FestAmbiente Terra Felix Anno VIII - n.1, Giugno - Luglio 2011
2° Festival dell’Ambiente e del Buon Vivere della Regione Campania 9 - 10 -11 settembre, Casale di Teverolaccio - Succivo (CE)
domenica 12 e lunedì 13 giugno 4 SI al referendum abrogativo
la Vite & il Pioppo Periodico di ambiente, cultura e sviluppo locale del Centro Regionale per l’Educazione Ambientale e lo Sviluppo Sostenibile “La Vite & il Pioppo”
PINTE CAGAM MBIE
DI LE
TI Voglio bere
le anticipazioni del progetto di Legambiente sulla qualità di acqua da rubinetto del casertano
Foto: Salvatore Di Vilio
volontari cercasi
T.V.B.
di che acqua sei? STACCA LA COPERTINA CONTRO IL NUCLEARE
Mariachiara Gimmelli - Centro Studi Ilas Napoli per Spot School Award 2010
FestAmbiente Terra Felix Anno VIII - n.1, Giugno - Luglio 2011
2° Festival dell’Ambiente e del Buon Vivere della Regione Campania 9 - 10 -11 settembre, Casale di Teverolaccio - Succivo (CE)
domenica 12 e lunedì 13 giugno 4 SI al referendum abrogativo
la Vite & il Pioppo Periodico di ambiente, cultura e sviluppo locale del Centro Regionale per l’Educazione Ambientale e lo Sviluppo Sostenibile “La Vite & il Pioppo”
PINTE CAGAM MBIE
DI LE
Foto: Salvatore Di Vilio
volontari cercasi
di che acqua sei?
la Vite & il Pioppo Periodico di Ambiente, Cultura e Sviluppo Locale del Centro Regionale per l’Educazione Ambientale e lo Sviluppo Sostenibile “La Vite & il Pioppo”. Registrato al Tribunale di S. Maria Capua Vetere n.611 del 23/12/03 ISSN2039-9510 La Vite & il pioppo
DI CHE ACQUA SEI? Anno VIII - n.1, Giugno - Luglio 2011
Susy Pascale DIRETTORE RESPONSABILE Raffaele Lupoli CAPOREDATTORE Jolanda Capriglione, Maurizio Gubiotti, Ilaria Testa, Maria Rosaria Coppola, Gennaro Conte, Giovanni D’Errico, Francesco Pascale, Laura Garofalo, Valentina Murolo, Stella D’Anna, Paola Pascale, Fernando Occhibove, Leopoldo Coleti, Antonio Pascale, Giovanni Capobianco, Francesco Cosentino. REDAZIONE Salvatore Di Vilio, Fernando Occhibove, Francesco Pascale, Gennaro Conte, Franco Spinelli FOTO Orazio Pascale Layout Coordinator Legambiente Geofilos Casale di Teverolaccio, 81030 Succivo - Caserta EDITORE
Questo numero è realizzato nell’ambito del progetto “LEGAME legalità, giovani, ambiente @ nuovi media” con i fondi protocollo d’intesa fondazioni bancarie e volontariato
La foto di copertina è di Salvatore Di Vilio tel. 081.5011120 info@salvatoredivilio.it www.salvatoredivilio.it
4 - La Vite & il Pioppo - Giugno/Luglio 2011
editoriale CHIAMATI A SCEGLIERE di Susy Pascale
Care amiche, cari amici chiudiamo questo numero in tempo per darvi due buone notizie: la prima riguarda la Suprema Corte di Cassazione che, il 1° Giugno, ha bocciato il tentativo del Governo di annullare il quesito sulla costruzione di centrali nucleari e, dunque, fra pochi giorni siamo chiamati a liberare definitivamente l’Italia dal rischio atomico; la seconda è arrivata dalla Germania il 30 maggio, che ha annunciato che lo stop al suo ultimo reattore nucleare nel 2022. Entro il 2011 ne fermerà la maggior parte lasciando in funzione solo quelli di ultima generazione che in ogni caso si fermeranno alla fine del 2022. Lo ha dichiarato il ministro all’ambiente Norbert Rottgen dopo una riunione tra i leader della coalizione e la cancelliera Angela Merkel riferendo anche alcuni reattori tedeschi sono stati spenti subito dopo la violenta esplosione alla centrale nucleare di Fukushima in seguito al violento terremoto che lo scorso 11 maggio ha sconvolto il Giappone. ‘’E’ una scelta definitiva e irrevocabile” ha assicurato il ministro. Questa decisione segue quella che il 25 maggio ha preso la Svizzera dichiarando di voler uscire dal nucleare con un piano di dismissioni delle sue centrali da qui al 2034. “Le centrali nucleari attive saranno spente alla fine del loro sfruttamento e non saranno rimpiazzate” si legge in un comunicato del Consiglio Federale aggiungendo che “l’abbandono progressivo è tecnicamente possibile e anche sopportabile dal punto di vista economico”. Anche il primo ministro giapponese Naoto Kan ha dichiarato la scorsa settimana che l’impegno per il futuro sarà quello di produrre il 20% dell’elettricità con le fonti rinnovabili per cercare di diminuire la dipendenza dalle fonti fossili e dal nucleare. E se possono riuscirci loro… Intanto, il 18 maggio la Sardegna si è già pronunciata: il 97,13 dei sardi ha votato SI contro il nucleare dando un indirizzo indiscutibile a tutti gli italiani. Ora tocca a noi. Attraverso i quesiti referendari del 12 e 13 giugno decideremo in che modo vogliamo il nostro futuro: possiamo scegliere di vivere con la costante paura di un disastro nucleare (Three Mile Island, Sellafield, Chernobyl, Fukushima devono insegnarci qualcosa) pagando anche personalmente i costi della produzione di questa energia. Possiamo scegliere di vivere affidando a privati la gestione delle fonti idriche e vedere aumentare la bolletta dell’acqua. Noi sappiamo cosa è giusto fare ma non basta: è necessario andare ad esprimere il proprio voto dimostrando di credere ancora in una democrazia che chiede ai cittadini di esprimersi sul futuro del paese. E allora SI per dire NO al Nucleare, SI per dire NO alla privatizzazione dell’acqua, SI per dire NO alla speculazione sull’acqua. Mi raccomando: non mancate all’appuntamento!
in cantiere Festambiente Terra Felix, il festival Regionale della natura e del buon vivere Si svolgerà nei giorni di venerdì 09, sabato 10 e domenica 11 settembre 2011, la seconda edizione del Festival Regionale della natura e del buon vivere targata Legambiente. Il programma, che mentre scriviamo è in fase di definizione, prevede numerose novità, a partire dalla folta e importante partnership dell’evento, che conta del sostegno di Fondazione per il Sud e coinvolge oltre 30 soggetti tra associazioni partner, tra cui 10 circoli campani di Legambiente, Slow Food, Aiab, Unioncamere Campania, CIA, Coldiretti,CNA, Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana DOP. A Festambiente si mangia biologico, si differenziano i rifiuti, si “imbrocca” l’acqua, e bicchieri, posate
in questo numero e piatti sono bio-compostabili o di vetro. Festambiente è un modo per guardare in positivo. Per raccontare con esempi concreti quella Campania che, nonostante tutto, non abbassa la guardia: fatta di tanti bravi ed onesti amministratori, di volontari, insegnanti, associazioni che, insieme, dimostrano che un modo diverso di produrre e di amministrare è possibile, e che scommettere sull’ambiente, come leva di sviluppo e miglioramento della qualità della vita di ognuno e di tutti, conviene. (A.P.)
Vuoi partecipare a Festambiente come volontario? Chiamaci allo 081.5011641 o scrivici a info@geofilos.org www.festambientenet.it www.legambiente.campania.it www.geofilos.org
STACCA LA COPERTINA CONTRO IL NUCLEARE
in vetrina 6 A SCUOLA
PER L’ECOMUSEO 7 SETTIMANA DELLA CULTURA
acqua pubblica 8 TI VOGLIO BERE 10 CHI CI DARA’ DA BERE? 12 L’ACQUA COME IL PETROLIO 13 ...ANZI, MEGLIO
sviluppo locale 14 TUTTIAL MARE 15 ACQUE CHIARE 16 LO UTTARO 17 E’ SUCCESSO DI TUTTO
E TUTTI HANNO TACIUTO
beni comuni CHI BENE INIZIA EARTH DAY 2011 Venerdi 22 aprile in occasione dell’Eart Day, l’associazione di volontariato Geofilos Legambiente e l’amministrazione comunale di Sant’Arpino hanno incontrato il console generale degli Stati Uniti, Donald L. Moore. La festività è stata celebrata presso il Parco Archeologico dell’Antica Atella, in prossimità del quale è stato piantato un albero simbolo della rinascita del territorio all’insegna della storia e delle tradizioni locali. L’ importante evento si è poi concluso con la visita del console ai “ neonati” orti sociali all’interno del Casale di Teverolaccio, segno dell’inizio del percorso di rivalutazione e valorizzazione del territorio. (FP)
18 SPECCHI DEL FUTURO 19 AGIRE LOCALMENTE
volontariando 20 A SCUOLA CON IL PEDIBUS
DA TRE ANNI 21 MAKE THE DIFFERENCE I CAMPI DI VOLONTARIATO 21 PENSARE GLOBALMENTE
cea IL 5 PER MILLE A GEOFILOS Giugno/Luglio 2011- la Vite & il Pioppo - 5
a scuola per l‘ecomuseo
Presente e passato, tradizione e innovazione: parole diverse, apparentemente in contraddizione, eppure complementari nel momento in cui si parla di ecomusei. di Ilaria Testa
Coordinamento generale laboratorio ecomusei della Regione Piemonte
E
comusei sono i soggetti che, all’interno di un territorio, salvaguardano il passato ma soprattutto, progettano il futuro. E sono proprio gli ecomusei ad aver dato vita, in questi anni, a un’esperienza progettuale che ha potenziato gli strumenti a disposizione delle comunità locali per conoscere, conservare e valorizzare le proprie risorse ambientali, le proprie tradizioni, la propria storia. Il termine valorizzazione assume un significato nuovo: non vuole dire semplicemente presentazione e messa in mostra dell’esistente, ma innesco di circoli virtuosi che abbiano come premessa valori, credenze, pratiche in ogni caso vitali, quindi sempre attivi, presenti, partecipati, condivisi. Raccogliere una tradizione e inserirla più incisivamente nel presente e nell’avvenire è fondamentale se si vuole parlare di sviluppo locale, se si vuole, cioè, prospettare la possibilità di fare economia sul territorio. All’interno della progettualità ecomuseale, il “territorio” emerge nelle sue componenti come un sistema di valori e di relazioni, come il prodotto di una specifica e irriproducibile storia. Le realtà locali divengono interpreti insostituibili per affrontare in modo efficace, risolutivo ed equo i grandi e i piccoli problemi connessi con la conservazione di un patrimonio materiale e immateriale e per definire processi di sviluppo fondati su criteri di sostenibilità.
6 - La Vite & il Pioppo - Giugno/Luglio 2011
Il desiderio, l’orgoglio e la consapevolezza di appartenere a luoghi unici e di essere i veri detentori di un patrimonio importante, sono gli elementi che gli ecomusei vogliono ricercare nel cuore delle comunità e diffondere attraverso una serie di attività da svolgere concretamente. E qui entra in gioco un altro elemento importante della progettualità ecomuseale: la popolazione locale.
L’ecomuseo accoglie e ospita volentieri il pubblico, manifestando così la sua volontà di relazionarsi, ma non è fatto solo per i visitatori; è prima di tutto fatto per se stesso, per la sua comunità. Tutta l’attività degli ecomusei è orientata a trovare occasioni, strumenti e condizioni perché tutti partecipino alla discussione e all’elaborazione di progetti e idee, senza escludere nessuno: dai bambini fino alle persone più anziane così come le persone che arrivano dall’esterno.
nelle foto alcuni momenti dei seminari al Casale di Teverolaccio in basso il logo dell’Ecomuseo di Terrafelix che traccia le iniziali TF con lo schema di centuriazione romane che circondano l’area del Casale
Se questi sono i presupposti e le caratteristiche di un ecomuseo, risulta chiaro che il progetto “Terra Felix” di Succivo si introduce a pieno titolo in questa tipologia di realtà. L’intento è quello di creare un polo per la promozione delle tradizioni artigianali, agroalimentari ed enogastronomiche dell’Atellano, tra cui anche l’attivazione di progetti finalizzati al recupero della «vite maritata al pioppo» da cui si produce l’uva con la quale si fa il famoso vino Asprinio di Aversa. Un’idea molto interessante che potrebbe avere ricadute importanti su un territorio che porta i segni di un passato spesso difficile dove inquinamento, abusivismo edilizio e interessi di pochi hanno fatto da padrone per lungo tempo. È qui, nel comune di Succivo e nel territorio circostante, che lo staff del circolo di Legambiente ha già iniziato le sue battaglie per far valere i diritti dei propri concittadini in materia di ambiente e salute. Un lavoro che può avere nell’ecomuseo la sua naturale prosecuzione; i presupposti sono ottimi e forti le potenzialità già visibili nei progetti messi in atto dal gruppo di lavoro. Il coinvolgimento della comunità locale a tutti i livelli, la sensibilizzazione degli amministratori locali e l’adesione al progetto degli altri operatori, culturali e non, che già operano sul territorio, sono i primi passi per la messa in opera di un progetto ecomuseale. Se a tutto ciò si aggiunge una forte carica emotiva, l’amore verso il proprio territorio e la passione che spinge chiunque abbia ideali così forti, gli ingredienti ci sono proprio tutti e non resta altro che augurare a Succivo e al suo territorio tutta la fortuna possibile per il proprio ecomuseo.
tre giorni Settimana della cultura 2011 Presentato l’Ecomuseo “Terra Felix”
Durante la Settimana della Cultura 2011, il Circolo Geofilos Legambiente ha organizzato la “IX Edizione dei Seminari di Ambiente, Cultura e Arte nella Primavera Atellana”. L’11 e il 12 aprile, due giornate di studio e riflessioni dedicate alla promozione del territorio e nascita dell’ “Ecomuseo di Terra di Lavoro” realizzato nell’ambito del Progetto “Terra Felix”. Si è discusso del futuro del nostro territorio e delle bellezze da promuovere insieme a tutti i partner del progetto, gli enti territoriali, la cittadinanza e un’ospite d’eccezione: Ilaria Testa, Coordinatrice del Laboratorio Ecomusei della Regione Piemonte. Quattro diversi appuntamenti tematici nel Casale di Teverolaccio al centro della riflessione di tutti i relatori intervenuti che, inoltre, hanno avuto l’occasione di socializzare quanto è già in atto sul territorio e quanto ancora è realizzabile, anche attraverso una serie di attività di comunicazione e promozione culturale. L’Ecomuseo nel e con il territorio sono stati i temi trattati con Elena La Forgia, direttrice del Museo Archeologico Atellano, Giuseppe Petrocelli dell’Archoclub Atella, Salvatore Ciardiello per CIA, Francesco Geremia per CNA Caserta, Francesco Marconi per Slow food, Leandro Badile per EURECO, il Professor Raffaele Cutillo Studio OFCA, Francesco Montanaro per l’Istituto Studi Atellani e le associazioni locali. La serata conclusiva, realizzata presso il Palazzo Ducale di Sant’Arpino, in un convegno moderato dall'Assessore ai Lavori Pubblici Elpidio Iorio, è stata intitolata “Ecomuseo: un’opportunità per il territorio” (foto). Tra i relatori intervenuti, il Consigliere Regionale Ugo de Flaviis ha illustrato il disegno di legge sugli ecomusei della Campania, Antonio Lucisano, direttore del Consorzio di Mozzarella di bufala campana, ci ha illustrato le potenzialità delle eccellenze locali, Maurizio Gubbiotti della segreteria nazionale di Legambiente e Michele Buonomo, Presidente di Legambiente Campania, hanno sostenuto l’importanza per le associazioni di lavorare in stretto accordo con le istituzioni locali e di quanto di buono ci sia nella provincia di Caserta da valorizzare. Ha concluso Ilaria Testa dichiarando che, per le attività in corso e l’impegno per la promozione delle eccellenze locali organizzate dal Circolo Geofilos, l’Ecomuseo di Terra di Lavoro è già in una fase avanzata di lavoro… basta solo impegnarsi tutti insieme nella stessa direzione.
Giugno/Luglio 2011 - la Vite & il Pioppo - 7
TI VOGLIO BERE UN’anteprima dei risultati dell’indagine di Paola Pascale Abbiamo chiesto ai cittadini di indicare quanti litri d’acqua si consumano ogni giorno in famiglia: il 49% dei cittadini ha dichiarato che, complessivamente, ogni giorno in famiglia si consumano dai 100 ai 400 litri d’acqua, mentre il 20% degli intervistati ha dichiarato un consumo giornaliero che arriva fino a 700 litri. Circa 200 cittadini, pari al 25% del campione hanno dichiarato un consumo domestico giornaliero d’acqua inferiore a 100 litri. Considerando che il consumo procapite in Italia ammonta a ben 68,4 metri cubi (dati ISTAT riferiti all’anno 2009), pari a circa 190 litri al giorno, è evidente come i cittadini della provincia di Caserta non abbiano una corretta percezione dei consumi domestici d’acqua della propria famiglia. Che tipo di acqua preferiscono bere i cittadini della provincia di Caserta? Complessivamente, oltre l’80% degli intervistati beve l’acqua confezionata: di questi il 62% beve sempre acqua confezionata, mentre il 21% la beve spesso. Al contrario, solo il 14% degli intervistati beve sempre acqua del rubinetto, mentre ben il 40% dichiara di non bere mai l’acqua del rubinetto di casa propria.
Il progetto TVB, realizzato dai circoli Legambiente - Geofilos Succivo, A. Petteruti Sessa Aurunca e Pietramelara - nell’ambito delle attività di ricerca del Centro di Servizi per il Volontariato della provincia di Caserta, CSV Asso.Vo.Ce., ha come obiettivo l’analisi dei comportamenti dei cittadini della provincia di Caserta in relazione al consumo dell’acqua del rubinetto. Parallelamente, l’iniziativa ha previsto una vera e propria attività di monitoraggio chimico – biologico delle acque della provincia, attraverso il prelievo di ben 20 campioni di acqua e la successiva analisi chimico-biologica, realizzata dalle società SEPA SUD e Gruppo SEA, cofinanziatrici del progetto. Le analisi riguardano diversi parametri, tra cui l’Arsenico, il benzene, il piombo, il nichel e gli antiparassitari. I risultati del progetto saranno raccolti in una pubblicazione e saranno divulgati durante un convegno che Legambiente organizzarà nei prossimi mesi. L’indagine diretta è stata realizzata attraverso la somministrazione di un questionario, nel periodo compreso tra Gennaio e Marzo 2011, ad un campione di 600 cittadini della provincia di Caserta, al fine di analizzare: la percezione del livello di consumo della risorsa acqua; la fiducia nell’acqua del rubinetto; l’informazione sui controlli effettuati sull’acqua del rubinetto; l’orientamento dei cittadini rispetto al referendum sull’acqua; il livello di sensibilità al tema del risparmio idrico. Per raccogliere le opinioni dei cittadini i volontari dei circoli di Legambiente hanno realizzato degli stand informativi nei quali sono stati somministrati i questionari e sono stati distribuiti i kit “frangigetto”, che consentono una riduzione dei consumi d’acqua, e delle brochure informative finalizzate a promuovere comportamenti virtuosi da “sposare” per un uso responsabile della risorsa acqua.
8 - La Vite & il Pioppo - Giugno/Luglio 2011
Abbiamo chiesto le motivazioni della preferenza accordata all’acqua confezionata rispetto a quella del rubinetto e viceversa. I cittadini bevono acqua confezionata perché è più controllata (25%), per l’impossibilità di bere acqua del rubinetto (25%), per questioni di gusto in quanto l’acqua in bottiglia ha un sapore migliore (15%) e per esigenze di salute (8%). Allo stesso tempo, chi beve acqua del rubinetto la sceglie prevalentemente perché è sempre disponibile (11%), perché è più controllata (9%) e perché è gratuita (7%). Cosa pensano i cittadini dell’acqua del rubinetto? Oltre il 40% è d’accordo con la considerazione che l’acqua del rubinetto sia di buona qualità e quasi il 70% dichiara che l’acqua del rubinetto non è pericolosa per la salute. Un cittadino su due dichiara che l’acqua del rubinetto ha un odore di cloro. Riguardo all’efficienza del servizio di erogazione dell’acqua, oltre il 50% dei cittadini lo ritiene poco o per nulla efficiente. Inoltre, quasi il 70% ritiene che le tubazioni attraverso cui passa l’acqua siano vecchie e/o sporche. I cittadini sono informati sulla composizione dell’acqua del rubinetto? Quasi il 60% di cittadini dichiara che la composizione dell’acqua del rubinetto è ignota. Ad avvalorare la tesi che i cittadini non ricevano alcuna informazione sulla composizione dell’acqua e sui controlli effettuati c’è l’evidenza che ben l’87% dei cittadini della provincia di Caserta non ha mai visto i risultati delle analisi sulle acque potabili del suo Comune di residenza (figura n.6). Al riguardo, oltre 500 cittadini hanno dichiarato di
preferire l’acqua del rubinetto se fossero resi noti i risultati di tali analisi e se questi risultassero equivalenti ai parametri dell’acqua in bottiglia (figura n.7). Per indagare quale fosse l’orientamento dei cittadini riguardo il referendum sull’acqua, abbiamo chiesto se questi erano a conoscenza della campagna referendaria “L’acqua non si vende”, il cui fine è promuovere dei referendum abrogativi di tutte le norme che hanno privatizzato l’acqua in Italia.
I risultati evidenziano che circa il 75% degli intervistati conosce tale campagna referendaria e tra questi, circa 200 cittadini intervistati hanno sottoscritto le proposte referendarie. Al contrario, il 21% degli intervistati non ne è a conoscenza. Inoltre, l’87% degli intervistati ha dichiarato che andrà a votare a tali referendum (figura n.9). Da tale dato si evince che i cittadini sono consapevoli di doversi pronunciare su una grande battaglia di civiltà, ossia decidere se l’acqua debba essere un bene comune, un diritto umano universale e quindi gestita in forma pubblica e partecipativa o una merce da mettere a disposizione del mercato. Qual è il livello di sensibilità ai temi del risparmio idrico e del risparmio energetico? Se consideriamo il tema del risparmio energetico, si evincono dei risultati molto positivi: quasi il 90% degli intervistati utilizza lampadine a risparmio energetico, l’88% preferisce acquistare prodotti con tecnologie a risparmio energetico, come gli elettrodomestici di classe A. In relazione al risparmio idrico, dall’indagine emerge che i cittadini casertani sono poco attenti a tale tema. L’analisi delle variabili esplicative dello stile di vita ha evidenziato che: il 78% nel lavare i denti o in cucina, presta attenzione a chiudere il rubinetto quando non ne ha bisogno; solo il 50% dei cittadini ha installato un frangigetto ai rubinetti di casa; il 26% possiede il doppio scarico del gabinetto. Questi semplici dispositivi consentono un risparmio enorme dei volumi d’acqua consumati. In particolare, il frangi getto è un “aeratore a basso flusso”, un dispositivo che miscela l’aria al flusso dell’acqua e che consente di risparmiare fino al 50% d’acqua, mentre è stato calcolato che i wc predisposti al doppio scarico abbattano il consumo di acqua da 12 (valore medio) a 2,5 lt, con un risparmio di 9,5 lt. Dal confronto dei dati emerge che i dispositivi per il risparmio idrico non sono diffusi quanto quelli per il risparmio energetico. Ne deriva una importante considerazione: da un lato i cittadini casertani sono meno sensibili al problema del risparmio idrico dall’altro lato gli stessi cittadini hanno acquisito una consapevolezza maggiore rispetto al tema del risparmio
energetico. I comportamenti virtuosi sono più diffusi in relazione ai consumi energetici rispetto a quelli idrici. Questo importante risultato dell’indagine suggerisce diverse implicazioni e sicuramente impone una riflessione sulla necessità di realizzare campagne di educazione e di sensibilizzazione sulla tematica del risparmio idrico e sulla sostenibilità della risorsa acqua e sull’uso responsabile dei quest’ultima. Un’ulteriore considerazione che emerge dall’indagine è relativa alla mancanza di conoscenza sui controlli effettuati sulle
acque del rubinetto e sui parametri analizzati. Tutto ciò, ovviamente, si riflette inevitabilmente sulle decisioni di consumo dell’acqua. Per i cittadini della provincia di Caserta esiste un problema di “asimmetria informativa” in relazione alle caratteristiche dell’acqua del rubinetto, la cui qualità è garantita da norme severissime che elevano la nostra acqua tra le migliori d’Europa. Tale problema potrebbe essere risolto con una semplice campagna di informazione sull’acqua pubblica, sui controlli effettuati e sui parametri analizzati, al fine di fornire utili indicazioni grazie alle quali ogni cittadino possa effettuare, con maggiore consapevolezza, la scelta di bere o non bere l’acqua del rubinetto di casa.
Paola Pascale, Dottore di ricerca in “Economia delle risorse alimentari e dell’ambiente”, presso l’Università degli Studi di Napoli Parthenope, è assegnista di ricerca presso l’università degli Studi di Firenze
Giugno/Luglio 2011 - la Vite & il Pioppo - 9
chi ci dara’da bere? La privatizzazione dei servizi idrici che in parte è già avvenuta nel nostro Paese ha mostrato chiaramente il proprio fallimento. Semplicemente perché, la qualità dell’acqua è peggiorata, i consumi sono aumentati e le bollette sono più care.
A
di Maurizio Gubiotti nche nel nostro Paese,
purtroppo,
as-
sistiamo a casi Maurizio Gubiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente
nei
quali
per-
ché morose, le persone si sono viste
“tagliare
l’acqua”.
Va detto che quando parliamo di privatizzazione non stiamo parlando di qualche privato che decide di investire in un servizio pubblico, bensì di monopolio: se si proseguisse come si è fatto fino ad oggi, nei prossimi 15 anni il 65% dei servizi idrici dell’Europa e del Nord America sarebbe in mano a tre sole multinazionali dell’acqua, due francesi e una tedesca.
doppio click w w w.acquabenecomune.org www.legambiente.it 10 - La Vite & il Pioppo - Giugno/Luglio 2011
L’acqua è un bene comune e la sua gestione, rigorosa e trasparente, deve rispondere a criteri di utilità pubblica, ponendo al centro dell’attenzione la corretta gestione di una risorsa vitale per tutti, che non deve sottostare a criteri mercantili. Ed è per questo che non possiamo accettare norme che obbligano la privatizzazione del servizio idrico come quelle del “Decreto Ronchi” e del “Decreto sulla delega ambientale”, oggi sottoposte dai cittadini a referendum abrogativo, e dopo la straordinaria raccolta di un milione e quattrocento mila firme dobbiamo chiedere a tutti di approfittare del voto referendario, ineguagliabile strumento di democrazia, per testimoniare la loro attenzione e il loro interesse ai beni comuni e alla salute pubblica ribadendo due SI per l’acqua bene comune. La privatizzazione totale dell’acqua come l’ipotesi di nuove centrali nucleari sul territorio italiano rappresentano infatti la deriva della democrazia e del diritto ad un futuro equo per tutti i cittadini e non fa che confermare la natura “ide-
ologica”, nel senso negativo del termine dell’attuale maggioranza di governo, che obbedendo ai dettami del neoliberismo non si preoccupa neanche di verificare davvero i risultati concreti della privatizzazione e della sua supposta maggiore efficienza. Se lo avesse fatto, avrebbero potuto misurare i numerosi fallimenti in Italia e all’estero delle privatizzazioni avviate, clamorosamente confermati dalla recente decisione del Comune di Parigi che ha deciso la “ripubblicizzazione” dell’acqua dall’1 gennaio 2010, avendo appunto verificato che le multinazionali private che gestivano il servizio avevano fallito nel miglioramento dello stesso. Servono politiche nuove di gestione partecipata capaci ad esempio di passare dalla “gestione della domanda” alla “pianificazione dell’offerta”, cioè superare l’attuale approccio per cui si sommano le richieste idriche (industriali, agricole, civili) e poi si cerca disperatamente di soddisfarle. Si dovrebbe partire dalla disponibilità idrica, bacino per bacino, pianificare conseguentemente le attività. Di nuovo, rispetto a questo orientamento la privatizzazione non può offrire alcuna garanzia, anzi aggraverebbe il problema, ma lo stesso pubblico-pubblico al quale ci hanno abituato contiene carenze e storture enormi.
Intanto oltre un miliardo di donne e uomini non ha oggi accesso a sufficiente acqua potabile e 2,6 miliardi mancano di servizi sanitari, e ogni 20 secondi un bambino muore a causa delle malattie associate alla mancanza d’acqua potabile, ovvero più di un milione e cinquecentomila l’anno. La dotazione minima di acqua per vivere è di circa 50 litri al giorno, in Italia ne consumiamo 250, mentre un africano fortunato di una regione subsahariana ne consuma meno di 20.
Considerando che nel 2020 saranno 3 miliardi le persone che non avranno accesso all’acqua diviene una responsabilità dei paesi ricchi e industrializzati garantire alle popolazioni nei paesi impoveriti l’accesso all’acqua.
“
Servono politiche nuove
di gestione partecipata capaci di passare dalla gestione della domanda alla pianificazione dell’offerta
”
Se 50 anni fa 20 milioni di persone erano senza acqua potabile, nel 1995 la cifra aveva già raggiunto i 300 milioni e nelle previsioni per il 2050 si presume che i due terzi della popolazione mondiale si troverà in questa condizione. Già oggi vi sono almeno 46 paesi (2,7 miliardi di cittadini) con rischio di conflitti e altri 56 (1,2 miliardi) con rischio di instabilità politica connessi alla gestione dell’acqua e allo stress idrico.
E i cambiamenti climatici aumentano la scarsità assoluta e relativa di acqua se secondo l’ultimo rapporto IPPC e UNDP nel corso del XXI secolo potrebbero essere profondamente sconvolti i flussi idrici che sostengono i sistemi ecologici, l’agricoltura irrigua e la fornitura domestica di acqua. In un mondo in cui le risorse idriche sono già sottoposte a crescente pressione, entro il 2080 i cambiamenti climatici potrebbero determinare un aumento di circa 1,8 miliardi della popolazione che vive in ambienti a carenza idrica. Si deve lavorare su innovazioni, anche tecnologiche, in agricoltura che richiedano minor uso di acqua ma soprattutto si deve affrontare in maniera radicale “cosa” e “dove” coltivare considerando il criterio del consumo dell’acqua tra le priorità nell’in-
da consumatori a cittadini
dirizzare la scelta, incentiviamo il risparmio nell’industria e nel domestico, con adeguate campagne di informazione ma anche appunto utilizzando la leva tariffaria. Legambiente, già impegnata in prima fila per la raccolta delle firme per il referendum per l’acqua pubblica, sarà impegnata assiduamente perché la partecipazione al voto sia massiccia capace di raggiungere il quorum, e far vincere il SI ai referendum perché l’acqua sia un bene pubblico e sia chiusa per sempre l’infausta stagione del nucleare.
di Giovanni D’Errico
Con un consumo di 1.000 litri all’anno una famiglia di tre persone spende per l’acqua minerale circa 250 euro . Per la stessa quantità di acqua pubblica, proveniente dall’acquedotto, la spesa annua sarebbe invece di 1 euro. Se gli italiani annegano nelle acque minerali forse non è solo colpa del marketing, ma la responsabilità è da attribuirsi alla mancanza di trasparenza nell’informazione. Il primo effetto di un’informazione incompleta è che, per assurdo, prevale il concetto che fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio e gli italiani sono passati dall’andare al pozzo per prelevare gratuitamente l’acqua, al recarsi a flotte presso i supermercati e acquistare quintali di bottiglie di plastica a costi elevatissimi. Siamo tra i massimi consumatori al mondo di acqua minerale, il cui uso è cresciuto, nella seconda metà degli anni ‘90, del 3% l’anno, tra il 1999 e il 2004 il consumo annuo pro capite è passato da 155 a 194 litri, praticamente ci alterniamo al primo posto con Messico e gli Emirati Arabi. Nel confronto tra acque minerali e acqua del rubinetto esiste un gap informativo “istituzionale”: per le acque minerali esiste un sistema di comunicazione efficace, che investe milioni di euro in campagne pubblicitarie, per l’acqua del rubinetto il livello informativo è quasi nullo.
Incredibilmente in questa anomala situazione, all’acqua del rubinetto manca in effetti solo la pubblicità per giocarsela alla pari con le acque minerali e diventare “buonissima, sanissima, leggerissima”. Molto spesso le uniche problematiche che ci interessano sono le caratteristiche organolettiche abnormi, il colore scuro, la puzza di cloro e non ci chiediamo quali siano le fonti di approvvigionamento e quali le ultime analisi effettuate. Alla fine di un test di degustazione - realizzato da Legambiente - dell’acqua del rubinetto, in cui erano offerte al consumatore 4 differenti tipologie di acqua, due derivanti da acqua minerale (una gassata ed una liscia) e due acque di fonte prelevata dalle fontane cittadine, una delle quali addizionata con anidride carbonica è emerso il reale pregiudizio verso l’acqua di rubinetto: la maggior parte dei consumatori non superava la prova e non riusciva a distinguere l’acqua di rete. Cosa fare? Il principio di partenza è fornito incredibilmente da Mineracqua che proprio in uno slogan delle sue campagne afferma: “Da un’informazione trasparente nascono scelte libere”.
Giugno/Luglio 2011 - la Vite & il Pioppo - 11
L‘ACQUA COME IL PETROLIO I Leopoldo Coleti, ingegnere chimico, presidente del Circolo Legambiente Caserta per oltre venti anni. Sul settimanale “Il Caffè” di Caserta gestisce una rubrica dal 1997.
Che l’acqua sia un diritto non è stato facile farlo capire a chi sosteneva che fosse un bisogno. Diritto e bisogno - per quanto fondamentale - non sono la stessa cosa.
di Leopoldo Coleti
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acq ua in borsa
E’ cosa fatta: la Nestlé ha proposto alla regione canadese dell’Alberta di creare una borsa dell’acqua per risolve questione di concorrenza. Il presidente della Nestlé ha giustificato la sua proposta sostenendo che l’acqua dovrebbe essere trattata come una materia preziosa e costosa, affinché le persone inizino ad usarla in maniera più efficiente. C’è solo da considerare una differenza: il prezzo del petrolio sta salendo costantemente e sempre meno persone saranno in grado di acquistare petrolio o suoi derivati provocando un ripensamento forzato delle strategie energetiche a favore di produzioni ecosostenibili. Quando la benzina aumenta il cittadino può scegliere di andare in bici o a piedi. Se la bolletta aumenta si farà più attenzione a spegnere luci ed elettrodomestici quando non è necessario. Ma, se la borsa dell’acqua farà aumentare il costo della preziosissima materia come si comporterà il cittadino? Quanta sete ci potremo permettere?
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diritti non possono essere proprietà di alcuni, specie per fare affari. Perciò il prossimo referendum, richiesto da circa un milione e mezzo di firme, ha un valore strategico di democrazia. Ma le grandi Corporations, che vedono nella privatizzazione dell’acqua una straordinaria occasione di arricchimento, non sono disposte a rinunciare facilmente al business e il condizionamento che operano presso i politici è molto pesante. Siamo nella stessa situazione verificatasi col petrolio nel 20simo secolo, quando le sette sorelle hanno monopolizzato un mercato tutt’altro che libero, influenzando gli Stati, la loro politica, le loro leggi. E il referendum corre il rischio di essere vanificato da trucchi e trucchetti che favoriscono le SpA. Il punto è che la gestione di un servizio, se è in mano ad una SpA, non è più sottoposta al diritto pubblico, ma a quello privato ove i vantaggi sono tutti presenti in una normativa fatta a proprio uso e consumo e che non deve rendere conto alla comunità, ma agli azionisti.
Invece l’acqua non deve essere un bene economico da mercanteggiare, ma di proprietà pubblica. Il decreto Ronchi rispecchia le richieste delle Corporations e perciò il referendum dovrebbe eliminare questa normativa sbilanciata a favore delle SpA, la cui mission è esclusivamente orientata al profitto. Il dio mercato, per giunta distorto, non può assicurare un diritto fondamentale quale quello dell’accesso all’acqua. In attesa del referendum, c’è un imbroglio che si sta consumando a causa dell’accelerazione impartita ai processi di privatizzazione prevista dalla legge Ronchi. Questo comporta che, se vincesse il movimento referendario e si dovesse stabilire che l’acqua deve essere solo un bene pubblico, molte amministrazioni si troverebbero ad aver già privatizzato la gestione dell’acqua e perciò nella situazione di dover pagare salatissime multe per ripubblicizzare il servizio. In mano alla politica, le proposte e i quesiti referendari assumono i molteplici aspetti delle convenienze elettorali: così si spiega perchè vi siano state varie proposte di referendum che, apparentemente, vogliono tutte la stessa cosa. In realtà bisogna stare attenti affinché le Spa, una volta cacciate dalla porta, non rientrino dalla finestra. Il modo più sicuro di non sbagliare è quello di prestare ascolto al movimento per l’acqua pubblica che opera nel Forum Nazionale e nel Coordinamento Regionale della Campania per l’Acqua Pubblica che si definisce al di fuori dalla politica: il diritto all’acqua è trasversale e non deve assumere alcun colore di parte. Chi è d’accordo per la promozione dei due SI referendari, deve guardarsi bene dalle strumentalizzazioni rifuggendo dai partiti e dai soggetti che partecipano alle elezioni della prossima primavera. Nel concreto, sarà bene evitare atteggiamenti di criminalizzazione, ma salvaguardare l’indipendenza dell’impegno per l’acqua pubblica con strategie di seria e autentica neutralità.
...ANZI, MEGLIO La somiglianza col petrolio non si limita solo ai problemi finanziari e di potere: l’acqua ha una molteplicità di impieghi inerenti alla qualità della vita e della relativa produzione di beni. A cominciare dalla sua importanza nel campo delle trasformazioni energetiche.
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iciamo subito che l’Italia è ricca, grazie alle Alpi e agli Appennini, di possibilità di impiego dell’acqua al fine di ottenere e regolare la produzione di energia elettrica. Nell’immediato dopoguerra, in pieno boom economico, l’energia idroelettrica era largamente preminente rispetto a quella proveniente dal petrolio; oggi, però, il grosso che si poteva sfruttare è stato sfruttato e le potenze ulteriormente captabili sono esigue rispetto al totale. La provincia di Caserta ha due importanti complessi: quello del massiccio matesino che, con la Centrale sul Torano a Piedimonte, offre una potenza di circa 25 MW con un salto di 479,3 metri e quello di Presenzano che è un impianto di pompaggio cioè di accumulo e regolazione (il più grande d’Europa). La centrale di Presenzano, che si sviluppa sul territorio della provincia di Caserta e di Isernia, riveste una fondamentale importanza nella produzione di elettricità per tutto il nostro Paese.
In primo luogo per la sua posizione, praticamente equidistante tra Roma e Napoli, ed in secondo luogo per la vicinanza con il tracciato dell’elettrodotto a 380 kV, la principale dorsale di trasporto di energia della rete italiana. Nell’impianto idroelettrico di Presenzano si incontrano produzione di energia, innovazione tecnologica e sport: una molteplicità di funzioni. I circa 70 ettari del bacino ospitano infatti da tre anni le attività del Centro Nautico gestito dall’Associazione Sport Vacanze Presenzano (alla cui guida c’è il due volte campione olimpico di canottaggio, Davide Tizzano). A Presenzano, nelle ore di bassa utilizzazione di energia elettrica (e quindi di basso costo, come avviene nelle ore notturne) l’acqua viene pompata da un bacino inferiore ad uno più elevato, quello di Cesima. Viceversa, nelle ore della massima richiesta energetica elettrica, l’acqua viene rilasciata a valle producendo elettricità tramite le turbine idrauliche.
Plastico di un modello in scala di una centrale di pompaggio come quella di Presenzano in provincia di Caserta
Le centrali di pompaggio, quindi, sono un ottimo modo per accumulare, sotto forma di energia gravitazionale nei loro bacini superiori, quella energia che avrebbe le caratteristiche di variabilità, come succede per le energie rinnovabili. Perciò nel Nord Europa si sta realizzando una estesa rete elettrica che accumula le energie rinnovabili di vari Paesi nelle centrali Norvegesi da cui viene ridistribuita nei momenti di bisogno. Questa funzione è indispensabile per la diffusione delle energie rinnovabili. (L.C.)
? turbina idraulica dall’acqua la migliore energia Diciamo subito che le trasformazioni energetiche di cui stiamo parlando non passano attraverso le “forche caudine” del calore che taglieggia in modo inaccettabile il rendimento. Il calore non compare assolutamente, perciò abbiamo dei rendimenti altissimi: perdite poco significative e, quindi, accettabili. L’occasione è buona per capire meglio l’irragionevolezza di bruciare tutto quello che si può bruciare.
Con la combustione e lo sviluppo di calore, si getta via, inutilizzata, la maggior parte dell’energia dovendo impiegare, per giunta, apparecchiature costose e complesse. Invece una turbina idraulica può raggiungere rendimenti del 90%. Poi le turbine mettono in moto gli alternatori e così, sia che venga impiegata per bere e dare la vita, sia che invece venga impiegata per produrre energia elettrica, l’acqua si trasforma in luce.
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Intervista a Giancarlo Chiavazzo responsabile scientifico di Legambiente Campania “in Campania è confermata la peggiore situazione delle acque marine di balneazione d’Italia, con una percentuale di costa non balneabile a causa dell’inquinamento pari al 15,9%. In ambito provinciale risulta al 57,1% per la provincia di Caserta, 14,7% per la provincia di Napoli e 8,0% per la provincia di Salerno, a fronte di una media nazionale che si attesta sul 4% circa” Gli ultimi dati ARPAC disponibili per la prossima stagione balneare cosa hanno evidenziato rispetto allo scorso anno? I dati ARPAC confermano purtroppo un’annosa situazione critica. Si è tuttavia determinata molta confusione nell’interpretazione dei risultati pubblicati sul Bollettino Ufficiale dalla Regione, lasciando pensare ad un repentino miglioramento della situazione per il 2011. In pratica, con la nuova normativa, a differenza del passato, non si esplicita solo il risultato finale, ma anche l’esito dei campionamenti realizzati per la stagione di balneazione corrente, che avviene attraverso la classificazione in quattro categorie: scarsa, sufficiente, buona ed eccellente. Questo esito, tuttavia, non costituisce l’indicatore univoco su cui si fonda la valutazione della balneabilità, che, invece, tiene conto anche dei campionamenti sfavorevoli realizzati nelle stagioni precedenti.
tutti al mare La ratio di tale approccio sta nel fatto che la balneabilità viene stabilita attraverso l’utilizzo di indicatori di inquinamento (non, quindi, direttamente attraverso la rivelazione degli inquinanti specifici) e che gli stessi vengono rilevati in modo puntuale (limitato) nello spazio e nel tempo (non è immaginabile il “monitoraggio continuo”). Per estenderne la capacità predittiva si ricorre all’approccio statistico e a quello che considera il pregresso con le previsioni di cui agli “art. 7 del DPR n. 470 1982” e art. 2 comma 5 del DM 30.03.2010. In tal modo si ottiene una sorta di integrazione spaziale e temporale delle informazioni rilevate. Pertanto, le finalità di proteggere la salute umana dai rischi derivanti dalla scarsa qualità delle acque di balneazione si determina solo dalla compiuta applicazione delle disposizioni normative.
? depurazione Un italiano su tre è senza depurazione mentre gli altri due hanno un trattamento non sufficiente. Stefano Cifani responsabile scientifico di Legambiente L’ultimatum è arrivato dalla Commissione europea al nostro Paese per le continue violazioni alle normative sul trattamento delle acque reflue. In 143 città italiane non abbiano un impianto fognario adeguato, mentre le normative impongono ai comuni con più di 10 mila abitanti di trattare in modo adeguato le acque reflue scaricate in aree sensibili. Tutto questo perchè non avere idonei sistemi di raccolta e trattamento può comportare rischi “per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino”. L’Italia avrebbe dovuto adeguarsi a queste norme già 13 anni fa, ma ha sempre nicchiato nonostante le proteste delle associazioni ambientaliste.
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Se l’Italia non adempirà entro due mesi ai propri doveri in materia, la Commissione potrà adire presso la Corte di giustizia dell’Ue. Già in passato Legambiente, aveva messo in luce la gravità del problema, invitando a segnalare la presenza di situazioni critiche relative allo scarico di acque reflue direttamente in mare o nei laghi, nell’ambito del progetto Goletta Verde. In ogni caso per l’associazione, occorre attivare prontamente una task force tra governo, enti locali e i gestori del servizio idrico per realizzare subito gli interventi più urgenti. É, infatti, in gioco la qualità della vita degli italiani e dell’ambiente, ma non solo. Questo perchè in caso non si adeguasse la situazione ai dettami dell’Europa, il nostro Paese spenderebbe inutilmente in multe, il denaro che potrebbe utilizzare, invece, per realizzare gli impianti di trattamento.
di Valentina Murolo
Perché l’ARPAC durante il periodo invernale non effettua alcun monitoraggio? La modalità e i termini di campionamento non sono stabilite dall’ARPAC ma, dalla normativa nazionale, che dispone come periodo di campionamento quello antecedente la stagione balneare, da aprile a settembre. Tali modalità sono già state validate in passato da studi scientifici. Legambiente annualmente organizza “Goletta Verde”, una campagna di monitoraggio dello stato delle acque, in che modo viene realizzata? “Goletta Verde” è una campagna nazionale di informazione, monitoraggio e promozione sulla qualità delle acque di balneazione che Legambiente organizza nel periodo estivo da oltre vent’anni. “Goletta Verde” prevede, tra l’altro, la realizzazione di una serie di campionamenti e analisi delle acque marine di balneazione. Si tratta di campionamenti singoli, uno per stagione e per punto, che restituiscono una fotografia delle acque monitorate e non hanno assolutamente la presunzione di sostituirsi al monitoraggio istituzionale effettuato dalle ARPA. Ciò, tuttavia, non toglie la scientificità dell’approccio e la capacità di restituire informazioni utili sulla qualità delle acque. Per una regione come la Campania che importanza riveste la tutela delle coste e del mare che la bagna? Si tratta di una risorsa primaria su cui attualmente fonda, e ancor di più dovrebbe fondare, l’attrattività turistica della Regione, che anche in termini più strettamente economici rappresenta una quota importante del PIL. L’ambiente campano in generale costituisce una risorsa fondamentale senza la cui integrità e qualità non si può immaginare alcuno sviluppo futuro del nostro territorio.
Intervista al Giudice Ceglie sulla operazione acque chiare che ha svelato i reati di disastro ambientale, avvelenamento di acque, truffa aggravata, danneggiamento di acque ed edifici pubblici, gestione illecita di rifiuti, immissione di rifiuti in acque superficiali ed abbandono su suolo, interruzione di pubblico servizio, distruzione e deturpamento, scempio paesaggistico ambientale, omissione di atti d’ufficio, falsità in atti commessa anche da pubblici ufficiali a danno dei regi lagni Dottor Ceglie, a che punto è il processo? Dopo le misure cautelari e dopo i sequestri, il Gip ha nominato un custode giudiziario degli impianti di depurazione dai quali, secondo l’assunto accusatorio, proveniva un contributo determinante all’inquinamento dei regi lagni: sostanzialmente gli impianti, invece di depurare, contribuivano ad inquinare. Ovviamente, com’è loro diritto, le difese hanno chiesto un riesame, sono andate dai giudici che hanno confermato l’impianto accusatorio: gli impianti sono tuttora sotto sequestro e noi siamo alla chiusura delle indagini preliminari e alla richiesta di rinvio a giudizio. E’ importante la decisione del riesame del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha confermato il sequestro e ha confermato l’ipotesi di disastro ambientale da noi sostenuto fin dal primo momento. E gli impianti di depurazione? Sotto la custodia e la gestione del custode giudiziario i depuratori hanno iniziato a funzionare e quindi i miglioramenti dal fonte mare del litorale Domizio sono sensibili.
ACQUE CHIARE Un reporter del National Geographic mentre fotografa un punto dei “regi lagni” - geofilos
Siamo in una fase di miglioramento delle acque. Come molti sapranno c’è un contenzioso tra Hydrogest e la Regione Campania e, molto probabilmente, da questo contenzioso nascerà una nuova società di gestione che speriamo gestirà meglio di come è stato fatto finora.
Come sempre l’azione dei cittadini è determinante.
Ai fini dell’indagine qual è stato il ruolo delle Associazioni e dei cittadini nella fase di accertamento dei reati?
Ne sono certo, come ero certo anni fa che lo Stato sarebbe riuscito ad arrestare tutti i camorristi locali e i latitanti più pericolosi, così sono certo che la provincia di Caserta tornerà splendida come era , a condizione che chi deve fare faccia, altrimenti, il momento della rinascita civile verrà rinviata nel tempo, ma certamente questo obiettivo sarà raggiunto.
E’ stato fondamentale come sempre, perché proprio grazie alle segnalazioni dei cittadini e delle associazioni ambientaliste si è messo in moto il meccanismo investigativo; le stesse associazioni degli esercenti turistici si costituiranno parte civile.
risanamento delle acque
Quale lezione ci lascia “Acque chiare” lei ritiene che riusciremo a vedere Terra Felix libera dai rifiuti e attraversata da corsi d’acqua pulita?
del Direttore
di Laura Garofalo
Dalla Cassa del Mezzogiorno alla Hydrogest L’epidemia di colera che, nel 1973, colpì parte della Campania, sollecitò l’adozione di provvedimenti straordinari da parte del Governo Centrale che, attraverso la Cassa del Mezzogiorno, diede vita al Progetto Speciale per il Disinquinamento del Golfo di Napoli (PS/3) attraverso il quale, in poco meno di 15 anni, sono state realizzate sul territorio un complesso sistema di infrastrutture depurative a servizio della provincia di Napoli e di Caserta. Per ogni comprensorio il PS3 prevedeva un impianto di depurazione centralizzato, preposto al trattamento congiunto di reflui urbani ed industriali. Nel complesso il PS3 delimitò 15 comprensori, cinque dei quali ricadenti nel bacino dei Regi Lagni. La Cassa del Mezzogiorno riuscì a completare gli impianti di depurazione e gran parte dei collettori principali; rimasero in parte incompiuti alcuni collettori secondari e diversi allacciamenti delle reti fognarie comunali. Cessato l’operato della Cassa, dopo circa un decennio di intervento “ordinario”, si avvertì nuovamente l’esigenza di un intervento “straordinario” conseguente alla dichiarazione dello stato di emergenza nel settore del risanamento ambientale del territorio di interesse. Il mancato completamento delle opere e l’inadeguatezza del processo depurativo degli impianti, determinarono un grave stato di inquinamento delle acque sversate nei Regi Lagni. Nell’anno 1999 fu quindi istituito un Commissario Straordinario di Governo per il superamento dell’emergenza ambientale. Il Commissario Delegato fu incaricato di progettare e realizzare gli interventi di risanamento ambientale e igienico sanitario nelle aree del comprensorio “Litorale domitioflegreo e Agro Aversano” e nelle aree del sistema scolante facenti capo al Canale Regi Lagni.
La procedura del Commissario si è conclusa con l’affidamento della concessione alla Società Hydrogest che nell’anno 2006 ha preso in consegna gli impianti di depurazione ed i collettori fognari. La cronaca recente fa riemergere tutte le criticità: 14 arresti e decine di avvisi di garanzia della Procura della Repubblica di Napoli causa sull’ingente quantitativo di percolato sversato tra il 2006 e il 2009 lungo il Litorale che va dalla provincia casertana fino alla costa sud della Campania. In carcere sono finite otto persone, fra queste il dirigente della Regione Generoso Schiavone, l´architetto Claudio De Biasio, il dirigente della società Hydrogest Gaetano De Bari. Altri sei, invece, hanno ottenuto gli arresti domiciliari. Nell’inchiesta figurano il prefetto ed ex commissario straordinario per l’emergenza rifiuti Corrado Catenacci, Marta Di Gennaro, ex vice commissario di Giudo Bertolaso alla Protezione civile, il Direttore generale dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini. Risultano indagati, l’ex governatore e commissario ai rifiuti e alle bonifiche Antonio Bassolino, l’ex capo della sua segreteria Gianfranco Nappi, e l’ex assessore all’Ambiente Luigi Nocera. Sono tutti accusati di associazione per delinquere, truffa, falso ideologico in atto pubblico e una serie di reati ambientali: tra questi, lo smaltimento illecito di rifiuti, scarichi non autorizzati di rifiuti, disastro ambientale. Secondo l’accusa il rifiuto liquido, per sua natura altamente inquinante, non poteva essere trattato nei depuratori ritenuti “già inadeguati ad assicurare la normale depurazione” e pertanto è come se fosse stato sversato direttamente a mare.
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La discarica di Lo Uttaro è nel territorio del Comune di Caserta nella foto (web) un particolare che evidenzia la quantità di percolato che si accumula e filtra nel suolo
PROCESSO A LO UTTARO Il Movimento Difesa del Cittadino ed il Circolo Legambiente Caserta hanno ottenuto di costituirsi parte civile nel processo che vede imputati i responsabili della localizzazione e della gestione della discarica Lo Uttaro di Caserta. di Stella D’Anna
L
a triste storia della discarica Lo Uttaro inizia nel 2005, quando la Regione Campania dichiara l’area Lo Uttaro “sito di interesse nazionale” da bonificare, visto il gravissimo stato di degrado ambientale dovuto alla presenza di ben tre discariche, un sito di stoccaggio ed uno di trasferenza di rifiuti per un totale di circa 6 milioni di rifiuti. Nonostante ciò, in piena emergenza, viene individuato come sito da adibire a discarica per i rifiuti trattati e provenienti dal CDR di Santa Maria Capua Vetere, proprio una cava in località Lo Uttaro. La vicenda segue un iter complesso, fatto di disposizioni giudiziarie, proteste dei cittadini, riconoscimento a più riprese della pericolosità dei rifiuti presenti nella discarica. A luglio 2007, il consorzio ACSA, che gestisce il sito, deposita le risultanze di al-
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Maria Stella D’Anna dello Sportello Ambiente e Legalità di Caserta. Legale presso Movimento difesa cittadino di Caserta
doppio click www.noecomafia.it www.mdc.it www.legambiente.it
cune analisi a campione effettuate dalla Chelab di Treviso dalle quali risulta che nella discarica Lo Uttaro, nella quale dovrebbero essere smaltiti rifiuti non pericolosi, si smaltisco in realtà rifiuti pericolosi che non potrebbero essere scaricati neppure in discariche per rifiuti speciali se non preventivamente trattati. Tutto questo a causa della mala gestione della discarica, nella quale, grazie a false attestazioni venivano sversati anche idrocarburi e carbonio organico, cagionando all’ambiente un danno irreversibile. Conferme ulteriori sulla pericolosità della discarica Lo Uttaro arrivano dalle autorità giudiziarie investite della questione.
In una prima ordinanza del Tribunale Civile di Napoli, che dispone la chiusura della discarica, si legge che la scelta di Lo Uttaro è stata “scelta frettolosa a discapito della salute delle persone”. L’ordinanza conferma che “vi è presenza di sostanze altamente pericolose che superano i limiti massimi consentiti” e che “tutta la falda monitorata è inquinata”. Ulteriori conferme arrivano dal CTU nominato dal Tribunale che nella sua relazione scrive: “l’abbanco di ulteriori quantità di rifiuti nell’invaso, risulta aggravare il già elevato grado di rischio di impatto cui sono soggette tutte le componenti ambientali, compresa la salute pubblica, dell’ambito territoriale limitrofo”. A novembre del 2007 il G.I.P. presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ed il Tribunale Civile di Napoli dispongo la definitiva chiusura della discarica il cui sequestro penale verrà eseguito dai Carabinieri del NOE. I Carabinieri provvedono inoltre a notificare ben 12 avvisi di garanzia per vari reati, tra cui disastro ambientale, a carico di dirigenti e tecnici che hanno avuto responsabilità nella decisione di aprire la discarica nonché nella sua gestione. A gennaio di quest’anno si è aperto il processo a carico dei responsabili del disastro ambientale che ha reso Lo Uttaro un vero e proprio pozzo di veleni. Per i cittadini e le associazioni ambientaliste come la nostra, l’essere ammessi a costituirsi parte civile nel processo a carico dei responsabili di tale scempio è stata una piccola conquista oscurata dalla consapevolezza della grave entità del danno arrecato all’ambiente. Ci vorranno molti anni perché l’intera area venga bonificata ed intanto la Campania continua ad essere investita dall’ “emergenza rifiuti” che arriva puntuale, mese dopo mese, anno dopo anno.
Il sito Reale di Carditello con i manifestanti durante uno dei sit-in di protesta contro la messa all’asta della Reggia foto di F.Spinelli
Il Reale sito di Carditello oggi è l’ombra di se stesso: mi pare inutile continuare a chiamarlo ‘reale delizia’
sportelli
CARDITELLO, GIA’ REALE DELIZIA di Jolanda Capriglione Jolanda Capriglione Presidente del Club Unesco di Caserta Professore di Estetica del Paesaggio e dell’Architettura Seconda Università Napoli
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elizia per i ladri che lo hanno depredato, delizia per tanti politici che si sono esercitati a lungo, in spericolate pratiche di de magogia intrisa di bugie e falsità di ogni genere (penso ai proclami trionfanti della giunta Bassolino): dobbiamo fare i nomi o basta sfogliare i giornali del tempo? Alessandra Mottola Delfino, gran Signora della Cultura e presidente della benemerita Italia Nostra in Italia, invia un accorato appello a Napolitano ‘per salvare Carditello’ che dobbiamo condividere: vuole le dichiarazioni di chi nei recenti anni scorsi ha fatto ‘da palo’ ai tanti che vendevano palle strepitose sulle delibere già fatte di acquisto, di impegni etc. etc.? Ma non ho mai capito il ruolo della Soprintendenza che non sembra essersi curata in concreto della salvezza di questo Bene, pur restaurato anni fa dal Ministero per i beni e le attività culturali con i fondi del Lotto. E anche adesso tace dopo aver in concreto taciuto di fronte ai vandalismi della TAV, qui ospitata, di fronte all’inerzia-inettitudine (in merito a Carditello) del Consorzio di bonifica e del suo ultimo Commissario, complice di tante demagogie sparpagliate a piene mani fino a qualche giorno fa. Bene: Carditello non è più Carditello e credo proprio che dobbiamo arrenderci all’evidenza.
Certo, la struttura architettonica sembra essere la stessa, ma in realtà è divenuta un puro involucro custode di un simulacro, di una memoria caduca e fuggevole, tanto fuggevole da essere fuggita. Invitati da Collecini, entriamo e troviamo l’orrore di scale divelte, mura graffiate, camini spoliati dei loro decori in marmi pregiati, in pietra. In una parola: disidentità. Disidentità che ti guarda beffarda dai pochi muri che ancora conservano vaghi affreschi, vaghi, ma deliziosissimi. Nessun mobile, nessun arredo, solo l’odore mortale dei debiti del Consorzio, incauto proprietario. Che dire? Ma cosa dovremmo salvaguardare? Io non credo che qualche Ente pubblico, salvo un miracolo sempre possibile, sia in grado di metter mano ai grandi lavori di restauro che la struttura richiede, a cominciare dai tetti sfondati. Io sogno un texano, un giapponese, un indiano figlio della new economy, un sultano del Brunei o, forse, solo qualche George (Clooney) che venga qui, se ne innamori e decida di farne la sua Dreamland, nel rispetto di … etc. etc. Che so? Potremmo chiedere l’ingresso libero la domenica o il permesso di fare i picnic a Pasquetta sullo splendido prato antistante, fra un obelisco e l’altro: sono tante le case patrizie che lo fanno. Absit iniuria verbis, ora la priorità è salvare Carditello da se stesso, dal degrado delle pietre che vanno, stanche anche loro, dei tetti aperti alle piogge, dalla pena degli affreschi che l’incuria rende sempre più sbiaditi: lo compri chi vuole, a patti e condizioni, certo, ma che si metta mano ai lavori, pena la morte di Carditello, già reale delizia. FATE PRESTO! (da Andy Wharol)
La rete Casertana degli ecosportelli nasce nell’ambito del progetto LEGAME finalizzato alla formazione dell’Osservatorio Ambiente e Legalità per la Provincia di Caserta. Il progetto vuole attribuire alla società civile un ruolo centrale nell’azione di salvaguardia del territorio, di educazione alla legalità e lotta alla criminalità, di promozione dei valori che regolano lo sviluppo sostenibile e la condivisione del bene comune oltre a promuovere la conoscenza del territorio mettendo a fuoco le criticità sociali ed ambientali per reagire adeguatamente. Gli ecosportelli di Caserta, Succivo e Piedimonte Matese, si propongono di “aprire le porte” verso i cittadini e gli Enti Locali, accogliendo le loro richieste e dando loro informazioni e consulenza sulla formulazione di denunce allo scopo anche di diffondere presso la comunità locale una maggiore conoscenza delle problematiche ambientali con particolare riferimento alle ecomafie. Gli ecosportelli si occupano di rifiuti, inquinamento, mobilità, abusivismo edilizio e cave illegali ma é anche possibile segnalare proposte di miglioramento ambientale e richiedere informazioni su tutte le tematiche ambientali.
Lo sportello di Succivo è aperto al pubblico il mercoledì e il venerdì mattina presso il Casale di Teverolaccio (0815011641). Lo sportello di Caserta il martedì e il giovedì pomeriggio presso la sede del Movimento Difesa del Cittadino in Via Tescione, n.80 (0823363913) e quello di Piedimonte Matese il lunedì pomeriggio, settimane alterne, presso il CEDA alla Biblioteca in Via Caruso (3356985098).
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Giugno/Luglio 2011 - la Vite & il Pioppo - 17
i laghi Lago Matese - (foto a lato) Situato a 1010 m.s.l.m. è il lago carsico più alto d’Italia. Dopo la chiusura dei vari inghiottitoi fra i quali lo Scennerato, (“scende rapido”), l’acqua meteorica del vasto bacino imbrifero e delle sorgenti, alcune delle quali perenni, alimenta il lago che è lungo circa otto chilometri e largo due e viene poi incanalata verso la centrale idroelettrica di Piedimonte M.. Nel lago trovano habitat favorevole principalmente folaghe, germani reali ed altri uccelli stanziali e di passo, oggetto questi ultimi, nel 2010, del progetto “Migrandata”. Si è riprodotta la fauna ittica introdotta dall’uomo costituita da tinche, carpe, lucci, persici, anguille, alborelle e bivalvi giganti d’acqua dolce quali l’Anodonta. Sono anche presenti numerosi anfibi rappresentati principalmente dalle comuni rane, da rari Protei e da rettili ed insetti anfibi tipici delle zone lacustri. Nell’insieme è un habitat che suscita l’interesse naturalistico e di conseguenza rappresenta l’attrattiva turistica necessaria alle zone interne per la sopravvivenza e il presidio umano del territorio.
specchi del futuro Lago di Gallo - Il lago di Gallo si è formato a seguito dello sbarramento del fiume Sava resosi necessario per la produzione di corrente elettrica. Il territorio circostante, a seguito delle realizzazione del lago ha acquisito una maggiore attrattiva turistica. Suggestivo è il panorama che si gode da Letino. Attualmente è interessato da attività turistiche e sportive di rilievo quali i corsi di vela e canottaggio e la pesca. Ospita una fauna molto simile a quella del lago Matese ed una flora palustre meno varia.
Il massiccio del Matese è caratterizzato dalla presenza di tre splendidi laghi montani, situati nel cuore dell’area protetta regionale, che ne caratterizzano il paesaggio e sono diventati importanti riserve di biodiversità, messe però a rischio da forme di utilizzo e da insediamenti delle aree circostanti non sempre sostenibili. di Fernando Occhibove agronomo, vicepresidente del Circolo Legambiente Matese
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Lago di Letino – Si è formato a seguito dello sbarramento del fiume Lete che convoglia l’acqua in una condotta forzata realizzata per circa un chilometro in galleria fino a raggiungere la centrale idroelettrica di Prata. Le attrezzature turistiche realizzate di recente intorno al lago hanno reso più agevole la sua fruizione che comprenderà in futuro anche la Grotta del Cavuto, che si trova alla base della diga. Anche in questo lago vive una fauna molto simile a quella degli altri due laghi maggiori.
18 - La Vite & il Pioppo - Giugno/Luglio 2011
l Lago Matese, situato a 1010 m s.l.m., è il lago carsico più alto d’Italia, situato alla base meridionale del Monte Miletto e della Gallinola, presenta una vasta area umida di canneti, indispensabile per la sopravvivenza dell’avifauna stanziale e migratoria e … non solo! A tutti è noto, infatti, che l’acqua del lago alimenta anche la sorgente del Torano di Piedimonte M., captata dall’Acquedotto Campano, e ciò dovrebbe far riflettere molto sulla necessità della sua salvaguardia! All’epoca della perimetrazione del parco le rive del lago sono state incluse in zona C (area a più basso livello di protezione) e ciò ha consentito la realizzazione di diversi insediamenti, privi di sistema fognario (dotati di fosse settiche funzionali ?), ove operano allevamenti intensivi, non solo bovini ed ovini ma anche suini, praticati oltretutto in una zona neppure classificata vulnerabile ai nitrati di origine agricola.
IN DIFESA DELL’ACQUA PUBBLICA DEL MATESE
Per questi motivi oggi si rende più che mai necessario un attento controllo degli scarichi e il monitoraggio frequente della qualità delle acque, per prevenire i rischi di eutrofizzazione e per evitare l’inquinamento irreversibile delle vaste falde acquifere. I laghi di Gallo e di Letino si sono formati a seguito dello sbarramento rispettivamente del fiume Sava e del Lete. Alimentano le centrali idroelettriche di Capriati a V. e Prata S. Questi laghi sono stati nell’autunno 2010 al centro della cronaca, per una vasta moria di carpe che ha fatto sospettare l’inquinamento delle acque. Le indagini dell’ARPAC e dell’Istituto Superiore di Sanità hanno però escluso la presenza di inquinanti e di tossine algali (foto in basso). Anche se si sospetta l’azione di un batterio e ulteriori indagini sono ancora in corso, pare probabile, considerata la riduzione della portata delle acque del Lago di Gallo, che si sia trattato di un fenomeno di anossia (carenza di ossigeno). In questo contesto, i laghi del Matese e le loro rive sono oggetto di diversi progetti di valorizzazione turistica e ambientale: la sfida sarà quella di contemperare le esigenze di salvaguardia della biodiversità con quelle di promozione di un turismo sostenibile “vero”, garantendo serie valutazioni di impatto ambientale, preventivi e costanti monitoraggi delle possibili fonti di inquinamento, coinvolgendo le popolazioni locali e le associazioni ambientaliste nella difesa di questi tesori, tramite attività di attività di educazione ambientale che facciano conoscere in maniera sostenibile le loro ricchezze.
Il Comitato “Acqua Pubblica” di Piedimonte Matese è nato sull’onda della raccolta di firme per la promozione del referendum sull’acqua pubblica. Dopo aver raccolto circa 3000 firme nell’Alto Casertano per ottenere l’approvazione del referendum dalla Cassazione, le associazioni del comitato sono state in questi mesi nelle piazze e hanno organizzato numerosi eventi per informare l’opinione pubblica sull’importanza di raggiungere il quorum dei votanti ai referendum del 12 e 13 Giugno. Ma il Comitato matesino, oltre a sostenere le battaglie nazionali in difesa dell’acqua come bene comune, si è anche impegnato affinché gli enti locali del territorio gestiscano in modo più efficiente ed efficace il servizio idrico, tenendo conto che spesso gli acquedotti presentano numerose perdite e sprechi e gli impianti di depurazione non funzionano proprio o presentano diffuse carenze tecniche e gestionali. Recentemente, infatti, si è riaccesa la polemica sul mancato funzionamento dei depuratori di alcuni comuni dell’area matesina, a partire dai dati di un’indagine svolta nel 2009 dall’Arpac e da episodi di sequestro da parte delle forze dell’ordine per carenze strutturali o interruzione della depurazione che recentemente hanno interessatogli impianti di Pratella (Mastrati), Valle Agricola e San Gregorio Matese o di segnalazioni di casi malfunzionamento temporaneo, come quello che ha interessato l’impianto di Fontegreca, provocando una moria di trote nel fiume Sava Ricordiamo che il cattivo funzionamento o il blocco prolungato di questi impianti, determina l’inquinamento di fiumi, torrenti e in alcuni casi di sorgenti destinate all’uso potabile, come quella del Maretto di Piedimonte Matese che alimenta l’Aquedotto Campanao, che spesso risente a valle degli effetti negativi della mancata depurazione dei reflui che provengono dai comuni a monte, a causa della natura carsica del terreno. Nell’ottica di garantire un’adeguata informazione ai cittadini e formulare proposte operative agli Enti Locali, si sono svolti in questi mesi diversi incontri del Comitato “Acqua Pubblica” con alcuni sindaci del Matese, alcuni dei quali si sono impegnati a sostenere la piattaforma referendaria e a collaborare a momenti comuni di informazione e sensibilizzazione, come l’incontro con il prof Alberto Lucarelli, Ordinario di diritto pubblico alla Federico II di Napoli ed estensore dei quesiti referendari contro la privatizzazione dell’acqua, e la manifestazione musicale “Notte Azzurra”, svoltasi il 5 giugno, a cui hanno aderito i comune di Piedimonte M., Letino e S.Potito S. Al Comitato Acqua Pubblica di Piedimonte Matese aderiscono: Movimento Speranza Alto Casertano di Piedimonte M., Associazione Kahuay di Dragoni, Inter Club di Piedimonte M., Circolo Legambiente Matese, Associazione per la Sinistra Matese, Associazione Crossroads di Piedimonte M. Siamo presenti su facebook alla pagina Comitato Acqua Pubblica Alto Casertano Ranieri Vitagliano Comitato Acqua Pubblica Piedimonte Matese Siamo presenti su facebook
agire agire localmente localmete Giugno/Luglio 2011- la Vite & il Pioppo - 19
in foto gli alunni all’ingresso della scuola
se a sCUOLA ci vado CoL PEDIBUS Eccezionale l’adesione alla terza edizione del Pedibus a Caserta nel quartiere Acquaviva di Teresa Fenzi Coordinatrice Legambiente Scuiola e Formazione - Caserta
S
i è ripetuta con successo, anche per questo anno scolastico, l’esperienza del PIEDIBUS al 3° Circolo di Caserta. Il Pedibus è nato da un’ipotesi di lavoro sviluppatasi all’interno dell’Associazione “Città viva”(Quartiere Acquaviva-Caserta) nel 2007. Per comunicare la praticabilità di questa forma di mobilità sostenibile abbiamo realizzato, con la collaborazione dei bambini e dei genitori, due carnevali con carri di cartapesta, raffiguranti problemi ambientali. Ci sono voluti due anni di discussioni, incontri con i genitori e le istituzioni, volantinaggi, laboratori, per arrivare al primo giorno…. su strada!
Ma che cos’è il Piedibus/Pedibus? Secondo i bambini partecipanti: il Pedibus é una lunga e gioiosa fila di bambini che vanno a scuola accompagnati da persone volontarie che a volte provengono da altre nazioni; il Piedibus è un treno di bambini per andare a scuola. Questi bambini hanno una pettorina e rispettano delle fermate; il Pedibus mi ha fatto capire come è bello andare a scuola a piedi, in compagnia di altri amici. E’ una lezione per i grandi, perché non inquina, fa bene alla salute e mantiene la città sicura. Il Pedibus con le sue 4 linee (blu, verde, rossa, gialla) ha attraversato il quartiere Acquaviva, punteggiato con le fermate disegnate dagli alunni.
la pattuglia energetica
I partecipanti, tre volte alla settimana, hanno fatto, a piedi, il percorso casa-scuola e scuola-casa, accompagnati da una ventina di volontari che li prelevano alle varie fermate. Ogni linea con due accompagnatori posizionati agli estremi del “bus”. Le adesioni hanno coperto circa il 10% della platea scolastica. Appare evidente che questa piccola eco-rivoluzione ha un asse culturale che implica una serie di variabili: • Dimostra qui e ora che il cambiamento verso la mobilità sostenibile è possibile • Evidenzia che la progettazione partecipata è uno strumento privilegiato di cambiamento • Sottolinea il ruolo insostituibile dell’associazionismo nei percorsi di gestione del cambiamento • Focalizza (se mai ce ne fosse ancora bisogno, di fronte allo sfascio dei partiti ),che la comunicazione dal basso,lunga,faticosa,con codici non solo linguistici (pensiamo ai laboratori di Carnevale con mamme,bambini,volontari), è un ponte verso le persone alle quali abbiamo qualcosa di costruttivo da dire e con le quali abbiamo qualcosa di operativo da fare. • Costruisce reti (associazioni, istituzioni, semplici cittadini) immettendo nella micro-storia la società della complessità e della legalità.
di Niko LP
Nella scuola elementare Palestrina il comitato genitori partendo dal progetto - m’illumino di meno lancia l’iniziativa “la pattuglia energetica” Tutti i giorni, almeno per due volte, nelle ricreazioni a turno un bambino munito di tabella e penna parte dalla sua classe per chiamare a raccolta gli altri bambini uno per ogni classe del piano. Tutti insieme si dirigono, in gruppo, nelle classi, nei saloni e nei bagni del piano per spegnere le luci accese inutilmente e eventualmente chiudere i rubinetti lasciati aperti. Trovata e risolta la noncuranza si annota sulla tabella dove è stata trovata e a che ora.
20 - La Vite & il Pioppo - Giugno/Luglio 2011
Con questa idea, nello scorso anno scolastico, la scuola ha risparmiato alcune centinaia di euro in elettricità e acqua. Con una piccola idea educativa e con l’impegno di tutti, oltre al risparmio ottenuto, l’iniziativa ha un’importante significato ecologico e mette l’accento su una delle più importanti fonti di energia: il risparmio.
“make the difference” Per chi non ha ancora deciso come trascorrere le prossime vacanze estive ed è alla ricerca di un’opportunità insolita e intelligente, Geofilos segnala i nuovi appuntamenti per partecipare ai campi di volontariato. di Gennaro Conte Si tratta di un modo diverso di impiegare il proprio tempo svolgendo un’attività lavorativa caratterizzata da impegno, solidarietà e divertimento. I campi di lavoro rappresentano brevi esperienze di volontariato che durano in genere 10-15 giorni a cui partecipano volontari provenienti dall’Italia e dall’Europa. I campi in questione si svolgeranno all’interno delle mura del Casale di Teverolaccio e cercheranno di dare ancora una volta un segnale forte alla società civile, mostrando vie praticabili per l’impegno sostenibile. E prevedono tre momenti di attività diversificate: il lavoro di recupero o attività di valorizzazione, lo studio e l’incontro con il territorio per uno scambio interculturale.
Gennaro Conte (in foto in una missione di volontariato nei paesi sconvolti dallo tsunami). Laureato in Geologia ha svolto il servizio civile in Geofilos. è in associazione come responsabile del settore volontariato internazionale
I volontari saranno impegnati nel recupero architettonico delle mura medievali del Casale di Teverolaccio, nella realizzazione del giardino dei sensi e dell’aula natura. Saranno inoltre coinvolti in sessioni di studio e informazione sulle tematiche della lotta alle mafie e alle illegalità. Il gruppo dei volontari sarà composto da 10-20 persone, che condivideranno il loro quotidiano, lavorando insieme, preparando pasti, socializzando ed entrando in contatto con la comunità locale. I campi si svolgeranno nei mesi di Luglio e Settembre e gli unici requisiti richiesti a chi voglia partecipare sono: la voglia di condividere e di impegnarsi, lo spirito di adattamento, la voglia di stare insieme agli altri e la capacità di condividere un obiettivo comune con persone che possono essere molto diverse tra loro. Ti aspettiamo! contatti: Geofilos: info@geofilos.org Conte Gennaro: contegennaro82@hotmail.com
2011 anno europeo del volontariato Nella giornata dell’8 luglio il Parlamento Europeo ha approvato, con 416 firme dei membri del congresso, una raccomandazione con cui richiede formalmente alla Commissione Europea di proclamare il 2011 “Anno europeo del Volontariato”.
Sono stati stanziati 11 milioni di euro per la preparazione e la realizzazione di iniziative e progetti rivolti alla sensibilizzazione e alla promozione del volontariato. Tre colori, tre mani che si intrecciano, un cuore che si forma al centro, è il logo che la Commissione Europea ha scelto affiancato allo slogan “Volunteer Make a difference”, cioè “Volontari! Fate la differenza”.
Gli obiettivi per l’Anno Europeo del Volontariato proposti dalla Commissione europea sono: - La creazione di un ambiente per il volontariato in UE - per trasformare il volontariato in elemento di promozione della partecipazione civica e delle attività di scambio tra cittadini dell’Unione europea; - Spronare le organizzazioni di volontariato e migliorare la qualità del volontariato - per agevolare le attività di volontariato e incoraggiare il networking, la mobilità, la cooperazione e le sinergie tra organizzazioni di volontariato e altri settori nel contesto UE; - Evidenziare e riconoscere il valore delle attività di volontariato - per incoraggiare
incentivi adeguati per gli individui, le aziende e le organizzazioni di sviluppo del volontariato e guadagnare il riconoscimento sistematico da parte dei legislatori, delle organizzazioni civili e dei dipendenti per le abilità e le competenze sviluppate attraverso il volontariato. - Sensibilizzare sul valore e l’importanza del volontariato come espressione di partecipazione civile e esempio di scambio tra le persone che contribuisce a risolvere problematiche di interesse comune a tutti gli stati membri, ad uno sviluppo societario armonico e alla coesione economica. (G.C.)
pensare pensareglobalmente globalmente
Giugno/Luglio 2011 - la Vite & il Pioppo - 21
www.pasqualevitale.com
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