Fabian Negrin
Bianca come la neve
Bianca come la neve
TESTO E ILLUSTRAZIONI DI FABIAN NEGRIN
Un inverno di molti anni fa, in un posto su a nord, nel giorno più freddo, la regina depose sulla neve un uovo bianchissimo.
«Un uovo perfetto, da una donna perfetta» si compiacque.
Quando l’uovo si aprì nacque una bambina, bianca come la neve.
Crebbe in quel paesaggio candido, insieme alla volpe artica e all’orso polare, al beluga e all’ermellino, al lupo bianco, alla foca della sella e alla lepre argentata.
Essendo bianca anche lei, imparò presto a confondersi con la neve e a diventare come loro – per così dire – completamente invisibile.
A volte la regina la cercava per ore senza trovarla.
«Vedrai che punizione quando ti prendo!» urlava la donna.
Ma la bambina, in piedi a pochi passi di distanza, rideva.
Una volta all’anno la regina faceva un incantesimo. Con una stalattite di ghiaccio si punzecchiava un dito fino a che il male non le faceva versare una lacrima. Al contatto con l’aria fredda, la lacrima si congelava immediatamente e la donna, guardandola in controluce, recitava:
Lacrima dei pensieri grevi specchio dei momenti lievi chi è la regina delle nevi?
Dalla lacrima ghiacciata usciva una voce che, quel giorno, per la prima volta dopo tanti anni in cui aveva risposto ininterrottamente “la regina sei tu e nessuno più”, disse invece:
Ieri eri tu delle nevi la regina ma oggi c’è una pallida bambina imperatrice del bianco e della brina
Mancano le parole per descrivere la furia che assalì la spodestata regina.
Basti dire che attorno a lei l’aria ghiacciata iniziò a battere i denti dalla paura.
La donna chiamò la volpe, l’orso, il beluga, l’ermellino, il lupo, la foca e la lepre. «Ehi, voi! Prendete la bambina, portatela dove finiscono i ghiacci, appoggiatela sopra un iceberg e spingetela in mare aperto.» «Ma…»
«È un ordine!»
Gli animali portarono la loro amica sulla schiena fino alla fine della calotta, davanti al mare gremito di iceberg in movimento.
Ma non furono capaci di abbandonare la bambina a morte certa, così decisero di portarla in un’altra direzione, là dove la fine dei ghiacci perenni lascia il passo al muschio e alla vegetazione.
«Avete fatto come vi ho ordinato?» chiese la regina al loro ritorno.
«Certo maestà» risposero i sette animali guardando per terra.
La bambina proseguì verso sud, attraversando un paesaggio mai visto prima. Alberi verdi, montagne giallo senape, cielo azzurro, fiori viola, porpora, amaranto. L’unica cosa bianca sembrava essere lei.
Cammina cammina, arrivò davanti a una piccola casa in mezzo al bosco. Entrò direttamente in cucina da una finestra chiusa male e mangiò tutto quello che trovò sul tavolo, cibi che non aveva mai assaggiato. «Non male.»
Poi fece un giro per la casa aprendo con curiosità ogni porta e cassetto, guardando sotto i tappeti; vide sette letti minuscoli e si chiese a cosa servissero. Finalmente, stanca del lunghissimo viaggio, si addormentò per terra vicino alla porta della ghiacciaia che lasciò aperta, altrimenti per lei faceva troppo caldo in quel paese nuovo.
Quando i nani proprietari della casa tornarono e la trovarono lì, stettero un bel po’ a discutere se quella bambina completamente bianca fosse venuta da un paese lontano o fosse uscita direttamente dalla loro ghiacciaia. Anche molto tempo dopo, quando già tutti e sette erano innamorati persi di lei, su questo punto non si misero mai d’accordo.