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Fondatore Eugenio Scalfari 1 2
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Anno 35 - Numero 143
ven 18 giu 2010
Direttore Ezio Mauro
1,50 in Italia
venerdì 18 giugno 2010
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Oggi in Consiglio dei ministri Tremonti presenta il ddl che modifica l’articolo 41. Meno regole anche nell’urbanistica
Mani libere per imprese e case Ecco la riforma costituzionale. La Ue: sì alla tassa sulle banche Il senatur dal presidente della Camera
ROMA — Arriva oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri il ddl costituzionale sulla libertà d’impresa. Meno vincoli nell’urbanistica e controlli solo dopo che un’azienda è diventata operativa: questi alcuni dei capisaldi della riforma. Mentre ieri i 27 capi di governo della Ue hanno detto sì ad una tassa sulle banche. SERVIZI ALLE PAGINE 2, 3, 4 E 26
Legge-bavaglio Bossi: serve il sì del Quirinale L’ILLUSIONE COME METODO
BERNARDO VALLI
Il reportage
Pomigliano, la rieducazione della fabbrica anarchica
P
RIMA comincio a costruire la fabbrica e dopo – soltanto dopo – lo Stato, la Regione o il Comune potrà controllare se la mia attività è in contrasto con qualche disposizione di legge. Questo, a quanto pare, il succo della proposta di modifica dell’articolo 41 della Costituzione che il Consiglio dei ministri ha oggi in programma di approvare e inviare al Parlamento. SEGUE A PAGINA 35
S
Condannato a 1 anno e 4 mesi. Maroni lo difende
Il retroscena
Il premier contro Fini “Un danno per l’Italia” LIANA MILELLA ROMA ACCONTANO che Berlusconi non ha ancora deciso che fare sulle intercettazioni. Stretto com’è tra due pulsioni che si agitano dentro di lui e che corrispondono perfettamente a due partiti nel suo partito. Tant’è che con alcuni parla in un modo e con altri in un altro. Il primo Berlusconi dice: «Questo testo ormai non serve più a nulla». SEGUE A PAGINA 7
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Quando De Gaulle chiamò alla ribellione
dal nostro inviato ALBERTO STATERA
MASSIMO RIVA
SERVIZI ALLE PAGINE 6 E 7
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De Gennaro colpevole per le bugie sulla Diaz GENOVA — Il prefetto Gianni De Gennaro, durante il G8 al vertice della Polizia e oggi direttore del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza, è stato condannato in appello ad un anno e quattro mesi di reclusione per aver convinto uno dei suoi funzionari a mentire davanti ai magistrati. A testimoniare il falso, pur di tirarsi fuori dal pasticcio della scuola Diaz. Così i giudici dell’appello hanno riscritto la storia del G8. Il ministro dell’Interno Maroni e quello della Giustizia Alfano hanno espresso «piena e totale fiducia» a De Gennaro. BONINI E CALANDRI ALLE PAGINE 10 E 11
L’analisi
La menzogna di Stato FRANCESCO MERLO
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IANNI De Gennaro non è un uomo qualunque, è da moltissimi anni un pezzo importante dello Stato italiano, ha alle spalle una carriera di poliziotto modello. SEGUE A PAGINA 34
Protesta all’esterno dello stabilimento Fiat di Pomigliano
POMIGLIANO EL Palazzo dell’Orologio di questo confuso e accaldato borgo al confine partenopeo, dove tra alti strepiti si è appena consumata la frattura a sinistra tra la Cgil e l’ex costola della Fiom, tra sindacato contrattualista neocorporativo e sindacato antagonista, il pendolo rintocca fra tardo-fordismo e marchionismo, la nuova via italiana al toyotismo. SEGUE ALLE PAGINE 12 E 13
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EAMORE Grove non esiste più. Cosi si chiamava una piazza di Mayfair, a due passi da Park Lane, a Est di Hyde Park. Al suo posto oggi c’è Curzon Place. La mattina del 18 giugno 1940 al primo piano della casa di Seamore Grove con il numero civico 7-8, un generale di brigata a titolo provvisorio, un militare di 49 anni del quale pochi francesi avevano sentito parlare, si preparò a uno dei più nobili atti di insubordinazione della storia europea: una disubbidienza che al momento poteva apparire come una diserzione, un tradimento, ma che ben presto si è rivelato un gesto legittimo, e che oggi, a settant’anni di distanza, resta un episodio epico della Seconda guerra mondiale. Chi disubbidisce corre dei rischi, infrangendo le leggi si può delinquere, ma a volte l’insubordinazione è una prova di coraggio e un atto dovuto. Di quest’ultima natura era quel che si accingeva a compiere Charles de Gaulle nell’appartamento londinese, suo primo alloggio dopo la fuga da Bordeaux, dove si era ritirato il governo della Francia invasa dai tedeschi. ALLE PAGINE 37, 38 E 39 CON UN ARTICOLO DI TIMOTHY GARTON ASH
Inchiesta italiana
Le 700 trivelle che bucano l’Italia
FARE SCENE IL NUOVO LIBRO DEL PREMIO STREGA
DOMENICO STARNONE
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«Un libro bellissimo» Sandro Veronesi
È ripartita la corsa all’oro nero e i petrolieri hanno messo sotto assedio isole e parchi naturali
Nel sottosuolo un tesoro di cento milioni di tonnellate ma per ora i nuovi pozzi sono stati una delusione
LUIGI CARLETTI ALLE PAGINE 22 E 23
«Una riflessione intima sulla responsabilità del rappresentare» Walter Siti
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ECONOMIA E POLITICA
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Libertà d’impresa, ecco la legge meno vincoli anche nell’urbanistica Pronto il ddl costituzionale. E per il dopo-Scajola spunta Brancher VALENTINA CONTE
Le tappe
ROMA — La «rivoluzione liberale» voluta da Berlusconi e Tremonti per le imprese arriva oggi alle 12 sul tavolo del Consiglio dei ministri. All’esame del governo, la tanto invocata proposta di riforma degli articoli 41 e 118, comma quarto, della Costituzione, considerata dall’esecutivo un passaggio indispensabile e imprescindibile per liberale l’economia dalla «zavorra» di regole e burocrazia e rilanciare così la crescita. E con le nuove regole per la libertà di impresa si scioglie poi un altro nodo importante, quello della nomina del successore del dimissionario Scajola alla guida del ministero dello Sviluppo economico. Il nome individuato sembrerebbe quello di Aldo Brancher, uomo di fiducia del
IL PRIMO ANNUNCIO IN COREA Al vertice del G20 di Busan, Tremonti promette meno vincoli per le imprese: “Correggeremo l’articolo 41 della Costiruzione”
IL PREMIER: L’IMPRESA NON C’E’ Il 9 giugno, in Confartigianato, Silvio Berlusconi sostiene che la Costituzione va aggiornata: “Parla molto di lavoratori, quasi mai di impresa”
SI PROCEDE CON DOPPIO BINARIO Il governo varerà un disegno di legge ordinario sull’avvio di attività dell’impresa e un altro, costituzionale, su art. 41 e 118
Le modifiche alla Costituzione, annunciate da Tremonti il 4 giugno scorso durante il G20 coreano di Busan e poi ribadite ai giovani industriali di Santa Margherita Ligure e alla festa nazionale Cisl («Se non modifichi l'articolo 41 non vai da nessuna parte»), sono oggetto da settimane di un aspro dibattito. Da una parte il presidente del Consiglio, che le invoca come liberazione da un testo costituzionale «datato» in materia di lavoro e impresa e di matrice «catto-comunista», come ha ripetuto all’assemblea della Confartigianato prima e a quella della Confcommercio poi. «Oggi - ha spiegato il premier - chi vuole avviare un’attività deve passare per decine di autorizzazioni. Noi vogliamo fare in modo che chi vuole aprire una pizzeria, possa farlo senza autorizzazio-
Oggi al Consiglio dei ministri primo esame delle norme Ci sarà anche un ddl ordinario premier e già sottosegretario alle Riforme. La proposta di riforma costituzionale, secondo quanto riportato in tarda serata dall’agenzia Apcom, avrà la forma di due testi distinti: un disegno di legge ordinario sulla segnalazione di inizio attività imprenditoriale e un altro disegno di legge costituzionale, che andrà a variare gli articoli della Carta del ’48. In entrambi i casi, precisa Palazzo Chigi in una nota, si parla di «avvio di discussione» e non di «approvazione». Tra i punti chiave dei “nuovi” articoli 41 e 118, il principio della «buona fede» dell’imprenditore che consentirà di avviare un’attività con una semplice segnalazione autocertificata, sapendo che i controlli avverranno solo «ex post». Fatti salvi «i casi regolati da legge penale». Ma la vera novità, che farà discutere, è in materia urbanistica. Secondo la nuova legge costituzionale, lo Stato e gli enti locali avranno tempo sei mesi per adeguare le normative in modo che «le restrizioni del diritto di iniziativa economica siano limitate allo stretto necessario».
ni». Posizioni condivise da Confidustria e Antitrust. Dall’altra parte, opposizione ed economisti, che individuano in questa mossa del governo un pretesto per attaccare la Costituzione che invece, ribatte Bersani, «va rafforzata e preservata nei suoi punti di fondo», anche perché, sottolinea il segretario del Pd, «l’articolo 41 non ha mai impedito né potrebbe impedire l’iniziativa economica». «L’ostinazione di governo e maggioranza a non capire o far finta di non capire che per semplificare la vita delle imprese non c'è bisogno di scomodare la Costituzione è allo stesso tempo preoccupante e sospetta», dice Michele Ventura, vicepresidente vicario del Pd alla Camera. «O non vogliono far nulla o hanno obiettivi destabilizzanti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
CANTIERI Nel progetto del governo ci sono modifiche anche per l’urbanistica: controlli solo ex post da parte degli Enti locali
L’intervista
LUCIO CILLIS ROMA — C’è un passaggio nel disegno di legge costituzionale di modifica agli articoli 41 e 118 della Carta, che fa scorrere dei brividi sulla schiena di chi si occupa di tutela del paesaggio, di urbanistica. Salvatore Settis, archeologo, scrittore, ed direttore della Normale di Pisa, è in questo caso uno degli interlocutori ideali. Settis premette di «non conoscere» nel dettaglio il testo
Il direttore della Normale di Pisa: è la stessa Carta che all’articolo 9 garantisce la tutela
Settis: “Norme generiche e confuse rischiano di stravolgere il paesaggio” appena battuto dalle agenzie di stampa. Ma quando nel ddl compare inaspettatamente il richiamo alla «materia urbanistica», quando si concedono tre mesi a Comuni, città metropolitane, Province e Regioni per adeguare le proprie normative in modo da “limitare le restrizioni del diritto di iniziativa economica”, i dub-
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Quella del governo se confermata, è davvero una pessima idea. Appare come un attacco all’urbanistica
bi, così come i timori di un colpo di mano mascherato tra le righe del documento, cominciano a farsi largo tra i pensieri di chi si occupa di queste tematiche. Professore, come giudica le novità in materia urbanistica introdotte nel ddl che oggi verrà esaminato dal Consiglio dei ministri?
la Repubblica
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Il dossier
“Buona fede” e controlli ex post la Costituzione cambierà così Per le iniziative economiche sufficiente l’autocertificazione LUISA GRION
Le modifiche ARTICOLO 41
«Da questa prima lettura a me sembra una pessima idea. In questo modo, se quello che leggiamo oggi sarà confermato, si rischia di stravolgere la tutela stessa del paesaggio. Garantita, vorrei sottolineare, dall’articolo 9 della Costituzione...». Eccolo, professore: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione...”. Il ddl del governo, tra l’altro, chiama in causa “normative comunitarie o internazionali” e concede tre mesi agli Enti locali per adeguarsi alla nuova legge costituzionale. Quasi a salvaguardia di eventuali abusi sul fronte urbanistico, non crede? «Intanto a me sembra che queste norme siano state scritte in modo generico e confuso. Inoltre, va detto che a livello europeo non c’è nulla di così “protettivo”, non c’è niente di più alto rispetto all’articolo 9 della nostra Costituzione...». Quindi lei ha il sospetto che dietro questa modifica si possano celare dei colpi di mano? «Ripeto, da questa prima lettura del testo, intravedo dei seri rischi. Qualsiasi cosa attacchi in modo diretto l’articolo 9, è un qualcosa che attacca direttamente l’urbanistica e il paesaggio...». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Dice che l’iniziativa economica è libera ma non può svolgersi contro utilità sociale, sicurezza, libertà e dignità umana. La legge indica programmi e controlli perché l’attività economica sia indirizzata e coordinata a fini sociali. Si aggiunge un comma: la Repubblica promuove il valore della responsabilità personale in materia di attività economica non finanziaria, gli interventi regolatori dello Stato e degli Enti locali sono soggetti al controllo “ex post”
ARTICOLO 118 Dice che le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni, salvo che siano conferite invece a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, per sussidiarietà differenziazione e adeguatezza Si aggiunge un comma: Stato ed Enti locali riconoscono l’istituto della segnalazione di inizio attività e quello della autocertificazione, lo estendono a tutte le ipotesi in cui è ragionevolmente applicabile
ROMA — Il messaggio è “andate e fate”, ai controlli ci pensiamo dopo, con calma. Chi decide di metter su un’impresa è «in buona fede» e fa le cose per bene, perché soffocare la sua iniziativa, ancor prima che parta, sotto una montagna di autorizzazioni e carte? E’ questa la domanda che, nelle ultime settimane, il premier Berlusconi rivolgeva, fra gli applausi, alle platee di piccole e grandi imprese. E la risposta che si dava era sempre la stessa: la Costituzione è «datata», soffre di una impostazione «cattocomunista», è sospettosa nei confronti di chiunque voglia darsi da fare. La cambieremo, aveva promes-
HOBBES
S. AGOSTINO
Il governo presenta le sue misure citando il filosofo “Basta dire che pubblico è morale e privato no”
Citato anche uno dei padri della Chiesa: “Noi abbiamo fiducia nella persona e nella sua capacità di intrapresa”
so. Oggi si parte: le due modifiche all’articolo 41 e 118 di cui si parlerà stamattina al Consiglio dei ministri poggiano sul presupposto che — come si legge nel comma che sarà aggiunto all’articolo 41 — l’imprenditore sia responsabile di quello che fa. Quindi bisogna lasciarlo partire, e solo do-
po controllare se le iniziative che sono state messe in atto abbiano o meno rispettato la normativa. Il principio, dice il governo, rovescia lo status quo. Lo Stato si fida, non ostacola, poi passa a dare un’occhiata. Secondo i testi, avanza l’era dell’autocertificazione, della segnalazione di ini-
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LA MANOVRA È SBAGLIATA
tv canale 813 di Sky
PER LA CRESCITA, PER L’EQUITÀ, PER IL LAVORO. PIER LUIGI
BERSANI MANIFESTAZIONE NAZIONALE SABATO 19 GIUGNO ROMA-PALALOTTOMATICA Prepariamo giorni migliori per l’Italia. DALLE ORE 10.00
zio attività e dell’ex post. Stop a passaggi infiniti e alle carte bollate per ottenere le autorizzazioni: la parola, fatti salvi i casi «strettamente necessari» è eliminata. Per aprire una pizzeria o una fabbrichetta l’imprenditore passerà allo «sportello unico», autocertificherà il rispetto delle leggi e l’inizio attività e tirerà su la saracinesca. Stato, Regioni ed enti locali passeranno dopo a controllare. La burocrazia leggera, o quasi inesistente, sarà estesa «a tutte le ipotesi cui si può applicare»; le restrizioni del «diritto all’iniziativa economica» saranno limitate allo «stretto necessario». Ovvero, non varranno nei casi in cui vi sia una competenza della legge penale o dove si debba far riferimento a normative comunitarie e internazionali. Stato, Regioni ed enti locali, sono dunque invitate dal nuovo comma stavolta dell’articolo 118 a fidarsi, fino al non meglio precisato limite del «ragionevolmente applicabile». La legge costituzionale che accompagna tali modifiche prevede che la libertà possa estendersi anche alla materia urbanistica: entro sei mesi Regioni, Comuni, Province e Stato dovranno «adeguare le proprie normative in modo che le restrizioni del diritto di iniziativa economica siano limitate allo stretto necessario per salvaguardare altri valori costituzionali». Entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge gli enti dovranno poi «rendere pubblico l’elenco dei casi» per i quali tali semplificazioni non potranno essere accettate. Se non lo faranno, all’imprenditore che sbaglia sarà riconosciuta la buona fede. Usando linguaggi e riferimenti cari al ministro Tremonti, si citano Hobbes e Sant’Agostino, si parla «di regole che possono essere sbagliate perché sono troppe». Ma «il nodo di Gordio — si legge — non si scioglie, si taglia con un colpo di spada» e il monte «di regole che soffoca l’economia» come «un lupo va ingabbiato». Il pregiudizio che «privato sia immorale» va superato. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ECONOMIA E POLITICA
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Sindaci in piazza contro la manovra Sanità, in dubbio il blocco del turnover. In arrivo rincari per le sigarette low cost ROMA — Anche i sindaci scendono in piazza per protestare contro la manovra del governo, mentre a sorpresa si profila — con un decreto che sarà varato oggi dal consiglio dei ministri — un aumento delle tasse delle sigarette low cost e del tabacco sfuso per le sigarette “fai da te”. «La manovra è insostenibile e iniqua», ha detto ieri il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, durante il direttivo dell’associazione che ha chiesto una immediata convocazione da parte di Tremonti e ha programmato una manifestazione dei “primi cittadini” il 23 giugno di fronte al Senato. «I Comuni sono colpiti più delle Regioni dalla manovra», ha aggiunto il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Mentre il vicepresidente dell’Anci e sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, ha minacciato: «Se non si cambia faremo una sorta di rivolta fiscale: taglieremo i versamenti che i Comuni fanno allo Stato». A conti fatti tuttavia è l’intero comparto delle autonomie locali a pagare il prezzo più alto: su 15,5 miliardi di tagli alla spesa — ha spiegato Chiamparino — il 90 per cento pesa su Regioni ed
enti locali. Una situazione poco sostenibile sia dagli amministratori del centrodestra sia da quelli del centrosinistra che ieri sono saliti al Colle. E’ sceso in campo anche Umberto Bossi che ha incontrato Tremonti: ha ribadito (come aveva detto in polemica con Formigoni) che la mano-
Manifestazione il 23 giugno davanti al Senato. Si pensa di rincarare gli asili nido o la tassa sui rifiuti vra «non tocca il federalismo», ma ha aggiunto che le Regioni «hanno troppo poco e che bisognerà trovare una strada per aiutare quelle virtuose». Intanto i Comuni cominciano a mettere in cantiere tagli alla carne viva: a Bologna la commissaria Anna Maria Cancellieri ha minacciato di dirottare ai ser-
Il caso
vizi gli stipendi di consiglieri e assessori; a Milano si pensa alla dismissione di quote azionarie di società partecipate non strategiche; a Torino si profila un aumento della Tarsu (rifiuti) e della Cosap (suolo pubblico). A Varese si parla di un aumento delle tariffe per gli asili nido. Continua con decisione anche la prote-
Class action dei magistrati: no al blocco degli stipendi
Bossi: “La manovra non tocca il federalismo, ma le Regioni hanno poco. Bisogna aiutare quelle più virtuose”
UN’AZIONE legale collettiva dei magistrati contro la manovra del governo: è la mossa preannunciata dall’Anm nel caso in cui venga deciso il taglio stipendi e il blocco degli scatti di anzianità. «Ricorreremo singolarmente davanti al Tar del Lazio in una sorta di class action — ha spiegato Edmondo Pio presidente Anm del Piemonte — e lì solleveremo le questioni di legittimità costituzionale».
sta dei magistrati che ieri hanno registrato altissime adesioni allo sciopero contro la manovra. «Non arretreremo di un millimetro», ha detto il presidente dell’Anm Luca Palamara. Sul piede di guerra inoltre medici, statali e forze dell’ordine. In un clima arroventato, che culminerà la prossima settimana con lo sciopero della Cgil, oggi si attendono gli
emendamenti al decretone. Secondo voci raccolte in Parlamento non saranno pochi: se ne attendono tra i 3.000 e i 5.000. Ma anche da parte del governo è assai probabile che arriveranno delle modifiche: ieri il ministro per la Salute Ferruccio Fazio ha annunciato che, secondo la lettura del suo ministero, il blocco del turn over «non dovrebbe interessare il comparto della sanità». Tornando alle sigarette, il decreto prevede un aumento delle accise per quelle attualmente vendute a un prezzo più basso di 3,80 euro: la norma, in base ad una direttiva comunitaria, prevede un rincaro dell’accisa del 15% dall’attuale livello del 58%. Aumento anche per le sigarette fatte con le “cartine”: con la crisi la loro vendita è aumentata in 5 anni del 133% anche perché il prezzo medio è del 75% inferiore al prodotto confezionato. Così arriva lo stop e il relativo rincaro, dovuto anche al fatto — dice il governo — che sono più dannose e contengono più nicotina. (r. p.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il dossier I problemi
I problemi LA DISCARICA
LA STRADALE Nella popolosa Lombardia sono efficienti solo 96 auto della stradale sulle 270 previste.
Si chiude il Commissariato di Chiaiano a Napoli zona di violenti scontri per la discarica
LE CIMICI
GLI EXTRA Gli agenti dovranno farli ma per il blocco dei salari non potranno essere pagati
Alla Questura di Palermo sono rimaste meno di 10 “cimici” per le intercettazioni ambientali
I CLANDESTINI
I VEICOLI PRIVATI
Il taglio delle missioni all’estero impedisce la scorta per il rimpatrio
Agenti e ispettori che usano il veicolo privato per le indagini non saranno rimborsati
ROBERTO PETRINI ROMA — Un caso a Palermo: le “cimici”, fondamentali per le intercettazioni ambientali di mafiosi e spacciatori, rimaste negli armadi della Questura sono meno di una decina. Altro esempio: a Napoli si sta chiudendo il commissariato di Chiaiano, vicino a Secondigliano e alla sede della discarica oggetto di violenti scontri. Ed ancora: il taglio dei soldi per le missioni all’estero delle forze di polizia renderà impossibili i viaggi per riaccompagnare in patria gli immigrati irregolari. Sono i frutti amari della manovra del governo che impone tagli «lineari» e indistinti del 10 per cento alle spese per la sicurezza, in tutto 600 milioni in tre anni che colpiscono Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale, Polizia ferroviaria e di frontiera. I sindacati sono in allarme: «Tagliare la legalità significa tagliare l’infrastruttura immateriale più importante nel territorio», denuncia Claudio Giardullo, segretario del Silp-Cgil. Il capitolo di bilancio sul quale è calata la scure di Tremonti si chiama «Ordine pubblico e sicu-
Tagli a commissariati e volanti così la sicurezza perde pezzi Gli effetti delle misure del governo: 600 milioni in meno rezza» e per una strana ironia dei numeri è denominato con il codice «007». Su queste grandezze le esigenze di bilancio si sono abbattute senza riguardi: solo nel prossimo anno il prezzo pagato dalla sicurezza sarà di 140 milioni ai quali vanno aggiunti i circa 180 milioni già previsti dall’analogo provvedimento triennale varato nel 2008 e che scaricherà i propri effetti nel 2011. In tutto circa 322 milioni. Si tratta di numeri ma dentro ai tagli c’è la gran mole di operatività delle forze di polizia. Ad esempio, la norma che pone alle spese di manutenzione il tetto del 2 per cento del valore dell’immobile significa che questure e commissariati rimarranno abbandonati con locali in disfaci-
mento. C’è poi la questione degli straordinari: la manovra blocca stipendi e straordinari per tre anni al livello del 2010. Ciò significa che Polizia e Carabinieri, che fondano buona parte del loro salario su ore di straordinario improvvise e spesso notturne, dovranno lavorare (perché non possono rifiutarsi) ma non potranno essere pagati. Senza contare il doloroso capitolo della mobilità: questori e dirigenti sono sottoposti a cambi di residenza frequenti e improvvisi, ma d’ora in poi le indennità per i traslochi sono cancellate e ci si dovrà spostare a spese proprie, famiglia compresa. Così come vengono aboliti i rimborsi chilometrici per coloro che, per motivi di servizio e per indagini, utiliz-
zano la propria auto privata. Altri esempi? A Palermo — viste le ristrettezze di bilancio imposte dal decreto — si è già deciso che gli sportelli dei commissariati per le relazioni con il pubblico rimarranno chiusi per due ore al giorno. E chi deve fare una denuncia? Dovrà recarsi alla Questura centrale. «E’ chiaro che le denunce diminuiranno e ci sarà qualcuno che dirà che è un segnale della riduzione della criminalità», osserva amaramente Giardullo. Infine la sicurezza sulle strade, che va dagli incidenti mortali alle stragi del sabato sera. In una regione ricca e popolosa come la Lombardia la Stradale dispone di sole 96 auto efficienti sulle 270 in dotazione. Chilometraggio, usura, danni meccanici hanno bloccato buona parte del parco macchine che, visti i tempi, non potrà essere né riparato né sostituito. Così 1.100 uomini della Stradale devono accontentarsi: un’auto di pattuglia ogni undici agenti. A Milano la situazione è drammatica: su 60 volanti previste, ne circolano 15. Alla faccia della sicurezza del territorio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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POLITICA INTERNA E GIUSTIZIA
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Legge-bavaglio, Bossi vede Fini “Senza il sì del Colle siamo fregati” Si allungano i tempi del ddl. Domani il Pd in piazza
FRANCESCO BEI ROMA — «È inutile andare a testate contro il muro, ti fai male e basta, se c’è un’alternativa si deve trovare». La saggezza popolana di Umberto Bossi incornicia una giornata di svolta sulla legge-bavaglio: non solo il disegno di legge non sarà approvato prima della pausa estiva, come pretendeva ancora tre giorni fa Silvio Berlusconi, ma oltretutto sarà certamente modificato nei punti più controversi. Un risultato politico che Gianfranco Fini porta a casa dopo un incontro a sorpresa (di cui nemmeno il Cavaliere era a conoscenza e ciò ha contribuito ad alimentare i suoi sospetti) con Umberto Bossi a Montecitorio. «Umberto, ti devo fare i complimenti per aver ammesso ieri che il ddl si può modificare, ti fa onore», dice Fini al Senatùr quando lo incrocia in aula alla Camera. «Gianfranco, io e te dobbiamo parlare», gli risponde Bossi. Det-
Il leader della Lega: “Inutile dare testate contro il muro, ti fai male e basta” to fatto, i due si appartano per un’ora nella sala del governo vicino all’Aula e discutono a lungo della legge-bavaglio. Una diplomazia parallela, quella del presidente della Camera, che coinvolge anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni, a cui Fini ricorda — in un colloquio telefonico — tutte le obiezioni sollevate dagli investigatori antimafia contro le nuove norme. A Bossi invece preme garantire un passaggio indolore al federalismo fiscale, comprende che senza la sponda
di Fini e del Quirinale tutto diventa molto complicato. Così, all’uscita dall’incontro, manda un segnale chiaro al premier, invitandolo a sotterrare l’ascia di guerra: «Bisogna trovare una via d’uscita, perché se il presidente della Repubblica non firma siamo fregati. Se tra Berlusconi e il presidente della Repubblica si trova una soluzione si può andare avanti. A testa bassa non risolvi nulla, se si tratta e si parla si risolvono le cose». Quanto al merito del provvedimento, il ministro delle Riforme conferma che sarà modificato: «Su alcuni punti si può lavorare, una soluzione ancora non c’è ma sono fiducioso». Dichiarazioni che si riflettono sulla prima seduta della commissione Giustizia della Camera
dedicata alla legge-bavaglio. Una riunione dove la presidente (finiana) Giulia Bongiorno, come antipasto, chiede «una riflessione e un approfondimento» ulteriore sul provvedimento, pur ritenendolo «necessario». «Io devo esprimere le mie perplessità nelle sedi competenti — prosegue — non so se sono corrette, ma è mio dovere esprimerle». Enrico Costa, il capogruppo del Pdl in commissione, prova a controbattere, si oppone a nuove audizioni che sarebbero solo «un atto dilatorio» e definisce le perplessità manifestate dalla presidente «una posizione presa a titolo personale». Ma il Pdl si ritrova isolato, visto che anche il rappresentante della Lega — Luca Paolini — prontamente si alli-
nea a Bossi e contesta le obiezioni di Costa: «Non credo che le audizioni siano una perdita di tempo. Quindi ci impegniamo a un migliore esame del testo». Antonio Di Pietro esprime il suo «apprezzamento» alla Bongiorno, mentre il centrista Roberto Rao mette in evidenza «l’assenza — a parte Costa e Contento — dei commissari del Pdl, sempre presenti quando si tratta di votare e sempre meno quando si tratta di ascoltare e confrontarsi». Intanto la piattaforma della manifestazione nazionale del Partito democratico, convocata domani per contrastare la manovra di Tremonti, si arricchisce anche di una capitolo contro la legge-bavaglio.
REPUBBLICA RADIO TV Alle 11 su Repubblica tv Videoforum con Gherardo Colombo. L’ex pm di Mani Pulite risponde alle domande degli spettatori
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Il sondaggio Ipr per Repubblica.it
ELLEKAPPA
Fiducia, premier sempre al minimo. Opposizione in calo ROMA — Fiducia ai minimi storici per il premier Berlusconi. Ma resta al palo anche l’opposizione. L’ultimo sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it registra per il capo del governo il
In commissione
41% di fiducia, come un mese fa, lontano dal 62% dell’ottobre 2008, ma anche dal 48% della fine del 2009. Segno meno, però, pure per Idv, Pd e Udc. Il Pd passa dal 40% di marzo al 34%.
Riserve su multe agli editori e mini-proroghe degli ascolti. Applausi da Pd, Idv e Udc, gelo dal Pdl
Bongiorno cita Platone e chiede di cambiare ROMA — Dichiara d’ispirarsi a Platone e al principio che recita «la confutazione è la liberazione dagli errori». Intercala l’analisi tecnica con molti «bisogna riflettere», «mi piacerebbe dibattere», «sarebbe bene approfondire». Sa che fuori dalla commissione Giustizia, su di lei, finiana, presidente e relatrice del ddl sulle intercettazioni, sono puntate telecamere e microfoni. Ma Giulia Bongiorno non si tira indietro. Per due ore ripercorre puntigliosamente il testo, si sofferma sui punti cambiati al Senato, indica quelli su cui l’approfondimento è necessario. Alla fine incassa il pieno plauso dell’opposizione e il biasimo di uno dei due soli piediellini
presenti, il capogruppo Enrico Costa. Che gela l’aula: «Considero del tutto personale il suo auspicio a fare modifiche». La difende Di Pietro («Sono dalla sua parte»), il centrista Rao («Condivido il suo approccio, è colpevole il Pdl che non c’è»), tutto il Pd con Ferranti, Garavini, Touadi, Capano («Per lei solidarietà umana e giuridica»). Lei, la Bongiorno, esce e sorride tranquilla: «Ho evidenziato i punti su cui mi piacerebbe ci fosse una riflessione, un approfondimento e delle modifiche. È mio dovere esprimere le perplessità nelle sedi competenti». Dovere di un relatore che parla a maggioranza e opposizione. Alla buvette Costa la critica
PRESIDENTE Giulia Bongiorno guida la commissione Giustizia
ancora: «Significa che presenterà degli emendamenti?». Per adesso la presidente mette dei paletti. Preceduti da due presupposti: basta «con gli eccessi nel pubblicare ascolti che massacrano la vita delle persone», ma le intercettazioni restano uno strumento «indispensabile» per le indagini, «anche se a volte basterebbe chiedere i tabulati». Poi i punti critici. Sostituire il pm indagato, ma valutando «la rilevanza dei fatti». Riflettere sulla proroga ogni tre giorni dopo i primi 75 che «potrebbe creare problemi» se bisogna mandare gli atti al tribunale collegiale. Risolvere la questione dei tempi troppo stretti per i reati spia. Ri-
pensare, come suggerisce la commissione Affari costituzionali del Senato, alla pena troppo alta per la norma D’Addario. Interrogarsi sull’invio degli atti alla Camera per i parlamentari che finiscono intercettati e su chi «anche indirettamente» è vicino a loro. Editori e multe. Si chiede la Bongiorno: ma la legge sulla responsabilità giuridica «è applicabile in materia di stampa?». Su una questione lei, da avvocato, non cede, mai pubblicare le intercettazioni prima del processo perché il rischio è che «escano solo quelle contro l’imputato». (l.mi.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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La polemica
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Critiche severe anche dai settimanali diocesani
L’affondo di Radio Vaticana “Troppi limiti a stampa e pm” ORAZIO LA ROCCA
A MONTECITORIO Ieri un colloquio tra Gianfranco Fini, presidente della Camera e Umberto Bossi, ministro delle Riforme
Il retroscena
CITTA’ DEL VATICANO — «Un pericolo per il diritto-dovere all’informazione e per la democrazia». È il severo giudizio sul disegno di legge sulle intercettazioni risuonato ieri dalla Radio Vaticana, in sostanziale sintonia con le critiche manifestate anche negli editoriali dei principali settimanali diocesani, rilanciati anche dall’agenzia di informazione religiosa Adista. L’emittente pontificia ha intervistato Antonio Maria Baggio, docente di filosofia politica all’Istituto dei Focolari di Loppiano. Evocando la dottrina sociale della Chiesa, Baggio ha ricordato che «oltre al dovere c’è anche un diritto all’informazione». Un diritto che però può essere messo in forse da una legge che «limita il potere d’indagine, e quindi della magistratura, e anche quello d’informazione». «Chi accetta un ruolo importante nella società — a parere dello studioso interpellato da Radio Vaticano — deve “rassegnarsi”, per il bene della democrazia e della funzione di controllo, a vedere la propria privacy ridotta» e «deve dare
esempio di virtù civili e trasparenza, non approfittare del suo ruolo. Le perplessità di fronte a questa legge sono di ordine dottrinale, di coscienza. Non riguardano cioè la parte politica, il centrodestra che l’ha prodotta. L’impressione è che ci sia un ceto politico che intende difendersi e questo va contro dei principi di base della democrazia». Altrettanto severo il giudizio del settimanale Toscana Oggi, per il quale «proibire le intercettazioni va nella direzione opposta all’esigenza di una più seria informazione e di una maggiore consapevolezza». La Voce del Popolo di Treviso, sotto il titolo “Diritto in gioco”, ricorda che grazie alle intercettazioni «le malefatte di molti dirigenti sono state scoperte». Per La Voce dei Berici di Vicenza il ddl «è una legge vergognosa che ha il palese obiettivo di limitare il diritto dei cittadini di essere informati per proteggere la “casta” di turno». «Se questa legge fosse in vigore non si sarebbe saputo sulla dello scandalo dei grandi appalti o di altre scomode vicende» avverte La voce misena di Senigallia.
FOCOLARINO Antonio Maria Baggio docente di filosofia politica all’Istituto dei focolari di Loppiano
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Berlusconi strattonato da falchi e colombe “Questa battaglia è diventata inutile” Attacco a Gianfranco: “Danno per il Paese”. Il Colle: giudizio solo alla fine
(segue dalla prima pagina)
LIANA MILELLA «E Fini me lo vuole distruggere definitivamente — avverte — Basta vedere che ha detto in commissione la Bongiorno. Lasciamo perdere tutto». In questo Berlusconi si riconosce l’ala di chi già vede il binario morto, uno slittamento a settembre senza più storia. Ma poi c’è il secondo Berlusconi, quello persuaso che la legge, anche annacquata, può ancora essere utile per bloccare inchieste e pubblicazioni di telefonate imbarazzanti e politicamente compromettenti. È il Cavaliere che manda avanti Bossi per rimuovere l’ostacolo del presidente della Camera, per aggirarlo, per portare a casa comunque la legge entro l’estate. È il Berlusconi che, per tutta la giornata, prima a Bruxelles e poi a Roma di sera, con i suoi attacca pesantemente Fini: «Sta facendo un vero e proprio danno all’Italia. Va bene differenziarsi, ma se va avanti così va contro gli interessi dei cittadini». Gli portano gli ultimi sondaggi. E da quelli capisce che deve al più presto uscire dall’angolo delle intercettazioni. Anche se la sua leadership supera sempre il 60% e il governo sfiora il 50, le stime calano nettamente quando si parla di legge sugli ascolti. Il suo popolo è stanco di un mese di titoli sui giornali, non ne può più del braccio di ferro con Fini, vuole che ci si dedichi solo alla crisi economica e si chiuda al più presto la manovra. Perfino Niccolò Ghedini, il suo fido consigliere per la giustizia, gli consiglia di mollare. Troppo forte, ormai, l’asse che si è sta-
PREMIER
I nodi
Silvio Berlusconi ha indicato per mesi come una priorità il ddl sulle intercettazioni. Ora è tentato di prendere le distanze
PROROGA Il primo dei nodi aperti sul ddl intercettazioni riguarda la proroga di tre giorni in tre giorni dopo il termine dei 75 giorni
REATI SATELLITE Il secondo “vizio” da correggere attiene l’intercettabilità dei cosiddetti “reati satelliti”
SANZIONI PER GLI EDITORI La responsabilità dell’editore lascerebbe aperto il problema della interferenza con il lavoro del direttore
NORMA D’ADDARIO Ritenuti eccessivi i 4 anni di condanna previsti come pena massima per il reato di registrazione fraudolenta
bilito tra Fini e il Quirinale, nel quale adesso si è inserito con prepotenza il Senatur. Il quale con Berlusconi è stato esplicito: «Non è questo il momento per pensare al voto e alle elezioni anticipate, sarebbe il peggiore sotto ogni punto di vista. Adesso dobbiamo chiudere la manovra e fare il federalismo». Bossi spinge per chiudere subito sulle intercettazioni. E tenta in tutti i modi di convincere il Cavaliere. Poche modifiche, quelle essenziali, quelle
che vorrebbe il Quirinale, sulla durata, sugli editori, sui reati di mafia, poi bisogna passare ad altro. Di questo il leader del Carroccio parla con Fini, al quale chiede esplicito appoggio per i decreti attuativi sul federalismo in cambio di quello sugli ascolti. Perché il Senatur considera solo questa la battaglia su cui puntare fino alla fine. Una partita, dunque, alla luce del sole, che certo non spiace al Quirinale. Dove non confermano che ci sia stato un colloquio del ministro per le
Riforme con il presidente, ma dove lasciano intendere che Bossi conosce benissimo quale sia il pensiero di Napolitano. Un capo dello Stato che, sulle intercettazioni, negli ultimi giorni si è volutamente blindato. Nessuna trattativa, nessuna mediazione, né sopra, né sotto il banco. Ma un fatto è certo, la storia della legge bavaglio è cambiata proprio per via del capo dello Stato. La partita tra Berlusconi e Fini si è riaperta, e Bossi si è inserito diventandone il protagonista,
Il presidente Anm
Palamara: anche con modifiche investigazioni in ginocchio ROMA — Ha sfidato una platea ostile, quella del convegno organizzato in difesa della privacy dagli «avvocati della Libertà» vicini al Pdl, per ribadire il no alla legge sulle intercettazioni: «Anche con gli emendamenti è difficile migliorare un testo che mette in ginocchio l’attività investigativa», dice il presidente dell’Anm Luca Palamara. E aggiunge: «non sono stati più di quattro i casi di pubblicazione di atti coperti da segreto istruttorio». Dati contestati da Roberto Centaro (Pdl), per cui «le violazioni sono state almeno 60». L’ex Guardasigilli Mastella ha bocciato il testo («Più elementi punitivi che di garanzia») invitando a ripartire dal suo ddl: «ebbe un sì quasi unanime alla Camera».
FALCHI SCONFITTI Sul ddl intercettazioni “Il Secolo”, quotidiano finiano, canta vittoria: “Pdl, la linea dei falchi non è passata” è il titolo
proprio sui “no” di Napolitano. Sul rifiuto drastico di ricevere il Guardasigilli Angelino Alfano, sul “no” a valutare e dare il via libera al maxi-emendamento del Senato. A Berlusconi che pretendeva la garanzia di una futura firma il Quirinale ha risposto con un secco diniego. Simile a quello che fu pronunciato sul decreto per Eluana. Adesso, e al Quirtinale ne sono convinti, non ci sono più i margini, né il clima politico per tentare una forzatura e un blitz alla Camera. Come Fini ha detto a Bossi «i regolamenti parlamentari parlano chiaro e
Partita riaperta dopo il no del Colle a trattare I sondaggi di Palazzo Chigi vanno rispettati». I tempi della commissione Giustizia, e lo ha ribadito anche la Bongiorno, non possono essere soffocati, se l’opposizione chiede, come chiederà, delle audizioni, «queste vanno fatte». E se gli stessi finiani, come tutto lascia presagire, presenteranno degli emendamenti, questi vanno discussi. Bossi ha dato la sua rassicurazione a Fini: «Presentateli, se sono necessari, li voteremo». Ma Berlusconi ha ancora dei dubbi, teme che questo venga letto come «la definitiva vittoria di Fini». Per questo continua a essere tentato dal binario morto. Anche perché nell’orizzonte dipinto dal Cavaliere c’è un solo punto fermo: ottenere il lodo Alfano costituzionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
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L’INCHIESTA G8 CRONACA
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G8, la procura vuole ascoltare Sepe L’inchiesta sulla casa gratis a Bertolaso. E il Vaticano prende le distanze ORAZIO LA ROCCA ROMA — «Sentiremo anche il cardinale Crescenzio Sepe». È quanto si è appreso ieri tra i magistrati di Perugia che stanno indagando sugli appalti dei Grandi Eventi. Nel suo genere, una notizia shock appena 24 ore dopo il coinvolgimento del porporato nelle stesse indagini in seguito alle dichiarazioni del sottosegretario Guido Bertolaso, il quale ha assicurato che sarebbe stato “aiutato” da Sepe per avere in affitto gratis una casa in via Giulia. Una dichiarazione, quella del responsabile della Protezione Civile, che non sembra abbia convinto i giudici di Perugia, i quali però a questo punto per tentare di fare completamente luce su tutta la vicenda sembrano seriamente intenzionati a “sentire” il cardinale ed il suo collaboratore Francesco Silvano, l’economo della diocesi napoletana, che — stando a quanto dichiarato da Bertolaso — sarebbe stato l’uomo che gli avrebbe trovato l’alloggio in via Giulia su indicazione di Sepe. «Io sono completamente tranquillo, non ho nulla da nascondere e tantomeno da replicare per un caso infondato», si è limitato a far sapere il cardinale ieri in risposta alle affermazioni del sottosegretario. In Vaticano, però, l’inchiesta dei giudici di Perugia da un po’ di tempo incomincia a preoccupare non pochi alti prelati. Specialmente da quando nelle indagini — oltre alle vicende legate agli affitti e alle compravendite degli immobili di Propaganda Fide — sono incappati personaggi co-
Il caso
A NAPOLI
Il cardinale: “Sono tranquillo, non ho niente da nascondere, è un caso infondato”. Indagine interna su Propaganda Fide
L’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, ex responsabile di Propaganda Fide
Firenze
No ai domiciliari per Balducci “Troppo coinvolta anche la moglie” FIRENZE — Al termine di una udienza che è stata quasi una lezione universitaria sulla competenza territoriale, il tribunale di Firenze ha rinviato al 6 luglio il processo per corruzione sulla Scuola Carabinieri, in attesa che la Cassazione motivi la sentenza con la quale il 10 giugno ha dichiarato la competenza di Roma. «Decisione vincolante e insuperabile» per le difese, mentre la procura di Firenze, «pur nel massimo rispetto della Cassazione», resta convinta della competenza fiorentina. Intanto i due ex dirigenti ministeriali Angelo Balducci e Fabio De Santis restano in carcere. Lo ha deciso il tribunale del riesame di Firenze, secondo il quale il sistema «oliato e potente» di cui, secondo le accuse, facevano parte «non può ritenersi scardinato» anche per l’esistenza di «legami profondi con soggetti di livello istituzionale molto elevato». La sua «pervasività» sarebbe confermata dal coinvolgimento «di familiari, ed in particolare delle mogli..., anche se con ruoli non penalmente rilevanti». Giudizi severi che contrastano con quello del segretario di De Santis, ieri in aula: «Un bravo ingegnere ma soprattutto un persona buona dentro. È così grande ma il suo cuore è più grande di lui». (f.s.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
me Angelo Balducci, gentiluomo di Sua Santità, o monsignor Francesco Camaldo, cerimoniere della basilica vaticana. E forse proprio per questo, ieri autorevoli fonti pontificie citate dalle agenzie di stampa e non smentite dalle autorità vaticane, a proposito del coinvolgimento di Propaganda Fine nella indagini hanno invitato alla «prudenza» e ad avere «fiducia nella giustizia». Precisando, però, che «se ci sono state responsabilità vanno attribuite alla precedente gestione della congregazione che va dal
La scritta in via Giulia “Presentaci i tuoi amici” Sul muro di fronte alla casa rimasta per anni a disposizione gratuitamente di Bertolaso in via Giulia a Roma è apparsa la scritta: “Bertolaso, presentaci i tuoi amici”
2001 al 2006, non a quella attuale». Detto in parole povere, senza proclami ufficiali, dal Vaticano si fa filtrare riservatamente che nei piani alti della Curia c’è qualcuno che ha tanta voglia di «scaricare» non l’attuale prefetto di Propaganda Fine, il cardinale Ivan Dias, ma il suo predecessore, vale a dire il cardinale Sepe. Se non è una “guerra” annunciata, tutta all’interno delle gerarchie ecclesiali, poco ci manca. Una sfida senza esclusioni di colpi in un momento in cui i vertici pontifici, papa Rat-
zinger in testa, sono fortemente impegnati a raddrizzare la rotta della Chiesa cattolica incagliata nelle bufere dello scandalo della pedofilia ed ora anche nelle inchieste giudiziarie sugli appalti del G8. «Finora a Propaganda Fide tutto è risultato in ordine, non ci sono problemi di gestione», assicura l’arcivescovo Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, facendo però capire che sulla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, pur essendo un dicastero do-
Perugia indaga sul sistema Anemone “Costi gonfiati per pagare tangenti” Il gip: stop agli appalti pubblici per le imprese del Gruppo I lavori
DAI NOSTRI INVIATI MEO PONTE FRANCESCO VIVIANO PERUGIA — Costi gonfiati per pagare le tangenti. Le indagini della Procura di Perugia si stanno sviluppando con successo su filoni precisi. Sull’appalto per l’ex caserma Zignani, sede dell’Aisi (come anticipato ieri da Repubblica) ma anche sui lavori per G8 che avrebbe dovuto tenersi alla Maddalena e fu poi spostato all’Aquila e sui lavori per i Mondiali di Nuoto a Roma. Tutti lavori i cui costi, secondo gli investigatori, sarebbero stati «gonfiati» con ingegnosi artifizi per stornare denaro destinato alle «regalie» che Anemone ha fatto all’ex ministro Claudio Scajola e al generale della Guardia di Finanza Francesco Pittorru, ritrovatisi improvvisamente proprietari di case pagate dall’imprenditore romano. Un meccanismo ben oliato. Tanto che i pm perugini stanno pensando, oltre all’ipotesi di corruzione, di mettere in campo anche l’accusa di truffa ai danni dello Stato. Nessun commissariamento,
LA CASERMA
LA MADDALENA
I MONDIALI DI NUOTO
Costi lievitati per la ristrutturazione della caserma Zignani dell’Aisi a Roma
I lavori per il G8, poi trasferito a L’Aquila, hanno subito notevoli rincari
Tra gli appalti che si sospetta gonfiati anche quelli relativi ai Mondiali di Nuoto
invece, per le imprese del Gruppo Anemone ma quattro di loro per otto mesi non potranno lavorare con la Pubblica Amministrazione. Il gip di Perugia Massimo Ricciarelli che alla fine dell’udienza del 9 giugno scorso si era riservato di decidere sulla richiesta di affidare ad un commissario sei delle aziende di Diego Anemone ieri ha depositato in cancelleria il suo responso. La decisione riguarda solo le 4 imprese operanti nel settore edile (l’Anemone Costruzioni srl, la Tecnocos srl, la Redim 2002 srl e la Appalti Lavori Progetti Internazionali srl) in quanto
per le altre due aziende (Salaria Sport Village e Sportiva Romana) specializzate in eventi sportivi, il gip ha preso tempo. Per la Procura la decisione di Ricciarelli, che già nelle settimane scorse aveva messo in dubbio la competenza territoriale dei pm
Sottani e Tavarnesi nel continuare l’inchiesta sui Grandi Eventi (competenza che invece gli era stata poi riconosciuta dal Tribunale del Riesame a cui i era stato fatto ricorso) è una doccia fredda. «Aspettiamo di leggere le motivazioni», dicono negli uffici della
“COSTI TRIPLICATI” Ieri su Repubblica le rivelazioni su come venne più che triplicato il costo dell’appalto per la ristrutturazione della caserma del Sisde
Procura. Il provvedimento tra l’altro riguarderebbe soltanto le attività future delle quattro imprese e non avrebbe valore retroattivo. Come a dire che i cantieri delle ditte del Gruppo Anemone impegnati sino ad oggi negli appalti pubblici continueranno indisturbate i loro lavori. La decisione di Ricciarelli comunque creerà grossi problemi all’imprenditore romano al centro dello scandalo giudiziario che ha visto indagare le Procure di Firenze e Perugia prima e ora anche quella di Roma. Le imprese di Anemone infatti hanno quasi
tato di totale autonomia gestionale tanto che il suo prefetto viene tradizionalmente chiamato con l’appellativo di “Papa rosso”, Ratzinger intende “vederci chiaro”. Inutile, però, chiedere a monsignor De Paolis se Benedetto XVI o il suo cardinal segretario di Stato Tarcisio Bertone hanno scritto o ordinato una inchiesta interna. «Sono cose riservate su cui non si può rispondere», taglia corto De Paolis, precisando però che «finora non è emerso niente». © RIPRODUZIONE RISERVATA
esclusivamente lavorato nell’ambito di appalti pubblici. Tanto che il 27 febbraio 2010 il gip Paolo Michele, convalidando l’arresto di Anemone e dei suoi presunti complici aveva scritto: «Il gruppo Anemone ha potuto ottenere, grazie ad uno stabile rapporto di natura corruttiva instaurato nel corso degli anni con i funzionari preposti alla gestione delle struttura ministeriale di via della Ferratella, l’aggiudicazione di numerosi appalti, del valore ciascuno di svariate decine di milioni di euro relativi ai cosiddetti Grandi Eventi, la cui attribuzione risulta priva di qualsivoglia vincolo attinente la normativa sugli
Negato però il commissariamento chiesto dai pm Nuova ipotesi: truffa allo Stato appalti pubblici…». Riferendosi alle aziende di Anemone il pm Sergio Sottani era stato ancor più severo spiegando nella richiesta di commissariamento: «Vi è da considerare che dagli atti emerge come la pratica corruttiva finalizzata alla gestione degli appalti era invalsa ormai da tempo, circostanza questa che crea serie perplessità sul fatto che il mero cambio dei vertici dirigenziali possa incidere in maniera concreta su detti metodi senza che vi sia l’attuazione di seri sistemi di controllo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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VIOLENZE CRONACA AL G8
VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
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Le tappe
3 MAGGIO 2007
13 NOVEMBRE 2008
7 OTTOBRE 2009
18 MAGGIO 2010
L’ex questore Francesco Colucci cambia versione “scagionando” De Gennaro
Tredici condanne: per i "celerini" e i loro capi, assolti invece i super-poliziotti
De Gennaro e Mortola assolti in primo grado: non hanno istigato Colucci a mentire
La Corte d'appello condanna tutti i 27 imputati a 96 anni complessivi di reclusione
Diaz, condannato De Gennaro convinse il questore a dire il falso Ribaltato il primo grado: un anno e 4 mesi. Fiducia da Alfano e Maroni
MASSIMO CALANDRI GENOVA — Ha convinto uno dei suoi funzionari a mentire davanti ai giudici. A testimoniare il falso, pur di tirarsi fuori dal pasticcio della scuola Diaz. Il prefetto Gianni De Gennaro, durante il G8 al vertice della Polizia di Stato e
oggi direttore del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza, è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione. Colpevole di aver istigato Francesco Colucci, che nel 2001 era questore del capoluogo ligure e il 3 maggio 2007 cambiò improvvisamente versione circa lo sciagurato blitz. «Fui io a chiamare i giornalisti», giurò in aula Colucci, “dimenticando” di aver raccontato in precedenza agli inquirenti che l’ordine era arrivato proprio da De Gennaro. Non sapeva di essere intercettato, mentre alla vigilia della testimonianza parlava al telefono con il collega Spartaco Mortola: «Il capo mi ha detto di fare marcia indietro». Assolti in primo grado, condannati in appello:
Mortola ha avuto un anno e due mesi. Colucci, che a differenza degli altri due non ha scelto un rito alternativo, sarà giudicato in autunno. Ma intanto il tribunale ha riscritto la storia del G8, ribadendo quanto detto dalla Corte
De Magistris: ora se ne vada. Santelli (Pdl) se la prende con gli “ayatollah della procura” europea dei diritti dell’Uomo: per nove anni la Polizia ha solo cercato di nascondere la verità. Il governo si schiera comun-
que a fianco del capo dei servizi. «Ha la mia piena e totale fiducia: fino alla sentenza definitiva non cambia nulla, attendiamo fiduciosi nell'esito del ricorso in Cassazione. Per De Gennaro, come per tutti, vale la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva», dice il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. «La sua innocenza, fino a condanna definitiva è sancita dalla Costituzione», aggiunge Angelino Alfano ministro della Giustizia. La sentenza ha scatenato una polemica fortissima tra chi come Luigi De Magistris chiede le dimissioni immediate del prefetto — «carica cui è approdato in un modo discutibile e offensivo per quanto accaduto a Genova nel 2001», afferma
l’eurodeputato Idv — e chi invece, come Jole Santelli per il gruppo Pdl alla Camera, se la prende con «gli ayatollah della procura». Paolo Cento, di Sinistra Ecologia Libertà, vuole subito «una riforma democratica delle forze dell’ordine», mentre il leader dell’Udc, Gianfranco Casini, si dice «rammaricato» per la decisione del tribunale, «perché De Gennaro è un grande servitore dello Stato». I difensori degli imputati preannunciano ricorso in Cassazione. «Siamo stupiti», ammettono. «È difficile capire come un giudice abbia potuto decidere in maniera diametralmente opposta». Di parere diverso Enrico Zucca, il pm che con Francesco
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Cardona Albini ha sostenuto l’accusa: «Non sono sorpreso oggi. Lo sono stato prima, ma i giudici di primo grado sentivano pressioni troppo forti. Forse avevano semplicemente sbagliato. Se i precedenti verdetti sono stati ribaltati in maniera così netta ed omogenea, probabilmente è segno che quelle sentenze erano sbilanciate». Ieri uno degli avvocati di parte civile ha detto: ‘Allora è vero, la legge è uguale per tutti’. «Magari è solo l’ottimismo del momento», dice Zucca. «L’uguaglianza è un’aspirazione. Una tendenza. Di sicuro i giudici hanno mostrato una grande autonomia di giudizio, sorprendendo tutti e ridando vita a quell’aspirazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
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CONDANNATO L’ex capo della polizia Gianni De Gennaro è stato condannato a un anno e quattro mesi. Il pg aveva chiesto due anni
Il retroscena
CARLO BONINI ROMA — E ora? Ora che farà Gianni De Gennaro? Alle due del pomeriggio di ieri, quando la seconda sezione della Corte di appello di Genova pronuncia la parola «colpevole», le parole che il direttore del Dis (Dipartimento Informazioni per la Sicurezza) consegna al suo avvocato Franco Coppi sembrano annunciare una decisione irrevocabile. «Io, adesso, saluto tutti e me ne vado», dice. E in fondo, quello scatto racconta una verità. L’assoluto stupore per una sentenza che capovolge l’assoluzione di primo grado a fronte di un materiale probatorio rimasto immutato. L’insofferenza di vedersi improvvisamente precipitato in una condizione di oggettiva debolezza, tanto più insopportabi-
La rabbia dopo la sentenza: mi dimetto ma una telefonata di Letta lo frena cia del governo (che, per altro, in serata verrà manifestata pubblicamente e con accorta sincronia dal ministro dell’Interno Roberto Maroni e da quello della Giustizia Angiolino Alfano) deve comunque prendere atto di un «ragionamento» che annuncia una mossa possibile (molti dicono «scontata, conoscendo l’uomo») delle prossime ore. Mettere in ogni caso a disposizione del pre-
sidente del Consiglio il proprio incarico perché così impongono la sensibilità istituzionale e la necessità di sgomberare il campo dall’idea che il Dis possa o debba diventare una prigione in cui attendere l’ultimo verdetto. «Due anni fa non ho cercato la nomina a direttore del Dis. Mi è stato chiesto e ho accettato per puro spirito di servizio. Il giorno in cui non dovessero esserci più
le condizioni, non resterò un minuto di più», ha ripetuto spesso in attesa della sentenza d’appello Gianni De Gennaro. Oggi – racconta chi gli è più vicino – a maggior ragione questo torna ad essere vero. E se il governo, a cominciare dal presidente del Consiglio, non sembra neppure prendere in esame la possibilità di provarsi di De Gennaro, va anche detto che il passaggio dovrà
comunque avere un suo momento pubblico. Non basterà insomma una telefonata. Al netto delle intenzioni (per altro non misteriose) di Palazzo Chigi, c’è comunque un secondo argomento che lascia immaginare che Gianni De Gennaro resterà al Dis. Che se dimissioni ci saranno, queste non usciranno dallo stretto sentiero dell’opportunità e del galateo istituzionale
La tentazione di lasciare il suo ruolo al Dipartimento Informazioni per la Sicurezza le per un uomo che per indole e storia professionale non è abituato al passo dell’anatra zoppa. La consapevolezza che il restare al proprio posto macchiato da una sentenza di condanna, sia pure non definitiva, possa essere letto non come l’ostinazione legittima di chi si professa innocente, ma come la risposta cinica di chi intende aspettare la sentenza definitiva forte del proprio ruolo e peso istituzionali. Epperò, De Gennaro non è uomo di pancia. E la voglia di sbattere la porta si stempera prima nei consigli del professor Coppi («L’amarezza è comprensibile, ma certe decisioni vanno prese con freddezza e soprattutto valutando quali sono i presupposti. E qui i presupposti sono soltanto quelli di una sentenza che mi appare sconcertante»), quindi nel volo che lo riporta a metà pomeriggio nei suoi uffici in Largo di Santa Susanna, dove si chiude protetto dal filtro della sua segreteria. Raccontano di un affettuoso sms del capo della Polizia Antonio Manganelli. Di una telefonata del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, che nel comunicargli la fidu-
di chi ritiene che una fiducia del governo, a questo punto, vada pubblicamente riconfermata. E questo secondo argomento è tutto nel modo in cui la Polizia ha attraversato il deserto giudiziario per le vicende genovesi del G8. All’indomani della notte del 19 luglio 2001 (l’irruzione nella Diaz), De Gennaro, da capo della Polizia, scelse di non rimettere il proprio incarico, di non deflettere da una linea (per altro confermata dal suo successore Antonio Manganelli) che rimandava alle aule di giustizia non la responsabilità della Polizia, ma quella, «eventuale», di suoi singoli appartenenti per singoli episodi. De Gennaro spiegò che i poliziotti e non la Polizia si sarebbero fatti processare. Che la presunzione di innocenza fino all’ultimo grado di giudizio sarebbe valsa anche per chi indossava
“L’ex capo della Polizia sente un obbligo morale con chi è ancora imputato per il G8”
L’intervista
sotto farà altrettanto, se non peggio». Di tutte le inchieste per i tragici fatti di nove anni fa, l’unica ad essere stata archiviata è proprio quella sulla morte di suo figlio. «Uno schifo. Ma c’è un motivo. In quella storia erano coinvolti i reparti speciali dei carabinieri. Che in Italia sono ancora più intoccabili dei vertici della polizia». Ci crede ancora nella giustizia? «Oggi un po’ di più. Ho fiducia negli apparati dello Stato. Ma ne avrei di più, se ai vertici si comportassero con dignità». (m.cal.)
un’uniforme. Di quella scelta di allora - per altro compiuta anche in forza di solidissimi legami bipartisan in Parlamento che nel tempo ne hanno fatto una «riserva della Repubblica» - De Gennaro, in questi nove anni, è stato consapevole. Non l’ha mai dissimulata. Ne ha al contrario spesso rivendicato «l’opportunità» e «la correttezza». A lungo ne ha tratto dei vantaggi. Da qualche tempo comincia a pagarne dei costi. E cambiare rotta oggi sarebbe complicato. «De Gennaro – rifletteva ieri pomeriggio un alto dirigente del Viminale – ha continuato e continua a sentire un obbligo morale con chi, come lui, è ancora imputato nei processi del G8 e attende una sentenza definitiva. Escludo che possa mollare tutto ora. Perché De Gennaro è un uomo molto intelligente e comprende quale effetto simbolico avrebbero le sue dimissioni sull’onda di una sentenza come quella che ora lo condanna. Non l’ho mai visto prendere una decisione spinto dal solo istinto. Non lo farà neanche questa volta».
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Parla Giuliano Giuliani, padre di Carlo ucciso in piazza Alimonda nove anni fa
“Finalmente mi sento in un Paese normale” GENOVA — «In questo strano posto che è l’Italia, a volte ti sorprendono notizie che ti fanno illudere di essere finalmente in un paese normale». Giuliano Giuliani, padre di Carlo, ucciso in piazza Alimonda. I superpoliziotti colpevoli per il blitz alla Diaz, De Gennaro condannato per aver istigato a mentire. Le sentenze d’appello riscrivono la storia di quei giorni. «Noi la storia la conosciamo bene, purtroppo. Le sentenze possono aiutarci a credere nella giustizia. La decisione di primo grado che aveva assolto De Gennaro era semplicemente scandalosa: diceva che c’era un corrotto ma non un corruttore».
SORPRESO Giuliano Giuliani, papà di Carlo, si è sorpreso in positivo per la sentenza
Gianni De Gennaro era il capo della polizia durante il G8. «Ed è rimasto al suo posto, nonostante il fallimento. Anzi: ha fatto carriera, come tutti gli altri. Però ci sono due sentenze d’appello che condannano tutti i massimi gradi della polizia. Ma proprio tutti. Ora, io dico: in un paese civile, ci si dimette. Poi giustamente si rivendica il diritto ad un terzo grado di giudizio. Ma intanto ci si dimette. Per dignità. Purtroppo qui in Italia manca una cosa». Cosa? «Il buon esempio dall’alto. Quando si delegittimano i giudici, quando si ignorano le sentenze, è evidente che chi sta
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LA CRISI DELL’ECONOMIA ECONOMIA
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Il reportage La sfida di Marchionne allo stabilimento Fiat più assenteista e meno efficiente è visto come il simbolo di una nuova offensiva anti-operaia Nell’impianto napoletano il record nazionale di invalidi, il boom dei doppi lavori e un numero abnorme di furti e di sabotaggi
POMIGLIANO L’ANARCHICA “CI VOGLIONO RIEDUCARE” E la sinistra sindacale si divide tra antagonisti e rassegnati (segue dalla prima pagina)
DAL NOSTRO INVIATO ALBERTO STATERA
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ERGIO Marchionne l’italocanadese-svizzero accreditato fin qui da una pubblicistica piuttosto generosa di sentimenti socialdemocratici, se non proprio delle stimmate da erede di Adriano Olivetti e della fabbrica felice, è evidente che non disdegna le sfide. E, aspirante cavaliere senza macchia nell’Italia post-keynesana, ha scelto Pomigliano d’Arco, lo stabilimento Fiat marchiato d’infamia, per fiaccare la «strutturale resistenza operaia all’erogazione del lavoro», come la definì Frederick Winslow Taylor. Forse sarà la sfida che cambierà (ma in meglio?) la metrica delle relazioni industriali nel capitalismo italiano per il suo l’alto valore simbolico, che molti vogliono paragonabile a quello della Marcia dei Quarantamila colletti bianchi della Fiat nell’ottobre
ziarsi le clientele meridionali. Non aveva alcun senso, secondo l’ex amministratore delegato, che l’Alfa Romeo, produttrice di auto di qualità si mettesse a farne di massa come l’Alfasud, che pure diventò un modello da Amarcord. Nacque male Pomigliano e crebbe peggio, con il più basso tasso di produttività, il più alto di assenteismo, so-
prattutto in coincidenza con le partite del Napoli Calcio (fino al 24 per cento), il venerdì, o sotto elezioni, quando c’è l’occasione di fare i rappresentanti di lista. L’ultima volta pare siano stati 2800, oltre la metà della forza lavoro a disertare la catena di montaggio. E poi il record nazionale di invalidi, i doppi lavori, i furti e i difetti nelle auto prodotte,
che per decenni hanno fatto impazzire i concessionari. Il tutto con episodi di luddismo e di sabotaggio sul prodotto, alcuni dei quali degni dell’impareggiabile genio napoletano. Come quello che ricorre nella leggenda metropolitana dell’Alfa 159 uscita con due sedili diversi, icona automobilistica di un ribellismo che l’italo — canadese in ma-
glioncino blu pensa adesso di poter debellare con il toyotismo spinto. La «rieducazione» Marchionne la tentò già nel 2008, buttandoci sopra 110 milioni di euro. Chiuse la fabbrica per due mesi, la fece ripitturare, non più rosso, ma grigio e azzurro, e mise cinquemila operai a studiare la WCM, World Class Manifacturing, raccomandata dal professore giapponese Hajime Yamashina, teorico del lavoro operaio nel secolo della globalizzazione, dell’eccellenza nell’intero ciclo logistico-produttivo, dell’eliminazione di ogni «muda» (perdita in giapponese), oggi ben piazzato come consulente di grandi imprese italiane. Trecento assenteisti o scalmanati furono trasferiti (deportati, dicono qui sia i moderati della Cgil che gli antagonisti della Fiom) in un capannone di logistica soprannominato «L’isola dei famosi» a Nola, all’ombra del «Vesuviello», o «Vulcano buono», il megacentro commerciale che Renzo Piano ha realizzato per conto del
Dice una pasionaria Fiom: Marchionne ha un po’ ragione ma noi non abbiamo scelta
Il laureato alla catena di montaggio: “Il carico di lavoro salirà fortemente”
del 1980. Ciò che fa esultare la Trimurti governativa incarnata da Giulio Tremonti, Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, gratifica alquanto la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, e getta, come al solito, scompiglio a sinistra, dove gli antagonisti, da Fausto Bertinotti a Nichi Vendola, diventano più antagonisti e i riformisti, da Pierluigi Bersani a Walter Veltroni fino al Fiatologo Piero Fassino, giudicano con monsieur de Lapalisse che è meglio lavorare peggio in una futura fabbrica marchionizzata con 700 milioni d’investimento per trasportarvi dalla Polonia la linea della nuova Panda, che non lavorare per niente, lasciando scadere le rate del mutuo e non potendo comprare i libri per la scuola dei figli. Questa fabbrica, oggi intitolata — corsi e ricorsi della storia — a Gian Battista Vico, realizzata a un passo da Napoli a partire dal 1968, quando infuriava l’autunno caldo, Cesare Romiti la definì «un bastone gettato dall’Iri e dalla Democrazia cristiana tra le gambe della Fiat». Una scelta tutta politica fatta non «per», ma «contro la Fiat», che pure godè di ottimi incentivi, per ingra-
Cis di Gianni Punzo, l’amico napoletano di Luca di Montezemolo. Tra loro, entrambi i figli di un vecchio ex caposquadra Verniciatura, oggi in pensione, che non esita a dire, coperto dall’anonimato: «I miei figli se lo sono meritato». Poco lavoro e troppa discoteca, e non solo al venerdì. Non certo i soli ballerini, visto che l’età media in tutti i reparti è sotto i 40 anni. «Pomigliano è un bel Castello — filosofeggia Carmela Abbazia, trentottenne pasionaria della Fiom con tre figli e compagno che vive a Milano, la quale non può certo comprare la Panda che contribuirà a produrre, certificando il fallimento di uno degli elementi del fordismo — chi è fuori vuole entrare, chi è dentro vuole uscire». E poi ci stupisce con un ditirambo imprevisto a favore di Marchionne: «Per lui ho ammirazione e stima, capisco bene quel che vuol fare, un tantinello di ragione ce l’ha, ma sa perché sono frustrata? Perché in questa partita ho una spada nel fianco e non in pugno come lui. Non ho nessuna possibilità di scelta, come in caserma agli ordini del caporale». Riaperto a marzo del 2008, Pomigliano non brillò mai per eccel-
lenza. I topi continuarono a scorrazzare in mensa e a rintanarsi nelle centraline elettriche, come documentano i filmati su Youtube, e si rischiò lo sciopero della zoccola. Le assenze non scemarono abbastanza, continuò qualche furto. E’ rimasto negli annali quello di qualche centinaio di sonde lambda, un pezzo assai costoso, che fu messo in vendita sottocosto sul mercato partenopeo. Anche gli operai migliori, non quelli al seguito del sindacalismo anarcoide che abitano nella cittadella fortificata dal radicalismo, ma quelli che riescono con molta fatica — perché nessuno può dimenticare che lavorare qui dentro à vera fatica — a dare un tocco umano all’automazione, non negano che molti di loro, pur alieni da nefandezze gravi, non sono puntuali. Fumano sul lavoro, prendono il caffè, mangiano la pizza al taglio, qualche volta consumano o addirittura spacciano droghe. Incompatibile, tutto incompatibile con la cronotecnica e con la «Lean production», la fabbrica snella che Marchionne vuole creare qui investendoci 700 milioni, nonostante l’orrida e falsa pregiudiziale antro-
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L’intervista
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“L’accordo è un suicidio la sinistra immobile non sa difendere gli operai” Cofferati: Marchionne fa peggio di Romiti
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ROBERTO MANIA
LA FABBRICA L’ingresso dello stabilimento Fiat di Pomigliano
pologica, quella che vuole i napoletani peggio dei polacchi, votati all’indisciplina, all’anarchismo che sarebbe iscritto nel loro Dna. Una tesi insopportabile persino nella bocca senza freni del ministro antifannulloni Renato Brunetta. «Metamorfosi di una fabbrica in
C’è chi parla di luddismo e favoleggia di una 159 montata con due sedili diversi bilico sul filo rosso che unisce passato e presente», ha intitolato un po’ verbosamente la sua tesi di laurea Giuseppe Dinarelli, uno dei tre laureati (con un 70 per cento di diplomati in tutta la fabbrica) che lavora alla catena di montaggio. Meglio lui, per la verità, di qualsiasi guru giapponese assoldato dal Lingotto. Dinarelli ci dà il senso dell’operazione che tenta Marchionne, riassumendola nella filosofia toyotista dei 6 zeri: zero stock, zero difetti, zero tempi morti, zero conflitti, zero tempi di attesa per il cliente,
zero cartacce. O in quella della caccia ai 7 sprechi: sovrapproduzione, tempi morti, processi lavorativi inutili, stoccaggio eccessivo, movimenti inutili, produzione pezzi difettosi. Bello. Una magnifica razionalizzazione partenopea, che però comporta un aumento dei carichi di lavoro e dell’alienazione, «in uno schiacciasassi che non lascia spazio al respiro», dice il dottore-operaio appassionato, che cerca di dare un tocco umano alla sua catena di montaggio. Sotto l’orologio di Pomigliano, tra sindacalisti diplomatici e sindacalisti antagonisti superincazzati, non c’è chi non abbia capito infine come batte il pendolo della neostoria del capitalismo globale: se i diritti degli operai aumentano forse un po’ nel Terzo Mondo, si assottigliano di conserva e paradossalmente nel Primo. Ma dite a Tremonti e ai suoi, per favore, che seppure ne uscirà depotenziata la contrattazione a livello nazionale tra gli interessi corporati, il conflitto tra capitale e lavoro non finisce qui martedì prossimo con il referendum sul Marchio-Toyotismo. a. statera@repubblica. it © RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Salva solo la Fiom, Sergio Cofferati, già segretario generale della Cgil, oggi europarlamentare pd. Sulla vicenda di Pomigliano attacca tutti: la Cisl e la Uil, la sinistra, il governo, la Confindustria e la Fiat di Sergio Marchionne. Cofferati è appena atterrato a Milano da Strasburgo. Sta andando a Genova dove vive e dove domenica si sposerà per la seconda volta. Officerà il rito civile Walter Veltroni, unico politico invitato. Il segretario del suo partito, Pier Luigi Bersani, ha espresso un “sì con riserva” all’accordo. Veltroni è sembrato ancora più convinto. Lei cosa pensa? «Penso che la Fiom abbia fatto bene a non firmare: non ho alcun dubbio. Nella mia vita da sindacalista ho visto brutti testi di accordi, ma questo credo che sia un bruttissimo inedito. Ci sono cose che non si possono assolutamente condividere se si ha a cuore la sorte del sindacato, la qualità e la dignità del lavoro delle persone. Due questioni mi hanno particolarmente colpito. La prima è la violazione, concordata tra le parti, di un diritto sancito dalla Costituzione, cioè il diritto di sciopero. La seconda, forse meno visibile per chi non ha dimestichezza con queste materie, è la volontà di mettere in crisi i fondamenti della rappresentanza e della contrattazione collettiva. È l’avvio di una progressiva destrutturazione del sistema». Un suicidio da parte dei sindacati firmatari? «Sì, il loro è un suicidio». Eppure anche a sinistra, nel Pd in particolare, i giudizi non sono stati così netti. «Rispetto l’opinione di tutti, ma io, prima di parlare, l’accordo l’ho letto più volte con attenzione e ho stentato a credere che sui diritti, non sull’orario e l’organizzazione del lavoro, si potesse arrivare a formulazioni come quelle che sono state scritte. Ma ci si rende conto che a giudicare in ultima istanza se l’eventuale sciopero è illegittimo sarà l’azienda stessa?». Quanto hanno pesato le divisioni sindacali su un risultato così controverso? «Pesa molto il clima politico. È
Gli effetti
Si ledono diritti delle persone, si destruttura il contratto e si cancellano i diritti di rappresentanza Il referendum
Un gruppo piccolo di persone in stato di necessità si pronuncerà su una alterazione della Costituzione
A NOZZE Sergio Cofferati domenica si risposerà
gravissimo che la sinistra non parli quando si attaccano i diritti costituzionali delle persone che lavorano. È incredibile come sia giustamente reattiva sulla giustizia, sull’informazione, mentre quando il centrodestra va all’attacco dei diritti di chi lavora non ci sia la stessa reazione». Pensa che ci sia una subalternità culturale della sinistra alle ragioni delle imprese? «Quando non si reagisce su
L’appello
Lettera dagli operai di Mirafiori all’amministratore delegato ROMA — I 400 lavoratori delle presse di Mirafiori hanno votato ieri all’unanimità la lettera aperta indirizzata a Marchionne sulla vertenza di Pomigliano, scritta dai colleghi delle carrozzerie. L’adesione compatta arrivata dall’assemblea torinese dei dipendenti Fiat, seguita poi da un corteo fino ai cancelli del reparto, è secondo la Fiom il segnale che «i lavoratori sono convinti che presto o tardi toccherà anche a loro». Pomigliano intanto si prepara al referendum del 22 giugno sull’accordo separato firmato dalla Fiat con Fim, Uilm, Fismic e Ugl lo scorso 15 giugno. Si voterà dalle 8 alle 21, tre turni a disposizione, 10 urne sistemate nella sala delle buste paga, spoglio subito dopo il voto e risultato in serata. Per consentire a tutti i 5.200 dipendenti di votare, nel giorno del referendum sarà sospesa la cassa integrazione.
questi temi ci si allontana da alcuni dei capisaldi fondativi della sinistra. In una società moderna c’è una tripartizione di diritti tra loro connessi: i diritti delle persone, i diritti di cittadinanza, i diritti di chi lavora. Davvero c’è da interrogarsi perché la sinistra non reagisca quando sono in gioco i diritti del lavoro». A Pomigliano, tuttavia, è in gioco la sopravvivenza dello stabilimento, il lavoro per 15 mila persone compreso l’indotto. «È incomprensibile la tesi secondo cui bisogna accettare tutto perché c’è uno stato di necessità. So bene che l’attività di Pomigliano è preziosissima e so che va difesa. Per innalzare la qualità del prodotto, la produttività e la flessibilità degli orari basta applicare il contratto di lavoro. Invece è la prima volta che a un modello organizzativo nuovo si aggiunge l’esplicita lesione dei diritti delle persone, la destrutturazione del contratto, la cancellazione dei diritti di rappresentanza collettiva». Gli operai avranno comunque la possibilità di esprimersi attraverso il referendum. «C’è un uso strumentale del referendum. Un gruppo piccolo di persone si pronuncerà su una alterazione della Costituzione in una condizione di stato di necessità. E, addirittura, sarà l’azienda a decidere il livello di consenso necessario per rispettare l’intesa sottoscritta». Ma Marchionne non era il manager che piaceva alla sinistra? «Questa Fiat è andata ben oltre la Fiat di Cesare Romiti. Il quale, agli inizi degli anni 90, pretese l’accordo sindacale per aprire lo stabilimento di Melfi ma non si sognò mai di mettere in discussione i diritti delle persone. Ricordo che Romiti non era certo un interlocutore tenero». La Confindustria si è schierata con Marchionne senza distinzioni. Vuol dire che punta all’estensione del modello-Pomigliano? «La posizione della Confindustria conferma che l’intenzione è quella di considerare Pomigliano un modello da esportate ovunque. Cercheranno tutti di adeguarsi. C’è una pigrizia culturale impressionante. La Volvo che negli anni 70 si inventò le “isole” per attenuare l’alienazione della catena di montaggio era davvero su un altro pianeta». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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POLITICA INTERNA E GIUSTIZIA
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“Commissione d’inchiesta sul nastro Fassino” Di Pietro: Nixon a casa per molto meno. Ghedini: non c’è un mio audio con Favata «Bisogna sapere se è vero che il premier ha avuto modo di ascoltare un’intercettazione illegalmente acquisita - chiede Di Pietro - e poi illecitamente pubblicata dal giornale di suo fratello Paolo». In questo caso, sostiene l’ex pm, ci sarebbero gli estremi per l’impeachment perché il presidente del consiglio sarebbe stato al centro di una «tresca» che avrebbe «minato i diritti costituzionali e parlamentari del capo
dell’opposizione dell’epoca». Sul caso è aperta un’inchiesta a Milano. Un’indagine nella quale, ha precisato alla Camera il sottosegretario Giacomo Caliendo, il premier «non risulta coinvolto». E Caliendo, rispondendo proprio a un’interrogazione di Di Pietro, ha anche aggiunto che la Research control system, l’ex società di Raffaelli, continua a svolgere intercettazioni per conto della procura milanese. «Io le ho
chiesto fave e lei mi ha risposto piselli - ha controreplicato Di Pietro - Berlusconi ha ascoltato quel nastro? Se così fosse, si imporrebbero le sue dimissioni. Voi volete approvare un provvedimento che impedisce le intercettazioni legittime. Quando invece si parla di quelle illegittime contro il capo dell’opposizione, non solo non rispondete ma le coprite». Altre registrazioni sono agli atti del processo a carico di Favata. Ieri Nicolò Ghedini, legale del
EMANUELE LAURIA ROMA — Parla di «attentato alla democrazia» e cita il Watergate: «Per la stessa cosa, anzi per molto meno, gli americani hanno mandato a casa Nixon». Così, a Montecitorio, Antonio Di Pietro sferra il suo attacco sul nastro Fassino-Consorte. Invoca una commissione d’inchiesta, il leader di Italia dei Valori. Vuole sapere se Berlusconi ha sentito una registrazione che sarebbe dovuta rimanere segreta. Quella che, alla vigilia di Natale del 2005, gli avrebbe portato ad Arcore l’imprenditore Fabrizio Favata, insieme al socio Roberto Raffaelli. E che conteneva il dialogo fra l’allora segretario dei Ds Piero Fassino e l’ex presidente di Unipol Giovanni Consorte, alle prese con la scalata alla Bnl. L’intercettazione al centro della polemica è quella in cui si sentiva l’esponente diessino chiedere a Consorte: «Allora, abbiamo una banca?».
BELPAESE UN RENE ALL’ASTA
Il sottosegretario Caliendo in aula: ma il premier non risulta coinvolto in alcun modo
entocinquantamila euro. Tanto vale il rene di un imprenditore disperato del Nord Est. Un’altra storia che si aggiunge a quella di altri come lui, che hanno perso l’azienda e la speranza. «Sono sano, forte come un lupo e abbastanza giovane», dice G.M., 46 anni, che dal 28 maggio ha perso anche l’ultimo lavoro e si è visto mettere all’asta la casa con la moglie e le due figlie dentro. «Sono alla ricerca di denaro, le banche mi stanno addosso. Se qualche persona benestante con problemi di salute vuole il mio rene, glielo vendo. So che in Italia non si può ma non mi resta altro. Chiedo 150 mila euro». C’è anche un’aggiunta che ha dell’incredibile: «Prometto che ventimila euro non li terrò per me. Andranno per la ricerca».
C
premier, ha smentito l’esistenza dell’intercettazione di un colloquio fra lui e l’imprenditore. L’audio, precisa lo stesso deputato del Pdl, vede in realtà protagonista Piersilvio Cipolotti, collega di studio di Ghedini, ma «è risultata del tutto irrilevante rispetto alla vicenda». Nessuna «correlazione», tiene a sottolineare l’avvocato di Berlusconi, con la norma della legge sulle intercettazioni che punisce con 4 anni di reclusione le registrazioni abusive.
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Antonio Di Pietro
ESTRATTO DI AVVISO DI GARA CODICE CIG: 0492922419
CODICE CUP: H32D09000090006 Questa Società intende appaltare, mediante procedura ristretta, il “Servizio di Esecuzione del Piano di caratterizzazione ambientale del sito ex Eternit Siciliana S.p.A. “Area Stabilimento” nel Sito di Interesse Nazionale di Priolo (SR). Importo complessivo a base d’asta pari a Euro 130.810,81 (EURO centotrentamilaottocentodieci/81) di cui Euro 12.607,30 (EURO dodicimilaseicentosette/30) oneri di sicurezza non soggetti a ribasso, oltre IVA. La gara sarà aggiudicata all’offerta in base al criterio del prezzo più basso. Le domande di partecipazione, unitamente alla documentazione richiesta da inoltrare a Sviluppo Italia Aree Produttive S.p.A. Via Pietro Boccanelli, 30 00138 ROMA (Stanza 166), entro il 13/07/2010 Ora: 12.00, dovranno essere conformi a quanto previsto nel bando spedito all’Ufficio pubblicazioni Ufficiali della Comunità europea ed alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana in data 03/06/2010, e nel Bando integrale pubblicato sul sito internet www.sviluppoitaliaareeproduttive.it e www.ucombonifiche.it. Responsabile Unico del Procedimento: Ing. Lorenzo Morra Sviluppo Italia Aree Produttive S.p.A L’Amministratore delegato - Dott. Giovanni Squitieri
ANAS S.p.A.
Il Pd contro Longo “Ha offeso un nostro senatore”
Piero Longo
ALESSANDRA LONGO
Comune di Napoli - Servizio Gare d’Appalto – Estratto Bando Di Gara - In esecuzione della delibera di G.C. n. 1932 del 25.11.09 e Determinazione Dirigenziale n. 017 del 26.04.2010 è indetto appalto con la procedura aperta relativo ai lavori di pronto intervento per il risanamento locativo degli edifici scolastici di proprietà comunale (contratto aperto ai sensi dell'art. 154 del D.P.R. 554/99). L’importo complessivo a base d'asta è pari ad Euro 1.808.439,76 di cui Euro 38.746,50 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso ed oltre IVA. Categoria prevalente: OG1 Classifica III - categoria scorporabile non subappaltabile: OS3 classifica II - categoria scorporabile non subappaltabile: OS30 classifica I - categoria scorporabile e subappaltabile OS28 classifica I - I plichi contenenti l’offerte e le documentazioni, devono pervenire c/o Comune di Napoli – Protocollo Generale - Piazza Municipio-Palazzo S.Giacomo-80133 Napoli entro le ore 12,00 del 23.07.2010; - Il responsabile del procedimento è l’ing. Sandro Braccini tel. 0817955273 - Il bando integrale è stato pubblicato sulla GURI n. 67 del 14.06.2010- Il bando è reperibile sul sito Internet: www.comune.napoli.it. Il Dirigente Dott. Ciro Scarici
La polemica
TRIBUNALE DI NAPOLI VII SEZIONE CIVILE PROCEDURA FALLIMENTARE N. 29/2010
Giudice Delegato: Dott. Campese Eduardo. Curatore: Dott. Stefano Angelini - Tel. 081/7901160. Il fallimento è interessato a raccogliere e valutare - relativamente alla motonave PAXI C tipo General Cargo - anno di costruzione 1992 - IMO number: 9032965 - Builder: Varna Shipyard AD - GRT/NRT 7.366 / 3.614 - DWT 8.615 - proposte irrevocabili di acquisto della motonave, ancorata nel porto di Las Palmas (Gran Canarie), come sta e giace. Le domande dovranno essere formulate in base al regolamento pubblicato sui siti intere net www.entietribunali.it www.aste.eugenius.it unitamente alla perizia di stima. Prezzo di stima 2.200.000,00 USD non vincolante per le offerte.
ROMA — Polemizzava in aula con un senatore Pd assente, Giovanni Legnini, e quando alcuni senatori democratici hanno segnalato «l’inopportunità di una polemica in assenza dell’interlocutore», ha risposto: «E che me ne frega a me! “Nun me ne po’ frega’ de meno!». Così il senatore Pdl, Piero Longo è finito nel mirino di un gruppo di senatori democratici che ha scritto una lettera al presidente Renato Schifani per condannare l’episodio: «La questione investe il decoro delle istituzioni. Per questo motivo il senatore dovrebbe presentare pubbliche scuse».
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Il caso
Giudizio immediato anche per Mannarini e Verdoscia
Droga, Tarantini a processo “Spacciava in Sardegna” MARA CHIARELLI BARI — A due anni dall’estate da sballo delle feste in Sardegna, tra donne e fiumi di cocaina, l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, i suoi amici Massimiliano Verdoscia e Alessandro Mannarini, e tre pusher Onofrio Spilotros, Stefano Iacovelli e Nico De Palma, finiscono a processo
to della prostituzione, le indagini sono in corso. Lo stesso pm Scelsi, intanto, finisce al centro di un articolo pubblicato oggi dal settimanale Panorama, che riporta le dichiarazioni del tenente colonnello della guardia di finanza, Salvatore Paglino, ai domiciliari dal 2 giugno per peculato. L’ufficiale, indagato per stalking nei confronti
Compartimento della viabilità per le Marche COMUNE DI CERASO
L’inchiesta si riferisce al 2008 quando l’imprenditore conobbe il premier
UFFICIO TECNICO Prot. n. 4208 15 Giugno 2010 Oggetto: aggiudicazione lavori di manutenzione straordinaria e ristrutturazione acquedotto rurale - I e II lotto funzionale. Ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 122 del D.Lgs. n. 163/2006 e dell’art. 19 della L.R. n. 3/2007; Vista la determinazione del responsabile del servizio 137 del 09.06.2010, con la quale è stato approvato definitivamente il verbale di aggiudicazione; SI RENDE NOTO che in data 15.12.2009 si è svolta la gara d’appalto dei lavori in oggetto mediante la procedura aperta; IMPRESE CHE HANNO PRESENTATO OFFERTE: N. 13. IMPRESAAGGIUDICATARIA: BUONOMO Giuseppe con sede in Via Serre - Ceraso (SA) con il ribasso offerto del 17,001% e per un prezzo netto di Euro 800.253,79. VALORE CHE PUO’ ESSERE SUBAPPALTATO: 30%. Dalla Residenza Municipale lì 15 giugno 2010 Il Responsabile del Servizio Arch. Domenico Conti
ESITO DI GARA Si rende noto l’esito del seguente appalto esperito mediante procedura aperta: GARA 09AN0021 - S.S. 73 bis “Di Bocca Trabaria”. Lavori per il ripristino dell’impermeabilizzazione dei giunti e della pavimentazione stradale sui viadotti e cavalcavia nei tratti compresi tra i km. 78+000 e km. 111+000. Importo lavori € 642.990,40 di cui € 28.700,00 per oneri sicurezza. Aggiudicataria: PALISTRADE 2000 SRL, Via Vico n. 4, Caserta, con il ribasso del -27.621%. Importo di aggiudicazione € 473.317,25 compresi oneri sicurezza. Il presente esito è pubblicato sulla G.U.R.I. n. 69 del 18.06.2010 ed è disponibile sui siti Internet www.stradeanas.it e www.serviziocontrattipubblici.it. IL CAPO COMPARTIMENTO Ing. Oriele Fagioli VIA ISONZO, 15 - 60124 ANCONA Tel. 071/5091 - Fax 071/200400 • sito internet www.stradeanas.it
COMUNE DI AGRIGENTO ESITO: C.I.G. 0246559AE9 08/06/2010, con verbale di gara Rep. N. 759 del 08/06/2010, il Project financing per l’ “Affidamento della concessione per il completamento e la gestione del Parcheggio Pluripiano ubicato in Piazzale Rosselli”, è stata aggiudicata definitivamente al R.T.I. Soredil s.r.l., CEPI s.r.l. ed ICAM s.a.s. di Arnone Maria Giovanna e C, corrente in Agrigento in via dei Fiumi. RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO Ing. Gaspare Triassi
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA
AVVISO DI GARA PER ESTRATTO PROCEDURA APERTA Sulla G.U.R.I. n° 68 del 16-06-10 è stato pubblicato l’avviso d’indizione della procedura aperta ex art. 55 del D.Lgs. 163/2006 per la fornitura di n. 27 Riuniti Odontoiatrici e di n. 4 Apparecchi per Radiologia Endorale. Importo a base d’asta: Euro 340.000,00 + IVA. Il Bando di gara è stato inviato all’U.P.C.E. in data 0906-10. Info: http://www.policlinicoumberto1.it IL DIRETTORE GENERALE Dott. Ubaldo MONTAGUTI
COMUNE DI ROCCAPIEMONTE (SA) Bando di gara procedura aperta I.1) Comune di Roccapiemonte, P.zza Zanardelli 3, tel. 081/936307 fax 081/936333, ferdinando.iannone@comune.roccapiemonte.sa.it. Offerte: Prot. II.1.2) Miglioramento e riqualificazione dei sistemi locali di sviluppo viario ed infrastrutturale; II.2.1) Importo a base d’asta: Euro 1.300.000,00, oltre IVA; IV.2.1) Aggiudicazione: criterio del prezzo più basso; IV.3.1) CIG 0496518B9A; IV.3.4) Scadenza ricezione offerte: ore 12.00 del 14.07/2010; IV.3.8) Apertura offerte: ore 10.00 del 15/07/2010 allegati reperibili su www.comune.roccapiemonte.sa.it; IL DIRIGENTE DELL’U.T.C. Dott. Arch. Giovanni PEDUTO
Gianpaolo Tarantini per spaccio di sostanze stupefacenti. Il giudizio immediato per i sei è stato disposto dal gip del tribunale di Bari, Vito Fanizzi, su richiesta del pm Giuseppe Scelsi, titolare della maxinchiesta sul giro di escort e droga tra Bari, Roma e la Sardegna. Il processo, dinanzi al giudice Angelo De Palma, comincerà il 19 novembre, a meno che i difensori nei prossimi 15 giorni non decidano di chiedere il patteggiamento o il rito abbreviato. L’inchiesta riguarda l’estate del 2008 in Sardegna, durante la quale Tarantini conobbe il premier, Silvio Berlusconi, al quale tra settembre 2008 e gennaio 2009 presentò poi 30 giovani e avvenenti donne, tra le quali Patrizia D’Addario. Su questo filone, nel quale Tarantini è indagato per favoreggiamen-
di una escort e di una cronista, e per fuga di notizie, chiama in causa Scelsi e l’ex comandante della tributaria di Bari, Gianluigi D’Alfonso: a loro, per due volte, Paglino avrebbe detto che una giornalista barese era in possesso dei verbali secretati dell’interrogatorio di Tarantini, per bloccarne la pubblicazione. Gli atti finirono il 9 settembre sul Corriere della sera e sul Corriere del mezzogiorno. Panorama riporta anche una telefonata fra Paglino e il suo amico Mario Ortello, ex aiutante di campo dell’ex viceministro Vincenzo Visco, nella quale parla di D’Alfonso, dicendo che sarebbe stato messo «spalle al muro. Qualcuno - aggiunge - gli ha detto porta qua sti caz... di verbali. Però lui sta tranquillo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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LE SCELTEINTERNA DEI PARTITI POLITICA
Pd “vagabondo” a Roma dopo il loft e il Nazareno si prepara il terzo trasloco Forse nell’ex sede delle compagnie aeree estere
PROSSIMA DESTINAZIONE Due ipotesi per la nuova sede del Pd: via Barberini oppure via Boncompagni (nella foto qui accanto a destra)
ROMA — La Democrazia cristiana e Piazza del Gesù sono stati sinonimi per quasi 50 anni, dal 1944 al 1993, allorchè sparì lo storico simbolo. Ma i frammenti Dc continuarono a occupare Palazzo Cenci Bolognetti ancora per un po’. Il Partito comunista ha “abitato” a Via delle Botteghe oscure 4 dalla seconda metà degli anni ’40, quando Togliatti chiese al costruttore Marchini di erigere il severo palazzone del Pci, al 2000, quando Veltroni trasferì i Ds con i conti in rosso al mai amato indirizzo di Via Nazionale 75, il “botteghino”. Dal 2007, invece, il neonato Pd ha già cambiato due sedi e si appresta a un nuovo trasloco. Una sede l’anno, solida metafora di una più ampia e difficile ricerca d’identità. «Siamo un partito da costruire», ripete sempre Bersani. Anche sulla toponomastica regna una certa confusione. Tra i vertici democratici si mantiene un comprensibile riserbo sulla futura collocazione. L’annuncio dell’ennesimo trasloco rischia l’effetto “anime in
Il tesoriere Misiani conferma: “Stiamo cercando una sistemazione per unificare gli uffici”
L’intenzione è di acquistare tramite un mutuo. Il costo dell’affitto attuale è di 600 mila euro
Tre anni di spostamenti Pd Largo Nazareno settembre 2008 all'autunno 2010
Pd
Margherita Largo Nazareno dal 2002 al 2007
Villa Borghese
Via Boncompagni o Via Barberini dall'autunno 2010
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Castel Sant'Angelo
Ds via Nazionale dal 2000 al 2007
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Stazione Termini
Foro Romano
Pd Loft Circo Massimo novembre 2007 settembre 2008
3
Campidoglio
DOV’È ADESSO La sede attuale di via delle Fratte, detta Nazareno, ex sede della Margherita. In alto, la sede dei Ds in via Nazionale
Colosseo
4 Circo Massimo
pena”. Ma il tesoriere Antonio Misiani, uno dei volti nuovi lanciati da Bersani, ammette: «Stiamo cercando una sistemazione per unificare tutti gli uffici. Non è una delle priorità. Diciamo che è un problema di medio termine». In realtà qualche sopralluogo c’è già stato. In uno stabile nei pressi di Via Rasella. In un altro immobile in Via dei Giubbonari. In un edificio sfitto di Via Barberini, sul lato dei numeri civici dispari, che prima del 2001, l’anno delle Torri gemelle, ospitava le compagnie aeree di tutto il mondo. Su questa soluzione ci si è riservati una pausa di riflessione. È troppo grande per le esigenze del Pd. L’attuale sede di Via Sant’Andrea delle Fratte 16, chiamata il Nazareno, è invece piccola per ospitare tutti i dirigenti e i dipendenti del parti-
to. Già oggi alcuni di loro sono stati trasferiti in due appartamenti affittati nella vicina Via del Tritone. L’intenzione comunque è quella di acquistare accendendo un corposo mutuo e cancellando gli affitti (600 mila euro a Sant’Andrea delle Fratte, 250 mila al loft). Per questo i tempi potrebbero allungarsi. Il Pd del futuro ha bisogno di 4000-4500 metri quadri e di una sala conferenze. Al Nazareno i metri quadri sono 3000, insufficienti. Soprattutto ha bisogno di una sede definitiva perché questo vagare per Roma sta diventando un segno di instabilità. Il loft del Circo Massimo, inaugurato nel 2007, fu un efficace colpo d’immagine di Walter Veltroni, ma non piaceva a nessuno. Angusto e troppo distante dai palaz-
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2 GOFFREDO DE MARCHIS
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Viale Angelico
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zi del potere romano. Lo stesso Veltroni preferiva usare la stanza da leader dell’opposizione a Montecitorio. Con Franceschini segretario il Pd traslocò al Nazareno, nella vecchia sede della Margherita. A un passo dalla Camera. Ma la convivenza ha funzionato a corrente alternata come dimostrò la clamorosa guerra delle targhe all’ingresso. Il tesoriere di allora Agostini decise di togliere quella della Margherita, il cassiere dei Dl Luigi Lusi si ribellò: «Finchè non paghi l’affitto non hai nessun diritto». Oggi i rapporti tra Lusi e Misiani sono ottimi e si è trovata una soluzione per onorare il subaffitto dei locali al Nazareno. Nel “caso trasloco” è stato tirato in ballo Ugo Sposetti, tesoriere dei Ds e custode dei 2500 immo-
bili del Pci. Gli è stato attribuito un ruolo nella segnalazione di un palazzo della famiglia Angelucci fra Via Boncompagni e Via Veneto. Lui replica: «Io non ci metto becco. Posso solo dare un consiglio a Bersani: bisogna assolutamente trovare una sede identificabile e duratura, un simbolo». Come Piazza del Gesù. O come il Bottegone, il luogo che gli ex comunisti non smettono di rimpiangere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
REPUBBLICA.IT Bussole di Ilvo Diamanti: se Vendola stupisce gli industriali del Nordest
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CIRCO MASSIMO La “culla” del Pd fu il loft vicino al Circo Massimo, voluto da Veltroni come segno di “innovazione” e poi abbandonato dopo solo un anno
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Usa, il Congresso “processa” la Bp Il capo torchiato in Parlamento: pagheremo. Ma scoppia lo scandalo dei deputati-azionisti MAREA NERA
DAL NOSTRO INVIATO ANGELO AQUARO NEW YORK — L’uomo più odiato d’America si presenta alla sbarra del Congresso proprio nel giorno in cui spuntano gli interessi di senatori e deputati — l’“ambientalista” John Kerry in testa — nell’industria del petrolio. Ma Tony Hayward fa appena in tempo a giurare che viene interrotto dalle proteste del pubblico: la polizia blocca Diane Wilson, l’attivista texana che ha scritto un libro contro i signori dell’oro nero, che urla con le mani sporche di petrolio. «Bp uccide», «Bp mente», dicono i cartelli issati in aula: e non c’è dubbio che il dossier di 11 pagine che il manager presenta è pieno di falle grandi quanto quel buco che continua a sputare petrolio nel Golfo. La commissione lo mette sei ore sotto torchio, ma la difesa è tutta di rimpallo: aspettiamo le conclusioni dell’inchiesta. Nello slancio di sottolineare gli sforzi fatti da Bp, poi, il manager rivela che nei prossimi giorni la compagnia potrebbe «arrivare a raccogliere dai 60mila agli 80mila barili al giorno»: una cifra inedita e spropositata, che aumenterebbe di una quarto la previsione più negativa dal governo. Si scusa Heyward, «questa tragedia non sarebbe mai dovuta accadere», si scusa per la secon-
Un pellicano coperto di petrolio nel Golfo della Louisiana A sinistra, la protesta di Diane Wilson, pescatrice di gamberetti, durante l’audizione dell’ad della Bp al Congresso
Le scuse imbarazzate di Tony Hayward. Il “Washington Post” denuncia: molti politici, tra cui John Kerry, hanno investito nel settore petrolifero da volta anche il presidente Carl Henric Svenberg per avere definito «small people», povera gente, popolino, la popolazione del Golfo: «Ho parlato goffamente». L’amministratore delegato elenca passivamente ciò che non ha funzionato: il cemento dei sigilli, il tappo del pozzo, i test sulla pressione dell’acqua, le procedure che avrebbero dovuto accertare la fuga di gas, il bottone che avrebbe dovuto far funzionare le valvole Bop, le valvole Bop che non si sono attivate, il fallimento dei robot che avrebbero
dovuto chiuderle... E le mail scambiate ai vertici di Bp, le scorciatoie prese perché la compagnia era in ritardo di 40 giorni sulla tabella di marcia, i
tecnici che definivano la situazione del pozzo «un incubo»? «Stiamo indagando». Avete licenziato qualcuno dopo aver scoperto che non funzionavano
L’espresso “Vi racconto mia figlia Neda” Un anno dopo la morte della ragazza-simbolo della rivoluzione verde in Iran, parla il padre. L’intervista su L’espresso in edicola da oggi
le valvole? «No». E l’accusa fatta da Barack Obama? «Non ho prove di comportamenti imprudenti di Bp». Il presidente della commissione, quel Bart Stupak che con il suo accordo sull’aborto sbloccò la riforma sanitaria, ironizza sulla frase per cui Hayward aveva già chiesto scusa: «Rivoglio indietro la mia vita»: «Certo che la riavrà, e se ne tornerà con un bel paracadute dorato a casa». Riecheggia in aula la battaglia Usa-Gran Bretagna che ha già costretto Obama e David Cameron al chiarimen-
to. Il manager rassicura, dice che la compagnia pagherà tutto, a Wall Street si sussurra che Bp stia negoziando un’emissione di bond da 10 miliardi con le più grandi banche d’affari per ripagare il fondo e rilanciare il titolo. Ma un duro colpo arriva anche all’immagine dello stesso Congresso che indaga. L’Ap pubblica i contributi per migliaia di dollari delle compagnie petrolifere ai membri della commissione d’inchiesta e il Washington Post dice che i politici hanno investito dai 9 ai 14 milioni di dollari e mezzo nel settore. Il nome più in vista è quello dell’ex candidato alla presidenza Kerry. Alla fine dell’anno scorso sua moglie Teresa Heinz Kerry possedeva fino a 750mila dollari in azioni Bp. Ma il senatore ha investimenti per almeno 6 milioni di dollari in una dozzina di grandi compagnie del petrolio, tra cui Bp, Royal Dutch Shell, Exxon Mobil e ConocoPhillips. La sua portavoce sostiene che si tratta di beni ereditati dall’ex marito della moglie Teresa, il magnate del ketchup Heinz, e che questo non ha nulla a che fare con l’impegno di John. Che sarebbe il negoziatore di quella riforma energetica che Obama nel discorso alla nazione ha chiesto di sbloccare, ma su cui i al Senato non ci sono ancora i numeri: tranne, evidentemente, quelli delle partecipazioni azionarie. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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“Voglio essere fucilato” e in America ritorna il plotone d’esecuzione La scelta di un condannato a morte nello Utah DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FEDERICO RAMPINI NEW YORK — In carcere per un quarto di secolo ha aspettato: la gelida sedia di ferro, le canne dei fucili puntate dalle cinque feritoie. Il bagliore, il tuono. La morte antica, che sa di polvere da sparo. «La piccola viziosa canaglia», come si definiva Ronnie Lee Gardner, a 49 anni si è aggrappato al suo macabro sogno. Niente sedia elettrica o iniezione letale ma il plotone d’esecuzione. Il disegno del bersaglio appuntato al petto, quattro pallottole conficcate nel cuore, il massimo spargimento di sangue. E’ la legge del taglione che una terra di frontiera applica dai tempi dei pionieri, nel nome di un Dio implacabile e mormone. Nel braccio della morte della Utah State Prison, 20 km a sud di Salt Lake City, martedì sera Gardner aveva consumato l’ultimo pasto: bistecca al sangue, insalata di aragosta fredda, gelato alla vaniglia. Poi due giorni di digiuno totale. Ieri il trasferimento in “cella di at-
tesa”, le visite: l’avvocato, i due figli, un pastore. Sono i volti che ha negli occhi quando gli calano in testa il cappuccio e lo portano nella stanza dell’esecuzione. Poi via il cappuccio. Gardner deve vedere ogni dettaglio della sua fine. La sedia dipinta di nero, le sette cinture che lo immobilizzano: collo, spalle, polsi, piedi. Sotto di lui lo zoccolo di cemento grigio circondato di sacchetti di sabbia, come in trincea. Attorno i nudi muri di mattoni e calce. Dirimpetto, a sette metri di distanza, le feritoie. Là dietro sono in cinque a prendere la mira. Fucili calibro trenta. Uno è caricato a salve, perché ogni cecchino in coscienza abbia il dubbio di non avere ucciso. «Appena pronunciate le ultime parole del condannato — recita il regolamento della Utah De-
La scheda
partment of Corrections — il plotone apre il fuoco». Lancette su mezzanotte, è quello il segnale. Rimbombano le pareti, il fumo riempie la stanza. E’ un istante di furia, poi resta solo il gelido commiato di Tami Stewart, figlia di una delle vittime: «Finalmente ha
provato la paura che sentì mio padre». E’ la scenografia che Gardner ha ripassato a memoria, ieri sera, nella certezza che il suo ultimo appello alla Corte Suprema sarebbe stato respinto. Solo la sedia è cambiata, più sottile, essenziale. Tutto il resto è
identico a quel gennaio del 1977. Stessa cella, quattro colpi al cuore per Gary Mark Gilmore, anche lui pluriomicida. Norman Mailer gli dedica “Il canto del boia”. 33 anni fa quella fucilazione segna l’inizio di un’epoca: la riscossa dell’America conservatrice e perbenista,
INVITO AD OFFRIRE MAGISTE REAL ESTATE SPA IN C. P. n. 20/06 è proprietaria dei seguenti beni immobili Immobile:
DUE OMICIDI Ronnie Lee Gardner è stato condannato a morte per due omicidi nell’85: ha ucciso un avvocato fuggendo dall’aula in cui era processato per l’assassinio di un barista
I METODI I metodi alternativi utilizzati per la pena capitale negli Usa sono la sedia elettrica, il gas letale, la forca e la fucilazione (solo in Utah e Oklahoma)
I PRECEDENTI Da 14 anni non veniva eseguita una condanna a morte in America con la fucilazione, e dal 1976 ne sono state eseguite soltanto due, sempre nello Utah
Roma Via della Farnesina, 235 Roma Via della Farnesina, 237 – 239 Roma Via della Farnesina, 241 Roma Via della Farnesina, 247 – 249 Roma Via della Farnesina, 269 Roma, Viale delle Provincie, 162 -170 Roma, Via Duccio di Buoninsegna, 67 - 73 Roma Via di Valle Melaina 141 - 147 P.S. Stefano (GR), Villa Cacciarella Milano, Via Abbadesse, 44 Zagarolo, Via Valle del Formale 28/C (box 18) San Cesareo, Via della Resistenza 34/b villino 6 San Cesareo, Via Trieste, 27 Viale Regina Margherita n. 42 int. 11
Prezzo base (esclusa IVA e costi acquisizione) Euro Euro Euro Euro Euro Euro Euro Euro Euro Euro Euro Euro Euro Euro
298.890,00 368.145,00 171.315,00 1.173.690,00 1.399.680,00 1.370.520,00 2.945.160,00 915.624,00 21.600.000,00 453.438,00 13.122,00 211.410,00 43.740,00 1.770.000,00
Entro le ore 18.00 del 19 luglio 2010 possono pervenire in busta chiusa offerte irrevocabili per l’acquisto degli immobili descritti, presso il Notaio Silvia Teodora Masucci, Via Giovanni Pierluigi Da Palestrina n. 19, 00193 Roma (tel. 06369989 – fax 0636085790), a mezzo raccomandata a r. o consegnate a mano. Le offerte potranno essere presentate per singoli immobili, per più immobili o per la totalità degli stessi. L’offerta dovrà essere accompagnata da cauzione pari al 10% del prezzo offerto a mezzo assegni circolari non trasferibili intestati a “Magiste Real Estate S.p.A in c.p.” o a mezzo fideiussione bancaria a prima richiesta. Non saranno prese in considerazione offerte che non risultino pari o migliorative rispetto ai prezzi base di vendita indicati. Le buste saranno aperte presso lo studio del notaio incaricato alle ore 10.00 del giorno 20 luglio 2010. In caso di presentazione di più offerte si procederà a gara informale considerando quale base d’asta l’offerta più alta. Il regolamento di procedura competitiva, il modello di proposta irrevocabile di acquisto e ulteriori informazioni potranno essere acquisite dal sito www.liquidazionegiudizialemre.it o richieste alla liquidazione giudiziale: tel. 06.80691348 - fax: 06.8074426 – e-mail: liquidazionegiudizialemre@gmail.com. Le informazioni e i dati acquisiti in virtù della procedura saranno trattati in conformità alla vigente normativa sulla privacy. I liquidatori giudiziali Avv. Vincenzo Mascolo Prof. Salvatore Sarcone Dott. Francesco Rossi
“legge e ordine”. Dalle aspre montagne dello Utah soffia il vento moralizzatore contro la nazione infetta, contro le metropoli depravate delle due coste, New York e Los Angeles. La Corte Suprema ha reintrodotto la pena di morte nel 1976, lo Utah è il primo Stato ad applicarla nel modo più brutale, spettacolare, il meno igienico. L’ethos dell’occhio per occhio, la retorica da film western, in questa terra di missionari e milizie di estrema destra, risuonano nelle parole di Jackson Smith, 68 anni, guardia carceraria: «Ai tempi di Mosé li lapidavano, solo perché non c’erano le Colt e i Winchester». Mailer raccontava un’America spaccata, con veglie di preghiera per salvare Gilmore, un esercito di reporter americani e stranieri fuori dal carcere. Poi la tolleranza zero conquistò Manhattan. La legge “tre reati e sei dentro per sempre” riempì le supercarceri private della California. L’America di oggi ha indici di criminalità ai minimi storici. E al tempo stesso, è in netto calo il
Le armi utilizzate sono cinque: quattro con il proiettile e una caricata a salve consenso verso la pena di morte. Dal New Mexico al New Jersey all’Illinois si moltiplicano gli Stati che aderiscono alla moratoria. Lo Utah resiste. Anche in quel privilegio atroce che concede ai condannati, il diritto alla fucilazione. Ronnie Lee Gardner lo ha scelto dopo avere esaurito ogni ricorso. Non ha piegato la giustizia la storia della sua infanzia, cominciata sniffando colle acide a 6 anni; a 10 anni eroina e il mestiere di “palo” per il patrigno rapinatore. Da adolescente la violenza sessuale subìta in un istituto per ragazzi in attesa di adozione. Nulla del suo calvario orrendo gli è valso da circostanza attenuante. Pochi minuti alla mezzanotte, Gardner ha meditato le parole che voleva dire a quei cinque cecchini anonimi, prima che brillassero le bocche dei fucili dalle feritoie: «Sono stato dall’altra parte della canna, so cosa succede. Quando hai sparato non te ne liberi più». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Gaza, Israele allenta l’embargo ma il blocco navale resta attivo Sì a cibo, giocattoli e quaderni. Cemento solo per progetti Onu DAL NOSTRO INVIATO ALBERTO FLORES D’ARCAIS GERUSALEMME — Israele allenta la stretta su Gaza. Diciassette giorni dopo l’attacco alla “Freedom Flotilla” il governo Netanyahu ha approvato alcune misure per consentire che una serie di beni umanitari e di “materiale d’uso civile” possa entrare, attraverso due valichi di terra, nella Striscia controllata da Hamas. I dettagli verranno resi noti nei prossimi giorni, ma il documento varato dal governo è esplicito. È previsto «un cambiamento delle procedure in vigore», ci sarà una nuova lista di prodotti permessi e verrà autorizzato un maggiore accesso anche di quei materiali (quali cemento e ferro) finora proibiti nel timore di un loro uso militare da parte dei militanti dell’organizzazione fondamentalista. Cemento e ferro, però, solo per progetti civili sotto la supervisione della comunità internazionale. Israele teme infatti che Hamas possa sequestrare i materiali delle
Giudizi positivi da Unione europea e Stati Uniti. Hamas: “È soltanto propaganda”
La protesta
In arrivo nuove navi da Libano e Iran. Barak avverte: “Responsabili di eventuali scontri” imprese private per ricostruire infrastrutture militari. Resta invece in vigore il blocco navale, volto ad impedire che ad Hamas arrivino via mare missili e razzi da lanciare contro Israele (da paesi come l’Iran e la Siria) e tutte le «misure di sicurezza per evitare l’ingresso di armi e materiali bellici». In cambio di un embargo più leggero, Gerusalemme chiede alla comunità interna-
Ortodossi in piazza contro la Corte suprema GERUSALEMME — Migliaia di ebrei ultraortodossi in piazza a Gerusalemme contro la decisione della Corte suprema che ha condannato al carcere genitori di origini europee, gli askenaziti, che si rifiutavano di mandare le figlie a scuola insieme a ragazze ebree di discendenza mediorientale, i sefarditi. Per le due comunità è un intervento intollerabile dello Stato nelle questioni religiose.
TIR IN ARRIVO Agenti della polizia di Hamas davanti a un convoglio di aiuti alimentari Onu al valico con Israele di Kerem Shalom. L’Onu assiste nella Striscia un milione di palestinesi, su 1,5 milioni di abitanti
zionale «di lavorare per l’immediato rilascio di Gilad Shalit», il soldato israeliano prigioniero di Hamas dal giugno 2006. Il blocco di Gaza era stato deciso proprio dopo la cattura di Shalit e rafforzato nel 2007, quando i militanti di Hamas presero il controllo totale della Striscia, imponendo un regime di ferro alla popolazione e facendo fuori (talvolta anche fisicamente) i palestinesi
più moderati e gli uomini legati ad Abu Mazen, il leader dell’Autorità nazionale palestinese in Cisgiordania. L’annuncio del governo Netanyahu — in linea di principio Israele non è neanche contraria all’idea di una presenza di osservatori internazionali nella Striscia di Gaza, ha detto il viceministro degli Esteri Danny Ayalon («la stiamo considerando favorevolmente») — è
Offerta valida fino al 30/06/2010 per Fiesta+ 3 porte 16V benzina 60CV a fronte di rottamazione di qualsiasi usato. Il veicolo da rottamare deve essere intestato al proprietario da almeno 6 mesi.
la Repubblica
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Kirghizistan
Le nuove misure CIBO L’embargo è stato tolto per tutti i prodotti alimentari, per gli utensili da cucina, materassi e asciugamani, cancelleria e giocattoli
CEMENTO Sì al transito del cemento, della ghiaia e materiali da costruzione ma non per i privati solo per progetti Onu di ricostruzione
IL TRANSITO Tutti i materiali potranno passare solo attraverso i valichi stradali con Israele; il blocco navale davanti alla Striscia di Gaza resta attivo
stato accolto positivamente dal capo della diplomazia europea Catherine Ashton («una notizia di grande interesse») e dal ministro degli Esteri Frattini («Israele ha compreso che la strategia dell’assedio di Gaza è controproducente»). Più cauto il francese Kouchner: «Si tratta di un passo in avanti ma non è abbastanza, l’embargo va abolito». Positivo anche il giudizio dell’inviato di Obama
in Medio Oriente, George Mitchell, che si trova attualmente in Israele. Scontata, ovviamente, la reazione di Hamas, che ha definito l’alleggerimento del blocco «solo propaganda, concessioni irrilevanti e secondarie». In attesa dei dettagli sulle nuove misure (secondo i media israeliani all’apertura sulle merci potrebbe corrispondere una stretta nei confronti delle
persone, che potrebbero entrare a Gaza solo dal valico egiziano di Rafah), resta aperto il problema delle navi (libanesi e iraniane) annunciate in arrivo con l’intento di violare il blocco via mare. Ieri il ministro della Difesa Ehud Barak ha detto che il governo libanese verrà considerato responsabile di tutte le conseguenze: «Dico chiaramente al governo libanese: voi siete responsabili di
Ancora violenze al confine, 191 morti L’Onu: “E i profughi sono 400 mila” BISHKEK — Sono almeno 400mila i rifugiati e sfollati che, secondo le stime dell’Onu, hanno trovato riparo al confine del Kirghizistan con l’Uzbekistan dopo che il 10 giugno nel Paese sono esplose violenze tra uzbeki e kirghizi causando almeno 191 morti. Intanto una fragile calma sta tornando nelle città meridionali di Osh e Jalalabad, teatro dei massacri: nelle vie si sentono ancora spari sporadici, ma negozi, mercati, chiese ortodosse e moschee stanno riaprendo i battenti. Sede di basi aeree russe e sovietiche, il Kirghizistan versa nel caos da quando lo scorso aprile una rivolta ha deposto il presidente Kurmanbek Bakiyev e creato un governo ad interim in vista del referendum costituzionale del 27 giugno e delle elezioni presidenziali dell’ottobre 2011.
Profughi in Kirghizistan
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Belgio
Il re incarica il separatista De Wever ma il governo resta in alto mare
tutte le imbarcazioni che intendono salpare dai vostri porti con l’intenzione manifesta di rompere il blocco navale di Gaza. In particolare, di armi, munizioni, esplosivi o qualsiasi altro oggetto che possa condurre a scontri violenti e pericolosi laddove le navi si rifiutassero di deviare verso il porto di Ashdod per essere ispezionate».
BRUXELLES — Bart De Wever, il leader del partito separatista vincitore delle elezioni di domenica scorsa in Belgio, ha ricevuto dal re Alberto II la nomina per avviare i contatti per formare il nuovo governo. Si tratta dunque di un incarico esplorativo, con il quale De Wever, fino a cinque giorni fa quasi sconosciuto al di fuori delle Fiandre, balza alla ribalta della scena politica nazionale. Secondo gli osservatori, negli incontri in programma da lunedì il leader del partito N-Va porrà già le basi per un programma di governo e privilegerà i contatti con i partiti che potrebbero formare la futura coalizione di maggioranza. Tra questi, i socialisti di Elio Di Rupo, il secondo più votato nelle consultazioni di domenica, in lizza per la carica di premier.
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Bart De Wever
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CRONACA
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SOMMERSI Il mare di rifiuti sommerge il centro di Palermo
Palermo, l’estate riporta l’incubo rifiuti Cassonetti in fiamme, discarica al limite. Emergenza anche nelle località balneari SARA SCARAFIA PALERMO — L’arrivo dell’estate fa rivivere a Palermo l’incubo dell’emergenza rifiuti. Ogni notte in tutta la provincia quintali di immondizia vengono dati alle fiamme da cittadini esasperati. Anche nella borgata di Mondello, che due giorni fa ha inaugurato la stagione balneare, ci sono cassonetti pieni, lastre di eternit abbandonate, bagnati costretti a scansare rifiuti sulla sabbia. E una nuova emergenza è alle porte: la discarica di Bellolampo ha le ore contate. Se entro dieci giorni la prefettura non consegnerà all’Amia, l’azienda comunale che si occupa dei rifiuti, la nuova vasca, la quinta, per il conferimento dell’immondizia, i camion carichi di spazzatura non potranno più scaricare. L’Amia intanto paga le mille assunzioni clientelari volute dal Pdl e le missioni a Dubai per vendere agli arabi le improbabili competenze acquisite sulla raccolta differenziata. Risultato? L’azienda ha accumulato un debito di 180 milioni. Nonostante dal governo Berlusconi siano piovuti su Palermo 230 milioni, la società rischia il fallimento. Oggi è in amministrazione straordinaria e cerca faticosa-
L’Amia paga le mille assunzioni clientelari volute dal Pdl e le missioni a Dubai mente di far ripartire i servizi. Nel giugno del 2009 scoppiò la prima emergenza rifiuti con il capo della Protezione civile Guido Bertolaso costretto a volare a Palermo e a inviare l’esercito per ripulire la città. Ma se un anno fa la spazzatura si era accumulata per la protesta dei netturbini, preoccupati per il posto di lavoro, adesso l’incubo è la discarica. Bellolampo, che da cinquant’anni seppellisce 1.500 tonnellate di rifiuti al giorno, non ce la fa più. La quarta vasca, utilizzata negli ultimi mesi, sarà satura entro dieci giorni. E la quinta non è ancora pronta. Sulla capienza della nuova vasca è lite tra le istituzioni, con l’Amia certa che potrà durare al massimo fino a settembre, e la prefettura che sostiene possa bastare per sei mesi. Trascorsi i quali sarà comunque emergenza, proprio come in Campania. Il sindaco di Palermo Diego Cammarata nei giorni scorsi è andato a Roma per chiedere aiuto al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo: il piano per la realizzazione dei termovalo-
I punti IL PERCOLATO Il liquido tossico potrebbe aver inquinato le falde acquifere: la procura indaga. Sotto inchiesta anche il sindaco Cammarata
rizzatori varato dalla scorsa giunta Cuffaro è fermo, mentre nel nuovo voluto da Lombardo gli inceneritori non sono previsti. Ma in Sicilia presto potrebbe essere dichiarato lo stato di emergenza con Lombardo che vestirebbe i panni del commissario straordinario. In ballo c’è la possibilità di realizzare un piccolo inceneritore a Bellolampo. Cammarata, intanto, ha chiesto alla Prestigiacomo di autorizzare
nuovi lavori in discarica per evitare il collasso. Ieri il ministro ha però rimproverato il primo cittadino che lunedì, mentre la città è in difficoltà, è volato in Sudafrica per assistere alla partita degli azzurri: «Ha fatto una sciocchezza», ha detto. Cammarata lunedì avrebbe dovuto incontrare anche i magistrati: è sotto inchiesta per l’allarme percolato a Bellolampo. Il liquido tossico prodotto dai rifiuti e dall’acqua piovana
Bellolampo è piena: entro dieci giorni la quarta vasca sarà colma e la quinta non è ancora pronta. Entro sei mesi sarà emergenza
Il piano rifiuti del governatore Lombardo non ne prevede. Ma spunta l’ipotesi di un piccolo impianto a Bellolampo
no persino le scope. Ogni notte, poi, ci sono decine di roghi. Sono stati almeno 300 nell’ultimo mese. Nei giorni scorsi le fiamme hanno lambito anche luoghi sensibili, come l’aeroporto Falcone e Borsellino e la prefettura. Ma l’emergenza è anche nell’hinterland: dopo la chiusura della discarica di Partinico, i comuni costieri si sono trovati sommersi della spazzatura. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso
LA DISCARICA
GLI INCENERITORI
minaccia le falde acquifere e potrebbe avere invaso l’intera discarica. Proprio dalla indagini, che hanno portato al sequestro di un’azienda, è nato il sospetto che il percolato invece di essere smaltito in alcuni casi sia stato gettato in mare. Intanto la città boccheggia: l’Amia mette su strada solo 40 compattatori su 80 perché gli altri sono guasti, mentre gli spazzini lavorano senza mezzi: manca-
Agitazione dei dipendenti delle ditte di raccolta, è di nuovo crisi
E nel cuore di Napoli bus si arena su un cumulo di spazzatura 300
40
3000
I ROGHI
I MEZZI
I DIPENDENTI
Nell’ultimo mese in tutta la provincia ci sono stati 300 roghi di rifiuti. Le fiamme hanno lambito l’aeroporto e la prefettura di Palermo
L’Amia manda in strada 40 camion al giorno: dovrebbero essere 80, ma la metà è guasta. L’azienda ha chiesto aiuto alla Regione
Amia e la collegata Essemme hanno 3 mila dipendenti: la società ha annunciato un giro di vite contro fannulloni e assenteisti
ROBERTO FUCCILLO NAPOLI — I topi si aggirano indisturbati fra i sacchetti, mentre la gente si barrica a casa e getta disinfettante davanti alle abitazioni. È il ritratto di Scampìa, quartiere simbolo della periferia napoletana. Ma nella City non va molto meglio: ieri un minibus si è incagliato nella spazzatura a ridosso della centralissima via Toledo. Da alcuni giorni a Napoli è tornato l’incubo spazzatura. Montagne di sacchetti un
C’è qualche spiraglio ma i sindacati minacciano altri 2 giorni di sciopero po’ ovunque, si sono rivisti anche alcuni incendi di cassonetti, davanti a una catasta di rifiuti che si arrampica sui muri della Prefettura è comparso un cartello: «Che figura di m...» La nuova crisi è dovuta alle agitazioni dei dipendenti delle ditte di raccolta, che non vedono un futuro certo nei piani con cui Provincia e Comune dovranno rilevare la gestione del servizio dal disciolto commissariato di Guido Bertolaso. Uno sciopero totale della raccolta, effettuato martedì scorso, ha lasciato a terra circa 1500 tonnellate di spazzatura. Il giorno dopo i netturbini sono tornati all’opera, ma senza effettuare gli straordinari. Il risultato è che si stenta a tornare all’ordinario. La raccolta va avanti, ma la spazzatura per
Spazzatura in strada a Napoli strada cala di non più di 200 tonnellate al giorno. Dunque questa nuova crisi potrebbe durare fino alla fine della settimana. La trattativa con i sindacati però non è a buon punto. Le principali organizzazioni (Cgil, Cisl, Uil e Fiadel) hanno minacciato altri due giorni di sciopero se non ci sarà un tavolo con tutte le istituzioni per affrontare il problema. A Napoli intanto si vive col fiato sospeso. E nell’allarme per le foto di spazzatura che stanno già rifacendo il giro del mondo. La Fiavet, federazione agenti di viaggio, ha già paventato un drastico ridimensionamento delle prenotazioni per l’estate. E la Confesercenti ritiene il tutto «scandaloso». © RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
CRONACA ■ 21
“Sandokan pentito? Giusto l’appello di Saviano” Maroni: lo Stato protegge chi collabora. E su Spatuzza: decisione tecnica, non politica DAL NOSTRO INVIATO ANGELO AQUARO NEW YORK — Non si può non condividere l’appello di Roberto Saviano che dalla prima pagina di Repubblica ha invitato il boss dei casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone a pentirsi: «Lo condivido perché è un appello che questo governo e gli altri che lo hanno preceduto hanno sempre fatto» dice il ministro dell’Interno Roberto Maroni «anche prima di Saviano, con le leggi che incentivano il pentimento». Ma oltre a quello che unisce c’è tanto che divide questo governo dall’autore di «Gomorra» che la camorra ha condannato a morte. «Non è politica ma tecnica la decisione del Viminale di non concedere la protezione a Gaspare Spatuzza», il pentito che sostiene che nel
Grasso: sono i giudici che possono dare i benefici penitenziari a chi aiuta lo Stato
Rita Borsellino sul caso Spatuzza: forse così facendo non vogliono scoprire la verità
1994 Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri misero il Paese nelle mani di Costa Nostra. «La commissione è composta da poliziotti, carabinieri e finanzieri che sanno di cosa parlano» insiste Maroni. La linea comune su Spatuzza e sull’appello di Saviano, che lega Maroni al ministro della Giustizia Angelino Alfano — entrambi a New York per l’Assemblea generale dell’Onu sul crimine organizzato — non può però trovare schierato l’altro protagonista di
il magistrato, per la gioia dei due ministri, che all’unisono non trattengono la soddisfazione. Poi Grasso chiosa: «Ho fiducia nella giurisdizione: sono i giudici che si occupano del caso, sono i giudici che possono dare i benefici penitenziari indipendentemente dal programma di protezione». La magistratura insomma correggerà quello che ha combinato la politica? Il procuratore, che è stato tra i primi a raccogliere le rivelazioni del pentito, va giù secco:
Il ministro Roberto Maroni e lo scrittore Roberto Saviano questa missione italiana negli Usa, il procuratore antimafia Piero Grasso. Come avrebbe reagito il suo amico e maestro Giovanni Falcone, alla notizia della protezione negata a Spatuzza, lui che
per primo puntò sui pentiti? «Falcone sarebbe rimasto felicissimo di una giornata come questa in cui all’assemblea generale dell’Onu è stata ricordata la sua lezione» risponde, da gran signore,
«Quello che avevo da dire in merito si trova in un parere motivato che è agli atti della commissione». E così, mentre il governo reclama a New York il «modello Italia» nella lotta alla mafia — con il ministro Alfano che sottolinea «la risposta globale alla sfida globale», suggerita con quella «Convenzione di Palermo» che l’ambasciatore all’Onu Cesare Ragaglini definisce «strumento politico di capitale importanza» — sulla passerella con Ban Ki Moon si affacciano le ombre di casa nostra. Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro su Spatuzza parla di «regalo alle mafie», e Rita Borsellino, sorella del giudice ucciso, accusa: «Non vogliono scoprire la verità». Il minuto di silenzio che l’Assemblea generale tributa a Falcone non poteva essere più assordante. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Roma, la richiesta della procura per agenti penitenziari, medici, infermieri e il direttore dell’ufficio detenuti
L’inchiesta
Caso Cucchi, in 13 sotto accusa “Processateli, l’hanno fatto morire” MEDICI NEGLIGENTI Secondo i consulenti del pm (nella foto grande), Stefano Cucchi (accanto) non è stato ucciso dalla disidratazione ma è morto per negligenza dei medici
MARIA ELENA VINCENZI ROMA — Stefano Cucchi fu ucciso dalle botte degli agenti della penitenziaria e dalla negligenza, forse voluta, dei medici. La procura di Roma ne è sempre più convinta e per questo ieri ha chiesto il rinvio a giudizio per 13 persone. Guardie della penitenziaria, medici, infermieri e il direttore dell’ufficio detenuti e del Prap, provveditorato regionale amministrazione penitenziaria. Sono loro, secondo i magistrati, i colpevoli della morte del geometra di 31 anni che il 16 ottobre è stato arrestato dai carabinieri per spaccio di droga e sei giorni dopo è morto all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Innanzitutto i tre agenti della penitenziaria. A Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici, i pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, hanno contestato lesioni aggravate e abuso di autorità. Hanno usato «i poteri inerenti alla qualità di appartenenti alla polizia penitenziaria — si legge nel capo d’imputazione — quali preposti alla gestione del servizio delle camere di sicurezza del tribunale di Roma, adibite alla custodia temporanea degli arrestati in flagranza di reato in attesa dell’udienza di convalida, spingendo e colpendo con
In edicola
dei calci Cucchi, che ivi si trovava in quanto arrestato». Secondo i pm, i tre agenti «lo facevano cadere a terra e gli cagionavano lesioni personali». Botte che, per la Procura, sono
state nascoste in ogni modo. Con una scientifica operazione di copertura per evitare che la verità venisse fuori. Un piano iniziato a piazzale Clodio e continuato nel reparto penitenziario del Pertini,
Il 15 scorso si è spento in Ginevra il Dott.
Quindici anni nostri, unici. Grazie
Valerio Agostinone Sindacalista, fu all’origine, fra i fondatori della Unione Italiana del Lavoro. Lo richiamano alla memoria di quanti lo conobbero e lo stimarono la moglie Edda con la figlia Valeria ed il cognato Aldo Florio. Roma, 18 giugno 2010 La nostra mamma ci ha lasciati.
Corso Salani
è venuta a mancare all’affetto dei suoi cari il giorno 17 giugno 2010. La camera ardente sarà allestita oggi, presso la sala mortuaria dell’ospedale Cto alla Garbatella, dalle ore 13 alle 17. I funerali si svolgeranno presso la basilica di Sant’Eugenio alle Belle Arti sabato 19 giugno alle ore 11. Roma, 18 giugno 2010
L’entusiasmo, la passione, l’energia instancabile e contagiosa e la grande umanità con cui Corso riusciva a rendere il lavoro del “fare cinema” una bellissima avventura saranno sempre nei nostri cuori. Roma, 18 giugno 2010 Al caro, prezioso
18-06-2005
18-06-2010
ANNIVERSARIO Da cinque anni la tua assenza è una bellissima presenza dentro di noi e nei tanti che ti hanno amato carissimo Avv. Prof.
Giorgio Ratti Ti ricordiamo nella messa serale in Santa Chiara ai Giuochi Delfici. Elena, Beatrice, Stefano, Bi e Massimo. Roma, 18 giugno 2010 Il Rettore Ivano Dionigi e l’Ateneo di Bologna partecipano al cordoglio della famiglia e ricordano la figura dell’insigne docente e studioso Prof.
Renato Nardini
Corso Salani
Una trama nera per le stragi di mafia. Le rivelazioni di un pentito riaprono un capitolo oscuro
Margherita Firenze, 18 giugno 2010 Francesco Pamphili e la Film Kairos, insieme a tutta la troupe e gli interpreti del film “I Casi Della Vita”, partecipano con affetto e commozione al dolore della famiglia e di tutto il cinema italiano per la scomparsa di
Lucia Giovannozzi Fortunati
Professore Emerito dell’Alma Mater Benemerito della Scienza e della Cultura Accademico Benedettino dell’Istituto di Bologna Bologna, 18 giugno 2010 La mamma e i fratelli con le loro famiglie stretti a Margherita in un abbraccio senza fine accompagnano
OGGI L’ESPRESSO
Corso
nel suo nuovo viaggio. Il funerale si svolgerà sabato 19 giugno alle ore 11 a Firenze nella chiesa di Santa Lucia sul Prato dove la salma arriverà nel pomeriggio di oggi. Firenze, 18 giugno 2010 Misericordia di Rifredi Via delle Panche 41 - 50141 Firenze Tel. 055/42.20.200
Corso Un saluto da chi avrebbe voluto essere come te. Marco Risi Roma, 18 giugno 2010 Carissimo
Corso in questi mesi di lavoro insieme la tua presenza forte ma discreta è diventata parte di noi. Lasci nei nostri cuori e nel nostro percorso artistico un vuoto incolmabile. Con affetto, immensa stima e riconoscenza Francesco, Giorgia, Letizia, Micol e Chiara. Roma, 18 giugno 2010 Ciao
Corso cuore appassionato. Andrea Purgatori. Roma, 18 giugno 2010 Raffi e Francesco Bruni ricordano con affetto
Corso Salani E i giorni belli di via Ginori. Roma, 18 giugno 2010 Il 16 giugno ci ha lasciato
Carlo Stecchi Lo annuncia la sua mamma Pasqua Sini ved. Stecchi, con Enrico e Lisa. Il funerale avrà luogo sabato 19 alle ore 16 nella chiesa Santi Fiorentini via Centostelle 11. Firenze, 18 giugno 2010
dove Cucchi è morto il 22 ottobre. E così, oltre a chi lo ha pestato, vengono ritenuti colpevoli anche sei medici e tre infermieri del nosocomio: l’accusa è di abbandono di persona incapace aggravato
Gilberto Tinacci Mannelli e figli con le rispettive famiglie partecipano con profonda cordoglio al lutto per la perdita dell’amato congiunto Prof.
Luciano Berti
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Firenze, 18 giugno 2010 Anna Maria e Mario Piccinini ricordando la finezza d’animo e la profonda cultura del Prof.
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Firenze, 18 giugno 2010 Hai sempre lottato per difendere i diritti dei lavoratori. Ci mancherai. Le compagne e i compagni della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza della Cgil di Torino e del Piemonte, vicini nel dolore ad Anna e alle piccole Alice ed Elisa, piangono la scomparsa di
Salvo Merlo giovane ricercatore e dirigente sindacale della Flc Cgil Nazionale. Torino, 18 giugno 2010 Paolo e Florence Marzotto partecipano con molto affetto al dolore di Adriana e di tutta la sua famiglia per la scomparsa del carissimo amico
La famiglia del ragazzo: siamo contenti, quella gente deve andare dove è stato Stefano
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3.203.556,68 €
Luciano Berti
Concorso n. 72 del 17-06-2010
Superenalotto Nessun vincitore con punti 6 Nessun vincitore con punti 5+ Ai 18 vincitori con punti 5 Ai 1.277 vincitori con punti 4 Ai 48.286 vincitori con punti 3
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PROSSIMO CONCORSO IL JACKPOT CON PUNTI 6
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Luciano Vistosi Vicenza, 18 giugno 2010 1° ANNIVERSARIO
Luciano Russi Con infinito amore ad un anno dalla dolorosa scomparsa del loro Luciano, la moglie Ornella, il figlio Edoardo, la mamma Olga, la sorella Emma e la famiglia tutta lo ricordano a quanti lo conobbero, lo stimarono e gli vollero bene. Una santa messa di suffragio sarà celebrata domenica 20 c.m. alle ore 19 presso la chiesa di Sant’Alfonso in Francavilla al Mare. Francavilla al Mare, 18 giugno 2010 NAZIONALE
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10 e LOTTO COMBINAZIONE VINCENTE 3 21 37 79
7 22 45 81
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12 32 72 84
dalla morte. Colpevoli, secondo la procura, sono Aldo Fierro, direttore della reparto, i medici Silvia Di Carlo, Flaminia Bruno, Stefania Corbi e Luigi De Marchis Preite, Rosita Caponetti e gli infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe. I sanitari, in concorso tra loro, «omettevano di adottare i più elementari presidi terapeutici e di assistenza che, nel caso di specie, apparivano doverosi e tecnicamente di semplice esecuzione e non comportavano particolari difficoltà di attuazione essendo peraltro certamente idonei ad evitare il decesso del paziente». Infine Claudio Marchiandi, direttore dell’ufficio detenuti, a cui vengono con-
20 36 75 86
testati i reati di falsità ideologica e abuso d’ufficio. Il funzionario, secondo l’accusa, avrebbe falsificato la cartella clinica. Che descrive uno stato di salute «buono», uno stato di nutrizione «discreto», un decubito «indifferente» e un apparato muscolare «tonico trofico». Dati, scrivono i pm, «palesemente falsi» e in evidente contrasto con quanto indicato «dalla cartella infermieristica redatta presso lo stesso reparto e con i rilievi obiettivi dei sanitari della casa circondariale di Regina Coeli e dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli» che descrivevano un paziente «allettato in decubito obbligato cateterizzato, impossibilitato alla stazione eretta e alla deambulazione, con apparato muscolare gravemente ipotonotrofico, tanto da indurre i sanitari a praticare terapia per via endovenosa vista l’assenza di sufficiente muscolatura per praticare intramuscolo». Ora toccherà al gup Rosalba Liso valutare la richiesta della procura. «Siamo contenti. Quella gente deve andare dove è stato Stefano, in carcere», ha detto la sorella Ilaria. © RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
ATTUALITÀ
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I 700 pozzi che bucano l’Italia
Dalla Lombardia alla Basilicata, alle coste della Sicilia sono 700 i pozzi attivi. “Troppo pochi” dicono i produttori Caccia al tesoro nel sottosuolo
?
Appena approvate nuove perforazioni per mettere le mani su cento milioni di tonnellate custoditi nel nostro sottosuolo
L'estrazione di petrolio in Italia
Novara
Pozzo VillafortunaTrecate
Milano Reggio Emilia Modena
Ravenna e la Basilicata, agli antipodi
Chi parla di sviluppo sostenibile cita l’esempio di Ravenna ma in Basilicata la crescita industriale è stata una delusione
Legenda
Inchiesta italiana
Dall’Elba alle Tremiti i piani dei petrolieri. E piovono autorizzazioni
aree marine dove è stata richiesta la trivellazione
REPUBBLICA.IT Sul sito del nostro giornale i lettori possono scaricare l’inchiesta-video sulla corsa italiana al petrolio e commentarla REPUBBLICA RADIO TV Dalla Basilicata all’Abruzzo: tutta l’inchiesta video (nella foto sotto alcuni fotogrammi) sarà trasmessa oggi alle 11.30 su RepubblicaTv
Ma ha senso, oggi, dare il via a una nuova ondata di perforazioni in Italia? E qual è il rapporto costibenefici per il “sistema-Paese”?
Le compagnie italiane e straniere negli ultimi due-tre anni si sono messe in fila ai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente. I numeri delle autorizzazioni parlano da soli: un centinaio di nuove trivellazioni sono al via. Ad oggi, infatti, sono 95 i permessi rilasciati: 71 a terra (25mila chilometri quadrati, un’area equivalente alla Sicilia) e 24 a mare (11mila chilometri quadrati, quanto l’Abruzzo). 65 le istanze per nuove ricerche: 24 a terra (7mila kmq) e 41 a mare (23mila). «Non lo definirei un boom. Piuttosto, dopo un periodo d’impasse, il ministero dell’Ambiente sta smaltendo l’arretrato di richieste», spiega Franco Terlizzese, direttore genera-
milioni
Tonnellate di petrolio consumate nel 2008: 41% dei consumi di energia
4,5 milioni
1 area
Fonte: dati ministero Sviluppo economico-rielaborati Legambiente
693 km2
DALLA BRIANZA ALL’ELBA
L’ONDATA DEI PICCOLI PETROLIERI
I CONSUMI ITALIANI
2 aree 1.195 km2
le per le risorse energetiche dello Sviluppo economico. È una realtà ben delineata dalle cifre: con l’attuale governo, in carica dal maggio 2008, la corsa al petrolio è ripartita in grande stile. Arrivano dal Canada e dall’Australia, dall’Irlanda e dall’Inghilterra, ma soprattutto dagli Stati Uniti. Nei fatti, quello cui si sta assistendo, è l’assalto delle compagnie, in particolare piccole e medio-piccole. I petrolieri hanno presentato richieste per ogni angolo del nostro Paese. Quali sono i loro obiettivi? E qual è la loro tecnica? Una definizione che viene data è “upstream dell’upstream”, ovvero: esplorare qualsiasi traccia di petrolio (e anche di gas), verificare le “spigolature”, come vengono definiti i giacimenti residuali, per poi magari “girare” le concessioni ad altre società, spesso italiane. Ma non è il “mordi e fuggi” di chi sembra considerare l’Italia una semplice espressione geologica? Claudio Descalzi, presidente di Assomineraria, ammette un «certo disordine iniziale», ma difende il settore: «È un movimento che porta investimenti, royalties e vivacità». Sulla “vivacità” non ci sono dubbi. Quando le compagnie si presentano con le loro trivelle nelle aree prescelte, spesso nascono i conflitti. Molti comuni, refrattari alle royalties garantite dalla legge, si oppongono. Anche duramente. Ma soprattutto reagiscono fette importanti della popolazione, coalizzate in una resistenza trasversale che al grido di “no al petrolio” supera e accantona le diverse appartenenze politiche.
LUIGI CARLETTI
79,3
643 km2
principali aree estrattive a terra
Riparte la corsa all’oro nero cento nuove trivelle assediano parchi e isole ROMA — Le trivelle che inseguono il petrolio scendono fino a quattro, cinque, seimila metri. Dalle terre del riso nella pianura Padana alle modeste profondità del medio Adriatico, dalle alture dell’Abruzzo fino alla Basilicata e alle coste della Sicilia, i 700 pozzi attivi rendono ogni anno quattro milioni di tonnellate di greggio a terra e mezzo milione a mare. È una quantità modesta. Incide per meno del 4% sulla bilancia energetica del Paese e rappresenta solo il 5% del fabbisogno nazionale. Ma si potrebbe produrre di più, dicono i petrolieri. Perché l’Italia, sostengono, custodisce nel sottosuolo almeno cento milioni di tonnellate, senza contare che molte aree sono ancora tutte da investigare. E di questi tempi, con il prezzo che è destinato a salire, e con le riserve occidentali in progressivo esaurimento, Il rapporto costi-benefici non c’è da star lì a vagheggiare scenari di energie alternative che incideranno, forse, tra decenni. Perché nel frattempo il mondo gira alla velocità che conosciamo, e ciò che lo fa girare, piaccia o meno, è quel fossile che molti chiamano “oro nero”. Dunque la parola d’ordine è: trivellare. Ovvero: abbiamo il petrolio, andiamo a prendercelo. E’ un boom di richieste per sfruttare nuovi e antichi giacimenti. Ma ha senso, oggi, con la catastrofe del Golfo del Messico ancora negli occhi, e mezzo secolo dopo Enrico Mattei, dare il via a una nuova ondata di perforazioni in Italia? Quali sono le ragioni della corsa all’oro nero che preoccupa molte comunità locali? E qual è il rapporto costi-benefici per il cosiddetto “sistema-Paese”?
1 area
piattaforma a mare
VIDEO SUL CELLULARE Inquadrare il Qr code con la fotocamera. Chi è sprovvisto del lettore può scaricarlo da http://m.repubblica.it/qr
LE ESTRAZIONI Tonnellate di petrolio estratte annualmente in Italia (dato 2008)
113 mila
Il parco del Curone in Brianza. Le isole Tremiti. Le coste della Sicilia. Metà del territorio abruzzese. Tutta la bassa padana dal Piemonte all’Adriatico. La costa dalle Marche alla Puglia. Il mare di Cagliari e di Oristano. L’area tra le Egadi e Pantelleria. Lo Ionio calabrese. Il mare a sud dell’Elba. Queste alcune delle zone nelle quali le compagnie cercano il petrolio o vorrebbero farlo. «Il Paese ha grandi ricchezze e non possiamo lasciarle nel sottosuolo, visto che poi siamo costretti a comprare all’estero», dice ancora Claudio Descalzi elencando i principali numeri del comparto. Assomineraria raggruppa 126 aziende, 65mila addetti, un indotto multi-settoriale e un know-how d’eccellenza. «Alle comunità locali dobbiamo spiegare che la nostra attività porta sviluppo, lavoro e benessere». Giuseppe Tannoia, responsabile dell’Eni per il sud Europa, aggiunge: «L’estrazione del petrolio e del gas è una risorsa che dà sicurezza all’intero Paese». Ma non eravamo la terra del sole e delle città d’arte, del mare e delle montagne? E i grandi vini? E l’agroalimentare di alta qualità? Ha senso “vendere” all’estero un’immagine del Paese
IL BOOM 2010 Tonnellate estratte nei mari italiani nei primi due mesi del 2010: + 35%
3 milioni
BASILICATA Tonnellate prodotte dalla Basilicata nel 2009 (74% del totale)
la Repubblica
@
VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
Piattaforma Rospo Mare A
Così all’estero
Piattaforma Rospo Mare B Piattaforma Rospo Mare C
Pozzo Mirandola Piattaforma Sarago Mare 1 Piattaforma Sarago Mare A
PER SAPERNE DI PIÙ http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it www.legambiente.eu
■ 23
RUSSIA
STATI UNITI
CINA
NORVEGIA
Con una produzione in crescita, nel 2007 la Russia è il primo paese produttore di greggio con 10.078 barili al giorno. Sul fronte dei consumi la Russia nel 2007 risulta al settimo posto nel mondo con 10.96 barili pro-capite
Gli Usa nel 2007 hanno prodotto 7.471 barili di greggio, attestandosi al terzo posto della classifica mondiale, dietro alla Russia e all’Arabia Saudita. Nei consumi gli Usa sono al terzo posto con 25.58 barili pro-capite
Nel 2007 la produzione è stata di 3.729 barili al giorno, che colloca il paese al quinto posto dietro Russa, Arabia Saudita, Usa e Iran. Nei consumi (2007) la Cina ha fatto registrare 2.07 barili pro-capite
Con 2.558 barili di petrolio al giorno, la Norvegia è il primo produttore in Europa e il decimo al mondo. La sua produzione (3.189 barili nel 2004) è in calo. Consumi: con 244 barili pro-capite, la Norvegia è nella fascia medio-bassa
2 aree
567 km2
Il caso
14 aree
La docente di Fisica sfida i pozzi così in Abruzzo nasce il fronte del no
4.700 km2 Civitanova Marche (MC)
9 aree
Vasto (PE)
6.614 km2 Pozzo Masseria Verticchio
Frosinone Campobasso
Potenza
Pozzo Strangolagalli
Matera
Pozzo Val d'Agri
STUDIOSA Pozzo Serra Pizzuta
35 aree
Maria Rita D’Orsogna, docente di Fisica all’università di Northridge
17.242 km2
12 aree
7.289 km2
In pochi mesi la mobilitazione popolare ha indotto molti dei politici più sensibili alle royalties a mutare atteggiamento. Ma è stata una scelta ponderata? O per semplice opportunismo hanno assecondato l’umore popolare? Nicola Fratino, sindaco di Ortona, è stato per anni tra i fautori dei programmi petroliferi. La famiglia Fratino aveva piazzato una delle sue società, la “Buonefra Srl”, nel consorzio che doveva costruire il Centro Oli dell’Eni. Oggi il sindaco ci spiega di non essersi «mai sentito in conflitto d’interessi». E in ogni caso, aggiunge, «adesso ho le idee chiarissime: lasciamo perdere questi progetti, la gente non li vuole e io non posso mica girare con la scorta». Ciò nonostante le ricerche proseguono e altre piattaforme (Medoil, Vega, Petroceltic, Northern Petroleum) sono all’orizzonte. Mentre invece — confermano i responsabili dell’Eni — è tramontata l’idea di impiantare il Centro Oli tra i vigneti del Montepulciano doc, a ridosso di Ortona. Sempreché altre società non rilevino il progetto e i pozzi già realizzati nell’area. (l. c.)
ROMA — Posti di lavoro, royalties agli enti locali, sviluppo di un indotto per le imprese. Questo e altro nel pacchetto che l’industria del petrolio ha messo sul tavolo. Ma l’Abruzzo ha detto no. O almeno dicono no, da mesi, alcune delle sue categorie economiche più forti: operatori turistici e produttori di vino. Il fronte di opposizione, articolato in associazioni e comitati locali, non accetta la decisione del ministero dello Sviluppo economico, racchiusa in un documento del 2008 firmato dall’allora ministro Claudio Scajola. In sintesi: dopo la Basilicata, anche l’Abruzzo è distretto petrolifero. Messa in ginocchio dal terremoto dell’aprile 2009, la regione ci ha messo un po’ a realizzare quanto stava avvenendo. Nel frattempo le nuove concessioni alle compagnie erano andate avanti. Specie davanti alla costa, nelle cosiddette “aree off shore”. Tra i leader della rivolta spicca Maria Rita D’Orsogna, giovane docente di fisica all’università californiana di Northridge, origini chietine e una verve degna della mitica Erin Brockovich. La D’Orsogna ha scatenato un fronte che va dall’arcivescovo di Lanciano-Ortona Carlo Ghidelli fino a Legambiente e Wwf.
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Pozzo Gela Pozzo Giaurone Pozzo Ragusa Pozzo S.Anna Pozzo Irminio
Caltanissetta
Gela (CL) Piattoforma Prezioso
Piattoforma Gela Piattoforma Perla Piattoforma Vega
e poi inseguire obiettivi industriali che a molti sembrano un salto nel passato? Calma, dicono i petrolieri, perché intanto l’Italia è pur sempre tra le prime potenze industriali al mondo e il settore estrattivo nel 2009 ha versato allo Stato più di un miliardo di euro sul reddito e oltre 260 milioni in royalties. E poi, oggi, si può far tutto. Ombrelloni in spiaggia con le piattaforme che si stagliano a poche miglia dalla costa. Si possono coltivare vigneti doc mentre nella stessa zona si depura il greggio dallo zolfo in impianti chiamati sobriamente “Centro oli”. Si possono pubblicizzare i parchi e, contestualmente, cercare nuovi giacimenti al limite, ma a volte anche dentro, le riserve naturali.
me sempre, se diremo no, non sarà per motivi ideologici ma legati a una seria programmazione: fonti rinnovabili e tutela del territorio». Come Vendola e Bramerini, amministratori del centrosinistra, la pensano in molti, ma gli schieramenti non sono scontati, tutt’altro. Davide Tabarelli, intellettuale di quella sinistra emiliano-romagnola che da sempre cerca di coniugare industria, turismo e agroalimentare, è il presidente di Nomisma Energia. «Lo sviluppo compatibile è possibile», afferma. «Guardate Ravenna, dove una delle più belle spiagge della riviera convive con un distretto petrolifero tra i più importanti. La sinistra sbaglia: si è appiattita sull’anima ambientalista e sui comitati no-oil abdicando alla responsabilità di gestire un processo indispensabile». In tempi di crisi economica, dice in sostanza Tabarelli, ci si può davvero permettere di sbattere la porta in faccia a un’industria che porta posti di lavoro, sviluppo di un indotto a largo raggio e royalties agli enti locali per alcuni decenni?
LA CATASTROFE AMERICANA ROYALTIES E LAVORO
In Basilicata, dove il settore ha nella Val d’Agri il principale centro produttivo, soldi ne sono arrivati: seicento milioni di euro. Si sono realizzate opere pubbliche e si sviluppano iniziative legate all’archeologia e al turismo, «ma l’emigraSVILUPPO COMPATIBILE Lo chiamano “sviluppo compatibile”. Non è un’espreszione dei giovani verso il nord continua», spiega Antonio Pesione un po’ spericolata? Una di quelle definizioni ambigue pe, segretario regionale della Cgil. «I posti di lavoro creati dal che rischiano di produrre più sospetti che certezze? petrolio non sono i duemila decantati dall’Eni ma cinque«È semplicemente il vecchio che avanza», sintetizza Nichi cento, metà dei quali per gente del posto. E di questi, solo una Vendola, governatore della Puglia, il quale nelle settimane settantina sono stabili. Il resto è precariato». scorse ha scoperto che l’irlandese Petroceltic si preparava a Forse per molti giovani lucani non è questo il progresso cercare petrolio alle Tresognato e hanno deciso di miti. «Il governo Berluscolasciarlo a chi lo vuole. «La prospettiva di una crescita ni fa una politica arretrata Il Belpaese svenduto? industriale è tramontata anche sul piano energetico da tempo. Oggi, attorno ai e tanto per cambiare ripozzi e al Centro oli, non schia di distruggere il pac’è niente», osserva Vintrimonio più prezioso di cenzo Vertunni, sindaco di questo Paese». Grumento (1.750 abitanti), Sulla stessa lunghezza che con Viggiano è uno dei d’onda la Regione Toscadue paesi petroliferi della na, che dopo aver respinto Val d’Agri. le trivelle dal Chianti, ha Andiamo a vedere. Il Centro oli è un impianto che occupa stabilito che di petrolio non si parlerà mai più. Almeno in ternove ettari di terreno. Riceve il petrolio dai pozzi vicini, lo raferma, perché la Puma Petroleum vuol fare ricerche a sud “stabilizza” e attraverso l’oleodotto lo invia alle raffinerie dell’Elba, tra Montecristo e Pianosa, e in mare la giurisdiziopugliesi. Si staglia con la sua fiamma altissima in un’area di ne è dello Stato. «Vero, ma non staremo a guardare», dice An134 ettari che è perlopiù di aziende fantasma e capannoni na Rita Bramerini, assessore regionale all’Ambiente. «E co-
Perché “vendere” all’estero l’immagine del Paese del sole e dell’arte e poi inseguire obiettivi industriali dal sapore obsoleto?
5 chilometri
SAN VITO CHIETINO Distanza dalla costa per la piattaforma della Medoilgas
abbandonati. Di industriale c’è solo l’odore di idrogeno solforato e il rumore incessante dei mega alambicchi. Dove sono i benefici? C’è davvero una “via lucana” al benessere da petrolio? «Le royalties ci arrivano», ammette Vertunni. «In media oltre due milioni di euro all’anno. Sta a noi impiegare bene questi soldi per creare sviluppo. Ma siamo onesti: l’indotto industriale non esiste, né qui né altrove». Spiegare alle comunità locali, specie a quelle più bisognose, quanto potrebbe mutare il loro tenore di vita: sembra questo, oggi, il punto prioritario della nuova politica del settore petrolifero, che finora ha preferito cucire senza proclami le proprie alleanze in Parlamento e da lì fino alle stanze del potere locale, mantenendo all’esterno un profilo estremamente cauto. Sarà anche per questo che i petrolieri assegnano alle loro piattaforme simpatici nomi di pesci come “Sarago” e “Ombrina”, chiamano “Centri Oli” gli impianti di desolforazione e definiscono “coltivazione” lo sfruttamento dei pozzi. E anche la qualifica di “petroliere” non va molto di moda.
158,9 litri
IL BARILE L’equivalente di un barile, unità di misura del greggio estratto
800 milioni di euro
«Confesso che non mi piace essere definito petroliere, io sono un imprenditore e un geologo», sorride Giuseppe Rigo, amministratore delegaLa crisi e le scelte del territorio to della Vega Oil, compagnia italiana controllata dalla canadese Cygam Energy con concessioni in Abruzzo, Sicilia e, attraverso la Rigo Oil, in Tunisia. «Noi sappiamo che le nostre attività possono spaventare le comunità locali. Eppure le nostre piattaforme sono tra le più sicure del mondo e l’impatto ambientale è minimo». La mappa degli impianti petroliferi off shore che ci mostra Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, testimonia un forte interesse in Adriatico, specie in Abruzzo. Ed è proprio qui, nella “regione dei parchi”, che negli ultimi mesi — ben prima della catastrofe americana — la lotta ai petrolieri ha raggiunto punte di autentica rivolta popolare. Se nel Parco del Curone, nella Brianza lecchese, la battaglia contro l’australiana Po Valley ha visto sindaci leghisti a fianco di sindaci del Pd, agricoltori con docenti universitari, in Abruzzo il fronte del no al petrolio si è rivelato ancora più eterogeneo e compatto. Ma i petrolieri, e le loro trivelle, non si fermano.
GLI INTROITI Gli introiti che lo Stato incassa dalla produzione petrolifera
In tempi di crisi economica ci si può davvero permettere di sbattere la porta in faccia a un’industria che porta posti di lavoro?
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10%
ALLO STATO Percentuale sulle estrazioni on shore (royalties) dovuta allo Stato
la Repubblica
ECONOMIA
VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
FINANZA&MERCATI
■ 26 Ieri FTSE MIB ....................20568,91 FTSE IT ALL.................21122,16 FTSE IT STAR ..............10780 FTSE IT MID ................23427,56 COMIT ...........................1034,92 FUTURE.......................20575
(+0,03%) (+0,03%) (+0,29%) (-0,11%) (+0,36%) (+0,41%)
I migliori
Principali titoli del Mercato azionario
FTSE MIB Var.% Impregilo ................................................3,33 Autogrill..................................................2,35 Atlantia...................................................2,33 A2A ........................................................1,64 Ansaldo Sts.............................................1,07
Titolo A2A.............................................1,304 Ansaldo Sts ...............................13,260 Atlantia .....................................15,400 Autogrill ....................................10,230 Azimut ........................................7,360 Banca Generali ............................8,055 Banco Popolare ...........................4,648 Bca Pop.Milano ...........................3,572 Bulgari ........................................6,215 Buzzi Unicem ..............................8,890 Campari ......................................4,103 Cir...............................................1,512 Enel ............................................3,973 Eni ............................................16,150
I peggiori Campari ................................................-2,67 Geox .....................................................-2,16 Mediolanum ..........................................-1,79 Saipem .................................................-1,68 Azimut ..................................................-1,67
Pr. Rif € 1,64 1,07 2,33 2,35 -1,67 0,31 -0,59 -1,24 0,24 0,45 -2,67 -0,79 0,44 -0,55
Exor ..........................................14,170 Fiat .............................................9,280 Finmeccanica..............................9,210 Fondiaria-Sai ..............................8,580 Generali ....................................15,490 Geox ...........................................3,857 Impregilo.....................................2,092 Intesa Sanpaolo...........................2,303 Italcementi..................................6,870 Lottomatica...............................11,720 Luxottica...................................21,350 Mediaset.....................................4,997 Mediobanca ................................6,420 Mediolanum................................3,425 Monte Paschi Si...........................0,959 Parmalat .....................................1,990
0,71 -0,32 -0,29 0,06 -2,16 3,33 -0,11 0,29 -0,09 -0,42 0,45 0,47 -1,79 -0,57 -0,62
Pirelli & C.....................................0,481 Prysmian ..................................13,130 RCS Mediagroup .........................1,051 Saipem .....................................26,360 Snam Gas....................................3,410 STMicroelectr..............................6,965 Telecom IT ..................................0,972 Tenaris .....................................15,370 Terna ..........................................3,200 UBI Banca ...................................7,415 UBI w 09-11 ................................0,018 Unicredit .....................................1,892 Unipol .........................................0,690 W Mediobanca 11........................0,039
-0,30 -0,47 -1,68 -1,23 0,07 0,62 -0,84 0,16 -0,54 -3,26 0,80 0,15 -5,12
Gli Stati europei: sì alla tassa sulle banche La Merkel: paghi chi ha causato la crisi. L’Italia strappa alla Ue un ok sul debito DAL NOSTRO INVIATO ANDREA BONANNI BRUXELLES — Una tassa sulle banche, le cui modalità sono ancora da definire, un indurimento delle regole di disciplina di bilancio che dovrà tenere in conto una serie di nuovi parametri, tra cui anche il debito privato. La pubblicazione entro luglio dei risultati degli «stress test» sui primi venticinque grandi gruppi bancari europei e gli istituti loro affiliati. L’impegno a coordinare i bilanci in primavera, prima di sottoporli all’esame dei parlamenti nazionali. La decisione di proporre, al prossimo vertice G20 di Toronto, una tassa sulle transazioni finanziarie. Queste sono le principali conclusioni cui sono giunti ieri i Ventisette capi di Governo della Ue riuniti a Bruxelles. Vediamole punto per punto. Banche e finanza. La Ue proporrà al vertice di Toronto sia un prelievo sulle transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin tax), sia una tassa sulle banche. Nel caso i leader mondiali non dovessero acconsentire, l’Ue è pronta ad andare avanti da sola almeno sulla tassazione delle banche. Ma le modalità di questa tassa sono ancora da definire e saranno decise entro ottobre. Caustica Angela Merkel: «Paghi chi ha causato la crisi». Sempre in tema di banche, i capi di governo hanno deciso di rendere pubblici gli «stress test», cioè le simulazioni sulla tenuta dei principali gruppi bancari europei in caso di crisi. La proposta era osteggiata dai tedeschi, che avrebbero voluto tenere i risultati confidenziali. Ma si è deciso di rendere pubblici i dati «per fugare sospetti infondati», come ha detto Barroso, soprattutto per quanto riguarda le banche spagnole. Sempre in tema di governance della finanza, i leader Ue hanno approvato le varie proposte avanzate dalla Commissione, compresa quella relativa alla regolamentazione delle vendite allo scoperto, al controllo delle agenzie di rating e alla disciplina del mercato dei credit default swaps. Disciplina di bilancio. Non passa l’idea francese di trasformare l’eurogruppo, cioè i Paesi della moneta unica, in una specie di «supergoverno» economico. «Dobbiamo evitare di dividere i Sedici dagli altri membri dell’Ue, e non c’è bisogno di nuove strutture in Europa», ha detto il presidente del Consiglio, Herman Van Rompuy. L’idea era fortemente avversata sia dalla Gran Bretagna sia dalla Polonia. Tuttavia i Ventisette si sono impegnati a coordinare con la Commissione i propri bilanci annuali in primavera, prima di sottoporli all’esame dei Parlamenti. Questa proposta era osteggiata dal nuovo premier inglese, Cameron che, al suo primo vertice europeo, ha evidentemente dovuto fare qualche concessione. I capi di governo si cono comunque intesi su un inasprimento della disciplina di bilancio e un maggior
coordinamento delle politiche economiche. Una maggiore accento sarà posto sull’entità del debito e sulla sua «sostenibilità complessiva». Ciò significa, ha spiegato Van Rompuy, che si terrà conto non solo del debito pubblico, ma anche dell’indebitamento privato e soprattutto della sostenibilità della spesa pensionistica, che nei bilanci di alcuni Paesi non appare nel computo del debito pubblico. Si trattava di una richiesta che l’Italia, il Paese che con la Grecia ha il più alto debito pubblico in percentuale al Pil, aveva sostenuto con insistenza. I capi di governo hanno infine deciso di avviare i negoziati di adesione per l’Islanda, e di ammettere l’Estonia nell’euro a partire dal primi gennaio prossimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
FOTO DI GRUPPO Da sinistra Angela Merkel, il premier portoghese Josè Socrates e quello sloveno Borut Pahor, Jean-Claude Junker. In basso Luis Zapatero e Herman von Rompuy
Le misure
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANDREA TARQUINI BERLINO — Il durissimo programma di risanamento della Grecia procede bene. La buona notizia, di per sé rara in generale di questi tempi, viene dalla missione congiunta di Unione europea (Ue), Banca centrale europea (Bce) e fondo monetario internazionale (Fmi) che ha appena concluso la sua verifica sul posto ad Atene. Il segnale positivo arriva proprio mentre, nel suo rapporto-bollettino mensile, la Bce ammonisce che a fronte del drastico peggioramento dei conti pubblici dei paesi dell’eurozona la lotta al debito pubblico e riforme strutturali sono prioritarie mentre la disoccupazione ai massimi dal 1998 è l’altro grande freno alla ripresa, e se necessario andranno varate anche ulteriori manovre. Intanto, secondo Pier Carlo Padoan, direttore dell’Ocse in Italia, i soli tagli di spesa non bastano: potrà essere necessario anche aumentare le tasse, per evitare che le strette sul bilancio danneggino solo ceti svantaggiati e classi medie, a tutto danno della ripresa e delle entrate tributarie. La missione di Ue, Bce e Fmi
“Il programma fiscale procede, deficit in calo”. Nuova missione ad Atene fissata per luglio
Bce e Fmi promuovono le riforme greche tornerà ad Atene a luglio, per una revisione-bilancio completa, e se questa sarà positiva il governo del premier socialista Ghiorghios Papandreou potrà effettuare il secondo prelievo della linea di credito internazionale disposta per salvare la
Repubblica ellenica. «Il programma è avviato, il deficit è più basso del previsto, la riforma delle pensioni prosegue, ci sono progressi nelle altre riforme strutturali concordare, quelle del sistema fiscale, del mercato del lavoro, e le privatizzazioni».
Il successo delle durissime misure varate con coraggio da Papandreou era la conditio sine qua non dell’aiuto internazionale. Per la prima volta dallo scoppio della crisi greca dell’euro, Atene viene promossa. «Il programma è stato avvia-
to, le politiche vengono implementate come d’accordo, gli sviluppi di bilancio sono positivi, le entrate del governo sono ai livelli previsti e il controllo dei conti pubblici è rigoroso…le entrate del governo stanno raggiungendo il livello definito»,
LE PROTESTE Una manifestazione di protesta al Partenone contro il piano di austerity del governo greco
La Banca europea avverte: la ripresa è ancora debole, riforme strutturali urgenti
BORSE EUROPEE Paese/Indice 17-06 Amsterdam (Aex) ..................335,26 Bruxelles-Bel 20 .................2523,36 Francoforte (Xet Dax)...........6223,54 FTSE Eurotrack 100 ............2186,59 Londra (FTSE 100)...............5253,89 Madrid Ibex35.....................9755,10 Oslo Top 25...........................329,45 Parigi (Cac 40) ....................3683,08 Vienna (Atx) ........................2399,90 Zurigo (SMI) ........................6475,25
Var.% +0,15 +0,38 +0,53 +0,30 +0,30 +0,74 -0,20 +0,19 -0,45 -0,23
MAURIZIO RICCI
REPUBBLICA.IT “Così il Fisco risponde ai dubbi del contribuente” sul sito di Repubblica
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SCADENZA 1 mese
Var.% +0,33 +0,38 +0,66 +0,12 +0,23 +0,05 -0,11 -0,55 -0,67
ORO E MONETE AUREE TASSO 360 0,4430
TASSO 365 0,4492
CORONA DK...............................7,4387 CORONA N.................................7,8705 CORONA S.................................9,5740 DOLLARO AUS ...........................1,4281 DOLLARO CDN...........................1,2668 DOLLARO USA ...........................1,2363 FRANCO CH ...............................1,3778 STERLINA UK.............................0,8349 YEN J ....................................112,8900
+0,007 -0,095 -0,285 +0,140 +0,293 +0,700 -0,792 +0,487 +0,660
VALUTE
17 GIUGNO Oro Milano (Euro/gr.) Oro Londra (usd/oncia) Argento Milano (Euro/kg.) Platino Milano (Euro/gr.) Palladio Milano (Euro/gr.) 17 GIUGNO Sterlina (v.c) Sterlina (n.c) Sterlina (post.74) Krugerrand Marengo Italiano
MATTINO
SERA
32,68 1.234,50 -
32,60 1.245,00 504,63 43,02 13,15
DENARO
LETTERA
216,40 216,40 216,40 942,53 168,88
239,12 239,12 239,12 1.012,26 193,67
Elena Salgado, ministro dell’Economia in Spagna analisti di altri grandi banche, come Rbs, J. P. Morgan, Bnp. La differenza la fa il giudizio sulla solidità del sistema bancario spagnolo. Perché, a differenza della Grecia, il problema, in Spagna, non è lo finanza statale, ma le
Il caso
MILANO — Allarme rientrato per la vigilanza sulle Fondazioni bancarie. Oggi il Consiglio dei ministri esaminerà la riforma del Codice civile laddove regola Fondazioni e associazioni. La prima scrittura del Ddl conteneva un’incongruenza, tra testo e sua interpretazione, che aveva fatto temere colpi di mano o modifiche. In sostanza il controllo degli enti azionisti di banche era tolto al ministero dell’Economia nel testo (art. 8), mentre restava in capo al dicastero di Giulio Tremonti nella relazione illustrativa. La discordanza però è scomparsa nella versione finale, che assegna al Tesoro la vigilanza sulle Fondazioni «titolari di quote di controllo in banche, o che concorrano al controllo di queste partecipando a patti di sindacato o accordi di qualunque tipo». Invariato anche il punto d) dello stesso articolo, che delega alla legge Ciampi del ’99 – attuale cornice di riferimento del settore – le norme su «organizzazione, composizione degli organi, impiego del patrimonio» degli enti.
banche, travolte dall’esplosione della bolla immobiliare. La Spagna è la conferma più evidente dell’intreccio sempre più stretto che la crisi degli ultimi due anni ha creato fra Stato e banche. In prima battuta, i governi sono intervenuti, con va-
rie forme di garanzia, a sostenere le banche, colpite dal collasso dei subprime. Le banche, a loro volta, con i fondi messi a disposizione a tasso zero dalla Bce, hanno comprato titoli di Stato, lucrando sul differenziale di interessi. Ora, i governi de-
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Cajas in ginocchio per la crisi immobiliare
La vigilanza sulle Fondazioni resta al Tesoro aggiunge in toni di elogio la delegazione internazionale. Brava Grecia, dunque. Ma sullo sfondo, avverte la Bce nel bollettino mensile, la ripresa resta debole ed esposta a gravi incertezze, e «molte necessarie misure concrete per arginare il drastico peggioramento dei conti pubblici non sono state ancora definite». Quindi la lotta al debito e riforme strutturali sono priorità urgenti e assolute più che mai. «Tutti devono fare in modo che sia garantita la fiducia nella sostenibilità dei conti pubblici», bisogna essere pronti a ulteriori misure, insomma manovre-bis, e porsi obiettivi di risanamento ben ambiziosi, e occorre «intervenire con urgenza nei paesi che presentano problemi di competitività». Le contrattazioni salariali, sottolinea il rapporto mensile (e quasi sembra alludere a Pomigliano) devono tenere conto delle esigenze della competitività. Quanto al settore bancario, è importante una sua ristrutturazione, non si possono escludere ulteriori aggiustamenti al suo interno, e le banche devono mostrarsi capaci di incrementare il credito ai comparti non finanziari, insomma all’economia reale, quando la domanda aumenterà.
EURIBOR
Paese/Indice 17-06 DJ Stoxx Euro........................260,63 Hong Kong HS...................20138,40 Johannesburg ..................25481,51 New York (S&P 500) ............1115,96 New York (DJ Ind.).............10433,79 Nasdaq Comp. ....................2307,16 Singapore ST ......................2843,95 Sydney (All Ords).................4546,95 Tokio (Nikkei)......................9999,40
Debiti e crediti incagliati le casse di risparmio fanno tremare Madrid
L’analisi
LA BUONA notizia è che, ieri, il governo spagnolo ha collocato sul mercato 3 miliardi di buoni decennali del Tesoro. La cattiva notizia è che, per riuscirci, ha dovuto far salire il tasso di interesse dal 4,045 per cento di un mese fa al 4,864, portando lo spread fra i Bonos e i Bund tedeschi al record di 221 punti base, il differenziale più alto dall’avvio dell’euro. Il fatto che i mercati, almeno per ora, abbiano reagito con sollievo alla buona notizia sul collocamento dei titoli, come se avessero davvero temuto un clamoroso flop, trascurando la cattiva notizia sugli interessi che getta una luce inquietante sui costi futuri di finanziamento del debito, è un buon indicatore del grado di isteria ormai raggiunto intorno alle finanze dell’eurozona, dove, dopo la Grecia, ogni crisi sembra quella finale. In realtà, l’economia spagnola — dicono istituzioni internazionali come Ocse e Fmi, ma anche analisti di grandi banche come Merrill Lynch — è in una situazione assai migliore di quella greca e il piano di risanamento di Madrid è coraggioso ed adeguato. Assai più pessimiste, però, le valutazioni degli
BORSE INTERNAZIONALI
vono tornare a salvare le banche, se non vogliono vederle costrette a inondare i mercati dei loro Bot. Il risultato, per la Spagna, è che i buoni parametri della finanza pubblica, dicono i pessimisti, non sono sufficienti a te-
nere lontana la tempesta: il debito pubblico spagnolo, notano ad esempio gli analisti di Rbs, è solo il 53 per cento del Pil, ma se si sommano quelli privati si schizza (è esattamente il contrario di quello che succede in Italia) al 300 per cento. Quanto è solido, allora, il sistema bancario spagnolo? Quanto quello degli altri Paesi dell’euro, fa sapere la banca centrale che ieri ha annunciato che renderà pubblici i risultati degli “stress test” compiuti sui singoli istituti di credito del Paese. La pubblicazione dei test dovrebbe, almeno, circoscrivere l’infezione bancaria spagnola. Nessuno, infatti, almeno per ora, mette in dubbio la solidità dei grandi colossi nazionali del credito, come Santander e Bilbao, largamente diversificati a livello globale e, in generale, delle grandi banche commerciali. L’infezione è concentrata nelle 45 Cajas, le casse di risparmio regionali, protagoniste della bolla immobiliare. Negli ulti-
La Spagna colloca 3 miliardi di buoni decennali, ma deve portare il tasso a livelli record mi anni, gli investimenti nell’edilizia sono arrivati in Spagna al 18-20 per cento del Pil, una quota mai vista (tranne il Giappone) nell’Ocse. Il grosso di questa espansione è stato finanziato dalle Cajas e, probabilmente, qui si accumulano i 165 miliardi di crediti potenzialmente inesigibili censiti dalla Banca di Spagna. Il governo si sta adoperando per favorire fusioni e ristrutturazioni fra le casse. Secondo il ministro dell’Economia, Elena Salgado, per ricapitalizzarle occorreranno almeno 30 miliardi, circa un terzo delle disponibilità del Fondo appositamente creato dal governo. Ma la ricapitalizzazione è solo un pezzo del problema. L’altro, ancora più urgente, è il rifinanziamento dei debiti delle banche, soprattutto verso l’estero. Più che con i depositi, le casse di risparmio, in questi anni, hanno cercato fondi sul mercato monetario internazionale (è la strategia che ha affossato Northern Rock, all’alba della crisi bancaria inglese): su 1500 miliardi di debito estero totale spagnolo, metà è dovuto dalle banche e, di questo, metà è a breve termine. Secondo J. P. Morgan, entro il 2010 debbono rinnovare debiti per 64 miliardi di dollari. Ma, per il momento, sembra difficile. Il presidente di Bilbao, Francisco Gonzàlez, ha dichiarato in questi giorni che le aziende spagnole «sono tagliate fuori dai mercati internazionali dei capitali». A quanto pare, gli unici soldi arrivano dalla Bce: a maggio, le banche spagnole hanno attinto 85 miliardi di dollari dalle casse della Banca centrale europea, il doppio di due anni fa e un sesto di tutti i prestiti della Bce. Accetteranno i creditori esteri — soprattutto francesi e tedeschi — di rifinanziare gli spagnoli? Il paradosso è che, se non lo fanno, un crac a Madrid farebbe ballare anche le loro banche. E’ il ginepraio in cui si è cacciata l’area euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Ubs consegnerà agli Usa i nomi degli evasori Storica decisione in Svizzera. Scoperta in Italia una maxi frode con la tecnica “carosello” WALTER GALBIATI MILANO — Pace fatta tra Fisco statunitense e Confederazione elvetica. Il pomo della discordia era rappresentato da una lista di presunti evasori, clienti della banca svizzera Ubs, sui quali inizialmente era calato il velo dal governo del piccolo Stato alpino. Ieri, dopo un lungo iter, il parlamento elvetico ha approvato l’accordo di assistenza amministrativa agli Stati Uniti, promesso ormai quasi un anno fa. Il patto prevede la consegna alle autorità americane dei dati relativi a 4.450 clienti della banca Ubs sospettati di evasione o frode fiscale. E scalfisce per la prima volta nella storia il segreto bancario della cassaforte svizzera. L’intesa non verrà sottoposta ad un referendum facoltativo, com’era stato precedentemente ipotizzato. I tempi così non si allungheranno e, sventando il rischio di un risultato negativo alle urne, i dati dei 4.450 clienti verranno consegnati entro la scadenza prevista. L’accordo, infatti, era stato siglato nell’agosto del 2009. Gli Stati Uniti si erano impegnati a rinunciare a una causa civile che mirava a ottenere l’identità
Solo nelle Marche Iva non pagata per 560 milioni. Merci movimentate per 1,5 miliardi di 52.000 titolari di conti Ubs, mentre la Svizzera a mettere nero su bianco, entro un anno, un nuovo accordo di assistenza amministrativa. Non sono mancati i commenti di Ubs. «Questa decisione rappresenta un importante passo per risolvere la questione a livello governativo», ha affermato una nota della banca. La trasmissione dei nomi da Ubs al Fisco Usa era stata bloccata da una sentenza di una corte elvetica che a gennaio aveva stabilito che per procedere occorreva una modifica a livello legislativo. Le autorità Usa si erano messe sul piede di guerra ed erano pronte a rendere impossibile la vita del colosso elvetico al di là dell’Oceano. Ora la pace è fatta. La mossa degli Stati Uniti rientra comunque nella più vasta campagna che i governi centrali dei principali Paesi occidentali hanno mosso contro i paradisi fiscali. E in questo ambito ieri il Fisco italiano ha segnato un nuovo punto a suo favore contro un giro di società fittizie il cui scopo era solo quello di evadere l’Iva. La Guardia di Finanza di Ancona ha scoperto una maxi evasione fiscale, organizzata su scala nazionale, con il sistema delle cosiddette «frodi carosello». Sono state denunciate 106 persone per evasione ed elusione fiscale e disposti tre arresti per associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale. La truffa veniva realizzata in molti settori, ma soprattutto in quello dell’elettronica dove sono state scoperte oltre 550 società «cartiere», dislocate su tutto il territorio nazionale, con pic-
chi di presenze in Lombardia, Campania, Lazio e nella Repubblica di San Marino, con una movimentazione di merci per oltre 1,5 miliardi di euro. I prodotti elettronici venivano venduti da operatori nazionali prima a società fantasma di San Marino e, da questi, alle varie società italiane «cartiere» che poi sparivano
senza versare l’Iva. Ciò consentiva di abbattere il prezzo di vendita delle merci che arrivavano sugli scaffali dei negozi e della grande distribuzione con uno sconto fino al 40%, il famoso «sottocosto». Nella sola Regione Marche l’evasione fiscale è stata di 560 milioni.
MAGGIO 2008 Parte l’inchiesta del Dipartimento di giustizia Usa contro Ubs: si teme che aiuti i propri clienti a evadere il fisco Usa
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L’accordo
Edison, Depa e Botas danno il via al transito in Turchia del gas azero
CONSORZIO Umberto Quadrino, ad della Edison, è a capo del consorzio per il gasdotto che passa in Grecia e in Turchia
MILANO — Edison, Depa, la società di stato del gas greca, e Botas, la società di stato del gas turca, hanno firmato ieri l’accordo per il transito in Turchia del gas del progetto Itgi (Interconnessione Turchia-Grecia-Italia), prima realizzazione europea del cosiddetto Corridoio Sud, riconosciuto dall'Ue come “Progetto d’Interesse Europeo” all’interno dell'European Recovery Plan con una proposta di finanziamento di 100 milioni di euro. L’accordo definisce i termini generali e le condizioni transito per l'Itgi in Turchia e l'utilizzo della capacità esistente della rete turca di proprietà di Botas fino al confine greco per la quantità di gas richiesta dal gasdotto Itgi. «La firma rappresenta un grande passo avanti per l'Itgi perchè completa il quadro relativo ai diritti di transito in Turchia e ci consente di accelerare la finalizzazione dei contratti d'acquisto del gas con l’Azerbaigian», ha dichiarato Umberto Quadrino, ad di Edison. «L’Itgi è in grado di aprire nel breve termine il Corridoio Sud, assicurando l'export verso l'Europa delle produzioni gas dell'Azerbaigian».
L’operazione
MILANO — Dopo il via libera della Consob all’aumento di capitale di Unipol da mezzo miliardo di euro, il consiglio della società assicurativa ha fissato il prezzo della ricapitalizzazione che offre agli investitori uno sconto del 35% rispetto agli attuali valori di mercato. L’operazione che partirà lunedì prossimo sarà com-
AGOSTO 2009 Dopo intensi negoziati tra i governi di Svizzera e Usa, si firma l'accordo per trasmettere i nomi di 4.450 clienti di Ubs agli americani
AGOSTO 2010 Era l’iniziale scadenza per consegnare il dossier Ubs agli Usa. Il voto del parlamento svizzero ha sventato i rischi di non rispettarla
SEGRETO BANCARIO L’accordo tra Svizzera e Stati Uniti incrina il segreto bancario elvetico
Da inizio anno è l’unica ricapitalizzazione proposta al mercato. Mediobanca garante del piazzamento
Unipol fa l’aumento da 500 milioni ma concede uno sconto del 35% posta da 400 milioni di ricapitalizzazione in azioni, a cui verranno abbinati 100 milioni di warrant 2010- 2013. E così ieri il cda di Unipol ha fissato il prezzo delle
nuove azioni ordinarie a quota 0,445 euro, ovvero il 35,5% in meno rispetto agli 0,69 euro dello chiusura. Stesso discorso per le nuove privilegiate che saranno
offerte a 0,3 euro, pari a uno sconto del 35,6% rispetto agli 0,46 di ieri. Ai soci Unipol saranno offerte 3 nuove azioni ordinarie e privilegio ogni 7 vecchie possedute
AFFARI IN PIAZZA QUANTO VALE CARITO
ANDREA GRECO
«I
l numero di banche è sufficiente, al massimo si possono riorganizzare. Carito non è una nuova banca: bisogna vedere il progetto». Fabrizio Palenzona va sempre un po’ glossato. Questa sembra una battuta di alleggerimento, forse per dire che la jv nata mesi fa da Banca Carige e Fondazione Crt (di cui Palenzona è dominus) nasce da 60 sportelli Carige cui saranno apposte le nuove insegne piemontesi di Carito. In realtà quelle agenzie vanno “corredate” di direzione generale, piattaforma It, avviamento e altro. Proprio per questo il progetto è rallentato: le parti non si accordano sul prezzo. Stilare un “prezzo sportello” è facile, tra tanti multipli di rivali: i 4 milioni pagati da Intesa a Mps, i 5,9 pagati da Carige a Mps, i 5 circa che verserà l’Agricole a Intesa. Ordinary business. Più difficile prezzare una banca, nuova o meno che sia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
della stessa categoria. I nuovi titoli avranno poi abbinato un warrant gratuito da esercitare entro il 2013. Queste opzioni daranno diritto ai soci di sottoscrivere 2 nuove azioni ordinarie ogni 13 warrant relativi, al prezzo di 0,72 euro. Stesse proporzioni per le privilegio, dove però il prezzo è fissato a 0,48 euro. Morale, Unipol scommette che nel prossimo quadriennio ordinarie e privilegio varranno il 60% in più rispetto al prezzo dei titoli offerti attraverso l’aumento di capitale. Tuttavia, se rapportato ai valori di mercato attuali, quella parte di aumento di capitale da 100 milioni legata al warrant rappresenta sia per le ordinale (0,72 rispetto a 0,69 della chiusura) che per le privilegio (0,48 invece di 0,46) un premio di appena il 4,3%. L’azionista di riferimento di Unipol, Finsoe, aderirà all’operazione sottoscrivendo il 50,7% delle sue azioni ordinarie e lo 0,2% delle privilegio. Un consorzio di banche capitanato da Mediobanca, Bnp Paribas, Mps, Equita e Banca Carige si farà invece carico dell’eventuale inoptato. L’offerta che partirà la prossima settimana, terminerà il 9 luglio, ma i diritti di opzione potranno essere negoziati solo fino al 2 luglio. (s.b.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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la Repubblica
IMPRESE&MERCATI
VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
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Rif € ieri
ieri
Var % inizio anno
0,832 1,304 8,450 4,000 53,700 1,519 1,000 2,750 12,400 0,207 0,310 0,271 0,560 3,815 13,260 0,591 0,378 0,028 0,600 1,581 4,650 15,400 10,230 10,590 20,000 7,360
-2,52 1,64 0,54 -1,72 -0,57 -0,39 1,21 -0,90 -1,59 -0,14 4,38 3,04 -0,18 0,33 1,07 -0,76 -1,18 -0,71 -0,83 0,64 5,08 2,33 2,35 1,34 0,25 -1,67
-3,31 -11,23 12,67 -1,54 -24,86 -20,68 -7,06 -25,32 -13,23 -6,05 -39,55 -14,38 16,22 26,01 -0,53 -24,67 -11,07 -24,66 -16,61 4,29 -24,33 -16,62 15,07 -0,09 25,00 -24,85
0,550 0,967 7,169 3,573 36,409 0,680 0,624 2,559 12,265 0,098 0,285 0,163 0,264 0,764 8,936 0,438 0,273 0,015 0,385 1,441 2,608 9,565 3,196 3,794 8,249 3,085
1,304 1,476 10,415 5,285 73,757 2,446 1,354 4,293 17,300 0,407 0,732 0,439 0,636 4,207 15,402 2,954 0,542 0,079 1,130 1,700 6,932 18,958 10,188 11,489 24,278 9,816
111 4065 1796 220 225 55 76 186 111 151 33 29 246 755 1328 27 90 36 53 367 452 9194 2592 927 88 1061
2,817 8,055 7,450 2,895 1,780 45,500 1,610 2,610 0,540 4,152 3,320 3,572 4,190 0,496 3,735 3,625 4,648 9,005 10,150 0,379 0,643 5,920 0,597 1,130 0,450 1,432 5,320 1,012 21,000 1,955 29,160 1,000 1,193 5,225 0,170 6,215 0,475 0,936 8,890 5,500
0,63 0,31 0,88 -0,17 2,01 2,25 1,07 -0,10 -0,60 -1,24 0,96 0,61 -0,40 -0,59 2,33 1,30 -2,82 0,47 -1,25 -0,50 -1,40 16,58 -3,24 0,76 0,26 2,10 -0,93 0,24 -1,86 -3,26 0,45 -
12,70 -6,06 2,19 46,95 -18,91 -12,09 -13,94 -11,90 -11,04 29,36 -16,95 -30,29 -12,34 -26,95 -12,27 -12,12 -11,98 -23,75 -2,68 -23,28 -6,81 -5,73 0,25 -22,71 -9,46 -3,24 -3,45 -38,29 5,00 35,29 -16,33 -26,74 -11,76 -0,10 -22,94 5,79 18,01 -21,08 -22,70 -26,57
1,934 2,018 5,162 1,047 1,411 38,084 1,484 1,951 0,358 2,129 2,806 2,784 3,850 0,214 3,580 3,608 1,848 4,066 7,866 0,324 0,343 4,562 0,373 1,062 0,173 1,166 2,888 1,010 18,000 1,244 22,617 0,881 1,012 2,169 0,160 2,835 0,272 0,496 6,870 3,849
3,095 8,738 8,424 3,225 3,622 51,981 2,789 3,385 0,735 4,321 5,691 5,818 5,607 0,818 4,924 4,781 6,916 12,059 11,278 0,809 0,819 7,723 0,722 1,968 0,896 1,819 7,072 3,800 24,100 2,038 43,631 1,524 1,400 5,976 0,278 6,802 0,730 1,506 13,312 7,782
31 897 254 177 31 2589 449 196 648 250 1488 125 336 436 48 2987 66 26 128 1086 1144 10 32 49 147 9 91 51 162 67 1 351 134 1880 5 101 1479 228
4,090 2,475 1,079 2,050 1,795 0,258 4,103 0,349 2,300 21,790 1,850 0,396 4,905 2,490 2,470 0,353 0,142 0,295 0,793 1,512 0,479 1,358 0,694 0,569 0,840 1,377 22,840 4,808 3,930 0,151 0,980
0,74 -1,49 1,31 0,74 -1,37 -2,67 4,18 -0,43 0,46 6,32 2,19 1,32 -0,80 -2,75 -1,18 -1,50 -0,38 -0,79 0,10 1,12 2,66 -2,49 -2,15 -1,01 -0,04 0,94 -0,32 0,67 1,87
-26,96 -18,32 1,79 -16,33 2,40 -17,73 12,17 6,08 -7,75 -11,06 -50,00 3,48 -25,23 2,07 -30,65 -23,50 -1,67 -17,82 -19,10 -29,56 -32,18 3,90 -40,78 -30,00 -25,28 -0,70 -12,75 -30,69 -28,10 29,63
3,669 1,396 0,912 1,909 1,400 0,109 1,964 0,296 2,190 12,495 0,666 0,039 2,594 1,729 1,513 0,307 0,075 0,197 0,583 0,662 0,446 0,888 0,316 0,533 0,752 1,339 18,685 1,728 3,761 0,141 0,556
6,709 3,157 1,278 2,893 2,372 0,372 4,290 0,500 3,211 25,595 2,497 1,330 5,170 3,830 2,855 1,089 0,324 0,387 1,436 1,929 0,851 2,816 0,790 1,330 1,364 2,311 28,231 5,714 7,221 0,396 1,131
37 195 13 242 228 173 2401 18 106 1177 23 84 388 25 19 22 27 146 1210 49 29 489 33 39 393 1403 1597 817 9 33
1,163
-1,44
6,02
0,992
1,426
175
2009- 2010 min € max €
IL PUNTO
Cap. in mil. di €
Salgono Impregilo Atlantia e Autogrill le vendite colpiscono Geox e Campari
Dada Damiani Danieli Danieli rnc Datalogic De’Longhi Dea Capital Diasorin Digital Bros Dmail Group DMT E Edison Edison r EEMS El.En. Elica Emak Enel Enervit Engineering Eni Enia Erg Erg Renew Ergy Capital Esprinet Eurotech Eutelia Exor Exor priv Exor risp Exprivia F Fastweb Fiat Fiat prv Fiat rnc Fidia Fiera Milano Finarte C.Aste Finmeccanica FNM Fondiaria-Sai Fondiaria-Sai rnc Fullsix G Gabetti Pro.Sol. Gas Plus Gefran Gemina Gemina rnc Generali Geox Gewiss Granitifiandre Greenvision Gruppo Coin Gruppo Ed.L’Espresso Gruppo Minerali M. H Hera I I Grandi Viaggi IGD Il Sole 24 Ore Ima Immsi Impregilo Impregilo rnc
MILANO — Seduta di Borsa frenata dalle indicazioni macroeconomiche in arrivo dagli Usa. A Piazza Affari il Ftse Mib ha segnato un rialzo dello 0,03%. Bene Unicredit, che chiude in rialzo dello 0,80% e Mediobanca dello 0,47%, deboli invece Intesa Sanpaolo (0,11%), Mps (-0,57%) e Banco Popolare (-0,59%). Tra le assicurazioni Fonsai ha lasciato lo 0,29%. Maglia rosa a Impregilo, più 3,33%; bene anche Astaldi (+5,08%) e Italcementi (+0,29%). In cauto rialzo Fiat (+0,71%). Acquisti su Autogrill (+2,35%) e in decisa crescita Atlantia (+2,33%) dopo le parole dell'amministratore delegato Giovanni Castellucci sull'andamento del traffico autostradale. Comprata Telecom (+0,62%), in luce Tiscali (+3,93%) mentre Fastweb ha perso l'1,14%. Deboli invece Campari (-2,67%) Geox (2,16%), Mediolanum (-1,79%), Saipem (-1,68%) e Azimut (-1,67%).
ieri
Var % inizio anno
3,520 0,840 16,010 8,690 3,250 3,212 1,191 33,890 1,400 4,165 13,590
1,37 3,70 -2,85 -0,69 1,66 -0,42 -0,82 -3,11 1,34 -0,44
-39,57 -20,45 -13,04 -9,57 -20,44 0,55 -6,22 35,02 -39,39 -20,13 -16,57
3,231 0,717 5,700 3,688 2,995 1,063 0,834 13,197 1,234 3,354 2,073
7,954 1,306 20,475 11,166 5,070 3,582 1,674 34,582 2,891 6,285 17,524
57 69 671 356 193 478 367 1902 20 32 154
0,966 1,294 1,548 11,400 1,700 3,900 3,973 1,103 22,200 16,150 5,720 9,730 0,787 0,700 6,945 1,872 0,215 14,170 9,375 10,490 0,980
-0,41 1,09 -0,96 2,60 1,30 0,44 0,91 -0,55 0,26 -0,76 -1,32 -0,92 -1,00 -1,37 -0,05 -0,38 1,03
-9,89 -2,27 24,24 -5,08 -12,37 10,17 -2,58 -23,40 -19,94 -10,77 5,93 -2,16 16,60 39,72 -26,20 -35,28 -38,75 2,38 22,71 3,96 -20,33
0,686 1,081 0,490 9,359 0,513 2,964 2,942 1,102 12,450 12,311 2,437 8,583 0,635 0,299 3,213 1,534 0,100 5,408 3,198 3,770 0,741
1,217 1,566 1,787 15,849 2,118 4,412 4,347 1,600 27,807 18,634 6,311 12,012 1,024 1,207 9,840 3,496 0,690 15,056 9,455 11,222 1,410
5052 143 66 55 107 108 37350 20 278 64873 616 1473 74 54 368 67 14 2278 726 96 50
12,980 9,280 5,450 5,830 3,755 3,855 0,141 9,210 0,539 8,580 5,470 1,135
-1,14 0,71 1,02 1,39 -2,47 0,39 -4,42 -0,32 1,80 -0,29 -0,91 1,25
-33,26 -11,53 -11,88 -9,61 -18,01 -14,90 -31,30 -17,84 -8,96 -23,26 -30,98 -6,58
12,297 3,437 1,918 2,468 2,805 3,432 0,127 8,485 0,394 7,661 4,961 1,057
22,068 11,315 6,835 7,226 6,072 5,670 0,364 12,721 0,626 15,603 9,802 1,970
1046 10119 562 463 20 162 7 5343 131 1072 234 12
0,348 5,335 2,345 0,555 1,395 15,490 3,857 4,190 3,090 7,150 5,255 1,775 4,800
-1,28 -0,19 -0,74 -1,86 0,06 -2,16 0,12 3,00 16,83 -1,31 -2,53 -2,04
-45,96 -13,25 5,75 -4,23 -16,47 -18,17 -20,26 52,50 -12,83 15,04 16,52 -23,74 1,11
0,313 5,121 2,028 0,212 0,297 9,947 3,716 2,075 1,936 4,295 1,493 0,580 3,166
1,450 7,648 3,231 0,707 2,836 19,635 6,664 4,199 4,003 22,656 5,596 2,428 7,600
31 236 34 825 5 24147 1008 503 112 40 747 737 29
1,495
1,15
-7,72
1,124
1,768
1667
0,900 1,180 1,340 13,290 0,755 2,092 8,140
1,12 -0,34 -0,52 -3,28 0,13 3,33 1,75
-8,81 -25,97 -30,24 3,10 -10,86 -17,29 -4,24
0,736 0,813 1,335 11,941 0,499 1,711 5,244
1,078 1,604 2,528 15,120 1,008 3,131 10,349
40 366 58 459 258 840 13
Rif € ieri
TITOLO
Rif € ieri
ieri
Var % inizio anno
1,790 1,990 2,115 3,750 1,941 1,262 0,481 0,463 0,385 10,490 0,500 0,800 8,685 6,715 1,295 0,980 0,768 7,200 13,130
1,24 -0,62 0,24 1,69 -0,41 -2,55 -0,86 -1,16 0,10 1,01 -0,99 -1,31 0,60 -1,75 -0,46 0,59 -1,03 -0,30
-4,12 5,22 -13,09 -34,65 10,22 9,44 -0,54 -28,64 -10,72 10,99 -4,71 -17,53 -7,76 30,15 -6,54 -26,86 -8,86 3,71
1,194 1,138 0,913 3,419 1,868 0,621 0,148 0,182 0,294 9,011 0,289 0,389 5,938 5,000 0,847 0,856 0,700 5,291 6,074
2,314 2,139 2,537 5,870 5,516 1,373 0,490 0,562 1,657 14,977 0,542 0,957 11,380 7,604 2,361 1,406 1,077 9,676 15,762
81 3448 787 56 59 64 2515 63 326 13 66 112 2218 2068 39 401 106 62 2394
0,194 0,055 0,189 0,847 1,051 0,659 1,991 5,940 15,500 0,339 0,361 1,860
1,68 -2,85 2,22 0,36 -0,47 -0,08 -0,45 -1,66 -0,64 -1,74 -0,28 5,20
-21,90 -46,65 -31,30 -10,37 -17,83 -15,03 -12,68 12,50 -2,70 -22,95 -15,85 47,85
0,124 0,053 0,117 0,828 0,499 0,442 1,955 3,742 12,439 0,204 0,113 0,355
0,285 0,394 0,326 1,200 1,560 0,865 2,756 6,072 17,268 0,615 0,572 2,289
74 25 52 27 773 19 91 1243 142 54 99 21
17,740 0,444 5,625 4,520 8,490 26,360 26,670 1,745 9,000 6,795 0,611 0,140 1,005 5,115 7,055 2,645 3,410 0,099 1,425 2,005 4,285 0,074 1,458 9,030 168,700 6,965
-1,44 -1,11 -2,17 0,33 -0,12 -1,68 -0,34 -0,80 1,41 2,49 0,50 1,09 0,86 -0,94 -1,23 0,25 0,55 -0,82 -0,39 0,07
7,26 -5,93 -7,79 -16,84 6,17 7,37 11,03 -22,10 -14,85 14,88 -11,39 -14,37 -8,64 -2,01 5,46 -11,32 -1,23 -18,52 -6,31 7,06 -40,87 11,30 -47,80 9,72 7,48
7,464 0,395 4,274 3,387 3,965 10,783 14,850 1,538 7,515 2,810 0,402 0,126 0,294 3,093 3,166 1,710 2,957 0,081 0,674 0,682 2,688 0,070 0,366 7,832 3,550 3,029
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0,84 -1,16 0,62 -0,09 14,44 -0,84 0,16 0,56 3,93 0,05 0,27 1,49 -2,17
-1,01 -23,31 -10,50 -45,68 -13,69 -0,19 -0,32 7,47 88,58 -25,19 2,06 17,55 12,11 -11,73
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131 20 12985 71 2 4665 6413 89 234 1677 45 824 20 15
7,415 0,610 1,892 2,342 0,690 0,463
-0,54 1,08 0,80 2,29 0,15 -1,18
-27,59 -35,64 -17,09 -14,90 -28,81 -25,88
5,867 0,383 0,605 0,954 0,572 0,393
11,340 1,195 2,644 3,310 1,218 0,893
4739 96 36402 57 1022 425
4,348 0,138 1,330 4,145 3,710
1,16 -0,37 -0,12 -0,80
-2,08 -5,00 -12,51 -3,89
1,941 0,105 1,300 3,435 3,040
4,604 0,343 1,660 5,127 4,813
44 20 40 181 247
6,200 0,101
1,81 1,00
8,96 -44,73
4,658 0,081
7,219 0,750
310 7
4,200 0,501 0,509
0,66 0,60 2,00
6,33 11,83 -11,94
3,213 0,389 0,466
4,538 0,660 2,000
336 12 2
TITOLO
2009- 2010 min € max €
Cap. in mil. di €
TITOLO Indesit Indesit rnc Industria e Inn Intek Intek r Interpump Intesa Sanpaolo Intesa Sanpaolo rnc Invest e Sviluppo Irce Iride Isagro It Holding IT WAY Italcementi Italcementi rnc Italmobiliare Italmobiliare rnc IW Bank J Juventus FC K K.R.Energy Kerself Kinexia KME Group KME Group rnc L La Doria Landi Renzo Lazio Lottomatica Luxottica M Maire Tecnimont Management e C. Marcolin Mariella Burani FG MARR Mediacontech Mediaset Mediobanca Mediolanum Mediterranea Acque Meridiana Fly Meridie Mid Industry Cap Milano Ass. Milano Ass. rnc Mirato Mittel MolMed Mondadori Mondo HE Mondo Tv Monrif Monte Paschi Si. Montefibre Montefibre rnc Monti Ascensori Mutuionline N Nice Noemalife Novare O Olidata Omnia Network P
ieri
Var % inizio anno
0,82 -0,21 -2,41 0,06 0,67 -0,11 1,32 -4,40 0,22 -0,82 0,68 -1,39 0,29 0,97 1,03 1,81 0,98
23,36 -1,23 -16,39 4,53 20,62 13,04 -27,25 -22,57 -36,12 -11,83 7,17 -26,01 -6,32 -29,65 -25,10 -22,67 -24,42 -21,24
Rif € ieri 9,875 7,600 1,875 0,485 0,775 4,117 2,303 1,837 0,044 1,372 1,450 2,575 0,176 3,373 6,870 3,895 24,520 17,390 1,550
2009- 2010 min € max € 1,630 1,950 1,345 0,239 0,499 1,805 1,380 0,929 0,042 1,299 0,629 2,346 0,166 3,322 6,284 3,489 19,137 12,727 1,370
Cap. in mil. di €
10,303 9,309 2,499 0,636 1,054 4,116 3,196 2,489 0,108 1,857 1,517 4,311 0,259 5,220 11,181 6,081 38,148 25,091 2,240
1119 4 43 63 4 398 27357 1702 11 37 1081 45 45 15 1217 410 543 280 114
0,825
1,10
-8,74
0,649
1,068
165
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-1,84 -2,95 1,46 -0,17 -1,61
-53,71 -49,57 18,77 -12,08 -11,05
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1,950 2,922 0,306 11,720 21,350
1,04 -1,60 0,33 -0,09 -0,42
-9,51 -16,32 -10,66 -17,23 16,41
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2,974 3,962 0,450 18,010 21,790
61 333 21 2013 9944
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15,08 8,07 48,11 10,58 -18,18 -13,91 -23,39 -23,29 10,13 -25,99 -35,54 -28,76 -26,87 -27,74 -18,35 -15,15 -18,56 -16,32 -10,58 -2,22 -22,58 24,03 82,16 -26,62 -13,06
0,996 0,056 1,013 1,810 4,562 1,736 3,057 4,531 2,060 1,284 0,054 0,399 10,912 1,118 1,226 2,429 0,778 2,297 0,110 2,740 0,396 0,791 0,119 0,135 0,870 2,740
3,386 0,190 2,146 10,125 7,135 3,588 6,487 9,675 4,938 3,290 0,230 0,980 16,000 2,779 2,732 4,136 2,139 3,740 0,393 9,895 0,495 1,579 0,230 0,521 2,211 5,970
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0,66 -0,08 -
1,33 9,29 3,48
1,575 4,970 0,992
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353 26 16
0,380 -
1,47 -
-23,95 -
0,213 -
0,767 -
13 -
Panariagroup Parmalat Piaggio Pierrel Pininfarina Piquadro Pirelli & C. Pirelli & C. rnc Pirelli Real E. Poligr. S.Faustino Poligrafici Editoriale Poltrona Frau Pop.Emilia Romagna Pop.Sondrio Pramac Premafin Finanziaria Premuda Prima Industrie Prysmian R R. De Medici R. Ginori 1735 Ratti RCF RCS Mediagroup RCS Mediagroup risp RDB Recordati Reply Retelit Risanamento Rosss S Sabaf S.p.a. Sadi Saes Saes rnc Safilo Group Saipem Saipem risp Saras Sat Save Screen Service BT Seat PG Seat PG r Servizi Italia SIAS Snai Snam Gas Snia Socotherm Sogefi Sol Sopaf Sorin Stefanel Stefanel risp STMicroelectr. T Tamburi TAS Telecom IT Telecom IT Media Telecom IT Media rnc Telecom IT rnc Tenaris Terna TerniEnergia Tiscali Tod’s Toscana Fin Trevi Fin.Ind. Trevisan-Cometal TXT e-solution U UBI Banca Uni Land Unicredit Unicredit risp Unipol Unipol pr V Valsoia Viaggi Ventaglio Vianini Industria Vianini Lavori Vittoria Ass. Y Yoox Yorkville Bhn Z Zignago Vetro Zucchi Zucchi rnc
2009- 2010 min € max €
Cap. in mil. di €
FONDI COMUNI APERTI - SICAV ITALIANI E LUSSEMBURGHESI DEL 16 GIUGNO 2010 TITOLI
Val. € oggi
Val. € ieri
Diff.% 12 mesi
TITOLI
Val. € oggi
Val. € ieri
ANM Sforzesco ..........................10,034 10,034 ANM Tesoreria-Imprese ...............6,883 6,883 ANM Valore Globale...................20,255 20,227 ANM Visconteo ..........................34,613 34,629
ANM Americhe .............................9,082 ANM Anima America ....................4,093 ANM Anima Asia ...........................6,201 ANM Anima Convertibile ..............6,055 ANM Anima Emerging Mkts .........9,623 ANM Anima Europa ......................3,897 ANM Anima Fondattivo ..............13,726 ANM Anima Fondimpiego..........19,810 ANM Anima Fondo Tranding......12,678 ANM Anima Liquidità ....................6,601 ANM Anima Obbl.Euro .................7,055 ANM CapitalePiù Comp.Az. .........4,679 ANM CapitalePiù Comp.Bil.15 .....5,262 ANM CapitalePiù Comp.Bil.30 .....5,012 ANM CapitalePiù Comp.Obb. ......5,456 ANM Corporate Bond...................7,294 ANM Emerging Mkts Bond...........6,139 ANM Emerging Mkts Equity..........7,115 ANM Euroland ..............................4,337 ANM Europa...............................12,618 ANM Europe Bond........................7,592 ANM Flessibile ..............................2,828 ANM Fondo Liquidità....................7,572 ANM Iniziativa Europa ..................6,620 ANM Internazionale....................12,656 ANM Italia ...................................14,853 ANM Managers&Co. Comp.30 ....5,377 ANM Managers&Co. Comp.50 ....5,088 ANM Managers&Co. Comp.70 ....4,616 ANM Managers&Co. Comp.90 ....4,168 ANM Mix .......................................5,652 ANM Monetario..........................12,105 ANM Obiettivo Rendimento .........5,789 ANM Pacifico ................................4,928 ANM Pianeta ..............................10,072 ANM Premium-Protetto................6,516 ANM Risparmio ............................7,746
9,085 4,107 6,148 6,055 9,620 3,899 13,710 19,787 12,658 6,599 7,049 4,678 5,262 5,013 5,455 7,291 6,140 7,089 4,337 12,617 7,589 2,823 7,571 6,654 12,649 14,890 5,377 5,086 4,611 4,165 5,652 12,105 5,785 4,889 10,078 6,515 7,743
30,88 26,02 11,25 9,41 29,81 18,27 12,33 13,67 19,69 1,03 7,58 21,00 7,10 9,55 4,66 9,90 14,24 31,98 14,80 18,17 6,64 11,69 0,73 21,80 17,45 9,14 14,45 17,07 23,69 25,81 7,19 1,35 7,36 23,32 14,31 1,62 4,62
Azimut Bil. ..................................23,184 Azimut Garanzia .........................12,292 Azimut Reddito Euro ..................15,582 Azimut Reddito Usa......................6,293 Azimut Scudo ...............................7,609 Azimut Solidity ..............................7,873 Azimut Str. Trend ..........................5,072 Azimut Trend ..............................18,838 Azimut Trend America ..................9,196 Azimut Trend Europa..................11,878 Azimut Trend Italia......................14,555 Azimut Trend Pacifico...................6,475 Azimut Trend Tassi .......................8,886 Formula 1 - Alpha Plus 20 .............6,415 Formula 1 Conservative................6,428 Formula 1 High Risk......................6,681 Formula 1 Low Risk ......................6,637 Formula 1 Risk ..............................6,408
23,218 12,290 15,577 6,295 7,598 7,866 5,071 18,822 9,216 11,872 14,578 6,425 8,883 6,417 6,430 6,688 6,639 6,414
EC Focus Cap Pro 12/14 ..............5,042 5,031 Eurizon Az. Asia Nuove Economie10,604 10,553 Eurizon Az. Finanza ....................17,971 17,923 Eurizon Az. Int. Etico .....................5,822 5,815 Eurizon Az. Salute e Amb. ..........15,159 15,108 Eurizon Az. Tecn.Avanz ................4,138 4,132 Eurizon Az.ALto Dividendo Euro 24,697 24,694 Eurizon Az.EnMatPrime................9,174 9,144 Eurizon Az.EuropaMult.................5,543 5,540
Diff.% 12 mesi 10,05 1,30 29,55 11,67
4,89 0,18 1,09 14,67 5,86 2,27 10,40 16,88 28,78 6,74 0,56 14,10 0,51 0,08 -0,42 0,66 -0,09 -0,20
33,25 23,11 22,44 23,71 30,50 13,52 15,63 19,36
TITOLI
Val. € oggi
Eurizon Az.Italia 130/30..............16,032 Eurizon Az.MondoMult .................3,350 Eurizon Az.PMI Amer. ................21,188 Eurizon Az.PMI Europa.................8,024 Eurizon Az.PMI Italia .....................4,525 Eurizon Bilan.Euro Multimanager35,346 Eurizon DiversEtico.......................7,902 Eurizon F. Az.America...................8,915 Eurizon F. Az.Euro ......................13,004 Eurizon F. Az.Europa ....................8,033 Eurizon F. Az.Internazionali...........7,406 Eurizon F. Az.Italia ......................11,433 Eurizon F. Az.Pacifico ...................3,953 Eurizon F. Az.Paesi Emer..............9,041 Eurizon F. Garantito 03/13 ............5,157 Eurizon F. Garantito 06/12 ............5,128 Eurizon F. Garantito 09/12 ............5,106 Eurizon F. Garantito 12/12 ............5,118 Eurizon F. Garantito 2sem06 ........5,253 Eurizon F. Garantito 2tri07 ............5,130 Eurizon F. Garantito 3tri07 ............4,968 Eurizon F. Garantito 4tri07 ............5,224 Eurizon F. Garantito Isem06 .........5,298 Eurizon F. Garantito Itri07 .............5,169 Eurizon F. Ob. Cedola...................6,076 Eurizon F. Ob. Emergenti ...........11,182 Eurizon F. Ob. Euro.....................13,901 Eurizon F. Ob. Euro B/T..............15,159 Eurizon F. Ob. Euro Corp. .............5,565 Eurizon F. Ob. Euro HY .................7,037 Eurizon F. Profilo Din.....................5,327 Eurizon F. Profilo Moder. ..............5,354 Eurizon F. Profilo Prud. .................5,465 Eurizon F. Rend.Ass 2anni............5,224 Eurizon F. Rend.Ass 3anni............5,474 Eurizon F. Rend.Ass 5anni............4,861 Eurizon F. Tesor.Dollaro.............13,368 Eurizon F. Tesor.Dollaro $ ..........16,465 Eurizon F. Tesoreria Euro A...........7,647 Eurizon Focus Tesor Eu B ............7,689 Eurizon Liquidità cl. A....................7,272 Eurizon Liquidità cl. B ...................7,448
Val. € ieri
Diff.% 12 mesi
16,059 3,334 21,228 8,043 4,538 35,327 7,904 8,936 13,015 8,028 7,394 11,452 3,911 9,003 5,154 5,127 5,104 5,116 5,252 5,133 4,967 5,223 5,301 5,172 6,075 11,163 13,925 15,164 5,561 7,015 5,309 5,346 5,461 5,223 5,471 4,861 13,376 16,464 7,645 7,688 7,253 7,428
7,47 24,77 43,64 28,32 6,85 12,56 5,11 30,91 13,16 19,13 24,28 7,88 21,15 34,22 3,55 2,72 2,96 3,39 1,17 1,91 -0,86 2,67 2,67 1,59 4,61 11,83 3,59 0,57 8,37 16,55 13,12 7,14 2,65 1,18 1,43 0,79 10,98 11,34 0,49 0,75 0,26 0,53
TITOLI
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Eurizon Ob. Internaz. ....................8,830 8,832 Eurizon Obb. Euro Corp. BreveT. .7,435 7,432 Eurizon Obblig. Etico ....................5,401 5,402 Eurizon Obiettivo Rend.to.............8,059 8,059 Eurizon Rendita ............................5,971 5,973 Eurizon Soluzione 10 ....................6,855 6,855 Eurizon Soluzione 40 ....................6,165 6,151 Eurizon Soluzione 60..................24,233 24,156 Eurizon Team 1 .............................5,994 5,992 Eurizon Team 1 Cl G .....................5,994 5,992 Eurizon Team 2 .............................5,670 5,666 Eurizon Team 2 Cl G .....................5,662 5,658 Eurizon Team 3 .............................4,751 4,745 Eurizon Team 3 Cl G .....................4,771 4,765 Eurizon Team 4 .............................4,013 4,001 Eurizon Team 4 Cl G .....................4,035 4,022 Eurizon Team 5 .............................3,874 3,859 Eurizon Team 5 Cl G .....................3,895 3,880 Intesa CC Prot.Dinamica ..............5,673 5,673 Passadore Monetario ...................7,110 7,111 Teodorico Monetario ....................7,446 7,449 Unibanca Azionario Europa..........5,940 5,942 Unibanca Monetario .....................5,718 5,720 Unibanca Obbligazionario Euro....5,799 5,803
Fideuram Azione ........................13,150 Fideuram Moneta.......................14,608 Fideuram Performance ..............12,498 Fideuram Security ........................9,539 FMS - Absolute Return .................9,108 FMS - Eq.Glob.Resources .........10,888 FMS - Equity Asia..........................8,938 FMS - Equity Europe.....................8,761 FMS - Equity Gl Em Mkt .............12,526 FMS - Equity New World ............16,366 FMS - Equity Usa ..........................8,312 Imi 2000......................................16,844
13,127 14,607 12,493 9,538 9,093 10,746 8,888 8,756 12,457 16,300 8,216 16,841
Diff.% 12 mesi 11,20 4,95 6,96 0,94 2,67 2,16 10,90 14,15 1,99 1,99 4,73 4,58 7,71 8,16 11,50 12,05 14,75 15,34 3,09 0,54 0,61 22,12 0,56 1,95
25,98 0,01 20,08 0,15 1,35 13,63 21,09 19,65 36,21 31,94 29,59 -0,24
TITOLI
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Imi Bond .....................................16,733 Imi Capital ..................................30,507 Imi East .........................................6,260 Imi Europe ..................................18,075 Imi Italy .......................................21,231 Imi Rend........................................9,287 Imi West......................................18,180 Imindustria .................................12,484
Pioneer Az. Crescita ..................12,566 Pioneer Az Area Pacifico...............3,738 Pioneer Az Valore Eur Dis..............6,605 Pioneer Az. Am. ............................6,772 Pioneer Az. Europa.....................14,201 Pioneer Az. Paesi Em. ................10,868 Pioneer Liquidita’ Euro..................5,064 Pioneer Monet. Euro ..................13,180 Pioneer O.Euro C.Et. Dis...............4,766 Pioneer Obb. Euro Dis ..................6,547 Pioneer Obb. Paesi E. Dis...........10,116 Pioneer Obb. Più Dis.....................8,270 Pioneer Target Controllo...............5,352 Pioneer Target Equilibrio ..............5,359 Pioneer Target Sviluppo.............22,534
Val. € ieri
Diff.% 12 mesi
16,745 30,491 6,191 18,050 21,292 9,283 18,198 12,472
13,32 9,30 20,59 18,29 10,90 3,31 31,73 14,23
12,580 3,691 6,590 6,772 14,169 10,781 5,064 13,181 4,763 6,553 10,098 8,268 5,349 5,358 22,530
Bim Az. Small Cap Italia ................6,840 6,863 Bim Azionario Europa ...................9,393 9,405 Bim Azionario Globale ..................3,940 3,954 Bim Azionario Italia .......................6,699 6,720 Bim Azionario Usa ........................6,090 6,137 Bim Bilanciato ............................22,170 22,208 Bim Corporate Mix........................5,480 5,477 Bim Flessibile................................3,846 3,846
7,52 11,65 19,01 24,35 13,34 31,67 0,24 1,95 13,71 6,43 33,12 7,45 5,15 5,47 4,60
0,54 12,26 17,58 4,51 32,94 10,94 4,82 3,05
TITOLI
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Diff.% 12 mesi
Bim Obblig. Breve Term................6,541
6,540
1,65
Bim Obblig. Globale......................6,079
6,082
10,47
Bim Obbligazionario Euro.............6,927
6,927
5,07
Symphonia MS Adagio.................5,989
5,983
9,75
Symphonia MS America...............4,074
4,053
24,78
Symphonia MS Asia .....................5,311
5,280
22,04
Symphonia MS Europa.................5,373
5,356
18,04
Symphonia MS Largo...................5,758
5,743
15,21
Symphonia MS P. Emer. ............12,894 12,833
34,35
Symphonia MS Vivace..................5,221
5,197
21,45
Symphonia SC Asia Flessibile ......6,015
6,001
13,43
Symphonia SC Az. Euro ...............5,382
5,389
9,72
Symphonia SC Az. Internaz. .........6,501
6,514
21,17
Symphonia SC Az. Italia .............10,393 10,421
2,90
Symphonia SC Az. Italia SmallCap3,554
3,565
0,42
Symphonia SC Bil. Equil. Italia......5,344
5,350
5,03
Symphonia SC Bond Flessibile ....5,161
5,160
4,60
Symphonia SC Fortissimo............2,591
2,600
15,62
Symphonia SC Italia Flessibile......4,896
4,901
0,87
Symphonia SC Monetario ............7,436
7,436
1,02
Symphonia SC Obblig. Area Eur...9,530
9,529
6,52
Symphonia SC Patrim.Glob.Redd.7,074 7,077
3,00
Symphonia SC Patrim.Globale.....5,209
5,213
Synergia Az. Europa .....................5,881
5,884
12,29 8,41
Synergia Az. Globale ....................6,125
6,141
15,33
Synergia Az. Italia..........................5,678
5,693
2,45
Synergia Az. Sm.Cap It. ................5,516
5,531
-0,02
Synergia Azionario Usa.................6,435
6,481
23,35
Synergia Bilanciato 15 ..................5,277
5,276
4,23
Synergia Bilanciato 30 ..................5,432
5,431
5,54
Synergia Bilanciato 50 ..................5,599
5,598
7,18
Synergia Monetario ......................5,011
5,011
0,30
Synergia Obbl Corporate..............5,388
5,385
5,69
Synergia Obbl. Euro BT ................5,064
5,063
1,67
Synergia Obbl. Euro MT................5,199
5,199
4,88
Synergia Tesoreria........................5,041
5,040
0,72
Synergia Total Return ...................5,188
5,184
2,75
la Repubblica VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
LETTERE,COMMENTI&IDEE
■ 34
LA MENZOGNA DI STATO
LO SLANG, I DIALETTI E LA FATICOSA UNITÀ D’ITALIA aro Augias, ho letto le dichiarazioni di Zaia, governatore della mia Regione, a proposito dell’inno: «In Veneto 7 su 10 parlano e pensano in dialetto». Non mi dilungo su questa statistica aspecifica. Mi ha sorpreso il suo disappunto: «Se vai in tv e parli romano è slang italiano. Se parli veneto o bergamasco, sei un provocatore». È proprio così. I linguisti chiamano slang la varietà romana dell’italiano, che è capita da tutti, così come lo slang dell’Eastenders, famosa trasmissione tv, è capito da tutti in Inghilterra e fa colore. Invece il veneto o il bergamasco non sono capiti dagli altri italiani e chi li usa alla tv non vuol fare colore ma solo provocazione. Quanto poi al fatto che chi parla veneto pensa in dialetto, sarà così al Bar Sport, ma non lo è quando i veneti memorizzano le istruzioni del telefonino, o criticano la formazione della nazionale e nemmeno quando pregano Dio o lo bestemmiano al volante. Tirare in ballo numeri e idee su certe questioni farà effetto quando sono gridate in un comizio, ma a tutti quegli italiani che ancora amano leggere per capire ed essere informati suonano solo come patacche pseudo-intellettuali.
C
FRANCESCO MERLO (segue dalla prima pagina) a proprio per questo la sentenza che lo condanna non dovrebbe spingere nessuno a recitare le solite tragicommedie del garantismo e del giustizialismo alle quali purtroppo stiamo invece assistendo. Un servitore dello Stato, un ex capo della Polizia oggi Signore dei servizi segreti, non può apparire come un manipolatore di testimoni, non può permettersi una condanna anche se non definitiva, non può consentire che la gente pensi a lui come a un bugiardo. Ha ovviamente diritto alla presunzione di innocenza ma ha il dovere di liberare lo Stato dalla fosca ombra che lo sovrasta. Non sappiamo cosa De Gennaro deciderà, ma abbiamo fiducia nella sua coscienza, nel suo spirito di servizio, nel suo alto senso dello Stato che, mai come oggi, coincide con la sua dignità di insospettabile. E però, più inquietante della sentenza c’è la solidarietà meccanica, ideologica, quasi fosse “di partito”, del ministro dell’Interno Maroni e del ministro della Giustizia Alfano. Le loro dichiarazioni a caldo, istintive e assolutorie finiscono con l’apparire come una prova involontaria della giustezza della sentenza: come si può essere solidali con un condannato di questa portata? Che fine ha fatto quell’idea rigorosa di Stato che un tempo dai suoi servitori esigeva zelo, dedizione, efficienza e pulizia assoluta? Neppure De Gennaro è, secondo noi, solidale con se stesso come Maroni e Alfano lo sono con lui. E se fosse stato direttore del Tg1 o del Tg5 di sicuro De Gennaro avrebbe evidenziato nei titoli la notizia che invece Minzolini e Mimun hanno nascosto. Come si fa a non capire che delegittimare o malcelare una sentenza così rilevante finisce con il rafforzarla, con il fornire ulteriori argomenti alla colpevolezza? Insomma, più grave della sentenza c’è la complicità politica con il reo, l’idea che la politica possa annullare le ragioni della giustizia. Di sicuro non è bello lo scontato crucifigeideologico dei soliti nemici di De Gennaro e della polizia, ma si tratta in fondo di pezzi di un’opposizione d’antan e tribunizia di pochissimo peso istituzionale. Ben più indecente è l’amicizia ammiccante di Maroni e di Alfano. E in tv ci ha colpito il silenzio del procuratore antimafia Piero Grasso che, seduto per caso tra Alfano e Maroni che difendevano il condannato, esibiva una impassibilità che somigliava — ci è parso — allo sconcerto trattenuto, allo scandalo dissimulato. Cosa avrebbe detto Piero Grasso se fosse stato lui il condannato, magari pure ingiustamente? Come reagisce un Servitore della Cosa Pubblica se il suo operato vulnera l’istituzione che rappresenta? Difende se stesso anche a costo di offendere lo Stato? Tratta se stesso come un uomo qualunque quando invece è un pezzo di Stato? Ma voglio essere ancora più chiaro. A noi piacciono i capi che coprono i loro uomini, capiamo le ragioni psicologiche e anche professionali, specie di un poliziotto che ha vissuto i giorni pesanti di Genova, dove però le violenze cieche, di strada, sono purtroppo risultate alla fine meno cruente delle violenze di Stato, quelle costruite a freddo contro degli inermi. De Gennaro insomma lo capiamo senza giustificarlo. Ha le attenuanti del capo che si compromette in favore dei suoi. C’è una nobiltà nella ignobiltà che ha commesso. Ma la solidarietà dei ministri degli Interni e della Giustizia sconfessa l’operato dei giudici in maniera sconsiderata, solo perché De Gennaro è uno dei loro, uno come loro. Il messaggio che arriva agli italiani è che la corporazione, la cricca, la casta e l’amicizia rendono innocente anche un reo condannato. L’impunità è la peggiore delle sporcizie di Stato.
M
© RIPRODUZIONE RISERVATA
CORRADO AUGIAS c.augias@repubblica.it
Arturo Tosi Emeritus Professor of Italian Linguistics, Royal Holloway, Università di Londra a lettera del prof Tosi (insegna anche a Siena) fa capire meglio in quale ginepraio il governatore Zaia è andato, inconsapevolmente, a cacciarsi con quelle spensierate osservazioni linguistiche. Lasciando da parte le statistiche (7 su 10?) e restando alla lingua, bisogna ricordare che al compimento dell’Unità nazionale il 78 per cento degli italiani erano analfabeti (fonte: Tullio De Mauro) e che i veneti in questa massa illetterata facevano, è il caso di dire, la parte del leone. Gianfranco Loti nel suo libro L’avventurosa storia della lingua italiana (Bompiani) racconta bene come la situazione sia lentamente evoluta. Per esempio: nel neonato esercito italiano gli ufficiali erano spesso piemontesi. Diffondono un gergo dove spiccano “arrangiarsi,
L
Maturità, basta lamenti il segreto è studiare Laura Urbinati unlike.me@hotmail.it RISPONDO alla lettera di ieri di una madre arrabbiata per la non ammissione del figlio alla maturità. Ho 20 anni, studio fuorisede economia a Bologna e mi sono diplomata con ottimi voti l’anno scorso. Delle molteplici riforme della Gelmini, l’unica che non riesco a non condividere è proprio questa. Ho sempre ritenuto la scuola e lo studio un trampolino per la vita fondamentale, ho sempre cercato di sfruttare al meglio le opportunità che il liceo poteva offrirmi, ho studiato, ho rinunciato a uscire il pomeriggio, mi sono fatta il cosiddetto mazzo. Una cosa non sono mai riuscita a digerire: i ragazzi svogliati, che non frequentavano mai, che saltavano compiti e interrogazioni, e con le insufficienze arrivavano all’anno successivo tranquilli e pacifici, salvati da un sei dato giusto per farli passare. Da studentessa, quindi, rispondo alla signora dicendo che ben venga un po’ di meritocrazia! Il prossimo anno dica a suo figlio che l’unico modo per evitare di essere bocciati è studiare e rimboccarsi le maniche.
Quegli inquilini sfrattati per fare posto ai ricchi Mauro Mastrogiacomo m.mastrogiacomo@cpb.nl
secondario ma emblematico dello scandalo immobiliare vaticano. Le case usate come merce di scambio (non solo quelle emerse in relazione alla “cricca”) si sono rese disponibili grazie a una vera e propria deportazione forzata dei vecchi condomini. Ricordo che una mia amica abitava con i genitori e la nonna in una casa vicino a piazza di Spagna di proprietà vaticana. Padre in pensione, madre casalinga, pochi mezzi. Alla fine degli anni Novanta è stata sfrattata e costretta a spostarsi: trovarono qualcosa di abbordabile ad Aprilia. Mi sono sempre chiesto quale riccone sia andato a vivere nella sua casa, al-
L’AMACA
cicchetto, pelandrone, ramazza”. Nei primi cinquant’anni di vita unitaria gli analfabeti scendono dal 78 al 50 per cento; l’uso del dialetto progressivamente va dove deve stare e cioè nelle occasioni familiari, scherzose, intime, di gioco. Infatti lì ancora troviamo (soprattutto nel cinema) sia le cadenze romane che napoletane. Il discorso è lungo ovviamente. Posso solo aggiungere che aver condiviso per un secolo e mezzo la stessa storia, i patimenti come le conquiste, un certo carattere nazionale ha finito, malgrado tutto, per costruirlo. Il che spiega anche come mai i dirigenti di partito tutto nuovo e orgogliosamente autoctono come la Lega si comportino in maniera così clamorosamente “italiana”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
la faccia della funzione sociale della chiesa.
La religione cattolica su tutti i tg Gianluca Piccirillo gianlucapiccirillo@gmail.com IN una conferenza stampa dell’Alleanza evangelica italiana sono state rese note le presenze sui telegiornali nazionali delle confessioni religiose. Nel periodo gennaio 2009-aprile 2010, Tg1, Tg2 e Tg3 hanno dato più del 95 per cento del tempo a esponenti cattolico-romani. Il Tg4 e Tg5 in-
MICHELE SERRA
L
a cordigliera di rifiuti che attraversa Palermo continua, da mesi, a essere notizia di secondo o terzo livello. Di conseguenza continua il mistero (sempre più appassionante) dello scarso successo della monnezza di destra di Palermo rispetto a quella di sinistra di Napoli, che a suo tempo fu protagonista di un indimenticabile kolossal mediatico culminato nel salvifico arrivo di Berlusconi, che con la sola imposizione delle mani fece sparire le deiezioni di una regione intera in misteriosi buchi. Riparato in Sudafrica con i suoi cari per assistere ai Mondiali, il sindaco Cammarata, un bel signore abbronzato, non pare particolarmente afflitto dalle circostanze. Ove ci fosse emergenza (lo decideranno il Tg1 e il Tg5), risulta difficile immaginarlo travolto dalle polemiche e inseguito dai rimorsi come capitò al collega Bassolino. Ha quel sembiante sorridente e sano che appartiene alla ristretta borghesia meridionale, gente che ne ha viste parecchie ma non si è mai scomposta: per questo si è borghesia, mica per altro. È stato al tempo stesso sindaco e deputato, quand’anche a Palermo la situazione precipitasse lui potrebbe sempre dire che è stato costretto a passare molto tempo a Roma e insomma, non ci si può occupare di tutto. © RIPRODUZIONE RISERVATA
VORREI sottolineare un aspetto
vece il 100 per cento! Sull’informazione religiosa, tutti i tg senza eccezioni sfiorano il 100 per cento a favore della sola religione cattolica. Come se non esistesse nient’altro. È un Paese democratico quello che non rende conto del pluralismo religioso?
La scure dei tagli sui Parchi nazionali Andrea Gennai info@parksnet.eu NEL calderone del decreto anticrisi si nasconde anche la morte dei Parchi nazionali. Dopo anni di ripetuti tagli ai loro fondi, ecco l’ultimo mortale colpo che, tagliando un ulteriore 50 per cento, ferma per sempre l’attività delle aree protette. Fino a oggi i Parchi Nazionali, tutti e 23 assieme, costavano al contribuente meno di un caffè all’anno. Ma il governo ha deciso che è troppo e che questo caffè, di per sé già ristretto, va ulteriormente dimezzato. Cosa racconteremo ai nostri figli quando ci chiederanno perché l’Italia non ha più Parchi Nazionali?
Il centenario di Galante Garrone Nell’articolo sulla cattedra intitolata ad Alessandro Galante Garrone pubblicato il 14 giugno, le date riportate (1909-2009) indicano la nascita e il centenario di questa. Lo storico piemontese è invece morto il 30 ottobre 2003. Ce ne scusiamo con i lettori. (m. nov.)
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la Repubblica
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VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
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LA LUNGA NOTTE DEL DIRITTO FRANCO CORDERO egna mezzanotte l’orologio della procedura penale: materia infelicissima, ancora qualche decade fa nessuno prevedeva l’attuale scempio; è opera da professionisti del guasto l’asinino ddl votato nella Camera alta. Poteva capitare solo nell’Italia 2010, sotto un plutocrate il cui stomaco non ha fondo, custode della privacy finché gli torna comodo: stavolta deve salvare i pericolanti d’un organico malaffare governativo; garantista pro domo sua ma lasciamolo lavorare e avremo in casa un Kgb modello italiota. L’istrionismo populista copre una vocazione biologica alla tirannia (vedi il trattatello savonaroliano, Bartolomeo de’ Libri, Firenze 1498). Viene utile l’iconografia. Chi vuol capire i fenomeni italiani lo guardi nel «Corriere della Sera», 10 giugno, mentre spiega agli artigiani che inferno sia questa Carta cattolico-comunista: sbarra gli occhi, solleva i pugni, digrigna i denti; dov’è finito il Caimano lepido? Fa pendant il sorriso, rectius ghigno, dello stregone che lo difende in tribunale manomettendo le norme (qui, 15 giugno): forse ride della danse macabre in cui l’allegra compagnia trascina l’Italia; sei secoli fa erano figure consuete. Meritano un’icona anche i patres ubbidienti: alcuni applaudivano il voto, ridenti a quattro ganasce; il padrone ostenta malumore, perché voleva una legge dura e gliel’hanno ammorbidita. Werner Tübke dipinge scene simili in costume cinquecentesco nel Monumentalbild, una guerra dei contadini tra gozzoviglie, patiboli, giochi, mercati. Veniamo al capolavoro, comin-
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ciando dal dialogo tra presenti, occultamente captato mediante apparecchi in loco. Il vecchio codice li vietava nel domicilio. Fuori era captabile ogni parola. L’attuale art. 226, c. 2, ammette l’ascolto ma nei luoghi privati richiede un «fondato motivo di ritenere» che vi stia svolgendosi la condotta delittuosa: requisito esoso, quindi incongruo; imporre il permesso del giudice anche nello spazio libero porta dei paradossi. Consideriamo lo scompartimento d’un treno: le parole udite sono riferibili dai testimoni; se qualcuno le raccoglie nel cellulare, il reperto costituisce prova ammissibile; la tutela del segreto implica discorsi riservati, riconoscibili dal contesto, e chi parla lo fa a suo rischio. Sapeva d’eccesso il provvedimento autorizzativo anche dove i collocutori non siano protetti dal domicilio. L’art. 226, c.2, nuovo testo, esaspera lo pseudoscrupolo: la congetturabile condotta delittuosa in atto diventa requisito assoluto, anche fosse spazio aperto, e il rigorismo garantistico maschera uno scudo criminofilo. Se due notabili mafiosi, ormai usciti dal mestiere attivo ma ancora
informati degli eventi, ne discorrono sulle panchine al parco o nel caffè, qualunque cosa dicano sarebbe tabù. Conclusione demente. La previsione finiva qui, nel testo votato dalla Camera, 11 giugno 2009. Solo fuori domicilio il Senato ammette interventi operativi fino a tre giorni, eventualmente reiterabili, disposti dal pubblico ministero, salvo convalida ogni volta. Tali meccanismi procedurali configurano un sadismo nichilistico che varrà la pena studiare. Pour cause lo stregone forense sogghignava. L’art. 267, c. 1, lett. d, nomina le riprese visive. Testo contorto ma, se rimane qual è, regola solo immagini
colte in luoghi privati: barche al largo seguite nel teleobiettivo, viali del parco, il dehors o l’interno d’un caffè sono aperti all’occhio meccanico, né godono d’alcuna tutela gli avvenimenti domiciliari visibili da fuori (Hitchcock racconta come James Stewart fotografo scopra un uxoricidio guardando nelle finestre del cortile); la privacy non obbliga nessuno a chiudere occhi e orecchie. Esistono poi intrusioni punibili ma utili al processo: è testimone il ladro notturno che, nascosto dietro una tenda, veda e ascolti cose rilevanti in sede penale; e niente vieta d’acquisire film o fotografia con eventuale complemento sonoro. In proposito avevo addotto degli esempi (qui, 20 febbraio 2010). Dato un covo criminale, la polizia può, anzi deve tenerlo d’occhio, anche se non pendessero indagini: telecamere nei dintorni riprendono chi entra, chi esce, le sentinelle, interni visibili attraverso le finestre. Non è seriamente sostenibile che le immagini siano farina del diavolo, da seppellire, perché mancava il permesso. O l’ornitologo dilettante, magari agente della squadra omicidi: praticava il
bird-watching sul fiume quando la telecamera inquadra un omicidio; due uomini ne aggrediscono un terzo dal cuore debole, lo caricano esanime in automobile e l’affondano simulando una disgrazia; il tutto resta nella pellicola. La difesa vuole escluderla: non era ripresa autorizzata; ma ogni giudice con la testa sul collo rifiuta simili chicanes, finché vigano buoni costumi. Il testo votato a Montecitorio richiedeva l’assurdo presupposto d’un quasi colpevole («evidenti indizi di colpevolezza»: assurdo, perché fisiologicamente l’atto ha fine investigativo; l’indagante va in cerca della prova, avendo qualche buona ragione per supporre che la rete d’ascolto fornisca dati utili): erano ammesse solo intercettazioni «assolutamente indispensabili» al sèguito, constando «specifiche e inderogabili esigenze… fondate su elementi espressamente e analiticamente indicati nel provvedimento», purché non emergano dal materiale fonico così raccolto (anche se le parole de quibus dicono tutto o addirittura costituiscono atto criminoso: ad esempio, il parlante ordina d’intimidire i possibili testimoni). Stringono lo stomaco queste furberie scritte con i piedi e anche malaccorte, tanto plateale vi appare la fobia della prova. L’emendamento modicamente legalitario ripristina l’attuale formula, «gravi indizi». Che la soglia scenda da “gravi” a “sufficienti” rispetto ai reati previsti dall’art. 267, c. 3-ter, è irragionevole disparità, rilevabile in sede costituzionale. Siamo al clou ma era chiaro che una puntata non bastasse. Sono tanti gli horribilia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ILLUSIONE COME METODO MASSIMO RIVA (segue dalla prima pagina) l principio al quale sembra ispirarsi questa proposta è quello del riconoscimento a priori della buona fede di chi assume un’iniziativa economica e lo strumento che viene offerto al riguardo è quello della semplice autocertificazione. Questa rievocazione del «laissez faire» di settecentesca memoria rappresenta senz’altro un bel colpo di teatro da parte del già colbertiano Giulio Tremonti. Ma si stenta a capire il senso pratico di un simile tentativo di riforma della Costituzione. Le ambizioni scenografiche sono evidenti: un governo in chiara difficoltà su fronti caldi come la manovra e le intercettazio-
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ni cerca di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica con misure palesemente illusionistiche. È un metodo di governo consolidato da anni, per Berlusconi. Ma al di là di questo aspetto formale, c’è anche un problema di sostanza, da tutti riconosciuto: in Italia avviare un’iniziativa economica è impresa defatigante per la quantità di ostacoli burocratici che una pletorica legislazione ordinaria ha sedimentato nel tempo sia a livello statale sia a livello degli enti locali. Che cosa c’entri la Costituzione con tutto questo resta perciò un mistero. L’idea che per disboscare un apparato talora vessatorio di regole e di leggi fuori del tempo si debba partire da una modifica della Carta costitu-
zionale alimenta con forza un dubbio di strumentalità politica contingente da parte dell’attuale maggioranza di governo. Leggi e regolamenti obsoleti possono essere abrogati o modificati con procedure assai più semplici e rapide di quelle previste per ogni intervento sulla Costituzione. Perché i predicatori della libertà d’impresa hanno scelto di scartare la strada più logica ed elementare? La risposta può essere una sola: con questa iniziativa non si mira tanto o soltanto a rendere più facile e spedita l’attività d’impresa, ma si punta ad aprire una breccia nel muro politico che da più parti è stato alzato a difesa della Costituzione attuale dagli attacchi
sempre più agitati e scomposti che il premier Berlusconi non si stanca di portare contro la Carta. A ben vedere, c’è un filo ideologico comune che lega insieme la proposta di sciogliere da lacci e laccioli l’iniziativa economica privata e la continua e insistente richiesta di mani libere da qualunque autorità di controllo che il presidente del Consiglio avanza ormai ogni giorno demonizzando la magistratura, la Corte costituzionale e perfino il Quirinale. Forse non è proprio un caso che la proposta di modifica dell’articolo 41 si apra con le seguenti parole: «La Repubblica promuove il valore della responsabilità personale in materia di attività economica». Questi sono termini che
evocano una concezione aziendalista della gestione dei pubblici poteri e che sembrano riflettere con piena coerenza quella visione della funzione statale che il presidente del Consiglio ha più volte sintetizzato in un inquietante «ghe pensi mi». Naturalmente, il governo ha a sua disposizione il modo e il tempo necessario per spazzare via ogni dubbio sugli effettivi scopi della sua iniziativa. Poiché il percorso delle riforme costituzionali non è breve — doppio voto di Camera e Senato a distanza di almeno tre mesi l’uno dall’altro e necessità di una maggioranza qualificata per evitare il rinvio a un eventuale referendum — resta aperto un ampio spazio per lavorare al richia-
mato disboscamento di tutte le norme, statali e locali, che queste sì ingombrano il cammino delle iniziative economiche. Sarebbe questo anche il modo più serio per dare attuazione a quel tacitiano principio — «l’iniziativa economica privata è libera» — che sta già scritto nella Costituzione e non sente il bisogno di alcuna aggiunta o specificazione ulteriori. Con le quali, oltre tutto, si rischia di ottenere l’opposto di quel che si dice di volere: non maggiore libertà ma più contenziosi. Ex-post s’intende, ma pur sempre ingombrante e paralizzante contenzioso con tanto lavoro in più per i tribunali amministrativi e per la Corte costituzionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA
HOUSENATUZZI
VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
La cultura
La moda
150 anni d’Italia Amato spiega “Dovevo salvare le celebrazioni”
Sicilia, coppola e canottiera hanno cambiato il nostro vestire
SIMONETTA FIORI
LAURA ASNAGHI
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Il 18 giugno del 1940 il generale lanciò dalla Bbc il messaggio di disobbedire ai nazisti. Ecco l’eredità lasciata alla Francia BERNARDO VALLI
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eamore Grove non esiste più. Cosi si chiamava una piazza di Mayfair, a due passi da Park Lane, a Est di Hyde Park. Al suo posto oggi c’è Curzon Place. La mattina del 18 giugno 1940 al primo piano della casa di Seamore Grove con il numero civico 7-8, un generale di brigata a titolo provvisorio, un militare di 49 anni del quale pochi francesi avevano sentito parlare, si preparò a uno dei più nobili atti di insubordinazione della storia europea: una disubbidienza che al momento poteva apparire come una diserzione, un tradimento, ma che ben presto si è rivelato un gesto legittimo, e che oggi, a settant’anni di distanza, resta un episodio epico della Seconda guerra mondiale. Chi disubbidisce corre dei rischi, infrangendo le leggi si può delinquere, ma a volte l’insubordinazione è una prova di coraggio e un atto dovuto. Di quest’ultima natura era quel che si accingeva a compiere Charles de Gaulle nell’appartamento londinese, suo primo alloggio dopo la fuga da Bordeaux, dove si era ritirato il governo della Francia invasa dai tedeschi, e il suo precipitoso arrivo in Inghilterra. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE
Lalezione di
De Gaulle TIMOTHY GARTON ASH
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ggi a Londra Nicolas Sarkozy e David Cameron, assieme a veterani francesi e britannici, celebreranno il settantesimo anniversario dello storico appello radiofonico con cui Charles de Gaulle invitava i francesi a continuare a combattere contro Hitler. Il 18 giugno 1940, lo stesso giorno in cui de Gaulle trasmise quel messaggio da Londra sulle frequenze della Bbc, Winston Churchill tenne il famoso discorso dell’Ora migliore (la “finest hour”) alla Camera dei Comuni, dichiarando conclusa la Battaglia di Francia e aperta la Battaglia d’Inghilterra. Estate 1940. Churchill e de Gaulle. Ecco il momento, ecco gli uomini che hanno plasmato la Gran Bretagna e la Francia da allora in poi. Tutta la politica estera britannica successiva al 1940 è un’integrazione a Churchill; e tutta la politica estera francese integra de Gaulle. I miti nati dai due oratori-autori-statisti non cessano mai di crescere, come querce potenti. L’interrogativo ora è come gestire questo retaggio, chiedersi che cosa significhi oggi essere churchilliano o gollista. Non è tempo che Gran Bretagna e Francia vadano oltre? E nel caso, in quale direzione? Assieme o separate? SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE
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NATALIA ASPESI
A
l posto di pasticcio, casino, accrocchio, paciugo, pareva più elegante riferirsi a una «contaminazione di generi»: poi anche il più pigro dei critici d’arte o di cinema ne aveva capito la fastidiosa supponenza e finalmente l’aveva abbandonata. Ma ogni errore ha sempre i suoi epigoni, ed ecco che lo ripesca dal nulla il direttore generale Rai Mauro Masi, per dare dignità a quel pasticcio, casino, accrocchio, paciugo, che è il teleMinzolini di Rai Uno, che si contamina da sé non solo con le omissioni, le menzogne, i travisamenti, ma anche con le cronache briose o luttuose che pasticciano, incasinano accrocchiano, paciugano; gustosi delitti avvenuti anche nel deserto australiano, i cani sapienti, la moda delle borse giganti, le vacanze nei crateri dei vulcani, la chirurgia estetica dei piedi. Pareva che di stupidaggini tutta la Rai fosse già zeppa, e che quindi almeno il telegiornale potesse evitarle nei suoi scarsi 30 minuti: ma come sentenzia Masi, «il Tg1 è un telegiornale vivo, che segue i trend della società»’ Si spera allora che la contaminazione raggiunga tutta la Rai, non riducendola a solo horror: ma consentendole quei Santoro, quelle Dandini, quei Fazio e quei Floris che sono tra i trendy più trendy della società: civile. © RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
L’ANNIVERSARIO R2MONDO
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Il 18 giugno di settant’anni fa il generale pronunciò dai microfoni della Bbc il famoso messaggio che incitava il suo popolo a disobbedire
L’invito a resistere ai nazisti, a non abbassare le armi davanti alla Germania di Hitler che occupava il Paese. Un discorso dall’alto valore simbolico che qualche anno dopo portò Parigi alla vittoria
DE GAULLE Da quell’appelloè nata la Francia di oggi (segue dalla copertina)
BERNARDO VALLI
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uella mattina del 18 giugno nella stanza dove l’allampanato generale scrive, torturando i fogli con continue correzioni, filtra una luce grigia e dalle finestra spalancate giungono i rumori della metropoli, attutiti dalla piazza semideserta. Da una vetrata si intravedono gli alberi di Hyde Park. Per chi arriva d’Oltremanica quell’angolo di Londra è un’oasi di pace. L’Inghilterra gli appare una gagliarda e inviolata roccaforte della democrazia. La democrazia umiliata sul Continente, dove trionfano le colonne corazzate naziste; dove sei milioni di civili francesi intasano le strade del paese per sfuggire all’invasore; dove l’esercito non riesce a contenere l’avanzata nemica (e nella disfatta perderanno la vita centomila soldati, prova che la resistenza è stata forte); dove la Terza Repubblica si sta decomponendo. Il generale francese non può rendersi conto dell’angoscia che regna nella capitale britannica sotto l’apparente normalità. Le voci più folli si moltiplicano per le strade, nei pub, negli uffici, nelle abitazioni private. Si racconta persino che dei tedeschi vestiti da suore sarebbero stati paracadutati alla periferia di Londra. E la Bbc viene accusata da molti di essere un nido di cospiratori “rossi” che diffondono false notizie. All’epoca vi lavorava George Orwell il quale dirà che la venerabile radio britannica era «a metà strada tra un collegio femminile e un manicomio». Per de Gaulle la Bbc è in quelle ore lo strumento essenziale, vitale, attraverso il quale può far arrivare ai francesi l’“appello” che sta scrivendo nella solitudine di Seamore Grove. In quella quiete apparente egli prepara infatti il famoso discorso con il quale invita la Francia a continuare la guerra, proprio mentre a Bordeaux i legittimi governanti, vecchi generali carichi di glorie ormai remote e pavidi o troppo ragionevoli uomini politici, stanno arrendendosi a Hitler. Con quell’“appello”, passato alla storia per il suo valore soprattutto simbolico, poiché furono in
pochi ad ascoltarlo, lo sconosciuto generale di brigata esortava i francesi a resistere, quindi a disubbidire, perché convinto che quella di Francia era soltanto una battaglia perduta, e che, essendo mondiale, la guerra poteva ancora essere vinta. Anzi, non poteva che essere vinta. Nel futuro nebbioso c’era un possibile intervento americano, come era accaduto poco più di vent’anni prima, durante la Grande Guerra, del ‘14’18. Tra le speranze inespresse c’era forse anche quella un secondo fronte, che si è poi aperto a Oriente, con l’Unione Sovietica. La quale, nel giugno del ‘40, era
Pétain annuncia l’armistizio con i tedeschi. Ma viene smentito il giorno dopo dal condottiero
“Qualsiasi cosa accada, la fiamma della resistenza non deve spegnersi e non si spegnerà”
IL DOCUMENTO L’appello alla resistenza francese del 18 giugno 1940 firmato da Charles de Gaulle. In alto il generale pronuncia il famoso messaggio
pero’ ancorata all’accordo Molotov-von Ribbentrop, cioè alla Germania nazista. Bisognava essere dotati di una straordinaria lungimiranza per immaginare quegli eventi nel pieno del trionfo nazista. Il senso dell’onore imponeva subito, in modo più concreto, un comportamento per de Gaulle indiscutibile: impediva di abbassare le armi davanti alla Germania di Hitler che occupava la Francia. In quelle ore idee del genere assomigliavano a un delirio. De Gaulle lo sapeva. In quel momento sapeva di «essere niente». Era un francese solitario, che in man-
canza di meglio gli inglesi trattavano con generosità. De Gaulle contava soprattutto su Winston Churchill, che parlava un pessimo francese ma amava la Francia, e condivideva le sue irragionevoli convinzioni. Al contrario dei governanti di Bordeaux, certi che molto presto anche la Gran Bretagna sarebbe stata costretta a trattare con Hitler, de Gaulle era sicuro che Winston Churchill non avrebbe mai ceduto. A loro modo Churchill e de Gaulle erano due mastini. Avrebbero litigato, al punto di detestarsi, ma sarebbero rimasti fedeli all’impegno essenziale. E questo li univa.
De Gaulle era atterrato all’aeroporto londinese di Heston il giorno prima, il 17 giugno, all’incirca verso le 12,30. Era partito presto, al mattino, dall’aeroporto di Mérignac, alle porte di Bordeaux, a bordo di un biplano britannico, sul quale c’erano il generale Edward Spears, rappresentante di Winston Churchill, e il tenente francese Geoffroy de Courcel, l’aiutante di campo, buon conoscitore dell’inglese, lingua che de Gaulle non parlava. Il decollo si era svolto senza intralci. Nessuno cercò di arrestare il generale in fuga. Che “disertava”. C’era una gran confusione nell’aeroporto
di Mérignac. I tedeschi stavano avvicinandosi a Bordeaux. Nessuno aveva prestato attenzione ai tre che salivano sull’apparecchio britannico. Anni dopo Spears racconterà di avere afferrato de Gaulle che correva a fianco dell’apparecchio già in moto, e di averlo sollevato di peso per sistemarlo sul sedile accanto al pilota. Visto che de Gaulle pesava novantacinque chili ed era alto un metro e novantaquattro, e Spears era di statura media e si avvicinava ai sessant’anni, è più credibile la versione di de Gaulle che nelle sue memorie ha scritto di essere partito senza problemi. Al punto che mentre saliva sull’aereo riuscì a riflettere su quel che avrebbe deciso una volta arrivato a Londra. Durante la traversata le immagini del paese vinto e devastato accompagnano le sue riflessioni. Sorvolando i porti di La Rochelle e di Rochefort, appena colpiti dalla Luftwaffe, vede delle navi in fiamme; poi, passando sulla Bretagna, all’altezza di Paimpont (dove vive la madre ammalata che non rivedrà più) scorge un fumo denso, sinistro, uscire dal cuore della leggendaria foresta di Brocéliande (uno dei tanti luoghi dove si dice abbia vissuto re Artù). Sono i depositi di munizioni nascosti nella boscaglia che esplodono e bruciano. Anni dopo, rispondendo alla domanda di André Malraux che gli faceva notare come dalle sue Memorie non trasparissero i tormenti provati nel momento in cui decideva di entrare nell’illegalità (che gli valse l’accusa di diserzione e la conseguente condanna a morte), l’imperturbabile de Gaulle afferrò le mani dello scrittore amico e con voce profonda scandì: «Ma, Malraux, fu spaventoso». Altero, spesso sprezzante, laconico, segreto, il personaggio era intimamente sensibile. Lo era nei rapporti familiari (in particolare con Yvonne, la moglie, e Anne, una delle figlie handicappate). Il forte carattere, l’orgoglio, l’incrollabile convinzione della propria superiorità, gli consentivano di dominare quella sensibilità nei rapporti pubblici. Gli atteggiamenti sprezzanti erano probabilmente una tattica difensiva. Nell’ambito della società
la Repubblica
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PER SAPERNE DI PIÙ www.historyplace.com/speeches/previous.htm www.bbc.co.uk/radio/
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SARKOZY, CAMERON E L’ESEMPIO DEL 1940 TIMOTHY GARTON ASH (segue dalla copertina)
zoom
LA CARRIERA MILITARE De Gaulle prese parte alla I Guerra Mondiale come tenente. All’inizio della Seconda era colonnello
LO STATO DELL’ESERCITO Alla vigilia del conflitto denuncia che la Francia è impreparata a difendersi dalla Germania
militare dove spesso, tra pari grado, ci si trattava col tu, lui usava il voi, che in francese equivale al nostro lei. E in una foto presa nel maggio ‘40, quando comanda unità corazzate, le sole che riescono a tener testa a quelle tedesche del generale Heinz Gudurian, il colonnello de Gaulle porta i guanti bianchi. E nei suoi stivali ci si può specchiare tanto sono lucidi. Gli è capitato spesso anche come ufficiale subalterno (durante la Grande guerra, nella quale fu ferito e fatto prigioniero dai tedeschi) di contraddire i superiori, suscitando inimicizie e ammirazione. Era un militare intellettuale, che pensava, teorizzava, e non esitava a polemizzare. Era un «maniaco dei carri armati», dicevano i suoi avversari. In un libro del 1934 (“Verso un esercito di mestiere”) auspicava la creazione di forze corazzate, ritenendole indispensabili nei futuri conflitti. La teoria contraddiceva il dogma difensivo basato sul successo della Grande Guerra, sul quale i generali anziani non transigevano. Era una religione e quindi de Gaulle un eretico. Anche per questo aveva suscitato l’irritazione, diventata inimicizia, del maresciallo Philippe Pétain, il più prestigioso soldato di Francia, per quale aveva scritto articoli e saggi (pubblicati con la firma di Pétain). Il giovane ufficiale era stato favorito nel corso della carriera dall’anziano maresciallo. Tra i due, nonostante la differenza di grado e di età, c’era stato un rapporto di quasi amicizia. E di complicità. Ad entrambi piaceva parlare di donne. Pétain diceva di amarle; de Gaulle diceva di detestarle. Erano posizioni che favorivano il dialogo. La successiva rottura tra Pétain e de Gaulle peserà negli avvenimenti del tragico 1940, durante il quale il dogma difensivo rispettato dal vecchio establishment militare risulta disastroso e la teoria della guerra con mezzi corazzati del generale ribelle una giusta profezia inascoltata. Per dieci giorni, dal 6 al 16 giugno, de Gaulle è stato membro del governo di unione nazionale presieduto da Paul Reynaud, un abile ma non più tenace uomo politico di centro destra. In maggio de Gaulle ha infine dimostrato che la
sua «mania dei carri armati» non era campata per aria. Nell’Aisne (in Piccardia), al comando di unità corazzate costituite di gran fretta, ha dato filo da torcere ai Panzer tedeschi fino allora incontrastati. È stato un effimero, ma significativo successo nella disfatta generale. Per questo è stato decorato e promosso generale a titolo provvisorio. Paul Reynaud, al quale ha illustrato nel passato le sue teorie militari e manifestato il suo dissenso con la strategia ufficiale, lo ha convocato a Parigi, dove il governo sta per fare le valige per raggiungere la più sicura Bordeaux. Cosi de Gaulle è stato nominato sotto segretario alla difesa. Con il suo ingresso nel Consiglio dei ministri si rafforza il numero di coloro che rifiutano l’idea di una resa ai tedeschi e sostengono la continuazione della guerra a partire dall’impero coloniale francese. A favore dell’armistizio sono tuttavia uomini autorevoli e popolari come il maresciallo Philippe Pétain (84 anni), vice presidente del Consiglio, e il generale Maxime Weygand (73 anni), comandante supremo delle forze armate. Pétain, in particolare, è l’eroe della Grande guerra, il vincitore della battaglia di Verdun. Ed è a lui che il 16 giugno, dopo le dimissioni di Paul Reynaud, il presidente della Repubblica, Albert Lebrun, affida la guida del governo. Il maresciallo non perde tempo, perché il 17 giugno, alla stessa ora in cui de Gaulle, escluso dal governo, mette piede a Londra, annuncia ai francesi per radio che chiederà ai tedeschi un armistizio: «È con una stretta al cuore che oggi vi dico che bisogna cessare i combattimenti». La Francia esausta, ferita, accetta la resa del vecchio maresciallo come la decisione di un nume tutelare, come il sacrificio dell’eroe che si offre quale garanzia alla nazione umiliata. I francesi si affidano a lui. È qualcosa di simile a un plebiscito silenzioso, al quale il presidente Lebrun si adegua. Il Parlamento darà poco dopo, con una larga maggioranza, i pieni poteri al maresciallo. Il quale si installerà a Vichy e abolirà di fatto la République dichiarandosi «capo dello Stato francese». Il Charles de Gaulle che la mattina del 18 giugno, nell’apparta-
mento di Seamore Grove, scrive l’appello da rivolgere alla Francia, affinché continui a combattere, non é neppure sicuro che il governo inglese gli consenta di diffonderlo attraverso la Bbc. In quello stesso giorno, anniversario della battaglia di Waterloo, nel pomeriggio, Winston Churchill parla ai Comuni. Il mese prima, il 13 maggio, ha promesso agli inglesi «del sangue, del sudore, delle lacrime». È il prezzo per salvare il Paese. Adesso che la Francia si è arresa, la Gran Bretagna teme che l’invasione sia imminente. Sono in pochi a pensare allo sconosciuto generale arrivato il giorno prima a Londra. Alcuni membri del governo lo considerano un ospite sgradito. Avrebbero preferito un francese più importante, più conosciuto, più capace di opporsi al mitico Philippe Pétain. Inoltre la grande preoccupazione inglese è di recuperare la flotta francese, che cadendo in mano ai tedeschi costituirebbe una terribile minaccia. Forse Pétain potrebbe evitarlo. Perché provocarlo sostenendo l’inutile de Gaulle? Infine Winston Churchill la spunta e con il consenso del governo autorizza il generale francese a parlare alla Bbc. Non esiste una registrazione dell’“appello”, per cui si è incerti persino sull’ora della trasmissione. Pare le 18. Cosi dice de Gaulle nelle sue Memorie. Comunque egli non ha bisogno di leggere quel che ha scritto nella mattina al numero 7-8 di Seamore Grove. Davanti al microfono non getta neppure uno sguardo ai fogli pieni di correzioni. L’appello è ben stampato nella sua memoria: «Qualsiasi cosa accada, la fiamma della resistenza francese non deve spegnersi e non si spegnerà». Ma in Francia sono pochi, pochissimi quelli che ascoltano il messaggio. La Bbc arrivava soltanto in alcune zone di frontiera. Curioso destino quello di dover contare sull’Inghilterra per riconquistare la Francia. Curioso per un militare uscito da una famiglia borghese, cattolica, conservatrice e troppo patriottica per essere schiettamente anglofila. Eppure la «Francia libera», nata a Londra quel 18 giugno, alla fine della guerra figurerà, grazie a de Gaulle e al suo debutto alla Bbc, tra le nazioni vittoriose. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ESILIO VOLONTARIO Diventato generale, il 15 giugno 1940 si rifugia a Londra perché contrario alla resa di Pétain
L’APPELLO ALLA NAZIONE Il 18 giugno dai microfoni di Radio Londra incita i francesi alla resistenza contro le truppe tedesche
Londra, davanti a quello che in tempo di guerra era il quartier generale di De Gaulle, questo 18 giugno sarà vissuto come una festa tra compagni d’arme. Sotto silenzio, suppongo, passerà il fatto, riportato nella nuova biografia del “Generale” ad opera di Jonathan Fenby, che il governo britannicoinizialmentedefinìlatrasmissionedell’appellopropostadadeGaulle «indesiderabile». Il veto fu mutato in assenso da Churchill, che non era stato presente alla riunione di gabinetto perché impegnato a preparare il suo discorso. Sotto silenzio o quasi passerà anche la tragica decisione britannica di affondare la flotta francese a Mers-el-Kébir qualche settimana dopo, per impedire che finisse in mano tedesca. Si sorvolerà sui litigi tra Churchill e de Gaulle, aspri al punto, si narra, da far dire a Churchill che la croce più pesante che aveva dovuto portare durante la guerra era la Croce di Lorena (simbolo della Francia libera di Gaulle). Episodi che saranno ignorati, e a buona ragione. Perché la storia di quegli anni è stata la storia di una grande lotta comune. Per quanto forti fossero i dissidi tra i due leader, Churchill era consapevole che avrebbe agito esattamente come de Gaulle, se fosse stato nei suoi panni. Comunque, entrambi furono maestri nell’arte di spazzare le evenienze scomode sotto un tappeto riccamente intessuto di miti entusiasmanti.IlmitodiChurchillerailsempiternocameratismodeglianglofoni;quello di de Gaulle era la Francia una e autentica, che resiste eternamente, al cui confronto la realtà collaborazionista di Vichy era una semplice aberrazione. Sia Churchill che de Gaulle sapevano esattamente cosa facevanonelmomentoincuicrearonoquestimiti.«Hosollevatoilcadaveredella Francia con le mie braccia, facendo credere al mondo che fosse viva», disse il generale al termine della sua vita, come narra André Malraux. Il problema è, però, che i nostri miti nazionali ci conducono in direzioni diverse. Gli insegnamenti contrastanti tratti da Churchill e de Gaulle hannoimprontatolapoliticaesteradeinostripaesifinoadoggi.Churchill giunse alla conclusione che la Gran Bretagna non poteva più contare sulla Francia e doveva garantire la propria sopravvivenza, la propria sicurezza e, fin dove possibile, la continuità della propria grandezza attraverso un rapporto speciale con gli Stati Uniti. De Gaulle concluse che bisognava restituire alla Francia la sua grandezza attraverso una fiera indipendenza dagli Stati Uniti, ma anche dalla Gran Bretagna, cercando partner sul continente europeo. Va dato merito a Sarkozy di essere andato ben oltre la posizione gollista predefinita in relazione agli Stati Uniti. Resta da chiedersi se Cameron possa superare la posizione cripto-churcilliana, che vede la Gran Bretagna sempre schierata a fianco degli Usa contro la Ue. E se, assieme, i due leader possano dar vita a ciò di cui abbiamo urgente bisogno, una nuova strategia gollist-churchilliana. Essa consisterebbe nel costruire una Ue capace di avere una voce più forte e più unita nel mondo, ma come partner strategico, non come geloso rivale degli Stati Uniti. La Germania nel suo stato d’animo attuale, cupo e risentito, non se ne assumerà la responsabilità. Solo le due ex potenze mondiali europee, abituate a pensare e ad agire in termini globali, possono dare slancio all’iniziativa. Dicono che i governi britannico e francese siano in cerca di aree di cooperazione strategica, in particolare nel settore della difesa e della politica di sicurezza. Sarebbe un buon primo passo se potessimo quanto meno rivelarci la posizione dei rispettivi sottomarini nucleari, così da evitare una collisione accidentale, come è accaduto appena un anno fa. E’ inoltre vitale che la cooperazione franco-britannica sia intesa come corollario ad una più ampia iniziativa di difesa europea (approvvigionamenti militari inclusi) e non, come apparentemente vorrebbe il ministro della Difesa Liam Fox , in alternativa ad essa. Ma i nostri tempi richiedono un’audacia e una visione che va ben oltre. In un mondo di sfide globali senza precedenti, l’Europa si trova oggi ad affrontare una sorta di 1940 in versione civile. Non bisogna interrogarsi su ciò che Churchill e de Gaulle fecero all’epoca, ma chiedersi che cosa farebbero oggi. (Traduzione di Emilia Benghi)
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LA MODA R2CRONACA
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Vent’anni di abiti per lui festeggiati a Milano: una mostra a Palazzo Marino Parola d’ordine “emozionare” Tra suggestioni cinematografiche e performance
I modelli IL DEBUTTO
IL COMPLETO
I JEANS
GLI SLIP
È il 1990, anno del debutto dell’uomo Dolce Gabbana, in coppola e camicia bianca, i due capisaldi del guardaroba “sicilian style”
Il completo sartoriale, con pantaloni e giacca cuciti a mano. L’abito, con sciarpa rossa, è della collezione del ’96
Jeans strappati e giacche sartoriali. Nel 2000, i Dolce e Gabbana rivoluzionano il guardaroba con jeans borchiati e lacerati
Come esaltare il fisico maschile? Con un paio di slip anatomici. Così, nel 2007, sfilavano i modelli sulla passerella Dolce e Gabbana
LAURA ASNAGHI MILANO ltro che mostra polverosa, con i soliti abiti “imbalsamati” sui manichini. Per festeggiare i vent’anni della loro moda maschile, i Dolce e Gabbana hanno voluto creare un evento che lasciasse il segno, mescolando tradizione, innovazione e show, in uno spazio insolito. Sì, perché hanno ottenuto le sale più prestigiose di Palazzo Marino, la casa dei milanesi dove siede il sindaco Letizia Moratti. Un favoritismo? “Neanche per idea” replicano gli stilisti che per sgomberare il campo da dubbi, ricordano che contribuiranno al restauro della Sala del Trono di Palazzo Reale. Domani sera partono i festeggiamenti per i 20 anni della moda uomo targata Dolce e Gabbana, un mondo che richiama maschi con la coppola e la canottiera bianca, calciatori con slip anatomici, uo-
PER SAPERNE DI PIÙ www.dolcegabbana.it http://seidimoda.repubblica.it
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IL FILM
IL RITRATTO
Gran finale dell’ultima sfilata uomo con i modelli in canottiera. Sullo sfondo una scena del film“Baaria”
Stefano Gabbana e Domenico Dolce, ritratti dal fotografo Mikael Jansson
IL TESTIMONIAL Matthew McConaughey, attore, è il testimonial del profumo Dolce e Gabbana Sarà a Milano per la mostra
Dolce&Gabbana mini del Sud in camicia bianca e sguardo seduttivo. Il tutto condito da atmosfere che spaziano dal “Gattopardo” a “Poveri ma belli” da “La dolce vita”, a “Matrimonio all’italiana”, fino al più recente “Baaria”. Ma come raccontare tutto questo? «Emozionando la gente» rispondono i Dolce e Gabbana che, come per un film, hanno cercato un attore che recitasse la parte del sarto, quello tradizionale che sta in sartoria, taglia e cuce, con la radiolina transistor accesa, come usava negli anni ‘60. La performance del sarto, che esalta il carattere artigianale della loro produzione, è un po’ il cuore spettacolare di questo evento, che si snoda in tre saloni, accompagnati da altrettanti libri. Nel primo, si può sfogliare sull’iPad “20 years of Dolce & Gabbana” realizzato dall’art director Fabien Baron (l’introduzione è di Tim Blanks), con le campagne pubblicitarie più rappresentative, i red carpet e i volti di attori e musicisti che hanno contribuito a dare fama a questo marchio, con frasi di donne famose, prima fra tutte Madonna, da sempre la loro musa. «Un “touch” e giri pagina, oggi bisogna essere tecnologici — dicono i due stilisti — e anche le mostre devono avere ritmo e arrivare alla testa e al cuore della gente». Come sanno fare bene i Dolce e Gabbana, grandi affabulatori, con il gusto della provocazione. «Abbiamo iniziato a fare abiti da uomo perché in giro non c’era niente che ci piacesse. Ci vestivamo con abiti japan o comprati nei negozi per sacerdoti». E così nel ‘90, sono partiti facendo scandalo: coppole e canottiere pantaloni di velluto e camicie da garibaldino. «Quella è stata una vera rivoluzione, tutta all’insegna della nostra passione per la Sicilia — ammettono — allora i maschi vestivano completi classici e la moda era considerata roba da omosessuali o da stravaganti». Per sdoganare questa moda, i Dolce e
Sicilia, coppola e canottiera “Ecco la nostra rivoluzione” Gabbana, hanno puntato molto su Beckham, calciatore, marito, papà, un bellone amato da uomini e donne. E approfittando di questa breccia poi hanno osato tutto, dai jeans lacerati alla pancera da uomo, dal gessato sicilia-
no al genere pecoraro, dal dandy al raffinatissimo maschio che sceglie di farsi fare su misura le giacche. E va dal sarto, lo stesso che taglia e cuce a Palazzo Marino, tra grandi leggii di legno (riciclato), sui quali si trovano copie
del secondo libro, intitolato «Icons», introdotto da Peter Howarth, con tutti i pezzi fondamentali del guardaroba Dolce e Gabbana, fotografati da Gianpaolo Barbieri, corredati da cartamodelli. Questo libro è stato
realizzato dall’art director Luca Stoppini. E, sempre lui, firma il terzo volume, “Fashion shows”, introdotto da Courtney Colavita, con migliaia di immagini delle sfilate. E lo show continua domenica. La mostra si apre al pubblico e
loro saranno lì ad accogliere i loro fan, a fare gli onori di casa, sempre insieme, nonostante la crisi amorosa di qualche anno fa. Non sono più fidanzati ma il loro legame resta fortissimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’appuntamento
Gran chiusura di Pitti a Firenze tra tessuti tecnici e contrasti. E la sfilata di Simons è un inno al “pensiero positivo”
Fiori e colori, l’allegria dell’uomo di Jil Sander ILARIA CIUTI FIRENZE o spolverino è color pavone, in twill di cotone o taffettà tecnico o tecno-gabardine. Il taglio è pulito ma voluminoso e arioso. Quello del trench è altrettanto netto e pulito, ma è rimpicciolito e accostato. Il colore continua a squillare, il blu è elettrico. Ma ci sono anche geranio, papavero, fucsia, camelia, viola, iris. Gli short sono corti davvero e rosa shocking, i pantaloni sono skinny e arancioni, la giacca, di qualsiasi colore essa sia, ha i soffietti sul dietro che fanno un gioco grafico di pieghe. Ha la cintura, come spolverino e trench. È irresistibilmente allegro e positivo l’uomo dell’estate 2011 di Jil Sander disegnato da Raf Simons, che ha sfilato ieri notte per Pitti Uomo nel giardino all’italiana di Villa Gamberaia sui colli di Firenze. Ha un comandamento tassativo: colore, colore e colore. Pieno, forte, elettrico e puro. Niente sfumature ma ogni capo con la sua tinta audacemente accostato a un altro in gridato contrasto. Colorate anche le suole delle classiche stringate — esclusivamente scarpe stringate anche sotto agli shorts — che si dipingono di arancio o blu elettrico e scintillano nella camminata o nei bordi. Un uomo ottimista, rallegrato dal sole, l’estate e la fiducia. Raf Simons opera per Jil Sander una vera rivoluzione nei cieli della moda maschile. Dedica la collezione alla natura, meglio se tropicale. Con due enormi fiori stampati sul bianco della camicia, o con
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Sul magazine “D” maschi controluce “Giochi da maschi” è il tema prevalente dall’ultimo numero di “D”. Dagli eroi del rock & roll ai divi cult di Hollywood. Al centro del magazine l’incontro con Al Pacino, interprete del Dottor Morte, il medico paladino dell’eutanasia. In chiusura, viaggio al centro del Bosforo: l’Istanbul della moda
LA SFILATA L’uomo di Jil Sander è colorato, vivace e ama la vita
tutte le varietà di gigli, rose e peonie assiepate sulla tshirt che non lascia una angolo libero. Ancora colori forti e prepotenti nelle mille righe della maglieria. Righe che diventano irregolari per segnare le linee del corpo cui si accostano sottilmente. I 35 modelli in pedana sono giovani e spontanei, naturali quanto basta. Il contagio dei colori dilaga al Pitti che chiude oggi i battenti. Perfino un marchio tradizionale come Colmar li spande a piene mani sulla nuova collezione. Meno colorato ma altrettanto divertito l’uomo di 40Weft nei suoi pantaloni cargo pieni di stringhe che non rinunciano allo stile militare ma qualche fiorellino lo seminano nella fodera interna. A proposito di fiori, Carrel copia per le sue camicie quelli delle tappezzerie anni’70. Neanche la Starfield Jacket di Massimo Rebecchi rinunzia allo stile giacca militare Usa ma civetta con i profili in lamina d’oro e i bottoni di diamante, passando dalla guerra ai red carpet e ai salotti in festa. E se gli abiti di Jil Sander usano tessuti pigmentati, cuciture termosaldate e tecniche avanzate per rendere più brillanti i colori, alla tecnologia non rinunzia nessuno. Né la giacca di Montecore che con il metodo “solar life” genera calore quando arriva a contatto con il corpo, né la t-shirt di Guro che tramite un Qr code manda messaggi ai cellulari. Come nessuno rinunzia alla leggerezza. Fino a pensare per le signore, nel salone donna del Pitti W, a morbidi ma attillati jeans in maglia (Gotha). © RIPRODUZIONE RISERVATA
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LA STORIA R2CRONACA
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Il parlamento europeo ha approvato una norma con le avvertenze sui prodotti ipercalorici Insorgono i politici: “Giù le mani dai nostri cibi ” e il ministro dell’Agricoltura, Galan, parla di “corbellerie”
Nutella
Nella città della crema sotto assedio “Se la toccano qui scoppia una rivolta” VERA SCHIAVAZZI ALBA l giorno magico non è sempre lo stesso. Qualche volta cade di martedì, qualche altra di giovedì, e ad Alba non ci fanno più caso: per l’aria si diffonde un profumo che sta a metà tra il cioccolato e le nocciole, dolce, un po’ aromatico. Odore di Nutella: «È la tostatura, bisogna fare molta attenzione a farla durare il tempo giusto e non lasciar scaldare troppo le macchine», racconta Luigina, operaia del primo turno che alle 14.05 è la prima ad uscire dai cancelli della fabbrica. Dietro quei cancelli, c’è la “linea Nutella”, dove operai e operaie lavorano con tute e casacche color crema: si tostano le nocciole, si sgrassa il cacao, si mescola in tutto dentro macchinari e seguendo procedure tenute rigorosamente segrete negli anni, mentre al centro ricerche ingegneri e alimentaristi non smettono di studiare per migliorare quel che sembra già perfetto, spalmabilità, profumo, gusto e retrogusto. E tutto intorno, sulle colline, da Neive a Santa Vittoria, ci sono le aziende metalmeccaniche che producono tostatrici e miscelatori, per la Ferrero e per il resto del mondo. Nessuno qui ha paura dei “profili nutrizionali” inventati a Bruxelles, o, se ce l’ha, lascia prevalere l’orgoglio: «L’Unione Europea non vieterà mai la Nutella … Se fanno una cosa del genere, scoppia la rivoluzione!». Poi, più seriamente, con le parole di Domenico N. (niente cognomi perché questa
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ropeo, dove la Nutella guida la classifica (seguita da merendine e Rocher) e da sola rappresenta il 16 per cento del fatturato. Molte le reazioni a difesa della crema più amata del mondo: «Allarmismi sbagliati e inutili, non si possono dividere gli alimenti in buoni e cattivi», ha detto il ministro per le Politiche Europee Andrea Ronchi (Pdl), mentre il viceministro Ro-
berto Castelli (Lega) ha fondato un comitato, “Giù le mani dalla Nutella”, affermando «A nuocere gravemente alla salute è solo il Parlamento Europeo». Ma la città della crema alla nocciole non pare sotto choc, anzi. Qui, nel novembre del 1994, gli operai che nessuno aveva chiamato si sono presentati all’alba con la giacca a vento e gli stivaloni
La storia L’ORIGINE Nel 1945 Pietro Ferrero, in pieno dopoguerra, volle creare “il dolce dei poveri”: il giandujot Doveva essere un’alternativa al pane e pomodoro e soprattutto costare poco
per liberare la loro azienda dal fango dell’alluvione che l’aveva sommersa. Qui, sedici anni dopo, si stanno per costruire nuovi magazzini e una nuova linea di produzione destinata ai barattoli che fanno impazzire i fans (120.000 gli utenti quotidiani del sito nutellaville, che è una delle ultime forme di comunicazione). E sempre qui intitolata a Piera, Pietro e Giovanni Ferrero — i fondatori — continua a organizzare la vita dei dipendenti: dai pellegrinaggi a Lourdes alle palestre, dagli asili nido allo storico pullman che passa a prendere le operaie girando tra tutti i paesini delle Langhe, gli stessidovel’aziendacontinuaaacquistare gran parte della produzione di nocciole. La Nutella resta al centro di tutto, il simbolo dell’Italia che dopo la guerra risollevava la testa e di quella che anche quando è squassata dalle crisi continua a mangiarla: «È il prodotto anticiclico per eccellenza, mi sento di dire che è più forte di qualunque decisione possano prendere a Bruxelles o a Strasburgo — scherza Maurizio Marello, avvocato e sindaco diAlba—Pernoi,Ferrerononèsolo l’azienda più importante ma rappresenta un modo di vivere, utilizzando le risorse di questa terra, facendo lavorare le persone. È un gruppo multinazionale, certo, ma anche una società che non lascia a casa nessuno». Un legame confermato anche da chi ad Alba fa il sindacalista: «Quando c’è un problema ci sediamo e non ce ne andiamo fino a quando non siamo d’accordo», spiega Osvaldo Giorello della Cisl. Ultime rivendicazioni? Una saletta per consu-
È il simbolo della Italia che dopo la guerra risollevava la testa e che oggi ancora la mangia azienda ha fatto della riservatezza la chiave della sua comunicazione), 25 anni passati in fabbrica: «Anche a noi fanno i corsi sull’alimentazione, sappiamo che neppure i bambini possono mangiare troppi dolci, ma da qui a vietare i prodotti con lo zucchero ce ne corre. Se voglio andare a casa mia e buttarmi giù tutta la zuccheriera non possono mica vietarmelo da Bruxelles, le pare?». Domenico non lo sa, ma la sua filosofia è più o meno la stessa che le teste d’uovo del gruppo (2252 milioni di fatturato e 115 di utili nel 2009, un anno difficile anche per i dolci) stanno elaborando da settimane nella loro battaglia contro le restrizioni UE. Come ha ribadito anche ieri Francesco Paolo Fulci, il vicepresidente: «L’approccio europeo potrebbe portare a condizionare persino gli aspetti più intimi della sfera privata, come i piaceri genuini che ci tramandiamo da generazioni». E la nota aziendale parla di un prodotto che “è su tutte le tavole degli italiani”. Non solo, del resto: dopo l’Italia, i mercati principali sono la Francia, la Germania e un po’ tutto l’Est eu-
LA NASCITA Mastro Ferrero mescolò l’impasto della gianduia con il burro di cocco e venne fuori una marmellata semisolida. Raffreddato, diventò un panetto
LA LEGGENDA Estate del 1949: i panetti di Giandujot si scioglievano e i negozianti ne fecero crema da spalmare. Altri dicono che il cioccolato si sciolse nei magazzini di Alba e fu travasato in barattoli: era la Supercrema
LA SVOLTA Il 20 aprile 1964 con Michele Ferrero nasce il primo barattolo di Nutella. Il nome deriva da “danut”, che significa nocciola, accompagnato dal “ella” a suggerirne l’uso ludico
mare i panini in santa pace per chi li preferisce alla mensa, un’auto cheportiacasaidipendentisenon si sentono bene, più tavoli per pranzare tra quando si formano le code. E se questo è quel che si vede ai cancelli, negli uffici si affilano le strategie per limitare i danni, con l’intera famiglia che anche ieri si è riunita per fare il punto della situazione: Pietro e Giovanni, oggi alla testa del gruppo, in costante contatto col padre Michele. Del resto il tema non è nuovo: sono almeno dieci anni che alla Ferrero e nell’agenzia di pubblicità del gruppo, la Pubbliregia, si lavora per “riposizionare” la Nutella, da dolciume ad alimento, da peccato di gola da mangiare di nascosto a cucchiaiate a crema da spalmare sul pane al mattino. Fin qui, le mamme ci hanno creduto e il prodotto di culto che profuma l’aria intorno alla fabbrica di Alba ha continuato a crescere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica
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CULTURA
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Dopo le dimissioni di Ciampi e Zagrebelsky il nuovo presidente del Comitato spiega programmi e problemi politici. “Faremo una notte bianca Martelli? L’ha voluto Bondi” SIMONETTA FIORI l di là di quello che potranno fare governo e istituzioni, sono tantissime le iniziative che partono dal basso», dice Giuliano Amato mentre s’affanna tra cassetti, armadi e scaffali del suo studio alla Treccani: un mare di fogli che raccontano storie risorgimentali dimenticate. «Da vecchio costituzionalista penso che le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario non siano dello Stato ma della Repubblica, e dunque di tutti noi. E non deve essere un appuntamento per vecchi, con il monumento restaurato e il sindaco in fascia tricolore. Stiamo anche pensando a una notte bianca, nella notte tra il 16 e il 17 marzo». Nominato un mese fa presidente del comitato dei garanti - che si riunirà oggi nella sua nuova composizione - Amato sembra ignorare le difficoltà che l’hanno preceduto, le dimissioni di Ciampi e Zagrebelsky, le defezioni della Lega rispetto alle celebrazioni patriottiche, l’inno ripudiato, la nazione italiana negata, l’unità statuale liquidata come una gabbia opprimente. Sull’Italia vista da Amato sventola il tricolore. Professor Amato, lei vuol dire che il sentimento nazionale italiano gode di ottima salute? «Se la vediamo in una prospettiva storica - come ha fatto anche di recente Emilio Gentile - siamo tutti convinti che l’Italia sia un paese a debole statualità e quindi dotata di un debole sentimento nazionale. La nazione è una creatura dello Stato, non un prodotto dei popoli, e dunque si può avere un’identità nazionale se non c’è uno Stato che la forma. Esistono però forti legami di identificazione tra gli italiani». In che forma? «Lungi dal proiettare se stessi nello Stato, hanno formato la loro identità difendendosene. Secoli di dominazioni parcellizzate e bellicose li hanno resi diffidenti verso chi governa. La distanza dalle regole degli italiani nasce dalla convinzione che le regole siano fatte per gli altri, e io devo arrangiarmi». Questo però non è orgoglio nazionale. «Guardi questa indagine di Mannheimer, non ancora resa pubblica: racconta gli italiani come si vedono allo specchio». Ospitali, allegri, furbi, con scarso senso civico... Non è propriamente un sentimento di grandeur. «Ma il 69% dice di avvertire un senso di appartenenza allo Stato italiano, solo il 25% dice: mi vergogno. E per l’87% l’unità d’Italia è un valore da sostenere, solo per 11% è un male e il 2% non lo sa. Tutto più o meno torna. I sondaggisti ci dicono che la Lega vale il dodici per cento».
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UNITÀ D’ITALIA AMATO: “PERCHÉ NON POTEVO FAR FALLIRE LE CELEBRAZIONI”
“Il federalismo della Lega ha origini risorgimentali? L’unica cosa che Bossi ha in comune con Cattaneo è che nessuno dei due è nato in Sicilia” Ma è una quota che ha un forte peso politico. Rappresentiamo un’anomalia anche in questo: al governo siede un partito che nega la festa fondativa dell’Italia, ripudiando la nazione e contestandone l’unità statuale. «Questa è una posizione che io ho sempre considerato sbagliata e sono grato al capo dello Stato che fa da garante istituzionale dell’unità nazionale. Ma proprio perché nel paese circolano idee sbagliate, ciascuno di noi deve fare il possibile per
LA NOMINA Giuliano Amato ha sostituito Ciampi alla guida del comitato dei garanti per i 150 anni dell’Unità
tale, qui è venuta via solo una piccola quota». La cifra è bassa. «Però consente di far partire un programma in cui tre quarti delle iniziative vengono dal paese, non dal governo. La nostra intenzione è di affidare il logo alle proposte che arrivano da varie parti, finanziate autonomamente. Con i diciotto milioni di euro - ora partiranno le gare provvederemo alla sistemazione della Domus mazziniana di Pisa e del monumento garibaldino del Gianicolo. Inoltre il Forte di Arbitucci a Caprera diventerà una struttura museale: l’idea è di fare dell’isola un luogo per i giovani, che possa ospitare convegni di dottorandi o altre iniziative, magari utilizzando uno di quegli alberghi a nove stelle creati alla Maddalena per un G8 che non c’è mai stato. Un quarto luogo della memoria potrebbe essere Volturno. Quella stessa cifra servirà per le mostre, dedicate alle donne, alla lingua, allo Stato
italiano. In più sto aspettando una risposta delle Fondazioni bancarie: il giorno in cui hanno celebrato me e la mia legge, ho detto che almeno dieci milioni me li aspetto da loro». Il restauro dei luoghi della memoria però non basta a conferire un carattere alle celebrazioni. Che tipo di riflessione viene fatta sul paese? «Ora sto mettendo a punto con Andrea Graziosi un ciclo di dieci discussioni tematiche da fare qui in Treccani sugli ultimi cinquant’anni. L’idea è di comprendere un paese che s’è venuto ripiegando in questi anni, non mi piace la parola declino, ma insomma…». Un ciclo sul genere «Cosa abbiamo fatto noi per meritarci questo?»… «Almodovar è straordinario, ma non mi sembra appropriato per un evento come il centocinquantesimo. L’idea è di trovare nella storia italiana stimoli che ci possano aiutare per uscire da questa situazione di stallo. In altre parole, cosa ci ha portato fin qui, come se ne esce. Non una riflessione sconsolata, ma aperta verso il futuro». Ma questo significa mettere in discussione l’evo berlusconiano. «Significa rimettere in discussione tutto. Quello che abbiamo sotto gli occhi è anche figlio nostro». La sua è un’autocritica? «Se è successo quel che è successo, nes-
Una grande storia d’amore e mistero nella Siena di ieri e di oggi.
suno di noi se ne può tirare fuori. Il nostro è un paese con una classe dirigente debolissima, e dunque molte cose devono essere ripensate in questo centocinquantesimo compleanno. Sarà un anniversario più carico di domande che di risposte: più che una celebrazione, un’occasione per una valutazione critica e disincantata, che però non deve inclinare al disfattismo. Se uno guarda l’erba del vicino, è spesso giallastra». Nel nuovo comitato dei garanti in sostituzione dei dimissionari compaiono i nomi di studiosi apprezzati - Giovanni Sabbatucci, Andrea Riccardi, Gianni Toniolo - e quello di Claudio Martelli. «Martelli è stato voluto da Bondi». Per quali meriti patriottici? «Bondi l’ha inserito e io non mi sono certo opposto. Conosco Martelli da molti anni». È anche questa storia d’Italia. Ma cosa le fa credere che ora il cammino del comitato sarà più semplice? «Ho avuto l’enorme vantaggio di avvalermi di questo tormentato avvio di Ciampi che alla fine ha portato allo stanziamento dei fondi. Il precedente comitato ha discusso molto, con tante posizioni diverse. Io mi sono concentrato sulle miriadi di iniziative che arrivano dalle varie parti del paese, ora il nuovo comitato dovrà comporle in un programma nazionale. Ho l’impressione che lei percepisca una “questione governo” più forte di come sia in realtà». Quando i leghisti si sono rifiutati di partecipare all’anniversario dei Mille, il ministro Bondi è arrivato a sostenere che il federalismo di Bossi si richiama a quel-
“Da italiano, se le feste andassero male, non me la potrei cavare dando la colpa a un governo che non è il mio: sarebbe grave per tutti”
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sostenere le ragioni dell’unità. Impresa che tra l’altro non è difficile neppure al Nord: la distribuzione geografica del sentimento di italianità mi sembra uniforme». Ha cercato di fare il possibile il comitato presieduto da Ciampi, ma il suo percorso è stato accidentato. Con grande eleganza Ciampi s’è dimesso «per ragioni di salute», seguito da Zagrebelsky, Conso, Maraini e alcuni altri che hanno motivato l’uscita con la condizione di incertezza in cui si erano trovati. In sostanza, hanno preso atto che da parte del governo mancava la volontà politica di portare a termine in modo convinto le celebrazioni. «Io ho accettato l’incarico perché sono persuaso che sia giusto impegnarsi a fondo in questa vicenda. Se fallissero le celebrazioni, io da italiano non sento di potermela cavare dando la colpa a un governo che non è il mio: sarebbe una cosa grave per tutti. Trovo sbagliato lasciare la barca quando rischia di affondare. Magari bisogna mettere la vela in modo che la barca vinca sul vento contrario». Ma se il vento è uno tsunami, la vela rischia di essere travolta. «Bisogna vedere. Intanto dopo una lunga attesa, sono arrivati non i 19 milioni di euro richiesti, ma 18 milioni e cinquecentomila. La cresta di Tremonti era prevedibile, ma in alcuni casi s’è portata via il to-
lo risorgimentale. «Diciamo che l’unica cosa che hanno in comune è che neppure Cattaneo era nato in Sicilia… Bondi siede nel governo insieme alla Lega e dunque ha dei problemi sul tema dell’unità. Ma non è detto che questi problemi ce li ritroviamo nei programmi del centocinquantesimo. Io finora non ho incontrato ostacoli. Nessuno mi ha detto cosa devo fare e conto di andare avanti così». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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CULTURA R2CULTURA
■ 44 Un disegno di Tullio Pericoli
Nicola D’Amico ha raccontato in un bel volume maestri, scolari e istituzioni
DA “CUORE” ALLE RIFORME LA SCUOLA DEL PAESE PAOLO MAURI olto alla buona si potrebbe dividere la storia della scuola italiana, a partire dall’Unità, in due parti: nella prima, lunga più di cent’anni, i maestri picchiavano gli allievi, li castigavano nei modi più svariati, tenendoli in ginocchio per ore, o si sfogavano con verghe su teste e mani. Certi metodi non sarebbero mancati nemmeno nelle scuole dei gesuiti o in altri istituti religiosi, come le cronache hanno testimoniato in questi giorni. La seconda parte, ormai lunga mezzo secolo, è quella in cui le botte, vere o metaforiche, le hanno prese gli insegnanti: diciamo a partire dal Sessantotto o comunque dalla messa in stato di accusa della scuola tradizionale ad opera non solo del movimento studentesco, ma anche di personaggi come don Milani, che con la sua Lettera ad una professoressa (1967) diventava di fatto un capostipite rivoluzionario. Questa scorciatoia un po’ paradossale, ma non troppo, mi è venuta in mente leggendo la monumentale Storia e storie della scuola italiana di Nicola D’Amico, (Zanichelli, pagg. 800, euro 59): un lavoro benemerito per la gran quantità di materiale pubblicato e opportunamente commentato, perché poi quando si parla di un’istituzione come quella scolastica si va avanti a forza di leggi, circolari, riforme e progetti di riforme. Dietro le quali, e D’Amico lo racconta bene, ci sono i problemi concreti, la carne dei poveri diavoli, maestri o bambini che siano. L’Italia unita ha alle spalle le riforme di Maria Teresa d’Austria, già molto avanzate nel ritenere prioritaria una scuola pubblica e nel curare la dignità degli insegnanti e i curricula degli alunni. Ma con l’Unità, l’Italia deve fare i conti con grande critico che ha pratica dell’insel’analfabetismo ancora trionfante e con gnamento secondario. Vorrebbe scuole gli insegnanti tutti da inventare. Le clas- private, fedele al principio della libera si erano anche di cento alunni e i maestri iniziativa. Ma i tempi non sono maturi e e le maestre avevano talvolta solo quat- solo l’intervento pubblico può colmare tordici anni… Bisognerà arrivare al 1961 il vuoto enorme di istruzione. Cento anper vedere l’analfabetismo ridotto al- ni dopo l’Unità si realizzerà il sogno che già era stato del ministro Broglio: la l’otto per cento. scuola media unica, varata dal ministro Luigi Gui, farà finalmente studiare tutti fino ai quattordici anni. Sarà un passo Una storia fatta di insegnanti avanti di enorme portata, con scuole che malpagati, ma anche di successi, nascono ovunque, anche nei paesini di come la media unificata montagna. Stava però per arrivare il Sessantotto e o la nuova elementare. la scuola entrava in crisi. Pasolini, che E poi di promesse di cambiamenti aveva insegnato a Ciampino nelle medie, scrisse, nel ’75, che la scuola e la tv La storia della scuola italiana è dunque andavano abolite. Era già cominciata la IL LIBRO “Storia e in buona parte una storia di maestri mal- tela di Penelope delle riforme fatte e distorie della pagati e di bambini decimati dalle malat- sfatte, come nel caso, tragicomico, degli scuola tie e spesso tolti alla scuola dal lavoro mi- esami di maturità. Solo la scuola eleitaliana” da norile. Non per nulla Cuore coi suoi mu- mentare con la fine del maestro unico e Zanichelli ratorini è lo specchio di un paese che fati- onnisciente ha conosciuto negli scorsi ca a diventare moderno. Solo nel 1879 anni un’epoca di ricchezza e di apertuuna legge imporrà che i minori non pos- ra, oggi in gran parte rinnegata… L’eroe sano superare le undici ore di lavoro al della scuola resta comunque il maestro: giorno. Dalla legge Casati alla legge Cop- non è un caso che la letteratura, da De pino (1876) comunque la scuola elemen- Amicis a Mastronardi, soprattutto di tare si assesta e per i maestri sono previsti maestri e maestre (da non trascurare la persino degli incentivi. Si cerca anche di Clelia Trotti di Bassani) si sia occupata. superare l’insegnamento del catechismo Anche la Tv ebbe il suo maestro protaa scuola, vecchia battaglia liberale sem- gonista con Alberto Manzi che dallo pre frustrata, prima per il fatto che i preti schermo dichiarava all’Italia rurale: erano gli unici ad avere un’istruzione e «Non è mai troppo tardi». poi, col fascismo, per via del Concordato. PS. È ormai un luogo comune celeCesare Lombroso si sorprende nel vede- brare la riforma Gentile del ’23, che era re che in Calabria — siamo in pieno Otto- classista e misogina (cioè in linea con i cento — i bambini giocano a fare il prete tempi), ma culturalmente solida. La e non il soldato, ma ammette: era l’unica riforma Gelmini parte male, è cronaca di strada possibile di riscatto sociale. questi giorni. Si autodefinisce “epocaIl primo ministro dell’istruzione del- le”: ma quanto dura, oggi, un’epoca? l’Italia unita è Francesco De Sanctis: un © RIPRODUZIONE RISERVATA
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FULVIO PALOSCIA inema e letteratura. Una storia fatta di grandi amori, altrettanto grandi tradimenti e una domanda che ancora oggi cerca una risposta: a bei libri corrispondono bei film? Sul tema hanno discusso, a Firenze, nell’ambito del premio letterario Vallombrosa Gregor Von Rezzori, Alessandro Baricco, che ha visto tradurre in film due suoi libri (il monologo Novecento, da cui Giuseppe Tornatore ha tratto La leggenda del pianista sull’Oceano, e Seta, regia di François Girard) oltre ad avere debuttato lui stesso dietro la macchina da presa, due anni fa, con Lezione ventuno. E lo scrittore Alberto Manguel: argentino, passato alla storia per essere stato lettore a voce alta di Borges ormai cieco; Feltrinelli ha da poco pubblicato Tutti gli uomini sono bugiardi. MANGUEL: Ho letto i tuoi libri ma non ho visto i film che ne sono stati tratti. Ne sei soddisfatto? BARICCO: È impossibile dirlo. BARICCO: Ma Dante è poesia, Come quando hai 18 anni, un soe la poesia e il cinema non vanno rella di 13 e tutti ti chiedono se è molto d’accordo. Sarebbe come bella oppure no. Potrebbe essetrarre un corto da L’Infinito di re anche Keira Knightley ma tu Leopardi. Impossibile. Il cinenon lo sai, non riesci a capirlo, ci ma fa una radiografia della letsei troppo dentro. Io comunque teratura e sceglie quei libri che sono contento quando una mia hanno una spina dorsale. storia diventa qualcos’altro, perUna trama, un plot. Perché di ché la dice lunga sulla potenza di questo ha bisogno. La Divina quanto ho scritto. È uno strappo, Commedia è un mistero troppo sì, ma non mi fa paura. Anzi. Non grande per farne un film. finirò mai di meravigliarmi del MANGUEL: O forse dipende fatto che Tornatore, girando La anche dal fatto che certi registi non sono bravi lettori. Ecco: se tu dovessi scegliere un libro da cui “Flaubert sta tutto trarre un film, dove andresti a lì, nei suoi romanzi parare? e non c’è niente BARICCO: Senza dubbio che lo schermo lascerei stare i libri che I PERSONAGGI amo di più. Credo, quinpossa inventare” Alessandro di, che sceglierei uno Baricco e di quelli con cui ho un rapleggenda del pianista sull’Ocea- sopra no, sia stato capace di trasforma- Alberto re anche solo cinque righe maga- Manguel. ri molto intime e silenziose in Hanno immagini epiche, grandiose e dialogato su fragorose. Lì davvero senti forte il cinema e rumore dello strappo cui accen- letteratura navo. La cosa bella è che in quel caso un regista ha strappato via la mia storia non per metterla sul comodino, dove qualcuno se ne dimentica, ma per farla vivere ancora calandola nel suo mondo melodrammatico. E lo dico proprio in senso musicale, perché considero Tornatore un regista molto vicino ai grandi compositori di opere liriche. A Verdi, a Puccini. Insomma, ingigantendo un frammento del libro ha offerto un suo punto di vista sulla storia e questo è arricchente. Oggi credo che un film tratto da un libro sia particolarmente riuscito quando ci fa dimenticare la fonte, il romanzo di partenza. MANGUEL: Questo è molto interessante perché significa che un libro non finisce quando l’autore pensa di averlo concluso. È anche vero che alcune opere letterarie sono intraducibili al cinema. Penso per esempio alla Divina Commedia.
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la Repubblica
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DIA O LO GHI
Alessandro Baricco e Alberto Manguel si confrontano sul rapporto tra le pellicole e i libri Due modi diversi di fare arte tra complicità e tradimenti
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PER SAPERNE DI PIÙ www.lafeltrinelli.it www.italiaunita150.it
L’autore di Emmaus: “Un’opera tratta da un testo è riuscita quando ci fa dimenticare la fonte. Poi ci sono maestri intraducibili come Dante”
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LE CRITICHE DELLA LEGA
Mediazione a Milano esposto il dito di Cattelan ma per una settimana
CINEMA D LETTERATURA COSÌ CONRAD
porto difficile. I romanzi di Conrad, per esempio. So che sto per dire qualcosa che scandalizzerà, ma io ho sempre pensato che non scrivesse bene. O almeno, diciamo che il bello non è nei suoi libri. Però Conrad ha tutto ciò che il cinema cerca nei romanzi: quattro o cinque scene clou che qualunque regista adorerebbe girare, splendidi personaggi che ti fanno subito venire in mente l’attore o l’attrice a cui affidarli. Hanno una trama ben pensata. Ma non hanno uno strascico stilistico importante. Non sono Madame Bovary di Flaubert. MANGUEL: Non condivido il tuo giudizio su Conrad. Ma senza dubbio, più che descrivere il mondo, preferisce raccontarce-
ANNA CIRILLO
HA SCRITTO GRANDI FILM
lo così come lo osservano i suoi personaggi. Per quanto riguarda Flaubert, ha avuto sempre un cattivo rapporto con le immagini. Non ha mai permesso, ad esempio, che i suoi romanzi venissero illustrati. BARICCO: Infatti è difficilmente traducibile al cinema, anche se qualcuno ci ha provato. Perché tutto è lì, nelle pagine dei suoi romanzi. Non c’è niente da inventare. Da aggiungere. Il cinema, invece, è un animale da mercato. Un vampiro. Pone regole che possono sembrare avvilenti, ma che devi rispettare. Deve ricreare secondo un proprio codice. A proposito della sua trasposizione di Novecento, Tornatore mi disse: “Un film non si giustifica se non c’è una storia d’amore. E una bella donna”. Fu così che decise di inserire ambedue le cose ne La leggenda del pianista sull’Oceano. È un po’ come quando si trasferivano i grandi romanzi nella lirica: se un’opera
doveva iniziare con un’aria eroica del tenore, così doveva essere. Il problema con Setaera un altro. Il protagonista maschile vive una storia da cui non esce modificato. Questo per chi fa cinema è intollerabile, contraddice ad una delle norme basilari. E, se ci penso bene, lo è anche per me: quando vado a vedere un film, mi aspetto che accada qualcosa.
“Non esiste solo il codice delle major ma anche quello di chi vuole sperimentare” Nei romanzi siamo noi autori a scegliere i punti di vista: se ambientiamo una scena in una stanza, decidiamo noi cosa mostrare e cosa no. Nel cinema non puoi nascondere le cose, la stanza la devi far vedere. Se in una pa-
Il figlio dell’ex console a Berlino
“I DIARI DI MUSSOLINI SONO IN VALLE SPLUGA” UDINE — Le ultime volontà di Benito Mussolini e forse anche parte dei suoi diari sarebbero custodite in valle Spluga, a pochi chilometri dal confine con la Svizzera. A sostenerlo è stato il figlio di Guglielmo Della Morte, già console italiano a Berlino, che sarebbe stato convocato da Mussolini, a Milano, poche ore prima di essere catturato. “Mio padre ricevette una borsa sigillata - ha dichiarato - con la promessa di non aprirla prima del 2025. E’ evidente che non può che contenere materiale storico di grande rilevanza”. L’uomo ha precisato che la cartella è chiusa in una cassetta di zinco. “Il contenuto si è quindi preservato”.
gina hai scritto di una sigaretta, sul set ti chiedono “ok, ma quale? Con o senza filtro? Confezione rigida o morbida?”. MAGUEL: Però i primi film di Bergman non rispettano le regole di cui parli. Magari più che mostrare un ambiente, ce lo fanno intuire indugiando sugli occhi di Liv Ullmann. Il codice di cui tu parli è quello del cinema hollywoodiano. Ma esiste anche altro. BARICCO: Citi un modo di fare cinema legato ad un certo periodo e ad una situazione commerciale ben diversa da quella di oggi. MANGUEL: Quindi pensi che certi film di sperimentazione non si possano realizzare più? Io credo che un regista debba imporsi per far valere le proprie idee. E se una major non le accetta, può affidarsi ad un circuito alternativo. Proprio come avviene nella scrittura: se non vuoi svenderti, se la tua opera risulta troppo sperimentale per una grande casa editrice, puoi sempre rivolgerti ad una piccola. Il tuo libro magari avrà meno distribuzione, ma tu hai salvato la tua libertà espressiva. BARICCO: Le due situazioni sono differenti. Se sei uno scrittore di talento, pur tra tantissime difficoltà, in fin dei conti hai più possibilità di pubblicare un tuo libro rispetto ad un regista che magari ha in mente il più bel film del mondo, ma deve sbattere il muso contro un settore dove i costi sono altissimi. Le leggi di cui ti parlavo sono astuzie del sistema. Ma non dobbiamo dimenticarci che rispettandole si sono fatti, e si continuano a fare, grandi film. In questo codice c’è qualcosa di geniale e ti dirò di più: la logica di un produttore cinematografico mi offende di meno di un brutto libro. Puoi, poi anche andare contro le regole. Ma devi avere l’autorità per farlo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO ovrebbe concludersi oggi la querelle milanese sulla installazione di Maurizio Cattelan in piazza Affari, di fronte alla Borsa. La scultura monumentale in marmo di Carrara, una mano mozza con il solo dito medio alzato, non aveva incontrato il gradimento dei vertici della Borsa, che avevano espresso nei giorni scorsi il loro parere contrario al Comune. D’altra parte l’artista non intendeva rinunciare a quella location e così ieri il sindaco Letizia Moratti ha incontrato personalmente l’ad della Borsa, Raffaele Jerusalmi e ha ottenuto un sì a denti stretti. Ma la mano dal gesto irriverente resterà in quella piazza solo una settimana, massimo dieci giorni, questa la mediazione raggiunta, dal 22 al 28 settembre. Nel progetto originario, inve-
L’OPERA CONTESTATA Un calco dell’opera di Cattelan che sarà esposta a Milano
ce, la scultura avrebbe dovuto restare esposta per un mese. Oggi si esprimerà la giunta, che dovrà dare l’approvazione a tutto il pacchetto Cattelan: la scultura in piazza Affari per un tempo più limitato e la mostra che, invece, si terrà a Palazzo Reale e alla Galleria d’arte moderna, con una decina di opere, della durata di tre mesi a partire dalla fine di settembre. Sembra quindi avviarsi verso un lieto fine una operazione che aveva suscitato fin dall’inizio molte polemiche. Non solo la mano è stata contestata da alcuni rappresentanti della maggioranza in Comune, che poi hanno dovuto capitolare di fronte alla volontà del sindaco e dell’assessore alla Cultura Finazzer Flory. Un’altra installazione, il cavallo imbalsamato steso a terra con la scritta Inri, il Comune non l’ha voluta. E c’è chi non smorza i toni. Matteo Salvini, per esempio, capogruppo della Lega, definisce l’opera «una vaccata. Non è un’opera d’arte, ma un modo per farsi pubblicità». © RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica
SPETTACOLI
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&TELEVISIONE
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Il Suv
La Jacuzzi
È in atto un vero abbandono, una vera caduta di democrazia e di morale. E tanta bruttezza non porta a niente. Ci si rincorre solo ad avere il Suv più grosso
Per girare gli interni abbiamo trovato una casa che chi la vede non crede che qualcuno ci abiti sul serio. C’è una jacuzzi gigantesca in mezzo a una camera da letto di 60 mq
non mi faccio male. E frego il prossimo”. Questo mi interessa rappresentare. Attraverso la comicità, certo, però mi spaventa molto che tutto questo non sia esagerato ma rappresenti la normalità. Per gli interni della casa di Cetto abbiamo trovato una casa che se lei la vede non crede che sia vera, che qualcuno ci abiti veramente. C’è una Jacuzzi gigantesca in mezzo a una camera da letto di 60 mq». Difficile, però, trasportare lo spirito e il respiro dei suoi personaggi nella dimensione e nelle dimensioni del film. «È come fare un cartone animato. Cetto è un’astrazione, questo set è un’astrazione, ha l’esasperazione del fumetto. Non è mai vincolato alla cronaca e tuttavia la interpreta perfettamente. E in fondo, se ci guardiamo intorno, se consideriamo gli esempi reali, Cetto è ad-
PAOLO D’AGOSTINI TIVOLI (ROMA) i dice spesso dei comici e si può dire anche di Antonio Albanese: quando ci parli è serissimo. Ragiona come un vero intellettuale e si esprime con la ricchezza di un analista della società contemporanea. Magari questa è una novità rispetto ai comici di una volta. Ciò non impedisce che se ne esca con la battuta che ti fa sbellicare. Eccoci sul set del film Qualunquemente interpretato con (tra gli altri) Sergio Rubini e Lorenza Indovina. Da lui stesso scritto con Piero Guerrera. Diretto da Giulio Manfredonia (Si può fare), fotografato da Roberto Forza (I cento passi e La meglio gioventù) e montato dalla star delle montatrici italiane Cecilia Zanuso, costumi e scene — un tripudio
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IL FILM Antonio Albanese è Cetto La Qualunque in “Qualunquemente” diretto da Giulio Manfredonia
Abbiamo incontrato il comico che porta sul grande schermo il suo personaggio più “trash”
Qualunquemente di ricercata cafoneria cromatica — rispettivamente di Roberto Chiocchi e Marco Belluzzi, musica della Banda Osiris. Produzione Fandango e RaiCinema. Location un posto dalle parti di Tivoli che non capisci dove sei capitato. Nella storia è Calabria. Nella realtà è una zona residenziale di presunta origine anni Settanta che nelle intenzioni doveva essere ispirata a criteri urbanistici dignitosi, forse generosi — palazzine a schiera discrete e basse con al centro una zona commerciale e di servizi con perfino un anfiteatro — ma oggi scrostata e fatiscente. L’effetto spaghetti western è accentuato dal trucco scenografico. Che comprende manifesti elettorali con slogan deliranti. Ma (con effetto, sì, comico però anche sinistro) non troppo inverosimilmente delirante. Tipo: «Tu non mi voti? ‘Nto culu a tia e a tutt’a famiglia. Tu mi voti? Io ti trovo un lavoro e ti sistemo». O anche, in risposta all’avversario De Santis che ha lanciato la campagna «10 domande per il candidato La Qualunque»: «De Santis fatti i cazzi tuoi». Né manca la promessa di «più pilu e cemento per tutti». Dove “pilu” sta per femmine a profusione. Avrete capito. Albanese porta sul grande schermo uno dei suoi personaggi teatrali e televisivi, Cetto La Qualunque. Brutto ceffo che infanga per bassezza il nostro Meridione, ma perfettamente convinto della propria scala di valori, peraltro largamente condivisa. Di ritorno in Italia dopo lunga latitanza trova le sue proprietà minacciate da «una pericolosa ondata di legalità» e decide di “salire in politica” per sbarrare la strada a un candidato sindaco retto difensore dei diritti e dei doveri. La chiave è quella propria dello stile di Al-
il set
Albanese: “Cetto è uno di noi normale, volgare e perdente” banese. Surreale senza rinunciare al realismo dell’effetto satirico; atemporale e sopra le righe senza perdere contatto con la riconoscibilità del vissuto quotidiano. Albanese: «Voglio cercare di abbracciare il nostro tempo, che mi piace guardare dalla A alla zeta. Prendiamo l’esempio dei colori sgargianti che vede su questo set, e addosso a me (camicia di un verde e pantaloni di un giallo che non si possono guardare, in testa una parrucca raccapricciante, ndr). È una maniera per comuni-
care — senza alcuna esagerazione: basta fare un giro per via del Corso a Roma, osservando vetrine e passanti — una generale perdita di buonsenso e armonia. Un vero
abbandono, una vera caduta di democrazia e di morale: cioè voglio raccontare l’era della volgarità non solo per dire quanto sia decadente e brutta ma anche ve-
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ramente perdente». Perché perdente? «Perché la sua chiusura e la sua sgradevolezza sono perdenti e non portano a niente. Portano solo alla fine. Prendiamo la natura e la sua cementificazione. Quello della speculazione non è un tema nuovissimo però fino a non molto tempo fa, comunque, veniva lasciato un segno, qualcosa di positivo. Mentre ora più niente. Ci si rincorre solo ad avere il Suv più grosso. Cetto ha l’Hammer. Ha presente? Un carro armato. Perché dice “Se faccio un incidente
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PRONTO INTERVENTO DENTALE
La cronaca
Il set ha l’esasperazione del fumetto. Non è mai vincolato alla cronaca, ma la interpreta perfettamente
dirittura un moderato nel suo disprezzo verso la natura e l’ambiente, il sesso e la donna, la legalità e il rispetto dei diritti di tutti, l’esempio dato ai più giovani e l’educazione dei figli. Ne ha uno di vent’anni, Melo, al quale Cetto producendo danni incalcolabili dice: “Ti ho visto col casco in motorino. Non farmi fare brutta figura, io ho un nome in paese”. Cetto, purtroppo, è uno di noi». Non ci sorprende l’attrazione di Albanese verso l’espressività della bruttezza, della mostruosità, dello sgradevole, del respingente e del disgustoso («Tanto per cominciare: è una cosa che non fa più nessuno: mostrare quante cose orribili ci circondano»). Ma ci aspetteremmo una dichiarazione di affinità magari con i contemporanei Ciprì e Maresco della putredine palermitana, quelli di “Cinico tv”. Mentre ne dichiara un’altra. «Fantozzi, Paolo Villaggio. Il suo gusto malvagio e spregevole del paradosso. Un’invenzione, uno dei capolavori del Novecento. Parte di quell’esplosione di intelligenza e novità di cui facevano parte anche Cochi e Renato. Mi interessa, mi è propria più la comicità che la commedia». Compito difficile del regista e della sua sensibilità, e fatica dell’attore nel cercare la sintonia con i partner, quello di riprodurre dentro la macchina dispersiva di un set, estendere sulla misura di un film, il lampo del “pezzo” di cabaret. Fantozzi a suo tempo ci è riuscito. Non teme di indebolire l’efficacia del “cartone animato” con allusioni troppo scoperte a Berlusconi? «In realtà sono molto contenute. E non m’interessa, sarebbe troppo facile». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le nozze in New Mexico
La ragazza segregata
L’ambasciatrice Onu
Harrison Ford e Calista Flockhart sposi
Kate Winslet interpreterà Natascha Kampusch
Angelina Jolie, uno spot per i rifugiati
Harrison Ford e Calista Flockhart si sono sposati in New Mexico. “Indiana Jones” e “Ally McBeal” stavano insieme dal 2001.
Kate Winslet interpreterà Natascha Kampusch, la ragazza austriaca tenuta segregata per 8 anni: rapita dal vicino di casa fuggì nel 2006.
Angelina Jolie ha filmato uno spot di trenta secondi per il giorno dei rifugiati, che si celebrerà domenica prossima.
Fo: “Ora vi racconto Correggio pittore dell’erotismo e visionario” ANNA BANDETTINI ROMA a sua è la storia di un self made man, «il figlio di un vu cumprà del Cinquecento, cresciuto senza mezzi, in una casa modesta affollata di parenti, dove però lui trovava la concentrazione per dedicarsi alla pittura e alle buone letture». Fu così che Antonio Allegri divenne Correggio, uno dei massimi artisti del Rinascimento italiano, un innovatore e un gaudente, il primo a trasporre in pittura le teorie di Copernico e a riscoprire la matrice pagana del classicismo in dipinti di fantastico e gioioso erotismo. Lo racconta così Dario Fo, infaticabile cacciatore di storie e di uomini speciali. Dopo Raffaello, Michelangelo, Leonardo, Mantegna, Giotto, Caravaggio, il Nobel si è dedicato al pittore emiliano. Dieci anni di studi per un bottino grosso: la scoperta in una collezione privata di un dipinto del Correggio che ritrae l’amata Girolama; un libro a cura di Franca Rame, Correggio che dipingeva appeso al cielo (Panini editore, 248 pagg., 200 ill., 20 euro); e uno spettacolo omonimo, debutto (dopo due anteprime a Salsomaggiore domani e il 20) a Parma il 23 e 24 per la rassegna “Sotto il cielo di Parma”. Lo spettacolo, racconti inframmezzati da tre giullarate (di cui un paio del Ruzante) e illustrazioni dello stesso Fo dai dipinti originali, ha il valore di una vera riscoperta del Correggio, «a lungo dimenticato — spiega il Nobel — Eppure nella sua epoca era una star, al pari di Raffaello e Leonardo. I collezionisti di mezza Europa facevano a gara per un Correggio, cosa che comportò la dispersione delle sue opere. Fu il grande lavoro critico di Longhi a riportarne alla luce la paternità». Di Correggio, Fo ricostruisce la formazione, il legame al maestro Mantegna, gli amori, soprattutto la bella personalità intellettuale. «Correggio — racconta — era un giovane intelligente, vivace, con un’ansia d’apprendimento straordinaria. Leggeva di matematica, scienza, filosofia. Era una spugna e le sue conoscenze confluivano poi nei dipinti». Prova ne è l’imponente ciclo di affreschi delle due cupo-
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Il Nobel sarà alla rassegna “Sotto il cielo di Parma” con lo spettacolo dedicato all’artista
le del Duomo e della basilica di San Giovanni sempre a Parma: «Qui nel Cristo al centro della cupola e attorno gli apostoli, come fosse il sole e i suoi pianeti, ci sono le rivoluzionarie tesi eliocentriche di Copernico — dice Fo — Ma la cosa straordinaria è l’azzardo tecnico di quei dipinti: 15 anni prima di Michelangelo alla Sistina, Correggio riuscì non solo a dipingere così in alto grazie alle invenzioni di macchine e
Il concerto
A Santa Cecilia autobiografia in musica di Morricone ROMA — Il segreto Ennio Morricone l’ha imparato da ragazzo, quando suonava la tromba nell’Orchestra Jazz di Costantino Ferri e la mattina studiava con Goffredo Petrassi al Conservatorio di Santa Cecilia. Un segreto che si chiama “orchestra”. Non importa che sul leggio sia aperta la partitura di Mission o del Quarto Concerto per organo o di Giù la testa: nella musica d’uso come nella musica assoluta Morricone possiede la “scienza esatta” dell’orchestrazione, la capacità di vestire un tema o una melodia con un colore strumentale irripetibile. L’ennesima dimostrazione è venuta dalla serata, ospitata dall’Accademia di Santa Cecilia, durante la quale ha raccontato dal podio la
impalcature, ma lo fece creando nello spettatore l’illusione di sfondare il tetto e arrivare al cielo. Di una modernità assoluta». Moderna anche l’attenzione, non secondaria, di Correggio per l’amore e le donne, una in particolare Girolama, la donna della vita, modella di tante Madonne e Maddalene. «Attraverso lei e per lei — dice Fo — Correggio è il pittore della fantasia dell’erotismo, vissuto con giocondità, come si vede nella decorazione della camera della badessa nel convento di San Paolo o nel trionfo di nudi e seni nella cupola del Duomo. Lo vedevano anche i monaci, che storcevano il naso: ma Correggio li tacitava con le armi del grottesco e dell’ironia». © RIPRODUZIONE RISERVATA
LE TAVOLE Una delle tavole tratte dallo spettacolo “Correggio che dipingeva appeso in cielo” di Dario Fo (nella foto accanto)
Il regista
Il re dell’horror a Taormina: “Le idee vengono quando ci sono i mezzi per realizzarle”
Argento: “Non so che faccio qui Il cinema italiano non esiste più” MARIA PIA FUSCO TAORMINA — «Il cinema italiano non esiste più, non so neanche perché rimango qui. Hanno ragione i francesi e i tedeschi quando dicono che il cinema italiano è morto. A parte poche eccezioni, oggi si fanno solo commediole per portare a casa un po’ di soldi. E non è per mancanza di idee, le idee vengono quando ci sono i mezzi per realizzarle, senza soldi bisogna limitarsi a idee facili e semplici». Nella sua lezione di cinema ad un pubbli-
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co di giovani adoranti, Dario Argento è particolarmente amaro e pessimista: «Non vedo una soluzione vicina, se non cambierà la politica italiana nei confronti della cultura e del cinema». A introdurre la lezione c’è il film Giallo (in Italia uscirà in dvd con Dell’Angelo) con Adrien Brody ed Emmanuelle Seigner «su un serial killer che uccide modelle per sfregiarne la bellezza», che diffonde brividi di paura. E la paura è uno dei temi, «una paura che è ispirata dalla parte oscura di me stesso, sogni, fan-
tasie, memorie di infanzia. In fondo faccio sempre lo stesso film, e proprio perché non m’ispiro alla realtà ma alla parte perversa che tutti noi abbiamo e che di solito teniamo repressa, i miei film vanno bene in ogni paese del mondo, anche in culture molto diverse come il Giappone o il Sudamerica. Poiché sono io che li scrivo, sarei un deficiente se anch’io avessi paura del mio cinema, ma ammetto che mi fa impressione quando immagino scene e comportamenti di certi personaggi, mi ca-
pita anche di odiarli». Solo una volta ha pensato a un progetto dalla realtà. «Ho frequentato molti protagonisti del ’68, ho vissuto da vicino la loro storie e avrei voluto fare un film sulle Brigate Rosse e raccontarne la genesi, ma mi ha scoraggiato il timore di essere troppo vicino agli eventi o di banalizzarli». Un progetto mai tramontato invece è Dracula in 3D. «Il personaggio mi piace molto, sono sicuro che il 3D ne esalterebbe la forza e il carisma». © RIPRODUZIONE RISERVATA
propria autobiografia musicale: accanto all’epica, alla lirica e al tragos moderno delle colonne sonore entrate nel “mito” (C’era una volta il West, Il deserto dei Tartari, Baarìa) le epifanie più recenti della ricerca orchestrale “pura”: da Icaro secondo a Sicilo fino alle “nuove” sonorità, rotonde e smaltate, di ostinato ricercare per un’immagine. Strumenti perfettamente accordati sia l’Orchestra di casa che il Coro, diretto con la consueta sapienza da Ciro Visco. (guido barbieri)
la Repubblica VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
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PER SAPERNE DI PIÙ it.wikipedia.org/wiki/Corso_Salani www.rai.it
La nuova stagione Rai tra incognite e malumori
Il lutto
Muore a Ostia per un malore l’attore e regista Corso Salani
Baudo: “Rischiavo di rimanere a casa. Hanno avuto pietà” SILVIA FUMAROLA ROMA l netto di due giorni di presentazioni ufficiali, conferme a parte (Cuccarini, Carlucci, Frizzi, Venier), la nuova stagione della Rai è all’insegna dei nodi da sciogliere. L’altra sera, al gala romano di Castel Sant’Angelo, era assente Antonella Clerici, che avrebbe dovuto condurre la serata. Il suo contratto, che passerà all’esame del Cda, non è ancora stato firmato: ha ottenuto La prova del cuoco, rifarà Ti lascio una canzonema ha posto un problema logistico: cucina tutti i giorni negli studi romani e lo show coi bambini va in onda dall’Auditorium di Napoli, rinato per l’occasione. La conduttrice vorrebbe portarlo a Roma, ma la Rai è irremovibile (come dimenticare il direttore generale Mauro Masi che in piena campagna elettorale, fanno notare quelli che mal pensano e c’azzeccano, si presentò in prima fila per dire che «il centro di produzione di Napoli è strategico e continuerà a lavorare»?). Quindi si studia un compromesso: registrare alcune puntate dello show dei fornelli per permettere alla Clerici di provare a Napoli, in fondo un’ora e mezza di treno, meno del traffico
CLERICI
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Torna alla “Prova del cuoco” e con lo show dei bimbi canterini ma la candidano per il Sanremo bis ma lei non è convinta e ha detto no
BELEN Condurrà su RaiDue lo show “Terminator” ma si parla di lei anche per il Festival di Sanremo con Christian De Sica
REPUBBLICA.IT Bagno di folla per i protagonisti di “Twilight” che presentano il film a Roma
romano. Si parla di lei anche per un Sanremo bis (rassicurerebbe tutti, visti gli ascolti dello scorso anno), ma per ora il suo è un no. Sanremo è un’incognita: era candidato Carlo Conti, al quale è stato affidato I migliori anni, che sarà abbinato alla Lotteria Italia, in onda fino al 6 gennaio. Quindi fuori gioco per il festival, dove potrebbe sbarcare Belen, in coppia (direttamente dagli spot) con Ch-
ristian De Sica. Paola Perego ha un piede in Rai, ma ancora senza contratto firmato, parte ora la trattativa economica: richiesta da RaiDue, arriverà invece su RaiUno nella fascia di Caterina Balivo, a sua volta spostata sulla seconda rete nello spazio di Monica Setta, che approda in prima serata. Il gioco del domino non rende felici alcune signore, ma con l’aria che tira meno polvere si alza meglio è. Ne ha alzata un po’ un signore con mezzo secolo di televisione alle spalle, Pippo Baudo — in attesa di rinnovare il contratto — che alla presentazione dei palinsesti, tra gli applausi, non ha risparmiato battute, (coinvolgendo anche un riluttante direttore generale Masi). «Sono in Rai da più di 50 anni, ho visto passare tanti presidenti e direttori, io sono rimasto. Avevo proposto una novità su RaiUno» racconta con ironia velata d’amarezza «ma me l’hanno bocciata e c’era il rischio di rimanere a casa, poi hanno avuto pietà. Così torno su RaiTre con Novecento e dintorni. È una rete che mi porta bene dove ho avuto successo. A gennaio dovrei rientrare su RaiUno, se mi vogliono ancora per il programma sui 150 anni dell’unità d’Italia con Bruno Vespa. Una bella coppia, no?». © RIPRODUZIONE RISERVATA
NOVECENTO E DINTORNI Per Pippo Baudo “Novecento e dintorni” su RaiTre e lo speciale con Vespa sui 150 anni dell’Unità d’Italia. Deve firmare il contratto
ROMA — Regista-autore impegnato, fra documentario e fiction, e poi attore scarno ed efficace perfetto per il cinema indipendente italiano. Questo era Corso Salani, morto mercoledì sera a Ostia a 48 anni per un malore improvviso, mentre passeggiava sul lungomare con la moglie Margherita. Salani, nato a Firenze nel 1961, fu aiuto regista di Carlo Mazzacurati e attore per Marco Risi nei film Il muro di gomma (1991) e Nel continente nero (1993), per Cristina Comencini in La fine è nota (1993). E fu interprete in Mar nero, opera prima di Federico Bondi del 2008.
la Repubblica
CANAL GRANDE DI ANTONIO DIPOLLINA
Film del giorno IL MATRIMONIO DEL MIO MIGLIORE... COMMEDIA, COLORE, USA, 1997, DURATA 105’ Regia di P.J. Hogan. Con Cameron Diaz, Julia Roberts, Rupert Everett. Quando viene a sapere che il suo ex fidanzato sta per sposarsi, una ragazza cerca di scombinargli il matrimonio con la complicità del suo confidente gay. Canale 5 — 21.10
L’
LA SERIE La nuova serie di FoxLife “Defying gravity”
SORVEGLIATO SPECIALE DRAMMATICO, COL., USA, 1989, DURATA 106’ Regia di John Flynn. Con Darlanne Fluegel, Donald Sutherland, Sylvester Stallone. Prima della fine della pena, un detenuto finisce in un carcere dove il sadico direttore si vendica di un detenuto che evadendo gli ha rovinato la reputazione. Retequattro — 21.10 RAI 1
11.15 12.05 13.00 13.30 13.50 14.00 14.30 15.15 16.00 16.50 17.35 18.00 18.20 18.25 18.30 19.00 20.00 20.30 21.05 23.25 23.40 1.10 1.20 2.05 2.10 2.15 3.35 3.50 4.15
A Gabriella Ferri Tg2 Costume e società Ricominciare Tg2 Medicina 33 Cartoon Flakes Tutti odiano Chris - Tf Tracy & Polpetta Tg2 Estate Tg3 Costume e società Medicina 33 Nonsolosoldi Meteo 2 The Love Boat - Tf Il nostro amico Charly - Tf Tg2 Giorno Tg2 Costume e società Tg2 Eat Parade Dribbling Mondiale Gost Whisperer - Tf Squadra speciale Colonia - Tf La Signora del West - Tf Las Vegas - Tf Art Attack Tom & Jerry Tales - Cartoni Tg2 Flash L.I.S. Meteo 2 Rai Tg Sport Tg2 Mondiale Rai Sera Classici Disney Tg2 - 20.30 N.C.I.S. - Tf Tg2 Tvm: Inganni di sangue - Di D. Jackson. Con L. Purl, P. King, A. Kraulis Tg Parlamento Squadra Speciale Lipsia - Tf Meteo2 Appuntamento al cinema Lost by Night - Tf Tg2 Costume e società Cercando cercando NET.T.UN.O.
serata): la Abc l’ha lanciata come una “Grey’s Anatomy dello spazio”, ma il successo atteso è rimasto solo atteso. Accanto a qualche tentativo degli autori di uscire dal grottesco di una simile trama — siccome devono restare in orbita sei anni, che non sono pochi, gli otto vengono irradiati a loro insaputa con una specie di bromuro elettronico — ci sono ambiziosi snodi in chiave “drama” e riflessioni sul senso della vita, lo spazio come metafora del tutto e del nulla e così via: troppo, comunque. Può piacere solo a utenti a caccia dello strampalato a tutti i costi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
CANALE 5
RAI 3
RAI 2 6.00 6.10 6.25 6.55 7.00 9.55 10.15 10.30 10.45 11.00 11.10
astronave va in missione, è il 2052 e l’obiettivo è raggiungere Venere. A occhio non è un caso, questa è fantascienza rosashocking. Sopra sono in otto, equamente divisi tra i sessi e tutti molto interessanti. Al punto che il gruppo — sono cavie quasi del tutto inconsapevoli dei tramagli ambiziosi e non confessabili dell’Ente spaziale — viene seguito anche e soprattutto dal punto di vista etico-sentimental-sessuale. Per dire, nel primo episodio non manca un sano incontro a due favorito (forse, chissà) dall’assenza di gravità. Defying gravityè la nuova serie Usa in onda su FoxLife (il martedì in prima
6.00 Rai News Morning News 6.30 Il caffè - Di C. Mineo Italia, istruzioni per l’uso 7.30 Tgr Buongiorno Regione 8.00 Cult Book 8.30 Citizen Report 9.00 Film: Obiettivo ragazze - Di M. Mattoli. Con T. Renis, W. Chiari, M. Del Frate, F. Franchi e C. Ingrassia 10.35 Cominciamo Bene Estate - Con M. Mirabella, A. Ciampoli 12.00 Tg3 - Rai Sport Notizie Meteo3 12.25 Cominciamo Bene Estate 13.00 Cominciamo Bene Estate - Condominio Terra 13.10 Julia - Tf 14.00 Tg Regione Tg Regione Meteo 14.20 Tg3 Meteo3 14.50 Cominciamo Bene Estate - Condominio Terra 15.00 Tg3 Flash L.I.S. 15.05 La Tv dei ragazzi 16.30 Rai Sport. Nuoto: Sette Colli Internazionali d’Italia 17.15 Doc Martin - Tf 18.05 GeoMagazine 2010 18.55 Meteo3 19.00 Tg3 19.30 Tg Regione Tg Regione Meteo 20.00 Blob 20.10 Seconde Chance - Tf 20.35 Un posto al sole 21.05 Tg3 21.10 Gli archivi della storia. Padre Pio . Lourdes. La storia 23.10 Blu notte - Misteri Italiani 0.00 Tg3 Linea notte 0.10 Tg Regione Meteo3 1.00 Appuntamento al cinema
6.00 7.55 7.57 7.58 8.00 8.40 9.11
11.00 13.00 13.39 13.41 14.10 14.45 15.46
17.45 20.00 20.30 20.31 21.10
23.30 1.30 1.59 2.00 2.32 2.45 3.50 4.03 5.16 5.31 5.59
Prima pagina Traffico Meteo5 Borse e monete Tg5 Mattina Finalmente soli - Sitcom Tvm: La Banda Olsen Junior - Di P. Flinth. Con A. Leth, J. Bernit Forum - Conduce Rita Dalla Chiesa Tg5 Meteo5 Beautiful Centovetrine Alisa - Telenovela Tvm: Baci a la carte - Di D. Klein. Con J. Kunze, H. Deutschmann A gentile richiesta. All’interno: Tg5 - 5 Minuti Tg5 Meteo5 Velone -Conduce Enzo Iachetti Film: Il matrimonio del mio miglior amico - Di Paul J. Hogan. Con J. Roberts, C. Diaz, , D. Mulroney Matrix Extra Tg5 - Notte Meteo5 Velone (r) Media Shopping Highlander - Tf Media shopping Highlander- Tf Media shopping Tg5 - Notte (r) Meteo5 Notte
ITALIA 1 7.00 7.55 9.45 11.20 12.25 12.58 13.02 13.37 13.40 14.05 14.35 15.00 16.00 16.30 17.00 17.25 18.30 18.58 19.00 19.28 19.30 20.05 20.30 21.10 22.10 23.05 1.00 1.55 2.50 3.05 3.40 4.00
5.40 5.55
RETE 4
Beverly Hills, 90210 - Tf Cartoni animati Capogiro Champs 12 - Telenovela Studio Aperto Meteo Studio Sport MotoGp-Quiz Camera Café - Con Luca e Paolo Cartoni animati I Simpson - Tf Champs 12 - Telenovela Blue Water High - Tf H2O - Tf Chante! Cartoni animati Studio Aperto Meteo Studio Sport Sport Mediaset Web Samantha chi? - Tf I Simpson - Tf Viva Las Vegas - Con Enrico Papi C.S.I. - Scena del crimine - Tf C.S.I. New York - Tf The Shield - Tf Grand Prix - Prove sintesi Poker1mania Studio Aperto - La giornata Tv Moda Media Shopping Tvm: Non chiamatemi papà - Di N.Salerno. Con N. Salerno. Con J. Calà, U. Smaila, M. Suma Media Shopping I Robinson - Sitcom
07.58 08.25 08.34 09.13 09.35 10.06 10.44 11.25 11.53 12.39 12.57 13.30 14.05 15.22
■ cinema / mattina 09.00 Il leone africano - Di J. Algar SKY Cinema Family 09.50 Cuba - Di R. Lester MGM 10.50 Squali all'attacco - Di B. Misiorowski SKY Cinema Max HD 11.55 Fiume Rosso - Di R. Michaels MGM 13.00 M. Butterfly - Di D. Cronenberg Cult 13.25 Tropic Thunder - Unisciti a loro Di B. Stiller SKY Cinema Mania 13.25 Tepepa - Di G. Petroni SKY Cinema Italia 13.40 Without a Paddle - Il richiamo... Di E. Elkayem SKY Cinema 1 HD
■ cinema / pomeriggio 14.00 Fireball - Di K. Tabori SKY Cinema Max HD 15.15 Che - L'argentino - Di S. Soderbergh SKY Cinema 1 HD 15.35 Deterrence - Minaccia nucleare - Di R. Lurie SKY Cinema Max HD 15.40 Gooby - L'orsetto scacciapaura Di W. Coneybeare SKY Cinema Family 17.00 Mataharis - Di I. Bollain Cult 17.20 La bambolona - Di F. Giraldi SKY Cinema Italia 17.35 Il coraggio di Lassie - Di F.M. Wilcox SKY Cinema Classics 17.40 Nanny McPhee - Tata Matilda - Di K. Jones SKY Cinema Family 17.50 Bride Wars- Di G. Winick SKY Cinema 1 HD
■ cinema / sera 19.05 Babylon A.D. - Di M. Kassovitz SKY Cinema Max HD 21.00 Kaw - L'attacco dei corvi imperiali - Di S. Wilson SKY Cinema Max HD 21.00 Una pallottola spuntata 33 1/3 - Di P. Segal SKY Cinema Mania 21.00 Il caimano - Di N. Moretti SKY Cinema Italia 21.00 Questo piccolo grande amore - Di R. Donna SKY Cinema Family 21.00 Baciami, stupido - Di B. Wilder SKY Cinema Classics 21.00 The Longshots-Una squadra molto speciale Di F. Durst SKY Cinema 1 HD 21.00 Passaggio per il paradiso - Di C. Medoway MGM 21.00 Sneakers - I signori della truffa - Di P. Robinson Cult
■ cinema / notte 22.30 La pazza storia del mondo - Di M. Brooks SKY Cinema Mania 22.35 Bio-Dome - Di J. Bloom MGM 22.40 Rogue - Il solitario - Di P.G. Atwell SKY Cinema Max HD 22.45 Hotel Bau - Di T. Freudenthal SKY Cinema 1 HD 22.55 Sotto il vestito niente - Di C. Vanzina SKY Cinema Italia 23.00 Space Chimps - Di K. De Micco SKY Cinema Family 23.00 La ragazza con l'orecchino di perla Di P. Webber Cult 23.10 Ombre bianche - Di N. Ray SKY Cinema Classics 00.10 Hollywood - Un sogno a luci rosse - Di J. Davis SKY Cinema Mania
■ sport 19.00 WWE NXT SKY Sport 2 HD 19.00 Beach Soccer: Serie A Coppa Italia SKY Sport 1 HD 19.00 Great Cars Nuvolari 19.00 Serie A Juventus Espn Classic 19.30 Grip Nuvolari 19.30 Grand Prix Story Espn Classic 20.00 WWE Superstars SKY Sport 2 HD 20.00 Beach Soccer: Serie A Coppa Italia SKY Sport 1 HD 20.00 A-Z Nuvolari 20.00 Un secolo di giochi olimpici Espn Classic 20.00 Baseball: Chicago C. - LA Angels (live) ESPN America 20.25 Bowling: PBA Tour Eurosport 20.30 Magazine Nuvolari 21.00 WWE Domestic Smackdown SKY Sport 2 HD 21.00 Werder Brema - Bayern Monaco SKY Sport 1 HD 21.00 G come Giugiaro Nuvolari 21.00 Wimbledon Espn Classic 21.30 Next Nuvolari 21.30 Strongest Man: Champions League Eurosport 22.00 Hot Road Nuvolari 22.00 ESPN Big Fights Espn Classic 22.30 Primo piano Nuvolari 22.45 Basket: L.A. Lakers - Boston (live) SKY Sport 2 HD 22.45 Ke Nako Sudafrica ep. 9 e 10 SKY Sport 1 HD 22.45 FIFA World Cup Classic Players Espn Classic 22.55 FIFA World Cup Classic Players Espn Classic 23.00 Gnok Calcio Remix SKY Sport 1 HD 23.00 Great Cars Nuvolari 23.00 Tennis: Torneo Wta Eurosport 23.00 FIFA: le partite storiche Espn Classic 23.00 SportsCenter ESPN America 23.30 Calciomercato Mondiale (live) SKY Sport 1 HD 23.30 Legend Nuvolari 23.30 Lacrosse: Boston - Denver ESPN America 00.00 AMA National 2010 Nuvolari 00.00 Serie A Juventus Espn Classic 00.30 Mondiale Remix SKY Sport 1 HD
5.30 5.50 6.40 7.10 8.15 9.10 10.30 11.30 12.00 12.02 13.05 14.05 15.35 16.15
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3.45
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■ 49
REPUBBLICA TV Videoforum con Gherardo Colombo. Intercettazioni, Costituzione, legalità: l’ex pm di Mani Pulite commenta l’attualità rispondendo alle domande degli spettatori. Repubblica Tv — 11.00 ARRIVA LO ZECCHINO — SPECIALE L’AQUILA Va in onda il concerto tappa dello Zecchino d’oro dedicata ai bambini abruzzesi, ai quali è stata regalata una giornata di musica. Lo spettacolo va in onda da Piazza Duomo. DeadKids (Sky 602-619) — 21.00 BLU NOTTE Il caso Ammaturo è al centro del programma di Carlo Lucarelli. Antonio Ammaturo, capo della Mobile di Napoli, viene ucciso da un commando delle Brigate Rosse il 15 luglio 1982. Nessuno dei killer spiegherà il motivo dell’agguato. Sullo sfondo la trattativa tra pezzi dello Stato e il boss Cutolo per il rilascio dell’assessore Dc Ciro Cirillo sequestrato dalle Br. RaiTre — 23.10 LA SETTE
Tg4 - Rassegna stampa Saint Tropez - Soap Media Shopping Kojak - Tf Il fuggitivo - Tf Balko - Tf Agente speciale Sue Thomas - Tf Tg4. All’interno: Meteo Vie d’Italia notizie sul traffico Carabinieri - Tf Distretto di polizia - Tf Forum - Il meglio di - Conduce Rita Dalla Chiesa Sentieri - Soap Film: Orgoglio e pregiudizio - Di R. Zigler. Con G. Garson, L. Olivier, E. May Oliver Tg4. All’interno: Meteo Tempesta d’amore - Telenovela Renegade - Tf Film: Sorvegliato speciale - Di J. Flynn. Con S. Stallone, D. Sutherland, J. Amos I Bellissimi di R4 Film: Prima di mezzanotte - Di M. Brest. Con R. De Niro, C. Grodin, J. Pantoliano Tg4 - Rassegna stampa Film: Il lupo di mare - Di M. Lucidi. Con A. Roncato, G. Sammarchi Film: Manie di Mr. Winninger omicida sessuale - Di Josè L. Madrid. Con W. Wohlfahrt, P. Loran Media Shopping Come eravamo
Love Boat Fox Retro Sky scherzando SKY UNO Sfiga World Records GXT I Griffin Fox HD David Letterman Show SKY UNO Stellina Lady Channel 24 Cielo Guinness World Records GXT The Strip Jimmy I Simpson Fox HD I Jefferson Fox Retro I Simpson Fox HD Italia's Next Top Model 2 - Daily Cielo Fear Factor GXT America's Got Talent SKY UNO Senza peccato Lady Channel Excalibur - Parte 1 Jimmy Miami Vice Fox Retro Lie to Me Fox HD Across the Universe Cielo Abominable GXT Extreme Makeover Home Edition SKY UNO Pasion Morena Lady Channel Excalibur - Parte 2 Jimmy Miami Vice Fox Retro Lie to Me Fox HD David Letterman Show SKY UNO Eredità d'amore Lady Channel I Jefferson Fox Retro Mental Fox HD World Combat League GXT Queer as Folk Jimmy Il mio amico Arnold Fox Retro Ultimate Poker Challenge GXT The L Word SKY UNO Huracan Lady Channel A-Team Fox Retro Dr. House Fox HD Cielo TG24 notte Cielo Webdreams - Sesso on line Jimmy X-Files Collection Cielo
16.21 16.33 16.45 17.02 18.04 18.35 20.10 20.12 21.00 21.00 21.00 21.46 21.53 22.43 22.45 23.37 0.35
■ ragazzi 18.30 18.30 18.35 18.40 18.50 18.55 18.55 19.05 19.05 19.05 19.15 19.15 19.20 19.30 19.30 19.40 19.40 19.45 19.50 19.50 19.55 19.55 20.00 20.00 20.05 20.05 20.15 20.20 20.20 20.30 20.35 20.35 20.40 21.00 21.00 21.00 21.10 21.15 21.15
DEEJAY TV
6.00 Tg La7 Meteo Oroscopo Traffico 7.00 Omnibus 9.15 Omnibus Life 10.00 Omnibus (ah)iPiroso. All’interno alle ore 10.35 “Punto Tg” 11.00 2’ Un Libro 11.05 Movie Flash 11.10 Matlock - Tf 12.30 Tg La7 12.55 Sport 7 13.00 Movie Flash 13.05 The District- Tf 14.05 Film: La battaglia del Sinai - Di Maurizio Lucidi. Con Franco Giornelli, Assaf Dayan, Luigi Casellato 16.10 Cuore d'Africa - Tf 18.05 Relic Hunter - Tf 19.00 Crossing Jordan - Tf 20.00 Tg La7 20.30 Otto e mezzo - Conduce Lilli Gruber 21.10 Film: L'anima e la carne - Di John Huston. Con Deborah Kerr, Robert Mitchum 23.30 Crozza Alive - conduce Maurizio Crozza (r) 1.40 Tg La7 2.00 Movie Flash 2.05 Film: Brutti, sporchi e cattivi - Di Ettore Scola. Con Nino Manfredi, Francesco Annibaldi, Maria Bosco 4.05 Otto e mezzo (r) 4.45 2’ Un Libro (r) 4.50 CNN News
Servizio Pay Per View in esclusiva sullaTV Digitale Terrestre. Info su www.mediasetpremium.it Due uomini e 1/2 Sitcom Joi Spazio 1999 Tf Steel Long Lost Son Tvm Mya Studio 60 on the Sunset Trip Tf Joi Il tunnel della libertà Min. Steel Men in Trees Tf Mya Law & Order: Unità Speciale Tf Joi Fringe Tf Steel Criminal Intent Tf Joi Robin Hood Tf Joi Non sopporto più... i miei figli Tvm Mya Friday Night Lights Tf Joi Danni collaterali Film Steel Chante! Tf Mya
■ intrattenimento 19.30 19.35 19.45 19.50 20.00 20.00 20.00 20.05 20.10 20.20 20.30 20.45 20.45 20.50 21.00 21.00 21.00 21.00 21.10 21.25 21.35 22.00 22.00 22.00 22.00 22.00 23.00 23.00 23.00 23.00 23.05 23.20 23.30 23.55 00.00 00.00 00.00 00.00 00.00 00.10 00.30
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Programmi
SU VENERE LA FANTASCIENZA È ROSA-SHOCKING
L’ANIMA E LA CARNE MELÒ, COLORE, USA, 1957, DURATA 107’ Regia di John Huston. Con Deborah Kerr, Robert Mitchum. Rimasti soli su un’isoletta, un rude marine e una gentile suora resistono al clima, ai giapponesi e alle tentazioni dell’amore. La 7 — 21.10
6.00 Euronews 6.10 Quark Atlante. Immagini dal pianeta 6.30 Tg1 Previsioni sulla viabilità Cciss Viaggiare informati 6.45 Unomattina Estate. All’interno: Che tempo fa / 7.00-8.00-9.00 Tg1 / 7.30 Tg1 L.I.S. / 7.35 Tg Parlamento / Tg1 Focus / Che tempo fa / 9.30 Tg1 Flash 10.40 Verdetto Finale 11.30 Appuntamento al cinema 11.35 Tg1 Che tempo fa 11.45 La signora in giallo - Tf 13.30 Tg1 Tg1 Focus 14.00 Tg1 Economia 14.10 Don Matteo 4. Con T. Hill. N. Frassica, F. Insinna 15.05 Raccontami. Con M. Ghini, L. Savino 16.50 Tg Parlamento Previsioni sulla viabilità 17.00 Tg1 Che tempo fa 17.15 Mondiale Rai Sprint. Conduce Marco Mazzocchi 18.45 L’Eredità - Con C.Conti 19.55 Telegiornale 20.10 Campionati Mondiali di calcio 2010. All’interno: 20.30 Inghilterra-Algeria, Girone C 22.50 Tg1 23.05 Notti Mondiali 1.00 Tg1 Notte / Tg1 Focus 1.30 Che tempo fa 1.35 Appuntamento al cinema 1.40 Sottovoce 2.10 Teatro in corto.Delirio a due
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R2PROGRAMMI
VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
Viki TV DeAkids Rupert Bear Boomerang Stuart Little Nick Jr Star Wars. The Clone Wars Cartoon Network Zack e Cody sul ponte di comando Disney Channel Vai Diego Nick Jr Pororo Boomerang Missione Cuccioli DeAkids Ben 10 - Forza aliena Cartoon Network Le nuove avventure di Scooby Doo Boomerang Zeke e Luther Disney XD Jinx Disney Channel Vai Diego Nick Jr Let' Goal! Football Test Cartoon Network Tom & Jerry Show Boomerang Zack e Cody al Grand Hotel Disney XD Siamo fatti così DeAkids Miffy & Friends Nick Jr Kirikù e gli animali dell'Africa Nick Jr Quelli dell'intervallo Cafè Disney Channel Jake e Blake Disney Channel Star Wars. The Clone Wars Cartoon Network Team Umizoomi Nick Jr Pippi Calzelunghe DeAkids Phineas & Ferb Disney XD I Puffi Boomerang Phineas & Ferb Disney XD Olivia Nick Jr Il mondo di Patty Disney Channel Pokemon 12 Disney XD Pippi Calzelunghe DeAkids The Garfield Show Boomerang Dora l'esploratrice Nick Jr Freestyle - Tutta un'altra stanza DeAkids Batman: la maschera del fantasma Cartoon Network Baby Looney Tunes Boomerang Dance Time Disney Channel Il piccolo regno di Ben e Holly Nick Jr Life Bites Disney Channel
The Club Deejay Hits The Club Hi Shredability Deejay Tg Via Massena Summer Love Deejay Tg Summer Days Deejay Tg Via Massena Hi Shredability Senza palla-Ospite: Jessica Polsky 22.30 Hi Shredability 23.00 The Lift 1.00 M20 Night 3.00 Deejay Night 4.00 The Club 5.00 Deejay Night 9.45 10.30 13.00 13.30 13.55 14.00 14.30 15.55 16.00 18.55 19.00 19.30 20.00
MTV 9.00 10.00 12.00 13.00 13.05 14.00 14.05 15.00 15.05 16.00 18.00 19.00 19.05 20.00 20.05 21.00 21.30 22.30 23.30 0.00
The Hills Only Hits Love Test Mtv News 30 Seconds to Mars Mtv News Trl on the Road Mtv News Jersey Shore Only Hits Love Test Mtv News Trl on the Road Mtv News Jersey Shore Famous Crime Scene Storytellers Mtv World Stage Speciale Mtv News Slips
La complicata vita di Christine Er-Medici in prima linea Chuck Ai limiti della legge The Mentalist Solo un padre Chuck The Closer Friday Night Lights Grey’s Anatomy Fringe Ritorno al futuro parte II Dirt Una mamma per amica Heroes Life Robocop
Sitcom Tf Tf Tvm Tf Film Tf Tf Tf Tf Tf Film Tf Tf Tf Tf Tf
Mya Joi Steel Mya Joi Mya Steel Mya Joi Mya Steel Joi Mya Mya Steel Joi Steel
■ documentari 20.00 20.00 20.00 20.00 20.00 20.00 20.05 20.15 20.30 20.30 20.30 20.30 21.00 21.00 21.00 21.00 21.00 21.00 21.05 21.15 21.30 21.30 21.30 21.35 22.00 22.00 22.00 22.00 22.00 22.05 22.15 22.30 22.30 22.30 23.00
Megastrutture National Geographic Un pieno di... NatGeo Adventure L'offensiva del Tet History Channel Dolcemente Gambero Rosso Top Gear Discovery Channel HD Pasta, Love e Fantasia Alice I giganti dell'ingegneria Discovery Science Monster House. case da pazzi Discovery Travel & Living La sciagura della Sunset Limited National Geographic Cacciatrici di tesori NatGeo Adventure Questo l'ho fatto io Gambero Rosso Mattia. detto fatto! Alice La morte sospesa National Geographic The Real Fight Club NatGeo Adventure Non è possibile!. vivere per sempre History Channel Jamie at Home Gambero Rosso River Monsters Discovery Channel HD Il mondo di Csaba Alice Come è fatto Discovery Science Orrori da gustare Discovery Travel & Living La morte sospesa National Geographic A casa dello chef Gambero Rosso Mare Nostrum Alice Come è fatto Discovery Science Tabù. finché morte non ci separi? NatGeo Adventure La Terra dopo l'uomo History Channel Blumenthal - In Search of Perfection Gambero Rosso Orche assassine Discovery Channel HD Locanda D'Angelo Alice X machines Discovery Science La mia nuova casa in campagna Discovery Travel & Living La morte sospesa National Geographic A Cook's Tour Gambero Rosso Peccati di gola Alice Dietro le sbarre National Geographic
MONDIALE
la Repubblica VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
La tripletta dell’attaccante esalta le ambizioni di una delle grandi favorite: 4-1 alla Corea del Sud Messi resta ancora a secco ma Maradona è felice: “Ho 23 bestie”
DAL NOSTRO INVIATO EMANUELA AUDISIO JOHANNESBURG à subito il titolo. «Argentina implacabile». Diego Maradona oggi titolerebbe così il 4-1. Quattro gol alla Corea, una tripletta di Higuain (la prima di questo mondiale, finalmente un attaccante), l’approdo sicuro agli ottavi, la certezza che l’Argentina è solida, viva, e che allunga le mani sul mondiale. Due partite, due successi. Devastante quello contro la Corea del Sud. Gonzalo “Pipita” Higuain con la faccia da bambino la mette den-
D
Quelli di
tro tre volte e in quattro minuti come un avvoltoio mata l’orgoglio asiatico. Al 32’ di testa su un cross di Maxi Rodriguez che arriva dalla sinistra, con sponda di Burdisso, al 77’ raccogliendo forse in fuorigioco i resti due tentativi di Messi (il suo secondo tiro sbatte sul palo), all’80’ ancora di testa su cross di Aguero. Higuain che è nato a Brest in Francia e gioca nel Real, nella Liga quest’anno ha segnato 27 gol, ma con l’Argentina finora aveva dormito o fallito. «Sono contento perché sono tre gol importanti che ci portano avanti e perché il bilancio è positivo». Tradotto: Milito in panchina ci resta eccome. Il suo soprannome, Pipita, significa seme di girasole e l’ha ereditato dal padre Jorge che ha giocato due anni per lo Stade Brestois. Ora che si è svegliato è diventato il nuovo Batistuta, autore di due triplette nel ’94 e nel ’98. L’altro argentino che ha firmato un tris è Guillermo Stabile nel ’30. L’Argentina ha attaccato, ci ha preso, non si è accontentata, ha subito solo all’inizio del secondo tempo quando la Corea del sud che aveva pareggiato al 46’ con Lee Chung Yong, abile a sfruttare un’incertezza di Demichelis, si è riportata sotto. Anche se Messi addebita il gol coreano al frastuono delle vuvuzelas: «Non ha sentito il nostro avvertimento». Messi ha servito
Diego
Un, due, tre Higuain l’Argentina decolla palle a tutti, anche l’autorete di Park Chu Young al 17’ nasce da una punizione del numero 10 argentino. Il coreano con la solita gentilezza asiatica la mette dentro con lo stinco e gli altri compagni per farlo sentire meno asino lo applaudono. A quel punto, se non l’avete vista, è iniziata la guerra delle panchine. Diego Maradona, sempre in abito grigio, e in piedi, ha cominciato a prendersela con l’allenatore Huh Jung Moo con una mimica da La Smorfia. Tra i due
Il solito show in panchina, lite con il tecnico asiatico. Poi baci e abbracci a tutti i suoi c’è una ruggine che risale all’’86 quando il coreano marcò Diego, anzi cominciò a mirare alle sue caviglie e venne anche ammonito. Diego andava verso la panchina di Huh con le mani avanti,
come a dire: «Guarda che i tuoi spingono troppo, digli di smettere e di non fare falli». E l’altro, non si sa in quale lingua, ma con le braccia si capiva benissimo, rispondeva: «Va’ a quel paese». La cosa è durata per tutta la partita. E quando al 18’ Maradona agganciava un pallone con il tacco e lo rimandava in campo (figurarsi se perdeva l’occasione), l’altro di nuovo gli diceva di finire con quelle vanità. La caccia al bersaglio dell’Argentina continuava con Tevez
SEI PUNTI La festa di Maradona e gli abbracci ai giocatori L’Argentina è a sei punti
che più che altro tira missili terra-aria e con Messi che come tutti i bravi studenti non vuole infierire, scarta sì tutti, ma fa sempre educatamente in modo che il portiere ci arrivi. Lui che doveva fare tutti i gol, li serve agli altri. È la maledizione del numero 10 che si è depositata su quella maglia dal ’98, dai tempi di Ariel Ortega, impedendo a chi la indossa di segnare. L’Argentina ha dovuto fare a meno di Samuel (sciatica o contrattura) al 23’, sostituito da Burdisso, e ha rimpiazzato al 75’ Tevez con Ague-
Sudafrica
Le partite di ieri
Le partite di oggi
Repubblica.it
Girone B - Argentina-Corea Sud 4-1 Girone B - Grecia-Nigeria 2-1 Girone A - Francia-Messico 0-2
Girone D - ore 13.30 Germania-Serbia Girone C - ore 16.00 Slovenia-Usa Girone C - ore 20.30 Inghilterra-Algeria
LO SPECIALE
2010
Video, foto, audio, commenti dagli inviati di Repubblica in Sudafrica. E diretta di tutte le partite della giornata
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Battuta 2-0 una squadra inesistente e spaccata: salvo miracoli, l’avventura dei finalisti 2006 è già finita. Male, come era cominciata
...e quelli di
Domenech
Francia umiliata dal Messico è quasi fuori, bufera sul ct DAL NOSTRO INVIATO ANDREA SORRENTINO POLOKWANE on dovevano essere qui. Infatti se ne andranno, e al più presto. La pargoletta mano di Henry, quella notte contro l’Irlanda, aveva indignato il mondo. Giustizia è quasi fatta. La Francia è a un passo dall’eliminazione, poi trascinerà a Parigi i suoi malumori, le sue tristezze, pensionerà Domenech e aprirà l’era di Laurent Blanc. Largo ai giovani, perbacco, dunque largo al Messico di Aguirre, che gioca al calcio, corre, tira in porta, difende bene, ha entusiasmo, ha una tifoseria bella e rumorosa. Finisce 2-0 e la sentenza arriva persino troppo tardi, perché il primo tempo aveva già spiegato tutto. Henry rimane in panchina a scuotere la testolina, bardato nel suo piumone, mentre i compagni non riescono a segnare il primo gol al Mondiale. Che rabbia, e che gelo. Adieu: se Messico e Uruguay pareggeranno nella terza partita, e non si vede perché non dovrebbero, la Francia sarà eliminata in ogni caso. Malouda è amarissimo e già senza speranze: «Tutto è perduto, forse anche l’onore. È vergognoso uscire così. Cerchiamo almeno di vincere l’ultima, siamo la Francia». SEGUE ALLA V DI SPORT
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Girone B ARGENTINA - SUD COREA 4-1 ARGENTINA (4-3-1-2) Romero 6 — Gutierrez 6, Demichelis 5, Samuel 6 (23’ pt Burdisso 6), Heinze 6 — Maxi Rodriguez 6, Mascherano 7, Di Maria 6 — Messi 9 — Higuain 8 (36’ st Bolatti sv), Tevez 7 (30’ st Aguero 6.5). COREA DEL SUD (4-2-3-1) Jung Sung Ryong 5 — Oh Beom Seok 5.5, Cho Yong Hyung 5, Lee Jung Soo 5, Lee Young Pyo 5.5 — Ki Sung Yueng 5.5 (1’ st Kim Nam Il 5.5), Kim Jung Woo 5.5 — Lee Chung Yong 6, Park Ji Sung 6, Yeom Ki Hun 5.5 — Park Chu Young 5 (36’ st Lee Dong Gook sv). Arbitro: De Bleeckere (Bel) 5.5. Reti: 17’ pt Park Chu Young (aut.), 33’ pt, 31’ st e 35’ st Higuain, 46’ pt Lee Chung Yong. Note: ammoniti Yeom Ki Hun, Lee Chung Yong, Mascherano, Jonas Gutierrez, Heinze.
ro, genero di Diego. Nella prossima partita contro la Grecia dovrà fare a meno di Jonas Gutierrez che ha una doppia ammonizione. Ma Maradona, di nuovo in tuta, dopo la partita, è allegro. Strabuzza gli occhi solo quando gli chiedono se ama i suoi uomini e se crede che quelle tenerezze carnali (baci, abbracci, coccole) lo porteranno in finale. Prima fa no no con la testa, poi dice: «Me gustan las mujeres». «Mi piacciono le donne, Veronica la mia compagna che ha 31 anni, che è bella e bionda, non fraintendete. Se sono diventato un buon
tecnico? Lo devono dire i giocatori. Io oggi sono un uomo felice. Abbiamo meritato questa superiorità, ho 23 campioni. La differenza tra questa squadra e quella che vinse nell’86 è che questa ha uomini che giocano tutti all’estero, in Europa. Io li ho ha disposizione solo per pochi giorni e mi sono messo al loro servizio. Siamo tutti amici, non credo nel castigo e nelle multe, ma nel confronto. Noi ci parliamo molto. Il pasticcio combinato da Demichelis? Poteva capitare a tutti. Quello che importa è che abbiamo dominato e che la Corea non si è mai riportata sotto». In mano Diego ha una lettera. La apre. «Ho qui le scuse scritte di Michel Platini che dice di non avermi mai criticato come ct. Le accetto. Ma non scuso invece Pelè». La saga continua, ma Diego è risalito in vetta. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Eric Abidal in ginocchio, specchio della Francia al Mondiale sudafricano
Gli azzurri
Marchetti, il portiere dell’Ave Maria VITTORIO ZUCCONI
Il retroscena
IRENE l portiere dell’Ave Maria porta la preghiera tatuata permanentemente sulla pelle e per qualcuno che dovrà d’ora in poi svolazzare tra i pali della porta italiana nessuna invocazione potrebbe essere più indicata. Federico Marchetti, la comparsa divenuta primattore, il ragazzone veneto di un metro e 90 (con le scarpe) che dovrà proteggere l’Italia calcistica, tradita dalla sciatica di Buffon, con le sue manone taglia 10 e mezzo, si offende anche un po’ quando qualcuno insinua che quella preghiera sia stata scritta sulla sua pelle in modo e in geroglifici strani, empi, «gnanche fossi un adoratore di Zalatustra o chissà che cosa» SEGUE NELLA III DI SPORT
I grandi saggi così hanno convinto Lippi a cambiare schieramento
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Marcello Lippi tiene a rapporto gli azzurri
ENRICO CURRO’ EMANUELE GAMBA
la Repubblica VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
MONDIALE R2SPORT
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Incidente
Genitori d’arte
Montezemolo Invictus
Un ragazzo del Southdowns College, chiamato a fare numero nelle esercitazioni tattiche degli azzurri, è caduto e ha perso i pantaloncini. Imbarazzato, è andato via
Match particolare per i genitori di Criscito e Iaquinta, in visita a Casa Azzurri. I due si sono cimentati in una partita di calciobalilla, indossando le maglie dei figli (nella foto)
“Ho visto una squadra forte, ma con una cronica difficoltà a fare gol”. È il giudizio di Luca di Montezemolo sull’esordio azzurro: “Molto gioco, qualche leggerezza”
I campioni fanno i conti. Le sorprese delle prime gare aprono buone prospettive, come in Germania: Giappone negli ottavi evitando poi Brasile o Spagna
Per caricarsi in vista della partita con la Nuova Zelanda, Marcello Lippi ha visto Invictus di Clint Eastwood. “Un film bellissimo”, è stato il commento del ct
La
strada
DAL NOSTRO INVIATO EMANUELE GAMBA IRENE pomeriggi al Leriba Lodge sono lunghi, soprattutto da quando Lippi ha dimezzato gli allenamenti giornalieri. Si inganna perciò il tempo facendo parecchie chiacchiere e pure qualche calcolo, in particolare da quando la Spagna ha perduto con la Svizzera modificando la prospettiva del cammino azzurro in Sudafrica. «Noi vogliamo vincere le prossime due partite e arrivare primi nel girone», assicura Criscito, «ma non stiamo facendo tabelle»: a quest’ultima affermazione, però, è piuttosto difficile credere. Gli azzurri stanno invece provando a unire i puntini per far apparire il destino che li aspetta e, al netto di quello che succederà nelle prossime due giornate (ogni
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azzurra
Piazzarsi davanti a tutte significa anche risparmiarsi lunghi viaggi e sbalzi climatici ribaltamento è ancora possibile, le previsioni sono azzardi, questa è pura teoria), si stanno visualizzando due possibilità, una opposta all’altra. Una allettante, l’altra inquietante. Se infatti l’Italia vincerà il suo girone di qualificazione, negli ottavi di finale incontrerà la seconda del gruppo E, quello dell’Olanda: oggi come oggi, l’avversario virtuale sarebbe il Giappone, che ha tre punti in più di Camerun e Danimarca. La prospettiva più interessante, però, è quella che si riferisce a un quarto di finale abbastanza morbido o quanto meno non insormontabile, perché l’avversario da affrontare uscirebbe dalla sfida tra la seconda del girone G (Portogallo o Costa d’Avorio, se il Brasile continuerà a vincere) e la prima del girone H: a questo punto non la spaventosa Spagna, ma la Svizzera o il Cile. Potrebbe dunque accadere qualcosa di simile a quanto capitò nel 2006, quando le circostanze (fortunate) offrirono a Lippi prima l’Australia e poi l’Ucraina, mentre la Francia doveva smazzarsi Spagna e Brasile. Oggettivamente un’altra storia. Se invece l’Italia arrivasse seconda, mondo e Mondiale si capovolgerebbero, dovremmo arrampicarci su una salita aspra e rischieremmo di ritrovarci a un incrocio molto pericoloso con l’Olanda, destinata a vincere il gruppo E, prima di approdare al peggior quarto di finale possibile: si tratterebbe di sfidare la vincente di Brasile-Spagna (sempre ammesso che i sudamericani e i cam-
Se l’Italia vince il girone il torneo diventa in discesa pioni d’Europa chiudano la prima fase rispettivamente al primo e al secondo posto), cioè le due principali accreditate al successo finale, almeno fino a una settima-
na fa. A quel punto, le somiglianze ricondurrebbero al 1982 quando, per arrivare in semifinale, dovemmo battere Argentina e Brasile.
ti a Johannesburg, cioè a un tiro di schioppo dal Leriba Lodge dove mangiano e dormono e dal Southdowns College dove si allenano: non sarebbero necessari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
E Lippi si scoprì democratico i senatori votano la tattica
Il retroscena
DAL NOSTRO INVIATO ENRICO CURRÒ IRENE n principio furono Maggio e Chiellini terzini, Bonucci difensore centrale e Iaquinta attaccante di destra. Poi, all’esordio col Paraguay, Marchisio trequartista e Gilardino unica punta. Ora, in vista della partita di domenica con la Nuova Zelanda, gli attaccanti sono diventati due e il trequartista è sparito. L’hanno definita la Nazionale più grigia degli ultimi sei Mondiali: per l’assenza del fantasista classico e per la penuria di dualismi in grado di
Vincere il girone presenterebbe poi sicuri vantaggi anche dal punto di vista logistico, perché in quel caso l’Italia giocherebbe gli ottavi di finale a Pretoria e i quar-
trasferimenti in aereo né faticosi rientri notturni, gli azzurri non subirebbero sbalzi climatici e non dovrebbero nemmeno fare lo sforzo di preparare il beauty case. Al contrario, il secondo posto spedirebbe la nazionale prima a Durban e poi a Port Elisabeth: sul mare, lontano dalle alture del Gauteng, vicino all’umidità e con l’incertezza di un meteo imprevedibile, come a Città del Capo. La schiena di Buffon ne sa qualcosa.
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Il ct azzurro Marcello Lippi
dividere i tifosi. Ma, in attesa di smentire sul campo questa etichetta, l’Italia di Lippi se ne prende volentieri un’altra: quella della squadra più democratica. La ragione sta anche in un mutamento antropologico, degno dello studio di chi, come fece Roland Barthes, analizza lo sport nei suoi riflessi sociologici: anche nella tribù del pallone il capo supremo può trasformarsi in un primus inter pares. In linguaggio più prosaico, è la parabola lippiana. Descritto
in passato con qualche esagerazione come una sorta di dittatore, il ct si sta sempre più ritagliando l’immagine di saggio comandante di un gruppo in cui i veterani hanno diritto di voto sulla tattica. La formazione la decide sempre lui, che però ascolta i giocatori e non si inalbera se le sue idee non coincidono: anzi, magari le cambia. Tanta fiducia, maturata nell’avventura in Germania, si è già più volte manifestata: la Nazionale ha ripetutamente cambiato
volto e potrebbe farlo ancora. «Non è segno di mediocrità o di insicurezza, ma è una risorsa: soltanto i movimenti calcistici arretrati rimangono ancorati a un modulo fisso», ha teorizzato Lippi. La teoria si è fatta subito pratica, quando la decimazione dei campioni del mondo ha ridotto a 9 gli eroi di Berlino. Da allora il ct capta ogni sensazione dei suoi reduci, che ormai capisce al volo, e ne fa tesoro. Quando Iaquinta, al Sestriere, si è ribel-
la Repubblica
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PER SAPERNE DI PIÙ www.figc.it www.juventus.com
Lapo attacca
Premi
Raisport
Miccoli
Lapo Elkann boccia le scelte di Lippi: “Assurdo non aver portato Cassano e Balotelli. Ci sono altri bravi giocatori, ma sono vecchi. Se l’Italia andrà male tiferò Argentina”
Riunione per i premi ieri. La commissione guidata da Riva li ha fissati come previsto: 240mila euro a testa per il primo posto, 130mila per il secondo, 50mila per il terzo
“Un servizio di qualità con meno forze delle altre tv”: il comitato di redazione di RaiSport replica alle critiche sul numero di inviati (60 tra impiegati, giornalisti e operatori)
“Lippi non mi avrebbe chiamato comunque, non dipende dal mio infortunio”. Lo pensa Fabrizio Miccoli, che non si sente inferiore “a nessuno dei convocati”
Juve, scatta l’allarme Buffon il Milan le ha ceduto Storari Pessimismo sul recupero, i bianconeri ai ripari GIULIO CARDONE ROMA ernia del disco sarà anche piccola, ma la Juve non si fida delle condizioni di Buffon e si è lanciata subito sul mercato per trovare un portiere all'altezza. Scelto Marco Storari, pupillo di Marotta che lo aveva portato alla Samp a gennaio: il Milan nel primo pomeriggio di ieri aveva rifiutato di parlarne e la Juve era andata su Sor-
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rentino del Chievo, poi invece c'è stata un'apertura da parte di Galliani. In serata, incontro e accordo: Storari a Torino in cambio di 4,5 milioni di euro. Finché Buffon non tornerà in perfetta forma, sarà lui il titolare e Manninger la riserva. E' un trasferimento, dalla Juve al Milan, che ricorda quello di Abbiati (però in prestito) nell'agosto 2005: i bianconeri vinsero lo scudetto, poi assegnato all'Inter per Calciopoli. L'operazione ha scatenato un vorti-
coso giro di portieri. Perché i rossoneri hanno preso Amelia dal Genoa, sarà lui il vice-Abbiati; Sorrentino difenderà la porta dei rossoblù di Preziosi, mentre al Chievo andrà Rubinho (anche se Campedelli ritiene troppo alto l'ingaggio di 900mila euro); il posto lasciato libero da Storari alla Samp verrà preso da Curci, ora in comproprietà tra il club genovese e la Roma; infine, Castellazzi ha firmato un biennale con l'Inter: sarà il secondo di Julio Cesar. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Un angelo alla nostra porta “Penso di poter parare tutto” (segue dalla prima di sport)
VITTORIO ZUCCONI da questo si capisce che è onesto e davvero non è un devoto zoroastriano di Zarathustra né un lettore accanito di Friederich Nietzsche, al massimo un ammiratore di Zalayeta. È un portiere di calcio, Marchetti, non un filosofo o un teologo, uno che crede nel pallone, nell’Italia, nella sua «fisicità», dice orgoglioso perché è assai più robusto del nonno con la sciatica Buffon, e nella Madonnina. E spera, sempre che l’arcangelo Gabriele lo protegga qui in Sudafrica, di andare a giocare nella Juve o nel Milan, per aumentare quel suo soldo annuale di 690 mila euro che sono esattamente un decimo dell’ingaggio di Buffon. Ma se crede, da bravo vicentino nato quando ancora dalle sue parti si guardava a Roma come città santa più che ladrona, al catechismo insegnato nelle parrocchie di Bassano, ancora non crede del tutto di essere entrato dentro quel televisore davanti al quale, da bravo fiòl con la morosa e i genitori a casa guardò quegli stessi giocatori che ore dovrà salvare, alzare la coppa del mondo, quattro anni or sono. «Ho cominciato a giocare in porta perché ero scarso fuori» confessa in una rimembranza che molti di noi dilettanti sbattuti a difendere le porte col «pari o dispari» per manifesta incapacità potrebbero condividere, «quando fuori pioveva, le mamme non volevano che i bambini giocassero al pallone sotto la pioggia e in casa mio fratello più grande tirava il pallone e io lo prendevo». Poi si vergogna un po’: «ma avevo un tiro forte» precisa, e me lo immagino il tiro, quei puntaroni dei brocchi che rovinano le scarpe, fanno incazzare le mamme e vanno dove vogliono, come l’esecrato pallone dei Mondiali 2010. «Il peggior pallone che abbia mai visto». Il ragionier Marchetti, offerto per la prima volta in vita sua ieri al safari dei media a caccia di perso-
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Pirlo si allena Primo test con il pallone per Andrea Pirlo. A due settimane dall’infortunio al polpaccio il regista azzurro ha fatto una serie di scatti brevi e poi uno slalom, palla al piede, tra i paletti. L’obbiettivo è rientrare il 24 giugno contro la Slovacchia
lato in pubblico al ruolo di esterno destro, lo ha strigliato. Però col Paraguay lo ha fatto giocare a sinistra, così come ha sgridato Camoranesi per l’espulsione rischiata a Città del Capo, ma poi lo ha perdonato per la ragion di Stato. Quando ha intuito che la difesa si sentiva più sicura con Chiellini centrale, lo ha rimesso lì. E quando si è reso conto che l’incaponirsi su Marchisio trequartista era una scelta sgradita al diretto interessato e alla squadra, è tornato al 4-4-2. È la scommessa dell’Italia senza fantasisti: vincere in gruppo, nel senso più stretto della parola. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fuori BUFFON: FERMO DAL 14 GIUGNO Un’ernia del disco impedisce al portiere azzurro di scendere in campo. Dopo il primo tempo di Italia-Paraguay un forte dolore alla schiena lo ha costretto a cedere il posto a Marchetti: il suo mondiale potrebbe essere già finito e i tempi di recupero sono incerti
naggi in una squadra italiana più grigia che azzurra, è un miscuglio di timidezza e di autostima, di solitudine e di socialità. Il suo idolo italiano è Taglialatela, non Zoff. «Io penso di poter parare sempre tutto e non ho paura di gridare ai miei compagni davanti che almeno fino a venti metri mi sentono sopra il casino delle trombette». Non è intimidito neppure da quelli che guardava in tv? «Gnanche loro». Raccontano che sia taciturno fino al momento di scendere sull’erba, o davanti ai microfoni, e poi urli e strepiti. Guardatevi dalla collera dei timidi. Si capisce che pre-
ferirebbe essere ancora fuori, sul campetto di allenamento a subire le torture di Bordon, il preparatore dei nostri portieri superstiti, costretto a buttarsi quaranta volte sulla destra e quaranta sulla sinistra di fila per raccogliere palloni che prende sempre, in allenamento. È meravigliato, incredulo, se gli facciamo notare carognescamente che nel suo Veneto i «ragassi» con i quale aveva cominciato a giocare al pallone tra gli allievi del Cassola, sono probabilmente oggi tra quelli che imprecano contro l’Italia ed esulteranno se lui sarà battuto. «Sin da bambino ho sempre tifato per l’Italia e non posso gnanche immaginare che qualcuno non lo faccia». Neppure i leghisti del suo paese? «Non parlo di politica» abbassa gli
Il suo anno Federico Marchetti, 27 anni, gioca nel Cagliari dal 2008. Ha esordito in Nazionale il 6 giugno 2009, nell’amichevole vinta 3-0 dagli azzurri contro l’Irlanda del Nord
occhi chiudendosi le manone tra le gambe e scoccando occhiate avide oltre le quinta degli sponsor, in direzione del campetto ormai deserto. Si stringe nelle spalle robuste, come per proteggersi uscendo sui palloni alti, fra gomiti assassini e ginocchia micidiali: «Io mi diverto ancora a giocare, e ci mancherebbe, è normale». Pregherà, ovviamente, anche soltanto muovendosi e animando così le parole dell’Ave Maria inchiostrate sulla pelle, perché è noto che non ci sono atei nelle trin-
Finì tra i pali perché scarso fuori e ha una preghiera tatuata: in trincea non ci sono atei cee, nelle corsie d’ospedale e sui campi di calcio, dove anche i bestemmiatori e i peccatori più turpi si fanno segni di croce e indirizzano bacini al cielo, se la mettono dentro. «Ho visto in faccia la morte, quando ero coi miei amici sull’auto che si è scontrata e poi quando è morta la ragazza di un altro mio amico. Sono cambiato, sono cose che cambiano la vita di un uomo». Forse anche il destino di un portiere che nessuno voleva, che gli allenatori delle squadrette di provincia si sballottavano come una zavorra, che nel Torino «non ci pagavano gli stipendi» e che adesso è l’angelo custode di fratelli e fratellini d’Italia. Si stringe le manone tra le gambe come se volesse tenerle calde, perché fuori continua a fare un freddo boia e il pallone è una saponetta sul fondo della doccia, dove anche gli angeli faticano a raccogliere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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SCHERMAGLIE MONDIALI ANTONIO DIPOLLINA
Il collo lungo di Malouda e le vuvuzelas napoletane ollettino vuvuzelas (spiacenti, ma è una tassa). Allo Yankee Stadium di New York un tizio è entrato alla partita di baseball con una vvz e gli steward lo hanno buttato fuori in malo modo. A Wimbledon gli organizzatori hanno fatto sapere che il primo che si presenterà con l’aggeggio verrà preso a racchettate. Alla Rai, oltre alle mail di centinaia di mitomani che sostengono di poter eliminare il rumore delle vvzs, ne è arrivata anche una di due napoletani che sostengono di averle inventate loro anni fa. Messi ha detto che il gol subìto dall’Argentina è colpa delle vvzs che hanno coperto il grido del portiere al difensore. A Milano hanno fatto a cazzotti in centinaia all’Ente Turismo del Sudafrica per averne una gratis. Su Youtube gira un inquietante video, Vuvuzelas Song che rischia di diventare il tormentone dell’estate. Sempre su Youtube un burlone ha contraffatto un celebre discorso di Hitler trasformandolo in una invettiva contro le vvzs. Più micidiale delle vvzs c’è solo la mamma del terzino giapponese Tanaka, il quale ha sostenuto che in campo sentiva strillare solo lei dalla tribuna, con urla di incitamento che sovrastavano di netto le trombette.
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*** Fabrizio Failla mostra divertito le immagini di un inviato della tv neozelandese che fa i collegamenti in regolare giacca e cravatta ma sotto, non inquadrati, indossa dei bermuda. Chiosa Failla: «Un abbigliamento assolutamente impossibile per noi». E chi glielo vieta? *** A MondialeRai (che si è scoperto si scrive tutto attaccato e indicherebbe il futuro del comune verbo “mondialare”) Carlo Paris pone a Mazzocchi il seguente quesito, attribuendolo prudentemente a Bruno Gentili: «Che succede se Marchetti si infortuna, entra De Santis e si infortuna anche lui?». *** «Malouda non è riuscito ad aggiungere centimetri al proprio collo per arrivarci di testa» (Beppe Dossena, Rai). «Chi perde è perduto» (Riccardo Trevisani, Sky). «Se non giochi in attacco non potrai fare gol» (José Altafini, Sky). «Si possono sbagliare la didattica e il passaggio, ma devi avere le idee» (Beppe Dossena, Rai). «Maradona è impaziente come il padre della sposa» (Massimo Tecca, Sky). «Maradona è vestito come se andasse a un matrimonio dei Casalesi» (Giobbe Covatta, Rai). © RIPRODUZIONE RISERVATA
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MONDIALE R2SPORT
VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
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Mandela
Slovacchia
Fidel Castro
Touré & Touré
Rose rosa al bavero del cappotto, Nelson Mandela ha preso parte ieri ai funerali della pronipote Zenani, morta a 13 anni in un incidente d’auto alla vigilia del Mondiale
Marek Sapara e Zdenko Strba della Slovacchia hanno acquistato una vuvuzela gigante ricoperta con le bandiere di tutte le nazionali partecipanti al Mondiale
"Secondo il mio poco affidabile punto di vista, una tra Argentina, Brasile, Germania, Inghilterra e Spagna vincerà il titolo”. È il pronostico dell’ex lìder maximo cubano
Roberto Mancini riunisce i fratelli Touré, punti di forza della Costa d’Avorio. Yaya, centrocampista, raggiunge Kolo, difensore, al Manchester City: al Barça vanno 15 milioni
La Francia precipita nell’incubo fanno festa i ragazzi di Aguirre Hernandez e rigore di Blanco, uno 0-2 quasi fatale (segue dalla prima di sport)
DAL NOSTRO INVIATO ANDREA SORRENTINO ll’inizio suona la Marsigliese, e una lacrima riga la guancia sinistra di Patrice Evra, il capitano, nato a Dakar ma francese fino ai capelli. L’ombroso Gourcuff, che al Milan ben conoscono per il suo caratteraccio, paga con la panchina il suo crogiolarsi nell’autoisolamento. Pare che non rivolga la parola nemmeno a Evra. Fatti suoi. Intanto viene segato senza pietà da Ribery, che col bretone fuori dalle scatole può giocare da trequartista come piace a lui, mentre Malouda ritrova la sua fascia sinistra. Servirà a poco. L’idea francese è aggredire il Messico col pressing alto ma è una coperta corta, se i centrocampisti e i difensori non alzano le linee. Infatti il Messico trova spazi imprevisti a metà campo. Anzi, spesso i lanci alle spalle dei difensori costringono Gallas e Abidal a recuperi col cuore in gola: la strategia sarà decisiva nella ripresa. La Francia è un’accozzaglia di solisti, il Messico è invece molto rock, magnificamente guidato da Aguirre, 4-3-3 e la freschezza dei suoi quattro ventenni in squadra, i tagli profondi e le sventagliate di Marquez. E che corsa rotonda il terzino Salcido, che per quattro volte ispira azioni pericolose: assist per Franco (12’, destro a lato), due conclusioni personali (una fuori, l’altra parata da Lloris), infine cross per Barrera anticipato da Lloris. I tiri fuori misura di Vela (8’, poi si infortunerà) e Dos Santos (39’) attestano la superiorià messicana. Zero Francia: Ribery non salta mai l’uomo, la difesa di Aguirre non fa passare un pallone, Anelka non esiste. C’è solo un discreto Malouda, suo il primo tiro in porta al 9’ st: destro deviato in corner. Robetta. La Francia non va, rimane di-
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Girone A FRANCIA - MESSICO 0-2 FRANCIA (4-2-3-1) Lloris 6 — Sagna 5, Gallas 5, Abidal 4,5, Evra 5 — Toulalan 5, Diaby 5 — Govou 4 (25’ st Valbuena 5), Ribery 4, Malouda 5,5 — Anelka 4 (1’ st Gignac 5). MESSICO (4-3-3) Perez 6 — Osorio 6,5, Rodriguez 6,5, Moreno 6,5, Salcido 7 — Juarez 6 (10’ st Hernandez 7), Marquez 7, Torrado 6,5 — Dos Santos 6, Franco 5 (17’ st Blanco 6,5), Vela 5,5 (32’ pt Barrera 7). Arbitro: Al Ghamdi (Arabia Saudita) 5,5. Reti: 19’ st Hernandez, 34’ st Blanco (rig.). Note: ammoniti Franco, Toulalan, Juarez, Moreno, Abidal, Rodriguez. Spettatori 35.370.
Con il rigore del 2-0 (a lato), Blanco entra nel ristretto club dei giocatori a segno in 3 mondiali. Sotto, Domenech
META FISICO CORPI ESTRANEI
re: spedisce in campo il furetto Hernandez e quello lo ripaga dieci minuti dopo: lancio di Marquez da metà campo oltre le linee, Hernandez scatta al milli-
MICHELA MARZANO
SISTONO gesti invisibili. Quelli che nessuna telecamera potrà mai inquadrare. Proprio perché assenti. L’unione e la serenità che permetterebbero alla squadra francese di giocare “tutti per uno ed uno per tutti”. Perché, tra i Bleus di Domenech, “rien ne va plus”. E quando Patrice Evra, durante l’ultima conferenza stampa, parla di “fiducia”, di “intesa” e di “gesti che non mentono”, afferma l’esatto contrario di ciò accade nella realtà. Gli psicanalisti parlerebbero di “denegazione”. I filosofi, molto più semplicemente, di menzogne. Si bisbiglia, in Francia, che una delle cause delle tensioni e dei conflitti interni sarebbe l’esistenza di una sensibilità religiosa differente. Una frattura invisibile tra i giocatori di religione musulmana e tutti gli altri. Un’assenza di dialogo. Un’incomprensione. E, durante i match, una paralisi totale. Pochi cercano il pallone. Pochi si ripiegano per difendere l’area di rigore. La squadra incarna le contraddizioni della famosa armonia multicolore “Black, Blanc, Beur” della Francia. Un’illusione. Cui si può far finta di credere solo quando, per caso, si riesce a vincere.
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Messico e Uruguay, basta un pari per passare insieme Domenech nel caos “La mia sconfitta”
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Il titolo critico di “Marca” dopo lo 0-1 con la Svizzera
L’ex ct contro Del Bosque
Nuovi fenomeni vecchia storia “Sempre i soliti” DAL NOSTRO INVIATO ENRICO SISTI
GOL STORICO
sastrosa sulle fasce, non costruisce nulla. Domenech è lento nelle sostituzioni, ritarda troppo quella dell’inesistente Govou. L’intuizione giusta ce l’ha Aguir-
Spagna
metro su Abidal (bravissimo il guardalinee iraniano Kamranifar), dribbla il portiere e deposita l’1-0. La Francia muore qui, non ha alcuna reazione. Una non-squadra, come si intuiva. I messicani corrono ancora e Abidal stende Barrera: strarigore, lo trasforma il vecchio Blanco, dopo una rincorsa lunga venti metri. Tutto quanto fa spettacolo. Arriba Mexico, in alto i sombreri. Sarà una lunga notte, a Polokwane. È solo buio, invece, per la Francia. Si chiude un ciclo. Quello di Domenech. «Se è la sconfitta della mia politica? È la sconfitta della nazionale francese, ma sì, in un certo modo è così». Raymond l’Antipatico cala la testa. Ma sì, in un certo modo. «Dobbiamo avere un po’ di orgoglio. Resta una minima possibilità di qualificarci, ma dobbiamo avere la forza di reagire. Non dipende da noi, non si può parlare di possibilità. Per parlare ai giocatori aspetto: devo trovare le parole giuste e resta ancora una partita da giocare. E voglio giocarla. Ma siamo tutti colpevoli». Siamo, dice. Allora è davvero finita.
DURBAN a parola buona, come olio sul fuoco che divampa, ce la mette l’ex ct Aragones, il campione d’Europa: «Hanno perso perché erano convinti di vincere». Un vecchio saggio che cerca di far cadere dalla sedia un altro vecchio saggio (Del Bosque), reo di averlo soppiantato, sa tanto di barzelletta. Ma in Spagna nessuno ha voglia di ridere: «Nulla di nuovo in realtà», ammette il quotidiano sportivo Marca, unico a ricordarsi il giorno dopo la vittoria della Svizzera sull’Armada, che in fondo non c’è stato un solo mondiale, tanto meno quello in casa nell’82, in cui la Spagna abbia fatto una figura degna: o fuori subito o bene all’inizio e male dopo. Quindi tutto normale. Si fa per dire. Rimane infatti un mistero come Del Bosque non sia riuscito a impedire che i suoi fenomeni cadessero nell’unica trappola possibile, l’autocontemplazione, con annesso rallentamento degli impulsi nervosi. Ma c’è di più. Deve esserci di più: «Alcuni giocatori non stanno bene», è il grido d’allarme degli osservatori nel ritiro di Potchefstroom. Torres, Fabregas, Iniesta, Puyol, Busquets, Villa, Xavi sono reduci da una stagione sfibrante. E adesso, con l’infermeria in campo, anche per l’aspetto psicologico, non si può più sbagliare.
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Malinconico Zidane lo spettro di una stella nel circo degli sponsor In tour per l’Africa: “Come un pagliaccio” GABRIELE ROMAGNOLI CITTÀ DEL CAPO appy birthday!». «A vous aussi!». Buon compleanno, Zidane. Anche a voi. Prego? L’ex capitano della Francia forse pensava che gli avessero detto buongiorno. Lost in translation, sperduto senza le scarpette chiodate, Zidane si aggira per l’Africa come uno spettro, impersonando la più malinconica delle apparizioni: la vecchia gloria. Alla maniera di ogni ex giocatore che il tempo ha relegato in quel ruolo senza dargli una panchina o una poltrona, per sopravvivere parla. E sono guai. Dietro di lui, un plotone di fantasmi, ma il capitano è ancora lui, Zidane. Si è presentato in ritardo a Johannesburg, bidonando il principe Alberto di Monaco che lo aspettava in una township, sperando in un assist di popolarità. Poi è arrivato allo stadio di Polokwane per sostenere l’Algeria contro la Slovenia e ha assicurato che i nordafricani erano forti e la sua presenza li avrebbe galvanizzati: hanno perso. A quel punto ha deciso di farsi gli affari della sua ex nazionale, stupendo il mondo con una rivelazione: «Domenech non è un vero allenatore», come
«H
L’uomo del giorno non si sapesse chi faceva la formazione quattro anni fa. Mentre Pelè bisticciava con Maradona, Beckenbauer con Capello e tutto il museo delle cere calcistiche si agitava, Zidane è andato, per compiacere lo sponsor, a incontrare un gruppo di under 12 qualificati per la coppa del mondo Danone, il trofeo della dolcezza. Le immagini dell’incontro sono di quelle che Valenti a “Novantesimo minuto” guardava scuotendo la testa e dicendo che «non le avremmo mai volute vedere». In tuta e maglietta con il logo della manifestazione, Zidane tenta invano di ricavare un suono soffiando nella trombetta. Poi ride e pensa di uscire dall’imbarazzo indossando la makarapa, oggetto cult fin qui sfuggito ai commenti dei pensatori europei: una specie di elmetto giallo da cantiere corredato con verdi corna da cervo disneyano, per l’occasione impreziosito dal nome di chi l’indossava. Perfino un giornale sudafricano, per dovere gentilissimo con qualsiasi ospite, ha scritto: «Sembrava un pagliaccio di quelli ingaggiati per le feste dei bambini». Il meglio doveva ancora venire. Zidane ha accettato di chiacchierare con i ragazzini. Loro non sanno il francese, va da sé, ma lui non conosce l’inglese e tra la domanda e la risposta si frapponeva l’interminabile lavorìo dell’interprete. Gli esiti? Comici. Bambino di undici anni: «Al-
Lui e i mondiali
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Tre i mondiali giocati di seguito da Zidane: nel ‘98, nel 2002 e nel 2006. Per lui 5 reti in 12 presenze
È quella di Saint-Denis (12 luglio ‘98) in finale con il Brasile: il solo titolo nella storia per i Bleus
Due i cartellini rossi ricevuti: nel ‘98 e nella finale 2006. Un record negativo che divide con Rigobert Song
Il campione francese a uno degli incontri voluti dai suoi sponsor in giro per il continente che ospita il mondiale
lora, Zidane, che cosa fai adesso?». L’interprete traduce, il campione gli sussurra qualcosa. Risposta: «Sono qui con voi». Sorriso. Smarrimento del ragaz-
zino: qualcosa si è perso nella traduzione o era una battutona? Si va avanti così. Restano scolpite nella memoria: «Anch’io sono nato in un ghetto». «L’impor-
tante non è vincere, ma partecipare». «Sono molto colpito dal fatto che quando sono arrivato mi avete detto bonjour, magari imparerete a dirlo in tutte le lingue, anche in cinese. Già sapete l’inglese ed è un bel vantaggio, io non lo parlo, ma adesso andrò a scuola per impararlo». Domande sulla testata con cui ha concluso l’ultima coppa del mondo e la carriera? Nessuna. Il cerimoniale le sconsiglia, prima degli incontri qualcuno raccomanda ai bambini: «No Materazzi, please». E Zidane riparte, verso nuove avventure. Alla sera, quando non è allo stadio ad affossare qualche squadra, guarda la le partite alla televisione sudafricana, ed è una rimpatriata con i vecchi amici. Su un canale ci sono Paul Ince e Abedi Pelè, ingaggiati come commentatori a fianco del giornalista locale. Per qualche motivo hanno imposto loro di vestirsi alla stessa maniera. Questa: completo gessato scuro, camicia bianca accecante, foulard
Passa da cerimonie per under 12 a trombette in cui soffiare: ma è vietato parlare di Materazzi. E sono gaffe con l’inglese rosso papavero che fa pendant con il fazzoletto al taschino. Quando da un polso spunta il braccialetto d’oro il dubbio è se sia una puntata dei Sopranos d’Africa o un collegamento con Las Vegas per l’annuale raduno dei protettori. Sull’altra rete ecco Edgar Davids, con l’aria di uno che per tutta la vita ha giocato a pallamano e non capisce perché lo interpellino su questo sport praticato con i piedi. Finora non hanno azzeccato un pronostico e dimostrato di avere l’orologio fermo a prima della pensione. Esempio: «Tra Italia e Paraguay sarà la solita storia: i sudamericani tutti avanti con gioco spumeggiante e l’Italia a fare catenaccio puntando sulla sua forza in difesa». È dura la vita delle vecchie glorie, a ogni mondiale la Fifa e il circo mediatico le richiamano tutte in servizio, non importa se a quello precedente si erano fatte squalificare per doping o per una reazione da peggiori bar della banlieu. Gloria a Roberto Baggio per essere sparito nel suo cono di luce. Gli altri escono dall’ombra inseguendo titoli come fossero lanci smarcanti. Zidane ne ha già conquistati parecchi e non intende arrendersi. Resterà ancora qui: il 23 giugno è il suo compleanno. Happy birthday. Sì, grazie: anche a noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENERDÌ 18 GIUGNO 2010
COMUNE DI NAPOLI - SERVIZIO GARE D’APPALTO - ESTRATTO BANDO DI GARA - Servizio PRM Edifici Scolastici P.zza Municipio Napoli Tel. e fax 081.7955273-270 In esecuzione della Delibera di G.C. n.1862 del 18.11.09 e Determina Dirigenziale n. 13 del 26.4.2010 è indetto appalto, mediante procedura aperta, per i lavori di manutenzione straordinaria degli edifici scolastici di proprietà comunale ricadenti nella zona orientale della città- CIG: 0404332152 - CONTRATTO APERTO Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso determinato mediante ribasso su elenco prezzi (ai sensi dell’art.82 del D.Lgs. 163/2006) - Importo complessivo dell'appalto: euro 637.718,88 di cui euro 14.205,81 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso oltre IVA. Categoria Prevalente OG11 Classif. II Euro 379.100,63 - Categoria scorporabile e/o subappaltabile OG1 Euro 258.618,25 - Possesso abilitazione di cui alla Legge 46/90. I plichi contenenti l’offerta e la documentazione, con le modalità indicate nel bando integrale, dovranno pervenire entro le ore 12,00 del 22.07.2010-Bando integrale pubblicato sulla GURI n. 67 del 14.06.2010 - Responsabile del procedimento è l’ing. Sandro Braccini. Il bando integrale è reperibile sul sito Internet www.comune.napoli.it Il Dirigente dott. C. Scarici
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
COMUNE DI SALERNO Ai sensi del D.l.g.s. n. 163/’06 si rende noto: - che è stata espletata la gara relativa all’affidamento dei lavori di sistemazione idraulica del tratto vallivo terminale del fiume Picentino. Importo appalto (compresi oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso Euro 129.680,65) Euro 6.522.451,24 = CIG. 0367805249; - che l’affidamento dei lavori di cui trattasi è avvenuto mediante appalto pubblico con procedura aperta ai sensi dell’art. 55 comma 5 del D.Lgs. n. 163 del 12.04.2006 e s.m.i., da tenersi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ex art. 83 D.Lgs 163/’06; - che hanno presentato la propria offerta n. 19 imprese; - che sono state ammesse n. 15 imprese; - che aggiudicataria della gara è risultata l’Impresa R.C.M. COSTRUZIONI s.r.l. con sede in 84087 Sarno (SA), alla via Pioppazze, 81 - Partiva I.V.A. n. 01808910655, con il ribasso offerto del 37,517% sull’importo a base di gara e quindi per l’importo di Euro 4.124.075,50 oltre IVA. IL DIRIGENTE DEL SERVIZIO APPALTI CONTRATTI E ASS.NI Avv. Aniello Di Mauro
PROVVEDITORATO INTERREGIONALE PER LE OPERE PUBBLICHE CAMPANIA - MOLISE SEDE CENTRALE DI NAPOLI Via Marchese Campodisola n. 21 - Tel. 081/5692111 - Fax 081/5519234 STAZIONE UNICA APPALTANTE - ENTE DELEGATO DAL COMUNE DI TORRE ANNUNZIATA (CONVENZIONE N. 6826 DEL 20.03.2009) ESTRATTO BANDO DI GARA PER PROCEDURA APERTA S.U.A. 1. Ente Appaltante: Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche Campania - Molise. 2 Procedura di gara: Procedura aperta ai sensi dell’art. 55 del D.leg.vo 163/2006 e succ. mod. ed integr. 3. Appalto per l’affidamento in concessione della gestione, riscossione ed accertamento dei tributi comunali. 4. Importo complessivo a base d’asta Euro 4.500.000,00. 5. Data apertura offerte: 03.08.2010 ore 09,30. 6. Altre informazioni: riportate nel bando di gara e relativo disciplinare. 8. Il bando di gara è stato inviato per la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in data 9.6.2010 ed è stato altresì pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Serie V, n. 69 del 18.6.2010, nonchè sul sito www.serviziocontrattipubblici.it. IL PROVVEDITORE (Dott. Ing. Donato CARLEA)
STATO MAGGIORE DELLA DIFESA Ufficio Amministrazione Via XX Settembre , 11 – 00187 Roma. ESTRATTO AVVISO DI AGGIUDICAZIONE DI GARA (artt. 65 e 66 D.Lgs. n. 163/2006) Amministrazione aggiudicatrice: Stato Maggiore della Difesa – Ufficio Amministrazione, C.F. 80248290589, via XX settembre, 11 00187 Roma - Tel.- Fax 0039/06/46912482-2577 – e-mail: uam.contratti@smd.difesa.it Indirizzo internet: www.difesa.it; Tipo di procedura: Negoziata senza previa pubblicazione di un Bando di Gara, ai sensi dell’art.57, comma 2 lett. c) del D.Lgs. 163/06; Descrizione dell’appalto: Servizio sostitutivo di mensa mediante buoni pasto per le esigenze dello Stato Maggiore della Difesa; Numero di riferimento: Codice Identificativo Gara 0442118F4C; Data di aggiudicazione: 11/05/2010; Nome e indirizzo dell’aggiudicatario: Società E.P. S.p.A. - C.F./P.I 05577471005, Via Giuseppe Palumbo, 26 - 00195 – Roma; Valore finale totale dell’appalto: Euro 405.676,96 IVA compresa al 4%; L’avviso di aggiudicazione è stato pubblicato sulla G.U. 5^ serie speciale n.068 in data 16/06/2010, nonché sul profilo del committente e trasmesso alla Commissione della Comunità Europea in data 10/06/2010 per la pubblicazione sulla G.U.U.E. IL VICE CAPO UFFICIO E CAPO SERVIZIO AMMINISTRATIVO Ten. Col. ammcom.s.SM. Paolo COSTANZO
SERVIZIO SANITARIO REGIONE TOSCANA
SERVIZIO SANITARIO REGIONE TOSCANA
COMUNE DI VELLETRI
REGIONE DEL VENETO
(PROVINCIA DI ROMA)
UNITA’ LOCALE SOCIO SANITARIA n° 7 ESTRATTO BANDO DI GARA
CIG: 0496284A80
Ente per i Servizi Tecnico-Amministrativi di Area Vasta (AOU Careggi - AOU Meyer - Ausl 11 Empoli Ausl 10 Firenze - Ausl 4 Prato - Ausl 3 Pistoia)
Ente per i Servizi Tecnico-Amministrativi di Area Vasta (AOU Careggi - AOU Meyer - Ausl 11 Empoli Ausl 10 Firenze - Ausl 4 Prato - Ausl 3 Pistoia)
BANDO DI GARA PER ESTRATTO ESTAV Centro, con sede legale in V.le Michelangiolo, 41 – 50125 – Firenze, in esecuzione della deliberazione n. 167 del 04/06/2010, indice ai sensi del D. Lg.vo 163/06, mediante aggiudicazione per singolo lotto alla offerta economicamente più vantaggiosa, la seguente gara n.53/2010,”Procedura aperta per la fornitura triennale, articolata in n.5 lotti, di siringhe per insulina,aghi per penna e lancette pungidito, occorrenti alle aziende sanitarie territoriali dell’area vasta centro della Regione Toscana per un importo complessivo presunto di € 1.510.621,50 (IVA esclusa). Le offerte, redatte con le modalità previste dal Bando di Gara, inviato alla GUCE e alla GURI il giorno 04/06/2010 dovranno pervenire entro il termine perentorio del giorno 15/07/2010 alle ore 12.00 al seguente indirizzo: Estav Centro – S.S. Acquisizione farmaci e diagnostici – via di San Salvi, 12 palazzina 13 – 50135 Firenze (orario 9 – 13, sabato escluso). Gli atti di gara possono essere visionati sul sito internet www.negotia.datamenagement.it. Responsabile del Procedimento D.ssa Antonietta Ferrara. e-mail antonietta.ferrara@estav-centro.toscana.it tel.055/6263857 fax 055/6263443. Coordinatore del Dipartimento ABS Dott.ssa Paola Renna e-mail: paola.renna@estav-centro.toscana.it IL DIRETTORE GENERALE: (Dr. Luciano Fabbri)
BANDO DI GARA PER ESTRATTO ESTAV Centro, con sede legale in Viale Michelangiolo, 41 – 50125 Firenze, in esecuzione della deliberazione n. 166 del 03/06/2010 indice, mediante aggiudicazione con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, la seguente gara: “Procedura aperta per la fornitura in service, di un sistema di disinfezione delle superfici per via aerea tramite perossido di idrogeno stabilizzato e complessi d’argento atomizzati occorrenti alle Aziende Sanitarie ed Ospedaliero-Universitarie dell’Area Vasta Centro della Regione Toscana (Gara n. 64/2010) – Durata contrattuale di 3 anni con eventuale proroga fino ad una massimo di 6 mesi”, per un importo presunto pari ad € 225.000,00 I.V.A esclusa, soggetto a ribasso, costi di interferenza pari ad € 0,00. Le offerte economiche, redatte con le modalità previste dal Bando di Gara, inviato alla GUUE il giorno 04/06/2010, dovranno pervenire entro il termine perentorio delle ore 12,00 del giorno 22/07/2010 al seguente indirizzo: ESTAV CENTRO – S.S. Acquisizione Farmaci e Diagnostici – Via di San Salvi 12- Palazzina 13 - 50135 Firenze. Gli atti di gara possono essere visionati sul sito internet: http://negotia.datamanagement.it/estav-centro. Per ulteriori informazioni rivolgersi al responsabile del procedimento: Dr.ssa Antonietta Ferrara antonietta.ferrara@estav-centro.toscana.it tel. 055 626-3857 – 3606-3554. Il Direttore Generale: DR. LUCIANO FABBRI
È indetta gara a procedura aperta per l’affidamento del servizio di assistenza all’autonomia e alla comunicazione in favore degli alunni con disabilità. Si applica l’art. 20 del D. Lgs. 163/2006. Servizio finanziato con fondi di bilancio comunale. Importo a base d’asta: Euro 18,20 / ora oltre IVA. Durata appalto: dal 15.07.2010 al 31.12.2011. Importo complessivo: Euro 755.937,00 oltre IVA. Aggiudicazione: criterio offerta economicamente più vantaggiosa. Termine presentazione delle offerte: 29.06.2010 ore 12.00. La gara sarà esperita il giorno 30.06.2010 alle ore 10.00 presso l’Ufficio dei Servizi Sociali in Via della Neve, 3 - Velletri (RM). Bando di gara e capitolato possono chiedersi a: Comune di Velletri - Ufficio Servizi Sociali tel. 06/96101 - 204-205-206 - fax 06/96155377 o visionati all’Albo Pretorio del Comune di Velletri e sui siti: www.comune.velletri.rm.it e www.regione.lazio.it. IL DIRIGENTE II SETTORE: dott.ssa Rossella Prosperi
CITTÀ DI CASTELMAGGIORE
(Provincia di Bologna) AVVISO DI AGGIUDICAZIONE - CIG 044579165D
Affidato la gestione del servizio anticipato, posticipato e tempo lungo scuole materne, elementari e scuola media - settembre 2010 - giugno 2012. Offerte pervenute n. 2 Ditta aggiudicataria: Società Cooperativa Dolce con sede in via Cristina da Pizzano n.5 - 40133 Bologna, importo contrattuale Euro 279.097,50 oltre I.V.A. Castel Maggiore, 03.06.2010 Coordinatore Servizi alla Persona: Dr. Fabrizio Mutti
Questa Amministrazione indice una procedura aperta, ai sensi dell’art. 3, c. 37, del D.Lgs n. 163/2006, per l’affidamento dei lavori di realizzazione di una struttura Hospice in Comune di Vittorio Veneto, per un importo complessivo di Euro 2.945.000,00. Aggiudicazione all’offerta economicamente più vantaggiosa. Termine di ricezione delle offerte: ore 12.00 del 23/07/2010. Bando di gara pubblicato sulla GURI il 14/06/2010. I documenti di gara sono disponibili sul sito www.ulss7.it. Per informazioni rivolgersi al Servizio Tecnico dell’ULSS n.7 – Tel. 0438/663521. IL RESP. DEL SERVIZIO TECNICO Ing. Valter CELEGA
GARA N. 219/DG/10 ERRATA CORRIGE La Compagnia Trasporti Pubblici S.p.A., con sede legale in Napoli alla via Ponte dei Francesi, 37/e - 80146, rettifica che la suddetta gara, avente ad oggetto la fornitura di pneumatici nuovi e ricostruiti con servizio di assistenza, sarà aggiudicata mediante procedura aperta, anzichè procedura ristretta come scritto nella testata del 09/06/2010. Il Direttore Generale (ing. Giuseppe Fiorentino)
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Mea culpa Capello: “Arriva la vera Inghilterra” Oggi compie 64 anni, con l’Algeria conferma Green. E attacca il pallone: “Il peggiore di sempre” DAL NOSTRO INVIATO ENRICO SISTI DURBAN apello aveva 21 anni quando Paul McCartney, un tipo molto appassionato di calcio (è tifoso dell’Everton), scrisse «When I’m 64». Oggi Don Fabio, per i suoi tifosi molto poco «fab» in questo momento, compie 64 anni ma era quasi impensabile che ne parlasse davanti alla stampa. È un uomo schivo, a modo suo, e andando avanti negli anni sta scoprendo dentro di sé persino tracce di umiltà: «Anche gli allenatori possono sbagliare». Alla vigilia del match con l’Algeria, Capello pensa ancora alla partita mezza buttata contro gli Stati Uniti per non aver capito («mi assumo tutte le responsabilità del caso») che il problema era sulle fasce, con due «mostri della lacuna» come Milner e Lennon troppo impauriti e con WrightPhillips affranto dal timore reverenziale: «Prima del match mi erano sembrati gli undici più in condizione. Volevo più concen-
Girone D
Girone C
Girone C
Port Elizabeth ore 13.30
Johannesburg ore 16
Città del Capo ore 20.30
GERMANIA-SERBIA
C
Neuer 1 Lahm 16 Mertesacker 17 Friedrich 3 Badstuber 14 Khedira 6 Schweinsteiger 7 Mueller 13 Ozil 8 Podolski 10 Klose 11
1 6 20 5 3 10 4 7 14 17 15
Stojkovic Ivanovic Subotic Vidic Kolarov Stankovic Kacar Tosic Jovanovic Krasic Zigic
SLOVENIA-USA S. Handanovic Brecko Suler Cesar Jokic Birsa Koren Radosavljevic Kirm Dedic Novakovic
1 2 4 5 13 10 8 18 17 14 11
1 6 15 5 3 10 4 13 8 17 14
Howard Cherundolo DeMerit Onyewu Bocanegra Donovan M. Bradley Clark Dempsey Altidore Buddle
Arbitro: Undiano (Spa)
Arbitro: Coulibaly (Mal)
diretta: Sky Mondiale1
diretta: Sky Mondiale1
IN CAMPO ANCHE SLOVENIA E STATI UNITI Oggi si completa il secondo turno del gruppo C La Slovenia, in testa al girone, ha la chance di qualificasi: deve battere gli Stati Uniti
to: aggressività: «Oggi dobbiamo applicarci meglio e attaccare di più», riconosce Gerrard. Da capitano Stevie G annuncia un cambio di formazione che Capello invece protegge: «Siamo contenti di poter salutare il ritorno fra noi di Gareth Barry, un giocatore
trazione, ai mondiali si vince rispettando le proprie caratteristiche». Quelle dell’Inghilterra di Capello, sbeffeggiata in patria e paragonata alle vecchie nazionali del classico «palla lunga e pedalare», si riassumono in un concet-
molto importante per gli equilibri della squadra». Barry dunque giocherà davanti alla difesa per consentire proprio a Gerrard di non sfinirsi nei ripiegamenti. Sul contestato pallone dei Mondiali Capello ha le idee chiare: «Jabulani è il peggiore pallone
che abbia mai visto in vita mia. Terribile per giocatori e portieri perché è impossibile seguirne la traiettoria». Sarà anche per questo che Green sarà confermato nonostante la papera («Tutti meritano una seconda possibilità»). Dopo aver mugugnato per le in-
INGHILTERRA-ALGERIA Green Johnson Carragher Terry A. Cole Barry Lennon Lampard Gerrard Heskey Rooney
12 2 18 6 3 14 7 8 4 21 10
16 2 3 4 5 8 13 19 21 15 11
Chaouchi Bougherra Belhadj Yahia Halliche Lacen Matmour Yebda Kadir Ziani Djebbour
Arbitro: Irmatov (Uzb) diretta: Rai1 - Sky Mondiale1
gerenze di Beckenbauer sul cattivo gioco inglese, il ct si prende una piccola rivincita su quella Germania che l’Inghilterra potrebbe ritrovarsi agli ottavi: «Gioca solo sul filo del fuorigioco». Intanto c’è l’Algeria: «Fanno un sacco di gol». Capello, che sostituirà King con Carragher, lascia una possibilità a Defoe. E Rooney? «Sta benissimo, preoccupatevi d’altro…». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Germania-Serbia è un test verità Sudafrica-Messico Uruguay-Francia Sudafrica-Uruguay Francia-Messico
1-1 0-0 0-3 0-2
Argentina-Nigeria Corea Sud-Grecia
1-0 2-0
Argentina-Corea Sud Grecia-Nigeria
4-1 2-1
Class.
P G V N P Gf Gs
Class.
P G V N P Gf Gs
Uruguay Messico Francia Sudafrica
4 4 1 1
Argentina Corea Sud Grecia Nigeria
6 3 3 0
2 2 2 2
1 1 0 0
1 1 1 1
0 0 1 1
3 3 0 1
0 1 2 4
2 2 2 2
2 1 1 0
0 0 0 0
0 1 1 2
5 3 2 1
1 4 3 3
1-1 0-1
Serbia-Ghana Germania-Australia
0-1 4-0
Class.
P G V N P Gf Gs
Class.
P G V N P Gf Gs
Slovenia Inghilterra Usa Algeria
3 1 1 0
Germania Ghana Serbia Australia
3 3 0 0
oggi
1 1 1 1
1 0 0 0
0 1 1 0
0 0 0 1
1 1 1 0
0 1 1 1
1 1 1 1
1 1 0 0
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0 0 1 1
4 1 0 0
0 0 1 4
oggi Germania-Serbia domani Ghana-Australia
Slovenia-Usa Inghilterra-Algeria
23-6 Slovenia-Inghilterra Usa-Algeria
22-6 Nigeria-Corea Sud Grecia-Argentina
22-6 Messico-Uruguay Francia-Sudafrica
Inghilterra-Stati Uniti Algeria-Slovenia
I video mondiali per ipad
& Il portiere
23-6 Ghana-Germania Australia-Serbia
Marchetti e lo Jabulani “Vi spiego perché è il pallone peggiore” Il presidente Figc
Olanda-Danimarca Giappone-Camerun Class.
2-0 1-0
P G V N P Gf Gs
Olanda Giappone Camerun Danimarca
13 13 30 00
1 1 1 1
1 1 0 0
0 0 0 0
0 0 1 1
2 1 0 0
0 0 1 2
Italia-Paraguay N.Zelanda-Slovacchia
1-1 1-1
Costa d’Av.-Portogallo Brasile-Corea del Nord
0-0 2-1
Honduras-Cile Spagna-Svizzera
0-1 0-1
Class.
P G V N P Gf Gs
Class.
P G V N P Gf Gs
Class.
P G V N P Gf Gs
Italia Paraguay Slovacchia N. Zelanda
1 1 1 1
Brasile Portogallo Costa d’Av. Corea Nord
3 1 1 0
Cile Svizzera Honduras Spagna
3 3 0 0
1 1 1 1
0 0 0 0
1 1 1 1
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1 1 1 1
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2 0 0 1
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Camerun-Danimarca
20-6 Slovacchia-Paraguay Italia-N. Zelanda
20-6 Brasile-Costa d’Av. 21-6 Portogallo-Corea N.
21-6 Cile-Svizzera Spagna-Honduras
24-6 Danimarca-Giappone Camerun-Olanda
24-6 Slovacchia-Italia Paraguay-N. Zelanda
25-6 Portogallo-Brasile Corea N.-Costa d’Av.
25-6 Cile-Spagna Svizzera-Honduras
domani Olanda-Giappone
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Abete e il mal di gol “Segniamo poco ma non siamo i soli”
PORT ELISABETH — Ora tutti vogliono capire quanto valevano per davvero quei quattro gol. Quanti i meriti di una Germania spietata, quanti i demeriti di un’Australia versione giardinetti. La partita con la Serbia sarà un esame di maturità per la squadra multietnica di Loew, snobbata da tutti i pronostici e improvvisamente schizzata tra le favorite. La squadra di Antic, inciampata col Ghana e costretta a fare punti, sarà soprattutto l’occasione per chiudere subito il discorso qualificazione. «La Serbia non mi fa paura e noi possiamo ancora migliorare dal punto di vista della qualità del gioco» ha detto Oliver Bierhoff. Loew dovrebbe schierare la stessa formazione che ha schiantato i simpatici socceroos. (b.f.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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No vuvuzelas
Arresti in Cile
Brasile in 3D
Giudici speciali
La vuvuzela è entrata anche nello Yankee Stadium, il tempio del baseball Usa, ma è stata subito sequestrata. Divieto di accesso per le trombe anche a Wimbledon
La vittoria del Cile contro l’Honduras, un successo che al Mondiale mancava da 48 anni, ha scatenato troppo entusiasmo in patria: 81 arresti per disordini nella festa
Grazie a un accordo con la FIFA, anche i match Brasile-Costa d’Avorio e Portogallo-Brasile saranno visibili in 3D nelle sale del circuito The Space Cinema
Tre anni di carcere a un nigeriano trovato con 30 biglietti rubati a Pretoria. In Sudafrica sono stati istituiti 56 tribunali speciali per i crimini commessi durante il Mondiale
Nel primo mondiale giocato in casa, le nazionali del continente nero faticano a ripetere le imprese del passato: Nigeria e Sudafrica quasi fuori, Camerun e Algeria sono partite con una sconfitta Un intero popolo si aggrappa a Eto’o e Drogba per non gettare via l’occasione DAL NOSTRO INVIATO BENEDETTO FERRARA PRETORIA eoni indomabili? Aquile super? Macché. Cala, cala. Altro che carismatiche visioni da savana e da cieli africani. Semmai puoi prendere lo scatto dell’orso Yogi e le strategie vincenti di Willy il coyote e allora forse ti fai un’idea di cosa stia succedendo ai fenomeni del continente, quelli che corrono più che altro negli spot che la tv sudafricana ti rifila in loop dall’alba al tramonto e oltre finché ce n’è. Eto’o, Drogba, Pienaar e gli altri. Loro, i padroni di questa terra. Loro, per la prima volta in un mondiale sull’erba di casa. Che bella occasione. No. Che occasione buttata dal finestrino di un campionato in corsa. Nigeria quasi fuori. Sudafrica pure. Il Camerun che perde col Giappone, la Costa d’Avorio che delude, il Ghana che vince la prima ma senza esaltare nemmeno per un attimo, l’Algeria che fa anche un po’ tristezza.
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La festa e l’attesa schiacciate dai risultati. Polemica per l’arbitro della partita dei Bafana Ma come? Qui c’è mezzo continente a rischio sfratto. Ma che fine ha fatto il calcio che aveva sorpreso il mondo coi suoi muscoli e le sue idee giocate sul ponte che attraversava il millennio? Il Camerun del mitico Milla e dell’esuberante N’Kono. La Nigeria che nel ’94 per poco non rispedisce a casa Sacchi, il Senegal del santone Bruno Metsu, quello coi capelli metal e l’anima da filofoso errante, quello che poi si è convertito all’Islam. Quante storie vissute, sofferte e gridate nell’attesa del primo mondiale africano. E poi? Poi ecco che già alla seconda partita del girone il “Pretoria News” ti spedisce in prima pagina un titolone molto triste e parecchio umido: «Alluvione di lacrime». E il Sudafrica che galleggia a fatica nel pianto di questa festa appena cominciata e già finita. O quasi. Le polemiche sull’arbitro circolano nell’aria, ma resta il fatto che i Bafana bafana hanno deluso una nazione che se ne stava ai loro piedi a sognare chissà cosa. E il Camerun di Eto’o? Stai a vedere che aveva ragione Roger Milla, fenomeno di longevità calcistica (a 42 anni l’ultimo gol mondiale nel ’94) e simbolo dei leoni quando erano indomabili per davvero. Milla aveva scatenato un dramma collettivo dicendo che Eto’o alla nazionale dava meno di quanto elargito tra blaugrana e nerazzurro. Che affronto. E che fatica convincere l’attaccante a non lasciare quella maglia e magari a non portarsi via pure il pallone. Però, intanto, Milla nel ’90 ar-
Lacrime
papere &
Non ci sono più Indomabili ora l’Africa teme il tracollo rivò ai quarti (sconfitta con l’Inghilterra ai supplementari) dopo aver battuto perfino l’Argentina. E mentre i leoni invecchiavano, iniziavano a spiccare il volo le aquile. Amokachi, Amunike, Oliseh: negli Usa, agli otta-
vi, la Nigeria quasi supera l’Italia ma poi sbatte contro due invenzioni di un genio chiamato Baggio. Una bella sorpresa, comunque. Come il Senegal del 2002, quello di Diouf e Papa Diouba Diop, che tira sotto anche la
Francia, danzando un calcio feroce fatto di muscoli e creatività. Un sussulto potente, schiantato dalla Turchia nei quarti, e quindi perso per strada nel semideserto degli anni che seguono. E allora, comunque, succede che
anche stavolta qualcosa accadrà, anche se la più forte, l’Egitto (vincitrice della Coppa d’Africa) non c’è. Però con tutti questi fenomeni globalizzati non puoi mica restare deluso. E invece così pare. Tra una Nigeria spenta e i Bafana bafana in lacrime, non resta che sperare in un assolo di Eto’o o in un colpo di Drogba per salvare la faccia delle africane in Africa, quelle che rischiano di assistere al resto dei giochi in tv. Dove loro, negli spot, corrono e segnano per davvero. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Senderos ko
Scommesse
Squalifiche
Marcatori
Il difensore della Svizzera Philippe Senderos, ex Milan, oggi al Fulham, si è infortunato alla caviglia in uno scontro fortuito con un compagno: salterà le gare con Cile e Honduras
Per la Snai, l’Argentina diventa la prima favorita (quotata a 5,50). La Spagna sale da 5,50 a 6,00, come il Brasile. Fiducia all’Italia: la quota scende ancora, da 14 a 12
Una giornata di squalifica per l'attaccante Tim Cahill dell’Australia (espulso contro la Germania) e il portiere del Sudafrica Itumeleng Khune (“rosso” contro l’Uruguay)
Higuain in testa, è anche il favorito dei bookies ora. 3 reti: Higuain (Argentina) 2 reti: Forlan (1 rig., Uruguay) 1 rete: 31 giocatori Autoreti: 2
La notte dei portieri: se la palla è un Ufo Un torneo segnato dai clamorosi errori dei n.1. Tutta colpa dello Jabulani? DAL NOSTRO INVIATO MAURIZIO CROSETTI JOHANNESBURG na perfida tivù sudafricana sta ricostruendo al computer le papere mondiali, usando gli omini del lego. Campetto, pallone che va dove vuole, portiere che viceversa va dove non vorrebbe, replay, stacco in studio e gran risate dei conduttori, due che a occhio non piglierebbero al volo neppure il tram, figurarsi lo Jabulani. La scenetta si ripete ormai con sinistra regolarità, e alla classica fauna africana tra leoni e karibu, gazzelle e gnu si va aggiungendo, appunto, la papera. (Forse non tutti sanno che si chiama in questo modo dal lontano 1912, quando il citì azzurro Umberto Meazza commentò così gli errori del portiere di riserva Vittorio Faroppa, dopo la sconfitta per 3-4 contro la Francia a Torino: «El Vittorio stava in porta con i piedi larghi che pareva una papera»). In testa alla classifica dei numeri uno con i piedi palmati (ah,
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Eppure secondo una statistica nelle prime 16 partite solo il 34% dei tiri ha centrato la porta quanti rimpianti per l'assenza di Dida), rimane ancora ben saldo l'inglese Green: contro gli Usa, quella palla avvelenata gli è sfuggita come un bagnoschiuma. Non meno goffi i suoi colleghi di Algeria (contro la Slovenia), Corea del Nord (contro il Brasile), Messico (contro il Sudafrica, più che altro per le grottesche uscite), Paraguay (contro l'Italia), Spagna (contro la Svizzera) e Nuova Zelanda (contro la Slovacchia), mentre Nigeria e Grecia si sono scambiate i favori. Il repertorio dell'errore è vasto: si va dal pallone che sfugge (Green, appunto) a quello che manco si acchiappa per sbaglio
Gli sbagli decisivi
Algeria-Slovenia Il portiere algerino Chaouchi manca la presa sul tiro dello sloveno Koren a 10 minuti dalla fine: l’errore costa l’1-0
Italia-Paraguay A beneficiare di un clamoroso errore del portiere anche l’Italia, in gol grazie all’uscita a vuoto di Villar su calcio d’angolo
Brasile-Corea Nord Dopo aver retto un’ora contro il Brasile, il portiere nordcoreano sbaglia posizione e spalanca la porta al gran tiro di Maicon
Girone B GRECIA - NIGERIA 2-1 GRECIA (3-5-2) Tzorvas 6 — Vyntra 6, Kyrgiakos 6, Torosidis 6.5 — Tziolis 7, Papadopoulos 6, Papastathopoulos 5 (36’ pt Samaras 6.5), Karagounis 6.5, Katsouranis 6.5 — Salpingidis 7, Gekas 6.5 (34’ st Ninis sv). NIGERIA (4-4-1-1) Enyeama 6 — Odiah 6, Shittu 5.5, Yobo 5.5, Taiwo 6 (10’ st Echiejile sv, 32’ st Afolabi sv) — Uche 6.5, Etuhu 6, Haruna 6, Kaita 4.5 — Yakubu 6 — Odemwingie 6 (1’ st Obasi 5.5). Arbitro: Ruiz (Col) 6. Reti: 16’ pt Uche, 44’ pt Salpingidis, 26’ st Torosidis. Note: espulso Kaita al 33’ pt. Ammoniti Papastathopoulos, Tziolis, Samaras, Obasi. Spettatori 45.000 circa.
NAVI IN BOTTIGLIA DAY AFTER
GABRIELE ROMAGNOLI
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ome ogni mattina la prima persona che incontro uscendo dall’albergo è un tizio che staziona ansioso davanti al negozio di liquori all’angolo, aspettando l’apertura. Ma oggi è un altro giorno: fino a ieri ingannava l’attesa cantando, inneggiando ai bafana bafana, al grande condottiero Parreira e al capitano Mokoena. E’ cambiata la musica, adesso si aggira sbraitando: «I bafana bafana sono merdacce!» (il labiale conferma: «Bafana Bafana shit!»), «Parreira torna in Brasile!» e, manco fosse un boero: «Dovremmo giocare soltanto a rugby». Una sera sbagliata capita a tutti, ma quella del Sudafrica ha spazzato via l’epopea della speranza. Al capitano Mokoena, che a 11 anni scappò dallo slum assaltato dai giustizieri bianchi vestito da bambina, dicono che, di fronte a Forlan, si è comportato da femminuccia. All’allenatore brasiliano, fin qui lodato per la compostezza, rinfacciano la freddezza e rimproverano: è facile vincere quando hai Ronaldo e Ronaldinho. I più cinici, consapevoli che le magie dello sport sudafricano, più che gli atleti, le fa Mandela, domandano: «Dov’era Madiba?». Al funerale della nipote. Poi, se non succederà un miracolo, dovrà partecipare anche a quello del calcio sudafricano. Il negozio di liquori alza la serranda, il suo mattutino cliente si rasserena: domani si gioca a rugby. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La disperazione di Green in Inghilterra-Usa (Fouazi Chaouchi, algerino), dalla posizione sbilenca (Ri Myong Guk sul tiro a effetto di Maicon) alla svirgolata (Enyeama, il nigeriano che pure fin qui era sembrato uno dei più bravi). Anche noi italiani dobbiamo ringraziare la cattiva stella dei portieri, che pure ci ha prematuramente strappato Buffon: senza il buco
del paraguaiano Villar, non sarebbe stato facile venire a capo della serataccia. Com'è noto, campioni e brocchi, sfigati e recidivi danno tutti la colpa al pallone, ultima creatura dello sponsor: per progettarlo, si sono ispirati al fagiolino magico che fece felici i bimbi di mille anni fa, o forse a uno strano giocat-
tolo sferico lanciato sul mercato a metà degli anni Settanta; si chiamava "la palla pazza che strumpallazza". L'oggetto che il brasiliano Julio Cesar ha definito «da supermercato» e Capello «il peggior pallone della storia del calcio», può essere responsabile di alcune papere ma non di tutte: i limiti tecnici sono evidenti. La nuova palla è leggerissima, praticamente di gomma, e nell'aria rarefatta di Johannesburg vola come un ufo. Vero. Peccato che certi erroracci si siano visti anche a livello del mare (l'amico paraguaiano, a Città del Capo era quasi in spiaggia). Eppure, una statistica del Guardian riferisce che solo il 34% dei tiri durante le prime 16 partite ha centrato la porta. Dunque, la palla pazza è una iattura per tutti. Come ovviare? Con la tecnologia, avrà pensato il portiere australiano Schwarzer. Così si è fatto montare una speciale videocamera su specialissimi occhialini, per filmare il pallone e riprodurne al computer le traiettorie. Risultato: ne ha presi quattro dai tedeschi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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DONNA SLAM
PAOLO ROSSI L nuoto italiano è sempre più Pellegrini-dipendente. Ieri, a Pescara, Federica ha dato un altro segno - della sua forza, consapevolezza e classe - al tradizionale meeting «Sette Colli» dove ha vinto i 400 stile libero impiegando 4:03.12. Un tempo che sembrerebbe lontano un’eternità dal suo re-
Federica Pellegrini in carriera ha vinto tutto: Olimpiadi, Mondiali ed Europei. Detiene i record del mondo di 200 e 400 sl. Dopo la morte di Castagnetti ha scelto come allenatore Stefano Morini
Record obiettivi e podi
I
A Pescara 400 velocissimi: “Non ci credevo”. Ed oggi la sfida con la Filippi cord del mondo (3.59.12). Invece è un tempo importante. Perché sono cambiate le cose, dal 2009 (Roma, Mondiali al Foro Italico) ad oggi: i costumi sono ritornati «normali», sono stati aboliti i famosi body tecnologici in plastica. Ed infatti i record del mondo sono scomparsi dalle piscine. Già quest’informazione spiegherebbe l’ottimo risultato cronometrico della veneziana, ma bisogna aggiungere anche che Federica è appena tornata da un lavoro in altura, dai 2300 metri di Sierra Nevada, dove ha lavorato duramente. Un risultato quindi sorprendente. Quasi da record del mondo, esagerando ma non tanto. Tanto è vero che l’aneddoto più gustoso della giornata è stato lo scambio di sguardi tra lei ed il coach Stefano Morini che le forniva le indicazioni. «Mi ha rivelato di aver avuto dubbi sulle
Pescara 2009 Il 27 giugno 2009, ai Giochi del Mediterraneo di Pescara, stabilisce il record dei 400 (4:00.41): crisi di panico superate.
Roma 2009 Mondiali di Roma, luglio 2009: Federica Pellegrini nuota i 400 in 3:59.15, prima donna al mondo, poi vince anche i 200 sl.
Budapest 2010 L’obiettivo della stagione: gli Europei di agosto. La star azzurra s’è prefissata di fare i 400 sl in 4:02.01, possibile che faccia meglio.
Finita l’era dei super body Federica è sempre la n.1 Solita Pellegrini, miglior tempo dell’anno mie informazioni - racconta il tecnico - non credeva ai passaggi che stava effettuando, tanto da pensare che non avessi gli occhiali». La piscina di Pescara le piace, e le porta fortuna. È qui che nel 2009 (Giochi del Mediterraneo) stabilì un record del mondo nei 400, dopo le crisi di panico dell’inverno precedente. Non c’è dubbio allora che l’unica star del nuoto italiano sia la Pellegrini. Al momento l’olimpionica oscura tutti, dimostrando di aver trovato la sua
strada, un suo equilibrio che non riesce a nessun altro a livello mondiale, Michael Phelps compreso. Tutti, in questo 2010, stanno tirando il fiato. Non Federica Pellegrini. La numero uno del nuoto italiano, perso prematuramente Alberto Castagnetti, ha trovato in Stefano Morini il degno successore nel segno della continuità ed ha alzato il livello della posta. Ha aggiunto, non tolto: da tempo ha annunciato, senza tanti fronzoli, di volere anche i 100 e gli 800 sl in vista di Londra 2012. Pro-
prio oggi si cimenterà nella gara di fondo, dove dovrebbe incrociare un’Alessia Filippi «in una sua personale fase di crescita» come dice il suo tecnico Butini. Esperimenti. Movimenti. Tramonti. L’Italia del nuoto si muove, ma il perno resta questa ragazza bionda, tosta e pura, sempre sincera nell’analisi delle gare, anche quando vanno male, ma non ieri: «Mi sono piaciuta. Sono carica di lavoro, ho fatto una gara in progressione. Va benissimo così». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Basket, Milano ko Siena vede il titolo UNA finale scudetto senza storia, con tutto il rispetto per Milano. Siena vince 88-75 sul campo dell’ Armani Jeans ed ora è sul 3-0, già al match-point del suo quarto titolo consecutivo. Ieri s’è giocato per la prima volta a Milano e l’Armani ci teneva a fare bella figura contro la favoritissima Montepaschi. Ma Stonerook e compagni hanno steso la banda di Bucchi sin dall’avvio, con un vantaggio di 21 punti già nel primo quarto (32-11). Alla fine Romain Sato ne farà 23. Domani si replica: ultimo round?
In breve Milan
Cellino libera Allegri ora la firma è vicina MILANO — Il Cagliari libera senza chiedere indennizzi Massimiliano Allegri, da settimane allenatore designato del Milan. A giorni l’accordo coi rossoneri sarà ufficiale. CICLISMO — Giro di Svizzera, a Gesink (Ola) la sesta tappa ed anche la testa della classifica. MOTO — Oggi le libere a Silverstone del gp di moto senza Valentino Rossi. PALLANUOTO —Finale scudetto donne: Fiorentina-Catania 7-5 (2-2). Domenica la bella. LONDRA 2012 — Sarà Danny Boyle, regista di The Millionaire, il direttore artistico della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra. GOLF— Via stanotte allo US Open a Pebble Beach. Tiger Woods cerca di difendere il n.1 mondiale, in campo i due Molinari.
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Mattino
Domenica
L’Aquilaa
Nuvoloso tra Nord e tirreniche centrali, con piogge e rovesci su ovest Sardegna, medio-alta Toscana, centroest Liguria, Emilia, medio-basso Triveneto e localmente tra Piemonte e Val d'Aosta. Discreto altrove. Minime in calo al Sud. Venti tesi tra SO e NO.
Instabile tra Nord, Toscana e Marche con fenomeni diffusi in lento assorbimento da Nord, neve dai 1500/1800m. Piogge anche tra Pontino ed alta Calabria in estensione serale a dorsale e adriatiche, discreto altrove. Temperature in calo. Venti tesi ciclonici.
ROMA Cam C Campo Campobasso mp b ss s Napoli Potenza
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Pomeriggio
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Rovesci e temporali su Nord, tirreniche centrali, Sardegna e localmente sul medio adriatico, poche nubi altrove. In serata il maltempo raggiunge anche il basso versante tirrenico, migliora invece in Sardegna. Massime in calo. Venti sino a tesi occidentali.
LUNA
Disco in luce
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19 GIU 26 GIU
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Età 6 giorni
Mattino: La perturbazione dei giorni scorsi si allontana verso Est favorendo una mattinata discreta su gran parte del Paese. Cieli pertanto in prevalenza poco o parzialmente nuvolosi, seppur con maggiori addensamenti su bassa Sardegna, Spezzino, Pontino, Appennino centrale, alta Campania, ma soprattutto Alpi e Prealpi orientali, ivi con possibili residui piovaschi. Minime in ascesa al Sud, stabili al Centro-Nord. Venti deboli-moderati da NO, da SO sul Ligure.
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Alghero Ancona Aosta Bari Bologna g Bolzano Brindisi Cagliari g Campobasso p Catania Catanzaro
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INDICE UV
Pomeriggio: Ancora cieli poco o parzialmente nuvolosi su buona parte dell'Italia, salvo addensamenti a tratti più consistenti su dorsale, Alpi e basso versante adriatico. Piogge e locali rovesci attesi su Alpi, Prealpi centro-orientali ed Appennino, in locale sconfinamento su versante adriatico ed ioniche settentrionali. Discreto in serata, salvo nuovi piovaschi su Abruzzo, Triestino, Spezzino ed alta Toscana. Massime in ascesa al Nord. Venti moderati tra NO e SO.
0-2
Basso
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Moderato
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Pisa Potenza Reggio C. Rimini Roma Fium. Roma Urbe Torino Trento Trieste Venezia Verona
8-10 Molto alto
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S Salonicco c cc Atene ne
Malaga
Come si gioca: Completare il diagramma in modo che ciascuna riga, colonna e riquadro 3x3 contenga una sola volta tutti i numeri da 1 a 9.
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le soluzioni su www.repubblica.it
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Piogge e rovesci sparsi su adriatiche, dorsale e basso versante tirrenico, in assorbimento entro sera a partire da nord sino a variabilità asciutta. Bello al Nord, discreto sulle Isole. Temperature in ascesa al Nord, in calo al Sud. Venti tesi tra NE e ONO.
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NEL MONDO Oggi
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Pagamento in 36 rate senza interessi, a partire da 32€/mese IVA esclusa. In caso di recesso anticipato sono dovute le rate a scadere. Offerta valida solo con linea telefonica fissa Telecom Italia.
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