Indice Editoriale...........................................................................della prof.ssa Mina Leuci Questi siamo noi..............................................................di Arianna Pellegrino
La scuola della comunicazione (forse troppa!) Comunic@ndo..................................................................di Simona Fanelli e Giorgia Mastrogiacomo Primi giorni di scuola.......................................................di Samantha Bove Nella vecchia fattoria.......................................................di Priscilla Curci e Christian Caffarella I ribelli della IIE.................................................................di Alessia di Martino Impressioni di settembre.................................................di Roberta Arpone Punti di (s)vista................................................................di Arianna Musicco
L'officina degli scrittori Premio "Tabarrini, Il paese delle fiabe"..........................di A. Pellegrino e V.Tedeschi Soggetto "Ciak junior" a.s 2009/10 Soggetto "Ciak junior" a.s. 2010/11 Concorso "SEFA" Bari, "Adolescente, chi sei?"
Extra moenia Il boom della biblioteca di Trani......................................di Priscilla Curci Progetto FAI......................................................................di Francesco Squatriti e Alessia Cozzoli Che gita!............................................................................di Samantha Bove e Giorgia Mastrogiacomo
Le ali della libertĂ Noi, fieri di essere scout..................................................di Fanelli, Squatriti, di Giglio, Ventura Le nuove frontiere della comunic@zione......................di Alessia di Martino Talent show ......................................................................di d'Azzeo, Arpone, Sansonne Gli intramontabili jeans....................................................di Alessia Cozzoli e Giorgia Mastrogiacomo Rock!.................................................................................di Giovanni de Giambattista
Ciak, si gira! Il divertimento in 3D.........................................................di Bove,Musicco, Funari, Zecchillo Cinema, che passione!....................................................di Alessia di Martino Recensioni: Shutter Island .............................................di Silvia Funari Fahreneit 451....................................................................di Mario Ventura Io non ho paura................................................................di Roberto Rasoli e Arianna Musicco
Tra libri e cd Recensioni Seta....................................................................................di Francesco Squatriti Il delfino............................................................................di Giorgia Mastrogiacomo Quando mi troverai...........................................................di Arianna Musicco Vivere o niente..................................................................di Simona Fanelli
I nostri prof a colori
Questi siamo noi
Editoriale Non è stato facile, non è stato come passeggiare negli Champs Elisees o su un tappeto di seta bianca, ma, alla fine, ne è valsa la pena. Questi due anni con i ragazzi della II E non sono stati sempre "rose e fiori", spesso la mia voce ha dovuto superare i decibel consueti e le mie penne colorate hanno sottolineato gli errori, le inconsapevolezze, i "non sapevo", "non c'ero", "credevo", "non immaginavo". Non sempre le mie parole hanno trovato accoglienza nelle orecchie e soprattutto nelle menti dei ragazzi, pronti a fraintendere qualunque messaggio della "Sibilla cumana", cioè io, che comunque, imperterrita, ha continuato a seminare, a dissodare, ad arare i suoi piccoli venticinque campicelli. Certo, non tutti hanno subito germogliato, alcuni hanno avuto bisogno di duro lavoro e di infinita pazienza, altri hanno mostrato subito le tenere foglioline delle nuove pianticelle, altri mi hanno abbagliata con il loro splendente colore di croco, altri sono rimasti purtroppo sordi alle mie cure infinite. Non ho desistito mai, convinta di poter dare qualcosa a tutti, di trascinare tutti per mano pian piano nel "magico mondo delle lettere", anche quelli che si sono ostinati , fino alla fine, a voler restare nel "paese dei balocchi".Qualcuno non mi ha seguito, si è arreso, qualcun'altra ha dovuto abbandonarci, senza che noi riuscissimo a trattenerla, ma, alla fine siamo arrivati al traguardo del secondo anno, un po' stanchi, un po' ammaccati, alcuni splendenti delle loro conquiste, altri coscienti che avrebbero potuto dare di più, ma insieme. In questo giornalino ci sono io, ci siamo noi, con il nostro lavoro di due anni e con l'entusiasmo e la voglia di camminare ancora, insieme. Prof.ssa Mina Leuci
Eccoci qua, ci troviamo nel Liceo scientifico "Valdemaro Vecchi" e facciamo parte della classe più srana dell'intero Istituto. Ci presentiamo: siamo un gruppo di "nichilisti" e abbiamo l'abitudine di cercare scorciatoie, non vogliamo affrontare le difficoltà della vita mentre dovremmo prepararci al peggio! Proviamo un rifiuto a priori per l' impegno ma a volte sappiamo essere dei "cucciolottissimi", che però molto spesso hanno dei comportamenti da "bimbi scemi". Ebbene sì, questi siamo noi, un ammasso di animaletti incapaci di organizzarsi. Un insieme di venticinque persone che cercano divertimento in ogni istante della giornata e ad ogni minima battuta riescono a coinvolgere tutti.Siamo quelli che hanno il terrore delle interrogazioni e quelli a cui vengono gli infarti quando non sanno niente e sono costretti a dire qualcosa, quelli che entrano nel panico per una domanda e che sono talmente abituati a fare calcoli tanto complicati, da sbagliare addirittura le addizioni e le sottrazioni, quelli che cercano con lo sguardo l'aiuto dei compagni e la consolazione di non essere l'unico a non aver capito nulla e quelli che vorrebbero santificare o fare una statua d'oro ai volontari.Possiamo definirci una classe normale? Beh perché no, forse con la voglia di giocare che va oltre tutto.Ah sì! Siamo pure quel gruppo di ragazzi che collezionano 364 note per aver riso oppure per essersi cambiati in palestra o per aver cantato una canzone durante la lezione. Ma questi incapaci sono anche in grado di fare qualcosa, abbiamo molte capacità e quei pochi neuroni che ogni tanto vengono in nostro aiuto.Organizzare e creare eventi è il nostro "passatempo" preferito. Ci piace preparare feste legate alla religione come "la Pasqua ebraica VS la Pasqua cristiana", laboratori creativi di Storia, la "Settimana della scienza", concorsi legati all'ambito cinematografico e infine questo, il nostro giornalino di classe, che racchiude la nostra vita scolastica dalla breve durata di due anni.Beh, nella IIE ce ne sono di tutti i tipi ,da chi ha la rara dote della bravura in matematica e fisica, a chi ha il dono della fantasia, altri del disegno, c'è chi è estremamente furbo, chi..beh chi è capace di non fare nulla e chi più ne ha più ne metta.Ebbene sì, questa è la IIE, questi siamo noi…ma…in effetti, c'è qualcuno che vorrebbe fare da babysitter a venticinque bambini capricciosi? di Arianna Pellegrino
Comunic@ndo Esattamente un anno fa, ci siamo trovate , come tanti altri prima di noi, a compilare il modulo di iscrizione per il Liceo scientifico, sul quale, però, c' era una voce diversa: Liceo della comunic@zione. E'qui che ci siamo iscritte. All'inizio le incertezze erano tante ma, subito, siamo state soddisfatte della scelta effettuata. Questa soddisfazione nasce dal fatto che tutte le idee e notizie, in precedenza ricevute durante la fase di orientamento sul nuovo corso sperimentale sono risultate vere. Nel nostro indirizzo dedichiamo un' ora di latino alla traduzione in classe, esercizio molto utile, perché ci permette di approfondire gli argomenti studiati nelle ore di lezione e di risolvere i dubbi. Secondo noi è una pratica importante perché, durante questa ora, capiamo con l'aiuto della professoressa come utilizzare al meglio il dizionario a casa e durante i compiti in classe, per velocizzare i nostri tempi e anche perché capiamo la sua 'utilità dato che, da noi studenti, spesso viene sottovalutata l'importanza di questo strumento. Ogni settimana, inoltre, dedichiamo un' ora di italiano al laboratorio di scrittura, in cui facciamo lavorare al meglio la nostra creatività inventando anagrammi, "mischiando" storie, esponendo le trame dei nostri film preferiti: insomma è un'ora in cui le porte della scuola sono aperte alla fantasia. È proprio la fantasia la protagonista di questi momenti di studio, infatti è l'ingrediente essenziale per la ricetta che ci interessa, scrivere testi. Un' attività interessante, quella che ci ha più coinvolti e ci ha obbligati tutti a utilizzare la fantasia, è stata quella di scrivere un soggetto cinematografico per partecipare a un concorso, ciak junior. Stiamo apprendendo le tecniche che bisogna utilizzare per scrivere questi tipi di testi e stiamo migliorando la collaborazione tra di noi, perché stiamo lavorando in piccoli gruppi per arrivare a un unico risultato finale. Inoltre tutto ciò che viene studiato, lo applichiamo, trasformando la teoria in pratica: dopo lo studio della scrittura cuneiforme, "usata per scrivere" su tavole di argilla, abbiamo provato a fare lo stesso, potendo verificare noi stessi il motivo per il quale vennero utilizzati solo cunei e non figure tondeggianti. Tale metodologia secondo noi è utile perché ci permette di poter approfondire al meglio tutto ciò che "staticamente" viene spiegato dai libri, anche perché in questo modo è più facile comprendere e studiare. Il Liceo della comunic@zione privilegia il rapporto comunicativo e si basa appunto sul dialogo e il confronto. È dunque anche una crescita dal punto di vista personale, poiché attraverso la comunicazione abbiamo l'opportunità di scambiarci idee e pareri, di capire il pensiero altrui ed imparare da ogni opinione diversa qualcosa in più. Questo nuovo indirizzo privilegia quindi il passaggio dalla teoria alla pratica,dalle parole ai fatti, e quel passaggio siamo noi. di Giorgia Mastrogiacomo e Simona Fanelli
Primi giorni di scuola
Paura, insicurezza, curiosità e tanta voglia di una nuova avventura, del tutto sconosciuta, dominavano la nostra mente quel 16 settembre 2009, quando siamo stati catapultati in questa nuova realtà, in un primo momento affascinante. Chi solo, chi già in compagnia, ci precipitammo a cercare quelle caldissime e soffocanti mura, in cui tutto avrebbe avuto inizio. 1^ ORA: il professor Formichella ci accolse con un'aria piuttosto inquietante e senza perder tempo ci presentò con l'appello coloro che sarebbero stati i nostri compagni d'avventura, tra alti e bassi, tra risate e rimpianti, tra gioie e dolori. 2^ (e solo per quel giorno) ULTIMA ORA: la professoressa Leuci subito, con un sorriso e con le sue parole rassicuranti, è diventata il nostro punto di riferimento. È bastato poco per amalgamarci e trascorrere ricreazioni, poi pomeriggi, poi serate insieme che ci hanno resi molto uniti, forse anche troppo.
di Samantha Bove
Nella vecchia fattoria Professori più disperati che occupati nella cattedra della II E II E? Una classe? O un mucchio di nichilisti? È così che il professor D. Formichella, agli sgoccioli della sua carriera definisce gli studenti che , a malincuore, non hanno soddisfatto neanche una delle sue aspettative. Sconosciuto è il motivo per cui molti professori sono emigrati in cerca di fortuna e attenzione in classi lontane. Forse per paura? O per esasperazione? La II E ricorda a malincuore l'abbandono, avvenuto prematuramente, dopo solo un anno, della professoressa Losito di inglese, Relvini di educazione fisica e di Terlizzi di fisica. La dura mancanza ha scatenato negli innocenti animi dei ragazzi un effetto che ha contaminato anche le loro facoltà mentali , decimando i neuroni di molti esemplari. Le specie presenti in classe non sono ancora state codificate; spesso durante le lezioni sembra di stare in una fattoria. I versi di cavalli e pecore
fanno da sottofondo alle lezioni , aggiudicando oscar ai professori per la lirica migliore. Primo posto aggiudicato alla nuova professoressa di inglese, la Monterisi. È solo Germinario, professore di fisica, che è riuscito, per lo meno al secondo anno, a catturare la massima attenzione possibile degli alunni, incuriositi dai numerosi insegnamenti di vita acquisiti da lui. I bollenti spiriti cavallereschi riescono a trasformarsi in pochi secondi in timorosi coniglietti, solo due ore alla settimana: l'anno scorso con il professor Sicolo, intellettualissimo, e quest'anno con la professoressa Di Pinto, terrorizzati all'idea di poter essere interrogati, infatti, gli alunni, poverini, abbassano le loro difese immunitarie accusando gravi sintomi tanto da non poter rimanere in classe. Dotati tutti di una microscopica vescica hanno l'esigenza di uscire durante l'ora centrale, causando l' ira e l'esasperazione soprattutto del prof. Formichella e della prof.ssa Monterisi. Unica superstite dello sterminio del corpo docente della I E è stata la professoressa Leuci , detta "sibilla cumana", che riesce ancora a trasformare cavalli in cuccioli, con la sua grande pazienza, con cui gli alunni sperano di poter continuare a crescere. Informazioni ad alto livello di nota. A cura di agenti segreti, forse cugini.
Di P. Curci e C. Caffarella
I ribelli della seconda E E così da quel giorno la IE ha incominciato questa nuova avventura. In quel momento i ragazzi erano tutti incuriositi e,forse,anche un po' intimoriti. Ma è del tutto normale questo stato d'animo quando si intraprende una nuova esperienza. Durante i primi giorni la IE iniziò a conoscersi più approfonditamente rispettando i pregi ed i difetti di tutti. Magari ci sono stati dei momenti di difficoltà durante questi due anni,a causa di caratteri eccessivamente vivaci, però molte altre volte i ragazzi hanno dimostrato di essere un gruppo compatto, aiutandosi a vicenda per le interrogazioni e per le prove scritte. Nel corso del I anno il giorno ritenuto dalla classe ''più temuto'' della settimana era il giovedì,quando c'era l'interrogazione di geografia. In quegli attimi si sentiva solo l'aumentare dei battiti cardiaci perché,quando entrava il professor Sicolo, la classe era in silenzio assoluto a ripetere e,magari,a sperare di non essere interrogata. Però,nonostante queste piccole prove da superare, la IE ha vissuto molte esperienze speciali. Una di queste, probabilmente la più bella, è stata la "Settimana della scienza", in cui i ragazzi si sono impegnati ogni giorno per ottenere un buon risultato. C'era chi cucinava,chi imparava l'alfabeto egiziano,chi faceva i cartelloni,chi si occupava della fisica… Alla fine la classe ha ottenuto un buon lavoro che ha evidenziato soprattutto la volontà dei ragazzi, che si sono cimentati in questo progetto. Poi è iniziato questo nuovo
anno, dove i ragazzi sono cresciuti fisicamente e,forse,mentalmente. Durante quest'anno, più impegnativo del precedente, ci sono state più difficoltà, poiché i programmi scolastici sono più intensi. Però, nonostante tutti i rimproveri dei professori,il nichilismo nei confronti della matematica e tutte le battute di alcuni un po' fuori luogo durante le ore di lezione, la seconda E ha quasi terminato il biennio e si accinge,sperando ancora di farlo tutti insieme, ad iniziare il triennio.
di A. di Martino
Impressioni di settembre Per alcuni di noi è il primo contatto con la fisica, per altri con il latino. È un momento importante, per farci un'idea della disciplina, dei suoi metodi e dello stile d'insegnamento del docente. Il primo giorno eravamo tutti un po' agitati perché ti passano mille pensieri nella testa: "Come sarà?" "Mi troverò bene?" "Avrò scelto l'indirizzo di studi giusto per me?" "Come saranno i miei compagni di classe?" "E i professori?", sei felice perché stai per iniziare il primo giorno di una nuova vita, perché hai scelto come indirizzare il tuo futuro, ma, dall'altra parte, hai anche molta paura perché, soprattutto per i ragazzi timidi, è difficile stringere amicizie. Però una volta entrati in classe, subito, abbiamo iniziato a parlare, a presentarci e da lì in poi, di giorno in giorno, l'anno è trascorso e ora siamo tutti uniti. di Roberta Arpone
Punti di (s)vista Molti di noi ricordano la scuola e tutte le esperienze relative ad essa, partendo da tanti piccoli aneddoti. Come dimenticare le risate, i giochi, tutti i momenti belli e non che abbiamo condiviso con i nostri compagni, cinque ore al giorno, per tutto l'anno? In ogni classe ognuno ha un ruolo, come una specie di recita. Di solito colui che suscita più ilarità e che scatena le risate è il cosiddetto buffone. Il problema grave è che nella nostra classe ci sono sei buffoni. L'anno scorso alcuni di noi hanno avuto il privilegio di raccogliere la "creme de la creme", le migliori citazioni che i nostri coetanei ci hanno offerto. Alcune comiche sono nate da calligrafie pessime, come "zecca superba" o "storia di una pineta". Altre sono di natura religiosa "-Chi è Gesù? -Il figlio della Madonna. - Chi è la Madonna? -La madre di Gesù", "l'8
dicembre una corona infuocata viene posta sulla statua della Madonna". Durante le ore di storia in pochi minuti alcuni hanno distrutto le reputazioni e le carriere di filosofi, eroi, imperatori e persino dei:"-Chi era il padre di Romolo e Remo? -Il lupo! -Zeus!", "-I romani erano violentissimi! -Ah 'sorè, deve vedere i pugliesi!", "-Chi era Annibale? -Il re di Francia!" "Ma i Persiani non combattevano con le vacche, le cavalle persiane?", "-Ha avuto quattro figli da quattro uomini diversi -Si dice che fosse una facile!" "-Chi era il re di Roma? -Totti!" "-Che facevano le vestali? - Si vestivano!" E questi sono solo pochi esempi delle sentenze che emanano questi maestri di scemenze. Quest'anno si sono aggiunti altri tormentoni che disturbano costantemente le lezioni, alla fine però ci strappano sempre un sorriso e rendono più leggere le giornate più complicate e noiose. Adesso, quasi giunti al termine dell'anno, abbiamo imparato, grazie e per colpa loro, un mucchio di cose. Conosciamo molto bene Abdul Azziz, il suo amico Momo Mohamed, la loro famiglia e i loro amici, sappiamo imitare tutti alla perfezione il verso del cavallo e della pecora, ognuno di noi sa chi è Kurt Cobain e quando è il suo compleanno, sappiamo tutta la vita del professor Germinario e della sua Croma e siamo felici come degli agnellini il giorno di Pasqua. di Arianna Musicco
L'officina degli scrittori Premio "Tabarrini", il paese delle fiabe "Volare in un mondo nuovo" C'era una volta in un bosco incantato un piccolo coniglietto di nome Luiser, abbandonato e cresciuto fin da piccolo dalle fatine del bosco. In onore della sua nascita la regina delle fate gli porse come dono un bellissimo paio di ali magiche, grazie alle quali avrebbe realizzato un desiderio solo dopo essere diventato grande. Luiser viveva spensieratamente la sua vita da coniglietto all'insaputa di quello che gli sarebbe accaduto da grande. Ogni sera le piccole fatine gli raccontavano le leggende del mondo in cui viveva, ma una notte accadde qualcosa d'insolito. La fatina Bianca, la più grande tra le fate, gli raccontò un'antica storia che parlava della nascita degli esseri umani.All'udire questa parole il piccolo rimase affascinato, poiché era un mondo a lui sconosciuto. Passarono gli anni, ma il suo desiderio era sempre lo stesso:
trascorrere la sua vita nel mondo degli umani. Così, da coniglietto coraggioso, decise di prendere le ali magiche, custodite con sicurezza dalla regina delle fate e di far avverare il suo più grande sogno. Una volta presa la decisione indossò le ali magiche e…all'improvviso si trasformò in un bellissimo ragazzo dagli occhi azzurri e con un sorriso splendente. Saputa la notizia, la regina si recò subito da Luiser per avvertirlo che la magia di quelle ali durava per un periodo di circa due anni e che, se nell'arco di questo tempo fosse tornato nel bosco, l'incantesimo sarebbe svanito. Così Luiser, grazie all'aiuto delle fatine e della regina, riuscì a recarsi nel mondo degli umani, attraversando il pericoloso ponte che divideva le due realtà. Lì conobbe una ragazza incantevole di nome Joy, la quale aveva fin dall'inizio un debole per lui. Tra i due fu subito amore e il loro primo hanno insieme passò velocemente, ma nonostante fosse trascorso così tanto tempo Luiser aveva ancora timore di raccontarle tutta la verità. Un altro anno passò e così Joy decise di organizzargli una sorpresa speciale portandolo nel bosco per trascorrere una giornata diversa dalle altre. Appena arrivati nel luogo incantato e dopo aver superato il ponte pericoloso, Luiser si ricordò subito di ciò che la regina gli raccomandò tempo fa e in un attimo cercò di portare la sua amata fuori dal bosco. Insospettita, Joy cominciò a fargli varie domande, ma per evitare che lei capisse tutto, Luiser decise di riportarla nel luogo incantato. Così, una volta sistemato tutto per il picnic, cominciarono a volteggiare intorno ai due delle lucciole che, stupite, avvertirono le fate del bosco. La notizia giunta alle splendide fatine era quella della presenza di due umani all'interno del loro bosco. Subito si pensò che questi fossero esseri terribilmente malefici. Per prima cosa la fatina Bianca accorse dalla regina per riferirle la tragedia e preoccupata decise di andare a controllare di persona questi due "umani". La regina però riconobbe subito che quel bellissimo ragazzo era il suo piccolo coniglietto Luiser, che non vedeva ormai da due lunghi anni. Allora, avendo riconosciuto gli umani, ella decise di intervenire per ricordare a Luiser di andar via il più presto possibile altrimenti sarebbe diventato di nuovo un coniglietto, questa volta però per sempre. Purtroppo non fu facile avvisarlo, poiché Joy avrebbe potuto capire oppure sospettare qualcosa. Così la regina decise di mandare due fatine per controllarli, due bruchi e due passerotti per distrarre la fanciulla, mentre lei ripeteva tutte le raccomandazioni a Luiser. Così tutti obbedirono agli ordini dell'amata regina e dopo tanti tentativi lei riuscì a parlare con il ragazzo. Ormai mancavano solo pochi minuti allo scadere del tempo dopo il quale Luiser si sarebbe trasformato in un coniglietto. Tutto ciò però non poteva accadere, così la regina delle fate provò ad aumentare la durata dell'incantesimo delle ali magiche…ma fu tutto inutile, infatti dopo pochi attimi il piccolo Luiser divenne di nuovo un coniglietto e le ali fatate caddero sul prato ormai senza più potere. Disperato e triste cominciò a piangere, dato che era ormai destinato a restare per il resto della sua vita nel luogo magico senza la sua bellissima Joy. Profondamente preoccupata, la fanciulla cominciò a
cercare per il bosco il suo Luiser, ma lì intorno non vedeva altro che fiori, lucciole, passerotti e coniglietti. Luiser era lì che la guardava, ma purtroppo non poteva rivolgerle la parola altrimenti avrebbe svelato il segreto proibito della magia. Passarono le ore e Joy cercava il suo amato senza mai trovarlo, così diventato ormai buio decise di riattraversare il ponte e ritornare a casa. La mattina successiva ella si recò di nuovo nel bosco, risistemò la tovaglia per il picnic e cominciò ad aspettare Luiser. Ciò continuò per settimane e settimane, infatti tutte le mattine la fanciulla aspettava invano il ragazzo.Nell'arco di questi lunghi giorni Joy imparò a conoscere un nuovo mondo fatto solo di pace, fiori e adorabili animaletti. Tutto d'un tratto a lei si avvicinò un bellissimo coniglietto che cominciò a sillabare qualcosa.Joy spaventata si alzò e scappò via. E per il resto della serata non fece altro che pensare a quell'insolita stranezza. Tuttavia la mattina dopo Joy si recò nel bosco magico. Ancora una volta il coniglietto, Luiser, le si avvicinò e cominciò a parlare. Le raccontò una strana storia che descriveva la vita di un piccolissimo coniglio nato per sbaglio in un'altra realtà. Joy rimase sbalordita e grazie a quella storia Luiser poté raccontarle tutta la verità dicendole alla fine che era lui quello che da giorni cercava. Triste, la fanciulla scoppiò in lacrime. Allora la regina delle fate decise di preparare un incantesimo per rendere anche la ragazza una dolcissima coniglietta. Joy senza pensarci decise di accettare la proposta della regina e subito prese la pozione e la bevve tutta d'un sorso. Dopo pochissimi attimi una luce accecante colpì gli occhi di tutti gli animali del bosco e all'improvviso davanti a loro apparve una fantastica e stupenda coniglietta dagli occhi chiari e dal pelo morbido e lucente. Ormai tra i due non c'erano più segreti…e dopo aver vissuto tanto tempo insieme si sposarono e vissero per sempre felici e contenti una vita da coniglietti. di Arianna Pellegrino e Vanessa Tedeschi IE
Soggetto cinematografico Titolo:una notte al liceo "Valdemaro Vecchi" genere: avventura autore: classe IE del Liceo Scientifico Statale "Vecchi" Trani(BT) Tempo e luogo: Trani, 21 dicembre 2009 Nel Liceo scientifico "Valdemaro Vecchi" di Trani tutti i momenti della giornata sono scanditi dal suono della campanella, regolata sull'orologio che un tempo si trovava nella tipografia di Valdemaro Vecchi a Trani e che ora si trova al centro dell'atrio della scuola, al piano terra . La classe IE si ritrova a scuola per terminare un'attività iniziata in mattinata. I ragazzi stanno lavorando ad un progetto per la "Settimana della cultura scientifica", che si svolgerà ad aprile nel loro Istituto. Seduta alla cattedra con il registro in mano e l'aria stufa c'è la professoressa di Lettere. Verso la fine dell'attività laboratoriale squilla il cellulare di un ragazzo seduto al primo
banco, di fronte alla cattedra, Ninni il solito sbadato. Improvvisamente suona la campanella, ma a causa del caos esagerato la sente solo la professoressa che cerca di avvisare i suoi alunni, che non la ascoltano . A questo punto lei, già irata per il ritardo nella consegna dei lavori, sequestra i telefonini di tutti i ragazzi e li infila nella borsa nera. All'ennesimo urlo dei ragazzi, però, la professoressa decide di andar via esasperata. Prima di uscire ordina alla classe di mettere tutto in ordine velocemente, vista l'ora tarda. Sicuri del fatto che tutti sono usciti dalla scuola, i bidelli sistemano l'atrio e vanno via. Chiudono il cancello e si allontanano dalla scuola. I ragazzi si affrettano a mettere in ordine l'aula perché impazienti di andare a festeggiare il compleanno di Silvia. Silvia è una ragazza lunatica e simpatica con il vizio di essere sempre in ritardo. I ragazzi scendono le scale e si avvicinano al portone per andar via. Giunti all'ingresso si rendono conto che le porte sono chiuse. L'ansia prende il sopravvento e i ragazzi preoccupati si affrettano a cercare i cellulari nelle tasche. Ma niente, si ricordano che la professoressa li aveva sequestrati; a questo punto, preoccupati, si dividono in gruppi per cercare vie d'uscita. Il primo gruppo si reca al piano superiore per tentare di rompere le porte delle uscite d'emergenza, il secondo gruppo, invece, resta nell'atrio. Nel secondo gruppo ci sono Giorgia, Simona, Silvia, Samantha e Giovanni; ad un certo punto Giorgia lancia un urlo perché sente uno strano rumore proveniente dal busto di Valdemaro Vecchi, situato nei pressi. Giorgia è una ragazza fuori dal comune, che si distingue sempre da tutti gli altri componenti della classe a causa delle sue idee stravaganti, che ha in qualsiasi momento della giornata, anche di notte. Nell'agitazione Samantha colpisce Giorgia che, a sua volta, perde una lente a contatto. Samantha è una ragazza un po' impacciata, ma sempre solare e disponibile. Giorgia scivola, facendo rompere l'orologio costruito da Valdemaro Vecchi che, cadendo, provoca delle scintille. Le lancette si bloccano e segnano le ore 19.00. Appena avviene l'impatto tra l'orologio e il pavimento un urlo agghiacciante, proveniente dal piano superiore, immobilizza i ragazzi che si trovano al piano inferiore. Un lampo illumina improvvisamente l'atrio, facendo comparire uno strano fantasma. I ragazzi iniziano ad urlare e correre e cercano di ripararsi in qualche aula, anche se sono consapevoli di non poter scappare. Alessia, la più paurosa della IE sviene, così Pasquale e Domenico si ritrovano a trascinarla per tutto il corridoio e le scale. Dopo essersi calmati, Simona decide di tornare nell'atrio per identificare il fantasma. Simona è una ragazza divertente, estroversa, ma leggermente nevrotica. Arrivati giù, sembra che vada tutto bene per i ragazzi che si calmano e cercano di trovare qualcosa da mangiare al distributore automatico. Però, proprio quando torna la tranquillità, una lampadina si fulmina e un denso buio avvolge l'atrio. I ragazzi sentono una porta aprirsi scricchiolando. Impauriti, si uniscono in un solo gruppo compatto. E poi lo vedono. In fondo a uno dei corridoi che si diramano, partendo dall'atrio, una figura argentea fluttua nell'aria e si dirige verso di loro, ben distinta.
La voce che sentono è distante e confusa, simile ad un ululato. Quando è ormai vicino agli alunni, questi ultimi urlano di paura. Giovanni, il meno coraggioso, chiede al fantasma con voce flebile e balbettando chi esso sia. La risposta questa volta è chiara e lapidaria: i ragazzi della IE hanno davanti niente meno che il fantasma di Valdemaro Vecchi, liberato dalla rottura dell'orologio, nel quale è stato intrappolato per decenni. L'ectoplasma si presenta declinando le sue generalità: è Valdemaro Vecchi, illustre tipografo tranese a cui è intitolato il Liceo scientifico tranese. Spiega che a lui si sono rivolti autorevoli studiosi per pubblicare i loro lavori e insinua con aria autoritaria che i ragazzi sono dei ladri, perché non trova più un documento fondamentale. Ordina ai ragazzi di restituirglielo immediatamente, altrimenti non sarebbero usciti più dalla scuola. Gli alunni si allontanano dall' atrio e si dirigono in presidenza. Pasquale, l'imbranato della situazione, poggia un piede su un foglio steso per terra e per evitare di cadere tende la sua mano verso la libreria presente lì vicino e involontariamente sposta un libro. Così la libreria si gira vorticosamente su se stessa e rivela il segreto che per anni è rimasto sepolto. Alessia, Ninni e Pasquale si ritrovano in una stanza segreta, che custodisce documenti appartenenti a ragazzi che hanno frequentato la scuola molti anni prima. Da un altro piccolo ingresso sconosciuto entra gattonando il resto del gruppo classe Rovistando tra libri, fogli e documenti vari, i ragazzi trovano uno scrigno contenente alcuni oggetti di Valdemaro Vecchi. In coro i ragazzi chiamano con gran voce il fantasma, entusiasti di aver trovato il documento tanto cercato da lui, è "Critica", rivista di letteratura, storia e filosofia, stampata a Trani. I ragazzi prendono il documento e lo restituiscono a Valdemaro Vecchi, che, felice, comincia a dileguarsi e… ………….Ninni si sveglia di soprassalto e si ritrova in classe, mentre la professoressa di religione sta parlando appassionatamente e, vedendo il ragazzo semiaddormentato, lo sveglia gridando il suo cognome. Ninni spaventato scuote la testa e si scusa. E' stato solo un sogno, appassionante, avventuroso, ma solo un dannato sogno!
Concorso "Ciak Junior" 2011 Liceo scientifico "Vecchi" Trani (BT) Titolo: "Buon" Natale!!!!! Genere: soggetto cinematografico febbraio 2011, Bari Un ragazzo torna dolorante verso casa. Cappello ad ore
tre, pantaloni alla Run DMC e i cosiddetti "bling-bling". Due occhi di un marrone intenso dominano il suo volto, l'aria di chi non è abituato ad abbassare la testa davanti a niente e a nessuno. Natale, "Nate" per il suo "clan", si è appena fatto disegnare sul corpo l'ennesimo tatuaggio, come se il dolore fisico lo distogliesse in qualche modo e per qualche tempo da quello interiore, ben più forte. Cammina per strada raschiando auto, imbrattando vetrine e, quando nessuno lo vede, bruciando i tasti dei citofoni. Azioni gratuite e distruttive con cui sfoga una rabbia covata per anni. Il giorno dopo, in ritardo e imbronciato, Nate sale le scale della scuola ed entra in classe. Il cortile del Liceo scientifico "Scacchi" ha un'aria quasi primaverile e alunni distratti lo contemplano attraverso i vetri delle classi. I suoi compagni fanno esercizi di matematica con la professoressa più odiata dell'Istituto, che non perde l'occasione per rimproverarlo e sminuirlo alla presenza di tutti i suoi compagni. Nate, un ragazzo molto arrogante, non permette a nessuno di trattarlo in questo modo, nemmeno ad una professoressa. Ora, negli occhi di un azzurro ibrido della docente, immagina sua madre, e non avrebbe voluto, visto che lei è l'unica a metterlo in soggezione. L'imbarazzo che scende nell'aula della 3°E, attraversata da ampi fasci di luce, non è paragonabile a nulla. Nate le risponde a tono e la discussione inizia ad accendersi provocando il mormorio dei compagni, ma l'ira della professoressa che, esasperata, lo invita ad uscire dalla classe. Lui non riesce ad accettare quel comportamento e sa che deve fare qualcosa per ribellarsi. Così approfitta della situazione e si dirige di corsa verso il parcheggio della scuola. Lì sfoga la sua rabbia colpendo e ammaccando a calci e pugni la macchina dell'insegnante. Avvisata dai suoi alunni la professoressa corre giù per fermarlo e subito lo porta in presidenza. Indifferente per l'accaduto, lui non si preoccupa delle conseguenze. Laura Montegalli, l'imponente preside, attacca subito a parlare; gli spiega che quanto accaduto quella mattina è l'ennesimo gesto inammissibile, ma che stavolta verrà punito seriamente con la sospensione dalle lezioni per una settimana e la convocazione della madre. In realtà il vero motivo per cui Nate ha sempre avuto questa rabbia dentro è non aver vissuto con un padre che lo aiutasse. Ha sempre avuto un cattivo rapporto con la madre, causato dalle colpe che le dà, pensando che gli abbia sempre impedito di conoscerlo, e che lei ha lasciato pochi mesi dopo la sua nascita, perché lui pensava solo all'alcool e tornava tutti i giorni a casa tardi ed ubriaco. Alla fine della giornata scolastica il ragazzo prende l'autobus, ma non quello diretto verso casa. La madre, un noto avvocato impegnata nel suo lavoro, si accorge troppo tardi dell'accaduto. Presa dalla paura terrificante di aver perso il figlio cade in preda al panico e si affretta a chiedere aiuto. Lui, però, è ormai troppo lontano per essere rintracciato. È lontano come sono i suoi pensieri, che vagano inquieti su suo padre e su come sarebbe stata la sua vita al suo fianco. Sceso dal pullman vede una grande folla e, curioso, si reca ad investigare. Scopre di trovarsi all'esterno di un centro di volontari per il recupero dalle dipendenze, al cui direttore
chiede ospitalità. Quel posto è frequentato da persone che lui ha sempre disprezzato, lo vede come un posto lugubre, un posto con una entrata ma senza una uscita, ma ora non ha alternative. Passa lì la notte e per ricambiare il favore decide di lavorare in mensa. Il giorno dopo, un suono insopportabile lo sveglia prima che il sole sorga completamente. Nate capisce subito che quella non è la vita che avrebbe desiderato e, ormai sveglio, deve trovare il modo per trascorrere la giornata, perciò si reca in mensa. Le pareti sono dipinte con colori caldi e rassicuranti, che permettono agli ospiti di trascorrere la vita in un'atmosfera tranquilla, ad allietare le loro giornate sono laboratori creativi tenuti da volontari. Contribuiscono a colorare il luogo i sorrisi degli uomini che lo abitano. Passano diversi giorni e una mattina, pulendo la sala, Nate trova sul pavimento una vecchia foto, che ritrae un uomo ed un bambino di pochi mesi, alle cui spalle campeggia lo stesso quadro presente nel salotto di casa sua. Incuriosito, ogni giorno, durante la distribuzione dei pasti, cerca di riconoscere l'uomo osservando attentamente i volti degli ospiti. Ad un tratto nota che un uomo di mezza età dall'aria trasandata ha sulla mascella una piccola voglia, la stessa dell'uomo della foto. Rimasto incredulo decide di chiedere informazioni al direttore del centro. Non scoprendo nulla di interessante, decide di avvicinarsi in modo particolare a lui per poterlo conoscere meglio. Vedendo l'uomo entrare nella stanza riservata agli alcolisti, capisce qual è il suo problema. Aspetta così il termine della seduta per poi parlargli di persona. I due finalmente si incontrano e, spiegando ognuno le proprie ragioni, capiscono di avere un passato in comune. Alla fine del discorso Nate mostra la foto ritrovata in mensa e gli chiede se per caso gli appartiene. L'uomo, guardandolo, capisce il motivo di tutte quelle domande. Fissa intensamente il ragazzo, in un silenzio che
Concorso"SEFA" Adolescente, chi sei?" Bari L'amore non esiste per renderci felici, ma per dimostrarci quanto sia forte la nostra capacità di sopportare il dolore. "Bianca come il latte, rossa come il sangue" di Alessandro D'Avenia" romanzo Mondadori, prima edizione gennaio 2010 "Bianca come il latte, rossa come il sangue" è il romanzo d'esordio di un giovanissimo professore di lettere, Alessandro D'Avenia, molto legato ai colori e agli odori della sua Palermo. Tutte le pagine richiamano colori, perché "ogni emozione è un colore", ma a dominare sono il ROSSO e il BIANCO; il rosso indica la vita, tutto ciò che c'è di bello e luminoso, l'amore, che in seguito si trasforma in coraggio, in voglia di inseguire i propri sogni, rossi sono i capelli di Beatrice, la ragazza di cui Leo è innamorato, irreprensibile diciassettenne
che trascorre una vita difficile, per la quale il ragazzo donerà il suo sangue e per cui potrebbe donare anche la vita. Mentre per Dante Beatrice rappresenta la donna perfetta ed ideale, per Leo è la favola, una meta da raggiungere, la porta per la felicità. Il romanzo tratta temi principalmente adolescenziali e vede come protagonista Leo. Leo non è mai stato un sedicenne serio e studioso e non riconosce il valore di ciò che lo circonda. Ha una paura patologica del bianco, di cui comprenderà solo in seguito il valore, riuscendo a interpretarlo non come silenzio, assenza e solitudine, ma come purezza, innocenza e semplicità. Leo ama il rosso così come ama Beatrice. Contrapposta alla figura idilliaca di Beatrice, c'è Silvia, realtà e quotidianità di Leo. Silvia, con i suoi silenzi significativi e le poche parole dette al momento giusto, è la figura di riferimento per il ragazzo, il quale però spesso sottovaluta la sua importanza e talvolta la trascura. Il professore Sognatore, invece, si rivelerà per il ragazzo una persona fondamentale e una spalla su cui piangere quando tutto il mondo sembrerà andargli contro; lo aiuterà a non rinunciare ai suoi sogni, a non lasciarsi sopraffare dal bianco. Leo è particolarmente legato ad un luogo: una panchina sul Tevere. È qui che le idee e i sogni, il futuro e il passato, l'amicizia e l'amore si fondono, dando luogo a situazioni che sconvolgono la vita del ragazzo e lo rendono una persona diversa dagli altri sedicenni. Il libro affronta argomenti ben precisi tipicamente adolescenziali, come l'amore, il dolore, l'amicizia, il rapporto conflittuale con i genitori, che confluiscono tutti nella difficile strada della crescita. Il linguaggio della narrazione è forbito, ma accessibile , lo scrittore riesce ad affrontare un argomento delicatissimo, trasmettendo al lettore forti emozioni, che in alcuni punti sembrano persino tangibili, tanto da catturare l'attenzione, ma anche l'animo sensibile di chi legge, che viene coinvolto in una passeggiata nella realtà giovanile, in cui i protagonisti sono i ragazzi, i loro sogni e la paura di non realizzarli La scrittura diretta e immediata, la storia realistica, la tristezza contrapposta alla felicità, la scoperta di valori grandi come l'amicizia e l'amore, rendono la lettura del libro di Alessandro D'Avenia interessante e toccante a tal punto da non riuscire a distogliere lo sguardo dalle pagine che ti travolgono in un vortice di appassionanti episodi, particolarmente comuni nel periodo adolescenziale. E la bravura dell'autore sta proprio nell'aver saputo delineare i protagonisti con delle caratteristiche nitide, in un libro in cui un solo personaggio fuori luogo avrebbe potuto spezzare il filo conduttore della storia. Per quanto delicato possa essere l'argomento, D'Avenia riesce ad affrontarlo perfettamente, mettendosi nei panni dei ragazzi coinvolti nella storia, plasmandoli, rendendoli reali. E le emozioni che provano loro le prova il lettore leggendo il libro, li sente vicini, gli vien voglia di aiutarli. L'incoraggiamento alla ricerca dei sogni è la caratteristica principale del romanzo di formazione, che nasce dal desiderio di far riflettere i giovani sull'importanza della vita. L'adolescenza è un periodo da vivere al meglio che ti rimane nel cuore per sempre.
Extra Moenia Il boom della biblioteca comunale di Trani Trani, Liceo scientifico "V. Vecchi". I ragazzi della II E hanno scoperto solo quest'anno che a Trani esiste una biblioteca. Grazie alla professoressa Leuci, infatti, hanno potuto ammirare l'interno di questa "stravagante" struttura. E' stata dura per loro mantenere l'assoluto silenzio ma, muniti fin da subito di una grande voglia di scoprire, sono riusciti in poco tempo ad apprendere tante di quelle notizie a cui nessuno di loro avrebbe mai potuto pensare. Nessuno avrebbe infatti mai potuto immaginare che un libro non si ripara con lo scotch , perché significherebbe rovinarlo ancora di più, tantomeno nessuno avrebbe mai potuto immaginare che un libro vecchio e strappato potesse essere lavato in una vera e proprio macchina lava-libri e potesse ritornare nuovo. Una guida infatti ha fatto del suo meglio per catturare l'attenzione di questa classe che sapeva ben poco su come funzionasse una biblioteca. Neanche uno avrebbe mai potuto immaginare che una semplice biblioteca potesse essere così grande e interessante. Tra una spiegazione e l'altra infatti , la guida si è resa disponibile ad accompagnare i ragazzi nelle stanze più segrete, per poi scovare librerie, una dopo l'altra. Sorpresi dall'importanza che veniva data a ogni singolo libro, i ragazzi hanno capito come ogni libro è registrato in base al numero di scaffale in cui è posto, e gli scaffali sono persino chiusi con grandi lucchetti. Perfino i giornali, che la gente è abituata a gettare, erano tutti ordinati secondo la data : si presentavano, uno dopo l'altro, le grandi pagine di enormi giornali davanti a increduli sguardi. Molte stanze avevano addirittura particolari sistemi per controllare nel modo più preciso possibile la concentrazione di umidità ,ma comunque alcuni attenti ragazzi si sono accorti del fatto che , in particolare i libri antichi hanno un odore particolarmente sottile che permette di avvertire lo scorrere del tempo. Ma la cosa che ha colpito tutti è stata la cura per dei libri antichissimi, scritti addirittura in latino , che vengono conservati come dei veri e propri tesori , non solo in semplici librerie ma anche in strane librerie scorrevoli salva-spazio che, a prima vista, nessuno aveva riconosciuto. C'erano anche grandi sale per lo studio, nelle quali regnava l'assoluto silenzio e stanze apposite per connettersi a internet.
È stato fantastico, raccontano, scoprire l'esistenza di questa grande struttura che nessuno aveva mai visitato. Così, grazie alla professoressa Leuci, la biblioteca di Trani ha registrato tanti altri inscritti su cui poter contare e da quel 9 dicembre 2010 agli addetti resta meno tempo per contare i libri ceduti ai giovani clienti durante la giornata. Di Priscilla Curci
Progetto FAI Sabato 26 e Domenica 27 marzo 2011 siamo stati per un giorno delle vere e proprie guide turistiche; infatti in questi giorni in tutta Italia vi è stata la XIX giornata FAI di Primavera, che ha permesso l'apertura di siti culturali cittadini normalmente chiusi al pubblico. Il FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano), è una fondazione che dal 1975 si interessa della apertura al pubblico di beni storici, artistici o naturalistici e che dal 1992 organizza la Giornata FAI di Primavera. Coinvolti dalla professoressa Leuci in questa iniziativa, la Fondazione ci ha affidato la Chiesetta del SS. Salvatore di Trani, meglio conosciuta come "Chiesa del Miracolo eucaristico". Anche se all'inizio questo progetto non ci ha entusiasmati molto, crediamo invece che alla fine tutto ciò ci è servito. Per la prima volta, infatti, non siamo noi i turisti ma le guide e questo ci fa capire anche che questo lavoro non è così semplice come possiamo credere. Ci siamo, quindi, preparati e documentati a dovere per risultare dei perfetti "aspiranti Ciceroni". Ci siamo divisi in vari turni, abbiamo condiviso i documenti in nostro possesso e abbiamo comunicato ai turisti gli studi del "Miracolo". Tutti siamo stati presi dalla tensione, poiché abbiamo dovuto relazionare sull'argomento di fronte a persone sconosciute di varie età ma, con il passare del tempo, ci siamo subito tranquillizzati. E abbiamo narrato tutto nei minimi particolari. Questo progetto è stato per tutti una bella esperienza ,che ci ha formati soprattutto culturalmente visto che molte vicende, come quella del "Miracolo Ecauristico" legate alla nostra Città, risultano addirittura sconosciute a molti cittadini e noi tutti speriamo di poter rivivere questa esperienza nei prossimi anni. Inoltre l'esperienza ci ha permesso di fare la conoscenza della prof.ssa D'Elia, ex temutissima docente del nostro Liceo, che ci ha ""perseguitati" tutto il week end con i suoi consigli e le sue preziose considerazioni. di Francesco Squatriti e Alessia Cozzoli
Che gita! Scegliere un argomento di cui parlare? Per noi due è stato davvero difficile, non volevamo scrivere qualcosa di banale
o scontato, non volevamo tantomeno elaborare qualcosa di cui già molti avrebbero parlato e soprattutto non volevamo doppioni, ci piace raccontare cose uniche e… Così abbiamo deciso di raccontarvi un'esperienza fuori dal comune: la gita del secondo anno! Come ci si prepara a una perfetta gita, a un giorno che spezzi la quotidiana monotonia scolastica? Ve lo spieghiamo noi! Munitevi di : "Una buona dose di caramelle e bevande gasate per affrontare il lungo viaggio in pullman; "Carta e penna per giocare a nomi, cose e città; "Fiato e resistenza per la corsa al tavolino; "Coraggio, tanto, per affrontare quelli che non sono riusciti a imporre il proprio dominio sul tavolino e che, come voi, punteranno ai cinque posti in fondo al pullman; "Scarpe comode, jeans e soprattutto tanta rassegnazione, purtroppo in gita bisogna camminare! Minigonne, tacchi, cravatte e gilet non sono ammessi!; "Una buona macchina fotografica per immortalare ogni singolo momento; "Un abbondante pranzo al sacco da difendere dai numerosi parassiti pronti a nutrirsi di ciò che vi appartiene! Per raggiungere la perfezione aggiungete anche: "100 mega byte di buona musica; "200 di film se il viaggio si prospetta lungo; "100 kilogrammi di sopportazione per ascoltare le logoranti e logorroiche voci delle guide; "5 o 6 persone pronte a mettere la loro allegria e la loro stupidità a disposizione delle risate altrui; "1 pallone (e che sia gonfio) che se non dovesse essere usato per giocare a calcio, possa sempre essere utilizzato come arma per colpire qualche indesiderato componente del gruppo (compresi i professori ); IMPORTANTE Non dimenticate mai i seguenti punti: "Dovete SEMPRE avere a vostra disposizione allegria e voglia di stare insieme; "Dovete SEMPRE aggiungere tanta calma e avere sangue freddo con i più anziani dell'allegra compagnia ;) e soprattutto……… "dovete munirvi di moltissima e acutissima fantasia per poter scrivere e descrivere (come abbiamo fatto noi) qualcosa che non è mai accaduta! Se il concetto non vi fosse ancora chiaro, vi alleghiamo una foto della nostra meravigliosa giornata!
Le ali della libertà Noi, fieri di essere scout! "Un vero scout è considerato dagli altri ragazzi, e anche dai grandi, come uno di cui ci si può fidare". Questo è quello che pensava il fondatore degli scout, Baden Powell, ma non tutti la pensano in questo modo; per gli altri uno scout non è altro che un ragazzo di mentalità ottusa, che indossa strani vestiti, ma dietro quello strano abbigliamento ci sono cento anni di storia che contraddistinguono il mondo scout. Lo scoutismo, che nasce nel 1907 in Inghilterra con lo scopo di formare i cittadini delle nuove generazioni, si basa, quindi, su un semplice codice di valori di vita centrati sull'imparar facendo. Uno di questi codici è la fratellanza: "gli scout sono amici di tutti e fratelli di ogni altro scout". Proprio per questo esiste il JAMBOREE, ovvero "marmellata di ragazzi". Baden Powell gli diede questo nome perché voleva che un giorno tutti gli scout del mondo si incontrassero in un luogo per fare un campo insieme e quindi creassero una "marmellata" di colori e usanze. Questo evento si svolge ogni quattro anni e il prossimo, cioè il ventiduesimo, si svolgerà a Rinkaby, in Svezia, dal 29 luglio al 7 agosto del 2011; tutti gli scout vorrebbero partecipare, ma solo trentamila esploratori e guide avranno il privilegio di rappresentare al meglio la propria nazione. Il campo è la parte gioiosa della vita di uno scout, l' emozione di vivere all'aria aperta ventiquattro ore su ventiquattro, di montare una tenda e dormirci dentro, costruirsi un tavolo, cucinarsi da sè servendosi di poco è qualcosa che non si può descrivere su carta, ma si riesce a capire solo provando. Tutto ciò reca tanta gioia e salute, cosa impossibile da trovare tra i muri e lo smog della città.. Cosa si può trovare di male in tutto ciò? La gente pensa solo che gli scout sono stupidi e fanno cose da stupidi, ma non sa che le cose che si fanno , quelle cose che vengono considerate stupide fanno scoprire, conoscere, vivere e assaporare momenti che la gente comune non potrà mai capire. di S. Fanelli, F. Squatriti, R. Di Giglio, M. Ventura
Le nuove frontiere della comunic@zione Il mondo della comunicazione, con l'avvento delle nuove tecnologie e di internet, sta radicalmente cambiando. I ragazzi di oggi, iniziando magari con i videogames, crescono a stretto contatto con il mondo dei computer, sviluppando sin da piccoli una certa attitudine ad adoperare gli strumenti di Samantha Bove e Giorgia Mastrogiacomo
informatici. Normalmente il computer viene utilizzato per giocare, ma in tanti lo adoperano anche per svolgere attività inerenti l'apprendimento scolastico e una percentuale tutt'altro che trascurabile si dedica addirittura all'apprendimento delle tecniche di programmazione. Ora non resta che stabilire se la crescita in compagnia di un elaboratore elettronico sia proficua o dannosa. Psicologi e pedagogisti studiano da tempo il problema, ma pensare obiettivamente i pro e i contro non è impresa da poco. Recentemente è stata istituita una nuova incredibile specializzazione nell'ambito della facoltà di medicina: il trattamento delle malattie da computer. Pertanto al "Gemelli" di Roma c'è un reparto riservato ai dipendenti di internet per curarli da questa malattia. Nel nostro paese aumenta continuamente il numero di bambini precoci in campo informatico, ma accanto a queste doti si osservano sovente anche disturbi dello sviluppo della sfera affettiva. I computer sono molto utili, ma nei bambini in particolare possono provocare delle reazioni devianti, pericolose. Il computer è un amico che sa essere sempre disponibile, poiché per "dialogarci" basta accenderlo, e quindi costituisce un meraviglioso rifugio per quei ragazzi che hanno difficoltà nell'inserimento sociale o altri problemi. L'elaboratore invita subito a rimanere soli con se stessi e siccome notoriamente questa è tra le strade più semplici da seguire, visto che pone pochissimi problemi sociali, accade spesso che la "vittima", soprattutto se poco a contatto con i genitori, non abbia modo di sviluppare amicizie con i propri coetanei. Ma ormai il motivo sembra essere sociale. Le città ormai sono ridotte ad ambienti devastati, con pochi spazi per bambini e luoghi di ritrovo per ragazzi, frutto delle problematiche culturali. Ecco che i ragazzi sostituiscono la possibilità di incontrarsi in luoghi di ritrovo con l'incontro in rete. Una volta acceso il loro amico elettronico i ragazzi entrano in facebook, msn, in una dimensione estranea al mondo esterno, godendone l'esclusività. di Alessia di Martino
Talent show: promesse o illusioni ? Un talent show è un programma televisivo che vede contrapporsi giovani talenti al debutto in una serie di sfide a colpi di televoto. Questo tipo di programma si è sviluppato dapprima nel Regno Unito, poi ha conquistato tutto il mondo. Il motivo del successo mediatico è che forse ogni anno i talent "sfornano" una miriade di aspiranti: cantanti, ballerini e attori che vogliono entrare a far parte del mondo dello spettacolo, ma non è tutto oro quello che luccica, infatti, ci si dovrebbe chiedere quanto c'è di vero in tutto questo meccanismo e quanti debuttanti alla fine riescono a rag-
giungere il loro scopo. Pochissimi, la realtà ce l'ha dimostrato, infatti solo pochi sono riusciti a diventare cantanti, ballerini o attori famosi ed affermati. E gli altri che fine hanno fatto? Dispersi nel nulla. Non se ne sente più parlare, forse dopo questa breve esperienza sono tornati alla loro vita quotidiana oppure no, chissà. Quindi i talent rappresentano anche una forma di illusione per i giovani. Questi show inoltre da qualche anno a questa parte hanno condizionato anche il mercato musicale, infatti, grazie ad essi, gli aspiranti cantanti riescono ad ottenere un contratto di lavoro con le più importanti case discografiche di tutto il mondo, anche per questo la gente quando acquista un disco compra prima il personaggio televisivo e poi la sua musica. Infatti Marco Carta ha vinto tre dischi di platino con "La forza mia" e Alessandra Amoroso ha vinto sei dischi di platino e sta anche spopolando in tutte le città italiane con il suo ultimo tour. Questo tipo di meccanismo coinvolge anche il festival di San Remo dove da due anni i trionfatori sono due giovani talenti scoperti da "Amici" e dove non viene più premiata la canzone più bella, ma il personaggio televisivo a cui si è affezionati. Tuttavia i talent intrattengono e divertono e ad ogni puntata mantengono incollati alla TV milioni di persone. di F. d'Azzeo, R. Arpone, D. Sansonne
Gli intramontabili jeans Il jeans: era l'abito da lavoro, ora è il capo "in" delle passerelle. A zampa, a sigaretta, a vita bassa, finto trasandato, ora a vita alta. Donne e uomini con questo celebre capo d'abbigliamento hanno sfilato sulle passerelle di tutto il mondo, New York, Parigi, Milano. Era un indumento utilizzato da soli uomini come pantalone da lavoro per operai e minatori. Ma è solo nel secondo dopoguerra che il blue jeans abbandona l'idea di un indumento da lavoro e viene lanciato come abbigliamento per il tempo libero. E' nato a Genova nel 1500 con il nome di Blue de Genes indicando un particolare tipo di teli bluastri. Questo tessuto era famoso per la sua robustezza e proprio per questo venne utilizzato per i teloni da imballo e la copertura delle vele Il jeans arriva in Europa con le armate americane. Poco dopo comincia a entrare nelle case dei giovani insieme ai primi idoli del cinema e del rock'n'roll, come James Dean ed Elvis Presley. Negli anni sessanta il jeans diventa il simbolo della ribellione giovanile. Il pantalone blu fu scelto come divisa per la contestazione studentesca del 1968. Anche gli hippies fanno
del jeans il loro simbolo e trasformano il modello classico, dando vita al modello a zampa di elefante. Successivamente qualcuno propone l'idea di un jeans elegante, che anche un uomo di successo può indossare. Il nuovo jeans non è più solo un capo per i giovani e per il tempo libero, ma diventa un oggetto di lusso. La prima produttrice di jeans fu la Levi's che riuscì per tutto il '900 ad essere il maggiore produttore dei famosi pantaloni a cinque tasche grazie a un immigrato, Levi Strauss, che ebbe la geniale idea di metterli in commercio. Ancora oggi il jeans viene prodotto ed è un capo d'abbigliamento comune. Spopola tra i ragazzi ma viene utilizzato anche dagli adulti dal momento che ne esistono di tutti i modelli e fantasie.
di Giorgia Mastrogiacomo e Alessia Cozzoli
Rock! Con un ritmo totalmente diverso e originale nasce negli anni '60 il rock con Bob Dylan. il rock infatti non è altro che un incrocio di vari stili: blues e pop. Andando avanti il rock si è evoluto in varie sfumature: psychedelic (hippy), glam (molto appariscente) e hard rock (la più importante); di quest'ultimo ci sono un milione di fan ancora oggi. L'hard rock è una versione dura del rock in cui viene inserito il ritmo della batteria, delle tastiere e delle chitarre più graffianti con i gruppi come i Rolling Stones. In seguito abbiamo il glam rock, con i Queen che fanno un rock-pop. Dagli anni 80-90 l'hard rock si trasforma in metal e ricordiamo in questo periodo i Nirvana, che hanno avuto molto successo fino alla morte del loro leader, Kurt Cobain. Adesso che le band fanno musica commerciale solo per denaro e non lasciano la propria impronta, possiamo dire che i mitici gruppi degli anni 70-90 non si possono più imitare e quindi invito tutti ad ascoltare la musica del passato.
di Giovanni de Giambattista
Ciak, si gira!
Il divertimento in 3 dimensioni: il cinema d'oggi Il 28 dicembre 1895 a Parigi nasce il cinema, grazie all'invenzione dei fratelli Lumiére; da allora il cinema si è evoluto enormemente. Inizialmente i film erano per lo più cortometraggi, muti e in bianco e nero. Oggi non solo le pellicole proiettate sono a colori e ravvivate dalle voci dei nostri amati attori, ma si è arrivati anche ad una visione tridimensionale. Alcuni dei più moderni film vengono proiettati in 3D, che in genere è la modalità più amata da giovani e bambini. La visione dei film in 3D ha il suo pregio nella partecipazione che, presupponendo una visione tridimensionale, porta a vedere attori,oggetti e qualsiasi cosa presente nel film vicino a noi. Ma nonostante il 3D sia apprezzato da tanti punti di vista (grafica ed effetti speciali) presenta alcuni svantaggi. Molta gente, dopo la proiezione del film ha accusato malesseri e dolori agli occhi dovuti agli occhiali, indispensabili per la visione del film in 3D. Per questo motivo il loro uso è stato proibito ai minori di sei anni. Il futuro del cinema sarà probabilmente il 4D, una nuova tecnologia che consiste nella visione del film in 3D ed inoltre prevede la presenza di particolari macchine che simulano il movimento, gli odori, il calore ed il freddo. Questa evoluzione ha portato ben oltre lo scopo iniziale del cinema perché tra fine '800 e inizio '900 esso aveva più uno scopo informativo. La gente, quando andava al cinema, non andava solo per vedere la pellicola ma anche per vedere una specie di notiziario che anticipava la proiezione del film. Ora invece il cinema non cerca più di diffondere notizie o cose simili perché punta altrove, al divertimento. di S.Bove, F.Sergio, A.Musicco, S.Funari e P.Zecchillo
Cinema, che passione ! Una delle tante avventure della seconda E è stato il progetto c i n e m a t o g r a f i c o " D a l l a pa g i n a a l l o s c h e r m o " . Ogni mercoledì pomeriggio, per quattro settimane, la classe si recava alle quindici e trenta presso l'Auditorium scolastico , con la prof.ssa Leuci e la prof.ssa Cinquepalmi e la sua IIF, dove li attendeva il prof. Santoro, un esperto e appassionato del cinema. Durante le tre ore i ragazzi guardavano con attenzione dei film tratti da opere letterarie (di Pirandello, Calvino e Ammaniti) sui quali, successivamente, si introdu-
ceva un dibattito. Certo, un po' per l'orario, un po' per il freddo che c'era nell'Auditorium, l'attenzione dei ragazzi non sempre era al cento per cento. Però era proprio una bella atmosfera quella che si creava quando tutti gli sguardi erano concentrati sulle scene del film,che,anche se a volte impegnativo,catturava l'attenzione dei ragazzi. Il professor Santoro,dopo ogni film,introduceva un discorso, che poi si trasformava in un dibattito. La cosa che, magari, è rimasta impressa ai ragazzi della seconda E è stato proprio il linguaggio forbito del professore ed anche la sua capacità di collegare alcune parti dei racconti al film e di cogliere molte sottigliezze che, probabilmente, non sarebbero mai state notate da ragazzi di quindici anni. Ma la seconda E dovrebbe seguire la propria passione prendendo esempio proprio dal dott. Santoro che, con sacrifici e impegno, ha raggiunto il suo sogno coltivato per anni, che gli ha donato il frutto di una buona carriera.
si parla di Michele, dieci anni, che vive in un minuscolo paesino in Basilicata. Il suo hobby giornaliero è scorazzare in bicicletta con la sorellina più piccola fra i campi di grano. Durate una sfida con i suoi compagni Michele viene portato in una casa abbandonata e incuriosito da una porta trovata li, la apre e vede un buco da dove spunta un piede sotto la coperta. Dopo lo spavento Michele decide di ritornare sul luogo e scopre che quel piede è di un ragazzino come lui, biondo e sporco. Nelle visite successive gli porta da mangiare e da bere e si fa raccontare la sua storia. Questo è stato uno tra i film più belli che abbiamo potuto vedere durante questi quattro incontri, poiché la trama è molto interessante e mette in risalto soprattutto il valore dell'amicizia, in questo caso tra due bambini di nove e dieci anni, che come si può notare va oltre la paura. di Roberto Rasoli e Arianna Musicco
di A. di Martino
Recensioni
Fahrenheit 451 (1966) regia di Francois Truffaut
Shutter Island (2010) regia di M. Scorsese
In una società del futuro, disumana e dispotica i libri sono fuorilegge. I pompieri hanno il compito di trovarli e bruciarli tutti. Montag, capo di una centrale operativa di pompieri, scopre la bellezza della lettura e lotta invano per distruggere il sistema che vieta il possesso di libri. Finirà per fuggire dalla società e rifugiarsi in una comunità di uomini-libro che imparano a memoria, per salvarli dalla morte, i libri più belli della storia umana. È stato nel 1966 che il celebre romanzo di Ray Bradbury ''Fahrenheit 451'', il cui titolo indica semplicemente la temperatura di autocombustione della carta, ha visto la sua prima trasposizione cinematografica curata da uno dei registi culto di quegli anni ovvero il francese Francois Truffaut che qui, per la prima volta si trovò a girare una pellicola a colori. Ne esce un opera piuttosto fedele al testo di riferimento, dove comunque si cede la mano al regista, soprattutto nella scelta delle tematiche e degli spunti da sottolineare. Il regista infatti accentra tutta l'attenzione su quello che poi è, alla fine, la principale peculiarità dell'ipotetico futuro nato dalla penna di Bradbury, ovvero la persecuzione e la distruzione di tutti i libri in circolazione. La parabola del vigile del fuoco Guy Montag diventa occasione per il regista di affermare la fondamentale funzione della letteratura, veicolo privilegiato per la trasmissione di idee, storie ed emozioni, immenso archivio delle nostre memorie e conoscenze. Truffaut è bravo a trattare la materia trasformando questi concetti in immagini molto suggestive come i roghi in cui si vedono scomparire alcuni del romanzi più celebri. L'epilogo non è nè ottimista nè pessimista, ma dimostra come sia fortunatamente difficile cancellare definitivamente i libri i quali possono essere travasati nelle nostre menti. Ecco dunque nascere gli 'uomini-libro' una delle idee migliori del romanzo: persone che assumono come nome quello del testo di cui si fanno depositari. Film di ottimo livello, apprezzabile sia per i contenuti che per la forma, frutto del talento del suo regista. di M. Ventura
L'agente Daniels (di Caprio) viene spedito su un'isola a largo di Boston che ospita un manicomio criminale con la sua spalla, l'agente Chuck Aule (Mark Ruffalo). Qui sperimenterà esperienze al confine della realtà e inizierà a capire che quando si convive con i pazzi non è così facile rimanere con i piedi per terra. Ma continuerà imperterrito le sue indagini sulla misteriosa scomparsa di una paziente, in un'enigmatica storia in cui sarà perseguitato da dottori sospettosi, che gli staranno addosso, un compagno ambiguo ma soprattutto dai suoi ricordi, in cui predomina un macabro campo di concentramento di Dauchau. Scorsese-di Caprio è da sempre una coppia vincente quando si parla di film appassionanti e apparentemente senza soluzione. L'atmosfera creata dal carisma dei personaggi e dal paesaggio cupo e spesso tempestoso è sicuramente l'ideale per catturare l'attenzione del pubblico, ma da Scorsese ci si aspetta sempre il capolavoro. di S. Funari "Io non ho paura" (2003) regia di Gabriele Salvatores Pochi mesi fa noi ragazzi della IIE abbiamo partecipato ad un progetto cinema nel quale, grazie alla collaborazione di un professore dell'università di Bari, potevamo osservare come le storie dei libri e romanzi vengono interpretati nei film. Uno tra i tanti film che abbiamo approfondito a livello di conoscenza è: "Io non ho paura" di Gabriele Salvatores. Questo è stato tratto dal romanzo scritto da Niccolò Ammaniti, ed è stato candidato all'Oscar. Nel film
Tra libri e cd Seta di Alessandro Baricco "Seta" è un romanzo di Alessandro Baricco pubblicato nel 1996. Dopo l'enorme successo di "Oceano Mare", questo libro risulta diverso anche dal punto di vista dell'ambientazione; siamo nel 1860 e ci si sposta in luoghi tra Francia e Giappone. Herve Jancour, protagonista del romanzo, è un commerciante francese di bachi che a causa di un'epidemia che ha colpito i bachi di tutti i paesi africani ed europei, è costretto a recarsi in Giappone per comprare uova . Il commerciante è accolto da Hara Kei un nobile giapponese che è accompagnato da una giovane ed affascinante ragazza. Tra i due nasce un'attrazione che porterà Herve ad ignorare la moglie Hèlene. Herve torna in Giappone dopo l'arrivo di una lettera ricevuta dalla ragazzina, che lo invita a ritornare nel paese asiatico. Dopo vari viaggi ormai solo organizzati per incontrare la ragazza, nell'ultimo di questi Herve ritrova un Giappone segnato dalla guerra civile. Per ordine di Hara Kei, Herve torna in Francia dove lo attende la moglie malata che morirà dopo pochi mesi. Per Herve sono momenti di tristezza, sua moglie non è più al suo fianco e la giovane fanciulla è diventata invisibile e sconosciuta. E' un romanzo tranquillo e rilassante, soffuso di bianco, colore della "Seta", ma che presenta improvvisi colpi di scena. di Francesco Squatriti Il delfino S. Bambaren
Era sempre stato legato e trattenuto nella sua baia ma adesso ha un obbiettivo:la libertà e per raggiungerla dovrà sfidare se stesso e chi l'ha visto crescere e amato, chi gli ha insegnato ad ammirare il mondo con gli occhi di un bambino, puri e privi di qualsiasi pregiudizio. Nel suo viaggio il delfino viene accompagnato da diversissime specie di animali, ma essi non sono altro che la personificazione di prototipi, stereotipi e luoghi comuni che riguardano l'uomo in tutte le sue forme. Il percorso del delfino ci può insegnare tanto e può riuscire a levigare la nostra personalità se solo riuscissimo a chiudere gli occhi e a farci guidare nel viaggio senza remore. di Giorgia Mastrogiacomo
Quando mi troverai Rebecca Steal "Quando mi troverai" è il titolo di un romanzo molto recente di Rebecca Steal. La storia ruota intorno alla vita di una dodicenne, Miranda che si ritrova vittima di strani eventi: il suo migliore amico Sal non le rivolge più la parola, un vagabondo sembra interessato a lei e un giorno trova, tornando a casa, un biglietto misterioso che sembra anticipare avvenimenti futuri. Miranda dovrà crescere e capire se il mondo che la circonda è come appare o se la realtà rischia di superare l'immaginazione e la fantasia. Il libro possiede la capacità di catturare l'attenzione del lettore e di portarlo fino alla fine con sé, come un viaggiatore a fianco della protagonista. Miranda fa ogni volta una nuova scoperta, aggiunge un pezzo al puzzle alla trama che, verso la fine , si fa sempre più vicina alla soluzione . L'intreccio è coinvolgente e appassionante. Consigliato a chi desidera una lettura leggera, un mix tra fantascienza e vita quotidiana
di Arianna Musicco Oceani insolcabili, posti disabitati, culture sconosciute, uomini diversi, creature sagge e soprattutto sogni , tanti e apparentemente impossibili da realizzare, questo è il mondo in cui ci guida Sergio Bambaren. Lasciatevi prendere per mano e sarà difficile abbandonare il percorso nel mezzo del viaggio. Questa è un avventura travolgente e unica, è il viaggio di un delfino che ha un solo obbiettivo: trovare e solcare l'onda perfetta. Mette in gioco se stesso, viaggia notte e giorno senza una meta, abbandona la sua famiglia, il suo villaggio e la sua vita passata e fa tutto questo perché è disposto a rinunciare a ciò che ha e che il destino, già scritto, potrebbe regalargli in cambio di un momento di pura ebbrezza e di folle felicità.
Vivere o niente Vasco Rossi Questa volta per far capire al pubblico i vari significati e far apprezzare le parole delle canzoni del nuovo album "VIVERE O NIENTE" del nostro Vasco, c'è stato il bisogno di ascoltare la sua musica più di una volta. Nelle sue parole e nei suoi occhi c'è tutta la passione "infantile" di chi sembra non avere secondi fini. Dopo tre anni di distanza dal suo ultimo album "IL MONDO CHE VORREI", molti già definiscono il lavoro migliore rispetto al precedente. La vita
e l'amore sono i due grandi temi affrontati con vari racconti personali, dove il Vasco uomo e Vasco artista sembrano corrispondere perfettamente. Con questo album il cantautore riesce ancora una volta a raccontare il nostro mondo interiore in modo attuale, ma attraverso storie che durano per sempre. Ogni canzone dell'album ha un proprio testo, una propria originalità, un proprio stile e come ormai da sempre Vasco Rossi tende a fare, si va dal pezzo rock molto forte alla struggente ballata. Come prima canzone non ci si può affatto lamentare: "Vivere non è facile", in cui il cantante esprime le sue idee sul senso della vita, soffermandosi sul concetto che il nostro più grande nemico siamo noi stessi. Subito si passa al "Manifesto futurista della nuova umanità", canzone che dà carica come non mai. Questo è il manifesto dell'uomo nuovo che non ha più fede in Dio e che deve prendersi le responsabilità delle proprie azioni che non si possono scaricare su potenze superiori. "Eh Già!" E' ormai il testo che è entrato nella testa dell'intera popolazione italiana ed è rivolta a tutti coloro che in questi anni hanno criticato Vasco Rossi sia come cantante che come persona. "L'aquilone" potrebbe reputarsi il pezzo migliore dell'album. Le conoscenze scientifiche quanto davvero ci servono e possono fare del bene all'umanità? Non ci sono risposte a questa domanda. Ognuno ha il suo mondo dove rifugiarsi quando si ha il bisogno di riflettere. "Stammi vicino" è una dolcissima canzone d'amore, ma non la migliore di Vasco. Ricorda il modo di pensare del cantante sulla vita, che non è importante se la donna ti stia vicino, ma che l'uomo la ami. Concetti chiari e forti sono inseriti nei suoi testi che fanno fare riflessioni semplici e allo stesso tempo profonde sulla quotidianità, sulla libertà, gli errori della vita. La maggior parte delle canzoni di"Vivere o niente" sembrano tirate fuori dal cassetto dopo tanti anni, come se fossero state lasciate come riserva. Semplice e diretto, "Vivere o niente" è un disco con il profumo del passato che guarda al futuro, un disco molto bello anche se, poi, la bellezza è nelle orecchie di chi ascolta di Simona Fanelli
I nostri Prof a colori!