GEOmedia 5 2019

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Rivista bimestrale - anno XXIII - Numero 5/2019 - Sped. in abb. postale 70% - Filiale di Roma

TERRITORIO CARTOGRAFIA

GIS

LBS

INFORMAZIONE GEOGRAFICA

CATASTO

UAV

SMART CITY

FOTOGRAMMETRIA URBANISTICA

3D

Set/Ott 2019 anno XXIII N°5

CAD

BIM

AMBIENTE

REMOTE SENSING SPAZIO

EDILIZIA

GNSS

NETWORKS

RILIEVO TOPOGRAFIA

WEBGIS

LiDAR

BENI CULTURALI

La prima rivista italiana di geomatica e geografia intelligente

COSMO SKYMED SECONDA GENERAZIONE GEOGRAPHIC INFORMATION MANAGER E GEOSPATIAL

RILEVAMENTO DELLA RADIOATTIVITÀ AMBIENTALE

NARRAZIONE GEOGRAFICA ATTIVA


STRUMENTI TOPOGRAFICI

REACH RS2 MULTIFREQUENZA (L1,L2,L5) MULTICOSTELLAZIONE (GPS, GLONASS, GALILEO, BEIDOU)

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OGC, INSPIRE, ETSI per armonizzare un dato che non c’è A partire dalla grande opera di standardizzazione che l’Open Geospatial Consortium (OGC) ha avviato a livello mondiale qualche decennio fa per uniformare i software e i formati dei dati geografici, con poi a seguire l’armonizzazione di INSPIRE avviata in Europa nel 2007 per avere un formato unico di una infrastruttura di dati geografici a livello europeo, per arrivare recentemente ad ETSI, che da pochi anni si occupa di affrontare le forti sinergie tra le sfere di informazioni che attualmente interagiscono in una smart city, possiamo dire di aver dato energia a tutte le iniziative necessarie ad una gestione digitale corretta dei dati. Ma lo domanda che ci poniamo oggi è: dove sono i dati? Sono stati aggiornati? Sono alla risoluzione necessaria? Purtroppo la risposta nel settore dei dati geografici è molto deludente. Ci sono esempio di porzioni di territorio nei quali l’aggiornamento della cartografia non avviene da molto tempo, e non ci riferiamo a territori extraurbani dimenticati, ma a città ed aree metropolitane vaste ed importanti. La figura del cartografo non è più contemplata dai nostri ordinamenti scolastici di qualsiasi livello, tranne qualche master nel quale però si preferisce parlare di “mappatura”, cosa ben diversa dalla rappresentazione cartografica e dalla topografia del territorio, assorbita all’interno dei geodatabase topografici. Ciò nonostante non si produce più cartografia di base, come se quella rilevata nei decenni passati dagli Organi Cartografici dello Stato e dalle Regioni non abbia subito mutazioni. E ci sono casi eclatanti come quello di Roma Capitale ove la disponibilità attuale di cartografia è limitata a quella 1:5000 rilevata nel 2014 dalla Regione Lazio per i suoi fini istituzionali di coordinamento territoriale. Ma la necessità della scala urbana è ben altra e a Roma si conta solo una cartografia vetusta in scala 1:2000 realizzata dal Consorzio Cartesia, oggi esperimento fallito, che peraltro soffre di problemi di copyright e mancata distribuzione della versione completa e collaudata agli uffici. Eppure la cartografia urbana va realizzata in scala 1:1000 e 1:500 nei centri storici. Eccezion fatta per la cartografia 1:500 aerofotogrammetrica di Nistri nella zona centrale di Roma, realizzata nel secolo scorso ad opera della Sovrintendenza Archeologica, che aveva bisogno di veri strumenti di tutela. Un carta che, ancora oggi, è considerata di altissima affidabilità. Al pari di quelle settecentesche e ottocentesche che stanno per essere distribuite nell’ambito del sistema geografico Forma Romae. Ed è così per molte altre realtà italiane. Il gruppo di specifiche settoriali ETSI per la gestione trasversale delle informazioni contestuali (ISG CIM) ha recentemente rilasciato la specifica GS CIM 004 che definisce un modo semplice per inviare o richiedere dati relativi al contesto, informazioni correlate, fonte o licenza di tali dati. Le smart city saranno le prime a beneficiare di questa specifica che definisce una API (Application Programming Interface) standard per la gestione delle informazioni di contesto che consente un accesso quasi in tempo reale alle informazioni provenienti da molte fonti diverse. Conoscere la fonte, il significato e l'affidabilità dei dati è assolutamente cruciale nel prendere decisioni, specialmente laddove esiste la responsabilità legale, ma non dimentichiamo che la base di ciò è una infrastruttura territoriale di dati geografici da aggiornare in funzione delle continue modifiche del territorio alle quali stiamo assistendo.

Buona lettura, Renzo Carlucci


In

questo

numero ... FOCUS

Geographic Information Manager e geospatial, termini

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incomprensibili in

Italia

REPORT

di

Renzo Carlucci

LE RUBRICHE

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Immagine ESA

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AEROFOTOTECA

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MERCATO

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TERRA E SPAZIO

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AGENDA

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La sorveglianza della radioattività ambientale

- La rete di rilevamento e le nuove tecnologie di

Romeo Gallo

In copertina una immagine del satellite COSMO-Skymed di seconda generazione in orbita attorno alla terra.

GEOmedia, bimestrale, è la prima rivista italiana di geomatica. Da più di 20 anni pubblica argomenti collegati alle tecnologie dei processi di acquisizione, analisi e interpretazione dei dati, in particolare strumentali, relativi alla superficie terrestre. In questo settore GEOmedia affronta temi culturali e tecnologici per l’operatività degli addetti ai settori dei sistemi informativi geografici e del catasto, della fotogrammetria e cartografia,

geomediaonline.it

della geodesia e topografia, del telerilevamento aereo e spaziale, con un approccio tecnico-scientifico e divulgativo.


INSERZIONISTI

La narrazione geografica si fa attiva con Loquis Intervista a Bruno Pellegrini, Fondatore e CEO della piattaforma innovativa di geo-podcast LOQUIS a cura di

COSMO-Skymed Seconda Genarazione di

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Geo4Fun

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3Dtarget

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aerrobotix

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Codevintec

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Epsilon

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Esri Italia

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GECsoftware

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GeoBusiness

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Geogrà

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Geomax

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GIS3W

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Gter

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Image S

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Leica

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Planetek Italia

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Profilocolore

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Stonex

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SurveyLab

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Teorema

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Topcon

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Sullo sfondo una immagine di Copernicus Sentinel-1 ci porta in una parte dello stato brasiliano del Mato Grosso nelle profondità dell'Amazzonia. Questa immagine combina tre immagini radar separate della missione Copernicus Sentinel-1, distanti circa due anni per mostrare il cambiamento delle colture e della copertura del suolo nel tempo. Contains: modified Copernicus Sentinel data (2015-19), processed by ESA, CC BY-SA 3.0 IGO.

Marco Lisi

una pubblicazione

Science & Technology Communication

Direttore RENZO CARLUCCI, direttore@rivistageomedia.it Comitato editoriale Vyron Antoniou, Fabrizio Bernardini, Mario Caporale, Luigi Colombo, Mattia Crespi, Luigi Di Prinzio, Michele Dussi, Michele Fasolo, Marco Lisi, Flavio Lupia, Luigi Mundula, Beniamino Murgante, Aldo Riggio, Mauro Salvemini, Domenico Santarsiero, Attilio Selvini, Donato Tufillaro Direttore Responsabile FULVIO BERNARDINI, fbernardini@rivistageomedia.it Redazione VALERIO CARLUCCI, GIANLUCA PITITTO, redazione@rivistageomedia.it

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Condizioni di abbonamento La quota annuale di abbonamento alla rivistaScience è di €&45,00. Technology Communication Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 9,00. Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato è di € 12,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa. L’editore, al fine di garantire la continuità del servizio, in mancanza di esplicita revoca, da comunicarsi in forma scritta entro il trimestre seguente alla scadenza dell’abbonamento, si riserva di inviare il periodico anche per il periodo successivo. La disdetta non è comunque valida se l’abbonato non è in regola con i pagamenti. Il rifiuto o la restituzione dei fascicoli della Rivista non costituiscono disdetta dell’abbonamento a nessun effetto. I fascicoli non pervenuti possono essere richiesti dall’abbonato non oltre 20 giorni dopo la ricezione del numero successivo. Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore. Rivista fondata da Domenico Santarsiero. Numero chiuso in redazione il 30 gennaio 2020


FOCUS

Geographic Information Manager e Geospatial, termini incomprensibili in Italia di Renzo Carlucci

La lunga storia del GIM

Fig. 1 – Struttura del programma di studi e qualificazioni del corso in Geoinformatics Engineering nella “School of Civil Environmental and Land Management Engineering School of Industrial and Information Engineering. Milano Campus (Laurea Magistrale equivalent To Master Of Science)”

Nel 2015 nacque ufficialmente in Italia la figura del Geographic Information Manager (GIM) presentato come risultato di una analisi di un gruppo di professionisti del settore che avevano iniziato a dar forma a questa nuova figura. Ufficializzato nel 2018 da AGID, è oggi in itinere per essere inserito come figura di riferimento nei nuovi programmi politici regionali e comunali.

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L’

Agenzia per l’Italia digitale (AGID) ha inserito la figura del GIM utilizzando la normalizzazione effettuata con la pubblicazione (26.4.2018) della norma UNI 11621-5; 2018 “Attività Professionali non regolamentate – Profili professionali per l’ICT – Parte 5: Profili professionali relativi all’informazione geografica”. Di fatto venne finalmente recepita una crescente sensibilità verso le professioni svolte nell’ambito dell’informazione geografica, in sintonia con lo sviluppo tecnologico e le prospettive degli utilizzatori sempre più attratti dalle possibilità di analisi del mezzo geospaziale.

Ma quanto di questo fa parte della conoscenza di chi non è un addetto del settore? Se parliamo di un Energy Manager (dalla cui figura si ispira quella del GIM) a un comune cittadino, probabilmente comprende con facilità che si tratta di un esperto del settore energetico dedicato alla gestione razionale dell’energia, ma se analogamente parliamo di un Geographic Information Manager difficilmente comprenderà che stiamo parlando di un esperto inserito negli organismi di governo per sostenere e governare l’uso consapevole dei dati geografici e delle tecnologie disponibili per la loro raccolta, gestione e condivisione. Il ruolo dell’energy manager è stato introdotto per legge nel 1991 per quei soggetti (enti pubblici e privati) caratterizzati da consumi annui di energia al di sopra di una data soglia, che dovevano affidarsi a un tecnico per “la conservazione e l’uso razionale dell’energia”. Ma abbiamo dovuto attendere il 2014 – e solo dietro la necessità di attuazione di una direttiva UE sull’efficienza energetica – è stato dato corpo, nel 2016, all’esperto in gestione dell’energia che sarà poi obbligatorio inserire nei processi per beneficiare di riconoscimenti economici derivati da azioni di risparmio energetico. Venticinque anni di gestazio-


FOCUS

ne per attuare l’introduzione di una figura professionale istituita per legge. Quanti ce ne vorranno per attuare l’introduzione di un manager dell’informazione geografica all’interno dei sistemi di governo? Considerato inoltre che attualmente ha un solo riconoscimento di UNINFO e AGID, le istituzioni che individuano le specifiche competenze del ruolo e ne delineano il campo di attività. La formazione impossibile

Ma dal punto di vista della formazione il GIM che titolo dovrà avere? Quale percorso formativo? La situazione italiana a proposito è quanto mai deludente, un paese che in pratica sta facendo scomparire tutto ciò che ha relazione con la “geografia”, materia ormai in via di estinzione anche dalla scuola primaria e secondaria. Solo per citare esempi ricordo i periti per le costruzioni, ambiente e territorio che hanno sostituito la classica figura del geometra con un perito senza arte né parte, procurando un calo delle iscrizioni probabilmente per l’inadeguatezza dei programmi e per la mancanza di connessione con la realtà (cfr. A. Selvini in Editoriale GEOmedia 2 2017). Al livello universitario se si volesse intraprendere la carriera del gestore di informazione geografica, su quale percorso si dovrebbe andare? Sono rari ancora oggi gli specifici corsi di laurea in questo settore. Qualche Master si avventura nella Geoinformazione, ormai presente in quasi tutte le sedi universitarie, spesso spinti dalla novità introdotta dai droni per effettuare riprese aeree, purtroppo pochi con serietà e stabilità che vada oltre il mo-

mento del business generato dalle mode. A Venezia nella IUAV, cito comunque uno dei primi corsi di Laurea in Sistemi Informativi Territoriali che ha formato molto dei tecnici attualmente impiegati nelle situazioni di governo del territorio. A Milano da poco è nato il corso di Laurea in Geoinformatics Engineering, ma tutto in inglese, un messaggio che fa capire come in Italia non ci sia sbocco per questo tipo di laureati.

La realtà però non è stata così. Da qualche anno la produzione di dati cartografici “ufficiali” in Italia, subisce rallentamenti per mancanza di investimenti. Le imprese aerofotogrammetriche erano un centinaio negli anni ’70, oggi ridotte a qualche unità con volumi di attività ridotti al minimo. Certo la rivoluzione apportata da Google Map ha portato a pensare che si possa limitare la spesa per cartografare affidandosi a Google. Spesso però la liceità delle operazioni sul territorio si misurano sulle L’importanza caratteristiche geometriche di dell’acquisizione del dato risoluzione e accuratezza, eleNel recente periodo in cui menti che non sono oggetto sono stati avviati processi per della piattaforma di mappa la realizzazione della normaliz- Google e neanche di quelle zazione e standardizzazione dei delle Voluntary Geographic dati geografici (direttiva UE Information (VGI), da cui ad INSPIRE) non molto impulso esempio nasce OpenStreetMap, è stato dato alla acquisizione mappa delle strade appunto… ed aggiornamento dei dati non del territorio. cartografici, spesso considerati Quanto sia giusto normalizzasolo come “sfondo” dei sistemi re, standardizzare e armonizinformativi geografici. zare un dato non aggiornato E’ vero che gli sforzi pre e post è da pensare mentre l’impresa bellici del secolo scorso hanno di realizzare una Infrastruttura prodotto la cartografia di base di Dati Territoriali “aggiornadel nostro paese attraverso l’o- bile” del territorio nazionale pera di inquadramento dell’Ipotrebbe rivelarsi egualmente stituto Geografico Militare necessaria. che ha prodotto le basi cartoGli esempi di questa carenza grafiche alla scala 1:100.000 e non mancano. Basti pensa1:25.000. Ma è pur vero che re che il rilievo di dettaglio il territorio si evolve e quello urbano, normato nelle scale che chiamiamo “consumo di 1:2000, 1:1000 e 1:500, non suolo”, che oggi cresce a ritmi è disponibile anche nella cadi qualche metro quadro al se- pitale. A Roma si utilizza una condo, avrà prodotto variazioni cartografia derivata da quella sostanziali che dovrebbero di livello territoriale regionale portare ad un aggiornamento realizzata nella scala 1:5.000 costante della cartografia per prodotta più di 5 anni fa. un monitoraggio efficiente. La cosiddetta CTR14, Carta All’inizio degli anni ’80 la Tecnica Regionale 2014. Una produzione cartografica vencittà ove il dettaglio e la precine, dal governo centrale dello sione conta, ove sono in gioco Stato, trasferita alle Regioni. redditi immobiliari nascosti al Prevedendo un aggiornamento Catasto, un sito Unesco ove dei voli aerofotogrammetrici, a dovrebbero essere preservate le fini urbanistici, almeno biencaratteristiche storiche che la nale. contraddistinguono.

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Purtroppo addirittura non si sa a chi spetti oggi il controllo a livello nazionale e l’emanazione di direttive certe essendo in pratica aboliti gli organi cartografici quali l’Istituto Geografico Militare che sopravvive a malapena, l’Agenzia del Territorio, chiusa ed assorbita dall’Agenzia delle Entrate, il Servizio Geologico Nazionale, assorbito dall’ISPRA e privato delle sue strutture di funzionamento, il servizio geotopocartografico dello Stato maggiore dell’Aeronautica, che raramente si occupa di far cartografia ed in ultimo l’Istituto Idrografico della Marina che per fortuna sopravvive e si adegua ai tempi con produzione del dato digitale di alto livello utilizzato nei sistemi di navigazione mediterranea. Anche il Catasto comunque, inglobato nell’Agenzia delle Entrate, sopravvive e dimostra di essere l’unica cartografia digitale italiana aggiornata nello stesso istante in cui sono trasmessi, ad opera dei professionisti, i dati di aggiornamento.

L’importanza del dato, della sua qualità e del suo aggiornamento è fondamentale

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I compiti del GIM

Con le “Linee guida per l’armonizzazione delle qualificazioni professionali, delle professioni e dei profili in ambito ICT” AGID mette a disposizione di Regioni, enti titolati e amministrazioni, uno strumento utile a comprendere la necessità di armonizzare le terminologie utilizzate (ad esempio nei repertori regionali), allineandosi ove possibile ai profili ICT nazionali recepiti nelle linee guida AGID. AGID definisce oggi in questo modo il GIM: “Figura professionale inserita negli organismi di governance di un’organizzazione, per sostenere e governare l’uso consapevole dei dati geografici e delle tecnologie disponibili per la loro raccolta, gestione e condivisione, con particolare attenzione anche allo sviluppo delle IDT. Le azioni del GIM facilitano l’incremento della competenza digitale all’interno del network che compone un’organizzazione orientata ad un uso consapevole dei dati geografici nei riguardi delle problematiche legate alla capacità di fruire di tali dati, intesa sia rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento.” Descrivendone poi i compiti: “Attribuito al dato geografico valore di “materia prima” per la creazione di prodotti e servizi

innovativi, il GIM identifica le supply chain esistenti nell’ambito dell’organizzazione, coordina la raccolta e la validazione di dati geografici inerenti le attività e ne analizza i contenuti sia per estrarne informazioni utili a generare valore, sia per produrre conoscenza da restituire al territorio. In particolare, sulla base dell’analisi dei flussi di produzione realizzati all’interno dell’organizzazione, il GIM individua i dati caratterizzati da una dimensione geografica o che potenzialmente potrebbero possederla, ne valuta l’utilizzo, le finalità ed il “rendimento” in termini di effettivo utilizzo rispetto alle potenzialità. Inoltre, grazie alla conoscenza approfondita del business e/o missione dell’organizzazione, questa figura professionale pone in evidenza le sequenze di attività già in essere o potenzialmente attuabili che possono significativamente contribuire alla realizzazione di servizi di valore come insieme di processi o sistemi di supporto alle decisioni.” In sintesi vengono definiti i seguenti ruoli: GeoData Analyst (GDA): esperto di processi, metodologie e tecnologie di acquisizione e di manipolazione di dati geospaziali

Fig. 2 – I profili professionali legati alla informazione geografica.


FOCUS

I profili professionali consolidati da AGID, relativi all’informazione geografica sono: GeoData Analyst (GDA) • Descrizione sintetica. Figura professionale esperta dei processi, delle metodologie e delle tecnologie di acquisizione e di manipolazione di dati geospaziali. Si occupa di analizzare i dati di natura spaziale per fornire al management le informazioni utili a disegnare strategie e prendere decisioni, nonché per produrre informazione e nuova conoscenza atta a concretizzare attività di problem solving. Particolare attenzione è rivolta al contesto dei «Big Data» di tipo spaziale, dove il GDA deve orientarsi tra grandi volumi di dati allo scopo di individuare, sintetizzare e mostrare il dato utile ad affrontare un problema o a semplificare una decisione complessa. Il GDA garantisce la provenienza, la funzionalità e l’usabilità del dato geo-spaziale. • Missione. Il GDA interagisce con i dati geo-spaziali nell’ambito di attività relative all’origine, alla gestione della meta-documentazione, alla manipolazione / trasformazione ed alla analisi degli stessi. Pertanto, questa figura professionale ha spiccate capacità di comprendere la provenienza, le metodologie e le tecnologie di acquisizione, ed i formati e la qualità dei dati geo-spaziali, nonché i processi di manipolazione all’interno di flussi produttivi dei dati stessi. Inoltre, questa figura professionale deve essere in grado di pubblicare i risultati delle proprie analisi secondo i metodi più comuni di diffusione di dati geo-spaziali. Pertanto, deve determinare o definire le strutture più appropriate per tali dati e per i loro componenti, nonché saper utilizzare applicazioni orientate al Web per la pubblicazione online dei dati e la creazione di mappe per usi specifici. Geographic Information Manager (GIM) • Descrizione sintetica. Figura professionale inserita negli organismi di governance di un’organizzazione, per sostenere e governare l’uso consapevole dei dati geografici e delle tecnologie disponibili per la loro raccolta, gestione e condivisione, con particolare attenzione anche allo sviluppo delle IDT. Le azioni del GIM facilitano l’incremento della competenza digitale all’interno del network che compone un’organizzazione orientata ad un uso consapevole dei dati geografici nei riguardi delle problematiche legate alla capacità di fruire di tali dati, intesa sia rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento. • Missione. Attribuito al dato geografico valore di “materia prima” per la creazione di prodotti e servizi innovativi, il GIM identifica le supply chain esistenti nell’ambito dell’organizzazione, coordina la raccolta e la validazione di dati geografici inerenti le attività e ne analizza i contenuti sia per estrarne informazioni utili a generare valore, sia per produrre conoscenza da restituire al territorio. In particolare, sulla base dell’analisi dei flussi di produzione realizzati all’interno dell’organizzazione, il GIM individua i dati caratterizzati da una dimensione geografica o che potenzialmente potrebbero possederla, ne valuta l’utilizzo, le finalità ed il “rendimento” in termini di effettivo utilizzo rispetto alle potenzialità. Inoltre, grazie alla conoscenza approfondita del business e/o missione dell’organizzazione, questa figura professionale pone in evidenza le sequenze di attività già in essere o potenzialmente attuabili che possono significativamente contribuire alla realizzazione di servizi di valore come insieme di processi o sistemi di supporto alle decisioni. Geographic Information Officer (GIO) • Descrizione sintetica. Figura professionale responsabile della gestione delle attività, delle persone e delle risorse complessive della struttura del Geographic Information System, GIS, di una organizzazione, nonché del contesto più ampio relativo alla costruzione di infrastrutture di dati territoriali (IDT). • Missione. Assicura che le attività della struttura GIS siano condotte in accordo con le regole, i processi e gli standard dell’organizzazione. Prevede i cambiamenti necessari secondo la strategia e il controllo dei costi dell’organizzazione. Valuta e suggerisce investimenti basati su nuove tecnologie. Assicura l’efficacia del GIS e la gestione dei rischi associati. Garantisce che l’interoperabilità e la condivisione dei dati territoriali e dei servizi basati su di essi seguano standard e procedure specifiche della IG. Geographic Information Technician / Specialist (GIT/S) • Descrizione sintetica. Figura professionale esperta nelle più comuni elaborazioni delle informazioni geografiche: acquisizione, raccolta, creazione, editing e trattamento di tutti i tipi di dati (raster, vettoriali, database) nell’ambito di applicazioni GIS eventualmente partendo da svariate fonti informative anche non spaziali, comprese quelle non digitali (es. documenti e mappe cartacee); creazione di mappe e applicazioni GIS personalizzate; presentazione di risultati numerici, grafici e cartografici. Affianca gli specialisti dei vari settori (urbanisti, analisti, geologi, ecc.), le amministrazioni pubbliche o le imprese nella elaborazione, gestione, aggiornamento e utilizzo dei sistemi informativi geografici anche nel contesto più ampio della costruzione di infrastrutture di dati territoriali (IDT). • Missione. Coordinandosi con il livello manageriale organizzativo e tecnico, il GI Technician è deputato ad eseguire una serie di operazioni GIS di base per lo sviluppo di database, la produzione cartografica e la progettazione, la realizzazione e la gestione di sistemi informativi geografici. Geographic Knowledge Enabler (GKE) • Descrizione sintetica. Figura professionale esperta in materia di alfabetizzazione spaziale (spatial literacy) e metodologie per lo sviluppo del pensiero spaziale (spatial thinking) e delle competenze geo-digitali nell’ambito del network che compone un’organizzazione orientata ad un uso consapevole dei dati geografici nei riguardi delle problematiche legate alla capacità di fruire di tali dati, intesa sia rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento. • Missione. Il compito fondamentale del GKE riguarda la promozione della consapevolezza spaziale attraverso lo sviluppo del pensiero spaziale (spatial thinking) all’interno della rete degli attori dell’organizzazione. Rileva le competenze professionali geospaziali necessarie. Pianifica interventi formativi per lo sviluppo di tali competenze e per la formazione della «cittadinanza spaziale (spatial citizenship)», consentendo a individui e gruppi di interagire e di partecipare a processi decisionali spaziali sociali, grazie ad una corretta produzione e utilizzo di geo-media (per es. mappe, virtual globes, GIS e Geoweb), garantendo la realizzazione di servizi stabili e duraturi nonché la crescita di utilizzatori connessi spazialmente. Il GKE può sostenere il GIM nell’ambito di ecosistemi organizzativi complessi.

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FOCUS

Geographic Information Manager (GIM): figura professionale inserita negli organismi di governance di un’organizzazione, per sostenere e governare l’uso consapevole dei geo-dati e delle tecnologie disponibili per la loro raccolta, gestione e condivisione Geographic Information Officer (GIO): responsabile della gestione delle attività, delle persone e delle risorse complessive della struttura del GIS di una organizzazione, nonché del contesto più ampio delle Infrastrutture Dati Territoriali

thinking) e di competenze geo-digitali all’interno di una organizzazione orientata ad un uso consapevole dei geo-dati sia in termini di disponibilità, sia di capacità di fruizione. Una nota presentata recentemente da Sergio Farruggia, Stati Generali dell’Innovazione, riassume in queste seguenti note i compiti attribuiti oggi al GIM:

Documentare la produzione e il consumo dell’informazione geografica della città/comunità. Registrare l’evoluzione nel tempo dei flussi d’informazione geografica prodotta e consumata e recepire le indicazioni per la Geographic Information programmazione delle attività. Technician/Specialist (GIT/S): Misurare la capacità di fruesperto nelle più comuni elaizione dei geo-dati (spatial borazioni delle informazioni enablement), contribuendo geografiche, affianca gli specon proposte a migliorare la cialisti dei vari settori (urbani- conoscenza e la condivisione di sti, analisti, geologi, ecc.) questo valore. Favorire la partecipazione della Geographic Knowledge Enabler comunità e facilitare la collabo(GKE): figura professionale razione sia tra le diverse comesperta di alfabetizzazione ponenti e categorie, sia all’interspaziale (spatial literacy), di no di ognuna. metodologie per lo sviluppo Sollecitare l’attenzione e il coindel pensiero spaziale (spatial volgimento di componenti della comunità sfavorite, demotivate o disinteressate. Lavorare in rete, mantenendo rapporti con organismi e progetti “smart” a tutti i livelli (regionale, nazionale e internazionale), promuovendo iniziative di networking. Sincerarsi costantemente che il proprio comportamento sia in sintonia con i bisogni di una comunità geo-consapevole, recependo i feedback Fig. 3 - Spazio - Un sistema di coordinate cartesiane tridimensionali ricevuti dalla comudestrorso con l'asse + z che punta verso lo spettatore (Kenneth Alan Clinnità stessa. german Jr – Wikimedia Commons).

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Il geospatial sconosciuto

L’introduzione in Italia del termine geospatial, essendo derivato dal mondo anglosassone, non ha avuto l’effetto desiderato e non riesce a rappresentare quanto questo termine significa nella lingua originaria. Il vero problema è che noi usiamo lo stesso termine sia per lo spazio fisico o matematico che per spazio astronomico, mentre in inglese spatial è sinonimo di riferimento tridimensionale cartesiano e lo spazio extraterrestre è lo space. Anche la stentata traduzione in geospaziale non riesce ad esprimere facilmente cosa significa, il primo pensiero è sempre quello dell’uso dei soli dati satellitari. Il termine nacque al momento in cui si iniziò a correlare i dati contenuti nelle basi di dati allo spazio generando le cosiddette basi di dati spaziali ottimizzate per archiviare e interrogare dati correlati ad oggetti nello spazio (cartesiano) tra cui, punti, linee e poligoni. Il primo a creare un vero database spaziale fu Oracle che introdusse l’estensione Spatial nella quale si relazionavano indici di dati e caratteristiche geometriche. Per uniformare tali sistemi ed arrivare agli attuali sistemi open nacque l’OGC, Open Gis Consortium, poi evolutosi in Open Geospatial Consortium. Ma in Italia il termine rimane ai più incomprensibile. Una cosa “spaziale” rimane difficile da comprendere nel mondo del governo territoriale. Wikipedia ha dovuto creare una pagina di disambiguazione: Spazio – in matematica, termine usato per diversi concetti tra i quali alcuni che fungono da modello per descrivere lo spazio fisico Spazio – in fisica, estensione


FOCUS

la miniaturizzazione dei sensori stanno aggiungendo slancio anche nel settore geospaziale. Però è chiaro che la mancanza di normative e politiche appropriate, le limitazioni nella conoscenza dell’utente e la vulnerabilità digitale o la sicurezza informatica sono ulteriori sfide che l’industria deve affrontare. Mentre l’innovazione continua rimane una delle massime priorità per l’industria, si dovrebbe guardare alla adozione di standard per realizzare il pieno potenziale delle tecnologie. Solo così potremo andare a definire una società abilitata spazialmente, formata da cittadini che sanno usare la posizione e altri dati geografici come mezzo per organizzare le loro attività e le loro informazioni.

Fig. 4 - Il mercato geospaziale professionale nel report GeoBuiz 2019, può essere ampiamente suddiviso in agenzie nazionali di mappatura, organizzazioni di mappatura tematica, società commerciali e domini di utenti professionali. (Geospatial Media and Communications Copyright 2019)

tridimensionale senza limiti in cui gli oggetti e gli eventi hanno direzioni e posizioni relative tra di loro Spazio – in astronomia, porzione di universo situata al di fuori dell’atmosfera stellare o planetaria Ma anche nella versione inglese di Wikipedia si precisa che: “Space is about the general framework of distance and direction. For the space beyond Earth’s atmosphere, see Outer space.” Una proposta di linguaggio comune comprensibile dovrebbe essere oggetto di uniformazione, dovendosi o adottare

termini inglesi comprensibili solo per gli specialisti, o cercare di adottare termini il cui significato sia implicito nella nostra lingua cercando di non creare necessità di disambiguazioni. In particolare per il necessario rapporto con il cittadino comune e il politico coinvolto nei processi di governo del territorio. L’impulso geospaziale portato dal mondo dell’industria si sta sviluppando rapidamente e le innovazioni nel panorama tecnologico stanno dando impulso a questo sviluppo. I driver della rivoluzione digitale come l’intelligenza artificiale, l’automazione, il cloud, l’IoT e

BIBLIOGRAFIA https://www.agid.gov.it/it/agenzia/stampae-comunicazione/notizie/2018/10/15/ online-linee-guida-competenze-digitaliprofessionali-leadership https://www.agendadigitale.eu/culturadigitale/competenze-digitali/professionistadellinformazione-geografica-chi-e-e-perchee-utile-per-le-competenze-digitali/ http://www.forumpa.it/smart-city/daticomunita-intelligenti-orientate-alluso-consapevole-dei-dati-geografici https://www.statigeneralinnovazione.it/online/la-rivoluzione-geo-digitale/ https://rivistageomedia.it/2018110612985/ Dati-geografici/agid-consolida-il-profilodel-geographic-information-manager-gimnelle-pa-1 PAROLE CHIAVE Geographic information manager; geospatial; informazione geografica ABSTRACT In 2015, the figure of the Geographic Information Manager (GIM) was officially born in Italy, presented as the result of an analysis by a group of professionals in the sector who had started to give shape to this new figure. Officialised in 2018 by AGID, it is now in progress to be included as a reference figure in the new regional and municipal political programs. AUTORE Renzo Carlucci r.carlucci@mediageo.it Direttore editoriale mediaGEO

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REPORT

La sorveglianza della radioattività ambientale - La rete di rilevamento e le nuove tecnologie di Romeo Gallo

Compito del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco è salvaguardare l'incolumità delle persone e l'integrità dei beni, assicurando interventi tecnici caratterizzati dal requisito dell'immediatezza della prestazione e per i quali sono richiesti professionalità tecniche anche ad alto contenuto specialistico ed idonee risorse strumentali. Per lo stesso fine, il Corpo nazionale effettua studi ed esami sperimentali e tecnici nello specifico settore.

Tra gli interventi tecnici di soccorso pubblico sono compresi l'opera tecnica di soccorso in occasione di incendi, di incontrollati rilasci di energia, di improvviso o

minacciante crollo strutturale, di frane, di piene, di alluvioni o di altra pubblica calamità.

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l rischio CBRN Fra le competenze del Corpo nazionale, rilevante, anche se forse meno nota, vi è quella nell'opera tecnica di contrasto dei rischi derivanti dall'impiego dell'energia nucleare e dall'uso di sostanze biologiche, chimiche e radiologiche, il così detto rischio NBCR o CBRN come indicato a livello internazionale. Il Corpo è deputato a fronteggiare tale rischio, nell'ambito delle proprie competenze istituzionali, anche in materia di difesa civile quando derivante da eventuali atti criminosi compiuti in danno di persone o beni con l'uso di armi NBCR. Sempre nel campo NBCR, un altro settore curato dal Corpo nazionale è quello relativo al controllo sulla radioattività ambientale. Di particolare interesse è, in particolare, la rete nazionale di allarme e rilevamento della ricaduta radioattiva, gestita dal Ministero dell'interno tramite il Corpo nazionale, costituita da un considerevole numero di stazioni di misura presenti sul territorio nazionale.

Anche se ai sensi dell’Art.104 (Controllo sulla radioattività ambientale) del D.Lgs. 230/95, fermo restando le competenze in materia delle regioni, delle province autonome e dell'ISIN, il controllo sulla radioattività ambientale è esercitato dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e il controllo sugli alimenti e bevande per consumo umano ed animale è esercitato dal Ministero della Salute, lo stesso articolo prevede che la rete di allarme del Corpo nazionale, “concorre autonomamente al sistema di reti nazionali”. All’ISIN sono affidate le funzioni di coordinamento tecnico al fine di assicurare l’omogeneità dei criteri di rilevamento e delle modalità dei prelievi e delle misure, relativi alle reti nazionali nonché i compiti di diffusione dei dati rilevati e la trasmissione alla CE in ottemperanza al Trattato EURATOM. Ai sensi dell’Art.104 (Controllo sulla radioattività ambientale) del D.Lgs. 230/95, fermo restando quanto disposto dall’articolo 54, nonché le competenze in materia delle regioni, delle province autonome e dell’ISIN, il controllo sulla radioattività ambientale è esercitato dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e il controllo sugli alimenti e bevande per consumo umano ed animale è esercitato dal Ministero della Salute. Il complesso dei controlli è articolato in reti di sorveglianza regionale


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e reti di sorveglianza nazionale. All’ISIN sono poi affidate le funzioni di coordinamento tecnico al fine di assicurare l’omogeneità dei criteri di rilevamento e delle modalità dei prelievi e delle misure, relativi alle reti nazionali nonché i compiti di diffusione dei dati rilevati dalle reti nazionali e la trasmissione dei dati alla CE in ottemperanza al Trattato EURATOM. Ai sensi dello stesso articolo, la rete di allarme gestita dal Ministero dell’interno ai sensi della legge 13 maggio 1961, n. 469, concorre autonomamente al sistema di reti nazionali. L’ordinamento del CNVVF, D. Lgs. 8/03/2006, prevede che il Corpo Nazionale, al fine di salvaguardare l’incolumità delle persone e l’integrità dei beni, assicura gli interventi tecnici, caratterizzati dal requisito dell’immediatezza della prestazione, per i quali siano richieste professionalità tecniche anche ad alto contenuto specialistico ed idonee risorse strumentali, ed al medesimo fine effettua studi ed esami sperimentali e tecnici nello specifico settore. Sono compresi tra gli interventi tecnici di soccorso pubblico del Corpo nazionale: a) l’opera tecnica di soccorso in occasione di incendi, di incontrollati rilasci di energia, di improvviso o minacciante crollo strutturale, di frane, di piene, di alluvioni o di altra pubblica calamità; b) l’opera tecnica di contrasto dei rischi derivanti dall’impiego dell’energia nucleare e dall’uso di sostanze batteriologiche, chimiche e radiologiche. Il Corpo nazionale, inoltre, nell’ambito delle proprie competenze istituzionali, in materia di difesa civile: a) fronteggia, anche in relazione alla situazione internazionale, mediante presidi sul

territorio, i rischi non convenzionali derivanti da eventuali atti criminosi compiuti in danno di persone o beni, con l’uso di armi nucleari, batteriologiche, chimiche e radiologiche. L'organizzazione

I VVF, quindi, intervengono in caso di emergenza “NBCR”, qualunque sia la sua natura. Il Dipartimento si è così dotato di una organizzazione capillare integrata, per la difesa dal rischio CBRN, che si fonda su nuclei territoriali specialistici con diversificati livelli di competenza, e che basa la sua efficacia su strumentazione e dotazioni specifiche, attività formativa specialistica, procedure operative standardizzate e condivise: - Tutte le squadre operative hanno, nel campo NBCR, conoscenze e strumentazioni “di base”, finalizzate in particolare all’individuazione della eventuale presenza di sostanze radioattive ed alla “autoprotezione”: Livello 0 – 1. Se necessario, è previsto l’intervento di squadre di livello superiore, per formazione e dotazione, provinciali e regionali: Livello 2 - 3.

- Dal 2005, sono stati istituiti 22 Nuclei Avanzati NR, in quei territori dove vi è un particolare rischio di tale tipo, quale la presenza di depositi nucleari, impianti nucleari in “decommissioning, porti con presenza di naviglio a propulsione nucleare, ecc. Dotati anche di laboratori mobili, possono effettuare misure e controlli più approfonditi. - Presso Capannelle-Roma, istituito in applicazione alla legge n.469/1961, nell’ambito del Centro Studi ed Esperienze, vi è il “Laboratorio di Difesa Atomica”,inserito nella Direzione Centrale per l’Emergenza, il Soccorso Tecnico e l’Antincendio Boschivo - Ufficio per il Contrasto al Rischio NBCR e per i Servizi Specializzati. Il “Laboratorio di Difesa Atomica è punto di riferimento tecnico per il Corpo Nazionale VVF per le problematiche attinenti alle radiazioni ionizzanti. In particolare: • Interviene in caso di interventi rilevanti • Dispone di un laboratorio per spettrometria • Provvede alla gestione della strumentazione radiome-

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trica, fissa e portatile, in dotazione al CNVVF, per manutenzione e riparazioni • Partecipa alla scelta di nuova • strumentazione • Dispone di un centro di taratura della strumentazione in campi gamma e x, nonché di dispositivi per la taratura in termini di contaminazione superficiale • Gestisce il Servizio Dosimetrico Nazionale dei VVF • Effettua studi e ricerche • Propone procedure di intervento standard - POS • Partecipa ad attività di formazione e di esercitazione • Partecipa a missioni nazionali e internazionali.

rilevati e monitorati per mezzo di idonea strumentazione, di tipo campale o fissa. Strumentazione radiometrica campale

Il Corpo è dotato di strumentazione campale idonea per: - Rilevazione radiazioni - Misura irraggiamento - Dosimetria - Spettrometria - Verifica / Misura contaminazione - Campionamento È inoltre dotato di laboratori mobili. Contaminazione

Strumentazione

Eventi accidentali locali o esterni al territorio nazionale, seguiti da una ricaduta radioattiva anche a grande distanza dal luogo del sinistro (fall-out), possono essere

Per la verifica o misura di contaminazione, viene effettuato dal CNVVF controllo e campionamento, tenendo conto delle indicazioni del CEVaD. Le modalità di campionamento

maggiormente utilizzate sono: - Campionamento del terreno: • Campionamento con trivelle (trivella olandese) • Campionamento metodo della trincea e della sagoma • Campionamento con il tubo spaccato Ulteriori strumentazione da campionamento per matrici ambientali: • Mestolo campionatore • Sgorbia • Campionatore ad anelli • Bomb sampler • Ganasce Van Veen • Carotatore a Caduta. Catena beta

Altro importante strumento di verifica di contaminazione ambientale è la “catena beta”. La tecnica della catena beta consente di valutare la contaminazione β in aria. Viene effettuata, settimanalmente (il giovedì mattina) in tutti i Comandi VVF, per un monitoraggio di controllo dell’ambiente con un sistema di aspirazione “mobile”, che consente di evidenziare la presenza di livelli anomali di radioattività in aria. Ha grande importanza in caso di incidente nucleare, con conseguente liberazione di sostanze radioattive, poi trasportate dall’aria, che emettono soprattutto radiazioni β. In particolare radionuclidi a lunga vita quali Cesio-137, Cesio-134, Stronzio-90. Per la presenza, nelle prime fasi, di Iodio radioattivo (Iodio-131), nelle misure settimanali di controllo viene usato anche un idoneo filtro in carbone attivo (filtro nero) adatto a fermare lo Iodio, per le indagini e le misure. Rete nazionale di allarme e rilevamento della ricaduta radioattiva

La rete nazionale di allarme e rilevamento della ricaduta radioattiva del Ministero dell’Interno – Corpo nazionale dei

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vigili del fuoco, è costituita da un consistente numero di stazioni di misura, distribuite in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, funzionanti 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno. La rete, concorre autonomamente al sistema di reti nazionali per il rilevamento della ricaduta radioattiva, come stabilito dall’art. 104 del D.Lgs. 230 /95 “controllo sulla radioattività ambientale“, rilevante per scenari incidentali sia industriali che bellici, ed è in grado di segnalare tempestivamente anomale situazioni radiologiche. La rete, nata negli anni ‘60, in tempo di guerra fredda, era già integrata nel sistema nazionale di Difesa Civile. Aveva lo scopo di fornire informazioni NBC costituite da misure della ricaduta radioattiva, attraverso la misura della dose gamma assorbita in aria, e l’elaborazione dei dati sotto forma di curve di “isolivello all’ora H+1” dal fall-out, secondo le procedure NATO dell’ATP-45. Era uno strumento di cooperazione civile – militare tra Ministeri Difesa – Interno, pensata come rete di osservazione, rilevamento ed allarme per fall-out dovuto ad ordigni nucleari. La Legge 8 agosto 1996, n. 421, all’Art. 10 ha previsto, per il potenziamento delle misure di prevenzione dei pericoli di inquinamento da sostanze radioattive, l’autorizzazione, per il Ministro dell’interno, ad attuare un programma di adeguamento e sostituzione degli impianti e delle attrezzature di controllo e monitoraggio utilizzati dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco per la rete nazionale di rilevamento della ricaduta radioattiva. La nuova rete ha quindi totalmente sostituito la precedente. Dà un tempestivo allarme in caso di rilascio di radioattività in ambiente, dovuto anche ad

incidente nucleare avvenuto oltre frontiera, e raccoglie ed elabora le misure effettuate elaborando una mappatura della situazione radiologica. La rete nazionale comprende: • 1237 stazioni di telemisura (XR33), • 16 centri di controllo regionali di raccolta ed elaborazione dati • i1 centro di controllo nazionale, più 1 di backup nonché • una stazione di misura del particolato atmosferico • programmi per effettuare previsioni e calcoli di interesse civile e militare, e simulazioni Le stazioni sono situate ai nodi di una maglia in modo da ricoprire tutto il territorio nazionale e fanno capo alla centrale d’allarme sempre presidiata. L’applicativo presente per la gestione della rete è chiamato NETRAD. Le sonde di misura (RV22) presenti nelle stazioni XR33 sono in grado di rilevare sia valori di emergenza sia valori prossimi al fondo naturale. Sono utilizzati tubi Geiger-Muller, con campo di misura dell’intensità di dose gamma assorbita in aria da 100 nGy/h a 9,99 Gy/h, con sensibilità 10 nGy/h. In situazione di routine, la stazione XR33 memorizza, nella propria unità di gestione e controllo (CN36), i valori ogni mezz’ora (valore impostabile) ed effettua lo scarico dei dati, su richiesta dei centri, una volta al giorno. Ogni stazione colloquia con il

proprio centro regionale di raccolta, con un altro destinato a svolgere funzioni di riserva, in caso di caduta del primo, con il centro nazionale e con il centro di backup. Se avviene un superamento della soglia di allarme, la memorizzazione delle misure avviene ogni 5 minuti con generazione di segnali d’allarme verso le sale operative. La segnalazione perviene automaticamente verso le sale operative di tutti e quattro i centri suddetti. Le stazioni mantengono i dati di misura raccolti nell’ultimo mese. I centri mantengono i dati memorizzati negli ultimi 6 mesi. Il centro di controllo nazionale e ogni centro regionale sono in grado di acquisire, gestire ed elaborare i dati delle 1237 stazioni. I collegamenti fra le stazioni di telemisura ed i centri regionali sono realizzati mediante linea telefonica commutata e rete radio, utilizzando le frequenze assegnate al CNVVF. Le principali caratteristiche generali sono:  completa automazione delle funzioni;  possibilità, da parte dei centri regionali, di effettuare l’interrogazione ciclica di tutte le stazioni in ambito regionale;  interrogazione di tutte le stazioni in ambito nazionale da parte dei centri nazionali in circa 30 minuti;  acquisizione dai centri nazio-

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nali dei dati raccolti dai centri regionali;  possibilità, da parte delle stazioni di telemisura, di fornire segnali di allarme, in caso di superamento della soglia prefissata (1 μGy/h), di andamento anomalo dei valori rilevati o di malfunzionamento; (variazioni del fondo, durante le 24 ore, di 30 nGy/h);  autodiagnosi e auto taratura con l’utilizzo di una sorgente di Potassio-40 presente nella sonda  elaborazione dei dati rilevati  rappresentazione grafica della situazione radiologica  curve isodose in tempo reale, statistiche, previsioni  applicazioni STANAG-ATP 45 (curve all’ora H+1, previsione e calcolo dell’andamento della ricaduta radioattiva, calcolo dose per permanenza e transito)  gestione cartografia,  preparazione esercitazioni Il Dipartimento, grazie alla cooperazione con l’ISPRA, secondo la “Council Decision 87/600 and the Recommendation 2000/473/ Euratom”, ha avviato la condivisione dei dati di monitoraggio radiologico della rete su piattaforma EURDEP (European Radiological Data Exchange Platform). Potenziamento del sistema nazionale dei VVF per il contrasto del rischio CBRN-E

Al fine di fornire dati sempre più attendibili e quanto più possibile aggiornati, un nuovo progetto prevede il potenziamento del sistema nazionale dei VVF per il contrasto del rischio CBRN-E e la gestione delle crisi. Si tratta del Progetto 7.6.6 - «Potenziamento del sistema nazionale di prevenzione e gestione delle crisi in ambito CBRN-e del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile Beneficiario: Dipartimento dei

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Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile» Strumento finanziario ISF 1Police FONDO SICUREZZA INTERNA 2014-2020. Con l’obiettivo di fornire informazioni anche in caso di contaminazioni non dovute ad eventi bellici, è previsto un upgrade della Rete di Rilevamento della Radioattività, consistente in particolare in:

• ammodernamento e potenziamento della rete fissa di rilevamento della radioattività, con l’inserimento di nuove sonde di rilevazione • integrazione, mediante sviluppo di apposito software, delle nuove sonde di rilevazione nell’attuale sistema di ricezione, memorizzazione e allarme • interfacciamento con gli enti esterni (es. ARPA, ISIN, MoD, Eurdep) • Nuove sonde gamma dose e spettroscopiche nelle Città Metropolitane • l’incremento delle attrezzature campali • l’integrazione delle informazioni fornite dalle stazioni fisse della Rete di Rilevamento con le informazioni raccolte dalla strumentazione mobile eventualmente dislocata su scenari emergenziali • promozione e ampliamento del processo di interscambio e integrazione dei dati rilevati all’interno della comunità scientifica e degli operatori istituzionali oltre alla pubblicazione su banche dati informative pubbliche europee (EURDEP) • adeguamento del sistema di comunicazione dati delle Sale Operative dei Comandi Provinciali VVF e delle Prefetture, a cui i VVF sono chiamati a fornire il necessario supporto nella gestione delle crisi di Difesa Civile, nel cui ambito si colloca il settore CBRN-e,

con condivisione con le altre FF.OO. Esercitazione NBCR SURVEYRAD 2019

Il 25 settembre 2019 è stata svolta una attività sperimentale ed esercitativa, allo scopo di verificare i limiti di impiego delle attrezzature acquisite, e per le future definizioni delle relative procedure operative di utilizzo nell’attività di soccorso. L’esercitazione è stata svolta con il coordinamento di personale di varie aree del CNVVF, l’Ufficio per il Contrasto al Rischio NBCR e Servizi SpecializzatiLaboratorio di Difesa Atomica, Direzione Regionale Puglia, Comandi limitrofi, nuclei NBCR, SAF, SAPR, Elicotteri, Documentazione, TAS. L’area scelta è presso il parco Mater Domini a Bitetto in provincia di Bari. Sito di 300.000 mq a 100 mt slm con una depressione di circa 30 mt (cava Binetti). Il test per alcuni dei nuovi sistemi di rilevamento della radioattività è stato effettuato con l’utilizzo di droni e elicotteri VVF. I positivi risultati ottenuti hanno confermato le potenzialità della nuova strumentazione acquisita ed in fase di acquisizione.

PAROLE CHIAVE Emergenza; radioattività; tecnologie; rete di rilevamento ABSTRACT The National Fire Brigade is in charge of the prevention and counteraction of the CBRN risk. The Brigade fulfil its duty by the means of a widespread organization. Equipped with specific instruments, special equipment, along with training activities and operational procedures. This duty encompasses the environmental, radioactivity control, managed by the means of a detection network, that is widely distributed throughout the country. In order to provide an increasingly effective response, a new project has been started with the aim of enhancing such system, to contrast the CBRN risk, including the management of the crisis. AUTORE Ing. Romeo Gallo romeo.gallo@vigilfuoco.it Comando Provinciale VVF di Matera


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La narrazione geografica si fa attiva con Loquis Intervista a Bruno Pellegrini, CEO founder della piattaforma innovativa di geo-podcast LOQUIS A cura di Geo4Fun

Il mondo della geomatica e della geografia intelligente convergono in parte alla stessa maniera, superando, come tutte le tecnologie che l’uomo ha messo a punto, la fase di startup e innovazione, mutando poi verso una fase allargata al mondo degli utenti diffusi, che gli addetti ai lavori definiscono semplicemente commodity. È il circolo classico della crescita di valore, legato all’uso diffuso delle tecnologie, piuttosto che alla tecnologia stessa. All’interno di questo percorso nasce una nuova idea del concetto di geomatica e geografia per tutti che si manifesta nell’allargamento dei soggetti coinvolti, dal momento che centinaia di milioni di utenti improvvisamente si ritrovano ad usare ciò che per noi addetti ai lavori erano strumenti innovativi come il GPS e il GIS, i navigatori satellitari, google maps e street view, etc.

“ Fig.1 - Nella foto Bruno Pellegrini, CEO e fondatore di GeoRadio. 18

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Enjoy Smart Geography” è il motto del neonato gruppo di pensiero intorno al Geo4Fun, associazione culturale il cui obiettivo è proprio la promozione della geografia per tutti, in un mondo di applicazioni, attività e comportamenti già consolidati intorno al tema dell’uso quotidiano della geografia cosiddetta smart. Questo è il caso del progetto Loquis, scovato nell’olimpo delle startup che aspirano a fare dell’innovazione la propria filosofia, il proprio vivere quotidiano, scommettendo su idee che nascono per la creatività di pochi e che diventano il linguaggio di molti. Innovazione che si traduce nell’approccio al mondo, alla stessa maniera di fenomeni di massa come i

Makers e il DIY, ma anche la rete del crowdfunding e della sharing economy. Il team di Geo4Fun è quindi andato spedito alla proposta di un’intervista al fondatore e CEO di questo bellissimo progetto che mette insieme il mondo dei Geo Podcast e della narrazione di luoghi, monumenti e cultura, superando l’approccio visual per liberarsi attraverso una modalità screenless al mondo che ci sta intorno. Non più persone piegate sui loro smartphone, ma guidate da una voce narrante che racconta il territorio e la memoria. Ma andiamo diretti alla fonte di chi questo mondo di geografia e narrazione lo ha immaginato, e poi realizzato.


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Geo4Fun - Un po’ di storia. Come nasce GeoRadio e l’idea di Loquis, il team di lavoro, le tecnologie e le prospettive? Loquis - L’idea di Loquis nasce nel 2012 durante un viaggio in macchina nel centro Italia. Guardavo intorno a me e mi chiedevo che paese fosse quello lì sulla collina, che fiume avessi superato, cosa ci fosse di bello da visitare. Dovendo guidare non avevo la possibilità di usare lo smartphone e quindi ho pensato che sarebbe stato bello se ci fosse stata una radio geolocalizzata che sapesse dove ero e mi raccontasse ciò che c’era nei dintorni. Da quel giorno non ho smesso di pensarci e nel 2017 ho potuto finalmente dedicarci del tempo, dopo aver venduto le mie precedenti società di video advertising e social media (ndr Userfarm, TheBlogTv, Babel). Nel 2018 ho iniziato a comporre il team, in primis con l’adesione di Luca Rocchi il CTO, e abbiamo iniziato a sviluppare un prototipo funzionale, testandolo con i primi amici. A settembre dello stesso anno abbiamo avviato il servizio limitando la copertura all’area di Roma, per vedere come le persone avrebbero reagito e come lo avrebbero utilizzato. I feedback raccolti durante i dodici mesi di test sono stati estremamente positivi e così adesso ci prepariamo ad effettuare il lancio nazionale e poi, speriamo, quello internazionale.L’idea di base era di far parlare il mondo; Loquis richiama il latino Loquor e Locis e quindi Loquis, “parlare sui luoghi”. Oggi questa è la nostra mission, far parlare il mondo, coinvolgere le persone nel racconto del mondo reale che ci circonda, usare il digitale per arricchire l’esperienza.

Geo4Fun - La geografia, i luoghi, Loquis. Come siete arrivati a capire che il mondo del geocast era l’idea giusta per un progetto innovativo? Loquis - Ci siamo arrivati per deduzione. Avevamo un’idea di come avremmo voluto funzionasse e ci siamo rivolti alle tecnologie esistenti. Qui abbiamo trovato una grande opportunità, le tecnologie basate su GPS erano ormai diventate mainstream grazie agli smartphone, così come quelle vocali, il text to speech e l’esplosione dei podcast. Avevamo a disposizione gli ingredienti per costruire la nostra ricetta, li abbiamo messi semplicemente insieme, ignari della loro storia e di quanto avevano faticato per arrivare fino a qui. Grazie a persone come voi e a progetti come GeoMag che hanno segnato la strada. Geo4Fun - Loquis mette insieme tutto. Geografia, cultura e luoghi. Cosa dicono gli utenti sull’esperienza dei podcast localizzati dalla smart geography?

Loquis - Gli utenti sono entusiasti e hanno un appetito inesauribile. Al primo accesso ascoltano tutto quello che c’è intorno a loro, per poi seguire i loro percorsi individuali scegliendo canali tematici e nuove geografie. Loquis, infatti, consente agli utenti di seguire i loro canali preferiti e ricevere aggiornamenti ogni volta che viene pubblicato un nuovo contenuto. Non è una semplice audio-guida, ma un social media che vuole organizzare tutti i racconti e le esperienze del mondo. Su Loquis trovi canali che raccontano come era Roma durante l’occupazione tedesca, canali che suggeriscono feste ed eventi, dove andare con i figli piccoli, ma anche racconti personali dei propri amici. E ancora siamo all’inizio, mi aspetto che arrivino canali ancora più sorprendenti, poetici, creativi. Geo4Fun - Chi si occupa della componente “geo” o delle mappe, e che strumenti usate per gestire un sistema cosi complesso di dati utenti, podcast e informazioni geografiche?

Fig.2 - Vista di Roma con i segnaposti tipici della localizzazione geografica dei Geo-Podcast.

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per cui vi abbiamo proposto questa intervista. Ci racconti il senso dei Geo-Podcast, della community e della partecipazione attiva dei vostri utenti?

Fig.3 - Rappresentare il mondo del Geo4Fun è facile e complesso allo stesso tempo. La bellissima immagine, scattata da un collega in Malawi, diventa auto-esplicativa: essendo realizzata con uno smartphone, è georeferenziata di default alle coordinate geografiche S 13° 43' 11.64 E 34° 37' 37.66 478.45 m. Basta un solo click di mouse per metterla su Google Maps.

Loquis - Per la componente geo o mappe, per ora, usiamo il servizio di google maps su cui abbiamo sviluppato una piattaforma social che consente a noi e agli utenti di creare e geo-referenziare i contenuti che vengono pubblicati sotto forma di audio nativo o di testo che viene letto dalla componente TTS dello smartphone. Una delle nostre caratteristiche è quella di essere un sistema audio, l’audio è il formato che ci consente di poter aggiungere valore alla realtà senza sostituirla (per esempio con sistemi di realtà aumentata). Questa è la nostra unicità. Geo4Fun - Enjoy Smart Geography è il motto della nostra associazione culturale Geo4Fun, e la geografia intelligente è uno dei motivi

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Loquis - Il senso di Enjoy Smart Geography è lo stesso che anima la nostra mission. Ci siamo resi conto che il mondo ha un’infinità di storie da raccontare, che molto spesso vengono perdute come lacrime sotto la pioggia. Cerchiamo di creare un sistema che coinvolga gli utenti a creare i contenuti, non solo ad ascoltarli. Perché crediamo che ognuno abbia esperienze interessanti da condividere. Questa è la parte più difficile del progetto, senza dubbio. Dobbiamo riuscire a convincere le persone più diverse a raccontare o raccogliere e pubblicare contenuti, ogni luogo può essere raccontato in modo diverso, ha visto storie differenti nel passato, presente o futuro. Se guardo solo al mio quartiere (ndr Pigneto a Roma) vorrei poter ascoltare come era, dalle voci di chi lo ha vissuto durante la guerra o negli anni di Accattone, vorrei conoscere le storie di chi lo abita oggi, le opportunità a disposizione dei bambini o gli eventi che ci saranno nei prossimi giorni.

mensili con ottimi feedback e metriche di utilizzo sorprendenti. I canali creati sono circa 100 (per 70 mila contenuti) di cui 60 verificati, ovvero hanno un livello quali quantitativo di contenuti che ha superato la soglia di attenzione ed è stato validato dalla redazione. Questi canali diventano verificati e vengono suggeriti agli utenti sulla base della loro posizione e dei loro interessi. I canali non ancora verificati possono comunque essere ascoltati e seguiti, l’apprezzamento che ricevono dalla community li pone all’attenzione della nostra redazione per essere verificati. Per rispondere puntualmente alla domanda, il test si è indirizzato agli abitanti di Roma e Provincia quindi la percentuale di utenti stranieri è molto limitata, nell’ordine del 5%. La possibilità di ascoltare contenuti multi-lingua è una caratteristica

Geo4Fun - La vostra piattaforma è multilingue e permette agli utenti di creare podcast e di condividerli. Qual è la diffusione del sistema fuori dall’Italia e quanto sono attivi gli utenti nel partecipare a questa innovativa proposta social? Loquis - A settembre 2019 abbiamo terminato la prima fase di test limitata all’area di Roma e provincia. Dopo un anno, abbiamo raggiunto circa 80 mila installazioni e 30 mila utenti

Fig. 4 - Uno screenshot dell'applicazione relativo al canale Musei d'Italia e Milano Letteraria.


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fondamentale per la diffusione che speriamo Loquis abbia quando lo lanceremo in maniera pubblica sull’intero territorio nazionale. Ogni canale può essere disponibile in 5 lingue che diventeranno 10 nel 2020, e metteremo a disposizione dei creatori di contenuti anche un tool di traduzione che li potrà agevolare nel compito. Loquis ha l’ambizione di diventare uno strumento globale, sappiamo che abbiamo molta strada da fare, ma siamo molto motivati e ce la faremo! Geo4Fun - Un’ultima domanda. Cosa si intravede all’orizzonte per la diffusione della vostra piattaforma?

ABSTRACT The world of geomatics and intelligent geography converge in part in the same way, overcoming, like all technologies that man has developed, the startup and innovation phase, then changing towards a phase extended to the world of widespread users, which insiders simply define commodities. It is the classic circle of value growth, linked to the widespread use of technologies, rather than technology itself. Within this path, a new idea of ​​the concept of geomatics and geography for all is born, which manifests itself in the enlargement of the subjects involved, since hundreds of millions of users suddenly find themselves using what for us professionals were tools innovative like GPS and GIS, satellite navigators, google maps and street view, etc. "Enjoy Smart Geography" is the motto of the new thinking group around Geo4Fun, a cultural association whose goal is precisely the promotion of geography for everyone, in a world of applications, activities and behaviors already consolidated around the theme of the daily use of so-called smart geography. This is the case of the Loquis project, discovered in the Olympus of startups that aspire to make innovation their philosophy, their daily life, betting on ideas that arise for the creativity of a few and that become the language of many. Innovation that translates into an approach to the world, in the same way as mass phenomena such as Makers and DIY, but also the network of crowdfunding and sharing economy. The Geo4Fun team then went to the proposal of an interview with the founder and CEO of this beautiful project that brings together the world of Geo Podcasts and the narration of places, monuments and culture, overcoming the visual approach to free oneself through a modality screenless to the world around us. No longer people folded on their smartphones, but guided by a narrative voice that tells the territory and the memory. But let's go straight to the source of those who imagined and then realized this world of geography and narration. PAROLE CHIAVE Geomatica; geografia intelligente; geospatial; GIS; GPS; Loquis; geo4fun; geopodcasts; narrazione AUTORE Domenico Santarsiero - dsgeo57@gmail.com Raffaella Sirena - raffaella.sirena@gmail.com Marco Sirigu - marco.sir22@gmail.com Geo4Fun

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Loquis - Abbiamo appena avviato una campagna di crowdfunding per recuperare le risorse necessarie per rendere Loquis disponibile su tutto il territorio nazionale. La campagna sta andando a gonfie vele, grazie anche al supporto di amici e imprenditori illuminati come Feltrinelli, e prevediamo di lanciarlo nella primavera del 2020. Per quella data avremo sviluppato una nuova versione dell’applicazione mobile cui seguirà la web app, la consolle per i creatori di contenuti, una versione per smart speakers e connected cars e molte nuove features. Ma soprattutto nuovi contenuti: Loquis è la piattaforma ideale per tutti quelli che già raccontano il territorio sui blog, su trip advisor, pubblicando guide, stampando mappe. Con Loquis descrivere il mondo è facile, divertente e alla portata di tutti.

RIFERIMENTI www.geo4fun.com www.georadio.it www.loquis.com

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Deforestazione in Bolivia (27 gennaio 2020) Questa immagine Copernicus Sentinel-2 mostra un’area nel Dipartimento di Santa Cruz in Bolivia, dove parte della foresta tropicale secca è stata eliminata e sostituita da piantagioni agricole. A partire dagli anni ’80 l’area è stata velocemente deforestata a causa del grande impegno che è stato rivolto a favore dello sviluppo dell’agricoltura, nell’ambito del quale abitanti provenienti dagli altopiani andini (la regione dell’Altopiano) sono stati ricollocati su territori della Bolivia a quote più basse. I bassopiani relativamente piatti e le piogge abbondanti rendono la regione adatta allo sviluppo dell’industria agricola. Infatti, il clima locale offre agli agricoltori il beneficio da due stagioni di crescita. La regione è stata trasformata da una fitta foresta ad una distesa modellata di territori agricoli. Questo metodo di deforestazione, comune in questa parte della Bolivia, è caratterizzato da schemi radiali, che possono essere chiaramente osservati nell’immagine. Il singolo campo modellato misura approssimativamente 20 kmq ed ogni lato è lungo circa 2.5 km. Al centro di ogni singolo campo si possono osservare piccoli insediamenti, che tipicamente ospitano anche una chiesa, una scuola ed un campo di calcio. Le relative comunità sono collegate da un sistema di strade che appare visibile come una rete di linee diritte che tagliano in due i campi radiali e connettono così le aree adiacenti. Meandri di fiumi e torrenti possono essere osservati nel loro dipanarsi attraverso i campi. La striscia lunga e sottile di terra in alto a destra nell’immagine si deve molto probabilmente a campi di coltivazioni di soia. In tutto il mondo le foreste pluviali vengono distrutte ad un ritmo allarmante. La circostanza è di grande importanza in quanto tali foreste giocano un ruolo di grande importanza nel clima globale ed inoltre ospitano una grande varietà di piante e di animali. Grazie alla loro peculiare prospettiva dallo spazio, i satelliti per l’Osservazione della Terra costituiscono un valido aiuto nel fornire informazioni comprensibili sulla estesione complessiva della deforestazione e sul suo rate di variazione. Questa capacità è particolarmente utile per il monitoraggio di aree remote. Questa immagine composita è stata ottenuta tramite la combinazione di tre immagini separate di tipo “Indice della Vegetazione Normalizzato” acquisite dalla missione Copernicus Sentinel-2. La prima immagine, risalente alla data 08 aprile 2019, è visibile in rosso; la seconda è del 22 giugno 2019 ed è visibile in verde; la terza risale al 05 settembre 2019 ed è di colore blu. L’Indice di Vegetazione Normalizzato è ampiamente utilizzato nel Telerilevamento in quanto fornisce agli scienziati una misura accurata dello stato di crescita e di salute delle piante. Traduzione: Gianluca Pititto Crediti: European Space Agency

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L’AEROFOTOTECA NAZIONALE RACCONTA.... Come nasce un'industria di guerra strategica? Il caso della SLOI di Trento di Giuseppe Carra Tempo fa mi sono imbattuto in una "storia singolare" e ho cercato di analizzarla utilizzando indicatori, spero sufficientemente neutri, per confrontare la congruità degli eventi rispetto alla storia narrata della SLOI di Trento, nella quale dal 1939 al luglio 1978 si produceva piombo tetraetile (TEL, tetraethyl lead) quale antidetonante, utilizzato nei carburanti per l’aviazione militare prima e per uso civile dopo la fine del secondo conflitto mondiale. TEL, una volta miscelato con un derivato alogenato dell’etilene ("scavenger" obbligatorio per assicurare l’integrità meccanica del motore), formava il composto noto come Ethyl-Fluid. Una piccolissima percentuale di TEL presente nel carburante ne garantiva l'attività antidetonante durante la combustione nel cilindro del motore, mentre lo scavenger evitava la precipitazione del Piombo come ossido, mantenendolo in forma aeriforme come alogenuro di Piombo che veniva eliminato con i gas di scarico. Durante la II Guerra Mondiale praticamente tutto l’Ethyl-Fluid prodotto era per uso militare e l’alogeno utilizzato per lo scavenger nei carburanti “avio” era solo ed esclusivamente il prezioso e tossico Bromo, estratto industrial-mente dall’acqua del mare, nelle saline. In quel periodo l’Italia aveva una grande salina dei Mo-nopoli di Stato a Margherita di Savoia, in Puglia, dove si estraeva il Bromo. Una variante di minor qualità, in cui al bromo si sosti-tuiva il cloro, definiva le miscele per uso esclusivamente civile; qui però consideriamo solamente quella per uso militare. Anche 26

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Fig. 1 – USAAF 15SG 348 3PG, 29 marzo 1944, fotogramma 3030. AFN, fondo MAPRW.

dopo il conflitto, il boom economico e la considerevole motorizzazione della Nazione produssero una quantità immane di piombo, disperso in via aeriforme nell’ambiente. Da medico, mi interessano gli effetti cronici dell’avvelenamento da Piombo ed in particolare il potenziale rapporto con le malattie neurodegenerative cosi diffuse ai nostri giorni. Trattandosi di malattie croniche (Alzheimer, Parkinson, ecc.), ipotizziamo tempi di latenza dell’ordine dei 50-60 anni; solo una piccolissima percentuale (<5%) di tali malattie può essere direttamente attribuita a cause genetiche. È lecito pertanto ed auspicabile ricercare concause in varie direzioni, ad esempio ambientali. Varie premesse indicano questa direzione, non ultima l’enorme esposizione al piombo la cui neurotossicità è nota da tempi immemorabili, e alla quale soprattutto le generazioni nate fra gli anni ‘30 e ‘70 dello scorso secolo sono state pesantemente soggette a seguito dell’uso planetario in varie forme

(di arsenato nei pesticidi per uso agricolo, di ossido nei pigmenti e di TEL, appunto, come antidetonante nelle benzine). È sul TEL che mi voglio soffermare: un composto che nelle società del "primo mondo" è stato utilizzato fino a pochi decenni or sono, mentre nei "paesi emergenti" è tutt’ora ampiamente diffuso. Il piombo organico nella forma di TEL, nato dalla collaborazione tra Standard Oil (New Jersey) & General Motors nel 1922 come antidetonante, fin dall’inizio della sua produzione ha mostrato l’estrema tossicità e letalità tra le maestranze addette alla sua sintesi. È talmente tossico da essere preso in considerazione, prima che come agente antidetonante, anche come potenziale arma di distruzione di massa e solo successivamente scartato per tale uso, per la non soddisfacente veicolabilità nei sistemi d’arma, più che per la mortalità, che rimaneva altissima. Storicamente, in Europa almeno tre impianti per la produzione di TEL rappresentano esempi sui


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quali e` possibile focalizzare l’attenzione e sui quali è auspicabile un recupero di dati aggregabili: due impianti industriali in Germania (nelle località di GapelDöberitz e Nachterstedt-Frose), funzionanti nella seconda metà degli anni ‘30 e, sicuramente, fino alla caduta della Germania Nazista nel 1945. Un terzo impianto, Società Lavorazioni Organiche Inorganiche (SLOI), dopo una fase sperimentale di produzione iniziata a Ravenna nel periodo 1935-1938, fu edificato nel ‘39-’40 a Campotrentino, allora alla periferia di Trento. Si trattava di una “fabbrica ausiliaria” della Regia Aeronautica Militare, cruciale nella preparazione dello sforzo bellico, ed edificata a Trento “per essere più vicina all’Alleato Germanico”. La SLOI rimase operativa dal 1940 a metà luglio del 1978, con una zona di produzione inserita in un contesto via via sempre più densamente abitato, caratterizzato dalla presenza e potenziale esposizione ad una grande concentrazione del neurotossico. Eredità e sgradito lascito di tale attività è un ampio terreno sito nel cuore della città di Trento, precluso alle attività umane e tuttora impregnato da 180-200 tonnellate di TEL, tale da giustificare la sua classificazione da parte del Ministero della Salute tra i Siti Industriali Contaminati di Interesse Nazionale (SIN Trento-Nord). L’inizio della produzione di TEL nella Germania nazista e nell’Italia fascista ha una data critica, il 1935 (da due anni Adolf Hitler è al potere in Germania), quando l’Ethyl Gasoline Corporation, società creata ad hoc a metà degli anni ‘20 per la produzione e commercializzazione di TEL (ed espressione dell’accordo al 50% tra le due industrie americane Standard Oil Corporation e General Motors), crea un’alleanza con il gigantesco impero della chimica tedesca, la IG-Farben, per la costruzione di un impianto

di produzionedi TEL in Germania, a Gapel-Döberitz, fornendo il 50% del capitale e tutte le informazioni tecnico-scientifiche per la produzione. Analogo accordo vedrà come protagonisti ancora l’Ethyl Gasoline Corporation e, questa volta, l’italiana Montecatini. Le informazioni diventano ora più lacunose; di particolare importanza è da considerare il lavoro di recupero storiografico effettuato da M. Benegiamo, dell’Archivio di Stato di Chieti, riguardo gli archivi Montecatini di Bussi-Pian d’Orta (ove si producevano le ipriti e fosgene utilizzati nelle nostre campagne d’Africa), dal quale si evince che “... nel 1935-1936 fu costruito il primo impianto in Italia di Piombo tetraetile (…) con reattori costruiti sulla base di disegni industriali acquisiti da tecnici di Bussi negli USA. (…) Donegani era molto soddisfatto del nuovo impianto, ed evidenziava l’importanza della scelta industriale della Montecatini, un’opzione che sottolineava l’obiettivo della società di ≪provvedere ad ogni esigenza legata allo sviluppo dell’aviazione e della motorizzazione del Paese e dell’esercito, risolvendo ≪un problema fondamentale a tale riguardo, e cioè la produzione di piombo tetraetile≫” (Benegiamo 2013). Per l’economia di guerra che si stava sempre più sviluppando in quegli anni TEL era un materiale assolutamente strategico ed indispensabile, tale per cui né la Luftwaffe, né la RAF o la US Army Air Force, né tantomeno la nostra aviazione, avrebbero potuto alzarsi in volo senza la sua presenza nei carburanti “avio”. E in caso di necessità non si andava nemmeno molto per il sottile: la produzione di Gapel-Döberitz era ancora decisamente insufficiente (e FroseNachterstedt ancora un progetto) quando Adolf Hitler decise di invadere i Sudeti e così nel 1938, su richiesta di Hermann Göring, IG-Farben riuscì a procurarsi 500 tonnellate di TEL direttamente

Fig. 2 – USAAF 5CM 3PG, 9 settembre 1944, fotogramma 5003 (part.). AFN, fondo MAPRW.

Fig. 3 – USAAF 5CM 1176 FBT 3PG, 21 marzo 1944, fotogrammi 4007-4008. AFN, fondo MAPRW.

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dall’americana Ethyl Gasoline Corporation, dichiarando che serviva esclusivamente per uso civile, ...ma il contratto prevedeva la fornitura di “I-T Aviation Ethyl Fluid”. Quello che si intravede prendere forma è l’interazione di enormi gruppi industriali, Standard Oil/ General Motors ed IG-Farben, per l’egemonia dell’economia di guerra; un ruolo venne concesso anche alla Montecatini, allora gruppo dominante in Italia. E la SLOI come entra nel gioco? La prima perplessità che sorge è che l’economia (di guerra o di pace, è irrilevante) utilizza sempre le stesse regole: abbiamo quindi, apparentemente, accordi ad altissimo livello tra Stati e multinazionali per la produzione di un materiale di importanza assolutamente strategica e vitale dal punto di vista militare. A rigore in Italia avrebbero dovuto trovare spazio due realtà industriali teoricamente ed apparentemente concorrenziali: SLOI e Montecatini. SLOI viene rifondata ed ampliata a Trento, “vicina all’Alleato Tedesco” e pertanto allontanata dalle infrastrutture produttive di Ravenna (es. ANIC) e quindi anche dalle facilitazioni logistiche dei rifornimenti di materie prime; con Montecatini si amplia un impianto produttivo già esistente, situato in Centro Italia a Bussi Pian d’Orta sul Tirino. Chi fornisce le materie prime per la produzione di TEL alla SLOI, se Sodio Metallico e composti alogenati dell’etilene erano gestiti in modo monopolistico dai due attori principali europei: IG-Farben e Montecatini? Con l’alleato germanico forse SLOI veniva rifornita più facilmente di Piombo, Sodio Metallico, Cloruro di Etile, sim-diBromoEtano e Carbone? Nelle imputazioni (Indictments) del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga viene descritto il ruolo svolto dalle massime gerarchie IG-Farben durante il

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Fig. 4 - USAAF 15SG 1523 5PG, 24 aprile 1945, fotogramma 3145. AFN, fondo MAPRW.

periodo bellico e tra queste si scopre che alcune di esse, le più importanti, sedevano contemporaneamente, anche, nel board delle maggiori consociate Montecatini in Italia: tra questi figuravano Hans Kühne, Paul Haefliger, Georg August Eduard von Schnitzler e Fritz ter Meer, quest’ultimo a capo della gigantesca Sparte II dell’IG-Farben e membro del board di IG-Farben America, nella quale sedevano le massime gerarchie della Standard Oil. Se questo può essere perfettamente congruente con quanto descritto nello Scientific and Technical Mobilization del 1943 riguardo la “triangolazione” strategicocommerciale tra le multinazionali Standard Oil/General Motors, IG-Farben e Montecatini, complica alquanto la narrativa storica “locale” riguardo la SLOI di Trento. La chimica “strategica” di guerra sembra sempre più un gioco a tre: Standard Oil & Co., IG-Farben ed un “pezzettino” anche della Montecatini. Esisto-

no veramente spazi per “altri” nell’approvvigionamento e produzione di materiali così cruciali per l’economia di guerra? Ma esistono “altri”? Chi sono gli attori in commedia? Un primo dubbio, che la storia evenemenziale e quella narrata della SLOI abbiano avuto qualche divergenza nel tempo, è sorto alla rilettura più attenta degli Atti del Processo di Norimberga, riguardanti il caso IG-Farben. Nell’ottica del successivo sviluppo bellico, in Germania nel 1934 iniziano a sorgere i primi impianti industriali “segreti” a Döberitz, finanziati dal Reich ma costruiti e resi operativi da IG-Farben; a partire dal 1935 si iniziarono a camuffare gli interessi industriali dentro e fuori dai confini nazionali. IG-Farben significava un conglomerato di circa 400 realtà industriali in Germania e 500 all’estero. Nel 1939, per evitare che questi ultimi diventassero potenziali bersagli degli Alleati, IGFarben studiò ulteriori drastiche


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misure per potenziare i camuffamenti industriali. Altro dato su cui riflettere e che balza all’attenzione è l’ammissione da parte Anglo-Alleata della non-scelta, tra gli obiettivi primari delle incursioni aeree, proprio di quelli strategici di produzione di TEL a Gapel-Döberitz e Frose-Nachterstedt, a fronte dell’importanza vitale di tale materiale riguardo l’economia di guerra (TEL era considerato tra le dieci sostanze più importanti per l’economia di guerra tedesca) e che da solamente quei due, unici, impianti su suolo germanico derivava la capacità di tutta l’aviazione tedesca di alzarsi in volo. Per almeno uno dei due impianti, inoltre, abbiamo la certezza storica che era frutto di una diretta collaborazione USA-Germania. Sul “Preliminary Memorandum Brief of the Prosecution” (Taylor et al. 1945) si legge: ”...Compare the report of the United States Strategic Bombing Survey (Exh.715, NI-3787 [sic, sta per NI-3767], Bk.37, p.144, regarding the importance of tetraethyl lead factories of Gapel and Frose: A major opportunity in the Allied air offensive against oil was unexploited. Ethyl fluid is an indispensable constituent of the high grade aviation gasoline. The addition of ethyl fluid in very small amounts to gasoline is so beneficial that no modern aircraft is operated without it. There were only two tetraethyl lead plants in Germany. Gapel, near Berlin, capacity of 100 tons per month, and Frose, capacity of 300 tons per month...”. Leggiamo, allora, assieme la parte del US-Strategic Bombing Survey report NI-3767 citato da Telford Taylor, generale di brigata, capo del collegio dell’accusa a Norinberga nel processo contro IG-Farben: “... Ethyl fluid is made from tetraethyl lead and ethylene dibromide. There were only two tetraethyl lead plants in Germany; one plant in occupied France and two small plants in Italy as follows:

Capacity (tons) per month: Capel [Gapel], near Berlin 100 Frose, near Magdeburg 300 Paimboeuf, France 120 Nussi [Bussi], Italy 50 Trient, Italy 15 Production of the Italian plants was never available to Germany and the production of the two German plants and the French plant was barely adequate to supply tetraethyl lead for Germany’s fuel needs. (…) Two ethylene dibromide plants were available to the Germans: a French plant on the Mediterranean coast, which extracted bromine from sea water, and a German plant in Holstein [Tornesch, n.d.a.]. The French plant was never operated, probably because of its vulnerability, and the German plant was the sole source of ethylene dibromide for Ethyl fluid. Eliminating from consideration the Heydebreck and Brixlegg plants, which were only projects, and the two Italian plants, whose production was unavailable, there were only three plants supplying tetraethyl lead and one plant supplying ethylene dibromide. These plants were not bombed, although the equipment and processes used were such as to make them highly vulnerable to air attack...” Questo rapporto venne edito nel 1945; nella versione del 1947 non compare più alcun cenno alla situazione italiana riguardo TEL. Quanto poi fossero grandi o piccoli i due impianti in Italia, non ho dati diretti in merito se non il giudizio degli Alleati che scrivono il report in questione. Il fatto che nei due paragrafi del sopracitato US Strategic Bombing Survey (US-SBS 1945) venga ribadita la non-disponibilità della produzione di TEL sintetizzato in Italia da parte tedesca lascia perplessi ed apre a ulteriori riflessioni. La prima può indurre ad ipotizzare per Trento (non

ho dati per Bussi) una visione prospettica post-conflitto da parte Alleata analoga a quella per Gapel-Döberitz e Frose-Nachterstedt: preservare siti industriali (profittevoli ma “problematici” per varie implicazioni sociali, sanitarie, ecc.) per un futuro interesse geo-politico-strategico. Un riscontro evenemenziale in tal senso, anche se sarebbe presuntuoso basarsi solo su questo, è ancora potenzialmente attuabile: si sono dimenticati di GapelDöberitz per il TEL, si sono dimenticati di Frose-Nachterstedt per il TEL, si sono dimenticati di Tornesh per il sim-dibromoetano (essenziale come abbiamo visto per costituire la miscela “Ethylfluid”, abbinandolo a TEL), ...nel caso si siano dimenticati anche della SLOI di Trento, le tracce le dovremmo ancora avere. Sono conservate in Aerofototeca Nazionale le immagini ad alta risoluzione delle incursioni alleate sul Nord-Italia: tra queste ho potuto selezionarne alcune aventi come epicentro l’area di Trento-Nord (ove era sita la SLOI) per uno sviluppo diacronico che va da marzo 1944 ad aprile 1945 ed uno sviluppo spaziale che, includendo sempre la SLOI, comprende ed evidenzia a Sud la città di Trento, fino alla “Portela” (sede della strage del 2 settembre 1943, la prima incursione su obiettivi civili a Trento) ed a Nord Gardolo/Ponte dei Vodi, sede dell’aeroporto militare e di importanti vie ferroviarie (per una distanza complessiva di circa 6-7 Km in linea d’aria). Ad integrare l’interpretazione di tali immagini, un prezioso ausilio è fornito dal sito dell’ Archivio di Stato di Trento, nel quale si descrivono le incursioni alleate per queste aree prese in considerazione: così veniamo a sapere che “Dal 2 settembre 1943 al 3 maggio 1945 sono registrate 80 incursioni aeree effettuate sul territorio del capoluogo trentino da parte degli aerei alleati. (...) Tra il novembre 1944 e l’aprile 1945 vengono sgan-

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ciate 10.000 tonnellate di bombe sulla linea del Brennero tra Verona e Innsbruck; più di 20.000 bombe sull’intera Valle dell’Adige, rendendo il territorio trentino uno dei più intensamente bombardati in tutta Italia. Insistenti i bombardamenti a Rovereto, Ala, Calliano e Lavis. Il ponte ferroviario dei Vòdi, vicino a Lavis, subisce 240 bombardamenti tra il 15 dicembre 1943 ed il 29 aprile 1945”. Integrando le immagini AFN ed i dati dell’Archivio di Stato di Trento vari spunti si offrono alla riflessione. A fronte di un’impressionante precisione nel colpire gli obiettivi (vedi ad es. gli effetti dell’incursione del 29 marzo 1944 nell’immagine AFN a fig. 1, che mostra come tutti gli impatti siano inscritti nel perimetro della caserma di Corso degli Alpini “Cesare Battisti”), per contro, la SLOI viene regolarmente risparmiata (figg. 2-3) fino alla fine del conflitto (fig. 4). Da un altro punto di vista, la singolarità delle affermazioni del US-SBS sopra citate [Production of the Italian plants was never available to Germany(...) Eliminating from consideration the two Italian plants,(...) whose production was unavailable] e proprio la contestualizzazione in tale autorevole documento, focalizza ora l’attenzione su nuove ipotesi di lavoro che mai altrimenti sarebbero state prese in considerazione, anche e soprattutto in virtù delle informazioni a posteriori acquisite. Quelle affermazioni sembrano infatti proporre la non conoscenza della situazione trentina da parte del nostro exalleato tedesco o la sua particolare sprovvedutezza. Tuttavia, dopo l’armistizio annunciato da Badoglio poco prima delle ore 20 dell’8 settembre 1943, “la notte dell’8 settembre 1943 i tedeschi occupano i punti nevralgici di Trento, le valli e le caserme. Il 10 settembre Hitler proclama le Operationszonen Alpenvorland und Adriatisches Küstenland,

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per cui le due nuove zone di occupazione (le attuali province di Trento, Bolzano e Belluno per l’Alpenvorland e le province di Gorizia, Udine, Trieste, Fiume, Pola, Lubiana per l’Adriatisches Küstenland) entrano a far parte del Reich e dipendono direttamente dal Führer” [per gentile informazione del dott. Paolo Giovannini, Archivio di Stato di Trento]. Fritz ter Meer (che abbiamo visto presente nel board di varie consociate Montecatini), figura apicale di IG-Farben a cui facevano riferimento, oltre all’enorme aggregato industriale di Auschwitz, anche Gapel-Döberitz e Frose-Nachterstedt per la produzione di TEL, viene nominato plenipotenziario del Terzo Reich per la Chimica nell’Italia occupata; Commissario per l’Italia del Ministero del Reich per gli Armamenti e per la Produzione di Guerra. Su sue precise istruzioni, in stretta collaborazione col Servizio di Spionaggio della Wehrmacht, da gennaio 1936, nell’ambito della Wermittlungsstelle W, verrà istituito il Servizio di Controspionaggio della IGFarben (da cui la stessa Wehrmacht successivamente sceglierà i suoi agenti, data l’alta professionalità acquisita). Nel 1936 IG-Farben, Montecatini e lo Stato italiano partecipano alla costituzione dell’ANIC a Ravenna e, secondo i dati di Marcello Benegiamo, già nel marzo 1944 la produzione di benzina e raffinazione petroli nei due impianti ANIC di Bari e Livorno subiscono la totale inattività per mancanza di materie prime. La SLOI di Trento non si ferma: i dati in presenza e contributivi dei singoli lavoratori acquisiti appartenenti dall’Istituto Nazionale Fascista per la Previdenza Sociale (INFPS) indicano che la produzione continua. Non si vede mai interruzione di produzione alla SLOI per tutto il periodo bellico, nemmeno tra settembre-ottobre

1943: certo, ridotte a metà/un terzo le maestranze rispetto al gennaio 1941 (ma non conosco il numero dei lavoratori avventizi, a giornata o delle ditte appaltatrici, ecc.), ma dopo Alpenvorland è IG-Farben che esprime il plenipotenziario in Italia del Nord per la Chimica; i medesimi vertici che avevano inventato le regole del “3%” e dei “14 giorni” a Monowitz per le selezioni di sterminio ad Auschwitz-Birkenau, tanto da far preoccupare le SS per l’incapacità produttiva del campo. Credo che l’impianto produttivo della SLOI potesse ben funzionare con metà/un terzo delle maestranze registrate all’INFPS. Alla SLOI si continua a lavorare fino ad aprile 1945. Ci si chiede dove si procurassero il Sodio Metallico? E il sim-diBromo-Etano dopo il 27-28 settembre del ‘43, quando tra le saline di Margherita di Savoia e Trento passavano prima la linea Gustav, poi la linea Adolf Hitler ed infine la linea Gotica? Se accettiamo la narrazione a posteriori fatta dagli Alleati, si può ipotizzare che l’unico posto dove procurarsi il sim-diBromo-Etano (ricordiamo, scavenger obbligatorio in miscela con TEL) fosse Tornesh in Germania, l’unica fabbrica tedesca mai bombardata dagli Alleati; oltre a Degussa (associata IG-Farben) per il Sodio Metallico e a Chemische Werke Huels (IG-Farben) per il cloruro di etile. Potrebbe questo significare una condizione di “tarnung fabrik” (impianto camuffato) anche per la SLOI di Trento, iniziata fin dal periodo pre-bellico? Questa e` la domanda a cui non so rispondere e che può pericolosamente portare anche la mia interpretazione da un’analisi per processi ad una spiegazione archetipica. Singolarità “storiche” non facilmente spiegabili con la narrativa coeva (e corrente), che meriterebbero qualche ulteriore approfondimento mirato: la storia della SLOI sembra un nonsenso, almeno ad una persona


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quale il sottoscritto (sono medico, non storico), a meno che non si ipotizzi, anche per la SLOI, un “derivato tossico” del dopo Yalta! Dopotutto abbiamo perso la guerra, no? Forse, capire l’inizio dell’intera vicenda SLOI può aiutare a spiegare le cause di morte di circa un migliaio di lavoratori, trovate disseminate in vecchi archivi ISTAT o nei sotterranei (per nostra fortuna là conservati) di alcune Procure della Repubblica; può aiutare a capire le varie centinaia di ospedalizzazioni tra Padova, Verona e Trento e capire perché i dati di più di un centinaio di lavoratori siano stati recuperati nell’Archivio dell’ex-Manicomio di Pergine Valsugana. Manca all’appello almeno un altro migliaio di nomi su cui indagare. In passato l’avvelenamento da piombo tetraetile era facilmente scambiato con una serie di altre patologie: sindromi maniaco-depressive, ciclotimie, o forme simil-epilettiche; poteva generare paralisi progressive e/o produrre forme paranoiche/schizofreniche e veniva colpevolmente (e comodamente) scambiato con una diagnosi di “alcoolismo cronico”. Una sola di tali situazioni poteva, di per sé, giustificare l’implementazione delle norme stabilite nel primo paragrafo della Reichsgesetzblatt del 14 luglio del 1933 (che getterà le basi “teoriche” per giustificare Grafeneck, Brandenburg/Havel, Hartheim, Pirna-Sonnenstein, Bernburg ed Hadamar: Aktion T4 e poi Aktion 14f13). Le eccezionali immagini recuperate all’Aerofototeca Nazionale sono importanti, indicano una potenziale direzione per una nuova ricerca che va oltre la storia locale di una industria bellica. Preservare i ricordi, i documenti del passato forse aiuterà ad orientarci verso il futuro.

BIBLIOGRAFIA Clair C. Patterson, Contaminated and Natural Lead Environments of Man, Archives of Environmental Health, 11, 3, 1965, 344; Alice Hamilton et al., Tetra-ethyl lead, JAMA 84, 1925, 1481; Carlo Giavarini, Chimica e Industria. Gli anni del Piombo, 72, 1990, 1027; Antonio Cristofolini et al., Incubo nella città, Trento, 1978; Antonio Reggiani, L’esposizione professionale a Piombo Tetraetile; Mario Del Dot e Antonio Cristofolini, Piombo tetraetile, benzina e salute, Verona, 1984; Gabriel Kolko, American Business and Germany, 1930-1941, The Western Political Quarterly, 15, 1962, 713; Marcello Benegiamo, Bussi e la grande chimica in Abruzzo. Un’ambizione fallita, Textus Ed., 2013. Indagini militari: - W.A.Eldridge, A Study of the Toxicity of Lead Tetra Ethyl, War Department - Chemical Warfare Service Edgewood Arsenal (Edgewood, MD), Report No. E.A.M.R.D. 29, Project No. A-10, October 5, 1924, 17; - Scientific and Technical Mobilization. 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For a variety of reasons it is of the greatest importance, for the normal conduct of business, that the officials heading the agent firms who are particularly well qualified to serve as cloaks should be citizens of the countries wherein they reside”.; 197-201: “Farben’s sense of efficiency [...] it decided to build its own concentration camp close to the plant site to house the inmates assigned to its construction.[...] Monowitz was surrounded with electrically charged barbed wires, watchtowers, SS guards, etc. The inmates living at the concentration camp Monowitz worked solely for Farben in the construction and operation of IG Auschwitz. [...] more than sixty percent were determined to be unfit for work and were “selected” for immediate gassing. From the remaining forty percent, the best labor was given to IGAusch­witz. In spite of the careful “selection”, the life span of an inmate coming to I.G. Farben Auschwitz was approximately three months. [...] Conditions were so bad that the SS sug­gested that additional hospital wards be built.[...] Farben turned the request down on the grounds that IG Auschwitz did not have space in Monowitz for sick inmates, but only for healthy ones who were able to work.[...] “Five Percent” rule. No more than five percent of the total inmates were permitted to be sick at one time. If that percentage was exceeded, “selections” would take place to eliminate the excess. The excess were sent to Birkenau for gassing. Another rule was the “Fourteen Day” rule. Inmates were admitted to the hospital only if it was thought they could be cured and returned to work within fourteen days. Thus, those who were worn out or otherwise unable to work because of sores, fractures, or other slow-healing incapacities, were “selected” for gassing. [...] Farben laid down the rule that only 3 per­cent of the total strength were permitted to be sick.” - roll-40, Bk.39, NI-4922, 98, 101, 105; - Sec. L. Secrecy Regulations, Research and Development of Military Importance, and Withholding of Strategic Information and Know-How from Foreign Countries, 1309. Materiali da fonti militari: - United States Strategic Bombing Survey, January 1947 - Oil Division – Final Report. Appendix A: Attack on Chemicals. pp. 15-16 ( https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=mdp.39015011672485;view=1up;s eq=1) - September 30, 1945 - Over-all Report (European War) – Effects of Attacks on Selected Industrial Target Systems. The attack on oil. Prosecution Exh. 715 - NI-3767. p.50 (https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id= mdp.39015049492716;view=1up;seq=7) Fonti archivistiche italiane: Ministero dei beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Archivio di Stato di Trento, La seconda guerra mondiale a Trento - L’intervento sui danni di guerra da parte del Genio civile di Trento, https://www.movio.beniculturali.it/astn/secondaguerramondialetrento/it/72/incursioni-aeree-alleate ABSTRACT Some time ago I came across a "singular story" and I tried to analyze it using indicators, I hope sufficiently neutral, to compare the congruity of the events compared to the story told by the SLOI of Trento, in which from 1939 to July 1978 TEL (tetraethyl lead) was produced as antiknock, used in fuels for military aviation before and for civil use after the end of the second world war. TEL, once mixed with a halogenated derivative of ethylene ('scavenger' required to ensure the mechanical integrity of the engine), formed the compound known as Ethyl-Fluid. A very small percentage of TEL present in the fuel guaranteed its antiknock activity during combustion in the engine cylinder, while the scavenger avoided the precipitation of the Lead as oxide, keeping it in an aeriform form such as Lead halide which was eliminated with the exhaust gases. PAROLE CHIAVE

FOTOGRAFIA AEREA; SLOI; TRENTO; GUERRA STRATEGICA AUTORE Giuseppe Carra giuseppe.carra@univr.it

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MERCATO

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MERCATO

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TERRA E SPAZIO

L’attività spaziale dell’Italia, nell’ambito dell’osservazione della terra da satellite, è stata caratterizzata alla fine del 2019 da un importante evento: il lancio, avvenuto il 18 dicembre dallo spazioporto di Kourou, in Guyana francese, del primo satellite COSMO-Skymed di Seconda Generazione (CSG).

COSMO-Skymed Seconda Generazione di Marco Lisi

Come ben noto, COSMOSkymed è una costellazione di satelliti per uso “duale” (cioè civile e militare), finanziata dal Ministero della Difesa italiano e dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), in grado di ottenere immagini della superficie terrestre ad alta risoluzione spaziale e radiometrica ed in tutte le condizioni metereologiche, attraverso l’uso di un radar ad apertura sintetica (Synthetic Aperture Radar, SAR). Sin dalla prima generazione, il consorzio industriale responsabile per lo sviluppo del sistema COSMO-Skymed include Thales Alenia Space Italia, primo contrattore, e Telespazio, responsabile del segmento terreno e delle operazioni.

pacità, soprattutto in termini di: • risoluzione spaziale • risoluzione radiometrica • capacità d’immagazzinamento dei dati nella memoria di bordo (raddoppiata) • velocità di trasmissione dei dati a terra in down-link • durata della vita operativa.

Il miglioramento della qualità delle immagini nei satelliti CSG deriva fondamentalmente da un progetto dell’antenna attiva a “phased array”, cuore dello strumento SAR, sostanzialmente più evoluto rispetto alla prima generazione, che permette non solo una risoluzione spaziale più fine rispetto alla prima generazione (0,8 metri rispetto ad 1 metro, per quanto La prima costellazione (CSK) di riguarda le applicazioni civili), ma quattro satelliti, lanciati tra il 2007 anche la possibilità di lavorare in ed il 2010, sta raggiungendo la polarizzazione multipla (doppia fine della sua vita operativa. I sao quadrupla) contemporanea, telliti di seconda generazione, oltre rispetto alla singola polarizzazione a garantire la continuità operativa della prima generazione (figura 1). del sistema, hanno tuttavia anche Sebbene le informazioni riguarl’ambizione di migliorare le sue ca- danti la risoluzione spaziale per

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applicazioni governative siano classificate, è ragionevole pensare che CSG permetta risultati molto migliori di quelli ottenibili con la prima generazione, fornendo alle Forze Armate italiane un sistema per l’osservazione della Terra da satellite allo stato dell’arte, sicuramente tra i più avanzati in operazione. La disponibilità di nuovi modi operativi, l’incremento della capacità di raccolta e trasmissione a terra delle immagini ed il maggior numero di satelliti complessivamente in orbita, ha reso necessario una sostanziale evoluzione anche del segmento terreno del sistema, responsabile di: • mantenere in condizioni ottimali i satelliti in orbita, garantendone orbite, assetto e funzionalità dei vari sottosistemi; • raccogliere le richieste degli utenti civili e militari, assegnando le dovute priorità; • pianificare le operazioni degli strumenti in orbita; • raccogliere i dati delle immagini attraverso la rete mondiale di stazioni terrene dedicate; • elaborare i dati grezzi ricevuti per mettere a disposizione degli


TERRA E SPAZIO

utenti prodotti (immagini) più facilmente fruibili ed a valore aggiunto. L’ evoluzione del segmento di terra di COSMO-Skymed (prima e seconda generazione), oltre a garantire la continuità con il passato a livello operativo, ha anche ulteriormente sviluppato i requisiti di flessibilità, espandibilità ed interoperabilità con altri sistemi. La Cina alla conquista dello Spazio: la costellazione Beidou

La Cina prosegue con determinazione ed incontestabili successi tecnici il proprio ambizioso programma spaziale. Recentemente l’agenzia spaziale cinese (China Aerospace Science and Technology Corporation, CASC) ha dichiarato di pianificare la messa in orbita di 60 satelliti, nel 2020, dopo aver effettuato ben 34 lanci nel 2019. Punta di diamante del programma spaziale cinese, oltre all’esplorazione lunare ed alla costellazione di satelliti di osservazione della Terra

Fig. 2 - ecccxcc

Fig. 1 - evoluzione della qualità delle immagini SAR fra CSK e CSG

Gaofen, è indubbiamente il sistema globale di navigazione da satellite (Global Navigation Satellite System, GNSS) Beidou. L’ultimo lancio di satelliti Beidou-3 è avvenuto il 23 novembre 2019 dal Xichang Satellite Launch Center nel sud-est della Cina con un lanciatore Long March-3B. Parlare di terza ge-

nerazione per questi satelliti è improprio. Il programma Beidou (Beidou Navigation Satellite System, BDS) si è sviluppato in tre fasi successive: 1. Beidou-1, costellazione sperimentale di 4 satelliti geostazionari (3 operativi più uno

Fig. 3 - la complessa costellazione Beidou-3, basata su satelliti GEO, IGSO e MEO GEOmedia n°5-2017

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TERRA E SPAZIO

nuovi segnali e soprattutto nuovi servizi, quali un servizio di “messaging”, la diffusione di dati SBAS (Satellite Based Augmentation System, del tipo EGNOS) ed un servizio “Search and Rescue” (SAR) (figura 3).

Fig. 4 - I servizi commerciali sono il primo obiettivo civile del GNSS cinese

spare), che ha garantito fra il 2003 ed il 2011 una copertura regionale della Cina con un’accuratezza di posizionamento alquanto limitata; 2. Beidou-2, meglio nota come COMPASS, costellazione a copertura globale composta di 35 satelliti, dei quali 5 ge-

ostazionari (GEO) e 30 non geostazionari (27 in Medium Earth Orbit, MEO, e 3 in Inclined Geo-Synchronous Orbit, IGSO); 3. Beidou-3, terza fase del sistema Beidou, con 3 satelliti GEO, 3 satelliti IGSO e 24 satelliti MEO, che introduce

Dopo il citato lancio nel novembre dello scorso anno, quello che metterà in orbita gli ultimi due satelliti della costellazione Beidou-3 e la renderà pienamente operativa è pianificato per giugno 2020. In parallelo al completamento del sistema Beidou, il governo cinese ha anche iniziato un’impressionante campagna di diffusione dei suoi servizi in tutti i mercati ed a livello globale. Le principali aree dove la Cina conta di espandere la propria influenza, in competizione commerciale (ma anche strategica e politica) con i GNSS americano, russo ed europeo, sono le telecomunicazioni (smartphone, 5G, IoT), l’industria “automotive” (veicoli a guida autonoma), i trasporti aerei e marittimi, la pesca a livello industriale, l’agricoltura intensiva (figura 4). Convergenza fra Difesa e Spazio nei piani della nuova Commissione Europea

Si è svolta nei giorni 21 e 22 gennaio al Palais d’Egmont di Bruxelles la dodicesima European Space Conference, con la partecipazione di tutti i principali protagonisti del settore: Commissione Europea, Agenzia Spaziale Europea, agenzie spaziali nazionali ed industrie. La delegazione italiana era guidata dal sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega spaziale Riccardo Fraccaro, insieme all’ammiraglio Carlo Massagli, segretario del Comitato che a palazzo Chigi riunisce i dicasteri Fig. 5 - La dodicesima European Space Conference al Palais d'Egmont di Bruxelles

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TERRA E SPAZIO

coinvolti nel settore (Comint), Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), ed ai rappresentanti dell’industria spaziale italiana: il coordinatore della attività spaziali di Leonardo e ad di Telespazio Luigi Pasquali, gli ad di Thales Alenia Space Italia Donato Amoroso e Avio Giulio Ranzo. Una prospettata convergenza fra difesa e spazio è stata fra le tematiche più dibattute durante la conferenza. Il tema è stato centrale nella relazione del Commissario Europeo Thierry Breton, di nazionalità francese, responsabile della neo-creatasi Direzione Generale Industria della Difesa e dello Spazio dell’Unione Europea (figura 6). Nella sua relazione il Commissario Breton ha innanzi tutto ricordato i quattro pilastri del futuro programma spaziale europeo: • Galileo, sistema di globale di posizionamento, navigazione e distribuzione del tempo di riferimento; • Copernicus, sistema integrato di osservazione della Terra da satellite, che giocherà un ruolo importante nella gestione delle emergenze, incluse quelle naturali (ambientali, climatiche, etc.);

• GovSatCom, sistema europeo di telecomunicazioni via satellite per uso governativo; • Space Situational Awareness (SSA), sistema per la sorveglianza degli oggetti in orbita, anche a garanzia di un uso pacifico dello spazio esterno (Outer Space), come previsto dai trattati internazionali (ONU).

Fig. 6 - il Commissario Europeo Thierry Breton.

Un’importanza sempre maggiore in tutti questi sistemi spaziali sarà dedicata agli aspetti di sicurezza, sia per la loro potenziale valenza strategica che per il ruolo essenziale che essi rivestono nel garantire la sopravvivenza delle infrastrutture critiche della nostra società, nel caso di attacchi intenzionali e non di ogni tipo. Durante la conferenza, un pannello di esperti è stato specificatamente dedicato alle future sfide della sicurezza per i sistemi spaziali. Particolarmente apprezzato l’intervento del generale Robert Mazzolin, Chief Cyber Security Strategist del gruppo Rhea.

PAROLE CHIAVE COSMO-Skymed; SAR; GNSS; satelliti AUTORE Marco Lisi ingmarcolisi@gmail.com

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