LAVORO SVOLTO DALLA CLASSE IV A S.I.A.
Battipaglia : contesto storico, culturale e industriale
Le Origini Sebbene tre piccoli nuclei abitativi fossero giĂ presenti sin dal XIII secolo, uno vicino al castello, uno vicino al Tusciano ed uno vicino la chiesa di San Mattia, l'abitato attuale nacque ufficialmente nel 1858 per volontĂ di Ferdinando II di Borbone, re delle due Sicilie, come colonia agricola nel territorio comunale di Eboli. Il governo fece costruire le cosiddette "Comprese", 20 edifici per accogliere 120 famiglie di terremotati provenienti dalla Basilicata, colpita da un forte sisma nel 1857. Ai nuovi abitanti vennero forniti i mezzi necessari per incentivare l'agricoltura e la bonifica di questa porzione di Piana Del Sele cosĂŹ come programmato dal barone Giacomo Savarese, direttore generale delle bonifiche.
Dopo l'unitĂ d'Italia, grazie all'impegno di Alfonso Menna, dirigente degli affari generali del Comune di Salerno, Battipaglia divenne comune con Regio Decreto n.623 del 28 marzo 1929; il territorio comunale comprendeva parte del comune di Eboli, ove era ubicato l'abitato di Battipaglia, e parte del territorio di Montecorvino Rovella con la localitĂ Belvedere.
Parliamo del 29 maggio 1858, giorno in cui nasceva Battipaglia. Esattamente un anno prima - nel dicembre 1857, durante il Regno delle due Sicilie - Ferdinando II di Borbone offrì ai senzatetto lucani, colpiti dal terremoto che devastò Basilicata e Vallo di Diano, la possibilità di ricominciare una nuova vita a Battipaglia, colonia agricola che verrà poi fondata l’anno successivo. Cittadina della piana del Sele, posta alla sinistra del fiume Tusciano. Citata nel 1080, come sede di un castello (la “Castelluccia”), dopo vicende di cui si hanno scarse notizie fu ripopolata nel 1858 da Ferdinando II con i profughi del terremoto di Melfi e costituita in comune nel 1929. Nel secondo dopoguerra la bonifica e la riforma fondiaria della piana del Sele debellarono la malaria, facendone un importante centro agricolo e industriale.
BATTIPAGLIA Secondo l'opinione comune, il toponimo "Battipaglia" è stato assegnato a questa località dai contadini del posto che qui battevano il grano e la paglia. Essi, infatti, interrogati sulla loro attività rispondevano : "Vado a batti paglia". In realtà , in un documento del 1080, la zona è indicata come "Baptipalla" dal toponimo che, secondo l'opinione di alcuni studiosi, trova radici più antiche dell'anno mille. In effetti la prima parte del toponimo "Bapti" si può far derivare dal nome della divinità etrusca "Valtha" o "Veltha"che, con l'assimilazione della "V" in "T" e della "L" in "T" è diventato, appunto, "Bapti" (la trasformazione sarebbe avvenuta nei secoli in questo modo: Valtha – Baltha – Bapta - Bapti. La seconda parte, "palla" deriverebbe da "pal" ed il tutto significherebbe luogo o paese consacrato a Veltha, dea etrusca. Secondo altri storici, invece, Battipaglia deriverebbe da BAPTI e PALEA che potrebbe avere il significato di "luogo sommerso dalle acque" (Bapto) "anticamente" (Palai). Purtroppo queste due ipotesi, seppur affascinanti, non sono sorrette da alcuna testimonianza storica, ci auspichiamo che future campagne di scavo potranno far luce sul remoto passato di Battipaglia ormai completamente dimenticato. Pur tuttavia, la tesi che il nome di Battipaglia derivi dall'azione di battere la paglia, pur se apparentemente ovvia, ha sempre convinto poco.
Infine, alcuni studiosi vorrebbero l'origine del toponimo dal nome di una famiglia dimorante in questo luogo; in verità , un atto notarile conservato nell'archivio dell'Abazia di Cava, datato 15 marzo 1091, avvalorerebbe tale tesi, anche se riteniamo essere piÚ probabile il contrario e, cioè, che dal toponimo del luogo d'origine, quel nucleo familiare abbia tratto il proprio nome.
Sebbene tre piccoli nuclei abitativi fossero giĂ presenti sin dal XIII secolo, uno vicino al castello, uno vicino al Tusciano ed uno vicino la chiesa di San Mattia, l'abitato attuale nacque ufficialmente nel 1858 per volontĂ di Ferdinando II di Borbone, re delle due Sicilie, come colonia agricola nel territorio comunale di Eboli. Il governo fece costruire le cosiddette "Comprese", 20 edifici per accogliere 120 famiglie di terremotati provenienti dalla Basilicata, colpita da un forte sisma nel 1857. Ai nuovi abitanti vennero forniti i mezzi necessari per incentivare l'agricoltura e la bonifica di questa porzione di Piana del Sele cosĂŹ come programmato dal barone Giacomo Savarese, direttore generale delle bonifiche
Dopo l'unità d'Italia, grazie all'impegno di Alfonso Menna, dirigente degli affari generali del Comune di Salerno, Battipaglia divenne comune con Regio Decreto n.623 del 28 marzo 1929; il territorio comunale comprendeva parte del comune di Eboli , ove era ubicato l'abitato di Battipaglia e parte del territorio di Montecorvino Rovella con la località Belvedere. Cittadina della Piana del sele, posta alla sinistra del fiume Tusciano. Citata nel 1080, come sede di un castello (la “Castelluccia”), dopo vicende di cui si hanno scarse notizie fu ripopolata nel 1858 da Ferdinando IIcon i profughi del terremoto di Melfi (costituita in comune nel 1929). Parliamo del 29 maggio 1858, giorno in cui nasceva Battipaglia. Esattamente un anno prima nel dicembre 1857, durante il Regno delle due Sicilie - Ferdinando II di Borbone offrì ai senzatetto lucani, colpiti dal terremoto che devastò Basilicata e Vallo di Diano, la possibilità di ricominciare una nuova vita a Battipaglia, colonia agricola che verrà poi fondata l’anno successivo. Il 1943 è l'anno più doloroso nella storia di Battipaglia. Violentissimi bombardamenti angloamericani nei mesi di giugno-settembre 1943, rasero al suolo completamente la città. La stima ufficiale dei costi umani è di 117 vittime. Uno stormo di Thunderbolt P-47 americani rovesciava migliaia di bombe a grappolo su Battipaglia radendo al suolo l’intero abitato e uccidendo 29 dei suoi cittadini. Fu il primo bombardamento di una lunga serie che perdurò fino al 14 settembre dello stesso anno arrivando al bilancio complessivo di 117 morti. Nel secondo dopoguerra la bonifica e la riforma fondiaria della piana del Sele debellarono la malaria, facendone un importante centro agricolo e industriale. L'aspetto della “Castelluccia”, posta a dominio dell'abitato, ricostruito dopo i bombardamenti che seguirono allo sbarco degli Alleati a Salerno (1943), risale al Novecento.
Distrutta quasi completamente dai bombardamenti del 1943, Battipaglia fu ricostruita in tempi brevi, grazie alla tenacia dei suoi abitanti e alle risorse del territorio. "Terra Promessa", a cui affluirono sempre più numerose dall'entroterra correnti migratorie, nel miraggio di un lavoro, conobbe un incredibile incremento demografico tra il 1951 e il 1960, superando più del doppio quello del vicino comune di Eboli, di cui era stata frazione. Da colonia agricola a comune rurale, a città nuova, nel 1960 Battipaglia divenne polo di sviluppo industriale.Alle tradizionali industrie di trasformazione dei prodotti agricoli, si affiancarono industrie siderurgiche e di apparecchiature elettriche a ciclo continuo.
Nel 1953, la città entrò prepotentemente nella cronaca in quanto il sindaco in carica, Lorenzo Rago, venne rapito e mai più ritrovato. Col passare del tempo si arriva al 9 aprile del 1969: si ebbero gravi incidenti a Battipaglia, al diffondersi della notizia della decisione di chiudere due aziende storiche come la manifattura dei tabacchi e lo zuccherificio. La rete degli Ex Tabacchifici della Piana del Sele (Ex tabacchificio Farina di Battipaglia, Ex tabacchificio Fiocche (Salvati) di Eboli, Ex tabacchificio Carillia di Altavilla Silentina, Ex tabacchificio Cafasso di Capaccio, Ex tabacchificio Farina di Pontecagnano, Ex tabacchificio Centola di Pontecagnano) si presenta come un complesso unitario di archeologia industriale, costituito dalle strutture afferenti al Consorzio Saim, che controllava l’intero ciclo di produzione del tabacco nella Piana del Sele dagli anni ‘20 agli anni ’70. L’insieme di queste fabbriche separate, ma collegate da una stessa matrice culturale produttiva, costituisce un insieme organico sia dal punto di vista logistico, che paesaggistico ed architettonico. Le strutture che lo compongono sono l’ex tabacchificio Farina di Battipaglia, l’ex tabacchificio Fiocche (Salvati) di Eboli, l’ex tabacchificio Centola e Farina di Pontecagnano, l’ex tabacchificio di Borgo Carillia ad Altavilla Silentina, l’ex tabacchificio Cafasso di Capaccio. Tutte presentano caratteristiche tecnologiche e tipologiche comparabili e sorgono in prevalenza all’interno di una fascia dunare retrocostiera caratterizzata da un importante e delicato equilibrio eco sistemico, ma al contempo da un accentuatissimo indice di fertilità dei suoli.
Queste condizioni hanno storicamente favorito l’insediamento di sistemi antropici in cui il binomio natura-architettura ha dettato la misura e il disegno del paesaggio, dando luogo in primis ai borghi rurali e alle antiche masserie e successivamente, con l’avvento della trasformazione industriale e l’investimento sul comparto produttivo, a poli di manifattura dei prodotti agricoli. Così come accadde per i borghi rurali, sorti attorno alle antiche masserie, anche attorno a questi poli produttivi manifatturieri vennero a crearsi dei veri e propri villaggi in cui il territorio manifestava la propria vocazione produttiva e la comunità esprimeva socialmente e culturalmente i valori dell’operosità e della cooperazioni propri del mondo del lavoro contadino ed operaio. I borghi rurali con le antiche masserie, così come anche gli ex villaggi produttivi con i loro impianti di archeologia industriale sono luoghi in cui si è radicalmente espressa la vocazione territoriale e si è sintetizzata l’identità comunitaria. Questi luoghi non sono solo espressione del passato, sono luoghi dell’ appartenenza dove tra le trame del passato sono già tracciati i segni e le forme del futuro.
Il progetto prevede il recupero dell’ex tabacchificio Farina di Battipaglia in via Rosa Jemma, per utilizzarlo come spazio collettivo, da adibire ad attività artigianali di autoproduzione, di startup, spazio espositivo, con servizi di caffetteria, cucina, sale proiettive e di riunione, ma anche spazi per l’arte con mercatini ed atelier. La struttura potrebbe ospitare inoltre manifestazioni ed eventi diversi legati alla cultura e alla creatività contemporanea. Accanto all’autoproduzione artigianale la struttura ospiterà anche delle startup di giovani battipagliesi e della provincia. Si tratta, quindi, di creare un luogo di condivisione e di innovazione, dove la possibilità di lavorare fianco a fianco con altre persone, anche se con competenze diverse, può stimolare la condivisione e la nascita di nuove idee, di nuovi progetti, di impreviste opportunità lavorative e di business, accelerando la crescita e la ripresa del tessuto produttivo locale La crisi occupazionale, ieri come oggi: aziende che chiudono e lavoratori in mobilità. E un’insofferenza che s’insinua, divora e cresce sempre di più fino a trasformarsi in vera e propria ribellione popolare.
È in questo scenario terribile che, esattamente quarant’anni fa, esplose a Battipaglia la protesta contro la ventilata chiusura del tabacchificio e dello zuccherificio, aziende che, anche considerando l'indotto, occupavano quasi la metà della popolazione. Il 9 aprile del 1969 è una data rimasta indelebile non solo nella storia della città di Battipaglia ma anche in quella del Sud e delle sue lotte per il lavoro: mentre una delegazione di lavoratori con il sindaco Vicinanza si trova a Roma per chiedere al governo di non chiudere il tabacchificio e lo zuccherificio, a Battipaglia si svolge una manifestazione che sfocia in un’autentica rivolta. Vengono occupati i binari della linea ferroviaria, bloccato l’ingresso della città e assaltati autobus, municipio e commissariato. Qualcuno all’epoca parlò di «insurrezione». La polizia interviene e negli scontri con i manifestanti viene colpito a morte Carmine Citro, operaio di diciannove anni. Mentre una professoressa, la trentenne Teresa Ricciardi, che era affacciata alla finestra, viene uccisa da un proiettile vagante. Decine i feriti, una città messa a ferro e a fuoco con auto capovolte sullo sfondo di una tensione causata dalla crisi di alcuni settori dell’apparato industriale, dopo gli anni del boom economico. Cosa resta oggi, a distanza di quarant’anni, di quella tragica pagina di cronaca diventata storia? E cosa resta dei protagonisti di quelli che sono ricordati come i moti di Battipaglia? La memoria collettiva ha rimosso quell’episodio che pure invece dovrebbe aiutare a far riflettere. In tempi di nuova crisi, crisi globale, la tensione per il lavoro si è fatta di nuovo altissima, come bene evidenzia Franco Tavella, segretario provinciale della Cgil. C’è in atto la vertenza del depotenziamento dell’Alcatel battipa gliese, che rischierebbe di buttare in strada circa quattrocento persone. E poi decine di altre vertenze rimaste irrisolte. O, peggio ancora, inascoltate. La necessità di aprire un dibattito a più voci che dal passato si soffermi sul presente guardando al futuro è un’esigenza che la Cgil ha fatto sua.
Per la città è una tragedia, dal momento che metà della popolazione vive su queste due fabbriche, sulle coltivazioni e sull'indotto. La chiusura di queste aziende significherebbe quindi disoccupazione e miseria. Vengono indette manifestazioni di protesta e cortei, e lo scontro con le forze dell'ordine è drammatico. L'assedio dei dimostranti diventa un attacco, e la polizia perde la testa e spara sulla folla uccidendo due persone: Le cariche della polizia si susseguono per tutto il pomeriggio, ed in tutto si contano 200 feriti (di cui 100 da arma da fuoco) fra i dimostranti, e 100 tra i membri delle forze dell'ordine. Il giorno seguente la gente scende in piazza inferocita, blocca ferrovie, strade e autostrade, dalle 17 alle 22 la città è in mano a tremila dimostranti, che devastano la stazione, incendiano il municipio, danno fuoco a duecento auto e poi assediano il commissariato di polizia e la caserma dei carabinieri. A Roma arriva invece la notizia che ci sono stati cinquanta morti e, temendo una insurrezione generale, viene subito trovato un accordo per la riapertura delle due aziende. Al centro di una vasta e fertile pianura, la città, un tempo prevalentemente agricola, ha avuto un notevole sviluppo industriale a partire dagli anni sessanta. Il territorio, grazie all'irrigazione diffusa dei campi, tramite condotte idriche a pressione gestite dal Consorzio di bonifica in Destra del fiume Sele, permette numerose e moderne attività agricole, anche con coltivazione intensiva. Molto importanti anche le aziende del settore alimentare, in particolar modo attive nella produzione di latticini come la mozzarella di bufala, prodotto tipico battipagliese.
Numerose sono le attività industriali. Oltre alle industrie agroalimentari, (Bonduelle, che a metà del 2007 Bonduelle Italia ha siglato, inoltre, un accordo di collaborazione tecnicocommerciale con la sede di Battipaglia) e zootecniche (Sivam) sono molto attive le aziende della componentistica auto (Cooper Standard Automotive), degli apparecchi elettronici (il centro ricerche Alcatel-Lucent e Telerobot), dei cavi elettrici (Nexans), dei cavi in fibra ottica (Prysmian), degli imballaggi e chiusure metalliche (Crown e Silgan) e della plastica (Jcoplastic, Deriblok e Treofan). A Battipaglia è presente la sede centrale della Mass, una azienda che produce capi di abbigliamento sportivi.
BATTIPAGLIA DOPO I BOMBARDAMENTI DEL 1943 Violentissimi bombardamenti anglo-americani nei mesi di giugno-settembre 1943, rasero al suolo completamente la città. La stima ufficiale dei costi umani è di 117 vittime. Uno stormo di Thunderbolt P-47 americani rovesciava migliaia di bombe a grappolo su Battipaglia radendo al suolo l’intero abitato e uccidendo 29 dei suoi cittadini. Fu il primo bombardamento di una lunga serie che perdurò fino al 14 settembre dello stesso anno arrivando al bilancio complessivo di 117 morti.
Distrutta quasi completamente dai bombardamenti del 1943, Battipaglia fu ricostruita in tempi brevi, grazie alla tenacia dei suoi abitanti e alle risorse del territorio. "Terra Promessa", a cui affluirono sempre più numerose dall'entroterra correnti migratorie, nel miraggio di un lavoro, conobbe un incredibile incremento demografico tra il 1951 e il 1960, superando più del doppio quello del vicino comune di Eboli, di cui era stata frazione. Da colonia agricola a comune rurale, a città nuova, nel 1960 Battipaglia divenne polo di sviluppo industriale. Alle tradizionali industrie di trasformazione dei prodotti agricoli, si affiancarono industrie siderurgiche e di apparecchiature elettriche a ciclo continuo. Nel 1953, la città entrò prepotentemente nella cronaca in quanto il sindaco in carica, Lorenzo
LA RIVOLTA POPOLARE DEL 1969
Il 9 aprile del 1969 si ebbero gravi incidenti a Battipaglia, al diffondersi della notizia della decisione di chiudere due aziende storiche come la manifattura dei tabacchi e lo zuccherificio. Per la città è una tragedia, dal momento che metà della popolazione vive su queste due fabbriche, sulle coltivazioni e sull'indotto. La chiusura di queste aziende significherebbe quindi disoccupazione e miseria. Vengono indette manifestazioni di protesta e cortei, e lo scontro con le forze dell'ordine è drammatico. L'assedio dei dimostranti diventa un attacco, e la polizia perde la testa e spara sulla folla uccidendo due persone: Carmine Citro, operaio tipografo di 19 anni, e Teresa Ricciardi, insegnante in una scuola media di Eboli, che viene raggiunta al petto da una pallottola mentre è affacciata alla finestra di casa sua.Le cariche della polizia si susseguono per tutto il pomeriggio, ed in tutto si contano 200 feriti (di cui 100 da arma da fuoco) fra i dimostranti, e 100 tra i membri delle forze dell'ordine. Il giorno seguente la gente scende in piazza inferocita, blocca ferrovie, strade e autostrade, dalle 17 alle 22 la città è in mano a tremila dimostranti, che devastano la stazione, incendiano il municipio, danno fuoco a duecento auto e poi assediano il commissariato di polizia e la caserma dei carabinieri. A Roma arriva invece la notizia che ci sono stati cinquanta morti e, temendo una insurrezione generale, viene subito trovato un accordo per la riapertura delle due aziende
ECONOMIA Al centro di una vasta e fertile pianura, la cittĂ , un tempo prevalentemente agricola, ha avuto un notevole sviluppo industriale a partire dagli anni sessanta. Il territorio, grazie all'irrigazione diffusa dei campi, tramite condotte idriche a pressione gestite dal Consorzio di bonifica in Destra del fiume Sele, permette numerose e moderne attivitĂ agricole, anche con coltivazione intensiva. Molto importanti anche le aziende del settore alimentare, in particolar modo attive nella produzione di latticini come la mozzarella di bufala, prodotto tipico battipagliese.
Numerose sono le attività industriali. Oltre alle industrie agroalimentari (Bonduelle) e zootecniche (Sivam) sono molto attive le aziende della componentistica auto (Cooper Standard Automotive), degli apparecchi elettronici (il centro ricerche Alcatel-Lucent e Telerobot), dei cavi elettrici (Nexans), dei cavi in fibra ottica (Prysmian), degli imballaggi e chiusure metalliche (Crown e Silgan) e della plastica (Jcoplastic, Deriblok e Treofan). A Battipaglia è presente la sede centrale della Mass, una azienda che produce capi di abbigliamento sportivi.
ZUCCHERIFICIO E TABACCHIFICIO Il 9 aprile del 1969 Battipaglia fu protagonista di una delle ultime rivolte meridionali. Una parte importante della città della Piana del Sele si mobilitò, dopo l'annuncio della chiusura di due importanti imprese, tra le maggiori di tutto il territorio, la Manifattura dei tabacchi e un grande zuccherificio. Si trattava di aziende importanti, pezzi di storia della produzione industriale salernitana. Il tabacco, a partire dalla fine dell'Ottocento, era stato il pilastro della crescita produttiva del territorio provinciale. Negli anni Trenta, anche grazie a personaggi del calibro di Carmine De Martino, un Berlusconi ante litteram capace di creare imponenti imprese economiche e trionfali successi politici, aveva raggiunto dimensioni enormi, dando lavoro a migliaia di persone.
La crisi del tabacco (che negli anni successivi avrebbe conosciuto un declino definitivo) annunciava la radicale trasformazione dell'industria meridionale. Per molti abitanti di Battipaglia, però, manifestava un preoccupante futuro di disoccupazione o di crollo dell'economia familiare, visto che una parte significativa della cittadina viveva anche sull'indotto creato da queste due imprese. In ogni caso, anche per il contesto sociale di quegli anni, caratterizzato da una crescente partecipazione e politicizzazione, si sviluppò una grande mobilitazione generale, sfociata in manifestazioni di proteste e cortei, dove non mancarono anche rabbiosi e non sempre ingenui militanti politici.
LE CHIESE Ieri
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LA CASTELLUCCIA Ieri
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PIAZZA CONFORTI Ieri
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PIAZZA DELLA REPUBBLICA Ieri
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FERROVIA Ieri
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PIAZZA DEL MERCATO
IL MUNICIPIO Ieri
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LA PIANA
RIUNIONI POLITICHE Ieri
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