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La bambola!

La fila di bancarelle natalizie che partiva dalla chiesa si estendeva fino alla locanda Thénardier e, per via dell’imminente passaggio dei borghesi che si recavano alla messa di mezzanotte, era tutta illuminata da candele che, come diceva il maestro di Montfermeil – che in quel momento era seduto dai Thénardier – facevano «un effetto magico».

In compenso, non c’era una sola stella nel cielo.

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L’ultima di queste baracche, sistemata proprio di fronte alla porta dei Thénardier, era una bottega di giocattoli, tutta risplendente di ninnoli e di magnifiche cose di latta. In prima fila, e in primo piano, il negoziante aveva sistemato, su un fondo di teli bianchi, una grande bambola, vestita con un abito di crêpe rosa e con spighe d’oro in testa, con capelli veri e occhi smaltati. Per tutto il giorno quella meraviglia era stata esposta allo stupore dei passanti di età inferiore ai dieci anni, e a Montfermeil non si era trovata nessuna madre abbastanza ricca, o sufficientemente prodiga, per regalarla alla propria figlia. Éponine e Azelma avevano passato intere ore a contemplarla e Cosetta stessa, furtivamente, è vero, aveva osato guardarla.

Quando Cosetta uscì con il secchio in mano, per quanto fosse triste e angosciata, non poté fare a meno di alzare gli occhi verso quella bambola prodigiosa, verso la signora, come la chiamava lei. La povera bambina si fermò impietrita. Non aveva ancora visto quella bambola da vicino. Tutta la bancarella le sembrava un palazzo; quella bambola non era una bambola, era una visione. Era la gioia, lo splendore, la ricchezza, la felicità, che apparivano in una sorta di fantastico splendore a quella piccola e sfortunata creatura. Pensava fra sé che bisognava essere una regina o almeno una principessa per avere una “cosa” come quella, e guardava quel bel vestito rosa, quei bei capelli lunghi, e pensò:

“Come deve essere felice, quella bambola!”. Non riusciva a staccare gli occhi da quella fantastica bottega. Più guardava e più rimaneva ab- bagliata. Le sembrava di vedere il paradiso. Dietro a quella grande, c’erano altre bambole che le sembravano fate e folletti. Il negoziante che andava e veniva dal retro della bancarella le faceva un po’ l’effetto del Padreterno.

In quell’adorazione, dimenticò tutto, anche l’incarico che le era stato affidato. All’improvviso la voce aspra della Thénardier la riportò alla realtà:

«Ma come, stupida, sei ancora lì! Aspetta! Adesso arrivo! Ma che stai a fare ancora qui! Sbrigati, mostriciattolo!».

La Thénardier aveva dato un’occhiata in strada e aveva visto Cosetta in estasi.

SEGUE…

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