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Superbonus 110% volano per l'economia

L’utilizzo del provvedimento necessario per rispondere alle esigenza di crescita del Paese. Occorre superare però alcune criticità come quelle legate alla cedibilità del credito

ALBERTO ROMAGNOLI

Nel luglio 1991 si diploma all’Istituto Tecnico per Geometri “F. Corinaldesi” di Senigallia, nel marzo 1998 si laurea all’Università Politecnica delle Marche in Ingegneria Civile. Dal Novembre 1998 è iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Ancona. Presidente dell'Ordine degli Ingegneri dal luglio 2017. Nel settembre 2018 viene eletto da tutte le professioni ordinistiche delle Marche quale Consigliere della Camera di Commercio delle Marche.

Il superbonus 110 per cento è un provvedimento di alto profilo, coraggioso, in grado di rispondere adeguatamente all’interesse generale del Paese. La determinazione con la quale stavolta si è proceduto a definire questo strumento, sia tanto come Ordini e categorie sia dal punto di vista politico, merita un plauso perché è stato necessario superare alcune difficoltà tecniche e mettere sul piatto una notevole quantità di risorse. Gli inizi sono stati stentati ma gli sviluppi che questo strumento ha poi conosciuto sono diventati molto significativi. Questo per quanto riguarda gli aspetti economici ma anche per quelli legati alla sicurezza e all’ambiente. Sono i fatti che stanno dimostrando come il Superbonus 110% sia efficace per superare la fase di difficoltà che viveva ormai da tempo tutta la filiera dell’edilizia, aggravata poi dalle conseguenze della pandemia. Non solo. Questi incentivi si stanno configurando come l’elemento di punta delle iniziative intraprese per il rilancio economico del Paese. Tuttavia, come dicevo, non si tratta soltanto di mere questioni economiche. Quando i bonus, intensi nel loro complesso, avranno manifestato tutti i loro effetti, ci ritroveremo con buona parte del patrimonio edilizio riqualificato in termini di efficientamento energetico e, appunto, di sicurezza. Occorre infatti ricordare che il Superbonus 110% non nasce dal nulla, ma è figlio dei provvedimenti che l’hanno preceduto, ossia Eco Bonus e Sisma Bonus. Su entrambi gli strumenti numerose sono state le proposte da noi avanzate nel corso del tempo finalizzate al loro miglioramento. Un esempio: partendo dai dati elaborati dal nostro Centro Studi, abbiamo anche segnalato il fatto che se la riqualificazione energetica degli edifici procedeva a buon ritmo attraverso l’Eco Bonus, il Sisma Bonus faticava a mostrare la propria efficacia. Per questo abbiamo segnalato la necessità di collegare in qualche modo i due provvedimenti, in modo che anche la sicurezza degli edifici rispetto al rischio sismico procedesse di pari passo. Un passaggio necessario affinché lo stesso sisma bonus potesse espandere le proprie potenzialità e la propria intrinseca efficacia e non rimanesse indietro rispetto all’altro importante provvedimento, l’ecobonus che marciava su ritmi più decisi e sostenuti. Non sono stati, tuttavia, solo questi gli interventi operati: altri sono stati determinanti affinché il Superbonus 110% vedesse la luce per come lo conosciamo ora. Cito, tra gli altri, le critiche avanzate dal mondo dell’ingegneria in sede di approvazione della legge finanziaria del 2019, a partire dall’eliminazione della cessione del credito e dello sconto in fattura. Dobbiamo anche ammettere che la pandemia ha accelerato in maniera sensibile il processo che ha portato dai bonus classici al Superbonus 110%, rendendo così più consapevoli quei decisori dotati di una certa lungimiranza, che proprio il superbonus 110% aumentava la possibilità di favorire la ripresa economica. Le relative proposte hanno

trovato spazio del Decreto Rilancio del luglio 2020. Nella prima fase l’applicazione degli incentivi è risultata difficile, macchinosa. Intanto, nel luglio scorso, si è arrivati al Decreto Semplificazioni bis che rappresenta tutt’ora un concreto passo in avanti, soprattutto grazie all’introduzione della CILA-S che rende possibile l’applicazione del Superbonus 110% evitando di entrare nel merito della conformità urbanistica. Certo, ulteriori miglioramenti sarebbero auspicabili. Ad esempio, introducendo la formula del ravvedimento rispetto a piccoli errori formali che, oltre a generare provvedimenti sanzionatori, rischiano di vanificare l’applicazione dell’incentivo. Ma comunque il miglioramento c’è stato. Il Superbonus 110% costa molto allo Stato, è vero, ma può generare un ritorno economico superiore al doppio dell’investimento. Il ritorno economico per la collettività è così alto da trasformare, non a parole ma nei fatti, questo strumento nel massimo volano di crescita economica. Molti sostengono che le iniziative che ha intrapreso il Governo in questi mesi dovranno servire non solo a recuperare i punti di Pil persi durante la pandemia, ma a mettere il Paese nelle condizioni di continuare a crescere nel prossimo futuro con tassi paragonabili alla media europea. Se si vuole perseguire questo obiettivo non si può prescindere dal Superbonus 110%. Per questo gli ingegneri hanno chiesto di rendere praticamente strutturale il provvedimento, prorogandolo comunque almeno fino al 2026. Il Superbonus 110%, al pari di tutti gli altri bonus fiscali, dati alla mano, rappresenta al momento il vero volano della ripresa economica dell’Italia. Si tratta pur sempre di una grande opportunità professionale e, più in generale, per tutta la filiera delle costruzioni. Eppure, nonostante questo, il provvedimento continua ad essere sottoposto ad alcune modifiche e restrizioni, come la recente stretta sulla cessione del credito, che rischiano di minarne l’efficacia. Certo, non mancano criticità che occorre risolvere al più presto, come la questione relativa alle frodi, ma indubbiamente si tratta di uno strumento che può dare un contributo notevole alla ridefinizione degli scenari strettamente connessi

alla riqualificazione del patrimonio edilizio del Paese. Nonostante questo alcuni scenari non possono che indurre preoccupazione rispetto ad un pieno e costante utilizzo del Superbonus 110 per cento. Il testo del “Decreto Sostegni Ter”, approvato dal Consiglio dei Ministri, prevede così un’ulteriore stretta per quanto riguarda Superbonus, Ecobonus, Bonus ristrutturazioni, Sisma Bonus e Bonus facciate. Oltre all’introduzione di un visto di conformità e di congruità delle spese, finalizzato ad evitare speculazioni, il decreto prevede una forte limitazione alla cedibilità del credito. In sostanza, i beneficiari della detrazione potranno cedere il credito ad altri soggetti (ad esempio banche) ma questi non potranno cederlo a loro volta. Allo stesso modo, i fornitori che decidono di praticare lo sconto in fattura potranno cederlo ad altri soggetti ma a questi ultimi sarà impedito di cederlo ulteriormente. Non è la prima volta che i professionisti tecnici assistono a questi tentativi di limitare o scoraggiare l’utilizzo di strumenti di assoluta efficacia come si sono rivelati il Superbonus 110% e gli altri bonus fiscali. Queste modifiche continue generano incertezza e confusione tra gli operatori del settore e tra i cittadini beneficiari e rischiano di ridurre fortemente l’efficacia dei provvedimenti. La limitazione della cessione del credito rappresenta un ulteriore ostacolo che toglie forza agli incentivi. Comprendiamo perfettamente l’esigenza del Governo di evitare frodi e speculazioni. Tuttavia, riteniamo che gli strumenti informatici e l’utilizzo delle banche dati e delle informazioni a disposizione, in tempo reale, dell’Agenzia delle Entrate siano perfettamente in grado di poter verificare tempestivamente tutti i possibili passaggi successivi delle cessioni, anche tra società controllate, evitando così che si commettano abusi, costituendo un forte deterrente. In particolare, è senz’altro possibile incrociare questi dati con quelli relativi ai soggetti cedenti o cessionari dei crediti, che in caso di truffe sono società di recentissima costituzione, con capitali irrisori, senza bilanci depositati e senza dipendenti. In sostanza, basterebbe potenziare i controlli, senza aumentare i carichi burocratici, ma semplicemente incrociando i dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate, della Camera di Commercio, degli elenchi degli Ordini e associazioni di categoria, dell’Anac e così via, in modo da poter immediatamente attenzionare, con opportuni alert, i casi ad alto rischio. Per questo motivo, chiediamo con decisione al Go-

verno di fare un passo indietro su questo punto, lasciando le possibilità attuali di cessione del credito. E di potenziare i controlli utilizzando tutte le opportunità oggi consentite, perché è sacrosanto che si puniscano i colpevoli degli abusi, ma non certamente i tanti operatori economici, imprese, cittadini, professionisti, amministratori di condominio che si stanno impegnando seriamente e correttamente per migliorare la qualità e la sicurezza delle nostre costruzioni. Ripeto: gli incentivi fiscali come il Superbonus 110% si stanno rivelando il principale volano della forte crescita del Pil cui stiamo assistendo. Limitarli e ostacolarli avrà come unico effetto quello di minare seriamente il rilancio economico del Paese. Continuare a ritenere che la lotta ai comportamenti distorsivi debba essere fatta attraverso l’incremento delle norme e della annesse procedure burocratiche, con conseguente limitazione delle potenzialità delle leggi, anziché attraverso semplificazioni e controlli adeguati, non è proprio di un Paese che vuole vincere la sfida dell’innovazione dello Stato. Una seconda criticità da superare investe la nuova norma che di fatto non consentirebbe più alle unità immobiliari unifamiliari (incluse le così dette villette) di accedere al Superbonus 110% a partire dal 2022 salvo per i proprietari con Isee che non superi i 25.000 euro annui. C’è da chiedersi con quale criterio il Governo preveda di escludere dall’intervento straordinario con Superbonus 110% proprio le abitazioni unifamiliari, cioè una parte rilevante del patrimonio edilizio, in molti casi, vetusto ma di pregio in quanto incluso nei centri storici di molti borghi oggi a forte attrazione turistica. Vale inoltre ricordare che più del 60% dei 3 miliardi di metri quadri di immobili residenziali in Italia sono stati costruiti prima del 1977 (con norme poco o per nulla evolute in termini di risparmio energetico e prevenzione sismica), oltre 4 milioni di persone vivono in case danneggiate e più di 6 milioni di persone risiedono in case gravemente umide. Inoltre, scarsa attenzione viene posta da tutti, nessuno escluso, alla messa in sicurezza degli edifici almeno delle aree a maggiore rischio simico del Paese. Nelle prime due zone a maggiore rischio sismico sono presenti oltre 4 milioni di abitazioni sulle quali, finora, si è intervenuto poco. Si tratta di centri di piccole dimensioni in cui insistono per lo più proprio quelle unità immobiliari unifamiliari su cui non si potrà utilizzare la detrazione al 110% se non nei casi di proprietari con livelli di reddito piuttosto contenuti. Abbiamo, dunque, un patrimonio edilizio da risanare e da rimettere a valore e solo i Superbonus 110% rappresentano una sorta di “finestra temporale” importante per realizzare un piano di intervento di ristrutturazione e messa in sicurezza, che darà valore all’intero sistema Paese. Siamo arrivati ad un bivio. Occorre decidere, infatti, se si vuole che i Superbonus siano uno strumento per realizzare in modo efficace quel piano estensivo di interventi sul patrimonio edilizio per raggiungere i livelli di risparmio energetico che l’Italia si è impegnata a realizzare nei confronti dell’Unione Europea o se intendiamo intervenire a “macchia di leopardo”, in modo estemporaneo e disorganico. Il Governo centrale ha dato un segnale importante, stabilendo un orizzonte che, pur con la progressiva riduzione delle percentuali di detrazione, arriverà al 2025. Riteniamo altresì che la recente Guerra della Russia in Ucraina e le gravi conseguenze economiche che stanno colpendo l’Europa ed il nostro Paese debbano comportare certamente una dilatazione dei termini finali di applicazione. Gli ingegneri intendono chiedere al Governo ed al Parlamento di tenere aperta la linea del dialogo al fine di operare urgentemente alcuni aggiustamenti alle norme per far sì che i Superbonus 110% possano realmente dispiegare appieno i propri effetti, nel rispetto degli equilibri che occorre mantenere nei conti pubblici.

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