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L’ 8 Marzo nella Polizia Locale

L’ 8 Mar zo nella Polizia Locale

Una lettera aper ta e una riflessione sulla vita delle donne nella P.L.

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Carissime,

quando ho deciso di scrivere poche righe in occasione della festa della donna, ho pensato che l’8 marzo 2021 avrebbe potuto celebrare anche i 25 anni di presenza di un numero considerevole di ufficiali donna nel Corpo. Era il lontano 1996 quando siamo entrate come funzionarie, qualche mese prima erano entrate le 2 dirigenti donna e qualche tempo dopo sarebbero entrate i primi istruttori direttivi donna (attuali D1). Rappresentavamo il sogno realizzato di una parte del Corpo, dove le donne erano sì presenti da tempo, lavorando fianco a fianco con i colleghi, ma a lungo interdette alle responsabilità decisionali, parte del Corpo che aveva fortemente voluto l’apertura del concorso agli esterni. Allo stesso tempo eravamo anche oggetto di grande preoccupazione per la restante parte: donne ed ufficiali che non avevano fatto il vigile, quanto di peggio si potesse immaginare! Così estranee al Corpo da essere considerate una “costola aggiunta”, tanto che la prima piccolissima battaglia, vinta grazie ad una donna dirigente, fu di poter indossare ufficialmente tutte i pantaloni (ai tempi previsti solo per le cicliste), diventando parte della fornitura in dotazione. All’epoca vi era l’usanza di chiederli agli uomini, i quali in verità li “donavano” nonostante le limitate forniture. Gli anni successivi sono stati intensi, con le donne coinvolte direttamente nell’opera di modernizzazione del Corpo, nella direzione del Pronto Intervento e della Centrale Operativa, finalmente responsabili di Comandi di zona, presenti nella formazione, nella realizzazione ed esecuzione di progetti del Corpo, nella creazione di unità, con risultati forse dimenticati troppo velocemente. E’ tempo di bilanci degli anni trascorsi, anni in cui l’onda rosa è terminata, forse anche per colpa nostra che abbiamo “mollato”, e dati alla mano ci siamo ritrovate sempre in minor numero e sempre più distanti dai processi decisionali. Le donne da sempre devono fare cose straordinarie, come vincere il premio Nobel della Fisica o realizzare il vaccino anti Covid, per vedere riconosciuto il proprio lavoro e non si pensa quasi mai che i risultati si ottengono attraverso gli sforzi di tutti, compresi quelli delle donne. Gli uomini infatti spesso sono portati a credere che gli applausi al personale medico dei mesi scorsi siano stati rivolti solo a loro! Nel bilancio dell’anno appena trascorso, va riconosciuto all’intero Corpo la difficoltà e la fatica durante la pandemia, ma anche come le donne abbiano fatto la loro parte, nonostante gli aumentati sforzi per conciliare famiglia e lavoro, poiché tradizionalmente su di loro ricade maggiormente la responsabilità dei figli.

E non possiamo dimenticare chi, pur lavorando con passione e dedizione , “nostro malgrado” ci ha lasciato, perché non basta essere donna per avere gli anticorpi necessari al superamento delle difficoltà della vita. Il ricordo va a Giovanna ed Eleonora, ma anche a Stefania, Adelaide e a Rita, antesignana del triste fenomeno. L’8 marzo sarà sempre il simbolo della complessità della vita lavorativa delle donne, soprattutto nel periodo in cui pagano il maggior prezzo della pandemia in termini di occupazione, ma deve anche essere l’occasione per valorizzare il ruolo della donna nel mondo del lavoro.

L’augurio per tutte, soprattutto alle più giovani, è che nel Corpo vengano realizzati interventi anche a livello organizzativo tesi alla parità di genere, in modo che le donne possano maggiormente incidere nella vita del Corpo ed essere finalmente considerate al pari degli uomini, non diverse e/o superiori , bensì semplicemente uguali, perché, citando Oscar Wilde, “ Date alle donne occasioni adeguate ed esse potranno fare tutto”.

Dott.ssa Paola Florio Commissario Capo Logistica

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