fino a toccare il Pian Scairolo. Era fatale che la storia riavesse il suo. Troppo marcata sulla Collina per esaurirsi nei ricordi. Troppo vissuta e interpretata – scrive ancora il prof. Lurati – sul mestiere «del costruire e creare nuovi modelli di architettura nelle più diverse zone d’Europa, fino a San Pietroburgo» per non far sentire il suo peso nel presente. «Gli artigiani di Gentilino (guidati dai Casasopra e dai Somazzi) collaboravano con quelli di Montagnola (diretti dai Berra, dai Camuzzi, dai Gilardi, e poi, dai Lucchini). Sulle impalcature russe, lavoravano gomito a gomito con i costruttori di Agra (guidati spesso, e per secoli, dagli Adamini). L’emigrazione, insomma, ha unito attraverso le
generazioni la gente di tutta la Collina». E prima valeva una storia ancora più antica, pietrificata nei nomi dati ai luoghi. Quella della Collina «è una toponomastica costruita sulla volontà insediativa dell’uomo» con abbondanti riferimenti al convento di Sant’Abbondio a Como, che possedeva gran parte dei terreni e il cui ricordo dev’essere stato dolce e comunque funzionale visto che nel Duecento la chiesa verrà dedicata proprio a Sant’Abbondio. La chiesa degli sposi con quella sua straordinaria posizione in equilibrio sulla
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collina e quei cipressi che fiancheggiano il viale. Ma storicamente chiesa insediata, piantata nel territorio, collegata ancora oggi da un sentimento forte alla popolazione anche perché gli abitanti vi vollero «nitido, lo stemma della croce federale: un unicum che con altri fa peculiare la Collina d’Oro». Nonostante l’acceso dibattito sull’aggregazione varata 4 anni fa e un passato recente contrassegnato da un acceso campanilismo, ha ragione Ottavio Lurati nell’affermare che questa è «una bella isola di comprensione e di tolleranza». Alcuni anni prima, complici i festeggiamenti dei 700 anni della Confederazione, era avvenuto l’impensabile, ossia l’unione tra le due Bande, la liberale-radicale di Gentilino e la popolaredemocratica di Montagnola, a formare un unico complesso, stessa musica, stessi ritmi. Per dire come, sotto sotto, si sia sempre ragionato in termini comunitari per cui la grande storia, quella del convento di Sant’Abbondio, dell’emigrazione dei Magistri ed anche di una sotterranea ma forte solidarietà contadina, alla fine non poteva che riemergere.
2008 Ogni nucleo ha la sua chiesa e le sue tradizioni ben conservate
La capacità della popolazione di provvedere ai tanti edifici sacri
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gni nucleo la sua chiesa, il suo oratorio, la cappella. E in tutti qualche segno della perizia costruttiva ed artistica di queste terre, nomi più o meno insigni di costruttori, affrescatori, pittori, gessatori, stuccatori oltre ai robusti segni della storia. Sant’Abbondio ma anche, a Gentilino, Ca’ di Sotto, l’oratorio dalla rara dedicazione alla Presentazione di Gesù al Tempio, evidente ricordo dell’emigrazione. Tanto passato ma anche tanto presente con lo sguardo sul futuro. «Arrivano famiglie nuove, anche con figli, questi non sono solo villaggi di memoria ma anche di gioventù» indica il parroco don Aldo Aliverti, qui da poco più di un anno dopo i 25 di don Ambrogio Bosisio, ma già appassionato della Collina d’Oro. Della capacità di questa gente di stare vicina alla chiesa, di provvedere ai tanti edifici sacri grazie anche all’attivismo dei Consigli parrocchiali; di conservare le tradizioni, come nel piccolo Museo parrocchiale, di guardare al futuro come con il progetto di rifacimento della casa parrocchiale e provvedere all’urgente bisogno di un salone dove riunirsi per le varie attività, dal Gruppo ricreativo alla vicinanza agli anziani, alla catechesi. Intanto continua il lavoro pastorale comune tra le due parrocchie, con il parroco aiutato da don Tomasz e da molto volontariato di qualità. La chiesa parrocchiale di Sant’Abbondio nella sua suggestiva posizione forma un pittoresco complesso con l’ossario, il campanile, la canonica, la via crucis, la colonna cimiteriale di metà Seicento, il sagrato settecentesco e, di là della cantonale, il monumentale cimitero nei cui pressi la cappella di San Pietro è stata progettata da Domenico Gilardi. L’oratorio della Presentazione ha facciata concava, campanile laterale a vela, pala d’altare settecentesca. Viglio ha l’oratorio dedicato a San Giovanni Battista, seicentesco; Montagnola l’oratorio dei Santi Nazaro e Celso con affreschi cinquecenteschi, numerose opere d’arte tra cui una statua tardo gotica della Vergine e il decoro pittorico di Attilio Balmelli, 1925. L’oratorio di San Mattia a Certenago, seicentesco, è stato spostato nel 1940 per allargare la strada cantonale. L’oratorio di San Silvestro ad Arasio è citato già nel
Duecento, in seguito trasformato a più riprese ma conserva il suo fascino, ha un interessante dipinto raffigurante San Silvestro che battezza l’imperatore Costantino. Cadepiano ha l’oratorio di Sant'Antonio Abate, affreschi seicenteschi nel coro raffiguranti diversi Santi tra cui Bernardo di Chiaravalle. Ad Agra la chiesa parrocchiale dedicata a San Tommaso è documentata dal Duecento, una scalinata porta al bel sagrato, presenta una ricca dotazione di affreschi dei fratelli Torricelli, cappelle laterali seicentesche. A Bigogno nel bel nucleo di case con logge in parte ancora medioevali, l’oratorio della Beata Vergine è introdotto da un portale con un affresco seicentesco raffigurante la Madonna, che ritorna nell’affresco barocco sulla parete di fondo del coro, affiancata dai Santi Sebastiano e Rocco. Dinanzi a tanta, capillare presenza religiosa anche il frequentato itinerario sui luoghi di Hermann Hesse incrocia di continuo – e lo scrittore stesso l’ha annotato in numerose sue pagine – chiese, oratori, cappelle, quasi a prolungare verso il cielo l’oro della Collina.
IL PROGRAMMA Venerdì 17 ottobre 07.30 Visita alla Scuola Americana 09.15 Santa Messa con lodi in Sant'Abbondio 10.15 Visita ai malati 11.30 Incontro con gli anziani ATTE e Gruppo parrocchiale 12.15 Pranzo - sede ATTE 13.30 Visita all'oratorio di San Nazaro, Montagnola 14.00 Visita alle Scuole dell'infanzia e alle Scuole elementari 16.30 Visita al Museo Hermann Hesse 17.45 Incontro con la popolazione Centro scolastico 18.30 Incontro con le Autorità comunali. Sabato 18 ottobre Visita con preghiera 08.30 Cimitero di San Tommaso, Agra 08.45 Oratorio di Santa Maria Assunta, Bigogno 09.15 Oratorio di San Silvestro, Arasio 09.45 Oratorio di San Mattia, Certenago 10.00 Cimitero di Sant'Abbondio, Gentilino-Montagnola partecipa la Filarmonica Collina d'Oro Musica 10.45 Oratorio della Presentazione di Gesù al Tempio, Gentilino 11.00 Oratorio di San Giovanni Evangelista, Viglio 12.00 Pranzo con il comitato della Confraternita 15.00 Incontro con collaboratori e catechisti 17.00 Celebrazione della Cresima 18.30 Aperitivo sul sagrato di Sant'Abbondio. 09.30 11.00 12.00 13.00 14.00
Domenica 19 ottobre Santa Messa, Sant'Abbondio partecipa il Coro parrocchiale Santa Messa, San Tommaso partecipa il piccolo Coro di Agra Aperitivo sul sagrato, San Tommaso Pranzo con i Consigli parrocchiali Congedo da mons. Vescovo.
IL PROGRAMMA
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Il Vescovo: “Impegnatevi a trasmettere i valori della vita cristiana” Incontrando la popolazione ve- sia durante le diverse celebrazioni dell’Eu- facciamo, quanti richiami a una lieta, coragnerdì sera, nell’ambito della visita pastorale alle comunità di Gentilino-Montagnola e di Agra affidate a don Aldo Aliverti, che si avvale della collaborazione di don Tomasz Woytal, il Vescovo si è in particolare soffermato su alcune caratteristiche che deve avere una comunità cristiana, per essere fedele ai suoi compiti e alla sua missione. A questo riguardo, ricollegandosi anche alla positiva vivacità incontrata nella Collina d’Oro, ha sottolineato “il senso della flessibilità e la capacità di adattamento”, indicandole come “due atteggiamenti fondamentali che consentono di affrontare, senza troppa difficoltà la complessità, la conflittualità e i rapidi cambiamenti caratterizzanti l’attuale accelerazione della storia umana”. Una situazione che domanda a parroci e parrocchie una fatica maggiore rispetto al passato, dove lo stesso contesto socio-culturale rendeva più agevole e persino favoriva la trasmissione della vita cristiana. Si innesta in questa prospettiva l’impegno della testimonianza, che mons. Grampa richiama con giusta insistenza durante queste visite (il suo pellegrinaggio è giunto nel frattempo a 235 parrocchie) e che ha richiamato anche ad Agra e Gentilino,
caristia; sia nella sosta di preghiera nei due cimiteri (a Gentilino era presente la Filarmonica Collina d’Oro Musica); sia nella sosta nei diversi oratori (di San Nazaro a Montagnola; di Santa Maria Assunta a Bigogno; di San Silvestro ad Arasio; di San Mattia a Certenago; della Presentazione di Gesù al Tempio a Gentilino; di San Giovanni Evangelista a Viglio) dove era sempre presente un buon gruppo di fedeli, legati da affetto e ricordi a questi luoghi sacri che “ci ricordano la fede e la devozione della nostra gente e segnano il cammino della storia cristiana nelle nostre terre e nelle nostre vallate”, ha precisato il Vescovo. Proprio a questo itinerario di oratorio in oratorio può essere ricollegato un significativo passaggio di Hermann Hesse, datato 1920 e presentato al Vescovo durante la sua visita, nel tardo pomeriggio di venerdì, al Museo dedicato a questo autore, che scelse la Collina d’Ora quale sua dimora. “Amate chiese ticinesi, amate cappelle, edicole e nicchie, quante piacevoli ore ho passato come vostro ospite. Quanta gioia mi avete procurato, quanta gradevole, benefica ombra, quanta serenità emanante dall’arte, quanti moniti per ricordarmi quello che non
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giosa, sincera pietà vitale”. Una visita vivace costellata da incontri e momenti diversificati, per permettere “una reciproca conoscenza fra il Vescovo e la sua gente”, che rimane uno degli scopi di questo pellegrinaggio pastorale. Mons. Grampa ha così incontrato la Scuola Americana di Montagnola, dove è stato accolto con cordialità e simpatia e dove, da esperto uomo di scuola, ha espresso apprezzamento e gratitudine per un impegno educativo serio e costruttivo, peraltro rivolto a un arco di età molto esteso: dalla scuola dell’infanzia alla maturità liceale. Ha dialogato con le autorità comunali e parrocchiali, sottolineando con soddisfazione la reciproca e positiva collaborazione; ha risposto alle domande dei piccoli delle elementari e della scuola dell’infanzia; si è intrattenuto in modo familiare e conviviale con la Confraternita e il Gruppo della Terza Età; ha visitato i malati nelle loro case; ha discusso con collaboratori e catechisti, soffermandosi in particolare sulla trepidazione di fronte alla preoccupante “assenza” delle nuove generazioni e sulle modalità per favorire il loro coinvolgimento e dare così continuità alla trasmissione della vita cristiana.
2008 Gli abitanti sono raddoppiati negli ultimi decenni, raggiungendo quasi le 4400 anime
Lo sviluppo demografico frutto del bell’abitare a Collina è proprio d’oro. Straordinaria come paesaggio e natura, splendida nei panorami, saggia nel preservare i suoi pregi. Ha il moltiplicatore al 65% e anche questo concorre a conservare il privilegio del bell’abitare. Qui scatta la saggezza, la preveggenza di questa gente che già nel ’75 ha saputo dotarsi di un Piano regolatore che limitava fortemente gli indici di occupazione e di sfruttamento. La popolazione è raddoppiata negli ultimi decenni, oggi sono quasi 4400 abitanti, ma è tutto un riunirsi di case unifamiliari a far da corona agli antichi palazzi dei vicoli e dei nuclei, cosicché la Collina conserva il suo fascino e naturalmente il potere di attrazione. «Era ed è una zona troppo bella per non essere dovutamente protetta» commenta Spartaco Arigoni. «Siamo stati facilitati dal fatto che gran parte dei terreni era in mano a tre sole famiglie, che hanno preferito preservare piuttosto che speculare». Continua così il fascino della Collina, lo stesso che ha conquistato Hermann
Hesse, «lo scrittore di lingua tedesca più letto nel Novecento» sottolinea Regina Bucher, che dirige il Museo a lui dedicato. E ricorda come in questi luoghi che tanto ha amato e descritto con la penna e l’acquarello, ha prodotto gran parte delle sue pagine più belle, poesie, saggi, romanzi dove entrano a piene mani questi paesaggi e questa gente. Come lui hanno scelto e amato la Collina d’Oro altre insigni personalità, e basta una visita al cimitero per verificare come, accanto a tanti esponenti di insigni famiglie, riposano letterati, musicisti, artisti; le “urne dei forti” per dirla con Foscolo. Il potere di attrazione è intatto, come si vede dalle presenze di un Istituto importante come la Scuola Americana e dell’Associazione L’Ancora, centro terapeutico di Villa Argentina; dalle nuove costruzioni, soprattutto sul versante verso Barbengo, ma anche ad Arasio e un po’ ovunque. Comunque sempre entro i limiti, tra verde e aree di svago, servizi, tranquillità, vicinanza alla città. In alto, ad Agra si attende
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una soluzione per l’ex sanatorio, residenze e albergo, da tempo fatiscente ma che testimonia dell’aria buona e del salubre verde della zona. Si è puntato molto sulla moderazione del traffico e sul rifacimento dei nuclei storici, presto toccherà a Montagnola, si promuovono interventi sociali, come conferma il sindaco Sabrina Romelli: mezzi pubblici che riportano a casa i giovani nei venerdì e sabato notte, gli anziani condotti verso i centri commerciali il lunedì mattina, il centro Atte messo a disposizione dal Comune, la pressione su Berna affinché provveda ai ripari fonici sull’autostrada, sul cantone per la mobilità nel Pian Scairolo, sulla collaborazione con i vicini. Intanto si punta molto sull’armonizzazione dei diversi Piani regolatori, per confermare nel tempo i tanti privilegi della Collina nel suo insieme, ancora così bene caratterizzata da tanti piccoli villaggi: oltre a Gentilino, Montagnola e Agra, anche Arasio, Pian Roncate, Cadepiano, Al Guasto, Certenago, Bigogno, Viglio...
2008 LUGANESE VEZIA - SAVOSA 1 - 2 - 7 - 8 NOVEMBRE Dai villaggi agricoli alle realtà residenziali e industriali
Periferia: forze e limiti di un mondo in evoluzione «Abbiamo tutti i servizi come in città – affermano i sindaci Ongaro e Scherrer –, si tratta di gestire al meglio quello che c’è: strade, aree verdi, commerci; di promuovere l’abitabilità e di rafforzare il sentimento di appartenenza ad una comunità». i apre il cuore alzando lo sguardo da Lugano: la collina, il vigneto, il profilo del nucleo, la chiesa parrocchiale che si staglia nel cielo. E da lassù il panorama si apre sulle valli e sul lago, si perde tra le colline e la pianura. Impossibile dar torto al sindaco di Porza Roberto Bizzozero quando sostiene che «a Porza si vive bene». Gli danno ragione anche le cifre: nel 1950 contava 406 abitanti, nel ’90 erano 1155, oggi sfiorano i 1500 e l’atmosfera è sempre la stessa. Oggi che è un grosso, bel Comune come quand’era un villaggio agricolo, diviso tra la collina e la piana della Resega, alcune «masserie ben distribuite, tante piccole stalle, anche in paese si aveva la mucca. Storia dell’altro giorno, fino agli anni Cinquanta» riassume Gianluigi Caligari, che a Porza ha le radici. Lo confermano i dipinti di Luigi Taddei che da Aldesago colorava i tramonti su Porza e la sua collina; lo conferma la storia del castello di Trevano su cui verteva l’attività di tanti porzesi. Quel castello in verità era una signorile dimora ottocentesca di grande sfarzo, feste e concerti; fu acquisita dal cantone nel 1934, demolita nel 1961 per lasciare il posto alla Scuola tecnica superiore, oggi SUPSI. Il vero castello, quello che ha fatto la storia di queste terre, dominava Lugano dal poggio di Trevano dal dodicesimo secolo, fatto costruire dal Vescovo di Como e detenuto in feudo da famiglie di origine comasca, Brocchi, Trevano, Quadri. E prima ancora si allungava fin qui l’influenza dell’abbazia benedettina di San Pietro in Cielo d’Oro di Pavia. Per dire come Porza sia solo apparentemente villaggio recente, quando invece il Patriziato affonda la sua storia nei secoli ed
anche questa si intreccia con la realtà religiosa visto che tuttora è proprietario del tardomedioevale oratorio di San Rocco, sull’omonimo colle. Anche la parrocchia ha patroni antichi come i Santi Bernardino e Martino di Tours, quello del mantello diviso con il povero; ancora oggi rimane la tradizione di distribuire il pane a San Martino. Per rimanere sul piano della solidarietà nella prima metà del Novecento sorse proprio qui l’Associazione culturale “Porza” per il sostegno agli artisti con uno straordinario programma di costruzioni, le cosiddette “Case di Porza” (Porzahauser) in mezzo al verde e nella natura incontaminata che dovevano sorgere in varie parti d’Europa partendo dalla “libera Elvezia”, e
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le prime sorsero per davvero, a Berlino. L’idea nacque a Porza forse anche perché per secoli fu villaggio di stuccatori e gessatori, abilissimi artigiani che decorarono dimore signorili e chiese in mezza Europa. Grande storia, splendida attualità. Vicino alla città ma tranquillamente disteso sulla collina, prossimo alle vie di comunicazione, è diventato uno splendido Comune residenziale, tante famiglie anche giovani, una vita associativa in crescita, tutti i servizi necessari, la disponibilità e ormai l’abitudine di collaborare con i Comuni della collina e con Lugano. Essenziale la gestione del territorio: con Canobbio e Lugano ha preparato il Piano regolatore del Nuovo Quartiere di Cornaredo per garantire un assetto sostenibile alla zona influenzata dallo sbocco della galleria Vedeggio- Cassarate. Importante la collaborazione su altri fronti, dalla sicurezza agli anziani per i quali con altri sei Comuni si va verso al costruzione di una nuova Casa. In questo clima aperto, il tema dell’aggregazione non si è mai posto. Va bene così, con la necessaria funzionalità, il moltiplicatore al 65% e altri investimenti che il Comune si appresta ad affrontare.
2008 LA STORIA Simili le risposte delle due comunità alle sfide dei tempi
La parrocchia contro l’anonimato ll’inizio erano gli oratori sulla collina. Era dedicato alla Madonna delle Grazie e a San Martino quello di Vezia, origine antichissima, praticamente ai tempi della diffusione del cristianesimo in questa regione, qualcosa come millecinquecento anni fa. Probabilmente la prima chiesetta era nel complesso di una cinta fortificata, poi nel tempo ha avuto am-
pliamenti e trasformazioni fino al recente restauro, che ha messo in evidenza, sulla parete di fondo del coro, l’affresco cinquecentesco che si trovava già nella chiesa precedente. È di proprietà del patriziato, che la tiene con cura e passione grazie anche al Legato Lanfranchini, in maggio e ottobre si sale per la recita del Rosario, la gente di Vezia ha nel cuore questo piccolo, antico oratorio. Poi il villaggio si è esteso verso il piano, ed ecco l’esigenza ai primi del Seicento di costruire una nuova chiesa, ossia l’attuale parrocchiale di Santa Maria Annunziata, anch’essa non tanto grande perché la popolazione era di poche centinaia di persone sino a non molto tempo fa, e infatti nelle grandi occasioni si conferma bella, ben tenuta ma piccola. A conferma di quanto indica il parroco don Michele Fornara, ossia che le due parrocchie sono molto simili, anche la chiesa parrocchiale di Savosa, dedicata alla
beata Vergine Annunciata, sorge nel nucleo vecchio, lassù al confine con Porza. È una costruzione tardo-medioevale, piccola come allora il paesino, ma accogliente e decorata con stucchi, affreschi e dipinti. Il Comune si è molto ingrandito soprattutto nella zona di Crocifisso e per le funzioni religiose si è potuto far conto sull’ampia cappella della Casa anziani
che oggi si chiama Villa Maria; per decenni e sino a pochi mesi fa è stata diretta dalle Piccole Suore della Sacra Famiglia di Brenzone, in Italia. Qui da parecchi anni esercita un’apprezzata attività pastorale don Alessandro Pronzato, molto conosciuto anche come conferenziere, scrittore e giornalista. «Un grande aiuto e di alta qualità» riconosce don Fornara già costretto a dividersi tra le due parrocchie tra le quali però corre una buona collaborazione. A Vezia sorge il Centro parrocchiale, un punto di ritrovo; la parrocchia ha fatto uno sforzo, vi ha investito e adesso è una struttura di riferimento per tutta la comunità. Ed il parroco, giustamente, sottolinea come sia importante avere luoghi di incontro all’interno di realtà abitative e sociali così diffuse, caratterizzate da tanti arrivi, volti, storie ed abitudini diverse che però hanno saputo bene integrarsi. Il rischio è di diventare periferia anonima. Invece la chiesa e la parrocchia
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IL PROGRAMMA 09.00 10.00 11.30 14.00 15.30 16.30
Sabato 1 novembre Vezia Arrivo di mons. Vescovo in Casa parrocchiale Accoglienza in chiesa parrocchiale e Santa Messa Incontro con il Consiglio parrocchiale Commemorazione dei defunti in Chiesa parrocchiale e processione al cimitero Visita all'Oratorio di San Martino Incontro con il Patriziato e con il Consiglio Direttivo della Fondazione Domenico Lanfranchini Visita agli anziani e agli ammalati.
08.30 09.00 09.30 10.30 11.30 12.00 14.00 15.00 16.30 19.00
Domenica 2 novembre Savosa Accoglienza nella Cappella della Villa Santa Maria Incontro con la direzione della Villa Santa Maria Incontro con gli ospiti Santa Messa nella Cappella della Villa Santa Maria Aperitivo nella Sala Multiuso. Incontro con il Consiglio parrocchiale Spaghettata con i chierichetti di Vezia e di Savosa Visita alla Chiesetta e al cimitero di San Maurizio (Rovello). Incontro con la popolazione di Rovello e con il Consiglio direttivo della Fondazione San Maurizio Celebrazione dei defunti in chiesa parrocchiale e processione al cimitero Visita agli anziani e agli ammalati Vezia Incontro e cena con i collaboratori parrocchiali al Centro parrocchiale.
07.30 09.00 11.00 12.00 14.00 16.00 16.30 17.30 18.30 20.30
Venerdì 7 novembre Visita al Cantiere "Vedeggio-Cassarate" Vezia Visita all'Istituto scolastico Visita alla Casa comunale Savosa Pranzo con gli anziani al Centro "Al Pettirosso" Visita all'Istituto scolastico Visita alla Casa comunale Incontro con i cresimandi e i giovani Vezia Eucaristica nel primo venerdì del mese Savosa Cena e incontro con le Autorità al Centro "Al Pettirosso" Incontro con la popolazione di Vezia e Savosa nella Sala Multiuso delle Scuole elementari.
10.00 15.00
Sabato 8 novembre Massagno Celebrazione della Cresima Vezia Visita alla chiesetta di San Giuseppe Incontro con l'Associazione Ospedale Italiano di Lugano e l'Associazione Italiana di Lugano per gli Anziani.
IL PROGRAMMA
2008
Il Vescovo: “Occorre progettare e costruire” L’interessante visita all’imponente cantiere della galleria VedeggioCassarate ha suggerito al Vescovo le coordinate per l’incontro con la popolazione di Vezia a Savosa, nella serata di venerdì scorso: uno dei diversi momenti significativi della visita pastorale a queste due comunità affidate a don Michele Fornara. Ricollegandosi ad un’opera tanto importante quanto attesa, come questo tunnel chiamato a dare una svolta al traffico del Luganese, mons. Grampa ha tracciato un “realistico piano di lavoro” per la stessa comunità parrocchiale, per renderne veramente “operativo” il lavoro. Ha così parlato di volontà di costruire (“basilare e indispensabile, con scelte determinate e precise in partenza”); di progetto (“per non cadere nell’improvvisazione, nell’emotività, nell’incertezza”); di cantiere (“per evitare che il progetto, pur bello e interessante, resti sulla carta”); di infrastrutture necessarie (“per proseguire e crescere”). Lungo questa pista ha richiamato con chiarezza un impegno, che ritorna costante in queste visite: quello della testimonianza. Del resto la coincidenza della visita a Vezia e Savosa con le festività dei Santi e dei Morti (il programma è poi proseguito negli scorsi venerdì e sabato)
è stata un’occasione particolarmente propizia per tale richiamo. “I nostri morti – ha sottolineato mons. Grampa celebrando l’Eucaristia in entrambe le comunità – ci ricordano il valore della vita cristiana che ci hanno lasciato quale preziosa eredità e che noi, a nostra volta, dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni”. Visitando la Villa Santa Maria di Savosa ha ricordato che “esattamente 62 anni fa, il 2 novembre 1946, il Vescovo Angelo Jelmini benediceva questa Casa, che avrebbe compiuto lungo gli anni un prezioso e generoso servizio a favore di persone anziane, sole, ammalate. Un servizio alla vita, in una fase segnata dalla debolezza fisica, ma altrettanto ricca perché il cuore delle nostre persone anziane rimane una luminosa sorgente di tanta bontà”. Ha espresso gratitudine “a quanti lungo gli anni sono stati in questa Casa una premurosa presenza accanto agli ospiti”, porgendo nel contempo un fiducioso augurio perché “questo luogo, proseguendo lungo la pista della sua preziosa tradizione, continui ad essere un autentico servizio alla vita e alle persone”. Vivaci come sempre i dialoghi con gli allievi delle elementari; simpatico il conviviale incontro con il gruppo della terza età; preziosa e delicata la visita alle persone malate;
rimangono luoghi e occasioni di aggregazione e di reciproco riconoscimento. E questo grazie anche alle tante iniziative, ai canti della corale, all’animazione delle funzioni, al gruppo di preghiera di Padre Pio, alla collaborazione dei laici nella catechesi e in tutte le cose anche semplici che concernono l’attività delle comunità. Le parrocchie come grande elemento oltre che di riconoscibilità anche di attenzione verso la persona, da qualsiasi parte provenga.
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cordiale l’incontro con ragazzi, giovani e adolescenti; costruttivo lo scambio con le Autorità (comunali, parrocchiali e patriziali) e con le due Fondazioni che curano rispettivamente gli oratori di San Martino a Vezia, dedicato alla Madonna delle Grazie e di San Maurizio a Rovello, nei quali il Vescovo ha sostato in preghiera. Molto sentita, considerate anche le particolari festività, la visita al cimitero (il 1. novembre a Vezia, il 2 a Savosa), sempre raggiunto in processione dopo il canto dei vespri. Nella mattinata di sabato ha infine celebrato il sacramento della Cresima per i ragazzi delle due comunità nella chiesa di Massagno, considerato che le parrocchiali di Vezia e Savosa non potevano accogliere i numerosi fedeli. A questo riguardo il Vescovo ha invitato la parrocchia di Savosa ad affrontare il problema di una nuova chiesa, vista la decentralità dell’attuale e la sua scarsa capienza per rapporto all’avvenuta crescita demografica della comunità. L’impegno di mons. Grampa nel pomeriggio di sabato (funerali di don Enrico Isolini nelle Centovalli) ha rinviato ad altra data la visita alla chiesa di San Giuseppe a Vezia e l’incontro con l’Associazione Ospedale Italiano di Lugano e l’Associazione Italiana di Lugano per gli Anziani.
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Le iniziative intercomunali si orientano su vari fronti, tra cui l’assistenza agli anziani
Sì alla collaborazione, no alle aggregazioni l futuro è alle porte, visto che è già aperto il cantiere Alptransit, per ora zitto zitto ma intanto s’annuncia il cosiddetto “muro Galfetti”, il lungo riparo fonico progettato dall’architetto. Qui terminerà la corsa dell’opera del secolo, la ferrovia di base e si vuol sfruttare l’occasione non per creare ulteriori affanni ma per trarne vantaggi. Intanto si va mettendo un freno a nuovi commerci, al Centro commerciale Aldi si è detto di attendere un po’ per verificare – direbbe l’Arigoni – “che effetto fa” sul traffico e sull’ambiente. La priorità è data alla riqualifica degli spazi, tra pochi mesi si parte con il Centro civico, casa comunale, sala multiuso, autosilo per una cinquantina d’auto. «Nei limiti del possibile dobbiamo rimanere una zona con una vita sociale, la possibilità di incontrarsi, servizi a misura
d’uomo» indica Raffaele Scherrer, sindaco di Savosa. Si pensi agli anziani; grazie al Lascito Boesch è sorta Casa Pettorisso, 12 appartamenti sussidiati per anziani autosufficienti e adesso che Casa Santa Maria è passata di proprietà ed è diventata Villa, si sta progettando una nuova Casa anziani intercomunale, visto anche che, se di aggregazione non si parla, con le collaborazioni si procede a pieno ritmo. La prova del nove è il Centro sportivo Valgersa rispetto al quale, quando è sorto una trentina d’anni fa, ci si chiedeva: «Che bisogno c’è di mettersi con Massagno?» E invece l’idea, col tempo, si è rivelata maestra. Oggi si segue e si amplia il modello pure in tema di sicurezza collaborando tutti insieme anche con Lugano. Al carico di traffico si provvede per quanto possibile allargando via San Gottardo
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a Crocifisso con corsia per i bus e moderando a trenta all’ora nelle viuzze interne. I due sindaci, Ongaro e Scherrer partono dal concetto che i Comuni hanno tutti i servizi possibili e immaginabili, davvero non manca nulla se non lo spazio… Allora si tratta di gestire al meglio quello che c’è, strade, aree verdi, commerci, di promuovere l’abitabilità e di rafforzare il senso di appartenenza a una comunità.
2008 LUGANESE PORZA 14 - 15 - 16 NOVEMBRE La tranquillità dei vigneti e il dinamismo della “Resega”
Quello splendido profilo sul crinale della collina Da realtà agricola a Comune residenziale con un grande sviluppo negli ultimi decenni preservando il rapporto con il territorio. «A Porza si vive bene» sintetizza il sindaco Roberto Bizzozero. i fa fatica a conservare non solo i luoghi, ma anche i nomi. Nel migliore dei casi diventano una via, come Gerbone a Vezia, o una struttura, come il Centro sportivo Valgersa a Savosa- Massagno, quando ancora soltanto trent’anni fa la valletta partiva dall’avvallamento sotto la fattoria di Vira e la sorgente diventava ruscelletto e poi torrente fino a defluire nel Vedeggio. Ogni tanto creava qualche problema, inondava campi e fattorie. Lugano era laggiù in basso, verso il lago e la collina era popolata da tanti piccoli nuclei emergenti dai campi. «Eravamo contadini, ognuno la sua terra, la mucca, gli animali» ricorda Antonio Arigoni e il pericolo è di rifugiarsi nella nostalgia, nell’albero degli
zoccoli. Di quell’epoca non lontana rimangono pochi segni, la torretta del roccolo a Savosa, qualche accenno di fattoria, l’ultima si chiama Malombra a Vezia, scendendo verso il piano. E riporta indietro nei secoli, nella storia, metà Seicento quanto Domenico Lanfranchini la lasciò ai Vicini ed ancora oggi è di proprietà del Patriziato, con l’impegno di far dire tre Messe settimanali per la sua anima e tenere bene l’oratorio di San Martino, sulla collina. E qui si corre a ritroso nei secoli perché il primo impianto della chiesetta inizia molto prima del Mille, poi ampliata dall’edificio romanico, poi da quello barocco ed ancora oggi è lì, ben conservata grazie al Patriziato che ha rispettato le volontà del Lanfranchini… Bella
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la storia, affascinante la memoria. Oggi Vezia e Savosa sono semplicemente “cintura”, periferia, gli abitanti sono quasi duemila a Vezia, almeno duecento in più a Savosa. Comuni solidi, ben piantati, tutti i servizi come in città, capacità d’attrazione, fermento edilizio. I problemi oggi non sono più l’ingrossarsi del Valgersa ma consistono nel mantenere un’accettabile proporzione tra abitanti e luoghi, cominciando dal preservare, per quanto possibile, la dimensione se non di paese almeno di comunità. Questione di misura. Perché nonostante l’aumento esponenziale della popolazione, l’insediarsi di commerci e per Vezia anche di una zona artigianale- industriale, il traffico sempre più difficile da gestire e il radicale stravolgimento della popolazione, come conferma il quartiere Canva a Savosa, queste zone continuano a riconoscersi in una loro sostanziale specificità, appunto di periferia legata ai luoghi. Tanto che di aggregarsi nemmeno si parla, non è un tema all’attenzione né dei Municipi né dei cittadini. Si sta bene così, e intanto si cerca di fare il possibile per limitare il vero grande problema, che è il traffico e, a ruota, il rumore. «La bacchetta magica ci sarebbe – azzarda Bruno Ongaro, sindaco di Vezia – ed è che tutti cominciamo a slegarci un po’ dall’auto privata». Non forse come un tempo, quando le sorelle Arigoni, Rina e Gina, si recavano a piedi a lavorare alla Tipografia la Buona Stampa… ma insomma oggi si è ben serviti verso Lugano, posta e bus. Ongaro, come tutti, spera che la futura galleria Vedeggio-Cassarate convogli almeno una piccola parte del traffico, e qualche effetto benefico abbia anche la nuova linea Lamone-Lugano che entrerà in funzione tra poche settimane. Dovrebbe anche sorgere un “Park and ride”, un parcheggio d’interscambio dall’auto al bus, ma ancora non si sa quando e dove, perché la zona tra Villa Negroni e la Manor è già un nodo trafficato. «Stiamo sperimentando che effetto fa essere una grossa periferia cresciuta forse troppo a ridosso della città», indica filosoficamente Antonio Arigoni. Lo conferma il fatto che Vezia, oltre al resto, deve sobbarcarsi il triplice effetto di strada cantonale, ferrovia, autostrada, con quanto tutto questo comporta.
2008 Prevista la pianificazione del Nuovo Quartiere Cornaredo
La collaborazione con Lugano e i comuni della zona collinare «
C
ollaborare è indispensabile, è la nostra filosofia di fronte al fatto che tanti aspetti del vivere oggi hanno dimensioni regionali. E poi con gli altri Comuni della collina condividiamo molti temi e diverse esigenze. Con i quartieri Resega e Cornaredo giù in basso conviviamo gomito a gomito con la città e insieme vanno affrontate alcune problematiche decisive per la mobilità e l’abitare» indica il sindaco Bizzozero. Non a caso proprio in queste settimane in cancelleria sono esposti i piani del Nuovo Quartiere Cornaredo. «La popolazione è stata sistematicamente informata, anche con serate pubbliche, e sempre con gli altri partner». Sono abituali le collaborazioni con i vicini Canobbio, Savosa e Massagno, con la città e con altri, da Comano a Vezia e Cureglia. Insomma Porza continua a ben interpretare etimologia del proprio nome, che significa “porzione”, parte di qualcosa di più esteso, di terre che appartenevano storicamente al castello di Trevano, cioè di un territorio più diffuso rispetto ai propri confini. Nel frattempo può dedicare le giuste attenzioni al Centro scolastico, che dall’inizio di quest’anno scolastico si è provvisto anche di un servizio mensa, e che
soddisfa le necessità del Comune, tanto che è stato deciso di cedere il proprio 50% delle scuole di Tavesio a Comano. Anche il Piano regolatore ha i suoi anni, Porza è molto cambiato, ci si appresta ad una revisione. «Sempre mantenendo come sottofondo l’obiettivo di un’alta qualità di vita, strutture, servizi, socialità». A Porza, zona Resega, hanno sede l’Associazione e la Fondazione San Benedetto che, sull’iniziativa di genitori che condividono l’esperienza di fede cristiana, sostengono e gestiscono la scuola materna. “La carovana”, la scuola elementare “Il Piccolo Principe” e la scuola media “Parsifal” che ha sede a Sorengo, tutte riconosciute e parificate. Sono aperte a tutti quanti condividono l’impegno sul fronte dell’educazione e costituiscono una splendida opportunità per le famiglie. Porza tiene molto alla tranquillità con il suo reticolo di interne al paese e si appresta ad ampliare la moderazione del traffico alla strada cantonale che attraversa il nucleo. Tranquillità, posizione soleggiata, stupendo paesaggio tanto che vi serpeggia un turismo di giornata, visite ed escursioni di gente che passeggia e fa sport tra spazi verdi e viuzze, che ammira il panorama da questo
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IL PROGRAMMA 16.30 18.00
Giovedì 13 novembre Porza Incontro con gli allievi delle Scuole elementari nella sala multiuso comunale Incontro con le Autorità comunali.
14.30 15.45 20.00
Venerdì 14 novembre Porza Visita alla Scuola "Piccolo Principe" Visita ad anziani e malati Incontro in chiesa con il Consiglio parrocchiale, il Consiglio pastorale, il Patriziato e i fedeli.
18.00
Sabato 15 novembre Porza Celebrazione dell'Eucaristia con il sacramento della Cresima.
10.15 10.45 12.30
Domenica 16 novembre Porza Preghiera in cimitero Celebrazione dell'Eucaristia nella sala multiuso Pranzo parrocchiale e pomeriggio ricreativo.
IL PROGRAMMA splendido balcone. Ben lo sa don Alessandro Pronzato, sacerdote impegnato da sempre sul fronte della scrittura e della parola, che ci vive da anni. «L’ambiente di Porza mi aiuta moltissimo, mi permette di pensare camminando, e quindi di studiare e scrivere, di preparare predicazioni e conferenze». Autore di oltre cento
2008
Il Vescovo: “Il cristianesimo è una proposta di vita” La visita pastorale alla comunità di Porza, affidata a don Luigi Vanzù, ha conosciuto un programma particolare, rispetto a quello tradizionale di questo pellegrinaggio del Vescovo di parrocchia in parrocchia. È stata infatti “lanciata” lo scorso 24 dicembre, quando mons. Grampa è salito nella parrocchiale dedicata ai Santi Martino e Bernardino per celebrarvi la Santa Messa nella sera della vigilia di Natale. Ha vissuto poi una prima tappa lo scorso 16 agosto con la Santa Messa del Vescovo nell’oratorio di San Rocco, di proprietà del locale patriziato, nel 40.mo dell’avvenuto restauro, inaugurato l’11 agosto 1968 da mons. Giuseppe Martinoli. La seconda tappa di questa visita ha avuto luogo la sera di lunedì 13 ottobre, quando mons. Grampa ha incontrato nell’accogliente sala multiuso del Comune i genitori. Era stato un momento intenso e qualitativamente ben partecipato, considerate anche le problematiche che l’attuale contesto educativo presenta e vista l’esperienza del Vescovo, che ha al suo attivo una lunga strada quale educatore e uomo di scuola. Gli scorsi giorni poi, da giovedì a domenica,
la visita ha conosciuto i diversi momenti che connotano questa significativa esperienza parrocchiale. Così mons. Grampa ha incontrato le autorità (comunali, parrocchiali e patriziali), si è intrattenuto con i ragazzi delle scuole, ha visitato anziani e malati, ha parlato alla gente nella serata di venerdì, ha sostato in preghiera in cimitero e ha celebrato l’Eucaristia: sabato con il sacramento della Cresima e domenica mattina – con il saluto del sindaco e del presidente del Consiglio parrocchiale – sempre nella sala multiuso, raggiunta in processione aperta dalle note di un valido gruppo di ottoni e messa a disposizione dal Comune, visto che la parrocchiale è in fase di restauro. Nell’ambito di questa celebrazione sono stati ricordati gli anniversari matrimoniali, mentre la benedizione del pane di San Martino ha sottolineato la fedeltà a questa significativa tradizione. L’ultima tappa di questa visita sarà alla vigilia del prossimo Natale, quando mons. Grampa ritornerà a Porza, per celebrare la Santa Messa della sera, con la partecipazione in particolare delle famiglie e dei bambini. “Prima di essere un credo e un culto, il cristianesimo è una proposta di vita; è una
opere tradotte in varie lingue, di molte biografie – basti citare, tra le oltre quaranta, quelle su Charles de Foucauld, su Guareschi e la serie su Padre Pio – di commenti ai Vangeli e riflessioni spirituali, titolare di rubriche scritte (come quella quotidiana sul GdP) e radiofoniche, don Pronzato svolge attività pastorale nel campo degli anziani in quella che adesso è Villa Santa Maria a Savosa con un impegno quotidiano e la celebrazione della Messa nella cappella che è diventata un punto di riferimento anche per i parrocchiani di Savosa.
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vita”. Questo il messaggio centrale del Vescovo all’incontro con la popolazione nella serata di venerdì. Un messaggio per sottolineare che seguire Gesù e il suo Vangelo è prima di tutto sorgente di gioia e premessa essenziale per dare pienezza al grande dono dell’esistenza. In questa prospettiva i cristiani – come peraltro la storia stessa del nostro paese lo dimostra – sono chiamati a dare un apporto qualificante alla società e al bene comune, lungo una strada di autentica promozione, dove “verità, libertà, giustizia e amore” sono le coordinate per preparare l’ “avvento del nuovo regno”, che ha quale “magna charta” il Vangelo con le sue beatitudini. Sempre vivaci gli incontri con le Scuole. Nel tardo pomeriggio di giovedì con le classi delle elementari in un momento ben partecipato, sottolineato dai canti e dagli interventi del Vescovo che ha risposto ad altrettante domande. Venerdì con la scuola “Piccolo principe”, dove il dialogo, i messaggi e i puntuali interrogativi posti dagli allievi sono stati la premessa per uno scambio valido e costruttivo.
2008 Una realtà parrocchiale fatta di accoglienza, collaborazione e servizio
Le memorie religiose del passato, la sollecitudine sociale del presente nche per don Alessandro Pronzato sono fondamentali la collaborazione, la disponibilità, il servizio. «Talvolta son via per predicare, per tenere esercizi spirituali, da qualche tempo con una certa regolarità anche in Polonia. Ma qui torno e abito volentieri, mi ritengo un supplente, ma mi riconosco legato a questi posti e a questa gente, agli anziani, anche se c'è il rischio che questi villaggi diventino zone grigie di indifferenza, perdano la loro identità». È disponibile alla villa “Santa Maria” e in parrocchia. Anche il parroco don Luigi Vanzù pone l’accento sul fatto che «stando vicini alla città si è coinvolti nella dinamica cittadina e allora qui si rischia di diventare dormitorio e cadere nelle spire dell’indifferenza». Quando invece Porza ha ritmi propri e un suo calendario con le feste di San Martino e del Corpus Domini, i suoi luoghi come l’oratorio di San Rocco, sempre mantenuto con sollecitudine e affetto dai Patrizi che di recente vi hanno addotto acqua ed elettricità, dove nel ’68 il Vescovo
Martinoli benedisse i restauri e il Vescovo Grampa nell’agosto scorso, proprio nella ricorrenza di San Rocco, 16 agosto, è venuto a celebrare e nello stesso tempo a benedire la cura e l’affetto dei parrocchiani. Don Vanzù sul fronte pastorale si divide tra Porza e l’ospedale Civico, cappellano di quella che è una parrocchia non solo della sofferenza ma anche della speranza, e dove le parole, l’affetto e la vicinanza valgono doppio. Vi celebra la Messa nella cappella dedicata alla Madonna del Rosario, si divide tra l’assistenza ai degenti e la cura della parrocchia, dove alla provvisorietà di tante presenze supplisce con la catechesi dei ragazzi. «Ci tengo a provvedere personalmente, è l’occasione di incontro e conoscenza». Le mamme aiutano soprattutto nelle feste importanti, i ragazzi seguono al punto che il parroco si meraviglia con piacere della gioia con cui corrono a servire la Messa, dell’attenzione con cui seguono le funzioni. La chiesa parrocchiale dei Santi Bernardino e Martino è
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caratterizzata da notevoli stucchi neoclassici, a conferma della perizia artigianale e artistica che storicamente ha caratterizzato queste terre. È iniziato un restauro che si annuncia completo, dentro e fuori. Intanto con la posa del nuovo pavimento col riscaldamento elettrico, poi con la pulizia e il tinteggio, con opere anche strutturali importanti per mantenere nella pienezza della sua funzione quest’edificio circondato da lapidi che testimoniano lo storico passato della parrocchia e che si innalza al cielo sul crinale della collina, proponendo uno dei più suggestivi sguardi sui dintorni di Lugano. Poco più avanti, prima del cimitero dove riposa Clay Regazzoni, sorge la cappella dedicata alla Madonna con un affresco e un’artistica cancellata. Nell’oratorio di San Rocco alcuni antichi affreschi riuniscono i Santi tipici della devozione nei nostri territori: Bernardino e Martino, Rocco e Francesco, Sebastiano, Pietro e Paolo, Lucia a Margherita, con al centro la Madonna.
2008 LUGANESE CANOBBIO 21 - 22 - 23 NOVEMBRE Il Vescovo visita il soleggiato balcone morenico su Lugano
Sul colle c’è un paese dove non si è mai soli Capacità di accoglienza e aggregazione sono le due caratteristiche principali di una località mantenuta viva da gruppi, associazioni e dall’abitudine di lavorare insieme. Spicca la capillare rete sociale. Canobbio abitano come su un balcone, un soleggiato balcone morenico rivolto verso il golfo, il lago, la prospettiva aperta a sud. Sono sempre di più, appena un po’ meno di duemila e dicono che qui stanno bene. Stessa opinione – come conferma un documento elaborato qualche anno fa dalla SUPSI – per i vecchi e nuovi abitanti, che non motivano con l’ovvio, ossia con il bel posto, la posizione invidiabile e la realtà di campagna esaltata dalla vicinanza alla città e alle vie di comunicazione, ma ammettendo, compiaciuti, che questo è un paese vivo, tante attività, gruppi e associazioni, disponibilità, accoglienza. È vero, per lavoro si va per lo più a Lugano ma al rientro non si affonda in un dormitorio. «Forse anche per questo i nuovi arrivati si sono bene integrati. Un po’ come il paese – sintetizza Giuseppe Pescia, già direttore dell’OTAF a Sorengo, responsabile di Pro Juventute, consulente e terapeuta di Comu-
nità familiare – che attorno al vecchio nucleo, dalle case tra loro addossate, ha visto diffondersi villette e palazzine che non stonano. Canobbio conserva una sua armonia anche se negli ultimi due-tre decenni è stato interessato ma non stravolto da un profondo cambiamento strutturale». Anche il parroco don Pierino Cavalleri pone l’accento sulla capacità di aggregazione, il diffuso associazionismo, gruppi in ogni settore della vita sociale, con gli scout della San Siro a dettare il ritmo, sempre tanti, sempre attivi, sempre presenti. Parlando con gli abitanti si coglie un’autentica passione per il loro paese. Più dell’attaccamento, proprio l’orgoglio di esserne parte e di contribuire. Più del paesaggio e del panorama apprezzano il clima sociale, la capacità di affrontare e risolvere i problemi, di mantenere quello che il sindaco Roberto Lurati, senza tanti giri, definisce «l’alto livello della qualità della vita. Lo vogliamo conservare a tutti i
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costi puntando su una serie di provvedimenti anche minimi, ma che insieme contribuiscono a rinsaldare il rapporto tra autorità e popolazione, tra popolazione e l’ambiente che vogliamo mantenere a misura d’uomo proteggendolo al meglio. Un Comune per le famiglie». Quindi niente eccessi né con le zone edificabili né con gli indici di sfruttamento, ma attenzione a valorizzare le zone verdi, a disciplinare il traffico con le giuste misure, a provvedere all’arredo del nucleo storico e puntare sulla sensibilità ecologica: pannelli solari per gli edifici pubblici, regolamento dell’acqua potabile che premia chi consuma con oculatezza, le decise battaglie per la copertura dello sbocco della galleria VedeggioCornaredo e la pianificazione di quel territorio, «partendo non dalle strade e dai palazzi ma dalla qualità di vita». Essì, perché Canobbio si estende anche in basso, dalla zona del Maglio nel piano della Stampa a quella dell’ipermercato ex Jumbo adesso Coop, fino alla Cartiera, il quartiere che si allarga appunto dove sorgevano la prima cartiera (la Fumagalli, dal 1712) e poi la seconda (la Bernasconi dal 1824) un po’ più a valle. Rimane il toponimo che francamente appare a rischio di fronte alla prospettiva del Nuovo Quartiere Cornaredo sul quale Canobbio ha lavorato sodo assieme a Lugano e Porza. «All’apertura della galleria seguirà un periodo di transizione che già stiamo studiando per limitare al minimo i disagi». La galleria Vedeggio- Cassarate dev’essere e sarà un’opportunità, non un peso.
2008 Dall’area verde del Maglio ai commerci nella zona Cartiera
E in basso si lavora al futuro tra galleria e nuovo quartiere questa definizione di balcone su Lugano, a Canobbio ci tengono davvero. Lo conferma Graziano Gianinazzi, che il pallino per la storia ha indotto a ricercare, studiare, approfondire, scrivere. Come sulle famiglie e sulle cartiere, queste ultime realtà economica oggi quasi dimenticata ma allora molto concreta, anche sul piano dell’occupazione. La carta era un bene prezioso e la Fumagalli l’ha fornita per decenni anche alla Tipografia Agnelli, quella dei libri “proibiti” nel senso di inneggianti alla libertà. «Erano i tempi delle rogge, lungo le quali si incanalava l’acqua del Cassarate verso
Porza, è il Comune delle collaborazioni, con quelli della collina e con Lugano. «Scelta obbligata e condivisa, visto che nella zona del Maglio, accanto al Centro sportivo, possiamo sviluppare un polmone verde a disposizione di Canobbio e della regione e nel NQC vogliamo creare le condizioni per una mobilità sostenibile, per un quartiere commerciale e residenziale, comunque moderno» sintetizza Roberto Lurati, sindaco da 17 anni. Se intende imitare il suo predecessore, Urbano Bizzozero sindaco per 32, lo aspettano ancora un bel po’ di legislature. E probabilmente la stessa soddisfazione di aver «mantenuto un’identità a questo Comune, anche se son finiti i tempi in cui era tutta campagna a “carlon e tabacc”, si pascolavano capre e pecore al Maglio e Lugano rimaneva laggiù, all’orizzonte». Quando ha esordito come sindaco, a 25 anni, era il più giovane del Cantone e non immaginava la carriera politica a livello cantonale, gran consigliere e presidente del Legislativo. «Il fabbisogno di Canobbio nel ’60 erano 31.000 franchi l’anno e le spese per Municipio e sindaco 400... Altri numeri,
le cartiere ed anche verso i magli, le officine del tempo. Fin all’altro grande evento, ossia la ferrovia Lugano-Canobbio Tesserete, che dai primi del Novecento davvero ha messo in comunicazione il paese con Lugano e la Capriasca. Ci si è dati una mossa, il tranquillo villaggio contadino ha messo una marcia in più e sono arrivati anche ospiti illustri come i marchesi di Modena. Da queste parti era già allora un bell’abitare». Trenino, cartiere, magli e prima ancora una sede di monaci benedettini legata al Capitolo di Sant’Ambrogio a Milano, per dire come Canobbio vanti una sostanziosa storia (“Canobli” è già menzionato nel 712) di religiosità, industriosità, agricoltura, lavoro, apertura e bell’abitare. Anche oggi, come
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IL PROGRAMMA 09.45 10.15 11.30 12.00 14.30 20.00
Venerdì 21 novembre Canobbio Incontro con i piccoli della Scuola dell'infanzia Incontro con i ragazzi delle Scuole elementari Incontro con il Consiglio parrocchiale Pranzo con gli anziani nella casa Colombaro Visita agli ammalati nelle case Incontro con la popolazione nella palestra delle Scuole.
10.00 11.00 12.00 17.30
Sabato 22 novembre Canobbio Incontro col gruppo missionario in casa cappellanica Incontro con le Autorità in Municipio Pranzo con le Autorità. Pomeriggio: con gli esploratori al campo in Posgesa Santa Messa animata dagli scout Preghiera in cimitero.
10.00
Domenica 23 novembre Canobbio Santa Messa con la partecipazione del Coro e della Filarmonica. Aperitivo sul sagrato della chiesa.
IL PROGRAMMA altri tempi, però anche se molto è cambiato, riconosco ancora lo spirito del paese d’allora; Canobbio ha saputo mantenersi coerente, vivo, efficiente, dove si vive bene». Ormai è un ritornello.
2008
La parrocchia deve essere una realtà vicina alle case Incontrando venerdì sera la popolazione di Canobbio nell’ambito della visita pastorale a questa comunità, affidata a don Pierino Cavalleri, mons. Grampa ha delineato identità e impegno della parrocchia, applicandole le quattro immagini usate dai Vescovi nel loro messaggio a conclusione del recente Sinodo dedicato alla “Parola di Dio nella vita della Chiesa”. Quattro immagini – voce, volto, casa, strade – per invitare la parrocchia ad essere fedele alla sua identità, peraltro delineata dalla stessa etimologia greca del nome: “para-oikia”, realtà “vicina alle case”. Parrocchia come voce per farsi “eco del Vangelo” in mezzo alla “confusione dei messaggi” e dei “silenzi glaciali sulle domande di fondo dell’esistenza”. Voce “non stridula, stonata, gridata, melensa, fatua, sgraziata, ma discreta, semplice, essenziale, vera, operativa, viva”. Parrocchia come volto, in risposta al bisogno dell’uomo di incontrare volti “capaci di trasmettere un’esperienza essenziale”, quella della salvezza. Volti veri, che “conoscono le lacrime, si aprono al sorriso, comunicano emozioni e fremiti di vita”, attingendo luce e forza in Gesù, venuto per “rivelare il Volto di amore del Padre. Parrocchia come casa: “di tutti, ariosa, luminosa, aperta”, non “bunker impenetrabile, simile a una caverna”. Soprattutto “costruita sulla roccia stabile della sua tradizione apostolica, non sulle sabbie mobili delle improvvisazioni e dei capricci” Infine una parrocchia affacciata sulle “strade” molteplici e diverse, che attraversano il mondo, i cuori, la storia. Strade “sempre da raddrizzare, riparare, ricostruire, rinnovare”, perché “impervie di sassi e rovi, desertiche, aride e battute dal vento”. Strade da percorrere per rispondere all’invito del Maestro : andare e portare il Vangelo. Una serata intensa, ben partecipata, in cui l’esposizione del Vescovo ha aperto il dibat-
tito sulle conseguenze pratiche per essere comunità coraggiosa e fedele alla “preziosa tradizione cristiana, che ha dato tantissimo al Paese in molti ambiti e non solo in quello prettamente religioso”. Una visita ben strutturata con un programma essenziale, dove un apposito spazio è stato riservato a ragazzi e giovani della locale sezione scout e alle persone malate. Con i primi mons. Grampa si è intrattenuto nel pomeriggio di sabato, unendosi ai loro canti e sottolineando significato, valore e attualità di una pista educativa, valida anche perché orientata controcorrente rispetto al dilagante disimpegno e rivolta al “concreto” in risposta alle “insidie” della virtualità. Un pista per incontrare la natura, se stessi, gli altri, in un noi che diventa vera amicizia; una strada per sfiorare il mistero dell’esistenza e della presenza di Dio, scrutando l’orizzonte delle stelle durante il bivacco. Alle persone malate è stato invece riservato il pomeriggio di venerdì, per portare, in un delicato pellegrinaggio di casa in casa, una parola di fiducia, un sorriso di speranza, una benedizione. Gli incontri con le autorità (comunali e parrocchiali), con i piccoli della scuola dell’infanzia e i ragazzi delle elementari, con la terza età, le associazioni e il locale gruppo missionario (impegnato a sostenere con il ricavato dei suoi “lavoretti” diversi missionari) sono stati altrettanti momenti, che hanno permesso al Vescovo di approfondire la conoscenza di questa comunità. Un’esperienza di sincera comunione è stata vissuta durante le Celebrazioni eucaristiche: nella tarda serata di sabato (animata dagli scout e seguita dalla sosta di preghiera in cimitero) e domenica mattina (con la partecipazione della corale e della filarmonica locali) per vivere l’attualità di un messaggio che diviene “voce”, rivela un “volto”, costruisce una “casa”, percorre le “strade”, per dare senso e significato veri all’esistenza.
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2008 Chiesa e municipio, la capacità di procedere insieme, in modo collaborativo e armonico
Parrocchia e paese sono un unico pulsare o pensa e lo dice anche il parroco don Pierino Cavalleri. Ormai sono 23 anni all’ombra di San Siro e un bilancio positivo quale raramente capita di raccogliere. Raccolto attorno alla parrocchiale così ben curata, Canobbio ha tenuto la testa sulle spalle, la comunità è viva anche sul piano religioso, attorno alla dimensione ecclesiale ruota un buon numero di collaboratori, le donne che si prendono cura della chiesa, le catechiste per la Cresima e la Prima Comunione, l’attività del Gruppo missionario con tavoli del dolce e una serie di iniziative che anche quest’anno hanno permesso di devolvere alle Missioni oltre 7.000 franchi; il Coro Vus da Canöbia che canta anche in chiesa, il gruppo e
l’assemblea dei genitori, la Filodrammatica Cör e Fantasia, la Filarmonica , i samaritani, il carnevale di Goss, il calcio e gli altri sport, gli anziani che
aiutano e si aiutano, le società di canto e musica e persino la Società scopa, tutte realtà che in qualche modo si intrecciano con la chiesa, gli scout, le sagre e le feste all’interno di un paese unito in un funzionale interscambio tra realtà ecclesiale e civile. E così non solo non si fatica ma è anche naturale festeggiare l’Immacolata e la festa di San Siro dando a rotazione ognuno il proprio apporto per due giorni gioiosi offerti alla comunità. Al venerdì Santo la processione per-
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corre le vie del paese, in certe belle serate si va a recitare il Rosario alla cappella della Madonna di Lourdes, sulla strada per Tesserete, e di questi tempi gli scout stanno preparando il presepe per il Natale: raffigurandolo dapprima su vetrate e poi realizzandolo nella cappella laterale. Intanto il campanile è stato dotato da pochi mesi di nuove campane e più che mai suona in chiesa l’organo
posato nel 1991: l’anno prossimo Stefano Molardi, docente d’organo al Conservatorio, proporrà l’opera omnia di Liszt, e par di sentire le note diffondersi dal poggio al piano… La chiesa è una sola, la parrocchiale di San Siro, menzionata già parecchio prima del Mille, ampliata nel Sette e Ottocento, restaurata a più riprese, nicchie con affreschi sulla facciata (La Madonna col Bambino, i Santi Rocco e Sebastiano), un recente affresco di Fra’ Roberto. Anche all’interno opere d’arte antiche (come l’affresco del Battesimo di Cristo, 1698) e altre più recenti (altare e Crocifisso di Milo Cleis, 1964). Gli abitanti della Cartiera, in basso, appaiono un po’ tagliati fuori, visto che non è mai stata collegata con una strada diretta. «Frequentano la chiesa della Terzerina e il Cristo Risorto, in effetti non c’è l’abitudine di far le cose insieme ma anche loro sono e si sentono di Canobbio, e per il parroco sono tutti uguali» sintetizza don Cavalleri, anch’egli come tutti un po’ innamorato di questo posto.
2008 LUGANESE COMANO - CUREGLIA 28 - 29 - 30 NOVEMBRE Da villaggi di contadini a borghi residenziali
Mantenere e valorizzare queste terre generose i piace il sindaco di Cureglia Emilio Martinenghi quando ammette che questi sono paesi fortunati. Belli, sereni, appartati ma a due passi dalla città, nel verde ma a tre o quattro rotonde dai gangli autostradali. Comano lassù sul colle con ancora il tempo di crogiolarsi nei suoi nuclei di Terra di sopra e Terra di sotto mentre tutt’attorno sono cresciuti, quasi in simultanea, vigneti e case. Sono nuclei ancora rustici, stradine dove passava appena il carro del contadino, case con lobbie aggrappate l’una all’altra, corti che si aprono d’improvviso, brevi porticati, caseggiati contigui. Alle spalle il colle di San Bernardo, boschi di faggi e castagni che si allungano verso Origlio e Tesserete, attraversati da una rete di sentieri oggi delle escursioni, ieri della storia, con residui torrioni di castello e memorie religiose di stampo romanico. Lassù, in cima, la chiesetta con una porzione di casa dove un tempo alloggiava l’eremita, e San Bernardo era più che mai un riferimento religioso. Cureglia è adagiato nel suo breve spazio: la chiesa, le scuole, il nucleo vecchio, le
nuove case tutt’attorno, prati e boschi. È uno di quei villaggi limpidi come l’acqua, lo leggi come un racconto anche nella sua notevole storia di
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lavoro e di emigrazione, a braccetto con i villaggi vicini come si fosse parte di un’unica realtà, fatte salve le ovvie, minime differenze locali. Queste sono terre di gessatori, stuccatori, decoratori che lasciavano abili segni anche nelle chiese dei loro paesi. Terre di pittori come i Tarilli e i Caresana di Cureglia, insigni nella storia dell’arte delle terre d’Insubria. Lungo i percorsi d’arte hanno recato con sé qualcosa della bellezza dei luoghi d’origine. Oggi sono villaggi di bella residenza, hanno saputo guidare e non subire il balzo d’epoca, dai campi al cemento. Conservano lembi di agricoltura, orti
colorati in queste settimane dalle macchie arancio dei cachi. E vigneti a disegnare i declivi, uno del Patriziato proprio sotto la chiesetta di San Bernardo, come fosse abbarbicato lassù per vedere che effetto fa e invece porta una nota d’attenzione, di cura anche a questa chiesetta così ben tenuta e dove si sale volentieri. «Almeno ventimila l’anno» indica il parroco don Mario Pontarolo, che lassù i parrocchiani di Comano e Cureglia li porta nelle prime domeniche del mese. «Salgono a San Bernardo perché è bello, per gustarsi il panorama dalla radura tra i castagni, ma anche per cercare un po’ di silenzio e di pace, lo spazio per la meditazione e il colloquio interiore».
2008 Per sfruttare appieno le tante fortune di questi villaggi collinari ricchi di vita
Pianificare l’uso parsimonioso di un territorio prezioso
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aesi fortunati, incalza Marco Valli, sindaco di Comano. La fortuna di essere su una collina che dà sulle valli del Vedeggio e del Cassarate; di avere il sole dal mattino fino al tramonto dietro il Lema, le spalle coperte dal colle di San Bernardo. Chi sale nel nucleo è chi ci abita, la cantonale corre in basso. Insomma una serie di fortune apprezzate visto che entrambi i Comuni sono in crescita, molti nuovi arrivi, tanti cantieri aperti, un’edilizia misurata ai luoghi e alle tradizioni. Sono villaggi vivi, adatti alle famiglie e non a caso Comano si sta preoccupando delle scuole. Per le elementari ha deciso di prendersi tutto l’edificio di Tavesio, sinora condiviso con Porza, ma l’obiettivo numero uno rimane la scuola materna: bocciato il primo, si avrà presto un secondo progetto. Insomma vuol prenotare il futuro investendo sui giovani. Lo stesso a Cureglia dove, a parte i lavori in corso a Casa Rusca – elegante villa ottocentesca con un magnifico parco che per diverse edizioni ha ospitato l’interessante Biennale d’arte, per iniziativa in particolare di Silvio Moor – si preoccupa del suo cuore: sagrato della chiesa, scuole, parco giochi, area sportiva a ridosso di nuove case e antichi caseggiati. «Continuiamo a lavorarci – spiega il sindaco Martinenghi – pensando anche al nucleo per renderlo ancora più gradevole e a tenere moderato il traffico sulla cantonale che in effetti divide il paese, perché nulla paga come la tranquillità dell’abitare». E come la pulizia visto come entrambi, con Porza, stiano progettando
l’ecocentro là dove c’è il compostaggio comunale. Insistono sulla collaborazione con i vicini: polizia per la sicurezza, case anziani condivise tra i sette Comuni della collina, appunto i rifiuti per affrontare insieme problemi comuni, evitando inutili doppioni. Lo suggerisce il buon senso, lo chiedono le finanze comunali: «proprio perché sono buone vanno tenute d’occhio, ci interessa l’equilibrio tra investimenti e disponibilità». Emilio Degiorgi, sindaco dal ’60 al 2004, ricorda il Comano rannicchiato lassù, e tutt’attorno era campagna con qualche sperduta casetta. «La strada per salirci era sterrata, in Comune c’erano i soldi solo per l’ordinaria amministrazione». I tempi in cui Comano era rosso in mezzo a tanto azzurro e le contrapposizioni venivano da lontano, addirittura da quando, ancora nel Seicento, Comano era il centro religioso e gli altri paesi faticavano a diventare parrocchie autonome anche andando ad intercedere dal Vescovo di Como. Sulle divisioni della politica e del campanile ha prevalso il correre dei tempi: se prima i derby di calcio finivano regolarmente a botte, poi con Porza ha costruito il Centro sportivo e la scuola che adesso gli serve tutta. «A parte il folclore, ha sempre prevalso la ricerca di intese. Qui la gente si riconosce e si integra facilmente anche grazie al diffuso associazionismo. Molto è cambiato, al mio esordio eravamo in 500, adesso quasi 1900, ma in queste contrade c’è ancora comunità, la gente è fiera di abitarci». Insomma è stato bello lavorare tanti anni, praticamente una
IL PROGRAMMA Venerdì 28 novembre Comano 09.15 Sala parrocchiale: accoglienza da parte dei Consigli parrocchiali di Comano e Cureglia Cureglia 09.30 Incontro con la Scuola dell'infanzia 10.15 Incontro con la Scuola elementare 11.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 12.00 Incontro con il Municipio e pranzo Comano 14.15 Sala comunale: incontro con i bambini della Scuola dell'infanzia 15.00 Centro Tavesio: incontro con i ragazzi delle Scuole elementari 16.30 Chiesa parrocchiale: incontro con i giovani di Scuola media, delle Scuole superiori, professionali e d'apprendistato 18.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 19.0 Cena con le Autorità comunali, parrocchiali e patriziali. Sabato 29 novembre Comano / Cureglia 10.30 Visita agli ammalati Cureglia 12.00 Sala Casa-Rusca: pranzo con gli anziani di Comano e Cureglia 14.00 Visita alla chiesa parrocchiale, alla chiesa della Madonna del Buon Consiglio e al Centro parrocchiale Comano 15.00 Visita alla chiesa parrocchiale, all'Oratorio di San Rocco e all'eremo di San Bernardo Comano / Cureglia 16.30 Visita agli ammalati Cureglia 17.45 Incontro con i bambini della Prima Comunione e con i chierichetti 18.15 Preghiera in cimitero 18.30 Santa Messa per le due comunità 20.30 Chiesa parrocchiale: incontro con la popolazione delle due comunità. Domenica 30 novembre Comano 09.30 Incontro con i bambini della Prima Comunione e i chierichetti 10.15 Preghiera in cimitero 10.30 Santa Messa per le due comunità 11.30 Sala parrocchiale: aperitivo offerto a tutti Canobbio 12.30 Ristorante Manora: pranzo (a pagamento) aperto a tutta la popolazione.
IL PROGRAMMA vita, per il proprio paese. Accanto a medici ed avvocati, Dario Robbiani è uno dei “nuovi arrivati”. Condivide tanto di questo paese di emigranti che parlavano una sorta di “rügin” per non farsi capire e oggi attira gente da ogni dove. Attratta dal bel risiedere, finisce con l’essere conquistata da «una vita sociale che si manifesta poche volte
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Un incontro sulla strada dell’Avvento Visita
pastorale sulla soglia dell’Avvento, quella alle comunità di Comano e Cureglia, affidate a don Mario Pontarolo, che si avvale della collaborazione di don Thomas Oppong, giovane sacerdote proveniente dal Ghana, studente presso la Facoltà teologica di Lugano. E proprio sul tema dell’Avvento il Vescovo ha centrato l’incontro con la popolazione, nella serata di sabato, muovendosi lungo tre coordinate essenziali di questo suggestivo periodo liturgico che apre il nuovo anno della Chiesa: nostalgia, attesa, esperienza di Dio. “La Chiesa – ha subito sottolineato mons. Grampa – non deve fare tante cose, ma far nascere la nostalgia di Dio”. Soprattutto nell’attuale contesto culturale “dove molti uomini hanno lasciato Dio per affidarsi alla sola ragione”, con l’insidia di “ritrovarsi senza Dio e abbandonati dalla ragione”. Nostalgia tradotta in attesa, nella certezza, come ci assicura l’Avvento, che “nell’oscurità dei nostri dubbi, dei nostri sogni, delle nostre paure ed incertezze, Dio viene”. Ne consegue “l’impegno di essere vigilanti”, per poter fare l’esperienza di Dio, che si rivela e ci parla. In molti modi: “nel creato, nella nostra coscienza, nella sua parola, nella liturgia, nella preghiera, anche nell’arte”. Soprattutto si rivela nei fratelli con i quali
ma in modo simpatico: le sagre, la squadra di calcio, la filarmonica di Sandra Zanchi, persino un gruppo di zampognari che sta gonfiando gli strumenti in vista del Natale. Il parroco che ha l’allure di don Camillo, buono e deciso ad un tempo, e il vecchio sindaco socialista nel ruolo di Peppone. Due risvolti della stessa medaglia, che è l’affetto per questi posti e questa gente».
siamo chiamati a vivere “condivisione, solidarietà, aiuto reciproco”. In questa prospettiva dell’Avvento la visita pastorale è divenuta un continuo incontro: di conoscenza, dialogo, scambio, lungo i tradizionali appuntamenti di questo itinerario di parrocchia in parrocchia, che il Vescovo compie con impegno, progressive scoperte, anche soddisfazioni, ma pure con la fatica di giornate molto intense. Con i piccoli della scuola dell’infanzia e i ragazzi delle elementari ha richiamato valore e significato dell’Avvento che conduce al Natale, di cui ha sottolineato identità, valore, significato e messaggio, andando controcorrente sia verso chi vorrebbe accantonarlo per non disturbare i fedeli di altre religioni, sia nei confronti di quanti lo sfruttano solo per fare buoni affari. Agli anziani ha portato una parola di attesa e fiducia, ricordando che “la nostra non è l’età dello sfasciarsi della vita, ma del suo compimento, del suo tendere verso la pienezza”; invitando a “superare il pregiudizio superficiale che vede nella vecchiaia un periodo in cui non si sarebbe più utili a nulla” e precisando che “secondo la Bibbia la vecchiaia è un dono di Dio non meno degli anni giovanili”. Con le autorità comunali, parrocchiali e patriziali ha dialogato su problemi e attese che connotano il vivere di ogni comunità,
Un bel giorno ci è arrivata la televisione, grossa azienda mediatica, che però se ne sta un po’ sulle sue. Nag Arnoldi a Comano è salito quasi quarant’anni fa, la strada era appena tracciata, la collina immersa nei vigneti, uno sguardo magnifico. «Il posto ideale per abitarci e lavorare, ora come allora». Da quest’incontro sono uscite sculture tra le più belle del nostro tempo.
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nell’impegno di cercare e costruire il bene comune. E poi i momenti di preghiera. Come le soste negli oratori (Madonna del Buon Consiglio a Cureglia; San Rocco a Comano) che, come i molteplici luoghi sacri diffusi un po’ ovunque nel nostro territorio, invitano a riscoprire, con il loro patrimonio di arte, fede e devozione, la preziosa tradizione cristiana della nostra terra. La neve ha impedito di visitare il suggestivo eremo di San Bernardo. “Spero di potervi salire presto per qualche altra occasione”, ha commentato con fiducia mons. Grampa. Sabato a Cureglia e domenica mattina a Comano la celebrazione dell’Eucaristia ha visto la comunità riunita attorno al Vescovo per il momento centrale dell’intera visita. Durante la Santa Messa di Comano è stato accolto Martino (27 anni), che ha ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima, Eucaristia. “Un momento particolarmente intenso e di gioia”, ha commentato il Vescovo, cogliendo nel cuore del giovane catecumeno, che diventava cristiano, le coordinate stesse dell’Avvento, dove la nostalgia diviene attesa per tradursi in esperienza di Dio. Alla fine un simpatico gruppo di zampognari ha creato una dolce atmosfera natalizia, resa ancora più suggestiva dall’orizzonte di neve.
2008 Due parrocchie accomunate dalla varietà delle numerose proposte ecclesiali
Dove la chiesa è ancora il centro del villaggio
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on Mario Pontarolo si muove tra le parrocchie come un buon padre da oltre un quarto di secolo. È saltuariamente affiancato da don Thomas, studente ghanese alla Facoltà di teologia, come prima da don Didier che sta tornando nel suo tribolato Congo. Preti giovani, ricchi di cultura ed entusiasmo, curati di colore
per parrocchie che hanno sviluppato uno sguardo missionario attento e partecipe sull’esempio di don Mario che, se potesse, abbraccerebbe tutto il mondo. Lo spirito missionario è uno degli elementi che tiene vive queste comunità dove i laici sono ben presenti nella catechesi, nella cura di bambini e ragazzi, nell’organizzare le
i giochi di bambini e ragazzi, nei locali della casa parrocchiale convergono gruppi e attività, si progettano i momenti forti. «Le porte sono aperte a tutti» ama ripetere don Mario. Lo stesso a Comano dove la parrocchiale sorge da tempo immemore (“la chiesa di Santa Maria dovrebbe essere assai più antica della sua prima menzione nel 1359” annotava Virgilio Gilardoni nella sua monumentale opera sul Romanico in Ticino) dirimpetto alle anch’esse antiche Terre di sopra. Anche qui la canonica è il fulcro di progetti, attività, incontri, iniziative che coinvolgono. Le chiese sono ben tenute e curate. La parrocchiale
è introdotta da un ampio portico e affiancata da un campanile medioevale non intonacato. Dedicata a Santa Maria della Purificazione, è ricca di stucchi, capitelli, cornici in armonioso equilibrio di stili e cronologie fino al rococò; riunisce importanti opere d’arte di magistri di queste contrade, da Giovanni Antonio Marchi a Isidoro Bianchi, dal Caresana al Massalli. Nelle Terre di sotto sorge l’oratorio dei Santi Rocco e Sebastiano, penalizzato rispetto all’origine dal tracciato della strada: sulla parete del coro spicca la Crocifissione dipinta da Nag Arnoldi nel 1980. La chiesa parrocchiale di Cureglia è
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presenze alle funzioni e il canto, nello scandire il calendario religioso, nel vivificare la socialità. Ci sono i gruppi anziani, le corali, un’intensa realtà ecclesiale nella quale emerge il carattere festoso e corale dell’impronta religiosa dove le gioie di famiglia, nascite e battesimi, vengono condivise e fanno comunità. Le festività patronali e le sagre sono occasioni per rinsaldare i vincoli tra villaggi che si sono allungati l’uno verso l’altro e adesso si toccano in un incontro tra modernità e tradizione. A Cureglia la parrocchiale è il centro del paese. Davvero si può dire: chiesa, casa, scuola. Sul sagrato si intrecciano
dedicata ai Santi Cristoforo e Agostino. Interessanti gli stucchi sulla volta del coro, gli affreschi tra cui l’Ultima Cena eseguita da fra’ Roberto, dipinti e in una cappella laterale, la copia della Madonna di Kozielsk eseguita in un lager e donata a Cureglia da rifugiati polacchi.
2008 LUGANESE MORCOTE - VICO MORCOTE 5 - 6 - 7 DICEMBRE Due splendide località tra lago e collina
La ricchezza della storia, la bellezza del presente Dopo secoli di qualificata emigrazione, l’obiettivo nel nuovo contesto – indicano i due sindaci – consiste nell’adattare un’eredità straordinaria alle esigenze di oggi sia sul piano culturale, sia su quello operativo. ’annuncia a Morcote la novena di Natale. Dalla chiesa di Santa Maria del Sasso il suono delle campane si diffonderà sul villaggio, la collina, il lago. Oggi come un tempo, quando indicava agli emigranti la strada del ritorno. Secoli di emigrazione, una storia straordinaria di operosità, cultura ed arte da Milano e Roma a Costantinopoli, dalla Boemia alla Russia, San Pietroburgo e Mosca lungo percorsi battuti da generazioni di artigiani ed artisti, medici, scienziati, letterati che hanno contribuito alla diffusione della cultura. Il suono delle campane li accomunerà idealmente
in un unico grande abbraccio nel ritorno a casa, nella festa del Natale, nella gioia ritrovata delle famiglie. La tradizione si rinnova da tempo immemore ed anche quest’anno saranno in molti a salire nel salottino sul campanile, proprio sotto il castello delle campane, magari con pesci e vino, i tipici prodotti della zona, ed alternarsi nel suonare melodie di casa. Forse corrisponde al vero che un emigrante disperso nella bufera fu guidato dai sempre meno fiochi rintocchi della sua chiesa o forse è leggenda, ma i morcotesi non intendono staccarsi da una memoria così bella. Le campane
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per gli emigranti suoneranno fino a Natale, e il suono si diffonderà lungo i secoli, decine e decine di generazioni tanto che nel 1623 a Morcote aprì la scuola dei “Comacini morcotesi” per formare le maestranze che da quella riva del lago di Lugano si sarebbero diffusi in tutta Europa. Insegnanti erano Fossati, Isella, Paleari, Rusca, Maspoli, Caccia e tanti altri, spesso il prevosto teneva la cattedra di disegno. Finché i giovani, ormai formati, sciamavano per le contrade d’Europa. Parrebbe impossibile conservare queste raffinate, antiche, sottili tradizioni anche nel Morcote di oggi. Non solo non si emigra più, ma la riva e la collina sono epicentri del turismo e veicolano alcune delle immagini del Ticino più conosciute nel mondo. I turisti affollano i portici, si insinuano negli stretti vicoli, si specchiano in quel ramo di lago, percorrono la collina fino a Vico e Carona. E in qualche modo percepiscono a loro volta qualcosa della splendida storia di queste contrade, di questo “morae caput” – fine del monte, punta della penisola – che già nel ’400 ottennero dai Duchi di Milano statuti eccezionali, privilegi, autonomia, facoltà di gestire i commerci via lago e di amministrare i beni pubblici. Morcote e Vico eleggevano i loro podestà, consoli, giudici, capitani e fino alla costruzione del ponte-diga di Melide, 1847, costituivano una fiorente base di commerci: chiatte e zattere per il trasporto passeggeri e merci, la via più rapida per le città del sud. L’addossarsi dei vicoli, il succedersi di case signorili ricche di opere d’arte, l’allungarsi dei portici, il distendersi degli abitati ed anche i rintocchi natalizi delle campane sono figli di questa grande storia, che oggi conserva la seducente bellezza dei luoghi e una straordinaria dotazione d’arte e monumenti, per lo più in campo religioso: chiese, oratori, cappelle e il cimitero lassù, a mezza collina, a conservare arte e memorie, come ben ricorda Adriano Antonini con le sue pubblicazioni. Municipale per vent’anni ha da poco lasciato la carica ma mantiene la stessa vicinanza affettiva ed operativa anche attraverso l’Associazione Amici dei restauri.
2008 Con un intenso programma di restauri e di valorizzazione del locale complesso di edifici sacri
Comunità che investono nelle loro chiese un gesto di sostegno al maestoso programma avviato da Morcote per restaurare il complesso religioso delle quattro chiese che la storia ha consegnato alla proprietà comunale. Come indica Marco Andreoni, vicesindaco per molti anni, c’è il pieno sostegno del Consiglio parrocchiale al programma di quasi 5 milioni, che già ha riguardato la cappella di Sant'Antonio Abate e, adesso, prosegue con la parrocchiale che dalla collina s’affaccia tra i cipressi sul lago, superando d’un balzo la scalinata di 440 gradini per poi appuntarsi sull’o-
ratorio di Sant'Antonio da Padova e terminare con San Rocco. Il sindaco Fausto Bizzini inserisce questo grandioso impegno nella strategia volta a creare un Morcote a misura d’uomo, come un tempo. Per questo alla dimensione spirituale, religione e cultura, si affianca quella funzionale: la capacità di accoglienza e proposta della Casa anziani “Caccia Rusca” e i futuri autosili sotterranei che saranno ai capi del villaggio, il primo verso Melide, il secondo al parco Scherrer, per esaltare la vegetazione e il clima di questa terra... «Posti auto per gli abitanti e per i turisti, moderazione del traffico, valorizzazione dei portici e del nucleo, sennò il paese rischia di morire. E i restauri per non disperdere nulla di questa grande storia di cultura e d’emigrazione». Come Morcote anche Vico salvaguarda la bellezza dei luoghi. Ha costruito due autosili, uno addirittura con una sala multiuso, curando che si integrassero con le architetture della chiesa parrocchiale barocca. Comune e parrocchia si sono unite in una Fondazione, che ha provveduto al restauro di chiesa e campanile. «La nostra teoria è di investire e fare, risparmiando semmai sulle spese di gestione, per stare al passo con i tempi e le necessità», sintetizza Luido Bernasconi,
IL PROGRAMMA 09.00 09.45 11.00 15.00 16.00 18.00 19.30
Venerdì 5 dicembre Morcote Preghiera nella chiesa di San Rocco Visita alle Scuole elementari e dell'infanzia Visita all'Oratorio Sant'Antonio Abate (restauri) Casa Anziani Caccia Rusca: Incontro con il Consiglio direttivo Casa Anziani Caccia Rusca - Santa Messa e incontro con gli ospiti. Visita agli ammalati Incontro con le Autorità Incontro con la Confraternita del SS. Sacramento e cena.
Sabato 6 dicembre Vico Morcote 09.00 Preghiera nella chiesa dei Santi Simone e Giuda apostoli 09.45 Preghiera in cimitero 10.15 Visita al castello di Morcote 11.15 Incontro con le Autorità e con la popolazione Carabietta 15.00 Visita ai lavori di restauro della chiesa 15.15 Preghiera in cimitero 15.45 Incontro con le Autorità e la popolazione Morcote 17.15 Incontro con il Consiglio parrocchiale 18.00 Incontro con la popolazione. Domenica 7 dicembre Morcote 09.30 Preghiera in cimitero 10.30 Santa Messa interparrocchiale nella chiesa di Santa Maria del Sasso e celebrazione del Sacramento della Cresima 12.30 Pranzo.
IL PROGRAMMA sindaco da vent’anni. «E cosa c’è di meglio che investire nelle strutture, nelle memorie, nelle opere d’arte, nel paesaggio e nel territorio?». Infatti, oltre al restauro della chiesa, è in arrivo un Piano Regolatore con più spazio per le case primarie e si progetta l’allargamento della strada cantonale che sale, pensando in futuro ad una circonvallazione. Lago e montagna. Vico si allunga su un paio di chilometri di riva, dove sorge il Diamond Hotel Olivella, e sale in collina tra case e vigneti, rasentando quanto rimane del millenario castello di Morcote, all’origine una fortezza romana; oltre a feritoie e a tracce di ponte levatoio, conserva una cucina con grande camino e un salotto spesso allietato da sposalizi e feste. Sono gli 750 abitanti di Morcote, poco più di 300 quelli di Vico, entrambi in costante leggera crescita; poco più di un centinaio per Carabietta, incastonato su un
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Due chiese suggestive: luoghi d’arte e di devozione Poste in alto, dentro uno scenario suggestivo e sereno, le chiese di Morcote e Vico Morcote sono un immediato messaggio di bellezza da contemplare ammirati. La visita a queste due comunità, con Carabietta, che è parrocchia di Morcote, è stata, come ha sottolineato a più riprese mons. Grampa, la progressiva scoperta di un prezioso patrimonio d’arte e di devozione lasciato dai padri quale limpida eredità di fede e di vita cristiana. Una visita cordiale costellata da momenti ed incontri che hanno gradatamente costruito un simpatico mosaico di reciproca amicizia. Come l’incontro con le autorità comunali e parrocchiali, dove è stato sottolineato e apprezzato il costruttivo impegno, nel rispetto delle specifiche identità, di collaborare insieme per il bene dell’intera comunità. Oppure quello con i Confratelli del SS. Sacramento sinceramente legati alle loro tradizioni e giustamente orgogliosi di rimanere fedeli alla loro finalità “consistente nell’impegno spirituale e morale, nel partecipare attivamente alla vita liturgica, nel servire Cristo presente nei più bisognosi”. Una Confraternita secolare, attiva da oltre 400 anni, visto che “le prime testimonianze della sua esistenza risalgono all’anno 1611”. O ancora
promontorio ai piedi della Collina d’Oro, proprio dirimpetto a Caslano e al suo Sassalto. La Carabietta dei Giorgetti è storicamente legata alla parrocchia di Morcote, di cui ancora fa parte probabilmente perché, essendo un tempo difficili i collegamenti con la Collina, la vita era scandita via lago da battesimi, matrimoni, funerali. Il sindaco Davide Bonvicini ricorda come il piccolo Comune collabori bene con la
la visita al castello di Morcote, sabato mattina, nell’ambito dell’incontro con la comunità di Vico Morcote: una ricca pagina di storia ancorata ad uno spazio che ha mantenuto inalterato il suo fascino e da dove lo sguardo spazia su un orizzonte immenso: dal lago, ai villaggi sulle colline, alle montagne che toccano il cielo. Interessante pure la sosta nelle scuole, dove il Vescovo ha lodato la presenza del presepio, in fedeltà a quelle radici cristiane dalle quali è germogliata la nostra stessa civiltà, ma che spesso vengono trascurate e neglette con un impoverimento umano e culturale triste e preoccupante. O ancora la visita, con la celebrazione dell’Eucaristia nella Casa Caccia-Rusca, affacciata sul lago e chiamata a compiere un familiare servizio di accoglienza e ospitalità. Una “continua scoperta di cose belle”, ha commentato mons. Grampa, accennando pure allo splendido oratorio (“capelun”) di Sant’ Antonio e di San Rocco a Morcote, come pure a quello di San Bernardo a Carabietta, che attende un intervento di globale restauro. Incontrando la popolazione di queste comunità, affidate a don Marcelo Ingrisani, il Vescovo, ricollegandosi alla prospettiva dell’Avvento, ha richiamato le coor-
Collina e con Lugano- Barbengo, come pensi a moderare il traffico sulla cantonale, a mantenere la serenità di quel tratto di riva e magari ad avere collegamenti pubblici più frequenti. Ma insomma, dove lo trovate un villaggio così bello con 110 abitanti, il moltiplicatore al 70%, tutti i servizi e le opere pubbliche, mentre, anche qui, s’avvia con il Consiglio parrocchiale il restauro dell’oratorio di San Bernardo?
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dinate essenziali dell’essere cristiani, dove nostalgia e attesa diventano sincera ricerca di Dio, che nel Natale viene incontro all’uomo, rivelando il suo volto di amore. “Morire è bello”, si legge sulla facciata della cappella centrale del cimitero di Morcote, riassumendo in tre parole l’orizzonte dei monti, l’azzurro del cielo, il calmo linguaggio del lago: uno scenario che sembra far compagnia a chi riposa in quel luogo consacrato, dove il Vescovo – come pure a Vico Morcote e a Carabietta – ha richiamato affetto, gratitudine e nostalgia: sentimenti che accompagnano, in ogni tempo e età, il ricordo dei morti. Domenica mattina i fedeli delle due parrocchie si sono ritrovati nella chiesa di Morcote per la Santa Messa, formando un’unica e grande famiglia. Con loro e per loro il Vescovo ha pregato, invocando in particolare il dono della Spirito Santo sulle ragazze e i ragazzi che hanno ricevuto la Cresima: il sacramento della crescita cristiana. Approfittando del susseguirsi dei giorni festivi, lasciato Morcote, mons. Grampa ha subito iniziato la visita a Villa Luganese e Sonvico, che proseguirà nella giornata di oggi e sulla quale riferiremo nei prossimi giorni.
2008 La parrocchia di Morcote comprende da secoli anche la realtà di Carabietta
Vita religiosa: sintesi di fede, arte e cultura orcote e Vico Morcote sono due parrocchie, con la prima a comprendere Carabietta. Proprio le chiese sono gli elementi dominanti, affiancate da altri edifici sacri, a significare la connotazione religiosa di queste terre. Per secoli le chiese sono stati punti di riferimento per chi partiva e chi rimaneva, simbolo dell’affetto e del radicamento in una terra bella quanto aspra, dove tra roccia e lago, tra i rari terrazzi si è appresa e tramandata l’arte del costruire e del decorare. Da tempo non sussiste quel contesto unitario e il parroco don Marcelo Ingrisani, italo-argentino, è un po’
dipinti, decorazioni, stucchi in un immenso ciclo che, attraverso temi religiosi, racconta la storia di quelle contrade e degli abitanti. Sul margine dello stesso terrazzo sorge la cappella di Sant'Antonio Abate, aula a pianta ottogonale su tre piani, con portico settecentesco ad arcate e, sulla cima, un grazioso lanternino. La cappella di Sant'Antonio Abate è un edificio del tardo medioevo addossato alla parete rocciosa sotto cui passa l’antico sentiero per Figino e Lugano. Il cinquecentesco oratorio di San Rocco è introdotto da un portico e ha il coro splendidamente affrescato. A Vico la chiesa parrocchiale dei Santi Fedele e Simone è stata costruita tra fine ’500 e inizio ’600 sull’edificio protoromanico sorto attorno all’anno mille. Tra
l’emblema di una situazione più complessa. "Ad un tessuto locale molto radicato si affianca una socialità fatta di arrivi e partenze con una cospicua presenza di persone provenienti da oltr’Alpe. E poi il flusso dei turisti, così che non è facile districarsi tra tanta complessità". Nell’attività pastorale ha l’aiuto dei laici – "ma in un primo tempo ho voluto fare da solo, per conoscere la gente di qui" – ci sono il Gruppo di preghiera di Padre Pio, la corale interparrocchiale Maria Fidelis, la Confraternita del SS. Sacramento, origine antica ed una delle maggiori della Diocesi. Don Marcelo apprezza la sensibilità e l’opera dei Comuni verso gli edifici religiosi e l’attaccamento della gente alla chiesa. Le quattro chiese di Morcote sono antiche e storiche. La parrocchiale è un autentico scrigno d’arte tra architettura, affreschi,
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le tante opere d’arte, da rilevare quantomeno il trittico quattrocentesco sbalzato in pietra di Saltrio: al centro la Madonna con Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Fedele, in alto la creazione di Adamo ed Eva, sullo zoccolo i simboli degli evangelisti. San Bernardo a Carabietta ha una deliziosa facciata in cotto e all’interno interessanti stucchi settecenteschi, affreschi e dipinti. Già pronti i progetti per il restauro voluto e sostenuto dalla popolazione.
2008 LUGANESE SONVICO - VILLA LUGANESE 7 - 8 - 9 DICEMBRE Nuove questioni per questi Paesi dalla ricca storia
Un passato di autonomia e profonda religiosità Sonvico un tempo si è difeso dall’annessione a Lugano, adesso ha organizzato una commissione per studiare i possibili scenari di un’eventuale aggregazione. Il vero passo l’ha compiuto Villa Luganese, che già era un sobborgo della città. a Castellanza era una “terra privilegiata” sia con i duchi di Milano che con i Cantoni primitivi. Si estendeva da lassù sul colle di Sonvico – “summus vicus”, il villaggio più alto – sino a Dino e Villa Luganese, accomunati da una storia comune, importante e antica, che le recenti prospezioni archeologiche vanno precisando. Un’importanza testimoniata dalla Casa della Ragione con gli stemmi dei Cantoni confederati accanto a quello imperiale, a ricordare che quando gli ordinamenti locali non fornivano indicazioni si faceva capo alle leggi imperiali. A fugare i dubbi sulla storia antica sorge sul colle
l’oratorio di San Martino, adesso immerso nel bosco ma che ancora pochi anni fa si scorgeva da gran parte del Luganese. Una costruzione che riporta alle prime presenze cristiane, al più tardi settimo secolo, ossia Seicento d. C. come indicano due straordinari ritrovamenti: una fibula (fibbia, spilla) di una veste femminile; un altare in marmo di notevole qualità e rarità, forse il più antico altare delle terre ticinesi, una rarità a livello europeo. Una grande storia. Sonvico è terra di patrizi e grandi famiglie, addirittura ha sostenuto battaglie per evitare l’annessione a Lugano e mantenere quindi quell’autonomia
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che aveva fatto grandi queste contrade. Sonvico delle cinque chiese, della posizione straordinariamente panoramica, oggi della vicinanza a quella città che un tempo temeva. Non a caso è stata istituita una Commissione per valutare tutti i possibili scenari di un’eventuale aggregazione e sondare le opinioni degli abitanti sul tema. La scelta l’ha già fatta Villa Luganese, che da villaggio agricolo era diventata sobborgo di Lugano di cui, come indica il nome, storicamente costituiva la parte elevata, nobile. «Tutto converge su Lugano, avremmo fatalmente accusato difficoltà di gestione non disponendo di risorse e dovendo far fronte ad una popolazione triplicata negli ultimi quarant’anni» riassume l’ultimo sindaco Athos Vannini. Quarant’anni di sindaco, una sola votazione e tante elezioni tacite. Aveva iniziato «quasi per gioco» nel ’68, c’era ancora l’assemblea comunale, e in questi decenni ha visto quei bei declivi passare dall’agricoltura a zone residenziali. Un anno fa i pareri erano stati al 73% per l’aggregazione, già nell’aprile scorso ha votato nelle Comunali come Lugano. Un primo bilancio? «Positivo, senza dubbio. Usufruiamo dei servizi e dell’efficienza della città, abbiamo conservato la scuola e mantenuto il nostro stile, c’è ancora una piccola masseria. E abbiamo portato in dote una bella distesa di verde». Qualche attesa come collegamenti più frequenti con la città e la sistemazione di una strada verso i monti, ma l’interlocutore adesso è attento. Si è sviluppato parecchio anche Sonvico con Dino. E la crescita continua, arrivano nuove famiglie visto che le principali preoccupazioni sono per le scuole: «stiamo ristrutturando e ampliando le elementari con la prospettiva di terminare entro il prossimo anno, e già per un futuro non lontano va progettata la sistemazione delle due sedi di asilo» indica il sindaco Michele Malfanti. Oltre ad altre opere sempre legate allo sviluppo del paese, come la necessaria revisione del Piano regolatore e l’aggiornamento di alcune infrastrutture. «Siamo in una posizione meravigliosa, tra i boschi, ai piedi dei Denti della Vecchia sulla soglia di una valle. Ci attendono tante cose, ma abbiamo voglia e capacità di bene operare».
2008 DON GIOVANNI RAVELLI Il prevosto che ha dato un volto moderno al villaggio con varie iniziative
Opera Charitas: un’importante opportunità l territorio di Sonvico è costellato di testimonianze della storia e della cultura contadina: cascine, mulini, lavatoi, muri a secco e monumenti legati all’agricoltura come il torchio delle noci, tipo piemontese, a leva, targato 1582; per quattro secoli ha dato olio e, ci fosse bisogno, è pronto a riprendere. Per dire come l’attualità poggi su possenti premesse e tra queste si stagliano le intelligenti iniziative di don Giovanni Rovelli (1884- 1957) parroco e poi prevosto di Sonvico: fondò l’asilo infantile, la Cassa rurale Raiffeisen, la prima e sola nel Cantone per oltre vent’anni, il Nido d’infanzia, la scuola ortottica per i non vedenti, la seconda al tempo in Svizzera, che poi il cantone assunse e trasferì all’OTAF di Sorengo. E fondò anche l’Opera Charitas, oggi più che mai Casa per anziani medicalizzata per soggiorni permanenti, temporanei e di alto valore sanitario, dove la sala multiuso porta il suo nome. Tra i privilegi questa Fondazione ha quello di avere ancora tre religiose della Congregazione delle Suore Francescane di Dilligen – una storia ultracente-
naria: si costituirono in comunità nel 1241 nella cittadina tedesca – che è presente all’Opera Charitas da decenni, direttrice è attualmente suor Dietbirg Rung. La Fondazione ha lo scopo di provvedere al ricovero, alla cura e all’assistenza di persone anziane residenti a Sonvico e, in subordine, nel Luganese. «Una chance per la comunità» afferma il sindaco Malfanti. Un’opportunità bloccata visto che «siamo pronti a ristrutturarla, abbiamo inoltrato la domanda per costruire un’ala nuova e aumentare i postiletto, per adeguarla alle moderne esigenze, compreso il reparto Alzheimer, ma la nuova costruzione è bloccata da ricorsi contro il PR» fa sapere Mimi Lepori-Bonetti, coordinatrice del progetto. Sempre sulle fondamenta delle iniziative del prevosto don Rovelli è sorta la Casa San Filippo Neri ad opera dell’omonima Fraternità. È un Centro sociale e pensionato per sacerdoti e per laici. La costruzione d’inizio ’900, che ha ospitato asilo e scuola, è oggi una casa per preti anziani, ma anche un centro di ritrovo, luogo denso di serenità e di spiritualità
IL PROGRAMMA 15.30
Domenica 7 dicembre Villa Luganese Ricevimento del Vescovo nella chiesa parrocchiale. Saluto di circostanza. Celebrazione della Santa Messa. Conferimento del Sacramento della Cresima. Segue il Consiglio parrocchiale con la popolazione presente si intrattiene con il Vescovo.
09.30 15.30
Lunedì 8 dicembre SOLENNITÀ DELL'IMMACOLATA Sonvico Ricevimento del Vescovo nella chiesa parrocchiale. Saluto di circostanza. Celebrazione della Santa Messa. Conferimento del Sacramento della Cresima segue al Vescovo vengono presentati dal Consiglio parrocchiale e dagli architetti i previsti interventi di restauro della chiesa parrocchiale. Possibili interventi da parte di tutti i presenti. Segue pranzo ufficiale presso il Centro sociale San Filippo Neri Canto della Lode Vespertina processione al cimitero.
10.00 16.30
Martedì 9 dicembre Sonvico Santa Messa del Vescovo all'Opera Charitas e visita agli ospiti della Casa nella chiesa prepositurale Incontro del Vescovo con tutti gli allievi di Sonvico-Dino e Villa Luganese: elementari, medie e superiori.
IL PROGRAMMA per chi ha servito la Chiesa per tutta la vita, e non a caso il centro della Casa è la cappella. «Per la sua spiritualità, che emerge da ogni simbolo, la cappella è proiettata nel futuro» afferma don Sandro Fovini, parroco di Sonvico. «Essa richiede di recuperare la capacità di leggere i simboli; capacità oggi sopita ma che occorre far rivivere». In questo modo viene confermata la vocazione di Sonvico a luogo bello e ameno, dalla ricca storia anche religiosa come confermano le sue cinque chiese. Tutte antiche, tutte insigni come anche San Nazario a Dino.
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2008
Due chiese e due impegnativi restauri "La visita pastorale è sempre un momento importante nella vita di una Comunità, apre il cuore alla gioia e alla speranza, sollecita e disegna aspettative e risposte, tutto ciò in un momento storico particolarmente delicato e difficile”. Il saluto della presidente del Consiglio parrocchiale di Villa Luganese, come il messaggio di accoglienza e gratitudine del presidente di Sonvico, hanno colto in profondità significato e valore di questo incontro del Vescovo con la gente, che gli scorsi giorni, vista anche la festività dell’Immacolata, è stato particolarmente intenso. Villa Luganese e Sonvico affidate a don Sandro Fovini, che si avvale per Villa della collaborazione di don Antonius Doso (sacerdote della diocesi di Banjarmasin in Indonesia, studente presso la Facoltà teologica di Lugano), hanno risposto con una buona partecipazione alla venuta attesa e desiderata del Pastore della nostra diocesi. In entrambe le comunità mons. Grampa ha celebrato l’Eucaristia, ben animata dai rispettivi cori, e ha conferito il sacramento della Cresima a un nutrito gruppo di ragaz-
zi e adolescenti. Sono “la speranza del nostro domani cristiano”, ha commentato il prevosto don Sandro Fovini, presentandoli e definendoli “ragazzi gioiosi e pieni di entusiasmo per il Sacramento che stanno per ricevere”. Nel contempo ha augurato al Vescovo di “vivere un momento di serenità e anche di conforto” nel suo passaggio a Sonvico. In entrambe le parrocchie è stato discusso con mons. Grampa il restauro della rispettiva parrocchiale. A Sonvico questo discorso è già stato avviato da tempo e già sono stati eseguiti ricerche e studi sulle varie tappe conosciute dell’edificio lungo i secoli, anche per delineare le coordinate stesse dell’intervento, in accordo con Commissione e Ufficio dei beni culturali. Al riguardo il Vescovo ha richiamato la particolare attenzione da dedicare all’arredo liturgico, in conformità con le disposizioni conciliari del Vaticano II. Al Consiglio parrocchiale e ai fedeli di Villa ha raccomandato di intraprendere questa necessaria strada del restauro, per ridare luminosità e rinnovata freschezza all’edificio. Si tratta di investimenti certa-
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mente onerosi per queste parrocchie, ma il Vescovo ha invitato alla fiducia ed ha assicurato l’interessamento e la collaborazione della Commissione diocesana di arte sacra, che offre una valida e competente consulenza. Nella giornata di martedì mons. Grampa ha reso visita all’Opera Charitas di Sonvico, salutando con affetto gli ospiti, esprimendo gratitudine alle Suore e al personale, ringraziando il Consiglio di Fondazione per il prezioso lavoro, con un grazie particolare a mons. Arnoldo Giovannini che lo presiede da molti anni quale delegato del Vescovo. Nel tardo pomeriggio ha invece incontrato, nella prepositurale di Sonvico, ragazzi e giovani, intrattenendosi con loro in un dialogo spigliato e simpatico, reso ulteriormente vivace dai canti eseguiti dai partecipanti. Canti di saluto e di augurio, come lo erano state nella festività dell’Immacolata le note della Filarmonica Unione di Sonvico, alla quale mons. Grampa ha espresso gratitudine e riconoscenza per la fedele e apprezzata partecipazione alla processione del Corpus Domini a Lugano.
2008 SAN MARTINO La prima chiesa della valle è sorta sul colle già nel 600 dopo Cristo
Iniziata da San Martino la storia cristiana di queste terre
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tutte amate» tiene a precisare il parroco don Sandro Fovini. «Questa gente è orgogliosa della sua chiesa parrocchiale, sa che è la più bella e importante della regione, la storica
già nel Trecento, ristrutturata e ampliata a più riprese, dotata di importanti opere d’arte: statue, stucchi dipinti, affreschi e architetture di autori insigni, per lo più di queste terre. La Santa Casa
prepositurale». Don Fovini ha un programma chiaro: dedicarsi alla propria gente, amare questa comunità. «È una parrocchia ai confini della città, di cui sente e un po’ anche subisce l’attrazione, rischiando di diventare un dormitorio. Forse non abbiamo più le virtù della campagna, ma siamo una grossa borgata di gente con la testa sulle spalle, attenta alla socialità, ancora attaccata alle tradizioni e alle ricorrenze religiose». La conferma arriva dalla crescente sensibilità verso la necessità del restauro interno della prepositurale dedicata a San Giovanni Battista, documentata
Lauretana è molto amata dalla gente di qui, sorge in cima al paese, è un edificio seicentesco che al suo interno accoglie una copia della Santa Casa di Loreto. Una splendida facciata, statue e dipinti. Già citato nel Trecento anche l’oratorio di San Pietro, chiesa della Confraternita, edificio importante che sopra la porta laterale conserva affreschi tardogotici. Il gioiello è naturalmente l’oratorio di San Martino con lo slanciato campanile romanico: un primo edificio in legno del VII secolo sostituito, poco più di un secolo dopo, da uno in muratura con abside semicircolare. La
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prima chiesa della valle, uno dei primi altari in assoluto nella diffusione del cristianesimo. Sulla strada verso la Valcolla sorge la cappella della Madonna d’Arla. San Nazario a Dino è nota per gli affreschi romanici che la decorano internamente, per quelli nel portico e soprattutto per l’affresco della Crocifissione con due angeli che raccolgono il sangue di Cristo, la Madonna e San Giovanni, opera matura di Bernardino Luini proveniente dalla chiesa demolita di San Francesco a Lugano. Villa Luganese ha la storica chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, affiancata da un affrescato portico rinascimentale e da un massiccio campanile tardo medioevale; l’oratorio di Santa Maria del Parlò è sulla cantonale, sotto l’abitato. Il parroco don Fovini è affiancato da un giovane prete indonesiano, don Antonio Doso, impegnato negli studi alla Facoltà di Teologia. Proviene da una diocesi di frontiera, dove dominano i fondamentalisti islamici. «Sono 11 parrocchie ma solo 4 hanno la chiesa, impossibile costruirne altre, anzi si celebra la Messa dove è possibile, in qualche scuola o magazzino». Terminati gli studi intende tornare in Indonesia e lavorare nella sua diocesi. Intanto è lieto per l’accoglienza, la rispondenza e la collaborazione dei parrocchiani con i quali si sente impegnato «a costruire una comunità più bella».
2008 LUGANESE MASSAGNO 12 - 13 - 14 DICEMBRE Eccezionale ma ordinato sviluppo a ridosso della città
Lo stile del fare comunità tra vita sociale e aggregativa La costruzione di quattro edifici scolastici negli ultimi decenni è segno evidente di un’attenzione del paese ai temi dell’educazione e dell’integrazione. Il comune di Massagno beneficia di una piattaforma completa di strutture e di servizi pubblici.
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er chi passa in auto è una continuazione, una periferia di Lugano. Basta fermarsi, frequentare Massagno per capire che ha una personalità tutta sua. Oggi con i suoi 6.100 abitanti come un secolo fa quand’erano 370 tra il vecchio Massagno e Gerso, e tutt’attorno erano le proprietà dei terrieri. Da tempo è diffuso su tutta la sua ampia porzione di collina mantenendo, oltre alla sua specificità, anche la conformazione territoriale, per quanto delimitata da grosse arterie come lo svincolo autostradale e attraversata da frequentate strade di collegamento. Ma adesso che è cominciato il conto alla rovescia per la galleria Vedeggio-Cassarate, Massagno progetta il suo riassetto pianificatorio in sintonia con il piano viario del polo luganese. Via San Gottardo darà più spazio ai pedoni così come via Selva, da anni martoriata dal traffico di transito, che tornerà ad essere una viuzza locale quale è sempre stata per il quartiere di Gerso; torneranno finalmente a respirare il nucleo che ha saputo modernizzarsi
pur mantenendo la sua identità e l’antico oratorio di Sant'Antonio. Conto alla rovescia anche per la “trincea” della ferrovia, che dall’arrivo della Gotthardbahn divide una porzione di Comune e che, una volta coperta, permetterà il recupero di 30.000 mq. di spazio pubblico. Programmi, progetti, attese si situano però in un contesto ben consolidato, con Massagno che gestisce bene il continuo, graduale sviluppo, come conferma il moltiplicatore diminuito di 12 punti e mezzo negli ultimi anni. Il che significa buona amministrazione ma anche risorse per affrontare responsabilmente il futuro nel solco della propria storia. Riassume bene Renzo Respini, uno degli insigni abitanti di Massagno, già consigliere di Stato e senatore a Berna. «Pur essendo integrato sul piano geografico e urbanistico nella realtà del polo urbano, Massagno continua a mantenere e sviluppare le sue peculiarità, in particolare nella vita sociale e aggregativa». Alberto Lepori, a sua volta già consigliere di Stato, pone l’accento sulla tradizione di una
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politica attenta, volta ad acquisire spazi verdi ed aree pubbliche, in modo da sviluppare la socialità attraverso le necessarie infrastrutture e favorire la qualità della vita. Cita in quest’ambito il clima di collaborazione storica che esiste tra parrocchia e Comune, tra Massagno e i vicini. Collaborazione a Massagno è un concetto chiave, sottolinea il sindaco Giovanni Bruschetti. Senza, non potrebbero esistere strutture scolastiche e sociali così ben integrate, «l’intera scuola dell’obbligo, il liceo lì sul confine, un’ampia gamma di società sportive, culturali, ricreative e sociali che fanno capo alle strutture del Comune, la capacità di guardare oltre il nostro perimetro come in passato con l’Azienda elettrica e con il Centro sportivo di Valgersa». Fiore all’occhiello sono le scuole. Alle elementari di via Nosedo, «un simbolo per Massagno», palestra e piscina coperta, verranno investiti nella ristrutturazione una ventina di milioni, strutture sportive comprese. Un altro investimento è previsto nella scuola montana Roseto ad Airolo «per renderla più conforme alle attuali necessità, più aperta ai Comuni vicini dando anche un sostegno all’economia della valle». Visto che le collaborazioni funzionano bene, «su tavoli diversi, dalle strutture pubbliche alla politica verso gli anziani, dallo sport alla socialità, dalla sicurezza ai rifiuti», la prospettiva delle aggregazioni «è un falso problema. Essenziale è mantenere una coscienza politica comune, che ci permetta di condividere, ognuno con il suo specifico ruolo, il progetto generale di sviluppo del polo urbano. L’importante è che si remi tutti nella stessa direzione».
2008 Numerosi gruppi e iniziative vivificano la vita della comunità
Parrocchia viva, unita e solidale grazie alle molte collaborazioni a storia della parrocchia è la sintesi della vocazione di Massagno: legami con l’esterno, in particolare con i Canonici di San Lorenzo, presenza diffusa nei vari quartieri, fondazione e rinnovamento degli edifici religiosi. Ultima la parrocchiale di Santa Lucia, che nel 1931 ha preso il posto dell’antica, di origine cinquecentesca, sacrificata nel vecchio nucleo alle esigenze stradali… per dire come sempre si sia pagato dazio alle ragioni del territorio e
dei collegamenti. Sempre però rilanciando la vita comunitaria e religiosa, come si appresta a fare Gerso con la chiesetta di Sant’Antonio, così sacrificata negli ultimi decenni. La vita religiosa si sviluppa attorno alle chiese, frutto di generosità come appunto Sant'Antonio costruita nel Seicento con la donazione di Pietro Solaro,
ricco mercante a Venezia, o come l’oratorio della Madonna della Salute sorta sull’antica cappella di Pasquee, e ancora oggi meta di novene votive. Su queste basi si sono inserite iniziative e gruppi, tra i più recenti la Fraternità Memores Domini a Gerso, che vivificano la vita religiosa. Il parroco don Paolo Solari, luganese “doc”, affiancato da don Attilio Bari e da don Marek, sacerdote polacco che risiede nel convitto sacerdotale di Loreto, raccoglie l’eredità di grandi figure di sacerdoti, tra questi anche il Vescovo mons. Grampa che, giovane insegnante al Collegio Pio XII assicurava nei fine settimana la collaborazione pastorale al parroco don Osvaldo Crivelli e al vicario don Emilio Conrad. Nel contempo è affiancato «dall’ampia disponibilità dei collaboratori nei vari settori della parrocchia»: Consiglio parrocchiale e catechiste, genitori attivi nell’animazione, slancio generoso degli esploratori della Tre Pini, iniziative nel campo della socialità, gruppo di parrocchiani che anima con il canto le funzioni religiose, partecipanti alla Lectio divina... E poi la vicinanza del Coro Val Genzana e della Corale Santa Cecilia oltre che di Massagno Musica. E ancora SAM benefica, Pro Massagno, il Comune, l’Associazione genitori alle scuole elementari, tutti vicini e sensibili verso la Parrocchia. «Insieme, ognuno nei propri campi di competenza, siamo confrontati a una situazione sociale complessa, caratterizzata da una ramificata immigrazione, zone residenziali e quartieri popolari. Insieme cerchiamo di costruire occasioni di incontro e scambio, di reciproca conoscenza, ritrovo e socializzazione, tutti momenti che sul piano religioso si riassumono nel dovere dell’evangelizzazione». A Massagno ha sede la casa delle Suore della Santa Croce di Menzingen, a loro volta attive in parrocchia, in particolare sul fronte dei bambini e degli anziani. La chiesa parrocchiale di Santa Lucia, edificio neo romanico progettato da Giacomo Alberti, unisce opere d’arte moderna e antica. Il presbiterio, ristrutturato nel 1977 da Alberto Finzi, accoglie l’arredo liturgico di Milo Cleis, il dipinto murale e le vetrate di fra’ Roberto, e nella cappella battesimale un mosaico di Aurelio Gonza-
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IL PROGRAMMA 18.15
Giovedì 11 dicembre Massagno Ricevimento in Municipio. Segue visita alla casa Pasquee e benedizione della stessa.
Venerdì 12 dicembre Massagno 07.00 Oratorio di Sant'Antonio a Gerso: Santa Messa 08.00 Incontro con i ragazzi delle Scuole medie iscritti al corso di Istruzione religiosa scolastica 11.40 Visita alla Scuola dell'Infanzia di Povrò 12.15 Preghiera dell'Ora Sesta con le Suore di Menzingen presso la Casa Vice-provinciale 14.00 Incontro con il direttore delle Scuole elementari e visite alle Scuole 16.30 Presso la Casa Pasquee incontro e discussione con direttore e docenti SE e SI sul progetto di Istituto MISP (Massagno istitutosenza parolacce) 18.00 Incontro con i collaboratori della Parrocchia 20.30 Incontro con la popolazione nel salone COSMO. Sabato 13 dicembre Massagno 08.30 Chiesetta della Madonna della Salute: preghiera delle Lodi e Benedizione Eucaristica 09.30 Visita a malati e anziani a domicilio 12.00 Incontro e pranzo con gli anziani del Centro diurno "La Sosta" 13.30 Incontro in sede con gli Esploratori della Tre Pini 14.30 Visita alle bancarelle dell'animazione natalizia di Santa Lucia 15.30 Accoglienza alla Casa medicalizzata "Girasole" 15.45 Santa Messa presso la Casa "Girasole" 18.40 Saluto ai membri della Comunità di lingua croata prima dello loro Santa Messa settimanale nella chiesa di Santa Lucia 20.30 Veglia di Avvento promossa dalla pastorale giovanile diocesana. 10.00 12.00 15.00 15.45 16.30 18.00
Domenica 14 dicembre Massagno Santa Messa in chiesa parrocchiale nella festa patronale di Santa Lucia Segue aperitivo con la popolazione Incontro e pranzo con il Consiglio parrocchiale Visita e preghiera in cimitero Saluto alle fraternità dei Memores Domini a Gerso Concerto tradizionale di Santa Lucia nella chiesa parrocchiale con il coro Val Genzana e Massagno Musica Visita al Giornale del Popolo e benedizione dei nuovi locali.
IL PROGRAMMA
2008
Incontro con una comunità aperta, impegnata e fedele "Sono giunto in mezzo a voi con gioia e trepidazione, per esprimere il mio affetto e la mia attenzione verso questa comunità alla quale mi legano tanti ricordi riferiti in particolare ai primi anni del mio Sacerdozio, quando, docente nel Seminario minore di Lucino, assicuravo una collaborazione pastorale in questa parrocchia”, ha sottolineato il Vescovo, salutando la gente di Massagno. E subito ha aggiunto: “nel ricordo ritrovo i volti di tante persone, parecchie già entrate per sempre nella luce e nell’amore del Padre, che sono state per me un esempio sincero di vita cristiana”. La memoria di quegli anni ormai lontani nel tempo, ma sempre vicini al cuore, è costantemente riemersa nel corso della visita pastorale alla parrocchia di Massagno, affidata a don Paolo Solari, che si avvale della collaborazione di don Marek Kowalczuk, sacerdote polacco della diocesi di Bialystok, studente presso la Facoltà teologica di Lugano. Una visita intensa, ben preparata e altrettanto ben partecipata, come sottolineato dal Vescovo, aprendo domenica mattina la celebrazione dell’Eucaristia nell’affollatissima parrocchiale dedicata a Santa Lucia: ”Ho conosciuto una comunità, aperta, accogliente, dinamica; una comunità cordiale, vivace, impegnata; ho camminato per alcuni giorni con una comunità sensibile, attenta e fedele alla sua tradizione cristiana”. Un saluto sfociato subito nel grazie: al parroco, ai di-
to. Nella chiesa nuova sono stati recuperati la seicentesca pala dell’Annunciazione, attribuita a un seguace di Pier Francesco Mola, il dipinto della Nascita di Maria, il cinquecentesco affresco rinascimentale strappato dell’Adorazione dei Magi e quello tardo barocco con Mosè che fa scaturire l’acqua dalla roccia, la tela settecentesca raffigurante la patrona Santa Lucia. La chiesetta della Madonna della Salute, tanto cara ai massagnesi, ha sull’altare neogotico un affresco della Madonna con Bambino e il pic-
versi collaboratori e animatori, alle autorità parrocchiali e comunali che “hanno mostrato una particolare attenzione nei confronti della mia visita”. Il Municipio ad esempio ha messo a disposizione un proprio agente per l’intero programma, facilitando così gli spostamenti. Sempre ben preparati e introdotti da relazioni e domande i diversi incontri: con le scuole (medie, dell’infanzia, elementari), con i docenti (in particolare è stato presentato e discusso l’interessante progetto MISP: Massagno istituto senza parolacce), con i collaboratori parrocchiali (dove sono state delineate valide coordinate e prospettive sull’impegno di singoli, gruppi e comunità), con la popolazione (dove la presentazione del Vescovo e i diversi interventi dei presenti hanno ulteriormente delineato la sensibilità ecclesiale e pastorale di questa parrocchia). Tutte valide occasioni di conoscenza, ascolto e dialogo, dove è emersa in particolare la “preoccupazione” di “fare comunione” e di essere dei testimoni per trasmettere l’esperienza – sintetizzata dal parroco don Paolo Solari – di “essere stati affascinati da Cristo”. Ben partecipati i momenti di preghiera: la celebrazione della Santa Messa nella chiesa di Sant’Antonio a Gerso (venerdì mattina); le Lodi nella chiesa della Madonna della Salute (sabato mattina, presente pure il parroco ortodosso Padre Mihai Mesesan); l’Eucaristia di domenica (con il Vescovo hanno con-
colo San Giovanni, di fine ’500. L’oratorio di Sant'Antonio da Padova a Gerso, restaurato 25 anni fa, ha un altare tardo barocco con pala del santo patrono, dipinti attribuiti alla bottega del Petrini e un affresco ottocentesco raffigu-
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celebrato i preti della parrocchia e don Attilio Bari), in coincidenza con la patronale di Santa Lucia; il ricordo dei defunti. Costruttivo l’incontro con il Municipio (seguito dalla benedizione della Casa Pasquée) e con il Consiglio parrocchiale; vivace lo scambio con gli Scout della Tre Pini; simpatico il momento conviviale con la terza età nel centro diurno La Sosta; ricca di affetto la visita ad anziani e malati a domicilio e all’ospitale Casa Girasole; cordiale il saluto alla Comunità Croata. L’incontro con le Fraternità dei Memores Domini, la partecipazione al concerto del Coro Val Genzana e Massagno Musica, la visita al nostro Giornale con la benedizione dei nuovi locali, hanno scandito il pomeriggio di domenica a conclusione di “questi giorni intensi e generosi anche di soddisfazioni”, come sottolineato da mons. Grampa. Ora questo pellegrinaggio del Vescovo, partito da Airolo nell’ottobre 2004, conoscerà una sosta in concomitanza con le festività natalizie. Riprenderà nella seconda metà di gennaio (prossima tappa sarà Breganzona), per terminare la domenica delle Palme (5 aprile) con la parrocchia della Cattedrale, a conclusione di questa visita, che costituisce un’esperienza forte per le singole comunità e per l’intera diocesi, percorsa dal Vescovo con grande e commovente impegno.
rante la Madonna. La cappella detta “in selva” a Rovello contiene affreschi quattrocenteschi e congiungeva idealmente la frazioncina alla comunità. Per dire che, oggi come in passato, Massagno unisce.
2008 Realtà sociale complessa tra radicate tradizioni e un nutrito cosmopolitismo
La capacità di accogliere e integrare e scuole a Massagno sono sempre state un fulcro di cultura, socialità e apertura. Basti ricordare due storici direttori come Domenico Robbiani e Alberto Bottani, il loro impegno nella ricerca storica, nel valorizzare le tradizioni, nello sviluppare la socialità, nel dare un contributo sostanziale alla definizione del nuovo Massagno. «Questa comunità – indica ancora Renzo Respini – per quanto consapevole delle proprie caratteristiche mantiene l’interesse verso i problemi dell’agglomerato, partecipando a soluzioni sovra comunali, attivando un raggio di azione anche in forma di dialogo con le
realtà vicine». È un atteggiamento interpretato sia dal Comune che dalle numerose manifestazioni della vita sociale e aggregativa. Come gli esploratori della Tre Pini, intensa storia ormai di sessant’anni, autentica palestra di formazione. E poi tutte le altre con le quali Massagno si propone nei vari quartieri, fin nei più recenti e popolosi come via Guisan e Bomborozzo. Tutte ruotano attorno al Comune con i suoi spazi e le sue strutture e alla Parrocchia con la sua storia e il suo radicamento. Erminio Brignoni, vicesindaco, da 21 anni municipale dedito alla socialità, sottolinea la capacità di Massagno di
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sapersi organizzare in ambito comunale e nella collaborazione con gli uffici regionali. Socialità a 360 gradi con la Casa anziani Girasole, 66 posti letto, il Centro diurno “La Sosta”, 30 appartamenti, le tante possibilità di incontro, aggregazione, occasioni di comunità. «Le varie società ci aiutano a mantenere viva l’attenzione sui bisogni, che sono molteplici in una realtà con oltre 70 diverse etnie. Anche grazie all’attivismo associativo non abbiamo quartieri a rischio. Problemi sì, ma anche i mezzi per affrontarli». A breve inizierà a lavorare un’apposita commissione per l’integrazione, con l’attenzione concentrata sui quartieri popolari, mentre sono all’esame le mozioni concernenti l’aiuto all’alloggio e ai nuovi nati. Brignoni ha appena iniziato la visita di Natale agli anziani ospiti delle varie Case, nel Comune e fuori. «A tutti un piccolo regalo, ai compleanni dai 90 in su, visita a domicilio e omaggio floreale. Vogliamo tenere i contatti con tutti, continuare l’attività nei vari campi del sociale». Concetti che fanno rima con quelli del sindaco Bruschetti sul «continuare a garantire l’attrattività residenziale con strutture pubbliche diffuse su tutto il territorio». Questione di stile, quello che da sempre ha contraddistinto Massagno.
2009 LUGANESE BREGANZONA 23 - 24 - 25 GENNAIO In trent’anni la popolazione è aumentata di sette volte
Una bella zona residenziale situata alle porte della città Oggi è un quartiere di Lugano e non ha perso nulla della sua attrattività. Un territorio pregiato, la vicinanza alle vie di comunicazione, una ricca storia, diversi beni culturali ma anche un modello di buon equilibrio tra il passato e il presente.
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erché scegliere Breganzona? Questo territorio che sui due versanti risale dolcemente la collina fino a sfiorare la chiesa parrocchiale, ha un fascino sottile. E tenace, visto che negli ultimi 35 anni gli abitanti si sono letteralmente moltiplicati, da meno di ottocento agli attuali 5’300. Va bene la posizione, van bene l’accessibilità e la vicinanza ai gangli della circolazione; va bene la vicinanza a Lugano, che in pochi decenni s’è mangiata una distanza storica, fino all’aggregazione di 4 anni fa, ma ci dev’es-
privilegiata perché in basso spesso il terreno era paludoso. Qui in collina la terra era buona e lo spazio ampio, tanto che già con gli Umiliati, frati conventuali, si allevavano pecore, greggi sempre più numerose tanto da diventare fornitori di lana a Venezia». La presenza dei frati è tuttora testimoniata dai resti di un affresco tardogotico su un porticato di Biogno, altro stupendo nucleo che nel 1925 si unì a Breganzona, aggregazione ante litteram motivata dal fatto che già la parrocchia era una sola, come ancora oggi. Anche
sere anche qualcos’altro. «Quando sono arrivato, negli anni Sessanta, Lugano era in basso, staccata. Dapprima piano e poi sempre più velocemente la città si è allungata e Breganzona si è disteso verso i piedi della collina, sino ad incontrarsi» ricorda il parroco don Ilario Bernasconi. Angelo Valsecchi trent’anni fa, fresco di diploma, è salito a Breganzona come maestro e ha effettuato una serie di ricerche in classe rovistando nella storia di questo villaggio dal toponimo celtico. «“Bre”, spiega Valsecchi, significa in collina, posizione
Valsecchi ricorda come solo una ventina d’anni fa la città fosse separata da una sorta di cesura agricola. «Rimangono in piedi ancora diverse fattorie, sempre più difficili da individuare tra casette e palazzi». Sono gli ultimi segni di secoli di storia tra orti, campi, pascoli che costituivano il vero patrimonio di Breganzona: lo conferma il fatto che 400 anni fa la famiglia Adamina lasciò al Patriziato la fattoria del Pradello affinché provvedesse all’oratorio di San Sebastiano. Breganzona quindi per tutta una serie di buone
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ragioni ambientali e funzionali. Giorgio Ghiringhelli, bellinzonese, presidente della BSI, ci abita dai primi anni Sessanta quando, di ritorno da uno stage negli USA, iniziò il lavoro in Banca. «Presi un appartamento, mi trovai così bene da costruirci poi una casa, tutti i giorni scendevo a piedi a Lugano. Oltre al bel posto ho trovato gente valida con cui è stato bello collaborare anche negli 8 anni come municipale, con una grande stima per i sindaci. Era un villaggio nel verde con tutte le comodità della città. Oggi è cambiato, ma non è mutato il rapporto affettivo». Breganzona era pure il modello di un buon equilibrio all’interno della civiltà contadina. Lassù la chiesa, nel nucleo le famiglie patrizie, Leoni e Somazzi, Polar e Bonoli come prima Adamina e Lana, tutt’attorno la campagna, un’emigrazione bene organizzata soprattutto verso il Piemonte e Torino, collaborando con Lugano nella Compagnia di Sant’Anna. E una solidarietà a prova di calamità tanto che nel 1816, tra epidemie e miseria, Pietro Polar, commerciante di pellicce e grano, riuscì a sfamare la popolazione importando dalla Russia derrate alimentari per qualche milione (di allora). Alcuni decenni più tardi, mentre fioriva la coltivazione del baco da seta, tanto da diventare tra i maggiori fornitori delle filande di Lugano, ecco l’infuriare del colera e la
conseguente costruzione di una cappella dedicata a San Rocco dove gli emigranti al ritorno ricevevano oltre ad un benvenuto di fede anche l’opportuno periodo di quarantena.
2009 Dedicata alla Trasfigurazione del Signore, è in fase di costruzione
La storica parrocchiale sul colle e la nuova chiesa tra la gente
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all’alto della collina, accanto alla chiesa parrocchiale dei Santi Quirico e Giolitta, il parroco don Ilario Bernasconi guarda su Biogno e Breganzona e vede, appena sotto, il sorgere della chiesa della Trasfigurazione del Signore. «Tra un paio di mesi verrà posata la guglia in cristallo, che ne è uno degli elementi distintivi; forse già entro l’anno la consacrazione». Il progetto dell’architetto Giampiero Camponovo annuncia una splendida costruzione all’interno del nuovo centro parrocchiale: attorno alla chiesa la casa del parroco e una grande sala multiuso; sotto,
un centro per gli anziani e uno per giovani; il tutto introdotto dall’ampia piazza-sagrato che un porticato protegge dalla strada e al tempo stesso idealmente collega ai luoghi dell’abitare. «Lo sviluppo della zona ha reso necessario un luogo di culto più centrale, vicino alla gente, con lo spazio e le infrastrutture adatte ad aggregare, riunire, far incontrare. Se ne parlava da anni, prima si era orientati verso la zona in basso, vicino all’autostrada, ma rischiava di rimanere ai margini e non rispondere alle attese. Questa è l’ubicazione giusta al centro del paese, ben
collegata anche a Vergiò». Già fissata la festa patronale alla seconda di Quaresima, che ha la pagina del Vangelo riferita alla Trasfigurazione. Attivi gli esploratori, folto il gruppo delle catechiste, una corale ben intonata, un salone parrocchiale in attesa dei nuovi spazi, molto sentita la festa della Madonna del Rosario IL PROGRAMMA 14.00 15.30 17.30 20.15
Venerdì 23 gennaio Breganzona Incontro con gli allievi di Scuola elementare (sede scolastica) Visita agli ammalati Incontro con gli allievi di Scuola media (sede scolastica). Cena in casa parrocchiale Incontro con la popolazione nel Salone parrocchiale.
09.00 09.30 10.15 11.00 14.30 16.45 17.30
Sabato 24 gennaio Breganzona Preghiera con i cresimandi Incontro con la Sezione Esploratori San Sebastiano Incontro con il Consiglio parrocchiale Incontro con i progettisti e visita al cantiere del nuovo centro parrocchiale Santa Messa in chiesa parrocchiale con la celebrazione della Cresima Saluto e ringraziamento alla Comunità dei Patrizi Santa Messa all'Oratorio di San Sebastiano. Cena con le catechiste nel salone parrocchiale.
10.00 10.30
Sabato 25 gennaio Breganzona Preghiera in cimitero Santa Messa in chiesa parrocchiale. Incontro con la popolazione sul sagrato. Pranzo con il Consiglio parrocchiale.
IL PROGRAMMA ad ottobre, le Messe anche nell’oratorio di San Sebastiano, un Consiglio parrocchiale rodato: la parrocchia di Biogno-Breganzona ha una ritmo collaudato, un punto di riferimento anche per i nuovi arrivati, un motivo di incontro con quanto rimane dei “vecchi” breganzonesi. «In questi quaranta e più anni, lo sviluppo è stato notevole, l’assetto è cambiato più volte ma la chiesa è sempre stata
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La parrocchia deve essere testimone del Vangelo "Un ambiente privilegiato per la costruzione dell'identità, nella crisi complessiva che la società spesso vive circa le forme dell'appartenenza e del radicamento ambientale”, così il Vescovo ha sintetizzato realtà, significato e funzione della parrocchia, incontrando la popolazione venerdì sera nell’ambito della visita pastorale alla comunità di Breganzona, affidata a don Ilario Bernasconi che si avvale della collaborazione di don Lukas Gawel. Un ambiente, quello della parrocchia, dove “è ancora possibile mettere in comune la quotidianità, leggendo e interpretando anche il problematico rapporto fra innovazione e tradizione, fra individuo e comunità”, ha proseguito mons. Grampa, richiamando “il valore della condivisione e dello scambio, dell’accoglienza e dell’ospitalità”, con un'attenzione preferenziale “per i poveri, i lontani, per coloro che provengono da altre culture”. Parrocchia quindi come “una grande famiglia dove superare fratture e divisioni, comprese quelle generazionali” e tracciare “cammini educativi efficaci con proposte formative centrate sulla persona”. La comunità parrocchiale diventa così, in fedeltà alla sua vocazione, “una viva testimonianza di vangelo, nell’impegno di costruire autentiche forme di partecipazione e di collaborare attivamente al bene comune”. In questa prospettiva mons. Grampa ha ri-
un punto stabile. Lo sarà anche quella nuova» sintetizza il parroco, ottant’anni ben portati. La chiesa parrocchiale, ben descritta da una monografia del compianto don Valerio Crivelli, sorge sulla collina, introdotta dalla Via Crucis costruita nel 1713. Consacrata sul finire del ’400 ha subito trasformazioni e ampliamenti ma conserva un bell’equilibrio tra architettura, decorazioni e stucchi, l’elegante altare maggiore in marmo, la splendida pala dei patroni dipinta dal Petrini, le statue, la
chiamato la necessità di “uscire dal circuito dei pochi ma buoni”, per vivere “un sincero spirito missionario e per aprirsi con coraggio alle nuove realtà ecclesiali”. Nel contempo ha invitato a “proporre con vivacità e intraprendenza iniziative e attività in particolare rivolte alle nuove generazioni”, con le quali, come sottolineato da diversi interventi dei partecipanti all’incontro, è sempre più difficile la trasmissione della proposta cristiana. Una visita centrata quindi sulla realtà e la vita della comunità, dove peraltro è sovente ritornato il richiamo alla nuova chiesa, dedicata all’ evento della Trasfigurazione, la cui costruzione è in fase avanzata e che verrà consacrata il prossimo ottobre. Costruita in posizione centrale rispetto alla suggestiva parrocchiale ubicata sul colle di Biogno, costituisce una vera necessità per rispondere, sia per capienza, sia con le sue attigue strutture parrocchiali, alle esigenze di una comunità che ha conosciuto in questi decenni un forte incremento demografico. “Dopo la chiesa di sasso – ha commentato il Vescovo – è la Chiesa di pietre vive che deve essere continuamente rinnovata, riformata e trasformata perché la parrocchia di Breganzona risponda sempre meglio al disegno di amore del Signore”. Nel contempo ha espresso a don Ilario Bernasconi, parroco di questa comunità dal 1965, “riconoscenza e gratitudine per il servizio generoso, saggio e instancabile reso in tanti anni”.
cappella di Santa Liberata aggiunta sul finire del ’600. Riunisce un compendio di opere di molti “magistri” che nei secoli l’hanno dotata di opere d’arte. Se la parrocchiale è lassù, l’oratorio di San Sebastiano proprio per essere
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Una visita cordiale, familiare e ben partecipata. Dall’incontro con gli allievi delle Elementari alla sosta con gli adolescenti delle Medie; dallo scambio con il Consiglio parrocchiale a quello con il Patriziato, che, unitamente alla Parrocchia, è chiamato, come ha ricordato mons. Grampa, a mantenere viva l’identità di questa comunità entrata a far parte della grande Lugano. Intenso il momento di preghiera (sabato mattina) con i cresimandi e le catechiste, in preparazione alla Confermazione che questi adolescenti hanno ricevuto nel pomeriggio; vivace l’incontro con gli Scout della Sezione San Sebastiano, che nel 2007 ha festeggiato il quarantesimo della sua fondazione; sempre delicati e preziosi di speranza e fiducia i colloqui con malati e anziani nelle rispettive case. Domenica mattina mons. Grampa ha sostato e pregato con i fedeli in cimitero, dove con affetto e riconoscenza ha avuto un pensiero particolare per don Valerio Crivelli, ricordando il suo grande e generoso impegno nella Chiesa luganese. È seguita la Santa Messa parrocchiale nella chiesa di Biogno (il sabato sera l’Eucaristia era stata celebrata nella chiesa di San Sebastiano che da anni il Patriziato mette a disposizione della comunità), al termine della quale il parroco don Ilario ha ringraziato il Vescovo, presentandogli un fervido augurio nel quinto anniversario dell’ordinazione episcopale.
in paese ha sempre avuto un rapporto molto intenso con la popolazione. Anch’esso è ricco di opere d’arte, parecchi dipinti tra cui un altro Petrini, così come il piccolo camposanto a Biogno, dominato dall’edicola funeraria.
2009 Nel 2004 il nucleo ha portato in dote a Lugano un Comune bene amministrato
C’è orgoglio nel dire d’aver fatto da sé
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riva di rilevanti attività economiche, Breganzona coltiva la sua vocazione residenziale. Ignazio Bonoli, sindaco per vent’anni fino alla fusione con Lugano e prima municipale per 12, ricorda l’arrivo di «luganesi che uscivano dalla città e costruivano qui la casa. Aumentava la popolazione, aumentavano i bambini, si ponevano nuovi problemi di scuole, urbanizzazione, opere pubbliche, abbiamo dovuto rincorrere lo sviluppo, all’inizio anche con qualche problema finanziario. Siamo riusciti ad affrontare velocemente i problemi di Piano regolatore, collegamenti, fognature, collegamenti con la città, strade consortili e private per raggiungere le varie zone». Addirittura ha provveduto a costruire il primo depuratore al laghetto di Muzzano. L’arrivo della seconda ondata determinata dalla costruzione di appartamenti sussidiati “imposti
dal cantone”, mille persone d’un colpo, ha cambiato anche la struttura finanziaria. Sono sorte nuove attività economiche legate ai servizi, studi medici, farmacie, avvocati, professionisti; quando è stata votata la fusione, 56 a 44%, Breganzona veleggiava in modo sicuro; ormai la popolazione era cambiata e i collegamenti con la città si erano intensificati. Oggi è uno dei bei quartieri di Lugano, conosce il rischio di diventare un dormitorio e per questo tiene molto ad avere un centro, un punto d’incontro che adesso sta nascendo con la nuova chiesa situata in zona centrale, vicino all’ex municipio e alle scuole. L’aumento esponenziale della popolazione ha rimescolato le carte, ma Breganzona non dimentica la propria storia sempre volta ad accogliere ed aggregare. «Siamo stati antesignani nella collaborazione. Tra le carte del Comune ho
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trovato che nei momenti caldi della fusione con Biogno, una risoluzione di quel Comune invitava ad applicare i vetri alle finestre… non tanto per il freddo quanto per esigenze di riservatezza», indica Ignazio Bonoli, l’ultimo sindaco. «Nella storia del ciclismo c’è l’impresa di Fausto Coppi ai mondiali del ’53, che stacca tutti sulla salita della Crespera, territorio di Breganzona. Sono andato tempo fa a posare un dado di porfido di quel tratto di strada sul monumento al campionissimo». Tra le vicende più recenti ci sono le società sportive, gli ottavi di finale di Coppa svizzera con l’Aarau, lo sviluppo della sezione esploratori San Sebastiano, il seminario di Lucino, adesso liceo diocesano.
2009 LUGANESE PAZZALINO - PREGASSONA 30 - 31 GENNAIO - 1 FEBBRAIO Poderoso sviluppo negli ultimi cinquant’anni
Un ordinato passaggio dalla campagna alla città Nel 2004 Pregassona si aggrega a Lugano e porta in dote proprietà, strutture, iniziative d’avanguardia sul piano sociale. Il traffico cittadino preoccupa la popolazione ma al tempo stesso conforta l’opportunità offerta dalla nascente galleria Vedeggio-Cassarate.
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azzalino sorge sull’altura, attorno alla chiesa i cui campanile e canonica, al tempo dei Comuni, erano in territorio di Viganello… Pregassona era uno dei nove nuclei; gradualmente si è allargato sino a comprendere il tutto, e nell’evolvere delle cose si rischiava di confondersi: Comune di Pregassona, parrocchia
parte alta, e palazzi sorti verso il Cassarate, attorno al palazzone a stella (grattacielo è troppo) di 14 piani eretto nel 1964 con la bellezza di 75 appartamenti. Oggi è un bell’esercizio, quasi una caccia al tesoro andare a scoprire i vecchi nuclei, un tempo come delle piccole oasi nel mare del verde contrappuntato da qualche
di Pazzalino, che in effetti anticamente era molto estesa. Cinque anni fa, nel 2004, Pregassona pur essendo per abitanti il sesto Comune del Cantone si è unito a Lugano, un fatto quasi scontato, 70% di favorevoli. Negli ultimi decenni tutto s’era stravolto, come e più che in altre parti del Ticino: i 1’250 abitanti di metà Novecento erano saliti a quasi ottomila e adesso sono un migliaio in più. Sul piano territoriale significa che i nove nuclei, Pregassona compreso, occorre oggi andarseli a cercare tra la diffusione uniforme di case nella
masseria. E ritrovare qua e là viuzze strette, tratti di acciottolato, porticati, tracce d’affreschi su muri sbiaditi dal tempo e qualche bell’oratorio come San Pietro e Paolo a Rollino (o Rolino o Orlino). Per poi ripiombare nel succedersi di abitazioni ormai senza soluzione di continuità, dalla riva del Cassarate ai piedi del Boglia. Quel dolce declivio dal piano alla montagna era bello un tempo per l’agricoltura, tanto che costituiva per eccellenza la “campagna” di Lugano, e bello è oggi per abitarci, alle porte della città, con quel
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tocco di… tempo libero dato dai tanti terreni che il vecchio Comune ha portato in dote assieme a scuole e servizi. «Addirittura dal ’77 avevamo istituito l’aiuto comunale all’AVS ed anche all’alloggio, di cui tanto si discute oggi a Lugano; nonostante una situazione finanziaria non proprio rosea li abbiamo mantenuti sino all’ultimo. Siamo stati pionieri nello smaltimenti dei rifiuti e nella raccolta differenziata, siamo riusciti a stare al passo con uno sviluppo a tratti impetuoso», afferma con orgoglio Carlo Guglielmini, l’ultimo sindaco di Pregassona. Già s’era prevista su un ampio terreno anche la Casa per anziani, che infatti Lugano s’è premurato di mantenere e non dovrebbe farsi troppo attendere. Qualche rimpianto per il ponte che non c’è, quello che avrebbe dovuto portare via Cassone, la strada sorta negli anni ’70 sulla copertura del torrente che scendeva dritto da Pazzalino, all’altra riva e quindi dietro il cimitero, che significa Molino Nuovo e Lugano. Avrebbe facilitato i collegamenti ma… galeotto fu il referendum. E così in prospettiva la preoccupazione maggiore è per il traffico che verrà, quello della galleria VedeggioCassarate. «È vero, ne siamo coscienti e stiamo
lavorando in questa direzione, ma la galleria è prima di tutto un’opportunità anche per quelli di Pregassona, che non dovranno forzatamente attraversare Lugano» sostiene il municipale Paolo Beltraminelli, pregassonese doc.
2009 Occasione di reciproca conoscenza tra abitanti di lunga data e arrivi recenti
La festa della Candelora come ideale momento di incontro nella comunità a parrocchia di Pazzalino-Pregassona coincide con il vecchio Comune comprendendo anche Cureggia e il poggio mezzo viganellese di Pazzalino: circa 9’000 anime. Da 10 anni parroco è don Maurizio Silini, coadiuvato dal vicario don Franck Essih Koffi, togolese, dal diacono don Dante Balbo, dal diacono in formazione don Stanislao, da due suore delle Figlie della Carità. Tra le realtà parrocchiali oltre al Consiglio parrocchiale, che segue i vari aspetti della vita parrocchiale, anche la San Vincenzo e due movimenti: Cammino neocatecumenale e Rinnovamento nello Spirito. Significativa la collaborazione
dei laici tanto nella gestione delle strutture, dal Centro Presenza Cristiana alla Colonia di Mogno, nella catechesi e nella cura degli edifici sacri, nell’attenzione verso i ragazzi in età di frequenza delle Medie, la vicinanza ad anziani e malati. La visita del Vescovo coincide con la Candelora, la maggiore delle feste religiose in parrocchia assieme al Corpus Domini e alla Madonna di Fatima: preceduta dal triduo di preparazione, vedrà la processione tra le due chiese principali e momenti tradizionali come la preparazione dei ravioli di Pazzalino e la declamazione del Sonetto, una poesia mariana con la quale si onorano i priori della festa. Sarà
un’occasione appunto di festa ma prima ancora di aggregazione, di incontro tra la vecchia e la nuova Pregassona, abitanti di lunga data e arrivi recenti in uno spontaneo avvicinarsi favorito dalla realtà parrocchiale. Attorniata dai cipressi sul colle di Pazzalino la chiesa parrocchiale della Purificazione di Maria è documentata già nel ’200, ben prima che nel 1468 si costituisse la parrocchia. Una posizione splendida, un segno ben visibile e caratteristico nel territorio, la permanenza monumentale anche in una realtà sociale ed abitativa oggi molto intensa, la IL PROGRAMMA 08.30 09.00 09.45 10.45 12.00 14.30 15.35 16.45 19.45 20.30
Venerdì 30 gennaio Pazzalino Accoglienza sul sagrato di Pazzalino Preghiera in chiesa Visita alle Scuole elementari della Bozzoreda Visita alle Scuole elementari di Probello Pranzo presso il Circolo Anziani Visita alla clinica Viarnetto Incontro con docenti e allievi della Scuola media Visita ai malati Chiesa di San Massimiliano: Santa Messa Centro Presenza Cristiana: incontro della popolazione.
09.00 10.00 11.00 12.00 14.00 14.30 16.30 20.30
Sabato 31 gennaio Pazzalino Chiesa di San Pietro a Rollino: incontro con i Volontari della Sofferenza, la Società di San Vincenzo e il Gruppo Famiglie Chiesa di Fatima: incontro con i Movimenti ecclesiali Chiesa di San Gottardo a Cureggia: incontro con i catechisti e gli insegnanti di religione Chiesa di San Gottardo: preghiera dell’Angelus Visita alle Suore Benedizione della sede della Croce Verde Benedizione della ditta Fontana Chiesa di San Massimiliano: celebrazione della Cresima Oratorio di San Giuseppe: funzione della Candelora. Preghiera in cimitero.
08.00 08.30 10.00 14.30
Domenica 1. Febbraio Pazzalino Chiesa di San Massimiliano: preghiera delle Lodi Chiesa di San Massimiliano: Santa Messa Chiesa parrocchiale: Santa Messa della Candelora Chiesa di San Massimiliano chiesa parrocchiale. Vespri e processione solenne della Madonna di Pazzalino.
IL PROGRAMMA
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Una visita come una processione di luce "Grazie che sei venuto”; “Per fortuna esisti”; “Spero che il tuo lavoro ti piaccia”; “Vorrei sapere cosa significa il tuo bastone”; “Io non ne ho mai visto uno così bravo”; “Sono felice che sei il nostro capo”: sono alcuni dei messaggi – semplici e spontanei – che accompagnavano, come simpatiche didascalie i disegni preparati dagli allievi delle Scuole elementari (della Bozzoreda e di Probello) che il Vescovo ha visitato nella giornata di venerdì, unitamente a quelli della Scuola media, nell’ambito della visita pastorale alla parrocchia di Pazzalino-Pregassona affidata a don Maurizio Silini e al suo vicario don Franck Essih Koffi, che possono contare sulla collaborazione dei diaconi Stanislao Zawada e Dante Balbo. Una visita intensa che ha permesso a mons. Grampa di approfondire, attraverso una serie di incontri, la conoscenza di questa comunità, interessata negli ultimi decenni da un forte incremento demografico, che ha reso necessaria la costruzione della nuova chiesa, dedicata ai Santi Giovanni Battista e Massimiliano Kolbe, nella zona della Terzerina, con la parrocchiale invece su in alto dedicata alla Purificazione della Beata Vergine Maria, la cui festività è oggi denominata: “Presentazione di Gesù al tempio”. La ricorrenza, proprio in questi giorni, della memoria liturgica di questo evento, ha determinato una positiva coincidenza tra visi-
parrocchiale riunisce significativi aspetti della storia locale nell’architettura (è una basilica a tre navate di cinque campate), nei tre portali dipinti, nella conformazione degli interni, nelle decorazioni e nelle opere d’arte. Talvolta negli affreschi (come nello Sposalizio della Vergine) e nei dipinti (come nella tela della Deposizione) compaiono la figura del Committente o la sigla della famiglia a significare l’intenso rapporto tra gli abitanti e la loro chiesa, ribadito anche dalle opere d’arte lasciate da Magistri locali, dal Pedrozzi a Paolo Rusconi. L’estendersi prima dei
ta pastorale e festa patronale, favorendo partecipazione e preghiera. Una visita intensa, si diceva, aperta nella serata di martedì dall’incontro del Vescovo con genitori, madrine e padrini dei cresimandi e dei piccoli della Prima Comunione e proseguita nelle scorse giornate di venerdì, sabato e domenica. Diversi gli incontri: con la popolazione venerdì sera; con il Consiglio parrocchiale; con gli anziani presso il rispettivo Circolo; con personale e ospiti della clinica Viarnetto; con i militi della Croce Verde; con la direzione e collaboratori della tipografia Fontana; con i malati nelle rispettive case. L’intera mattinata di sabato è stata riservata a gruppi e movimenti che animano nei diversi settori e secondo il rispettivo carisma la vita parrocchiale. Incontri avvenuti in chiese e oratori, permettendo nel contempo al Vescovo di visitare e conoscere questi luoghi, che testimoniano la religiosità della nostra gente e la forte tradizione cristiana della nostra terra. Così nella chiesa di San Pietro a Rollino ha incontrato i Volontari della Sofferenza, le Vincenziane, i Gruppi famiglie e del dopo Cresima; nella chiesa di Fatima i Movimenti ecclesiali (Cammino neocatecumenale e Rinnovamento nello Spirito); nella chiesa di San Gottardo a Cureggia i catechisti e i docenti di religione, concludendo questo momento, a metà giornata, con la preghiera dell’Angelus e riprendendo nel
nuclei e poi di un’urbanistica sempre più diffusa ha indotto ad edificare dapprima la chiesetta di Fatima alla Bozzoreda e poi, 1997, la chiesa dei Santi Giovanni Battista e Massimiliano Kolbe alla Terzerina con il vicino centro parrocchiale Presenza Cristiana. A Rollino l’oratorio dei Santi Pietro e Paolo, circondato da una zona archeologica, risale sicuramente al Trecento ma probabilmente anche prima, come indica l’abside semicircolare di stampo romanico. Raffinate le decorazioni, significativi e ricca la successione degli affreschi tra i quali molto probabilmente
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primo pomeriggio con un saluto alla comunità delle Suore di San Vincenzo. Due momenti particolarmente significativi hanno sottolineato questa visita concomitante con la patronale della parrocchia. Sabato sera – dopo la celebrazione della Cresima nel tardo pomeriggio – mons. Grampa ha guidato la processione della Candelora, definendola “suggestiva per il contesto scenografico in cui avviene: luci che si accendono nella oscurità della notte, fiaccole che danno calore nel freddo dell’inverno; ma suggestiva anche per i suoi contenuti”, riferiti alla presentazione di Gesù Bambino al tempio, quaranta giorni dopo la nascita, come prescriveva l’antica legge mosaica. E ha ricordato “che questa festività viene chiamata nella tradizione orientale: Pasqua d’inverno”. Una processione di luce, che, abbinata alla sosta di preghiera in cimitero, ha reso ancora più chiaro il significato stesso di questo cammino nella notte, coltivando la speranza. Pregando in cimitero ha ricordato Graziano Biaggi, un giovane seminarista di Pazzalino, nel cinquantesimo anniversario della morte. Ieri pomeriggio, dopo le celebrazioni eucaristiche del mattino il Vescovo ha presieduto i Vespri nella chiesa dei Santi Giovanni Battista e Massimiliano e ha concluso nella chiesa parrocchiale l’intenso itinerario della visita pastorale, lasciando alla comunità un triplice augurio di pace, di gioia e di vita.
anche dei seregnesi. A Cureggia la chiesa di San Gottardo, ricostruita nel ’500 e ampliata nel 1934, sorge in posizione interessante sulla dorsale del Boglia e accoglie, tra altre opere d’arte, dipinti novecenteschi di Luigi Taddei, il pittore del Brè.
2009 Ne sono un esempio la recente chiesa della Terzerina e il Centro Presenza Cristiana
La capacità di costruire punti di riferimento
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rati e acqua in abbondanza, ecco la ricchezza di Pregassona. Giorgio Pagani, municipale per otto anni, sintetizza così le qualità della zona, le masserie ben disposte, qualche mulino sulla roggia, persino un paio di grosse fabbriche di tabacchi e farmaceutica tra Otto e
di rilievo, come nel Settecento Giovanni Battista Pedrozzi, stuccatore e modellatore di porcellane d’enorme talento, e più vicino a noi Camillo Jelmini, politico di prim’ordine. Senza dimenticare i Lucchini, i Tunesi, i Regazzoni… Per dire che Pregassona s’avvia a diventare il maggior quar-
Novecento, con l’ovvio richiamo di operai dalla Lombardia i cui cognomi si ritrovano oggi sull’elenco telefonico. Acqua in abbondanza, coltivazioni e allevamenti, una civiltà perfettamente rurale come ben sintetizza l’affresco nella chiesetta di Rollino, raffigurante una giovinetta trafitta da attrezzi agricoli, una sorta di Pietà campestre: un modo popolare per ricordare che bisogna onorare la domenica. Pregassona era attraversata e collegata dalla ferrovia Lugano-CadroDino, che rifiniva un territorio ben delineato fino all’incontenibile sviluppo del dopoguerra, che gradualmente ha conglobato le fattorie, la casa rossa, il vecchio Municipio mantenendosi a qualche distanza solo dalla clinica Viarnetto con il magnifico parco e dalla chiesa parrocchiale dove per quarant’anni ha giganteggiato il prevosto don Guggia e poi per 45 don Giuseppe Masina, preti dalla forte personalità. Come per altri personaggi
tiere di Lugano; con quella posizione crescerà il suo ruolo nei collegamenti e come “porta” di questo versante della Valcolla. Ma ha avuto una storia che non possono cancellare né la robusta immigrazione prima di tutto dalla città, né la forte mobilità di questi tempi, con un interscambio annuo di almeno mille abitanti, e nemmeno un territorio radicalmente mutato. Ma quelli di Pregassona hanno sempre saputo porre forti punti di riferimento, uno dei più recenti, anni Novanta, la chiesa della Terzerina progettata da Alberto Finzi, vetrate di Fra’ Roberto, Via Crucis a bassorilievo di Giancarlo Tamagni. Erano prati, già le case avanzavano, la preveggenza e il coraggio del prevosto e dei parrocchiani realizzarono la bella chiesa bianca e il Centro Presenza Cristiana, che vuol dire anche luogo di incontro e aggregazione. Così Pregassona ha saputo mantenere le sue qualità, quelle della Colonia estiva
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adesso a Mogno, della Filarmonica con la sua esemplare storia di progressivi collegamenti: prima una, poi due (naturalmente liberale e conservatrice) poi ancora una col magnifico nome di Unione, adesso Filarmonica Pregassona-Città di Lugano a segnare i tempi nuovi. Tra istituzioni e luoghi si sono radicate numerose associazioni, che tengono anche nel marasma di oggi, come lampade sul moggio. Un esempio rimane la festa della Candelora, prima di febbraio, tradizione radicata che non lascia indifferenti nemmeno i nuovi arrivati, legata com’è alla chiesa madre di
Pazzalino, dedicata proprio alla Purificazione di Maria, quaranta giorni dopo il Natale. Su queste basi s’incontra l’accordo di tutti, vecchi e nuovi amministratori, Guglielmini, Pagani e Beltraminelli: «Pregassona rimarrà sempre un quartiere vivibile della città, dove nemmeno uno sviluppo così pressante ha messo a rischio la vita sociale». Aveva ragione don Masina con la chiesa della Terzerina: «Ogni famiglia ha bisogno di una casa» e quella di Pregassona ha saputo costruirsi le sue “case”, ossia istituzioni e chiese che oggi sono i punti di riferimento di una comunità estesa e in continuo movimento.
2009 LUGANESE BRÈ - GANDRIA - CASTAGNOLA 6 - 7 - 8 FEBBRAIO Una gara di bellezza fra tre località
Tre perle incastonate tra il lago e la montagna Splendidi Comuni diventati invidiabili quartieri di Lugano. Tra tanta bellezza paesaggistica si è sviluppata pure una ramificata socialità, legata affettivamente alle tradizioni nonostante il contesto sia cambiato molto in questi ultimi decenni.
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al lago alla montagna, da alcune delle rive più suggestive alla cima del Brè e del Boglia in un susseguirsi di panorami mozzafiato e di microclimi che tra ulivi e cipressi ricordano la Toscana. Con però il lago e i villaggi tanto caratteristici e suggestivi da aver incastonato visioni mediterranee nell’immagine non solo del Ticino ma della Svizzera di lingua italiana. In effetti fra Brè, Castagnola e Gandria è una bella gara a sciorinare leggere diversità e grandi similitudini sul piano geografico e storico, dove i racconti dipinti di Luigi Taddei si intrecciano con le storie e le poesie di Pasquale Gilardi, il Lelèn (1885- 1934): “Resterà sempre alla montagna di Brè la sua incomparabile bellezza, la sua profumata poesia, il vivace spirito e la mente aperta dei suoi figli”. Su questa vena poetica e naturalistica si intreccia anche la toponomastica; Fulmignano, Crona, via delle primule, salita delle agavi, sentiero degli ulivi… Sono storie scritte nel territorio, che riportano ad una dimensione contadina con declinazioni di tipo arcadico e pastorale che nemmeno il poderoso sviluppo degli ultimi decenni è riuscito a cancellare, tanto forti e radicati sono stati i caratteri di contrade che una ad una – iniziando dalla storica “fusione” del 71 dei vecchi Comuni di Brè e Castagnola – sono diventate quartieri della città. «E pensare – ricorda Carlo Antonio Gianinazzi, storica “penna” della Voce di Castagnola – che questo aggancio a Lugano ci è pesato molto; eravamo i primi, allora pareva proprio di dolorosamente rinunciare alle nostre caratteristiche, diciamo pure all’identità. Forse per questo siamo ancora più attaccati alle nostre caratteristiche, ai per-
sonaggi, alle associazioni, che teniamo con la cura dei primi giorni». E se Gianinazzi ha scritto di Ugo Moglia e dei cent’anni della Funicolare del Brè, Erico Besomi ha rinverdito tra Gandria
e Castagnola la tradizione dell’ulivo, adesso con una nuova pubblicazione, “Dai uliv vécc ai bütt növ”, e prima con il sentiero naturalistico archeologico e il reinserimento appunto dell’ulivo a riprendere una tradizione che negli ultimi decenni s’era persa nella rivoluzione economica. Si può quindi capire la fatica della rinuncia all’autonomia comunale, abituati com’erano a guardare la città dall’alto, Brè con le spalle solidamente piantate nel Boglia e Castagnola già famosa nel mondo
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per i paesaggi e panorami, per quella straordinaria simbiosi fra tradizione e modernità, i grotti e l’atmosfera pastorale, la pesca, le prestigiose costruzioni sulla riva, da Villa Heleneum, da anni sede del Museo delle Culture (non dimenticando che vi tenne corsi di pianoforte nientemeno che Arturo Benedetti Michelangeli) a Villa Favorita con la straordinaria stagione del barone Thyssen e della Pinacoteca famosa in tutto il mondo, che tanti ancora rimpiangono… Castagnola delle ville signorili e dei grandi alberghi. «Se ne sono chiusi una ventina negli ultimi decenni, ma non per questo rinunciamo a valorizzare i caratteri tipici di questo territorio ed anche le nostre tradizioni» indica Rinaldo Gobbi, presidente della Pro Castagnola. Infatti sono più che mai vive la Filarmonica e la Società Canottieri, la Settimana musicale e i concerti al parco, le grigliate e le feste, tutto in armonia con il villaggio, il lago, le tradizioni, una socialità così radicata da favorire l’accoglienza: a Castagnola Carlo Cattaneo e i
poeti lettoni Rainis e Aspazija, a Brè i pittori Josef Biro, che ha decorato la chiesa di San Fedele e Wihlelm Schmid, la cui casa oggi è un Museo dedicato alla sua opera.
2009 Sul tessuto locale si è sviluppata una realtà multiculturale
Rimane viva nelle comunità la tradizione dell’accoglienza tre quartieri della città sono tre parrocchie ben radicate nel territorio con le loro chiese e le cappelle, una tradizione che continua con le feste religiose e la caratteristica di rimanere, nel loro piccolo, aperte sul mondo. L’essere parte di una ricca storia di collegamenti e di accoglienza è confermato dal fatto che parroco delle parrocchie di BrèAldesago e di Gandria è don Andrea Iskra, di origine polacca, mentre a Castagnola c’è don Hans Christian Schmidbaur, bavarese («Papa Ratzinger era il nostro cardinale»), professore di teologia dogmatica alla Facoltà di teologia, dove ha studiato anche don Iskra. Quest’ultimo cita la cordialità, l’accoglienza della gente, l’interesse verso la chiesa (originaria di Brè è suor Gloria Masone, attiva nella Comunità delle Beatitudini in via Nassa), l’eredità di predecessori del calibro di don Perrone e don Dino Ferrando, la vicinanza dei confratelli polacchi: «ci si trova, ci si aiuta, si scambiano esperienze». Naturalmente si deve dividere tra Brè, Aldesago e Gandria nella consapevolezza intanto dei bei posti, poi della vicinanza della gente e di una ormai storica convivenza tra famiglie del posto e nuovi arrivi. «La gente è fedele alle tradizioni e alle celebrazioni soprattutto nelle feste della Madonna». Anche don Schmidbaur è consapevole del carattere un po’ particolare della sua parrocchia, con la chiesa di San Giorgio tra le più richieste per matrimoni e battesimi: «per la posizione straordinariamente panoramica, per il suo carattere raccolto e suggestivo. Della gente mi piace la capacità di contatto e la collaborazione, anche i chierichetti sono aumentati, le gente sa interpretare bene il carattere locale con la realtà internazionale e plurilingue». In occasione della visita pastorale le tre parrocchie hanno realizzato un opuscolo con le immagini delle chiese e il calendario di questi tre giorni. «L’abbiamo distribuito in tutte le case affinché la visita pastorale diventi un vero incontro tra il Vescovo e la gente. Anche questa è una forma di pastorale». Le chiese delle tre parrocchie sono una più bella e suggestiva dell’altra. A Brè la parrocchiale dei Santi Simone e Fedele è
stata affrescata sulla facciata da Luigi Taddei e all’interno da Josef Biro nella seconda metà del ’900. Sulla vetta sorge l’oratorio dell’Assunta, inizio ’900. A Gandria la parrocchiale di San Vigilio ha origini medioevali come si deduce dal campanile. Interessanti gli stucchi seicenteschi e gli affreschi di Antonio Maria Torricelli, una serie davvero significativa di statue e dipinti nelle diverse cappelle; da notare che la splendida ancòna rinascimentale da oltre un secolo è uno dei pezzi forti del Museo nazionale di Zurigo. Accanto al cimitero sorge l’oratorio di San Rocco, origine seicentesca. La parrocchiale di San Giorgio a Castagnola è posta su un costone panoramico, ha origini medioevali, all’interno è un’autentica festa di stucchi, dipinti, affreschi, statue come quella della Vergine circondata dai misteri dipinti del Rosario, insomma opere d’arte di epoche diverse tra le quali il fonte battesimale di Max Weiss, 1978. Interessante nell’ossario accanto alla chiesa la seicentesca Processione macabra di Giovan Battista Discepoli detto lo Zoppo. Nell’omonimo parco sorge l’oratorio di San Michele, anch’esso del ’600, sulle fondamenta di un antico castello.
IL PROGRAMMA Venerdì 6 febbraio Brè 14.15 Visita alla Scuola elementare Castagnola 15.30 Visita alla Scuola elementare di Ruvigliana 16.30 Visita alla Casa anziani "Castagneto" Brè 18.00 Incontro con i giovani delle tre parrocchie nel salone parrocchiale 20.30 Incontro con la popolazione nel salone parrocchiale. 09.00 09.30 10.30 12.00 14.30 16.30 17.30 18.00 19.00
Sabato 7 febbraio Gandria Visita all'oratorio di San Rocco e preghiera in cimitero Santa Messa nella chiesa di San Vigilio Incontro con la popolazione nella palestra. Visita ai malati a domicilio Pranzo con il Consiglio parrocchiale Castagnola Visita alla chiesetta di San Rocco a Ruvigliana. Visita ai malati a domicilio di Castagnola e Brè Aldesago Vespri nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria Castagnola Preghiera in cimitero Santa Messa nella chiesa di San Giorgio Incontro con la popolazione e le Associazioni nella chiesa di San Giorgio.
09.30 10.15 10.30 12.00 13.00
Domenica 8 febbraio Brè Incontro con i Patriziati di Brè e Castagnola Preghiera in cimitero Santa Messa con il sacramento della Cresima nella chiesa di San Fedele Aperitivo nel salone parrocchiale Pranzo con i Consigli parrocchiali di Brè e Castagnola.
IL PROGRAMMA
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2009
Gli importanti valori dell’esempio e della tradizione B rè e Gandria (affidate a don Andrzej Iskra) e Castagnola (affidata a don Hans Christian Schmid-baur) sono state le parrocchie visitate dal Vescovo gli scorsi giorni, in un clima di sincera cordialità. Una visita aperta dal simpatico e vivace incontro con gli allievi delle Elementari (Brè e Ruvigliana), con i quali il Vescovo si è intrattenuto nel pomeriggio di venerdì. Parlando della piccola scuola di Brè (una pluriclasse con una decina di allievi), mons. Grampa ha avuto parole di apprezzamento nei confronti della comunità e delle sue autorità per aver mantenuto aperta questa sede, evitando così uno sradicamento precoce dei piccoli dal loro ambiente e favorendo un orizzonte sereno e familiare nei primi anni del loro cammino scolastico. Scelta importante soprattutto se rapportata all’attuale contesto culturale dove, come sottolineato a più riprese dal Vescovo, emergenza educativa, prevalenza dell’ “avere” sull’ “essere”, relativismo e cambiamenti strutturali non facilitano certamente il cammino di crescita di ragazzi, adolescenti e giovani, peraltro fortemente “distratti” da continue e diversificate sollecitazioni. Proprio in relazione a questo scenario non
facile mons. Grampa, rispondendo anche ad interrogativi sollevati nei diversi incontri con la popolazione, si è soffermato sulla problematica del passaggio della “tradizione cristiana” con i suoi valori e le sue proposte alle nuove generazioni, sempre meno presenti nella vita della Chiesa. “È un’esperienza amara che ho dovuto fare lungo il cammino della visita pastorale”, ha commentato, ricordando comunque anche presenze giovanili valide in diocesi e riconducibili in particolare all’Azione Cattolica, allo Scoutismo, ai diversi Movimenti ecclesiali: tutti fermenti di speranza e fiducia. Che fare? Il Vescovo ha sottolineato di non avere ricette e ha invitato genitori, educatori, comunità e famiglie alla pazienza e soprattutto all’esempio, che vale più di tante parole e di altrettanti discorsi. Ben partecipati e sentiti lungo il familiare pellegrinaggio nelle tre parrocchie le soste di preghiera per i defunti (memoria, affetto e gratitudine) e nei diversi oratori (di San Rocco a Gandria, di San Rocco a Ruvigliana, del Cuore Immacolato di Maria a Aldesago): presenze importanti, perché “ci richiamano la devozione e la pietà dei nostri padri e segnano, come altrettante pietre miliari, il cammino del cristianesimo nelle
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nostre terre”, ha commentato. Sosta delicata e preziosa quella con i malati nelle case e al “Castagneto”: agli ospiti il Vescovo ha augurato “luce, forza e serenità”, esprimendo gratitudine e apprezzamento “per tutto quello che avete compiuto nel lavoro, nella famiglia, nella società”. A ragazzi e giovani, incontrati nella serata di venerdì a Brè, ha ricordato la proposta del Vangelo capace di dare significato e senso all’esistenza; ha invitato i patriziati a mantenere viva la loro identità ancorata a valide tradizioni; con i tre Consigli parrocchiali ha esaminato la situazione delle rispettive comunità, le prospettive e le difficoltà. Momento centrale della visita è stata la celebrazione dell’Eucaristia nelle tre parrocchie : sabato a Gandria e Castagnola; domenica mattina a Brè con il sacramento della Cresima. A nome delle Comunità hanno espresso accoglienza e riconoscenza al Vescovo i presidenti dei Consigli parrocchiali: Franco Prati (Brè), Gianni Rezzonico (Castagnola), Elena Nessi (Gandria), mentre il prof. Fausto Poretti, delegato del Municipio di Lugano, ha portato il saluto dell’Autorità comunale.
2009 Paesi conosciuti nel mondo e attaccati alle loro caratteristiche
Un senso di appartenenza espresso anche nelle processioni con la banda
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ssere presidente della gloriosa Filarmonica di Castagnola per Roberto Badaracco significa seguire le orme del nonno contribuendo a mantenere quella che continua ad essere sentita come una vera istituzione.
barche entrano direttamente nelle case, è giustamente famoso nel mondo. Lo annotava già Stefano Franscini: “i fichi, gli ulivi, i cedri rendono lietissime le pendici del suolo di Gandria. L’agave americana la adorna pure a quando a
«Un po’ per la sua storia di settant’anni, un po’ perché riesce a collegare la vita della collina rinsaldando il senso di appartenenza con i concerti, le processioni come all’Assunta a Brè, la scuola. Essenziale per noi è mantenere gli aspetti tipici di questi quartieri pur sentendoci parte integrante della città come confermano le scuole e i servizi, i collegamenti pubblici sempre più funzionali, l’acquisto della funicolare, e quello in corso per l’albergo e la cima del Brè». Per raggiungere Gandria da Castagnola basta percorrere il panoramico e suggestivo Sentiero di Gandria, tra lago e montagna. Quello scorcio di case abbarbicate alla montagna e a picco sul lago, tanto che le
quando con la pomposa magnificenza del suo fiore. Le bianche casucce disposte ai ripiani fanno un bel vedere in lontananza”. Francesco Beretta Piccoli vi è stato medico condotto per oltre cinquant’anni dal 1945 («siamo andati a vedere l’arrivo degli americani alla frontiera») quando ancora non c’era strada e si scendeva a piedi. Ricorda il paese di pescatori e di provetti imbianchini («partivano alle 4 del mattino a piedi per lavorare a Lugano»), di contadini i cui campi arrivavano fin «in scima a la tera», dove oggi corre la strada, e d’estate trasportavano la mucca sulla barca a remi dell’altra parte del lago, alle Cantine, dove c’erano lembi di prato. Quelle cantine risalgono a chissà quanti secoli
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e dal terreno calcareo soffia un’aria che assicura una temperatura costante. Nel villaggio le tipiche case addossate, le viuzze, i portici, le scale mantenevano un’aria di segretezza. «Al mattino Gandria ha una luce che non si può descrivere…». Soprattutto di Gandria ricorda la musica. «In ogni casa c’era una chitarra o un mandolino, le sere si suonava e cantava, niente da meravigliarsi se Gobbi, Guglielmetti e Giambonini hanno costituito il Trio di Gandria, se è nato il gruppo mandolinistico, se Dante Brenna,
allievo di Segovia, è oggi uno dei chitarristi più famosi. Hanno la musica nel sangue, un anno li hanno invitati persino a Sanremo». Poco più in alto, a Brè, erano contadini e muratori, specialisti del sasso, i migliori: «scendevano di buon’ora a piedi in città, la funicolare partiva tardi: gli uomini per lavorare il sasso, le donne per vendere le verdure al mercato».
2009 LUGANESE VIGANELLO 13 - 14 - 15 FEBBRAIO In passato era un’importante zona industriale
Un quartiere di persone più che di luoghi e di piazze «Non siamo mai stati un Comune di luoghi, ma di persone. Siamo un quartiere di Lugano dove la gente sta volentieri insieme, anche se non ci si conosce più tutti come un tempo» sintetizza Mimo Rissone, che ha visto cambiare Viganello.
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alla collina scendeva lo stradone che immetteva nella larga piana di Viganello: brevi caseggiati, fattorie, la Muggina, le prime fabbriche. E prati, tanti prati, le mucche al pascolo, vigneti e orti. Una piana fertile, ricordano a Viganello, attraversata dalla roggia che scendeva verso la Lanchetta. Tra La Santa e la Muggina giravano le ruote dei mulini, delle segherie, dei torchi. Dal 1845 tra i mulini mossi dall’acqua trovò posto anche un torchio per oli medicinali e alimentari, tra cui l’olio di linosa, quello delle nostre nonne. Quarant’anni dopo viene rilevato dai Bordoni, l’oleificio si ingrandisce, diventa SABO, arrivano i mulini Bernasconi, le concerie Beretta Piccoli, la segheria Mummenthaler, l’Albe, meccanica di precisione, quella delle punte delle penne a sfera, la Campari, i trasporti Tanzi, la Fratelli Roda, la carrozzeria Regazzoni, l’officina Poretti, i Mantegazza, legnami Cattaneo, gelati Luganella, l’autorimessa del tram … una vera zona industriale con centinaia e centinaia di operai, lì sulla sponda destra del Cassarate, alle porte della città. Una storia imprenditoriale importante come testimonia l’oleificio rimasto per qualcosa come 155 anni. Ha sempre colpito l’idea di una produzione di olio a Viganello: erano stati svelti a sfruttare la tremenda gelata che a fine ’700 aveva distrutto gli ulivi per cui l’olio non era più quello di oliva ma di semi e le piantine crescevano bene nella piana del Vedeggio… I luganesi che trovavano spazio con le loro officine e fabbriche lungo la roggia a Viganello avevano il gusto dell’innovazione, dell’arrivare primi nel realizzare prodotti e macchinari, nel diversificare la produzione raggiungendo nuovi
mercati con nuovi prodotti. Sabo, olio, linosa, linoleum, Palmolive… è tutta una declinazione che trova il corrispettivo anche in altre industrie, altri prodotti. Giancarlo Bordoni a Viganello ci è nato e ci abita ancora adesso anche se la fabbrica ha trovato spazio a Manno. Sottolinea il fattore coesione a favore del paese: «gli imprenditori si erano riuniti per fare qualcosa per la gente di Viganello, perché correva un rapporto stretto tra territorio, industrie e abitanti. Era un modo per trovarci e vivere insieme, Viganello ha sempre avuto un suo modo di essere, una sua socialità. Continua anche oggi che son tutte case e palazzi, zona residenziale ad alta densità, diciamo pure dormitorio». Fortuna che all’inizio del secolo scorso è arrivato l’Ospedale Italiano, semplicemente l’Italiano per quelli di Viganello; non ha mai perso lo slancio iniziale, è rimasto ospedale
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acuto, si è ampliato, attrezzato, un alto livello specialistico, qui si dice che «è più umano degli altri, si è trattati meglio», comunque sempre più moderno, adesso arriva anche la TAC. Una ad una le fabbriche se ne sono andate nell’ultimo decennio del Novecento. Più neanche una, ma l’Italiano è sempre lì, Viganello s’è riempito di case e palazzi, popolazione raddoppiata, triplicata; di prati, campi e della roggia son rimasti solo alcuni toponimi. La Muggina è ancora al suo posto, debitamente rimaneggiata, il nobile portale e le due singolari torricelle ai lati, la storia legata al Risorgimento italiano. Tanta storia, tanto lavoro, tanti arrivi ma neanche una piazza. «Non siamo mai stati un Comune di luoghi, ma di persone» sintetizza fulmineamente Emilio Rissone, uno degli iniziatori del Centro scolastico industrie artistiche, pittore e vignettista di vaglia. «Mai una piazza, prima della guerra si correva nei prati, nei decenni sono arrivati grott, canvitt, bètul, usterii, risturant, bar, non ci si ricorda più dei vigneti in collina ed è un gran viavai… Però ci si è ritrovati in gruppi e associazioni. Tutti assieme: operai, ex contadini e imprenditori». Fino alla popolare sagra del bue, primi Sessanta, ogni anno migliaia di porzioni, a modo suo il segno che Viganello continuava a popolarsi, cresceva, era arrivata anche la casatorre, il grattacielo di Lugano eretto da Rino Tami, tante scuole, oggi una ventina di elementari, una socialità in espansione.
2009 È la parrocchia più popolosa della Diocesi con le sue 12’000 anime
Due parroci e un’ampia rete laica disponibile alla collaborazione i estende da Albonago a Cassarate, dalla collina alla piana. Con le sue 12.000 anime quella di Viganello è la più popolosa parrocchia della diocesi. Non a caso ha due parroci, don Nicola Zanini e don Fabiano Guidicelli. Sono affiancati dal vicario don Valentino Tafou, venuto dal Togo a frequentare la Facoltà di teologia e poi rimasto, e da don Dino Petruzzella, prete in pensione ma sempre disponibile, con don Giuseppe Viscio cappellano alla Meridiana, casa anziani con un centinaio di ospiti. L’epicentro è la chiesa di Santa Teresa, dove sono concentrate le attività parrocchiali. Don Zanini cita il gruppo donne, la San Vincenzo per l’assistenza e la carità, il gruppo famiglie che si ritrova periodicamente per attività di formazione, gli scout, il gruppo adolescenti- giovani, la decina di catechiste per le elementari, i catechisti per la preparazione a Prima Comunione e Cresima, per arrivare a dire che «la collaborazione dei laici è l’asse portante della vita della parrocchia». Fiori all’occhiello sono il Coro polifonico di Santa Teresa e i Piccoli cantori con la loro capacità non solo di decorare le funzioni col canto ma anche di tenere elevato il livello delle espressioni di musica sacra, sulla scorta di un repertorio amplissimo e di altissimo livello. All’ultima di settembre da qualche anno è ripresa la festa patronale di Santa Teresa con la processione serale per le vie del quartiere; ad Albonago per la festa federale del ringraziamento si svolge nel nucleo la processione di San
Nicolao della Flüe. È una parrocchia decisamente multietnica e multiculturale, decine di etnie, sul territorio sono sorte due moschee. «Non abbiamo però una situazione sociale esasperata, grazie soprattutto alla San Vincenzo e anche a quanto si fa nel quartiere per i giovani». Proprio di questi tempi sta nascendo una collaborazione basata sul volontariato tra parrocchia e centro Ingrado, attivo sul fronte delle tossicomanie. «È una zona tipicamente residenziale, molte famiglie anche giovani, tanti bambini, una cinquantina di battesimi l’anno, tanti nuovi arrivi tra le case del secolo scorso e i nuovi palazzi degli ultimi anni». La chiesa di Santa Teresa è contraddistinta dalla tipica cupola a tamburo di ispirazione bramantesca. Ad Albonago è sorto nel 1978 l’oratorio dedicato a San Nicolao con affreschi di Luigi Taddei e vetrate di Mimmo Rissone. Cassarate ha l’oratorio di San Pietro delle Erbette, primo edificio trecentesco ampliato nel Cinquecento, diventato nell’800 cappella dell’albergo Villa Castagnola, restaurato negli anni Novanta. Interessante nel coro l’affresco della Crocifissione alla maniera di Bernardino Luini; l’arredo liturgico è dell’arch. Gianfranco Rossi.
IL PROGRAMMA 10.00 11.30
Giovedì 12 febbraio Viganello Visita al "Pre-asilo" della Parrocchia nel salone parrocchiale Incontro e pranzo con gli allievi della Scuola media.
09.00 11.30 14.30 16.30 18.00 19.15 20.30
Venerdì 13 febbraio Viganello Visita agli ammalati presso il loro domicilio Visita e pranzo presso il centro di consulenza e aiuto ai tossicodipendenti INGRADO di via agli Orti Viganello / Cassarate Visita alle sedi di Scuola elementare di Viganello e Cassarate Incontro con la Comunità Musulmana Albonago Eucaristia all'oratorio di San Nicolao seguita dall'aperitivo Cena con il Consiglio pastorale parrocchiale al salone parrocchiale Incontro con la popolazione al salone parrocchiale.
09.00 10.00 11.00 12.00 14.30 17.30 19.00 19.30
Sabato 14 febbraio Viganello Incontro con i ragazzi della Palestra Judo Budo Club Incontro con gli ospiti della casa "La Meridiana" Eucaristia nella cappella della casa "La Meridiana" Pranzo con gli ospiti della casa "La Meridiana" Incontro con gli scout, i ragazzi, i chierichetti e i giovani Eucaristia e celebrazione della Cresima in Santa Teresa Aperitivo con il "Coro Polifonico" di Santa Teresa Cena con i catechisti e le catechiste della Parrocchia.
09.30 11.00 12.00 12.30 15.00 16.00 18.00 19.00
Domenica 15 febbraio Cassarate Eucaristia nella chiesa di San Pietro Viganello Eucaristia in Santa Teresa e incontro con i "Piccoli cantori" Aperitivo con la popolazione Pranzo con il Consiglio parrocchiale e le autorità Incontro con il "Gruppo donne" e le "Vincenziane" Incontro e merenda con il gruppo famiglie Eucaristia in Santa Teresa Cena conclusiva con i sacerdoti della comunità. La visita all'Ospedale Italiano verrà compiuta nella giornata del malato.
IL PROGRAMMA
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2009
Intense giornate tra giovani, famiglie e anziani "Non pensavo proprio che dopo 250 parrocchie visitate potessi incontrare una realtà nuova, festosa e coinvolgente come l’Arca di Noè”. Così il Vescovo ha commentato il suo simpatico incontro con il pre-asilo parrocchiale di Santa Teresa di Viganello, “dove – ha proseguito – accolto dalle mamme e dalle nonne e da una quarantina di bambini ho vissuto un momento di felice animazione carnevalesca, guidata dalla grande nonna Laura che di questa iniziativa è l’anima”. È stato uno dei diversi momenti dell’intensa visita alla popolosa comunità di Viganello (“un quinto della città di Lugano”, ha precisato l’avv. Nicola Respini, presidente del Consiglio parrocchiale, salutando il Vescovo ieri mattina all’inizio della Santa Messa), affidata a una équipe di sacerdoti (don Nicola Zanini, don Fabiano Guidicelli, don Valentin Tafou e don Dino Petruzzella) ben affiatati, pastoralmente sensibili e positivamente inseriti nel tessuto comunitario di questa parrocchia, costituita nel 1995 dopo essere stata staccata da Pazzalino e la cui chiesa venne edificata, per iniziativa di don Giovanni Guggia, prevosto di Pazzalino, che ne benedisse la prima pietra nel 1937. Mons. Grampa ha più volte sottolineato il clima costruttivo e di comunione che rende fecondo il lavoro pastorale di questa équipe, coadiuvata da validi collaboratori.
Vivaci e cordiali sono stati pure gli incontri con i ragazzi della locale scuola media, con i quali il Vescovo ha fatto tappa sul mezzogiorno di giovedì, e con gli allievi delle elementari (di Viganello e di Cassarate), dove ha risposto a diverse domande, lasciando aperto però l’ultimo interrogativo postogli, con gioia ma pure con un’ansia di attesa, da un ragazzino: “Ma adesso, quando ritornerai?”. La sosta al Centro di consulenza e aiuto ai tossicodipendenti Ingrado è stata invece l’occasione per esprimere gratitudine e apprezzamento agli operatori e trasmettere un messaggio di speranza, incoraggiamento e fiducia agli ospiti. La giornata di sabato è stata aperta da un momento sportivo nella palestra Judo Budo Club. Arti marziali, scherma, ping-pong: mons. Grampa ha manifestato interesse, ricordando che da ragazzo e adolescente andava pure lui in palestra per tirare di scherma e con buoni risultati. L’incontro del Vescovo con la comunità musulmana, proposta con particolare sensibilità dall’équipe sacerdotale della parrocchia e del quale il nostro giornale ha già ampiamente riferito, è stata occasione per vivere una reciproca accoglienza, nel rispetto e nella consapevolezza della propria identità, premesse essenziali per un sincero e costruttivo dialogo.
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Diversi altri incontri (con scout, ragazzi, chierichetti, giovani; con i membri del coro polifonico e i piccoli cantori; con il gruppo donne, le Vincenziane, il gruppo famiglie; con i catechisti, le catechiste, i diversi collaboratori, i Consigli pastorale e parrocchiale; con la popolazione) hanno permesso al Vescovo di approfondire la conoscenza di questa comunità, che ritrova nella sua chiesa e nel suo funzionale centro parrocchiale un luogo di riferimento importante per iniziative e proposte. Sempre delicati e intensi i momenti con anziani e malati, sia nelle visite a domicilio, sia nell’incontro con gli ospiti della Casa “La Meridiana”, dove mons. Grampa ha espresso gratitudine e riconoscenza a padre Giuseppe Meier, che ha servito per tanti anni questa comunità, quando la stessa era affidata ai Padri Redentoristi, dei quali il Vescovo ha sottolineato il prezioso e generoso lavoro pastorale a Viganello, per oltre mezzo secolo, dal 1949 al 2005 La celebrazione dell’Eucaristia (nella chiesa di San Nicolao ad Albonago, di San Pietro a Cassarate e di Santa Teresa, dove il Vescovo ha pure conferito nella serata di sabato il sacramento della Cresima) ha ritmato il succedersi delle giornate di questa visita preparata con impegno e vissuta con serenità.
2009 Negli anni Trenta ha costruito la chiesa di Santa Teresa, vero centro del quartiere
La giusta intuizione di Don Giovanni Guggia a giusta intuizione l'ha avuta un parroco rimasto nella memoria dei viganellesi come Don Giovanni Guggia, che ha costruito nel 1937 la chiesa dedicata a S. Teresa del Bambin Gesù. Nel 1949 giunse a Viganello come vicario della nuova rettoria di Santa Teresa P. Giuseppe Meier, prete redentorista originario di Fislisbach (Canton Argovia), che vi rimane fino al 2004. Impossibile non ricordarlo in giro col motorino, saliva tutte le settimane anche al Giornale con il plico delle notizie. «Padre Meier qui da noi si è trovato bene, ha fatto tanto, si è perfettamente inserito, gli vogliamo tutti bene, dice con orgoglio di sentirsi ticinese» indica Piero Bistoletti, che quasi cinquant’anni fa gli è subentrato alla direzione della corale, da anni prestigioso Coro Polifonico di Santa Teresa. La chiesa parrocchiale si è perfezionata e abbellita negli anni: bella, ampia, saloni sotterranei, tanto spazio attorno. Un coraggio da leone. Non è una piazza ma è diventata il vero centro di Viganello. Progetto di Giacomo Alberti, altare di Pierino Selmoni, vetrate di Emilio Rissone, portale di Hugo Heule: architettura, religiosità e arte tra i filari, Viganello gli è praticamente cresciuto attorno. Se ne sono
andate le fabbriche e il tram, sotterrata la roggia, sono cresciuti palazzoni e mini-quartieri dai nomi suggestivi e antichi, ma la chiesa di Padre Meier e di quelli di Viganello è sempre lì. E nella chiesa
sono nate iniziative importanti come appunto il Coro polifonico Santa Teresa, che tra i primi maestri ha avuto anche Bruno Amaducci quando ancora studiava. Adesso e da anni il fulcro è Piero Bistoletti, studi d’organo a Como col Mo. Picchi, sempre pronto per il Coro a scappare dal negozio di ottica in piazza Cioccaro. Coro misto, 55 elementi, un repertorio importante di musica sacra, praticamente tutto Pergolesi ma anche Haydn, Bach, Mozart, uno strepitoso ar-
chivio di partiture, canti in chiesa e concerti con quell’autentico vivaio che sono i Piccoli cantori, che alimentano il canto assembleare e i più bravi passano nel coro polifonico. Dopo che è stato posato il grande organo Mascioni, sempre tra Padre Meier e Bistoletti è nato e si è sviluppato il Maggio organistico: 35 stagioni, i migliori concertisti e la speranza che possa presto tornare. Anche qui stessa morale: non ci sono più banda e filodrammatica, «Viganello ha perso parecchio della sua identità», ma la Corale si è sviluppata come Coro polifonico, più in vita che mai, e l’organo suona a tutte le Messe. «Anche questo è il segno di una socialità viva pur nell’andirivieni a volte frenetico di arrivi e partenze».
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2009 LUGANESE LUGANO / CRISTO RISORTO 6 - 7 - 8 MARZO Uno sforzo comune attorno alla parrocchia Cristo Risorto
Persone e culture diverse possono fare comunità In pochi decenni questa parte della città è diventata un quartiere molto popoloso, con razze, culture e religioni diverse. È la Lugano popolare per antonomasia, tra palazzi e un traffico di transito sempre più sostenuto. l quartiere è giovane, giovanissimo. La chiesa del Cristo Risorto, che ne è un po’ l’emblema, è stata edificata poco più di trent’anni fa su progetto dell’arch. Rino Tami. Pochi anni prima era arrivata la Culla Arnaboldi. Si poteva dire ancora di abitare in campagna vedendo le mucche al pascolo. Oggi quella parte del Molino Nuovo e il Ronchetto non sono più nemmeno periferia, integrati nella città non tanto dalle aggregazioni che ne hanno spostato i confini quanto da un’edificazione intensa cui sono sfuggiti pochi orti e qualche casetta stile primo Novecento.
Fortuna che c’è l’area sportiva di Cornaredo, per il resto sono palazzi e palazzoni ad occupare la striscia tra via Trevano e il Cassarate dove di prati e fattorie è rimasto solo il ricordo. E un po’ di nostalgia come nel best-seller della zona, quel Via Beltramina 20 nel quale Giorgio Passera ha condensato il sentimento di un felice tempo perduto. “Poi la campagna ha ceduto il passo alla città e al suo bisogno di nuovi spazi, il verde è stato sempre più confinato entro zone limitate, controllate e circoscritte”. Abitanti e densità son cresciuti di gran carriera e il traffico
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è aumentato in proporzione. È il quartiere della mobilità per eccellenza, visto che ai non molti abitanti del tempo dei ricordi se ne sono affiancati tanti altri provenienti da mezzo mondo. Dapprima italiani, tanti meridionali perché quel Molino Nuovo era quartiere operaio tra artigiani, officine meccaniche, falegnami, ferramenta e il cioccolato Stella. E prima ancora alla Vignola e alla Beltramina i mulini (ecco il nome) raccoglievano l’acqua delle rogge che scendevano da Vira e dalla Bavosa. Preistoria ormai, impossibile da reperire nell’attuale configurazione suggellata da decine e decine di etnie. Molino Nuovo fa pendant con Besso quale quartiere multiculturale e multirazziale per eccellenza di Lugano. Difficile dire quante culture, quante lingue sono presenti perché il ricambio è veloce e costante all’interno di un intenso andirivieni. «Nella quinta elementare dell’ultima mia figlia, solo due hanno l’italiano come linguamadre», indica Maddalena Ermotti Lepori, da anni impegnata nella comunità e in politica. «Non si può dire male di loro, genitori e figli, tutt’altro. Però non hanno radici nel quartiere e senso di appartenenza, sono senza una casa propria, quindi senza motivi per rimanere; appena conviene, se ne vanno». Al loro posto altri arrivano e intanto si continua a costruire per cui il volto del quartiere cambia, gli abitanti aumentano e il traffico pure, i posteggi invadono piazze e piazzette. «È una situazione accettata e consolidata, fa parte della storia recente vedere questo quartiere come fatalmente destinato ad avere sempre più abitanti, mobilità, traffico, a diventare qualcosa di mezzo tra il centrocittà e Cornaredo-galleria. Lugano deve e può fare di più in questa parte della città per il verde, la qualità della vita, i collegamenti pubblici... Quando aprirà la galleria Vedeggio-Cassarate la situazione peggiorerà, ancora più traffico, chi può già adesso se ne va». Ricette? «Questi palazzoni dovrebbero essere in un contesto diverso, in mezzo al dovuto verde, all’attenzione per l’ambiente, alla priorità verso i cittadini piuttosto che verso le auto. Piccolo esempio: ci fosse una pista ciclabile basterebbe poco per andare e tornare in bicicletta dalla città».
2009 Per combattere il rischio dell’isolamento e della solitudine
Niente rimpianti del passato, occorre essere aperti agli altri
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attaglia persa? Niente affatto, la discussione continua, dentro e fuori il palazzo. «Qualche piccola battaglia l’abbiamo vinta – afferma Maddalena Ermotti-Lepori – come quella di ridurre i posteggi nel campus universitario. È chiaro che se si creano posteggi e autosili verso il centro, il traffico è destinato ad aumentare». Intanto quelli del Cristo Risorto hanno deciso che questo quartiere deve avere un’anima. Raccolgono attorno a sé i pochi ticinesi di allora, gli immigrati della prima ora e qualcuno di adesso per fare fronte comune. È una rincorsa alla solidarietà, anche a costo di andare a stanare le persone per coinvolgerle e farle partecipi. «Tanta gente non significa più socialità. Al contrario, in mezzo alla gente, al traffico e agli andirivieni questo è il quartiere delle solitudini, anche perché gli anziani sono davvero molti e la povertà si annida senza darlo a vedere» indica il parroco don Guido Pagnamenta. Per l’arch. Enzo Bernasconi non sono più i tempi della sua infanzia quando dal Ronchetto dicevano «nemm a Molin nöf». Oggi è un tutt’uno, senza soluzione di continuità: «gli abitanti del centro si sono spostati in periferia, sono arrivati altri, tanti altri, sempre di più. E in generale la vita è diventata più complicata, non solo al Molino Nuovo». Il rischio, secondo Giorgio Passera è proprio di diventare un quartiere «di una qualsiasi altra città che ha vissuto gli stessi cambiamenti in questo stesso periodo». Ma qui non si è perso l’obiettivo di alimentare la comunità, tutt’altro. «Vivere di rimpianti – sostiene Enzo Bernasconi – equivale a chiudere. Tutto si gioca sull’apertura, sulla capacità di andare verso gli altri, quelli che
magari non si nascondono ma che rischiamo di non vedere. Bisogna uscire dalle istituzioni, anche dalla parrocchia, per andare incontro alle nuove realtà, alle persone; dobbiamo essere polo di attrazione verso i nuovi, gli ultimi arrivati che talvolta vivono male, da isolati. Come cittadini e come istituzioni non dobbiamo chiuderci ma aprirci anche verso persone di culture, tradizioni, religioni diverse. Viviamo sullo stesso territorio, la comunità la costruiamo insieme, non la fanno i palazzi». Questione di atteggiamento, ma anche una missione. Come per Suor Maria Rosa, superiora della Comunità delle Piccole suore di Teresa del Bambin Gesù, da oltre quarant’anni impegnate nella Culla Arnaboldi, un faro di accoglienza sul quartiere. «Tra tanta gente abbiamo anche tanti bisogni: di contatto, di vicinanza, di condivisione ed anche di aiuto. Con la San Vincenzo cerchiamo di intervenire, di creare un ponte, di seminare contatti . In questo quartiere ci sono parecchie emergenze magari non esibite ma reali; non più visibili ai crocicchi delle strade ma chiuse nei palazzoni popolari. La tacita richiesta è di essere accolti e contattati, di essere riconosciuti come persone, di sentirsi parte della comunità». Oltre alla Culla Arnaboldi altre istituzioni sono attive nel quartiere, come Casa Andreina, Centro diurno dell’Unitas, con l’atelier Tantemani al Ricordone, vicino alla Casa dei ciechi.
IL PROGRAMMA 10.00 15.00
Giovedì 5 marzo Lugano Visita alla Culla Arnaboldi Visita alla Casa Andreina centro diurno Unitas.
08.00 09.00 10.00 14.30 15.30 16.00 17.30 18.00 20.30
Venerdì 6 marzo Lugano Accoglienza del Vescovo sul sagrato della chiesa e discorsi di benvenuto in chiesa. Segue caffè nel sottosalone. Visita alle Scuole elementari (sede della Gerra) Visita alle Scuole elementari (Sede di Molino Nuovo). Pranzo al Malaspada con i bambini del "dopo scuola" e gli iscritti Liturgia della Parola per anziani e malati. Unzione degli Infermi e Santa Comunione (in chiesa) Merenda Incontro con i ragazzi che riceveranno la Cresima domenica 8 marzo e con quanti si preparano a riceverla nel 2010 (nel sottosalone) Santa Messa (in chiesa) Incontro con i giovani del post-Cresima e con tutti i giovani (in chiesa). Segue cena conviviale nel Vescovo con i giovani (nel sottosalone) Incontro con la popolazione (in chiesa).
09.00 12.00 14.30 15.45 17.30 19.00
Sabato 7 marzo Lugano Visita agli ammalati a domicilio Pranzo alla Culla Arnaboldi Visita agli ospiti della Casa anziani di Ricordone Santa Messa per gli ospiti e i parenti Santa Messa festiva nella chiesa del Cristo Risorto Cena in casa parrocchiale.
08.30 09.00 10.30 12.30
Domenica 8 marzo Lugano Preghiera delle Lodi Santa Messa diffusa dalla RSI Santa Messa con la celebrazione della Cresima Pranzo comunitario (Mensa di Trevano - Canobbio). CELEBRAZIONI E INCONTRI PER LE CINQUE PARROCCHIE DELLA CITTÀ.
20.00
Giovedì 5 marzo Lugano Basilica del Sacro Cuore - Santa Messa e incontro con le Conferenze di San Vincenzo e le Vincenziane.
Domenica 8 marzo Lugano 15.00 Visita comunitaria in cimitero.
IL PROGRAMMA
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2009
Il Vescovo nella parrocchia di un quartiere di frontiera Con la comunità del Cristo Risorto, affidata a don Guido Pagnamenta e a don José Alberto Rosales Mendez, è iniziata la visita pastorale alle cinque parrocchie storiche della città che si concluderà la domenica delle Palme. Aperta nella serata di mercoledì (incontro con i genitori dei cresimandi e dei piccoli della Prima Comunione) la visita si è snodata lungo un itinerario costellato da momenti di preghiera, da celebrazioni ed incontri che hanno permesso a mons. Grampa di approfondire la conoscenza di questa comunità, dove non mancano fermenti positivi, gruppi impegnati e collaboratori generosi. Nel susseguirsi delle varie giornate ha così
visitato la Culla Arnaboldi, che lo scorso anno ha ricordato i cento anni della sua preziosa presenza; ha fatto sosta nella Casa Andreina: centro diurno dell’Unitas, che rientra fra le intelligenti proposte di questa benemerita Associazione; ha incontrato gli ospiti della Casa Ricordone, dove, nel pomeriggio di sabato, ha pure celebrato l’Eucaristia. Con gli allievi delle Elementari (sedi della Gerra e di Molino Nuovo) ha dialogato nella mattinata di venerdì, sottoponendosi a un fuoco di domande vivaci e interessanti; ad anziani e malati ha riservato uno spazio particolare, sia celebrando con loro e per loro il Sacramento della Sacra Unzione, sia visitandone alcuni nelle rispettive case; con
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ragazzi, adolescenti e giovani si è intrattenuto nel tardo pomeriggio di venerdì, prima dell’incontro con la popolazione, durante il quale ha messo a fuoco significato, funzioni e finalità della parrocchia. Ha celebrato l’Eucaristia nel tardo pomeriggio di venerdì e sabato, mentre nella mattinata di domenica mons. Grampa ha dapprima presieduto la Santa Messa diffusa settimanalmente dalla RSI dalla chiesa del Cristo Risorto, mentre nella successiva celebrazione ha conferito il sacramento della Cresima a una trentina di adolescenti. La visita si è conclusa con la sosta di preghiera in cimitero (ieri pomeriggio), nella quale erano coinvolte le cinque parrocchie della città.
2009 «Siamo un laboratorio della società di domani», indica il parroco don Guido Pagnamenta
La parrocchia frontiera d’accoglienza e di aiuto a parrocchia del Cristo Risorto – un nome, una speranza – è recente, la prima pietra della chiesa è del 1974. Va da Cornaredo a via Ferri, dal Cassarate a via Tesserete, seimila anime, «una realtà multiculturale, parecchie le religioni. Un parrocchia di frontiera» sintetizza il parroco don Guido Pagnamenta, che la conosce molto bene anche nella sua evoluzione essendo stato per sei anni vicario di don Zoppis prima di tornarvi come parroco. Lo affianca il vicario don Josè Rosales, di origine venezuelana. «La popolazione è molto cambiata, cambia continuamente, di Bernasconi ne sono rimasti pochi. Trattandosi di un quartiere recente si pensa ai giovani, invece sono tanti gli anziani. Per tutti il rischio è quello dell’anonimato, della solitudine fino all’emarginazione, alla dimenticanza. Allora è importante il contatto, infatti ogni anno noi sacerdoti visitiamo le case per conoscere queste persone, per ascoltarle e stabilire un contatto». Questa consapevolezza è condivisa da tanti, come conferma la collaborazione dei laici, un centinaio che
ruotano attorno alla parrocchia. Sono presenti, attivi, aiutano nella catechesi cercando di darle continuità anche dopo la Cresima. «Catechesi nelle famiglie, a gruppi, dentro le case, così si creano collegamenti, aperture, amicizie che poi vengono rilanciate nella comunità». D’estate per i ragazzi la parrocchia organizza la vacanza in val Bedretto, poi doppiata a carnevale; da anni si va a Montet- Broye, canton Friborgo, ad incontrare giovani provenienti da tutto il mondo; per i più grandicelli ci sono settimane di formazione. Ben frequentato il gruppo anziani che si riunisce tutti i giovedì. CL organizza mensa e doposcuola per gli allievi nell’ex Malaspada, la San Vincenzo si dà molto da fare nell’aiuto a chi è nel bisogno. «È una parrocchia di missione, un concentrato del Ticino di domani dove il territorio non è un punto fermo ma una sorta di stazione. Qui è terminato il tempo della pastorale della conservazione, occorre piuttosto motivare gli altri a diventare essi stessi missionari, elementi di contatto. Bisogna rompere lo schema dell’occuparci dei buoni,
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dei nostri e basta; proprio come i missionari dobbiamo avvicinare tutti, anche a rischio di andare incontro a qualche delusione». Sulla stessa linea Enzo Bernasconi, presidente del Consiglio parrocchiale comune alle cinque parrocchie della città. «Ci sono molte persone ai margini perché è la società che le emargina. Ci sono difficoltà e problemi ma c’è anche la normalità. L’esperienza però ci dice che è possibile con tutti stabilire dei collegamenti, creare comunità, insomma socializzare». La chiesa parrocchiale dedicata a Cristo Risorto è sorta negli anni 1974-76. È un bell’esempio all’esterno di costruzione moderna in calcestruzzo armato a vista e all’interno di uno spazio disegnato dalla diversa intensità della luce naturale. Accoglie diverse opere d’arte come un gruppo scultoreo in legno della Pietà, crocefisso ed evangelisti di Remo Rossi, la composizione allegorica della resurrezione sulla parete di fondo opera dell’arch. Rino Tami. Era la chiesa dei funerali; da anni vi si tengono solo quelli della parrocchia, il che ha permesso di recuperare il concetto di centro, di riferimento della comunità.
2009 LUGANESE LUGANO / SACRO CUORE 13 - 14 - 15 MARZO MOLINO NUOVO Tra Sacro Cuore e Università della Svizzera Italiana
Una storia di periferia, un’attualità cosmopolita Tra prati e campi, Molino Nuovo era un quartiere di periferia abitato da artigiani, operai e contadini, raccolto attorno alla piazzetta. Poi la città ha iniziato a espandersi, è arrivata l’università, tutto è mutato tranne il tenace senso di appartenenza.
P
er tanti, sempre di più, questo è la Molino Nuovo del ricordo. Per altri, nell’andirivieni delle residenze (dove meno costa, dove più conviene) è il quartiere di passaggio. Per gli
ricorda Aurelio Longoni, per anni municipale a Lugano. Il tessuto schiettamente popolare di paese più che di quartiere si affacciava sulla piazza allora racchiusa tra case poi abbattute:
universitari è il campus dell’USI senza sapere che il cuore è costituito dal vecchio Ospedale, costruito ad inizio Novecento. Ognuno ricorda il suo Molino Nuovo lungo una geografia radicalmente mutata (c’erano prati, orti, mulini, rogge; ci sono – per dirla con Mario Agliati – palazzoni e casoni che uno fa fatica a ritrovarsi se non aggrappandosi a quel che rimane della toponomastica: via alla campagna, agli Orti, Vignola ossia piccola vigna…) e una storia in subbuglio. Vi abitavano artigiani, operai e contadini con una forte immigrazione italiana, soprattutto lombarda. C’era il vicolo delle Caragne da dove le “piangione” si prestavano “a caragnaa” ai funerali, le donne contribuivano al bilancio facendo le lavandaie per le famiglie bene di Lugano, come
vi si ritrovavano un po’ tutti, ed erano numerosi tanto che il Jelmini a causa della carenza di alloggi vi fece costruire le benemerite ca’ dal vescov. In via Ferri Mario Comensoli, uno dei maggiori pittori del ’900, è stato cresciuto dalle sorelle Palma e Giovanna Ghirardi; poco lontano Francesco Chiesa venne ospitato dallo zio Alcibiade mentre studiava al liceo. Già nel dopoguerra Molino Nuovo è andato evolvendo nell’allungarsi della città ben oltre la tradizionale periferia di via Balestra; manteneva i suoi punti di riferimento tra i quali il Canvetto Luganese, nato come masseria e poi diventato il più conosciuto tra osterie, grotte, canvetti e viali delle bocce che davano colore e animazione; c’è ancora chi ricorda papà Sole e mamma Cede, tanta simpatia
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e familiarità, mangiare schietto e una partitina alle bocce nell’intervallo di mezzogiorno. È stata una faticaccia salvarlo dal cemento ed un grazie va alla Fondazione Diamante. Sarà un caso, ma tutti ricordano quant’era bello abitare a Molino Nuovo. Anche se dispersi in altri quartieri o in altra parte del Ticino, qui tornano volentieri e magari si riuniscono come quelli di Vivi Molino Nuovo, l’associazione presieduta da Armando Boneff, nata per organizzare manifestazioni ed essere occasione d’incontro qualche volta l’anno, tutti uniti da un senso di appartenenza che non si cancella. Una sorta di imprinting reso in modo straordinario da Daniele Finzi Pasca, regista e coreografo di primo piano: «Quando in giro per il mondo mi chiedono di dove sono, io rispondo sempre che sono di Molino Nuovo, sono un ragazzo di Molino Nuovo. Se qualcuno poi mi domanda dove si trova questo Molino Nuovo, allora mi faccio invitare a bere un caffè, ho bisogno di tempo, ho una bella storia da rac-
contare». Il rischio per quelli che sono rimasti e invecchiati è l’anonimato e la dispersione. «Vado a Messa al Sacro Cuore – confessa Mario Agliati – ma sono sempre meno quelli che conosco, anche perché, se prima uscivano dalla città per venire qui ad abitare, adesso se ne vanno fuori città, la migrazione continua ma dagli arrivi si è passati alle partenze». Il paese dalla straordinaria identità oggi è un quartiere multietnico dove si parlano le lingue di mezzo mondo. E dove c’era l’erba oggi c’è una università.
2009 Un polo di cultura e religiosità fra iniziative e istituzioni storiche
Fare comunità per contrastare dispersione, anonimato, solitudine ’università ha i suoi padri. Giuseppe Buffi, al quale hanno dedicato la via, Giorgio Giudici, Mario Botta ma prima ancora il Vescovo Eugenio Corecco e la sua straordinaria idea della Facoltà di teologia, pietra angolare di una costruzione in continua crescita. Tutt’attorno quello che Marco Tonacini-Tami definisce un quartiere-vespaio con problemi non solo di identità ma anche pratici come l’abitare, il traffico, gli spazi pubblici, il verde. Quartiere anonimo, s’usa dire. Allora non posso non citare ancora Daniele Finzi Pasca: «Un giorno ero a Gerusalemme, passeggiavo per la Città vecchia, sento delle campane che suonano e mi sono commosso, non ero né felice né triste: ero improvvisamente a casa, di colpo era diventata domenica e mi sembrava di essere in ritardo per la Messa. Ho scoperto che le campane che suonava don Reggiori erano quelle di Gerusalemme. A volte basta semplicemente chiudere gli occhi e un suono ti riporta a casa». Le campane erano e sono quelle della basilica del Sacro Cuore costruita negli anni Venti, chiesa nella parrocchia universitaria e oggi, come quelle di Gerusalemme, chiamano a raccolta persone provenienti da tutto il mondo. Allora è bello accennare a una piccola, straordinaria storia. La storia di suor Gabriella Borgarino (1880-1949), semplice addetta alla cucina al Ricovero Riziero Rezzonico che allora era di fronte alla chiesa della Madonnetta. Dove si dice ebbe delle visioni mistiche in base alle quali convinse il parroco don Annibale Lanfranchi a ubicare la nuova chiesa proprio lì
dove si trova, adesso affacciata sul campus universitario. Attualmente è in corso il processo di beatificazione dell’umile suora che tanto si spese nell’assistenza agli ammalati quando, durante l’epidemia spagnola del 1918, il Ricovero venne trasformato in lazzaretto. La Madonnetta è stata difesa con i denti da quelli del quartiere e in particolare dalla Confraternita del Sacro Cuore, nata nel 1747, tuttora attiva e vigile come negli anni Trenta quando fece desistere dal progetto di eliminarla per allungare corso Elvezia. Lì accanto la basilica e l’attiguo Centro Cittadella sono il punto di riferimento per una comunità articolata e in movimento. Oscar Bizzozero ricorda l’attività della sala per il teatro e il cinema e del Centro Cittadella come sede di un complesso di attività. Recente la costruzione della sala parrocchiale a pianterreno, mentre il Centro ospita la pastorale familiare, giovanile, e universitaria, l’azione cattolica, Pro Filia che ha la casa proprio di fronte, le Volontarie vincenziane attivissime nel quartiere, il Gruppo Medaglia miracolosa, la Conferenza missionaria, il Comitato Amici dei musei, il Ciack associazione cineamatori… Accostando le due chiese, il Centro Cittadella e il campus universitario si ottiene un vero polo di cultura e di religiosità che, da questa parte di Molino Nuovo, qualifica l’intera città.
IL PROGRAMMA 09.00 10.30 12.00 15.00 17.00 19.30
Venerdì 13 marzo Lugano Scuola Lambertenghi: incontro con gli alunni e gli insegnanti Istituto Vanoni: incontro con gli alunni e gli insegnanti Sala parrocchiale: pranzo (minestrone quaresimale) Casa Serena: Santa Messa e incontro di fraternità con anziani e personale Casa Primavera: incontro con gli ospiti e gli animatori Casa della Giovane: cena con le ospiti, il comitato e il personale.
09.30 10.30 12.00 15.00 16.30 18.00 19.00 20.30
Sabato 14 marzo Lugano Basilica: liturgia penitenziale per i cresimandi e le loro famiglie Visita a domicilio ad anziani e ammalati Circolo ACLI: pranzo con i Gruppi "ACLI", "Speranza" e "Donne Cattoliche" Sala parrocchiale: incontro con i bambini della Ia Confessione e la comunione Chiesa della Madonnetta: preghiera con il Gruppo "Suor Gabriella Borgarino" e incontro con la Confraternita del Sacro Cuore Basilica: Santa Messa Sala parrocchiale: cena con il gruppo famiglie Basilica: spettacolo organizzato dai gruppi cresimandi e dialogo tra mons. Vescovo e la Comunità.
10.00 12.00
Domenica 15 marzo Lugano Basilica: Santa Messa e celebrazione della Cresima Sala parrocchiale: pranzo comunitario. INCONTRI E CELEBRAZIONI RIFERITI A TUTTE LE PARROCCHIE DELLA CITTÀ.
20.00
Giovedì 26 marzo Lugano Cattedrale: Santa Messa e incontro con le Confraternite.
Lunedì 30 marzo Lugano 17.30 Incontro con gli Universitari (USI). 11.00 15.30
Martedì 31 marzo Lugano Curia vescovile - incontro con il Capitolo della cattedrale Incontro con la Scuola media di Lugano-Centro.
10.15
Domenica 5 aprile Domenica delle palme Lugano Benedizione delle palme sul piazzale dell'USI Processione alla Basilica del Sacro Cuore Basilica del Sacro Cuore: Santa Messa.
IL PROGRAMMA
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2009
Una visita intensa: un alternarsi di momenti e di incontri "Il vostro territorio ha conosciuto negli ultimi decenni non pochi cambiamenti”, ha sottolineato il Vescovo, incontrando, nella serata di sabato presso il centro Cittadella, la gente della parrocchia del Sacro Cuore da dieci anni affidata a una comunità di Padri domenicani: il parroco Giuseppe Giacon e i suoi collaboratori Francesco Poloni e Michele Scarso, quest’ultimo con l’incarico anche di assistente per la pastorale universitaria. Parlando di questa “evoluzione del territorio”, mons. Grampa ha ricordato alcune significative presenze di questi quartieri luganesi, quali l’ospedale Civico e il ricovero Riziero Rezzonico, che hanno cercato nuovi spazi altrove, come intende fare anche l’Istituto, già Orfanotrofio, Vanoni. Nel contempo ne sono arrivate altre pure importanti come Casa Serena, Casa Primavera e il Campus universitario dell’USI a pochi passi dalla grande Basilica. Né va dimenticata la progressiva espansione residenziale verso nord conosciuta dalla città negli ultimi decenni del secolo scorso, con la conseguente creazione della nuova parrocchia del Cristo Risorto nella zona di Cornaredo, restringendo i tradizionali confini di quella del Sacro Cuore. Cambiamenti da non sottovalutare anche e soprattutto in prospettiva pastorale, ha sottolineato mons. Grampa, estendendo il discorso alle cinque parrocchie storiche della città, per le quali ha prospettato l’impegno e la necessità di una funzionale pastorale d’assieme, dando al riguardo anche proposte concrete coinvolgenti a vasto raggio l’intera “vecchia” Lugano: incontri, itinerari di catechesi, celebrazioni. Una tematica di forte attualità, che ritornerà certamente anche nelle prossime visite tutte riferite alle comu-
nità cittadine (Cristo Risorto, Sacro Cuore, Santa Maria degli Angeli, San Nicolao, Cattedrale), che dal profilo amministrativo formano una sola parrocchia, ma che sul piano pastorale sono realtà ben distinte. Una visita intensa anche questa seconda tappa cittadina, in un alternarsi di momenti e di incontri. Dalla Casa Serena per la terza età, alla Casa primavera e all’Istituto Vanoni rivolti invece a ragazzi e adolescenti; dall’incontro con le Scuole di via Lambertenghi alla sosta nella Casa della Giovane; dalla visita ai malati a domicilio, allo scambio con i Gruppi “ACLI”, “Speranza”, “Donne Cattoliche”; dal dialogo con il “Gruppo famiglie”, ai momenti di preghiera con la Confraternita del Sacro Cuore e con il “Gruppo di preghiera Suor Gabriella Borgarino” nella chiesa della Madonnetta, dove il Vescovo ha sostato nel pomeriggio di sabato. Sempre nella giornata di sabato mons. Grampa ha incontrato i piccoli della Prima Comunione e i cresimandi, con i quali ha celebrato il sacramento del perdono, dentro un orizzonte di catechesi lungo la parabola del fariseo e del pubblicano. Gli stessi cresimandi nella serata di sabato hanno presentato in basilica un vivace itinerario evangelico, con il supporto di testi, diapositive e ombre cinesi, prima del citato incontro con la popolazione. La celebrazione dell’Eucaristia nel tardo pomeriggio di sabato e domenica mattina, con il sacramento della Cresima, ha visto la comunità riunita attorno al Vescovo che, ringraziando per l’accoglienza e la partecipazione, ha sottolineato di aver incontrato positivi fermenti, invitando a custodirli, coltivarli e farli crescere.
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2009 In una realtà fatta di culture, religioni, lingue e storie diverse
Una parrocchia che sa aggregare
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a anni la parrocchia è affidata ad una comunità di Domenicani: parroco è Padre Giuseppe Giacon, vice parroco P. Francesco con P. Michele responsabile della pastorale universitaria che non è costituita solo dalla Messa seguita dal pranzo del mercoledì ma uno spirito di accoglienza che si esprime in una serie di attività volte a stabilire una rete di contatti tra studenti di formazione, cultura e religione diversa. In parrocchia sono presenti due comunità: Palavra viva e Mar a Dentro (prendi il largo) di religiosi/e brasiliani legati alla Facoltà di teologia. Nella tradizione dell’immigrazione italiana sono attive e collaborative le ACLI (Associazione cristiana lavoratori italiani), il Gruppo speranza si
riunisce mensilmente, il parroco ha costituito e dirige anche una corale. «È una parrocchia un po’ speciale» ammette Padre Giuseppe «visto che è frequentata e vi sono attive persone e gruppi che vengono anche da fuori, da lontano come dal resto della città. Il nostro sforzo consiste nel creare e animare la comunità, nel dare una prospettiva comune a persone di diversa estrazione, dagli ormai pochi che qui sono nati e cresciuti a chi è arrivato, all’andirivieni degli universitari che però qui vivono un momento tra i più propositivi della loro vita». È una parrocchia aperta, nei pressi sorge la sinagoga, collabora con protestanti e ortodossi, la tradizione è data anche da Casa Serena, la maggiore tra le case
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anziani del Cantone, Casa Primavera e dall’Istituto Vanoni, mentre l’attualità è caratterizzata da questo nuovo cosmopolitismo. Per evitare la dispersione, l’anonimato, le solitudini non rimane che il contatto. «Abbiamo introdotto la benedizione delle case proprio per rendere visita, per conoscere la gente. Il riscontro è beneaugurante grazie anche all’aiuto dei laici e dei gruppi attivi in parrocchia sui fronti della catechesi e della carità».
2009 LUGANESE LUGANO / ANGELI 20 - 21 -22 MARZO L’affresco del Luini e la tradizione di religiosità e cultura
Nella chiesa degli Angeli il nucleo del polo culturale Sul piano simbolico, è tornata ad essere la porta di accesso alla città e ad un quartiere profondamente trasformato negli ultimi decenni. Anche nei rapporti che intercorrono tra la riva del lago e la collina, tra i commerci e la zona residenziale.
E
ra la porta della città, se n’era persa memoria lungo il graduale avvicinarsi e poi il contatto tra Lugano e Paradiso, adesso torna a quell’antica funzione, seppure in forma simbolica. Accanto alla chiesa e al convento di Santa Maria degli Angeli (per la verità è storicamente un alternarsi tra Angeli e Angioli) là dov’era quanto rimaneva dell’Hotel Palace e del suo inselvatichito giardino sta sorgendo il Polo culturale di Lugano, quasi a contatto della chiesa e quindi del grande affresco della Crocifissione e
della Passione, uno dei capolavori di Bernardino Luini, discepolo di Leonardo. Viene così ridisegnato ancora una volta il volto di quella parte di Lugano, abitata nei secoli da nobiltà e da gente del popolo, casati che hanno fatto la storia della città e pescatori, tra palazzi e lago. Dalla seconda metà dell’Ottocento questa zona situata tra la riva e la collina, attraversata dalle vigne dei canonici, ha visto innalzarsi ville e alberghi, tra solidarietà risorgimentale e richiami esotici. Lugano aveva un richiamo quasi favolistico, terra
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della libertà, anche di stampa, e di sperimentazione di politiche nuove. I primi commerci lungo via Nassa proponevano arte orientale, pietre e profumi, “effetti di galanteria” come si chiamavano allora, prima degli orologi e dei gioielli. «Il commercio si è sviluppato perché di Lugano ci si fidava, era garanzia di sicurezza e di qualità» ricorda Mario Berardi. Tra piazza Riforma e gli Angeli era la Lugano più densamente popolare, almeno fino a che nel 1939 venne abbattuto il quartiere del Sassello di cui tanto ancora si parla, con un misto di ammirazione e di paura. «Passarci non era molto raccomandabile, soprattutto di notte» ricorda l’avv. Lorenzo Gilardoni, «ma aveva un suo fascino un po’ avventuroso». Han prevalso ragioni di salute pubblica, è arrivato il Banco di Roma («Che bisogno c’è di costruire un palazzo – si disse – quando le banche sono tutte al primo piano») seguito da altri Istituti, gradualmente si è accentuato il carattere commerciale di via Nassa e via Pessina. «Fino agli anni Sessanta c’era ancora una vivace vita di quartiere, con popolari ritrovi pubblici, la sera si suonava e si cantava, i turisti erano conquistati da questo aspetto schietto, vivace ed anche un po’ popolano» ricorda ancora Berardi. Poi tra banche, finanziarie, uffici, negozi e boutiques è iniziata una veloce, radicale migrazione, la prima di Lugano verso altre zone della città e della periferia e questa parte è diventata il “salotto buono” di Lugano. In modo indolore se n’è andato anche il traffico, che regolarmente percorreva via Nassa allora asfaltata. «A ben guardare si scorgono ancora i buchi dei parchimetri, nonostante la pavimentazione sia stata rifatta» indica Gilberto Trombetta, cofondatore con Venturi, Gusberti e Calloni dell’Associazione via Nassa; riunisce i commercianti e propone una serie di eventi, tra cui Autonassa, auto non più scoppiettanti ma comodamente posate del salotto della via più internazionale di Lugano. Già a fine Quattrocento era internazionale a modo suo, con le cruente dispute tra guelfi e ghibellini e poi anche una feroce pestilenza: la costruzione della chiesa degli Angeli fu il pacifico suggello ad un passato turbolento.
2009 Commercio, uffici e banche al posto di pescatori e barcaioli
Quel ricco salotto internazionale che è diventato oggi Via Nassa
T
utto è cambiato negli ultimi decenni tranne il senso di appartenenza. I vecchi luganesi l’hanno passato ai nuovi, per cui rimane un reticolo di solidarietà e di attaccamento. Nel Polo culturale troverà nuova dignità il chiostro del convento, che si potrà raggiungere direttamente dalla chiesa e, all’altro capo di via Nassa, fa più che mai bella mostra di sé la chiesa di San Carlo con la sua piazzetta: ben tenuta, frequentata, arricchita da opere d’arte, ultima la Via Crucis di Nag Arnoldi. La chiesetta ha ancora tanto di Confraternita, origine seicentesca e raccolta attorno al priore Lorenzo Gilardoni. «Chiesa e Confraternita hanno una storia importante legata alle famiglie patrizie, ad una cospicua presenza di popolo – barcaioli, pescatori, negozianti – e ad una devozione molto marcata. La chiesa ha rischiato persino di essere abbattuta, e invece è più che mai al suo posto, monumento di religiosità e di raccoglimento nella convulsa vita di questa parte di Lugano». Anche Gilardoni, come Trombetta ricorda che «alla città e alla sua storia bisogna
pur dare qualcosa sul piano delle idee, iniziative, della collaborazione con l’autorità politica e anche di un certo slancio ideale. Perché la riva, la via, i palazzi, le chiese, tanto gli Angeli quanto San Carlo, sono autentici gioielli che meritano tutta la nostra cura». In effetti da Villa Malpensata, sede del Museo d’arte, a San Carlo è un gran bel vedere. Il quartiere di Loreto prende il nome da un’altra chiesa, quella dedicata appunto alla Madonna di Loreto, edificata nei primi decenni del Cinquecento e al cui interno si conserva una riproduzione della Santa Casa. La parte alta del quartiere fino all’800 appariva libera da edifici, disegnata da prati e vigne tra alcune grandi dimore come Villa Tanzina, dove spesso si rifugiava Giuseppe Mazzini, Villa Florida, il parco del Tassino, la gradinata delle rose, la funicolare degli Angioli… Tra tanta natura e storia, da pochi mesi è stato tracciato un percorso pedonale che collega la zona del Tassino con Loreto e il Roncaccio con Besso lungo appunto la valle del Tassino. Nella parte alta il quartiere
IL PROGRAMMA 08.30 10.30 11.30 12.00 14.00 15.00 17.15 17.45 18.00 19.30 20.30
Venerdì 20 marzo Lugano Santuario di Loreto: preghiera Visita alla Scuola dell'infanzia. Segue visita alla Scuola elementare Visita all'Istituto Leonardo da Vinci Pranzo presso la Compagnia di Santa Teresa Visita all'Istituto Sant'Anna Visita al Centro La Piazzetta. Incontro con gli ospiti e Santa Messa Visita ai malati della parrocchia Santuario di Loreto: Preghiera dei Vespri Via Crucis Cena al convitto Centro La Piazzetta: serata con mons. Vescovo.
10.00 12.00 14.00 17.30 19.15
Sabato 21 marzo Lugano Incontro con le famiglie dei bambini della Prima Comunione e dei ragazzi della Cresima Pranzo al Centro Kolping Visita a malati e anziani Chiesa Santa Maria degli Angeli: Santa Messa Santuario di Loreto: Vespri solenni. Visita al convitto ecclesiastico. Cena con i collaboratori parrocchiali.
08.00 11.30 12.45 14.30
Domenica 22 marzo Lugano Chiesa di San Carlo: Santa Messa. Incontro con la Confraternita di San Carlo Santuario di Loreto: Santa Messa Pranzo presso la Casa Santa Brigida Momento di preghiera finale.
IL PROGRAMMA si è assestato attorno alla chiesa con annesso convento dei francescani e alla residenza La Piazzetta, un luogo di assistenza e cura agli anziani aperto sul quartiere, dotato di spazi per l’incontro e l’animazione. Tutt’attorno mantiene la sua vocazione residenziale, per quanto percorsa da un nutrito traffico di transito, che ha il suo pendant in basso, sul lungolago. Qualche beneficio si attende dall’apertura della galleria Vedeggio-Cassarate e dal buon coordinamento dei mezzi pubblici, nella mai abbandonata speranza che torni ad essere un quartiere prettamente residenziale e turistico, visti i numerosi punti di interesse che mantiene.
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La “nuova vita” parrocchiale dopo la partenza dei frati "La visita pastorale vuole essere un’occasione opportuna per leggere in modo esatto l’evoluzione della vostra parrocchia e soprattutto il suo territorio”, ha sottolineato il Vescovo, incontrando nella serata di venerdì, presso il Centro La Piazzetta, la comunità di Santa Maria degli Angioli affidata a don Pietro Pozzi. E subito mons. Grampa ha richiamato un cambiamento importante e recente: l’aver portato il baricentro della stessa parrocchia presso il convento di Loreto a seguito della partenza dei frati francescani, dopo oltre un secolo di apprezzata permanenza. Il convento è divenuto così la residenza del parroco (la precedente era ubicata in una zona in prevalenza occupata da uffici, alberghi, ristoranti e negozi) e la sede di un convitto sacerdotale, diretto da don Giorgio Paximadi e destinato ad accogliere in particolare, ma non solo, sacerdoti provenienti da altre diocesi, che studiano presso la locale Facoltà teologica. Una scelta intelligente e indovinata che ha permesso alla parrocchia di essere fedele alla sua identità di “Parà-oikia”, cioè “collocata vicino alle case”, nel cuore stesso della
comunità. Infatti nelle vicinanze della nuova residenza parrocchiale stanno le Scuole, la Casa La Piazzetta che ospita gli anziani, e stanno soprattutto le case e le residenze dove vive la gente e con la quale il parroco può quindi avere un contatto diretto, con notevoli benefici sulla sua stessa azione pastorale. Questa soluzione permette inoltre di avere ancora una comunità sacerdotale presso il Santuario di Loreto, dando così una continuità alla funzione di accoglienza e di spiritualità, che i francescani svolgevano, con particolare riferimento al sacramento del perdono, come pure a proposte di preghiera e di incontro. La visita pastorale si è svolta in una clima di semplicità e di cordiale accoglienza, connotata da momenti in Santuario (la preghiera del mattino, la via crucis del tardo pomeriggio, i vespri alla sera) e dalla celebrazione dell’Eucaristia nelle tre chiese: San Carlo (oggetto di un recente ed intelligente restauro ad opera della rispettiva Confraternita), Santa Maria degli Angioli (che rimane la chiesa parrocchiale), il Santuario di Santa Maria di Loreto (canonicamente aggregato a quello di Loreto in Italia, gemellato con la
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Basilica dell’Annunciazione di Nazareth e di recente custode di un frammento di pietra proveniente dalla Grotta Nazaretana, oltre che punto di riferimento per gli Ordini Equestri di Malta e del Santo Sepolcro). Diversi inoltre gli incontri: con le Scuole dell’infanzia e elementari; con gli Istituti Sant’Anna e Leonardo Da Vinci; con la Compagnia di Santa Teresa e la Confraternita San Carlo; con gli ospiti e il personale della Casa La Piazzetta, dove il Vescovo ha celebrato la Santa Messa; con anziani e malati a domicilio, che è sempre momento gradito e familiare; con i piccoli della Prima Comunione, i cresimandi e le rispettive famiglie, come pure con i catechisti e i collaboratori. In tutti i diversi momenti mons. Grampa ha richiamato e tracciato le prospettive pastorali della nuova situazione parrocchiale e ha insistito, come già avvenuto nelle altre parrocchie storiche della città, sulla necessità di lavorare assieme, per dare vitalità nuova all’intera pastorale della “vecchia Lugano”. Il passaggio in questa parrocchia conoscerà un ulteriore momento nel corso del mese di aprile, quando il Vescovo visiterà la Casa di Santa Brigida.
2009 L’affresco rinascimentale più importante della Svizzera e una storia densa di presenze religiose
Dai conventi francescani al convitto ecclesiastico “
’undici di febbraio dell’anno 1496, i guelfi uccisero a Lugano Jacobo Amadeo, ghibellino…” Così inizia il volume “Chiesa e convento di Santa Maria degli Angeli di Lugano” di don Isidoro Marcionetti, indimenticato parroco e uomo di cultura, con presentazione del Vescovo Torti e prefazione di Franco Masoni. Parte da un atto delittuoso per mostrare come, partendo dall’arrivo dei frati francescani, si sia sviluppata una storia secolare di pace, religiosità e cultura che continua tuttora dentro e attorno al triangolo delle tre chiese, splendide per architettura e opere d’arte. La parrocchiale di Santa Maria degli Angeli accoglie il più famoso affresco rinascimentale della Svizzera, apparteneva all’attiguo convento dei francescani, sul suo sedime sorse l’Hotel du Parc, nel quale fu inglobato l’antico doppio chiostro; ad un esterno semplice corrisponde un interno ricco di opere d’arte e tipico delle chiese conventuali lombarde degli ordini minori (altro esempio è Santa Maria delle Grazie a Bellinzona), divise da un transetto tra lo spazio dei fedeli e quello per i frati. La chiesa di San Carlo fu costruita tra 1640 e 42 per volere
dell’omonima Confraternita, con l’attuale facciata progettata nell’800 da Domenico Fontana, che conservò il portale barocco. La chiesa di Santa Maria di Loreto è stata eretta nel 1524, il magnifico portico dal sapore fiorentino e affrescato esternamente da scene della Passione è citato un secolo dopo; già nella lunetta del portale è affrescata la traslazione della Santa Casa, conservata all’interno, copia di quella del santuario di Loreto nelle Marche. Da inizio ’900 la chiesa è stata retta dai frati minori francescani, da alcuni mesi l’ex convento per volontà del Vescovo è diventato convitto ecclesiastico retto da don Giorgio Paximadi, docente di esegesi dell’antico testamento: «è un luogo di accoglienza e ministero per sacerdoti e studenti della facoltà di teologia: un’esperienza di fraternità sacerdotale e di vita in comune». È la chiesa di riferimento degli Ordini cavallereschi della Diocesi, Malta e Santo Sepolcro, come indicano gli stendardi esposti; recentemente è stata posata una reliquia proveniente dalla Santa Casa di Nazareth, donata dalla Custodia di Terrasanta a sottolineare un legame molto forte tra Nazareth e Loreto. Tra
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gli ospiti della fraternità c’è anche il parroco don Pietro Pozzi, mentre la casa parrocchiale agli Angeli è ora occupata dall’Istituto Sant’Anna. Tra le istituzioni religiose una citazione di rilievo meritano la Comunità delle Beatitudini in via Nassa nella casa che fu delle suore della Compagnia di Santa Teresa, e la Comunità delle suore di Santa Brigida; tra le scuole private la Leonardo da Vinci in via Nassa e l’Istituto Sant'Anna; tra le iniziative va rilevato il Serra Club, sorto con l’impegno di lavorare al servizio della Chiesa e a sostegno delle vocazioni. Alla catechesi, tra cui quella biblica per gli adulti, provvedono sacerdoti e laici all’interno di un’avviata collaborazione. In parrocchia ha preso corpo il gruppo di preghiera per la pace e la riconciliazione tra le Chiese. L’attività parrocchiale si estende alla visita ai malati a agli anziani e ad un reticolo di opere assistenziali che attraversano questa parrocchia contraddistinta da una forte mobilità di turisti provenienti da nord e da sud e di personale impiegato nelle attività economiche di questa zona. «Un tessuto se si vuole articolato, ma contraddistinto da un particolare legame tra la comunità e le sue chiese», sottolinea il parroco.
2009 LUGANESE LUGANO / SAN NICOLAO 27 - 28 - 29 MARZO Un quartiere giovane con due grossi problemi: spaccio e traffico
“Qui non è il Bronx” Besso agisce e reagisce È sulle prime pagine di molti giornali per una realtà di degrado, ma soprattutto per la straordinaria reazione della gente. La collaborazione tra privati e autorità, la lotta alla droga, la volontà e la straordinaria capacità di riappropriarsi del proprio quartiere.
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esso, il bronx di Lugano? Per chi non ci abita l’equazione è semplice: spaccio e droga uguale a quartiere malfamato. Piano, obiettano quelli di Besso, perché è vero che
abbiamo situazioni di spaccio e di droga, quindi di delinquenza e di degrado, ma questo è un problema che non nasce a Besso ma è di tutta la società di oggi. Non ci sarebbero spaccio se
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non ci fosse la domanda, se insomma la società non fosse malata. Poi è vero, il quartiere è a ridosso della stazione, la "roba" arriva preferibilmente via ferrovia, la stazione e vicinanze sono luoghi di spaccio per eccellenza in tutte le città. Quindi a Besso più che in altri quartieri di Lugano, questione di praticità. La stazione croce e delizia. Quando arriva la Gotthardbahn, 1882, nella stazione costruita lassù, in collina e non in qualche periferia d’ingresso alla città, per Besso inizia lo sviluppo: residenze, alberghi (Continental- Beaurivage, Beau-Site, PalmierPalmgarten, Germania…), l’ex fabbrica di cioccolato poi tipografia Veladini, uffici e atelier, costruita nel 1895 e ricostruita 25 anni dopo. Intanto via Besso s’inerpica sulla collina tra prati, qualche fattoria, le prime case, nel 1900 la prima struttura della Clinica di Moncucco. E da quasi subito il problema del collegamento con la città, affrontato nel 1926 con l’apertura del tunnel stradale e del sottopassaggio pedonale, nel ’43 arriverà il piazzale di Besso. Una bellezza, Besso collina del bell’abitare, il quartiere alto, qualche preziosismo architettonico come la liberty Villa Elisa d’inizio secolo e la casa d’appartamenti Rotonda (1936-37), la solida struttura del seminario (1926) con il suo parco, la clinica San Rocco (1934- 35), la chiesa parrocchiale di San Nicolao della Flüe (1943-50), lo Studio radio, 1958-61. Il futuro è qui. Le costruzioni s’infittiscono ma neppure tanto, sino al vertiginoso sviluppo degli ultimissimi decenni quando anche parecchie splendide residenze come Villa Borella lasciano il posto a mastodonti di sette piani. A Besso dall’alto arriva anche lo svincolo nord dell’autostrada che inizia a rigurgitare traffico verso la città, attraversare via Besso diventa un’impresa. Alcuni degli abitanti se ne vanno molti di più arrivano e la confusione cresce. «Ci si conosceva tutti» ripetono in coro quelli della prima ora ancora rimasti «era come un villaggio, con l’Ovidio Brignoni come una sorta di sindaco. Oggi ci confondiamo tra i tanti, le nazionalità, le razze. All’inizio delle nuove immigrazioni era ancora possibile il dialogo, l’incontro, diciamo una certa integrazione, poi siamo stati soverchiati».
2009 Per gli abitanti è una sfida difficile ma tutt'altro che persa in partenza
Recuperare il piacere di viverci
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imenticati dalla città? Assolutamente no, risponde Erasmo Pelli, vicesindaco, che a Besso ha abitato quarant’anni. «La città è presente, purtroppo rischia di essere un’attenzione al negativo, assorbita dalla guerra allo spaccio e dal controllo del territorio, ma si lavora sulla sicurezza e a strutture come il collegamento pedonale con il Tassino. Il grande tema è la vivibilità: storicamente non è più la zona residenziale di metà Novecento ma non vogliamo rimanga un quartiere a rischio. Non tutto è compromesso, è un quartiere di collina, si possono stabilire contatti e socialità anche se manca una piazza; gli abitanti ci tengono, io sono orgoglioso di averci abitato. Certo, dobbiamo combattere con decisione il degrado. La città c’è, abbiamo rinsaldato le collaborazioni con i possibili partner, le
varie polizie ma anche la gente. Siamo presenti, collaboriamo, appoggiamo le iniziative di Besso Pulita sia col sostegno economico e morale, collaboriamo col cantone anche nell’affrontare l’altro grosso problema, quello del traffico su via Besso». È un bilancio positivo quello di Mimi Lepori Bonetti per il primo anno di Besso Pulita. «È nata dal bisogno di riappropriarsi del territorio, sfida non semplice. A un anno di distanza nella gente rimane lo stesso obiettivo, magari con un pizzico di delusione in chi sperava che lo spaccio sparisse come d’incanto. Ma quello della droga è un problema grosso, rischiamo d’essere una goccia d’acqua in mezzo al mare ma di sicuro c’è stata una reazione, una presa di coscienza, è aumentata la collaborazione tra i vari servizi, la gente si incontra e si parla di più anche se l’individualismo è un male del nostro tempo e non solo di un quartiere. Intanto rimane e forse è cresciuto il desiderio di chi c’è di rimanere a Besso». Gianrico Corti è in Consiglio comunale da 32 anni, da due in Gran Consiglio. I problemi gli sfilano sotto casa, traffico e spaccio. «Il traffico è il problema di sempre, via Besso come un’autostrada che spacca in due il quartiere e attraversarla è un problema. Poi c’è quella cesura della stazione e della ferrovia che ci divide dalla città, creando in passato anche la sensazione di essere una sorta di corpo estraneo. Con l’aggregazione di Breganzona ci si sente più assimilati, sono aumentati i contatti ad esempio nell’organizzazione scolastica. Poi l’emergenza droga, lo spaccio prima da parte di facce bianche poi di colore e questo ha accresciuto l’emergenza. Quando la situazione si è fatta insopportabile è nata Besso Pulita con le sue iniziative e qualcosa in effetti va cambiando. Ma attenzione, non identifichiamo il problema spaccio con il problema colore della pelle e asilanti. Come svizzeri e ticinesi dobbiamo ricordare lo spirito di apertura, di accoglienza e rifugio verso chi deve fuggire da situazioni insopportabili. Non dobbiamo buttare via la nostra storia, mischiare un po’ tutti, buoni e cattivi». Obiettivo possibile? Recuperare il piacere di vivere a Besso. «Continuare a collaborare pubblico e privato, città e cittadini. Siamo sulla buona strada, dobbiamo insistere» indica Erasmo Pelli. «Valorizzare le risorse del quartiere,
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IL PROGRAMMA 09.30 17.00
Giovedì 26 marzo Lugano Visita ai malati Clinica Moncucco: incontro con i medici e il personale.
09.00 09.45 11.00 14.00 15.30 17.00 18.00 20.30
Venerdì 27 marzo Lugano Chiesa di San Nicolao: preghiera dell’Ora terza Visita alla Casa Santa Elisabetta Salone parrocchiale: incontro con gli asilanti e pranzo Visita alle Scuole elementari Visita alla Scuola media Salone parrocchiale: incontro con i cresimandi Chiesa di San Nicolao: Santa Messa Salone parrocchiale: incontro con la comunità.
Sabato 28 marzo Lugano 11.00 Salone parrocchiale: incontro con la fabbriceria, gli operatori pastorali, i catechisti e gli animatori 12.00 Pranzo 14.00 Visita alla Casa Gemmo 15.00 Santa Messa nella cappella della Casa Gemmo 18.00 Chiesa di San Nicolao: Santa Messa. 09.15 10.00 12.00 17.30 18.00
Domenica 29 marzo Lugano Chiesa di San Nicolao: preghiera delle Lodi Chiesa di San Nicolao: Santa Messa con il sacramento della Cresima Pranzo comunitario Chiesa di San Nicolao: preghiera dei Vespri Chiesa di San Nicolao: Santa Messa.
IL PROGRAMMA c’è gente positiva, ben radicata. Promuovere iniziative anche piccole che però favoriscano incontro e dialogo tra vecchi e nuovi, luganesi e immigrati, tutti comunque uniti dall’interesse di recuperare Besso» sintetizza Mimi Lepori Bonetti. «Besso Pulita, questa reazione vuol dire sì guerra allo spaccio ma anche occasione di incontro, di uscire di casa e dal proprio giro ristretto. I quartieri di Lugano sono stati altrettanti paesi: bisogna recuperare le caratteristiche di villaggio inserendole nella rete di una città moderna» conclude Corti. Tanto più che il villaggio-Besso storicamente ha prodotto e accolto strutture importanti. Un esempio è la Clinica Luganese, sorta 109 anni fa per iniziativa della Congregazione suore infermiere dell’Addolorata. Oggi è un
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Le nuove generazioni e l’esempio dell’anziano La chiesa di San Nicolao voluta dal Vescovo Angelo Jelmini (l’aveva annunciata il 19 giugno 1940) rappresentava in quegli anni uno dei primi segni di quel rinnovamento liturgico, che già anticipava il Concilio e che ritrovava proprio nella nostra diocesi un luogo di particolare impegno e di significativo entusiasmo. Ed è interessante sottolineare, come scrive don Luigi Cansani, che proprio in questa chiesa di Besso “è stata celebrata nel 1953 ad experimentum, come si diceva allora, la prima Santa Messa in lingua volgare della liturgia della Chiesa cattolica”. Ricorda che “erano presenti tre cardinali: il card. Lercaro di Bologna, il card. Frings di Colonia e nientemeno che il cardinale Ottaviani di Roma, allora responsabile della Congregazione per il culto. Suo segretario era mons. Gilberto Agustoni, poi divenuto cardinale”. La celebrazione venne presieduta dal Vescovo Jelmini e i canti in italiano “furono composti da quello che allora era chiamato il trio dei tre Luigi: don Luigi Agustoni, don Luigi Cansani e il maestro Luigi Picchi di Como”. Con loro per lo specifico impegno in questo settore va pure ricordato don Silvano Albisetti.
Attorno alla chiesa (benedizione della prima pietra il 17 ottobre 1948 e consacrazione il 10 aprile 1950) andava poi crescendo lungo i decenni la popolazione del quartiere di Besso, mentre la vicaria di San Nicolao diventava parrocchia il 9 dicembre 1972. È ora affidata alla cura pastorale di don Sergio Stangoni che si avvale della collaborazione di don Claudio Flisi e di un nutrito gruppo di laici motivati e preparati, impegnati nei diversi settori della vita parrocchiale: dalla liturgia alla catechesi, dalla diaconia all’istruzione religiosa scolastica. Con loro il Vescovo si è intrattenuto nella mattinata di sabato, ricollegando il servizio nella Chiesa alla prospettiva della sinodalità indicata dal Concilio per “percorrere la strada insieme”. Coordinate di vita parrocchiale già delineate peraltro da mons. Grampa nella serata di venerdì, incontrando la popolazione, alla quale ha ricordato significato e funzione di una pastorale rivolta all’intera comunità, con particolare attenzione alle nuove generazioni. La visita alla Casa Gemmo (“le persone anziane – ha sottolineato il Vescovo – costituiscono nella nostra società una presenza importante, perché ci offrono l’esempio di una vita dedicata alla famiglia, alla comuni-
centro di competenza sanitaria nel Sottoceneri e un centro specialistico per pazienti provenienti da tutto il cantone e anche oltre. L’ex seminario accoglie il Conservatorio, la Fonoteca e la scuola infermiere; la radio resiste anche come luogo di cultura, soprattutto musicale, sede dell’orchestra e di stagioni concertistiche. La residenza Gemmo per gli anziani è un centro di quartiere per attività sociali, ci sono le scuole. Insomma andiamoci piano col dire che Besso muore.
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tà e al lavoro. Una vita sovente resa preziosa anche dai sacrifici e per molti illuminata dalla fede e dalla preghiera”); alla Casa Santa Elisabetta (“che compie un prezioso servizio alla vita, attraverso accoglienza, attenzione e sostegno a persone e famiglie con i loro piccoli”, è stato il grazie di mons. Grampa); l’incontro con i medici e il personale sanitario della clinica Moncucco; con un gruppo di asilanti (il nostro giornale ne ha riferito nell’edizione di sabato); con le scuole (elementari e medie); con malati e anziani nelle loro case, sono stati preziosi momenti di questa visita intensa e nel contempo vissuta in un clima famigliare e di reciproca, cordiale accoglienza. Sempre curati gli incontri di preghiera e le celebrazioni dell’Eucaristia (domenica mattina con il sacramento della Cresima) ben partecipate e capaci di costituire anche un valido momento di catechesi. Con la comunità di San Nicolao il Vescovo (legato a questa chiesa, avendovi ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 6 dicembre 1959), ha visitato 255 parrocchie. Il suo intenso e generoso pellegrinaggio vivrà nei prossimi giorni l’ultima tappa, con la visita alla parrocchia della Cattedrale.
2009 La formidabile intuizione di costruire l’edificio sacro dedicato a San Nicolao nel centro del quartiere
La chiesa come voto, simbolo e accoglienza
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ra chi a Besso resiste da ventun’anni e ci sta bene c’è il parroco don Sergio Stangoni. La chiesa di San Nicolao è al centro del quartiere, se si vuole anche nel bel mezzo della zona critica ma più che mai rimane luogo di incontro e di attività tra catechisti, animatori liturgici, Conferenza di San Vincenzo, Gruppo di preghiera, Rinnovamento dello spirito, Legione di Maria, gruppo anziani… Una rete notevole di attività religiose e sociali che ruota attorno alla parrocchia, al parroco, al vicario don Claudio Flisi, alle suore della Clinica, al Bollettino parrocchiale con le sue tremila copie, a realtà straordinarie come la Casa Santa Elisabetta per mamme in difficoltà, fondata e gestita per decenni dai frati francescani a ribadire che Besso ha solide tradizioni di accoglienza e aiuto ma soprattutto di iniziativa. Ha una storia magari breve ma ricchissima di proposte concrete, istituzioni tuttora vive e ancora in rado di dare tanto tra socialità,
cura, assistenza, scuola, cultura. Formidabile l’intuizione subito dopo la guerra di collocare proprio qui, nella Lugano che più guardava al futuro, questa grande chiesa rettangolare in pietra a vista con la facciata ornata da un dipinto murale raffigurante appunto San Nicolao, un’ampia scalinata e l’imponente campanile. Era un voto, è diventata un simbolo ed oggi un po’ anche un monito oltre che un luogo, dentro e fuori. Ha un interno raccolto, la luce è filtrata dalle 76 vetrate con scene del Vecchio e Nuovo Testamento e della vita del Santo realizzate da Willy Kaufmann, gli echi del quartiere giungono smorzati, ma più che mai la chiesa e la parrocchia sono luoghi di incontro, di accoglienza e di proposta. «È importante – dice il parroco – porre gesti positivi, avanzare proposte, coinvolgere, tendere la mano e vedere di aiutare, integrare quelli che sono allo sbando anche perché vengono da chissà dove e non hanno trovato terra sotto i piedi. Niente
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buonismo a tutti i costi, quello che giustifica e minimizza. Però attenzione a non esasperare la situazione, a non creare delinquenti emarginando quelli che non lo sono. Abbiamo bisogno in questo quartiere di un lavoro propositivo: cosa dobbiamo fare per creare associazionismo, come coinvolgere gli altri? Avanziamo proposte, poniamoci una strategia, perché non basta un’azione difensiva sull’onda dell’emotività, occorrono gesti concreti e la parrocchia in questo c’è. Besso Pulita sta facendo tanto, cerchiamo di valorizzare energie e iniziative positive che si sviluppano da queste radici». Soprattutto perché non c’è più quel quartiere popolare con negozietti e artigiani e poi è difficile stabilire contatti con i nuovi arrivati, che sono di varie etnie e nazionalità e il ricambio è veloce. «È vero, c’è stata una certa decadenza nel quartiere, alcune situazioni sono sfuggite di mano, c’è disagio ma per fortuna non abbiamo grossi fatti di delinquenza. Attenzione sì, ma soprattutto reazione e proposta».
2009 LUGANESE LUGANO / CATTEDRALE 3 - 4 -5 APRILE La vita urbana all'ombra della Cattedrale di San Lorenzo
Centrocittà: tra mutazioni di vita e monumenti storici Negli ultimi quarant’anni le residenze hanno lasciato spazio alle banche, ai negozi e agli studi professionali. Da zona abitata si è fatta zona di rappresentanza. Eppure è qui che la città è mutata di meno sul piano fisico; che ha mantenuto intatte le sue geometrie.
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emmeno quarant’anni, tutto cambiato. Era la città della gente, è la Lugano del lavoro. Banche, finanziarie (la terza, quasi la seconda piazza finanziaria svizzera), uffici, studi professionali, strutture pubbliche, uffici comunali, chiese. E poi negozi, commerci, persino grandi magazzini, bar, ristoranti, fermate dei bus. Eppure non ci abita praticamente nessuno, lo si vede bene nel contrasto stridente tra giorno e notte. Di giorni è un andirivieni ininterrotto ed anche convulso, un incrociarsi continuo di auto e pedoni, orari continuati sul mezzogiorno, negozi in grande spolvero, gente che entra e esce, passaggi pedonali a tratti affollati. Anche le chiese di Sant’Antonio e dell’Immacolata sono molto frequentate. Di notte il deserto o quasi. È impressionante la radicalità del mutamento avvenuto in quarant’anni, un tempo brevissimo nella vita di una città. Qualcuno dice che le cose oggi vanno così, è un destino comune a tutte le grandi città, e Lugano é una metropoli internazionale anche se non ha i grandi numeri. Chi l’ha vissuta rimpiange la vita di un tempo, via Nassa e via Pessina rigurgitanti di vita, piazza Riforma animata a tutte le ore, piazza Dante popolare sotto gli occhi del palazzo Airoldi dove adesso c’è la Manor, il quartiere Cioccaro… Insomma le contrade gomito a gomito una dell’altra. I più prendono atto che è così, cosa vuoi farci, fortuna che verso la periferia – Gerso o la zona Landriani – di gente ne è rimasta e chissà che con l’attuale crisi della finanza qualcosa vada a cambiare, già sul lungolago sono tornati alcuni appartamenti d’abitazione… Eppure in tanto subbuglio, proprio il centro città è la zona di Lugano rimasta uguale
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a se stessa. Strade, piazze, palazzi, niente della radicale trasformazione di altri quartieri come Besso o Molino Nuovo. Semplicemente da zona di residenze è diventata zona di rappresentanza: per la finanza e il commercio, per il turismo. Una sorta di splendida, straordinaria scenografa, ricca d’arte, profonde tracce di socialità e cultura. Il centro di Lugano è rimasto una sorta di vetri-
na? «Intanto è vero che manca la gente che vi risieda, ma il centrocittà è bello, è stato riattato con cura e rispetto, a parte il lungolago non c’è traffico né rumore. Si diceva via le auto e tutto finisce, invece è stata una rifioritura. Il centro offre molto sul piano della cultura e della socialità, musei, monumenti, eventi, manifestazioni». L’avv. Franco Felder è stato anche municipale e in tanti mutamenti vede la permanenza dell’attaccamento, una sorta di passione dei luganesi verso la città e il suo centro, tra incontri e proposte di ogni tipo, palacongressi e tante altre sedi come nelle scorse settimane la Cattedrale per un’altra magnifica edizione dei Vesperali, musiche e testimonianze. «In centrocittà c’è vita, in modo diverso rispetto al passato ma assolutamente reale. I palazzi e le chiese, storia, cultura e religiosità, ma anche negozi, di lusso e popolari, tanti servizi riferiti alla vita di oggi. Tanti turisti ma anche luganesi della città e della periferia che frequentano Lugano per mille motivi. Il problema è la sera».
2009 Formicolio di attività di giorno ma praticamente deserto di notte
Un intrigato “paesaggio di pietra” segnato da una vita in fermento ario Agliati è nato e cresciuto nel centro di Lugano. Ne conosce ogni pietra, ogni sussulto della storia, ogni cambiamento anche minimo. Si può dire che respiri in sintonia con la città, i palazzi, le strade e le piazze ma ancor più l’animazione, la vita. Quindi il caffè Lugano e il caffè della Posta, piazza Riforma quand’era abitata, piazza Commercio con il mercato del pesce al venerdì, via Peri che pullulava di vita e così via Canova. «Le geometrie sono rimaste praticamente le stesse, vi si legge ancora la città dell’800 e anche prima. La Lugano fisica è rimasta praticamente la stessa, sono radicalmente mutati i ritmi. Un tempo le osterie erano aperte fino a notte fonda, adesso non ci son più, i bar chiudono a una cert’ora, la gente viene e va, non rimane. Ma Lugano è sempre la stessa splendida città, ci si prenda la briga di percorrerla con calma, guardare i palazzi, entrare nelle chiese una più bella dell’altra. Ha una sua monumentalità, rimane città attenta alla cultura, all’arte, alla bellezza». Davvero non è poco. Ma per un luganese come sarà la Lugano di domani, proprio quella più conosciuta, che fa immagine, che s’è ritagliata uno spazio nell’ammirazione e nel desiderio di tanta gente, ovunque nel mondo? «Stiamo proseguendo sulla strada imboccata di una città disabitata nel suo centro. Rimane la Lugano dei ricordi, c’è la Lugano dell’immagine, del turismo. L’ideale sarebbe riuscire a conciliarle. Il passato non torna, forse potrebbe tornare la gente, almeno un po’». Mons. Arnoldo Giovannini a Lugano è nato ed è rimasto nelle diverse funzioni, da segretario del Vescovo Jelmini a parroco ed arciprete della Cattedrale. Anche nei suoi occhi c’è una città profondamente mutata; con la gente, anche strutture sociali come la Culla Arnaboldi hanno lasciato il centro per la periferia, nel caso Molino Nuovo («dove c’è più bisogno perché abita tanta gente e si è più accessibili»). Vede però una Lugano che pur nei cambiamenti conserva caratteri specifici, tra questi la partecipazione, l’interesse, la solidarietà nonostante un apparente disincanto. E l’attaccamento alla propria storia, in particolare
alle manifestazioni più legate al costume, alla socialità, alla religione come le Confraternite. Quella del SS. Sacramento in Cattedrale, cancelliere Mario Berardi, presente sovente alle funzioni religiose, organizza la processione del Corpus Domini. La Confraternita dell’Immacolata attiva come custode dell’omonima chiesa, che ha in mons. Luigi Mazzetti un costante punto di riferimento. La Confraternita di San Rocco è anch’essa proprietaria della chiesa. La Confraternita della buona morte e orazione ha sede in Sant’Antonio e la proprietà del piccolo santuario sulla vetta del San Salvatore dove sale ogni anno all’Ascensione. «Sono tutte manifestazioni di un raccordo storicamente profondo tra vita civile e religiosa, come ricorda la partecipazione del Corpo dei Volontari luganesi la terza di maggio alla festa della Madonna delle Grazie in Cattedrale, fieri di avere l’effigie della Madonna sulla loro bandiera».
IL PROGRAMMA Venerdì 3 aprile Lugano 10.00 Visita alle Case Belinda e Parco Maraini 10.30 Santa Messa al Parco Maraini. Incontro con gli ospiti 14.30 Incontro con la Scuola del Bertaccio 16.00 Chiesa di San Giuseppe: visita alle Suore Clarisse 17.30 Chiesa di Sant'Antonio: preghiera del Rosario 18.00 Chiesa di Sant'Antonio: Santa Messa 20.15 Sala San Rocco: Incontro con la popolazione saluto ufficiale del parroco esortazione del Vescovo dialogo con i presenti. Sabato 4 aprile Lugano 08.15 Incontro con la Fabbriceria 08.45 Incontro con il Consiglio parrocchiale 10.00 Chiesa dell'Immacolata: Santa Messa 11.15 Convento dei Frati Cappuccini: visita alla mensa dei poveri preghiera dell'Ora media - pranzo 14.30 Oratorio: incontro con i gruppi giovanili 17.15 Cattedrale: Santa Messa 20.00 Cammino della speranza dalla chiesa di Sant'Antonio alla Cattedrale. Domenica 5 aprile Lugano 10.15 Nel Campus universitario dell'USI, presenti i fedeli delle cinque frazioni parrocchiali: Benedizione degli ulivi - Processione alla Basilica del Sacro Cuore - Santa Messa. Conclusione della visita pastorale del nostro Vescovo con la visita alle tombe dei Vescovi defunti.
IL PROGRAMMA
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Il Vescovo: “La visita pastorale ci aiuti a vivere di più nell’amore” "La conclusione della visita pa- fiducia, perché “nell’ultima fase della vita di Consiglio parrocchiale. La sosta delicata e storale ci convinca e ci aiuti a vivere con più decisione la dimensione dell’Amore nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nelle diverse istituzioni, nell’intera società. Di questo ha bisogno il nostro mondo: di un supplemento di amore”. Sintesi forte, delicata e suggestiva quella tracciata dal Vescovo ieri mattina nella Basilica del Sacro Cuore durante la solenne celebrazione delle Palme, che ha visto riuniti i fedeli delle cinque parrocchie storiche della città, visitate da mons. Grampa nel corso della Quaresima. Una sintesi capace di diventare subito invito e programma e che riprende quelle costanti ritornate con frequenza durante l’intero itinerario della stessa visita. Una su tutte: la fedeltà alla vita cristiana con il conseguente impegno-dovere della testimonianza, guardando in particolare alle nuove generazioni, che hanno estremo bisogno di esempi più che di parole e discorsi. Ricollegandosi agli stessi eventi della Settimana Santa, che rivivremo nel succedersi dei giorni e delle celebrazioni per “pensare, pregare, capire, cambiare”, mons. Grampa ha delineato una prospettiva di speranza e
Gesù non conosciamo solo la crisi della sua comunità, ma pure il sorgere di nuovi discepoli, là dove nessuno se lo sarebbe aspettato”. Una prospettiva che ha dato luce e identità vera allo stesso itinerario della visita, i cui frutti talora sono da leggere e scoprire nel silenzio di tanti cuori, sinceri e fecondi come altrettante zolle di povertà e di ricchezza, che sanno accogliere e far germogliare il seme. Con la visita alla parrocchia della Cattedrale, affidata a don Sandro Bonetti, che si avvale della collaborazione di P. Domenico Savio in particolare per la pastorale giovanile, si è quindi concluso questo impegnativo pellegrinaggio, partito da Airolo il 15 ottobre 2004 e che, come precisato dal Vescovo, introducendo il rito della benedizione delle Palme sul piazzale dell’USI, “ha voluto essere un segno concreto, oserei dire quasi Sacramento della sollecitudine del Pastore per il popolo che gli è affidato”, con un compito ben preciso su tutti: quello di radunare “il gregge nell’unità”. Diversi i momenti anche di quest’ ultima tappa. L’incontro con il Capitolo di San Lorenzo, presieduto dall’arciprete mons. Arnoldo Giovannini; con la Fabbriceria e il
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vissuta con reciproco affetto nella Casa Belinda dell’OTAF e al Parco Maraini, dove il Vescovo ha celebrato la Santa Messa. La visita al monastero delle Clarisse a San Giuseppe e al convento dei Frati Cappuccini, dove mons. Grampa ha pure rivolto un amichevole saluto agli ospiti della quotidiana mensa dei poveri. L’incontro con la popolazione nella Sala San Rocco; con le ragazze del Club “Alzavola” dell’Opus Dei; con le Scuole elementari del Bertaccio e con la Scuola media Lugano 1. Le celebrazioni ben partecipate dell’Eucaristia: in Sant’Antonio, nella chiesa dell’Immacolata affidata a mons. Luigi Mazzetti, in Cattedrale. Particolarmente intenso poi il pomeriggio di sabato durante il quale il Vescovo ha incontrato i diversi gruppi attivi presso l’oratorio parrocchiale: aspiranti, scout, gruppi di catechismo, gioventù studentesca. Un pomeriggio ricco e vivace, che ha permesso a mons. Grampa di sottolineare questa realtà valida e preziosa, anche perché capace di andare controcorrente rispetto a ben altri modelli che si affacciano sull’orizzonte giovanile.
2009 La parrocchia, reticolo di una serie di iniziative religiose, sociali e culturali
Cambiati i ritmi e il tessuto umano ma le chiese restano ben frequentate
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arroco della parrocchia della Cattedrale è don Sandro Bonetti, coadiuvato dal vicario don Domenico Savio che si occupa specificamente dell’oratorio San Rocco al Maghetti. Nel ricordo delle straordinarie, partecipatissime stagioni che nel Novecento ha vissuto l’oratorio, ritrovo per tutta la gioventù luganese, tra i tanti sacerdoti va ricordato almeno don Guglielmo Maestri. La Cattedrale è per eccellenza la “cattedra” del Vescovo e riunisce il Capitolo dei Canonici: oltre al parroco don Bonetti, l’arciprete mons. Giovannini, mons. Luigi Mazzetti, don Agustoni, mons. Chiappini, don Carlo Quadri, don Gianni Sala. In parrocchia risiedono le suore Paoline, quelle della libreria, e al San Giuseppe le clarisse di Cademario in attesa della ristrutturazione del monastero. Alla salita dei Frati c’è lo storico convento dei Cappuccini con la chiesa, la biblioteca, da tempo anche con la mensa dei poveri dove senza nessun clamore viene offerto un piatto caldo a chi è nel bisogno. In via Balestra ha sede l’Istituto Elvetico diretto dai Salesiani di don Bosco: scuola elementare, media,
commercio, liceo internazionale e una serie di iniziative sul piano educativo. Naturalmente alla parrocchia e alla Cattedrale fanno capo numerose iniziative ecclesiali e religiose. Le funzioni sono condecorate dal Corio della Cattedrale o dalla Scuola Corale diretta dal Mo. Robert Michaels, all’organo il Mo. Antonio Bonvicini assistito da Luigi Facchinetti. Ben organizzata è la collaborazioni di catechisti/e, il parroco visiterà anche quest’anno circa 800 famiglie: «il contatto è fondamentale, soprattutto in città dove ci si incontra raramente». Significativo è il fatto che mentre la città si è spopolata, rimane ragguardevole la frequentazione delle chiese durante le funzioni e sull’arco della giornata. «Pochissimi i residenti nella zona del centro, ma in particolare Sant’Antonio e l’Immacolata sono molto frequentate: afflusso dalla periferia, gente che viene in città per compere o per lavoro, turisti». Tanto che le funzioni religiose sono predisposte per favorire quest’afflusso tipico della città, in Sant’Antonio in settimana sono tre Messe al giorno e la domenica una anche
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in tedesco. In Sant’Antonio si tiene la novena e la festa della Madonna di Lourdes, all’Immacolata appunto per l’Immacolata, in Cattedrale nel mese di maggio rosario ed omelia serale. Tutte le chiese della parrocchia sono insigni monumenti d’arte e di storia, ognuna con le proprie particolarità (per l’Immacolata l’annesso convento detto di Santa Caterina), l’arte, i dipinti, una manutenzione davvero pregevole a testimonianza dell’attaccamento della gente. La Cattedrale dedicata a San Lorenzo sorge su un terrazzo che domina la città, ha una splendida facciata rinascimentale, all’interno affreschi e decorazioni medioevali e barocche. Di fondazione altomedioevale, è detta Plebana già nell’818, Collegiata dal 1078, Cattedrale dal 1888. Da tempo proseguono i restauri (conclusi quelli del campanile) naturalmente impegnativi e che hanno riservato anche qualche dato nuovo; la speranza è di poterli completare in tempi brevi. All’interno la cappella della Madonna delle Grazie è un autentico gioiello, nel suo complesso l’edificio è un concentrato di opere d’arte e di storia, un monumento insigne per la Diocesi.
COLOPHON Articoli ripresi dal quotidiano Giornale del Popolo: Dalmazio Ambrosioni Commenti alle visite pastorali: Gianni Ballabio Impaginazione grafica: Nsg C. Berta, Bellinzona-Locarno Prestampa e stampa: TBL Tipografia Bassi, Locarno Rilegatura: Mosca SA, Lugano Carta: MunkenPure 1.1 150 gm² Invercote G 350 gm²
ISBN 9788896799130
Finito di stampare il 7 dicembre 2013 Festa di Sant'Ambrogio