Visite Pastorali 2006 - Pier Giacomo Grampa

Page 1





VISITE PASTORALI PIER GIACOMO GRAMPA VESCOVO DIOCESI DI LUGANO

GAMBAROGNO LOCARNESE VALLE VERZASCA VALLEMAGGIA CENTOVALLI VALLE ONSERNONE TERRE DI PEDEMONTE Testi di Dalmazio Ambrosioni e Gianni Ballabio ripresi dal quotidiano Giornale del Popolo

Edizioni TBL

VOLUME SECONDO 2006



un anno di distanza esce il secondo volume con la raccolta delle cronache della Visita pastorale nel Vicariato del Locarnese. Nel mio saluto rivolto alla Diocesi in Cattedrale al termine dell’Ordinazione episcopale, il pomeriggio della domenica 25 gennaio 2004, dicevo: “Intendo mettermi in cammino, come il pellegrino misterioso sulla strada di Emmaus. Affiancare l’uomo, nostro contemporaneo, con i problemi che si agitano nel suo animo, con le delusioni, le speranze, i dubbi, le stanchezze; affiancare i giovani così inquieti e insoddisfatti, alla ricerca di pienezza, di senso, di felicità; accostarmi ai malati, agli anziani, a chi si sente emarginato, per far risorgere la speranza. Non è forse questo che ci si attende dal Vescovo: che sia portatore della speranza del Vangelo nel mondo d’oggi? Intendo mettermi sulle strade del Ticino ed incontrare la gente là dove vive e lavora, conoscere i problemi ed accogliere i desideri dove sorgono”. Rifacendomi alla lettera dell’apostolo Paolo ai Romani (1,11-12): “Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io”, avevo sottolineato in quell’occasione che sarei andato nelle diverse Parrocchie del Ticino per comunicare qualche dono spirituale, per rinfrancarmi insieme ai cristiani delle varie comunità mediante la fede che abbiamo in comune. Sono passati più di 20 anni dalla precedente visita pastora-


le, voluta dal Vescovo Ernesto Togni, ma la visita pastorale rientra tra i precisi doveri del Vescovo diocesano, come precisa il primo paragrafo del canone 396 del Codice di diritto canonico: “Il Vescovo è tenuto all’obbligo di visitare ogni anno la Diocesi, o tutta o in parte, in modo da visitare tutta la Diocesi almeno ogni cinque anni, o personalmente oppure, se è legittimamente impedito, tramite il Vescovo coadiutore, o l’ausiliare, o il Vicario generale o episcopale, o un altro presbitero”. E’ vero che, rispetto al passato, i contatti tra il Vescovo e le varie comunità della Diocesi sono oggi facilitati, la visita pastorale riveste però un significato particolare. Prima di tutto per il tempo che il Vescovo dedica a una singola Parrocchia o, come in particolare nelle valli, a più Parrocchie riunite insieme. In questa visita il Vescovo cerca di vivere alcuni giorni con i suoi diocesani, incontrando tutti il più capillarmente possibile. Ecco la finalità degli incontri con i ragazzi, i giovani, gli adulti, i malati, gli anziani, le autorità. Toccando dal vivo e direttamente i loro problemi, le loro difficoltà, ma pure le loro attese e le loro speranze. E soprattutto celebrando con loro e per loro l’Eucaristia: momento centrale e insostituibile nella vita di una comunità che crede e celebra la Salvezza. Sto andando in mezzo alla gente, non come un esaminatore e tanto meno come un inquisitore pronto a calare giudizi, ma per portare il Vangelo, per invitare a un cammino di revisione e di conversione, per risvegliare, là dove ce ne fosse bisogno, le comunità, richiamando l’impegno di mantenere viva la luce del Vangelo e di testimoniarla con la vita, per poterla trasmettere alle nuove generazioni. Nessun aspetto trionfalistico, ma unicamente la gioia, mia e vostra, di incontrarci: come vostro padre e vostro fratello,


sentendo nel cuore la bella frase del grande Vescovo Agostino: “con voi sono cristiano, per voi sono Vescovo”. Per questo, scopo principale della visita è quello di far crescere le singole comunità nella comunione della medesima fede, speranza e carità, in unità, verità, libertà e giustizia. Vengo a voi nel nome del Signore, paziente nelle avversità, non per portare me stesso o le mie idee, ma per portare il Signore Gesù e il suo Vangelo, per rianimare e rafforzare la vostra fede, per donare speranza e cercare di vivere assieme la carità. Vengo per portare a tutti voi, amati da Dio, grazia e gioia, benedizione e pace; per esprimervi la mia gratitudine per il vostro affetto verso la Parrocchia, per il vostro impegno nell’animare la vita comunitaria, per la cura che dedicate alle vostre chiese e ai luoghi sacri che si trovano nel vostro territorio e che sono una testimonianza preziosa della fede e della pietà delle generazioni che vi hanno preceduto. Vi sono grato per l’impegno con cui, nonostante la dilagante indifferenza religiosa e il crescente materialismo, vi impegnate a vivere la vostra fede e a testimoniarla. La visita pastorale del Vescovo diventa così un’occasione opportuna, privilegiata, per un momento di “discernimento”, quale capacità di guardare in profondità alla vita, nostra personale e in quanto comunità cristiana, al suo interno e nei suoi rapporti col mondo, secondo l’insegnamento biblico del Siracide, che definisce beato l’uomo che “medita sulla sapienza, ragiona con intelligenza, considera nel cuore le sue vie, ne penetra con la mente i segreti” (Siracide 14,20-27). Occasione di discernimento, dunque, la visita pastorale, che vuol dire diverse cose: • guardare a 360 gradi, senza filtri, senza lenti oscuranti, con occhio libero, con sguardo profondo, con esame attento


e critico. Se ci limitiamo a vedere, rischiamo di osservare solo quello che gli altri ci offrono, ci propongono; • guardare è più che vedere. Impone di andare a cercare, a scandagliare in questa realtà contemporanea, che conosce continui cambiamenti di forme. Non per niente qualcuno ha parlato di “modernità liquida” (Zygmunt Bauman) se non addirittura “in polvere” (Arjun Appadurai). Dobbiamo impegnarci ad esaminare tutta la realtà, se vogliamo compiere un discernimento vero, avendo il gusto di vedere soprattutto quello che altri non vedono, o non sono disposti a vedere, oppure si ostinano a non vedere. Dobbiamo guardare, in quanto cristiani, con lo sguardo di Dio, cioè con una “mentalità di fede”, che significa “educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui”. Dunque, un incantamento su Cristo, un fissarci in Lui, sui suoi modi, i suoi gusti che ci impongono di non restare in superficie, ma di andare in profondità, di non accontentarci del poco, del generico, di un po’ di buon senso, ma di un’adesione impegnativa di Amicizia da far crescere, cui restare fedeli, da approfondire con un coinvolgimento sempre maggiore. Il nostro discernimento non deve essere solistico, individualistico, ma fatto a livello di Chiesa, con il bisogno di manifestarsi nel pubblico e nel sociale in posizione rispettosa, ma anche coraggiosa, dialettica. Per questo occorre che i cristiani sappiano mettersi in rete, si sentano collegati tra di loro, si abituino a ragionare insieme e a ragionare con continuità, con affinata sensibilità umana, culturale e spirituale. Per questo una delle conseguenze della visita pastorale è l’individuazione delle zone e l’invito a una pastorale d’insieme,


avendo presenti le indicazioni del Concilio e del Magistero papale. (Dalla Lettera pastorale, Andava di villaggio in villaggio, settembre 2008) Nel licenziare questo secondo volume sono consapevole che la Visita pastorale serve solo a smuovere il terreno, altri devono sarchiare, irrigare, seminare, innaffiare e curare il campo, perchĂŠ con la grazia del Signore il buon grano possa crescere assieme alla zizzania ( non dimentichiamolo mai) e la vigna, opportunamente potata, dare frutti abbondanti.

+ Pier Giacomo Grampa Vescovo di Lugano



SOMMARIO

11


2006 GAMBAROGNO

20

CADENAZZO CONTONE ROBASACCO

24

MAGADINO VIRA GAMBAROGNO PIAZZOGNA

CADENAZZO E ROBASACCO SONO NEL BELLINZONESE MA VENGONO AGGREGATE A CONTONE PERCHÉ HANNO IL PARROCO COMUNE

92 INDEMINI

12

28

SAN NAZZARO GERRA GAMBAROGNO SANT’ABBONDIO CAVIANO


2006 LOCARNESE

32

36

40

TENERO CONTRA

CUGNASCO GERRA PIANO

GORDOLA (GORDEMO - MONTEDATO)

116

120

124

BRISSAGO RONCO S/ASCONA

LOSONE ARCEGNO

13

ASCONA


2006 LOCARNESE

128

132

136

MINUSIO

ORSELINA BRIONE S/MINUSIO MERGOSCIA

MURALTO LOCARNO (CLINICHE CASA ANZIANI OSPEDALE)

140

144

148

SOLDUNO

LOCARNO (SACRA FAMIGLIA)

14

LOCARNO (COLLEGIATA)


2006 VALLE VERZASCA

44

48

VOGORNO LAVERTEZZO CORIPPO

BRIONE VERZASCA GERRA VERZASCA FRASCO SONOGNO

15


2006 VALLEMAGGIA

52

56

BRONTALLO MENZONIO BIGNASCO CAVERGNO

GORDEVIO MOGHEGNO AURIGENO

64

60

GORDEVIO (CASA COTTOLENGO) MAGGIA (CASA BEATO GUANELLA)

68

MAGGIA - LODANO

CEVIO (CENTRO SANITARIO CASA ANZIANI E SCUOLE)

16


2006 VALLEMAGGIA TITOLO

72

76

AVEGNO

80

COGLIO GIUMAGLIO SOMEO

84

LINESCIO CERENTINO BOSCO GURIN

88

BROGLIO BRONTALLO MENZONIO PRATO SORNICO SANT’ANTONIO SAN CARLO FUSIO

NIVA CAMPO VALLEMAGGIA CIMALMOTTO

17


2006 CENTOVALLI

96

100

INTRAGNA RASA GOLINO

PALAGNEDRA VERDASIO BORGNONE

18


2006 VALLETITOLO ONSERNONE

104

108

AURESSIO LOCO BERZONA MOSOGNO

RUSSO CRANA COMOLOGNO VERGELETTO

TERRE DI PEDEMONTE

112

TEGNA VERSCIO CAVIGLIANO

19


2006 CADENAZZO - CONTONE - ROBASACCO 27 - 28 - 29 GENNAIO La vita dei Comuni di Cadenazzo, Robasacco e Contone

Le tradizioni recuperate e le iniziative future Artigianato e industria, commerci e agricoltura in un comprensorio che guarda sempre più verso il piano. L’attesa della superstrada di collegamento A2-A13 che favorirà una maggiore tranquillità e un equilibrato sviluppo urbanistico della zona.

R

ecarsi a Locarno un tempo era un’impresa: in barca da Magadino oppure attraversando il largo e impreciso letto del Ticino, a piedi e col barcone. Oggi si progetta l’ulteriore collegamento A2-A13 e sarà un attimo. Cambiano i tempi e le condizioni, tanto che Contone, da sempre gravitante sulla capitale («si partiva alle tre del mattino con i buoi, per andare a fare la spesa a Bellinzona» ricorda Fausto Leoni dall’alto dei suoi 85 anni), oggi partecipa allo studio per aggregarsi con gli otto Comuni del Gambarogno. «Siamo terra di confine tra i Distretti, alcuni dei Consorzi di cui facciamo parte sono nel Bellinzonese, altri nel Locarnese» precisa il sindaco Rosangela Locatelli. Cadenazzo punta invece sull’aggregazione a tre, con Camorino e S. Antonino. «Stesse caratteristiche, stessa dimensione, Camorino più residenziale, noi e S. Antonino più industriali e commerciali. Faremmo un bel Comune di 7.000 abitanti in mezzo al Ticino». Queste sono terre di mezzo in tutti i sensi, visto che il comprensorio Cadenazzo-Contone è centrale rispetto al Ticino. Tanto che se chiedi ai sindaci dove vanno a lavorare gli abitanti, ti rispondono Bellinzona, Lugano e Locarno, «tanto sono tutti vicini». A parte quelli – e sono un buon numero – che hanno un’occupazione in loco, perché Cadenazzo e Contone contano varie centinaia di posti di lavoro: industria, grande distribuzione, artigianato e – guarda guarda – agricoltura. Quella da cui tutti fuggono, ma non qui, visto che le terre sono fertili e poi chi ci lavora ha saputo innestare un concetto avanzato, rispettoso dell’ambiente, dei terreni, della produzione, degli animali. Un rapido elenco

mette l’acquolina in bocca: viticoltura di qualità con una serie di pregiati Merlot, polenta ticinese prodotta come tradizione comanda, pomodori “rosa del Ticino” specialità della zona, riso qualità ticinese, “maiale felice” allevato all’aperto con quel che ne consegue per i salumi. «Riscoprire i vecchi sapori» è uno slogan e un programma. Eppure le tre località tradizionalmente se ne stavano abbarbicate alla montagna. Robasacco è ancora lassù, sul fianco del Ceneri («e ci sta benone» aggiunge l’ultimo sindaco Silvano Cattaneo) anche se l’amministrazione è a Cadenazzo,

dopo la fusione del marzo di un anno fa; lassù, oltre che la sulfurea redazione del Diavolo in casa di Corrado Mordasini, per i 120 abitanti rimane uno sportello, tutti i mercoledì dalle 16 alle 18. Cadenazzo e Contone si sono storicamente raccolte ai piedi del Ceneri; gradualmente, e con un iniziale sospetto hanno osato occupare il piano, nel frattempo bonificato, con il Ticino imbrigliato dentro gli argini. Terra buona dov’erano acquitrini causati dai “boion”, le bolle che adesso si

20

sono sistemate più in là, tra la riva del lago e la foce del Ticino. Ci vanno pittori, amanti della natura e turisti. Arrivasse l’atteso collegamento A2- A13 gli agglomerati si distenderebbero ricucendo urbanisticamente l’attuale cesura rappresentata dalla strada cantonale e perfezionando l’espansione in atto da quarant’anni. «Togliere il traffico significa guadagnare in tranquillità e in qualità della vita anche in quella zona» dice Giuliano Maddalena, sindaco di Cadenazzo. «Si accentuerebbe lo sviluppo edilizio su quel fronte e l’attuale cantonale sarebbe meglio integrata» aggiunge da Contone Rosangela Locatelli. I due e le rispettive popolazioni fremono nell’attesa del collegamento. Occorre pazienza. «L’apertura sarà per il 2015» profetizza Borradori da Bellinzona; «Speriamo di vedere qualcosa (traduzione: l’inizio del cantiere) in tempi mediobrevi, diciamo 2007-2008», rispondono i sindaci dal fronte. Le ultime buone notizie dicono che il Gran Consiglio dovrebbe entro l’anno votare il credito per la progettazione di massima e che “in tempi brevi” dovrebbe essere sbloccata la zona di pianificazione voluta dal Cantone a Cadenazzo. Anche perché ci arriva il sole (sotto montagna ancora contano le settimane aspettando il primo raggio dell’anno), il piano è adatto agli insediamenti abitativi oltre che industriali. Infatti Contone sta procedendo alla revisione del Piano

regolatore «con una miglior specificazione del territorio e del suo uso, con zone meglio definite e più attinenti alla realtà di oggi», precisa la sindaco mettendo avanti i progetti assieme alle speranze.


2006

Le attività, l’evoluzione storica e l’identità di due Comuni

Le radici nei boschi del Ceneri e lo sguardo rivolto verso il piano

T

anto Cadenazzo quanto Contone sono abituati a vivere pericolosamente. «Erano condizionati dai torrenti come il Pianturina, che talvolta scendendo dal Ceneri spazzavano tutto quello che trovavano», precisa Bice Caccia, cultrice di storia locale, già ispettrice e docente di economia domestica al ginnasio e alla magistrale di Locarno nonché nella Svizzera romanda. Ha scritto il libro «Cadenazzo alla ricerca della sua identità» su questo paese «che si è formato bene, con una sua personalità». Vista la posizione centrale, era un incrocio di traffici, qui passavano un po’ tutti e allora gli abitanti «hanno imparato a pensare con la loro testa, traendo lezione dagli eventi storici. Anche come emigranti sono andati in America non solo per bisogno, ma anche per conoscere, vedere, imparare, rendersi conto di persona». Bice Caccia ha un cuore d’oro e anche per Robasacco ha una versione buona: lassù coltivavano dell’ottima frutta e mettevano la “roba” nel “sacco” per proteggerla. Per la serie: a pensar bene ci si guadagna. Nemmeno al basso piangono. Cadenazzo è al 90%, Contone al 100% di moltiplicatore, ma la situazione è in costante miglioramento. Non manca nulla, tutte

le infrastrutture a posto. A Cadenazzo stanno ultimando la nuova Casa comunale, ma manterranno anche quella vecchia, con un’ulteriore sala a disposizione delle Società. Forse verrà ampliato il Centro scolastico per far posto a un’altra sezione della scuola d’infanzia, segno che il Comune cresce, adesso è oltre i 2100 abitanti. Anche Contone, 760 abitanti, ha una discreta attività edilizia, il sindaco ha mire modeste, le basterebbe qualche corsa in più degli autopostali, una sala multifunzionale, un po’ più di forza contrattuale col Cantone e una ripresa delle tradizioni, «di quei fatti caratteristici che segnano la specificità di un paese. Basta poco, come insegna la riuscitissima benedizione del pane il 1. gennaio». Fausto Leoni, già municipale, ha scritto il suo “Contone”, un ottimo libro zeppo di notizie, da cui si ha la conferma che un tempo questi paesi guardavano al Ceneri e non al piano. «Il bosco sul pendio del Monte Ceneri era quasi completamente castanile, dei cui frutti, in buona parte, viveva la popolazione durante l’inverno ed il cui legno si prestava alla costruzione delle case e stalle, di utensili e di botti. Molto richiesto era il carbone di legna di castagno», che di allora ricorda le

21

IL PROGRAMMA Venerdì 27 gennaio Cadenazzo 14.00 Incontro con le scuole elementari 15.10 Incontro con la scuola media Robasacco 17.00 Visita al cimitero Santa Messa Incontro con la popolazione Cadenazzo 19.00 Incontro con i Consigli parrocchiali 20.00 Cena con i Consigli parrocchiali Sabato 28 gennaio 09.30 Visita in casa a malati e anziani delle tre Parrocchie Cadenazzo 11.00 Incontro in chiesa con gli anziani Contone 17.00 Visita al cimitero 17.30 Santa Messa 18.30 Incontro con le autorità civili e patriziali 19.00 Cena 20.00 Incontro-dialogo con la popolazione delle tre Parrocchie Domenica 29 gennaio Cadenazzo 09.30 Visita al cimitero 10.00 Santa Messa Incontro con le autorità civili e patriziali 12.30 Pranzo 15.00 Incontro in chiesa con i collaboratori pastorali, la corale, il gruppo della Lectio Divina, il gruppo di San Pio ecc.

IL PROGRAMMA


2006

Ripresa la visita pastorale del Vescovo La neve ha parzialmente modificato il programma della visita pastorale nelle comunità di Cadenazzo, Contone e Robasacco, che hanno aperto la ripresa di questo pellegrinaggio del Vescovo nelle varie Parrocchie della diocesi, iniziato nell’ottobre del 2004. Dopo le Tre Valli e il Bellinzonese, l’itinerario si sposta ora nel Locarnese, che sarà percorso da mons. Grampa durante l’intero 2006. Un pellegrinaggio impegnativo, che, tolti i mesi di luglio e di agosto, vedrà il Vescovo ogni fine settimana, fatta eccezione per le solennità in cui celebra in Cattedrale, in una o più Parrocchie di questa vasta regione.

“carbonere” e via elencando in un racconto dettagliato e documentato. Oggi ancora i boschi sono importanti, come confermano i tre Patriziati, uno per località. Quello di Robasacco arriva addirittura ai confini con Rivera e Medeglia, proprio Medeglia da cui si è fortemente voluto separare a inizio ’800 per poi duecento anni dopo aggregarsi a Cadenazzo. Fiorenzo Zucconi, il presidente, ha una falegnameria a Robasacco. «Ho clienti da tutto il Ticino, arrivarci è un attimo, da sud come da nord». Intanto decanta i castagneti del Patriziato, che vengono messi all’asta il 1. settembre, undici lotti che danno diritto alla raccolta. Cita come

Cadenazzo, Contone e Robasacco sono affidate a don Artur Robert Paczkowski, che risiede a Magadino con i suoi confratelli della Congregazione di San Michele Arcangelo, responsabili della cura pastorale dell’intera regione del Gambarogno. Per questo motivo le tre citate Parrocchie sono entrate, al riguardo della visita, nel calendario previsto per il Locarnese. Questa prima tappa del nuovo anno, anziché venerdì, è iniziata nel pomeriggio di ieri con la celebrazione della Messa a Contone, seguita dall’incontro con le autorità e con la popolazione, che ha risposto positivamente all’invito. Gran parte della giornata di ieri è stata invece dedicata a Cadenazzo, con la

un fiore all’occhiello l’alpe Caneggio, sotto il Camoghé, due terzi sono di Medaglia, l’amministrazione è insieme, di buon accordo: maiali, manzette, qualche mucca. Tra i boschi sopra il paese corre una strada forestale fino a quota 1050 dove s’incrocia con quelle provenienti da Medeglia e Isone. A Pentiva, sui monti di Calmagnone e di Pratograsso sorgono cascine.

22

Santa Messa al mattino, durante la quale il Vescovo ha pure celebrato il sacramento della Cresima. Nel pomeriggio invece, dopo aver incontrato i diversi gruppi parrocchiali, mons. Grampa è salito a Robasacco, recuperando così parte del programma inizialmente previsto per venerdì. Altri incontri pure caduti, come quelli con le scuole e con gli anziani delle tre Parrocchie, verranno ripresi in data da concordare. Ora la visita proseguirà nel Gambarogno, alle cui Parrocchie il Vescovo dedicherà due fine settimana, facendo tappa dapprima a Magadino, Vira Gambarogno e Piazzogna e successivamente a San Nazzaro, Gerra Gambarogno, Sant’Abbondio e Caviano.

La Pro Calmagnone, gestita proprio dal presidente Zucconi, organizza in piazza la sagra di San Giuseppe con una mazza fuori stagione. «Luganighe e roba nostrana, è una tradizione, e poi state tranquilli che qui il 19 marzo fa ancora abbastanza freddo». Sulla piazza della chiesa hanno costruito una fontana, un altro segno che a San Leonardo ci tengono, eccome.


2006 Una comunità di sacerdoti polacchi si occupa della gestione e della cura di tre Parrocchie

La presenza e la disponibilità dei parroci preti di oggi sono abituati a farsi in quattro. Qui da 13 anni è attivo un gruppo di religiosi polacchi. Sono quattro: i padri Bogdan (il coordinatore) e Artur abitano a Magadino, Stanislao e Jacek a Vira. Amministrano le otto Parrocchie del Gambarogno, più Contone, Cadenazzo e Robasacco. Di queste ultime tre si occupa padre Artur, che insegna nelle scuole e ha un ufficio nella casa parrocchiale di Contone, dove si ferma dopo le funzioni. «Ma sono costantemente reperibile, perché le telefonate in Parrocchia vengono trasferite sul mio cellulare». Attualmente è impegnato con i bambini che si preparano alla Prima Comunione e i giovani alla Cresima. La casa parrocchiale di Cadenazzo è il punto di riferimento per il movimento dei Focolari, il gruppo di preghiera San Pio da Pietrelcina, il gruppo Lectio Divina (lettura e contemplazione settimanale della Parola di Dio) e per la Corale di Cadenazzo, diretta dal Mo. Omar Pelloni. «Conosco bene questa zona, per 12

anni sono stato nel basso Gambarogno. Qui ho trovato ottima collaborazione, sia dalla gente che dalle Istituzioni. Nelle tre Parrocchie è attivo il volontariato, ad esempio nella pulizia e nella decorazione delle chiese; a Cadenazzo organizzano la vendita di composizioni floreali per il cimitero e di corone dell’Avvento, con il ricavato a favore della Parrocchia». Tra le ricorrenze sottolinea la benedizione del pane il 1. gennaio nella chiesa parrocchiale di Contone, dedicata a San Giovanni Battista. «E’ una festa tradizionale, molto sentita e conta sempre la partecipazione di molti fedeli, quest’anno ancora di più grazie alla presenza del Generale della nostra Congregazione religiosa». A Contone si festeggia il Patrono il 24 giugno, a Cadenazzo invece San Pietro Apostolo a cui è dedicata la parrocchiale, il 29 giugno; per Robasacco il protettore è San Leonardo che si festeggia la prima domenica dopo Pasqua. A Contone e Robasacco si celebra la festa della Madonna del Rosario, rispettivamente la prima

23

e la seconda di ottobre. Ogni Parrocchia ha il proprio Consiglio parrocchiale (presidenti: Mario Barudoni a Cadenazzo, Silvano Rossi a Contone, Angelina Richina a Robasacco) e la propria specificità. «Robasacco è un piccolo paese, dove sono molto legati alla loro chiesa e alle loro tradizioni. Contone è abbastanza unitario, la gente è in gran parte ticinese. A Cadenazzo c’è più movimento, con parecchie etnie e religioni, comunque in un clima di buona convivenza. L’importante per il parroco è la presenza e la disponibilità, in modo che non manchi mai il dialogo, grazie anche alla disponibilità della gente del posto». Padre Artur pone l’accento sulla necessità di alcuni interventi nelle chiese di Contone e Cadenazzo, in particolare per problemi di umidità e di puliziatinteggiatura, con la certezza «di poter contare sulla sensibilità dei miei parrocchiani».


2006 GAMBAROGNO MAGADINO - VIRA GAMBAROGNO - PIAZZOGNA 3 - 4 - 5 FEBBRAIO Magadino con Quartino, Vira e Piazzogna nella “Riviera del Gambarogno”

Progettualità, sostegno e collaborazione tra Comuni Tre centri da sempre abituati a lavorare in stretto contatto e collaborazione. Le molteplici attività parrocchiali sostenute dalle comunità. La ricerca di un punto d’equilibrio tra i progetti regolatori del traffico e della ferrovia con la natura del posto.

F

ino al 1843 sulla Riviera del Gambarogno c’era un grande Comune, costituito da Vira con Magadino, Quartino e Orgnana. Poi la separazione con un confronto piuttosto vivace visto che intervennero i militari, ci fu una sparatoria, sul terreno rimasero due morti. Eros Ratti, sul filo dei ricordi e delle ricerche storiche (lucidi i primi, puntuali le seconde), precisa che Magadino fu attirato dal suo porto – all’epoca uno dei maggiori a livello europeo tra quelli sui laghi, via

una sua specificità da Contone e Dirinella. Grazie al clima mediterraneo la temperatura è mite, con una media annua di 15 gradi. D’inverno è un’altra storia, perché su questa sponda «l’inverno l’è senza soo, l’estaa senza lüna», come dire che ci sono due mondi, uno in autunno-inverno, l’altro in primavera-estate, quando la popolazione quasi triplica. La Riviera del Gambarogno non è solo una riva di lago (che già basterebbe, provate a mettervi al tramonto sul sagrato della chiesa di

di collegamento tra nord e sud – a scegliere l’autonomia. Tra due anni potrebbe però esserci un Comune ancora più grande, quello appunto del Gambarogno, ossia di tutta la Riviera, Contone compreso. E Riviera non sembri un appellativo ad uso turistico visto che il volume di Virgilio Gilardoni e P. Rocco da Bedano, fior di storici, s’intitolava appunto “La Riviera del Gambarogno”. Come dire una riva, la sinistra del lago Maggiore, pittoresca, ben disegnata tra lago e collina, con

Vira…), è anche un’erta montagna a picco sul lago, coronata da una parte dal Monte Tamaro (1961m s/m) e dall’altra dal Monte Gambarogno (1735m s/m), due balconi da cui si gode di un panorama meraviglioso, dal Monte Rosa alla corona delle Alpi ticinesi. Prima d’arrivarci ci sono però monti e alpi immersi nella natura e in un paesaggio da lustrarsi gli occhi. E così, tra lago, collina, montagna, il Gambarogno è davvero un microcosmo per non dire un paradiso. Certo ha

24

un carattere diverso dalla sponda destra, quella di fronte, con una continuità geografica e storica che verrebbe ripresa dall’aggregazione. «È il principale tema sul tavolo. Se realizzato, darebbe una chance in più ai nostri Comuni, l’unione in questo caso farebbe la forza e poi avremmo un opportuno aiuto esterno, del Cantone, per affrontare insieme altri temi, altri progetti che richiedono grossi investimenti» indica Tiziano Ponti, sindaco di Magadino. L’aggregazione è stata proposta dall’Associazione Comuni del Gambarogno, è stato avviato il relativo studio, «non sarebbe male se la popolazione potesse esprimersi nel 2008, prima delle amministrative, cosicché quelle votazioni potrebbero ossequiare la scelta popolare» aggiunge Oliviero Ratti, sindaco di Vira. D’accordo anche Luca Veronese, sindaco di Piazzogna: «ci sono i favorevoli e i contrari, ma è giusto affrontare il tema, poi la parola spetta alla popolazione. Intanto tra i nostri Comuni esiste una grossa abitudine alla collaborazione». «E da cinquant’anni – precisa lo “storico” Eros Ratti – visto che questa è l’unica regione del Cantone con un Piano regolatore regionale, nove Comuni coinvolti; qui si veleggia sull’onda delle collaborazioni intercomunali, decisioni prese insieme e condivise, nell’interesse di tutti. Il segreto? Si va d’accordo». Pensare insieme fa bene, e poi ogni villaggio porta avanti le proprie realtà. Magadino punta sulla zona industriale-artigianale ma anche sul porto, sulla riva e sulle Bolle. Quindi sull’equilibrata convivenza tra potenzialità turistiche e industriali. Vira stà portando, assieme alla strada, anche le opere di urbanizzazione al Ronco, una nuova zona abitativa. Piazzogna punta sulla moderazione del traffico sulla strada nazionale che attraversa il paese, e sulla valorizzazione del vecchio nucleo. Sotto sotto, vista la sua posizione centrale lungo la Riviera, aspira ad un ruolo… centrale anche nel caso di Comune aggregato. Intanto cura il suo biotopo Al Paron, ulteriore tassello in una terra fatta di zone naturalistiche e di parchi, da quello del Piano di Magadino a quello botanico di Vairano.


2006 La partecipazione dei Consigli parrocchiali, autorità e popolazione

La vivacità delle singole comunità a sostegno delle tre Parrocchie

T

utte le Parrocchie del Gambarogno, da Contone a Caviano, da 13 anni sono rette dai sacerdoti polacchi della Congregazione San Michele Arcangelo. Responsabile per Magadino è P. Bogdan, coordinatore della comunità; per Vira e Piazzogna P. Stanislao. Entrambi pongono l’accento sull’accoglienza, sul dialogo, sulla collaborazione continua da parte dei Consigli parrocchiali, delle autorità e della popolazione. P. Bogdan porta l’esempio di Quartino, dove la chiesa dedicata a San Nicola di Bari – edificata cinquant’anni fa in sostituzione della precedente, oggi adibita ad oratorio – vive grazie alle offerte e alle iniziative della popolazione: tombole, feste, sagre, incanto doni, banco del dolce ecc. Sul volontariato e sulla collaborazione si sono sviluppati anche il Coro parrocchiale di Magadino con il Mo. e organista Peter Von Rohmen, e il Coro delle voci bianche di Quartino diretto dal Mo. Luigi Miccio, assistito da Marina Galbani, Massimo Sargenti e all’organo Patrizia Lanzillo. La chiesa parrocchiale di Magadino, dedicata a San Carlo Borromeo e di proprietà del Comune, è conosciuta per le annuali stagioni organistiche, e accoglie tutta una serie di concerti. Il

Gruppo delle “Consorelle Madonna Addolorata” tiene incontri mensili e si occupa dei malati. Nella frazione di Orgnana la chiesa è dedicata a Sant’Antonio da Padova, festa e sagra in giugno. P. Bogdan sottolinea come tutti gli edifici sacri siano ben tenuti, e rileva una serie di iniziative interparrocchiali: la Via Crucis del Venerdì Santo, ogni anno in una Parrocchia diversa; il pellegrinaggio alla Madonna del Sasso in maggio; la passeggiata annuale di una settimana; la Cresima a Magadino. A queste attività se ne affiancano altre locali, come il pranzo comunitario all’aperto per Magadino e Quartino, la fiera artigianale nell’oratorio, gli incontri all’oratorio per ragazzi e giovani, il presepe nella chiesa di Magadino. La comunità di Piazzogna è impegnata nel restauro della casa parrocchiale. Pierluigi Paganini, presidente del Consiglio parrocchiale, precisa che ne verranno ricavati due piccoli appartamenti e una sala per le riunioni. Finanziamento? In parte grazie ad un lascito, il rimanente con un’ipoteca. Molto partecipata la festa del Cuore Immacolato di Maria la terza di maggio e soprattutto, la festa e sagra di Sant’Antonio abate, con processione e incanto dei doni.

IL PROGRAMMA

Venerdì 3 febbraio Quartino 14.30 Incontro con i ragazzi e i docenti della scuola elementare Vira e Piazzogna 15.30 Incontro con i ragazzi e i preadolescenti della scuola elementare e della scuola media Piazzogna 17.00 Preghiera nel cimitero 17.20 Preghiera e incontro con la popolazione nella chiesa 18.00 Cena con i Consigli parrocchiali di Piazzogna, Vira Gambarogno e Magadino 20.00 incontro con i Consigli parrocchiali di Piazzogna, Vira Gambarogno e Magadino 09.00 09.30 10.30 12.30 15.00 16.00 17.00 19.00 20.30

Sabato 4 febbraio Vira Visita ai malati a domicilio Magadino e Quartino Visita ai malati a domicilio Quartino Santa Messa con i malati e gli anziani di Piazzogna, Vira Gambarogno e Magadino. Dopo la Santa Messa incontro con la popolazione Pranzo con i membri della "Fondazione chiesa San Nicola di Bari" e del Consiglio parrocchiale Fosano Incontro con i fedeli dell’oratorio Madonna degli Angeli Vira Gambarogno Preghiera nel cimitero Celebrazione Eucaristica. Segue l'incontro con la popolazione Cena Incontro con le autorità civili e patriziali di Piazzogna, Vira e Magadino nel Municipio.

Domenica 5 febbraio Magadino 10.00 Celebrazione della Santa Messa e del Sacramento della Cresima nella chiesa 11.30 Incontro con la popolazione di 12.00 Pranzo 14.00 Incontro con le Consorelle della Confraternita della Madonna Addolorata Quartino 14.30 Incontro con i giovani del Gambarogno nella chiesa

IL PROGRAMMA

25


2006

Prima tappa nel Gambarogno L e comunità del Gambarogno sono affidate da una decina d’anni ai padri Michaeliti (Congregazione di San Michele Arcangelo), provenienti dalla Polonia. Attualmente sono quattro (due residenti a Magadino e due a Vira Gambarogno) e assicurano una pastorale d’assieme rivolta alle sette Parrocchie di questa zona. Alla stessa, con l’autunno 2004, si sono aggiunte le comunità di Cadenazzo, Contone e Robasacco, con le quali, domenica scorsa, il Vescovo ha ripreso l’itinerario della visita pastorale. Con questo fine settimane è passato nel Gambarogno, iniziando da Magadino con Quartino, Vira e Piazzogna. Una tappa a 360 gradi in un susseguirsi di incontri. Dai ragazzi delle scuole (elementari e medie) con i quali c’è stato, nel pomeriggio di venerdì, un fitto dialogo di domande e risposte; agli anziani e malati incontrati sabato mattina nella chiesa di Quartino o al rispettivo domicilio; alle autorità (venerdì sera i Consigli parrocchiali; sabato i Munici-

pi e i responsabili patriziali); alla gente durante le celebrazioni (venerdì a Piazzogna; sabato a Quartino, Fosano, Vira; domenica a Magadino). Ovunque atmosfera di festa e cordialità. Particolarmente vibrante la celebrazione di sabato mattina a Quartino, con la partecipazione di tanti ragazzi in età scolastica. Le comunità apprezzano questa visita del Vescovo, che a sua volta ha l’occasione di vedere da vicino le situazioni, di rendersi conto di persona di problemi, attese e difficoltà, di poter dare risposte, anche in prospettiva, con conoscenza di causa. La giornata di ieri ha visto un notevole spazio dedicato ai giovani. Domenica mattina, nell’affollata chiesa di Magadino, sono convenuti gli adolescenti dell’intero Gambarogno per ricevere la cresima. “E’ l’occasione – ha sottolineato mons. Grampa – per rispondere all’invito di essere generosi, fedeli, coerenti, capaci di non fermarsi alle apparenze, di non restare schiavi delle mode, ma liberi, per realizzarsi in pienezza”. So-

La partenza inizia dalla parrocchiale restaurata pochi anni fa, come sono perfettamente in ordine le chiese di San Pietro e della Madonna del Rosario a Vira, gli oratori di Santa Maria degli Angeli a Fosano e di Santa Maria Ausiliatrice ai monti di Fosano. A Vira, oltre a presepi nel nucleo storico, si tengono le processioni in occasione delle feste patronali e del Corpus Domini, recentemente è stato costituito il Coro “Voci del cuore”, che si esibirà anche in occasione della visita del Vescovo. Nell’oratorio di San Cosimo si tengono incontri, riunioni, manifestazioni ed è attivo il gruppo cinema.

26

prattutto, ha puntualizzato, “le nuove generazioni hanno bisogno di una testimonianza sincera e coraggiosa, da parte degli adulti”, perché si ritrovano confrontati “con l’indifferenza religiosa, con una società sempre più scristianizzata, con un relativismo etico che non permette di intravedere con chiarezza i confini tra il bene e il male”. Ha così richiamato la grande responsabilità di tutti nel trasmettere “la preziosa eredità di vita cristiana”, perché “la stessa non si interrompa a causa della nostra indifferenza, della nostra negligenza, della nostra debole e fiacca testimonianza o addirittura della nostra controtestimonianza”. Concetti ripresi da mons. Grampa nel pomeriggio durante un incontro vivace e simpatico con adolescenti e giovani nella chiesa di Quartino. Domenica prossima seconda tappa nel Gambarogno con il coinvolgimento delle Parrocchie di Gerra, San Nazzaro, Sant’Abbondio e Caviano. Rimane la comunità di Indemini, dove il Vescovo salirà verso la fine della stagione estiva.


2006

Lavori e progetti da realizzare nel rispetto dell’ambiente e della popolazione

Equilibrio tra natura e attività umane ncora è presto, ma arriverà Pasqua con la fioritura a Vairano di qualcosa come novecento specie di camelie e altrettante di magnolie, con l’aggiunta di azalee e rododendri. «Una bellezza da togliere il fiato», dice Daniela Pampuri, direttrice dell’Ente turistico del Gambarogno, che rileva i «200 km di sentieri marcati, l’abbondante offerta tra sport e svago, la salvaguardia e il recupero delle tradizioni, dalla sagra di Sant’Antonio abate a Piazzogna, così amata e partecipata, alle cascine con tetto di segale ai monti di Caviano. Senza dimenticare la cultura con il festival organistico di Magadino, quest’anno alla 44.ma edizione, fondato da don Aldo Lanini “che mai era mancato a un’edizione”, alla “G”, esposizione internazionale di scultura». Il quadro è idilliaco ma si guarda anche alle cose concrete. Come il porto di Magadino. «È per 240 natanti, abbiamo appena iniziato i lavori di rifacimento, termineremo entro aprile», afferma Maurizio Sargenti, presidente del Patriziato, che ne è proprietario. «Intanto abbiamo realizzato un parco giochi tutto in legno di castagno lungo le Bolle, la seconda tappa sarà un parco didattico». Già, le Bolle, insostituibile luogo di sosta per molti migratori. Gli ornitologi hanno recensito 260 specie d’uccelli, una sessantina di nidificanti, più anfibi, rettili, pesci, molluschi, libellule, grilli, cavallette, coleotteri, farfalle. Nicola Patocchi,

responsabile scientifico, cita sul Web (www. bolledimagadino.com) lo spettacolo del falco pellegrino, o in autunno il passaggio dei mignattini: «erano centinaia che cacciavano davanti alla foce, il giorno dopo non c’erano più, erano ripartiti». Tra le cose concrete naturalmente la “variante 95”, la superstrada di collegamento A2-A13. «Può contribuire a migliorare la qualità della vita, soprattutto a Quartino – dice Tiziano Ponti – e per tutti i gambarognesi che si spostano verso Locarno o Bellinzona. Capisco le ragioni ideali degli ambientalisti, ma noi nel Piano ci dobbiamo vivere, trovando il giusto equilibrio tra natura e attività umana. Il problema del finanziamento dipende anche da Berna se la promuove o meno, tra le strade di interesse federale». Accordo sul principio della superstrada ma non sulla soluzione prescelta per Francesco Maggi, responsabile del WWF per la Svizzera Italiana. «Siamo contro la “Variante 95” perché la vediamo come un avvio di urbanizzazione del Piano; in pochi decenni assisteremmo ad un esplodere di costruzioni, come in altre pianure del Cantone. Abbiamo aderito alla “Variante Panoramica”, che riprende una delle primissime alternative valutate e poi abbandonate da Bellinzona, l’unica non conflittuale né con il futuro parco né con l’agricoltura». Quanto alle Bolle, Maggi ricorda «la battaglia iniziata nel ’79 contro il silo alla foce, poi ripresa cinque anni fa. La sua

27

partenza apre nuove chances di valorizzazione. Un nostro Gruppo di lavoro collabora con la “Fondazione delle Bolle” per un Centro-visite; siamo disposti a partecipare anche al finanziamento». Altro problema è quello dei ripari fonici lungo la ferrovia, percorsa più da merci che da passeggeri. I Comuni tendono ad una posizione concordata «come ci chiede la Confederazione», precisa il sindaco di Piazzogna. «Inutile illuderci, la galleria non arriverà mai, quindi ben vengano i ripari fonici come misura anti-rumore, anche se esteticamente non sono il massimo». Una visione prospettica ce l’ha Walter Branca, con Fernando Sargenti uno degli ultimi pescatori professionisti. Lui la riva la vede tutti i giorni, prima dell’alba e del tramonto. «D’inverno esco di pomeriggio, poso le reti e vado a ritirarle alle cinque del mattino. Una faticaccia ma anche un gran piacere, perché il lago è migliorato da quando c’è la depurazione; bello, pulito ed anche pescoso: pesce persico, luccio, luccio perca, trota lacustre, tinche, carpe, coregoni, agoni, alborelle, anguille… Vengo da una famiglia di pescatori: a tre anni e mezzo uscivo in barca con lo zio, a 10 anni ho preso la prima patente, a 46 continuo più convinto che mai. Vendo il pesce che pesco, lo porto a ristoranti come il Rodolfo di Waldis Ratti e ai privati. A farlo bene con tutti i tipi di rete è ancora redditizio, io vivo di questo mestiere».


2006 GAMBAROGNO SAN NAZZARO - GERRA GAMBAROGNO SANT’ABBONDIO - CAVIANO 10 - 11 - 12 FEBBRAIO Nei quattro Comuni di San Nazzaro, Gerra, Sant’Abbondio e Caviano

Le iniziative per lo sviluppo del Basso Gambarogno

N

el Basso Gambarogno le stagioni contano più che altrove, tra estate e inverno sembrano due mondi diversi: luce e ombra, movimento e quiete. Un’autentica rivoluzione stagionale, con i residenti a fisarmonica; con la bella stagione aumentano a dismisura, tre, quattro, persino cinque volte di più. A San Nazzaro si va dai 700 ai 3.500 ed oltre da Pasqua a settembre-ottobre. La Riviera è letteralmente presa d’assalto soprattutto da svizzero-tedeschi e germanici, pullulano le case secondarie dov’erano prati e pascoli. Negli ultimi decenni la zona ha cambiato letteralmente faccia, basta riandare indietro di quarant’anni per rivedere i nuclei ben disegnati tra la riva del lago e la collina. Magnifici, uno più bello dell’altro, inseriti in una splendida natura, comunque rimasta abbastanza integra, senza disastri ambientali. «La nostra forza è la bellezza del paesaggio, la riva del lago, la collina, la montagna», sostengono unanimi amministrati e amministratori. Vero, verissimo, però negli ultimi cent’anni da San Nazzaro a Gerra, da Sant’Abbondio a Caviano la popolazione residente è più che dimezzata, e solo con l’avvento del turismo tiene, anzi leggermente s’incrementa. «Importanti sono le residenze primarie – precisa l’arch. Cristiano Bianchi, sindaco di Caviano – ma non dimentichiamo che qui si vive di turismo. Le residenze secondarie non portano reddito diretto, ma creano indotto al commercio, all’albergatoria, all’artigianato, alla nostra micro-economia. Però il nostro valore fondamentale è il territorio e la sua salvaguardia, per cui l’obiettivo dev’essere di puntare su residenze secondarie di qualità, al livello del territorio, quindi dobbiamo alzare un po’ l’asticella. Il territorio è

talmente bello e pregiato che è un peccato sprecarlo». Anche per questo sta tornando in auge il proverbio secondo il quale l’unione fa la forza. I Comuni sono medio-piccoli, si va dai 720 abitanti “stabili” di san Nazzaro ai 135 di Sant’Abbondio, per non parlare delle frazioni in collina, con qualche decina di residenti. La forza economica è in proporzione, Caviano ad esempio si deve amministrare con 400.000 franchi l’anno. Tutti dicono di sopravvivere con dignità, senza comunque la possibilità di effettuare investimenti. Allora tutti guardano al progetto di aggregazione dei nove Comuni del Gambarogno. «Deve venire per forza, sul piano amministrativo non c’è alternativa – sostiene un po’ a malincuore Luigi Pini, già sindaco di Sant’Abbondio per 26 anni e segretario comunale per 25 – perché oltretutto nei piccoli Comuni non si trovano più persone che si impegnano nella cosa pubblica. Troppa burocrazia e complessità tra Comuni, Consorzi, Cantone. Tutti insieme si può invece combinare qualcosa, razionalizzando i rapporti e semplificando il lavoro». Infatti è nata l’Associazione Comuni del Gambarogno, la presiede Bruno Antognini, sindaco di San Nazzaro. «L’aggregazione è un obiettivo forte, l’abbiamo preso a cuore, stiamo lavorando a un progetto che verrà sottoposto alla popolazione affinché possa rendersi conto di come verrà strutturato il nuovo Comune, e poi messo in votazione popolare nel 2008». Anche il presidente Antognini è sulla lunghezza d’onda degli abitanti: «con la ragione sono d’accordo, con il cuore un po’ meno. Però penso che potremo avere un Comune di 17 km da Contone a Dirinella su fino ad Indemini, in tutto 5.000 abitanti.

28

Ci permetterebbe di valere di più sul piano cantonale e di avere la forza finanziaria per affrontare insieme i nostri problemi». Il primo è appunto quello amministrativo, seguito dai ripari fonici lungo la ferrovia che taglia il Gambarogno. «Ci preoccupa il presente rumoroso, ma ancor più il futuro. Con l’apertura di AlpTransit correrà più traffico sulla BellinzonaLuino, adesso viaggiamo sui 60 convogli al giorno, che potrebbero minimo raddoppiare. Allora contiamo che dall’uscita sud della galleria di base del Ceneri parta un collegamento per Luino, che scaricherebbe la nostra ferrovia da un transito ininterrotto». Per l’immediato rimane il problema di ripararsi dal rumore con i ripari fonici, per i quali si sta cercando l’accordo tra i Comuni. «Non saranno belli, ma

sicuramente utili, soprattutto se abbinati ad un provvedimento necessario come quello di un materiale rotabile più moderno, quindi meno rumoroso. Qui sferragliano ancora vagoni vecchissimi» conclude Antognini. Quanto alla superstrada nel Piano di Magadino dal Basso Gambarogno sposano la cosiddetta Variante 95, «ma con il mantenimento dell’attuale ponte sul Ticino», per non allungare troppo il tragitto verso Locarno.


2006 Per la ferrovia si tratta di attutire il rumore e prevedere l’effetto AlpTransit sul territorio

Ripari fonici e trasporti pubblici per migliorare la qualità di vita parte lo sferragliare della ferrovia, preoccupa i Comuni la scarsità dei trasporti pubblici. «Bisognerebbe poter raggiungere i centri senza dover cambiare corsa e mezzi di trasporto», sottolinea Antognini. Pure per Cristiano Bianchi «è un problema importante, i giovani se ne vanno anche perché qui si sentono tagliati fuori, mancano collegamenti serali e nel fine settimana, la domenica zero; se uno, poniamo, vuol andare in Piazza al festival di Locarno non ha poi modo di rientrare». Un altro problema che preoccupa è l’approvvigionamento di acqua potabile. Anche qui c’è un progetto regionale, visto che, soprattutto d’estate, scarseggia un po’ ovunque, con l’eccezione di Sant’Abbondio dove invece abbonda. «L’acqua è l’unica ricchezza che abbiamo in paese – sottolinea il sindaco Carmen Gabbani – mentre negli altri manca. Da noi addirittura c’è una sorgente inutilizzata, che finisce nel lago, perché ci basta quella che abbiamo. Aiutiamo Gerra, ma solo nella parte bassa, ed è un peccato che questa ricchezza vada sprecata visto che gli altri Comuni fanno fatica. Il Cantone sta facendo uno studio…». La collaborazione anche in questo campo non sembra un problema insormontabile, vista la concordanza esistente nell’individuare e nel proporre soluzioni. Perfettamente d’accordo su tutta la linea, dai ripari fonici all’aggregazione (“unica soluzione per i nostri villaggi”) e ai trasporti pubblici anche Iris Progano, sindaco di Gerra Gambarogno, dove si pensa a rivalutare il lido al delta: «è ampio, naturale, bello, vogliamo adattarlo ai tempi, pensando al turismo e ai residenti». San Nazzaro

ha un lido importante, con ristorante e cabine, una capienza di 400 persone e un progetto di piscina, «se si sblocca il Piano regolatore. Intanto abbiamo indetto un concorso e premiato un progetto che prevede una piscina, praticamente un anfiteatro, alimentata dall’acqua di lago», precisa il sindaco. Sulla carta esiste anche il nuovo porto regionale per tutto il Gambarogno sempre a San Nazzaro: è previsto dal Piano direttore cantonale per 300 posti barca. “Affaire à suivre”, l’impressione è che l’aggregazione darebbe un grosso impulso a queste opere, spingendo un concetto di sviluppo veramente regionale. Intanto va annotata l’attenzione a conservare e promuovere i pregi della zona, che si riscontra un po’ ovunque. In particolare riguardo ai nuclei storici come quelli di Vairano, con piazze, un arredo urbano, pavimentazione e moderazione del traffico: “un progetto ambizioso” concorda Antognini. Stesso discorso a Caviano e Scaiano, compresi i rispettivi lavatoi d’epoca; a Gerra con la pavimentazione in atto del nucleo; a Sant’Abbondio con la ristrutturazione dei muri a secco del sentiero che porta all’oratorio del Lauro e con l’illuminazione della passeggiata verso Caviano. Sempre nella direzione di conservare il patrimonio legato al territorio e alla cultura sono state ristrutturate le cappelle della Via Crucis di Sant’Abbondio e di Gerra, così come quella che da Caviano portano a Centocampi. Qui è possi-

29

IL PROGRAMMA

Venerdì 10 febbraio San Nazzaro 15.00 Visita alla scuola elementare Caviano 16.30 Preghiera in cimitero e Santa Messa 18.00 Incontro con la popolazione San Nazzaro 19.00 Incontro con le autorità comunali delle quattro comunità Cena con i Sindaci e i Municipali delle quattro comunità 09.00 10.30

Sabato 11 febbraio San Nazzaro Oratorio: incontro con i diversi gruppi parrocchiali - oratorio bambini - chierichetti - gruppo “lectio divina” - gruppo cresima e post-cresima - gruppo missioni Casa Cinque Fonti Liturgia della parola e sacramento degli infermi (visita nelle camere - incontro con il personale) Pranzo con la direttrice e i medici della Casa

10.00 12.00 15.00 16.30

Domenica 12 febbraio Gerra Gambarogno Santa Messa per le quattro Parrocchie animata dal coro interparrocchiale del Basso Gambarogno Aperitivo all’oratorio Pranzo con i Consigli parrocchiali delle quattro Comunità Sant’Abbondio Visita al cimitero e incontro con la popolazione San Nazzaro Visita al cimitero e incontro con la popolazione

IL PROGRAMMA


2006 bile vedere i caratteristici tetti in paglia, ultime testimonianze di una tradizione assai diffusa in passato, un ritorno più unico che raro per far rivivere una preziosa testimonianza di storia riscontrabile in pochissime altre località del Lago Maggiore. L’opera di restauro conservativo di due stalle è stata effettuata nel 1997 dall’Ente turistico del Gambarogno, in particolare da Nicola Nussbaum di San Nazzaro, che ha coordinato l’intera operazione. Per trovare la paglia di segale si è dovuti andare fino a Thusis. Anche questo sta ad indicare la cura verso il patrimonio e le tradizioni, in una zona straordinariamente bella, «dove si sta bene», dicono in coro da queste parti aggiungendo che, «con piccole iniziative si potrebbe stare ancora meglio». Rimane il fatto che storicamente il Basso Gambarogno ha invertito la tendenza alla secolare emigrazione, con i gambarognesi riconosciuti come validi fumisti e “maestri di muro”.

Un susseguirsi di momenti intensi

“Quando ci vince la sensazione

che le forze del male fisico o morale siano prevalenti, ricordiamo che ci sono segni nella storia, segni della fede che ci assicurano che il male non è vincente e non ha l’ultima parola”. E’ uno stralcio del messaggio, denso di affetto e di partecipazione, rivolto dal Vescovo agli ospiti della Casa Cinque Fonti di San Nazzaro, visitata nella tarda mattinata di sabato, con la celebrazione del sacramento degli infermi. “Non avverrà il miracolo della guarigione del corpo – ha sottolineato – ma l’olio dell’unzione rinnovi la lampada della vostra fede, alimenti la vostra speranza che nel mistero del soffrire non c’è solo oscurità”. E’ stato un momento particolarmente intenso inserito nella seconda tappa della visita pastorale nel Gambarogno, rivolta alle comunità di San Nazzaro, Gerra, Sant’Abbondio e

Caviano. Ma la visita pastorale è un susseguirsi di momenti intensi, come il dialogo (canti, domande, risposte) nel pomeriggio di venerdì passato con i ragazzi delle elementari nel suggestivo centro scolastico di San Nazzaro; oppure nella prima mattinata di sabato, quando il Vescovo si è intrattenuto con i vari gruppi che animano la vita delle comunità (oratorio bambini; chierichetti; gruppo “lectio divina”; gruppo cresima e post-cresima; gruppo missioni); o ancora l’incontro con le autorità municipali (venerdì sera) e quelle parrocchiali (domenica mattina), con le quali il Vescovo ha avuto uno scambio interessante, aperto e vivace. Bene partecipate poi le varie soste di preghiera, sia nei cimiteri, sia nelle chiese delle quattro comunità, con al centro l’Eucaristia di domenica mattina nella parrocchiale di Gerra Gambarogno. Concludendo questa visita in una

30

regione seguita con generoso impegno da quattro religiosi della stessa Congregazione (P. Bogdan Kalisztan; P. Artur Robert Paczkowski; P. Stanislav Kilar; P. Jacek Kokosa) il Vescovo si è soffermato sull’importanza di una pastorale d’assieme che, senza togliere nulla all’identità delle singole Parrocchie, vuole rispondere in modo incisivo alle attese di oggi, con particolare riferimento all’iniziazione cristiana e alla pastorale giovanile. “Si tratta – ha commentato – di promuovere iniziative sovraparrocchiali a favore delle diverse categorie di fedeli, alle cui esigenze le singole comunità non sono talora più in grado di rispondere da sole”. Ed ha aggiunto: “non significa fondere le piccole Parrocchie, come si fa per i Comuni, ma piuttosto di collegarle, di metterle ‘in rete’, per realizzare una pastorale d’assieme, che ha nella Diocesi il suo riferimento primario”.


2006 Spiccata attenzione della popolazione verso il proprio patrimonio religioso

Aumentano le attività interparrocchiali e quattro Parrocchie di San Nazzaro, Gerra, Sant’Abbondio e Caviano sono affidate da due anni alle cure di padre Jacek. Rimane la specificità di ogni Parrocchia in un clima di crescente collaborazione, che ha portato alla promozione di una serie di attività interparrocchiali, come la gita in comune, la Prima Comunione e la Messa di Natale di anno in anno a rotazione nelle diverse Parrocchie. P. Jacek, quale caratteristica della zona, sottolinea proprio lo spirito di collaborazione esistente, la disponibilità verso le funzioni e la cura del patrimonio religioso. A San Nazzaro le attività parrocchiali – con i bambini, i chierichetti, un “forte” gruppo delle Missioni diretto da Mauro Clerici, le feste ecc. – vertono sull’oratorio San Pio X, che fiancheggia la chiesa parrocchiale dedicata ai Ss. Nazzaro e Celso, documentata sin dal 1258 e trasformata nel Settecento secondo i canoni

neoclassici. Importanti il gruppo “Lectio divina”, che si riunisce una volta la settimana per riflettere sulla Bibbia, e naturalmente il Coro del Basso Gambarogno, diretto dal Mo. Nicola Balestra. La cappella di San Rocco a Vairano è del Settecento, quella di Sant’Antonio Abate a Casenzano è una piccola costruzione consacrata nel 1694. A Gerra la chiesa parrocchiale è dedicata ai Santi protettori dalla peste, Rocco e Sebastiano, e per le attività della Parrocchia funziona ottimamente l’oratorio di don Bosco. Per un vecchio voto, ogni anno a San Giuseppe, 19 marzo, la gente si reca in pellegrinaggio al Santuario della fontana di Ascona. La Via Crucis porta a Ronco (con vista stupenda su tutto il bacino del lago e il golfo di Ascona), dove sorge la chiesetta dedicata alla Santa Croce, nella quale si possono ammirare affreschi di pregio. Sant’Abbondio ribadisce la caratteristica di molti villaggi della zona e del

31

Ticino di assumere il proprio nome dal santo patrono. Nell’omonima chiesa parrocchiale sono terminati giusto per Natale i lavori di restauro e tinteggiatura. L’incantevole poggio su cui sorge la chiesa apre ad un imprendibile panorama sul lago: indubbiamente si tratta di uno dei luoghi più suggestivi dell’intera regione. Detto della restaurata Via Crucis moderna, va citato il suggestivo oratorio di Santa Maria del Lauro. Va sottolineato il buono stato in cui si trovano tutti gli edifici religiosi che segnano il territorio del Basso Gambarogno e la cura della gente del posto al loro mantenimento, attraverso i Consigli Parrocchiali, i Comuni e, quando occorre, anche i Patriziati. Anche questa è una conferma della volontà di mantenere e valorizzare il patrimonio di natura, cultura, arte e religiosità.


2006 LOCARNESE TENERO - CONTRA 17 - 18 - 19 FEBBRAIO Tenero-Contra, una realtà economica e sociale dinamica

Un Comune “allenato” a stare al passo con i tempi Un centro comunale ricco di progetti e attività Il riconoscimento nazionale e internazionale per le strutture turistiche e sportive L’attenzione all’arte della Galleria Matasci. L’impegno di Casa Sorriso e le iniziative delle due Parrocchie.

T

enero-Contra si adagia sul piano che si distende tra il golfo di Mappo (Minusio) e la foce del fiume Verzasca e su per i pendii – a volte striati di filari di vigna a volte boschivi – del monte che sta a destra dell’imbocco rupestre della Verzasca. Il Comune comprende due piccole unità geografiche ben distinte: il piano (Tenero) e il pendio collinare (Contra), diverse dal punto di vista geografico ed economico, pur avendo sempre formato un’unica giurisdizione civile. In questa stagione apparentemente non succede nulla. La collina di Contra si scalda al sole primaverile, nel piano e sulle rive di Tenero si attende l’estate. Una fotografia da relax. Se però si zooma su questo capoluogo del Circolo della Navegna, distretto di Locarno, con i suoi 2400 abitanti in costante aumento, ci si imbatte in un insospettato dinamismo. Intanto, tra ferrovia e superstrada sono in costruzione qualcosa come 200 appartamenti e altri seguiranno, per cui nei prossimi anni la popolazione farà un balzo grazie anche a nuove casette in collina. «Ci stiamo confrontando con il futuro – indica il sindaco arch. Paolo Galliciotti – tanto riguardo alle strutture, in particolare il Centro scolastico si prende una sezione in più, quanto all’amministrazione. L’Ufficio tecnico ha tre operai, siamo già al limite. E poi continua il discorso sulle collaborazioni con i Comuni vicini – polizia con Gordola, rifiuti, strade e acqua con Minusio – che potrebbe allargarsi». A sonnecchiare è invece l’aggregazione. Due anni fa la popolazione ha sonoramente bocciato la proposta di fusione con Gordola, Lavertezzo Piano e tutta la Verzasca, una potenzialità di 8.000 abitanti. Lo scorso anno il Consiglio

comunale ha votato la domanda al Cantone per essere presi in considerazione nel discorso di aggregazione del Locarnese. «Da allora silenzio, ma non ci scaldiamo più di tanto, presi come siamo a far funzionare opere e servizi». Il sindaco cita la passerella sulla Verzasca, tante polemiche ma molto utilizzata, un’indubbia utilità anche verso le Medie di Gordola; la “linea 31” dei trasporti pubblici fino a Campofelice, che in un quarto d’ora raggiunge piazza Grande a Locarno e «permette di portare a Tenero funzioni commerciali prima impensabili»; la stazione FFS diventata Centro di interscambio regionale; per quanto riguarda la nuova Coop «non si costruiranno altri centri commerciali – commenta il sindaco – semmai negozi e abitazioni, ma quei 600 posti auto stanno cambiando faccia alla zona». «E’ un paese giovane che si è sviluppato attorno alla cartiera, all’industria del granito, alla orticoltura, floricoltura e ai vigneti. Oggi sta cambiando e cambierà ancora, ma sinora ha mantenuto una

32

sua identità. Un paese che ha sempre tanta voglia di fare, lo si vede anche dalla frequenza alle funzioni, dalla gente che partecipa in chiesa che canta e risponde», dice soddisfatto don Andrea Lafranchi, parroco da 28 anni. Più ci si stacca dalla realtà locale e più ci si accorge che TeneroContra è conosciuto in Svizzera e addirittura nel mondo per la bellezza del paesaggio, il lago e la collina, la balneabilità e quel gioiello che è la Valle Verzasca da cui sembra fluire. Soprattutto è noto il Centro sportivo nazionale della gioventù e i sette campeggi della zona. Questo significa mezzo milione di pernottamenti l’anno, turisti provenienti in gran parte dal nord e un marchio di qualità che non ha eguale nel settore. Il Campofelice miete premi in Europa, si permette di diminuire il numero delle tende per aumentare la superficie («da 1030 a 860, con un 20% di spazio in più», precisa Gianfranco Patelli), pensa ad un piccolo parco acquatico tanto per non perdere l’abitudine ad un’attrezzatura di primissimo ordine. Eppure qui alla foce della Verzasca cinquant’anni fa estraevano la ghiaia e oggi, proseguendo verso Minusio, è una delle spiagge di lago più apprezzate, su cui si affaccia anche il Centro sportivo. «Per il turismo abbiamo un prodotto eccezionale – conferma Michele Tognola, che dirige l’Ente turistico Tenero e Verzasca – dai tuffi alle capanne alpine, 280 km di sentieri, un paesaggio d’incanto che cambia ad ogni passo. Ma anche la forza di preservare il territorio, agricoltura e vigneti».


2006 L’interesse regionale e nazionale di sportivi e campeggiatori

La passione sportiva, la sensibilità culturale e l’attenzione sociale e nei campeggi sono mezzo milione, i pernottamenti al Centro sportivo toccano i 120.000. Una realtà in spettacolare sviluppo: 30 ettari di terreno, 700 corsi all’anno per 25.000 giovani che in media si fermano 4-5 notti nei 250 posti letto del centro, più altri 500

è cresciuto per tappe successive fino alla più importante, quella progettata nel 2000 da Mario Botta, cui è stato assegnato lo scorso anno un premio internazionale di architettura. «Era un’infrastruttura semplice, quasi rudimentale, adesso è conosciuta ovunque». E non si ferma

IL PROGRAMMA

Venerdì 17 febbraio Tenero 14.30 Incontro con le persone anziane all’oratorio 15.00 Incontro con i piccoli della scuola dell’infanzia 15.15 Incontro con allievi e docenti dell’Istituto scolastico nella palestra della scuola 17.00 Incontro con gli allievi delle Scuole Medie all’oratorio 18.00 Ricevimento in Municipio 18.30 Incontro con i Pompieri 19.00 Cena con il parroco 20.15 Assemblea della Comunità; incontro con la popolazione e con i rappresentanti delle varie Associazioni che operano in paese (Sala Teatro) Sabato 18 febbraio Contra 09.30 Visita al cimitero e alle persone anziane 12.00 Pranzo con i Consigli parrocchiali e il Municipio 14.00 Incontro con la Sezione Scaut 14.30 Visita al Centro sportivo e alla Galleria Matasci 16.00 Preghiera nell’oratorio delle Mondacce e visita al cimitero Visita all’oratorio della Fraccia Tenero 17.30 Messa della domenica Udienze 19.00 Cena con il parroco

posti disponibili del campeggio, con 255.000 pasti e 31.000 utenti esterni. Il che significa una forte realtà nazionale, come unica filiale dell’Ufficio dello sport di Macolin, con sfornate di atleti e straordinarie impennate di immagine e di turismo. «Dal Centro partono per escursioni a piedi e in bici, percorrono la regione, la conoscono, spesso ritornano come turisti» indica il direttore Bixio Caprara. L’impatto è forte anche sul piano regionale e ticinese, visto che vi fanno capo molte scuole e 120 Società sportive per attività, allenamenti e manifestazioni, in questi giorni c’è addirittura una pista di fondo. Il Centro sportivo è un modello di nuova destinazione: dalla stazione al lago il terreno era occupato da un’azienda agricola del Dono nazionale, fondazione privata destinata ai militi in difficoltà, in pratica un “convalescenziario”; dal 1963 ha iniziato con corsi polisportivi ed

qui, visto che in programma nei prossimi 3-4 anni c’è la ristrutturazione del campeggio a lago e la copertura delle tre piscine attualmente all’aperto «per offrire il nuoto anche nelle stagioni fredde». «Stiamo cercando – precisa ancora Bixio Caprara – la collaborazione dei Comuni vicini per farne una struttura complementare al Centro balneare di Locarno, con un interesse specifico alla formazione e all’allenamento». A Tenero il dinamismo coinvolge anche la cultura. Nel 1969 nasce uno spazio espositivo, che si insedia gradualmente e sempre meglio, nella villa in precedenza di proprietà della famiglia del Vescovo Jelmini. All’inizio non si pensava tanto ad una Galleria d’arte vera e propria quanto ad uno spazio aperto alla ricerca artistica, soprattutto ai giovani. Già nel ’71 ha ospitato l’importante mostra di Boldini, Genucchi e Genoni e gradualmente – sotto l’attenta guida di Mario

33

08.30 10.15 12.00 14.30 16.00

Domenica 19 febbraio Contra Eucaristia e incontro spontaneo con la popolazione Tenero Eucaristia e incontro spontaneo con la popolazione Pranzo con il parroco Lode vespertina in chiesa, processione al cimitero. Udienze Visita in Casa Sorriso, incontri con i degenti, Eucaristia e cena in Casa Sorriso

IL PROGRAMMA Matasci, che non manca mai di citare la “benevolenza” dei fratelli – ha perfezionato la vocazione espositiva diventando la più nota Galleria privata della Svizzera Italiana, contraddistinta da un’attività di livello assoluto, in particolare, ma non solo, per quanto riguarda artisti svizzeri. E la storia continua, come conferma la mostra (Boldini-Genucchi) in corso attualmente. Matasci significa anche azienda vitivinicola e Museo del vino, insomma coltura e cultura del territorio, a dimostrazione che le indicazioni sono talvolta


2006

Un intenso pellegrinaggio “La vostra Casa ha un significato particolare, come il suo nome: Casa Sorriso. Un sorriso da dare e un sorriso da ricevere. Vengo a ricevere il vostro e a darvi il mio sorriso, in uno scambio reciproco di affetto e di simpatia”, ha sottolineato il Vescovo, incontrando gli ospiti della Casa Sorriso, al termine della tre giorni di visita pastorale a Tenero e Contra. Nel contempo ha rivolto parole di apprezzamento e gratitudine all’Associazione Unitas che “in questi decenni, con intelligenza, generosità e concretezza di opere si è dedicata, attraverso un susseguirsi di tappe preziose e significative, a favore dei non vedenti”. Una visita pastorale intensa, come le altre del resto, dentro un intrecciarsi di incontri. Alcuni secondo gli schemi ormai collaudati, altri con un tocco di novità, sottolineando il carattere “aperto” di questo passaggio del Ve-

scovo, impegnato a entrare dentro la vita della gente e quindi delle stesse comunità. Fra questi incontri “di novità” va sottolineato quello con il Corpo Pompieri di Tenero nel tardo pomeriggio di venerdì. I militi, anche attraverso un’interessante esercitazione, hanno illustrato la loro attività, impreziosita da generoso volontariato, lodato e incoraggiato da mons. Grampa. Oppure la sosta alla Galleria Matasci, al Centro sportivo nazionale della Gioventù, al Campo San Felice, che costituiscono punti di riferimento significativi per questa comunità e ne fanno conoscere il nome ben oltre i confini cantonali. Preparati con impegno gli incontri con i ragazzi delle scuole (infanzia, elementari, medie) che hanno coinvolto il Vescovo in un originale “gioco”, per spiegarne la missione di pastore e di apostolo; luminoso di reciproco affetto lo scambio con gli anziani, sia a Tenero, sia a Contra;

nella storia e nella configurazione della regione, basta saperle interpretare e cogliere. Cosa che ha fatto una quindicina di anni fa anche Tarcisio Bisi, fondando Casa Sorriso per anziani, bambini ciechi e ipovedenti. Un nome un programma visto che il sorriso qui è di casa tra animazioni, incontri e visite in un’atmosfera ovattata nella quale si muovono anche quattro suore indiane del Kerala. Attualmente sta maturando il progetto per riaprirla anche come punto di incontro per ragazzi. «Chiusa un anno fa, verrà aperta ma non più sotto forma di internato, quanto secondo un progetto nuovo come centro di incontro e sostegno per ragazzi con problemi alla vista», precisa il presidente Sandro Molinari. L’iniziativa funziona perché risponde ad un bisogno, c’è sempre una lista di ospiti in attesa.

34

simpatico e cordiale il saluto della Filarmonica Verzaschese domenica mattina all’uscita dalla Messa. Gli incontri con la popolazione, con gli scout, con le autorità (comunali e parrocchiali), con i malati nelle rispettive abitazioni; i momenti di preghiera e di ascolto negli oratori (Mondacce e Fraccia); le celebrazioni nelle due parrocchiali (armoniose, ben curate, accoglienti) sono stati altrettanti tasselli di questo itinerario compiuto dal Vescovo con il compagno di seminario don Andrea Lafranchi, parroco di queste due Parrocchie dal 1978. Le sue introduzioni ai diversi momenti hanno ulteriormente facilitato la reciproca conoscenza fra il Vescovo e le comunità, che rimane uno degli obiettivi principali della stessa visita. Una conoscenza per giungere al “cuore della gente”, come ben sottolineato in uno dei messaggi augurali e di saluto rivolto al Pastore della diocesi.


2006 La partecipazione dei fedeli e il sostegno del Comune alle attività parrocchiali

Da Tenero due Vescovi per la diocesi Casa Sorriso ci va regolarmente anche don Andrea Lafranchi; Messa tutti i giorni aperta al pubblico, è un po’ la chiesa della zona. Il parroco è anche cultore di notizie storiche e gli è facile ricordare come Tenero abbia dato due vescovi al Ticino (Angelo Jelmini che vi era nato, Ernesto Togni nominato quand’era parroco) e due statisti come Guglielmo Canevascini e Carlo Cattori. «Non bisognerebbe dirlo, ma tra il Vescovo Jelmini e il socialista Canevascini

gennaio con le funzioni, processione, sagra, incanto dei doni». Don Lafranchi enumera le opere d’arte, dal fonte battesimale del ’500 in granito della Verzasca, a dipinti e statue lignee del ’400 e ’500, che apprezza al pari dell’ottima partecipazione alle funzioni. Importante e molto utilizzato anche da gruppi e Società, l’oratorio di San Giovanni Bosco, con la sala multiuso, che rimane il centro delle attività della Parrocchia e, per molti versi, anche del Comune. Seicentesco

correva un’ottima intesa, insieme hanno fatto molte cose sul piano sociale». Tenero-Contra è un solo Comune con due Parrocchie. A Tenero la parrocchiale di San Vincenzo diacono e martire è documentata dal ’200, nel 1585 è stata ingrandita, nel 1750 ha assunto la forma odierna. «Per secoli ci venivano in pellegrinaggio dalla Verzasca, da Locarno e dal Piano; la festa, molto partecipata, si tiene l’ultima di

è l’oratorio della Fraccia, dedicato alla Madonna delle Grazie, introdotto da una bella scalinata. Molto amato dalla popolazione, suggestivo e quindi richiesto per matrimoni; è corredato anche da una brava leggenda su un tale aggredito sul Ceneri e scampato per miracolo che per voto ha restaurato, abbellito e ingrandito la chiesetta. Alle Mondacce sorge l’oratorio di San Giuseppe, privato, appartenente ad alcune

35

antiche famiglie. A Contra la Parrocchiale di San Bernardo ha affreschi del ’600, una bellissima cappella barocca dedicata alla Madonna del Rosario e un antico fonte battesimale. Tutti gli edifici sacri sono in ottimo stato, grazie anche all’opera del Consiglio parrocchiale presieduto da Achille Gianinazzi. Tra le attività va citata la sezione scout “La Fraccia” «che funziona molto bene», il dinamismo dei giovani, il gruppo donne di Azione Cattolica, il gruppo “amici degli anziani” e gli anziani stessi che si riuniscono per attività in comune. «Un paese vivo, attivo, che reagisce e si sviluppa mantenendo il proprio carattere senza snaturar-

si, tanto che anche nel padiglione tra i campeggi di Campofelice, conosciuti nel mondo, tutte le domeniche d’estate alle ore 11 si tiene la liturgia della parola».


2006 LOCARNESE CUGNASCO - GERRA PIANO 10 - 11 - 12 MARZO I Comuni di Cugnasco e Gerra Verzasca uniti anche dalla storia

“Siamo sulla stessa barca, in attesa della ...fusione” I sindaci di Gerra Verzasca e Cugnasco affermano concordi il desiderio di unirsi al più presto, pronti ad affrontare nuove e importanti opere nei Comuni. Una zona che stimola gli appetiti dei nuovi abitanti: in aumento popolazione e appartamenti. L’amicizia e le iniziative delle comunità parrocchiali.

P

iù che di aggregazione, tra Cugnasco e Gerra Verzasca si dovrebbe parlare di attrazione o addirittura di affinità. Attualità e storia si riuniscono infatti in uno sguardo comune, per niente unilaterale, sulla situazione vista già in un contesto unitario. Sono molto vicini sul piano geografico, separati unicamente dal greto del Riarena, e se è vero che Gerra con Agarone ha la Casa madre in Valle tanto che il Comune è Gerra Verzasca, è altrettanto vero che il peso specifico è scivolato verso il basso, dove si contano oltre 1250 abitanti contro l’ottantina rimasti in Valle. Sono vicini come storia, cresciuti assieme e in modo parallelo, equivalenti anche nel numero di abitanti, che a Cugnasco sono 1270. Se ci si alza fino a Pian Restello, si vede chiaramente come i due Comuni appaiano riuniti in un comprensorio unico. «Siamo sulla stessa barca» sintetizza Luigi Gnesa, sindaco di Gerra Verzasca, che si chiama così da quando nel 1852 si separò da Brione. L’esempio più lampante di una stringente analogia risalta nel fatto che entrambi i Consigli comunali si riuniscono nel salone del Centro scolastico consortile che sorge a Gerra, appena di là del fiume, frequentato anche dagli allievi delle Gerre di Sotto, Comune di Locarno. Per il momento va bene così, in attesa però di cambiamenti sostanziali e urgenti («massimo un paio d’anni») sul piano dell’aggregazione. Va bene così per la collaborazione stretta tra i due Comuni, per le scuole, per la Casa comunale, per le strutture sportive, per la palestra, per l’acqua potabile. «Va bene così a patto di fare in fretta» chiarisce Diego Giulieri, sindaco di Cugnasco. «Per la verità tutte queste infrastrutture devono essere ampliate o costruite

ex novo, è matura anche la revisione del Piano regolatore, ma non è il caso di anticipare le cose fino a quando non sappiamo quel che saremo domani, con chi e come. Intanto collaboriamo il più possibile tra di noi e aspettiamo di essere assieme a tutti gli effetti». Il nodo è proprio l’aggregazione, che per i due Comuni è un problema già risolto: un Comune unico per partire immediatamente con le cose da fare. «Non possiamo aspettare ancora anni». Un passo indietro. Un anno e mezzo fa il Gran Consiglio ha bocciato “l’aggregazione a tre”, tra Gerra, Cugnasco e le Gerre di Sotto, a causa del voto negativo della popolazione di Locarno. Il 10 gennaio Cugnasco e Gerra hanno ufficializzato la loro richiesta di aggregazione; il 1. febbraio Locarno ha avanzato una propria istanza per la “grande Locarno” e poco dopo è giunta anche la richiesta di Lavertezzo di unirsi a Cugnasco e Gerra. Situazione intricata? Per niente, visto che i “due fratelli” del Piano sono fermamente decisi a diventare un solo Comune, secondo una tabella che potrebbe essere così

36

riassunta: prima dell’estate si attende una risposta che qui si spera positiva da parte del Consiglio di Stato, per organizzare entro l’anno la consultazione popolare; attendere poi la procedura in Governo e Gran Consiglio per essere pronti a partire uniti nel 2008 con la nuova Legislatura e affrontare i problemi. Il primo è quello delle scuole. «Per la scuola materna pensiamo ad una nuova costruzione a Gerra, vicino alla Casa comunale. Il Centro scolastico deve essere ampliato, c’è la possibilità. Occorre una nuova Casa comunale, potrebbe essere ampliata quella di Cugnasco, visto che ne esce l’asilo, con l’inserimento di una sala multiuso da mettere a disposizione anche delle Società e dei gruppi. Da decenni si parla di ampliamento delle strutture sportive, un bisogno reale visto che più di 150 ragazzi ruotano sullo stesso campo, e anche qui abbiamo individuato la zona e il modo. La palestra delle scuole è già troppo occupata. Per l’acquedotto invece stiamo lavorando insieme al nuovo progetto». Potrebbe continuare l’elenco del sindaco Gnesa, «ma l’importante è cominciare, e per cominciare bisogna essere insieme. Poi, messe un po’ a posto le cose, saremo pronti anche per affrontare il discorso con Locarno». La collaborazione allargata è un discorso che sta bene anche a Cugnasco al sindaco Giulieri. «Oggi occorre affrontare i problemi da una prospettiva comune, allargata. Temi come l’acqua potabile, il traffico, il turismo, il Parco del Piano di Magadino, la distribuzione del gas e altri ancora esigono una risposta a livello quantomeno regionale. Impossibile illudersi di risolverli ognuno per conto proprio».


2006 Una delle zone con il maggior sviluppo demografico del Cantone

Nuovi abitanti, nuovi appartamenti

T

ra Cugnasco e Gerra Piano ricorre il concetto di ampliamento, nuove opere, nuove strutture. Attivismo sfrenato? Il fatto è che da tempo la zona è interessata da un forte sviluppo, accentuatosi negli ultimi anni, anche adesso sono in costruzione decine di appartamenti e altri verranno. In proporzione, questa è una delle zone del Cantone con il maggior sviluppo, si scorgono modine e gru un po’ ovunque, con sullo sfondo la collina e i vigneti, forse anche perché i prezzi dei terreni sono ancora abbordabili. L’aumento demografico ha messo sotto pressione un po’ tutte le infrastrutture e di conseguenza ha accelerato anche il bisogno di aggregazione. Il fatto è che la zona è bella, tranquilla, ben esposta al sole, non distante dal lago, praticamente a mezza strada tra Bellinzona

Comune diviso in due realtà territoriali distinte, tra la valle e il piano. Cugnasco ha il problema dell’ex sanatorio, una gloriosa struttura voluta dal Vescovo Bacciarini per i bambini gracili e la tubercolosi, un passato importante fino alla metà degli anni Sessanta quando fu superata dai progressi della medicina. Venduta ai privati da anni, è in attesa di un futuro ancora vago. «E non facile» precisa il sindaco Giulieri, «si tratta di vedere come gli interessi privati possano collimare con quelli pubblici». Con Cugnasco e altri Comuni della zona, Gerra Piano ha vissuto per secoli il fenomeno della transumanza, con la popolazione che si spostava dalla valle al piano e viceversa a seconda delle stagioni: in primavera si saliva in valle, in seguito sui monti e sugli alpi, con l’inizio dell’autunno si faceva la strada

IL PROGRAMMA

Venerdì 10 marzo Cugnasco 13.45 Visita alle scuole elementari 16.45 Incontro con gli allievi della scuola media 18.00 Incontro con i Consigli parrocchiali 19.00 Cena 09.30 11.00 12.00 14.00 15.00 16.30 17.00 18.45 19.30

Sabato 11 marzo Gerra Piano Visita agli ammalati a domicilio Incontro con anziani e ammalati nella chiesa Pranzo Incontro con i giovani nella sala parrocchiale Incontro con il Consiglio pastorale, con i cori parrocchiali, le catechiste, il gruppo di preghiera, gli animatori giovani e anziani, i lettori Cugnasco Visita al cimitero Santa Messa e incontro con la popolazione Incontro con le autorità comunali e patriziali Aperitivo

09.30 10.00 12.00

Domenica 12 marzo Gerra Piano Visita al cimitero Santa Messa e incontro con la popolazione Pranzo con le autorità religiose e civili

IL PROGRAMMA

e Locarno, con collegamenti funzionali anche verso Lugano, tanto che molti di qui lavorano nel Sottoceneri. Ha mantenuto una propria identità tra il piano e la collina, con strade asfaltate che salgono, località suggestive come i monti di Ditto e di Curogna, possibilità di escursioni sino in montagna, una consuetudine agricola e contadina non del tutto scomparsa, visto che si contano ancora oggi alcune aziende agricole al piano. Insomma lo sviluppo si sta inserendo in un territorio che mantiene le sue caratteristiche a misura d’uomo. Niente da meravigliarsi se la popolazione aumenta e se tanto Gerra Piano quanto Cugnasco si allargano. Gerra tiene molto alla sua storia, all’essere, con Lavertezzo, l’unico

a ritroso per rimanere al piano solo nei mesi invernali. «Ogni famiglia aveva almeno due case, talvolta anche quattro o cinque: al piano, in valle, sui monti, all’alpe» precisa Aquilino Gnesa, 93 anni compiuti, autore di diversi libri sulla storia della zona, in procinto di pubblicare un opuscolo dedicato, guarda un po’, alla raccolta de rifiuti. «Per dimostrare che la tassa sul sacco conviene, tutti risparmiano, famiglie e Comuni». Snocciola il suo invidiabile curriculum (vicesegretario comunale dal 1936 al ’47, segretario dal ’47 al ’78, poi ancora vicesegretario fino al ’84 e per un quadriennio in Consiglio comunale, dovendo poi lasciare per “conflitto di interessi” visto che il figlio è sindaco) per significare che la situazione

37

della zona la conosce bene. «Con la transumanza la famiglia era quasi sempre divisa, occupando più case contemporaneamente, il che significa diverse incombenze cui accudire, terreni, allevamento, pastorizia. D’inverno si spostavano con le capre anche nel Sottoceneri fin nel Luganese: Pregassona, Davesco Soragno, Cureglia, nel Malcantone. Eppure le famiglie erano molto unite perché solo con una forte solidarietà si riusciva a far fronte alle difficoltà». Dall’alto della sua esperienza Aquilino Gnesa un’idea ce l’ha anche sull’aggregazione: «con Locarno storicamente non abbiamo mai avuto una grande intesa, meglio cominciare ad unirci tra noi, Cugnasco e Gerra Piano, sapendo che anche la gente delle Gerre di sotto vorrebbero essere della partita».


2006

Visita pastorale a Cugnasco e Gerra Piano Cugnasco e Gerra Verzasca: queste le due comunità visitate gli scorsi giorni dal Vescovo. Della seconda Parrocchia ha incontrato solo una parte, quella del piano (Gerra Piano); l’altra (Gerra Valle) accoglierà mons. Grampa fra qualche settimana, quando salirà in Verzasca. E’ la situazione particolare di queste comunità, attraversate da una suddivisione – la valle e il piano – legata ad uno stile di vita e di lavoro ora superati. Mentre a livello comunale si parla di fusione e le prospettive sono in evoluzione favorevole, a livello parrocchiale la collaborazione e l’intesa pastorale fra le due comunità, entrambe affidate dal 1993 a don Martino Passamonti, sono positive. D’altra parte, come già ricordato altre volte dal Vescovo durante queste visite, la strada della pastorale d’assieme diventa sempre più “obbligatoria” in un contesto come l’attuale, segnato da un maggiore e più intenso spostarsi delle persone rispetto al passato. Non si tratta però di una risposta unicamente funzionale alla soluzione di problemi concreti, quali il calo numerico dei preti o il diradarsi

progressivo dei “nuclei storici” parrocchiali, ma è finalizzata ad un’azione pastorale sempre più mirata e ad un maggior coinvolgimento di tutti, responsabilizzando di conseguenza l’intera comunità. Proprio su questa tematica, ancorata a quella delle zone pastorali, sono impegnati attualmente, su esplicita richiesta del Vescovo, i due Consigli diocesani, presbiterale e pastorale. Una visita, quella di Gerra Piano e Cugnasco, favorita dal sole e impostata, come è consuetudine, su un alternarsi di incontri. Interessanti, in occasione dell’incontro con le autorità, i richiami alla transumanza (dalla valle al piano); all’emigrazione (dapprima in Australia, poi in California); alla fertilità vocazionale di queste terre, che hanno dato alla Chiesa lungo gli anni sacerdoti e religiose. Sono stati così ricordati con affetto i defunti mons. Gioachimo Masciorini, professore e economo in seminario, arciprete di Ascona, di Chiasso e vicario generale con il Vescovo Jelmini; i suoi pronipoti don Ulisse Masciorini, professore in seminario e il fratello don Mario; don Angelo Vosti, vicerettore in seminario e cancelliere della dio-

38

cesi sempre con il Vescovo Jelmini; don Silvio Foletta, morto in giovane età; don Aurelio Pifferini e il sacerdote salesiano don Samuele Vosti. Di Gerra Piano è anche don Aurelio Foletta, attualmente cappellano alla clinica Sant’Agnese. Pure ricordate le religiose defunte suor Bianca Gnesa, suor Immacolata e suor Caritas Mignola; sono viventi in due comunità monastiche suor Annunciata Mignola (Monastero di Santa Caterina, Locarno) e suor Immacolata Masciorini (Monastero di Claro). Incontri (con i piccoli delle elementari, gli adolescenti delle medie, i giovani, i diversi gruppi e collaboratori parrocchiali, i malati, gli anziani) sempre connotati da simpatia e nella prospettiva di una reciproca conoscenza, come sottolineato dal Vescovo durante la Santa Messa celebrata nel tardo pomeriggio di sabato a Cugnasco e domenica mattina a Gerra Piano, dove, prendendo spunto dal Vangelo della trasfigurazione e dal tempo forte della Quaresima, ha invitato a un cammino di conversione, per trasfigurare anche la nostra vita e renderla luminosa di vera bellezza.


2006 Il parroco don Passamonti pone l’accento sull’importanza delle iniziative interparrocchiali

«Due comunità in stretta collaborazione, ma ora l’obiettivo è coinvolgere i nuovi arrivati»

D

ue Comuni e due Parrocchie, ma anche in questo caso con un ottimo feeling e tanta voglia di collaborare. Lo conferma il parroco don Martino Passamonti, che semmai vorrebbe una partecipazione più ampia alle funzioni religiose («un po’ scarsina, la gente se ne sta sulle sue, e poi ci sono i nuovi arrivati, talvolta con mentalità diverse»), ma sulla collaborazione niente da dire, anzi. «C’è molta disponibilità sia nelle autorità che nella popolazione e ancor più nei Consigli parrocchiali e nel Consiglio pastorale, che si interessa dei malati e degli anziani». Allora la tendenza è sempre più quella di attivare iniziative interparrocchiali, come conferma Francesco Bravo, presidente del Consiglio parrocchiale di Cugnasco, portando ad esempio i due Cori, dei bambini e degli adulti, che si chiamano

proprio interparrocchiali. La Messa di mezzanotte a Natale e le funzioni serali del Sabato Santo si tengono alternativamente a Cugnasco e Gerra «in segno di unione» precisa il parroco. Stesso discorso per le feste patronali, per la festa parrocchiale della comunità alla terza di settembre, che si tiene alternativamente a Ditto e Curogna, per la cena annuale e in comune dei collaboratori, per la tombola nel capannone del carnevale e per una serie di altre iniziative con uno spiccato spirito comunitario. La chiesa parrocchiale di Cugnasco dedicata a San Giuseppe è un edificio del Seicento ben restaurato. Cinque anni fa è terminato anche il restauro completo dell’oratorio della Madonna delle Grazie, un tempo annessa al convento dei Serviti, con pregevoli affreschi del Cinquecento in parte

39

ancora ben conservati. Affreschi cinquecenteschi anche nell’oratorio dedicato a Sant’Anna e San Cristoforo a Curogna, dove ogni anno si tiene una bella e partecipata festa l’ultima domenica di luglio. Nella prima domenica di novembre si celebra la festa dell’oratorio di San Martino a Ditto. Processioni in paese si tengono per San Giuseppe, Sant’Antonio abate e nella seconda di ottobre per la Madonna del Rosario. La chiesa parrocchiale di Gerra Piano è stata costruita nel 1930-31 ed è dedicata al Sacro Cuore; l’ultima domenica di gennaio vi si celebra anche la festa del compatrono San Giovanni Bosco. Risale all’Ottocento l’attuale chiesa di San Giovanni Evangelista, che storicamente è stata più volte distrutta dall’alluvione e ha cambiato ubicazione. «La speranza è che l’arrivo del Vescovo muova un po’ la popolazione verso la chiesa, anche al di là di quelli che ci sono vicini e ci aiutano» conclude il parroco don Passamonti.


2006 LOCARNESE GORDOLA (GORDEMO - MONTEDATO) 17 - 18 - 19 MARZO Gordola e Lavertezzo Piano, due villaggi in forte sviluppo

Zona ambita: urbanizzate tutte le aree edificabili Lavertezzo Piano, in forte crescita demografica è vicino alla saturazione delle aree edificabili. Investimenti per ben 17 milioni di franchi per le opere pubbliche del Comune di Gordola che nella zona industriale conta centinaia di posti lavoro. Gordola e Lavertezzo Piano si conferma il forte sviluppo in atto nella zona. La fascia da Cugnasco a Locarno, il Circolo della Navegna sono interessati da un notevole fermento edilizio, accompagnato dal conseguente adeguamento delle infrastrutture. Più di una trentina di appartamenti in costruzione a Gordola, dove gli abitanti hanno superato i 4300 (erano 1419 nel 1950, 3878 nel 2000) e sono in crescita, una decina di appartamenti a Lavertezzo Piano con i suoi attuali 1100 abitanti. Con la differenza che se Gordola ha margini ulteriori di sviluppo, Lavertezzo Piano è vicino alla saturazione: «disponiamo di un territorio limitato – precisa il sindaco Silvio Foiada – e proprio per questo siamo uno dei pochi Comuni che ha fatto la scelta di riservarlo alle residenze primarie; tutte le zone edificabili sono state urbanizzate». Ugualmente continua ad essere una zona molto ambita. «Dal piano ci eleviamo subito in collina, siamo un balcone con un magnifico colpo d’occhio sul lago». Proprio per tener testa allo sviluppo, Gordola ha iniziato la costruzione della nuova scuola materna nella parte centrale del Comune, tre sezioni, 5,8 milioni di investimento, fine lavori entro l’anno prossimo. «E’ solo una parte dei nostri investimenti, che si aggirano sui 17 milioni», indica il sindaco arch. Armando Züllig e «riguardano altri lavori, come la strada che dal centro conduce verso le scuole medie e il centro sportivo, l’adeguamento dell’anello stradale nella zona industriale, i lavori di urbanizzazione in fase conclusiva a Gordemo e altre opere minori». Entrambi i Comuni mantengono stretti contatti con la Valle Verzasca. Gordola ne è in pratica la porta d’accesso, Lavertezzo Piano è parte del Comune

di Lavertezzo, appunto in Valle, con una situazione letteralmente ribaltata negli ultimi cinquant’anni. Aquilino Gnesa annota che nel 1850, con il primo censimento federale, Gordola contava 220 abitanti contro i 250 di Corippo (oggi una ventina) e i 380 di Gerra Verzasca (oggi un’ottantina) mentre Tenero, che allora si chiamava Contra, ne contava meno di duecento, 198 per l’esattezza. Questo significa – e il caso di Lavertezzo è emblematico – che, se fino all’ultima guerra l’epicentro era in Valle, dove si estende, soprattutto sui monti,

quasi tutto il suo territorio (è il quarto Comune per ampiezza del Ticino), la popolazione è invece oggi concentrata al piano nella proporzione di 11 a 1, con la conseguenza che anche le strutture, Casa comunale compresa, sono al piano. «Col dopoguerra – precisa il sindaco di Lavertezzo – si è chiusa la secolare epopea della transumanza, che già si era affievolita all’inizio del secolo scorso e che poi è stata resa anacronistica dall’evoluzione dei tempi. La maggior parte della popolazione si è insediata al piano, le case di valle sono diventate in pratica residenze secondarie, a parte naturalmente

40

la minoranza che ancora vi abita». Il concetto è ribadito e precisato da Aquilino Gnesa: «la transumanza, o nomadismo stagionale è, anzi era, lo spostamento stagionale dai monti e dalle valli delle famiglie contadine, che con gli armenti si spostavano al piano. A primavera il bestiame saliva sui monti, in luglio e agosto sugli alpi, per ridiscendere ai monti a inizio settembre, dove rimaneva fino ai primi di ottobre per poi ridiscendere sul fondovalle da dove, a fine novembre inizio dicembre, si scendeva sul Piano di Magadino dove l’inverno è meno rigido e più breve». La transumanza si verificava con differenze sostanziali da paese e paese e da famiglia a famiglia, a seconda delle condizioni, delle consuetudini, dei luoghi. Praticamente ogni villaggio verzaschese aveva la sua zona al piano, per Lavertezzo tra il torrente Riazzino e le Gaggiole, appunto la zona di Montedato e parte di Riazzino, il cui territorio è diviso tra Lavertezzo, Locarno e Gerra Verzasca. A Gordola i nuclei originari provengono da un po’ tutti i villaggi della Valle, a cominciare da Sonogno. Al piano ferve anche l’attività economica. La zona industriale di Gordola conta diverse centinaia di posti di lavoro con ditte come la Regazzi e la Gamboni e Salmina, diverse aziende artigianali, l’importante Centro professionale della Società Impresari e Costruttori, vero punto di riferimento per la formazione

professionale in Ticino. Lavertezzo riunisce nella sua zona artigianale-commerciale aziende come la Nuova Linea (farmaceutica), la Mastai impianti elettrici, una quarantina di artigiani e diversi stabili commerciali, «anche se negli ultimi anni la realtà industriale si è un poco ridotta a causa della crisi e di alcuni trasferimenti» precisa il sindaco Foiada.


2006 Strutture e collegamenti funzionano, ma incombe la minaccia siccità

«L’emergenza acqua è dietro l’angolo, ora occorre collaborare»

U

n po’ di crisi d’accordo, «però rimaniamo una zona fortemente attrattiva, anche perché abbiamo tutte le infrastrutture e collegamenti funzionali» indica Silvio Foiada che non nasconde il problema numero uno del Comune e «un po’ di tutta la zona, ossia l’approvvigionamento dell’acqua potabile. Abbiamo qualche riserva ma nessuna sorgente, per cui l’emergenza è dietro l’angolo, come insegnano le scarse precipitazioni del 2003 e dell’anno scorso. Anche adesso siamo al limite, senza una primavera piovosa tutti avremo problemi, anche Locarno». Allora, che fare? «Prima di tutto collaborare, un’emergenza del genere non può essere affrontata da ogni singolo Comune. Ci vuole una collaborazione intercomunale quantomeno da Gudo a Locarno. Il Cantone ha commissionato diversi studi per un’analisi della situazione e la ricerca di soluzioni. Il discorso è aperto, occorre studiare le sorgenti, cercare in altre zone, come nella Valle della Pesta, perché sappiamo che l’acqua del Piano di Magadino non è utilizzabile». La necessità oltre che la volontà di collaborare richiama il problema dell’aggregazione. Gordola e Lavertezzo Piano sono in una fase di stallo. «Il progetto della grande Verzasca è stato bocciato dalla popolazione – chiarisce il sindaco di Gordola Armando Züllig – per cui adesso stiamo a vedere cosa succede. Siamo a conoscenza dell’ipotesi della grande Locarno da Brissago

a Cugnasco, sappiamo della volontà di Gerra e Cugnasco di unirsi, di Lavertezzo che ha chiesto a questi due Comuni di essere della partita. Noi stiamo a vedere, consapevoli della necessità di collaborare, e infatti con Tenero funziona molto bene, come dimostra la passerella pedonale e ciclabile, ma bisogna essere aggiornati. Infatti stiamo dando continuità alla sistemazione delle strade, pensiamo all’adeguamento o ristrutturazione delle scuole elementari e della Casa comunale, vogliamo intervenire sul Centro sportivo, continuare a risanare i riali, affrontare il problema del Centro raccolta rifiuti. Con la ristrutturazione dell’ex Mercato coperto abbiamo una funzionale sala multiuso a disposizione delle molte Società sportive, ricreative, culturali ecc. che sono la linfa del Comune proponendo un ventaglio molto ampio di attività». La radicale metamorfosi della zona, e di Gordola in particolare, è confermata da Gianfranco Scaroni, segretario del Patriziato. «Da Comune rurale ci siamo rapidamente trasformati in residenziale. Manteniamo un forte legame con la Verzasca, dove stanno le nostre radici, e naturalmente come Patriziato teniamo lo sguardo rivolto in alto, visto che le nostre proprietà sono in montagna, in particolare ai Monti Motti. Tutti gli anni procediamo alla pulizia dei boschi con taglio di legna da ardere. Lassù anni fa abbiamo acquistato e riattato un grotto che da aprile ad ottobre funziona molto bene, i monti sono vivi,

41

IL PROGRAMMA

10.45 12.15 14.45

Venerdì 17 marzo Gordola Incontro con i bambini della scuola elementare con visita all’ambiente scolastico Incontro con il Municipio di Gordola in Comune. Pranzo con le Autorità Gordemo Oratorio: incontro mariano

09.30 10.00 11.00 12.30 14.30 16.00 20.00

Sabato 18 marzo Gordola Incontro con i giovani della Star Basket (Palestra Scuole Medie) Incontro con i ragazzi della scuola media e post-cresima (Mercato coperto) Solarium: visita agli ospiti, benedizione del lavoro di ristrutturazione della Casa anziani Pranzo con la Fondazione del Solarium Incontro con gli Scaut e giovani Chiesa parrocchiale - Santa Messa con l’Unzione dei malati Visita malati a domicilio Mercato coperto: incontro con la popolazione (rinfresco)

Domenica 19 marzo Gordola 09.30 Visita al cimitero 10.00 Santa Messa nella chiesa parrocchiale al termine rinfresco sul sagrato della chiesa 12.00 Pranzo con i Consigli parrocchiali di Gordola e Lavertezzo (Rettoria di Montedato) Montedato 15.00 Visita al cimitero e Celebrazione Eucaristica al termine incontro con la popolazione (rinfresco)

IL PROGRAMMA


2006

Forte e vivace la partecipazione “Vivace e spontanea la visita a Gordola e a Montedato, affidate al prevosto don Ernesto Barlassina e al suo vicario, don Rolando Leo. Una visita ben partecipata, comprensiva anche di una sosta, breve ma sentita, nella suggestiva frazione di Gordemo. L’itinerario del Vescovo è iniziato con i bambini delle elementari e della scuola dell’infanzia nella tarda mattinata di venerdì. Un incontro simpatico e ben preparato, dove i vari gruppi, corrispondenti alle diverse classi, si sono presentati al Vescovo con canti e musiche, terminando con la rappresentazione della parabola del buon samaritano, sottolineando così la centralità dell’amore nel messaggio e nella proposta del Vangelo. Una rappresentazione ben curata che ha particolarmente commosso mons. Grampa. Altrettanto simpatico l’incontro sportivo con una delle squadre della locale Star Basket impegnata nella mattinata di sabato in una gara di campionato contro una compagine di pari categoria del Basket Vedeggio. Occasione pre-

ziosa per sottolineare significato e funzione dello sport in chiave educativa e socializzante, sfruttando in modo intelligente il tempo libero. Vivacità e simpatia hanno pure connotato gli incontri con gli adolescenti (medie e dopo cresima) e gli scout, rispettivamente al mattino e nel pomeriggio di sabato. Due momenti ben sfruttati anche per presentare al Vescovo, con fantasia e creatività, le varie attività dei due gruppi, che diventano altrettante proposte ed inviti. Intensi e profondi poi, lungo coordinate di affetto e di partecipazione, le soste con anziani e malati. Sabato mattina con gli ospiti del Solarium, dove mons. Grampa ha pure inaugurato e benedetto i lavori di ristrutturazione che rendono questa Casa sempre più confacente e idonea per il prezioso servizio che svolge a favore di Gordola, delle comunità vicine e dell’intera Verzasca. Nel pomeriggio invece, durante la Santa Messa, il Vescovo ha celebrato il Sacramento della Sacra Unzione. Un’ottantina le persone della comunità (anziani e malati) che si sono ac-

tanti abitanti di Gordola vi hanno la casetta, un punto di ritrovo anche per forestieri, visto che la zona è veramente molto bella, punto di partenza anche per escursioni». Le proprietà sul piano sono state cedute al Comune, ad esempio nella zona dove è sorto il Centro sportivo, e il Patriziato, oltre a interpretare un proprio ruolo, mantiene ottimi rapporti con l’amministrazione comunale. Da notare a Gordola la presenza del Parco Avventura, un parco acrobatico privato, integrato nell’area del Centro sportivo. «Consente a bambini, ragazzi e adulti di riconciliarsi con la natura, di evadere dal quotidiano, di provare l’emozione dell’avventura con nuove forme di divertimento, svaghi naturali ed ecocompatibili in totale sicurezza».

42

costate a questo sacramento, che mons. Grampa, con delicata espressione, ha definito “l’olio della tenerezza”, sottolineando significato e valore della vecchiaia e della stessa malattia dentro il progetto cristiano, che difende e promuove la vita in ogni sua tappa e lungo l’intero suo itinerario. Non sono nemmeno mancati nel susseguirsi dei vari incontri, richiami forti ed espliciti all’impegno per un cristianesimo autentico, fedele al vangelo, anche per testimoniare l’essenziale della vita cristiana alle nuove generazioni, confrontate, certamente più che in passato, con tante e differenti voci, dentro una società carica di contraddizioni, dove sovente l’avere ha la meglio sull’essere. “Il futuro della fede dipende da voi”, ha sottolineato il Vescovo, con parole chiare ed esplicite, nell’incontro di sabato sera con la popolazione, richiamando l’impegno che ogni cristiano deve vivere in forza del suo battesimo. Ed ha aggiunto: “Il futuro della fede è nelle vostre mani, nella vostra testimonianza e nel vostro esempio”.


2006 Il parroco don Barlassina e il vicario don Leo puntano sul coinvolgimento dei fedeli nelle attività pastorali

Una sala multiuso per i gruppi parrocchiali

U

na struttura benemerita di Gordola, cui fanno capo tutti i Comuni della zona, è la Casa di riposo Solarium, 84 camere tra singole e doppie. Negli ultimi anni è stata al centro di una profonda ristrutturazione, «praticamente un rifacimento completo», come spiega il direttore Luigi Gnesa. «Abbiamo alzato di un piano la parte centrale, dotate di servizi tutte le camere, quindi diminuito la capienza di una ventina di posti». E’ una Casa medicalizzata di cui è responsabile il dott. Christoph Gelshorn e vi prestano servizio

otto medici della zona. Responsabile delle cure è Suor Marcella, delle suore di Parma, i dipendenti sono 84. La Casa Solarium ha una grande storia. Venne realizzata nel 1924 per iniziativa dell’Associazione Pio Ricovero Pro Vecchi e Invalidi di Gordola e Valle Verzasca. Approvando gli statuti il fondatore don Giovanni Guggia disse che la Casa è di proprietà «del popolo della regione e soprattutto degli anziani che vi sono ospitati». La gestione della Casa è affidata alle suore della Congregazione delle “Piccole figlie dei sacri Cuori

di Maria e Gesù”, che prestano un apprezzato servizio. Negli ultimi anni è andata mutando la tipologia degli ospiti. «Gli anziani arrivano da noi in condizioni di forte bisogno. Grazie ai servizi assistenziali come l’Aiuto domiciliare rimangono a casa fin quando possibile, per venire al Solarium quando non sono più gestibili a domicilio. Anche per questo ha preso un rilievo sempre maggiore la componente medicalizzata» precisa il direttore Luigi Gnesa. Parroco di Gordola e della Rettoria di Montedato, cappellano al Solarium e amministratore delle altre Parrocchie della Verzasca tranne Gerra è don Ernesto Barlassina, che si avvale della collaborazione del Vicario don Rolando Leo. L’azione è rivolta ad un incremento pastorale, mirando all’armonizzazione dei diversi

43

gruppi parrocchiali. «Notevole spazio ha la formazione mediante la “Lectio Divina” e gli altri momenti di incontro, con un’attenzione particolare al coinvolgimento nell’attività pastorale nel suo insieme delle nuove fasce di popolazione, le nuove famiglie, i bambini, i ragazzi, i giovani», precisa don Barlassina. Armando Züllig, presidente del Consiglio parrocchiale pone l’accento sulla collaborazione in atto tra Parrocchia e Comune per la costruzione del Centro parrocchiale, comprendente una sala multiuso e salette per le attività dei gruppi parrocchiali. «La domanda di costruzione verrà inoltrata entro poche settimane, si spera di iniziare i lavori l’anno prossimo». La parrocchiale di Gordola è dedicata a Sant’Antonio abate, restaurata recentemente e

dotata di un pregevole organo. In paese sorge l’oratorio della Madonna delle Grazie, a Gordemo quello dedicato alla Madonna di Fatima, ai monti Motti l’oratorio della Madonna di Lourdes. Anche nella Rettoria di Montedato (la chiesa è dedicata a Santa Teresa del Bambin Gesù) l’impegno è rivolto in particolare all’integrazione delle diverse componenti parrocchiali in una visione d’insieme delle attività pastorali.


2006 VALLE VERZASCA VOGORNO - LAVERTEZZO - CORIPPO 24 - 25 - 26 MARZO I Comuni di Vogorno, Lavertezzo, Corippo in Val Verzasca

Abbondano natura e bellezza ma scarseggiano gli abitanti Una Valle ricca di tesori naturali che propone un’alta qualità di vita ma che fa fatica a rimanere viva a causa dell’esodo degli abitanti verso le città. I sindaci unanimi lanciano l’allarme: «ci vuole più gente affinché le strutture possano funzionare». ppena ci si affaccia sulla soglia della Verzasca, il pericolo è la poesia. Saliti i tornanti verso Vogorno si diventa tutti un po’ romantici di fronte all’aprirsi della valle, la diga, le montagne, il succedersi dei paesi abbarbicati alle chiese. Si entra in un’atmosfera da buon tempo andato, prati e boschi, l’aria buona, il fiume cristallino, la bellezza dei luoghi. La Verzasca è una Valle di fama mondiale, anni fa vi hanno girato alcune scene del film “James Bond agente 007”, e basta guardare le targhe delle auto che la percorrono d’estate: Europa, Stati Uniti, Australia e via elencando. Questa è la cartolina della Verzasca, ma è la gente stessa del posto, i verzaschesi a mostrarci l’altra faccia. «Il problema è l’isolamento, non stradale né turistico, ma degli abitanti. Siamo in pochi di fronte a tanti problemi, fra tutti la gestione di un territorio vastissimo. Abbiamo qui alcuni dei Comuni più estesi di tutto il Cantone, con la prospettiva che questo sia superiore alle nostre forze», sostiene Silvio Foiada, sindaco di Lavertezzo, cento abitanti in Valle («ma eravamo scesi a sessanta, quindi c’è stata una ripresa») contro gli oltre mille del Piano. A Corippo vivono 18 persone, nessun bambino, per la maggior parte anziani. «Il paese è deserto, chi lavora si sposta al piano, le case sono diventate residenze secondarie, alcuni verzaschesi che ci ritornano per la vacanza, alcuni svizzero-tedeschi e germanici, d’estate saremo una quarantina». Corippo è conosciuto in Svizzera e direi nel mondo per la bellezza del paese, che è patrimonio architettonico, dichiarato monumento d’importanza nazionale e quindi rigorosamente protetto. Trent’anni fa è stata costituita una Fondazione per mantenerlo e rivitalizzarlo. Eviden-

temente ha esaurito la sua forza propulsiva. «Da due anni siamo in attesa della nomina dei rappresentanti di Cantone e Confederazione» precisa il sindaco Claudio Scettrini, pur riconoscendo che dal 1975, anno in cui è sorta la Fondazione, è stato fatto molto. Scoraggiati i verzaschesi dinanzi a una situazione non tutta rose e fiori? Nemmeno per sogno. Qui sono abituati a rimboccarsi le maniche, e i problemi li vedono con chiarezza. «Dobbiamo fare qualcosa per mantenere i giovani in Valle. Perché la Verzasca è bella, ma i nostri se ne vanno, prima a studiare e poi a lavorare, e non ritornano. Ne sono venuti altri, attratti dalla bellezza e dalla possibilità di lavorare la campagna, ne parlano anche i giornali quando arrivano, ma non resistono molto», stigmatizza Foiada. A Vogorno, 301 abitanti in leggera crescita, qualcosa si muove. «Stiamo affrontando la revisione del Piano Regolatore per ampliare le zone edificabili, adesso pressoché esaurite – indica il sindaco Ivo Bordoli – proprio per dare la possibilità ai giovani

44

di costruirsi la propria casa. La zona è bella, 485 m di altitudine, a pochi minuti da Gordola, zona soleggiata, gradevole, le montagne alle spalle, insomma un’alta qualità di vita». Bordoli ha posto il dito sulla piaga: ci vuole più gente. Ai tempi era l’emigrazione, e le targhe di tutti i Paesi che d’estate percorrono il fondovalle sono il frutto della bellezza, del fascino unico, straordinario di questa Valle, ma portano spesso figli o nipoti di emigranti, che arrivano, ammirano a se ne vanno. Ci vuole più gente per fare in modo che le strutture possano funzionare. «Come si possono mantenere le scuole se non ci sono scolari? Come possiamo pretendere di avere tutto il necessario se poi non c’è chi se ne serve?». Il sindaco di Lavertezzo è realista, parte dalla considerazione che ci sono le strutture, ad esempio l’ambulatorio medico con il dott. Christoph Gelshorn, che i servizi funzionano, ma aggiunge che le prospettive sono poche. E salta fuori il secondo problema, l’impossibilità finanziaria dei Comuni. «Dal punto di vista delle finanza si sopravvive, ma senza la possibilità di progettare il futuro. I Comuni della Valle sono fermi, ci siamo dotati dei servizi di base grazie anche alla legge sulla compensazione, ma non abbiamo possibilità per il futuro. Il contributo transitorio è decrescente, il prossimo anno finirà, e ci verrà a mancare un cespite importante». Stesse considerazioni anche da parte degli altri sindaci, e la conferma arriva da Saverio Foletta, segretario per la subregione Verzasca in seno alla regione Locarnese e Vallemaggia nonché segretario dell’Associazione dei Comuni della Valle. Foletta abita in Valle, a Gerra condivide quotidianamente i problemi e il lavoro per assicurare un futuro. «Abbiamo progetti finanziati dal promovimento economico tramite la legge sugli investimenti di montagna: la pista di ghiaccio a Sonogno, la sede dei sub a Lavertezzo, diverse migliorie agli alpi caricati, investimenti nell’agricoltura, l’ingrandimento di una struttura alberghiera a Lavertezzo e adesso una a Vogorno. Altri stanno decollando, ma il fatto è che questi Comuni, compresi quelli del Piano, non stanno bene sul piano economico, le risorse finanziarie sono poche, e poi mi pare esiste un certo disorientamento, come una mancanza di fiducia, il non sapere dove andare».


2006 Nell’acqua la soluzione al problema delle scarse risorse finanziarie

«Unire le forze contro le difficoltà»

T

utti, Foletta compreso, puntano il dito sulla bocciatura, due anni fa, del progetto di aggregazione della cosiddetta “Grande Verzasca”. Da queste parti era visto come un’ancora di salvezza e di sviluppo, venendo a cadere ha un po’ tagliato le gambe lasciando anche qualche strascico. «In quel progetto di Grande Verzasca si era inserita la possibilità di un’entità regionale che assumesse progetti coinvolgendo tutti gli attuali Comuni. Bocciata l’aggregazione, caduta l’idea. Adesso con l’Associazione dei Comuni stiamo valutando la possibilità di riproporre iniziative per uno sviluppo regionale. Dobbiamo lavorare sui progetti, proporli, riunire le forze per la ricerca degli opportuni consensi e delle finanze». Saverio Foletta ci crede e come lui tanti in Verzasca. «Qualcosa si sta muovendo, sappiamo che il discorso è sì finanziario ma, ancora prima, di unione di intenti. Il no all’aggregazione ha comportato un po’ di scollamento, un senso di disorientamento. Adesso si tratta di ricompattare, e non basta una riunione. Sono fiducioso perché la Valle ha effettive risorse e poi la gente vuole che continui a vivere. Si tratta di far crescere un concetto regionale abbandonando definitivamente la strategia degli orticelli, e un concetto regionale comprende anche i Comuni del Piano. Dove tanti sono Patrizi della Valle, sono attaccati alle loro origini anche se

ci tornano solo qualche settimana l’anno». Stessa direzione e stessa fiducia anche da parte di Paolo Dedini, presidente dell’Ente turistico Tenero e Valle Verzasca: i progetti ci sono, la mancata aggregazione ha lasciato il segno, bisogna ricucire lo strappo «sia dal profilo umano che finanziario», bisogna lavorare fianco a fianco. «I progetti sono lì, nel concetto territoriale della Valle Verzasca, dove gli attori principali sono i Comuni, il Cantone, l’Ente turistico. Sono di grande respiro, con una lettura globale di tutto il comprensorio, si tratta di ripartire insieme in un clima di serenità». Dedini cita i 300 km di sentieri, accuditi da una squadra di operai affiancati dalla SEV, gli aspetti culturali, le chiese, il patrimonio artistico, la bellezza del territorio. Con il Museo della Verzasca si sta realizzando il sentiero didattico da Vogorno a Odro, «vero e proprio museo all’aperto per inserire cascinali e lavoro agreste in una fruizione turistica. Privilegiamo l’aspetto naturalistico del territorio, che è il nostro grande valore: natura, boschi, aria pura, bellezza dei luoghi, la storia che si respira ovunque, questo è il nostro valore aggiunto». I verzaschesi tengono al territorio. Gli alpi caricati, come Mognora e Fümegna tanto per rimanere in zona, sono stati ristrutturati e funzionano. Le infrastrutture sul fondovalle sono organizzate, scuole materne, elementari, medie, casa per

45

IL PROGRAMMA

Venerdì 24 marzo Vogorno 14.30 Visita alla scuola elementare 15.30 Visita ai malati Lavertezzo 17.30 Visita ai malati Vogorno 18.15 Incontro con tutti i Consigli parrocchiali della Valle e cena Sabato 25 marzo Lavertezzo 09.00 Visita al cimitero Corippo 10.00 Visita al cimitero 10.45 Santa Messa 12.00 Pranzo Domenica 26 marzo Lavertezzo 09.00 Santa Messa Vogorno 10.30 Santa Messa e incontro con la popolazione 12.30 Pranzo

IL PROGRAMMA anziani; mancano i negozi ma c’è il camion di una cooperativa che fa il giro nei villaggi. «Ma si fa presto a raggiungere il piano; il vero problema sono le risorse finanziarie» dicono i sindaci. Tutti puntano su quella grande risorsa che è l’acqua. La soluzione potrebbe consistere nell’Iniziativa cantonale sui canoni d’acqua. «Passasse, sarebbe una boccata d’ossigeno non solo per la Verzasca, ma per tanti territori di montagna» dice Silvio Foiada a Lavertezzo. «Potessimo fare qualche investimento anche i giovani rimarrebbero. Adesso ci siamo noi di una certa età, ma passata questa generazione il rischio è il vuoto», gli fa eco Claudio Scettrini da Corippo. Ivo Bordoli da Vogorno storce il naso guardando la diga quasi vuota, «un gran brutto vedere, la sfruttano al massimo. Però è vero che la soluzione stà proprio nell’acqua, è l’unico valore aggiunto che abbiamo insieme al paesaggio. L’abbiamo firmata in 61 Comuni, speriamo si arrivi ad una ripartizione più equa dei canoni».


2006

Il Vescovo in Verzasca ricorda mons. Bacciarini La voce del fiume in Verzasca è subito eco di storia, come un racconto: forte e nostalgico. Penetra nei ricordi con la stessa determinazione con cui scende a valle, levigando i grandi macigni e le rocce, lungo una strada scavata nei secoli. Richiama lavoro e fatica; la vita dura d’un tempo; la generosità e la fede di gente decisa e sincera come le sue montagne, che salgono alte e severe fin quasi a toccare il cielo, facendo da orizzonte e scenario. Alla voce del fiume si è subito ricollegato il Vescovo, facendo sosta nel piccolo cimitero – familiare e pure solenne – di Lavertezzo. Lapidi, nomi, date: la storia racchiusa nei volti e in un tratto di strada. Ricordo, preghiera, gratitudine: a Lavertezzo e nei cimiteri di Vogorno e Corippo. Le comunità visitate gli scorsi giorni e affidate a don Ernesto Barlassina, prevosto di Gordola e a don Dario Solo, che risiede a Brione. Una visita pastorale – la prima delle due previste in Verzasca – ben partecipata e seguita dentro una valle che ha forti radici cristiane. Che ha dato sacerdoti, religiosi e

suore alla Chiesa e ha donato due Vescovi alla nostra diocesi: mons. Aurelio Bacciarini di Lavertezzo e mons. Ernesto Togni di Brione. Ma pure il Vescovo Angelo Jelmini aveva dei legami con questa Valle, rimasta intatta lungo lo scorrere del tempo. Mons. Grampa ha avuto un ricordo particolare per mons. Aurelio Bacciarini, la cui causa di beatificazione è tuttora in corso. Potrebbe conoscere una svolta decisiva con il processo che il nostro Vescovo aprirà nel pomeriggio di lunedì 27 marzo, affidando a una speciale commissione (medici e teologi) l’attento e severo esame di una guarigione, ritenuta miracolosa. Un grande Vescovo, ha sottolineato mons. Grampa, richiamando l’importanza di ritrovarne messaggio e insegnamento. Un Pastore particolarmente attivo, nonostante la malattia che ne ha reso ulteriormente gravoso il servizio episcopale in un tempo certamente non facile. Ha così ricordato il Giornale del Popolo (quest’anno compie ottant’anni), l’Organizzazione cristiano sociale, la Compagnia di Santa Teresa, lo Scoutismo, l’Azione Cattolica: iniziative proposte con lungimiranza e portate avanti con

46

determinazione da questo Vescovo verzaschese, capace di leggere con attenzione e saggezza i segni dei tempi. La sua casa natale tra il fiume e la strada rimane voce e ricordo, documento sincero di dignitosa povertà. Appartiene ora alla Congregazione dei Servi della Carità di don Guanella, dove mons. Bacciarini entrò prima di essere chiamato a guidare la Chiesa ticinese. Mons. Grampa ha incontrato la gente, visitato i malati nelle case, ricambiato i saluti, lasciando sempre un messaggio di fiducia, coraggio, speranza, in un clima di reciproca accoglienza e di vera cordialità. Ha ricevuto un dono particolare e significativo dalla Società Escursionistica Verzaschese: una piccozza. Uno strumento per avere sicurezza e appoggio nel salire, con il sapore della fatica e la tensione, che diviene speranza, di raggiungere la vetta. Al momento della consegna nella chiesa di Corippo sono state ricordate le cime di questa Valle, ricca di tradizione e valori, forte come le sue rocce, luminosa come il suo cielo, costante e tenace come il suo fiume.


2006 Sette Parrocchie, un parroco, pochi abitanti ma una comunità unita, sostenuta dall’impegno dei laici

La “Valle dei Vescovi” mantiene accesa la fede

D

on Dario Solo è parroco delle sette Parrocchie della Valle, «la Valle dei Vescovi» dice citando mons. Ernesto Togni e Aurelio Bacciarini, per il quale è stato avviato il processo di beatificazione. Nato nel novembre del 1873 a Lavertezzo, ordinato sacerdote a 24 anni, entrato nella Congregazione di don Guanella, nel 1915 ne diventa superiore generale. Amministratore apostolico del Ticino, muore nel 1935 ed è sepolto nella cripta del Sacro Cuore a Lugano. Mons. Bacciarini è ricordato per lo zelo nella riorganizzazione dell’Azione Cattolica, nella promozione dell’insegnamento religioso e nella presenza del crocifisso nei luoghi pubblici. Diede vita e sostegno a numerose istituzioni diocesane, tra le quali il Giornale del Popolo, fondato nel 1926, e l’Organizzazione cristiano sociale ticinese. Un grande Vescovo. Oggi la realtà è diversa in Valle, dove il parroco è aiutato da altri sacerdoti del Piano per assicurare la Messa festiva in tutte le Parrocchie. «Gli abitanti sono circa novecento, distribuiti tra

villaggi e frazioni, per cui sono necessarie due cose: una crescente attività interparrocchiale e il sostengo dei laici». Infatti ci si sta muovendo in queste direzioni «con una buona rispondenza» precisa don Dario Solo, citando l’attività e l’aiuto dei Consigli parrocchiali e del Consiglio pastorale formato da una ventina di persone, che affianca il parroco appunto nell’attività pastorale in tutta la Valle. «E’ un aiuto importante, decisivo per molti aspetti: dalla catechesi per ragazzi ed adulti all’animazione parrocchiale, dalle attività per i giovani alla liturgia, come le letture della domenica che vengono meditate, preparate insieme. Lo stesso per la programmazione mensile dei canti e delle preghiere durante le funzioni liturgiche, così quando i sacerdoti arrivano per celebrare trovano tutto già previsto, senza dover improvvisare». A Vogorno ha sede la corale “Fonte viva”, che decora le funzioni in tutta la Valle, e «insieme al Consiglio pastorale si decide per le grandi feste, dove tenere le funzioni della notte di Natale o del

47

Sabato Santo». Sul piano religioso l’aggregazione funziona, è collaudata, con un buon esito anche per il mantenimento e il restauro delle chiese. A Vogorno la chiesa di Sant’Antonio, del Seicento, è stata rimodernata e nuovamente arredata negli anni Sessanta. San Bartolomeo è la chiesa madre della Valle fondata nel Duecento, rinnovata a più riprese, conserva numerose opere d’arte. Corippo è dominato dal campanile barocco della chiesa parrocchiale di Santa Maria del Carmine. A Lavertezzo la parrocchiale dedicata a Santa Maria degli Angeli ha una bella facciata tardo-barocca e reca numerose testimonianze artistiche della cura che la gente della Valle, emigranti compresi ha sempre dedicato alle sue chiese. E la tradizione continua, visto che d’estate ci si riunisce in una cappella ai monti, con Messa, pranzo, animazione. «L’occasione per ritrovarci nei luoghi alti, così importanti nella storia di questa Valle», commenta don Dario Solo, il parroco che, a dispetto del nome, anche in questa occasione è affiancato dalla collaborazione di tanta gente.


2006 VALLE VERZASCA BRIONE VERZASCA - GERRA VERZASCA FRASCO - SONOGNO 31 MARZO – 1 - 2 APRILE Obiettivo su Gerra, Brione, Frasco e Sonogno in Valle Verzasca

La risposta del presente a tradizioni di tempi antichi Una zona incontaminata, fuori dal tempo che passa e dalla frenesia quotidiana, che richiama un turismo di estimatori da varie parti del mondo. I sindaci puntano su un funzionamento sempre più efficiente delle strutture pubbliche.

B

astano pochi versi di una poesia di Elio Samara – “Er magn”, (La mano) – in dialetto di Lavertezzo, con qualche parola presa da altri paesi della Verzasca, in particolare da Brione, per rendere lo spirito di un tempo che rimane nella memoria di questa valle. «Cór nona/ um bevèva dal scossàà./ Cór máma: / dai mai metüü inssèma a squèla. / El pà / ugh fèva mèèt er mágn vèrta cóntra er crèsta, / – dopo vèèla netàda via – / e ti sciüsciàva tra el dedòmm a el signánd»… (Con la nonna / bevevamo dal grembiule. / Con la mamma: / dalle mani messe a scodella. / Il papà / ci faceva mettere la mano aperta contro la roccia, / – dopo averla pulita – / e succhiavi tra il pollice e l’indice). In Valle non hanno dimenticato quei tempi e quelle atmosfere, e questa autenticità è ciò che cercano anche i visitatori di oggi, i turisti, quelli del Piano, lungo una sorta di transumanza di ritorno, e quelli che arrivano da tutto il mondo. Angelo Scalmazzi, segretario comunale di Sonogno e Brione, ricorda quando, a Gerusalemme, il proprietario di un negozio, saputo che provenivano dalla Svizzera, citò Ginevra e Sonogno, e l’ultimo villaggio della Verzasca lo descrisse praticamente “palmo palmo”. Questo per sottolineare l’importanza del turismo, ma di un turismo un po’ speciale, quello appunto dell’acqua da bere nel palmo del “magn”. «Il turismo dell’acqua, dei monti, dell’aria pura, della natura incontaminata» indica Fabio Badasci, sindaco di Frasco e presidente dell’Associazione “Comuni della Verzasca”. Badasci calca l’accento sull’acqua, visto che è stato

proprio Frasco, nel febbraio dell’anno scorso, a lanciare l’iniziativa sui canoni d’acqua. Vi hanno aderito 58 Comuni e 90 Patriziati ticinesi, è più che mai sull’onda visto che è sul tavolo della Commissione energia del Gran Consiglio. Prima dell’estate dovrebbe arrivare il rapporto e se poi il Parlamento la respingerà «si va alla votazione popolare». Qui puntano molto su una nuova ripartizione dei canoni: «30% al Cantone, 65 ai Comuni, 5 ai Patriziati. E’ una buona soluzione per ridare vigore alle Valli». Per la Verzasca significherebbe circa un milione e mezzo l’anno. «I conti tornano visto che, quando si studiò il progetto di aggregazione dei sette Comuni della Valle, per farlo funzionare occorreva proprio questa cifra» conclude Badasci. Che però non la chiude lì, non se ne sta con le mani in mano ad aspettare il gruzzolo. «Il problema della Valle è essenzialmente uno, tener qui la gente. Allora occorre garantire i servizi, perché l’aria sarà fina, ma per andare a lavorare bisogna fare chilometri e uno affronta sacrifici a patto che ne valga la pena». Edy Salmina a Brione s’avvicina ai quarant’anni. Da sindaco. Li compirà alla fine della legislatura. Normale per lui riandare agli esordi, al Sessantotto. «Abbiamo vissuto un periodo favoloso. I nostri padri dovevano fare i conti con i centesimi, noi abbiamo trovato disponibilità ed apertura a tutti i livelli: comunale, intercomunale, cantonale… Questo ci ha permesso di realizzare cose importanti come una signora strada e praticamente tutte le infrastrutture». Per Brione cita il Centro scolastico, materne,

48

elementari e i primi due anni delle Medie per tutta la Valle; Posta, Raiffeisen e, con evidente soddisfazione, il Centro alimentari cui si sono aggiunti altri generi, aperto quando i negozi chiudevano, rimaneva il camion della Migros e poi nemmeno quello. «Per fortuna è nata questa cooperativa, che l’anno scorso ha raggiunto il milione di cifra d’affari e può permettersi un gesto di solidarietà come il camioncino che raggiunge le zone discoste… e sarebbe il caso di approfittarne di più». Brione è un po’ il centro commerciale della Valle, conta 212 abitanti ma non ha allori su cui vivere. «L’aggregazione non è passata ma disponiamo dei servizi essenziali. Dobbiamo dedicarci alla cura del territorio inteso come: spazi puliti, avvicinamento alla natura (anche attraverso la cultura), arte, poesia, insomma lo spirito di questa Valle». Non pensa al turismo di massa, ma a chi sa apprezzare un modo di vita alternativo allo stress, alla fretta, alla quantità. Per questo ricorda la nuova strada nella Val d’Osola, l’ampliamento della rete dei sentieri, le capanne, la via alta della Verzasca e soprattutto cita «un progetto che è un gioiello», ossia la microcentrale per la produzione e vendita di energia partendo ovviamente dall’acqua,

investimenti di 8 milioni. Un sogno? «Macché, siamo al vaglio degli uffici cantonali e federali, contiamo di partire a inizio 2007 e concludere in due-tre anni. Sarebbe un motore di sviluppo che ci permetterebbe la gestione del territorio senza continuare a rincorrere sussidi e finanziamenti».


2006 Le ricchezze storiche di una Valle e i sentieri della sua natura

Quattro stagioni di proposte per l’arte, lo svago e lo sport e proposte non mancano, ammetterebbe anche il commerciante di Gerusalemme. Dal 1975 è attivo a Sonogno il Museo della Val Verzasca nella settecentesca Casa Genardini, con una tipologia tipica della Valle. Promuove la conoscenza e la conservazione delle testimonianze legate alla cultura e alle attività agro-pastorali, con una base documentale ed esposizioni temporanee, compresa la filatura tradizionale della lana. Ha acquisito il mulino e la centralina idroelettrica di Frasco, restaurati e rimessi in funzione. Per le gite c’è l’imbarazzo della scelta. Per bravi escursionisti ecco la via alta della Verzasca che, costeggiando la cresta che separa questa Valle dalla Leventina e dalla Riviera, si snoda come un itinerario audace e selvaggio. Attraversa alpeggi, canaloni, valli laterali, collega cinque capanne (Cognora, Efra, Barone, Borgna, Fümegna), offre splendidi panorami sulle vette più belle del Ticino e consente l’incursione in una civiltà pressoché dimenticata. La cura come una figlia la “Società Escursionistica Verzaschese”, 23 anni di vita, oltre 400 soci. Sul fondovalle corre il Sentierone, che parte da Mergoscia o Tenero e termina a Sonogno lungo un percorso facile che può essere interrotto a ogni villaggio. “Un sentiero per l’arte” è uno spazio espositivo permanente in cui opere d’arte contemporanea dialogano con la natura; inizia a Lavertezzo, si immette sul Sentierone e lo percorre fino a Brione attraversando molti luoghi della memoria più autentica della Valle. Per chi vuol salire e trovare il formaggio di prima scelta ci sono gli alpi caricati, cinque solo a Sonogno (Redorta, Mugnaia, Magadino, Cagnoni, Vogornesso), Brione ha l’alpe Tencio, Frasco l’Alpe Valdo e la nuova capanna Alpe Costa, tra Efra e Cognora. Ma qui non si coniuga solo al passato. Sonogno promuove la sua vocazione sportivo-ricreativa con il Centro sportivo, d’inverno pista di ghiaccio e pista di fondo fino a Frasco, d’estate due campi da tennis e bocciodromo; il campo di calcio dell’AS Verzaschese è a Brione, Gerra propone il fondovalle e i monumenti come la bella parrocchiale. Frasco insiste con i ripari

valangari affiancandoli con il progetto di un ostello, che d’inverno potrebbe ospitare le famiglie poste in zona pericolo e d’estate servire al turismo. Questo ed altro per dar ragione ad Edy Salmina nel suo insistere sulla capacità della Valle di proporsi. Infatti a Brione si sta creando un parco ricreativo alle Gerre («ma tutta la Verzasca è una zona di svago», afferma convinto Fabio Badasci a Frasco) con un progetto che punta a salvaguardare la qualità del territorio: fienagione, piante idonee, zone di svago, percorso vita. Poi ecco il progetto “Uomo natura” per rendere ulteriormente attrattivo il fondovalle verso Sonogno, e la valorizzazione della Val d’Osola con sentieri antichi e nuovi, tra flora, fauna e ambiente. Per coordinare il tutto arriverà un Centro informazione a Brione, affinché la gente sappia come muoversi e conoscere la regione. Si sta passando dalla fase delle realizzazioni tecniche, le infrastrutture di base, a proposte ambientali e culturali. «Abbiamo dedicato cinque anni al progetto di aggregazione, che non è passato, adesso sappiamo che possiamo lavorare bene in proprio, ma nel contesto di collaborazioni puntuali, anche regionali. L’isolamento non è pagante, noi cerchiamo la ricucitura, la collaborazione, lo spirito di saper pensare insieme allo sviluppo regionale. Le tante proposte che

49

IL PROGRAMMA

Venerdì 31 marzo Riazzino 13.30 Visita alla scuola elementare Brione 14.30 Visita alla scuola elementare Brione e Gerra Verzasca 15.30 Visita ai malati Brione 18.00 Incontro con le autorità politiche della Valle e cena Sabato 1. Aprile Brione 14.00 Incontro coi ragazzi e bambini (oratorio) 15.15 Visita al cimitero Sonogno e Frasco 16.00 Visita ai malati Gerra 17.30 Visita al cimitero 18.00 Santa Messa 20.00 Incontro con la popolazione dell’Alta Valle 09.00 10.30 12.00 16.30

Domenica 2 aprile Sonogno Santa Messa Brione Santa Messa Pranzo Frasco Santa Messa

IL PROGRAMMA abbiamo oggi confermano che è finito il tempo del campanilismo» conclude da Brione il sindaco Edy Salmina.


2006

Conclusa la visita pastorale in Verzasca Brione, Gerra, Frasco, Sonogno: queste le comunità incontrate dal Vescovo nella sua seconda salita in Verzasca. Una tre giorni impegnativa e ben seguita dalle quattro Parrocchie, a cominciare dai piccoli delle elementari nel pomeriggio di venerdì: dapprima al Centro scolastico di Riazzino, poi a Brione. Momenti vivaci e sempre ben curati da docenti e bambini, contenti di avvicinare il Vescovo, conoscerlo, porgli domande simpatiche e spontanee. Se nella prima tappa in Verzasca mons. Grampa aveva incontrato tutti i Consigli parrocchiali, in questa seconda ha invece avuto uno scambio con le autorità comunali e patriziali. Dialogo utile ed efficace anche per indicare le prospettive del lavoro pastorale in Valle, tenendo conto del numero delle comunità, della realtà demografica delle stesse, della situazione particolare di due Parrocchie, come Gerra e Lavertezzo, con una porzione di territorio giurisdizionale in Valle e una porzione, la più popolosa, al piano.

Parlando con le autorità e con la gente, il Vescovo ha sottolineato la chiara intenzione di mantenere inalterati gli attuali confini parrocchiali, senza quindi prospettive di soppressioni o fusioni. Ha pure assicurato la presenza di un prete residente in Valle, responsabile di tutte le Parrocchie, risolvendo la particolare situazione di Gerra e Lavertezzo con due sacerdoti, ai quali affidare rispettivamente la porzione in valle o al piano. Mons. Grampa ha poi insistito sull’importanza di una pastorale d’assieme e unitaria, che coinvolga tutte le comunità, al di là di ogni campanilismo. Anzi ha indicato proprio nei campanili, che svettano sopra i caratteristici nuclei, degli elementi di unità, come altrettante “torri di comunicazione”, capaci di trasmettere messaggi da un villaggio all’altro, percorrendo l’intera Valle: da Vogorno a Sonogno e viceversa. Un orizzonte pastorale che rispetta l’identità di ogni Parrocchia e valorizza nel contempo le risorse di ogni singola comunità a beneficio delle altre, ponendosi così anche quale esempio

50

per altre vallate in analoghe situazioni, come pure per le stesse comunità civili. Questo invito è stato pure sottolineato durante l’incontro con gli adolescenti e i giovani nel pomeriggio di sabato a Brione, dove la positiva iniziativa dell’oratorio interparrocchiale (“per educare il cuore, la volontà, la creatività”, ha precisato il Vescovo) è già un’interessante proposta comunitaria. Sabato sera poi, incontrando la gente sempre a Brione, mons. Grampa ha ricordato ancora le preziose radici cristiane di questa Valle, invitando a conservare e trasmettere questo generoso patrimonio, nonostante le difficoltà e gli ostacoli frapposti dall’attuale contesto culturale. Con l’avvicinarsi delle festività pasquali anche l’impegnativo calendario di queste visite conosce una sosta. Riprenderanno a fine aprile con la Vallemaggia, le cui 25 Parrocchie saranno visitate entro fine giugno dal Vescovo, che parteciperà pure, la domenica 7 maggio, alla suggestiva e tradizionale processione in Gannariente.


2006 Le testimonianze della «tenace fede degli antenati» con chiese, affreschi e tesori artistici che coronano la bellezza della zona

Valle di memorie e di monumenti

C

i vuol poco a dimostrare che quando i sindaci parlano di cultura non lo fanno in astratto. A parte la cultura ambientale, del territorio, esistono fior di monumenti. La chiesa di Santa Maria Lauretana a Sonogno, edificata a metà Ottocento su un impianto del Quattrocento, conserva dipinti di Cherubino Patà (1827-1899), gloria artistica di Sonogno, tra cui una bella Natività. Dopo i corsi di Belle arti all’Accademia di Brera a Milano, nel 1854 affrescò la chiesa del suo paese, poi si trasferì in Francia, a Lione e Parigi dove conobbe il grande pittore Gustave Courbet di cui fu allievo, collaboratore e amico. La sua pittura si espresse soprattutto in paesaggi e ritratti. A Brione, dove risiede il parroco della Valle don Dario Solo, la prima chiesa di Santa Maria Assunta (festa patronale il 15 agosto) fu edificata a fine Duecento e tracce di affreschi trecenteschi di scuola giottesca sono arrivati a noi, resistendo all’ingrandimento dell’edificio che si ebbe a metà Cinquecento ed a successive ristrutturazioni. Antica, inizio Seicento, anche la Casa comunale, già sede anche della scuola, riattata diverse volte, l’ultima sei anni fa. Del

primo Settecento è il castello Marcacci, per la verità una dimora signorile edificata a mo’ di castello, con una propria storia nella vita della Valle e del villaggio. Interessante la chiesa parrocchiale di Gerra Verzasca, edificata tra il 1818 e il 1821, dedicata a San Giovanni Evangelista e alla Madonna del Rosario, ultima di una serie iniziata nel Trecento. L’edificio fu distrutto da una frana nel Quattrocento, fu ricostruito nel 1655 e venne letteralmente portato via dalla piena della Verzasca nell’agosto del 1817, per essere appunto ricostruito dall’anno dopo. «E’ una testimonianza della tenace fede dei nostri antenati», dice il sindaco Luigi Gnesa. Di particolare interesse il sagrato della chiesa parrocchiale di Frasco, circondato dalle cappelle della Via Crucis. Tra i personaggi della Valle va senz’altro citata Anna Gnesa (1904-1985) originaria di Brione. Autrice molto legata alla sua terra d’origine, alla gente e al paesaggio della Valle, ci porta con la sua opera a conoscere la realtà più intima di questo territorio. Con uno stile semplice racconta la vita della sua Valle, dei personaggi che vi abitavano, della sua natura,

51

di ogni cosa che è progressivamente scomparsa o fatta sparire. Non usa figure retoriche o giri di parole per descrivere la sua terra, ma un sentimento di intima e accorata partecipazione, come in questo brano tratto da “Questa Valle”, Dadò Editore: «Saranno stati poveri di scarpe e di polenta, ma la casa l’avevano tutti. Tra quei muri dove si nasceva e si moriva – la casa non era allora una fittizia dimora da vendere al primo venuto – tutto era semplice ed essenziale, e rispondeva a tradizioni di tempi immemorabili: il lume a olio, la rocca e il fuso, la madia per il pane, la cadora per il fieno e le biade, la falce e il rastrello, l’accetta, il laveggino di pietra ollare. Ciascuna cosa indicava un lavoro,un dovere, e la vita si svolgeva operosa, scandita da quell’andata al monte e all’alpe, da quelle fienagioni e raccolta di castagne e vendemmia e sagre, uguali da sempre. Fame, spesso, ma gaiezza. E cantavano. Sapevano cantare, allora, nel lavoro e nel riposo. Cori giovanili che si rispondevano sui pendii odorosi di fieno! Canzoni sull’alpe viola, la sera, tra le stelle e il ruscello! Ora non si canta più. Ora non si va più sull’alpe».


2006 VALLEMAGGIA BRONTALLO - MENZONIO BIGNASCO - CAVERGNO 28 - 29 - 30 APRILE Uno sguardo su Cavergno, Bignasco, Brontallo, Menzonio

L’Alta Vallemaggia vuole riconquistare i suoi abitanti ’Alta Vallemaggia e la Lavizzara richiamano l’idea di calma, quiete, serenità e naturalmente di aria pura, bei paesaggi montani e tutto un bagaglio tradizionale che ritroviamo nel lirismo di Giuseppe Zoppi. Ma si fa presto a riconoscervi anche la tensione critica di un Plinio Martini, che ha rilevato da par suo l’età di mezzo, quella della trasformazione, del cambiamento radicale tra passato e futuro. Dove la valle, le valli sono diventate altre rispetto a quel che erano, altre mentalità, usi e costumi. Sono due aspetti contrastanti, ma che convivono e insieme contraddistinguono questo territorio imprimendo quello che Michele Rotanzi, sindaco del fresco Comune di Lavizzara (sei paesi aggregati da poco più di due anni: Brontallo, Menzonio, Broglio, Prato Sornico, Peccia, Fusio) definisce «un dinamismo che induce ad essere ottimisti sul futuro. Stanno maturando tantissime cose e, se gli obiettivi verranno raggiunti, tra una decina d’anni qualcosa cambierà e in bene». Rotanzi pensa soprattutto a come mantenere i giovani in Valle, visto che qualche posto di lavoro c’è, ed altri si aggiungeranno. E soprattutto che qui si può vivere, e vivere bene, «con tanto spirito sociale, solidarietà e possibilità di comunicare, altro che isolamento». Ma al momento l’attrazione del piano rimane forte. «Se ne vanno a 14 anni per studiare, difficilmente tornano. Al concorso per un operaio comunale non s’è presentato nessuno della Valle, idem per la centrale di Peccia. Significa che il lavoro non manca, e poi si può anche fare i pendolari, l’essenziale è conservare l’amore per la propria Valle». Lui infatti lavora al piano, su e giù tutti i giorni, «ma ne vale la pena». Comunque cam-

biare, su questo insistono tutti, pur con ricette diverse, che adesso si stanno amalgamando. Per cambiare la situazione ci vogliono progetti forti. La Lavizzara s’è fusionata, lo stesso si apprestano a fare Cavergno e Bignasco con Cevio, dopo la recente decisione del Tribunale federale. Si voterà per la nuova amministrazione del “grande Cevio” già in autunno. «Avremo 1300 abitanti, e in crescita – precisa Alfredo Martini, fino ad allora sindaco di Cavergno – e soprattutto un programma intenso, con il quale si può realizzare quello che i singoli Comuni non potevano, ad esempio la riorganizzazione delle scuole e dell’amministrazione. Saremo ancora più attivi e attrattivi». L’impressione è che abbia ragione Michele Rotanzi quando indica che «qui si sta cambiando mentalità», com’è necessario per territori così ampi (Lavizzara è il più vasto Comune del Ticino, 187,5 kmq.), contraddistinti da una storia importante e fortemente radicata. Cambiare mentalità significa anche ridistribuire servizi e strutture, la sede definitiva del Comune dovrebbe andare nel palazzo Patriziale di Prato Sornico; quando i servizi mancano ecco lo spirito d’iniziativa, come per il negozio-cooperativa di Fusio e la richiesta di concentrare a Peccia l’ufficio postale per tutta la Valle. «Il vero problema di questi Comuni sono le finanze, che adesso ci permettono a malapena la manutenzione di quanto esiste», riconosce appena più in basso Bruno Donati, sindaco di Bignasco, il villaggio dei tre ponti, il più antico a schiena d’asino, quello di mezzo ad arco, il recente in beton. Problemi finanziari che non hanno comunque impedito realizzazioni importanti, perché da

52

queste parti si trovano zone tra le più belle e meglio conservate in assoluto, non a caso alla Bavona è stato appena assegnato l’importante “Premio internazionale Carlo Scarpa” per come è conservata e gestita. «Un riconoscimento alla Valle, ai valligiani, a chi ha operato e opererà, perché questa Bavona è frutto di secoli di fatiche, lavoro e intelligenza» sintetizza Giorgio Balestra, originario del Gambarogno, che vive nella capitale, col cuore quassù da quando per la sua competenza (è stato a capo della Pianificazione cantonale) venne chiamato a presiedere la Fondazione Bavona, nata 16 anni fa «per aiutare ad organizzare gli interventi sul territorio». Ma tutti qui si danno un gran daffare. C’è l’Ofima che dà un contributo sostanziale, alcune industrie e piccole imprese artigianali, tante iniziative, dalla Società alpinistica Valmaggese (SAV) al Coro Bavona del Mo. Inselmini. Bignasco tra Comune e Patriziato ha molto investito nel ripristino degli alpeggi, soprattutto a San Carlo e Robiei. Con maggio apre la stagione del turismo, valli, montagne, sentieri, capanne cui si sta aggiungendo quella nuova di Fiorasca, in alto sopra Fontana, territorio di Cavergno. Prelude alla stagione ormai alle porte dei monti e degli alpi, fondamentale per far vivere dall’alto questo territorio. A Brontallo la Fondazione Monti e Paesaggio da anni sta ristrutturando e recuperando beni fondamentali quanto trascurati negli anni del cambiamento: dal ripristino di terreni agricoli alla pulizia di prati e boschi, al rifacimento di muri a secco, con un forte investimento nel grande vigneto accanto a quello splendore di architettura rurale che è il villaggio, e nel recupero delle selve castanili. «Il vigneto – precisa Giacomo Fiori – esisteva fino a metà degli anni ’50, uve americane, adesso americane e cabernet. Quest’anno si inizia a vinificare, verrà realizzata una cantina con negozio, ci saranno due posti di lavoro in più, il problema è trovare le persone che gestiscano poi il vigneto».


2006 Mentre funziona alla perfezione la collaborazione fra i tre parroci

Puntuale alla prima di maggio la processione di Gannariente arà presente anche il Vescovo quest’anno alla Processione di Gannariente la prima domenica di maggio. Il percorso di circa 9 chilometri si snoda lungo la Valle Bavona fino all’oratorio di Gannariente, ai confini con San Carlo-Bignasco. Nelle quattro ore circa di cammino si canta, si prega, si recitano le litanie sostando all’oratorio di ogni “terra”, per concludere con la Messa e la benedizione della campagna nell’oratorio dedicato alla Natività di Maria, tra enormi macigni la chiesetta, sorta alla fine del Cinquecento, è preceduta da un porticato e al suo interno un’imponente inferriata separa la navata dal coro. Le pareti sono affrescate con scene di vita della Madonna, e l’antica ancona nordica, donata da un cavergnese, è ora esposta al Museo di Vallemaggia a Cevio. Salendo da Cavergno lungo la strada della Valle s’incontra dapprima l’oratorio di San Luigi Gonzaga. Ogni villaggio ha poi un proprio oratorio gestito dagli abitanti, i “terrieri”, tranne quello della Bolla, che appartiene alla Parrocchia di Cavergno. A Mondada la cappella è dedicata all’Addolorata; a Fontana alla Madonna della Cintura o della Consolazione; a Sabbione alla Santa Croce; a Ritorto a Santa Caterina d’Alessandria; a Foroglio alla presentazione della Vergine; a Roseto a Santa Maria Maddalena; a Fontanellata a Maria Ausiliatrice; a Faedo alla Madonna di Loreto; a Bolla alla Madonna di Lourdes; a Sonlerto a San Giuseppe per poi giungere appunto a Gannariente. L’ultima “terra” è San Carlo, dove nel Seicentesco oratorio sono conservati gli affreschi strappati alla cappella della Presa, dall’altra parte della Valle. Lungo l’antica mulattiera della Bavona sorgevano molte cappelle, alcune tuttora esistenti, come quella “dei dolori” poco oltre Cavergno, con un affresco della Madonna col cuore trafitto da una spada e medaglioni con i sette dolori; la cappella del Cantom, con dipinti di Romano Dadò del 1980, e la settecentesca cappella “della Varda” dedicata alla Madonna di Re. A Cavergno la parrocchiale è dedicata a Sant’Antonio da Padova. Ha una Via Crucis del Rinaldi e l’attento restauro del suo interno viene inaugurato sabato dal Vescovo. A Bignasco, accanto alla parrocchiale

dedicata a San Michele, va ricordato l’oratorio della Madonna di Monte. La parrocchiale di Brontallo, dedicata a San Giorgio, ha un bel soffitto a cassettoni del ’600 e accanto sorge l’Ossario con affreschi della seconda metà del ’500; molto amato dalla popolazione anche l’oratorio di Marconeggia. Il pittore dell’Ossario di Brontallo è autore anche dell’affresco dietro l’altare della parrocchiale di Menzonio dedicata ai Ss. Filippo e Giacomo. L’oratorio dell’Assunta è stato affrescato da Giacomo Pedrazzi di Cerentino, e il 15 d’agosto vi si tiene una partecipata festa con processione nel paese. Tutte le quattro Parrocchie, più le altre della Lavizzara e quelle della Rovana (Linescio, Niva, Campo Vallemaggia e Cimalmotto), oltre all’assistenza spirituale nel Centro socio-sanitario di Cevio, sono affidate ai tre sacerdoti residenti nella casa parrocchiale di Bignasco: don Paul Monn, parroco; don Jean-Luc Martin e don Roberto Mingoy. «Tutti e tre proveniamo dal seminario Redemptoris Mater di Melano, ci conoscevamo già, e questo è stato un vantaggio», precisa don Monn. Gli abitanti non saranno moltissimi, ma il territorio è vastissimo. «Facciamo 8-9.000

53

IL PROGRAMMA

Venerdì 28 aprile Cavergno 16.30 Sala multiuso. Incontro con gli allievi della scuola elementare di Bignasco e Cavergno Menzonio 18.00 Santa Messa Saluto del consiglio parrocchiale. Visita al cimitero. Aperitivo e incontro con la Popolazione sul sagrato della chiesa Sabato 29 aprile Cavergno 13.30 Visita agli anziani e malati 16.30 Sala multiuso - incontro con la popolazione 17.30 Visita al cimitero 18.00 Santa Messa con l’inaugurazione dei restauri della chiesa 19.30 Rinfresco con la popolazione 20.45 Cena con le autorità comunali, patriziali e parrocchiali Domenica 30 aprile Bignasco 10.00 Santa Messa e visita al cimitero 11.30 Aperitivo con la popolazione 12.30 Pranzo con le autorità comunali, patriziali e parrocchiali Brontallo 17.00 Visita al cimitero 17.30 Santa Messa Aperitivo con la popolazione 20.00 Cena con le autorità comunali, patriziali e parrocchiali

IL PROGRAMMA


2006

Iniziata la visita pastorale in Vallemaggia Alla Vallemaggia, con le sue 25 Parrocchie, è rivolto l’itinerario della visita pastorale in questi mesi, fino all’estate. In un clima familiare e di sincera cordialità, Bignasco, Brontallo, Cavergno, Menzonio hanno aperto, lo scorso fine settimana, il denso calendario, già approntato da tempo. “E’ una gioia venire in mezzo a voi”, ha commentato il Vescovo, incontrando la gente a Cavergno e ricordando le sue numerose salite in Valle per supplenze, quando era rettore al Papio. Le Parrocchie dell’alta Valle, da Cevio in su, con le suggestive ramificazioni della Lavizzara, della Rovana e della Bavona, sono affidate a tre giovani preti: don Paul Monn, don Jean-Luc Martin, don Roberto Mingoy, che hanno ricevuto la loro formazione nel Seminario Redemptoris Mater di Melano e nell’ambito del cammino neocatecumenale. Il Vescovo ne ha sottolineato il serio impegno e la generosa dedizione a favore di queste comunità. Ricordando il GAIV (gruppo animazione interparrocchiale Vallemaggia), che per decenni fu un “motore pastorale” in Valle, mons. Grampa ha insistito, durante l’incontro con la popolazione di sabato pomeriggio, su significato, valore e funzione delle zone pastorali e della pastorale d’insieme, oggetto peraltro di studio dei Consigli diocesani

km l’anno, ci siamo organizzati in modo da assicurare una presenza integrata nelle varie Parrocchie, anche con l’aiuto di un sacerdote che nei fine-settimana ci raggiunge dal Papio di Ascona». Presenza integrata si traduce nelle Messe assicurate con regolarità e in un’attività interparrocchiale, che prevede momenti comuni come la preparazione alla Cresima e alla Prima Comunione tutti insieme a Bignasco, la Lectio divina in tre punti (Cavergno, Broglio, Peccia San Carlo), le grandi festività come Natale e Pasqua in tre chiese: Bignasco o Cavergno, Prato Sornico (con presepe vivente la notte di Natale), Cimalmotto o Campo. Tutti i venerdì

proprio in questi mesi. Precisandone i contenuti e le prospettive operative, il Vescovo ha sottolineato che la zona pastorale non è una Parrocchia più vasta, ma un integratore delle Parrocchie, un motore e un incentivo per le attività parrocchiali, un collante per portare unione tra le varie comunità, per superare i campanilismi, per dare maggiore visibilità alla dimensione religiosa, sostenendo così anche la stessa testimonianza. Ha esplicitamente ribadito che non intende procedere a fusioni parrocchiali, fin quando in una singola comunità è ancora attivo un gruppo di persone disposte a seguire la vita parrocchiale nei suoi diversi aspetti. La fusione infatti potrebbe condurre alla perdita di valori storici, culturali, affettivi, che invece vanno mantenuti, difesi e promossi. Senza dimenticare le possibili incidenze finanziarie conseguenti a determinate fusioni, che potrebbero comunque entrare in linea di conto là dove le singole situazioni dovessero imporlo. Per l’intera (lunga e vasta) Valle vanno ipotizzate due zone o una sola? La domanda rimane aperta e mons. Grampa ha promesso di ritornare ancora per una serata con la gente, in cui approfondire questi temi di particolare attualità. Del resto, man mano che porta a termine la visita pastorale in un singolo vicariato o in una regione, il Vescovo istituzionalizza queste

sera animazione per giovani nella sala San Giuseppe a Cavergno. Ogni anno un pellegrinaggio, l’anno scorso a Loreto-Assisi-Cascia, quest’anno a Roma, allargato anche alle Parrocchie della media Valle, con le quali viene realizzato anche il Bollettino, quattro volte l’anno. Problemi? «Nessuno, solo l’obiettivo di ben servire; la gente quando ti conosce ti accoglie come un amico» conclude don Paul Monn.

54

zone, invitando le persone (preti e laici) a renderle operative. Né va dimenticato che la riflessione sulle zone e sulla pastorale d’insieme, che ritrova le sue radici nelle proposte conciliari del Vaticano II, è aperta da tempo in diocesi, anticipando per certi aspetti il discorso, che avviene ovviamente su altri livelli, delle fusioni comunali. Da notare in questa visita alle citate quattro Parrocchie (venerdì a Menzonio; sabato a Cavergno; domenica a Bignasco e Brontallo, rispettivamente al mattino e al pomeriggio), la tappa di Cavergno, in cui il Vescovo ha inaugurato, in un clima di vera festa e di bella partecipazione popolare, i restauri della chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Antonio. Un restauro ben riuscito che ha dato a questo edificio luminosità, armonia e suggestiva bellezza. Ma – come sottolineato da mons. Grampa e dal presidente del Consiglio parrocchiale Fausto Rotanzi – la bellezza della chiesa di sasso deve ritrovare corrispondenza nell’armonia della chiesa di pietre vive, che è la comunità. Domenica prossima mons. Grampa sarà ancora in alta Valle per partecipare alla suggestiva processione di Gannariente al mattino, mentre nel pomeriggio salirà a Prato Sornico per incontrare la gente del nuovo Comune di Lavizzara, di cui benedirà il gonfalone.


2006 Nuove iniziative per il potenziamento delle strutture sociali, culturali e turistiche

Agenda piena per le attività dei Comuni

C

ambiare mentalità significa rifiutare l’idea di essere una fotografia del passato, oggi oltretutto improponibile. «Questi paesi di Valle non devono essere ammirati come un museo, con occhio nostalgico al passato, ma anche al presente, con la gente che vi abita, vi lavora, cresce una famiglia», sostiene da Cavergno Alfredo Martini. «Allora sarà più facile capire problemi, esigenze e anche la richiesta di maggiore attenzione alle zone di periferia per quello che offrono e rappresentano». Che tradotto significa: nuove iniziative ma nel rispetto del passato. Sono coscienti che l’alta Vallemaggia e la Lavizzara possono dare molto in qualità della vita, al turista e prima a chi resta o sceglie di risiedervi, ma che sono necessarie anche condizioni all’altezza dei tempi. In Lavizzara, sempre per trattenere in Valle i giovani, si ventila anche un abbassamento del moltiplicatore. «Sarebbe un grosso incentivo, difficile ma non impossibile» per il sindaco Ro-

tanzi. Intanto il 1. maggio si inaugura il nuovo “Sentiero delle sculture”, il 7 è la volta del nuovo gonfalone del Comune, presenti il Vescovo e l’on. Gendotti, il 25 del nuovo parco giochi a Menzonio, realizzato dalla Pro su terreno comunale. I Patriziati sono impegnati nella cura del territorio: quello di Menzonio con gli alpi di Lareccio (bestiame minuto) e Cocco (cascine affittate ad appassionati di montagna); quello di Brontallo con l’alpe in Valle Serenello (con diversi corti) e l’alpe Spülüi, ancora caricato a capre. In basso si lavora ormai al nuovo Comune di Cevio sulla base di un progetto ormai valutato e approvato in tutte le sue componenti, con particolare riferimento ad «un vero rilancio socio-economico e demografico», a «servizi di qualità e vicini ai cittadini», alla possibilità di «gestire attivamente il nostro vasto e pregiato territorio», alle condizioni per «sostenere e promuovere attività sociali, culturali, sportive». E’ un documento

55

particolareggiato, che sta diventando una sorta di agenda in vista di un’aggregazione ormai vicinissima. L’attesa è forte, e anche la voglia di fare. «Il rischio, in attesa di una decisione definitiva, era che si marciasse un po’ sul posto. Adesso la decisione c’è, ed esistono tutte le condizioni per finalmente partire con il passo giusto. Le cose da fare, previste nel progetto, sono veramente tante e in grado di dare una marcia in più all’alta Vallemaggia», afferma il sindaco di Cavergno Alfredo Martini. Da Bignasco Bruno Donati rileva la volontà di sistemare e migliorare la piscina, di promuovere un Centro sportivo «in chiave regionale per la Vallemaggia e Valli superiori», di promuovere una nuova zona edificabile in zona Campagna. Insomma l’agenda è fitta e i finanziamenti adesso sono più vicini.


2006 VALLEMAGGIA GORDEVIO - MOGHEGNO - AURIGENO 12 - 13 - 14 MAGGIO Vallemaggia: esplorando Gordevio, Aurigeno e Moghegno

Il pennello di madre natura e l’arte di Antonio Vanoni Mentre Gordevio progetta l’aggregazione con Avegno, Aurigeno e Moghegno tracciano un primo bilancio positivo dopo due anni di permanenza nel nuovo Comune di Maggia. La bellezza naturale del territorio e quella degli artisti della Valle, dall’Orelli al Vanoni.

T

re villaggi, due Comuni, una Parrocchia. Al di là dei numeri, Gordevio, Aurigeno e Moghegno sarebbero da percorrere a piedi, tanti sono i motivi di interesse. Confermano in pieno la vocazione del Ticino ad avere una marcia in più, dove il passo delle città è quello delle metropoli (con tanto di visite di ambasciatori e capi di Stato, ma soprattutto con eventi spettacolarculturali di richiamo internazionale), e quello dei villaggi è da città. Qui non manca nulla: il paesaggio attorno alla Maggia è davvero interessante, la storia si respira ad ogni pie’ sospinto, l’accoglienza completa, dai punti di ristoro e relax al soggiorno e al richiamo gastronomico. «E’ una zona molto valida sul piano turistico, con importanti motivi di interesse e ottime possibilità di soggiorno», conferma Fabio Lafranchi, direttore di Vallemaggia turismo. Intendiamoci, turismo non significa immobilità, nemmeno questa parte della Valle è né vuol essere un Museo. «Aurigeno e Moghegno sono le due frazioni del nuovo Comune che, con Maggia, hanno il maggior incremento di popolazione» indica il sindaco Fiorenzo Quanchi. C’è una discreta attività edilizia, arrivano nuove famiglie, i giovani se ne vanno ma poi tornano. La bellezza, il piacere, il senso di libertà del vivere in Valle si affiancano alla comodità della vicinanza alla città, alle vie di comunicazione, quindi alla possibilità di spostarsi agevolmente, di lavorare altrove per poi rientrare. Intanto preme l’attualità, ed anche in questi villaggi della bassa Vallemaggia l’asticella politica e sociale è data dall’aggregazione. Dal 5 aprile di due anni fa sono già in buona compagnia Aurigeno e Moghegno, con

Coglio, Giumaglio, Lodano, Maggia e Someo a formare il Comune di Maggia, mentre Gordevio punta in tempi ravvicinati all’aggregazione con Avegno. Decisamente buono il bilancio di chi il passo l’ha fatto. «Già con lo studio preparatorio eravamo riusciti a convincere la gente, che infatti ha detto sì nella misura di oltre l’80%. I primi

due anni hanno confermato le premesse, nel senso che siamo riusciti a realizzare quanto ci prefiggevamo, come il nuovo asilo a Moghegno che inaugureremo prossimamente, ma già funziona da settembre e l’impianto raccolta rifiuti ad Aurigeno». Il 10 giugno si inaugura il nuovo gonfalone e Fiorenzo Quanchi pone l’accento sul fatto che, soprattutto per gli agglomerati piccoli, decisiva è la concretezza, il “fare”. Traccia un bilancio decisamente positivo perché «ad un certo punto lo stato delle finanze obbligava all’immobilità, adesso abbiamo ripreso fiato con un Comune di circa 2500 abitanti, moltiplicatore ritoccato in basso e prospettive ragionevolmente realizzabili». Aurigeno si appresta a trasformare l’ex Casa comunale, di proprietà del patriziato,

56

in biblioteca, per raccogliere i 13.000 volumi di Angelo Casè donati dalla famiglia. A Moghegno il Patriziato si sta occupando della sistemazione della “carraia”, il sentiero pedonale che si addentra in questo magnifico tratto di campagna. Chi l’aggregazione ancora non l’ha raggiunta ci spera molto. Gordevio si sta preparando al futuro con Avegno, 1500 abitanti in due, la prospettiva di mettere insieme situazioni già compatibili. «I Municipi sono d’accordo, pensiamo sia una buona soluzione anche perché siamo simili in diverse cose», sostiene Mario Laloli, impresario, sindaco di Gordevio da 12 anni, prima vicesindaco da 8, presidente del Patriziato da 36. Entro l’estate sarà pronto il rapporto, la votazione consultiva si potrebbe avere prima di Natale, massimo inizio 2007, per tenere regolarmente le elezioni per la nuova legislatura l’anno successivo. Laloli cita i campeggi di Gordevio e Avegno, le case di vacanza, il fatto che nei periodi di punta dell’estate la popolazione quadruplica ed anche più, «il regalo fatto a tutto il Locarnese» con la discarica per il materiale di demolizione, il cospicuo investimento nell’acquedotto («abbiamo l’acqua

buona»), la piazza per la raccolta dei rifiuti verdi realizzata con Avegno, i cinque contadini ancora attivi in paese, gli alpi affittati dalla Parrocchia per essere ristrutturati, Mergozzo e Brunescio regolarmente caricati, Archeggio e le sue capre abitato tutto l’anno, l’alpe di Nimi, diventata capanna, proprietà del Patriziato di Maggia. Niente da dire, situazione buona, «se non fosse per le pessime finanze, per le quali l’unica soluzione è l’aggregazione».


2006 Significative testimonianze storiche, rurali, artistiche e religiose attraggono un turismo “esigente”

Tra carraie, sentieri e viuzze un paesaggio da percorrere a piedi

V

ale la pena percorrere questo territorio a piedi, perché sono parecchi i motivi di interesse, le caratteristiche di questi villaggi, i tratti tipici che poi concorrono a delineare la loro identità. Interessante è risalire Gordevio lungo i ponti e i lavatoi, attraversando i nuclei storici di Villa e di Briee sui ponti in sasso ad arco costruiti nel Settecento. Tra carraie, sentieri e viuzze si incontrano tre lavatoi anch’essi in pietra e altre memorie che da queste parti conservano con affetto. E’ allo studio la sistemazione della zona golenale dei Saleggi, con lo scopo di rivalutare le “lanche” ossia ruscelli che tagliano la pineta, risanando così un ecosistema pregiato nel quale si vorrebbe inserire un campeggio di tipo non invasivo. A Gordevio, non è un’attrazione ma uno splendido servizio, ha sede la Piccola casa della Divina Provvidenza Cottolengo, da due anni Fondazione, sorta nel 1973 e retta dalle suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo. E’ una Casa per anziani medicalizzata e privata, una settantina di posti, una ventina di suore, di cui alcune in servizio a tempo pieno, affiancate da personale laico. E’ un riferimento per i Comuni della zona, per il Locarnese e anche oltre. Aurigeno significa Vanoni,

ossia Giovanni Antonio Vanoni (1810-1886), il pittore che nel paese natale e nelle vicinanze ha lasciato molte testimonianze preziose. L’itinerario che accompagna tra affreschi, ex voto e cappelle dipinte, inizia appunto ad Aurigeno per l’andata e ritorno a Dunzio, dove sorge un bell’oratorio ed è punto panoramico da cui ammirare il fondovalle. Un opuscolo della serie “Sentieri di pietra” aiuta a trovare, riconoscere e ammirare dipinti anche oltre Aurigeno. Cioè a Moghegno, anch’esso sulla sponda destra, il villaggio richiama le castagne e la “grà”, dove vengono essiccate. Ci ricordano che per secoli, e ancora oltre la metà del Novecento, castagne, patate, polenta, formaggio e prodotti della mazza rappresentavano l’alimentazione tipica dei territori prealpini e del Ticino. A Moghegno l’essiccazione delle castagne con la “grà” è ripresa da una ventina d’anni, e non è solo una rappresentazione del passato; le castagne sono buone anche oggi. Anche qui, lungo un altro sentiero di pietra, si incontrano affreschi del Vanoni, cantine sotto roccia, fontane scavate nella pietra, due torbe risalenti addirittura al Quattrocento, una restaurata e l’altra lo sarà presto; lo splendido oratorio dell’Annunciata in

IL PROGRAMMA

Venerdì 12 maggio Aurigeno 14.35 Ronchini - Centro scolastico Bassa Vallemaggia: incontro con le Scuole Elementari Moghegno 17.00 Visita al cimitero 17.30 Santa Messa interparrocchiale. Incontro con la popolazione Aurigeno 19.15 Cena con i Consigli parrocchiali di Aurigeno e Moghegno Gordevio 20.30 Casa Cottolengo: incontro con la popolazione delle tre Parrocchie Sabato 13 maggio 09.00 Centro Ronchini: incontro con il gruppo Scout AEEC Sassifraga Vallemaggia e con i bambini e ragazzi delle Parrocchie Gordevio 12.15 Pranzo con il Consiglio parrocchiale e le Autorità civili e patriziali 14.00 Sala patriziale: incontro con le Autorità civili e patriziali 15.15 Incontro con i Samaritani nella sede del Campetto 16.30 Visita al cimitero 17.00 Santa Messa interparrocchiale, con malati, anziani e parrocchiani Segue incontro con la popolazione Domenica 14 maggio Aurigeno 08.30 Visita all’oratorio del Carmelo 09.30 Visita al cimitero 10.00 Santa Messa interparrocchiale segue incontro con la popolazione Moghegno 11.30 Incontro con le Autorità civili e patriziali di Aurigeno e Moghegno 12.45 Pranzo con le Autorità civili e patriziali di Aurigeno e Moghegno Aurigeno 14.30 Incontro in chiesa parrocchiale con le famiglie e i giovani delle tre Parrocchie 15.30 Concerto in chiesa parrocchiale con l’organista Giovanni Galfetti. Ringraziamenti di chiusura 17.00 Incontro con i Consigli parrocchiali delle tre Parrocchie

IL PROGRAMMA

57


fondo alla campagna, nei pressi del ponte per Aurigeno, porta anch’esso affreschi dal pittore di Aurigeno. Il nucleo per quanto piccolo è tra i più belli in assoluto, con diverse case antiche, porticati e loggiati incorporati nelle abitazioni, le corti interne… «L’attrazione maggiore rimane sempre la Maggia, ma raccolgono crescente interesse i sentieri di pietra e le particolarità di questi villaggi. Il turista diventa sempre più esigente, va bene sole e fiume, ma cerca anche le particolarità del territorio e qualcosa di tipico, unico, che qui si può davvero trovare» conferma Fabio Lafranchi direttore di Vallemaggia turismo, che cita poi l’escursionismo montano, con un’importante rete di sentieri ben tenuti anche grazie alla collaborazione dei Patriziati.

2006

Una visita con il sapore del ritorno La sassifraga cresce in zone montuose, fredde, per lo più tra i sassi; ha foglie carnose, fiori in grappoli, petali bianchi o gialli o rossi. Gli esploratori della Vallemaggia l’hanno scelta per dare il nome alla loro sezione, in una prospettiva di programma e di impegno. Una pianta che cerca spazi vitali tra i sassi richiama subito l’andare contro corrente, quindi una prospettiva di forza e di libertà. Anche lo scout è chiamato ad essere così, con le sue scelte precise, essenziali e concrete. Il Vescovo ha incontrato la Sezione Sassifraga sabato mattina nel suggestivo orizzonte del Centro scolastico dei Ronchini, dove nel pomeriggio di venerdì aveva invece salutato i piccoli delle elementari. Due momenti importanti e significativi della visita pastorale alle comunità di Gordevio, Aurigeno e Moghegno, affidate a don Mathew Paikatt, originario del Kerala (India) e giunto nella nostra diocesi la scorsa estate. I piccoli delle elementari hanno “bombardato” il Vescovo di domande; gli scout lo hanno

coinvolto nei loro “giochi”: fraseggi di fantasia, creatività e socializzazione. Mons. Grampa li ha incoraggiati a proseguire, sintetizzando la loro avventura lungo quattro coordinate, come altrettanti punti cardinali. Il contatto con la natura; la conoscenza di se stessi; l’incontro con l’altro, che diviene compagno di viaggio e scoperta; e infine l’incontro con l’Altro, per andare oltre, cercando risposte agli interrogativi sulla stessa esistenza. Pure la sosta con la Sezione Samaritani di Gordevio è stata momento significativo. Il Vescovo ha richiamato la parabola evangelica, incoraggiando la Sezione – presentatasi con una interessante esercitazione – a proseguire su una strada, che è pista di Vangelo, combattendo il dilagante individualismo e dando una mano ai fratelli e alle sorelle in difficoltà. La visita dello scorso fine settimana assumeva poi un significato particolare nell’orizzonte dei ricordi e magari pure della nostalgia, visto che mons. Grampa ritornava in due comunità, Aurigeno e Moghegno, che l’ebbero parroco dal

58

1975 al 1979. “Chi avrebbe mai pensato 30 anni fa, quando la Provvidenza aveva predisposto che potessi essere vostro parroco, trascorrendo tra voi anni molto belli, intensi e generosi, che sarei ritornato come vostro Vescovo? Ed invece eccomi qui nella nuova funzione che, per quanto povera e limitata possa essere la mia persona, è quella di garantire la continuità apostolica e rappresentare il supremo Pastore delle anime, che è il Signore Gesù”, ha infatti sottolineato non senza commozione, salutando la gente delle due Parrocchie. Una visita ben preparata e ben partecipata, sia durante le celebrazioni, sia nei vari incontri che il Vescovo ha avuto con la gente e con le autorità comunali, parrocchiali e patriziali, in un clima simpatico e costruttivo. Un itinerario pastorale concluso con il concerto del maestro Giovanni Galfetti all’organo di Aurigeno nel tardo pomeriggio di ieri: ricordo, elevazione e gratitudine.


2006 Da otto mesi Matteo Paikatt (indiano del Kerala) è alla guida delle tre comunità

Don Mino torna nella “sua” Parrocchia lì da solo otto mesi, ma già lo chiamano familiarmente don Matteo. Parroco di Gordevio, Aurigeno e Moghegno è don Matthew Paikatt, 54 anni, indiano del Kerala, studi a Roma dove si è laureato in patristica orientale. Rientrato in Kerala nel 1990, è stato rettore per sei anni del Seminario diocesano minore, poi parroco in tre diverse Parrocchie, da settembre in Vallemaggia. «Mi trovo bene, la natura è bella, la gente accogliente. All’inizio mi sono dedicato a studiare la cultura e la lingua, conosco anche il tedesco per diversi soggiorni in Germania, e nel frattempo ho avviato l’attività pastorale». Nella Parrocchia retta per tre anni dall’allora don Grampa, il Vescovo che ora ritorna in visita pastorale, don Matteo ha trovato «una valida, costante collaborazione di tanti volontari che mi aiutano, come il gruppo di mamme che organizza incontri e feste per bambini e ragazzi, che nella Settimana Santa ha preparato un’intensa Via Crucis a Gordevio, con la partecipazione di fedeli anche delle altre Parrocchie, che si dedica alla cura delle chiese». Qui don Matteo ha trovato la vicinanza dei confratelli sacerdoti, e

anche un clima familiare con gli altri due preti, le cinque suore al Laboratorio protetto di Claro e alcune famiglie originarie del Kerala. Per l’attività pastorale punta sulla collaborazione interparrocchiale nel rispetto delle autonomie. Gordevio è la Parrocchia delle pergamene. In pelle di pecora e vitello, ne sono rimaste 45 dopo l’incendio del 1971 nell’archivio parrocchiale, risalgono al Due e Trecento, sono curate con competenza da Gaudenzio Maddalena. Documentano fatti e situazioni locali, tra cui quello straordinario slancio umanitario che fu la liberazione degli schiavi. «I gordeviesi facevano scrivere le lettere al parroco, in archivio ce ne sono 124, poi si recavano a Genova dove, pagando, liberavano uno schiavo», riferisce Maddalena. La chiesa parrocchiale dei Ss. Giacomo e Filippo è, con l’attiguo ossario, monumento di importanza cantonale. Menzionata già a fine Duecento, ampliata a più riprese, conserva preziosi arredi sacri portati dagli emigranti (calici, teche, piviali ecc.) e presenta significative tele di artisti della Valle, da Antonio Orelli al Vanoni ad Agostino Meletta. Anche l’ossario è affrescato dall’Orelli. L’oratorio

59

di Sant’Antonio abate conserva donazioni degli emigranti in California e alcune opere del pittore Antonio Rinaldi di Tremona. Sul fondovalle e sui monti si contano numerose cappelle. La parrocchiale di San Bartolomeo ad Aurigeno risale al XII secolo, sono ancora visibili tracce di muri romani e di affreschi tardo-medioevali. Riunisce una serie di dipinti tra i più importanti del Vanoni, autore anche della Deposizione nella cappella del cimitero. Interessanti per architettura, cura e devozione l’oratorio della Madonna del Carmelo sul sentiero per Dunzio, le cappelle affrescate di Sant’Antonio, dell’Addolorata e del Düca. La parrocchiale di Moghegno dedicata alla Madonna Assunta presenta ricchi arredi sacri e molti affreschi, tra cui i medaglioni dipinti ad olio su metallo dal Vanoni. Oltre al citato oratorio dell’Annunciata, ha cappelle come quella del Tabernacolo con un dipinto attribuito al Vanoni. A conferma che un’attenta visita in questi villaggi permette un’approfondita conoscenza di questo pittore molto importante nella cultura artistica e religiosa della Vallemaggia e del Ticino.


2006 VALLEMAGGIA GORDEVIO (CASA COTTOLENGO) MAGGIA (CASA BEATO GUANELLA) 20 MAGGIO / 1. GIUGNO Il Vescovo alla Casa don Guanella di Maggia e al Cottolengo di Gordevio

«Curare è affermare la dignità della vita» Le otto suore che operano nella Casa di Maggia raccontano il loro sguardo sulla sofferenza e le forti motivazioni che le sostengono. Dal loro fondatore la certezza che occorre andare oltre un’assistenza professionale per incontrare la persona del paziente.

D

alla Casa don Luigi Guanella di Maggia, suor Denis della Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, riparte dall’atmosfera di famiglia, affinché i pazienti si sentano il più possibile a casa loro e i familiari vicini ai loro cari. Don Guanella propugnava lo stile di famiglia come il miglior sistema educativo di prevenzione e promozione oltre che di cura. Cosicché ogni Centro, ed anche la Casa di Gordevio, è strutturato come una casa e il sistema di vita, lo stile dei rapporti interpersonali devono avvicinarsi il più possibile a quelli di una famiglia. «Pane e paradiso, diceva il nostro fondatore, ossia bisogni materiali e spirituali affinché le persone possano avvicinarsi con il massimo di serenità e rispetto all’ultimo passo». Sono 8 religiose – una, suor Manuela, è di Morbio – dai 27 ai 95 anni di suor Angelina, che tutti in paese conoscono. Questa è una delle quattro Case di don Guanella nella Svizzera Italiana, le altre sono a Roveredo Grigioni, Tesserete e Castel San Pietro. E’ nata nel 1916 per iniziativa del Vescovo Aurelio Bacciarini, già collaboratore di don Guanella nell’opera maschile, che ne aveva raccolto il consenso poco prima che morisse. Da allora è stata ristrutturata, ampliata e adeguata a più riprese, la casetta iniziale ospita ancora un piccolo reparto. «Crediamo nella sacralità di ogni persona, crediamo che ogni persona sia unica e irripetibile. Anche l’anziano pur con i limiti dell’età e della malattia mantiene risorse che gli permettono, se valorizzate, di far fronte in modo costruttivo alle difficoltà che incontra».

Anche a Maggia arrivano soprattutto anziani, talvolta lucidi e coscienti, a volte in condizioni di malattia più avanzata o allo stadio termina-

60

le, oltre a persone anche giovani con problemi psichiatrici, pazienti affetti da demenza e alzheimer. «Facciamo in modo che siano ben curati ed assistiti, che qui si possano trovare bene, anche nella vicinanza dei familiari, che per quanto possibile qui hanno spazi e tempo da condividere con loro, dentro e fuori la Casa. Ci apriamo volentieri all’esterno con passeggiate e momenti di incontro, accogliamo persone e gruppi che portano sollievo e gioia. Gli ospiti, i pazienti, sono il coro della casa, ravvivano la Messa, animano la liturgia e tanti momenti in comune». Il clima di serenità familiare è naturalmente sostenuto dalle cure e dall’assistenza, dal servizio assistenziale e sanitario attivo 24 ore al giorno, da quello di animazione. Al centro del progetto e dell’attività stanno comunque e sempre motivazioni molto forti. «Don Guanella ci ha insegnato che la persona più abbandonata, sola, nella malattia e nel bisogno è la più preziosa agli occhi del Signore. Questa indicazione è il punto di forza nostro e di chi lavora con noi.


2006 Certo, sono indispensabili i diplomi, la formazione continua, l’aggiornamento, ma ancor di più l’amore per chi è più povero di salute, di capacità, di comprensione. Noi riceviamo molto più di quanto diamo, gli ammalati sono una risorsa incredibile». Le giornate si succedono serene e ordinate nella Casa di Maggia. Eppure ogni giorno si fanno i conti con gli ultimi passi dei degenti, lungo le tappe di un accompagnamento che avviene con il massimo del rispetto e del riconoscimento della dignità della persona. «Gli ospiti sono i vostri padroni, diceva don Guanella, e noi siamo al loro servizio in ogni momento» sottolinea suor Denis. Assicurando sempre un alto livello di competenza, che si corrobora con un puntuale itinerario di formazione «attraverso il quale si sviluppa l’identità dell’operatore guanelliano, lo si sostiene nel recupero costante delle motivazioni, lo si accompagna nel concreto del lavoro quotidiano. Mai dimenticando il carisma di don Guanella, carità e servizio». Suor Denis ha la responsabilità della Casa ed è affiancata da una laica, che diventerà a sua volta responsabile delle cure. «Il lavoro da fare è grandissimo, occorre un’attenta programmazione». Elio Genazzi dal suo osservatorio di valligiano e politico è cosciente della quantità e qualità del lavoro che viene svolto. «E’ importante rendere sensibili la gente e i politici su questa presenza, che deve sentire la nostra approvazione e condivisione. Le suore sono accolte e apprezzate, la relazione con l’esterno, l’apertura e il dialogo sono in continua crescita, e questo è importante perché il contatto e l’incontro con le comunità locali fa bene alla gente e all’istituzione». Genazzi tra gli aspetti positivi fa notare il coinvolgimento dei giovani nell’assistenza agli anziani. «Sono prove non scontate, che fanno bene all’uno e all’altro e lasciano una traccia. I giovani al momento giusto prendono conoscenza della malattia, del bisogno, anche della morte, e questi sono insegnamenti per tutta la vita».

Il lavoro a tempo pieno della ventina di religiose che vivono nella Casa di Gordevio

Un servizio animato da ragioni profonde

C

erchiamo la conferma nella direttrice del Cottolengo di Gordevio, suor Giovanna delle suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, in passato presenti anche a Lugano, al penitenziario della Stampa e fino a due anni fa all’Ospedale La Carità di Locarno. Per prima cosa rileva il buon lavoro delle Cure a domicilio, che ritarda il ricovero e tiene queste persone il più possibile a casa, nel loro mondo. «Quando lasciano la loro, vogliamo essere noi la loro casa, creando un clima veramente familiare, nello spirito del fondatore che voleva creare con i poveri, gli anziani, gli ammalati una vera famiglia». Suor Giovanna è contenta quando le fanno notare che questo clima di famiglia effettivamente esiste. «Negli ammalati, nei nostri pazienti noi vediamo Cristo che soffre. Ci vuole fede; fede ma di quella, chiedeva il Santo Cottolengo. Dicevano avesse più fede lui di tutta la città di Torino, con quella sua vita ispirata alle virtù teologali: fede, speranza e carità. Ci ha insegnato che tutti siamo figli di un buon padre che pensa più a noi di quanto noi pensiamo a lui. Da qui la passione per i fratelli, per le persone, qualsiasi persona, in particolare chi è più nel bisogno e non ha nessuno vicino». «Questa è la nostra traccia, il nostro modello». Lo dice col sorriso, in perfetta serenità, anche quando le si fa notare

61

che la loro è una scelta tutt’altro che scontata e tutto sommato controcorrente rispetto allo spirito del nostro tempo. Lei risponde indicando l’impegno di tante altre persone, i cinque medici che frequentano la Casa, le oltre 40 che formano il personale, rilevando come tutte si applichino con dedizione e professionalità, concorrendo direttamente a quel “clima di famiglia” che è un po’ il biglietto da visita della Casa di Gordevio. Minimizza il sacrificio, le rinunce. «Sì, forse la rinuncia, ma è la missione a gratificarci, questo il valore forte. In un mondo dove la vita non sempre è considerata, talvolta messa da parte e anche gettata via, è bello difenderla integralmen-

IL PROGRAMMA

Sabato 20 maggio Gordevio 09.00 Visita alla Casa Cottolengo 10.00 Santa Messa. Incontro con gli ospiti e il personale Giovedì 1° giugno Maggia 09.00 Visita alla Casa Guanella

IL PROGRAMMA


2006

te, propugnarla in tutta la sua essenza. Si tratta di difenderla nel suo valore e nella sua dignità, quali siano le condizioni anche estreme in cui la vita si manifesta». Le suore interpretano l’attività professionale nella dimensione spirituale, preghiera e lavoro. Basta scorrere una normale giornata di lavoro e spiritualità: levata alle 5.30, alle 6 un’ora di preghiera e meditazione, Messa alle 7.30, dalle 8.15-30 lavoro fino alle 12.20, preghiera dalle 15 alle 16, poi di nuovo in servizio fino alle 19.30. Conclusione della giornata con cena e recita della compieta. «Comunque per ogni necessità siamo in casa, sempre reperibili». La ventina di suore italiane e un’africana, la

fisioterapista, formano una vera comunità. Due sono molto anziane e degenti nella Casa, cinque anch’esse in età avanzata ma felici di aiutare in diverse funzioni, 13 attive a tempo pieno. Curano la «formazione spirituale nello spirito di una vita consacrata» e, dopo la preparazione iniziale nella Piccola casa di Torino, seguono sistematici aggiornamenti professionali e infermieristici, in particolare nella scuola di Torino, convenzionata con l’Università Cattolica. «Dobbiamo dare tutte le garanzie sul piano infermieristico e medico» e nello stesso tempo animare la socialità,tanto nell’apertura verso l’esterno – i familiari, il paese, la valle – quanto nell’attività

62

interna. Le aiutano i volontari, il lunedì c’è la tombola, una volta al mese arriva il Coro di Losone, l’animazione è quotidiana con tanto spazio al canto. Ma come, malati gravi, psichici, cronici, terminali e cantano? «Cantano, cantano come possono e il canto è per loro una vera gioia, ricorda l’infanzia, la giovinezza, la famiglia, la gioia di allora che ritorna nel canto».


2006 Il cuore di un carisma al servizio dei bisogni della popolazione

Don Guanella: la scelta prioritaria per anziani e malati psichici orgono in Vallemaggia, pochi chilometri l’una dall’altra. La Fondazione Piccola Casa della Divina Provvidenza “Cottolengo” è a Gordevio con i suoi 66 posti letto e la ventina di suore; la Casa di riposo don Luigi Guanella a Maggia con 95 posti letto e 8 religiose. Immerse nel verde, tra gli alberi, hanno strutture moderne e funzionali con indici di occupazione altissimi. Sono due presenze storiche, più di trent’anni la prima, quasi 90 la seconda. Fanno parte a pieno titolo del sistema assistenziale e sanitario ticinese, con un profondo e crescente radicamento in Vallemaggia. «Sono strutture importanti, anzi essenziali per la Valle e tra loro complementari», indica Elio Genazzi, granconsigliere, già sindaco di Maggia. «Sempre più ospiti sono dei nostri villaggi e le due Case fanno parte a pieno titolo della nostra comunità. Questo si traduce in una sempre maggiore apertura, in una comunicazione silenziosa ma reale con la gente, che si rende conto della loro importanza soprattutto e magari solo quando ne ha bisogno per un familiare». Il bisogno, ecco una parola, un concetto ricorrente nelle due istituzioni. Tanto da un punto di vista territoriale – la risposta ad un bisogno reale in Valle e anche oltre – quanto e soprattutto sul piano spirituale. «Dovendo scegliere, optiamo sempre per la persona che più è nel bisogno, la più povera,

63

più bisognosa di cure, assistenza, compagnia, accompagnamento», dicono praticamente all’unisono suor Giovanna per Gordevio e suor Denis per Maggia. La priorità al bisogno si traduce spesso in una casistica di frontiera, quando non estrema: età molto avanzata, demenza, forte disagio psichico, malattia cronica, mancanza di autonomia, alzheimer, oncologia terminale, accompagnamento alla morte. Versanti della vita spesso sottaciuti e nascosti nella società attuale, che qui diventano protagonisti. Dapprima per una scelta di vita, che diventa poi impegno organizzato. Elio Genazzi va all’essenziale. «Le suore sono il vero valore aggiunto. Oltre al senso del dovere, alla professionalità che condividono con gli altri Istituti, hanno la dedizione, l’amore che si traducono in presenza umana e sociale di una caratura particolare, verso gli ospiti e il contesto. A livello sanitario, sociale ed anche politico per noi è un dovere, che risponde al nostro senso di responsabilità; per le suore è una scelta di vita, la risposta ad una vocazione».


2006 VALLEMAGGIA MAGGIA - LODANO 24 - 25 MAGGIO Ripercorrendo la Vallemaggia: i ricordi, i progetti e l’attualità di alcuni Comuni della Valle

Quel fiume che fu ostacolo tra Maggia e Lodano metà fra la fantasia dell’artista e la precisione dell’etnografo, Giovanni Bianconi vedeva la Vallemaggia «come un grande albero ad alto fusto – da Ponte Brolla a Cevio – con le robuste ramificazioni della Rovana, della Val Bavona, della Val di Prato e di Peccia per terminare, dopo Fusio, sui laghetti del Naret, culla del fiume o torrentaccio come si usa chiamare la Maggia per i suoi tanti misfatti lungo il suo corso, durante tanti secoli, prima che le si mettesse la museruola» (cfr. “Valmaggia” di Giovanni Bianconi, Edizioni Dadò, 1988). Straordinario il libro, con testi, fotografie e disegni di questo artigiano-artista-intellettuale, che come pochi aveva capito l’importanza del territorio. È bella quest’immagine dell’albero ad alto fusto, con Maggia e Lodano al centro del

tronco, praticamente equidistanti dalle radici e dall’apertura dei rami. Con in mezzo qualche chilometro e soprattutto il fiume, che, sino ad un secolo fa, separava più che unire. «Posti

64

sulla sponda destra, Lodano con Moghegno e Aurigeno nei secoli passati han sempre avuto problemi di comunicazione con i villaggi vicini, c’era il fiume di mezzo. Quando nel 1770 Lodano costruisce i ripari affinché i suoi terreni non vengano più mangiati dal fiume, Maggia protesta perché l’acqua va dall’altra parte a rosicchiare i suoi di argini», precisa Renato Simona, che di Lodano conosce tutte le pieghe. Il fiume si guadava e quando sono arrivati ponti e passerelle, ci pensavano le buzze a far piazza pulita. E’ stata una lotta secolare, con la natura che spesso infuriava. Magari, come dicevano allora, aiutata anche dall’uomo, in particolare con la flottazione del legname lungo la Maggia, con quelle scariche di tronchi che andavano a rovinare gli argini e allargavano a dismisura il greto del fiume. Lodano e Maggia sono insieme da poco più di due anni, con 200 e 900 abitanti, che assieme a quelli degli altri ex Comuni (Aurigeno, Coglio, Giumaglio, Moghegno e Someo) sfiorano di 2.400 residenti. «Fino alla seconda guerra mondiale erano tutti Comuni rurali, e da queste parti vedevamo i cavalli del Garzoli, il contadino più importante, che aveva fino a cinquanta capi». Giuseppe Martini, 84 anni, si considera ancora cavergnese e bavonese, ma è a Maggia dal 1942, prima come maestro elementare, poi insegnante alle Maggiori consortili, infine direttore del Centro di scuola maggiore a Cevio, lasciato nell’82


2006 per la pensione. «Maggia è sempre stato il centro più grosso della bassa Valle, ma con l’aggregazione si doveva essere in nove e non in sette. Anche Avegno e Gordevio fan parte del Consorzio di scuola elementare ai Ronchini, così come del Circolo di Maggia: si dovevano aggregare anche loro». Ammette comunque che quest’aggregazione, per quanto “monca”, ci voleva e funziona. Concetto che ribadisce Fiorenzo Quanchi, il sindaco. «Finalmente possiamo essere operativi, realizzare quelle strutture che prima rimanevano nel campo dei desideri. Maggia ha ultimato la nuova piazza

IL PROGRAMMA

Mercoledì 24 maggio Lodano 18.30 Visita al cimitero 19.00 Celebrazione della Santa Messa segue incontro con le autorità e la popolazione Giovedì 25 maggio Maggia 10.00 Celebrazione della Santa Messa aperitivo - momento di incontro generale con la popolazione 12.00 pranzo con le autorità segue incontro con il Consiglio parrocchiale 15.00 Visita al cimitero 16.00 Incontro con i parrocchiani delle cinque Parrocchie (Maggia, Coglio, Lodano, Giumaglio, Someo).

IL PROGRAMMA

di raccolta dei rifiuti, presto si procederà a rimuovere i pericoli naturali, ossia i macigni, nella zona di Sgrussa, all’entrata sud, tra la chiesa della Madonna delle Grazie e il paese. Con il Cantone si realizzerà la rotonda nella zona commerciale e sorgerà un nuovo centro vendita. A Lodano sono in costruzione opere della Protezione civile Locarno e Vallemaggia, comprendenti anche i rifugi per Lodano, Coglio e Giumaglio, 4 milioni di spesa. Sul piano regionale ai Ronchini, oltre al nuovo svincolo, va progettato l’ulteriore sviluppo del Centro scolastico, comprendendo anche le infrastrutture turistico-sportive». Quanchi in sostanza dimostra che con l’aggregazione ha ripreso a girare la ruota delle infrastrutture pubbliche,

«senza rivoluzionare l’aspetto di questi villaggi, che non sono più rurali ma la campagna resta ancora bella. La gente è impiegata nel commercio o nel terziario, ma ai suoi posti ci tiene, eccome. Questi villaggi rimangono gradevoli e tranquilli, comodi, ben inseriti nelle vie di comunicazione, eppure con un territorio ben conservato».

Una fioritura di iniziative in linea con la salvaguardia del territorio

Luoghi antichi, proposte nuove a scommessa è proprio questa, sostiene Elio Genazzi, presidente dell’Associazione dei Comuni della Vallemaggia. «E finora i nuovi Comuni sono riusciti a mantenere la loro specificità, le associazioni, le feste e sagre, il territorio integro e quel tanto di socialità che fa comunità». L’Associazione ha avuto un ruolo

65

trainante nelle aggregazioni, dalla Lavizzara a Maggia, dall’imminente di Bignasco-Cavergno alla prossima di Avegno-Gordevio. Nata nel 1955 per difendere gli interessi della Valle nei confronti dello sfruttamento idrico, ha continuato in questo compito verso il Cantone, ad esempio nel caso della trasformazione dell’Ospedale di Cevio, ed è impegnata nella promozione per quanto possibile dell’autonomia economica. «Il nuovo ruolo consiste nell’essere una struttura di supporto ai Comuni per valorizzare le risorse attraverso una nuova progettualità». Un esempio probante è costituito da “Vallemaggia Pietraviva”, un progetto già ben conosciuto a livello nazionale, che abbina la Valle al territorio, alle sue caratteristiche e alla sua storia partendo dalla pietra. Altro esempio è il progetto “Movingalps”, il cui obiettivo centrale consiste nella progettazione di un nuovo approccio alla promozione dello sviluppo sociale e della crescita economica di quelle regioni dell’arco alpino, come la Vallemaggia, che corrono il rischio dell’emarginazione socio-culturale. «E questo attraverso progetti concreti, come ad esempio un più accentuato coinvolgimento della donna nella nostra microeconomia e la valorizzazione delle strutture idroelettriche – gallerie, centrali, dighe – che


2006 da elemento caratterizzante possono diventare anche motivo di attrazione e conoscenza». Tra le iniziative Elio Genazzi cita il contributo di idee dato al Museo del territorio di Locarno («quello è la vetrina, la Valle può esserne la sostanza») e il sostegno al Centro natura di Lodano, riunito attorno ad un gruppo di giovani che intende giocare un ruolo sia nel Museo del territorio che nell’eventuale Parco nazionale. Pone l’accento sul volontariato, quel valore in più che aiuta «a meglio valorizzare le risorse». «Sono tutte opportunità per questa Valle senza grandi aziende e quindi costretta a cercare nicchie di iniziativa anche in ambito europeo, ad esempio sfruttando l’AlpTransit». Ma come, se non sfiora Locarno? «AlpTransit pone un modello utile per le Valli. L’approccio e la fruizione delle Alpi sono destinati a cambiare non più soltanto strade, ma

anche ferrovie con le quali raggiungere le località anche più lontane nel rispetto dell’equilibrio ambientale ed ecologico, che potrebbe essere l’àncora del nostro futuro. Dobbiamo affrontare i problemi quotidiani, ma ancor più sviluppare scenari, progetti e idee che i nostri figli potranno realizzare. Spesso ce ne dimentichiamo, ma abbiamo la fortuna di vivere in luoghi privilegiati, ai quali dobbiamo però assicurare un futuro anche sul piano dell’abitabilità». In questa prospettiva una concreta iniziativa consiste nel percorso ciclabile da Locarno a Cavergno, approvata dal gran Consiglio: 39 chilometri e mezzo, 11 milioni di costo, utilizza e sistema in parte percorsi esistenti, ne crea di nuovi, recupera parte del tracciato della ferrovia e della vecchia strada all’interno dei villaggi, che in questo modo ritornano “in rete”. Quattro i nuovi

66

interventi importanti: tra Tegna e Avegno con una passerella sulla Maggia, tra Maggia e Coglio, Someo e Cevio, Cevio e Bignasco. Il percorso si snoda quindi in luoghi tipici della Valle, nei nuclei e tra costruzioni storiche, tra architetture rurali e cappelle, tra boschi e fiume, ristoranti e pensioni. «Contiamo di essere a buon punto nel 2009», indica l’ing. Maurizio Giacomazzi «con un’opera che vuol essere un arricchimento per la Valle, sul piano del turismo e della funzionalità anche per la popolazione residente».


2006 Un sacerdote indiano, don Kerketta e la collaborazione fra i laici delle cinque comunità parrocchiali

I segni della storia e i percorsi tracciati dall’arte “

aggia, chiese e cappelle”, “Lodano e i vigneti” titolano due sentieri di pietra che inducono ed aiutano a conoscere dal vivo le particolarità anche della bassa Vallemaggia. Maggia propone infatti diversi edifici sacri che contengono elementi storici ed artistici di rilievo. In particolare la chiesa parrocchiale dedicata a San Maurizio, che da quasi mille anni domina il villaggio, dall’alto dei suoi cento gradini costruiti nell’Ottocento. «E’ stata la prima Pieve in Valle, prima di Prato Sornico e di Cevio» rileva Giuseppe Martini. I muri attuali sono del Seicento, è stata restaurata a più riprese, l’ultima volta nel 1996-99 sotto la direzione dell’arch. Guido Tallone. Si è trattato di un restauro conservativo che ha mantenuto i caratteri della costruzione e ha saputo amalgamare antico e moderno nel rispetto della specificità di questo edificio. Si è scoperto che qui ha operato il pittore Isidoro Bianchi di Campione d’Italia, lo stesso che fu autore degli stucchi e degli affreschi nella chiesa della Madonna del Ponte a Cevio. Notevoli le

cappelle laterali della Crocifissione e della Madonna del Rosario, il fonte battesimale, la nuova cantoria, il cornicione e altri affreschi oltre alle vetrate di Fra’ Roberto. La chiesa della Madonna delle Grazie all’entrata del paese risale ai primi del Cinquecento. Alla semplicità della struttura fa riscontro la ricchezza dei dipinti tardogotici e rinascimentali sulle pareti e nell’abside. L’opera pittorica più imponente occupa la parte destra della navata, affrescata nel 1528-29, in una serie di riquadri posti in due registri. Questa chiesa racchiude pure una notevole raccolta di 24 ex voto del Vanoni, «tra i più belli in assoluto da lui realizzati» conclude Giuseppe Martini. Nel centro del paese sorge la chiesetta del Carmelo, luogo di incontro per la preghiera quotidiana. Lungo il sentiero che sale in Valle del Salto, sul terrazzo roccioso sopra la cascata sorge la Cappella della Pioda, con affreschi dei Seregnesi di fine Quattrocento, tra i più antichi in Vallemaggia. A Lodano la parrocchiale dedicata a San Lorenzo è attestata già nel 1260, come ricorda un’antica

67

pergamena; nel Settecento è stata ingrandita e durante l’opera di radicale rinnovamento del 1957 vennero scoperti, sotto il pavimento l’antica abside, e sulla parete nord, un resto d’affresco raffigurante il martirio di San Lorenzo, risalente al Due o Trecento. E’ una chiesa di valore storico ed artistico, come tante anche in questa Valle, con un notevole paliotto d’altare del 1757 realizzato in scagliola da Giovanni Maria Pancaldi; riporta lo stemma dei Berno di Ascona e una bella Pietà. Per la casa parrocchiale in centro paese è stata inoltrata la richiesta di riattazione. Il parroco, don George Kerketta, indiano, risiede a Maggia e deve curare cinque Parrocchie. Bene accolto, molto ben inserito, don George favorisce le forme di integrazione interparrocchiale fondate sulla collaborazione dei laici. E’ un progetto che continua e trova sempre più momenti per scambi reciproci. Prete indiano, realtà nuove: lontano ormai da quel 1879 in cui il parroco di Lodano vantava la qualità degli asparagi che aveva piantato tra i vigneti: «crescono belli e robusti» scriveva nei suoi appunti personali, oggi ancora conservati negli archivi parrocchiali.


2006 VALLEMAGGIA CEVIO (CENTRO SANITARIO - CASA ANZIANI - SCUOLE) 26 - 27 - 28 - 29 MAGGIO Cevio, Bignasco e Cavergno guardano con fiducia al loro futuro

Un’aggregazione orientata a nuovi progetti e iniziative La cittadinanza sarà chiamata il prossimo 22 ottobre ad eleggere il Municipio e il Consiglio del Nuovo comune. Si passerà dagli attuali 500 abitanti ad oltre 1200. In cantiere una maggior funzionalità delle scuole e il potenziamento del centro sportivo.

C

evio è saldamente piantato al Centro di quell’albero che, stando all’affascinante immagine di Giovanni Bianconi, è la Vallemaggia. Lì si dipartono i rami che poi si diffondono verso la Rovana, che è il nome anche di una sua frazione, e poi verso Bignasco e Cavergno, con la Bavona e la Lavizzara. Proprio questa sua posizione centrale ne ha fatto, nel tempo, il capoluogo della Valle, sede dell’amministrazione politica e centro di riferimento e incontro. Lungo una storia menzionata già nei primi decenni del Duecento, a Cevio hanno sede gli uffici del distretto, il Centro di scuola media, il Centro socio-sanitario, ex Ospedale distrettuale. Proprio in questi mesi si va consolidando un nuovo ramo, destinato a diventare portante per tutta la media e alta Valle, ossia l’aggregazione con Bignasco e Cavergno. La cittadinanza sarà chiamata a votare il prossimo 22 ottobre per eleggere Municipio e Consiglio comunale del nuovo Comune di Cevio, che passerà dagli attuali 500 abitanti circa ad oltre 1200. «Siamo sempre stati favorevoli all’aggregazione – afferma Pierluigi Martini, sindaco da sei anni e prima vicesindaco per dieci – perché è la sola possibilità che ci può dare un futuro sul piano finanziario. Ma questo processo non si ferma alle finanze, l’importante è stare insieme per essere più credibili e forti anche sul piano contrattuale. Non era concepibile dopo le aggregazioni di Maggia e della Lavizzara, che proprio noi qui al centro della Valle ce ne stessimo divisi». D’altra parte Cevio è abituato a concepire il suo territorio in modo non centralizzato, viste le varie frazioni sparpagliate lungo quasi tre

chilometri, tutte degne di una visita per l’equilibrio con cui hanno saputo mantenere la loro identità. Qui la storia trasuda da tutti i muri. La frazione di Boschetto ha saputo conservare la struttura dell’antico villaggio rurale, alla Rovana troviamo le case abbarbicate alla montagna, un tempo unico luogo sicuro per difendersi dalle furiose acque del fiume omonimo. Naturalmente di sicuro interesse, non disgiunto da un certo fascino, sono le costruzioni ottocentesche allineate lungo la bella piazza e le grandi case borghesi del Cevio vecchio. In due di questi edifici, appartenuti alla storica famiglia Franzoni, ha sede il Museo etnografico valmaggese. Il futuro

68

bussa quindi alla porta del nuovo Comune, e già l’agenda è carica, come indica il sindaco Martini. «Nei primi due anni dovremo procedere alle necessarie verifiche, rivedere i regolamenti, rafforzare la squadra comunale degli operai, pensare alla nuova Casa comunale, visto che gli attuali spazi sono già insufficienti. Poi dovremo affrontare due problemi importanti, uno locale ed uno regionale, come indicato nel documento programmatico sulla fusione. Il primo riguarda la situazione scolastica, in particolare con scuole materne ed elementari, in modo da renderla più funzionale. Il secondo consiste nel Centro sportivo di Bignasco, dove attualmente sorge la piscina. Si tratta di potenziarlo, ampliarlo, completarlo con altri sport, il modello potrebbe essere il nuovo Centro della Capriasca, in modo da coinvolgere non solo la media ma tutta la Valle e poter interagire anche con il Centro nazionale di Tenero». Cevio con Bignasco e Cavergno pensa in grande, ma non dimentica le sue particolarità, quelle che le danno un tono inconfondibile. Sono i retaggi della civiltà contadina, le “caraa”, i lavatoi, i grotti, gli argini realizzati lungo il corso della Maggia e della Rovana. Essendo alla confluenza dei due fiumi, ha oltre due chilometri di ripari con una decina di soluzioni diverse. Uno degli itinerari proposti da Valmaggia Pietraviva riguarda proprio Cevio e i suoi argini. Una parte del tragitto segue gli argini del bosco piantato appositamente dopo


2006 le prime arginature del 1875. I manufatti degli ultimi decenni dell’Ottocento sono opere notevoli: trasportare e accatastare enormi lastre di pietra, scavare l’alveo del fiume, deviarlo e gettare le fondamenta non devono essere state imprese da poco. Soprattutto se fatte a regola d’arte, visto che ancora oggi assolvono la loro funzione. Un vantaggio era senz’altro dato dalla

perizia nel lavorare la pietra. Ancora oggi Cevio è conosciuto a livello nazionale e internazionale per le sue cave di granito, la vera industria di questa Valle. «Oggi avvertono le difficoltà del momento, ma il settore è dinamico e riesce a far fronte alle nuove, non facili situazioni di mercato. Per Cevio il prodotto continua ad essere un valore aggiunto», conclude il sindaco Martini.

La gente della Valle ha sempre difeso la presenza del Centro sanitario

La battaglia vinta per il rilancio dell’Ospedale distrettuale a grande battaglia vinta in questi anni da tutta la Vallemaggia, e naturalmente in particolare da Cevio, riguarda la sopravvivenza e il rilancio del vecchio (fondato nel 1922) Ospedale distrettuale. Pareva condannato a morte, sono insorti Comuni e popolazione facendo valere le loro ottime ragioni, a sostegno non solo di un progetto, di una potenzialità, ma soprattutto di una necessità socio-sanitaria che non poteva essere accantonata. Oggi il Centro sociosanitario è una realtà viva, che sta vivendo un profondo periodo di trasformazione, che presto riguarderà anche le sue infrastrutture. Il futuro rappresentato dal nuovo progetto è il frutto di una determinazione comune, che costituisce la prima ricchezza di questa Valle. Il nuovo Centro assolve ad un ampio ventaglio di bisogni sanitari e sociali, comprendenti il reparto grandi invalidi adulti e una Casa anziani, cui se ne aggiunge una più piccola che sorge a Someo. Oltretutto il centro è, con le cave, l’altra grande risorsa finanziaria e occupazionale, un autentico centro di competenza che raccoglie e rilancia in forma aggiornata quella del vecchio Ospedale. Cevio continua ad essere anche un punto di riferimento sul piano culturale. E’ sede del Museo di Vallemaggia con le sue due sedi espositive, nelle quali vengono proposte al pubblico mostre permanenti e tempo-

ranee. La sede principale, restaurata internamente nel 2000 e dotata di un nuovo arredo, è dedicata alle esposizioni permanenti. Vengono approfonditi temi legati alla vita dell’uomo e ai suoi bisogni fondamentali per la sopravvivenza. In particolare, le collezioni si occupano delle seguenti tematiche: l’acqua, la pietra, la storia, il ciclo della vita, la pietra ollare, la filatura e tessitura, l’abbigliamento, l’alpeggio. La seconda sede, sita a due passi da quella principale, oltre ad uno spazio dedicato ad una mostra permanente ospita le esposizioni temporanee, le quali vengono sostituite ogni due anni. La sede principale del Museo è ubicata in una casa borghese del XVII secolo, a Cevio Vecchio. È inserita in un nucleo composto in buona parte dalle case dei Franzoni, famiglia gentilizia che determinò le sorti della Valle durante parecchie generazioni, acquisendo un ruolo politico ed economico preponderante. Lo stemma della potente famiglia si può ammirare sul fastoso portale della seconda metà del ’700 di Casa Respini, già Franzoni, anticamente residenza dei landfogti. Per quanto concerne il palazzo oggi sede del Museo, venne fatto costruire da Giovan Angelo Franzoni, potente cancelliere del baliaggio (dal 1577 al 1613), notaio insigne, e fu per quasi due secoli l’abitazione sontuosa della sua famiglia. Le recenti modifiche all’arredamento interno hanno reso molto accattivanti i percorsi espo-

69

IL PROGRAMMA

Venerdì 26 maggio Cevio 15.00 Accoglienza del Vescovo da parte del Consiglio parrocchiale in Casa parrocchiale 16.00 Incontro in chiesina e saluto da parte dei bambini 17.00 Visita all’oratorio di Sant’Antonio Abate a Boschetto 17.30 Visita all’oratorio di San Defendente a Visletto 18.00 Chiesa parrocchiale: Santa Messa, visita al cimitero e incontro con la popolazione 19.30 Cena con il Consiglio parrocchiale 21.30 Visita al Centro giovani E20 Sabato 27 maggio Cevio 10.00 Chiesa della Rovana: preghiera e incontro con la popolazione, in particolar modo con i genitori 11.30 Incontro con le Autorità 12.00 Pranzo con le Autorità 14.30 Incontro con il gruppo ATTE 15.00 Visita al Centro sociosanitario: incontro con la direzione, le suore, il personale e gli ospiti 16.30 Centro sociosanitario: Santa Messa 17.30 Visita agli ammalati al proprio domicilio 18.30 Cena presso l’Istituto sociosanitario 20.15 Incontro con la popolazione in casa parrocchiale Domenica 28 maggio Cevio 10.00 Palestra della scuola media: Eucaristia e Cresima per i giovani della Valle 12.30 Pranzo con il Clero della Valle Lunedì 29 maggio Cevio 13.30 Incontro con allievi e docenti delle scuole elementari 16.00 Incontro con allievi e docenti della scuola media

IL PROGRAMMA sitivi proposti. La seconda sede è nella Casa Respini-Moretti, una costruzione sempre del nucleo di Cevio Vecchio edificato dalle ricche famiglie Franzoni durante i secoli di sudditanza del baliaggio di Valmaggia ai cantoni confederati (1503-1798). E’ stata aperta al pubblico nel 1989, dopo necessari lavori di restauro, che hanno permesso di ottenere otto spazi espositivi ed altri locali con funzione amministrativa e di lavoro. Da anni il Museo, con ricerche storiche e documentali ed esposizioni, valorizza la storia e le prerogative non solo di questa zona ma


2006

Che belle le chiese di Cevio Intensi giorni di impegno per il nostro Vescovo, che ha unito, con un “ponte di visita pastorale” il giovedì dell’Ascensione alla domenica successiva. Prima Lodano e Maggia (affidate a don George Kerketta, iniziando già con il mercoledì della vigilia) e poi Cevio, dove dal 1956 è parroco don Dante Donati, del quale il Vescovo ha sottolineato la fedeltà e la dedizione pastorale alla Valle. E’ l’itinerario nelle 25 Parrocchie della Vallemaggia, che, iniziato subito dopo le festività pasquali, terminerà a fine giugno. Incontri, colloqui, soste di preghiera e celebrazioni, ma anche momenti di discussione e di scambio su problemi molto concreti e attuali, come le ripercussioni a livello parrocchiale delle avvenute o prospettate fusioni comunali (espresso al Vescovo il desiderio che le Parrocchie di un unico Comune siano affidate allo stesso parroco), o un adeguato utilizzo di case e proprietà parrocchiali (per poter far fronte alle crescenti necessità ed urgenze), oppure la distribuzione del clero in Valle, favorendo sia la vita comunitaria dei preti, sia quella pastorale

d’assieme e di zona, il cui raggiungimento rimane uno degli scopi principali della stessa visita. Incontrando queste comunità, come ad esempio quella di Cevio, si rimane particolarmente colpiti dalla ricchezza dei luoghi sacri, sia per il numero, sia per i contenuti artistici e culturali: la “chiesina” della Madonna del Buon Consiglio; il santuario della Beata Vergine del Ponte, dove la strada inizia a salire verso la Rovana, definito “una festa per gli occhi”, tanto è ricco di stucchi, decorazioni e affreschi; Sant’Antonio a Boschetto; San Defendente a Visletto; la parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista; la cappellina in onore della Madonna di Tirano, con chiaro riferimento all’emigrazione in Valtellina, che allora faceva parte dei Grigioni. Segni preziosi di arte, fede, devozione ed affetto, che testimoniano una lunga e suggestiva tradizione di valori cristiani, ancorata al cuore della nostra gente, che manifesta verso questi luoghi un significativo e commovente attaccamento. Il Vescovo, sostando in queste chiese per un momento di incontro e preghiera, ha sottolineato questo intenso legame, insistendo nel

dell’intera Vallemaggia e, per converso, di quella civiltà rurale che è stata determinante per tutto l’attuale Ticino. Interessante sul piano storico, anche per via della facciata coperta di tondi affrescati, il palazzo del pretorio, costruzione cinque-seicentesca. La facciata è decorata con stemmi risalenti per lo più alla seconda metà del Seicento, che rappresentano le armi, i simboli e i riferimenti delle famiglie di alcuni landfogti.

70

contempo sull’impegno di trasmettere questa preziosa eredità di fede alle nuove generazioni. Sempre densi di argomenti e di attualità (fra cui in particolare l’educazione dei giovani alla vita cristiana) gli incontri con la popolazione (a Maggia, nel tardo pomeriggio di giovedì; a Cevio nella serata di sabato); sempre intensi di ricordi e silenzio le soste nei cimiteri; sempre ben partecipate le varie celebrazioni, come la cresima, domenica mattina, nella palestra della scuola media, per i ragazzi di tutta la Valle. Alcuni di questi il Vescovo li aveva incontrati venerdì sera al centro giovanile E 20, gestito da Pro Juventute a Cevio, mentre nella giornata di sabato ha dato ampio spazio alla terza età, sia incontrando la locale sezione dell’ATTE, sia visitando il Centro sociosanitario di Cevio. Un sorriso, una preghiera, un saluto e un augurio, come già avvenuto alla Casa Cottolengo di Gordevio, lo scorso sabato 20 maggio e come in programma giovedì prossimo, 1. giugno, alla Casa Guanella di Maggia. Tutti momenti di un intenso incontro con la gente e per la gente.


2006

Il parroco don Dante Donati racconta l’attenzione della popolazione per le chiese della Valle

Il sostegno dei parrocchiani ai lavori di restauro

C

evio è sempre stato un riferimento importante anche per la vita religiosa. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista ha un’origine antica, è stata ristrutturata a più riprese, ha una facciata neoclassica opera di Paolo Zanini, con portico la cui volta a crociera presenta gli strumenti della Passione di Cristo. Caratteristici sono il campanile isolato e l’edificio con portici che ospita l’ossario, con affreschi del Settecento. In piazza sorge la Cappella del Buon Consiglio. Una piccola costruzione i cui angoli interni sono smussati e terminano in un coro pure quadrato. Secolare meta di pellegrinaggio è stata la chiesa di Santa Maria del Ponte alla Rovana. Con la chiesa nuova di Locarno contiene le più ricche decorazioni a stucco del Sopraceneri. L’edificio si trova sulla sponda sinistra della Rovana sulla strada per Boschetto. Interessante notare come presenti sul lato minore, verso il ponte, una costruzione ad arco più larga che la chiesa stessa. Nella frazione

di Visletto sorge la chiesa di San Defendente e, al Boschetto, sul versante in ombra della valle dove sorgono i grotti, la chiesa di Sant’Antonio Abate, ricostruita ne 1673. A Cevio lo conoscono e conosce tutti. Don Dante Donati, 84 anni, nativo di Broglio, è in questa Parrocchia da cinquant’anni e i ricordi si assommano. Vi è giunto nell’autunno del 1956. «Ero appassionato di sport, abbiamo fatto tanto con i giovani, con la loro passione, il loro entusiasmo». Rileva come oggi la situazione sia molto mutata, dal profilo sociale. E soprattutto in continuo movimento. «Un po’ le cave, un po’ l’Ospedale e adesso il Centro socio-sanitario causano un veloce spostamento di gente. Così la situazione è molto complessa: spagnoli, portoghesi, svizzero-tedeschi, germanici, turisti e residenti». Questo conferma anche come Cevio continui ad essere un importante polo d’attrazione. Ma il parroco sottolinea come la situazione sociale sia «tutto sommato buona, forse è la ricca storia del nostro paese, di questa zona a far sì

71

che anche i nuovi arrivati si sappiano adeguare». Rileva poi come sia sempre buona la collaborazione di tanti laici, come in questi giorni con «il non facile impegno, si tratta di renderla funzionale e decorosa con la cerimonia religiosa», di trasformare in chiesa l’ampia, nuova palestra delle scuole. «La parrocchiale può accogliere fino a 250 persone, con questa soluzione abbiamo raddoppiato la capienza, visto che domenica accoglierà la Cresima per i ragazzi di tutta la Valle». Don Dante Donati pone poi l’accento sull’ampio programma di restauri realizzato in questi ultimi decenni: dalla casa alla chiesa parrocchiale, interessata da un risanamento generale; dal restauro della chiesetta del Buon Consiglio, a quella di San Defendente e di Sant’Antonio. In tutti questi casi sottolinea la partecipazione e la collaborazione dei parrocchiani, «che non mancano mai alle feste religiose del paese, tanto per l’Assunta quanto per San Giovanni Battista e per San Giuliano, di cui è conservata nella parrocchiale l’urna con le reliquie».


2006 VALLEMAGGIA AVEGNO 9 - 10 - 11 GIUGNO Avegno, alle porte di Locarno è il primo Comune sulla strada per la Vallemaggia

La “Gesgia”, Terra di mezzo tra la città e la campagna vegno è il primo Comune che si incontra appena passata a Ponte Brolla la soglia della Vallemaggia. Forse perché è proprio lì, all’inizio, lo si passa veloce, in un attimo lungo la cantonale. Invece vale la pena di fermarsi e visitarlo questo villaggio, raccogliendo implicitamente l’invito del prestigioso Premio Vakker di cui è stato insignito per i meriti nella conservazione dell’aspetto naturale dei suoi bellissimi nuclei. Poi, per dirla col sindaco Ivo Lanzi, «quasi a doverli cercare tra piante, vigneti, siepi e massi ciclopici, ecco i tre nuclei faticosamente messi insieme in molti secoli di civiltà rurale». La Gesgia (o Terra di mezzo), Lüdint (Terra di dentro) e Vinzott (Terra di fuori) sono una bellezza, separati l’uno dall’altro anche se le nuove costruzioni li stanno avvolgendo in un unico agglomerato, tagliato in due dall’alveo prudentemente curato del riale Grande. «Siamo alle porte di Locarno, il posto è bello, la galleria Mappo-Morettina ci proietta in pochi minuti nel piano di Magadino, il che significa ottime possibilità di collegamento con il resto del Cantone. Quindi siamo un Comune in crescita, c’è una buona attività edilizia controllata, case mono e bi-familiari, niente palazzi. Negli ultimi quarant’anni la popolazione è più che raddoppiata, adesso siamo oltre i 500, ma possiamo senz’altro parlare di sviluppo sostenibile», sottolinea soddisfatto il sindaco. Effettivamente questo villaggio cresce conservando un’anima, un’identità anche territoriale ed urbanistica. Vinzott, Terra di fuori, sta’ in alto e conserva il suo nucleo secondo un’urbanistica rustica, riunita attorno alle strette stradine, «la cui unità di misura era data da una persona con il gerlo in spalla», indica Armando Donati. Gli edifici sono tutti ristrutturati, abitazioni primarie e secondarie, nucleo protetto, obbligatori i tetti in piode. La Gesgia, Terra di mezzo, è un nucleo più aperto,

sorto lungo la carrozzabile della Valle, conserva una costruzione del ’500 e diverse dell’800, con la caratteristica delle panchine davanti a casa lungo la strada: la sera, dopo il lavoro dei campi, ci si sedeva, ci si incontrava, era un momento quotidiano di socialità. Lüdint, Terra di dentro, si presenta strutturalmente meno compatto ma conserva alcuni edifici particolarmente interessanti: i grotti, il forno del pane, un paio di case intatte come le hanno lasciate gli emigranti a fine Ottocento: da allora disabitate, senz’acqua né luce, con i loggiati rivolti a sud. «Sono testi-

monianze storiche significative», spiega Donati. «Una casa, accanto alla porta d’entrata ha ancora il locale dove si teneva il maiale, mentre la stalla è più discosta, a dimostrazione della familiarità tra persone e animali domestici». Sempre a Lüdint è conservata l’originale “vinaia”, un tino fatto di lastroni in sasso, della capacità di circa mille litri, dove un tempo si schiacciava l’uva con i piedi. Al primo piano è stata allestita dall’APAV una piccola esposizione sempre aperta, che illustra la situazione della viticoltura nella Bassa Vallemaggia. Insomma Avegno è ben cosciente ed anche orgoglioso del suo passato. Un’opportunità per visitare le frazioni sarà data dalla pista ciclabile

72

Locarno-Bignasco, che appunto ad Avegno si snoderà lungo la vecchia strada, anche all’interno dei nuclei. La storia di questi nuclei di pietra è però alimentata dall’attualità. Primo tema sul tappeto, l’aggregazione. Non dico che ad Avegno non vedano l’ora, ma di sicuro ci tengono a unirsi con Gordevio. Lo conferma il sindaco Ivo Lanzi. «Siamo favorevoli, abbiamo avuto i dovuti contatti, abbiamo creato la Commissione per l’aggregazione. Il Cantone si è impegnato a finanziare il nuovo Comune con 8,8 milioni e stiamo ultimando il documento da sottoporre alla popolazione. Nel complesso è già informata, ma il coinvolgimento diretto partirà quando questo documento sarà approvato dai Comuni, dalla Commissione e dal Cantone. Entro l’anno verranno consultate e coinvolte tutte le Società e Associazioni, il voto consultivo potrebbe aver luogo ancora quest’anno o all’inizio del prossimo». Ad Avegno ci credono, come a Gordevio. Da tempo è avviata una collaborazione amministrativa, che va tradotta in prove per l’aggregazione. «L’obiettivo è di ricondurre i due Comuni alla stabilità finanziaria, per diventare progettuali e con maggiori possibilità di contrattazione». Ma perché non

aggregarsi con gli altri nel Comune di Maggia? «In futuro apprezzeranno che non siamo entrati ad appesantire il nuovo Comune, a scapito del dialogo e della collaborazione futura con la Lavizzara e la Rovana. Poi collaboriamo per quanto possibile alle opere pubbliche della Regione, dagli impianti di risalita di Bosco Gurin al riassetto di Cardada Cimetta, dal Centro balneare di Locarno alla pista di pattinaggio di Prato Sornico».


2006 La collaborazione dei patriziati per realizzare progetti e affrontare le necessità del paese

Natura, collina, monti e turismo le scommesse del Patriziato

P

er affrontare la situazione finanziaria Avegno sta facendo del suo meglio. Per quanto piccole, ha non una ma due zone industriali, con qualche impresa di peso, Holcim, Sander, Juva, ma soprattutto l’Afor, l’azienda forestale del Patriziato di Avegno. Tanta natura tra piano, collina e monti, turismo, il “Piccolo Paradiso”, ossia un campeggio importante, svago e attività sportive tra cui la stazione Cimetta, i cui impianti di risalita sono appunto in territorio di Avegno. Il tratto di fiume Maggia è particolarmente bello, d’estate è letteralmente preso d’assalto, ci sono palestre di roccia nel Comune e appena fuori. La ciclopista porterà infrastrutture importanti come il ponte sulla Maggia in località Presa e il nuovo cavalcavia. Ad Avegno scommettono sullo sviluppo, in particolare sul turismo a misura di Valle. «Il val-

maggese è saggio, sa difendere il suo territorio e svilupparlo nei limiti concessi dalla struttura della Valle», sostiene il sindaco Lanzi. «La Vallemaggia rappresenta un quinto del territorio cantonale ed è abitata solo da seimila persone. Le cose da fare sono tante e ad impegnarsi magari sono sempre i soliti, ma si vede che la gente ci tiene. Avegno fa la sua parte, ad esempio con il Patriziato stiamo pianificando un Centro importante a livello regionale, con contenuti turistici e commerciali, con spazi di vendita per i prodotti della Valle». Il Patriziato discende direttamente dai Terrieri, ossia gli abitanti delle Terre, i nuclei di Avegno. È uno di quelli ricchi, nel senso della sostanza, del lavoro e dello spirito che accomuna i patrizi nell’interesse per i servizi pubblici. Riunisce quasi tutti i monti del territorio comunale, al piano è proprietario dei

73

IL PROGRAMMA

Venerdì 9 giugno Avegno 09.30 Santa Messa per malati e anziani Visite ad anziani e malati a domicilio 12.00 Pranzo con il Gruppo animazione parrocchiale e altri collaboratori 14.00 Continuazione visite a domicilio (ev. visita agli Oratori delle frazioni) 20.00 Incontro con la popolazione Sabato 10 giugno Avegno 16.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale Incontro con le Autorità comunali 17.30 Visita al cimitero Celebrazione Eucaristica Cena con le Autorità.

IL PROGRAMMA terreni della zona industriale, di quella sportiva, del campeggio, di altri terreni in zone edificabili, di alcune cappelle e dell’oratorio della Madonna del Rosario, all’entrata del villaggio vicino alla centrale dell’Ofima. L’azienda forestale, Afor, dà lavoro ad una ventina di operai per la maggior parte della Valle, provvede alla manutenzione


2006

Il Vescovo ha incontrato la comunità di Avegno “Sono stato contento di questo incontro vissuto con voi”, ha sottolineato mons. Grampa al termine della Santa Messa di sabato sera, che chiudeva la visita pastorale ad Avegno. “Ho trovato una comunità attenta e impegnata, che ha vissuto bene questo momento, seppure breve, di comunione con il Vescovo”. La visita era stata aperta nella mattinata di venerdì con la Celebrazione Eucaristica per gli anziani e i malati, ed era proseguita con la visita a domicilio ad alcune persone impossibilitate a raggiungere la chiesa. Il Vescovo, accompagnato da don Cesare Giacomazzi (generoso e benvoluto parroco di Avegno dal 1971) ha avuto modo, passando a piedi per le stradine del villaggio, di incontrare la gente là dove vive e lavora, lungo il suo cammino quotidiano. Un tratto simpatico di questa visita, svoltasi in una dimensione cordiale e serena. Ha inoltre visitato i diversi oratori della Parrocchia, lodando la

e al taglio dei propri e di altri boschi, produce legname da riscaldamento, trucioli per il Centro scolastico dei Ronchini e per privati. «Collaboriamo strettamente con il Comune e gli altri Enti, a cominciare dal turismo, insieme affrontiamo e cerchiamo di risolvere una serie di problemi» sottolinea il presidente Dante Fantoni. Riguardo ai monti cita l’alpe Vegnasca,

cura riservata a questi luoghi, preziosi di storia e di pietà popolare. La serata di venerdì è stata dedicata all’incontro con la popolazione, nel quale mons. Grampa si è particolarmente soffermato sulla necessaria ristrutturazione della pastorale a livello di zona ed è emerso, come già in altre analoghe occasioni, il problema della trasmissione della vita e della pratica cristiana alle nuove generazioni, bombardate da tante altre proposte e confrontate con un clima culturale che “non facilita certamente l’acquisizione di valori e del senso delle cose”, come precisato dal Vescovo. Nella giornata di sabato, dopo aver incontrato le autorità parrocchiali, comunali e patriziali, ed averne sottolineato il positivo clima di reciproca collaborazione, mons. Grampa ha guidato la sosta di preghiera in cimitero (un momento sempre toccante e significativo nell’arco della visita) e presieduto la Santa Messa nella chiesa parrocchiale, resa particolarmente luminosa e accogliente

alcune casette di vacanza, la strada tra i boschi, il contratto con il contadino di Avegno che porta le mucche (alcune decine a pelo lungo, che stanno all’aperto anche d’inverno) sui monti e sui pascoli della zona, la manutenzione dei sentieri e dei boschi, l’ottima partecipazione dei patrizi alle attività. Anche Fantoni è ottimista soprattutto perché crede nella «determinazione

74

dai restauri degli anni settanta e dove l’ “Ultima Cena” dipinta da fra Roberto nell’abside è subito invito di comunione e preghiera. Al termine dell’incontro il Vescovo, non potendo rimanere per la giornata di ieri a causa di altri impegni (celebrazione della Cresima al mattino a Villa Luganese, festa di Sant’Antonio a Balerna nel pomeriggio), ha promesso di ritornare ad Avegno a metà luglio, per la festa della Madonna del Carmelo. Proseguono intanto con ritmi intensi, approfittando anche delle festività infrasettimanali di questa seconda metà di giugno, le visite nelle comunità della Vallemaggia, che si concluderanno a fine mese in Valle di Campo, dopo le soste nella Rovana e nella Lavizzara. Il prossimo appuntamento sarà fra pochi giorni a Someo, Coglio e Giumaglio, dove il Vescovo presiederà al mattino anche la processione del Corpus Domini, per poi rientrare a Lugano per la tradizionale celebrazione serale.

della gente della Valle nell’affrontare i propri problemi. Noi diamo il nostro contributo in questa direzione».


2006 Gesgia, Lüdint e Vinzott: i centri antichi di Avegno che dividono il paese in tre zone

Chiese e cappelle uniscono i tre nuclei storici tre nuclei di Avegno vanno considerati patrimonio storico e culturale nel loro complesso, con un valore soprattutto di tipo ambientale, costituito dall’aggregazione dei singoli edifici e dal rapporto con il territorio circostante. Sono collegati tra loro da una serie di edifici di culto, a cominciare dalla chiesa parrocchiale dei Ss. Abbondio e Luca, che sorge appunto alla Gesgia. Si festeggia San Luca il 18 ottobre, «facendo coincidere la festa con la giornata missionaria, il banco del dolce e altre iniziative» indica il parroco con Cesare Giacomazzi. Primo impianto del Duecento, poi una serie di ampliamenti dopo i quali, ad elementi antichi (l’armadietto murale, la pila dell’acquasanta) si accostano opere di artisti contemporanei. Vanno citati la mensa e l’ambone in granito di un artista greco, Panos, operante a Faenza, che ha realizzato diverse altre opere in Ticino, a Massagno e Chiasso oltre che ad Avegno; il grande affresco dell’Ultima cena e due vetrate sono di Fra’ Roberto. Nella casa par-

rocchiale è conservato un dipinto ben restaurato del Vanoni (la Madonna del Rosario con angeli e anime del purgatorio), originariamente nella chiesetta del Rosario. Dal ’93 la Parrocchia è dotata anche di una sala parrocchiale. «Il Comune – chiarisce il parroco – aveva chiesto alla Parrocchia il terreno dietro la chiesa per costruire l’asilo, l’ha ottenuto in cambio di una bella sala di oltre 100 posti a disposizione anche dei gruppi, cui si aggiunge una saletta per riunioni». Affianca il parroco il Gruppo di animazione parrocchiale attivo su più fronti, dagli incontri per la Prima comunione alla preparazione al servizio liturgico, dal coinvolgimento di bambini e ragazzi nella Novena di Natale alla Via Crucis del Venerdì santo, dal canto alla cura degli edifici sacri. All’entrata del paese l’oratorio della Madonna del Rosario è stato da poco restaurato all’esterno; secondo la tradizione, sarebbe nato come una sorta di cancello sanitario, di lazzaretto per tenere in quarantena chi entrava ammalato in Valle. Al

75

centro del nucleo di Vinzott sorge l’oratorio della Trinità, settecentesco come alcune tele e il paliotto. A Lüdint il piccolo oratorio di Sant’Anna, conservava due pregevoli statue in legno del ’400 ora esposte nella Parrocchiale e dipinti di Hans Tomamichel, un artista di Bosco Gurin. Soprattutto Avegno è il paese delle Cappelle. Se ne incontrano ovunque, all’interno dei nuclei, lungo le “caraa” che li collegano e all’inizio dei sentieri se ne contano ben diciotto. Sono altrettante, significative e splendide testimonianze di una concezione storicamente religiosa del territorio. La più antica, sulla cantonale verso Ponte Brolla, conserva tracce di affreschi del ’500, le altre sono più recenti, dal Sei all’Ottocento, tutte affrescate da pittori sconosciuti. E tutte restaurate e ben tenute, «segno che Avegno è un paese dove la collettività ha curato la conservazione dei nuclei e delle opere d’arte, tra cui numerosi affreschi anche sulle facciate delle case», sottolinea Armando Donati.


2006

nuclei, lastricare le piazze, per muri a facciavista, per rivestire esternamente case, ville, palazzi nelle diverse lavorazioni a greggio, bocciardato, fiammato, spazzolato, levigato, lucido. Ottima

dute generazioni di cavisti, gente esperta del mestiere, grandi artigiani della pietra provenienti dalla Valle e da fuori, soprattutto Lombardia e Veneto. C’è un’autentica epopea del granito in Vallemaggia. Oggi con la globalizzazione è tutta un’altra storia, ma il settore tiene, qui sono rodati contro i tempi di magra. Chiedo conferma a Fabio Campana, già sindaco di Someo ed uno dei fratelli nell’omonima ditta. «Va con tutte le difficoltà del settore. Arrivano dall’estero altri materiali magari meno affidabili ma più a buon mercato e qui da noi manca la difesa del prodotto. Non sarebbe male incontrare maggior sensibilità verso la pietra e la pianificazione del territorio. Nel senso che potrebbe essere maggiormente riconosciuto il ruolo di quest’industria, che non è un fastidio ma un valore, quindi non va impedita ma favorita, magari allentando certe tensioni che di quando in quando si creano». Quello di Fabio Campana è un ottimismo non sperticato ma responsabile. «Credo in questa attività, vedo

pietra, storicamente corretta nella copertura dei tetti, dove dura praticamente in eterno come dimostrano le cascine che si trovano un po’ in tutta la Valle. A Riveo l’attività di estrazione è iniziata a metà dell’Ottocento, lo sviluppo è stato favorito dalla costruzione della ferrovia e dell’Ospedale di Cevio, e il “boom”, se così possiamo dire, si è avuto nell’immediato dopoguerra, quando il granito ticinese ha cominciato ad essere conosciuto ed apprezzato oltre il San Gottardo, in Germania e praticamente in tutta Europa. Si sono succe-

anche per il futuro uno sbocco positivo per l’economia della Valle pur tra qualche inconveniente che può essere opportunamente gestito, con cognizione di causa, tanto per la polvere quanto per il rumore». Le otto cave della Vallemaggia assicurano circa 150 posti di lavoro, almeno 200 se si aggiungono le attività dell’indotto: trasporti, frese, riparazioni e così via. Insomma il settore è importante e unito, visto che si collabora anche con le altre cave del Ticino e si fa di tutto per rinvigorirlo. C’è chi si forma

VALLEMAGGIA COGLIO - GIUMAGLIO - SOMEO 14 - 15 GIUGNO Coglio, Giumaglio e Someo, tre villaggi del Comune di Maggia

Il granito del costruttore, pietra della devozione Dall’800 le cave di pietra della Valle attraversano i confini del Cantone per raggiungere l’Europa. Oggi sono un’industria riconosciuta e competitiva con 200 dipendenti, ma il granito è anche la pietra che erige le tante cappelle lungo i sentieri dei villaggi.

R

isalendo la Valle, dopo Lodano situato sull’altra sponda del fiume, ecco in successione Coglio, Giumaglio e Someo, che da due anni fan parte del Comune di Maggia. Siamo nella zona del granito e già sono apparsi a Giumaglio i primi segni della lavorazione, ma il posto delle cave è a Riveo, prima frazione di Someo, adesso di Maggia. In questa zona si accentuano quei segni storici e religiosi che scandiscono tutta la Vallemaggia, vera e propria connotazione religiosa del territorio, che sono le Cappelle. Solo a Someo – nel villaggio, lungo i sentieri e i monti, su entrambi versanti della Valle – sono ventitre, «ben restaurate o in procinto di esserlo», precisa Delio Pezzoni sottolineando con soddisfazione la cura che la gente di qui dedica alla manutenzione di questo patrimonio, ben conservato «anche grazie al fatto che molte Cappelle sono protette da una cancellata in ferro, e non veniva la tentazione di incidervi il proprio nome». Molte si allungano in un portichetto, spazio di sosta lungo la vecchia strada e i sentieri. Serviva come protezione dalle intemperie e per riposarsi un attimo appoggiando il carico; il tempo di tirare i fiato, di recitare una preghiera per poi riprendere il cammino. Altre cave le troviamo a Cevio e Linescio, ma Riveo è la capitale del granito, con la “beola” o Maggia “gneiss”, pietra delle varie gradazioni di grigio. Si lascia “spiodare” – dicono gli esperti – con uno spessore da 3 a 6 millimetri, presenta una planimetria regolare, nel tempo mantiene il colore originario, non viene influenzata dal caldo né dal gelo. Una signora pietra di cui fidarsi. Si presta bene per gli abbellimenti esterni dei giardini, per rinnovare i camminamenti nei

76


2006 e si diploma dopo 4 anni di apprendistato, chi apprende il mestiere a bottega, comunque sono bravi operai: 40% di svizzeri, molti domiciliati, italiani del nord, portoghesi e ex iugoslavi, alcuni frontalieri. «Certo, bisogna lottare giorno dopo giorno e non ci voleva la frana di Gurtnellen, con la conseguente chiusura dell’autostrada, visto che il prodotto è esportato all’80%. La richiesta è diminuita, ci facciamo in quattro per non

ritardare le forniture, speriamo in una rapida riapertura». E in un’altrettanto rapida decisione del Consiglio degli Stati, dopo quella positiva del Nazionale per l’intervento di Meinrado Robbiani

Undici cascine e una capanna all'alpe Spluga nella zona di Giumaglio

I segni del tempo lasciati dall’antica civiltà contadina della Vallemaggia

F

iorenzo Quanchi, sindaco, mette a sua volta l’accento sull’industria del granito. E su quanto il nuovo Comune di Maggia sta facendo anche per queste frazioni: dall’acquedotto di Coglio e Giumaglio ultimato in marzo (costo 2 milioni) all’importante pianificazione in corso per un’area industriale tra Riveo e Cevio. Giumaglio si è appena messo un fiore all’occhiello con la ristrutturazione da parte del Patriziato dell’alpe Spluga, a oltre 1800 metri d’altezza. «Non siamo ricchi in finanze ma in boschi, alpi e proprietà», precisa il presidente del Patriziato Aaron Piezzi, uomo di scuola e di memorie, visto che dirige il Museo di Vallemaggia a Cevio. Pone l’accento sul volontariato e sull’apporto delle varie Società, senza le quali non si sarebbe mai potuta realizzare un’opera di questa portata:

11 cascine ristrutturate, una capanna di 15 posti messa a disposizione della gente. «Abbiamo salvaguardato una significativa testimonianza del passato per la Valle di Giumaglio e zone circostanti, con un intervento importante durato cinque anni e costato più di mezzo milione». Le undici cascine rappresentano una significativa testimonianza della civiltà contadina e un capolavoro di architettura alpestre. Tutte le baite sono in sasso e tetto in piode, tutte presentavano i segni del tempo visto che l’alpe era stato caricato per l’ultima volta nel 1957; in una sono stati trovati ancora i letti e una culla, oltre a iscrizioni lasciate dagli alpigiani. Meritano una visita, tanto più che sono situate al centro di un anfiteatro di vette dove la pietra è presente anche in tante scalinate e cascine. Quella

77

sul rimborso delle tasse doganali sul diesel alle imprese che cavano la pietra in Svizzera. «Pochi milioni, che sarebbero però un aiuto efficace al nostro settore».

IL PROGRAMMA

12.00 16.00 18.30 19.00

Mercoledì 14 giugno Maggia Pranzo al sacco presso la scuola dell’infanzia Visita malati a domicilio Visita alla Casa anziani Visita alla comunità di Riveo Visita al cimitero Celebrazione della Santa Messa

09.00

Giovedì 15 giugno Giumaglio Visita al cimitero e Santa Messa Processione del Corpus Domini fino a Coglio Coglio Visita al cimitero di Coglio Aperitivo e incontro con la popolazione

IL PROGRAMMA è zona di escursioni, dalla Punta di Spluga al Sasso Bello, il Mont d’Argent, i pizzi Alber, delle Pecore, Muretto, Coca, oltre a cime e bellissimi laghetti, con la possibilità di "scollinare" verso la Verzasca, direzione alpe Osura e capanna


2006

Osola. L’essenziale per questo, come per gli altri Patriziati della zona, è assumere un ruolo attivo e propositivo dopo l’aggregazione nel Comune di Maggia. Ci si finanzia con il pranzo patriziale in primavera e la mazza in dicembre. Si sta concludendo il risanamento castanile dietro il nucleo e si è creata la strada forestale come parte del progetto selvi-culturale che da sopra Giumaglio raggiunge il nuovo bacino dell’acquedotto realizzato con Coglio, partirà presto la ricerca sui toponimi. In basso domina la bellezza autentica dei nuclei, con alcune particolarità come le case degli emigranti a Giumaglio, ai margini del nucleo che attornia la chiesa, una decina di edifici

costruiti grazie alla fortuna che alcuni emigranti hanno avuto soprattutto in California, tra la metà dell’Ottocento e i primi del Novecento. Analogo discorso per Someo, con la particolarità del cimitero “di sciuri”, anche qui emigranti che hanno fatto fortuna in California, dove esiste addirittura una New Someo: non potendo avere una parcella nel vecchio cimitero, hanno acquistato un appezzamento lì a fianco e costruito le proprie Cappelle, poi passate di famiglia in famiglia, oggi ancora cimitero privato, ma la manutenzione spetta al Comune. Anche a Coglio, il villaggio più piccolo della Bassa Vallemaggia, si incontrano i segni dell’emigrazione. L’elemento

78

più significativo è l’ossario Settecentesco posto di fronte alla chiesa, con i suoi affreschi e le sue lapidi. Percorrendo i nuclei è un continuo incontrare strutture tipiche: lavatoi, antiche costruzioni, fontane, torchi, grotti, cascate, dipinti murali fino ai massi, come quello grandioso di Coglio, quasi invisibile perché ricoperto da un prato pensile e sotto il quale sono state scavate ben nove cantine.


2006 L’attaccamento dei fedeli alle proprie radici religiose nei molti lavori di restauro

Fedeltà e rispetto per i luoghi del passato l parroco don George Kerketta viene dall’India, si sente bene inserito e accettato, ormai è un valligiano. Risiede a Maggia, tiene i collegamenti tra le varie Parrocchie, punta sulle attività interparrocchiali e loda la collaborazione partecipe dei laici. Soprattutto rileva il sentimento religioso che anima questa gente, l’attaccamento alle tradizioni e al proprio patrimonio di civiltà. «Gente forte, con una propria identità, cosciente della propria storia». Molti i monumenti insigni, a cominciare dalla cinquecentesca chiesa parrocchiale di Someo dedicata a Sant’Eustachio, guerriero romano convertito al cristianesimo e martirizzato con tutta la famiglia. Grande, ampliata più volte, ultimamente ben restaurata, conserva affreschi del Pedrazzi di Cerentino. Da poco restaurate anche la cappella Nuova e la Gesora, a valle

della cantonale. Proprio i restauri, effettuati e in programma, sono un vanto degli abitanti di questi villaggi, che mettono tanta applicazione nella conservazione del patrimonio culturale e religioso, come dimostrano le decine di Cappelle votive. «Qui c’è ancora una forte mentalità contadina, pensi – indica Delio Pezzoni – che solo a Someo nel censimento dei rustici, ne son stati contati oltre 800; e ricordo che il nonno mi raccontava di circa 700 mucche e oltre 2000 tra capre e pecore, che giustificavano anche le due “luvere“ per la cattura de lupi». A Riveo la chiesa è dedicata alla Madonna delle Grazie, anch’essa in parte già restaurata. A Coglio è dedicata alla Madonna del Carmelo, un’altra chiesa «rinnovata, dove si tiene una piccola ma significativa festa il 16 luglio» indica Marco De-Lorenzi. Costruita nel Seicento, è stato scoperto e recuperato, una

79

ventina di anni fa, un affresco del Vanoni; lo spazio davanti alla chiesa costituiva, come in molti altri casi, il vecchio cimitero: sulla facciata sono ancora posate alcune tipiche lapidi ottocentesche. La chiesa di Giumaglio, dedicata all’Assunta, conserva affreschi di Giacomo Pedrazzi. È stata inoltre interessata da un riuscito restauro conservativo e nel ’93 sono stati posati i nuovi arredi sacri dell’artista Pedro Pedrazzini. Lungo la strada sorge la Cappella di San Carlo, raggiunta dalla processione dell’Assunta. Anche qui molte Cappelle, come quella del Crocifisso, «a sottolineare le caratteristiche di questo territorio, i luoghi della vita e del lavoro, la scansione del tempo e delle stagioni», come sottolinea la maestra Maria Adami.


2006 VALLEMAGGIA LINESCIO - CERENTINO - BOSCO GURIN 16 - 17 - 18 GIUGNO In val Rovana visitando Linescio, Cerentino e Bosco Gurin

Una terra che fa i conti con lo spopolamento Nei tre Comuni montani si parla poco di aggregazione e soprattutto a Linescio e Bosco l’idea è decisamente molto lontana. Per il rilancio della zona si punta sul turismo, soprattutto quello invernale ma non mancano interessanti proposte anche per l’estate.

B

ella e povera. Come tante ragazze nei film, con la differenza che loro puntualmente trovano il principe azzurro. Nel futuro della Val Rovana il principe azzurro ancora non s’è annunciato. Rimangono le difficoltà economiche – solo Linescio ha il moltiplicatore sotto il 100% (ma sarebbe ben oltre, ammettono i sindaci di Cerentino e Bosco Gurin commentando le loro finanze) perché non spende, non ci sono i soldi – la distanza dai centri, soprattutto lo spopolamento. Linescio, Cerentino e Bosco Gurin insieme superano a malapena i cento residenti, e la tendenza è uno strisciante, ulteriore calo. «E’ un fatto che ci preoccupa molto – ammette Alberto Tomamichel, sindaco di Bosco – perché non vediamo a medio termine un’inversione di tendenza, anzi. Investiamo nel turismo ma con scarse ricadute, la manodopera viene da via, i nostri se ne vanno». Stesso concetto da Silvano Leoni, sindaco di Cerentino: «niente da fare, lo spopolamento continua. Se ne vanno perché hanno il lavoro giù in basso. Qualche giovane arriva bene, ma non compensa chi se ne va». Il rimedio, teoricamente consiste nel portare lavoro e questo è già un problema. Poi il rischio è che qui l’occupazione sia stagionale e quindi non sufficientemente attrattiva. Risultato? Bambini pochi o nessuno e scuole a Cevio. Cevio da queste parti suona come un’attrazione, nel senso che fa rima con aggregazione. A Bosco non ci sentono, sanno di avere una storia diversa. «Tra di noi parliamo tedesco, anzi il nostro dialetto» dicono lassù. Ed è una particolare lingua indigena chiamata Guryner Titsch o Guryner Ditsch, tradotti in Gurinerdeutsch, che viene da lontano.

Le prime notizie riguardo a questo tipico insediamento walser risalgono ad un documento del Duecento redatto dal notaio Bonifacio Zanelli di Ascona. In ogni caso Gurin deriva da un antico toponimo. Dunque a Bosco non si parla né si pensa all’aggregazione, si punta sulla stazione invernale con le bellissime piste per lo sci alpino e lo snowboard, sulle abbondanti nevicate che permettono di sfruttare la stagione fino a primavera inoltrata, sugli itinerari tematici e didattici con i percorsi di Vallemaggia Pietraviva, sull’incantevole ambiente a diretto contatto con la natura, sul museo etnografico “Walserhaus” (aprile-ottobre) che documenta vita e tradizioni Walser, sull’architettura con le tipiche case e stalle in legno e pietra. Così come sulle strutture ricettive: albergo Walser, ostello Giovanni Bosco, bar, ristorante Rossboda a 2000 metri, capanna Grossalp, escursioni con tutte le possibili combinazioni (trekking, arrampicata sportiva, pesca in alta montagna, mountain bike, walking e nordic walking, percorsi tematici). «Abbiamo fatto molti passi sulla strada dello sviluppo turistico, adesso vediamo di consolidare quello che c’è», dice il sindaco. «Non dimenticando che qui abbiamo una impresa forestale e una di costruzione, agricoltori e falegname, uno sportello della Raiffeisen a tempo parziale, Coop, posta, panettiere», per dire che le chances sono molte e che Bosco Gurin può andare avanti anche da solo. Da Cerentino, alla confluenza del fiume Rovana con il torrente della Valle di Bosco, Silvano Leoni guarda invece all’aggregazione. Ci è abituato, perché da sempre si tratta di aggregare il villaggio con i suoi undici nuclei, due pratica-

80

mente diroccati, dove a fine ’500 vivevano più di 600 persone. «Primo passo l’aggregazione di tutta la Rovana, sapendo che significherebbe unirci tra poveri. Per poi stare a vedere quello che succede in basso, soprattutto a Cevio, ma anche nel resto della Vallemaggia. E’ chiaro che in futuro, concessi i tempi che ci vogliono, un’aggregazione ha senso se unisce la Rovana almeno al nuovo Cevio, quello che parte adesso con Bignasco e Cavergno. Dico questo anche se noi qui cerchiamo di fare del tutto per dare decoro a questa Valle. Intanto abbiamo il vantaggio della Microcentrale, ma fino a quando?». Per quanto concerne Linescio (45 abitanti, 25 residenti, nessun bambino) la segretaria comunale Ivana Leoni rileva che in comune con Cevio c’è già il Patriziato, che lo scorso anno ha adottato un nuovo vessillo tra i migliori propositi di continuare la collaborazione, e che Linescio da

Cevio si è separato nel 1860. Di aggregazione si parla poco, meglio mettere in evidenza quel che c’è: l’osteria Moretti, qualche artigiano, un laboratorio di lavorazione della pietra sui progetti e primi lavori per salvare i terrazzamenti, compreso l’arrivo di due giovani agricoltori, vigezzino lui, svizzero-tedesca lei.


2006 Un percorso di venticinque chilometri tra muri a secco e “caraa”

La storia disegnata dai terrazzi conosciuti a molti in Ticino, i terrazzi di Linescio sono un autentico capolavoro di imprenditorialità collettiva nell’ambito dell’economia di sussistenza. Pensate un po’, sommati danno almeno 25 chilometri tra muri a secco, terrazzi e viottoli di campagna (caraa), realizzati nel corso dei secoli, probabilmente dal Quattro al Settecento. «Nella parte alta abbiamo trovato un’iscrizione del Settecento, probabilmente a quell’epoca erano terminati e pienamente sfruttati» indica Nicoletta Bondietti, presidente della Pro Linescio, nata proprio «per promuovere la salvaguardia e il ripristino dei terrazzamenti. Era un progetto di Vallemaggia Pietraviva tramite l’APAV e ne è nata l’attuale Pro con l’intento di ripristinarne tre settori. È impossibile recuperare tutto visto che una gran parte è diventato bosco». In effetti sono stati abbandonati progressivamente, nel ’700 Linescio contava 300 abitanti, con l’emigrazione dell’Ottocento sono stati i terrazzamenti più discosti ad essere abbandonati, poi via via gli altri. «Ancora 15 anni fa alcuni anziani tenevano animali e falciavano quel che potevano, contenendo l’avanzare del bosco». Più nulla fino a due anni fa, quando si è ripreso a falciare, grazie anche all’arrivo dei due giovani con alcune mucche retiche, di montagna e più piccole della media, capre e pecore. «Adesso tengono pulito, ci vivono con gli animali, è il segno del cambiamento di qualcosa che si muove». In autunno si dovrebbe iniziare con il taglio degli alberi e la stampa di un opuscolo della serie Sentieri di Pietra, per poi in primavera avviare il rifacimento di parte dei muri a secco in rovina. «Il Fondo svizzero per il paesaggio ha stanziato 300.000 franchi, il Cantone 100.000, qualcosa arriverà dal Patriziato, ci siamo rivolti a molte Fondazioni, anche se i tempi non sono dei migliori» conclude Nicoletta Bondietti. Questa del recupero è un’idea fissa per riprendere i fili della storia. Bosco ha recuperato una serie di “Gadumdsch” con la loro architettura semplice, povera, essenziale, che tornano così a svolgere, in maniera più ideale e meno concreta, la loro funzione di “magazzini”; una volta erano depositi per fieno, ora sono strutture che raccontano, a chi sa ascoltarle, storie di fatiche ma anche di dedizione, operosità e fiducia nel futuro. A

Cerentino hanno terminato la prima tappa del restauro della magnifica Santa Maria delle Grazie con il rifacimento in piode dei tetti della chiesa e casa parrocchiale. Il villaggio rimane con il problema della frana della Rovana, un costante, progressivo per quanto lento movimento franoso. «Campo Vallemaggia ha fatto grossi investimenti negli anni scorsi, anche noi dovremmo, ma il Comune può fare poco, è un problema cantonale e federale. Noi possiamo solo provvedere alla manutenzione del territorio per mantenere l’attuale qualità della vita» indica il sindaco Silvano Leoni. E’ un po’ quanto sostiene il sindaco di Linescio, Corrado Moretti, nel sottolineare i pregi di quella Valle: «Qui si trovano tracce di un’architettura rurale tipica, semplice ma di grande pregio, costruzioni in pietra, vie di comunicazione, terreni terrazzati, situazioni uniche che vale la pena di visitare». Magari usufruendo del sentiero che da Cevio sale alla Collinasca (dove c’è la fabbrica artigianale della carta di François Lafranca, richiesta da artisti-incisori di mezzo mondo), per da qui inoltrarsi da una parte nella Val di Campo e dall’altra verso Bosco Gurin.

81

IL PROGRAMMA

18.00 19.30

Sabato 17 giugno Linescio Incontro con le autorità parrocchiali, comunali e patriziali di Linescio, Cerentino e Bosco Gurin nella vecchia scuola Visita al cimitero e Santa Messa Incontro con la popolazione nella vecchia scuola

Domenica 18 giugno Cerentino 09.00 Visita al cimitero e Santa Messa Incontro con la popolazione Bosco Gurin 10.30 Visita al cimitero e Santa Messa Incontro con la popolazione

IL PROGRAMMA


2006

Prosegue la visita pastorale in Vallemaggia È iniziata con un simpatico picnic, offerto dai bambini della scuola dell’infanzia e delle elementari di Maggia, la visita pastorale che la scorsa settimana ha visto il Vescovo incontrare dapprima, il mercoledì e il giovedì, festività del Corpus Domini, le comunità di Someo, Giumaglio e Coglio, per poi salire nella Rovana, sabato e domenica, per visitare le Parrocchie di Linescio, Cerentino e Bosco Gurin. Dopo i panini del pic-nic, i bambini di Maggia hanno offerto a mons. Grampa una simpatica serie di canti festosi e vivaci per poi ascoltare il Vescovo, che ha centrato il suo messaggio sulla predilezione di Gesù per i piccoli, indicati dal Maestro come modello del Regno. Mercoledì sera, il Vescovo ha incontrato la comunità di Someo, mentre il giovedì del

Corpus Domini, dopo la celebrazione della Messa a Giumaglio, ha presieduto la processione eucaristica, momento di fede e di testimonianza, fino alla parrocchiale di Coglio, vivendo così un significativo e prezioso itinerario di preghiera con la gente di questi villaggi, fedeli alla loro tradizione cristiana e impegnati per la vita delle loro Parrocchie. Basta sottolineare l’affetto e l’attenzione, riscontrati ovunque, che dedicano alle loro chiese. Il Vescovo ha lodato questo attaccamento, richiamando nel contempo l’importanza di dedicare altrettanto impegno alla chiesa di pietre vive, che è la comunità, chiamata a testimoniare la propria fede e soprattutto a trasmettere alle nuove generazioni l’eredità della vita cristiana ricevuta dai padri. Sabato e domenica mons. Grampa è invece salito in Valle Rovana, visitando le Parroc-

82

chie di Linescio, Cerentino e Bosco Gurin, in un clima sempre familiare e accogliente, in dialogo aperto e franco con le autorità, comunali, parrocchiali e patriziali di quelle comunità, dove la costante diminuzione della popolazione pone non pochi problemi anche per garantire una efficace cura pastorale e la presenza di un parroco residente. Ora, dopo la Rovana, sarà la volta dell’alta Lavizzara, le cui Parrocchie saranno visitate il prossimo fine settimane. Infine per la festività dei Santi Pietro e Paolo (mercoledì 28 e giovedì 29), il Vescovo salirà a Niva, Campo Vallemaggia e Cimalmotto, portando così a conclusione l’impegnativo itinerario nelle 25 Parrocchie della Vallemaggia. Riprenderà poi il cammino della visita pastorale in settembre, proseguendo sempre nel vicariato del Locarnese.


2006 Un tempo la Valle contava oltre mille abitanti, oggi sono poche decine

Quando si ingrandivano le chiese l parroco di Bosco e Cerentino, don Carlo Piffer passa i novanta, è arrivato nel 1970 integrandosi molto bene. Origine italiana, madrelingua tedesca, è un personaggio a tutto tondo al quale l’assemblea di Bosco ha recentemente votato la cittadinanza onoraria. Grande appassionato delle sette note, compone musica e suona l’organo «molto bene», dicono a Bosco, dove gli sono tutti vicini i questi giorni di degenza. La chiesa parrocchiale dei Ss. Giacomo e Cristoforo, consacrata nel Duecento, più volte rinnovata e ricostruita come testimonia la data sopra il portale, restaurata, nell’antico coro conserva affreschi di Giacomo Antonio Pedrazzi. Di fronte alla chiesa sorge l’ossario settecentesco. La cappella di Santa Maria della Neve è stata eretta in memoria di un disastro provocato da una valanga negli anni Venti del Settecento, rinnovata all’inizio del Novecento. La parrocchiale di Santa Maria a Cerentino è un insieme di costruzioni barocche in posizione panoramica. L’edificio ecclesiastico sorge su un piccolo terrazzo, racchiuso dalla canonica, quasi una rocca, dalla porta ad arco e dall’ossario. Gli affreschi portano varie firme e risalgono ad epoche diverse: sulla controfacciata un affresco rinascimentale raffigura San Sebastiano; sopra il portale l’Incoronazione della Vergine è siglata con stemma della famiglia Leoni; gli affreschi ornamentali sono per lo più opera del Pedrazzi,

83

il pulpito è stato realizzato dall’artista Panzera di Cerentino nel 1706. A Collinasca l’oratorio di San Giovanni Nepomuceno è del ’700; alla Casa dei Torri l’oratorio di San Giuseppe risale a fine ’600; nella frazione di Corino la Cappella della Trinità è del ’700. A Camanoglio l’oratorio di Sant’Antonio da Padova è sorto all’inizio del ’600 come ex voto. Per Linescio sale da Bignasco don Paul Monn che, con altri due confratelli provvede oltre che a Bignasco, Cavergno e tutta la Lavizzara, anche a Linescio, Campo, Cimalmotto e Niva. «Cerchiamo di favorire i momenti interparrocchiali come il pellegrinaggio a Roma nella prima settimana di giugno, la gita degli anziani, la Commemorazione dei defunti, le varie feste religiose. Abbiamo un programma invernale ed estivo per le celebrazioni, siamo disponibili a portare la Comunione nelle case, comunichiamo anche attraverso il Bollettino parrocchiale». La chiesa parrocchiale di San Remigio risale al Seicento, è stata ingrandita e rimodernata, porta tracce di affreschi del Pedrazzi. Un altro dei tanti motivi per visitare questa Valle così ricca di testimonianze, di storia, di cultura artistica in particolare sul versante religioso.


2006 LAVIZZARA BROGLIO - BRONTALLO - MENZONIO - PRATO SORNICO SANT’ANTONIO - SAN CARLO - FUSIO 23 - 24 - 25 GIUGNO Broglio, Brontallo, Menzonio, Prato Sornico, Peccia e Fusio

I villaggi della Lavizzara che hanno scelto la fusione «Come la chiesa di Botta a Mogno è simbolo della resistenza alle forze della natura, così la gente della Valle sa affrontare le difficoltà del vivere in periferia», afferma il sindaco Michele Rotanzi. La nascita di nuovi progetti conferma che l’unione dei sei ex-Comuni permette di affrontare meglio il presente.

D

ue anni proficui per il Comune di Lavizzara. Nemmeno il tempo dello svezzamento e subito eccolo attivo e propositivo, come non attendesse altro che la fusione tra le sei entità della Valle: Brontallo, Menzonio, Broglio, Prato Sornico, Peccia (con le Parrocchie di Sant’Antonio e San Carlo) Fusio. Davvero un esempio per tante altre realtà omogenee, che magari non osano fare il grande passo. «E’ stata una decisione lungimirante e coraggiosa – ammette soddisfatto il sindaco Michele Rotanzi – perché poteva sussistere qualche dubbio sul mettere insieme sei entità povere. Oggi non siamo ricchi ma stiamo meno peggio di quanto qualcuno temeva ed esistono altre premesse positive. Abbiamo chiuso bene l’annata 2005 e il Municipio a settimane proporrà l’abbassamento del moltiplicatore al 95%. Un segnale piccolo ma indicativo». Rotanzi con buona ragione traccia un parallelo tra la chiesa di Botta, Mogno e questo nuovo corso, alla vigilia (25 giugno) del ricordo dei vent’anni della valanga che ha distrutto la vecchia chiesa di San Giovanni Battista, e i 10 anni dall’inaugurazione di un edificio famoso nel mondo, che costituisce un forte simbolo per la stessa Lavizzara. «Questa chiesa che non soccombe alle forze della natura richiama la determinazione degli abitanti della Valle nel voler sopravvivere e resistere nel tempo, affrontando le difficoltà del vivere in periferia e in montagna, interpretando appieno il proprio ruolo storico». In questa prospettiva anche i dieci anni di polemiche tra

la valanga e la ricostruzione «vedono adesso rimarginarsi le ferite causate dalle contrapposizioni: la chiesa c’è, è un forte richiamo verso la Lavizzara ma anche un simbolo per gli stessi abitanti». Guardare avanti con fiducia per il nuovo Comune non significa solo prendere atto che sul piano finanziario le cose vanno un po’ meglio, ma progettare e costruire il futuro. Due i grandi progetti sul tappeto, per i quali si prevedono tempi brevi: il nuovo Centro scolastico e il nuovo palazzo dell’amministrazione comunale. Per la scuola a Sornico, vicino alla pista di ghiaccio e al futuro nuovo palazzo del Comune, è stato acquistato l’edificio patriziale di Sornico; ospiterà una sezione di scuola materna e due di elementare, l’ufficio del Patriziato stesso e, nella parte interrata, il centro pompieri e un magazzino comunale. Praticamente verrà raddoppiata l’attuale volumetria, il costo è preventivato in 2,3 milioni, presto partirà la domanda di costruzione, inizio dei lavori l’anno prossimo, probabile entrata in funzione nell’autunno 2008. Quale sede dell’amministrazione comunale verranno sottoposti in autunno al Consiglio comunale il credito di 100.000 franchi per l’acquisto del palazzo del Patriziato in piazza a Prato e quello per la progettazione definitiva. «E’ una bella costruzione del Novecento, ha bisogno di ristrutturazione, si inserisce alla perfezione nel nucleo ben conservato». Anche qui i lavori inizieranno l’anno prossimo con la prospettiva di poterlo utilizzare già a fine 2008. E’ molto per un Comune di appena

84

600 abitanti, ma non tutto. A Peccia si sta pianificando l’area artigianale per riunirvi le ditte attive: imprese di costruzione e altri artigiani. Si punta alla copertura della pista di ghiaccio, un’infrastruttura che da quando esiste ha rivelato la sua importanza per la Valle. La scuola di scultura a Peccia è una realtà affermata, che porta il nome e l’immagine della Lavizzara in Svizzera e all’estero. Sarà affiancata da un Centro internazionale della scultura, cui l’apposita Fondazione sta’ lavorando: accanto ad un’esposizione permanente dovrebbe coinvolgere scultori di fama internazionale che verrebbero a Peccia a lavorare. Attiva la cava del marmo, il celebre, splendente Cristallina, materiale di gran pregio. Nel cassetto altri progetti, che dovrebbero essere avviati quanto prima. Soprattutto in Lavizzara si ha cura del territorio, la prima vera risorsa della Valle. Il sindaco Rotanzi cita il “canaa”, l’acquedotto in pietra che porta l’acqua al corte Sasso dell’Alpe Vaccariscio, ristrutturato con il Mognora dai Patriziati di Fusio e Broglio, unitamente all’APAV (Associazione per la protezione del patrimonio artistico e architettonico). Cita gli altri alpi: Zaria-Campolungo caricato dalla famiglia Tabacchi, Campo la Torba di Giorgio Dazio, Froda e Bolla in val di Peccia caricato da Luciano Paparelli, Brunescio caricato oggi da Elio Leoni di Cerentino, ma un tempo dal padre dello scrittore Giuseppe Zoppi, che infatti vi ha ambientato il suo “Libro dell’alpe”, ben conosciuto dagli scolari di qualche decennio fa.


2006 Tra le mete il rifugio Poncione di Braga e la capanna Solvetra

Una zona montana ideale per il turismo escursionistico

Q

uello di Lavizzara è il Comune più esteso del Ticino (187 kmq) anche se tra i meno popolati. I sei villaggi sono situati tra i 700 e i 1300 metri di quota, alcuni sono suddivisi in frazioni. Per secoli la Valle ha formato una comunità retta da statuti e unita nel difendere talune libertà; le Vicinanze, divenute nell’800 Comuni autonomi, si sono aggregate nell’aprile del 2004. E’ un territorio ricco di storia, nella quale si legge la grande capacità di adattamento alla montagna. I villaggi hanno nuclei ben con-

capacità costruttive ben adattate ai bisogni di una popolazione contadina e di un’economia di sussistenza; antiche abitazioni con stalle, con granai organizzati su due piani separati da sostegni a forma di fungo (le torbe), essiccatoi per le castagne, semplici e funzionali cascine. Ma anche abitazioni borghesi con forme e decorazioni che indicano una posizione sociale di rango, come le case dei Pfiffer e dei Berna a Prato, la Casa Pelloncini a Sornico, la Pometta a Broglio. A Sornico il palazzo di giustizia e la

IL PROGRAMMA

Venerdì 23 giugno Fusio 16.00 Incontro con le autorità comunali, parrocchiali e patriziali 17.30 Visita al cimitero 18.00 Santa Messa 19.15 Incontro con la popolazione 20.00 Cena con le autorità Sabato 24 giugno Broglio 15.30 Visita al cimitero 16.00 Santa Messa 17.00 Incontro con la popolazione Prato Sornico 18.30 Visita al cimitero 19.00 Santa Messa 20.00 Incontro con la popolazione 20.30 Incontro con i Consigli parrocchiali di Broglio e Prato Sornico Domenica 25 giugno Peccia Sant’Antonio 08.30 Visita al cimitero 09.00 Santa Messa Incontro con la popolazione Mogno 11.00 Santa Messa Peccia San Carlo 15.00 Santa Messa Visita al cimitero Incontro con la popolazione

IL PROGRAMMA

servati, particolari costruzioni rurali, chiese e cappelle ricche di opere d’arte, ponti, sentieri e scalinate che permettevano di salire fino agli alpeggi. Armando Donati, presidente dell’APAV da Broglio in questi tempi pone in particolare l’accento sul recupero della torba di Camblee, vero e proprio “monumento del passato” in quanto, risalendo al 1401, è la costruzione più antica della Vallemaggia. Il restauro conservativo ha interessato la casa in sasso del 1544 annessa alla torba, che ospita una mostra permanente su Camblee. Per Donati si tratta del «monumento più caro, ricco di elementi originari e tipico esemplare dell’antica civiltà contadina della Valle». Numerose testimonianze denotano

chiesa di San Marino ricordano la centralità di questa località per la comunità di Lavizzara. Tra le risorse importanti rientra naturalmente l’acqua; ruscelli e fiumi sono stati captati e diretti verso le due grandi dighe al Sambuco, poco sopra Fusio, e al Naret, ai piedi del pizzo Cristallina, mentre una centrale scavata nella roccia produce energia elettrica in Val di Peccia. Tra montagne e valli il turismo trova un ambiente ideale soprattutto a livello escursionistico, sia per il paesaggio variato e affascinante che per la capillare rete di sentieri. Due capanne alpine sono splendidi punti di riferimento, di ristoro e soggiorno: la Soveltra a quota 1534 in fondo alla Val di Prato e sotto il pizzo Campo Tencia,

85

con 40 posti e un bel camino centrale; la Poncione di Braga a quota 2000, in Valle di Peccia ai piedi del pizzo Castello, costruita in sasso e foderata in legno, 30 posti, pannelli solari e tutti i comfort del caso. «Il turista contribuisce a creare l’immagine del Ticino e di questa Valle – indica Michele Rotanzi – e l’economia del turismo aiuta a far fronte ai pericoli sempre incombenti dello spopolamento e dell’invecchiamento. Vedo però che la gente ha coscienza anche del valore delle zone discoste come la nostra, dove la vita scorre con cadenze accettabili e in contesti sociali dove i rapporti umani sono ancora possibili, anche se richiedono alcuni sacrifici in più per chi ha deciso di viverci».


2006

Il pellegrinaggio del Vescovo in Lavizzara Manciate di case, orizzonte di verde e di rocce, cime che toccano il cielo. Piccoli cimiteri, tenuti con ordine e affetto, capaci di custodire ricordi e far ritrovare la fatica di quella gente, curva su “una terra avara e generosa”, per dirla con Giuseppe Zoppi, sepolto a Broglio. Angoli di terra, piccole tombe, pagine di vita. Semplicità che commuove e diviene messaggio profondo, perché da sempre la storia vera è scritta dalla generosità e dalla fatica degli umili. Il Vescovo, incontrando – da venerdì a domenica – le comunità di Fusio, Broglio, Prato Sornico, Peccia Sant’Antonio, Peccia San Carlo, ha sempre iniziato la visita dalla sosta in cimitero, che “i nostri padri chiamavano camposanto”. Una sosta di affetto, ricordo, preghiera. Una sosta particolarmente significativa che diviene richiamo d’un passato prezioso di religiosità vera e consacrato da autentica fedeltà ai valori che hanno costru-

ito la nostra civiltà e la nostra cultura, sempre più minacciate dall’indifferenza e dall’effimero, che costituiscono altrettante insidie soprattutto per le nuove generazioni. Mons. Grampa, incontrando la gente, ha sempre insistito sulla necessità di riscoprire, di vivere autenticamente, di testimoniare e di trasmettere questi valori, perché quanti verranno dopo di noi, non interrompano il contatto con le radici cristiane e non perdano quella linfa vera e vitale, che i nostri padri hanno attinto da un humus profondamente cristiano, ritrovandovi speranza, luce e coraggio. Queste piccole comunità, seguite con generosa e ammirevole dedizione da don Paul Monn, don Roberto Mingoy, don Jean-Luc Martin, hanno accolto il Vescovo con sincera simpatia e con un’intensa partecipazione, anche dal profilo numerico. Soste magari brevi, ma vissute con gioia, ben tradotta dal suono delle campane, che

86

sempre hanno accolto il Vescovo al suo arrivo in ognuno di questi villaggi. Nella tarda mattinata di domenica mons. Grampa ha celebrato la Santa Messa a Mogno, per ricordare i dieci anni dalla consacrazione della nuova chiesa, costruita là dove la valanga distrusse l’antica, pure dedicata a San Giovanni Battista. “Questa chiesa – ha sottolineato, aprendo la celebrazione – ci ricorda la presenza del Signore nella nostra storia, personale e comunitaria e ci ricorda che è lui la speranza vera, capace di illuminare la nostra strada, dandole senso e significato. Diviene quindi un segno e un richiamo forti, come lo sono pure le chiese, gli oratori, le cappelle che ritroviamo ovunque nelle nostre valli e nelle nostre campagne. Testimoniano la religiosità sincera della nostra gente: infatti là dove sorgeva un nucleo di case, volevano anche un segno religioso, magari semplice e povero, ma altrettanto prezioso”.


2006 Sono numerose le chiese che sorgono in Valle e sui diversi monti

Un patrimonio tra passato e presente mproprio affermare che la chiesa di Botta a Mogno sia la classica ciliegina sulla torta della cultura architettonica ed artistica. Più corretto situarla all’interno di una prassi costruttiva ed artistica che storicamente in Lavizzara ha avuto parecchi momenti importanti, in particolare sul fronte religioso. Ogni villaggio ha la sua Parrocchia, Peccia addirittura due. Da due anni il riferimento pastorale va ad un parroco-amministratore e due vicari residenti nella casa parrocchiale di Bignasco: don Paul Monn, parroco di riferimento responsabile, in Valle da oltre 5 anni, con i vicari don Jean-Luc Martin e don Roberto Mingoy. Sono impegnati a Bignasco, Cavergno, nella Rovana tranne che a Bosco e Cerentino e in tutta la Lavizzara, oltre che nell’assistenza religiosa al Centro sociosanitario di Cevio e alla Casa anziani di Someo. Insomma un bel daffare, che don Paul Monn e confratelli affrontano di buona lena, per assicurare le celebrazioni liturgiche e l’assistenza. «Quando è possibile cerchiamo di unire l’attività pastorale, con la lectio divina, con le festività di Natale e Pasqua nelle tre chiese principali, per

la Lavizzara quella di Prato Sornico, dove si è tenuto anche il presepe vivente. Altri momenti in comune sono le gite-pellegrinaggio e il bollettino parrocchiale». Don Monn sottolinea caldamente la collaborazione dei laici e, in particolare, dei Consigli parrocchiali «senza l’apporto dei quali sarebbe problematica la gestione di un territorio così ampio e di un patrimonio di tanto valore, che caratterizza culturalmente questa Valle». La chiesa parrocchiale di Broglio è dedicata a Santa Maria Lauretana, risale a fine ’400 come il San Cristoforo sulla facciata, è stata a più riprese ampliata e restaurata. A Rima la cappella di Santa Maria delle Grazie risale al '600 e si incastona come una perla nell’antico pascolo popolato di casette caratteristiche in legno. A Prato la chiesa parrocchiale dei Ss. Sebastiano e Rocco con l’elegante campanile conserva dipinti di pregio. San Martino a Sornico, menzionata già nel ’300, è la chiesa madre della Lavizzara; la prima costruzione certamente romanica è stata ampliata bene, tanto che la chiesa “nuova” venne definita “molto bella” dal Vescovo Ninguarda a fine '500. A Peccia la chiesa di Sant’Antonio abate risale al

87

Medioevo ed è ricca di opere d’arte. San Carlo sui monti, tra costruzioni in legno e pietra tipiche della Lavizzara, reca sul portale la figura affrescata di San Carlo Borromeo. L’altra chiesa parrocchiale, dedicata a San Carlo, edificata nel ’600 probabilmente sul sedime di una precedente cappella dedicata alla Madonna, conserva un antico dipinto con il santo patrono; interessante la colonna del cimitero con un antico Crocifisso rustico in pietra. A Corgello da citare l’oratorio di Santa Maria: piccolo, dotato di un singolare coro, conserva un’immagine seicentesca della Madonna della Misericordia. A Veglia, una frazioncina sul pendio della montagna, l’oratorio di Santa Maria del Carmine risale al tardo Medioevo. Da citare anche la cappella di Santa Maria di Einsiedeln, l’oratorio affrescato di Santa Maria della Neve, la cappella di Santa Maria delle Grazie a Piano di Dentro. La chiesa parrocchiale dell’Assunta a Fusio, consacrata ad inizio ’500, sorge alta quasi a protezione del villaggio.


2006 VALLEMAGGIA NIVA - CAMPO VALLEMAGGIA - CIMALMOTTO 28 - 29 GIUGNO Visitando i paesi di Niva, Campo Vallemaggia e Cimalmotto

I capolavori del passato, la determinazione presente Dopo la grande rinascita della Val di Campo nel Settecento, con il fiorire di opere che testimoniano un ricco passato, oggi la zona soffre i disagi dello spopolamento. Rimane sempre presente la forza degli abitanti, determinati nel rilanciare la Valle con le sue risorse. a Valle di Campo è la regione che in Vallemaggia ha più patito lo spopolamento. La popolazione stabile è oggi ridotta a qualche decina di persone. Un tempo – fino a metà dell’Ottocento, con l’emigrazione verso la California e l’Australia – non era così, quando questa Valle laterale costituiva una sola Vicinanza e con Cevio, Bignasco e Cavergno formava la “Roana superiore”. Si costituirono poi i Comuni di Campo Vallemaggia, Cimalmotto e Niva, che si unirono tra loro nella prima metà dell’Ottocento. Quando appunto iniziò il declino, come conferma la curva demografica che, a fine Seicento, si attestava oltre i mille abitanti per la Valle di Campo, per l’esattezza 1067 nel 1683. Erano i tempi delle grandi famiglie, dei Pedrazzini, Lamberti, Fantina, Spaletta, Serazzi, Fabro, Lanzi, Coppini e altre. Tempi in cui, addirittura, covavano mire “espansionistiche”, visto che a lungo la Valle Cravariola, situata in fondo alla Valle di Campo, fu contesa tra Campo e la Valle D’Ossola italiana, alla quale venne concessa con l’accordo del 1874, a cui si giunse dopo l’arbitrato nientemeno che dell’ambasciatore degli Stati Uniti. Gli abitanti erano scesi a 521 ad inizio Ottocento, 291 nel 1900 fino ad attestarsi sulle poche decine di adesso. A cosa fosse dovuta l’agiatezza del passato lo rivela Mario Pedrazzini, già professore di diritto alle università di San Gallo e Zurigo, nonché attuale presidente del Consiglio parrocchiale, che le estati le passa proprio a Campo. «Da questa zona sono partite generazioni di commercianti, sia verso il nord che il sud. Commercianti con relazioni internazionali con le Colonie d’oltremare e quindi

negozianti di quelli che un tempo si chiamavano coloniali. Ne è testimonianza la fittissima rete di corrispondenza in atto tra Sei e Settecento, tra i padri di famiglia e i figli maggiori che partivano e quella parte di famiglia che rimaneva. Appunto nel periodo d’oro tra Sei e Settecento sono stati costruiti i grandi palazzi, ampliate le chiese, affrescati i monumenti». Era un’epoca di grande dinamismo, grazie alla forte corrente migratoria verso la Germania e l’Italia. Nacque una facoltosa e potente borghesia, venuta a contatto con i centri culturali ed economici e dalla quale uscirono uomini politici ed ecclesiastici di spicco. La famiglia Pedrazzini ha dato al paese magistrati, uomini politici come Gaspare, Michele, Martino, al quale si deve l’ottocentesca riforma scolastica ticinese, e finanzieri come Giovanni, che sfruttò con successo miniere d’oro e d’argento in Messico. Solo alcuni esempi della grande iniziativa

88

di questa ed altre famiglie che hanno onorato e onorano la Valle, il Cantone, la Svizzera. Tanto che un visitatore casuale e inconsapevole farebbe davvero fatica a raccapezzarsi sul fatto che in quella Valle discosta esistano così significative e numerose testimonianze di un ricco passato. Campo Vallemaggia è a 42 km da Locarno, ed è costituito dai nuclei di Cimalmotto (l’ultimo in fondo alla Valle, 1405 m di altitudine), Campo, Piano e Niva (955) separati da notevoli distanze e dislivelli. Sopra Cimalmotto, Luigi Lavizzara vide, a metà Ottocento, «un talco laminare, dolce al tatto, di colore verde, volgente tratto tratto al color rugginoso». Nella Valle di Campo si estraevano la pietra ollare per fabbricare i laveggi, e la calce di cui era ancora attiva a fine Ottocento una cava a Sfille, che serviva ai bisogni del villaggio. La zona è soggetta a franamenti iniziati nell’Ottocento per cause geologiche probabilmente aggravate dal taglio irrazionale dei boschi e dalla flottazione del legname lungo la Rovana. Il fiume ha eroso la montagna causando smottamenti, inghiottendo nel tempo stabili agricoli e provocando un progressivo spostamento dei promontori. Da alcuni anni una grande opera, ossia la galleria a monte della zona instabile, inghiotte le acque della Rovana, in modo da contenere il movimento della montagna.


2006 L’impegno e le molteplici attività delle aziende agricole nei villaggi

«Il nostro lavoro, un valore per la Valle» arco Broglio, agricoltore, è sindaco di Campo da 18 anni e presidente del Patriziato. Conosce bene la situazione, vede i problemi, soprattutto lo spopolamento («non ci sono più bambini») ma anche la volontà di resistere e di continuare a vivere qui in Valle, pur tra difficoltà sconosciute in basso. Non vede nella politica delle aggregazioni una chance per il futuro, crede invece nella capacità di operare sul territorio, come dimostrano i contadini rimasti e quelli venuti da fuori (come Regula Probst, adesso all’alpe Brunescio, e la famiglia Senn a Cimalmotto e all’alpe Magnello), la falegnameria, il ristorante. Tra le iniziative che sostengono la speranza, c’è la microcentrale di Campo, inaugurata nell’agosto di due anni fa. È stata realizzata dalla Cel, la Società Centrale Elettrica di Campo, presieduta da Marco Broglio il quale, all’inaugurazione, aveva sottolineato l’impegno di diversi anni di lavoro ma anche il fatto che essa «costituisce una boccata di ossigeno e la garanzia di una certa autonomia finanziaria». Il Consigliere di Stato Luigi Pedrazzini, che questi posti li conosce molto bene, nell’occasione aveva sottolineato che l’opera è la testimonianza «della volontà di sfruttare le occasioni che si presentano». La microcentrale funziona con l’acqua convogliata nella galleria di deviazione, sfruttando le grandi opere realizzate per dare una soluzione al secolare problema della frana. «Un modo intelligente di promuovere iniziative in una zona discosta», che infatti non ha mancato di dare un pur piccolo ma significativo contributo di vita a questa regione. L’energia prodotta dalla centrale viene direttamente immessa nella rete della Sopracenerina, contribuisce in modo pulito a coprire parte del fabbisogno di energia dell’alta Rovana. Sulla tutela dell’ambiente pone l’accento anche Verena Senn, che con il marito Markus e i sei figli, da vent’anni lavora nell’omonima azienda agricola. «E’ stata dura soprattutto agli inizi, quando i figli andavano a scuola a Bosco Gurin e a Cevio. Adesso sono grandi, ci aiutano». Quella della famiglia Senn è stata una vera e propria scelta di vita, cambiare lavoro per dedicarsi all’agricoltura. Hanno scelto Cimalmotto perché qui hanno trovato terreno sufficiente. Attualmente hanno 14 mucche,

asini, un cavallo, due capre d’angora per la lana che fila personalmente la signora Verena, alcuni maiali lanuti. Siamo a 1430 metri d’altitudine, il formaggio è quello dell’alpe tutti i giorni dell’anno. «Abbiamo i nostri clienti, portiamo i nostri prodotti ai mercati di Locarno e Berna. In più nell’azienda di Cimalmotto abbiamo aperto un negozietto con prodotti alimentari Bio, che serve gli abitanti della zona e i turisti. Possibilità anche di soggiornare con l’agriturismo, una ventina di posti a dormire e una cucina organizzata. Adesso la famiglia Senn e tutti gli animali sono in partenza per l’alpe Magnello (o Mattignello), un’ora e mezzo di cammino, con la speranza che finalmente il tempo si metta a giudizio. Per

IL PROGRAMMA

Mercoledì 28 giugno Niva 15.00 Saluto del Vescovo e preghiera in chiesa 15.15 Visita al cimitero 15.45 Incontro con la popolazione Cimalmotto 16.45 Santa Messa 17.45 Visita al cimitero 18.00 Incontro con la popolazione Giovedì 29 giugno Campo Vallemaggia 10.00 Arrivo del Vescovo Saluto sulla piazzetta antistante l’oratorio dell’Addolorata 10.30 Santa Messa nell’oratorio dell’Addolorata 11.30 Incontro con le autorità comunali e patriziali 12.30 Pranzo conviviale 14.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 15.00 Visita al cimitero e alla chiesa di San Bernardo 16.00 Visita a singole famiglie

IL PROGRAMMA

tutta l’estate, fino al 5-10 di settembre, sarà una spola tra l’alpe e la fattoria. «Adesso come adesso, anche dopo le piogge delle scorse notti e vista l’aridità delle scorse settimane, non abbiamo la certezza di riuscire ad immagazzinare abbastanza foraggio per l’inverno». Intanto si parte di buona lena per l’alpe con la certezza che i figli ci aiutano e con loro anche alcuni amici, alcuni scolari della scuola Steiner e magari anche qualche giovanotto che ha scelto di fare qui il servizio civile. «C’è molto da lavorare e spero che la gente e le autorità apprezzino il fatto che teniamo pulita la zona, curiamo prati e boschi.

89

Siamo contenti di questa scelta fatta vent’anni fa e come allora siamo convinti che il nostro lavoro ha un valore anche per questo territorio». Markus Senn ha fondato con un gruppo di amici, la Fondazione Alpe Magnello. Ha per scopo la tutela architettonica e paesaggistica di questo alpe con il suo caratteristico gruppo di edifici rurali, la cura delle adiacenze e il mantenimento della tipica attività alpestre. Ecco un’altra dimostrazione della volontà di riuscire non solo a conservare, ma a riattivare questa zona, anche per metterla a disposizione degli escursionisti e con finalità culturali, riferite alla conservazione delle stalle e dei cascinali. Nell’alta Rovana si trova anche l’alpe Sfille di dentro, “Sfill at dent”, con i suoi tre corti principali. All’alpe per circa 70 giorni l’anno, la famiglia Coppini ha sempre portato mucche e capre, riuscendo a mantenere una nicchia di mercato dovuta alla tipicità e alla qualità dei suoi prodotti.


2006

Quanti tesori da salvaguardare e far conoscere Con Niva, Campo e Cimalmotto, il Vescovo ha concluso il suo pellegrinaggio pastorale in Vallemaggia, incontrando comunità numericamente piccole, ma vive, attaccate alle loro radici e giustamente orgogliose della loro storia. Come saranno pure orgogliose dello stupendo orizzonte che, giunti lassù, si può contemplare dentro un suggestivo e solenne respiro di verde. “Queste piccole realtà – ha sottolineato più volte il Vescovo facendo sosta a Niva e Cimalmotto (mercoledì 28 giugno) e a Campo Vallemaggia (giovedì 29) – fanno sentire e vivere un’accoglienza che commuove e dà gioia”. Momenti intensi e ben partecipati, come già avvenuto nella Lavizzara e in altre realtà analoghe. Pochi ormai i residenti, parecchi gli attinenti che vi ritornano. Dimostrano attaccamento a questa terra, generosa di serenità, ma anche di fatiche e si impegnano concretamente perché i valori che la stessa racchiude siano adeguatamente conservati, salvaguardati, tramandati. Basti ricordare al riguardo l’attenzione per chiese e oratori, curati e restaurati con impegno serio e generoso anche dal profilo finanziario. Fanno veramente miracoli queste piccole comunità nel portare a compimento progetti che in partenza sembrerebbero proibitivi. Eppure ce la fanno, con la tenacia giunta fino al loro cuore da radici lontane,

che sanno di fatica, laboriosità, attaccamento a valori veri e sinceri, tramandati lungo i sentieri delle generazioni. E le nuove? L’interrogativo è d’obbligo. Più volte mons. Grampa nei suoi interventi, pellegrinando di Parrocchia in Parrocchia, grandi o piccole che siano, dopo aver sottolineato la scarsa presenza di giovani, ha richiamato l’impegno di trasmettere, con fedeltà, determinazione e coraggio a chi verrà dopo di noi, questi valori che attingono luce dal vangelo. Diversamente il rischio sarebbe grave, anche sul piano culturale e della stessa nostra civiltà. A Campo Vallemaggia, con grande coraggio, si sta mettendo mano al restauro della parrocchiale dedicata a San Bernardo. Prima di tutto per salvare questa chiesa segnata da lesioni profonde a causa della famosa frana, fino a metterne in dubbio la sua “sopravvivenza”. Una chiesa preziosa nella sua struttura architettonica, nei suoi affreschi, nella sua storia. Ricca anche per i suoi arredi sacri e in particolare per gli antichi paramenti di cui è dotata. Stanno in sagrestia, certamente curati e vegliati con attenzione, perché non deperiscano. Ma meritano di uscire alla luce del sole, lasciando i pregevoli e massicci armadi di cui le nostre sagrestie, in particolare nelle valli, vanno giustamente orgogliose. Il Vescovo ha così discusso di un museo con i responsabili della Parrocchia. Non solo per conservare, ma per far cono-

90

scere questi tesori di pietà popolare e devozione generosa, lasciati dalle generazioni di allora. Un museo diocesano? Di Valle? In Parrocchia? Interrogativi che chiedono risposte e altrettanto impegno. Il volontariato e l’interessamento non mancano; il problema maggiore è quello finanziario. Considerati valore e significato, storici e culturali, di queste testimonianze, l’impegno deve necessariamente coinvolgere anche altre realtà, oltre a diocesi e Parrocchie, perché queste pagine di vita e di storia non vadano smarrite e perdute. Concluso l’itinerario in Vallemaggia, lunedì pomeriggio il Vescovo incontrerà a Cevio tutti i preti della Valle, per fare il punto sulla stessa visita e per confrontarsi su una pastorale zonale e d’assieme, chiamata a coinvolgere le diverse comunità. In serata incontrerà invece l’Associazione interparrocchiale che coordina gli aspetti finanziari e amministrativi. Il pellegrinaggio di mons. Grampa, di Parrocchia in Parrocchia, riprenderà a settembre con Intragna e le Centovalli, per poi proseguire con le terre di Pedemonte, l’Onsernone, Locarno e le Parrocchie vicine. Il programma prevede la conclusione della visita nel Locarnese entro Natale; nel 2007 sarà la volta del Malcantone e Vedeggio, e del Mendrisiotto. Infine, nel 2008, il Luganese.


2006 Un Comune, tre Parrocchie e la volontà di conservare il patrimonio religioso

Fede animata da residenti e vacanzieri ul fronte dell’amministrazione religiosa, la Parrocchia di Campo si staccò prima da Locarno e poi nel 1513 da Cevio, comprendendo allora anche Cimalmotto, Niva e Piano fino a che, nel 1767, le prime due divennero indipendenti. Anche qui da due anni il riferimento pastorale va ad un parroco-amministratore e due vicari residenti nella casa parrocchiale di Bignasco: don Paul Monn, parroco di riferimento responsabile, in Valle da oltre 5 anni, con i vicari don Jean-Luc Martin e don Roberto Mingoy. Salgono in Valle ogni sabato per celebrare la Messa alternativamente a Campo e a Cimalmotto, assicurando anche la comunione in casa ai fedeli impossibilitati a recarsi in chiesa. A Niva viene celebrata la Messa d’estate, ovunque vengono sottolineate le festività dei patroni: San Bernardo a Campo, Santa Maria Assunta a Cimalmotto, San Rocco a Niva. «È una realtà molto piccola, poiché i residenti sono pochi. D’estate – rileva

don Monn – c’è un po’ più di movimento con la gente che torna a soggiornare per qualche tempo in molte case chiuse nel resto dell’anno». Molti i monumenti religiosi. A Niva la parrocchiale di San Rocco e l’oratorio di Santa Maria delle Grazie. A Piano la cappella settecentesca dedicata a San Carlo, a Seccada la cappella di Sant’Antonio da Padova. La chiesa parrocchiale di Campo dedicata a San Bernardo, per la quale sono stati fatti i progetti di restauro, è una notevole costruzione nel nucleo ancora tardomedioevale. Significativi gli affreschi di Giuseppe Mattia Borgnis (1701-1761) di Craveggia in Val Vigezzo, che si perfezionò a Bologna e Venezia all’ombra del Crespi, “lo spagnolo”, e del Piazzetta, in tempi in cui facevano testo Carracci, Guido Reni e Tiziano. Ha realizzato anche dipinti su case private e il grande affresco sul portico della chiesa di Cimalmotto (una copia rovesciata del “Colpo di lancia” del Rubens). Sempre a Campo è stato re-

91

centemente ben restaurato l’oratorio di San Giovanni Battista (1749) anch’esso con affreschi del Borgnis, comunicante con uno dei due notevoli palazzi Pedrazzini. Interessante a Campo anche la graziosa Cappella di Santa Maria Addolorata, pure settecentesca, con il suo piccolo campanile a vela e l’interno diviso da quattro pilastri. La chiesa parrocchiale dell’Assunta a Cimalmotto risale al Seicento, ampliata e trasformata nel 1749, è preceduta da un portico a crociera affrescato sempre dal Borgnis. All’interno è un succedersi di stucchi e affreschi del Sei e Settecento, che la decorano completamente: Pentecoste, Ultima Cena, deposizione, Nascita della Vergine, l’Incoronazione e Assunzione. Una chiesa che, con le altre delle tre Parrocchie, merita davvero una gita ed una sosta, e non solo in occasione della Visita Pastorale del Vescovo.


2006 GAMBAROGNO INDEMINI 27 AGOSTO Visita al villaggio del Gambarogno situato nell'Alta Valle Veddasca

Spopolamento e isolamento? Indemini non si scoraggia Mancano i soldi, ma non la volontà di combattere. Il villaggio si è dotato di tutte le infrastrutture, ha varato una serie di iniziative, mantiene il suo straordinario aspetto originario e tenta in tutti i modi di invertire la curva dello spopolamento. e il termine di paragone è il passato, Indemini non ha futuro. Contava ancora 340 abitanti all’inizio del Novecento, oggi sono 42. C’erano un centinaio di scolari, oggi nessuno. Alle elezioni del Gran Consiglio del 1918 la lista del “Gruppo Pro-Indemini” presentava 14 candidati, di cui 9 residenti nel villaggio. Eros Ratti vi ha abitato negli anni Trenta, frequentandovi la scuola. «Soprattutto da sotto Natale a primavera, quando gli uomini tornavano dalla Svizzera Interna, il villaggio era vivo, abitato, tanta gente, in classe eravamo una ventina. Oggi è ai minimi termini, ma sempre vivo, anche perché ha un sindaco meraviglioso che organizza, promuove, si dà da fare». Allora rimpiangere il passato e far valere solo le cifre significa ridurre ed anche banalizzare il discorso sul presente e il futuro. Ha ragione Eros Ratti, Indemini è sempre vivo. Chiedo conferma a Fausto Domenighetti, il sindaco «meraviglioso». «Agli standard di oggi vivere a Indemini è difficile. Io stesso per rimanerci devo fare tre o quattro lavori: conducente della Posta, postino, ristoratore al ristorante Indeminese». Alle 6.30 scende a Vira per ritirare la posta, sale, effettua lo spoglio, la distribuisce, dalle 9 alle 9.30 tiene aperto l’ufficio postale… «Sennò non rimane che fare il pendolare, tutti i giorni giù e su, oppure tornare nei fine settimana; gli altri sono pensionati». Allora in che senso Indemini è vivo? Essenzialmente per due motivi. Il primo è l’attaccamento della gente, quelli di Indemini rimangono tali ovunque siano. Infatti, conferma il parroco “italiano” don Maurizio Pegoraro, «per la festa di Sant’Anna, la quarta di luglio, tornano tutti, che abitino in qualche parte del Ticino, a

Basilea o all’estero. Anche quest’anno eravamo più di quattrocento». L’attaccamento al paese e, in fondo, alla propria identità, è nei cromosomi di questa gente: nel 1800 il Governo svizzero ipotizzò la sua cessione alla Repubblica Cisalpina

in cambio di Campione. Ci fu una votazione, quelli di Indemini rifiutarono in massa. Il secondo motivo è che Indemini sa mantenersi vivo perché non sta con le mani in mano, si è dotato di tutte le infrastrutture, negli ultimi anni ha rifatto, riattato, sistemato: dal tetto della chiesa e della casa parrocchiale al campanile, dall’oratorio di Sant’Anna all’annesso rifugio, dal cimitero alla trasformazione della casa parrocchiale in centro culturale, la scuola in ostello. Ha creato posteggi, addirittura ha acquistato la trentina di cascine e il terreno (245.000 mq) ai monti di Sciaga, nonostante sia un Comune senza risorse

92

finanziarie, ma si sa che la volontà fa miracoli e poi sono tanti coloro che apprezzano la sua singolarità. Altro che singolare, visto che è villaggio di confine nell’alta Valle Veddasca, che sale da Maccagno. È sempre però rimasto legato al Gambarogno, di cui nel Medioevo era una “vicinia”. Tra il Sei e il Settecento ebbe controversie per faccende di alpi, boschi, confini e per risolverle ci volle addirittura un Trattato, siglato a Varese nel 1752. Mantiene poi l’originario aspetto di villaggio rurale con la case tutte in pietra del posto e le tipiche lobbie in legno a costituire un insieme compatto, collegato da passaggi e sottoportici. «L’unicità di Indemini – conferma Eros Ratti – consiste proprio nella costruzione del nucleo con la pietra scavata da una cava vicina, una pietra particolare con venature anche rossastre. Le case guardano verso sud, verso la Veddasca con le loro caratteristiche lobbie in legno dove si esponevano al sole la segale e il granoturco. Un vero spettacolo a guardare dal basso. Anche le strettoie nel paese sono pavi-

mentate con piode fissate nel terreno a scaglie verticali e non orizzontali, direzionate a valle in modo probabilmente da convogliare l’acqua e per assicurare stabilità con neve e ghiaccio». E poi i muri a secco, che ad allinearli formerebbero una barriera lunga 4 chilometri e alta un metro e mezzo.


2006 Le risorse, le iniziative e le speranze per mantenere vivo il villaggio

«Non vogliamo che il paese finisca col diventare un museo per turisti» decantare la tipicità di Indemini non si finirebbe più. Il problema è come mantenerla e farla rivivere. Sul tavolo della politica c’è lo studio di aggregazione di tutti i Comuni del Gambargono, da Contone a Caviano compreso Indemini. «Sono favorevole e probabilmente lo sono anche gli abitanti, perché adesso è difficile la normale amministrazione: i sussidi diminuiscono, gli abitanti non aumentano, nessuna risorsa. Forse l’aggregazione potrebbe aiutare». È vero, commenta Eros Ratti, ma bisogna tener conto della situazione particolarissima di Indemini, «che è da sempre parte del Gambarogno, ma al tempo stesso è un’altra cosa per le sue caratteristiche così evidenti e per la distanza. È sull’altro versante, in Veddasca. Motivo per cui io sostengo la tesi che per mantenere in vita questo tipo di Comuni occorrono soluzioni ad hoc, ossia trovare il modo perché il Cantone finanzi totalmente gli investimenti necessari; e nel caso non ci fossero amministratori, che adesso ci sono e bravi, bisognerebbe nominare un delegato,

mantenendo però le competenze dell’assemblea comunale, come si è fatto a suo tempo con Gresso, Marolta e Cureggia». Per Vira ci sono 18 chilometri, 5 fino a Neggia più altri 13 in discesa. «Più che la distanza è il dislivello – precisa il sindaco Domenighetti – perché occorre salire fino ai quasi 1400 m di Neggia per poi scendere ai nostri 940, con tutto ciò che comporta per la funzionalità e la pericolosità in inverno». A parte i chilometri, si è spesso confrontati con cadute di sassi e detriti, con neve, gelo e magari anche valanghe, quindi con il reale rischio di isolamento. Se si sommano la mancanza di posti di lavoro, i lunghi tempi di percorrenza verso il piano, l’impossibilità di scendere e ritornare in giornata con i mezzi pubblici, ecco che le cause dello spopolamento sono chiare. Anche se nei primi anni ’80, con l’arrivo di alcune giovani famiglie dalla Svizzera tedesca e francese, si era avuta una piccola inversione di tendenza con un incremento della natalità che nel 1991 aveva permesso la riapertura della scuola. Gli abitanti

93

IL PROGRAMMA

09.30 10.30 11.00 12.00 12.30 15.30

Domenica 27 agosto Indemini Incontro sul piazzale della Posta seguito dalla visita al Nucleo Visita al cimitero con preghiera Santa Messa Aperitivo sul piazzale della chiesa e incontro con la popolazione Pranzo con le autorità Vespri e processione La visita del Vescovo coincide con la festa patronale di San Bartolomeo.

IL PROGRAMMA avevano raggiunto la novantina, poi la tendenza si è di nuovo invertita, la scuola di nuovo chiusa, oggi gli abitanti sono poche decine, eppure «non vogliamo diventare un villaggio per qualche giorno di vacanza o un museo per turisti». Quindi l’occhio corre su una soluzione che giace da decenni, la galleria di 3,2 chilometri tra il bivio per i monti di Piazzogna e la zona Pezze, all’entrata di Indemini. Ridurrebbe i tempi di percorrenza di oltre la metà, da 50 a una ventina di minuti, dando sicurezza e percorribilità tutto l’anno. «Si potrebbe organizzare il trasporto degli allievi a scuola, evitando l’abbandono del paese da parte delle famiglie con figli in età scolare. Indemini


2006

Il Vescovo a Indemini - dialogo sereno e cordiale Indemini, suggestivo villaggio dentro un sereno orizzonte di verde, di sole e di montagne (i dirimpettai Lema e Tamaro sono subito richiamo familiare), ha riservato una cordiale accoglienza al Vescovo, che ha ripreso proprio da questa comunità il cammino della visita pastorale, dopo la pausa estiva. Una pausa per modo di dire perché mons. Grampa ha proseguito anche durante i mesi di luglio e agosto, di domenica in domenica, i suoi incontri con la gente: da Rima ai monti di Prada; da Avegno, a Cabbio, al monte di Calascio sopra Intragna; dalla Madonna d’Ongero al passo del San Gottardo. La Parrocchia è affidata a don Maurizio Pegoraro, parroco di Veddasca dell’arcidiocesi di Milano. Una collaborazione utile e preziosa, ha sottolineato il Vescovo, visto che per raggiungere Indemini dal Gambarogno la strada è lunga: una interminabile salita fino all’alpe di Neggia, per poi ridiscendere scorgendo dall’alto il ridente villaggio.

Visita pastorale e patronale di San Bartolomeo: il festoso binomio ha arricchito la partecipazione – molto spontanea e sentita – a questo incontro, che ha certamente segnato un momento importante per questa volenterosa e intraprendente comunità fedele alle sue tradizioni. Tetti in piode, stradine dall’acciottolato curato a dovere, case che custodiscono ricordi, affetti e fatiche. Mons. Grampa vi è rimasto per l’intera giornata di domenica, esprimendo alla fine “gioia e commozione” per un dialogo germogliato in modo spontaneo e allietato peraltro dalle note della filarmonica, dai canti del coro Prealpi, dalla corale che ha accompagnato le celebrazioni. La gente ha risposto con altrettanta cordialità, guidata dal suo sindaco e presidente della Parrocchia, Fausto Domenighetti, vero punto di riferimento per l’intero villaggio. La sosta di preghiera nel piccolo cimitero, la Santa Messa, la processione nel pomeriggio con la statua di San Bartolomeo sono

tornerebbe attrattivo, le infrastrutture ci sono già, si è pensato anche ad una possibile zona edificabile tra la dogana e il vecchio nucleo…». Ma i sogni del sindaco e degli indeminesi cozzano contro il macigno dei 35 milioni di costo. Allora Indemini torna alla realtà, alla speranza di poter coinvolgere i privati nella rinascita del riacquistato Sciaga, dove d’estate ci sono le capre e si fa il formaggio, e con il progetto di un caseificio all’alpe Montoia. Con le iniziative culturali come la Bottega dell’artista nell’ex Casa comunale, dove soggiornano artisti; con altre mostre nella Casa patriziale, con l’ostello (32 posti) aperto a famiglie, scuole, gruppi, con l’attività delle Associazioni Amici di Indemini e Indemini-Sant’Anna, con le manifestazioni e le feste.

94

stati i momenti centrali di questa visita, durante la quale il Vescovo ha espresso apprezzamento per l’impegno di questa comunità, invitandola a rimanere fedele all’eredità di vita cristiana ricevuta dai padri. Non ha mancato di sottolineare una preziosa “scoperta” fatta dal vicario generale, mons. Ernesto Storelli e dall’archivista diocesano Piergiorgio Figini durante il loro sopralluogo nell’archivio parrocchiale, che precede sempre la visita episcopale nella rispettiva Parrocchia. Così a Indemini hanno ritrovato, con grande soddisfazione, un libro storico che si temeva fosse andato smarrito e che ripercorre lungo il passato ben 130 anni di registrazioni di battesimi celebrati in questa Parrocchia. Un ritrovamento interessante collegato direttamente alla storia di questo villaggio che agli inizi del novecento poteva ancora contare ben 100 allievi nella sua scuola comunale ora trasformata, con intelligente intervento, in un accogliente ed ospitale ostello.


2006 A Indemini sale ogni settimana dall’Italia don Maurizio, parroco a Veddasca

Non c’è confine per il servizio ai fedeli a festa principale è quella di Sant’Anna, quarta domenica di luglio, all’oratorio secolare con un importante affresco attribuito ad Antonio da Tradate. La chiesetta con annesso rifugio, anch’esso ristrutturato, è posta sullo scollinamento, dove prima dell’attuale strada asfaltata passava il sentiero per il Gambarogno, e bisognava portare tutto a spalla. Tanto che nel giornaletto “Pro Indemini” dei famosi 14 candidati al Gran Consiglio si stigmatizzava la durezza della vita ad Indemini, il «martirio della donna» che rimaneva a far tutto mentre gli uomini emigravano per fare i muratori, «le gravi conseguenze» del trasporto a spalla per le donne e bambini, con tanto di studio medico. Comunque a Sant’Anna ci sono tutti. L’altra festa patronale è quella di San Bartolomeo, cui è dedicata la chiesa parrocchiale: 24 agosto, ma celebrata la domenica successiva, quest’anno ulteriormente nobilitata dalla visita del Vescovo. Indemini è

Parrocchia dal Seicento, prima dipendeva direttamente dal capitolo di San Vittore a Muralto. Dopo il 1760 al posto di una cappella che risaliva probabilmente al Duecento, venne costruita l’attuale chiesa, rimodernata e ingrandita nel 1859, poco dopo la costruzione del campanile e del cimitero, ulteriormente ingrandito ad inizio Novecento, a conferma del gonfiarsi della curva demografica. Dall’Italia ad accogliere il Vescovo salirà don Maurizio Pegoraro, 48 anni, parroco di Veddasca da 4 anni, che garantisce il servizio pastorale in base all’accordo stipulato tra le diocesi di Lugano e Milano da quasi trent’anni, ossia da quando il vecchio parroco dovette ritirarsi per ragioni di salute. «Lugano non poteva mandare un prete – spiega don Pegoraro – e nemmeno quello di Vira, vista la distanza e le condizioni spesso disagevoli, poteva assumersi il compito. Allora ha chiesto e ottenuto da Milano che provvedesse il parroco di Veddasca,

95

io sono il terzo». Tutti i sabati alle 16 sale per la Messa prefestiva. «Magari un po’ prima, per parlare con chi c’è, per conoscere la situazione, per visitare chi non sta bene. Poi all’occorrenza ci si sente al telefono, sono sempre disponibile perché vedo come la gente apprezza. Quando mi vede, talvolta sgrana gli occhi: è venuto anche d’inverno, con la neve… L’arrivo del prete – e ancor più adesso quello del Vescovo – è motivo di speranza, di vita, di futuro. Questa presenza continuata, anche se a cadenza settimanale, li rassicura, li fa sentire meno soli, e anch’io sono molto contento di venire ad Indemini e di condividere le situazioni con la gente. Che è la mia gente anche se di mezzo c’è una frontiera, ma anche loro, quelli della dogana, mi conoscono, mi salutano e s’interessano tutte le volte».


2006 CENTOVALLI INTRAGNA - RASA - GOLINO 8 - 9 - 10 SETTEMBRE Intragna fra le Terre di Pedemonte, le Centovalli e l'Onsernone

Le prospettive di sviluppo nel raccordo tra valli e piano «Una splendida periferia a pochi minuti da Locarno», osserva con orgoglio il sindaco Giorgio Pellanda. L’importante funzione di Intragna e Golino, due realtà storicamente diverse, che insieme devono trovare le risorse per costruire il futuro della zona. «

U

no dice Intragna e pensa alla confluenza dell’Onsernone con le Centovalli. Come dire: chissà dov’è. Invece Intragna è a 5 minuti da Losone, da dove son pochi minuti per Ascona e Locarno. Partendo da Camedo, al confine con l’Italia, per Locarno sono esattamente 18 minuti». Giorgio Pellanda, sindaco, deputato in gran Consiglio e insegnante alle Medie, ci tiene alla precisione, per significare come Intragna sia sì il punto di riferimento per le valli, pur distando pochi minuti dalla città. Insomma, per quanto articolato, non è un paese “tagliato fuori”. Al contrario, si gioca le ottime chances di splendida periferia: oltre al campanile più alto del Ticino con i suoi 65 metri, anche tanto verde, tranquillità, ottimi collegamenti con la ferrovia della Centovallina e il Postale, servizi all’altezza dei tempi (Centro scolastico per asilo ed elementari, posta, Raiffeisen, Casa per anziani, un albergo, macelleria, pasticceria…), tutte le infrastrutture necessarie oggi ad un Comune ed anche il gusto della buona cucina. E poi le frazioni, splendide in questa fine estate, il che significa anche sentieri ed escursioni: Golino, Verdasio, Pila, Vosa, Cremaso, Calezzo, Costa, Corcapolo e, dal 1972, Rasa. Intragna e Golino sono legate sul piano territoriale ed economico alle Terre di Pedemonte (Tegna, Verscio e Cavigliano) ma gran parte del territorio si estende alle zone montane e alpestri. Insomma funge da collegamento tra il piano e la montagna, con le sue strade, la ferrovia, le funivie di Rasa, Comino, Pila. Senza perdere il contatto diretto con i luoghi del lavoro, Locarno e dintorni. «Oltretutto in questi ultimi anni i collegamenti sono ancora migliorati, per cui da

qui si può fare l’elogio del pendolarismo». Tra montagna e piano quelli di Intragna sono abituati a muoversi. Prima per l’agricoltura e l’allevamento, lungo i percorsi di una transumanza ravvicinata. Prima ancora con l’importante stagione dell’emigrazione, soprattutto di spazzacamini, verso Lombardia e Piemonte. Per secoli, fino al 1847, gli abitanti di Rasa ebbero il monopolio del facchinaggio di dogana nel porto di Livorno; con un decreto lo fece decadere, e per sempre, il Granduca Leopoldo III. «Quando si pensa – scrive don Carlo Prada nelle “Note storiche sulla viceparrocchia di Rasa”, 1911 – che ogni facchino riportava netto, negli ultimi anni specialmente, Lire 3600 all’anno non si può fare a meno di constatare quale contraccolpo doveva avere, come lo ebbe diffatti, tale mutata condizione di

96

cose nell’andamento economico del paese». Le risorse a Intragna e dintorni erano e sono poche: allora agricoltura e allevamento, oggi pendolarismo. Niente industrie, solo qualche impresa artigianale, e infatti Comune e Patriziato stanno progettando una zona artigianale in località Vallaa. Gli abitanti son fermi da un pezzo sui 920. «Né avanti né indietro, ci mancano bambini, la media d’età è piuttosto alta, dovremmo ruscire ad attrarre famiglie giovani». Moltiplicatore al 90%, «ma è politico, quello finanziario supera di parecchio il 100%». Allora per reperire le risorse, per andare oltre l’ordinaria amministrazione e provvedere agli investimenti, non si pensa all’aggregazione? «Sarebbe la strada giusta per trasformarci in un’entità politica più importante, insomma per avere più peso nelle relazioni con il Cantone». Allo studio c’è l’intesa verso l’alto tra Intragna, Borgnone e Palagnedra. «Abbiamo bussato alla porta delle Terre, ma Verscio, Cavigliano e Tegna hanno bocciato la fusione tra di loro. Quindi al momento non rimane che guardare in alto, anche se ritengo che la soluzione giusta sarebbe un solo Comune da Ponte Brolla a Camedo, seguendo le tracce di quello che già attualmente è il Circolo della Melezza. Saremmo un Comune a ridosso della città e, al tempo stesso di frontiera, con la possibilità di giocare i due ruoli».


2006 Don Fabio Studhalter sottolinea l'attaccamento agli edifici di culto

Sei Parrocchie con 23 comunità, ed ogni nucleo ha la sua chiesa

D

al San Donato, don Fabio Studhalter aiutava il prevosto don Tognetti per le Centovalli. Quando 4 anni fa si è ritirato per limiti d’età, l’ha sostituito. Amministra non una ma sei Parrocchie, che toccano 23 realtà tra piano e valli. «Tutte conservano una loro attività parrocchiale autonoma, per quanto piccola, perché se è vero che le valli si spopolano, rimane sempre qualche “missionario del bene” a raccordare i

vari nuclei: medico, postino, macellaio, panettiere e sacerdote». L’attività parrocchiale verte su Intragna, ma le Messe sono ben distribuite, anche grazie all’aiuto nei fine-settimana di don Donato Brianza, insegnante al Papio di Ascona, e di un programma ben cadenzato. «Arrivo sempre, con tanto entusiasmo. Una volta al mese abbiamo la scuola della fede nel salone parrocchiale di Intragna, che al venerdì sera accoglie l’oratorio dei ragazzi. Nella saletta parrocchiale di Golino al mercoledì doposcuola per i ragazzi delle medie, al giovedì per quelli delle elementari. Abbiamo un’ottima collaborazione con la Comunità evangelica del Campo Rasa, per gli anziani le attività vertono sul San Donato». Ha una lode per la cura con cui vengono tenute le varie chiese, per la sensibilità di tanti laici, lo spirito di collaborazione del Comune e delle scuole, con una nota particolare per la Corale San Gottardo che da 37 anni condecora le feste principali, tanto più quest’anno in cui la processione della Madonna del Rosario

della prima domenica di settembre coincide con la visita del Vescovo. La parrocchiale è dedicata a San Gottardo, un edificio settecentesco sorto su un impianto del ’400. E’ stata oggetto di restauri ed abbellimenti: battistero nel 1763, balaustra del coro l’anno seguente, altare del Rosario, due tribune laterali, organo ottocentesco, dipinti dei Pedrazzi di Cerentino, del Vanoni e del Balestra, altari laterali, dipinti di Antonio Mattei di Cevio e del Pancaldi di Ascona. Don Studhalter evidenzia «la grande devozione della nostra gente per la Madonna», che si ritrova nella chiesetta dedicata a Nostra Signora del Sacro Cuore, sopra il paese, vicino all’asilo vecchio, e nelle processioni di ottobre per la Madonna del Rosario. La parrocchiale di Golino dedicata a San Giorgio risale al ’200 ed è la chiesa madre della zona. Festa a fine aprile con processione e incanto dei doni. Sempre a Golino il santuario della Madonna del Riposo è del ’600 e nell’attigua cappella dedicata a Sant’Anna sgorga da sempre un’acqua ritenuta miracolosa, come attestano numerosi ex voto. La chiesa di Sant’Anna a Rasa (festa all’ultima di luglio con processione fino al promontorio) è un gioiello settecentesco con dipinti del Ciseri, la statua di Sant’Anna e della piccola Maria in legno di fico dipinto. La prima chiesa parrocchiale era alla Terra Vecchia, cento metri più in basso verso Bordei, oggi ricostruita assieme all’attiguo nucleo. A far conoscere Rasa e la chiesa è stato don Prada con le sue Note Storiche, vera fucina di informazioni, notizie, dati. A Corcapolo la chiesa è dedicata a San Carlo, a Costa alla Madonna Addolorata, a Vosa alla Vergine del Buon Consiglio, a Calascio alla Madonna di Pompei e numerose sono le cappelle lungo i sentieri. «Ogni nucleo ha la sua amministrazione, tutte le chiese sono ben tenute e restaurate, a dimostrazione di quanto la gente ci tenga», conclude don Studhalter.

IL PROGRAMMA

10.30 10.45 12.30 13.45 14.00 15.30 17.00 18.00 19.00 20.15

Venerdì 8 settembre Rasa Arrivo del Vescovo alla stazione della funivia per Rasa Sosta di preghiera in chiesa e in cimitero Incontro con la popolazione Pranzo Discesa con la funivia Intragna Visita agli ammalati a domicilio Incontro con direzione, docenti allievi, ispettore e delegazione consortile delle Scuole elementari Accoglienza del Vescovo in chiesa parrocchiale Processione al cimitero e sosta di preghiera Salone Museo - incontro con le Autorità Cena con le Autorità Palestra della scuola Incontro con la popolazione

Sabato 9 settembre Intragna 09.30 Casa Anziani Regionale San Donato. Visita agli ospiti nelle camere. Santa Messa Incontro con ospiti e personale 11.15 Incontro con il Consiglio di Fondazione Pranzo 14.30 Trasferta in funivia Vosa 14.45 Oratorio della Madonna del Buon Consiglio Momento di preghiera Incontro con la popolazione 15.15 Passeggiata fino a Pila e funivia per Costa Costa 16.00 Oratorio della Beata Vergine Addolorata Momento di preghiera Incontro con la popolazione Corcapolo 17.45 Oratorio di San Bartolomeo Momento di preghiera Incontro con la popolazione Golino 19.00 Chiesa di San Giorgio Santa Messa Domenica 10 settembre Intragna 09.00 Sosta nell’oratorio di nostra Signora del Sacro Cuore Processione alla chiesa parrocchiale 10.00 Santa Messa nella chiesa di San Gottardo 11.45 Aperitivo e incontro con la popolazione Golino 12.30 Pranzo al capannone

IL PROGRAMMA

97


2006

Il Vescovo a Rasa, Intragna e Golino Funivia “da brivido”; distesa di verde e di azzurro; paesaggio suggestivo e incantevole. Proprio così: perché dal ridente villaggio di Rasa lo sguardo spazia sull’intero orizzonte delle Centovalli, distinguendo i nuclei di case dentro l’immensa vallata. Il Vescovo ha iniziato propria da Rasa (900 m slm) la visita a Intragna con Golino e le Centovalli, proseguendo così, di valle in valle, il suo pellegrinaggio nel Locarnese. A Rasa (“in questa oasi tranquilla in mezzo a un paesaggio intatto”) ha incontrato la gente in uno scambio cordiale e simpatico, e ha visitato il Campo Rasa, del quale fanno parte una fattoria di montagna e un grande orto. E’ gestito dai gruppi biblici universitari: un’organizzazione cristiana interconfessionale attiva nel campo della formazione. Grazie a questa presenza parecchie case del caratteristico nucleo, ormai in stato preoccupante, sono state restaurate con l’aiuto di numerosi volontari e con un grande rispetto del loro carattere originario. In questo campo, semplice e familiare, soggiornano gruppi per un

percorso formativo e di crescita, usufruendo di uno spazio ricco di silenzio e di pace. E’ stato un autentico pellegrinaggio quello di mons. Grampa in questo fine settimana: ha celebrato l’Eucaristia nelle comunità di Golino (sabato sera) e di Intragna (domenica mattina); ha visitato ammalati e anziani nelle loro case; ha sostato in silenzio e preghiera con la gente in cimitero. Nel pomeriggio di sabato poi, accompagnato dal prevosto don Fabio Studhalter e dal suo collaboratore don Donato Brianza, ha visitato, sempre accolto con spontanea cordialità, alcuni oratori di montagna: a Vosa, Costa e Corcapolo, rispettivamente dedicati alla Madonna del Buon Consiglio, alla Beata Vergine Addolorata, a San Carlo. Luoghi suggestivi, carichi di affetti e ricordi, che diventano una chiara testimonianza della fede dei padri e della loro vita cristiana. Il Vescovo, che ha fatto un bel tratto a piedi lungo un caratteristico sentiero da Vosa a Pila, non ha mancato di sottolinearne significato e valore, invitando nel contempo a mantenere viva la luce del vangelo nelle nostre terre.

98

L’intera mattinata di sabato è stata invece dedicata al San Donato di Intragna, che dagli anni venti compie un prezioso servizio all’intera regione: dapprima anche quale Ospedale, ora solo quale Casa per anziani. Dando il benvenuto al Vescovo il presidente del rispettivo Consiglio di Fondazione, Giorgio Pellanda – che nel pomeriggio di venerdì aveva invece salutato mons. Grampa nella sua qualità di sindaco – ha precisato l’importanza di questo Istituto, che s’appresta a ricevere un globale intervento di ristrutturazione. Nel pomeriggio di venerdì mons. Grampa, prima dell’incontro con allievi e docenti delle elementari, aveva invece visitato l’interessante Casa-museo di Flavio Giovannacci, che permette un percorso nel passato di queste terre, segnate anche dall’emigrazione, attraverso utensili, suppellettili e attrezzi vari, raccolti lungo gli anni con pazienza, costanza e tenacia. La visita alle Centovalli proseguirà nel prossimo fine-settimana con i villaggi dell’alta Valle.


2006 Già ambulatorio, pronto soccorso, ospedale, oggi è Casa di riposo medicalizzata

Il San Donato: un apprezzato centro di cure

R

oberto Salmina, segretario comunale, è anche presidente del Patriziato di Intragna, Golino e Verdasio. Forte dei 1600 patrizi sparsi in tutto il mondo («all’ultimo raduno ne son venuti da Ginevra, Zurigo ed anche dall’Australia»), gestisce un ampio territorio boschivo. Sta costruendo la strada forestale da Costa fin nella Valle del Mulino, sotto il monte Dröi, per poter sfruttare il taglio del bosco: 4,8 km di cui 2 già terminati, conclusione l’anno prossimo, lungo il tracciato raccoglie oltre cento rustici. «Con un comprensorio ampio, variegato, accogliente, è

chiaro che il turismo è il nostro valore aggiunto: grotti, grottini, ristoranti, case di vacanza… si tratta di mettere in rete tutto questo con le qualità di un territorio parecchio vario e quindi ancora più interessante tra un nucleo e l’altro, tutti con la propria storia». Intanto il Patriziato va d’accordissimo con il Comune, tanto che gli ha ceduto gratuitamente le sorgenti d’acqua potabile, e a sua volta il Comune procede in armonia con quelli vicini. Insomma esistono le condizioni per una collaborazione ancora più stretta, ma da superare c’è sempre quello scoglio

99

dell’autonomia comunale, per quanto costosa… «Questo territorio articolato ci ha storicamente abituati a pensare al plurale, non solo ad Intragna e Golino», tiene a precisare il sindaco Pellanda. «Però bisogna creare le condizioni politiche per poter offrire servizi uguali a tutti e programmare il futuro su scala regionale. I Consorzi vanno bene e funzionano, ma c’è bisogno di un progetto comune, non di tanti, per quanto ben collegati». Un limpido esempio di questa visione sovracomunale è la Fondazione Casa anziani regionale San Donato. Fondata nel 1929 da Donato Cavalli di Intragna con lo scopo di accogliere e assistere i bisognosi del Comune, delle Terre di Pedemonte, delle Centovalli e possibilmente dell’Onsernone, già nel 1943 è stato ampliato e dotato dell’ambulatorio medico di Circondario, negli anni ’50 è diventato Ospedale, nel ’62 si è dotato di un’ala nuova, nel ’64 si è dotato di una cappella che in verità è una chiesetta ben frequentata anche dall’esterno per la Messa quotidiana; sei anni fa è intervenuto lo Stato con sussidi ordinari, nel 2004 è stato riconvertito totalmente in Casa per anziani, con 90 posti letto medicalizzati. «Verso la fine di ottobre inizierà la ristrutturazione completa del vecchio ospedale – indica il direttore Tarcisio Dariz – e una parte dei degenti verrà trasferita per un anno al Cottolengo di Gordevio». Inizierà allora una nuova stagione per questa struttura che da decenni è un autentico punto di riferimento per la gente delle valli e del piano. «E’ sempre stato un punto di appoggio come ambulatorio, pronto soccorso, ospedale, una presenza importante, la gente ci vede volentieri», sintetizza suor Imelda Cattaneo, nata a Balerna, scuola infermieristica a Bellinzona, al San Donato dal ’60, assistente per anni del dott. Piazzoni nell’ambulatorio, superiora delle 5 suore. Appartengono alla Congregazione delle Piccole figlie del Sacro Cuore, Casa madre a Sale (Alessandria), chiamate dal 1960 a sostituire le suore di Menzingen. «Siamo tutte un po’ anziane, saremo le ultime suore al San Donato. Però con un ricordo di quasi cinquant’anni durante i quali siamo state bene accette e abbiamo amato questo lavoro, che per noi è una missione, un servizio ai nostri fratelli».


2006 CENTOVALLI PALAGNEDRA - VERDASIO - BORGNONE 15 - 16 - 17 SETTEMBRE Verdasio, Palagnedra e Borgnone contro i rischi dello spopolamento

Il contrattacco dei Comuni: diventare Parco nazionale Due strategie contro il problema dello sfollamento: l’aggregazione fra più Comuni e il progetto di un Parco nazionale nelle Centovalli. Uno strumento per rilanciare la preziosità del territorio e per attirare un turismo di qualità, rispettoso dell’ambiente. ’antica comunità delle Centovalli è menzionata in un atto di donazione del 1154 dell’imperatore Federico Barbarossa all’Abbazia di Disentis; a poco più di un secolo dopo risale il documento in cui si menziona una comunità organizzata sul territorio comprendente gli attuali Comuni di Palagnedra e Borgnone. Importante la stagione dell’emigrazione verso l’Italia già dal ’500 con «il maneggio delle dogane» al servizio dei Medici e diversi «alti funzionari» a Firenze, come ricordano i palazzi di Palagnedra e alcune preziosità ancora visibili nel nucleo. Nell’800 emigravano soprattutto come rosticcieri nelle principali città del Nord Italia. Solo per dire che le Centovalli hanno un passato importante, anche per essere – come giustamente indica Roberto Zucchetti, sindaco di Borgnone, sul versante sinistro della Melezza – «una Valle aperta, quindi di passaggi, con frontalieri e un certo movimento». Infatti Camedo, sul confine, fa parte di Borgnone come Costa e Lionza, «ma adesso hanno soppresso il posto doganale, non risiedono più qui le guardie di confine, gente giovane con famiglie, adesso salgono da Locarno». Il discorso si sposta al progressivo spopolamento in atto. Borgnone e Palagnedra contano poco più di cento abitanti a testa (erano tre, quattro volte di più nella prima metà del Novecento), e Verdasio, frazione di Intragna, ancora meno. «A Palagnedra c’erano cooperativa, bottega, quattro osterie, la posta, tanta vita. Poi è iniziato questo progressivo sfilacciamento, siamo sempre meno. Eppure – sottolinea il sindaco Adriano Ferrazzini – la valle è bella, tranquilla, immersa nella natura, ci si vive bene… ma la gente va,

soprattutto i giovani, l’età media dei residenti è alta». Ancora una volta Giorgio Pellanda, sindaco di Intragna, per Verdasio e quindi per le Centovalli pone l’accento sul «pendolarismo accettabilissimo, pochi minuti, una ventina al massimo per arrivare a Locarno, bisognerebbe trovare il sistema per far sì che i giovani rimangano o ritornino in Valle». A questo punto la situazione è chiara: grande storia, alta qualità di vita, paesi magnifici come il paesaggio, ma la popolazione invecchia, i bambini sono pochi, le famiglie giovani anche e i villaggi gradualmente si spopolano. Diminuiscono braccia e risorse, i Comuni fanno sempre più fatica a provvedere a se stessi, anche tenendo conto che si son dotati praticamente di tutte le infrastrutture. «Tutti apprezzano questo territorio, ci vengono d’estate quando i residenti praticamente triplicano, percorrono i sentieri, le mete di escursioni sono parecchie, le cose da vedere anche, ma alla fine ci ritroviamo sempre tra

100

noi, sempre quelli» riassume Zucchetti. Capitolo chiuso? Niente affatto. La volontà di resistere e contrattaccare è forte e ben organizzata. La prima reale prospettiva è l’aggregazione, l’unione fa la forza. Qui il percorso è chiaro: Palagnedra, Borgnone e Intragna vogliono mettersi insieme come primo, necessario passo per un disegno più ampio, quello di un Comune da Ponte Brolla a Camedo. Ma nelle Terre di Pedemonte (Cavigliano, Verscio, Tegna) hanno respinto l’aggregazione tra di loro, per cui al momento risulta improponibile la chiamata in un Comune più vasto. «Questa è una situazione di ripiego, l’unica al momento praticabile. Cominciamo a metterci insieme noi tre, poi è possibile che qualcosa si muova anche in basso», riassume Adriano Ferrazzini. D’accordo Roberto Zucchetti da Borgnone. «Saremmo 1300 abitanti o poco più, quindi ancora un Comune piccolo in un territorio vasto, ma ho l’impressione che la situazione stia evolvendo nelle Terre di Pedemonte, quindi cominciamo noi tre, poi si vedrà». Zucchetti pone l’accento sui servizi: «Stiamo facendo grossi sforzi per migliorare ulteriormente la viabilità, è previsto un viadotto in zona Valascia così come il risanamento del ponte tra le dogane. Fino a pochi anni fa, quando ogni Comune aveva l’ufficio postale, il postino trasportava anche la gente; adesso l’unica posta è a Camedo». Come dire che anche per i pochi bambini e ragazzi, asilo e scuola, occorre arrangiarsi in proprio e fare capo per quanto possibile alla Centovallina.


2006 Entro questo mese da Berna l’ok per il finanziamento al progetto del Parco

«Un treno che non possiamo perdere Adesso è arrivato il momento giusto» econda opzione, il Parco nazionale del Locarnese, Centovalli comprese. «È l’ultimo treno, non possiamo perderlo. È un’occasione reale, creerebbe un indotto, potrebbe smuovere veramente qualcosa», rispondono unanimi richiamando la necessità di pubblicizzare bene il progetto, perché da queste parti molti sono scettici, circolano tante voci, manca una proposta precisa. Già comunque esiste un pre-studio di fattibilità. Mario Manfrina, curatore del Museo delle Centovalli e del Pedemonte, segretario della Regione Locarnese per le Centovalli e presidente dell’Associazione dei Comuni del Circolo della Melezza, indica che per il Parco nazionale si è arrivati ad un punto cruciale. «Entro settembre dovrebbe giungere da Berna l’ok per il finanziamento del progetto, tramite il Seco e altri uffici federali. Finora abbiamo parlato, discusso, valutato, tenuto riunioni, diffuso agli interessati il pre-studio di fattibilità. Adesso è venuto il momento del progetto definitivo, bisogna sentire la popolazione e poi lavorare ad un piano particolareggiato: indicare le zone nucleo e, attorno a queste, le aree di interesse per poi procedere con Comuni, Patriziati, Associazioni e popolazione». Manfrina sottolinea in particolare che il Parco Nazionale apre ad un giro più vasto di relazioni. «Ci dicono che le Centovalli sono già un parco nazionale, sono integre, non hanno subito interventi o deturpazioni. È vero, ma manca lo strumento per valorizzarle, per favorire un turismo di qualità per gente rispettosa dell’ambiente, che cerca qualcosa di specifico nel territorio, e noi

abbiamo molto da offrire. Oltretutto siamo contigui al Parco nazionale della Valgrande, si potrebbero porre in atto delle sinergie». Il 23 e 24 settembre al Museo di Intragna si tengono un convegno e una mostra sui cent’anni della strada, con una tavola rotonda su “Centovalli, via di transito e comunicazione”. «Ci saranno anche i politici, parleremo anche del Parco nazionale, sarà un’altra tappa di avvicinamento». Insomma siamo alla svolta, tenendo conto che Museo e Pro Centovalli hanno già molti progetti sul tappeto. «Si tratta di organizzarli, di metterli in rete, di coordinarli. Il palazzo Tondù di Lionza potrebbe accogliere studenti, studiosi, ricercatori; anche la fabbrica di confezioni di Camedo, chiusa da due anni, potrebbe ospitare un centro studi; lo stesso ostello di Palagnedra potrebbe usufruire di ricadute positive; per l’agricoltura si pensa a progetti che rientrerebbero bene nelle finalità del Parco. L’importante è fare in modo che sia un’occasione di sviluppo, di rilancio, di investimento, di progetti e realizzazioni, non di chiusura, limitazioni e divieti. Parco nazionale significa apertura sulla valorizzazione di questo territorio». Sergio Guerra, presidente del Patriziato di Rasa e Palagnedra, a sua volta indica nel territorio la vera risorsa delle Centovalli. «Abbiamo approvato l’istituzione di una riserva forestale nella zona sotto il Ghiridone, restaurato il mulino ad acqua sotto Palagnedra, macinava cereali e castagne, restaurato l’antica fornace della calce nella Valle di Capolo, salendo da Moneto, da dove proveniva la calce per la costruzione del palazzo Tondù. Stiamo valutando

101

IL PROGRAMMA

10.00 12.00 16.30 16.45 17.00

Venerdì 15 settembre Visita a Bordei e in seguito a Terra Vecchia Pranzo Verdasio Arrivo del Vescovo Sosta di preghiera in cimitero Santa Messa Incontro con la popolazione Visita ai malati. Cena con le autorità comunali, parrocchiali e patriziali di Verdasio, Borgnone e Palagnedra

09.00 10.15 10.30

Sabato 16 settembre Sosta di preghiera nei cimiteri di Camedo, Costa e Lionza Visita dei malati a domicilio Borgnone Arrivo del Vescovo Santa Messa. Aperitivo sul sagrato della chiesa

08.30 09.15 09.30

Domenica 17 settembre Sosta di preghiera in cimitero e visita ai malati a Moneto Palagnedra Arrivo del Vescovo. Preghiera in cimitero Santa Messa

IL PROGRAMMA la fattibilità di un intervento al Pian del Barch, sopra Moneto, per il recupero dei terreni, smantellando gli impianti di risalita e pensando ad un eco-camping». Anche Guerra guarda con favore al Parco Nazionale. «Il territorio è articolato, con diversi nuclei dove abitano una-due persone, una-due famiglie; bisogna allargarsi ad un discorso più ampio all’interno del quale abbiano posto interventi mirati».


2006

Il Vescovo nelle Centovalli Bordei, Terra Vecchia, Verdasio, Camedo, Lionza, Costa, Borgnone, Moneto, Palagnedra: l’intero e suggestivo orizzonte delle Centovalli, contemplato da Costa e Lionza come da un invitante balcone, è scenario familiare di pace e serenità. E’ stato percorso dal Vescovo lo scorso fine settimana, con un itinerario impegnativo e pastoralmente valido. L’incontro con questi piccoli nuclei – come già avvenuto peraltro in altre analoghe regioni di valle – è sempre cordiale e spontaneo; la gente apprezza la vicinanza e la presenza del Pastore della diocesi, vivendola in una dimensione di festa autentica e sincera. Le soste nelle chiese e nei piccoli cimiteri sono stati altrettanti momenti di silenzio, ricordo e preghiera; le lapidi delle semplici tombe, dove ricorrono tanti cognomi uguali, a seconda della rispettiva località, ripercorrono con nomi, date e volti un itinerario di impegno e di fatica, emigrazione compresa. Una strada ricca di dignità e di valori, che ricostruisce la storia di questa Valle, capace di custodire come un prezioso se-

greto la sua identità. L’importanza della visita è stata ben sottolineata dai saluti rivolti al Vescovo all’inizio di ogni incontro dalle autorità comunali e parrocchiali delle singole comunità, come pure dal saluto conclusivo di don Fabio Studhalter prevosto di Intragna e pure responsabile della cura pastorale delle Parrocchie (Verdasio, Borgnone, Palagnedra) delle Centovalli con la collaborazione di don Donato Brianza, docente al Collegio Papio. Una sosta particolare mons. Grampa l’ha compiuta nella giornata di venerdì a Bordei e Terra Vecchia: due nuclei fatti risorgere dallo stato di abbandono e di degrado in cui si trovavano, grazie a tanto impegno e altrettanta generosità. Il Vescovo ha così commentato: “Sotto una pioggia battente, su un cassone-teleferica abbiamo attraversato la valle per raggiungere da Bordei il nucleo di Terra Vecchia, che il coraggio e la passione di Giorgio Zbinden stanno facendo rinascere in modo mirabile. Travi ed assi per il restauro sono quelli della chiesa del Collegio Papio ed i risultati del lavoro suscitano sorpresa e meraviglia. Non

102

possiamo non segnalare questa impresa di ricupero che, oltre ai muri e ai rustici, serve per aiutare tanti giovani in difficoltà e incrementa nel contempo il turismo, costituendo così una nuova risorsa per la Valle”. Mons. Grampa ha sottolineato la sua ammirazione per questi importanti interventi, esprimendo riconoscenza e gratitudine per il lavoro che si svolge a Bordei e Terra Vecchia a favore di giovani confrontati con problemi legati all’alcool, alla droga o a difficoltà comportamentali. Un cammino coordinato con generosità, metodo e competenza dai coniugi Arnold Martin e Edith. Sensibilità e umanità, unitamente all’ambiente, al lavoro e alla dimensione familiare, sono le valide premesse per la riuscita di questa delicata missione, che in questi anni ha coinvolto ed aiutato molti giovani. “Ho voluto visitare appositamente queste due località – ha commentato ancora il Vescovo – per esprimere solidarietà ai coraggiosi pionieri che vi operano, superando non poche difficoltà e meritevoli dell’appoggio delle nostre autorità”.


2006 Sensibilità artistica e pastorale per la piccola comunità di fedeli guidata da don Studhalter

Restaurati tutti gli edifici sacri della Valle segni di rinascita sono tanti, anche piccoli. Come il gruppo degli Amici della musica sacra, fondato da Ottavio Mazzi nel 2000, costituito dallo stesso Ottavio, da Rodolfo ed Ermanno Mazzi, il prevosto don Fabio Studhalter, il sindaco Adriano Ferrazzini. È sorto per tenere attivo il pregevole organo nella chiesa di San Michele a Palagnedra, e infatti lo sveglia Livio Vanoni nelle feste importanti: San Michele, l’Addolorata, la Madonna del Rosario, adesso la visita del Vescovo; poi di organizzare eventi di musica classica e corale, quattro-cinque l’anno, come sabato scorso con il Coro della Val d’Ossola. «La gente partecipa, abbiamo un pubblico che viene anche da Locarno, dall’Italia, dalla Svizzera interna, pochi ahimè quelli del posto. Per accompagnare la Messa del Vescovo abbiamo chiamato la Corale di Arcegno». Il prevosto don Fabio Studhalter sottolinea la cura con cui sono tenuti gli edifici sacri. «In questi ultimi anni praticamente sono tutti restaurati o ristrutturati». A cominciare dalle chiese di Terra vecchia e Bordei (San Pietro) ricostruite dalla

Fondazione Terra Vecchia. A Verdasio, uno dei villaggi più pittoreschi ed intatti del Ticino («un nucleo che parla», sintetizza Giorgio Pellanda), la parrocchiale è dedicata ai Ss. Giacomo maggiore e Cristoforo ed ha la caratteristica dell’orologio senza lancette sul campanile, solo con l’asta della meridiana. Nella frazione di Sassalto la chiesa è dedicata a San Giovanni Nepomuceno, patrono de Borradori. A Cominio sorge lo splendido oratorio della Madonna della Segna; a Verguno c’è una sola casa, un solo abitante, 200 scalini per arrivarci. Salendo da Verdasio verso Comino si incontrano le cappelle dei polacchi e della Madonna ungherese, testimonianze della passata emigrazione. Borgnone ha tre cimiteri nelle tre frazioni: Camedo (San Lorenzo), Costa (Sant’Anna) «con la sagrista Chiarina Gualzata che è l’unica persona ad essere nata e sempre vissuta a Costa», Lionza (Sant’Antonio da Padova). A Borgnone, 13 abitanti quando nel passato c’era la scuola, la parrocchiale è dedicata all’Assunta, molto seguita anche la festa della Madonna del Carmelo in luglio. A Moneto sorge la chiesa dei

103

Ss. Giacomo minore e Filippo, a Monadello l’oratorio del Buon Consiglio, a Palagnedra quella straordinaria costruzione che è la parrocchiale di San Michele con affreschi del tardo ’400 perfettamente mantenuti, capolavoro di Antonio da Tradate. Secondo la tradizione appartenne nel Medioevo al Monastero di Disentis ma dell’edificio originario, altomedioevale, non rimangono tracce. All’interno conserva importanti opere d’arte, riferibili all’emigrazione in Toscana. Sul sentiero che sale dalla diga sorge l’oratorio settecentesco della Madonna della Sirti. Per quanto riguarda l’attività religiosa, a Palagnedra, Borgnone e Camedo si tiene la scuola della fede; il sabato a Camedo incontro con i pochi bambini rimasti, quattro. Messa domenicale a Palagnedra e Borgnone, prefestiva a Moneto e Verdasio, in settimana il lunedì a Costa, il mercoledì a Lionza, il giovedì a Camedo. «A Borgnone il Vescovo impartirà la Cresima ad un ragazzo, non succedeva da decenni che il Vescovo salisse per la Cresima». Un altro piccolo segno di rinascita.


2006 VALLE ONSERNONE AURESSIO - LOCO BERZONA - MOSOGNO 21 - 22 - 23 - 24 SETTEMBRE Rischi spopolamento rientrati per gli abitanti della Bassa Onsernone

Parte da Berzona il rilancio dell’artigianato in Valle I sindaci puntano sulla formazione di un Comune unico per risollevare le sorti della Valle. Ma arrivano segni positivi: un freno all’emigrazione e “Pagliarte”, un’iniziativa per far rivivere la tradizione dei cappelli di paglia.

D

all’alto dei suoi 93 anni, Victor Sartoris di Mosogno mette a confronto il tempo in cui l’Onsernone contava 2200 abitanti e l’oggi con circa 800. Le scuole traboccavano di bambini, le gente era dedita alla pastorizia e all’allevamento («a Loco c’erano più di duecento mucche, oggi nemmeno una»), i ritmi della transumanza erano stagionali tra valle, monti e alpi. Tempi – dice – di sopravvivenza, povertà e anche miseria. Quando era finita l’epoca della “treccia”, ossia dell’industria della paglia, dei cappelli venduti nelle città dell’Italia del nord, da Milano a Torino, che aveva portato una ventata di benessere. E qui nascono due similitudini con oggi. «Ad un certo punto hanno aumentato i dazi doganali, allora la gente è andata armi e bagagli in Piemonte a produrre questi famosi cappelli di paglia». Infine, ed è stato il colpo conclusivo verso gli anni ’70 dell’Ottocento, «la paglia ha cominciato ad arrivare nientemeno che dalla Cina, e allora addio campi di segale coltivati con tanta fatica… È ripresa l’emigrazione, è iniziato lo spopolamento». Da quasi un anno, quattro donne di Berzona sono tornate a produrre oggetti in paglia, cestini e cappelli, sedie e fiaschetti. «Siamo quattro casalinghe, usiamo la macchina da cucire dei calzolai, abbiamo aperto un atelier a Berzona, vendiamo i nostri prodotti anche nei centri dell’artigianato a Loco, Cevio e Orselina», precisa Francesca Mancini, la presidente e una delle 4 signore di “Pagliarte”. Hanno riattivato e recuperato le antiche tecniche di lavorazione utilizzate addi-

rittura dal ’400 quando, accanto all’emigrazione verso Francia, Fiandre e Italia, l’economia della Valle si orientò verso la produzione di cappelli di paglia, dando origine ad un’industria da cui trasse prestigio, lunga tradizione ed anche una certa ricchezza, come testimonia l’architettura ricca di dimore borghesi. Creando “Pagliarte” le donne di Berzona hanno aggiornato la creatività verso una nicchia di mercato che sa apprezzare questi prodotti, in dimostrazione che quell’antica fonte di reddito può diventare un interessante settore economico e un fattore di socializzazione inserendosi, nel suo piccolo, nell’insieme dei processi volti alla creazione del Parco Nazionale del Locarnese. Ecco uno dei progetti per il futuro. Se ne parla da tempo anche nella bassa Valle, nel Comune di Isorno, che ha riunito Auressio, Loco e Berzona, e in quello di Mosogno; la gente aspetta qualcosa di concreto, una proposta precisa da vagliare e discutere. “Pagliarte” fa la sua parte, i sindaci credono nel progetto. «Siamo favorevoli in linea di principio, attendiamo di vedere il Piano particolareggiato, insomma come la proposta prende forma, per poter mettere a confronto impegni e benefici», rispondono concordi Athos Rima da Isorno (dal nome del fiume) e Mario Ferrari da Mosogno. L’altra grande attesa è quella per il Comune unico di tutta la Valle. Obiettivo non facile, visto che la popolazione l’ha bocciato “per un voto” nel ’79, per cui «abbiamo colto l’unica occasione al momento fattibile, l’aggregazione a tre; personalmente sono

104

da sempre convinto che la soluzione sta nel Comune unico; il cantone spinge per il 2008, tempi troppo brevi, ci vorrà qualche anno in più per convincere la popolazione» conclude Athos Rima. Intanto la situazione finanziaria è difficile, i progetti congelati, si fatica anche per l’ordinaria amministrazione. Con uno, anzi due elementi positivi. Il primo è che da tempo lo spopolamento si è arrestato, «abbiamo anche qualche famiglia giovane, bambini, alcune nuove costruzioni. Però pochi posti di lavoro, ed è questo il grosso problema, anche se il pendolarismo verso Locarno è accettabile, io da Berzona scendo ogni giorno in 25 minuti», indica Athos Rima, che vede una piattaforma su cui costruire il futuro nella collaborazione tra tutta la Valle. Che è splendida, verde, soleggiata, tranquilla, «qui si sta davvero bene, anche sul piano dei rapporti sociali». «Germanici e svizzero-tedeschi – replica concreto Victor Sartoris – dicono che è una Valle pittoresca, ma con il pittoresco non si mangia. Bisogna creare lavoro in Valle, non vedo altra soluzione».


2006 Le dimore di Alfred Andersch, Golo Mann e Max Frisch

Luoghi di rifugio e d’ispirazione: artisti e scrittori nella regione villaggi dell’Onsernone si adagiano su alti terrazzi che permettono di scorgere un fondovalle aspro e selvaggio. Le costruzioni rustiche con tetti in pietra, abbellite da solari balconi in legno, si fondono con le imponenti case signorili, alcune di origine cinquecentesca, testimonianze di un’agiatezza conquistata con il lavoro della terra, l’emigrazione, l’industria della paglia. Tutti questi villaggi sono inseriti in un paesaggio suggestivo che ha affascinato ed

Villa Edera è stata restaurata negli anni ’90 ed è oggi adibita ad ostello, come Casa Schira a Loco. A Loco è attivo il Centro sociale, Casa per anziani Sacra Famiglia, una struttura storica per la Valle, rilevata dal Patriziato nel 2002 dalla Congregazione delle Piccole suore della Sacra Famiglia, che l’hanno fondata e gestita per 75 anni. In questo modo è stata salvata e rilanciata, mantenendo preziosi posti d lavoro. La gente ci è affezionata, tanto che quando le suore hanno

09.45 10.00 12.00 14.30 20.00 09.30 11.00 12.00 13.15 15.00 19.30 14.45 15.00 17.00 08.15 08.30 10.30 10.45

IL PROGRAMMA Giovedì 21 settembre Loco Sosta di preghiera in cimitero Santa Messa per il SS. Crocifisso Pranzo con i Sacerdoti del vicariato Lode vespertina, processione, benedizione eucaristica Incontro con i Consigli parrocchiali di Auressio, Loco, Berzona, Mosogno Venerdì 22 settembre Loco Santa Messa nella Casa anziani Visita alla scuola elementare Pranzo Russo Visita alla scuola elementare Visita agli ammalati Incontro con il Consiglio pastorale e con il Coro Sabato 23 settembre Berzona Sosta di preghiera nel cimitero Santa Messa con il sacramento della Cresima Visita a P. Bartolomeo - eremita Domenica 24 settembre Mosogno Sosta di preghiera nel cimitero Santa Messa Auressio Sosta di preghiera nel cimitero Santa Messa Festa della Madonna dalla Mercede

IL PROGRAMMA

attirato artisti, scrittori, amanti della natura; a Berzona hanno dimorato personaggi come Alfred Andersch, Golo Mann e Max Frisch. Valle aspra e incassata, che si estende per una trentina di chilometri dall’incrocio con le Centovalli ai confini con l’Italia, offre all’escursionista molteplici itinerari, ad esempio valicando il passo della Garina per scendere in Vallemaggia o percorrendo l’antico sentiero della Vose fino ad Intragna. Ma l’Onsernone è anche una Valle dove si abita bene, dotata di tutte le strutture necessarie. Loco ha l’asilo per tutta la Valle, le elementari per Isorno e Mosogno, le medie sono a Russo. Posta e Raiffeisen, negozio, due ristoranti, negozio anche Berzona, ristorante ad Auressio dove la signorile

deciso di lasciare, oltre 750 persone, in pratica tutta la Valle, hanno sottoscritto una petizione affinché avesse un futuro. «È una Casa per anziani medicalizzata, 26 posti letto, completamente ristrutturata all’interno, stiamo ultimando i lavori all’esterno, è completamente operativa con ospiti della Valle e del Locarnese», precisa il direttore Tarcisio Terribilini. A Loco esiste da quarant’anni il Museo Onsernonese, con sede nella Casa Degiorgi, edificio ottocentesco all’entrata del villaggio. L’esposizione permanente è distribuita in cinque sale: emigrazione, comunicazioni e trasporti, attualmente con un video sulla mostra temporanea dedicata ai torchi a leva del Canton Ticino (sino a fine ottobre, da martedì a domenica 14-17,

105

ospitata nelle sale al secondo piano), all’industria della paglia e ai ritratti femminili di Carlo Agostino Meletta. «Il Museo è una testimonianza della storia della Valle, inserita in un contesto più ampio, perché gli onsernonesi hanno viaggiato, emigrato, intessuto attività e contatti» precisa Riccardo Carazzetti, presidente dell’Associazione del Museo. È nel contempo anche la testimonianza del rapporto tra abitanti e territorio, così come si è consolidato nel tempo. «Un territorio coperto oggi per la maggior parte da boschi – precisa Tarcisio Terribilini, presidente del Patriziato generale di Onsernone – specialmente qui nella bassa Valle. Una risorsa, ma soprattutto la garanzia di un contesto ambientale intatto».


2006

Iniziato l’incontro del Vescovo con le Parrocchie dell’Onsernone Intenso fine settimana per il no- tivo domicilio; con le autorità, prendendo contro con il Pastore della diocesi, che nel stro Vescovo che, dopo Verzasca, Vallemaggia e Centovalli, ha iniziato la visita alle comunità dell’Onsernone. Loco, Berzona, Mosogno e Auressio sono state le Parrocchie incontrate in questi giorni, in un dialogo sempre cordiale, sereno e familiare. Il pellegrinaggio pastorale è partito da Loco, nella giornata di giovedì, con la celebrazione della solennità del Santo Crocefisso, particolarmente sentita in questa comunità e nell’intera regione. Mons. Grampa ha presieduto l’Eucaristia al mattino e nel pomeriggio la tradizionale processione, vissuta con devozione e serietà dai fedeli presenti, in una dimensione di sentita preghiera. I giorni successivi sono stati dedicati alle altre citate Parrocchie, con l’invito del Vescovo a mantenere viva la tradizione cristiana, in un contesto culturale certamente non facile, come l’attuale, sempre più attraversato da indifferenza e relativismo. Una visita capillare, come consuetudine, dentro un susseguirsi di incontri: con gli anziani nella Casa di Loco e i malati visitati al rispet-

visione dei problemi di questa Valle segnata in questi decenni dall’erosione demografica e dalle difficoltà concrete sul piano occupazionale; con i piccoli delle scuole elementari di Loco e di Russo; con il Consiglio pastorale della Valle, incoraggiando i membri a proseguire con fiducia nel loro impegno ecclesiale; con i ricordi e gli affetti più cari, richiamati nelle soste di preghiera nei diversi cimiteri, che custodiscono una storia di volti, nomi e fatiche. Il Vescovo, con gesto di generosa attenzione, ha pure percorso il lungo e ripido sentiero, che racconta la fatica di secoli, fino all’Eremo della Santa Trinità a Loco-Niva, per rendere visita a padre Bartolomeo Schmitz, eremita, che da 17 anni risiede in questo angolo, dove il silenzio è rotto soltanto dalla voce dell’Isorno e dalla campanella della vicina chiesetta dedicata a San Giovanni Nepomuceno. La gente delle quattro Parrocchie, affidate come le altre della Valle a don Czeslaw Sutor, ha risposto con sincera partecipazione all’in-

106

prossimo fine settimana proseguirà il suo pellegrinaggio in Onsernone con soste a Comologno, Crana, Russo e Vergeletto con Gresso. All’intenso fine settimana in Valle si sono però aggiunti altri impegni, come il saluto alla giornata di riflessione di religiose e religiosi all’Istituto Elvetico di Lugano nella mattinata di sabato, seguito dalla partecipazione all’inaugurazione dell’Orto il Gelso a Melano, una ospitale struttura della Fondazione San Gottardo. Ieri invece mons. Grampa, lasciata la Valle, ha portato il suo saluto alla Comunità evangelica, che a Contone sottolineava il trentesimo della costituzione della “Chiesa evangelica riformata nel Ticino” e successivamente, presso la sala Cittadella a Lugano, ha coordinato i lavori della giornata diocesana dei ministeri. In serata si trasferiva poi a Melide per la celebrazione della Santa Messa nella parrocchiale, con processione al “Piccolo Tempio del Santo Crocifisso”, recentemente restaurato.


2006 Collaborazione dei laici e solidarietà tra le Parrocchie nell’azione pastorale di don Czeslaw Sutor

Affreschi e chiese, segni di una fede ancora viva a visita pastorale del Vescovo inizia con un giorno d’anticipo sul consueto perché giovedì è la festa del SS. Crocefisso a Loco. Il parroco don Czeslaw Sutor, d’origine polacca, è in Ticino da 17 anni, da 9 nell’Onsernone. «Capisco anche il dialetto, la gente mi ha accolto bene». Come parroco amministra le 8 Parrocchie della Valle, «ben coadiuvato dal Consiglio pastorale

di cui fan parte anche persone di altre località della Valle; il Coro interparrocchiale diretto dalla signora Dellamora, il gruppo Samaritani, attività sociali come il teatro, la tombola, ogni due anni il viaggio del Consiglio pastorale, insomma una realtà viva». Molti gli edifici religiosi in questa parte della Valle. «Le cinque chiese sono la nostra maggiore risorsa» indica il sindaco di Mosogno

(presieduto da Edy Mancini di Berzona) e dai Consigli parrocchiali», oltre che da don Alberto Salvi, 80 anni, già suo predecessore e da 35 a Vergeletto, «che mi aiuta soprattutto la domenica e nei giorni festivi. Per qualche necessità straordinaria posso contare anche su P. Bartolomeo Schmitz che abita a Niva nell’eremo annesso alla chiesa di San Giovanni Nepomuceno. Per Natale, Pasqua e in estate arrivano dalla Polonia dei confratelli che parlano italiano, in particolare don Giuseppe Rapacz, docente universitario di diritto canonico e ormai ben conosciuto qui in Valle». Don Sutor sa di poter contare sulla collaborazione dei laici, che si manifesta anche attraverso una crescente attività interparrocchiale. «Abbiamo il gruppo missionario a Loco

Mario Ferrari, alludendo agli aspetti sia religiosi che culturali. Ad Auressio la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio abate risale al ’500, ampliata e trasformata nel ’700. Ai bordi della strada sorge l’oratorio di Santa Maria delle Grazie, chiamato anche “delle sponde”, edificato nel ’600 su una precedente cappella mariana; conserva una statua della Vergine e, sulla volta del coro, un affresco di Bruno Nizzola (1938); numerosi ex voto testimoniano la devozione popolare. A Loco la chiesa parrocchiale di San Remigio, menzionata nel 1228, fu ricostruita all’inizio del ’500. Decorata da affreschi settecenteschi, tra cui la lunetta del coro dipinta nel 1902 da Giovanni Meletta, ha in una cappella la grande tela raffigurante l’Ultima cena dipinta nel 1683 da Godefridus Maes. Tra

107

le cappelle anche quella del SS. Crocifisso, che gode di un’antica devozione. Appena rinnovata è la chiesa della Madonna del Sassello, sopra Loco, con un’interessante storia riferita alla Madonna di Re. La chiesa parrocchiale di Berzona, dedicata a San Defendente è stata costruita nel 1564 come indica la data scolpita sul portale, e restaurata nei primi anni Settanta. L’alto campanile è stato eretto nel 1676 da Antonio Marogini di Seghellina, la frazione in cui sorge la cappella di Santa Maria Lauretana; al Matro sorge l’oratorio di San Pietro e in posizione isolata sopra il villaggio, la chiesa di Santa Maria. A Mosogno la parrocchiale di San Bernardo è di fine ’500, ampliata nell’800 e conserva decorazioni di Giovanni Meletta. La

seicentesca cappella dell’Addolorata a Mosogno di sotto accoglie una tela di misure monumentali raffigurante il Compianto; nella frazione di Barione la chiesetta di Santa Maria della Natività è pure seicentesca. In località Chiosso sorge la cappella di San Giacomo, trasformata nella prima metà dell’800. L’oratorio della Madonna del Carmine, detto “della Neveira”, sorge sul fondovalle: di origine settecentesca, fu distrutto da un incendio nel 1861 e riedificato qualche anno dopo.


2006 VALLE ONSERNONE RUSSO - CRANA COMOLOGNO - VERGELETTO 29 - 30 SETTEMBRE / 1. OTTOBRE Il segno della storia distingue le località dell'alto Onsernone

Dalla cultura la possibilità di un nuovo riscatto Interrotta la parabola dello spopolamento, si registra un ritorno di interesse verso i villaggi. Questioni ancora da risolvere, il tira e molla delle aggregazioni. Ma i Comuni, le Parrocchie e le associazioni continuano a darsi da fare con diverse iniziative. Sullo sfondo l’importante ruolo del Centro sociale di Russo. a fisionomia dell’alto Onsernone è mutata considerevolmente dal 1. gennaio 1995, quando Comologno, Crana e Russo si sono uniti nel Comune di Onsernone, 340 abitanti; nel 2001 Auressio, Loco e Berzona si sono aggregati nel Comune di Isorno. Mosogno, Gresso e Vergeletto, gli ultimi due uniti in una sola Parrocchia, mantengono un’amministrazione comunale propria, malgrado l’esiguità della popolazione. Riassumendo: i 9 Comuni sono diventati 5 con le due unioni, le Parrocchie sono rimaste 8. Non è stato un terremoto, ma il movimento non è certamente concluso. Tutti, con l’eccezione di Vergeletto che è il Comune più vasto, pur coscienti di quanto la strada sia tortuosa, pensano che «inevitabilmente» si arriverà al Comune unico per tutta la Valle. Una novità? Macché, visto che così è stato per secoli, dal Medioevo alla nascita del canton Ticino, 1803. E quest’idea di «vicinanza» si è poi tradotta e permane tuttora con il Patriziato generale d’Onsernone che in effetti, a parte Auressio che sta con Pedemonte, unisce l’intera Valle: in alto – come indica il presidente Tarcisio Terribilini – ci sono le cave di Vergeletto, ben 8 alpi variamente caricati, le capanne Arena e Ribia (quella di Salei è del Patriziato “interno” di Comologno), la funivia Zott-Salei. Eppure se vai a chiedere agli abitanti, in maggioranza anziani, ecco che storcono il naso verso il mettersi insieme («l’importante è collaborare»), fieri dell’autonomia per quanto pagata a caro prezzo. «Gli anziani non auspicano l’aggregazione» sintetizza Marco

Garbani Nerini, sindaco di Gresso, 35 abitanti. E questo nonostante le finanze piangano e solo Vergeletto si tenga orgogliosamente aggrappato al suo 90% di moltiplicatore. «Non perché siamo ricchi o abbiamo grosse entrate – spiega il sindaco Cristiano Terribilini – ma perché in passato abbiamo sempre fatto il passo secondo

la gamba, niente investimenti oltre le nostre possibilità». Il sindaco porta altri due argomenti a favore dell’autonomia: «il Cantone ci vuole obbligare, e così non va; venga a spiegarcelo bene. E poi, a parte il fatto che le fusioni parziali hanno poco senso, anche chi ha seguito questa strada non è che stia finanziariamente molto meglio». Sotto sotto, anche con Terribilini però fa capolino l’idea del Comune unico. «Se

108

aggregazione dev’essere, che sia totale, e non si venga a parlare di capolinea…». Alla fin fine il cerchio quadra su una posizione unanime, che è appunto l’attesa «inevitabile» del Comune unico. «Questione di tempo» riassume Fernando Poncioni, sindaco dell’attuale Comune di Onsernone, che in fatto di sintesi se ne intende perché riunisce sette frazioni: appunto Comologno, Crana e Russo con Vocaglia, Corbella, Cappellino e Spruga. Unanimità e tempi brevi si registrano sul Parco Nazionale del Locarnese, il cui progetto comprende l’intero Onsernone. Sul principio sono tutti d’accordo, anche sul metodo «di integrare nel gruppo di lavoro anche i sindaci, quindi i rappresentanti di tutti i Comuni». Cristiano Terribilini usa molta prudenza dicendo che «a priori non siamo contrari» per poi aggiungere che «determinante è il coinvolgimento». Ugualmente tutti aspettano che le carte siano spiegate sul tavolo, per dare finalmente contenuti ad un progetto comunque ritenuto molto interessante. «Per il futuro non possiamo prescindere da una sempre maggiore collaborazione, come è stato per il Centro sociale di Russo. Tenendo conto che la nostra risorsa principale è il territorio, aria buona, bei posti,

boschi e verde» indica da Gresso Marco Garbani Nerini. Verde, d’accordo, ma anche tanta storia e tanta cultura.


2006 Iniziative non stop: un fermento d’attività in costante crescita

Il Centro Sociale è il più importante datore di lavoro di tutta la Valle toria e cultura non sono un di più in una Valle che ha poche risorse economiche: appunto il Centro sociale a Russo, le cave di granito a Vergeletto, quel che serve di artigianato, il ritorno degli alpi. I posti di lavoro in Valle sono limitati, occorre andarseli a cercare in basso, Locarno e dintorni. Allora i giovani se ne vanno o rimangono col contagocce. Intanto però lo spopolamento si è praticamente interrotto e forse si è all’inizio di un’inversione di tendenza. Soprattutto per un fatto, spiega Vasco Gamboni, presidente degli Amici di Comologno dopo i trent’anni di Bixio Candolfi, il fondatore: «perché le proprietà sono rimaste nelle mani degli onsernonesi». Questo ha favorito il permanere di un forte attaccamento e anche un certo ritorno, in particolare sull’onda del Sessantotto: ritorno alle origini, recupero delle radici, ritorno a valori più semplici e genuini. Assommato negli anni Settanta all’arrivo di diversi “neo-rurali” per lo più di origine svizzero tedesca, alcuni dei quali sono rimasti integrandosi, si era avuta una pur contenuta inversione di tendenza. Nel ’72 è nata “La Voce Onsernonese”, il giornale della Valle che esce ancora due volte l’anno e costituisce la memoria storica degli ultimi 30-40 anni, e si sono avviate diverse iniziative, appunto sul versante storico-culturale. Perché in Onsernone la cultura nasce e si sviluppa lungo i corsi e ricorsi della storia. A cominciare dal ’500 con l’emigrazione parziale (dei soli capifamiglia) soprattutto verso la Francia, e qualcuno ha fatto fortuna come

indicano i palazzi Barca, Remonda, Gamboni a Comologno, le case Garbani-Capini, Barghiglioni e la stessa Casa patriziale di Russo, tutte del Settecento. «Quando li hanno costruiti non c’era nemmeno la mulattiera, altro che strada. Tutto portato lungo i sentieri, compresi i camini di marmo, o cavato sul posto» spiega Vasco Gamboni. Ben più irreversibile sarà l’emigrazione di intere famiglie tra Otto e Novecento in particolare verso l’Argentina e poi verso la Svizzera Interna, dove i lavoratori della “binda”, la treccia di paglia di segale, si trasformano in pittori e gessatori, orologiai. Tra le due guerre a Comologno, il palazzo della Barca diventa polo d’attrazione per artisti e intellettuali, attorno a Wladimir Rosenbaum e, soprattutto, alla “musa” Aline Valangin. Vanno, vengono e rimangono parecchi protagonisti della cultura moderna e modernista come Ignazio Silone, Salvemini, Enesto Rossi, Kurt Tcholsky, Elias Canetti, Ernesto Bonaiuti, Wladimir Vogel, JeanPaul Samson, Hans Marchwita, Max Terpis e altri. Quelli di Comologno li guardano un po’ stupiti, “gente strana”. Però l’Onsernone, che fino a pochi secoli prima non era nemmeno indicato sulle mappe, viene conosciuto in tutto il mondo. Negli ultimi decenni, grazie in particolare all’opera degli Amici, Comologno rivive e, con esso, l’alto Onsernone. Nel 1952 un gruppo di artisti (Salati, Beretta, Salvioni e Marioni) aveva decorato l’antica Via Crucis. Negli anni ’60 e ’70 altri artisti (Salvioni, Filippini, Cotti, Nag Arnoldi,

109

IL PROGRAMMA

16.45 17.00 20.00

Venerdì 29 settembre Comologno Sosta di preghiera in cimitero Santa Messa Incontro con i Consigli parrocchiali di Comologno, Crana, Russo e Vergeletto

09.30 10.45 12.00 16.45 17.00 19.00 20.00

Sabato 30 settembre Russo Santa Messa al CSO Visita agli ammalati Pranzo Crana Sosta di preghiera in cimitero Santa Messa Cena Russo Incontro con la popolazione dell’alta Valle

Domenica 1° Ottobre Vergeletto 08.45 Sosta di preghiera in cimitero 09.00 Santa Messa Russo 10.45 Sosta di preghiera in cimitero 11.00 Santa Messa Comologno 12.30 Pranzo di amicizia Gresso 15.30 Santo Rosario e Benedizione eucaristica

IL PROGRAMMA Pietro Salati, Emery, Togni, Rissone, Bergolli, Manfredo Patocchi, Piffaretti) affrescano e decorano le pareti delle case. Vengono promosse ogni estate altre iniziative, spettacoli, concerti, conferenze, mostre, concorsi, pubblicazioni; si ravviva la collaborazione con il Patriziato su azioni pratiche, dalla raccolta dei rifiuti e sistemazione dei sentieri alla strada verso i Bagni di Craveggia, alla valorizzazione del palazzo Gamboni, che oggi, ben riattato e integrato,


2006

Terminato il pellegrinaggio del Vescovo nella Valle Onsernone Comologno negli anni cinquanta, vera, perché della gente. E’ così anche a ciale di Russo. Costituisce, ha sottolineato, quando era parroco mons. Giuseppe Bonanomi, contava all’incirca 500 abitanti e gli allievi nelle tre scuole erano quasi un centinaio. Altri tempi, sembrano dire le persone che venerdì sera hanno accolto con cordialità il Vescovo in visita pastorale fin lassù. E con giusto orgoglio ricordano che a Comolgono trovò ospitalità e rifugio anche Ignazio Silone, costretto a lasciare la sua terra durante la dittatura fascista. Anzi sembra che proprio a Comologno abbia scritto “Pane e vino”, una delle opere dell’austero e incisivo scrittore della Marsica, rimasto affascinato dalla personalità e dalla carità di un piccolo prete, don Orione, durante il terremoto che colpì la sua terra abruzzese. Dal cimitero di Comologno la Valle è un rincorrersi di monti, che disegnano un orizzonte di verde: autentico, quasi selvaggio. Qualche rustico abbandonato rivela stralci di passato venato di nostalgia. Una storia ripercorsa anche dalle tombe: semplici, familiari, sempre ben curate. Nomi e volti; mentre ogni singolo villaggio ha i suoi cognomi. Si ripetono e si rinnovano: di generazione in generazione, scolpiti nella storia. Quella

Crana, Russo, Vergeletto, Gresso: le comunità visitate dal Vescovo in questo fine settimana, a conclusione del suo pellegrinaggio in Onsernone. Ora mons. Grampa, che era partito dalla Leventina nell’ottobre 2004, ha terminato il suo incontro con le vallate del Sopraceneri, percorse non senza fatica, ma con tanto impegno e dedizione. Vallate generosamente servite da preti, come don Czeslaw Sutor e don Alberto Salvi in Osernone, che macinano chilometri e chilometri per raggiungere le diverse piccole comunità. Pure il Vescovo ha fatto parecchi chilometri in questi giorni, visitando i malati nelle loro case, salendo anche a Spruga e spingendosi fino in fondo alla Valle di Vergeletto, per portare un saluto anche a quanti lavorano in una grande cava dal granito bellissimo. Valle ricca di tradizione e fatica quella dell’Onsernone, magari avara nelle sue risorse, con la conseguente emigrazione e la progressiva erosione demografica. Forse più che altrove. Certamente una Valle austera e rimasta come allora, anche nelle asperità che diventano fierezza. Mons. Grampa ha colto la sintesi di questo lungo cammino nell’accogliente Centro So-

propone un Hotel di alto livello. Insomma la cultura come motivo di vitalità e di rinascita. Negli ultimi anni l’iniziativa di cui tutto l’Onsernone va fiero è il Centro sociale di Russo, aperto nell’89: una Casa per anziani medicalizzata con 38 posti letto, servizi, medico a tempo pieno, fisioterapista, pasti a mezzogiorno anche per gli allievi delle scuole elementari e medie oltre ad attività collaterali. Un centro di riferimento a tutti gli effetti e il più importante datore di lavoro della Valle.

110

salutando con affetto gli anziani che vi sono ospitati, “il cuore della Valle”. E subito ha aggiunto: “qui confluisce la storia, che voi rappresentate, con le sue fatiche, le sue tradizioni, con il grande lavoro che avete compiuto lungo gli anni, in tempi certamente non facili dal profilo materiale, ma forse più ricchi del nostro sul piano umano, spirituale e comunitario”. Li ha ringraziati per “l’attaccamento alla Valle e alla tradizione cristiana di questa terra”, sottolineando che gli anziani, con la loro esperienza e la loro sapienza, rimangono “una testimonianza viva e sincera per tutti, in particolare per le nuove generazioni, che hanno bisogno più di testimoni che di maestri”. La visita pastorale è certamente momento importante per queste piccole comunità di Valle, che potrebbero sentirsi abbandonate nel loro isolamento. Piccoli villaggi al cui centro spicca il campanile: richiamo di una tradizione cristiana che il Vescovo invita sempre e con forza a non lasciar cadere, ma a mantenere ben viva. Perché, oltre ad essere stata sorgente di sincera pietà cristiana, ha generato lungo gli anni un’autentica civiltà.


2006 Tra passato e futuro: don Alberto, 35 anni in Onsernone e il nuovo parroco don Czeslaw

A Russo uno speciale ostello parrocchiale

D

on Alberto Salvi abita a Vergeletto, è in Onsernone da 35 anni, è stato parroco di vari villaggi ed anche di tutta la Valle. «Fa parte della storia della Valle» sintetizza il parroco e suo successore don Czeslaw Sutor valorizzandone il radicato inserimento nella realtà locale. Ottant’anni il prossimo 11 novembre, pur essendo un bassaiolo è arzillo come un montanaro, sempre in movimento, sempre disponibile. «Faccio il vicario, lavoro come prima, più di prima. Soprattutto tra sabato e domenica ci dividiamo tra alta e bassa Valle per non far mancare la Messa a nessuno». È molto legato alla gente dell’Onsernone da cui è riamato. Il parroco don Sutor cita la crescente attività religiosa interparrocchiale («non c’è alcun motivo per separare»), come conferma l’incontro di sabato sera del Vescovo a Russo con tutta la popolazione della Valle. Una curiosità è data dal fatto che, nei mesi invernali, a Crana la Messa viene celebrata nella sala del Municipio e a Comologno nella casa

la qualità del progetto, ha una cappella dove si celebra il giovedì. A Gresso, che fa Parrocchia con Vergeletto, l’oratorio di Sant’Orsola risalente al ’700 è stato restaurato alcuni anni fa. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Annunciata a Vergeletto è del ’600, anch’essa è stata ampliata, a conferma del considerevole aumento della popolazione che in quei secoli ha interessato tutta la Valle. In fondo alla quale sorge l’oratorio di San Giovanni Battista, distrutto dall’alluvione del ’78 e immediatamente ricostruito dagli operai delle cave di granito. Grazie al lascito Moschini esiste da tempo ed è stato modernamente riattato alcuni anni fa l’ostello parrocchiale: 34 posti letto, ben funzionale, utilizzato da gruppi, scolaresche e privati. A Crana la seicentesca chiesa parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo ha una Via Crucis del pittore Celsi. A Comologno la parrocchiale dedicata al martirio di San Giovanni Battista ha diverse opere d’arte, alcune delle quali rapportabili all’emigrazione settecentesca; lungo il pendio

parrocchiale, non essendo le chiese riscaldate. Anche negli edifici religiosi delle quattro Parrocchie si confermano la vocazione e gli interessi artistici della Valle. Ogni Parrocchia ha templi di pregio, ben tenuti e riattati grazie all’iniziativa dei Consigli parrocchiali e della popolazione. A Russo la parrocchiale, dedicata a Santa Maria Assunta, è stata fondata nel Trecento, ampliata nel Settecento; anche il Centro sociale, costruito negli anni 80 e citato su riviste d’architettura per

sotto la chiesa si sviluppa la citata Via Crucis. A Spruga sorge il bell’oratorio della Santa Croce, anch’esso seicentesco con una pala raffigurante la Crocifissione e San Carlo Borromeo.

111


2006 TERRE DI PEDEMONTE TEGNA - VERSCIO - CAVIGLIANO 6 - 7 - 8 OTTOBRE Il futuro delle Terre di Pedemonte: Tegna, Verscio e Cavigliano

Una zona residenziale ricca di progetti e sfide Bocciata quattro anni fa l’aggregazione, si coltiva una crescente collaborazione tra i Comuni. Un’area dove la qualità di vita è ottima anche se resta qualche problema finanziario: «ma qui non manca nulla sul piano dei servizi» dicono all’unisono i sindaci.

T

egna (764 abitanti), Verscio (1004) e Cavigliano (796), i Comuni delle Terre di Pedemonte, appunto le Treterre, costituivano nel ’400 con Auressio, all’imbocco dell’Onsernone (in latino “Ad reversum”, ossia “dove si torna indietro”), un’unica comunità, uno dei 13 Comuni della Pieve di Locarno. Ancora oggi corrisponde alla comunità del passato il «Patriziato generale delle Terre di Pedemonte con Auressio» così come, in epoca molto recente, ossia da 23 anni, il periodico “Treterre”, che si rivolge anche alle Centovalli; se vogliamo, anche il Gruppo musicale “Tré Tèr”, tre musicisti di tre regioni che si sono incontrati nelle Treterre e han dato vita a questo gruppo «che vuole andare oltre gli steccati che dividono la musica in tradizionale, popolare e d’autore». Quelle di Pedemonte sono terre storicamente e culturalmente d’incontro. Sennonché ognuna ha e mantiene il proprio Comune, come confermato nella votazione di 4 anni fa bocciando l’aggregazione per il “No” (62%) di Tegna, contro i “Sì” di Verscio (85%) e Cavigliano (54%). Allora, che fare? Nulla, aspettare. «La popolazione ne parla, è favorevole, come Municipio abbiamo congelato la cosa, aspettiamo. Intanto non manca nulla, abbiamo infrastrutture e servizi» dice Bruno Caversazio sindaco di Verscio. «Per questa legislatura la lasciamo nel cassetto, la bocciatura scotta ancora, la prossima volta non possiamo permetterci di sbagliare», gli fa eco Fabrizio Garbani Nerini da Cavigliano. «Pensiamo intanto ad aumentare la già crescente collaborazione; esiste già per i pompieri, si può fare di più per le squadre di operai, avanti decisi per un’unica azienda acqua potabile e per la

ciclopista lungo la Melezza» suggerisce da Tegna Michela Rauch. Tutti guardano al futuro, ma se aggregazione dovrà essere, sarà ancora a tre. Anche chi guarda oltre, ad un’entità unica da Ponte Brolla a Camedo, ammette che il primo passo è ancora quello della (ri)unione tra le Terre di Pedemonte. «Praticamente, a parte il normale campanilismo – commenta Marco Zanda, attento cultore di storia locale – tra queste Terre non esistono differenze geografiche o storiche. Anche ai tempi dell’emigrazione si andava insieme negli stessi posti: nel ’500 in Toscana, facchini nel porto di Livorno, e infatti nell’oratorio di Sant’Anna, sui monti tra Verscio e Tegna, c’è un altare di marmo dono di emigranti a Livorno; nell’800 oltremare, soprattutto Argentina».

112

Nell’attesa della RI-aggregazione si registrano due fattori apparentemente contrastanti. Da una parte nelle Terre si sta bene, la qualità della vita è ottima in questa zona residenziale pregiata, «non dormitori» precisa la sindaco di Tegna: bei posti, soleggiati, tranquilli, spiccata socialità, pochi chilometri da Locarno, con la popolazione in costante per quanto leggero aumento mentre si aprono nuovi cantieri; Cavigliano preme affinché il Cantone conceda l’estensione della zona edificabile a sud della ferrovia, «ne abbiamo bisogno», insiste il sindaco. Dall’altra, le finanze piangono con Verscio e Cavigliano al 100%, Tegna che dal 65% dei tempi della votazione sull’aggregazione è già salito all’80%. «Gli importanti investimenti effettuati nel passato ci lasciano poco margine», osserva Antonio Monaco, municipale a Verscio. «Stiamo però uscendo dal periodo difficile, probabile che nei prossimi anni si possa tornare ad investire nelle strutture: moderazione del traffico sulla cantonale, posteggi, sistemazione piazze, palazzo comunale». Tutti attendono tempi, anzi finanze migliori per progetti già maturi; Tegna aspetta – questione di ricorsi – di risolvere il problema delle scuole elementari, attualmente in un prefabbricato: allo scopo ha acquistato Villa Fischer ma si è fermi tra abbattere e ristrutturare.


2006 Don Tarcisio Brughelli valorizza l'aiuto al missionario P. Carletti

Una comunità in piena espansione con uno slancio spesso generoso “

T

reterre”, una rivista con due numeri l’anno, «dà testimonianza di quanto succede; non tanto sul piano dell’attualità, ma dell’approfondimento, cogliendo tra temi e personaggi lo spirito delle Terre», precisa la responsabile Lucia Galgiani. Oltre mille abbonati, letto anche oltre Atlantico, funge da collegamento con figli, nipoti e pronipoti di chi è emigrato ma conserva l’attaccamento. «Rendiamo attente le persone a cose che magari non si notano», come in questo numero con una sottoscrizione per salvare ancora una delle quaranta cappelle della zona, quella della Costa sopra Verscio. Don Tarcisio Brughelli conosce bene la gente e i villaggi dove è parroco da 17 anni. Pone l’accento sulla vitalità di queste comunità «in piena espansione: tante famiglie giovani, tanti

bambini, nuovi arrivi, nuove costruzioni in una zona residenziale ricercata, con una situazione sociale complessivamente buona». Ed uno slancio spesso generoso, come nel caso del Gruppo missionario in appoggio a P. Pierluigi Carletti, missionario di Verscio in Equador. «È ammirevole quanto fanno per essergli vicini, per sostenerlo nella sua attività, con una serie di iniziative, come i mercatini». Tra le attività culturali pone l’accento sulla Corale interparrocchiale e sul Trittico organistico a Verscio, organizzato da Tino Previtali. Sono altrettante occasioni in cui nelle tre Parrocchie si attua un concetto unitario pur all’interno delle rispettive autonomie, che si ma-

nifesta poi anche nelle feste patronali e in altre importanti occasioni dell’anno liturgico, dalla Messa di Natale alla Veglia pasquale, al Corpus Domini, alla catechesi per adulti. «Sanno interpretare quel tanto di unità che porta a superare i tradizionali confini locali». Oltre alle numerose Cappelle affrescate che contrappuntano il territorio, le Terre hanno insigni monumenti religiosi. Su tutti San Fedele, parrocchiale di Verscio, storicamente chiesa madre del Pedemonte e sul piano artistico la più considerevole nei dintorni di Locarno, sia per gli affreschi romanici e tardogotici che per i rifacimenti d’epoca barocca, che le conferiscono un aspetto monumentale. Riunisce un’importante serie di opere d’arte: dipinti di varie epoche, passando da Antonio da Tradate ad Antonio Felice Orelli sino a Emilio Maria Beretta,

marmi, statue tra cui il magnifico altare barocco. La parrocchiale di San Michele a Cavigliano è cresciuta dal tardo medioevo, presenta affreschi del Vanoni e di Agostino Balestra. Santa Maria Assunta a Tegna ha marmi, stucchi, affreschi, memorie dell’emigrazione che testimoniano, come le altre, un forte radicamento nella popolazione. Nella canonica, contraddistinta da una caratterista loggia, si trova il salone parrocchiale. Sopra Ponte Brolla, l’oratorio della Madonna delle Scalate sorge in un autentico pulpito panoramico sulle Treterre e su gran parte del Locarnese; si festeggia con grande partecipazione la festa di Sant’Anna, ultima di luglio.

113

IL PROGRAMMA

Venerdì 6 ottobre Tegna 09.00 Visita ai malati Verscio 10.00 Visita ai malati Cavigliano 11.00 Visita ai malati Tegna 13.30 Visita alle scuole elementari e dell’infanzia Cavigliano 14.45 Visita alle scuole elementari e dell’infanzia Verscio 15.45 Visita alle scuole elementari e dell’infanzia 17.00 Incontro con i giovani del Pedemonte e gli allievi delle scuole medie (nel salone comunale) Tegna 18.15 Sosta di preghiera in cimitero 18.30 Santa Messa Saluto e aperitivo con i presenti 20.30 Incontro con la popolazione delle Terre di Pedemonte (salone comunale di Tegna) Incontro con i Consigli parrocchiali 13.30 14.30 15.30 17.00 17.15 20.00

Sabato 7 ottobre Tegna Incontro con gli anziani (salone parrocchiale) Verscio Incontro con gli anziani (salone parrocchiale) Cavigliano Incontro con gli anziani (sala comunale) Sosta di preghiera in cimitero Santa Messa Saluto e aperitivo con i presenti Cena con le autorità comunali e patriziali

9.00 09.50 10.00 12.30 15.00 16.00

Domenica 8 ottobre Verscio Saluto alle società sportive della regione (campo sportivo San Fedele di Verscio) Sosta di preghiera in cimitero Santa Messa Omaggio alla statua della Madonna del Rosario Saluto e aperitivo con i presenti Pranzo con i Consigli parrocchiali Tegna Celebrazione di un Battesimo Visita alla scuola Dimitri, alla mostra fotografica e intrattenimento offerto alla popolazione

IL PROGRAMMA


2006

Visitate le terre di Pedemonte Dopo le valli il piano. Percorse Verzasca, Vallemaggia, Centovalli e Onsernone, il Vescovo ha ritrovato la pianura del Locarnese, nelle terre di Pedemonte, visitando gli scorsi giorni, dal mattino di venerdì al tardo pomeriggio di ieri, Tegna, Verscio e Cavigliano. Affidate dal 1989 a don Tarcisio Brughelli, hanno risposto bene ai diversi momenti del programma, che prevedeva appuntamenti per le singole Parrocchie (incontro con gli allievi delle elementari, con gli anziani, sosta di preghiera in cimitero, celebrazione dell’Eucaristia) ed altri estesi simultaneamente alle tre comunità. Tutti momenti ben vissuti e ben partecipati, come quello con gli anziani, dove facilmente prevale il ricordo; oppure con le autorità, affrontando problematiche attuali in uno scambio cordiale e costruttivo; o ancora l’incontro con adolescenti e giovani: numerosi, attivi e interessati. Incontrando la popolazione delle tre Parroc-

chie nella serata di venerdì, mons. Grampa, con schiettezza e agganci diretti alla nostra realtà, si è soffermato sulla situazione del cristianesimo oggi, confrontato con una dilagante indifferenza. Facile il rischio di relegarlo ad un’annacquata “religione civile”, smarrendone la dimensione di fede. Per questo nei suoi diversi interventi il Vescovo sottolinea la necessità di riscoprire e vivere una chiara identità cristiana, richiamando nel contempo l’impegno della testimonianza, che rimane lo strumento privilegiato, se non l’unico, per una reale trasmissione della vita cristiana alle nuove generazioni, facilmente affascinate da modelli effimeri, che durano lo spazio di poche giornate, generando confusioni e insicurezze. In questa prospettiva di impegno e di vicinanza alla gente, mons. Grampa ha sottolineato che “la visita pastorale è dettata dal cuore. È una questione di cuore”. Ed ha aggiunto: “Vengo tra voi perché sento affetto, preoccupazione, attenzione ed interesse per le vostre persone e le

114

vostre comunità. Un rapporto di amorevole benevolenza lega la persona del Vescovo a quella dei suoi fedeli. Non vuole essere la mia una visita di controllo, ma di amicizia, di migliore conoscenza reciproca. Una visita sentita e vissuta col cuore”. Nel contempo ha espresso un desiderio: “Vorrei che la visita del Vescovo servisse a mantenervi aperti al futuro, liberi dai condizionamenti delle mode, capaci di affidarvi all’amore del Signore, che non manca di sorprenderci con la sua fantasia e le sue novità. Questa apertura si traduce anche in gioia e fiducia”. Nella mattinata di ieri, prima della Santa Messa, il Vescovo ha pure fatto sosta al Centro sportivo San Fedele di Verscio, incontrando ragazzi e giovani delle locali società, mentre nel pomeriggio, dopo aver celebrato un battesimo nella parrocchiale di Tegna, ha visitato la scuola Dimitri, che costituisce un apprezzato riferimento culturale ed artistico dentro un vasto orizzonte di fantasia, impegno e creatività.


2006 Dimitri il famoso cittadino onorario di Verscio parla dell’accoglienza e della collaborazione

«Quel che il Comune può fare lo fa, e col cuore» ulla capacità di accoglienza e proposta delle Treterre ascoltiamo il parere di uno che se ne intende, «che ci dà molto, che porta idee, iniziative, movimento» come riassume il sindaco Caversazio. Uno che ci ha indicato anche Max Frisch: «Guardatelo, questo sì che è un vero clown». È Dimitri, un’istituzione. «Sono contento di aver scelto questo posto, ho trovato terreno fertile, collaborazione, non è un Comune ricco ma quello che può lo fa, e col cuore» sintetizza

un legame diretto con il teatro comico, il circo, la figura del clown». Nel complesso, una vera cittadella dell’arte e del buonumore, con anche un ristorante, “Chez Renata”. Tra scuola e teatro (due palcoscenici) sono 35 dipendenti, la stagione trent’anni fa durava l’estate, adesso tutto l’anno con 200 spettacoli, la scuola ha 25 allievi in tre classi, in questi anni ne ha diplomati centinaia, qui arrivano ogni anno 25.000 visitatori-spettatori, il 30% ticinesi. Il direttore Roberto Maggini snoc-

il cittadino onorario Dimitri con lo stesso entusiasmo di quando è arrivato qui, 1971. Con la moglie Gunda ha aperto il teatro, il primo “stabile” in Ticino, nella saletta da 80 posti ricavata nello scantinato di una vecchia casa, poi in un teatro di 200 posti. Nel 1995 ecco la scuola di teatro, oggi universitaria, che attira giovani dalla Svizzera e da vari Paesi; nel 1978 la Compagnia Teatro Dimitri, formata in massima parte da allievi diplomati nella scuola; sei anni fa, con Harald Szeemann, il Museo comico di Verscio, «un sogno a lungo coltivato»: cartelloni, fotografie, strumenti musicali, oggetti, maschere, sculture, giocattoli, proiezione di film in particolare di Grock, il re dei clown. «Tutto ha

ciola le cifre ricordando che martedì scorso è iniziato il Festival del clown, spettacoli sino al 17 ottobre, intanto prosegue la stagione teatrale, si susseguono gli ospiti, gli appuntamenti musicali… Oggi Verscio non è conosciuto solo per il nucleo, le piazze, gli affreschi votivi sulle pareti delle case, i palazzi Leoni e Cavalli, la stupenda parrocchiale di San Fedele, ma anche come centro culturale di portata internazionale, luogo d’incontro privilegiato per attori, appassionati di teatro, visitatori del Museo, persone interessate alla cultura, ma anche turisti ed escursionisti. Ha sviluppato la quieta vocazione turistica delle Terre, che si sviluppa lungo una responsabile gestione del territorio

115

tra passato e presente. Lo conferma il torchio “a leva” di Cavigliano, che pressava vinacce ed è uno dei più antichi, grandi (la trave principale misura quasi 10 metri con una sezione media di un metro) e meglio conservati del Ticino, segno di un territorio particolarmente adatto (anche oggi con dell’ottimo Rompidée) alla vite e alla vinificazione; lo confermano le rovine del castello di Tegna, cittadella d’epoca celtica sul terrazzo al vertice dello sperone roccioso che sbarrava la Vallemaggia. Oggi gran parte del territorio è in mano al Patriziato generale, che – come precisa il presidente Antonio Monaco – sui monti provvede ai boschi anche in collaborazione con la Fondazione privata Velux, e al piano si mette a disposizione dei Comuni, ad esempio con i campi di calcio di Verscio e Cavigliano, e affitta ai pochi contadini

rimasti. Ha in progetto la riattazione di un rustico per includervi un alambicco, «memoria storica e necessità ancora attuale». Anche Tegna conserva il suo piccolo Patriziato, gestisce i boschi sopra il paese e la zona lungo Maggia e Melezza «mettendo i terreni a disposizione della comunità: parco giochi, depurazione acque, posteggi, campo di calcio… sempre con un’ottima collaborazione» indicano il presidente Domenico Gilà e il segretario Mario De Rossa.


2006 LOCARNESE BRISSAGO - RONCO s/ASCONA 13 - 14 - 15 OTTOBRE Brissago e Ronco sopra Ascona: l’incontro tra la montagna e il lago

Una bella zona residenziale che punta sul turismo Le ottime condizioni del territorio sono determinate´dal clima molto favorevole. Due località che hanno sviluppato moderni servizi e importanti strutture socio-sanitarie. La situazione finanziaria viene definita dai sindaci Kuchler e Senn «forte e stabile».

mann con le sue iniziative di gran livello, tra cui il mondiale di scacchi dallo straordinario impatto mediatico, l’industria della salute, il turismo, la cultura, il ricordo e il Museo del grande musicista Leoncavallo sono realtà ed eredità di peso oltre che straordinari veicoli pubblicitari. A buona ragione il sindaco Giancarlo Kuchler sottolinea la «situazione finanziaria e strutturale molto stabile, che permette di guardare oltre l’ordinaria amministrazione: al progetto di un autosilo, anche per decongestionare la centrale via Leoncavallo, e al prolungamento del lungolago». Non senza qualche preoccupazione, come la prospettiva che dal 2010 il traffico sia aperto alle 40 tonnellate, «sarebbe terribile per il commercio, il turismo, la qualità della vita». Sulla carta esiste sempre il

D

ove finisce la montagna inizia il lago, e viceversa. Per il piano occorre salire d’una balza e trovare i segni dei vecchi terrazzamenti, con la terra conquistata fino al limitare del bosco. Tanto Brissago quanto Ronco sopra Ascona si trovano in una posizione che definire privilegiata è poco: guardano il lago Maggiore; sono protetti alle spalle dal massiccio del Ghiridone. Brissago dal lago è andato occupando tutta la collina; Ronco dalla riva con un balzo si situa a mezza montagna. Erano villaggi di pescatori, contadini e alpigiani, in un ciclo completo e irripetibile che racchiude le diverse sfaccettature delle stagioni. Oggi dominano terziario e servizi, pochi i contadini rimasti, con un aspetto tipicamente residenziale che risale la collina attraendo un’ormai radicata presenza confederata e germanica. Ulivi e vigneti continuano a disegnare il paesaggio in un clima tipicamente mediterraneo. In questa splendida situazione Brissago (2.000 abitanti) e Ronco (684) sono Comuni attrattivi, in leggero ma continuo aumento demografico, finanziariamente forti con 80 e 75% di moltiplicatore. Hanno saputo mettere a profitto clima e territorio, paesaggio e vegetazione sviluppando un autentico lifestyle: turismo di qualità nell’industria della buona salute, basata su servizi d’avanguardia. L’hanno saputo fare sulla scorta di una tradizione culturale intensa e molto specifica, di cui sono testimonianza monumenti – come il Sacro Monte di Brissago – che tramandano una religiosità diffusa, radicata al territorio. Brissago ha il Centro psicopedagogico Miralago per la cura ed educazione di bambini colpiti da paralisi cerebrale; l’Istituto socioterapeutico La Motta, l’arte medica applicata all’antroposofia; la

Clinica Hildebrand, Centro di riabilitazione moderno e perfettamente attrezzato, dotato di strutture terapeutiche e diagnostiche di altissimo livello, conosciuto a livello internazionale anche, ma non solo, per aver curato Umberto Bossi. E poi la San Giorgio, Casa per anziani medicalizzata, 61 posti letto, gestita dalle Suore fino all’89, completamente ristrutturata 4 anni fa. Nel complesso sono oltre 500 posti di lavoro, che si affiancano a quelli del turismo e albergatoria, insomma dell’industria delle vacanze, e dei “brissago”, un proto-neologismo diventato sinonimo di buoni sigari. La fabbrica tabacchi è stata ripresa dalla Dannemann che – come indica Cristiana Perlini – «al tradizionale prodotto ha aggiunto i suoi sigari e cigarillos, ha oltre 70 dipendenti e un centro che ospita eventi di portata internazionale, come il congresso appena organizzato dalla Hildebrand». Fa parte della storia di Brissago quella filanda aperta a metà Ottocento e presto trasformata in una sempre più conosciuta manifattura di tabacchi, che nella sua massima espansione impiegava oltre 600 persone. I “brissago”, il Centro Danne-

116

progetto della galleria di aggiramento del nucleo, condizionata però al fattore finanziario. Ronco è come una panoramica terrazza sul lago, laggiù dove ha il suo porto comunale, 105 posti barca, spiaggia, ristorante, infrastrutture. Il villaggio è un quadro o un brano letterario, infatti ha dato i natali ad Antonio Ciseri, ha accolto artisti (Richard Seewald, Gordon Mc Couch, così come Ben Nicholson a Brissago) e letterati come Eveline Hasler (“La donna dalle ali di cera”, “La strega bambina”) e il grande Erich Maria Remarque (“Niente di nuovo sul fronte occidentale”) sepolto come Paulette Goddard nel locale cimitero. «È vero, stiamo bene, abbiamo infrastrutture e servizi, stiamo lavorando per migliorare le rete idrica e la strada, lottando per mantenere le scuole» indica il sindaco Paolo Senn, il che significa avere qualche famiglia giovane e quindi bambini in più.


2006 Uno sguardo alla geografia politica della zona e dei Comuni

Sul tappeto anche la futura aggregazione con Ascona e Losone

B

rissago porta all’occhiello una frazioncina, ossia le omonime isole conosciute nel mondo. Quella grande, o di San Pancrazio, con il Parco botanico e la ricca collezione di piante e fiori esotici, 1500 specie diverse originarie di tutti i continenti, centomila visitatori l’anno; Villa Eden ospita conferenze, corsi, seminari, si può pernottare, ha un’ottima offerta gastronomica. L’isola piccola, o di Sant’Apollinare ha mantenuto allo stato naturale la vegetazione spontanea tipicamente insubrica. Sono due gioielli incastonati in quella collana che è il lago. Clima e vegetazione, lago e montagna sono straordinarie risorse di un territorio composto di microcosmi molto specifici, dalla tintarella sul lago alle nevi e alle tormente del Ghiridone, dove si arriva in qualche ora di salita. Prima della vetta meglio fermarsi alla panoramicissima capanna Al Legn costruita nel ’95 dall’Associazione Amici della natura, come conferma Giuseppe Berta, direttore della Casa San Giorgio e segretario dell’Associazione, «su terreno patriziale, per poi donarla al patriziato pur garantendone la gestione». Passaggi

e pernottamenti sono in continuo aumento, «la gente riscopre la natura, il territorio, il piacere dell’escursione e un panorama che non ha eguali». Silvano Baccalà, presidente del patriziato, cita gli alpi di un tempo, come l’Arolgia sotto i “lenzuoli”, le rocce che sovrastano Brissago, una storia epica di gestione del territorio su questo e sul versante delle Centovalli, verso Bordei. Ancora oggi ci sono pecore e capre, segno di un’attività agricola ridotta ma mai sopita. Cita anche il “bosco sacro”, il più importante e famoso d’Europa per la presenza di cittiglio (o maggiociondolo): «una vera rarità che affonda l’origine nei secoli, studiato da esperti, per il quale stiamo approntando un piano di protezione». Una delle meraviglie di Brissago è il Palazzo Branca-Baccalà, il più bell’esempio di barocco signorile della regione del lago Maggiore; altre sono i nuclei sulle Coste ( di fuori, di dentro, di mezzo), alcuni con tracce medioevali, uno più bello e tipico dell’altro, dove alla gente locale si affiancano sempre più numerosi gli ospiti, soprattutto svizzero-tedeschi e germanici, che

IL PROGRAMMA

Venerdì 13 ottobre Ronco s/Ascona 14.00 Visita alle scuole elementari e dell’infanzia Brissago 15.30 Visita alle scuole elementari e dell’infanzia 17.00 Incontro con le autorità comunali e patriziali al centro diurno Branca-Baccalà 18.00 Incontro con la popolazione nella sala del Consiglio comunale 09.00 10.00 10.30 12.00 14.00 15.30 16.00 17.30 18.30

Sabato 14 ottobre Brissago Visita all’oratorio di Incella e Sacro Monte Visita ai Cimiteri Incontro e visita privata all’Istituto cantonale Miralago Pranzo, incontro e visita privata all’Istituto la Motta Visita agli oratori di Porta e Gadero Ronco s/Ascona Visita al cimitero Incontro con la popolazione di nella palestra comunale Santa Messa prefestiva Incontro con le autorità comunali e patriziali

Domenica 15 ottobre Brissago 10.00 Santa Messa nella chiesa parrocchiale con il conferimento della Cresima e aperitivo con la popolazione 14.00 Visita all’oratorio di Piodina 15.00 Santa Messa alla Casa San Giorgio e incontro con gli anziani 17.00 Santa Messa alla Clinica Hildebrand e incontro con la direzione, medici e pazienti

IL PROGRAMMA hanno trovato in quest’estremo sud della Svizzera, un territorio d’incanto. E di consolidata collaborazione, come sottolineano i sindaci, «anzitutto tra noi, poi con il territorio di Cannobio, tanto per il turismo quanto per il traffico e le opere pubbliche». Sul tavolo c’è anche il tema aggregazione dei due con Ascona e Losone. E’ stata istituita una Commissione con i sindaci, entro breve incontrerà il Cantone per prendere atto della proposta, poi si chinerà sul problema e sull’informazione alla popolazione. «Siamo Comuni economicamente ben stabilizzati, vedremo come evolverà la situazione» sintetizza da Ronco il sindaco Paolo Senn. Proprio a Ronco l’Associazione cultura e tradizioni si preoccupa in concreto di conservazione e recupero di monumenti culturali, iniziando dal restauro delle cappelle.

117


2006

Il Vescovo a Ronco e Brissago Veramente bravi e vivaci gli allievi delle elementari di Ronco s/ Ascona e Brissago, che il Vescovo ha incontrato in occasione della visita pastorale in queste comunità, affidate a don Aldo Aliverti. I primi, con la danza di Myriam, suggestiva e diversificata per ritmo e coreografia nei suoi quattro momenti, hanno presentato il viaggio del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto alla terra promessa. Un itinerario che può essere accostato, per vari aspetti, allo stesso cammino educativo. I secondi, con originalità e fantasia, attraverso le lettere dell’alfabeto e altrettante chiavi, hanno invitato il Vescovo ad “entrare” nel mondo dei valori veri (libertà, bontà, generosità ecc.), presentati con ricchi messaggi, composti dagli stessi ragazzi. Questi vivaci e primi momenti hanno fatto da preludio ad una visita intensa e ben partecipata, proseguita negli incontri con le autorità e successivamente con la popolazione, nel pomeriggio e nella serata di venerdì e di sabato, rispettivamente a Brissago e a Ronco s/Ascona. In entrambi i Comuni parole di saluto e di accoglienza sono state rivolte al

Vescovo dai sindaci Giancarlo Kuchler (Brissago) e Paolo Senn (Ronco s/Ascona). Altri significativi passaggi della visita sono stati, nella giornata di sabato, le soste nei cimiteri e nei diversi oratori (Incella, Sacro Monte, Porta, Gadero e Piodina) di cui la comunità di Brissago è dotata e ai quali ha dedicato, unitamente alla chiesa parrocchiale e a quella della Madonna di Ponte, particolare attenzione in questi decenni con mirati interventi di conservazione e restauro. Soffermandosi per un momento di preghiera il Vescovo ha richiamato il significato di questi luoghi sacri, che sono una preziosa testimonianza della religiosità dei nostri padri. Particolarmente significativi poi gli incontri, sabato mattina, con gli ospiti e il personale dell’Istituto Miralago e della Casa Motta, dove mons. Grampa, visibilmente commosso, ha espresso apprezzamento e ammirazione per questi due Centri impegnati nel sociale, che accolgono e seguono giovani e adulti nel loro cammino, spesso segnato dalla fatica, compiendo così un prezioso servizio a favore di queste persone, delle loro famiglie e dell’intera società.

«Ne abbiamo già recuperate due – precisa Cornelia Amman Schwarz – ricostruita una terza, lavori preliminari per una quarta; in tutto una ventina, alcune sono piccoli oratori più o meno in ordine, l’intenzione è di continuare. Abbiamo avviato la ricerca sui toponimi, allestito la lista dei beni culturali inclusa nel Piano Regolatore, è in arrivo una Commissione per il nucleo che ha memorie architettoniche medioevali. Abbiamo fornito informazioni culturali all’Ente turistico per i prospetti e preparato una carta dei sentieri, collaboriamo con altre iniziative culturali, come con la Fondazione Seewald».

118

Le due comunità hanno poi vissuto il momento centrale della visita nella Santa Messa, presieduta dal Vescovo domenica mattina a Brissago con la celebrazione anche del sacramento della Cresima, e nella serata di sabato nella chiesa di Ronco, dove mons. Grampa ha rivolto un pensiero al Vescovo Giuseppe Torti, nativo di questo villaggio. “Lo ricordiamo con riconoscenza e affetto per il servizio da lui reso alla nostra Chiesa come prete e come Vescovo, vissuto sempre con generosità e reso ancora più prezioso, specialmente negli ultimi anni, dalla prova della sofferenza e della malattia”. Nel pomeriggio di ieri invece il Vescovo ha incontrato gli anziani della Casa San Giorgio, esprimendo affetto e riconoscenza agli ospiti, la cui esperienza e sapienza sono “una testimonianza viva e sincera per tutti, in particolare per le nuove generazioni”. L’ultima tappa di questa visita, particolarmente familiare e cordiale, è stata nella Clinica Hildebrand, a diretto contatto con il mondo della sofferenza, che in questa Casa, ha precisato mons. Grampa, “trova delicata, competente e professionale assistenza”.


2006 Antichi complessi e luoghi di culto espressione della tradizione lombardo-piemontese-ticinese

Una visita al Sacro Monte, agli oratori e alle chiese monte del villaggio lungo un vallone sorge lo spettacolare Sacro Monte, in cui si esalta il senso costruttivo degli antichi capimastri e architetti brissaghesi. Una piazzetta introduce alla gradinata del Calvario e, attraverso l’atrio della prima cappella che fa da porta, si susseguono le stazioni della Via Crucis. Quasi a sorpresa, su uno sperone in mezzo alla Valle sorge la chiesa dell’Addolorata, dai toni gialli e rosso terracotta, il cui primo nucleo risale all’inizio del ’700 per essere poi integrata qualche decennio dopo in un edificio più ampio. «E’ parte integrante del sistema lombardo-piemontese- ti-

impianto medioevale è stata anch’essa, come la parrocchiale, progettata nel ’500 dall’architetto brissaghese Giovanni Beretta e completata dal figlio Pietro. In località Piodina vanno segnalate, accanto al cinquecentesco oratorio di San Macario, le case “degli Angeli”, significativi esempi di architettura collinare del ’700; in alto sorge l’oratorio della Madonna di Montenero, presso Livorno, ricordo dell’emigrazione in Toscana. Incella ha il seicentesco oratorio dei Santi Rocco e Sebastiano; Porbetto quello del Buon Consiglio dove si venera una sacra immagine della Vergine; Porta ha l’oratorio di San Bartolomeo, di fonda-

cinese dei Sacri Monti con cui stiamo rafforzando i legami, e che sta per essere riconosciuto monumento dell’umanità dall’Unesco» precisa il sindaco Kuchler. Numerosi e insigni edifici sacri caratterizzano ogni nucleo di Brissago. Fin dal Medioevo la chiesa dei Santi Pietro e Paolo ha avuto la funzione di parrocchiale e luogo di assemblee, come si evince dagli Statuti duecenteschi. La chiesa Madonna di Ponte, su

zione forse medioevale; Gadero l’oratorio delle Grazie. A Ronco, dove risiede il vecchio parroco don Fiorenzo Follini, è insigne la parrocchiale di San Martino, origine quattrocentesca con la pala del Ciseri e altre numerose opere d’arte tra cui affreschi, in restauro, attribuiti alla scuola di Antonio da Tradate. Santa Maria delle Grazie, sulla piazzetta, è costruzione barocca del ’700; a Porto Ronco sorge la cappella di Santa Maria

119

Assunta, ai monti il cinquecentesco oratorio dedicato alla Madonna di Pozzuoli, rinnovato nell’800 e restaurato di recente. Don Aldo Aliverti, prevosto di Brissago (rito ambrosiano) e amministratore parrocchiale di Ronco (rito romano), sottolinea l’ottima collaborazione dei Consigli parrocchiali, delle catechiste e di un’insegnante di religione alle elementari, la buona disponibilità della gente, ad esempio nella cura degli edifici religiosi. Molto impegnato nell’insegnamento (elementari, medie, professionali e liceo) ricorda la Cresima che il Vescovo impartirà a 8 ragazzi e un’adulta di Brissago, e 2 ragazzi di Ronco, come esempio della crescente collaborazione tra le due Parrocchie, che pure mantengono caratteri autonomi. A Ronco rimane la tradizione delle processioni per San Martino e il Corpus Domini, a Brissago la devozione alla Madonna del Rosario, al Sacro Monte la Via Crucis con fiaccolata il Venerdì santo, il Rosario e la Messa

nei venerdì di maggio e settembre, una serie di pellegrinaggi in Quaresima, la Messa estiva nella splendida chiesa di Madonna di Ponte.


2006 LOCARNESE LOSONE - ARCEGNO 20 - 21 - 22 OTTOBRE Losone e Arcegno, un solo Comune con due Parrocchie

Uno sviluppo impetuoso attorno ai “nuclei dei Santi” Solo in pochi decenni la popolazione è più che quadruplicata. L’incontro con una zona dalla forte realtà industriale ormai ampiamente consolidata. Il segreto del successo è nella storica e collaudata collaborazione tra Patriziato, Comune e Parrocchia.

D

i accontentarsi nemmeno parlarne. Eppure Losone potrebbe, visto l’impetuoso sviluppo degli ultimi decenni, sia sul piano demografico che economico-industriale. Erano 1500 abitanti, adesso sono avviati verso i 6400; ad un certo punto, anni ’70, è stata tra le località europee con il maggiore incremento annuo. Attorno agli storici nuclei dei Santi – San Lorenzo, San Giorgio e San Rocco con Arcegno appollaiato sulla collina – era tutta agricoltura. Negli anni ’50 l’AGIE (macchine di elettroerosione) ha fatto da apripista e oggi nella zona industriale allo Zandone le aziende sono una quarantina, alcune note a livello internazionale come la Diamond (componenti per fibra ottica), con migliaia di posti di lavoro, in particolare nei settori della meccanica e dell’elettronica. La crescita continua, magari stabilizzata su livelli più bassi, prosegue come indicano i numerosi cantieri aperti e il fiorire delle iniziative, come il golf patriziale delle Gerre che si snoda tra ruscelli, laghetti e colline, nato pochi anni fa ma già noto sul piano nazionale e internazionale, addirittura il secondo in Svizzera dopo Crans-Montana. Il che significa almeno due cose: la prima è che Losone sa variare, che è una declinazione di programmare, il proprio futuro; la seconda che tiene non solo alla quantità ma alla qualità: della vita, dell’ambiente, del territorio. Lo conferma quella zona di mezzo tra Melezza e Maggia, per tanto tempo alluvionale e almeno in parte anche paludosa, che oggi è un terreno altamente qualificato. Cosicché «nonostante gli alti e bassi dei flussi economici – come precisa il sindaco Corrado Bianda – Losone riesce a mantenere un buon passo, a garantirsi presente e

futuro». Non per niente il moltiplicatore rimane al 75% «nonostante la contrazione del gettito d’imposta dovuta agli sgravi fiscali». Losone potrebbe accontentarsi, invece rilancia. In questi giorni inaugura il Centro giovanile nel prefabbricato dell’ex posta, con tanto di animatrice. «Non è un colpo di testa, negli anni abbiamo preparato

uno studio sulla condizione giovanile. Su questa base abbiamo deciso di offrire ai giovani delle opportunità anche al di fuori degli schemi tradizionali». Pensando alla crescita («potremmo arrivare a 9-10.000 abitanti») ecco la nuova scuola dell’infanzia, quasi 12 milioni comprendendo l’arredo e la sistemazione esterna e altri 3,3 per il nuovo concetto viario di quella che potremmo definire una zona di sicurezza. Questo significa in concreto progettare il futuro, e su questa base si costruisce il nuovo. Come il terreno della caserma, «che la Confederazione ha deciso di

120

non utilizzare più per scopi militari. Siamo in trattativa – precisa il sindaco – aspettiamo la perizia di Berna sulla quale si tratta di capire il costo dell’operazione: se il prezzo è politico, quindi contenuto, si può operare un certo tipo di investimento, sennò occorrerà pensare a un uso redditizio. In ogni caso deve autofinanziarsi». All’attenzione del Municipio anche lo stand di tiro regionale, e qui il discorso è semplice: «o una struttura interrata e insonorizzata o niente». Sul tappeto il concorso di idee per la sistemazione del centro, zona amministrativa, e il progetto di un intervento di miglioria degli argini della Maggia, dal Ponte vecchio alla zona Meriggio. Anni fa è stata creata la Casa anziani Fondazione Patrizia (appunto del Patriziato), adesso si studia la possibilità di una moderna struttura medicalizzata per anziani con almeno una cinquantina di posti letto. Acqua potabile: Losone è allacciato a Locarno, convenzione scaduta: rinnovare con Locarno o procedere con Ascona? Aggregazione: il Cantone ha costituito un gruppo di studio tra i Comuni della sponda destra della Maggia: Ascona, Losone, Brissago, Ronco s/Ascona. «Siamo tutti

Comuni forti, tutti con un’identità ben radicata, ma è un’opportunità da approfondire, cercare di capire vantaggi, svantaggi e potenzialità, informare e coinvolgere la popolazione. Bisogna trovare il tempo per ragionarci bene, la fretta è cattiva consigliera».


2006 Grazie anche ad un’attenta e paziente gestione del territorio

Una cittadina che non ha perso la sua identità di villaggio

P

arole sagge per un Comune che guarda avanti, che ormai «è una cittadina, ma conserva un’identità di paese» sintetizza lo storico Fausto Fornera autore del libro “Losone, patrizi e patriziato nel contesto comunale”; l’altro, intitolato “Losone”, è curato da Romano Broggini. Per Fornera l’impetuoso ma non disordinato sviluppo è da ascrivere in buona parte alla forza del Patriziato. Forte due volte: una «perché non ha solo boschi ma anche terreni in pianura, che ha saputo valorizzare e far fruttare»; due «perché non ha ceduto alla tentazione di vendere, capitalizzare, far rendere subito, ma ha investito nello sviluppo: zona industriale, zona svago (golf e strutture sportive), zona scolastica». Il Patriziato è l’erede dell’antica “vicinia”, l’assemblea dei “vicini” e ha assunto in massima parte le terre comuni. «Per lungo tempo Patriziato, Comune e Parrocchia sono cresciuti insieme, con una sola gestione. Questa simbiosi – in pratica un ente unico dove ognuno faceva la sua parte – è continuata molto a lungo e ha prodotto una cultura, una mentalità. Su questa base negli anni del ’boom’ il Patriziato ha saputo mantenere in gran parte le proprietà con una gestione oculata delle rendite che ha permesso ulteriori investimenti». Negli ultimi settant’anni

il Patriziato ha avuto un ruolo decisivo («è stato il vero motore dello sviluppo di Losone», taglia corto il presidente Virgilio Conti) grazie anche ad esigenze di guerra. La bonifica della zona alluvionale tra Melezza e Maggia, appunto le Gerre, nasce dal Piano Wahlen, dall’estensione delle superfici coltivabili durante la seconda guerra mondiale, e dalla conseguente opera di internati polacchi, alcuni dei quali sono rimasti e integrati. Risultato? Finita la guerra, il Patriziato si è trovato terreni pregiati su cui ha creato un’azienda agricola, per poi convertirla in zona di servizi, turismo e, appunto, il golf, realizzando sul versante ambientale alcune opportunità in più sul piano dell’attrattività, della qualità della vita. Non a caso Comune e Patriziato sono attivi nella protezione dell’ambiente, ad esempio nel campo delle energie alternative; da anni è sorto sulle colline tra Losone e Arcegno il Parco del bosco Maia con percorso educativo, cento ettari dove «il pieno rispetto dei processi naturali conferisce a questa splendida e vasta area boschiva, di facile accesso, una particolare atmosfera dell’essere e non dell’avere», come indica Roberto Buffi. Intanto l’agricoltura non è scomparsa, come conferma l’azienda familiare di Giuseppe e Mattia Bianda, padre e figlio, con

121

IL PROGRAMMA

Venerdì 20 ottobre Losone 14.00 Visita alle scuole comunali 17.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 18.00 Incontro con la comunità parrocchiale nella chiesa di San Giorgio. Sabato 21 ottobre Losone 09.00 Visita ammalati a domicilio 11.45 Visita alla Casa anziani "Patrizia" 14.30 Incontro con anziani e malati nella chiesa di San Giorgio 16.00 Sosta di preghiera nel cimitero 17.00 Santa Messa con la celebrazione della Cresima 19.00 Incontro con le autorità comunali, patriziali e con i Consigli parrocchiali di Losone e d’Arcegno Domenica 22 ottobre Arcegno 08.45 Sosta di preghiera nel cimitero 09.00 Santa Messa nella chiesa parrocchiale Losone 10.30 Santa Messa in San Lorenzo con la celebrazione della Cresima

IL PROGRAMMA l’eccellente Merlot San Giorgio e il Miro, vino di tradizione. Davvero il Patriziato è così potente? Virgilio Conti non si nasconde dietro il dito. In epoca moderna pone quale pietra miliare la bonifica dei Saleggi e delle Gerre, la creazione


2006

Visita pastorale: tappe a Losone e Arcegno Doveva essere un pellegrinaggio per le vie del paese il primo incontro con la Parrocchia di Losone. Un itinerario con soste nelle tre chiese: San Giorgio, San Rocco, San Lorenzo. Fermate come tasselli di un simbolico mosaico per presentare al Vescovo, tappa dopo tappa, il volto di questa comunità affidata a don Janusz Bialek. Il pellegrinaggio, complici le condizioni metereologiche, non c’è stato e l’incontro, rispettandone comunque i previsti contenuti, con la presentazione di gruppi e attività parrocchiali, ha avuto luogo nella chiesa di San Lorenzo, gremita di fedeli, fra cui parecchi ragazzi, giovani, famiglie intere. Un momento simpatico, che ha permesso subito una reciproca conoscenza fra il Vescovo e la gente, che rimane uno degli obiettivi principali della stessa visita. Salutando i presenti, mons. Grampa ha sottolineato “la luminosa tradizione di vita cristiana della comunità losonese, che ha dato alla nostra Chiesa il dono di diversi preti”. Con una chiara esortazione ai presenti: “Spetta a voi non disperdere il tesoro prezioso di questa tradizione”. Poi,

scesa ormai la notte, il folto gruppo si è ritrovato all’esterno, attorno al fuoco preparato dagli scout, accompagnato dal suggestivo, ultimo canto: “Al cader della giornata”. La visita pastorale aveva avuto un primo momento nel pomeriggio presso le Scuole elementari, dove il Vescovo aveva incontrato, a gruppi, le varie classi. Successivamente si era intrattenuto con i Consigli parrocchiali di Losone e di Arcegno. Simpatici e familiari gli incontri di sabato. Dapprima alla Casa Patrizia, dove mons. Grampa ha pranzato con gli ospiti, il personale, gli amministratori, la direzione e il consiglio di fondazione, formando tutti assieme una bella tavolata da grande festa, allietata anche da canti popolari. In seguito, nella chiesa di San Giorgio, ha accolto, per uno scambio altrettanto cordiale e un momento di preghiera, le persone della terza età. Intensa la mattinata di ieri, aperta dalla celebrazione nella comunità di Arcegno, pure affidata a don Bialek. Il Vescovo ha ricordato con gratitudine e affetto il sacerdote don Carlo Cavriani, deceduto improvvisamente

della zona industriale, il «passaggio dalla vendita del terreno al diritto di superficie», la donazione di terreno al Comune per le scuole materne ed elementari e il prezzo di favore al Cantone per le Medie, «la realizzazione del golf, l’azienda forestale per i boschi ecc. ecc. Adesso si sta attivando per l’impianto di teleriscaldamento a legna per la zona industriale». «La ricchezza è il territorio, noi cerchiamo di gestirlo bene nell’interesse della comunità, reinvestiamo gli utili, guardiamo anche oltre il nostro ombelico, ad esempio di programmi di aiuto in Etiopia (l’ex ambasciatore svizzero è un nostro patrizio) e in America Latina».

122

gli scorsi giorni. Attinente di Rovigo, era stato per oltre vent’anni in Ticino, dove aveva assicurato una collaborazione alla nostra diocesi di Lugano, sia nell’insegnamento, sia in particolare con un servizio pastorale nella Parrocchia di Arcegno e presso la Casa Patrizia di Losone. Da due anni, ormai ultranovantenne (era nato nel 1911), aveva lasciato il Ticino per rientrare a Biella, nella sua diocesi di incardinazione. Una comunità popolosa quella di Losone. Così i numerosi candidati al sacramento della Cresima sono stati suddivisi in due gruppi: rispettivamente per la celebrazione di sabato sera e di domenica mattina. In entrambi i momenti mons. Grampa ha sottolineato il significato di questo sacramento, il valore dell’impegno e la serietà di un proposito che deve accompagnare il cammino di questi adolescenti, perché la Cresima non rimanga un fatto isolato. Ora l’itinerario della visita conosce una breve sosta. Riprenderà a metà novembre, quando mons. Grampa incontrerà la sua comunità di Ascona e il suo Collegio Papio.


2006 Lo sottolinea il parroco don Janusz Bialek guardando la sua comunità

«Collaborazione e sensibilità sociale alla base delle attività parrocchiali»

Q

uelle che un tempo erano fertili campagne losonesi, prezioso retroterra agricolo dell’antica Locarno, oggi sono una realtà importante anche dal punto di vista urbanistico tra Locarno e Ascona. Praticamente i tre nuclei dei Santi sono indistinguibili, «ma è rimasto lo spirito di appartenenza, non più tra contrapposizioni come un tempo ma nella consapevolezza delle radici, che tornano ad intrecciarsi nella festa dei quartieri, il palio di Goss», ricorda il pur giovane Fausto Fornera. Lo ha verificato anche il parroco don Janusz Bialek, polacco venuto in Ticino all’epoca di Jaruzelski, qui or-

pastorali e ricreative; gruppo animazione Messa per i bambini, giovani mamme che introducono alla vita parrocchiale; gruppo lettori durante le Messe; la preparazione alla Prima Comunione, insieme bambini e genitori ecc. ecc. Don Bialek cita l’ottimo contributo dei Consigli parrocchiali, la collaborazione tra le Corali di Arcegno e Losone, il Piccolo grande coro di Losone (bambini e mamme insieme) con canti religiosi in chiesa e folcloristici in diverse esibizioni. Le feste sono quelle dei Santi delle contrade, le Messe si celebrano nelle parrocchiali e nelle altre chiese compreso, da maggio a settembre, l’oratorio della

dinato sacerdote, insegnante al Papio, 10 anni a Monte Carasso, poi Arcegno e Losone, un solo Comune ma due Parrocchie. Ovvia la collaborazione interParrocchiale attraverso un’ampia serie di iniziative e un’acuta sensibilità sociale: un gruppo mamme attive a vari livelli, soprattutto sul fronte dell’assistenza agli anziani; gruppo colonia estiva per i ragazzi d’estate; gruppo animazione Centro la Torre, che è la sala multiuso della Parrocchia, dove si tengono varie iniziative

Purità ad Arbigo, vicino alla caserma. La storia di Losone con Arcegno risalta prioritariamente nelle chiese. La parrocchiale di Losone è dedicata a San Lorenzo; duecentesca, rimaneggiata nel Settecento, il sagrato racchiuso tra le cappelle della Via Crucis e l’ossario. Su uno sperone terrazzato nell’omonima contrada sorge la chiesa di San Giorgio, origine trecentesca, campanile romanico, affreschi d’inizio Cinquecento, nella volta spicca un grande Cristo benedicente con

123

il libro della vita. La chiesa di san Rocco del primo Seicento è introdotta da un portichetto a tre arcate; il coro è stato decorato dal Vanoni con una finta architettura e un’Annunciazione dai color vivaci. L’oratorio della Madonna della Purità (o di Santa Maria della Natività) ad Arbigo, sorto per un fatto miracoloso che, sul finire del ’400, ha dato vita ad una particolare devozione, è caratteristico anche per il portico a cinque campate aggiunto a metà ’800 sul lato della strada. Salendo lungo la strada per Arcegno si incontrano alcune cappelle votive e, nella parte alta, quelle della Via Crucis, che segna il tragitto tra l’oratorio della Madonna della Valle (eretto sulla roccia, piccola struttura compatta con portico incorporato, la prima stazione della Via Crucis sopra la porta d’ingresso) e la parrocchiale di Sant’Antonio abate. Di origine trecentesca, ampliata e rinnovata, conserva frammenti di af-

freschi tardogotici e alcune notevoli pale d’altare come la vivacissima e popolata Circoncisione di Giuseppe A.F. Orelli.


2006 LOCARNESE ASCONA 10 - 11 - 12 NOVEMBRE Ascona oltre il turismo: i segni di una lunga storia locale

Un borgo d’arte, di cultura e di spiccata accoglienza «Continuiamo a chiamarlo don Mino e per noi è molto più di un gradito ritorno, qui ha lasciato un’impronta molto forte»: così il sindaco Rampazzi sintetizza lo spirito con cui Ascona attende il Vescovo e sottolinea l’ottima intesa tra Comune, Patriziato e Parrocchia. d Ascona lo considerano molto più di un gradito ritorno. «Lo chiamerò don Mino come sempre – afferma il sindaco arch. Aldo Rampazzi, 8 anni di Papio, che adesso vede dal suo ufficio – e non potrei fare altrimenti anche se sono cosciente della carica e delle responsabilità che ha adesso; ma sul piano umano, emotivo e affettivo è come se da noi non se ne fosse mai andato. Troppi i ricordi, troppo forte la sua impronta». Quarant’anni ad Ascona non si cancellano. Giovane prete, è arrivato al Papio nel 1965 come vicedirettore e insegnante, nel ’79 è diventato rettore, nel ’95 amministratore parrocchiale, sei anni dopo arciprete. Se n’è andato solo nel gennaio 2004, quando è stato ordinato Vescovo. Quantomeno si può dire che abbia contribuito a mantenere e sviluppare quel clima di collaborazione tra Comune, Patriziato, Parrocchia che contraddistingue la vita di questa complessa comunità. Ascona oggi veleggia verso i 5.300 abitanti (d’estate triplicano), in leggero ma costante aumento: i ticinesi e attinenti sono meno della metà, gli altri in parti uguali confederati e stranieri. La situazione sociale è tranquilla, anche perché Ascona vanta una lunga consuetudine sul fronte dell’accoglienza. Il prof. Alfredo Poncini puntualizza che «la stabilità politica e sociale è stata un forte motivo di attrazione già all’epoca dei baliaggi, tanto per la gente delle valli quanto per gli immigrati che provenivano da più lontano, dal Piemonte e dal Trentino ad esempio, mentre quelli di Ascona si recavano a Roma, Viterbo, Firenze…». Basti citare i Serodine, Pancaldi, Abbondio, lo stesso Bartolomeo Papio «che ha fatto fortuna con una fattoria

nella campagna romana, ha costruito ad Ascona l’attuale palazzo comunale, voleva lasciarlo come sede del Collegio, ma il Cardinal Borromeo ha detto che era piccolo, troppo vicino ai rumori (e alle imprecazioni) della riva». Allora ha permutato il palazzo con la chiesa della Misericordia, acquistato il terreno circostante, costruito il chiostro e la sede del Collegio, inaugurato dal Borromeo nel 1584, cinque giorni prima di morire. «Era malato, febbricitante, in quel clima di apprensione è stata dimenticata la berretta cardinalizia, tuttora conservata nel Museo parrocchiale». Soprattutto nel Novecento Ascona è diventata autentico polo di attrazione culturale. Decine, centinaia i personaggi del mondo della cultura e della politica (dal Cancelliere Adenauer al violinista Zacharias) passati per Ascona, alcuni lasciando tracce indelebili come Charlotte Bara, gli Epper, Jawlensky e la Werefkin, il Barone von der Heydt, Aline Valangin, Wladimir Vogel, l’arch. Weidemeyer, solo per citarne alcuni. Per

124

molti Ascona ha qualcosa di magico; sicuramente vanta una grande storia, come confermano i vari castelli succedutisi dai tempi dei longobardi (a metà del primo millennio d.C.), il diritto di mercato già nei primi del ’400 e la tradizione del commercio. «La gente si occupava della campagna, di contenere le piene della Maggia che mangiavano i terreni, ma soprattutto di commerci lungo quell’autostrada per Milano che storicamente era il lago». La storia continua, anche oggi arrivi (che alimentano la voce turismo) e commerci. Il moltiplicatore è al 75%, «le risorse provengono dalle persone fisiche, niente industrie o imprese di peso», precisa il sindaco. Ascona è sempre splendida, attrattiva, con la sua ramificata situazione sociale, la sua cultura (Settimane musicali, ossia «grande musica con grandi interpreti»; New Orleans Jazz Festival, Museo comunale, Museo Epper, teatro San Materno), i monumenti (le chiese, Casa Serodine, sede del Municipio ma proprietà patriziale), le strutture (Lido, Golf), progetti come il discusso Centro turistico- culturale per concerti, congressi e museo «niente affatto tramontato, entro fine anno il Municipio dirà la sua sulla direzione che intende intraprendere» precisa il sindaco, aggiungendo che «essenziale è mettere in rete le diverse iniziative». Vuol dire che non c’è posto per l’aggregazione (Ascona, Losone, Ronco, Brissago)? «Crediamo che lavorando assieme su progetti regionali nasca uno spirito regionale, che in futuro può portare all’aggregazione, se utile».


2006 Una delle più insigni e autorevoli scuole private del Cantone

L’impronta scolastica e religiosa dello storico Collegio Papio l Collegio Papio è sorto per volere di Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, su progetto di Pellegrino Pellegrini, detto Tibaldo, della Valsolda. Racchiude uno dei più notevoli cortili rinascimentali della Svizzera. E’ una delle scuole private più insigni, propone i 4 anni di scuola media e i 4 del liceo, conta 320 allievi, soprattutto ma non solo del Locarnese (10% di interni il resto esterni), garantisce un alto livello scolastico, studio assistito, mensa, alcune borse di studio rese possibili da donazioni. Introdotta da anni la nuova maturità svizzera, sta potenziando

munità croata del Locarnese ha eletto proprio la chiesa del Papio come punto di riferimento; quella ortodossa celebra i riti nella propria lingua al santuario della Madonna della Fontana, in collina. Sul piano pastorale il rapporto con i parrocchiani si consolida soprattutto tra una stagione estiva e l’altra, quando l’aumento esponenziale dei residenti e dei turisti tiene fortemente occupati gli abitanti. Sul fronte degli anziani un importante contributo è dato dalla Casa di riposo Belsoggiorno, legata a una Fondazione parrocchiale, all’interno della quale si svolgono varie attività.

IL PROGRAMMA

Venerdì 10 novembre 15.00 Visita al "Giardino dei Piccoli" 15.45 Visita alla scuola elementare 17.00 Incontro con il Consiglio parrocchiale 18.00 Incontro con il Municipio 19.00 Incontro con l’Amministrazione patriziale 20.00 Cena con tutte le Autorità Sabato 11 novembre 09.00 - 12.00 Visita alla Casa Belsoggiorno 10.30 Liturgia della Parola con Unzione degli infermi 12.00 Pranzo alla Casa Belsoggiorno Pomeriggio: visita ai malati a domicilio 17.30 Celebrazione eucaristica con conferimento del Sacramento della Cresima 19.00 Aperitivo e cena al Collegio Papio 20.30 Incontro con la popolazione nell’aula magna del Collegio Papio Domenica 12 novembre 09.00 Visita al cimitero 10.30 Eucaristia solenne di tutta la comunità presso la chiesa del Collegio Papio segue aperitivo per tutti al Collegio Papio

IL PROGRAMMA

– come precisa il rettore don Patrizio Foletti – «il settore informatico e introducendo, a tutti i livelli e con ottimi risultati, i certificati linguistici». E’ un centro di vita scolastica e culturale, ma nello stesso tempo un riferimento per la vita religiosa tramite l’insieme complessivo della sua proposta e l’impronta che sa dare ad Ascona. Lo rileva il parroco don Massimo Gaia, citando sia la presenza di sacerdoti che vi insegnano e l’importante, storica presenza della chiesa di Santa Maria della Misericordia, sia il contributo all’accoglienza all’interno di una comunità variegata, caratterizzata da una forte rappresentanza protestante, da espressioni di pensiero e da una ramificata struttura anche della presenza cattolica. La co-

In prospettiva don Gaia intende ulteriormente ampliare l’attività rivolta ai giovani e alle famiglie, mantenendo come perno il Centro parrocchiale di San Michele dove già ora è concentrata buona parte delle iniziative. Un nuovo impulso verrà dato alla già buona collaborazione dei laici attivi nella catechesi, favorita anche dalla presenza di due religiose della Congregazione suore Ravasco, che si occupano prevalentemente del Giardino dei piccoli ed hanno appena festeggiato i 25 anni di presenza nel borgo. La chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, è stata resa celebre dalle tre tele seicentesche di Giovanni Serodine, in particolare dalla monumentale pala dell’Incoronazione della Vergine, considerato il suo

125

capolavoro. Storicamente importante l’ubicazione al centro del vecchio borgo, a due passi dalla riva, con lo slanciato campanile con sovrastruttura ottagonale diventato il simbolo di Ascona. Molte e di pregio, tanto le presenze quanto le memorie artistiche, con una doverosa citazione per l’affresco tardo cinquecentesco della Madonna con tre Santi, situato sopra l’ingresso. La chiesa del Papio risale al primo ’400, è oggetto di un avanzato quanto importante e impegnativo e restauro, che ha dato il giusto rilievo ad uno dei più vasti cicli di affreschi tardogotici della Svizzera. E’ un vero e proprio scrigno d’arte, una “lectio pincta” che attraversa i secoli, nella quale si trovano riuniti contributi di artisti locali (Ascona è una delle capitali dei “magistri” a sud delle Alpi) e lombardi con notevoli testimonianze della storia locale, come la cappella del primo ’600 dedicata a quell’amico di Ascona che è stato San Carlo Borromeo.


2006

Il ritorno del Vescovo nella sua Ascona “Non vi nascondo la mia gioia e la mia commozione nell’incontrarvi in questa Casa per me tanto familiare, alla quale sono legato da sincero affetto e da tanti ricordi”. Così sabato mattina il Vescovo ha aperto l’incontro di preghiera con gli ospiti e il personale della Casa Belsoggiorno di Ascona, sottolineando con grande spontaneità il suo profondo legame con questo luogo accogliente e ospitale. E subito ha rivolto un pensiero riconoscente al “caro don Alfonso Pura, che con delicata sensibilità pastorale volle questa Casa quale segno di attenzione verso le persone anziane e malate della comunità”. Un ricordo proprio a dieci anni dalla morte di don Pura (ottobre 1996) che aveva servito per tanti anni (dal 1942) la comunità di Ascona, quale parroco-arciprete, in un succedersi di valide iniziative. Visibilmente commosso, con il cuore traboccante di ricordi, mons. Grampa, dopo aver guidato la recita del rosario, ha celebrato il sacramento della Sacra Unzione, al quale si sono accostati, con una partecipazione intensa e serena, gli ospiti della Casa e altre persone anziane di Ascona Una comunità alla quale il nostro Vescovo è sempre legato e conosce profondamente. Vi

giunse infatti quale docente e vicerettore del Collegio Papio nel 1965, assumendone poi la direzione nel 1979 e rimanendovi fino alla sua nomina a Vescovo di Lugano nel dicembre 2003. Nel 1996 assumeva pure la guida pastorale della stessa Parrocchia, dopo aver generosamente collaborato quale vicario di don Pura. Una visita quindi particolarmente schietta e dai tratti familiari, considerate la reciproca conoscenza e cordialità fra il Vescovo e questa comunità. Non poteva mancare nel variegato programma la sosta al Collegio Papio (il suo Collegio) che il Vescovo ha visitato per l’intera giornata di lunedì 6 novembre (prima di partire per Roma per la visita ad limina), incontrando a gruppi tutte le classi (scuola media e liceo) e rispondendo alle domande degli alunni, che variavano per rapporto all’età degli stessi interlocutori: ragazzi, adolescenti e giovani. La visita alla Parrocchia, detto delle tappe al Papio e al Belsoggiorno, si è snodata lungo il programma preparato dall’arciprete don Massimo Gaia, che guida questa comunità dal settembre 2004. Incontri nelle scuole (dell’infanzia e elementari); con le autorità (parrocchiali, comunali, patriziali); visita a singoli ammalati nelle rispettive case; celebrazioni dell’Eucaristia (sabato sera con il

126

sacramento della Cresima e domenica mattina con la presentazione dei piccoli che iniziano il loro cammino di preparazione alla Prima Comunione), sempre ben partecipate e sempre nella spaziosa chiesa del Collegio, oggetto in questi anni di un attento, mirato e ben riuscito restauro, particolarmente seguito dal nostro Vescovo, nella sua funzione di rettore del Collegio. Al termine della celebrazione di domenica sono intervenuti con messaggi di stima, gratitudine e amicizia il sindaco Aldo Rampazzi, il presidente del Consiglio parrocchiale Claudio Crivelli e il municipale Maurizio Checchi. In precedenza un saluto riconoscente per l’esperienza della visita era stato espresso dall’arciprete don Massimo Gaia. Tappa al cimitero infine nella mattinata di ieri per una sosta di preghiera e silenzio, densa di ricordi tradotti in altrettanti volti. Nella serata di sabato infine il Vescovo aveva incontrato la popolazione nell’aula magna del Collegio, soffermandosi su alcune tematiche della sua recente lettera pastorale (“Non hanno più vino”) centrata su matrimonio e famiglie e rispondendo alle domande dei presenti. L’impegnativa domenica di mons. Grampa è proseguita poi nel pomeriggio con la celebrazione della Cresima nella Parrocchia di Pazzalino-Pregassona.


2006 In aumento la popolazione scolastica grazie all’arrivo di giovani famiglie con figli

Un’armoniosa comunità multietnica

P

osizione privilegiata, varietà del paesaggio, clima mediterraneo (splendidi i banani nel chiostro del Papio), senso di ospitalità, antica tradizione turistica fanno di Ascona un favoloso centro di vacanze. Lo confermano la dozzina di alberghi di lusso e le possibilità di alloggio in ogni categoria, la vitalità commerciale, i tanti tocchi di nobiltà artistica, dalla parrocchiale alla chiesa del Papio, da Casa Serodine con una delle facciate

dal Centro Franscini, che rappresenta i politecnici federali». Immerso nella quiete di un parco storico questo centro congressuale sta vivendo un importante capitolo della sua storia con un cocktail ben dosato fra tradizione e innovazione. C’è anche un’Ascona quotidiana, quella con una vita associativa molto intensa nei diversi settori, il programma di opere pubbliche, migliorie stradali, il progetto di ristrutturazione e copertura della pista di ghiaccio

più riccamente decorate della Svizzera, a Casa Vacchini, sede del Patriziato. Naturalmente la Fondazione Monte Verità, da 4 anni diretta da Claudio Rossetti, con due obiettivi di fondo: «le attività culturali, nel rispetto del lascito del barone Von der Heydt, e lo sviluppo del settore congressuale secondo un’attenta strategia di marketing, che significa anche apertura sul territorio con attività letterarie, mostre, concerti, la casa del tè, ma anche con argomenti forti come i diritti umani e i seminari proposti

alla Siberia, la sistemazione a tappe di quel fiore all’occhiello che è il lungolago. Al centro della vita associativa sta l’Istituto scolastico comunale, 12 sezioni di scuola elementare e 4 dell’infanzia, con un forte aumento degli allievi negli ultimi anni. «L’aumento della popolazione scolastica – indica il direttore Giorgio Gilardi – è dato dall’arrivo di famiglie giovani con figli. Negli ultimi anni si è modificata la struttura della popolazione con un aumento della presenza multietnica; in questo contesto

127

la scuola gioca un ruolo essenziale sul fronte dell’integrazione». Un protagonista silenzioso ma concreto è il Patriziato, proprietario del 43% del territorio comunale. La presidente avv. Rachele Allidi pone l’accento sul porto con i suoi 250 posti barca, sui 100.000 mq. dell’ex aerodromo «a disposizione per manifestazioni regionali come il Concorso ippico, un’area importante che potrebbe diventare interessante per un’infrastruttura regionale», sul golf tra i più rinomati in Svizzera, sul lido in comproprietà con il Comune, sull’Azienda forestale che l’anno prossimo compie trent’anni, con il suo piano di manutenzione dei terreni, dei

boschi, delle aree di svago come il Parsifal, dei sentieri ecc. «Ci interessano la nuove sfide, le iniziative sociali, le attività turistiche ma soprattutto i valori del territorio, della nostra storia e tradizione».


2006 LOCARNESE MINUSIO 17 - 18 - 19 NOVEMBRE Minusio, un Comune in crescita avviato verso i 7.000 abitanti

Una vocazione agricola, residenziale e turistica La posizione strategica del Comune, tra lago e collina, esercita una forte attrazione che lo conferma, fin dal dopoguerra, zona residenziale di prim’ordine. Un migliore sfruttamento della galleria Mappo-Morettina per qualche margine di tranquillità in più.

G

li statuti di Minusio e Brione del 1313 sono tra i più antichi conservati in Ticino dopo quelli di Osco e di Brissago; riuniscono 175 norme indirizzate ad una comunità già consapevole e organizzata attorno alla chiesa di San Quirico. Nel secolo scorso sono state scoperte importanti necropoli del periodo romano e preromano (di Minusio era lo studioso Aldo Crivelli) a conferma di una storia antica. Significa che Minusio con la sua posizione privilegiata ha sempre esercitato una forte attrazione che continua tuttora, come conferma lo sviluppo avvenuto nel dopoguerra, quando è passato da villaggio contadino a Comune residenziale di prim’ordine: abitanti più che raddoppiati e in continuo, progressivo aumento verso quota 7.000, con diversi cantieri aperti un po’ su tutto il territorio. Che non si è snaturato, non si è svenduto, come si dice in questi casi; ha conservato uno stile di vita, un carattere importante all’interno di una situazione che, in questa parte del Locarnese, appare in movimento. Ha sviluppato la vocazione residenziale sul territorio che dalla collina degrada verso il lago, contrappuntato in passato da ville e parchi sul pendio retrostante il golfo di Mappo: la Verbanella, purtroppo demolita, ospitò a metà 800 lo scrittore piemontese Brofferio; alla Baronata soggiornarono l’anarchico Bakunin e Carlo Cafiero; la Roccabella appartenne a famiglie della nobiltà russa e in seguito a Rinaldo Simen. È la dimostrazione che Minusio ha interpretato una parte specifica all’interno di una storia, che – come sottolinea Mauro Martinoni, minusiense doc, già direttore dell’Ufficio studi universitari del Cantone – «va collocata nel più

ampio scenario di Locarno, del Monte Verità di Ascona, delle isole di Brissago, dell’Arca nell’Onsernone». Come dire che Minusio era inserito in un’ampia rete di rapporti, tra internazionalità e vocazione contadina: vigneti, orti e proprietà terriere sul piano di Magadino: partivano il mattino e rientravano la sera in barca con i prodotti della terra. Storicamente importante la Roggia molinara, un canale artificiale realizzato probabilmente nel Trecento attorno al quale sono sorti mulini, segherie, torni, follatoi, torchi, magli, insomma un’autentica zona proto-industriale dove materie prime e prodotti finiti arrivavano e partivano a dorso di asini, da qui la nomea degli abitanti, come ricorda la statua accanto alla cantonale. Era un villaggio con una forte identità e un funzionale controllo sociale. «Quando suonava la campana a morto – ricorda ancora Mauro Martinoni – la mamma sapeva per chi; se non lo sapeva si informava alla latteria in piazza; se nemmeno loro lo sapevano, significava che era un forestiero». A legare persone a luoghi c’era

128

il dialetto, le infinite variazioni delle parlate tra i paesi e i nuclei dello stesso villaggio. Oggi sono ricordi, comunque reinterpretati nella strategia di «continuare a investire nella qualità della vita: infrastrutture pubbliche, aree verdi, gestione viaria», come indica l’avv. Felice Dafond, deputato e sindaco di un Comune che di politica se ne intende, visto che vi risiedono i presidenti di PLR e PPD. Dafond cita la riattazione e l’ampliamento della scuola materna, l’acquisto di Villa San Quirico per metterla a disposizione della popolazione, la ristrutturazione del Campidoglio che potrebbe diventare un centro sociale diurno, il completamento della zona sportiva e ricreativa a Mappo, dove sorge anche il porto, l’allargamento di zone a 30 all’ora, la regolazione dei parcheggi pubblici. Va recuperato ancora qualche margine di tranquillità, sfruttando appieno la galleria Mappo-Morettina per togliere altro traffico alla cantonale che attraversa il paese. Strade e superstrade richiamano la «buona collaborazione con i Comuni vicini: polizia intercomunale con Muralto con comando unificato, interventi su opere pubbliche e ambiente con Tenero, acqua potabile con Orselina e Brione, altre sinergie possibili in quel valore fondamentale che è la cura del territorio». Il Cantone ha avanzato una proposta di aggregazione a cinque (Locarno, Muralto, Minusio, Brione s/ Minusio e Orselina) e nominato una Commissione comprendente i sindaci. «Insistiamo sulle possibili sinergie, esaminiamo costi e profitti tenendo presente che il discorso aggregazione non è solo di moltiplicatore (al 75%) ma di identità», precisa il sindaco Dafond.


2006 Nella Parrocchia una lunga tradizione di devozione popolare

Il parroco: «Una vivace comunità multietnica particolarmente unita»

D

on Angelo Moresino è parroco di Minusio da 35 anni. Ha visto il paese cambiare, ampliarsi mentre andava formandosi una «comunità multietnica parecchio frastagliata, ma tutto sommato ben integrata» grazie anche alla notevole attività svolta sul fronte dell’associazionismo e della socialità. Una comunità unita, come si è visto domenica scorsa alla festa della Madonna delle Grazie, che si confronta con la nuova realtà recuperando nel contempo il ricco versante religioso della sua storia; lo scorso anno ha posato un bassorilievo in bronzo di San Martino, opera di Pedro Pedrazzini, a ricordo di quel toponimo e della chiesa che vi sorgeva. Nel mantenere la continuità tra passato e presente rimane decisiva la collaborazione con il Consiglio parrocchiale e il Comune. Tutte le chiese son state restaurate negli ultimi anni, la parrocchiale di San Rocco è stata dotata di una nuova illuminazione e dell’organo Mascioni, il nuovo arredo sacro è stato realizzato una ventina di anni fa da Cesare Ghielmetti con il granito della Bavona, è stata posata la nuova Via Crucis, ma nel contempo sono stati valorizzati il Crocifisso di fine ’400 oltre a numerose memorie artistiche, religiose e architettoniche come la cappella jemale. Seguendo la strada principale verso Brione

si incontra il seicentesco oratorio della Madonna delle Grazie. A lato della cantonale sorge l’oratorio del Crocifisso, ricostruito nell’800 al posto di una cappella del ’500 di cui conserva l’affresco appunto del Crocifisso. A Rivapiana sorge San Quirico in posizione pittoresca sopra il lago: all’interno significative tracce di affreschi medioevali e all’esterno il campanile posto in diagonale, che un tempo era torre di guardia, collegata a vista con il castello di Locarno. Le quattro chiese tutte ben restaurate sono regolarmente aperte al culto. Lungo la riva sorge la cappella privata dell’Addolorata, seicentesca, con un bel portico e affreschi votivi; appartiene alla Ca’ di Ferro, edificio massiccio contraddistinto da grosse inferriate, una caserma costruita nel ’500 dagli urani. In una porzione così bella di territorio, tutto segnato da edifici e segni sacri, si tengono tuttora alcune processioni. Il Sabato in Albis, il primo dopo Pasqua, ci si reca in processione votiva alla Madonna del Sasso dove convergono anche i fedeli di Minusio, Muralto, Brione e Orselina per un incontro di fede e la Messa vespertina. Processioni pure al Corpus Domini e alla Madonna del Rosario, seconda di ottobre, con la statua della Madonna che si trova nella parrocchiale. A Rivapiana per la festa di

129

IL PROGRAMMA

10.00 13.30 17.30 19.00

Venerdì 17 novembre Santa Messa al Centro Anziani Casa Rea con benedizione della Casa Incontro con i degenti della Casa e con i loro parenti e amici Visita ai ragazzi della scuola elementare Eventuali visite agli anziani e ammalati a domicilio Incontro all’oratorio San Giovanni Bosco con gli allievi della scuola media delle Parrocchie di Brione s/Minusio Mergoscia - Minusio - Muralto - Orselina Incontro con l’Autorità comunale.

10.00 11.00 14.00 15.00 17.00

Sabato 18 novembre Incontro di preghiera in cimitero Incontro con la Direzione e le Suore dalla Casa "Infanzia e vita" Visita alle chiese di: Rivapiana Crocifisso - Madonna delle Grazie Incontro con il Consiglio parrocchiale Santa Messa parrocchiale in suffragio dei defunti Segue incontro con la popolazione all’oratorio San Giovanni Bosco

10.00 12.30

Domenica 19 novembre Santa Messa parrocchiale Aperitivo offerto a tutta la popolazione all’oratorio San Giovanni Bosco Pranzo con l’Autorità parrocchiale, comunale e patriziale

IL PROGRAMMA San Quirico, terza di luglio, si benedice il pane; sempre a San Quirico alla seconda di dicembre si tiene la festa della compatrona Santa Lucia. Alla seconda di settembre si celebra la festa del Crocifisso nell’omonima cappella, che nella parlata popolare – come annota Piero Bianconi – sta al femminile, Santa Crocifiss. In maggio nell’oratorio San Giovanni Bosco, centro delle attività parrocchiali e di molte manifestazioni comunali, si tiene la festa della famiglia. Proprio per il carattere multietnico della comunità, determinante è la collaborazione dei laici nelle attività parrocchiali, in particolare nella catechesi: preparazione alle cresime, prime comunioni, incontri, gruppo donne. In auge la corale parrocchiale e, da 15 anni, il gruppo Magnificate, che interpreta canti del patrimonio religioso accompagnando la liturgia.


2006

“Non interrompiamo la trasmissione della fede” In una delle sue “Cartoline Locarnesi” (ed. Carminati, Locarno, 1959), Piero Bianconi descriveva una passeggiata “Lungo la strada del lago”. Annotava, come fotografando: “vedete la gondola col muso fuor d’acqua, la barca da pescatore che si sfascia in pace sulla riva, se la fortuna vi assiste ne scorgete una scivolar via nera e silenziosa; e magari capita di veder gente affaccendata intorno alle reti, da credere che qualche pesce ancora abiti queste acque”. Il Vescovo, incontrando ragazzi e adolescenti della scuola media nell’oratorio dedicato a San Giovanni Bosco, in occasione della visita pastorale a Minusio, aveva forse in mente questa “cartolina” o era “ispirato” dal vicino lago, mentre proponeva loro, quale spunto di riflessione, l’episodio evangelico della pesca miracolosa ? Una notte intera senza prendere niente e poi di colpo tanta abbondanza. Perché parlare di questo episodio a ragazzi e adolescenti? Mons. Grampa ha ricondotto quel prodigio alla sete di felicità propria dell’età adolescenziale, che cerca spazio e indipendenza. “Trovate la vera felicità se sulla barca della vostra vita c’è Gesù”, ha sottolineato con chiarezza, riconducendo

la risposta ad una Persona, che propone cose grandi, al di là delle mode, del contesto culturale svogliato, dell’adeguarsi alla “legge” del gruppo e all’esempio di chi pretende farsi laeder. Li ha così invitati a riscoprire il Vangelo, per averlo quale rotta sicura da seguire. E’ stato certamente uno dei momenti significativi della visita alla popolosa comunità di Minusio, affidata dal 1969 alla cura pastorale di don Angelo Moresino, con l’aiuto, dallo scorso settembre, di don Reinaldo Escobar, quale collaboratore. Pure significativo, dentro lo schema ricorrente di queste visite, l’incontro nella serata di sabato con la popolazione, invitata dal Vescovo a prendere coscienza del contesto socio-culturale in cui viviamo, dove la trasmissione del messaggio religioso da una generazione all’altra si è di fatto interrotta negli ultimi decenni. Ha richiamato al riguardo il messaggio rivolto da Papa Benedetto ai Vescovi svizzeri in occasione della recente visita ad limina, in merito alla fede, che “due generazioni fa, poteva forse essere ancora presupposta come una cosa naturale: si cresceva nella fede; essa, in qualche modo, era semplicemente presente come una parte della vita e non doveva essere cercata in modo

130

particolare. Aveva bisogno di essere plasmata ed approfondita, appariva però come una cosa ovvia. Oggi appare naturale il contrario, che cioè in fondo non è possibile credere, che di fatto Dio è assente”. Proprio partendo da questo contesto culturale, che connota l’intero Occidente cristiano, il Vescovo ha invitato i presenti all’impegno, a livello personale e comunitario. Significa accoglienza, apertura, testimonianza; vuol dire promuovere iniziative valide per mostrare la forza e la bellezza del credere. Un invito peraltro sempre presente in queste visite che il Vescovo compie, come in un pellegrinaggio, da una Parrocchia all’altra. L’ha richiamato anche a Minusio durante la celebrazione dell’Eucaristia: “Sono venuto per gioire con voi della vostra fede, del vostro essere cristiani, per invitarvi ad esserne fieri; ad approfondire la conoscenza, e una conoscenza amorosa che si traduce in opere”, perché la trasmissione della fede, continuata lungo i secoli, non si interrompa. Particolarmente cordiale e positivo, per il clima di rapporti costruttivi, l’incontro del Vescovo con i rappresentanti del Municipio, Patriziato e Consiglio parrocchiale, con i cui membri il colloquio è proseguito nel corso della cena condivisa.


2006 L’archivio del Patriziato, per le sue fonti storiche, è tra i più importanti del Cantone

Dal lago alla collina segni d’arte e di fede

T

ra collaborazione e gestione del territorio, importante è stato l’intervento di risanamento castanile nella zona pedemontana: si sono tracciate strade, costituita una rete anti-incendi, effettuati interventi a protezione del bosco che va verso Cardada, coinvolgendo Comuni e Patriziati. «Pareva che i castagni fossero condannati, oggi è una selva in salute, che comunque richiede altri interventi di manutenzione» precisa Gianni Lafranchi dell’Istituto

«determinante perché il lago non eroda la riva» e co-proprietario di boschi e pascoli che vanno fino allo Stallone di Cardada, ai confini con Avegno e all’alpe Bietri, nonché di terreni dietro la chiesa storicamente messi a disposizione degli abitanti come orti. Dal lago a Cardada la collina è solcata da una rete di sentieri, dove si incontrano cascine e cappelle a sottolineare tanto la storia quanto la vocazione turistica, con numerosi alberghi e molte occasioni di

forestale di Circondario. Sul territorio, gestione e storia, è determinante il ruolo del Patriziato con il suo archivio tra i più importanti e riconosciuti, dove sono depositati gli antichi Statuti attualmente esposti nella mostra “Vitis et Vinum” alla Casorella di Locarno, e una biblioteca con 400 volumi, aperta al pubblico l’ultimo venerdì del mese. «Vi è raccolta la storia del Comune» indica l’avv. Paola Merlini, presidente del Patriziato, il quale è proprietario della riva, con la sua bella passeggiata, e del bosco di Rivapiana

svago. Sempre però all’interno di una socialità di spessore, come il Centro anziani Casa Rea, struttura medicalizzata con 60 posti letto «per domiciliati e se possibile delle zone limitrofe, che funziona anche come polo per gli anziani del Comune grazie a strutture aperte (bar, campo bocce, ritrovo) e attività ricreative e culturali», spiega il direttore Giuseppe Mordasini. In questo villaggio di campagna, che ebbe le sue emigrazioni (spazzacamini e fumisti in Austria, Ungheria e Olanda; manovali, muratori e capo-

131

mastri in Italia, a Torino si distinse la famiglia Frizzi; nell’800 verso California ed Australia) il carattere distintivo è dato dalle cappelle cui ha dedicato un libro l’indimenticabile “ispettore” Giuseppe Mondada, per il quale erano e sono «concreta testimonianza della grande fede degli avi, fede, come essi dicevano, che può smuovere perfino le montagne». Se ne trovano ovunque, inframmezzate dalle numerose “santelle” sui muri. Sono di autori sconosciuti o talvolta noti come il Vanoni, alcune novecentesche di Giovanni Bianconi, Beretta, Nizzola, Silvestro Mondada, di quel provetto artigiano della pittura che è stato Silvio Baccaglio in un Comune

in cui operarono scultori e pittori come Max Uehlinger e Ugo Zaccheo. Praticamente tutto il territorio, dal lago alla collina era ed in parte è contrappuntato da segni d’arte e di fede.


2006 LOCARNESE ORSELINA - BRIONE s/MINUSIO - MERGOSCIA 24 - 25 - 26 NOVEMBRE Passeggiando per Orselina, Brione s/Minusio e Mergoscia

Una terrazza sul Ticino: i tre Comuni baciati dal sole Orselina e Brione danno spazio al turismo residenziale ampliando con unità abitative le strutture alberghiere. Anche Mergoscia punta sulla sua attrattività, ma conta soprattutto sull’aggregazione con Locarno o con Minusio.

P

iù che il passato ormai remoto della Vicinia, ad unire Orselina, Brione s/Minusio e Mergoscia è la collaborazione parrocchiale e quindi il parroco in comune: don Juan Marcos Lopez Nicolas, origine spagnola, studi a Milano, prete in Ticino. E forse il futuro, se aggregazione sarà. Dire che ad unire i tre Comuni è la Madonna del Sasso appare riduttivo, visto che il santuario e convento con il Sacro Monte riuniscono in un abbraccio religioso l’intero Ticino. Il territorio, analogo per la fascia di mezza collina tra Orselina a Brione, s’impenna nel salire a Mergoscia, tipico villaggio rurale dove la gente si è abituata ai cambiamenti come la diga e la galleria; bastano quei pochi chilometri per creare profonde diversità non solo nel moltiplicatore e quindi nelle possibilità finanziarie, ma anche nell’interagire con gli altri Comuni della regione. Mergoscia se ne guarda bene dal lamentarsi, anzi interpreta il ruolo con assoluta dignità, premendo sul tasto che anche qui la popolazione è in aumento e quindi il Comune ha attrattività ed anche futuro, visto che più di una ventina di bambini e ragazzi ogni giorno scendono a Minusio, asilo e scuola. Orselina e Brione esplodono di turismo, residenze secondarie ed alberghi, con la popolazione che d’estate aumenta di 3-4 volte, ma anche qui le cose cambiano. «Siamo al cambio generazionale – dice il sindaco di Orselina ing. Luca Pohl – ed alla morte dei vecchi proprietari, quelli che son venuti qui a costruire ed insediarsi, gli eredi tendono a trasformarle in residenze secondarie, per cui abbiamo a che fare con una perdita di contribuenti». Conseguenza? Le finanze non ridono più come un tempo, visto che Orselina

è salito ad un pur sempre apprezzabile 85%. «Bisogna rinnovare – sostiene Alberto Amstutz dell’Hotel Orselina – di fronte al fenomeno turistico del mordi e fuggi», soggiorni sempre più brevi e volatilità degli ospiti. Allora amplia la struttura alberghiera con unità abitative vendute ad ospiti che vogliono la garanzia di un servizio alberghiero à la carte e che, acquistando, assicurano il permanere della qualità del servizio e della stessa struttura alberghiera, dove le camere vengono trasformate in suites di almeno 70 mq. È oltretutto un modo per tornare a radicare l’ospite al luogo. Di tutt’altro tipo i problemi di Mergoscia, obbligata all’ordinaria amministrazione («ma non ci manca nulla, siamo un paese di pendolari, con il nuovo Piano regolatore abbiamo tutelato i nostri interessi inserendo una zona di costruzione per chi intende domiciliarsi qui» precisa il sindaco Michele Wildhaber) con le speranze riposte nell’aggregazione. «Non passasse la grande Locarno, saremmo pronti per Minusio». Possibilista Luca Pohl da Orselina:

132

«Qualche problema c’è anche in questa parte del Locarnese, e l’aggregazione è una possibile soluzione che va studiata attentamente». E poi amplia il concetto: «Non si sviluppa la regione rimanendo disuniti e litigiosi, dobbiamo trovare soluzioni che favoriscano leadership più forti». Frena con quel che chiama «un sano scetticismo, anche se parteciperemo ai lavori con spirito costruttivo» il sindaco Aldo Fontana da Brione. Insomma tre Comuni alla ricerca di prospettive stabili, che al momento affrontano nella collaborazione, Orselina con Brione, Mergoscia con Minusio, e cercando di valorizzare lo splendido territorio che li circonda. Mergoscia è esattamente al centro del Ticino, ha alle spalle boschi e l’alpe Bietri, non gli manca nemmeno la sua Rivapiana sulle rive della diga della Verzasca. Da Orselina parte la funicolare per Cardada (1340 mslm), poi la seggiovia per Cimetta (1670) con quanto significa sul piano dell’offerta: stazione di partenza di Botta, vista mozzafiato sul lago Maggiore e Valli circostanti, passerella e percorsi ludici didattici con cui Paolo Bürgi ha ridisegnato il territorio, belle sciate in inverno. Brione ruota attorno allo splendido nucleo con tracce medioevali, ha quel polmone della Val Resa, i villaggi di Tendrasca e Viona oltre ad una fitta rete di sentieri. «E il territorio segnato da oratori, cappelle e santelle, almeno un centinaio» indica don Marcos, mettendo l’accento su un dato storico di cultura religiosa, che va a definire come nessun altro l’identità di questi luoghi. «Praticamente le cappelle non si perdono di vista l’una con l’altra, come i grani di un rosario».


2006 Uno dei centri più noti della religiosità popolare a sud delle Alpi

Madonna del Sasso: una presenza che ha fatto la storia di queste terre

D

alla fine del ’400 la storia di queste contrade si intreccia con quella della Madonna del Sasso. E’ una storia tipicamente religiosa, che prima ha suscitato un interesse locale, Locarnese e ticinese, per poi espandersi a sud ed anche a nord, in particolare nell’800 in coincidenza con l’arrivo dei frati cappuccini, la nascita della Diocesi di Lugano e l’incremento del turismo. Nei secoli la fama della Madonna del Sasso si è diffusa in Europa ed anche negli USA, come attesta la chiesa edificata a Salinas, California, nel 1952 da emigranti ticinesi. La devozione alla Vergine ha storicamente dato vita ad un flusso straordinario di pellegrinaggi

individuali e collettivi, facendone uno dei centri della religiosità popolare a sud delle Alpi. Il punto di maggior interesse coincise nel 1949 con il grandioso evento di fede e devozione mariana della “Madonna pellegrina”: la statua venne portata in processione in tutti i villaggi del Ticino, accolta con manifestazioni di profonda religiosità. Nel 1980, nel quinto centenario dell’insediamento al Sasso, l’effigie è stata portata nei Centri vicariali della Svizzera Italiana, Mesolcina compresa. Alla grande storia religiosa si affianca una storia artistica che, accanto ai significativi ex voto, ha dotato il santuario e il Sacro monte di pregevoli opere d’arte, soprattutto affreschi e dipinti. Accanto alla casa parrocchiale sorge un Monastero di suore benedettine, denominato Orsa Minore. E’ una comunità religiosa di monache artiste sorta nel 1957 per iniziativa di Hildegardis Michaelis, specialista di tessitura,

luterana convertita al cattolicesimo, attirata dalla vita monastica. Nel 1957 trova un rustico ad Orselina, nel 1960 nascono i primi laboratori, gli attuali, moderni, sono del 1998. Le monache vivono una clausura affidata alla responsabilità della comunità e realizzano prodotti di artigianato ed arte, soprattutto paramenti sacri, in particolare le casule, le tuniche colorate indossate dal prete durante la Messa. A Brione sorge il Carmelo di Santa Teresa, una Casa di riposo delle suore di Menzingen. A Locarno Monti da sessant’anni ha sede il Carmelo di San Giuseppe, Monastero di clausura di suore carmelitane scalze, attualmente 17, dedite alla preghiera e al lavoro: ricami, decorazione di pergamene e fini porcellane, pittura su seta e biglietti dipinti per diverse circostanze, confezione di paramenti e comuni faccende della casa e dell’orto. La piazza della chiesa di Orselina è stata dedicata a don Luigi Agustoni, deceduto due anni fa, parroco dal ’57, esperto di fama internazionale nel campo della liturgia e del canto ambrosiano, su cui ha pubblicato saggi tradotti in varie lingue. Già nel 1953 era stato tra i promotori del Convegno internazionale di studi liturgici tenuto a Lugano; dal Concilio ecumenico Vaticano II venne chiamato a far parte della commissione preposta alla riforma del Messale romano e perfezionò questa competenza in due convegni (1967 e ’68) ad Orselina. Questa località è stata un punto d’incontro culturale tra nord e sud, come conferma la conferenza preparatoria del Congresso internazionale di musica dodecafonica organizzato nel 1948 da Wladimir Vogel con la partecipazione dei maggiori esperti internazionali. La chiesa parrocchiale di Orselina, appena restaurata, è dedicata a San Bernardo. Conserva memorie di affreschi del Vanoni e, attraverso una strada affiancata di cappelle, si sale verso l’oratorio detto di San Bernardo, in verità dedicato ai Santi Giacomo e Filippo e posto in splendida posizione. La parrocchiale di Brione s/Munisio, dedicata alla Madonna di Loreto, riporta affreschi del Vanoni, entro breve si provvederà al rifacimento del tetto. Anche Tendrasca, in Val Resa, ha una sua cappella. A

133

IL PROGRAMMA

Venerdì 24 novembre Orselina 14.00 Visita alla scuola Elementare 15.00 Visita alla scuola Elementare di Brione Brione 16.00 Visita all’oratorio della Madonna del Carmine 16.30 Visita a domicilio agli anziani 17.30 Visita al Carmelo Santa Teresa 18.30 Incontro con i cresimandi ed altri ragazzi delle tre Parrocchie Orselina 19.30 Incontro con i tre Consigli Parrocchiali Cena presso il Monastero delle Benedettine di Santa Hildegardis Sabato 25 novembre 09.00 Visita al Monastero Carmelo San Giuseppe a Locarno-Monti Orselina 10.00 Visita alla Casa di riposo Montesano 10.30 Visita alla Clinica Varini 12.00 Incontro con le Autorità municipali e patriziali di Brione, Mergoscia e Orselina, pranzo Mergoscia 14.30 Incontro con la popolazione di nella sala del Consiglio parrocchiale Orselina 16.00 Incontro con la popolazione in chiesa 16.45 Visita al cimitero 17.00 Santa Messa nella chiesa e inaugurazione dei restauri Brione 18.30 Incontro con la popolazione in chiesa Domenica 26 novembre Brione 09.45 Visita al cimitero 10.00 Santa Messa con il sacramento della Cresima 12.00 Pranzo comunitario con la popolazione delle tre Parrocchie Mergoscia 14.30 Visita agli Oratori: oratorio di Sant’Antonio di Padova - Frazione di Rivapiana, oratorio della Madonna di Re - Frazione di Lissoi, oratorio di San Vincenzo Ferrer - Frazione della Busada 15.30 Visita a domicilio agli anziani 16.15 Visita al cimitero 16.30 Santa Messa. Aperitivo

IL PROGRAMMA Mergoscia la parrocchiale di San Gottardo sorge su un primo impianto del ’300, ha affreschi tardogotici e forma un pittoresco complesso con la canonica e l’ossario. Büsada ha l’oratorio di San Vincenzo, Lissoi la cappella della Madonna di Re, Rivapiana l’oratorio di Sant’Antonio di Padova. Il parroco don Marcos sottolinea come la pastorale nelle tre Parrocchie sia imperniata sull’evangelizzazione, con la catechesi per adulti


2006

Una visita intensa e serena Pioggia, nuvole, anche la nebbia, “eppure c’è stato il sole”. Il Vescovo ha commentato così la visita pastorale alle comunità di Brione s/Minusio, Orselina e Mergoscia affidate a don Juan Marcos Lopez Nicolas, che può contare sulla parziale collaborazione del confratello don Reinaldo Escobar. Quel “sole” sottolineava la ricchezza dei vari incontri dentro il diversificato e impegnativo programma di una intensa tre giorni a prova di orologio. Incontri con comunità religiose (le Suore della Santa Croce a Brione; le Monache del Monastero San Giuseppe a Locarno-Monti; le Benedettine di Santa Hildegardis a Orselina); con i ragazzi delle elementari e con i cresimandi (“sono rimasto colpito dalla profondità e dalla serietà di alcune loro domande”, ha commentato mons. Grampa); con la realtà della sofferenza, della fatica, della terza età (le visite a domicilio, alla Clinica Varini, alla Casa Montesano); con le autorità parrocchiali, comunali e patriziali in un clima cordiale e costruttivo; con singoli gruppi di parrocchiani nei diversi orato-

ri per un momento di preghiera: quello della Madonna del Carmine a Brione e i tre di Mergoscia in altrettante frazioni: di Sant’Antonio di Padova (Rivapiana), della Madonna di Re (Lissoi), di San Vincenzo Ferrer (Busada). E incontri con la gente: la sosta di ascolto e dialogo con la popolazione; la preghiera in cimitero; la celebrazione dell’Eucaristia: sabato sera a Orselina (con l’inaugurazione del riuscito restauro della parrocchiale e un riconoscente ricordo per don Luigi Agustoni), domenica mattina a Brione s/Minusio (con il sacramento della Cresima) e nel tardo pomeriggio a Mergoscia. Una visita intensa e ben partecipata, che ha evidenziato significati e finalità essenziali di questo pellegrinaggio pastorale: favorire una reciproca conoscenza fra il Vescovo e la sua gente; invitare le comunità a rinnovare e intensificare il proprio impegno di fedeltà al Vangelo; sottolineare la necessaria continuità della trasmissione della fede e della proposta cristiana alle nuove generazioni, in particolare attraverso la testimonianza.

e ragazzi condotta in collaborazione con i laici, una crescente attività interparrocchiale, le feste nelle Parrocchie, anche con processione (tipica all’Assunta a Brione quella “del carett”, con il simulacro della Madonna coperto da drappi, posto su un carretto trainato da ragazzi vestiti da angeli) e nei tanti oratori sui monti. A Natale nella parrocchiale viene costruito un pittoresco presepe spagnolo con 150 statue a raccontare l’infanzia di Gesù. E’ una pastorale di trasferte quella del parroco: «Quando mi sposto per le Messe, aggiungo incontri, visite ai malati e anziani, attività con i ragazzi, raccogliendo una buona collaborazione».

134

Momenti anche di commosso ricordo, come la visita alle anziane Suore della Santa Croce di Menzingen che risiedono nel loro Carmelo Santa Teresa a Brione. “In questa Casa – ha sottolineato mons. Grampa – troviamo una sintesi preziosa del tanto bene che voi avete compiuto, con dedizione, sapienza e generosità nella nostra Chiesa, assicurando un prezioso servizio nella scuola, accompagnando con amorevole dedizione le persone anziane, malate o in difficoltà, prestando una valida collaborazione alla vita pastorale nelle Parrocchie. Di tutto questo vi sono profondamente grato, mentre mi unisco alla vostra gratitudine al Signore per il bene che avete potuto compiere, seguendo con fedeltà, impegno e dedizione la sua chiamata”. Una visita impegnativa e serena. Il Vescovo, con tono simpatico, ha voluto anche richiamarne la “centralità” rispetto alla “globalità” di questo suo itinerario diocesano. Infatti: “Mergoscia è il centro geografico del Ticino”, gli ha ricordato il sindaco di questa comunità.


2006 Risanamento delle selve, valorizzazione dell’agricoltura e turismo di qualità

La gestione di un territorio “fertile” «

l futuro, come il passato, si gioca nella capacità di gestire al meglio il territorio» sintetizza Giacomo Martinetti, poliziotto a Locarno e presidente tanto del Patriziato promiscuo (Brione, Minusio, Mergoscia) quanto di quello di Brione. «Un tempo erano l’agricoltura e l’allevamento, gli alpi caricati, lo sfruttamento dei boschi; adesso il risanamento delle selve, la valorizzazione di quel che resta di agricoltura e vigneti, la qualità della vita per residenti e turisti: lo Stallone di Cardada non è più un alpe ma un albergo di montagna con un ottimo ristorante; l’alpe Bietri viene sempre caricato ma

non con mucche da latte, per cui mancano i suoi celebri formaggini». La Casa patriziale va cercata in paese, scoprendo elementi di notevole interesse storico e architettonico: le stradine con i fossatelli centrali in granito per lo scolo dell’acqua, alcuni portali, i ballatoi in legno ai piani superiori, le feritoie orizzontali delle “bocche da fumo”, gli sfiatatoi di cantina sui fianchi delle porte d’ingresso. Sempre da Brione gli fa eco Evelise Sala, presidente della Pro, puntando sulla socialità, «cose anche piccole, la festa del paese, il pranzo degli anziani». Musica alle orecchie di Orselina, che non avendo una piazza

135

vera e propria valorizza al massimo il parco con manifestazioni ricreative e culturali tutto l’anno, grazie alla locale Pro, agli Amici del parco, ad una serie di migliorie anche strutturali «per mantenere la qualità del verde non per specialisti di botanica ma per la vita sociale del Comune, dai bambini agli anziani» indica il sindaco Pohl. Ha il suo Castello Bernese, ha quasi ultimato la ristrutturazione della strada cantonale, sta sistemando la Casa comunale anche per ricavarne una sala. Soprattutto continua a valorizzare la qualità del territorio (pare che Orselina e Brione abbiano il maggior numero di ore di sole di tutta la Svizzera) con le sue cliniche e case di riposo: Varini, Santa Croce, Montesano, Vendramini. Mergoscia che non ha case di cura né grandi possibilità («preoccupa il disamore dei giovani verso la cosa pubblica») ma si è costruito il suo bel parcogiochi in centro paese «per creare un punto d’incontro per le famiglie»; ha restaurato e ripristinato vari elementi di natura e di storia locale come il forno della Büsada, un piccolo edificio del ’700 per l’essiccazione del granoturco macinato; tiene molto ai suoi vigneti “alti”, punta sul fatto che qui ci sono ancora terreni ad un prezzo accessibile, a pochi minuti da Minusio e quindi da Locarno.


2006 LOCARNESE MURALTO - LOCARNO (CLINICHE - CASA ANZIANI - OSPEDALE) 1 - 2 - 3 DICEMBRE Il ruolo di Muralto nell’economia e nella socialità del Locarnese

Quel “tocco in più” che rende invidiabile un Comune «Renderemo un grande servizio al Locarnese procedendo sulla strada della socialità, benessere, salute ed economia» indica il sindaco Stefano Gilardi. Il predecessore e fratello Michele confida nello «spirito positivo della nostra gente» affinché riesca a coinvolgere i nuovi residenti del Comune.

C

’erano buone ragioni perché Muralto fosse il centro romano più importante dell’alto Verbano, come attesta la necropoli scavata settant’anni fa. E poi un solido borgo medioevale raccolto attorno a San Vittore, una delle più significative chiese romaniche dell’Insubria, e al castello dei Muralti, di cui oggi rimangono alcune arcate. E quale ragione migliore della splendida posizione tra la fertile collina e il lago, che per secoli è stata la principale via di comunicazione e che qui era al riparo dalle buzze della Maggia? E così, da sempre, Muralto è il luogo dove si sta bene, all’ingresso della città e nel raccordo con la periferia. Il territorio per quanto limitato riunisce 3.000 abitanti, è luogo di residenza, turismo e lavoro. In pratica si equivale il pendolarismo in entrata e uscita, grazie ad attività legate al turismo e ai commerci, concentrati attorno alla doppia stazione (FFS e FART), croce e delizia della zona. C’è chi, come l’avv. Michele Gilardi, sindaco per 16 anni, vuole che sia ridato il giusto valore allo «spirito di iniziativa e di collaborazione tipici di questa gente impegnata verso il territorio, le tradizioni e la cultura; e che questo spirito si radichi anche nei nuovi arrivati», citando azioni di volontariato come il recupero di cappelle. Al tempo stesso vorrebbe ritrovare «il piacere di passeggiare con la necessaria tranquillità nella zona della stazione anche di sera, recuperando quell’accoglienza che l’ha sempre contraddistinta». Implicitamente pone l’accento sul ruolo importante della stazione nell’economia del Locarnese. Il fratello e attuale sindaco, dott. Stefano Gilardi, se da una parte stigmatizza «un certo malcostume ed

alcuni episodi isolati che concernono un ristretto giro di persone», dall’altra rileva «una situazione sociale invidiabile ed invidiata». Oltre alle qualità del territorio, cita le attività verso anziani e giovani, il progetto occupazionale, la Fondazione per appartamenti protetti, il Centro diurno comunale, le associazioni per la gioventù, le attività fiorite anche in questi ultimi anni, che danno «un tocco di identità in più, ed è questa la direzione in cui continueremo». Quel punto nevralgico che è la stazione per il sindaco costituisce, con il quadrilatero del Grand Hotel, non tanto un problema quanto una splendida occasione dalle enormi potenzialità: «prevedo che questa zona diventerà un centro commerciale, di incontro e di turismo di portata regionale. Qui arrivano migliaia di persone, spetta ai privati, che ne sono proprietari, sfruttarne le possibilità, anche alla luce del nuovo Piano regolatore». L’industria per eccellenza del Locarnese è il turismo; in questa direzione Muralto storicamente ha dimostrato di sapersi muovere con accortezza, come confermano le strutture ricettive, rivolte non solo alla vacanza ma anche al benessere, alla cura e alla salute. «Se sapremo sviluppare armoniosamente turismo, benessere e qualità di vita, e se riusciremo a costituire un vero polo culturale, renderemo un servizio non solo alla regione ma a tutto il cantone». Qui si inserisce naturale il discorso sulla collaborazione tra Comuni e, in prospettiva, quello sull’aggregazione. «Da sempre siamo convinti dell’importanza di una visione regionale dei problemi; abbiamo avviato e in corso iniziative concrete, cercando e dando collaborazione ai Comuni vicini; qui hanno

136

sede associazioni rivolte a un’utenza regionale come l’Antenna Icaro, la sala congressi durante il Festival del film diventa il Palavideo, l’abbiamo messa a disposizione per proiezioni cinematografiche quando il privato non riesce a proporre una dignitosa e sufficiente programmazione, le forze migliori di Muralto collaborano in numerosi consessi regionali». Insomma Muralto si assume le sue responsabilità, consapevole che «il nostro ruolo acquisisce maggior senso nella prospettiva dello sviluppo dell’intero Locarnese». Forse anche per questo, «e per la percezione dell’alto livello di qualità della vita», l’aggregazione non è sentita dalla popolazione come una priorità, anche se il Comune «farà la sua parte in sede di Commissione, che può essere l’occasione per rinsaldare la collaborazione». Il sindaco non nasconde l’orgoglio per un’amministrazione della cosa pubblica che ha creato consenso. E cita

investimenti importanti in corso, dalla ristrutturazione del centro scolastico, asilo ed elementari, alla sistemazione stradale non solo sulla centrale via San Gottardo, il parcogiochi al Burbaglio e la valorizzazione dell’area.


2006 Dal 1935 una presenza che assicura la qualità nelle cure mediche

Suore di Ingenbohl: la dedizione e la devozione in Casa Sant’Agnese l Burbaglio, con la sua atmosfera ancora di villaggio e le numerose manifestazioni, caratterizza questa parte del lungolago dalla valenza turistica di importanza cantonale; si snoda lungo spazi verdi tra piante rare, in una splendida posizione soleggiata. Nella zona vi sono ristoranti e commerci, il traffico è limitato e così il parcogiochi è, con quello di Ascona, il più attrattivo del Locarnese: per i muraltesi, bambini e anziani ma non solo, ticinesi e turisti. Posizione eccezionale, inserimento nella storia rivierasca di Muralto, sviluppo pianeggiante, posteggi per disabili, assenza di ostacoli architettonici ne fanno un importante centro di aggregazione e di richiamo. E’ un esempio di quell’ospitalità che si ritrova in tutto il Comune, dagli alberghi ai garni, a strutture specifiche come la Residenza al Parco destinata in particolare alla terza e quarta età. I residenti sono poco meno di un centinaio, età media sugli ottant’anni, distribuiti su una novantina di appartamenti di varie dimensioni, assistenza medica garantita 24 ore su 24, sicurezza, rispetto, dignità e libertà individuale. «Il nostro obiettivo – indica il direttore Fernando Brunner

– è di garantire agli anziani un soggiorno equivalente al loro abituale tenore di vita, adeguando l’ospitalità alle condizioni di salute». Negli ultimi anni sono stati investiti diversi milioni per nuove opere destinate a migliorare un complesso già qualificato, anche per garantire una struttura aperta, dove ad esempio il ristorante è dedicato agli ospiti della casa ma anche accessibile alla clientela esterna. Radicata da tempo nella realtà muraltese è la Casa Sant’Agnese, ex clinica, oggi Hotel Kurhaus, di proprietà delle suore di carità della Santa Croce di Ingenbohl. La fondò a Locarno nel 1900 il dott. Aldo Balli, che nel 1914 chiamò le prime suore infermiere di Ingenbohl, sette anni dopo venne trasferita a Muralto, nel 1935 fu acquistata dalla Congregazione religiosa. Ha operato come ospedale acuto fino al 1982, quando si decise di passare ad un’attività dedicata da una parte a casa di convalescenza per soggiorni di cura a seguito di interventi operatori e malattia, e dall’altra a soggiorno per le suore. Con la nuova pianificazione ospedaliera, da quattro anni ha acquisito il nuovo statuto di albergo-kurhaus secondo la formula che abbina un servizio alberghiero di

137

IL PROGRAMMA

14.30 16.30 17.30 18.45 20.30

Venerdì 1° Dicembre Visita alla Casa Sant’Agnese Incontro con i bambini delle scuole elementari Incontro con il Consiglio parrocchiale Cena con il parroco e il Consiglio parrocchiale Incontro con la popolazione

15.00 15.30 17.00 17.30 18.30

Sabato 2 dicembre Visita alle attività oratoriane Visita agli ospiti anziani della Residenza al Parco Sosta di preghiera in cimitero Santa Messa prefestiva in parrocchia Incontro con le autorità - aperitivo

10.00

Domenica 3 dicembre Santa Messa con la celebrazione dalla Cresima Aperitivo e incontro con la popolazione nel Salone parrocchiale

IL PROGRAMMA qualità al trattamento terapeutico di pazienti di lunga e media degenza. La comunità religiosa si compone attualmente di 41 suore svizzero tedesche, ticinesi e germaniche, come indica la Superiora suor Sira Regusci di Camorino, venuta 12 anni fa alla Sant’Agnese dopo il periodo ad Einsiedeln; «alcune suore sono attive, altre trascorrono la meritata quiescenza dopo una lunga attività rivolta al servizio delle persone, negli asili, nelle case, nell’assistenza». Suor Sira indica nella cappella non solo un punto di riferimento per la comunità ma un’oasi di serenità per gli ospiti e una struttura religiosa aperta alla popolazione. Cappellano è don Aurelio Foletta, che vi celebra ogni giorno. Dodici suore fanno parte dell’équipe della casa, composta di una sessantina di persone e diretta da Laura Lupi, la quale pone l’accento sulle «prestazioni infermieristiche e mediche rivolte alla riabilitazione, perché accanto al normale servizio alberghiero vengono offerte prestazioni mediche, sanitarie e di cura a chi ne necessita, in un complesso salutare completo di piscina, sauna, grotta termale e persino un salone di estetica».


2006

Il Vescovo ha sottolineato i positivi germogli di questa comunità La Parrocchia di Muralto compie Sant’Eugenio di Locarno o al Sant’Angelo di con la necessità che i cristiani prendano co80 anni. Come questo nostro giornale, il GdP. Nei secoli passati il suo San Vittore era chiesa matrice e luogo di riferimento e di culto per l’intera regione. Nell’Ottocento cedette il testimone alla chiesa di Sant’Antonio di Locarno, promossa a Collegiata e comprendente nella sua giurisdizione ecclesiastica anche il territorio di Muralto, che vi si staccò, divenendo Parrocchia indipendente, nel 1926. Una comunità quindi con una storia relativamente breve, ma intensa, segnata da positiva partecipazione e affidata a don Rinaldo Romagnoli. Il Vescovo l’ha visitata gli scorsi giorni, iniziando dalla clinica Sant’Agnese delle Suore della Carità della Santa Croce. Una Congregazione (la Casa Madre è a Ingenbohl) che ha dato e dà molto alla Chiesa e alla Società, impegnandosi nella scuola, al servizio di anziani e malati, accompagnando ragazzi e giovani provati da varie forme di difficoltà. Ancora oggi i suoi Istituti sono punti di riferimento importanti. Basti pensare alla scuola di lingue e commercio di Villa Erica, al

Loverciano a Castel San Pietro. Tutti luoghi di accoglienza e di dedizione, come la stessa Casa Sant’Agnese, dove risiedono le Suore anziane della Congregazione unitamente ad altri ospiti. Rivolgendosi alle Suore mons. Grampa ha espresso riconoscenza e gratitudine, intrattenendosi poi in familiare colloquio e rispondendo a diverse domande, che hanno evidenziato interesse e vivacità. Successivamente la visita ha seguito l’itinerario collaudato, permettendo al Vescovo di incontrare la comunità in diversi momenti, di dialogare con le autorità (parrocchiali, comunali, patriziali), di visitare gli ospiti della Residenza al Parco, di intrattenersi con i ragazzi delle scuole e nel salone dell’oratorio, dove il gioco, i piccoli lavori, l’amicizia e lo stare insieme sono altrettante premesse per un’azione pastorale. Ben frequentato venerdì sera l’incontro con la popolazione. Mons. Grampa si è soffermato in particolare sulla situazione del cristianesimo oggi, in un contesto culturale e sociale sempre più lontano dalla proposta evangelica,

138

scienza del loro impegno di testimoni e di evangelizzatori. Una prospettiva missionaria anche alle nostre latitudini quindi e non solo rivolta a Paesi lontani. Immediato il richiamo a don Jean Luc Farine, uscito da questa comunità e ora missionario nella diocesi di Doba in Ciad, unitamente a don Lorenzo Bronz che ha avuto la cura pastorale di Muralto fino a due anni fa. Ma pure la stessa visita pastorale si svolge in una prospettiva missionaria: per annunciare e testimoniare. L’ha sottolineato il Vescovo, aprendo le Celebrazioni Eucaristiche di sabato e di domenica (con la Cresima) nella suggestiva chiesa romanica di San Vittore. “Vengo per portarvi un annuncio di gioia e di speranza; vengo per ricordarvi il valore prezioso della vita cristiana e l’impegno di trasmetterla con la testimonianza, in particolare alle nuove generazioni, frastornate da tanti messaggi”. E nel suo saluto finale ha precisato di aver visto preziosi germogli: da nutrire, coltivare, far crescere. Un’immagine suggestiva e propositiva ben inserita nella prospettiva stessa dell’Avvento.


2006 Nell’imponente architettura e nella ricca decorazione uno dei monumenti romanici più significativi dell’area insubrica

San Vittore: quando una chiesa conserva il sapore della storia

T

utti a Muralto ricordano don Romolo Del Bue, parroco per 48 anni e ancora adesso attivo. Il suo successore don Rinaldo Romagnoli inserisce le attività parrocchiali nell’ambito dell’offerta sociale del Comune, riferendosi in particolare all’oratorio aperto a bambini, ragazzi e giovanotti con l’assistenza di un gruppo di mamme. Oltre alla collaborazione dei laici anche nella catechesi, don Rinaldo elogia il contributo delle suore della Casa Sant’Agnese, «che costituiscono nella Parrocchia una rete di sicurezza e un valido sostegno». La collegiata di San Vittore è un monumento di straordinaria importanza storica oltre che una presenza essenziale nella vita religiosa della Parrocchia. Chiesa plebana e fino al 1816 anche parrocchiale di Locarno, è la più significativa del Locarnese: nell’imponente architettura conserva cicli di affreschi antichi e una ricca decorazione scultorea. L’itinerario accosta a questo monumento storico una delle passeggiate più piacevoli della regione, quella, adatta ad ogni stagione, che si snoda lungo le rive del Verbano fino a Rivapiana e Mappo. L’importanza della chiesa di San Vittore, che ha scandito la storia religiosa del Locarnese, e la sua dotazione artistica meritano una pur succinta descrizione. Le origini risalgono a prima del Mille; la costruzione

attuale è leggermente successiva e, nonostante i rimaneggiamenti, mantiene intatta la solenne struttura romanica. Numerose le aggiunte lungo i secoli: la torre campanaria, un protiro per le funzioni battesimali davanti all’ingresso della chiesa, la sagrestia ad est, un portichetto ad angolo a cinque arcate che recinge l’antico ossario e dietro di esso la piccola costruzione detta “oratorio della Confraternita del Sacramento”. All’esterno, le parti che più mostrano l’impronta romanica e che sono anche le più integre sono l’imponente facciata in granito e il settore absidale sinistro formato da conci squadrati con cura. La torre campanaria di stile cinquecentesco reca sulla facciata un bassorilievo con San Vittore a cavallo e un’iscrizione in onore di Franchino Rusca: il rilievo fu qui collocato in seguito alla demolizione della torre maggiore del castello Visconteo di Locarno (1531). Internamente la chiesa è costituita da tre navate e da un’abside principale; una gradinata permette l’accesso al presbiterio e al coro, rinnovati e rialzati nel 1859. Gli importanti restauri degli anni scorsi hanno restituito alla chiesa l’aspetto primitivo mentre sono ancora in corso quelli riguardanti gli affreschi. Ubicata sotto il presbiterio, la cripta rappresenta un pregevole esempio di monumento romanico: a

139

tre navate, ha colonne con capitelli di materiali e fogge diversi. I capitelli sono 22, nessuno è uguale all’altro ed offrono un campionario tipologico dell’arte lombarda del tempo, sia per la fantasia che per la fattura: decorazioni geometriche, intrecci floreali, animali, figure oranti. Affreschi di diverse epoche ornano le absidi e le pareti delle navate. Il ciclo più importante e antico è quello venuto alla luce durante i restauri della chiesa (1977- 89): rappresenta scene della Genesi e risale al 1150 circa. Di origine trecentesca sembrano invece le decorazioni della piccola abside, una “Majestas Domini” con angeli e volti di Evangelisti. Dietro l’altare maggiore, un frammento di Annunciazione con Dio Padre, opera dei Seregnesi, è incorniciato da caratteristici fregi e da una scritta con la data, 1467, e il nome del committente, un Muralto. Nell’abside maggiore il grande affresco della Pentecoste è opera del pittore tedesco Hans Schmidt (1583). Anche il Vanoni, pittore valmaggese, ha forse contribuito alla decorazione delle pareti con una delle figure dei padri della chiesa (1857). Nella campata centrale la poco leggibile decorazione con volti di Santi e figure dai manti damascati è opera di artisti provenienti dalla cerchia di Antonio da Tradate (1500).


2006 LOCARNESE SOLDUNO 7 - 8 DICEMBRE Solduno: tanti recenti insediamenti intorno al nucleo originario

Il vecchio villaggio felice di diventare un quartiere «Ha ancora lo spirito del vecchio villaggio qual era fino al 1928, ma si è integrato perfettamente nella città», spiega il municipale Diego Erba. Una storia antica tra il Brè e il fiume Maggia, con radicali cambiamenti negli ultimi cent’anni. «

Q

uelli di Solduno sono di Solduno» sintetizza Alberto Regazzi. L’apparente ovvietà del presidente del Patriziato rivela il profondo senso di appartenenza che unisce ancora questa comunità nonostante (o proprio perché) dal 1928 non sia più Comune a sé ma un quartiere di Locarno. Un grande, diffuso quartiere, che si estende dalle falde del monte Brè alla Maggia e, risalendo il fiume, fino a Ponte Brolla. Oggi sono circa 3.000 abitanti. Negli ultimi decenni se ne sono aggiunti molti, a cominciare da diversi operai impegnati, tra Otto e Novecento, nelle opere di arginatura della Maggia, cosicché dal nucleo originario, da quello che era il centro del villaggio alle spalle della chiesa, attorno al “fontanone”, ossia la fontana con la statua della Madonna e alla piazza, gli insediamenti si sono diffusi su tutto il territorio. Dove si praticava l’allevamento, si coltivava e macinava il grano, dove vi erano vigneti «tra i più pregiati del Locarnese». Adesso che è tutta città, il senso di appartenenza non solo non scompare ma si è trasmesso anche ai nuovi arrivati. Storicamente è forse dovuto alla presenza antica, gli scavi archeologici hanno portato alla luce segni di insediamenti dell’età del ferro e poi di epoca romana. Ancor più al fatto che Solduno mantiene i pezzi pregiati del tempo della sua autonomia, il patriziato e in particolare la Parrocchia, recentissima come costituzione (1991) ma antica nel suo radicamento in questa comunità che già nel Trecento aveva la sua chiesa. Nel frattempo è maturata una forte tradizione associativa, fondata anche sulla struttura di un’economia che aveva trovato un suo punto di equilibrio tra collina e piano. «Ancora non molti anni fa – scriveva Anna Malé già nel 1961 – il

villaggio di Solduno consisteva in un modesto agglomerato di case poste a nord e a nord-ovest della bellissima piazza di san Giovanni Battista (così l’avevano battezzata gli antenati)». La sorella

Milla gli fa eco con «un percorso nella storia e nei ricordi» in cui ha riunito i luoghi e gli aspetti tipici di questa comunità. La coscienza della propria storia è forte, ma al tempo stesso Solduno si sente parte a pieno titolo di Locarno. Tra periferia e centro corre un dialogo consolidato, la rappresentanza in Consiglio comunale è corposa, lì abita il municipale prof. Diego Erba. Il quale naturalmente rappresenta tutti i quartieri ma mantiene uno sguardo privilegiato su Solduno, per cui gli è naturale rilevare che «molte famiglie si identificano con questo quartiere e, anche se magari non ci abitano più, mantengono i contatti

140

soprattutto con la piazza e il nucleo attorno ai quali, a flussi successivi, si sono sviluppate nel tempo le zone abitative sia verso la Maggia che verso Ponte Brolla. In un certo senso si convive con due realtà, quella originaria, molto radicata, e quella legata alla città e quindi al nostro tempo». In effetti Solduno, oltre a patriziato e Parrocchia, ha le sue scuole materne ed elementari, ha mantenuto alcuni negozi («ma tanti hanno chiuso, non c’è più quel bel fervore locale di un tempo, anche se capisco che oggi le cose vanno così», chiosa Ughetto Roggero), posta e banca Raiffeisen. «Ha i caratteri di un villaggio, ma in effetti crescendo si è saldato con la città alla quale è perfettamente integrato. E’ ben servito da mezzi pubblici e dalla Centovallina, il nucleo storico è tutelato dal Piano particolareggiato della Città vecchia, gestito dalla stessa Commissione» indica ancora Diego Erba. Eppure ha mantenuto una sua specifica composizione socio-culturale, paesaggistica ed umana,

basata sul ceto impiegatizio, su una popolazione nettamente di lingua italiana, assumendo i caratteri di un quartiere residenziale dal quale, in pochi minuti, in bicicletta si raggiunge il centro e si fa ritorno. Ha il suo fiume, le passeggiate, la spiaggia d’estate, insomma anche un risvolto turistico che fa il paio con la montagna che sale verso Brè.


2006 Una visibile espansione edilizia ed abitativa negli ultimi decenni

Quando l’accoglienza è di casa: la doppia vocazione all’ospitalità

B

rè è appunto la montagna di Solduno, magnifico paesaggio, un bel villaggio con la sua chiesetta, splendida vista sul lago. «L’ideale per rilassarsi e trovare tranquillità – spiega Ughetto Roggero che infatti praticamente ci vive – ad una quota ideale, verso i mille metri: in montagna ma a pochi minuti dalla città». Roggero riassume in sé qualcosa di questa doppia vocazione – villaggio e città – di Solduno. Ha fatto parte della mitica squadra del FC Locarno, protagonista in DNA, che il lunedì di Pasqua del ’51 s’è giocata la finale di Coppa nella capitale con lo Chaux-de-Fonds. «Bella partita, abbiamo perso 3-2, ma Locarno in un certo senso ha vinto. Sono venuti a Berna migliaia di nostri tifosi, si distribuivano per strada camelie, magnolie, allegria e simpatia, ci siamo fatto una magnifica pubblicità». La sua locarnesità ha fatto in modo che non giocasse in nessun’altra squadra. «Solo FC Locarno, dai pulcini a 34 anni, quando ho smesso». Poi è venuto a Solduno, che a sua

volta vanta una autonoma e ricca tradizione sportiva, come riassume Alberto Regazzi. «Con il calcio è arrivato in prima divisione e si ricordano ancora i derby col Locarno, nel frattempo sceso di qualche gradino. Poi c’era la pallacanestro che si è fatta onore nella massima divisione». Per dire che Solduno, per quanto già Locarno, continuava e continua con una sua tradizione sportiva ed associativa, anche se da villaggio è diventato un grande e popoloso quartiere. Però ha ancora il suo patriziato, che per le terre di Colmanicchio collabora da qualche centinaio d’anni con la Corporazione Borghese di Locarno, a conferma che non è mai mancato lo sguardo verso la città. «Abbiamo trasformato le liti in un accordo che continua tuttora», indica Regazzi ricordando la Casa patriziale con i due appartamenti affittati, i boschi, le opere di sistemazione, il restauro del vecchio torchio dove proprio in questi giorni si alambicca, con grandi foto

141

IL PROGRAMMA

09.00 10.00 12.00 13.30 14.30 16.00 17.30

Giovedì 7 dicembre Arrivo di mons. Vescovo Accoglienza da parte del Parroco e del Consiglio parrocchiale Visita ai malati a domicilio Pranzo con il Consiglio parrocchiale Visita alla Comunità Diamante Incontro con il Patriziato Visita alla scuola elementare di Solduno Al termine partenza di mons. Vescovo Santa Messa celebrata dal Parroco

14.30 14.45 16.15

Venerdì 8 dicembre Preghiera di suffragio per tutti i defunti in cimitero Santa Messa parrocchiale Santa Messa con la celebrazione del sacramento della Cresima Segue l’incontro con la popolazione in oratorio

Gli incontri con l’Autorità municipale 15 dicembre con i giovani famiglie e i bambini 17 dicembre contemporaneamente per le Parrocchie di Solduno e di Locarno.

IL PROGRAMMA del Solduno di una volta sulle pareti. Ad un tempo non lontano appartiene anche la pre-


2006

senza a Solduno di Jean Arp, uno dei maggiori artisti del Novecento, la cui opera è ben presente nelle Collezioni di Locarno. Da 28 anni a Solduno è attivo il Laboratorio protetto della Fondazione Diamante; nei pressi sorge un foyer, ossia un’abitazione protetta per handicappati adulti; poco lontano Cabla, il laboratorio di montaggi industriali; una vera e propria struttura articolata per le persone adulte con handicap. «In questi giorni e ancora oggi – spiega il responsabile della Fondazione Diamante per il Locarnese, Roberto Trosi – abbiamo le giornate delle Porte aperte, un’occasione in più per aprirci alla popolazione, per ribadire quei collegamenti che sono necessari alle strutture e alle nostre decine di ospiti». Anche questo è un contributo che Solduno dà

a tutta la collettività del Locarnese, a conferma, come sostiene il municipale Diego Erba, «della perfetta integrazione nella città e nella regione, e nella capacità di Solduno di fornire un apporto originale. Questo apporto è sintomo di una comunità sana, aperta e di gente fondamentalmente animata da buoni sentimenti», spiega il parroco don Bruno Martignoni.

142


2006 Un edificio costruito grazie al contributo e ai sacrifici dei fedeli

La storia cresciuta attorno alle chiese di San Giovanni Battista a storia religiosa di Solduno si riassume oggi nella chiesa parrocchiale consacrata a fine ’700 e nella chiesa primitiva di cui rimangono il presbiterio e la base su cui è stato riedificato il campanile, mentre è stata abbattuta la navata al momento della nuova costruzione. Entrambe sono dedicate a San Giovanni Battista. La prima chiesa è documentata dal Trecento, e probabilmente è sorta su una precedente cappella; oggi funge da camera mortuaria, vi viene celebrata regolarmente la Messa, mantiene ricche decorazioni, dipinti, affreschi con scene della vita di San Giovanni Battista ben evidenziati dal restauro con il completo risanamento della struttura, concluso due anni fa e inaugurato alla presenza del Vescovo. L’attuale parrocchiale, la chiesa settecentesca è una splendida costruzione tardobarocca dall’interno monumentale, corredata anche di opere d’arte precedenti la sua costruzione: dall’organo risalente ai primi del ’700 alla grande tela di Baldassarre Orelli raffigurante la Madonna al centro di Santi, dalla statua lignea di San Giovanni al fonte battesimale proveniente dalla chiesa primitiva, con il ciborio seicentesco

di legno scolpito. La costruzione della nuova, più ampia chiesa, come sempre in questi casi, fu il risultato di un impegno corale di tutta la comunità. «L’intera popolazione soldunese – ha annotato Anna Malè – contribuì alla realizzazione del grandioso progetto. Centocinquanta persone (ndr: allora Solduno contava circa 300 abitanti) si offrirono subito e, negli anni successivi, altre ancora per il trasporto del materiale occorrente». Negli anni ’90 si è proceduto ad un completo restauro, che ha ridato alla chiesa tutto il suo splendore. Il parroco don Bruno Martignoni è anche cappellano della clinica Santa Croce ad Orselina e insegna nelle scuole. Rileva come l’attività parrocchiale – che si avvale anche del fondamentale aiuto di suor Elena, della comunità delle Piccole figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, residente nella Casa dei canonici annessa alla “chiesa nuova” di Locarno – si muova fondamentalmente in due direzioni: da una parte la collaborazione dei laici sia nei vari momenti dell’attenzione verso gli anziani, nella catechesi ed anche della gestione del Centro parrocchiale, il vero motore delle attività della Parrocchia,

143

punto d’incontro anche per gli scout; dall’altra, la crescente operatività con la Parrocchia di Locarno, tanto nelle iniziative rivolte verso i giovani e il gruppo famiglie, quanto nell’organizzazione di momenti comuni. Non a caso nel corso delle tre tappe della Visita pastorale a Locarno, partendo appunto da questa di Solduno, diversi incontri del Vescovo sono previsti contemporaneamente per le due Parrocchie: il 15 dicembre con il Municipio e i giovani, il 17 con le giovani famiglie e i bambini. Anche il parroco spiega che il carattere molto unito e solidale della comunità si manifesta nell’accoglienza e nell’integrazione verso i nuovi arrivati, in particolare nel quartiere a sud verso la Maggia, e nel mantenimento delle feste religiose; tanto quella in giugno del patrono San Giovanni Battista, quanto al Corpus Domini che alla festa della Madonna della Misericordia si tengono partecipate processioni. Tiene a sottolineare, nella collaborazione dei laici, quella del Consiglio parrocchiale presieduto da Ilario Galli, e di molte persone attente alla storia, alla specificità di Solduno e alla sua ricca socialità.


2006 LOCARNESE LOCARNO (SACRA FAMIGLIA) 9 - 10 DICEMBRE Saleggi una zona dove abita la metà della popolazione cittadina

La Locarno multiculturale dei “quartieri nuovi” «Hanno esteso nel Novecento la cittadina storica, accompagnati ed a volte preceduti dalle strutture scolastiche, sportive e ricreative» racconta la vicesindaco Tiziana Zaninelli. La dimensione urbanistica e sociale perfezionata dalla nascita del funzionale complesso della Sacra Famiglia. e si guarda Locarno dall’alto risulta interessante il confronto tra la parte “vecchia”, disposta su un ampio terrazzo contro la collina, e la parte nuova, costruita dopo l’arginatura della Maggia su quello che era il vasto delta del fiume. Qui all’inizio del ’900 ha iniziato a svilupparsi il quartiere nuovo, cancellando con la crescita urbanistica tanto quel che c’era di agricoltura quanto l’aspetto di abbandono di quelle terre. E’ stata creata la rete di collegamenti a scacchiera attorno alla fontana Pedrazzini, con una zona residenziale caratterizzata da un pizzico di belle époque, ville e giardini, con ai bordi una fascia artigianale e le prime fabbrichette. Nel secondo dopoguerra e con particolare efficacia negli ultimi trent’anni, ha conosciuto un notevole sviluppo la zona ancora più verso il lago, dei Saleggi e della Morettina. Tra il quartiere nuovo e il fiume Maggia si è configurata un’urbanizzazione più tumultuosa e intensa, accompagnata se non addirittura preceduta – come indica la vice-sindaco prof. Tiziana Zaninelli – da un’ampia rete di servizi scolastici, scuole materne, elementari, medie e professionali fino al Liceo della Morettina, dal palazzetto Fevi (spettacoli, mostre, disponibilità di posteggi), dalla centrale di depurazione, da strutture come l’azienda del gas e il macello, adesso in attesa di nuove destinazioni. Unitamente alla saldatura urbanistica verso Solduno attraverso la zona Campagna, favorita dalla costruzione del ponte sulla Maggia, questo sviluppo costituisce il principale apporto urbanistico del Novecento alla storia di Locarno. L’asse residenziale si è progressivamente spostato: «Le case a carattere plurifamiliare e in parec-

chi casi a pigione sussidiata hanno fatti sì che la zona diventasse il quartiere più popoloso della città e anche quello più multietnico». E il futuro batte alle porte, visto che sul tappeto c’è «uno dei

grandi progetti della città e della regione, ossia il nuovo centro balneare, i cui lavori dovrebbero iniziare l’anno prossimo ridando finalmente a locarnesi e turisti, dagli sportivi al relax, piscine e strutture moderne». I nuovi quartieri sorti nella prima e seconda parte del Novecento, con la zona verso la Maggia ancora in forte sviluppo, hanno esteso la Locarno storica, quella con la riva del lago al castello Visconteo e ai portici di quella che sarebbe diventata la splendida piazza Grande, su questa parte di territorio. «Era una zona paludosa, di brughiera e un po’ di campagna – spiega Gian Franco Perazzi, 42 anni di politica tra Consiglio comunale e Municipio – di agricoltura ne è rimasta poca, anche se dall’altra parte della Maggia, ancora territorio di Locarno, si coltiva il riso». In questa Locarno a meridione della piazza abita oggi una buona metà dei

144

15.000 abitanti della città; la crescita infatti è continuata in forma diffusa, a macchia d’olio fino a che… «Finché la Parrocchia ha costruito il centro e la chiesa della Sacra Famiglia. Un’opera epocale, che ha dato un riferimento urbanistico, sociale e religioso ai quartieri nuovi, una chiesa, una sede per le attività parrocchiali e sociali, una piazza». Il complesso della Sacra Famiglia è stato voluto dall’allora arciprete don Ernesto Storelli, sostituendo il prefabbricato in legno utilizzato per qualche decennio. Costituisce un risultato non da poco visto che a Locarno non si costruiva una chiesa da 350 anni; non a caso quella del 1636 in città vecchia si chiama ancora “chiesa nuova”. Nel settembre 1992 il Vescovo Ernesto Togni, delegato del Vescovo Eugenio Corecco, consacra la chiesa e inaugura il Centro parrocchiale. L’evento ha cambiato la configurazione della città, contribuendo in misura decisiva a dare dignità di quartiere ad un’espansione molto forte che, proprio attorno a chiesa e centro, ha

trovato un suo radicamento anche nel territorio. «Alla consacrazione della chiesa – ricorda ancora Perazzi – avevamo esposto le bandiere di 14 etnie rappresentate nella zona». Il parroco, don John Thaddeus Alabastro, origine filippina, alla Messa di mezzanotte dell’ultimo Natale ha rivolto all’assemblea un saluto in 13 lingue, ma le cittadinanze rappresentate sono molte di più, superano la settantina. «Oltre ad essere il quartiere più popoloso della città è anche il più multetnico in una Locarno dove il 35% della popolazione è straniera», indica ancora Tiziana Zaninelli.


2006 Un progetto epocale che è stato realizzato nei primi anni Novanta

Sacra Famiglia: presenza nel territorio e punto di riferimento per la gente quartieri nuovi come i monti della Trinità fanno parte della Parrocchia della Collegiata di Sant’Antonio. L’arciprete don Carmelo Andreatta mette l’accento sul principio della collaborazione, «da una parte preziosa in sé, dall’altra imposta dai tempi e dalle necessità». E’ in atto tra Parrocchie, principalmente con Solduno, organizzando in comune alcuni momenti della pastorale, e a maggior ragione all’interno della Parrocchia di cui la Sacra Famiglia costituisce un elemento fondamentale, «dividendoci i compiti pastorali e cercando di porli in atto con modalità adatte ai tempi: in particolare la collaborazione con i laici nella catechesi e nelle varie attività parrocchiali, dai giovani agli anziani. L’incontro del Vescovo con tutti i parrocchiani, i gruppi, i movimenti e le associazioni e il ritrovarsi insieme domenica alla Messa alla Sacra Famiglia costituiscono momenti privilegiati ai quali abbiamo voluto invitare tutta la popolazione e non solo quella dei quartieri nuovi». Creato 14 anni fa il complesso della Sacra Famiglia è «una presenza positiva, di servizio e accoglienza nella città». L’arch. Guido Tallone, il progettista, ne sottolinea gli elementi distintivi, che ruotano attorno al suo valore simbolico, perché «la costruzione di una chiesa è un atto simbolico globale e al tempo stesso un segno importante nella struttura della città. L’intervento fisico sul territorio – spiega – ha determinato un movimento dinamico tra le abitazioni e il sagrato, diventato una zona-ponte tra la città e la chiesa, un punto d’incontro del quartiere, la nuova piazza che prima non c’era». In questa prospettiva si inseriscono la forma quadrata del centro (riferita al territorio e alla temporali-

tà), sviluppata attorno ad un cortile che ricorda i chiostri conventuali, e quella circolare della chiesa (il cielo, la dimensione spirituale); si distendono sul sagrato, si allungano, simbolicamente aprono le braccia alla gente. Questi aspetti, uniti alla sua funzionalità, fanno della Sacra Famiglia una realizzazione importante e utile per l’intera comunità, anche nella sua funzione di trasmettere «un senso di accoglienza ben sottolineato dalla struttura, compreso il colonnato». Fra’ Roberto ha dato un contributo significativo sul piano artistico, tanto con il grande dipinto ad olio («Cristo risorto, che si dispone ad accogliere e quasi ad avvolgere l’intera assemblea»), quanto con le sei piccole vetrate e con lo squarcio che circonda il cubo della bussola d’ingresso. Il vicario don John Alabastro, coadiuvato dalle quattro suore di Santa Maria di Leuca, è al centro delle tante attività parrocchiali, vicariali (incontri del clero, corsi di formazione) e di pubblica utilità, non limitate a questa zona: catechesi, incontri, anziani, socializzazione, lavoro (in questi giorni c’è una bancarella), dimensione religiosa e ricreativa... Ogni giorno un’attività, dai chierichetti alla scuola di aramaico (a conferma della multietnicità), con una particolare apertura verso i ragazzi e i giovani della zona e l’impegno a porsi come una rete di accoglienza, solidarietà e servizio in un tessuto urbano e sociale oggettivamente frammentato. Molti i momenti di coesione, dalla festa della Sacra Famiglia alla prima di settembre a quella dell’amicizia con Messa all’aperto; «segnano i momenti di ripresa dell’attività, del ritrovarsi all’inizio della scuola». In vista del Natale si stanno preparando diversi presepi, uno com-

145

IL PROGRAMMA

11.00 14.00 17.00 18.30

Sabato 9 dicembre Suono a distesa delle campane della Città per l’inizio della visita pastorale Incontro con il Consiglio parrocchiale Visita agli ospiti e al personale della Casa San Carlo Centro Sacra Famiglia: incontro con tutti i parrocchiani, i Gruppi, i Movimenti e le Associazioni attivi in Parrocchia Santa Messa nella chiesa della SS. Trinità di Locarno Monti e incontro con la Corporazione dei Borghesi

10.00 11.30 12.15 14.00 14.45 17.30

Domenica 10 dicembre Chiesa Sacra Famiglia: Santa Messa Aperitivo sul sagrato con la partecipazione straordinaria della Musica cittadina Pranzo con i Sacerdoti della Parrocchia e con le Suore delle tre famiglie religiose operanti nella comunità Centro Sant’Antonio: incontro con la Comunità "Fede e Luce" Parrocchia San Francesco: Santa Messa - Incontro con il Consiglio parrocchiale - Incontro con la comunità di lingua tedesca Chiesa Sacra Famiglia: Lode Vespertina e conclusione della visita al Quartiere Nuovo

IL PROGRAMMA pletamente in carta; all’Epifania arriveranno i Re magi a cavallo. Da poche settimane la chiesa è stata dotata di un organo, donato da una scuola di Zugo. Le suore di Santa Maria di Leuca presenti alla Sacra Famiglia, Casa madre a Roma, sono attive in altre parti del Ticino soprattutto in Case anziani e asili nido. In Parrocchia è preziosa la presenza delle suore Loretane all’oratorio di Sant’Antonio; provengono dalla Polonia, sono dedite ad attività assistenziali e infermieristiche. Le piccole figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, Casa madre a Parma, hanno terminato il loro servizio alla Clinica Santa Chiara, risiedono nella Casa dei canonici in via Cittadella affiancando l’opera dei sacerdoti nelle attività parrocchiali. «Sono una presenza positiva, di servizio e di accoglienza», indica con riconoscenza l’arciprete.


2006

Conclusa la visita a Solduno, iniziata l’intensa tappa di Locarno E finalmente, dopo l’intenso pel- ed i piccoli), inseriti nel programma di Lo- luto mons. Grampa ha sottolineato la posilegrinaggio nel Vicariato (dal Gambarogno, alle valli, al piano) l’itinerario della visita è giunto a Locarno, avvolta in una suggestiva cornice natalizia dipinta dai suoi simpatici mercatini. Con il prologo però e una buona partecipazione nella Parrocchia di Solduno, affidata a don Bruno Martignoni. In questa comunità mons. Grampa ha dialogato con gruppi e collaboratori parrocchiali nella serata di mercoledì 6 dicembre, mentre giovedì ha incontrato il Consiglio parrocchiale e il Patriziato; ha visitato la Fondazione Diamante; ha portato una parola di fiducia e speranza a persone anziane o malate; si è intrattenuto con i ragazzi delle Elementari. La visita è quindi proseguita nel pomeriggio dell’Immacolata, con la celebrazione di due Sante Messe e della Cresima. Particolarmente significativo l’incontro con il Patriziato, che ha evidenziato la volontà di questa comunità di sottolineare e salvaguardare identità, storia e tradizioni proprie, pur facendo parte del Comune di Locarno. La visita a Solduno verrà completata da alcuni incontri (con il Municipio, con adolescenti e giovani, con le giovani famiglie

carno ed estesi pure a questa confinante comunità parrocchiale. Campane a festa nella tarda mattinata di sabato e aria di attesa sul sagrato della Collegiata di Sant’Antonio per salutare il Vescovo, accolto dall’arciprete don Carmelo Andreatta, dai sacerdoti suoi collaboratori (don Valerio Lazzeri, don John Thaddeus Alabastro, don Christian Buga), dal Consiglio parrocchiale con il suo presidente Gian Franco Perazzi, dalle Suore attive nella comunità. Un saluto cordiale e familiare, seguito da un breve e intenso momento di preghiera, per sottolineare subito il significato essenziale della visita: incontro, ascolto, riflessione, invito, dono di grazia. Una visita, questa di Locarno, strutturata in due tappe. La prima (sabato e ieri) ha visto un preliminare scambio con il Consiglio parrocchiale, la sosta nella Casa San Carlo (dove è cappellano don Severino Conti), l’incontro (molto ben partecipato) con la popolazione, i gruppi, le associazioni e i movimenti presso il Centro Sacra Famiglia, la celebrazione dell’Eucaristia nella chiesa della Trinità a Locarno-Monti e lo scambio con la comunità dei Borghesi. Nel suo sa-

146

tiva coincidenza di celebrare la prima Santa Messa della visita in una chiesa dedicata alla Trinità (mistero centrale della fede cristiana) e appartenente alla comunità dei Borghesi, chiamati a salvaguardare una identità e una storia, profondamente ancorate alle radici e alla tradizione cristiane. Nella giornata di ieri, dopo la Santa Messa nella chiesa della Sacra Famiglia (vivace, serena, ben partecipata, con una positiva presenza di ragazzi e giovani), il Vescovo ha incontrato il gruppo “Fede e Luce” e successivamente ha visitato la Parrocchia di lingua tedesca, celebrando l’Eucaristia nella chiesa di San Francesco. Due giorni intensi e positivi, come lo saranno anche i tre (venerdì, sabato e domenica prossimi) della seconda tappa locarnese; come intensa del resto è stata finora la stessa visita pastorale. Questo pellegrinaggio del nostro Vescovo è partito il 15 ottobre 2004 da Airolo e finora mons. Grampa ha visitato 144 Parrocchie: quelle del Sopraceneri. Gli rimangono per i prossimi due anni (2007 e 2008) le 112 del Sottoceneri.


2006 Attraverso la buona rappresentanza politica dei quartieri e il forte associazionismo

L’integrazione nella “città della pace” ocarno “città della pace”, per la storica conferenza tenutasi nel 1925, è un polo culturale e turistico internazionale, con la punta di diamante del Festival del film, ma ha saputo sviluppare anche la sua vocazione residenziale. Oggi, soprattutto in questi quartieri, riunisce una popolazione dinamica e giovane, che caratterizza notevolmente la Locarno del nuovo millennio. C’è molto verde con il bosco Isolino e il Parco

qualificato spetta al San Carlo, la Casa per anziani medicalizzata del Comune, sulla strada per Solduno, quindi proprio in quel raccordo tra città e periferia da cui, verso il lago, si sono sviluppati i nuovi quartieri. È una delle maggiori strutture in assoluto in questo settore, si compone di due stabili tra loro collegati e circondati da parco. Diretta da Rosa Patelli, ha 121 posti letto, in entrambe le costruzioni, debitamente ristrutturate

Robinson, ora in ristrutturazione e vi si concentrano anche gli impianti sportivi, dallo stadio a vari campi e palestre. Marco Pellegrini, municipale, pone l’accento su «una socialità intensa, da quartiere popolare, ma ben gestita e con un grado di integrazione molto alto, grazie principalmente a due fattori: la buona rappresentanza politica di questi quartieri, il forte associazionismo, le attività collettive e le possibilità di incontro: una dimensione complessiva per la quale la Sacra Famiglia costituisce un riferimento essenziale, determinante». Nell’ambito della socialità un ruolo storico e

e completate negli ultimi decenni, vi sono spazi riservati a pazienti con il morbo di Alzheimer, favorisce una serie di attività ricreative per gli ospiti mantenendosi aperta sulla città, come conferma la presenza di una cappella. In questa tappa della Visita pastorale il Vescovo sarà presente anche nel quartiere collinare della Trinità ai Monti (il nome esatto è «della Santissima Trinità», precisa Perazzi), con la chiesa appunto della Santissima Trinità e l’incontro con la storica Corporazione dei Borghesi, costituita ai primi del Duecento «per meglio tutelare gli interessi delle famiglie

147

degli artigiani e dei commercianti». A quell’epoca la Pieve di Locarno era legata ai Vescovi di Como, passò poi sotto il dominio milanese dei Visconti e degli Sforza, che costruirono il castello, poi in gran parte distrutto dagli svizzeri nel 1531. Oggi i “Borghesi” riuniscono 245 fuochi appartenenti ad undici casate. Il quartiere è residenziale, in posizione panoramica, attraversato da numerosi sentieri e riunito attorno alla bella chiesa del primo seicento, verso la quale la devozione degli abitanti e delle “Corporazioni delle arti e dei mestieri” si è manifestata con donazioni di quadri, in particolare del pittore locarnese Antonio Baldassarre Orelli. E

con una cura continua, come confermano le opere di consolidamento e restauro effettuate negli ultimi quindici anni. Eros Nessi precisa che la chiesa dei Monti è stata oggetto di sei visite pastorali, la prima nel 1703, l’ultima nel novembre 1891 da parte di mons. Vincenzo Molo, amministratore apostolico del Ticino.


2006 LOCARNESE LOCARNO (COLLEGIATA) 15 - 16 - 17 DICEMBRE La città sul Verbano punta ad un surplus di iniziative

La fierezza di aver in mano il corso della propria storia «È la città del Ticino più conosciuta al mondo e tra le località svizzere con le manifestazioni culturali di maggior richiamo» afferma il sindaco Carla Speziali. Intanto si guarda con fiducia alla “Nuova Locarno”, un agglomerato da Brissago a Cugnasco.

T

ra cantieri e progetti, Locarno si presenta come città viva, attiva: si espande, costruisce, fa parlare di sé. Appare come sospesa tra un passato illustre, che ha conosciuto momenti di egemonia (verso il Mille era la più importante città del Verbano) e prosperità, e un futuro che si va delineando proprio in questi anni. In piazza Grande dicono che sta riprendendo fiducia nei propri mezzi. Lo conferma, decisa, il sindaco avv. Carla Speziali: «È quella che io definisco la fierezza di essere locarnesi. Per troppo tempo abbiamo vissuto in disparte, con un senso d’imbarazzo di fronte agli altri centri. Ma Locarno è la città ticinese più conosciuta al mondo (lo dicono i promotori turistici chiamandola ’Nice Place’) e tra le dieci città svizzere che organizzano le manifestazioni culturali ed artistiche di maggior richiamo». E’ un buon punto di partenza, anche se la fierezza probabilmente da sola non basta come rimedio alla debolezza economica stigmatizzata da Claudio Suter, presidente della Regione Locarnese e Valli. «La città offre ancora moltissimi posti di lavoro, ma molti redditi alti conseguiti con l’attività a Locarno vengono di fatto trasferiti al domicilio privato negli altri Comuni dell’agglomerato». Suter valorizza il ruolo fondamentale di Locarno per l’agglomerato e la Vallemaggia, i valori climatici, paesaggistici, storici – «è il portale di un territorio meraviglioso» – ma pone anche una questione di attrattività, di leadership. «Locarno – precisa il sindaco – è e rimane il polo dell’agglomerato. Risente a livello finanziario dei forti investimenti attuati nel corso dei decenni a favore dell’intera regione e, nonostante la neces-

sità del rigore finanziario, sa essere progettuale anche favorendo l’iniziativa privata, per essere motore di sviluppo per la regione». In effetti sono parecchi i progetti sul tappeto: rifacimento della piazza, Palacinema, Museo del territorio, Rivellino... «Molti sono stati realizzati, pensiamo al consolidamento del ruolo centrale di piazza Grande per manifestazioni di grande richiamo. Altri cantieri sono aperti o in fase avanzata di progettazione, come il centro balneare regionale, l’autosilo, l’urbanizzazione della zona industriale sul Piano di Magadino. In concreto vanno avanti la procedura per il Palacinema, di acquisizione e valorizzazione del Rivellino, la programmazione del Museo del territorio». E mentre affronta i propri problemi storici («la pedonalizzazione di

148

piazza Grande è irreversibile, occorre avere il coraggio di liberare il nostro salotto dalle auto, che lo riducono a parcheggio»), alza lo sguardo sull’agglomerato, sulla proposta cantonale di aggregazione. «Non vogliamo la Grande Locarno, bensì la Nuova Locarno. Vogliamo dare una struttura istituzionale a ciò che già esiste sul territorio formando un’entità coerente. La soluzione migliore è il nuovo Comune che corrisponda all’agglomerato indicato dalla Confederazione, ossia da Brissago a Cugnasco: solo così potremo davvero riacquistare il peso contrattuale necessario nei confronti del Cantone per favorire lo sviluppo della regione». Il presidente della Regione concorda sul principio: «L’aggregazione nella Nuova Locarno è decisiva per il futuro della regione: se la locomotiva frena, frenano anche i vagoni». Intanto pone l’accento sul bisogno di concretezza, «si inizi da qualche parte, il tassello del Centro balneare è maturo, quando si è inaugurata la grande rotonda si è parlato della necessità di farla vivere, di riempire quel vuoto…». Il sindaco valorizza gli elementi positivi: «la zona industriale è in espansione, arrivano nuove aziende. E nonostante la crisi alberghiera ha ripreso forza il turismo».


2006 L’auspicio di una nuova sensibilità verso il bene pubblico

«Ritrovare l’amore per la città là dove prevale l’interesse privato»

P

artendo dalle difficoltà economiche Armando Dadò amplia il discorso. A Locarno l’editore lavora da decenni con la sua azienda, la tipografia Stazione; conosce bene la città. «Le difficoltà finanziarie sono reali e aggravate dalla non esemplare vicenda Kursaal, fino a non molto tempo fa un bel supporto economico alle iniziative pubbliche». Scuote il capo citando altri aspetti, come «il degrado urbanistico denunciato da alcuni architetti: costruzioni a carattere speculativo, faccende come quell’aggiunta in cemento sul tetto di un edificio a pochi metri dal Municipio, anche il Palacinema è una cosa strana già nell’ubicazione e per come è stato presentato». Invece occorre trovare una soluzione per il Grand Hotel, «che è sì a Muralto, ma è un valore storico che deve rimanere attivo e conservato nella sua veste esterna». La sostanziale inattività di Casa Rusca, che «era un punto di riferimento per la cultura figurativa e non ha più nemmeno un direttore» fa ancor più rimpiangere un certo mondo culturale, che oggi si fatica a trovare. «C’erano autentici uomini di cultura, Piero e Giovanni Bianconi, Vincenzo Snider, Giovanni Bonalumi, Don Robertini… c’era un mondo culturale che dava vita alla

città. L’Hotel Reber era un punto di riferimento per i locarnesi e così il ristorante di Elda Marazzi. C’è il festival ma come fatto a sé stante: 10 giorni molto interessanti dal punto di vista economico e turistico, occasione di incontri, ma dal profilo culturale lascia poco o nulla…». Per Dadò, Locarno può riprendere solo ritrovando l’amore per la città, là dove oggi prevale l’interesse personale. «Oggi il bene comune è un po’ messo da parte, domina l’individualismo. Non mancano aspetti positivi anche sul piano culturale, teatro e concerti; c’è un artigianato diffuso, negozi, commerci, piccoli imprenditori che pur tra le difficoltà creano e danno lavoro». Massimo Lafranchi, presidente della Pro Città Vecchia, pone l’accento sulla vitalità del quartiere storico: oltre 130 tra commerci e negozi, manifestazioni, mercati e mercatini, la volontà di profilare meglio questa realtà, essenzialmente con due iniziative: «la creazione della zona-incontro che favorisca i pedoni, limitando le auto a 20 km l’ora; una segnaletica più puntuale ed efficace anche nei confronti dei monumenti storici, in grado di far capire che a monte della piazza esiste una realtà commerciale, artigianale, artistica e sociale di notevole, interesse».

149

09.00 10.00 11.15 14.00 16.15 18.00 20.30 09.00 10.00 16.00 17.30 20.30 10.00 14.00 15.30 17.30

IL PROGRAMMA Venerdì 15 dicembre Scuole elementari Locarno Monti: incontro con gli allievi e i docenti Visita alla scuola Villa Erica Visita all’Istituto Sant’Eugenio Santa Messa Visita all’Ospedale "La Carità" Centro Sacra Famiglia: incontro con gli allievi e i docenti delle Scuole elementari dei Saleggi Incontro con l’Autorità cittadina Centro Sant’Antonio: incontro con i ragazzi del dopo-Cresima e con i gruppi giovanili di Locarno e Solduno Sabato 16 dicembre Cimitero di Locarno: momento di raccoglimento e di preghiera Visita agli ammalati e agli anziani a domicilio Visita ai Servizi di Pronto Intervento della Città Visita alla Clinica Santa Chiara Santa Messa in Collegiata Aperitivo e incontro con la popolazione sul sagrato Chiesa Sacra Famiglia: veglia di Avvento con i giovani della Diocesi Domenica 17 dicembre In Collegiata: Santa Messa e celebrazione della Cresima Visita alla Comunità delle Monache Agostiniane del Monastero Santa Caterina Centro Sant’Antonio: incontro con le famiglie delle Parrocchie di Locarno e Solduno In Collegiata: Lode Vespertina di ringraziamento a conclusione della visita pastorale

IL PROGRAMMA


2006 Il presidente della Società commercianti, industriali e artigiani (SCIA) Ivo Vuthier stigmatizza l’assenza di un vero collegamento viario («il Locarnese è tagliato fuori»), concausa della fragilità del tessuto industriale della regione, e paventa il pericolo dell’eccesso di frammentazione. «L’aggregazione darebbe al nuovo Comune maggior capacità di supporto alle iniziative imprenditoriali». Auspica orari più aperti per il commercio, perché «il Locarnese ha una vocazione turistica, quindi ricreativa e di svago per la quale lo shopping è essenziale. Dal Cantone ci aspettiamo maggior attenzione verso le esigenze di questa zona, adeguando le normative alle peculiarità locali e alle ragioni del mercato». Un fiore all’occhiello sono quelle che il sindaco Speziali chiama giustamente «le infrastrutture presenti sul territorio cittadino che costituiscono un vantaggio per i suoi abitanti e un valore da considerare». Ne cito due. L’Ospedale regionale La Carità dispone di 161 posti-letto, conta poco meno di 400 dipendenti, oltre 7.000 ricoveri l’anno, è dotato di moderne infrastrutture e di una tecnologia medica d’avanguardia, assicura l’assistenza ospedaliera di base e una serie di servizi specialistici di dimensione regionale e cantonale. La Clinica Santa Chiara costituisce un esempio interessante anche sul piano imprenditoriale, essendo stata rilevata da un gruppo di medici della regione, con alla testa il dott. Augusto Pedrazzini. Nata nel 1943 come Casa di cura e maternità, si è sviluppata in diversi campi della medicina e chirurgia: oncologia, ginecologia, ostetricia e maternità, un servizio di emergenza e di cure continue per i casi acuti che richiedono una sorveglianza e un monitoraggio continui, in funzione 24 ore su 24; si pone insomma come un importante complemento alle prestazioni sanitarie dell’Ospedale.

Conclusa la visita del Locarnese e dell’intero Sopraceneri Seconda tappa a Locarno e conclusione della visita pastorale nel Locarnese e nell’intero Sopraceneri. 144 Parrocchie visitate dal Vescovo in due anni e due mesi: ottobre 2004 – dicembre 2006. Un autentico e generoso pellegrinaggio. Da venerdì mattina a domenica è stato un susseguirsi di impegni e di incontri in un itinerario particolarmente intenso. Mons. Grampa ha incontrato i bambini delle elementari (numerosi, entusiasti, attivi) e gli adolescenti (attenti e interessati). E’ stato ricevuto dall’Autorità comunale in un clima cordiale, costruttivo, da autentico dialogo; ha portato una parola di conforto e fiducia ad anziani e malati a domicilio; si è fermato presso i Servizi di Pronto Intervento della Città. Ha visitato l’Ospedale La Carità e la Clinica Santa Chiara (rispettivamente affidati per l’assistenza spirituale a don Se-

verino Conti e don Reinaldo Escobar), trasmettendo un messaggio ricco di affetto. Ha pregato con le monache del Monastero Santa Caterina e si è intrattenuto con il gruppo famiglie di Locarno e Solduno. E poi la sosta di preghiera in cimitero, le due Sante Messe in Collegiata (domenica mattina con il conferimento del sacramento della Cresima a 43 adolescenti), infine i Vesperi a conclusione della visita. Sabato sera ha inoltre incontrato i giovani della diocesi nella chiesa della Sacra Famiglia per la tradizionale veglia di Avvento. Una visita intensa, ben preparata e ben partecipata. Il Vescovo ha più volte sottolineato, commentando i sette giorni trascorsi nella città del Verbano, (prima Solduno e poi Locarno), di aver incontrato delle realtà vive, che fanno guardare in avanti con fiducia e speranza.

Diverse le strutture cattoliche: dal Centro Sant’Antonio ai Monasteri e alle scuole di ispirazione cristiana

Una vivace realtà parrocchiale dalle profonde radici storiche «

i sente la mancanza della gioventù. Nella Parrocchia di Sant’Antonio la popolazione è piuttosto anziana, ma i giovani ci sono, semplicemente fatica la trasmissione della fede in famiglia», afferma l’arciprete don Carmelo Andreatta. Cita l’attività propulsiva del Centro parrocchiale Sant’Antonio. Vi fa capo un bel gruppo di collaboratori laici che si occupano «con molta generosità» di tener viva l’organizzazione sociale e parrocchiale con la catechesi, la vicinanza a chi è nel bisogno, l’animazione. Al Centro si succedono momenti specifici per bambini, ragazzi, giovani, anziani, il Teatro Scintille, il gruppo di Rinnovamento nello Spirito con un’attività volta alla crescita nella fede; è il

150

punto d’incontro per “Fede e Luce”, che qui si chiama “comunità arcobaleno”, un movimento ecclesiale fondato in Francia da Jean Vanier, al centro del quale sono i disabili, circondati dai genitori e da amici, soprattutto giovani; persone che condividono difficoltà e speranze con momenti di festa, di preghiera, di celebrazione liturgica. Sant’Antonio è il centro operativo della Parrocchia e della vita comunitaria dei sacerdoti. «Sono bei momenti, intensi e partecipati, quelli in cui ci riuniamo tutti per organizzare l’attività: arciprete, due vicari, un collaboratore parrocchiale, i cappellani dell’ospedale e di Santa Caterina, il parroco di Solduno». Tra le istituzioni ecclesiali un posto privilegiato spetta


2006 al Monastero di Santa Caterina delle Agostiniane di clausura, sorto nella prima metà del Seicento attorno all’omonima chiesa. Fino al 1950 ha ospitato scuola e pensionato, punti di riferimento per l’educazione delle ragazze in città, oggi è l'Istituto Schenardi. Le 11 suore sono dedite alla preghiera e al sacrificio, tutti i giorni vi si celebra la Messa aperta al pubblico. Altra scuola insigne è l’Istituto Sant’Eugenio delle Suore della Carità e della Santa Croce di Ingenbohl. Ha iniziato l’attività nel 1886 per volontà di mons. Lachat, primo Vescovo del Ticino. Dal 2002 la scuola elementare privata e la scuola elementare per bambini con disturbo del linguaggio (Centro oto-logopedico) sono gestite dall’Associazione Amici ed ex allievi del Sant’Eugenio, sulla via tracciata dalle suore con un’attenzione alla preparazione professionale e ai bisogni di ogni allievo, alla luce del motto della fondatrice Madre Scherer: «Scoprire quel grammo d’oro che è nascosto in ogni persona». Sempre dalle suore di Ingenbohl è stata fondata nel 1943 Villa Erica, diploma triennale di lingue

e commercio riconosciuto a livello nazionale e internazionale, corso preprofessionale linguistico dopo le Medie. Le suore sono tuttora 8, dedite alla gestione della scuola («che nei valori cristiani ed etici ha il suo valore aggiunto», indica la direttrice suor Sandra), all’insegnamento, alla vita religiosa. Nella cappella dedicata a “Maria, Colei che ha creduto”, l’attuale Vescovo per decenni ha celebrato ogni giorno la Messa. Sulla strada per Locarno Monti sorge il Carmelo San Giuseppe, un Monastero fondato cinquant’anni fa dal Vescovo Jelmini, prima sede a Palazzo Morettini. Le suore Carmelitane Scalze, eredi di un Ordine che ha origine poco dopo il Mille in Terrasanta, sono oggi una ventina e la loro attività, accanto alla vita religiosa, spazia dai ricami alla decorazione di pergamene, dalla confezione di paramenti e camici alle comuni faccende della casa e dell’orto. La collegiata di Sant’Antonio, di proprietà del Comune, «ha bisogno di restauri», presenta una lunga navata, notevoli affreschi illusionistici di G.A. Felice Orelli nella “cappella

151

dei morti” e numerose opere d’arte. In Città vecchia è splendida per le ricche decorazioni in stucco la “chiesa nuova” dedicata all’Assunta, autentico gioiello d’arte. All’interno del cimitero rimane il coro della chiesa di Santa Maria in Selva, caratterizzata da una caratteristica decorazione in ceramica verde inserita nell’intonaco, da molti e pregevoli affreschi opera di diversi pittori, alcuni datati 1401 attribuiti al “maestro di Santa Maria”; per la squisita eleganza della linea e per la luminosa trasparenza del colore sono considerati come il primo e migliore esempio dello stile denominato gotico internazionale in terra lombarda.



COLOPHON Articoli ripresi dal quotidiano Giornale del Popolo: Dalmazio Ambrosioni Commenti alle visite pastorali: Gianni Ballabio Impaginazione grafica: NSG C. Berta, Bellinzona-Locarno Fotografie a pagina 136, 137, 139, 145, 146, 147: Foto Garbani SA, Locarno Prestampa e stampa: TBL Tipografia Bassi, Locarno Rilegatura: Mosca SA, Lugano Carta: MunkenPure 1.1 150 gm² Invercote G 350 gm²

ISBN 9788896799048


Finito di stampare il 4 novembre 2011 Festa di San Carlo Borromeo






Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.