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Periodico regionale a cura del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Ancona Corso Garibaldi 91/a - 60123 Ancona (AN) info@geometrian.it - www.geometrian.it Anno XLVI - N. 3/2022

PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE Reg. Trib. Ancona 8 Luglio 1975

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HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Diego Sbaffi, Michele Serpilli, Devis Ciuccio, Tiziano Sandroni, Stefano Violoni,Stefano Capannelli, Giuseppe Scrufari Hedges

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CREDITI FOTOGRAFICI Archivio AZIMUT PUBBLICITÁ CONCESSIONARIA AZIMUT Presscom - Piazza Ciabotti, 8 60035 Jesi (AN) Tel. 347 6639520 Gianni Moreschi g.moreschi@presscom.it

Azimut viene inviato gratuitamente agli iscritti agli Albi Professionali del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Ancona, agli uffici decentrati del Genio Civile, agli uffici tecnici dei Comuni e delle Province, a tutti gli enti pubblici e a tutti coloro che hanno rapporti con la categoria. La collaborazione è aperta a tutti i singoli professionisti e agli organi rappresentativi di categoria. Manoscritti, dattiloscritti, elaborati, disegni, fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Ogni autore risponde direttamente delle proprie affermazioni che non impegnano nè la redazione nè il Collegio. Gli scritti possono essere pubblicati anche siglati o anonimi, per desiderio degli autori i cui nomi restano comunque reperibili presso la redazione.

Inserzionisti: Subissati .......................... pag.02 MicroGeo.......................... pag.18 Geo Network.................... pag.28 2 Editoriale

5 Formazione La laurea in “Tecniche della costruzione e gestione del territorio” è realtà

9 Interviste Guerra in Ucraina e crisi climatica: il punto di vista del Parlamento Europeo

13 Normativa Superbonus 110: cessione del credito e DURC, a che punto siamo?

19 ANCE Edilizia col fiato sospeso: caro materiali e costi energetici

25 Professioni Ingegneri, Architetti e Geometri in aiuto delle popolazioni alluvionate del senigallese

29 Procedure Voltura 2.0 - Telematica

33 Costruzioni Indagine semestrale sul settore delle costruzioni

41 Interviste Intervista al Direttore Generale di Carifermo Ermanno Traini

45 Interviste Intervista al Presidente del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Alessandria, Antonio Francesco Penna

Comunicare e stare in rete: è questa la prima regola che oggi, in ogni gruppo di lavoro o in qualsivoglia organizzazione sociale, non può essere mai disattesa. Non esiste infatti più azienda od unità produttiva di qualunque ambito economico, od associazione di persone costituita per qualsiasi scopo, od anche nucleo familiare dove non si faccia uso di uno degli ormai numerosi sistemi di comunicazione istantanea collettiva.

Peraltro, la drammatica esperienza della recente pandemia ci ha fatto toccare direttamente con mano proprio l’importanza dello stare in continua connessione gli uni con gli altri, soprattutto tra persone legate da interessi comuni, siano essi di natura professionale, di svago, di amicizia od affetti di sorta. Del resto, concetti come “l’unione fa la forza”, o “se le formiche si mettono d'accordo, possono spostare un elefante”, sono principi che ci vengono tramandati dal passato e, con buona probabilità, sempre più ricorrenti saranno nella vita futura.

A fronte di tutto questo, la tecnologia, se prima costituiva spesso causa di allontanamento dai rapporti della vita reale, ora, nella maturità acquisita sempre con l’esperienza della pandemia ovvero delle restrizioni sociali dalla stessa comportate, offre un importante contributo, costituendo un efficiente strumento di comunicazione tra noi stessi e con il mondo che ci circonda.

È nella consapevolezza di quanto sopra che il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della provincia di Ancona, con il suo Consiglio Direttivo attualmente in carica, ha ritenuto quale necessario investimento inserire tra i propri obiettivi prioritari un percorso di forte sviluppo della comunicazione sia tra tutti i professionisti della categoria rappresentata, sia tra gli stessi professionisti ed i vari contesti sociali ed economici ad essi circostanti.

Pur proseguendo dunque regolarmente l’attività della rivista “Azimut”, che tradizionalmente rappresenta la rassegna periodica delle informazioni attinenti alla vita professionale, sono state messe ultimamente in campo numerose nuove iniziative; tra queste, il potenziamento della visibilità del Collegio nei vari social network (Facebook, Instagram, etc.), affinché il mondo professionale della categoria – quindi l’immagine del professionista geometra – sia quanto più possibile promosso e valorizzato verso l’opinione pubblica e, contestualmente, tutti i soggetti che alla stessa categoria appartengono possano trovare più facile occasione di informale ed immediato contatto tra loro, condividendo opinioni, confronti, conoscenze.

Inoltre, tra le nuove iniziative suddette, si è voluto dare avvio ad un servizio di newsletter, cosicché ogni notizia che possa costituire utile aggiornamento all’attività professionale giunga, con la tempestività richiesta oggi dal mercato del lavoro, a tutti i colleghi della categoria e, tra questi, cresca sempre più lo spirito della condivisione e dell’unità da cui ciascuno non potrà che trarre ampio giovamento. Buona comunicazione a tutti.

Geom. Diego Sbaffi

La laurea in “Tecniche della costruzione e gestione del territorio” è realtà

Terminata la fase sperimentale, l’Università Politecnica delle Marche conferma il corso triennale per preparare i laureati di primo livello alla professione di geometra.

Prof. Michele Serpilli Presidente del Corso di Studio, m.serpilli@univpm.it

Laureato in Ingegneria Civile alla Politecnica delle Marche, consegue il dottorato in Mécanique et Génie Civil all'Université de Montpellier II, Francia. Dal 2008 al 2019 Ricercatore Confermato in Scienza delle Costruzioni e dal 2019 Professore Associato di Scienza delle Costruzioni alla Facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche, è Presidente del Corso di Laurea ad orientamento professionale “Tecniche della Costruzione e Gestione del Territorio”.

Dalla sperimentazione all’istituzione del Corso di Laurea

Nell’A.A. 2018/19, l’Università Politecnica delle Marche ha attivato, in via sperimentale, il corso di laurea triennale in “Tecniche della Costruzione e Gestione del Territorio”, appoggiandosi alla classe L-23 “Scienze e Tecniche dell'Edilizia”, avente come obiettivo principale quello di preparare i laureati di primo livello alla professione di geometra laureato.

Il corso è stato concepito per essere direttamente riconducibile alle esigenze del

mercato del lavoro.

Al termine della fase di sperimentazione e a seguito del DM 446/2020, riguardante l’istituzione delle nuove classi di laurea a orientamento professionale, l’Università Politecnica delle Marche ha deciso di istituire il corso di laurea triennale a orientamento professionale in “Tecniche della Costruzione e Gestione del Territorio”, nella nuova classe di laurea L-P01“Professioni Tecniche per l’Edilizia e il Territorio”, disattivando il medesimo corso di laurea sperimentale nella classe L-23, ormai al suo terzo anno di attivazione.

Fin dalle prime fasi di progettazione del corso sperimentale (classe di laurea L-23) e nell’attuale istituzione del corso di laurea “Tecniche della Costruzione e Gestione del Territorio” (classe di laurea L-P01), gli ordini professionali dei geometri marchigiani sono stati coinvolti perché dessero il proprio contributo alla definizione dell’ architettura

generale del percorso formativo.

I collegi hanno l’importante compito di assicurare, tramite i propri iscritti, il tutoraggio degli studenti nelle attività di tirocinio, che in questo corso di laurea svolgeranno un ruolo fondamentale nella formazione. In questo contesto, il corso di laurea in questione è l’unico nel suo genere che verrà attivato in classe L-P01 non solo presso l’Università Politecnica delle Marche, ma in tutta la Regione Marche.

Il corso di laurea in “Tecniche della Costruzione e Gestione del Territorio’’ è progettato in modo da distinguersi in maniera rilevante dai classici corsi universitari triennali, ed è concepito per dare una preparazione principalmente applicativa.

Ai metodi di lezione frontali tradizionali si affiancano laboratori didattici operativi da svolgere in strutture qualificate, anche esterne all’università, e tirocini professionali che prevedono l’interazione diretta con professionisti.

Il corso è strutturato in modo che, già̀ dal primo anno, oltre alle indispensabili conoscenze di base, si inizino a erogare le competenze professionalizzanti con l’obiettivo di formare un tecnico con elevate capacità nei settori dell’estimo, della topografia, della sicurezza delle costruzioni e della gestione del territorio, nell’economia e nel diritto.

Presupposti e obiettivi

Il corso di laurea in “Tecniche della Costruzione e Gestione del Territorio” è un corso a orientamento professionale, di durata triennale, afferente alla classe di laurea L-P01 “Professioni tecniche per l’edilizia e il territorio”. Ha come obiettivo principale quello di fornire le competenze applicative che preparino alla professione di tecnico qualificato polivalente nel settore delle costruzioni, delle infrastrutture civili ed edili e della gestione del territorio. L'accesso al corso di laurea è programmato a livello locale. Gli studenti sono ammessi al corso di laurea previo superamento di una prova selettiva.

Il corso di laurea a orientamento professionale è pensato per formare un laureato che possa entrare immediatamente nel mondo del lavoro al termine del corso di studi triennale, pertanto l’iscrizione ad una laurea magistrale non costituisce uno sbocco naturale per questo tipo di percorso. I laureati potranno trovare occupazione come liberi professionisti o dipendenti nei ruoli tecnici delle amministrazioni pubbliche, di società̀ di ingegneria, di studi legali o economico-commerciali, di imprese di costruzione, di gestione del patrimonio immobiliare, di enti di diritto pubblico per la gestione ed il controllo del territorio.

La laurea è abilitante, quindi i laureati potranno iscriversi al Collegio dei Geometri e Geometri laureati, senza sostenere l’esame di stato.

Il corso è strutturato in modo che, già dal primo anno, oltre alle indispensabili conoscenze di base, si inizino a erogare le competenze professionalizzanti con l’obiettivo di formare un tecnico con elevate capacità nei seguenti settori: la topografia, l’estimo e le valutazioni immobiliari, la sicurezza delle costruzioni e la gestione del territorio.

Il percorso formativo prevede attività formative nei seguenti ambiti disciplinari:

- Formazione di base: in questo ambito, vengono fornite le conoscenze utili a rafforzare la formazione tecnica degli stu-

denti, per conferire loro la corretta impostazione metodologica per la risoluzione dei problemi che sorgono nella pratica tecnica tramite gli strumenti dell’analisi matematica, della fisica e della statistica.

- Rappresentazione: in questo ambito, vengono fornite le conoscenze utili sulla rappresentazione delle opere edili, sul disegno tecnico, sul rilievo e modellazione grafica, acquisendo un quadro complessivo sulle più utilizzate tecniche di rappresentazione, da quelle tradizionali a quelle strumentali, compresa la modellazione parametrica e BIM.

- Edilizia: in questo ambito vengono fornite le conoscenze base relative alle tecniche di progettazione architettonica e urbanistica, con particolare attenzione alla valutazione della salubrità e della sicurezza del costruito, da un punto di vista tecnico e normativo.

- Territorio: in questo ambito vengono fornite conoscenze relative alle tecniche di rilievo topografico delle opere architettoniche e infrastrutturali e del controllo del complesso di trasformazioni dell’assetto territoriale conseguenti ai processi di sviluppo sociale ed economico, con particolare attenzione alla salvaguardia dell’ambiente e al rischio ambientale.

- Stima e gestione legale-amministrativa: in questo ambito vengono sviluppati gli aspetti economici, tecnico-procedurali e normativi delle operazioni di stima del costruito e del territorio, e di gestione delle procedure amministrative necessarie per affrontare la progettazione degli interventi, la richiesta dei titoli abilitativi edilizi, la realizzazione degli interventi, il collaudo, l’agibilità, l’accatastamento e l’uso dell’immobile. Coerentemente con il carattere professionalizzante del corso di studi, alla fine del percorso viene riservata una quantità molto rilevante di crediti formativi all'effettuazione di tirocini di tipo professionalizzante presso studi professionali, scelti dai collegi dei geometri marchigiani durante gli incontri di consultazione con le parti sociali. Lo svolgimento del tirocinio e della prova finale consentiranno di consolidare le conoscenze precedentemente acquisite e di approfondire le conoscenze relative ad uno specifico ambito, anche per facilitare l'inserimento del neo-laureato nel mondo del lavoro.

Il settore edilizio e il mondo accademico

Il 1 Febbraio 2022 il Sole 24 ore titolava “Lavoro, 6 imprese su 10 assumono. Però mancano operai e ingegneri” https:// www.ilsole24ore.com/art/sei-imprese10-assumono-mancano-operai-e-ingegneri-AEM6nIBB?refresh_ce=1 Il Sole 24 ore analizza l’emblematico caso delle costruzioni dove, nonostante la forte ripresa occupazionale, si fatica a reperire personale. Tale analisi, riferita ai professionisti ingegneri, può essere naturalmente estesa ai geometri, geometri laureati e tecnici delle costruzioni.

Il corso di laurea in questione ha visto una lieve ripresa nelle iscrizioni dal 2020 al 2021, passando da 9 iscritti a 13, ritornando ai livelli pre-Covid. I dati numerici sono in linea con i corsi di laurea nella stessa classe di laurea L-P01 in altri Atenei italiani.

Fondamentali sono le attività di orientamento presso gli istituti CAT e la chiarezza nella comunicazione, puntando sulla laurea come investimento per il futuro e sulla valenza del titolo a livello europeo, sull’importanza della figura professionale del geometra laureato nel mercato del lavoro legato all’edilizia,

sulla formazione continua.

La laurea professionalizzante è diventata abilitante.

Ci troviamo ancora in un periodo di transizione e, sperabilmente, il classico percor-

so di abilitazione e iscrizione all’ordine professionale, tramite esame di stato e 18 mesi di tirocinio professionale, verrà completamente abbandonato entro il 2024 dal CNG, trasformando il corso di laurea professionalizzante come unico strumento per l’abilitazione professionale. Breve bilancio del ciclo di webinar nei CAT della Regione Marche

Tra i mesi di aprile e maggio, grazie ai Collegi dei Geometri, sono stati organizzati eventi di orientamento a distanza e in presenza negli Istituti CAT delle Marche (Pesaro, Urbania, Grottammare, Ascoli-Piceno, Jesi, Ancona, Fermo, Macerata, Civitanova, Camerino). Durante webinar e i seminari in presenza, gli studenti si sono dimostrati interessati al corso di laurea, ma ancora indecisi sulla scelta futura perché impegnati nella preparazione dell’esami di maturità.

Guerra in Ucraina e crisi climatica: il punto di vista del Parlamento Europeo

Le criticità nell’adozione del Nutri-score Intervista al deputato Marco Zanni, Presidente del Gruppo Identità e Democrazia al Parlamento Europeo

Geometra

Devis Ciuccio

Devis Ciuccio è un geometra di La Spezia che da oltre vent’anni svolge formazione professionale su molte discipline tecnico-informatiche cercando di coniugare l’importanza della teoria con il valore della pratica.

La guerra in Ucraina, a diversi mesi dal suo inizio, sembra non possa cessare a breve anzi assistiamo ad una escalation, viene paventato addirittura l’attacco nucleare, come può l'Europa evitare che questa minaccia si concretizzi?

Essendo da dieci anni deputato al Parlamento Europeo e conoscendo quindi bene le istituzioni europee vorrei partire con una premessa: l’Europa si trova ad affrontare questo momento, uno dei momenti di maggiore difficoltà della storia dell'Unione, già con una carenza di leadership sia per quanto riguarda la presidenza della Commissione Europea che per quanto riguarda il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, in quanto la dipartita politica di Angela Merkel ovvero l’uscita di scena di chi aveva nel bene e nel male rappresentato un riferimento per l'Europa negli ultimi anni, ha permesso che questa situazione di debolezza venisse accentuata dal fattore esogeno della guerra in Ucraina.

Cosa può fare l'Europa?

L'Europa a mio parere in questi mesi ha mancato nel fungere da vero elemento di mediazione: è chiaro che l'aggressione da parte della Russia andava condannata e l'Europa non poteva esitare nel decidere da che parte stare e questo è stato fatto in maniera forte, tuttavia è mancato quel ruolo di mediazione che nei momenti di crisi geopolitica del passato l'Europa o i governi europei avevano svolto di fronte a crisi come quella tra Stati Uniti e Russia o tra Stati Uniti e mondo arabo. Nella situazione

attuale questo è un po' mancato e la diplomazia Europea può fare di più.

Cosa possiamo fare ancora per evitare un'escalation?

Non inasprire l’attuale situazione con dichiarazioni roboanti, che non fanno bene a nessuno, anche di fronte a una presunta minaccia nucleare la risposta deve essere ferma ma senza gettare benzina sul fuoco. Inoltre bisogna intervenire in parallelo con misure a sostegno dei cittadini e delle imprese europee che oggi stanno soffrendo per le sanzioni, ciò rappresenterebbe un elemento di distensione, in quanto oggi si stanno già concretizzando gli effetti negativi della forte situazione di crisi. Si sta sfilacciando il tessuto sociale, la tenuta sociale sembra non essere così scontata. Questo è quindi un elemento di preoccupazione, ma se riusciamo a risolvere tale aspetto con specifici aiuti, come abbiamo chiesto gestiti anche a livello europeo, che vadano in parallelo ai pacchetti sanzionatori contro la Russia e alle misure di résiliation, potranno essere di aiuto nell’affrontare e gestire il tema geopolitico e la trattativa diplomatica con più calma. Questi sono gli elementi che l'Europa può portare avanti per evitare un'escalation della guerra, oltre a chiedere un cessate il fuoco come primo passo, per portare le due parti a sedersi attorno ad un tavolo usando il dialogo e non più le armi.

Il conflitto, che inizialmente a noi sembrava moderatamente lontano, si è palesato anche nelle nostre case, nelle nostre attività economiche sotto forma di costi energetici quasi insostenibili. C’è sentore al Parlamento Europeo che l’inverno che ci attende possa provocare una crisi profonda nei territori europei e perché sembra non si possa trovare un accordo almeno tra i Paesi dell’Unione?

La crisi c'è già, imprese e cittadini stanno già scontando il risultato delle scelte difficili derivanti dall'impatto che le sanzioni riflettono sul tema energetico. Il tema dell’aumento delle materie prime energetiche non è un tema che nasce con la guerra in Ucraina ma un trend che noi osserviamo da addirittura prima del covid, ovvero questa fase di rialzo dei costi delle materie prime, del costo della vita in generale. È chiaro che per come era la situazione iniziale, con particolar riferimento alla linea di fornitura energetica europea, il conflitto in Ucraina ha accentuato ed accelerato questa crisi, pertanto oggi un'inazione non è tollerabile perché minerebbe la tenuta sociale dell'Europa, non è accettabile nemmeno una prospettiva di deindustrializzazione, oggi già abbiamo imprese che chiudono, abbiamo imprese che mandano il personale in cassa integrazione, oggi già abbiamo imprese che sospendono la produzione perché non possono sostenere più i costi della bolletta energetica. I vari Stati Europei stanno intervenendo con misure nazionali, ma se è vero che esiste un mercato europeo interno comune e se è vero che il tema della tutela della competition è un tema caratteristico dell'Unione Europea, quest’ultima non può permettere che ci siano Stati che sovvenzionano le proprie imprese ed altri Stati che non possono farlo e non lo fanno (come l’Italia). Questo vuol dire creare delle condizioni di disparità che porteranno fuori mercato alcune imprese, in questo caso le imprese italiane; pertanto noi già da febbraio scorso chiediamo al Parlamento Europeo che parallelamente al percorso sanzionatorio inflitto alla Russia venga avviato un percorso di aiuti europeo, perché dopo due anni di covid l'Europa non può permettere che il peso di questa guerra ricada nuovamente su imprese e famiglie. Questo è quindi ciò di cui abbiamo bisogno, in quanto è sempre più necessario che gli Stati si mettano d'accordo il prima possibile sul pacchetto di aiuti. Purtroppo questa è l'Europa: siamo 27 Paesi diversi che ci piaccia o meno e qualcuno di essi cerca sempre di “giocare un po' sporco” per avvantag-

giarsi sugli altri. Questa volta ne va della sopravvivenza della stessa Unione Europea, voler affossare l'Italia, ad esempio, che è la terza economia europea vuol dire affossare l'Europa, quindi penso che alla fine un accordo si possa e si debba trovare proprio perché tutti sanno che la posta in palio è alta.

Crisi derivante da conflitti armati ma anche crisi derivante dal clima e dal riscaldamento globale del pianeta che, causata dall’uomo, si riflette su di esso e sulle sue attività. L’Unione Europea, su questo aspetto ed in particolare sulla cosiddetta “tassonomia europea”, ovvero la classificazione degli investimenti ritenuti sostenibili in Europa dal punto di vista ambientale, presenta conflittualità: alcuni Paesi ritengono che gas e nucleare non siano green e non dovrebbero far parte della tassonomia europea, qual è il Suo pensiero al riguardo?

Il tema del cambiamento climatico è un tema fondamentale, va trattato però con realismo e non con ideologia, perché anche a me piacerebbe che il sistema energetico fosse basato sulle rinnovabili e non più sul gas ed il petrolio. Poi però ci si scontra con la realtà: già in una situazione normale, ma a maggior ragione in una situazione come quella di oggi, privarsi a certe condizioni (perché questo dice la tassonomia) del gas e del nucleare vorrebbe dire per l'Europa tornare al Medioevo. Non abbiamo alternative: non abbiamo fonti alternative pronte quindi ciò vorrebbe dire vedere schizzare ancora di più verso l’alto i prezzi delle bollette e di conseguenza vorrebbe dire mettere in pericolo l'offerta energetica, ossia dovremmo parlare in maniera strutturale di razionamenti ed altri aspetti correlati. Noi vogliamo un mondo verde ma non vogliamo un mondo che torni al Medioevo per diventare verde, ci vuole quindi una certa gradualità e in questa fase di transizione energetica la logica e il realismo dimostrano che oggi abbiamo ancora bisogno del gas e del nucleare come fonti energetiche. Purtroppo questo tema, ripeto, è stato trattato a livello europeo con molta ideologia e parte delle tensioni che l'Europa oggi vive sui prezzi dell'energia e di alcune materie prime deriva anche dall’impostazione sbagliata, a mio avviso, di tutto il tema riferito alla transizione ecologica. La transizione ecologica energetica si può fare e si deve fare ma bisogna operare con pragmatismo, se diventiamo schiavi dell'ideologia andiamo incontro al disastro. Ricordiamo sempre il punto da cui partiamo: l'Unione Europea oggi è tra gli agglomerati più industrializzati che negli ultimi 30-40 anni ha fatto gli sforzi maggiori nella riduzione di CO2 e oggi pesa per l'8-9% nelle emissioni di CO2 globali, quindi ripeto la transizione energetica va svolta con pragmatismo senza autolesionismo. Infine, ancora oggi capire quale sia la tecnologia di transizione giusta non è facile. Siamo sicuri che l'elettrico sia la tecnologia migliore? Siamo sicuri che l'elettrico basato sulla filiera produttiva delle batterie elettriche provenienti principalmente dalla Cina sia la scelta più adeguata? Siamo sicuri di volerci legare mani e piedi per il nostro futuro industriale ed economico alla Cina, dopo ciò che stiamo assistendo oggi con la Russia? Ecco, tutte queste sono domande a cui dobbiamo dare una risposta concreta quando parliamo di transizione energetica.

Approfitto della sua presenza per chiederLe anche maggiori informazioni sull’adozione all’interno dell’UE

del Nutri-score (il sistema di etichettatura nutrizionale obbligatorio armonizzato a livello comunitario) ed il motivo per il quale Lei è contro tale strumento.

Il Nutri-score, come molte delle iniziative che nascono all'interno dell'Unione Europea, nasce per un interesse economico delle grandi multinazionali operanti nel settore del Food and beverage e della grande distribuzione. Essi avevano interesse a sviluppare un sistema di etichettatura che avvantaggiasse le loro produzioni e su questo è stato improntato tutto il lavoro di base che ha fatto nascere questo indicatore che dovrebbe far individuare in maniera semplice e visiva al consumatore se un cibo è sano o meno sano. L’aspetto ridicolo di questo sistema è evidente a chiunque: io ad esempio per una buona parte della mia settimana lavorativa vivo in Belgio ed una volta al mese vado a Strasburgo (Francia), questi due Paesi hanno già adottato l'etichettatura Nutri-score e quando vado a fare la spesa al supermercato vedo che le patatine congelate di una nota marca di multinazionale hanno un rating A associato ad una barretta verde colorata, con una grande A che anche visivamente porta il consumatore, per i meccanismi del marketing, a pensare che quel prodotto sia sano o più sano di altri; poi magari vedo la bottiglia d'olio o il Parmigiano Reggiano, che sono prodotti naturali e di tradizione secolare, con un'etichetta peggiore e con la barretta di colore giallo o rosso che non invogliano l'acquisto. Ecco, questo dal punto di vista logico è ridicolo; dal punto di vista dell'interesse di chi ha voluto sviluppare questo strumento, quindi alcune multinazionali del Food, è marketing puro, in quanto con la simbologia si fa percepire al consumatore che un prodotto è un prodotto sano e genuino anche se non è così. Adesso vanno molto di moda le app dei cellulari che permettono la scansione di un prodotto al supermercato e indicano se è sano o meno sano, ma il consumatore medio non sa come è stata strutturata quell'app, non sa cosa c'è dietro a quell'app, non sa che magari quell’app è stata finanziata da una fondazione vicina ad una multinazionale che ha interesse a mostrare al consumatore che i propri prodotti sono buoni. In tal modo il consumatore viene lasciato in balia delle logiche del marketing delle multinazionali. Il Nutri-score non ha niente a che vedere con la nostra salute, non ha niente a che vedere con la qualità del cibo: è una logica economica e di marketing spinta da qualche multinazionale europea, che evidentemente ha toccato i tasti giusti con chi nella Commissione Europea deve controllare ed approvare certe scelte. Questo è un problema abbastanza evidente. Purtroppo quando si parla di processo legislativo europeo non ci si limita solo al tema del Nutri-score ma lo abbiamo visto in tanti altri casi, come con la stessa transizione energetica e con la messa al bando dei motori diesel, che non a caso ha favorito le grandi case automobili tedesche che si erano preparate da tempo ad investire su una transizione delle loro tecnologie dal diesel all'elettrico, e che guarda caso sono state in seguito destinatarie degli incentivi della normativa dell'Unione Europea che proprio andava in quella direzione. Il Nutri-score non è l’unica offensiva all'Italia in tema di agrifood in quanto a breve arriverà una direttiva sulle etichettature in cui subiremo un nuovo attacco sulle nostre sigle che attestano di un prodotto la denominazione di origine protetta o l’indicazione geografica (ad esempio Dop, IGP, DOC, ecc.). Insomma l'Italia deve imparare non solo a difendersi su questo tema ma ad agire per tutelare un aspetto che non è solo parte del nostro patrimonio storico ma comporta altresì tutelare posti di lavoro, proteggere un giro d’affari di decine di miliardi di euro del mercato agroalimentare, rappresentare il volto dell'Italia all'estero con il cosiddetto made in Italy, che non è certo un pilastro irrilevante del nostro Paese.

Superbonus 110: cessione del credito e DURC, a che punto siamo?

Approfondimento sullo sconto in fattura e sul Durc di congruità

Dottore Commercialista Revisore Legale dei Conti

Tiziano Sandroni

Laurea in Economia e Management - indirizzo Diritto d’Impresa nel 2018 e dallo stesso anno è iscritto all’Ordine dei Commercialisti di Ancona. E’ Consulente del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Ancona.

Dopo quasi due anni dalla pubblicazione del D.L. 34/2020 (“Decreto Rilancio”) che, agli articoli 119 e 121, detta la normativa sul superbonus, si sono susseguiti numerosi cambiamenti, tali da rendere la disciplina sempre più ostica e, per chi se ne occupa, vi è la necessità di essere quotidianamente aggiornati.

Gli argomenti da approfondire sono due:

1. La situazione attuale, dato lo stallo della cessione del credito con conseguente impossibilità da parte delle imprese di operare mediante il cosiddetto “sconto in fattura”

2. Un approfondimento sul DURC di congruità, richiesto dal legislatore allo scopo di ridurre l’utilizzo del lavoro “nero”.

Ad oggi la normativa è definita:

• con gli interventi sulle unità autonome che potranno essere agevolati fino alla fine dell’anno 2022 qualora sia stato attestato uno stato avanzamento lavoro pari almeno al 30% dell’opera complessiva al 30/09/2022

• con i condomini per i quali gli interventi sono agevolabili per i pagamenti eseguiti fino al 31 dicembre 2023 e con una fuoriuscita dal perimetro del superbonus per i pagamenti eseguiti nel 2024, per mezzo di una riduzione della detrazione al 70% e nel 2025 al 65%, sempre per i pagamenti eseguito

nell’esercizio 2025.

La problematica che ha colpito i principali attori del superbonus, di cui se ne sente parlare sui principali quotidiani fiscali, telegiornali e riviste, è quella relativa alla possibilità di cedere il credito alle banche.

Da marzo / aprile 2022, i principali Istituti di Credito Italiani, uno dopo l’altro, hanno chiuso i “rubinetti” delle cessioni del credito creando non poche difficoltà alle imprese appaltatrici che, sulla scia della normativa, sin dalla fine del 2021 avevano applicato su molte delle commesse in carico, l’opzione dello sconto in fattura, garantendo ai propri clienti (persone fisiche e condomini) l’azzeramento dell’esborso finanziario personale. L’operazione era stata infatti studiata allo scopo di cedere poi il credito generato dallo sconto in fattura alla propria Banca di fiducia o ad altri Istituti ma, con la chiusura delle cessioni, la maggior parte delle imprese appaltatrici si sono ritrovare a fronteggiare grosse difficoltà.

In buona sostanza un’ impresa che, in ipotesi aveva operato uno sconto in fattura su un intervento del 110% nel 2021 per 200mila euro, si trovava ad avere nella propria area riservata di Agenzia delle Entrate, un credito di € 220.000 da poter utilizzare in 5 anni, dal 2022 al 2026.

Medesimo discorso valeva per chi aveva operato con sconto in fattura ad inizio 2022, con crediti da utilizzare in 4 anni.

Di fatto questi crediti sono rimasti tutti fermi nei cassetti fiscali (ad accezione della rata subito disponibile) delle società, provocando una situazione di obbiettiva difficoltà per mancanza di liquidità. Infatti un’impresa che ha operato lo sconto in fattura a favore del proprio cliente, deve pur pagare i dipendenti che hanno lavorato, le materie acquistate, versare l’IVA e contributi (anch’essi oggetto di sconto in fattura) e pagare le tasse sui quei ricavi che ha a bilancio ma che, verosimilmente, non ha mai incassato.

Il tutto sarebbe stato molto più agevole qualora le banche si fossero comportate correttamente nei confronti dei propri clienti imprese, garantendo loro un lasso di tempo di tre mesi per la liquidazione del credito. Purtroppo però non è stato così e molti imprenditori si sono dovuti arrendere davanti a tale scenario, bloccando cantieri, sospendendo le forniture o addirittura, nella peggiore delle ipotesi, chiudendo l’azienda.

Nella stessa situazione, ma in misura minore, ci siamo ritrovati noi professionisti (geometri, ingegneri, commercialisti), in quanto, come le imprese, potevamo operare con metodologia ex art. 121 e cedere il credito alle Banche, ma le porte si sono chiuse.

Uno dei motivi, forse il principale, per cui si è venuta a creare questa situazione di stallo è stato senza dubbio il rischio di responsabilità solidale fra cedente e cessionario, tenuto conto anche dei miliardi di euro di crediti falsi che da circa un anno e mezzo hanno iniziato a girare nelle piattaforme di cessione di società newco o scatole vuote appositamente costituite.

Dopo una serie di tira e molla nelle camere parlamentari si è giunti alla conversione

in Legge del D.L. 9 agosto 2022, n. 115, cosiddetto “Decreto Aiuti-Bis”, il quale ha previsto una de-responsabilizzazione dei cessionari nelle operazioni di

cessione.

La nuova disciplina prevede che, in caso di frodi e crediti inesistenti legati al superbonus e agli altri bonus casa, si potranno sanzionare solo i soggetti che hanno agito con “dolo o colpa grave”.

In buona sostanza potrà incorrere in sanzioni solamente il soggetto che in maniera del tutto volontaria ha messo in atto operazioni fraudolente, eliminando così il vincolo di solidarietà nelle operazioni.

Tale esclusione di responsabilità solidale sarà valida, oltre che per i nuovi superbonus, anche per quelli avviati dal 12 novembre 2021, giorno di entrata in vigore del decreto anti-frode e pertanto con effetto retroattivo.

In aggiunta, il nuovo decreto “salva” chi inconsapevolmente ha acquistato crediti inesistenti, previo accertamento di una veri-

fica documentale di quanto acquisito dal cessionario in sede di operazione, ovvero le asseverazioni, visti di conformità, attestazioni varie.

Questa novità si auspica possa riaprire le porte delle cessioni del credito, non solo delle banche, ove si immagina che i controlli saranno come sempre gestiti dalle società di revisione, le quali proseguiranno con le loro numerose richieste documentali (p. es. l’onere di girare il video dei lavori eseguiti dopo che l’asseveratore li ha attestati, quantificati e certificati) , ma soprattutto da parte delle società private con in carico un certo numero di dipendenti e conseguentemente degli F24 importanti in scadenza ogni mese.

Ad oggi chi può riaprire il mercato sono infatti le piccole-medie-grandi imprese private, tenuto conto che gli Istituti di Credito hanno assorbito, secondo la stampa (Il Sole 24 Ore del 21.09.2022), la propria capacità fiscale, con 77 miliardi di euro di crediti su 81. Insomma siamo al limite della capienza per le Banche.

Prendiamo in ipotesi una piccola impresa, con circa 50 dipendenti e con un fatturato di 10 milioni di euro. L’imprenditore, titolare di un’impresa di questo genere potrebbe avere molta convenienza a sfruttare la nuova normativa che di fatto de-responsabilizza i cessionari, andando ad acquistare crediti, da imprese appaltatrici e professionisti a un prezzo inferiore rispetto al loro reale valore nominale. La logica del ragionamento vale sia per la piccola impresa, che per quella medio o grande.

Se si pensa che molte aziende investono in titoli e fondi, BTP, assicurazioni, producendo sull’intero capitale investito dei rendimenti medi annui anche inferiori all’1%, l’acquisto del credito del 110%, previa acquisizione di idonea documentazione (si pensi alle asseverazioni energetiche e sismiche, alle fatture quietanzate, alle certificazioni dei commercialisti, alle assicurazioni professionali ed altro ancora), può rappresentare un nuovo business finanziario, andando a sostituire le banche stesse.

Per chiarezza si rappresenta nella figura della pagina successiva un esempio di operazione finanziaria.

L’esempio è quello di un’impresa che ha operato con sconto in fattura su una propria commessa pari a € 200.000 iva inclusa, ovvero un imponibile di € 181.818,18.

Lo sconto in fattura, a seguito dell’asseverazione del tecnico, è stato certificato dal commercialista mediante invio di apposita comunicazione all’Agenzia delle Entrate, producendo così un credito in capo all’impresa di € 220.000,00 rispetto a una fattura di € 200.000,00.

L’azienda appaltatrice potrà, in un mercato composto da altre imprese private, operative nel medesimo settore o in diversi, cedere il proprio credito.

Oggi infatti con la de-responsabilizzazione del cessionario, il soggetto che acquisterà il credito produrrà un’operazione finanziaria che genererà in capo ad esso un rendimento del 3,85% su base annua, ovvero il tasso di sconto applicato su ogni rata del superbonus.

Nel caso in esame, applicando il cessionario un tasso di sconto del 3,85%, genererà un provento finanziario (peraltro escluso dalla base imponibile IRAP) di € 21.561,78.

È pacifico che le società che possono essere interessate a questo tipo di operazioni sono le imprese forti, patrimonializzate e con grande liquidità, le quali possono sostituire l’attuale attività finanziaria svolta attraverso fondi e assicurazioni, certamente non produttivi di grandi rendimenti, con operazioni veloci e il cui tasso di sconto (nel limite del possibile) sarà da loro sempre definito.

Ci si augura pertanto che il nuovo dettato normativo possa rappresentare il crocevia della disciplina del superbonus.

Un altro importante argomento di cui vale la pena approfondire e che ha suscitato molti dubbi è quello connesso al DURC di con-

gruità.

Le domande sono: a cosa serve, chi lo deve richiedere e quando si è obbligati a chiederlo. Una delle ultime circolari dell’Agenzia delle Entrate, la n. 19/E del 27 maggio 2022, ha posto l’attenzione su un adempimento

che è nato allo scopo di contrastare il

lavoro nero, ovvero la richiesta del DURC di congruità.

Cos’è il DURC di congruità?

Si tratta di un adempimento connesso alla richiesta del DURC contributivo ed è necessario al fine della verifica dell’incidenza della manodopera relativa ad uno specifico intervento. La verifica di congruità si applica esclusivamente per quei lavori edili la cui denuncia di inizio lavori alla Cassa Edile competente ha data non precedente al 1° Novembre 2021. La verifica di congruità avviene seguendo degli indici minimi e sulla valutazione degli importi dei lavori incidono: 1. valore complessivo dell’opera; 2. valore dei lavori edili previsti per la realizzazione; 3. natura del committente; 4. eventuale presenza di imprese subappaltatrici e sub-affidatarie.

Il DURC di congruità è obbligatorio al verificarsi delle seguenti condizioni: a) devono essere eseguiti lavori edili, pubblici o privati, di cui all’allegato X al D.lgs. 81/2008, sottoposti all’applicazione della contrattazione collettiva edile, nazionale e territoriale e comunque nel caso in cui i lavori edili e non siano superiori al limite di € 70.000,00. Ad ogni modo la congruità riguarderà solo i lavori edili e pertanto le opere non edili non rilevano ai fini del raggiungimento degli indici di congruità. b) La DNL (denuncia di inizio lavori) deve essere trasmessa alla Cassa Edile / Edilcassa dal 1° novembre 2021; c) Non rileva l’iscrizione dell’impresa affidataria alla Cassa Edile / Edilcassa ed infatti la registrazione per richiedere la congruità nel portale CNCE_Edilconnect, è possibile per tutte le imprese. L’attestazione del DURC di congruità deve essere richiesto sempre prima del saldo delle opere e viene rilasciato entro 10 giorni dalla richiesta dalla Cassa Edile di competenza.

Chi deve richiederlo?

La registrazione al portale CNCE_Edilconnect va effettuato da tutte le imprese affidatarie sulle quali ricade la verifica della congruità dei lavori edili. Quando l’impresa affidataria inserisce i dati del cantiere deve indicare il valore complessivo dell’opera (comprensivo dei lavori non edili) e al fine del calcolo dell’incidenza della manodopera, il valore dei soli lavori edili. Si segnala che fra i lavori edili vanno considerati anche gli oneri della sicurezza, gli oneri di discarica rifiuti, mentre non vanno considerate le spese di progettazione, direzione lavori, asseverazioni, collaudi. Per chiarezza, qualora l’acquisto di materiali necessari per l’opera avviene tramite imprese non affidatarie dei lavori, queste attività non rilevano ai fini del DURC di congruità. È l’esempio della fornitura e posa in opera degli infissi, che viene effettuata da un’impresa che utilizza un contratto collettivo differente da quello edile. L’impresa affidataria, se utilizza dei subappaltatori, deve considerare nel conteggio della manodopera anche quella prestata dal sub-appaltatore e lavoratori autonomi, oltre che la propria prestata.

Il mancato ottenimento del DURC di congruità può pregiudicare il riconoscimento dei benefici fiscali in capo al committente, in quanto bloccante ai fini della richiesta del DURC contributivo.

Al seguente link https://www.congruitanazionale.it/Home/Simulatore è possibile calcolare la percentuale di manodopera attesa per un determinato appalto.

Concludendo occorre ricordare quanto la materia del superbonus sia in continua e costante evoluzione e, proprio per questo, è necessario informarsi quotidianamente, aggiornarsi, al fine di evitare contestazioni future.

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