due piccoli gorilla
due piccoli gorilla
traduzione di Carla Ghisalberti
A Toya piaceva quando pioveva.
La giungla diventava più tranquilla e lei poteva rannicchiarsi tra le braccia del padre, al caldo e all’asciutto.
“Sento il tuo cuore che batte, Papà Gorilla” diceva.
Lui la stringeva un po’ più forte e rispondeva: “E io riesco a sentire il tuo”.
Quando il sole allontanò le nuvole, Toya si avventurò fuori.
Ruzzolò con i suoi cugini, mangiucchiando foglie e spenzolandosi dai rami.
“Ciao Papà Gorilla!” salutò.
“Eccola, la mia piccola Toya” rispose lui.
Toya era impegnata a rincorrere le farfalle, quando notò un paio di occhi che la guardavano da dietro gli arbusti.
Si mosse in avanti di soppiatto, spostando con delicatezza le foglie. Un piccolo gorilla trepidante la guardava.
“Chi sei?” chiese Toya.
“Sono Umu” sussurrò lui. “Mi sono perso!”
“Oh!” disse Toya con gentilezza. “Andiamo a cercare mio papà. Lui saprà cosa fare.”
Trovarono Papà Gorilla al fiume con il resto del branco.
“Eccoti, Toya!” disse.
“Chi è questo piccoletto che è con te?”
“Lui è Umu” rispose lei. “Si è perso!”
“Oh, poverino” disse Papà Gorilla.
“Non preoccuparti, Umu, troveremo presto la tua famiglia.”
Umu sembrava un po’ intimorito dal papà di Toya.
“È tutto a posto! Lo so anche io che è grande e grosso, ma non c’è da aver paura.”
E mentre lo diceva, saltò sulla pancia del padre e cominciò a fargli il solletico.
Lui scoppiò a ridere. “Grazie al cielo non ci sono altri piccoli gorilla qui che vogliono farmi il solletico” disse, strizzando l’occhio a Umu che non poté fare a meno di sorridere e sfiorare con le dita i piedi di Papà Gorilla.
Toya non vedeva l’ora di presentare Umu ai cugini, e tutti loro si divertirono molto a giocare con lui. Ma, nell’entusiasmo per il nuovo amico, si dimenticarono di Toya.
SEGUE…