BATTIPAGLIA‌ contesto storico ed evoluzione delle imprese del territorio.
All’inizio non era che una palude…
…ma con le opere di bonifica, è diventata un Comune.
Prima di ospitare le numerose aziende era basata principalmente sull’agricoltura…..
…che con il tempo è migliorata sempre di più…
...fino a diventare sempre piĂš evoluta.
Il Castelluccio
Il Castelluccio di Battipaglia, comunemente chiamato “Castelluccia” è un castello medievale sito sulle colline che sovrastano la piana del Sele e la ridente cittadina di Battipaglia. Da sempre simbolo della città, il castello è motivo di orgoglio per tutti i cittadini battipagliesi.
Il Castelluccio di Battipaglia, è una struttura difensiva, un castello edificato presumibilmente intorno all’anno 1080. Realizzato in una posizione strategica, capace di garantire protezione alll’intero abitato circostante, il Castelluccio fu voluto dal principe Guaimario IV. Il Castello rimase di proprietà della chiesa salernitana fino al sec. XII. Successivamente, dopo la morte di Enrico VI, il capitano del suo esercito, tale conte Marcoaldo, si impossessò del Castelluccio.
Dopo essere salito al trono, il re Federico II di Svevia, non restituì alla chiesa salernitana i suoi possedimenti, ma ne fece concessione ai Frati dell’Ordine Teutonico per poi entrarne in possesso direttamente, essendo il sovrano in rotta con il papato. Nel periodo di massimo splendore del suo regno, Federico di Svevia edificò splendidi castelli che restano a ricordo di una delle più fulgide epoche della civiltà meridionale. Dopo la morte di Federico II, l’Arcivescovo di Salerno ottenne, nel 1251, dal Re Corrado, la restituzione dei beni.
Dopo quel particolare periodo storico e relativi accadimenti, poche o nulle sono le testimonianze storiche sul Castelluccio. Quello che è certo è che la piana del Sele fu a lungo uno zona paludosa e infestata dalla malaria. Le prime notizie storiche che menzionano nuovamente il Castelluccio di Battipaglia risalgono al 1683, anno in cui il fortino fu acquistato dal Marchese Angelo Pignatelli; i cui eredi ne sono stati proprietari fino agli anni ‘50 del XX secolo. L’immagine originaria del castello, chiaramente, nei secoli scorsi è stata modificata. Tuttavia: le mura di cinta e strutturali che poggiano sulla roccia viva e tutti gli affreschi delle sale interne sono originali.
SANTUARIO SANTA MARIA DELLA SPERANZA
Il Santuario Santa Maria della Speranza è un luogo di culto importante per la zona, perché al suo interno è collocata la statua della Madonna della Speranza. Questa viene festeggiata tutti gli anni, la prima domenica di Luglio da tutti i fedeli del posto e oltre. Tutti si recano per onorare la Vergine Maria. La storia di questo santuario non è antica. Sembra infatti che la statua presente all’interno della chiesa fu fatta costruire dai reali Borboni nei primi anni del 1800. La commissionarono a Fischetti, il quale operò alla stessa maniera della Madonna della Speranza della chiesa di San Nicola di Napoli.
Una di queste statue
fu collocata all’interno della cappella di Battipaglia. Ma il tempo e le condizioni atmosferiche non allietarono il futuro della chiesa, che subì il terremoto di metà ottocento portandola alla distruzione totale. In tutto ciò, la statua della Madonna della Speranza sopravvisse e da allora ha visto la proclamazione della chiesa in santuario, avvenuta nel 1979 e il terrore di altri due terremoti, datati 1943 e 1980. Oggi, dopo anni di restauri, il santuario Santa Maria della Speranza di Battipaglia ospita spesso concerti, grazie alla buonissima acustica.
IL COMUNE DI BATTIPAGLIA
Sembra che Battipaglia sia ufficialmente nata per volontà di Ferdinando II di Borbone come "colonia agricola" nel 1858. Il governo del Regno delle Due Sicilie fece costruire il primo nucleo urbano (le cosiddette "Comprese") per ospitare i terremotati di Melfi, fornendo a questi i mezzi necessari per sfruttare agricolamente questa porzione di Piana del Sele. Pur avendo origini risalenti all'XI secolo, Battipaglia rappresentò il migliore auspicio all'idea di bonifica delle aree paludose e malariche, trasformando la Piana del Sele in una delle zone più fertili e industriose del Sud. Il toponimo compare in un documento di Roberto il Guiscardo del 1080 in cui si confermava il possesso dei terreni tra il Sele e il Tusciano alla Chiesa di Salerno. Battipaglia divenne Comune autonomo con Regio Decreto il 28 marzo 1929, costituito da parti dei comuni di Eboli e Montecorvino Rovella, e dall'impegno di Alfonso Menna, dirigente degli affari generali del Comune di Salerno.
LE ORIGINI DI BATTIPAGLIA… Sebbene tre piccoli nuclei abitativi fossero già presenti sin dal XIII secolo, uno vicino al castello, uno vicino al Tusciano ed uno vicino alla chiesa di San Mattia, l'abitato attuale nacque ufficialmente nel 1858 per volontà di Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie, come colonia agricola nel territorio comunale di Eboli. Il governo fece costruire le cosiddette "Comprese", 20 edifici per accogliere 120 famiglie di terremotati provenienti dalla Basilicata, colpita da un forte sisma nel 1857. Ai nuovi abitanti vennero forniti i mezzi necessari per incentivare l'agricoltura e la bonifica di questa porzione di Piana del Sele così come programmato dal barone Giacomo Savarese, direttore generale delle bonifiche. Dopo l'unità d'Italia, grazie all'impegno di Alfonso Menna, dirigente degli affari generali del Comune di Salerno, Battipaglia divenne comune con Regio Decreto n.623 del 28 marzo 1929; il territorio comunale comprendeva parte del comune di Eboli, ove era ubicato l'abitato di Battipaglia e parte del territorio di MontecorvinoRovella con la località Belvedere.
SCUOLE ELEMENTARI
E. DE AMICIS
SCUOLA: EDMONDO DE AMICIS
La scuola De Amicis di Battipaglia fu costruita nell’aprile del 1931 per volontà del Commissario Prefettizio Alfonso Menna e da primo istituto scolastico cittadino è diventata, nel corso dei decenni seguenti, una seconda casa per molte generazioni non solo del centro della provincia di Salerno ma anche per persone provenienti dal Cilento. Nel 2002, in seguito al terremoto di San Giuliano di Puglia, il sindaco di Battipaglia emise un’ordinanza di chiusura per la sua inagibilità e carenza di sicurezza strutturale; l’edificio storico ha campeggiato abbandonato nel cuore della città per molti anni, in attesa di rivedere tempi migliori. Nel cuore dei cittadini la scuola rappresenta il simbolo dell’infanzia, dato che molti battipagliesi hanno frequentato proprio questo istituto scolastico.
Nel 2013, la Commissione straordinaria ha approvato il progetto di riqualificazione della scuola De Amicis. All’interno dei locali, secondo il progetto, potevano trovare sede laboratori, attività di ricerca, una biblioteca, luoghi di aggregazione e associazioni locali che interagiscono con altri enti della provincia di Salerno. L’8 Dicembre 2014, il plesso della Scuola De Amicis è stato riaperto e dichiarato di nuovo agibile. Di fronte a migliaia di persone accorse nella centrale di Piazza Madonnina, lo storico istituto è stato svelato. Una nuova stagione si aperta per la città con l’apertura di questa importante testimonianza sociale cittadina. L’edificio, infatti, per quanto privo di elementi architettonici di pregio, è nel cuore della cittadinanza che più volte si è opposta a possibili demolizioni. La recente inaugurazione ha portato la struttura ad essere la nuova biblioteca comunale un polo per eventi culturali che possano interessare tutta la provincia di Salerno.
SINDACO RAGO SCOMPARSO PER SEMPRE... Battipaglia, 20 gennaio 1953: scompare per sempre il sindaco socialista Lorenzo Rago. In un libro di Massimiliano Amato la ricostruzione del clamoroso caso di cronaca. Più di mezzo secolo dopo una plausibile verità su possibili mandanti ed esecutori. La notte del 20 gennaio 1953 il sindaco in carica di Battipaglia, Lorenzo Rago, socialista, scompariva per sempre, vittima di un clamoroso caso di “lupara bianca” tuttora senza mandanti né esecutori. Su uno dei più appassionanti misteri del primo Dopoguerra (il corpo di Rago non è mai stato ritrovato) il giornalista de l’Unità Massimiliano Amato, 41 anni, salernitano, ha scritto un libro – inchiesta da settembre in libreria, “Il sindaco desaparecido – Battipaglia 1953: la scomparsa di Lorenzo Rago. Ombre di mafia e depistaggi.
C'è un nesso tra il delitto Wilma Montesi, il cui corpo fu ritrovato l'11 aprile del 1953, sulla battigia a Torvajanica, e la "scomparsa" di Lorenzo Rago, sindaco di Battipaglia? Pasquale Ragone, non nuovo a rimuovere polvere sui casi più misteriosi dell'Italia repubblicana, già autore di "Luigi Tenco. Storia di un omicidio", nel suo ultimo libro "La verginità e il potere" (Sovera Edizioni), mette in luce più particolari che fanno intrecciare i due casi. "Tra il caso Rago e il caso Montesi trascorrono tre mesi, ma rappresentano uno spaccato del connubio del tempo, siamo nel 1953, tra politica e malaffare. In realtà questo legame diventa un modo attuale per conoscere i meccanismi di un sistema di potere che non è mai cambiato, con tanti, troppi esempi nazionali e locali che imperversano sulle pagine dei quotidiani sino ai nostri giorni", racconta il giovane scrittore e criminologo, dalle origini battipagliesi, ma romano d'adozione. L'intreccio tra i due misteri e quello sempre in auge tra politica e malaffare ruota intorno ad una misteriosa lettera che avrebbe scritto Rago; vergata da Savona, prima di imbarcarsi, forse, per il Marocco. In quello scritto, di cui parlò per primo un ex capo della camorra Gennaro Abbatemaggio, Rago avrebbe rassicurato la moglie sulla sua salute. Ma il particolare raccontato che ancor più farebbe riflettere, sulla veridicità della testimonianza e sul contenuto della missiva, è il rimando ad una certa consegna di 8 milioni: proventi per una partita di stupefacenti? Questi soldi sarebbero dovuti provenire dal marchese Ugo Montagna, implicato nel caso Montesi. Tracce labili? Pasquale Ragone scava a fondo nella documentazione dell'epoca e scopre dei legami tra chi indaga e i presunti colpevoli e la politica sempre invischiata a più livelli; fatti, documenti e correlazioni da brividi: il commissario Rosario Barraco e l'ispettore Ettore Messana, che si occuperanno della scomparsa del sindaco Rago, erano uomini di fiducia di Mario Scelba, nel 1954 diventato presidente del Consiglio.
TESTIMONIANZE SU RAGO... Per ricostruire quello che è avvenuto intorno alle 21.40 del 20 gennaio 1953 alla periferia di Battipaglia non resta che affidarci al racconto chedi un pastore di Montella, Pasquale Di Genova. La versione fornita da Di Genova è questa: “Poco dopo le 21.30 mi ero fermato per un bisogno urgente dietro una siepe che costeggia la strada che conduce a Cacciottoli. Ad un certo punto, nel buio, ho visto la macchina del sindaco”. Una volta giunta alla siepe dov’è il pastore, la “Giardinetta” è costretta a fermarsi. Un’altra macchina proveniente in senso inverso, occupa la strada. Rago abbandona la sua vettura avvicinandosi all’auto che lo acceca con i fari abbaglianti. Secondo la versione del pastore, il sindaco molto arrabbiato scende dalla propria vettura e raggiunge la macchina con intenzioni tutt’altro che amichevoli. Rago si calma riconoscendo le persone a bordo, don Lorenzo sale sulla seconda vettura, che inverte la direzione di marcia. Dalla macchina che ha bloccato Rago è sceso un uomo, che si è messo al volante della “Giardinetta”. Il racconto di Di Genova è l’unico che esiste sul rapimento di Rago. Lorenzo, dunque, viene inghiottito dal buio di una gelida notte di gennaio. La sua “Giardinetta” viene parcheggiata nel piazzale davanti la fabbrica di conserve, in pieno centro cittadino, con le portiere spalancate e i fari accesi.
TABACCHIFICIO La crisi occupazionale, ieri come oggi: aziende che chiudono e lavoratori in mobilità. E un’insofferenza che s’insinua, divora e cresce sempre di più fino a trasformarsi in vera e propria ribellione popolare. È in questo scenario terribile che, esattamente quarant’anni fa, esplose a Battipaglia la protesta contro la ventilata chiusura del tabacchificio e dello zuccherificio, aziende che, anche considerando l'indotto, occupavano quasi la metà della popolazione. Il 9 aprile del 1969 è una data rimasta indelebile non solo nella storia della città di Battipaglia ma anche in quella del Sud e delle sue lotte per il lavoro: mentre una delegazione di lavoratori con il sindaco Vicinanza si trova a Roma per chiedere al governo di non chiudere il tabacchificio e lo zuccherificio, a Battipaglia si svolge una manifestazione che sfocia in un’autentica rivolta.
Vengono occupati i binari della linea ferroviaria, bloccato l’ingresso della città e assaltati autobus, municipio e commissariato. Qualcuno all’epoca parlò di «insurrezione». La polizia interviene e negli scontri con i manifestanti viene colpito a morte Carmine Citro, operaio di diciannove anni. Mentre una professoressa, la trentenne Teresa Ricciardi, che era affacciata alla finestra, viene uccisa da un proiettile vagante. Decine i feriti, una città messa a ferro e a fuoco con auto capovolte sullo sfondo di una tensione causata dalla crisi di alcuni settori dell’apparato industriale, dopo gli anni del boom economico.
ASPETTATIVE…
Ormai il tabacchificio è quasi del tutto abbandonato, ma sono molte le idee e le proposte dei diversi cittadini come: servizi di caffetteria, cucina, sale proiettive e di riunione, ma anche spazi per l’arte con mercatini ed atelier. L’edificio potrebbe ospitare eventi legati alla cultura e alla creatività contemporanea: mostre culturali, rassegne d’arte e di architettura, sfilate e manifestazioni di moda, concerti e spettacoli teatrali, esposizioni di prodotti e di servizi innovativi, degustazioni eno-gastronomiche, set televisivi, convention e meeting aziendali, incontri pubblici. Sono previsti, inoltre, spazi dedicati alla formazione e allo studio.
ZUCCHERIFICIO Lo Zuccherificio di Battipaglia, la cui costruzione ebbe inizio nel 1936, rappresentò un’occasione per gli agricoltori e le masse operaie attivamente impegnati, i primi nella coltivazione e i secondi nella lavorazione della barbabietola da zucchero con notevoli vantaggi per lo sviluppo della giovane cittadina.
LE CONSEGUENZE DELLA CHIUSURA DELLO ZUCCHERIFICIO...
È sera, in una sala affollatissima si sta svolgendo un consiglio comunale straordinario e con un unico tema di discussione: la minaccia di chiusura dello zuccherificio e del tabacchificio. I cittadini sono lì schierati in prima linea ad ascoltare e – “tabacchine” in testa a brontolare ad ogni intervento dei consiglieri comunali. Viene proposta per il giorno successivo una manifestazione di protesta mentre il sindaco e altri delegati si sarebbero recati a Roma per sollecitare una soluzione della vicenda. Tutti approvano. Battipaglia è un piccolo comune della provincia di Salerno e questo provvedimento si tradurrebbe in disoccupazione e miseria per più di metà della popolazione che in tali fabbriche lavora quotidianamente. Alcuni delegati vengono inviati a Roma per cercare una mediazione ma tanto loro, quanto la popolazione di Battipaglia, sanno che, senza un movimento di protesta forte, al loro ritorno potranno portare con sé solamente una nuova serie di promesse vane. Così, per il 9 Aprile viene indetto un corteo di protesta: già dalle prime ore del giorno, alcune centinaia di uomini si radunano e, scortati da polizia e carabinieri, cominciano a muoversi in corteo al grido di “Difendiamo il nostro pane” e “Basta con le promesse”. La manifestazione si snoda per le vie della città, ingrossandosi sempre più e, giunta in Piazza della Repubblica, decide di sfidare i limiti imposti dalle forze dell’ordine e di proseguire verso la stazione ferroviaria; parte così la prima carica dei celerini, dalla quale il corteo esce però in breve ricompattato e determinato.
La stazione è già da tempo assediata dalla polizia ma il corteo si è ormai trasformato in una folla di gente esasperata: il vicequestore non prova nemmeno a contrastarla e si limita a schierare i suoi uomini a difesa degli impianti tecnici. I manifestanti si impossessano dei binari, determinati a mantenere l’occupazione, ma da Roma arriva l’ordine di rimuovere i blocchi; le forze dell’ordine, fino a quel momento spettatrici passive della protesta, si lasciano andare allora a cariche selvagge che proseguono per più di un’ora senza lesinare l’uso di lacrimogeni ed idranti, a cui la popolazione di Battipaglia risponde con una fitta sassaiola. Nel tardo pomeriggio si arriva allo scontro decisivo: il corteo incanala la propria rabbia contro il Commissariato di via Gramsci, dentro cui si sono asserragliati un centinaio di poliziotti e carabinieri che iniziano a sparare all’impazzata sulla folla, uccidendo Teresa Ricciardi, giovane insegnante che seguiva gli scontri dalla finestra della propria abitazione, e lo studente diciannovenne Carmine Citro; moltissimi i feriti. Ormai la battaglia si è estesa a tutta la popolazione, che sente propria la causa dei manifestanti e che quindi porta aiuto ai feriti, lancia oggetti dai balconi alle forze dell’ordine, scende in strada e si unisce alla protesta; la maggior parte dei celerini è costretta a fuggire a gambe levate. La rabbia della folla si scaglia anche contro il Municipio, poi verso sera sulla città torna a regnare la calma; nella notte arrivano nuovi rinforzi alle forze dell’ordine, che si ritrovano però ad aggirarsi nello scenario di una battaglia ormai conclusa, tra i resti delle barricate e delle camionette in fiamme.
L’eco della rivolta giunge fino a Roma, dove viene raggiunto un accordo per la riapertura delle due fabbriche. La battaglia non fu un episodio isolato ma piuttosto l’espressione di un Sud Italia tutt’altro che pacificato, travolto dall’arrivo delle grandi fabbriche del Nord, sempre in bilico tra il suo piccolo e fragile miracolo economico e la minaccia della disoccupazione. Dalla rivolta di Battipaglia, a quelle di Avola e di Eboli, riecheggiò la stessa rabbia, la stessa urgenza di lotta che riportarono il meridione al centro dello scontro di classe. L’11 aprile, tra due ali di folla commossa si svolgono i funerali di Carmine Citro e Teresa Ricciardi. In serata in piazza della Repubblica si tiene un comizio con molti sindacalisti e politici di vari schieramenti che si alternano sul palco. Tutti sono bombardati da sonori fischi e minacce, molti si rifugiano nella vicina caserma dei carabinieri.
PIAZZA MERCATO
VIA ROMA
CASEIFICIO JEMMA
Il Caseificio Jemma, con sede a Battipaglia, è uno storico punto di riferimento per la produzione casearia della Piana del Sele. Il latte trasformato nei suoi laboratori proviene esclusivamente dall’omonima azienda agricola: 260 ettari di terreno fra la zona collinare di Gioi Cilento e la località di Cioffi, nel comune di Eboli, per circa 1000 capi allevati. Una tradizione che va avanti sin dagli inizi del ‘900 e da oltre un secolo si tramanda di generazione in generazione.
Alla passione dei “maestri casari” si combinano il continuo aggiornamento in campo zootecnico e il rispetto delle normative europee per l’igiene del prodotto e la salvaguardia dell’ambiente, nonché l’obbedienza ai disciplinari del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana, che non a caso è valsa all’azienda l’uso del marchio DOP. La lavorazione rispetta in tutte le fasi della filiera elevati strandard di qualità, e avviene rigorosamente con latte non pastorizzato. L’utilizzo del latte crudo, che è giustificato proprio dalle condizioni igienicosanitarie ineccepibili, permette di conservare il gusto della migliore tradizione artigianale.
La cura degli animali è affidata a tecnici specializzati e a moderne soluzioni di ricovero e mungitura. L’azienda agricola è stata peraltro antesignana: sin dagli anni ’30, infatti, praticava l’allevamento della bufala in stalla con mungitura alla posta. Una tecnica allora utilizzata solo per i bovini, mentre le bufale nella zona erano allevate allo stato brado.
Un tempo la mungitura avveniva manualmente….
...ma poi con l’avanzare del tempo e lo sviluppo delle attrezzature, non era più necessario il lavoro manuale, sostituito dalla mungitura alla posta, cosa usuale all’epoca solo per i bovini.
LA ZIZZONA DI BATTIPAGLIA
RAGO
La famiglia Rago ha cominciato a lavorare la terra della Piana del Sele nel 1892. Una storia fatta di passione e attaccamento alle proprie radici. Generazione dopo generazione, la famiglia Rago ha fatto dell’agricoltura il centro della propria esistenza, un tempo come semplice sostentamento, oggi vanto dell’imprenditoria meridionale. Nel futuro ci sono il consolidamento dell’azienda, lo sviluppo del territorio e la tutela dell’ambiente.
CASSA RURALE ED La prima realtà ARTIGIANA bancaria di Aquara
nasce come “Cassa Agraria di Prestiti di Risveglio Agricolo” trasformata in "Cassa Rurale ed Artigiana" nel 1938 ed operativa fino al 1975. Si costituisce come attuale BCC Aquara nel 18 Maggio 1978 per volontà di 199 soci con sede nei locali di Via Garibaldi. Nel 1985 cresce in volume di affari ed in organico e si trasferisce nell'attuale sede più ampia e confortevole. La BCC Aquara contribuisce anno dopo anno, allo sviluppo e visibilità del piccolo paese di Aquara dal quale ha preso vita l’idea di un progetto ambizioso ed avanguardistico in continua evoluzione che le fa conquistare una posizione di rilievo tra le realtà del Credito Cooperativo in Campania.
Crescita Territoriale
BCC dove C = Cooperazione = Comunità ossia principi costituitivi del Credito Cooperativo. La politica di espansione territoriale della BCC Aquara (1° filiale), mira a ramificarla gradualmente sul territorio con l'apertura di nuove filiali: 1988 apertura della 2° Filiale a Castel San Lorenzo (SA) 1991 apertura della 3° Filiale a Roccadaspide (SA) 2001 apertura della 4° Filiale a Capaccio-Paestum (SA) punto strategico del settore turistico 2003 apertura della 5° Filiale a Eboli per servire prontamente le esigenze di un’area in forte sviluppo 2005 apertura della 6° Filiale a Oliveto Citra sede distaccata 2006 apertura sportello automatico presso la caserma militare di Persano 2009 apertura della 7° Filiale a Capaccio Capo di fiume 2011 apertura della 8° Filiale a Salerno città 2013 trasferimento della 7° Filiale da Capaccio Capo di Fiume a Battipaglia 2015 apertura della 9° filiale a Campagna per completare la filiera ove la Banca è presente: da Capaccio a Salerno senza interruzione, dalla Val Calore alla Piana del Sele La logica geografica mira a creare opportunità di sbocco in luoghi densamente popolati e correlati tra loro, l'apertura di un nuovo sportello bancario è un segnale di fiducia ed ottimismo nel delicato scenario nazionale.
FERROVIA
La stazione di Battipaglia fu attivata nel 1863 all'apertura del tronco ferroviario Salerno-Eboli. Nel 1883, con l'apertura del primo tronco della ferrovia Tirrenica Meridionale, divenne stazione di diramazione. Il fabbricato viaggiatori fu costruito nel 1937-38 su progetto dell'architetto Roberto Narducci.
Capolinea dell’ 8...
I BOMBARDAMENTI DEL Il 1943 è l'anno più 1943
doloroso nella storia di Battipaglia. Violentissimi bombardamenti angloamericani nei mesi di giugno-settembre 1943, rasero al suolo completamente la città. La stima ufficiale dei costi umani è di 117 vittime, ed anche per tale ragione, nel 2006, il Presidente della Repubblica nel Carlo Azeglio Ciampi ha conferito al Comune la Medaglia d'argento al merito civile. La distruzione della città negli attacchi aerei cominciati il 21 giugno 1943 e terminati il 14 settembre, fu operata con i bombardieri statunitensi "Thunderbolt P-47", volando a bassa quota e sganciando bombe a grappoli.
Nel 1943, il regista statunitense William Wyler, già Maggiore dell'Aviazione militare americana, documentò il tutto facendo montare le telecamere direttamente sui bombardieri in azione. I filmati documentaristici bellici del regista (tra l'altro autore, nel 1953, del film Vacanze romane) sono stati per anni coperti dal segreto militare ed ora giacciono nella Cineteca della Rai. Essi documentano la tragedia della popolazione di Battipaglia e l'importanza strategica della città come nodo ferroviario, stradale ed aeroportuale, con l'aeroporto di Montecorvino che l'11 settembre 1943 era in mano americane e dopo due giorni tornava ai tedeschi per essere infine riconquistato dagli americani al termine di strenui combattimenti. Alcuni filmati sui cieli di Battipaglia sono inoltre presenti nel film dedicato agli squadroni dei terribili bombardieri, dal titolo che li richiama e montato tre anni dopo Thunderbolt! (1946) .
Dopoguerra
Distrutta quasi completamente dai bombardamenti del 1943, Battipaglia fu ricostruita in tempi brevi, grazie alla tenacia dei suoi abitanti e alle risorse del territorio."Terra Promessa", a cui affluirono sempre più numerose dall'entroterra correnti migratorie, nel miraggio di un lavoro, conobbe un incredibile incremento demografico tra il 1951 e il 1960, superando più del doppio quello del vicino comune di Eboli, di cui era stata frazione. Da colonia agricola a comune rurale, a città nuova, nel 1960 Battipaglia divenne polo di sviluppo industriale. Alle tradizionali industrie di trasformazione dei prodotti agricoli, si affiancarono industrie siderurgiche e di apparecchiature elettriche a ciclo continuo. Nel 1953, la città entrò prepotentemente nella cronaca in quanto il sindaco in carica, Lorenzo Rago, venne rapito e mai più ritrovato.
La rivolta popolare del Il 9 aprile del 1969 si ebbero 1969 gravi incidenti a Battipaglia, al
diffondersi della notizia della decisione di chiudere due aziende storiche come la manifattura dei tabacchi e lo zuccherificio. Per la città è una tragedia, dal momento che metà della popolazione vive su queste due fabbriche, sulle coltivazioni e sull'indotto. La chiusura di queste aziende significherebbe quindi disoccupazione e miseria. Vengono indette manifestazioni di protesta e cortei, e lo scontro con le forze dell'ordine è drammatico. L'assedio dei dimostranti diventa un attacco, e la polizia perde la testa e spara sulla folla uccidendo due persone: Carmine Citro, operaio tipografo di 19 anni, e Teresa Ricciardi, insegnante in una scuola media di Eboli, che viene raggiunta al petto da una pallottola mentre è affacciata alla finestra di casa sua. Le cariche della polizia si susseguono per tutto il pomeriggio, ed in tutto si contano 200 feriti (di cui 100 da arma da fuoco) fra i dimostranti, e 100 tra i membri delle forze dell'ordine. Il giorno seguente la gente scende in piazza inferocita, blocca ferrovie, strade e autostrade, dalle 17 alle 22 la città è in mano a tremila dimostranti, che devastano la stazione, incendiano il municipio, danno fuoco a duecento auto e poi assediano il commissariato di polizia e la caserma dei carabinieri. A Roma arriva invece la notizia che ci sono stati cinquanta morti e, temendo una insurrezione generale, viene subito trovato un accordo per la riapertura delle due aziende.
STAZIONE DI BATTIPAGLIA OGGI… L’opera è inserita in un più ampio progetto che prevede la realizzazione di un “Centro integrato di interscambio modale per il trasporto delle persone”.