New Entry Magazine - Edizione di Bergamo del 5 Giugno 2021

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Anno 27 - N°05 del 04/06/2021 - www.newentrymagazine.it - redazione@newentrymagazine.it - Per la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti

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New Entry il Giornale della Gente New Entry Magazine

Fondato nel 1994

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pag. 5 L’educazione e il rispetto pag. 6 Ritrovarsi pag. 7 Intrecci Indossolubili pag. 8 Rufus: il cane Molfetta pag.10 Fregola Sarda pag.11 Anch’io ho una passione pag.12 La donna alcolista pag.18 Il tempo fugge... pag.20 Silenzio e Solitudine pag.24 L’inconsapevole sorriso pag.26 Intervista a Marisa Petrillo pag.30 Dimcho Debeljanov

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pag.34 SPECIALE VALLE IMAGNA pag.52 Intervista a Arianna Gatti pag.56 Informatica: SmartWatch pag.62 In libreria “Janet”

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NEW ENTRY MAGAZINE il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.

Anno 27 - N°06 del 17/05/2021 www.newentrymagazine.it New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrymagazine New Entry Television

I NOSTRI CONTATTI

redazione@newentrymagazine.it bergamo@newentrymagazine.it brescia@newentrymagazine.it

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Editoriale

L’EDUCAZIONE E IL RISPETTO VALGONO PIÙ DI QUALSIASI COSA! Prima di lanciarsi nel vuoto, la piccola ha lasciato due lettere sulla scrivania: una ai genitori, scusandosi per il gesto; l’altra ai compagni di classe, con una frase emblematica, “adesso sarete contenti”. Quando la finirete? Quando finirete di mettervi in due, in tre, in cinque, in dieci contro uno? Quando finirete di far finta che le parole non siano importanti, che siano “solo parole”, che non abbiano conseguenze, e poi di mettervi lì a scrivere quei messaggi – “troia di merda”, i vostri “figlio di puttana”, i vostri “devi morire”. Quando la finirete di dire “Ma sì, io scherzavo” dopo essere stati capaci di scrivere “non meriti di esistere”? Quando la finirete di ridere, e di ridere così forte, quando passa la ragazza grassa, quando la finirete di indicare col dito il ragazzo “che ha il professore di sostegno”, quando la finirete di dividere il mondo in fighi e sfigati? Che cosa deve ancora succedere, perché la finiate? Che cosa aspettate? Che tocchi al vostro compagno, alla vostra amica, a vostra sorella, a voi? Molti adolescenti hanno deciso di rompere con la vita. Bisogna stare molto attenti a quello che si dice, ma pure a quello che non si dice perché le responsabilità non sono mai legate solo a chi compie il gesto. Rimangono a destare le coscienze quei giovani ai quali è stato rapinato tutto, perfino i sogni, quelli che in vita dovevano fare la differenza. Quando un giovane non ha più capacità di vivere, quella sofferenza che assale diventa morte che abbatte la vita senza possibilità di una richiesta di aiuto... Forse è così, perché i silenzi dell’anima tormentata non fanno rumore, relegano all’angolo più buio... Quando una ragazzina di dodici anni prova a buttarsi di sotto, non è solo una ragazzina di dodici anni che lo sta facendo: siamo tutti noi. E se una ragazzina di quell’età decide di buttarsi, non lo sta facendo da sola: una piccola spinta arriva da tutti quelli che erano lì che non hanno visto, non hanno fatto, non hanno detto. A peggiorare questo fenomeno ci hanno pensato le evo-


EDITORIALE

luzioni tecnologiche dove con un tasto della tastiera si può provocare tanto dolore. Parole lanciate come frecce affilate che fanno male, tanto male che posso causare gesti irrimediabili da chi ne è vittima. Ciò che c’è oggi nell’web è devastante: facebook, Instagram e soprattutto Tik Tok sono una concentrazione di volgarità, sporcizia e maleducazione che, se non stiamo attenti, travolgono i nostri ragazzi con i loro messaggi insulsi in un tunnel senza fine che li disorienterà a tal punto di non capire il confine tra il bene e il male. E poi noi. Noi genitori, sì. Noi che i nostri figli sono quelli capaci di scrivere certi messaggi. Quando la finiremo di chiu-

dere un occhio? Quando la finiremo di dire “Ma sì, ragazzate”? Quando inizieremo a spiegare ai nostri figli che la diversità non è una malattia, o un fatto da deridere, quando inizieremo a non essere noi i primi a farlo, perché da sempre non sono le parole ma gli esempi, gli insegnamenti migliori? La maleducazione ha pervaso la nostra vita e serve urgentemente una ritrovata coscienza che deve partire da dentro di noi per una significativa presa di posizione a favore di uno stile di vita equilibrato. Ciò che conta è l’onestà, la dignità, la coscienza delle persone, nient’altro! Gianluca Boffetti

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Riflessioni

RITROVARSI L’emozione di risentire anche solo la voce di una persona amica che da molti anni non si vede o ci si sente, è veramente particolare, quasi indescrivibile. Lo stato d’animo che vorrei esprimere è pieno di ricordi che solo grazie ad un nome e dalla voce della persona amica che si ritrova dopo tanto tempo, mi ha permesso di far riaffiorare una serie di immagini che erano custodite nel mio cuore, che non sono state mai dimenticate, ma solo conservate per poi, come poco tempo fa, essere ricordate. E già, il famoso detto “il mondo è proprio piccolo” secondo me ha un fondo di verità, perché grazie ad una serie di circostanze e ad un’amica, ho ritrovato una mia compagnia di scuola delle scuole elementari e medie con cui si è condiviso, insieme ad altri coetanei, una parte della nostra giovane età. A volte ti rendi conto come la vita e le sue rispettive decisioni che ci mette di fronte, ci allontani da alcune persone e poi, così ad un tratto, quasi per magia, ti permetta di ritrovarle. E già, io ho ritrovato una compagna di classe con cui mi sono sempre trovato d’accordo, una ragazza piena di vitalità e gioia. Con lei ho avuto modo di sentirla per circa quindici minuti per telefono, che mi ha dato modo di ritornare indietro nel tempo, come

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quando si era seduti tanti anni fa tra i banchi di scuola. Ma come la vita insegna, su quei banchi ognuno di noi ha vissuto momenti felici e a volte tristi, ma ci hanno cresciuto fino ad esser quello che siamo. Certo quando si esce dal mondo scolastico ognuno di noi prende strade diverse, creando un naturale allontanamento che permette ad ognuno di noi di imparare e crescere per diventare “adulto” nella vita di tutti i giorni. Anche in altre occasioni nell’arco della mia vita ho avuto modo di rivedere persone che non si frequentava più, e l’emozione del ritrovarsi e ricordare insieme i bei momenti trascorsi, è una cosa bellissima. Penso che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, gli sia capitato di rivedere un vecchio amico e con lui, entrare nel mondo dei ricordi. E già, i ricordi… sono proprio quelli che ci mantengono vivi, nel bene e nel male, sono quelli che ci danno la forza di andare avanti e fare sempre di più per gli altri e per se stessi. Quando si ha l’occasione di rivedere dopo molto tempo un amico, il nostro cuore manda alla nostra mente, l’esperienza più bella che abbiamo conservato nell’arco del tempo, per farci ricordare subito chi ha rappresentato per noi stessi, l’amico ritrovato. E quindi, il tempo scorre sempre veloce, ma spero di cuore di emozionarmi e rivivere momenti indimenticabili sempre di più, quando in futuro ritroverò altre persone amiche. F.


Riflessioni

RITORNO A CASA... ...e tre giorni possono essere abbastanza per vivere dentro un abbraccio. Avvolta dall’affetto di tanti parenti e amici, rassicurata dai ricordi mai troppo lontani di un paesino che contiene ancora vivide le immagini della mia adolescenza, oggi sono ritornata a casa con mille emozioni sulla pelle. E altrettanto grande arrivi il mio ringraziamento a tutte le care persone incontrate, alle colazioni e aperitivi pagati prima che me ne accorgessi (infatti ho deciso di tornare con più frequenza); e ancora ai miei parenti, che mi hanno costretta a ingurgitare deliziosi manicaretti (ai quali manderò la fattura per i mesi che dovrò pagare al nutrizionista, per perdere i chili messi). E, ironia a parte, un particolare grazie a chi mi ha riconosciuta e chiamata per nome e cognome, dopo almeno quarant’anni di lontananza. Mi sono pure montata la testa, dicendomi durante il viaggio di ritorno, che evidentemente ero rimasta identica a quella ragazzina che cantava con Tommaso e Company...e alla quale i ragazzetti correvano dietro. Poi ho dovuto lasciare in autostrada le illusioni e ammettere che di tempo ne è passato tanto, che il caro Tommaso non c’è più e...che nessun ragazzo mi correva dietro. A metà tra ricordi e realtà la consolazione: che i vicoli e le stradine sembrano aver conservato i miei passi, i miei sentimenti e le mie gioie. Il tutto me lo porto dietro con me...in attesa di ritornare. Pinella Gambino

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Riflessioni

INTRECCI INDISSOLUBILI

Mi piace andare al lavoro con i mezzi pubblici. Non fosse che impiego il doppio del tempo, lo farei tutti i giorni. Mi piace farmi trasportare: non devo concentrarmi sulla guida, sul traffico nervoso che mi disturba. Guardo fuori dal finestrino, mi immergo nella musica, lascio fluire i pensieri. Mi piace guardare la vita che scorre, le persone che si muovono, ognuno nella sua vita, diretto verso qualche attività, qualche meta. Mi chiedo come siano le loro vite, cosa facciano. La navetta va. Costeggia un bel parco, poco frequentato a quest’ora. Passa una donna in bicicletta, un signore anziano porta a spasso il cane. In lontananza qualcuno corre. Vita quieta alla mia sinistra, ma so bene cosa c’è alla mia destra, anche se non sto guardando da quella parte. C’è la camera mortuaria dell’ospedale. Una strada separa questi due mondi così diversi. È facile immaginare cosa accada là, ora, mentre qui la normalità scorre. Questa è la vita, intrecci indissolubili. La navetta procede. L’oboe del concerto di Benedetto Marcello è una colonna sonora che mi avvolge e accompagna il mio spirito contemplativo mattutino. Scendo in compagnia di un’umanità varia e mi avvio verso la mia giornata. sguardiepercorsi 07


BEST FRIENDS FOREVER

RUFUS: IL CANE DI MOLFETTA “E così te ne sei andato via....con la tua profonda discrezione e dignità ..sei stato il cane di Molfetta il cittadino modello da cui tanti avrebbero dovuto forse prendere esempio, ci hai insegnato il valore della libertà, il rispetto x la vita, il coraggio di affrontare le tempeste e la cattiveria il silenzio che urla al cuore ci hai insegnato a VIVERE dolce RUFUS. Ci sarà un vuoto immenso lì in stazione dove ultimo tra gli ultimi avevi deciso di vivere. Certamente ti cercheremo ancora li, ora potrai correre libero dalla fatica dell’età in un prato verde....e forse sentirai ancora il rumore dei treni Ciao creatura stupenda ci mancherai x sempre... I volontari della lega nazionale per la difesa del cane Con queste parole semplici e profonde è stato ricordato Rufus, il cane randagio denominato “cittadino modello di Molfetta. Quando comparve in città era un cucciolone e da subito è diventato amico di tutti, un vero e proprio componente della comunità grazie al suo carattere tranquillo e docile. Aveva uno spirito libero, non è mai stato possibile cercargli un’adozione, quindi viveva in stazione in piena autonomia e indipendenza. Era impossibile portarlo da un’altra parte tanto è vero che le visite e i controlli dei veterinari venivano eseguiti sul posto. Tutti hanno rispettato la sua libertà. Lo conoscevano tutti; gironzolava tra i negozianti e giocava con i bambini ma il fatto più curioso è che partecipava, sempre in prima fila, a tutte le manifestazioni pubbliche. Ultimamente respirava male, era affaticato a causa anche dei suoi 14 anni di vita. Anche il Sindaco di Molfetta l’ha voluto ricordare con delle splendide parole: “È stato il fedele compagno della nostra città. Custode dei sentimenti veri, dell’amore sincero e 08

incondizionato, come solo i cani sanno fare. Tutti sanno che i cani sono esseri autentici, speciali. Ma Rufus era il più speciali di tutti. Amato da tutti noi, da tutti i molfettesi”. E non solo, il Sindaco ha deciso di conservare le ceneri per metterle vicino ad un monumento che verrà realizzato presso la stazione, luogo in cui l’amico a quattro zampe aveva scelto di vivere.



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aggiustare di sale e pepe, buttare la pasta per la cottura. Verso fine cottura della pasta aggiungere le cozze. Servire in cocottine monoporzione. Dal blog: www.cucinarecreare.it A presto, Anna

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Riflessioni

ANCHE IO HO UNA PASSIONE! Hey, ciao a tutti! All’inizio delle storie di solito si parla un po’di se ma sinceramente non c’è tanto da dire: mi chiamo Eleonora Valeggi e ho 13 anni, quasi 14. Vado a scuola, tra poco affronterò un esame importantissimo per la mia vita e se lo supero andrò alle superiori. Ho una migliore amica, abito con i miei genitori e con mio fratello Giorgio; ho 4 cani e 2 tartarughe, sono bassa ma mi va bene così e basta. STOP! Fine. Come avevo detto non c’è molto da dire però una parte di me la conoscono in pochi, perché solo le persone che ti voglio bene hanno la capacità di entrarti dentro e scoprire il tuo mondo (caspita sembro una poetessa, ma non lo sono e non preoccupatevi). Come stavo dicendo, ho una mia parte che resta, o cerca, di restare sempre nascosta solo che piano piano cresce sempre di più, insieme a me: si tratta della DANZA. Già, io amo la danza, amo danzare, amo tutto quello che riguarda la danza. Nessuno mi vede mai ballare (eccetto i miei familiari e la mia migliore amica) per 2 ragioni fondamentali: 1= sono moooolto timida 2= ho moltissima paura del giudizio degli altri. Io non ho mai avuto questa stupida paura del giudizio delle alle altre persone, però me l’hanno fatta venire. Volete sapere come? Ok ok, ve lo svelo. Semplicemente la storia è iniziata alle elementari (parlo della paura non della passione). Quando i miei compagni hanno iniziato a prendermi in giro, a bullizzarmi per come mi comportavo o per come mi vestivo ho smesso di essere me stessa, nascondendo la vera Eleonora dietro un muro, barricato da lacrime e urla. La storia poi è continuata anche alle medie e solo pochi giorni il mio 12º compleanno la Ele che avevo abbandonato in un angolino del mio cuore, è uscita ed è ritornata. Però la paura resta uguale, devo solo trovare qualcosa, o magari qualcuno, che riesca a farmela

passare. Ora però parliamo della danza! La mia passione per la danza è nata circa 9 anni fa proprio a caso. Sì,a caso. Ho inizialmente iniziato a ballare davanti allo specchio (come tutte ) e poi i miei genitori mi hanno iscritto a fare danza classica all’oratorio del mio paese. Dopo qualche anno ho smesso perché ho capito che danza classica non faceva per me. Ho iniziato a fare altri sport, o meglio a provarli, ma nessuno mi ha mai appassionato come la danza. Ho sempre continuato a ballare davanti allo specchio e in ogni momento della mia giornata. Ogni volta che sento una canzone ballo, ma se non sono in pubblico. Se sono in pubblico e sento, per esempio, la mia canzone preferita dentro la mia testa parte una coreografia pazzesca ma il mio corpo resta normale. Una volta, però, mi è successo che ero al supermercato ed è partita la mia canzone estiva preferita e, senza controllarmi, ho iniziato a fare delle mosse di ballo, però, naturalmente, in modo ABBASTANZA controllato. Tutto ciò per dirvi che a chi mi dice di continuo che non amo veramente la danza, che non è una vera passione ecc… bhe miei cari… vi sbagliate! La danza è tutto per me e lo sarà per sempre. Anche perché con la danza io esprimo tutta me stessa, anche la Eleonora che per molto è rimasta nascosta. Non abbiate mai paura di mostrarvi per quello che realmente siete e non arrendetevi mai. Credete sempre nei vostri sogni e nelle vostre passioni. Un bacio. Eleonora Valeggi 11


ASSOCIAZIONE ALCOLISTI ANONIMI

LA DONNA ALCOLISTA

“A quel tempo Marty, donna molto attraente alle soglie dei quarant’anni aveva molto credito presso giornali, mentre viaggiava per il Paese per conto della sua Commissione Nazionale di prevenzione dell’alcolismo. I ritagli di giornale cominciarono ad arrivare al Quartier Generale di A.A.: Marty era spesso fotografata di faccia e identificata come un A.A.” L’8 marzo si è festeggiato l’anniversario della scomparsa per le donne che erano al lavoro. Dà li ogni anno la festa della donna è un omaggio a noi per ciò che siamo al mondo. Siamo lavoratrici o casalinghe, siamo mogli oppure single, siamo madri oppure no ma siamo quelle che se mai decidiamo di scioperare il mondo si fermerebbe. Tuttavia c’è un altro tipo di donna. L’alcolista. La donna alcolista deve combattere perché su di lei grava la vergogna. Sia di sè stessa ma soprattutto del mondo sociale. Essere delle donne alcoliste è per la società quasi uno scarto. la donna alcolista vive in solitudine senza poter condividere quanto male fa ad essere tale. Perché si dà per scontato che essa debba essere una brava moglie tutta precisa, una madre perfetta, sempre attenta, educando al massimo i propri figli. La donna alcolista si nasconde ancora. Per la paura e la vergogna. Allora più che farvi gli auguri voglio dirvi grazie per avermi trasmesso il messaggio. Perché appena che si fa una chiamata la prima cosa che si pensa è “ci sarà una donna?”. È attraverso il coraggio di chiedere aiuto che ave-

te avuto un gruppo e io ero tranquilla perché non ero l’unica. Forte e coraggiose eravate nei gruppi a parlare dei vostri fondi. E se oggi mio figlio ha una madre sobria che non ha conosciuto la mamma alcolista attiva è grazie alle vostre testimonianze. Grazie per quelle donne degli anni passati che erano davvero uniche e da sole contro una società dove non era ammissibile che una donna bevesse, forti da entrare in gruppo AA. E allora grazie ad AA, alle nostre meravigliose tradizioni, in particolare la terza che ci dà la possibilità di stare in AA senza vergogna dove raccontare le nostre esperienze, i nostri sogni. È davvero unica e magica la nostra associazione. Continuano a trasmettere il nostro messaggio attraverso la buona volontà nel fare servizio per essere di aiuto a tutte le donne che hanno bisogno ancora. Continuate a stare unite perché tanto c’è da fare. Desidero fare i migliori auguri a tutte quante continuano a non avere paura di rompere l’anonimato per aiutare un’altra amica alcolista in sofferenza. Buone 24 ore.

Numeri utili Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it Per riunioni on line consultare il sito https://www.aa-arealombardia.it/ certificato ANAMMI n. N946

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Riflessioni

Riflessioni

I SOGNI NON FINISCONO...

LA PAURA

Tanto tempo fa, un uomo mi regalò un mazzo di rose rosse...erano tantissime e le mie braccia non riuscivano a contenerle, così come il cuore non reggeva quella felicità improvvisa. Credere di avere trovato l’Amore, quello fatto di due occhi verdi che ti guardano come se tu fossi il sole, è il sogno irragionevole di ogni donna...già, irragionevole e impossibile, come pensare che vivrai in eterno o che il sole non sorgerà domani. Così il sogno svanì e le rosse persero miseramente i petali...ma c’era qualcosa di più forte che avrebbe resistito al tempo e al disamore. Era l’incantesimo dei giorni attraversati con la passione, impossibile da cancellare, era il castello di sabbia che nel ricordo non riusciva a crollare, che aveva inciso a sangue il marchio sull’anima. E le vibrazioni e quelle suggestioni avevano creato squarci impossibili da rimarginare...e come ragnatele restavano attaccate al petto. Pinella Gambino

Niente come la paura ci costa così tanto e nello stesso tempo è completamente priva di valore. L’emozione più antica e più forte dell’uomo è la paura... quella dell’ignoto. La paura è come il vento, spezza, rompe, piega, sradica. Per resistere sono indispensabili radici profonde, ideali, valori morali. Chi ne è privo si scontra con enormi difficoltà, incapace di affrontare l’ignoto e di superarlo con le sue forze. Io non so cosa devo fare per affrontarla, penso di aver capito cosa non devo fare. Per prima cosa, non devo usare forza, è inefficace, si ottiene il risultato contrario, e non devo odiare. La paura, come ogni emozione ci insegna qualcosa e se oggi non riesco a superare l’esame, chissà, forse un giorno ci riuscirò. Conosci te stesso per non trovarti impreparato nelle situazioni impreviste ed imprevedibili. Darina Naumova

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ANIME NEL VENTO

SORRISO GENEROSO Si è spento a Remedello Mario Compagnoni dell’associazione San Cristoforo. Per lui un pensiero

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DAMMI AMORE E IN CAMBIO AVRAI AMORE

Un saluto, ringraziamento vorrei rivolgere a Mario improvvisamente, derubato della vita. Volontario generoso dell’associazione San Cristoforo ha saputo donare se stesso con fervido ardire, con dedizione assoluta. Sorriso generoso, passo rapido mani protese, erano il suo motto. Infiniti i pensieri, intrecciati nei molteplici viaggi accompagnati, dalla speranza dall’arte del donare, senza riserve. Anche per te un grazie, per essere stato presenza viva e tenace in un tratto di cammino, chiamato vita. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste Ed è Poesia

“Quel sottile filo di nuvole” E nonostante...vivi in quel silenzio dove l’abitudine ti rende schiavo, dove sussulti e brividi si son spezzati, anche le certezze si son fatte ombre dietro lo sguardo muto della luna, assorta, veglia sonni confusi e il suo mendicar d’amore dilegua le palpebre Diafano è ora il volo... mutevole è il divenir di fiati di melanconici fantasmi senza nome. Vacilla anche ogni ragione plausibile restando docile ad osservare la mutazione del cielo oltrepassando il confine. Eppure l’avanzare sospinti dal vento o perdersi immergendosi in gocce di pioggia d’una pozzanghera ha solo un filo sottile di nuvole sospeso a mezz’aria a cambiarne il finale. Rosa Leone

L’immagine del bambino musicista triste è stata classificata come uno degli scatti più commoventi della storia moderna. Questa foto è stata scattata al bambino brasiliano (Diego Frazzo Turkato) 12 anni, che suona con il violino al funerale del suo insegnante, il brano musicale preferito del defunto Prof che lo ha salvato dall’ambiente di povertà e criminalità in cui viveva. In questa immagine, l’umanità parla con la voce più alta del Mondo: Dammi una rosa, ti regalo una rosa Dammi un’arma, dopo uccido con quell’arma. Dammi amore in cambio dò amore a tutti. Non puoi insegnare a un bambino a suonare uno strumento e ti ucciderà con un coltello. Coltiva l’amore, la bontà in un bambino e raccoglie amore, bontà e costruisce una grande civiltà,una grande nazione.. Web 15


Riflessioni

MAGGIO: È STATO IL MESE DELLA MADONNA Non a caso la Chiesa cattolica ha dedicato a Lei questo mese assolato, amorevole, caldo, colorato e sorridente, mese di nascita e rinascita, mese di speranza. “Noi tutti siamo bambini che si sono persi con le sue piccole gambe nell’enorme tempio di Dio”. Oscar Wilde E in questo immenso “tempio” abbiamo bisogno di qualcuno per dirigerci, aiutarci, consolarci e sostenerci. In modo visibile ed istruttivo il sacerdote della chiesa parrocchiale di Ponte San Pietro ha spiegato che gli strumenti per orientarci, i nostri sostegni, quelli senza i quali non possiamo attraversare la propria strada di vita per raggiungere la meta sono i seguenti: 1/Intelletto, per disperdere l’oscurità e per aiutarci a guardare e a vedere, al di là dagli inganni e autoinganni. 2/ Sapienza, per sapere chi siamo, dove e perché, per discernere il bene dal male e non per-

mettere al male che è fuori di noi di svegliare quello che è dentro di noi. 3/ Scienza, è passato il tempo quando la scienza e la religione venivano considerate opposte e inconciliabili. “La scienza afferma quello che la fede sa da tempo”, 4/ Consiglio, non ci serve una conoscenza quando non siamo capaci di applicarla nella nostra vita personale. Un buon consiglio nei momenti di difficoltà si può rivelare salvifico. 5/ Fortezza, una cosa di cui abbiamo bisogno tutti, anche i più forti e potenti nei determinati periodi della nostra esistenza. 6/ Pietà, anche se avessimo un intelletto perfetto ed infallibile, senza pietà e misericordia ci saremmo trasformati in mostri. 7/ Timor di Dio, aggiungerei, rispetto, fiducia e gratitudine. Senza questi non abbiamo diritto di chiamarci persone umane. In tutto questo Lei ci aiuta, altrimenti non ci saremmo riusciti, saremmo sprofondati sempre di più, disperati e frustrati. E invece abbiamo tanta voglia di riuscire perché se dobbiamo citare di nuovo Oscar Wilde: ”Tutti siamo nel fango ma qualcuno guarda verso le stelle”. Darina Naumova

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QUESTO È IL MIO NOME di Micky

Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.

Leonardo

Il nome Leonardo e il suo corrispettivo femminile Leonarda deriva dal nome longobardo Leonhard. Questo è composto dai termini di origine germanica levon il cui significato è “leone” e hard il cui significato è “coraggio, forte”. Il significato del nome Leonardo può essere quindi inteso come “leone coraggioso” oppure come “forte come un leone”. A contribuire alla diffusione di questo nome fu, in primo luogo Leonardo di Noblac, un santo di origini franche vissuto nel V secolo. In Inghilterra, invece, sarebbe stato introdotto dai normanni ma diffuso solo nel XIX secolo. Il nome si diffuse, in seguito, anche grazie alla fama di Leonardo da Vinci, pittore, architetto, inventore e scultore del Rinascimento. Onomastico Si festeggia il 6 novembre in onore di San Leonardo, abate di Noblac in Francia che visse nel VI secolo. È patrono di Campobasso oltre che dei carcerati, degli agricoltori, dei fabbri e dei fruttivendoli. Viene invocato, in generale, per fa-

cilitare i parti. Caratteristiche del nome Chi porta il nome Leonardo o Leonarda è una persona che ama la vitalità. Di conseguenza, ama viaggiare, incontrare nuove persone e scoprire oggetti inusuali. Si destreggia bene negli sport e in tutte quelle attività dove la curiosità è un’arma vincente. Vive la sua vita con pienezza ed entusiasmo. Inoltre, ama la bella vita anche se non si prodiga più di tanto per viverla. Origine: germanica Parola chiave: vitalità Corrispettivo femminile: Leonarda Varianti maschili: Lionardo Ipocoristici maschili: Leo, Nardo Numero portafortuna: 2 Colore: Bianco Pietra Simbolo: Diamante Metallo: Oro Onomastico: 6 novembre Segno zodiacale corrispondente: Gemelli (Fonte: ilgiardinodegliilluminati.it)

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Il tempo fugge a velocità diverse

Misterioso, quasi dispettoso, si potrebbe dire, il tempo con noi: scorre veloce quando vorremmo avanzasse lento e al contrario sembra infinito quando ci piacerebbe passasse rapido. La percezione del tempo, si sa, è legata ad un insieme di fattori che ci fanno apparentemente percepire una misura del tempo diversa in ogni diversa situazione. Questo periodo di tempo sospeso, che ancora non è tornato alla completa normalità, ci ha fatto riflettere su quanto di solito non ce lo godiamo, il nostro tempo. Chi è perennemente di corsa per le mille incombenze quotidiane lo sente inafferrabile, sempre troppo rapido rispetto alle proprie esigenze e vorrebbe spesso giornate di quarantotto ore anziché ventiquattro. Chi vive in solitudine passa invece ore e giornate interminabili e purtroppo gli riesce comprensibilmente difficile cogliere ciò che di positivo ci può essere anche nella vita solitaria. Ormai quasi nessuno ha la possibilità di gestire il proprio tempo in tranquillità, in armonia con i ritmi della propria persona, intesa come fisico e spirito, e tantomeno in sintonia con la natura. Eppure per qualche mese abbiamo dovuto adattarci ad un tempo rallentato, quasi immobile, difficile da vivere, tra paure e incertezze del presente e più ancora del domani. Abbiamo trascorso settimane interminabili, reinventandoci passatempi manuali o intellettuali, scoprendo o riscoprendo attitudini piacevoli, rilassanti, creative. Ci eravamo ripro-

TRATTORIA

I TIGLI

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posti di mantenerle, nel limite del possibile, anche dopo l’emergenza, ma il ritorno alla “quasi normalità” ci ha fatto presto dimenticare molti dei buoni propositi fatti: in certi casi per reali motivi, in altri per memoria corta, quasi forse per tentare inconsciamente di cancellare in un battibaleno tutto ciò che riguarda un periodo nero. Da ogni esperienza negativa però nasce sempre qualcosa di bello, ed è proprio per questo che dovremmo saper trarre anche da eventi tragici la voglia di ricominciare a sognare e realizzare i nostri sogni. L’emergenza covid, come altre esperienze dolorose che capitano un po’ a tutti nella vita, ci può insegnare a cogliere ogni attimo, il famoso “qui e ora”. Ecco allora che il tempo può diventare un vuoto prezioso da riempire col meglio di noi, senza perderne, di “tempo”, magari solo per lamentarci, per pigrizia, per paure esagerate.. Ognuno ha infatti dei talenti da sfruttare ed è un dovere morale non tenerli nel cassetto. Non sono mai fine a se stessi: se siamo soddisfatti, se ci sentiamo realizzati, viviamo più felici e trasmettiamo felicità a chi vive con noi, perché in molti casi le nostre passioni coinvolgono direttamente o portano beneficio anche agli altri…è una catena di quelle belle, da non spezzare. Olfi Ornella


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A TERNO D’ISOLA, L’ANGOLO DELLA BONTÀ In pasticceria serve passione, arte e creatività. Lo sa bene Giuseppe Rosace, titolare della Pasticceria, Caffetteria, Gelateria “L’angolo della bontà” di Terno d’Isola il quale ci ha voluto inviare alcune fotografie delle sue creazioni...

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Riflessioni

Riflessioni e Citazioni sul Silenzio e la Solitudine Ci sono momenti della vita in cui la solitudine è pesante perché non è voluta: ti succede per un tragico lutto, per un abbandono, ma anche per una delusione o perché ti senti incompresa e quindi, comunque, sola. Però la solitudine è importante e può essere una grande opportunità per un percorso interiore, profondo e creativo. Allo stesso modo, anche il silenzio è necessario per ascoltare la nostra voce interiore, senza distrazioni e condizionamenti esterni. Questo tema è stato affrontato da tanti personaggi illustri ed anche da psicologi e psicoterapeuti. Ho raccolto alcune riflessioni e citazioni che ritengo utili per coloro che vogliono intraprendere il difficile cammino che viene definito sinteticamente con la frase: “Conosci te stesso” (cosa che non dovremmo mai dare per scontata...) (Piera) “Nel silenzio si crea la magica dimensione dell’ascolto del nostro ritmo interiore. Nell’isolamento è più facile ascoltare i propri pensieri ed elaborarli”. “La solitudine confina con territori che possono aiutarci ad esprimere meglio la nostra identità”. (Psicoadvisor) “La solitudine fa maturare la creatività, l’arte, la poesia”. (Thomas Mann) “La solitudine è per lo spirito ciò che il cibo è per il corpo”. (Seneca) “L’onda delle parole è sempre sopra di noi, ma ciò che è profondo rimane in silenzio”. “Grande cantore è colui che canta i nostri silenzi”. “Datemi il silenzio ed io sfiderò la notte”. “La poesia è la saggezza che incontra i cuori”. (Kahlil Gibran - Aforismi) “Amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore che durerà tutta la vita”. (Oscar Wilde) “... il tempo che avete è limitato, non sprecatelo vi20

vendo la vita di qualcun altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore...” - “... Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare...” Steve Jobs dal discorso ai laureandi all’università di Standford) “Fidatevi dei sogni, perché in essi è nascosto il passaggio verso l’Eternità”. (Kahlil Gibran – Il Profeta) “Disporre di un solo corpo e di una breve vita... che ingiusto limite! La mia mente è assetata di Eternità!” Piera Masoch Ed è Poesia

“Amicizia” Un’equazione del bisogno, spesso erroneamente confusa con l’altruismo. Bellissima barchetta a due posti, talvolta persino tre, quando la superficie dell’acqua rimane calma e il tempo è buono... rigorosamente ed unicamente ad un posto solo, non appena l’acqua s’increspa con le prime onde il cielo rabbuia. Enrico Savoldi

“Sigaretta” Una sigaretta... la fumi gustando ogni attimo, la calma giunge, per un lungo istante ma presto volerà via, come una rondine, nel cielo di primavera. Una sigaretta... Oscuri pensieri, lacrime soffocate da... una sigaretta. Erminia Bertulessi da Bergamo


RIDIAMOCI SOPRA

Una biondina lavora alla reception di una banca del seme. Una sua amica un giorno le chiede in cosa consista esattamente il suo lavoro e lei risponde: “Oh... è molto semplice. Sono alla reception e quando arriva un donatore lo saluto e lo faccio accomodare in una delle stanzette e aspetto. Quando esce lo accompagno alla porta e lo saluto dicendo: “Arrivederci... e grazie di essere venuto!” “Mamma, ma non aspettiamo papà per mangiare?”. “Se avessi aspettato tuo padre, tu non saresti mai nato!”. Fra lui e lei dopo alcuni anni di matrimonio l’idillio è finito. Lui non fa altro che ricordare le doti della propria mamma: “Come è brava lei a fare da mangiare. Come è brava lei a tenere dietro alla casa, come è brava lei a essere economa, ecc”. Stanca di questa solfa, ormai sull’orlo di un esaurimento nervoso, va a sfogarsi dalla sua miglior amica, che le consiglia: “Tu devi battere tua suocera nel campo dove lei non può competere... a letto! Fatti trovare con un bel completino sexy e vedrai che funzionerà... sei ancora giovane e bella!”. Alla ragazza il consiglio piace molto, per cui la sera prepara la camera da letto come un’alcova:

luci soffuse, candele anziché la luce elettrica, rose rosso scuro sparse per la casa con profumi inebrianti. Per sè ha comprato un completo nero, di pizzo, molto ridotto e sexy. L’atmosfera è molto intrigante. All’ora prevista arriva il marito dal lavoro e vedendo l’ambiente esclama: “Cara, come mai tutto questo scuro? Non sarà successo qualcosa alla mamma?”. “Dottore, ho un problema: mangio una mela... e cago una mela! Mangio un panino... e cago un panino ! Mangio un biscotto... e cago un biscotto!! Dottore, cosa posso fare?”. “Mangi un po’ di merda!”. Epitaffio sulla tomba di un malato di insonnia: “Sono guarito!”. Il padre: “I tuoi studi mi costano un occhio della testa!”. Paolo: “Ringrazia il cielo, papà, che sono uno di quelli che studiano poco”. Gli uomini sono come i cessi, quando li cerchi non li trovi mai. Quando li trovi sono sempre occupati. Se li trovi liberi sono in uno stato pietoso!

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L’AUTRICE DEL MESE di Laura Gorini

LE FAVOLE DI NONNA ELFA Storie di oggi e di ieri

Ogni bambino e ogni bambina merita di trascorrere del tempo insieme ai suoi genitori. E, in particolare, che a turno entrambi leggano loro delle favole. Io ho avuto la fortuna non solo di addormentarmi, ancora molto piccina, con la voce di mia madre, che mi leggeva storie, ma anche di ascoltarne alcune nate dalla sua fervida fantasia. Ricordo ancora come se fosse ieri, anche se sono passati quasi 40 anni, i momenti trascorsi con lei, prima di abbandonarmi al mondo dei sogni, popolati di splendidi amici, che lei mi presentava nelle sua favole. E oggi alcune di esse sono a disposizione di tutti grazie alla pubblicazione per la Edigiò de Le Favole di Nonna Elfa. Potete solo immaginare che cosa ho provato io a rileggere su un quadernetto, annotate con la sua calligrafia arrotondata, quei racconti che mi emozionavano e mi facevano addormentare serena. Sono state emozioni talmente forti che ho deciso di riprenderle in mano, di batterle al computer e di farle illustrare dal mio compagno di vita Damiano Conchieri, che è un abile illustratore e

fumettista. Il risultato scaturito ha convinto la brava e accorta Viviana Sgorbini, editrice della Tomolo Edigiò, che mi ha proposto la pubblicazione. Per mia madre Mariella Fabbri, in arte Nonna Elfa, nomignolo che le ho affibbiato io, sebbene non sia ancora nonna, per via delle sue orecchie leggermente a punta, grande è stato lo stupore appena le ho dato la lieta notizia: infatti, mai e poi mai, avrebbe pensato che le sue favole, scritte appositamente per me, potessero un giorno essere pubblicate. Ed è sulla scia di questa gioia che ha ripreso in mano alcune storie scritte tanti anni fa, non ancora pubblicate, e che ha ricominciato a scriverne altrettante. Ovviamente anche per la felicità dei bambini e delle bambine di oggi, che possono deliziarsi dei suoi racconti. Semplici e genuini, come quelli di una volta. Le Favole di Nonna Elfa sono disponibili nei migliori store online, nelle migliori librerie indipendenti di tutta Italia e sul sito ufficiale della Edigiò: www.edigioedizioni.com

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Racconti

L’INCONSAPEVOLE SORRISO Si sarebbero sfogliate le ore come quelle di un mazzo mescolato di fretta e senza interesse. Era il primo capodanno nella sua nuova casa, finalmente. Certo mancavano ancora delle sedie, qualche scaffalatura, poche tende, ma adesso somigliava a una casa abitata e, soprattutto, alla sua casa. Peccato che fosse solo piena di sé, delle sue cose, dei suoi libri e dei suoi film posti in ordine maniacale, dei suoi cibi biologici, delle sue diapositive troppo stanche per essere proiettate, dei suoi spartiti vecchi quanto basta per essere suonati guardandoci attraverso. Allora Paolo decise di uscire, senza macchina: è strano godersi la città alle 5 del pomeriggio la sera di S.Silvestro, gli vennero in mente strofe confuse di una poesia di Lorca che la sua insegnante di Spagnolo ripeteva spesso, con malinconia e occhi lucidi a stemperare le parole. I negozi erano vuoti, le luci sembravano finalmente brillare solo per se stesse. Rumore di passi, odore per le strade di cibi succulenti e dai coiffeuer gli ultimi spruzzi di lacca per voler immortalare movimenti indimenticabili di un anno passato troppo frettolosamente. Comunque tra pochi giorni sarebbe andato via, lontano, finalmente una classe tutta sua, anche se solo per 6 mesi, anche se in un paese alpino lontano e sempre con la neve: a lui

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piaceva, bastava essere lontano, bastava essere. La testa si dimenava in pensieri aggrovigliati, ma i piedi no, non erano confusi. Andavano certi, dritti nei luoghi dei suoi anni, senza che lui apparentemente lo volesse ma non faceva niente per impedirlo. Allora passò davanti all’ospizio dove anni prima per pochi mesi andava regolarmente a trovare le persone anziane e le venne in mente Rosaria, la signora che non camminava più, ma con le parole sapeva andare dove nessun aereo lo avrebbe mai portato. Poi il lavoro, i viaggi per il dottorato, gli avevano fatto perdere le tracce e quando la ritrovò era troppo tardi. Ancora camminava e Lucca gli sembrava non più scura e silenziosa, quasi severa, no, le sembrava una successione di teatri che la sua mente incollava su un unico fondale, quello degli amati. Si ricordò della sua vecchia Corsa e di un viaggio verso Amalfi insieme a Giuseppe, Khristine e Giulia: appunto il 31 dicembre: quando suonò la mezzanotte e il mondo intero stappava bottiglie e speranze, loro erano in coda sul lungomare e ridevano, senza preoccupazioni, senza alcuna fretta a nutrirsi degli istanti insieme. Altre volte il tempo invece lo avrebbe voluto accelerare, passando davanti all’anfiteatro pensò alla montagna e a quando presero tutti insieme una baita, ma Francesca aveva la febbre e l’attaccò a tutti. Provarono comunque a fare il pane nel forno a legna, e sapeva di pane, per loro era già molto. Bastava così poco. Brindarono imbacuccati in enormi sciarpe colorate, fra aspirine, ad aspettare lo sciogliersi della neve per tornare a valle. Il fuoco raccontava segreti e desideri che solo col tempo avrebbe capito. Sembrava un filmino in technicolor senza possibilità di riavvolgere il nastro. I passi lo portarono sulle mura, dove si vede l’intera città e le storie dentro le case sembrano grandi infinite, e i palazzi solo piccoli segnalibri. E si ricordò la frontiera a Lisbona, l’apertura del cineforum in centro una volta la settimana in tre gatti a vedere pellicole


Racconti

in Bianco e nero di registi dai nomi impronunciabili, la messa in scena per i ragazzi della casa famiglia dove faceva servizio civile: gli prese una profonda nostalgia per ciò che pensava sarebbe stato. Adesso loro non ci sono più. Khristine è tornata in una città facilmente confondibile del New Jersey, Giuseppe si è dileguato soffocato da sè stesso, Francesca ha vinto la sua battaglia con la vita ma non ha più voglia di giocare. Forse andava compresa prima, bastava un attimo prima, lei come tutti gli altri, forse ci siamo troppo trascurati nel profondo del tempo, dimenticandoci di andare oltre la sua scorza. E Franca ha una figlia con una figlia, Pietro è tornato in Romania dalla figlia, ma non sta più con la moglie, Angela e Massimo si sono sposati, presto saranno in tre, di Giulia nessuna notizia: le sue notti ora sono piene e lei è autrice dei propri giorni. Adesso che Paolo ha la sua casa e potrebbe ospitare tutti, adesso che è grande e non ha bi-

sogno di contare i soldi per farsi una birra, adesso non c’è più nessuno. Nessuno. Solo una voragine che dall’alto di questa città sola si apre dentro a rimuovere nomi come fossero strati cristallizzati di una primavera congelata. Si apre il cielo sulla testa, magari si possono ancora cercare numeri, fili, trame, o solo guardarli in altro modo. Magari si scongelano gli autunni delle incomprensioni e proprio oltre, oltre le colline, c’è ancora il mare che batte sulla spiaggia, a ricordare foreste vergini e odori antichi. Si commuove Paolo, i botti sono lancinanti spari che trafiggono il suo parlare con se stesso e con i compagni di tanti ricordi. Ma si sente vivo e brinda con le lacrime a un ritrovato sorriso, leggermente inconsapevole e forse per questo più che perfetto, certo che qualcosa comunque sia, accadrà. Basta esserci. Paolo

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L’INTERVISTA

MARISA PETRILLO

QUANDO IL FASCINO NON HA ETÀ Una donna dalla sensualità elegante con l’animo (e l’energia) di una bambina. Alla faccia dell’età, Marisa Petrillo è una di quelle persone che cattura al primo sguardo. Femminile, un briciolo maliziosa, mai oltre le righe. Per lei, essere donna equivale a sentirsi donna. La carta d’identità non conta perché l’apparenza va oltre la data di nascita. Se ne sono accorti tutti, compreso il popolo dei social dove ormai viaggia abbondantemente oltre i 50mila followers. Numeri da record conquistati senza mai esagerare. Anzi, Marisa è l’emblema di come si possa essere affascinanti senza dover cadere nel volgare. Un successo genuino per lei che, bolognese doc, ha scelto di raccontarsi in un modo differente, trasmettendo il gusto dell’eleganza e il piacere di un outfit ricercato. Dicevamo: Marisa Petrillo, 51 anni, nata a Carpi ma ormai bolognese doc… Eccomi, sono io! Nella vita di tutti i giorni la-

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voro presso un’azienda tessile, ahimè non ho nessun titolo di studio perché dopo due anni di scuole superiori ho avuto la brillante idea di lasciare tutto e creare una mia indipendenza, non volendo più pesare sui miei genitori. La paura di darti da fare non ha mai fatto parte di te. Ma ora, c’è una sfida nuova che ti vede coinvolta… Il mio rapporto con la fotografia è iniziato per gioco, ho iniziato con qualche selfie e vedevo che la mia immagine piaceva molto. Ho iniziato ad avere riscontri positivi e questo mi ha dato la spinta a migliorarmi sempre di più. Qualche fotografo mi ha notato e da qui ho iniziato a fare diversi shooting. Insomma, Marisa è finita… al centro dei riflettori! Non ho avuto paura di mettermi in gioco, mantenendo sempre lo stile femminile che mi caratterizza. Il messaggio che vorrei dare è


L’INTERVISTA

semplice: una donna può essere interessante e attraente anche ad una certa età e senza bisogno di doversi spogliare. Una filosofia che su Instagram ti ha premiata! Quello di Instagram è un mondo che mi fa stare bene. Non solo: l’essermi iscritta mi ha aiutato in termini di autostima e ha ampliato il mio raggio di amicizie. Anche se virtuali, alcune persone sono diventate davvero preziose. Naturalmente, non dimentico l’importanza della vita offline: le amicizie vere, reali, devono restare al primo posto. Ecco, Marisa Petrillo però è una donna che sui social… si nota! Forse perché mi mostro con eleganza e malizia, senza mai andare troppo oltre. A dir la verità, mi infastidisce tutto questo nudo che circola nei social e credo che noi donne non abbiamo bisogno di farci notare solo per questo. Per quali caratteristiche vorresti essere notata? Io credo che dobbiamo tirare fuori la personalità che c’è in tutte noi e cercare di farci ricordare, bisogna creare un interesse un po’ più profondo nelle persone e non essere una tra le tante. E l’interesse, forse, lo si crea più con i contenuti che con le forme… La fotografia mi ha aiutato ad accettarmi, sono

sempre stata molto critica di me stessa e non mi consideravo nemmeno fotogenica. Invece, essere protagonista sul set mi ha fatto capire di essere una persona piacevole, e finché questo mi farà stare bene e mi divertirà continuerò a mettermi in gioco. Lasciamo le luci dei riflettori. Chi sei nel quotidiano? Io non mi considero esibizionista, ma una persona a cui piace essere notata. Lo faccio con

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L’INTERVISTA

piccoli gesti che fanno parte del mio modo di essere: movimenti del corpo, sguardi, parole sussurrate. Certo, l’immagine è il tuo biglietto da visita. Io mi voglio molto bene e di conseguenza curo molto la mia persona: cerco sempre di essere presentabile anche nella quotidianità, ma lo faccio soprattutto per me stessa perché amo vedermi in questo modo. Cosa ti rende… unica e inimitabile? Sarò sincera: forse è proprio la mia estrema semplicità! La mia è una sensualità senza eccessi, una malizia senza nudo. Ho una sfida da vincere: farmi notare e creare interesse e dipendenza senza scadere nel banale. CONTATTI SOCIAL @marisa__gambero

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DIMCHO DEBELJANOV (1887-1916) Fra i rappresentanti della poesia simbolista bulgara è Dimcho Debeljanov (1887-1916), poeta di intonazione malinconica e di sensibilità tutta particolare, al quale sono bastati i ventinove anni assegnatigli dall’avaro destino per raggiungere le vette della perfezione e dar vita a un’opera poetica esigua per mole ma grande per il suo valore. Nato da una ricca famiglia di sarti a Koprivshtitsa, Bulgaria, Debelyanov ha vissuto difficoltà finanziarie alla morte di suo padre nel 1896, che ha reso necessario il trasferimento della sua famiglia a Plovdiv, e poi a Sofia nel 1904. La nostalgia di Debelyanov per Koprivshtitsa ha influenzato il suo lavoro, parlando spesso dei suoi otto anni a Plovdiv con rammarico e chiamandola “la città dolorosa”. Debelyanov ha studiato giurisprudenza, storia e letteratura presso le facoltà di giurisprudenza e storia e filosofia dell’Università di Sofia e ha tradotto opere sia in francese che in inglese. Nel 1906, Debelyanov iniziò a inviare poesie alle riviste letterarie bulgare su sollecitazione dell’amico e collega poeta Pencho Slaveikov, che furono accettati e ben accolti. Le sue poesie a quel tempo erano satiriche, con qualità e soggetti simbolisti , come i sogni, l’idealismo e la stilizzazione delle leggende medievali. Debelyanov ha svolto diversi lavori occasionali durante i sei anni successivi, trovando impiego come impiegato junior per la stazione meteorologica centrale, traduttore e giornalista freelance, prima di essere mobilitato nel 1912 nell’esercito balcanico durante le guerre balcaniche , dove fu congedato nel 1914. Sebbene si considerasse un pacifista, Debelyanov si sarebbe poi offerto volontario per arruolarsi nell’esercito nel 1916. La poesia di Debelyanov si è evoluta durante il combattimento, passando dal simbolismo idealista a un realismo semplificato e più focalizzato sugli oggetti. Fu ucciso vicino a Gorno Karadjovo (oggi Monokklisia, Grecia) durante una battaglia con una divisione irlandese nel 1916, all’età di 29 anni. Il suo corpo fu sepolto a Valovishta, oggi Sidi30

rokastro, in Grecia fino al 1931, quando i suoi resti furono trasferiti nella sua città natale, Koprivshtitsa. La lapide di Debelyanov è stata progettata dallo scultore Ivan Lazarov . Il suo lavoro è stato raccolto da amici, poi pubblicato postumo in un’antologia in due volumi nel 1920, intitolata Stihotvoreniya (Poesie) con una raccolta di lettere e scritti personali. Nonostante la sua breve carriera, le poesie pubblicate di Debelyanov rimangono popolari nella Bulgaria del dopoguerra. Nell’ultima sua poesia, abbandonati sogni e chimere, guarda realisticamente in faccia al suo passato e al suo destino: IL CANTO DELL’ORFANO Se morrò in guerra, nessuno mi rimpiangerà: ho perduto la madre, e sposa non ò trovato, né amici io ho. Ma non è triste il mio cuore disse l’orfano nelle angosce è forse per conforto, nel trionfo troverà la morte. La mia strada infelice la conosco le ricchezze mie sono dentro sono ricco di tormenti e di gioie non divise. Dal mondo me ne andrò, sì come venuto son, senza scalpore,


PERSONAGGI

come canto, che tacito desta inutil ricordo. FAR RITORNO Oh, far ritorno alla paterna casa quando la sera tacita si spegne e la tranquilla notte il grembo offre a lenire infelici e sofferenti, e, gettata come fardello la nera fatica che i giorni tristi hanno a te assegnato, destare al tuo entrar con incerto passo nel cortile la gioia tacita per l’ospite aspettato! E incontrar sulla soglia la vecchia madre e poggiata la fronte sull’esile spalla, annullarsi nel dolce suo sorriso e a lungo ripetere: mamma, mamma… Entrare poi sommesso nella stanza a te nota, ultimo tuo porto e rifugio, e, volto il guardo stanco alla vecchia icona, sommessi accenti bisbigliar nel silenzio:

qui son venuto ad attendere il sereno tramonto, ché la mia stella ha il suo cammin percorso… Oh, furtivo pianto dello stanco pellegrino, che invan la madre e la terra sua ricorda! Amo guardar, tra gli oscuri rami degli alberi dolcemente sotto me inclinati, come silenti si stendon l’ombre della notte pei cieli nella arsura immersi… E trepido, intento al nascosto brulicar delle prime tacite stelle, l’oracolo attender del supremo arcano che l’anima mia ha nell’oscurità ricinto. E a lungo, della notte nel grembo, lacrime sparger sulle bellezze del cammin lasciate, lacrime sulle mie preci inascoltate e sui sogni anzitempo estinti. Un grazie a Darina Naumova per averci fatto conoscere questo straordinario poeta bulgaro.

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TERRITORIO

BENVENUTI IN VALLE IMAGNA

La Valle Imagna (Al d’Imagna in dialetto bergamasco) è una valle prealpina della Provincia di Bergamo che confluisce da destra nella val Brembana, nella quale scorre il torrente Imagna. La valle accoglie al suo interno 16 Comuni: Almenno San Bartolomeo, Almenno San Salvatore, Barzana, Bedulita, Berbenno, Brumano, Capizzone, Corna Imagna, Costa Valle Imagna, Fuipiano Valle Imagna, Locatello, Palazzago, Roncola, Rota d’Imagna, Sant’Omobono Terme e Strozza. Gli abitanti della valle sono detti valdimagnini (bergamasco: aldimagnì) Il territorio della conca imagnina è caratterizzato da numerosi villaggi di piccole dimensioni, a loro volta suddivisi in contrade. Capoluogo della valle è il comune di Sant’Omobono Terme. Antonio Stoppani, ne Il Bel Paese, così descriveva la Valle Imagna: “Oh, come è bella questa valle! Quasi una conca ellittica, scavata in seno alle montagne, colle sponde di lividi calcari, e il fondo di neri schisti, che paiono carbone; ma riccamente coperta di boschi, di prati, di colli; e su quel manto di lieve verzura, rotto da severe bizzarre rupi, spiccano gli sparsi casolari, i paeselli, le chiese, le torri. Quando il cielo è azzurro, la valle somiglia ad un vaso di smeraldo storiato, con un coperchio di zaffiro trasparente”. 34

Storia La storia della valle parte fin dall’epoca della dominazione romana, quando qui si verificarono piccoli e sporadici insediamenti abitativi, mantenuti anche in epoca longobarda.L’epoca medievale vide scontri cruenti tra guelfi e ghibellini, tanto che in tutta la zona sorsero numerosi castelli e fortificazioni. In principio furono i guelfi a prevalere, ma i ghibellini, non rassegnandosi alla sconfitta, chiesero l’appoggio di Matteo Visconti (1288-1322) signore di Milano, offrendogli in compenso il dominio di Bergamo. Il Visconti riuscì a sbaragliare i guelfi e inviò Mandello a governare la città. Ma i partigiani del Papa tentarono la riscossa, in un primo tempo fortunata, ma successivamente con il nuovo aiuto dei Visconti i ghibellini riuscirono ad avere la meglio. Cominciò così per Bergamo e le valli quella che il Carminati chiama la tirannia dei Visconti “che non governarono, ma sfruttarono il nostro paese”. Numerosi sono gli episodi di questo periodo che riguardano da vicino la valle, a partire dal dominio di Barnabò Visconti (1354-1385), il cui nome e la fama “sopravvive ancora nella memoria dei vecchi e nelle tradizioni della valle”. Durarono un anno i progressi della crudeltà uccidendo l’una e l’altra parte persone innocenti e barbaramente trucidan-


TERRITORIO

do le famiglie intere. Nel 1373 i guelfi, provenienti dalla Valdimagna e altre terre, assalirono i ghibellini. La vendetta del Visconti che in quell’occasione ebbe il figlio ucciso, fu terribile. Dopo aver posto in stato di assedio il monastero di S. Giacomo in Pontida e aver promesso agli assediati che avrebbe loro lasciato salva la vita, trucidò tutti: uomini d’arme e monaci che incautamente si erano fidati della parola del condottiero. Nel 1384 il Calvi descrive un fatto d’armi avvenuto nelle vicinanze del Pertusio. “Andarono quelli di Locatello con gli Arigoni sopra il monte Ochono e dopo l’uccisione dei custodi, diedero quel monte in potere dei Visconti, che poi vi fabbricò una bastia e pose un castellano”... Il monte Ochono è molto probabilmente la prominenza quasi inaccessibile chiamata l’Oca che si erge sullo spartiacque tra l’Imagna e la San Martino, distante un centinaio di metri dal Pertùs. Il castello più antico era certamente quello sul monte Ubione, costruito nel X secolo, che al tempo di Barnabò Visconti rappresentava un’importante fortificazione ghibellina. C’erano poi il castello di Casa Eminente e quello di Clanezzo. Quando la signoria di Bergamo passò dai Visconti alla Serenissima, che favoriva apertamente i guelfi, per i ghibellini cominciò la disfatta che culminò nel 1443 con il bando dato agli abitanti ghibellini della Val Brembilla e la distruzione delle fortezze principali della valle. Dalla Repubblica veneta la Valle Imagna ebbe un trattamento di favore, come riferisce il Calvi: «I Valdimagnini per la loro integrità della fede e fedeltà alla Repubblica, difendendola contro il Duca di Milano, furono dal Doge con privilegi, grazie e favori arricchiti et onorati.» (Effemeridi di Padre Donato Calvi) Ai veneziani subentrò, nel 1797, la Repubblica Cisalpina, subito sostituita però dagli austriaci, che la inserirono nel Regno Lombardo-Veneto. Con l’unità d’Italia avvenne un primo ma deciso processo di industrializzazione, che permise un notevole

miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti. Terra di Arte, Natura, Sport e Benessere A pochi Km. da Bergamo e un’ora da Milano, la Valle Imagna è la tua oasi rigenerante! Immersa in un contesto naturalistico ancora quasi incontaminato, la Valle Imagna è un territorio circondato dal verde dei prati e dei boschi, nell’area prealpina delle Orobie Bergamasche. Qui il paesaggio naturale è piuttosto variegato e passa dalle dolci colline degli Almenno alle cime più aspre del Resegone. Meta ideale per gli amanti della natura e dello sport senza dimenticare le numerose testimonianze artistiche, culturali e di architettura rurale. Luoghi suggestivi ed inaspettati dalle origini antichissime, bellezze artistiche ed architettoniche, luoghi della spiritualità che meritano di essere visitati e conosciuti. La Valle Imagna è un’ottima meta per chi ama fare tranquille passeggiate a piedi, escursioni più impe-

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gnative in montagna oppure escursioni in mountain bike; per chi ama il contatto con gli animali, è possibile organizzare passeggiate a cavallo e trekking con i lama sui sentieri della Valle Imagna. Per chi ama il buon cibo, non mancano le occasioni di degustare prodotti tipici e piatti della tradizione locale bergamasca nei numerosi ristoranti o presso le aziende agricole dove potrete conoscere ed apprezzare antichi sapori. TERRITORIO Alle Porte della Valle Imagna si trovano gli antichi paesi di Almenno San Bartolomeo, Almenno San Salvatore e Clanezzo. Ad Almenno San Salvatore possiamo visitare la Chiesa della Madonna del Castello, situata vicino al fiume Brembo e risalente con tutta probabilità all’epoca longobarda. Si pensa che la porta d’ingresso alla cripta risalga addirittura al 1130 circa. Testimonianze dell’età romanica anche nella Chiesa di San Giorgio con affreschi di sei secoli di storia, con le pitture murali più antiche della bergamasca. Sorta verso il 1150, è la più vasta costruzione in stile romanico dopo la Basilica di Santa Maria Maggiore. Il Convento di San Nicola del ‘400, conserva pitture che vanno dalla fine del ‘4’’ al ‘700. Ad Almenno San Bartolomeo la Rotonda di San Tomè, elegante chiesetta romanica a pianta circolare, costruita forse nel sec. XI . Sopra Almenno si trova il comune di Roncola località turistica a circa 900 mt. di altitudine. Ancora più su la cima dell’Albenza sui 1350 mt. e il Passo di Valcava 1250 mt. la cui frazione è oggi quasi spopolata.

Almenno San Salvatore Madonna del Castello 36

Dalla Roncola si gode un magnifico panorama su tutta la Pianura Padana. Oltrepassato Clanezzo che ha un contesto paesaggistico medievale con l’antico castello oltre ad avere una passerella in legno e cavi di ferro, che congiunge le due sponde del Brembo. troviamo (proseguendo sulla Strada Statale per la Valle Imagna) i comuni di Strozza e Capizzone e successivamente la strada che sale fin su a Costa Imagna (1014 mt.), stazione turistica che ancora oggi conserva le tracce delle tradizionali abitazioni “stal” abitazioni con stalla annessa e fienile con ampio cortile. Da Costa Imagna si hanno varie possibilità di fare camminate, al Passo Valcava, al Monte Tesoro, all’Albenza, al Pertus, alla Grotta del Santuario della Cornabusa. Scendendo si supera Bedulita per poi risalire per Berbenno (750 mt.) uno dei centri più popolosi della Valle. Questa è una zona molto ricca di fossili, sono inoltre stati effettuati ritrovamenti archeologici molto interessanti nella grotta del Bus del Cunì, sono stati trovati resti umani e monili risalenti all’età del bronzo di circa 5000 anni fa. A Berbenno, su una collina a circa 1000 mt. si trova la chiesa più antica della Valle Imagna, costruita nel XIV° Sec. e dedicata a San Pietro. Si possono ancora vedere alcuni nuclei di insediamenti che hanno conservato inalterate le caratteristiche delle costruzioni originarie della Valle: “Prato del Sole” e “Caprevitali”. Riportandoci sulla strada principale, oltrepassiamo Ponte Giurino e Selino Basso imbocchiamo la

Almenno San Salvatore Chiesa di San Giorgio

Strozza, fraz. Amagno Museo Valdimagnino


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Clanezzo Il ponte sospeso

Valcava Pertus

strada che conduce a Corna Imagna, Locatello e Fuipiano (1019 mt.) detto “il tetto della Valle Imagna” perchè è l’ultimo paese della valle. Qui troviamo un’importantissima frazione storica l’Arnosto antico borgo che conserva le originarie costruzioni valdimagnine. L’Arnosto è considerata uno dei più significativi esempi di insediamenti spontanei della Provincia di Bergamo. E’ costituita da due brevi schiere di case che si affacciano su una mulattiera, vi è anche una chiesetta inserita nel gruppo di case. Ad Arnosto è possibile visitare la chiesetta del 1605. Il comune di Corna Imagna (750 mt) caratterizzato da diverse frazioni, conserva numerosi dipinti e santelle sui muri che hanno secoli di storia. Nelle molti frazioni si possono ammirare antichi rustici con tetti caratteristici, balconcini e inferriate in ferro battuto, infatti Corna nei tempi antichi eccelleva nella lavorazione del ferro. Locatello (557 mt.). Nel paese è presente un notevole numero di affreschi del ‘400 e del ‘500 di grande valore storico e artistico. La Chiesa di S.S.

Fuipiano Arnosto, antico borgo

Berbenno Chiesa di San Pietro

Maria Assunta del secolo scorso conserva alcuni dipinti del 1500. Sull’altro versante della Valle troviamo il comune di Rota Imagna (700 mt.) caratterizzato da Rota Dentro e Rota Fuori. A Rota Dentro la Chiesa di San Gottardo eretta nel 1496. A Rota Fuori la Chiesa Parrocchiale di San Siro terminata nel 1765 che sorge su una collinetta dominante la valle. Il pezzo più antico ritrovato è una piccola scultura di S. Anna e della Vergine risalente al 1300-1400. Nella contrada Cà Piatone sorge la Casa Natale di Giacomo Quarenghi uno dei più grandi architetti neoclassici europei. Costruita nel 1600, conserva ancora le linee architettoniche primitive, all’interno, di interesse storico la sala che conserva dipinti e decorazioni e uno splendido camino. A Rota d’Imagna, sono stati fatti importanti ritrovamenti archeologici nella Tomba dei Polacchi, dell’età del bronzo, in mostra al Museo di Bergamo. Tra le passeggiate di Rota Imagna la salita al Resegone, montagna che domina il lago di Lecco. La passeggiata alla grotta dei

Locatello Santa Maria Assunta

Almenno San Bartolomeo Chiesa di San Tomè 37


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Rota Imagna Chiesa di San Siro

Rota Imagna Casa di Giacomo Quarenghi

polacchi, alle fonti di Sant’Omobono, al Santuario della Cornabusa e al Pertus. Il Gruppo del Resegone (m. 1875) si eleva all’estremita nord-ovest della Valle Imagna. Geograficamente è sul territorio di Lecco e fa da spartiacque fra la Valle Imagna, Lecco e Morterone. E’ costituito da roccia di tipo calcareo-dolomitico ed è di origine marina. E’ emerso dalle acque circa 100 anni fa, probabilmente nei pressi di Valtorta, scivolato poi lentamente fino ad assestarsi nella sua attuale posizione. Dalla sua cima, nelle giornate limpide si può ammirare uno splendido panorama: la Pianura Padana, Lecco, la Brianza e in lontananza le Alpi, il Monte Rosa e il Cervino. Immerso nel verde, alle falde del Resegone, sorge Brumano, (913 mt.) paesino che conserva ancora oggi le caratteristiche originarie. Della fine del 1800 è la Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, che conserva al suo interno un altare di scuola fantoniana e una preziosa pittura della Madonna

Brumano Chiesa di S.Bartolomeo 38

Rota Imagna Tomba dei Polacchi

col bambino. Da Brumano, passeggiate al Resegone, al Passo del Pallio (1362 mt.), al Monte Serrada (1875 mt.). Sull’altro versante della Valle Imagna, situata in un’ampia conca sorge Valsecca (630 mt.) che conserva ancora l’antica gendarmeria veneta. Nella Chiesa parrocchiale dedicata a San Marco Evangelista che risale alla fine del ‘400, troviamo opere del Ceresa e del Quarenghi. Nella cappella è conservato un antico crocifisso del ‘600 di Frà Giovanni da Reggio. Questo è un luogo di preghiera molto sentito dai valdimagnini. La strada prosegue e si collega a quella che scende da Costa Imagna e raggiunge Sant’Omobono Terme, il centro più importante della Valle (450 mt.) formato dalle frazioni di Cepino, Selino Basso e Selino Alto, Mazzoleni. Famose sono le sue fonti con la sorgente principale della Bettola. A partire dal termine del XVIII secolo il territorio cominciò a ritagliarsi una certa notorietà grazie alla presenza di acque sulfuree molto pregiate, le cui doti sono enunciate anche negli scritti di Giovanni

Valsecca -Chiesa di San Marco e Santo Crocefisso

Monte Resegone Rifugio Azzoni


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Maironi da Ponte. Queste vennero classificate, a metà del XIX secolo, come tra le migliori conosciute sul territorio italiano. SANT’OMOBONO TERME, il CAPOLUOGO Sant’Omobono Terme (fino al 2004 Sant’Omobono Imagna, Sant’ Imbù ‘al d’ Emagna in bergamasco) è un comune italiano di 3 897 abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia. È sede della Comunità Montana Valle Imagna. Toponimo Il toponimo trova origine dal santo patrono della frazione di Mazzoleni, che compone il comune unitamente a Cepino, Selino Alto e Selino Basso. Il comune di Sant’Omobono Imagna venne costituito nel 1927 con l’aggregazione dei comuni di Mazzoleni e Falghera, Cepino e Selino. È stato istituito ex novo dalla fusione dei preesistenti comuni di Sant’Omobono Terme e Valsecca in base alla legge regionale 2 del 30 gennaio 2014. Quest’ultima è stata promulgata in seguito a un referendum

consultivo in cui l’84,3% dei votanti si era espresso favorevolmente alla costituzione del nuovo ente. Inoltre in merito ad una legge regionale dell’agosto 2004 il nome fu cambiato da Sant’Omobono Imagna a Sant’Omobono Terme. Monumenti e luoghi d’interesse Molto interessante è la villa delle Ortensie, posta a fianco delle terme. Risalente al XIX secolo, presenta linee molto raffinate ed eleganti.

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In ambito religioso meritano menzione le chiese dei quattro paesi che compongono il territorio comunale. Quella di Mazzoleni, intitolata a Sant’Omobono, presenta un aspetto maestoso con linee settecentesche.

Chiesa di Mazzoleni S.Omobono

Risalente alla seconda metà del XIX secolo, custodisce opere di buon pregio; la chiesa parrocchiale di Cepino, intitolata a San Bernardino, venne edificata nel XVI - XVII secolo con una struttura ad una navata in luogo di un precedente edificio di

culto. Al suo interno Chiesa Parrocchiale di Cepino San Bernardino si trovano opere di Gaetano Peverada. L’edificio di maggior richiamo a Valsecca è indubbiamente la chiesa parrocchiale di San Marco evangelista. Edificata nel corso del XV secolo, ma soggetta a successivi ampliamenti (XVIII secolo) e ristrutturazioni (XX secolo), presenta al proprio interno dipinti di buon pregio, ma soprattutto un crocefisso in legno opera di frà Giovanni da Reggio.

Chiesa di San Marco a Valsecca

A Selino Alto si trova invece la chiesa parrocchiale di San Giacomo che, edificata nel XVIII secolo con uno stile neoclassico, presenta sculture di scuola fantoniana e dipinti di Francesco Quarenghi. In ultimo la chiesa di Santa Maria Immacolata che,

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Chiesa di Selino Alto San Giacomo

Tuttavia l’edificio di maggior richiamo a livello religioso è indubbiamente il santuario della Cornabusa. Molto frequentato non solo dalla gente di tutta la valle, è una chiesa completamente ricavata nella roccia, elemento che la rende unica nel suo genere.

Cornabusa

posta nella frazione di Selino basso, venne edificata nel XX secolo.

Chiesa di Selino Basso Santa Maria Immacolata

“… E’ il Santuario più bello che esista, perchè non l’ha fatto la mano dell’uomo, ma Dio stesso”. Così diceva Angelo Giuseppe Roncalli, devoto alla Madonna della Cornabusa e divenuto Papa Giovanni XXIII. Il Santuario si trova a Sant’Omobono Terme,

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Cornabusa

in frazione Cepino, incastonato a mezza costa sul versante destro della Valle Imagna. Venne costruito nel corso dei secoli a partire dal ‘500, fino al 1958 era raggiungibile solo a piedi percorrendo l’antica mulattiera che da Cà Contaglio conduce fino alla grotta, oggi è raggiungibile in auto o a piedi percorrendo un sentiero da Cepino da cui nel passato, erano soliti salire a piedi nudi i pellegrini in preghiera e penitenza e lungo il quale si incontrano sette cappelle dedicate ai Dolori di Maria. Altri sentieri raggiungono il Santuario da Costa Imagna, Mazzoleni e Bedulita. Sul fondo della grotta sgorga dalla roccia una sorgente d’acqua, dove si trova la nicchia illuminata a giorno entro cui è riposta una statua lignea di Maria Addolorata, meta continua di fedeli e pellegrini. La statuetta, conservata intatta nel corso del tempo fu portata nella grotta da una

donna nel 1350 la quale cercava rifugio dalle lotte tra guelfi e ghibellini. Una volta terminati gli scontri, questa appunto, lasciò sul luogo una statuetta della Madonna, ritrovata qualche tempo più tardi da una giovane sordomuta di Bedulita che riacquistò l’udito e la parola. Il museo del Santuario raccoglie antiche tavolette ex-voto in stile popolare ed alcuni oggetti liturgici di particolare valore artistico e storico. Accanto al museo sono visitabili le stanze utilizzate da Angelo Roncalli durante i suoi soggiorni al santuario, in particolare nell’agosto del 1956 per il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale. Locali semplici, arredati ancora come allora, che custodiscono la memoria di papa Giovanni XXIII, le cui radici affondano in questa Valle, come lui stesso ricorda in un passo del giornale dell’anima. La seconda domenica di settembre, ogni anno, vie-

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ne celebrata la ricorrenza della festa della Madonna della Cornabusa con una suggestiva fiaccolata. Particolarmente caro ai Valdimagnini, Il Santuario è oggi metà di molti pellegrinaggi, alla Madonna del Santuario vengono attribuiti molti miracoli. Il ‘Laghetto dei Cigni’ per la pesca sportiva a S. Omobono Terme è aperto tutto l’anno, il giovedì mattina e durante il week-end, sia il sabato che la domenica; è gestito dall’Associazione di Pesca sportiva dilettantistica Valle Imagna, associazione che nasce da una profonda e sentita passione per la pesca in tutte le sue forme, con la finalità di sviluppare l’insegnamento delle tecniche di pesca sportiva e con lo scopo di condividere sentimenti, emozioni ed esperienze che solo i pescatori sportivi possono provare.

Il Laghetto dei Cigni

Presso il “”Laghetto dei Cigni”” - punto di partenza per numerose gare e competizioni che si tengono anche presso i campi di gara del vicino torrente Imagna - è stata creata una “”Scuola di Pesca”” e si svolge un’intensa attività didattica per trasmettere gli insegnamenti della pesca sportiva in tutte

le sue forme e modi. Il ponte di Sant’ Omobono Terme (BG) realizzato interamente in acciaio è stato trattato con le tecniche di zincatura e verniciatura.

Il ponte in acciaio

Quest’opera architettonica trova la sua collocazione all’interno del progetto di valorizzazione del torrente Imagna e ai fini della promozione di un modello di mobilità sostenibile alternativo al trasporto privato su gomma. Il ponte di Sant’Omobono Terme (BG) unisce i due rami della strada ciclo-pedonale che collega le 5 frazioni di Sant’Omobono Terme. Il ponte è stato protetto con SISTEMA TRIPLEX: il sistema protettivo, tarato per ambiente urbano con basso inquinamento, in classe di corrosività C3 secondo UNI EN ISO; questo consentirà di fruire del ponte senza manutenzioni straordinarie per oltre 80 anni. La vernice sarà l’unico elemento che necessiterà di regolari manutenzioni ad intervalli di circa 15 anni.

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Popolazione residente al 31 dicembre 2019 - 3.878 / 2018 - 3.878 2017 - 3.940 / 2016 - 3.942 2015 - 3.918 / 2014 - 3.953 2013 - 3.981 / 2012 - 3.878 2011 - 3.882 / 2010 - 3.996 NUMERI UTILI Comunità Montana VALLE IMAGNA Viale Vittorio Veneto, 90 - Tel. 035851382 Metano Nord Viale Vittorio Veneto, 23B - Tel. 035852244 Guardia Medica e ASL Via dott. Gianantonio Vanoncini, 20 Tel. 035851052 Grotte della Valle Imagna La Valle Imagna custodisce un mondo sotterraneo di incredibile bellezza. Grazie alla permeabilità del suolo, l’acqua ha modellato nel tempo la roccia creando magnifiche grotte sotterranee. Questo territorio presenta il più alto numero di grotte e cavità di tutta la provincia di Bergamo. Le cavità differiscono tra loro per bellezza, ricchezza dei fenomeni di concrezionamento, ritrovamenti paleontologici-archeologici e rare specie di fauna cavernicola. Ad oggi si contano circa 250 grotte conosciute, di cui circa 110 catastate e 140 conosciute, a cui si aggiungono altre che nessuno ha mai scoperto ed esplorato. Le grotte che caratterizzano la Valle Imagna, fanno parte dell’era del triassico e si possono dividere in 3 gruppi principali: La dolomia principale, Il calcare

di Zu, Le argilliti di Riva di Solto La dolomia principale è una roccia di colore chiaro compatta e resistente. Il calcare di Zu è composto da rocce nerastre, poco resistenti e stratificate. Le argilliti di Riva di Solto sono di colore nero e poco resistenti. Le zone dove si concentrano maggiormente i fenomeni carsici sono: l’area tra Costa Valle Imagna e il pianoro del piazzo, la corna camozzera e Rota d’Imagna.

Con il supporto del Gruppo Speleologico Valle Imagna è possibile visitare le principali grotte valdimagnine tra cui: la grotta Tomba dei Polacchi a Rota Imagna, in cui sono stati rinvenuti oggetti in metallo, osso e ceramica dell’Età del Bronzo oggi conservati al Museo Archeologico di Bergamo, la grotta Europa a Bedulita, scoperta casualmente nel 1986, con la sua enorme sala del diametro di 40 metri, ricca di stalattiti, stalagmiti, drappeggi, al cui centro si trova una cascata e la grotta Val d’Adda, a Cepino, frazione di S. Omobono Terme, grotta sorgente le cui pareti sono state completamente modellate dalle acque correnti.

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Itinerario delle figure di pietra a Brumano I boschi di Brumano non sono solo un suggestivo fondale alle opere scultoree di Carlo Vitari, ma ne costituiscono parte integrante. Il maestro col suo fare arte svincolato e libero dalla codificata formazione accademica, ha scelto di scolpire blocchi di pietra locale concretizzando un tuttuno tra la materia dell’opera, lo spazio, il tempo e il nuclo concettuale. Ha collocato le steli lungo un percorso che, attraverso la visione delle bellezze naturalistiche della Valle Imagna, conduce l’osservatore alla scoperta del senso di immagini altrimenti arcane. Le opere del Maestro sono caratterizzate da essenzialità prive di elementi decorativi, questo contribuisce ad integrarle nell’ambiente locale senza creare forte distacco tra la natura e l’arte. Prive di

qualsiasi appariscenza, propongono citazioni iconografiche di gusto popolare e rielaborazioni personali, i bassorilievi si trovano quasi tutti nel medesimo luogo dove furono pensati e scolpiti, sono una piccola parte sono stati spostati per salvarle dalla distruzione. Per conoscere le opere tutte all’aperto e sempre visibili, ripercorriamo idealmente l’itinerario seguito dai viaggiatori che salivano a Brumano da Rota, lungo l’antica mulattiera. Per comodità l’itinerario può essere esplorato partendo anche dal centro del paese. Valle del Brunone Sito di rilevanza mondiale dichiarato monumento naturale nel 2001 dalla Regione Lombardia e interessato dalla presenza di antiche fonti sulfuree e

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da giacimenti paleontologici, La Valle del Brunone è situata all’interno del comune di Berbenno, poco distante dall’abitato di Ponte Giurino. Quest’area, poco antropizzata, si sviluppa lungo il corso del torrente Brunone, è attraversata da numerose strade poderali che conducono a cascinali isolati ed è caratterizzata in prevalenza da boschi che si alternano a piccole praterie. L’area protetta risulta quasi interamente ricoperta da boschi misti di latifoglie; in essi prevalgono specie quali il faggio, il frassino maggiore, la betulla, il carpino bianco, l’ontano nero, l’acero montano, la roverella e il castagno. Inoltre anche presenze di noce, di ciliegio e di alcuni pini, tra i quali il pino strobo e il pino nero. L’area presenta importantissimi strati fossiliferi risalenti al Triassico Superiore (215 mi-

lioni di anni fa). Si tratta di una ricca fauna fossile comprendente rettili, pesci, crostacei, molluschi e persino insetti. La specie simbolo è lo spettacolare esemplare di libellula fossile italophlebia Gervasuttii esposto nelle sale del museo di Scienze Naturali “E.Caffi” di Bergamo. Dal 1973 gli studiosi e i collaboratori del Museo Civico di Scienze Naturali di Bergamo “E. Caffi” raccolgono e preparano i reperti fossili rinvenuti nelle rocce del monumento naturale. A tutt’oggi è possibile osservare i reperti più rappresentativi nella sala d’esposizione “Bergamo 220 milioni di anni fa” tra cui citiamo l’Eudimorphodon ranzii, un raro esemplare di rettile volante, e l’Italophlebia gervasutii, lo spettacolare esemplare completo di libellula fossile simbolo del monumento naturale. L’area presenta anche anti-

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che fonti sulfuree, acque dal caratteristico odore di zolfo estremamente benefiche per la salute; visibile inoltre l’evoluzione del territorio dovuta a fattori quali l’erosione torrentizia (forre, piccoli meandri, piccole cascate, ecc..); l’erosione atmosferica (smottamenti, piccole frane …) e la deposizione di nuove litologie (travertino di neoformazione o tùff). L’intera area è accessibile ma protetta, Per accedere al Monumento Naturale si può usufruire dell’entrata principale dal campo sportivo di Ponte Giurino, dei sentieri che passano dal centro abitato di Cà Berardi, dalla villa Baracchi e Bel Coster dal centro abitato di Carpeno, situato sulla strada provinciale che porta a Berbenno ed infine dalla cascina Pradegoldi e da Prato del Sole, all’estremità Nord della Valle. Cicloturismo La Valle Imagna, meta ideale per appassionati di sport ed escursionismo. Per gli amanti delle escursioni in mountain bike, dal 2015 è attivo MTB Valle Imagna, nato come punto di riferimento per gli

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amanti delle due ruote, progetto per la costruzione e promozione di un offerta turistica più completa e coordinata nell’ambito delle attività sportive praticabili nelle Orobie Bergamasche. Ad oggi sono stati tracciati 10 itinerari da percorrere in mountain bike di vari livelli di difficoltà: dai più semplici percorribili anche in e-bike ai più impegnativi per i bikers più sportivi. Gli itinerari formano un reticolo lungo tutta la Valle Imagna, sviluppandosi dall’alta valle passando per gli Almenno fino all’inizio della Valle Brembana. Sul territorio della Valle Imagna, è attivo il servizio di Bike Hotels, un gruppo di 6 strutture alberghiere si sono attrezzate per accogliere i cicloturisti, mettendo a loro disposizione servizi e assistenza specializzati per bikers e ciclisti. Ricovero sicuro per le bici, possibilità di lavaggio bici, fornitura kit di attrezzi per riparazioni, angolo informativo con libri, mappe, cartine e riviste, menù per bikers, guide in mtb. Per maggiori informazioni visita il sito www.mtbvalleimagna.it Fonti: turismovalleimagna.it


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VALLE IMAGNA: PROGETTO PASTI A DOMICILIO

E’ partito il 3 maggio e proseguirà fino al termine dell’anno in via sperimentale il servizio di consegna pasti a domicilio per le persone bisognose e anziane, promosso dal Gruppo Volontari Assistenza Domiciliare Valle Imagna insieme alle Associazioni di volontariato del territorio e alle Istituzioni della Valle: una quarantina i cittadini che hanno aderito al progetto, dislocati nei vari Comuni della Valle e vedrà la collaborazione di ben 20 volontari che a turno portano direttamente nelle case i pasti con due automezzi del Gruppo. Prezioso invece è l’aiuto dei ragazzi del servizio territoriale disabili stare in valle gestito dalla cooperativa “Lavorare Insieme” che a piedi portano i pasti nella frazione di Selino Basso. Come funziona il servizio pasti a domicilio? Da lunedì a venerdì (venerdì pasto doppio) viene trasportato in appositi contenitori un menu a scelta composto da primo, secondo, contorno, pane, frutto acqua al prezzo di 6 euro. Come aderire al progetto? Fare richiesta presso la sede del gruppo in Via Vanoncini,1 a

Sant’Omobono Terme nei giorni di martedì dalle ore 14 /17 e il giovedì dalle ore 9/12 ….14/17 oppure telefonando sempre nei stessi giorni al 035.852918.“È un’iniziativa molto bella e molto ambiziosa – spiega Catia Locatelli, assessore ai Servizi Sociali di Sant’Omobono Terme. - Noi come Comune abbiamo dato la nostra disponibilità a divulgare e raccogliere le adesioni promuovendo il progetto. Secondo me la bellezza di questo progetto sta proprio nel vedere qualcuno che organizza qualcosa per i nostri anziani. Un servizio del genere fa sì che i volontari possano anche sorvegliare e vigilare su di loro. E portare, magari, anche un po’ di serenità”. Dai primi riscontri, dichiara Damiano Frosio coordinatore del progetto, è emersa grande soddisfazione da parte dei volontari e degli utenti per la qualità e l’utilità del servizio. Sottolinea comunque la richiesta di avere nuovi volontari per far fronte a tutte le attività che il Gruppo opera nei settori di trasporto sociale e assistenza domiciliare.

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L’INTERVISTA

ARIANNA GATTI “ARIEL”

IL VOLTO BELLO DEI SOCIAL (con l’agenda sempre piena!) Un po’ influencer e un po’ imprenditrice digitale (ma non solo), un po’ festaiola e un po’ riflessiva. Dalle sneakears ai tacchi, dalla tuta alla minigonna. Facile capire che Arianna Gatti – per tutti semplicemente Ariel – è una di quelle ragazze che ha poco tempo e quello che ha lo investe in ciò che la fa stare bene. Unico difetto: la mancanza di tempo. D’altronde, una come lei è abituata ad accettare tutte le sfide che le vengono sottoposte e a viverle in prima linea. “Quando faccio una cosa, la faccio per bene…” ed è così che Arianna ha conquistato decine di migliaia di followers, è diventata una influencer, scatta e crea storie per brand e si è tuffata in un’attività imprenditoriale ad alta gradazione alcolica. Il segreto? Sorrisi, adrenalina e simpatia contagiosa. Riavvolgiamo il nastro… presentati! Eccomi! Sono Arianna Gatti, per tutti semplicemente Ariel! Una volta terminato il Liceo Artistico, mi sono iscritta in università a Milano, corso “Arte, Design e Spettacolo” perché da sempre appassionata di arte, moda, design, fotografia e tutto ciò che ha a

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che fare con il “bello”. Nel mentre, però, ho lavorato, perchè già da piccolina mi piaceva l’idea di una mia indipendenza economica. Ed è così che hai avuto il primo approccio con il mondo dell’immagine. Ho iniziato prestissimo a lavorare nell’ambito della nightlife, degli eventi e delle public relations ed apprezzando molto la condivisione, nel momento in cui si è iniziato a parlare maggiormente di social, ho iniziato ad essere attiva anche lì, condividendo foto su foto! Oggi faccio da Social Media Manager a diverse aziende, lavoro con vari brand attraverso il mio profilo Instagram e ho delle quote in IDOL, una nuova società di gin, creata insieme a degli amici ad inizio 2021. Com’è iniziato il tuo rapporto con la fotografia? Ho iniziato scattandomi da sola i primi selfie, la cui qualità, riguardandoli ora, era decisamente bassa! Dopo un po’ sono arrivate le prime proposte da parte di fotografi ed ho fatto i primi shooting. Mi sono sentita subito a mio agio di fronte a loro, ha iniziato a piacermi molto la cosa! Ho imparato che la fotogra-


L’INTERVISTA

fia, tra le sue infine qualità, a volte è anche in grado di farti apprezzare e piacere di più. Hai avuto qualche esitazione sul cammino dell’immagine? No, non ho mai avuto paura a mettermi in gioco! Tante volte ciò che faccio lo prendo come una sfida con me stessa, mi piace vedere che cosa riesco realmente a fare e quali sono i miei limiti. Non sono mai stata il tipo di ragazza che si fa troppi problemi: se voglio fare una cosa la faccio e per fortuna non ho mai dato troppo peso alle critiche. Qual è il tuo rapporto con i social? Di odio e amore. Può sembrare un’espressione strana se fatta da una persona che ci lavora con i social, ma è la verità. Penso da sempre che essi abbiano un potenziale enorme, ma solo se usati nel modo giusto e nelle giuste dosi. Quando esagero e li uso per ore inizio a non tollerarli, sento il bisogno di staccare e sparire un po’. Sento di aver voglia di vivere la mia vita “al di fuori”, in totale libertà. Però poi la mia voglia di condividere ciò che faccio con chi mi segue si fa subito risentire! Tantissimi followers… Sei una influencer? Premetto che è un termine ormai usato un po’ per chiunque.. Però al tempo stesso penso che se non

lo fossi in qualche modo, non mi troverei a fare quello che faccio! Che immagine di te deve trasparire dal tuo profilo social? Voglio far vedere la vera Arianna, quella che potresti incontrare anche in giro, con tutte le mie sfaccettature. Quella seria e professionale nel lavoro, quella un po’ pazza, irrequieta e festaiola nella vita di tutti igiorni,quellacheama scherzareefaredell’autoironia, ma anche quella che ogni tanto vuole trattare temi più importanti con chi mi segue. Dalla fotografia ai social… per puntare dove? Ho fatto diversi lavori importanti, sia a livello di shooting che a livello di collaborazioni, tutti mi hanno lasciato dei bei ricordi. Nel corso degli anni mi hanno proposto tante volte di partecipare a dei programmi televisivi, soprattutto a reality, ma per il momento ho sempre rifiutato! Lontana dalle luci dei riflettori, chi è Arianna Gatti? Penso di essere sia un po’ egocentrica che al tempo stesso riservata. Dipende dalle volte, dal luogo, dalle persone con cui mi trovo, da come mi gira! Dove ti vedi tra 10 anni? Domanda difficile: non ho idea neanche di dove sarò tra 6 mesi! Sono una persona che non pro53


L’INTERVISTA

gramma, preferisco vivermi e godermi il presente. Per il momento porto avanti quello che sto facendo e cerco di farlo sempre al meglio: da un lato il lavoro da Social Media Manager per le altre aziende e dall’altro il lavoro attraverso il mio profilo Instagram. CONTATTI SOCIAL @ariannagattiariel

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Ed è Poesia

“Lo scrigno rosso rubino” “Fiamme dell’inferno” Chi l’ avrebbe detto che a sto punto, sarei stato ancora impegnato a cercare qualche via di fuga, i nviando messaggi di sentimenti, t ratti dalla vita che ci regala momenti unici, sorprendendoci con il suo fare senza preavviso, con squillare di trombe quando lo desidera... oppure coi silenzi distribuiti nella propria intimità... naturalmente è una discreta amica nostra, la vita, quella parte segreta custodita con amor e passione, in quello scrigno rosso rubino, appartenente alle origini del tempo perenne. E’ una raccolta di stelle che danzano nel Cosmo, proprio perché sanno che la loro luce è destinata ad affievolirsi, ed allora consumano tutte le loro energie di fonte di calore, per fare più chiaro possibile sul tetro cammino dell’uomo, che solo sarebbe, senza la fonte inesauribile del pensiero attivo! Continua così il viaggio verso la scia d’arcobaleno, la quale rimane appesa in cielo, di fascinosi istanti, proprio quanto può durare la gioia! Allora forza e coraggio, rimaniamo integri, senza dover, in alcun modo, trovare calpestati i nostri sogni, imbevuti di raggianti prospettive e grandi desideri di rinascita! Ora poso il mio scrigno rosso rubino, sulle ali della libertà che ha in mente una melodia, e che mi fa sussurrare piano, che io ancora esisto! (per voi che siete l’armonia del cuore sospirante di dolci attese... tuffatevi nell’iride dell’Emisfero! State con me, se volete sapere come andrà a finire! Poeta Fabrizio Villa

Chiuderò in silenzio il respiro soffocato dalle lacrime, l’anima scarlatta urlerà il dolore che trafigge il pensiero... nascosto dietro la maschera del sorriso, l’ira brucerà l’amor proprio adducendo verso le fiamme dell’inferno. Scalvini Roberta

“Il giorno” Giorno non passare in fretta, voglio godermi tutta l’aria ed il sole che mi aspetta... voglio camminare, affinché non trovo il mare ...e sedermi a pensare e udire le onde, nel silenzio di spiagge desolate, il vento accarezza ogni animo... Nel frattempo scrivo le parole che penso al momento... nell’immaginare come un film già visto, ma non importa, questa è tutta linfa vitale, mi fa stare bene e al momento mi fa dimenticare tutto ciò che dovrei dimenticare... Ora sta per scendere il tramonto, e ricomincio a camminare, a cercar la luna tra le stelle e quando arriva il buio e si fa sera... chiudo gli occhi e ricomincio a vivere... BMG 55


L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE

SmartWatch: caratteristiche, funzionalità ed utilizzo Orologi digitali sempre più diffusi Grazie all’evoluzione tecnologica avvenuta in questi anni ed in continua crescita, sono moltissime le tipologie di dispositivi che sono state sviluppate e messe in produzione. Una tra queste è l’orologio digitale, più comunemente chiamato “SmartWatch”, device sempre più indossato dagli utenti e che nell’ultimo periodo ha visto crescere funzionalità, precisione, potenza e vendite. Vediamo insieme le comodità offerte da uno smartwatch. Gli smartwatch odierni Le prime tipologie di SmartWatch create avevano funzionalità limitate e basse compatibilità con computer o cellulari. I primi prototipi sviluppati erano dispositivi indipendenti le cui funzionalità erano racchiuse all’interno del sistema operativo dell’orologio e non erano condivisibili. Tecnologie come il wi-fi ed il bluetooth non erano inserite e la praticità di utilizzo non era ottimale. Attualmente siamo arrivati ad impostazioni molto più avanzate e alla portata di chiunque. Tutti gli smartwatch attuali hanno la possibilità di connettersi tramite bluetooth allo smartphone per la sincronizzazione dei dati, hanno applicazioni installabili, impostazioni di sveglia, timer, Interconnessione tra cellulare meteo, controllo e orologio digitale domotico integrabili con le esigenze dell’utente ed anche la possibilità di effettuare chiamate. Oramai lo smartwatch si può definiUno smartwatch ed un cellulare collegati re un piccolo cellulare da polso a tutti gli effetti. insieme per il controllo delle calorie consumate 56


L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE

Smartwatch da lavoro e sportivi La prima funzione per cui gli smartwatch sono stati pensati è quella di supervisione dell’attività fisica. Di fatto tutti gli orologi intelligenti presentano sensori, applicazioni e controlli su battito cardiaco, ECG, respiro, camminata e monitoraggio dello stato fisico della persona. Tutte queste opzioni sono state poi migliorate con il tempo grazie all’arrivo di nuovi processori e sistemi operativi sempre più efficienti. Siamo arrivati al monitoraggio dell’ossigenazione e pressione del Fitbit Versa 2 Fitbit Versa 2 sangue, sistemi di controllo caduta e soccorso. Tutte con funzionalità con metronomo opzioni integrate a fianco di sistema cellulare, gps, domotica di Alexa incorporato app di allenamenti e comunicazione. Lo smartwatch, grazie al piccolo LCD installato sulla scheda logica, presenta un’interfaccia grafica di facile intuizione per l’utilizzatore, la quale permette di collegare tramite connessione wireless il device all’applicazione dedicata. Con l’avanzamento tecnologico moltissime applicazioni cellulari sono state introdotte nei sistemi watch così da rendere l’orologio digitale quasi come un vero e proprio smartphone. Vediamo insieme le principali serie di smartwatch disponibili attualmente sul mercato. AmazFit: lo smartwatch di casa Xiaomi presenta tutte le funzionalità base ed avanzate per integrare il proprio dispositivo con cellulari ed altri device esterni. Con una batteria di lunga durata (quasi due settimane), uno schermo AMOLED integrato e un peso relativamente basso, rappresenta uno smartwatch sportivo completo in grado di monitorare in modo molto preciso l’attività fisica dell’utente. Fitbit Inspire HR: braccialetto elettronico della marca Fitbit che permette, ad un basso prezzo e design molto semplice e leggero, di tenere sotto controllo tutta AmazFit l’attività motoria effettuata. Grazie al sistema operativo FItbit, uno dei più completi in commercio, sarà possibile sincronizzare velocemente i dati acquisiti con il vostro smartphone ed osservare report giornalieri delle informazioni ricavate. Huawei Watch FIT: orologio digitale di casa Huawei, un ibrido tra smartwatch ed una smart band semplice. Design elegante, applicazioni di monitoraggio complete ed un peso molto basso comparato ad uno schermo di buone dimensioni Fitbit Inspire HR fanno di questo orologio il giusto compromesso per un dispositivo di medie prestazioni Honor Magic Watch 2: smartwatch di casa Honor molto simile al Huawei Watch Gt 2. Dispositivo dotato di buona

Huawei Watch FIT

Honor Magic Watch 2

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L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE

autonomia e facile sincronizzazione con lo smartphone. Il vantaggio principale dello smartwatch Honor sta nel prezzo veramente ridotto rispetto alla controparte Huawei. FitBit Versa 2: il dispositivo Fitbit è stato notevolmente migliorato rispetto al suo predecessore (adesso siamo già arrivati alla versione 3), integrando la funzionalità di comunicazione con l’assistente vocale Alexa ed un sistema di monitoraggio fisico veramente rapido e completo. Il nuovo schermo AMOLED è dotato di funzione always-on (sempre acceso) e l’orologio permette di salvare fino a 5 quadranti direttamente sulla memoria del dispositivo. Inoltre le sveglie integrate possono interfacciarsi con dispositivi automatici esterni. FitBit Versa 2 in fase di ascolto FitBit Versa 3: versione migliorata dell’orologio sopra descritto, è dotato di GPS integrato e maggiore memoria rapida per alleggerire i processi di sistema. Sono state sviluppate migliorie lato visualizzazioni video e il sistema di controllo sanguigno è stato perfezionato. Mi Smart Band 5: questo dispositivo rappresenta la versione più aggiornata dei braccialetti elettronici di Xiaomi. Rapido, fluido, con uno schermo molto più luminoso rispetto al precedente modello, monitoraggio h24 dell’attività motoria e touch screen di alta qualità, Mi Smart Fitbit versa 3, ultima edizione Band 5 rappresenta per la serie Versa di Fitbit uno degli smartband più economici e potenti presenti sul mercato. Il sistema operativo permette di impostare 11 differenti attività sportive e la batteria permette Mi Smart Band 5 di usare l’orologio senza problemi per quasi due settimane. Apple Watch Serie 6: l’orologio intelligente della casa di Cupertino è considerato uno dei migliori diGuarda la nostra ultima puntata di Pillole Di Tecnologia! Parleremo della tecnologia della sicurezza informatica.

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L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE

spositivi per il fitness e la gestione del lavoro in maniera rapida. Grazie alla sua integrazione con il sistema Apple, Apple Watch presenta moltissime funzionalità di controllo fisico, sensori anticaduta, controllo dell’ossigenazione del sangue, Ecg e controllo del sonno. Il processore interno S6 permette un lavoro molto più veloce sulle applicazioni e la sincronizzazione è sempre più affidabile. Apple Watch non è da considerarsi un dispositivo medico, ma è comunque un ottimo strumento per monitorare le proprie attività. Inoltre possono essere sincronizzati senza problemi mail, contatti telefonici, applicazioni ad hoc e calendari, implementando anche l’assistente vocale SIRI ed applicazioni per la gestione domotica della casa. Un vero e proprio cellulare da polso.

Apple Watch Serie 6, ultimo smartwatch della casa di Cupertino

Compatibilità tra cellulare e smartwatch Per poter visualizzare l’andamento dei dati rilevati da uno smartwatch, lo smartphone deve interfacciarsi con l’orologio. Quasi tutti gli orologi permettono di usufruire di programmi compatibili con il mondo Android ed Apple per poter funzionare nel modo migliore, tuttavia è sempre bene effettuare un controllo sulle compatibilità fornite dal produttore dello smartwatch: per esempio, Apple Watch fornisce funzioni prestanti in collegamento con un iPhone, su un dispositivo Android è molto più limitato (e viceversa). Il nostro consiglio, se in futuro voleste acquistare un orologio intelligente, è quello di capire qual è il vostro uso quotidiano del dispositivo (quindi conoscere se lo smartwatch sarà usato per lavoro, per fitness, per gioco, come promemoria o altro), così da identificare il modello migliore per voi e ca- Fitbit Versa 2 con controllo pire anche la spesa dell’ossigenazione che si andrà ad afdurante la notte frontare! Per approfondimenti, richieste e qualsiasi domanda scriveteci all’indirizzo global@hkstyle.tech. Non dimenticatevi di visitare il nostro sito www.hkstyle.tech ed i nostri social Facebook, Instagram e Linkedin: hkstyle.tech, CCA.CentroAssistenzaComputers, InsideConnection.tech ed Offici59


L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE

naInformaticaCH. Per aggiornamenti in tempo reale abbiamo anche il canale Telegram: HkStyle – News, offerte e molto altro! Grazie a tutti per averci letto e alla prossima, da Stefano e Lorenzo.

Con la nostra campagna “Ci mettiamo la faccia” oggi riprendiamo la nostra impiegata “venuta dal passato” per il futuro! Come sempre ideato da 23Studio (www.23studio.tech). Protagonista è la nostra Beatrice Tassi, Responsabile Amministrativa “dal passato al presente” Nel Mese di Giugno il suo compleanno e i suoi 5 anni nella nostra azienda! Tanti auguri!

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A cent’anni dalla pubblicazione originale esce, tradotto per la prima volta in italiano, l’intervento di Janet al Congresso internazionale di medicina tenutosi a Londra l’8 agosto 1913. +L’edizione è curata e introdotta da Maurilio Orbecchi, medico-psicoterapeuta, che conosco da molti anni, nei confronti del quale ho affetto e stima.Leggere questo libro mi fa dunque molto piacere, per due sostanziali motivi: uno affettivo, e l’altro per i contenuti espressi. E mi ha fatto anche piacere che sia stato ottimamente recensito sugli organi di informazione. Perché Janet? La storia di Janet è la storia di un vinto che aveva ragione, uscito tuttavia perdente dallo scontro con Freud. Nella prefazione Maurilio Orbecchi spiega molto chiaramente, e in modo accessibile anche ai non addetti ai lavori, perché la psicoanalisi di Freud abbia vinto sulla teoria janetiana, e come quest’ultima sia stata riscoperta dopo anni di silenzio. Una

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considerazione molto suggestiva di Ellenberger, autore de “La scoperta dell’inconscio. Storia della psichiatria dinamica”, esprime la situazione di trascuratezza in cui si trovava Janet alcuni decenni fa: “L’opera di Janet può essere paragonata a una grande città sepolta sotto le ceneri, come Pompei. Il destino di una città sepolta è incerto: può restare sepolta per sempre; può rimanere nascosta ed essere saccheggiata dai predoni. Ma è anche possibile che un giorno sia dissotterrata e riportata in vita.” L’occasione per riportarla in vita fu la guerra del Vietnam. Gli psichiatri americani si ritrovarono di fronte migliaia di giovani reduci traumatizzati, da cercar di curare. Si risvegliò l’interesse per gli studi sul trauma, si finanziarono ricerche, e in questo clima anche le teorie di Janet rividero la luce, rivelandosi corrette e basi efficaci di strumenti terapeutici utilizzati ancora oggi. “Il modello teorico di Janet – cito dall’introduzione – resiste al tempo e risulta ancora compatibile con i programmi di ricerca di molte discipline contemporanee, come la neurobiologia, le neuroscienze cognitive, la psicologia evoluzionistica, la psicologia dello sviluppo, il cognitivismo e l’etologia umana. La cosa non stupisce, dal momento che Janet nel descrivere come funziona la mente si era basato anche sui dati provenienti dall’etologia, dalla psicologia infantile e dall’antropologia culturale del suo tempo, tenendo sempre come riferimento la

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teoria dell’evoluzione”. Penso alla mia formazione di psicologa. Mi sono laureata più di trent’anni fa, attraversando un corso di laurea imbevuto di cultura umanistica e assolutamente carente di cultura scientifica. Ricordo perfettamente come la scienza venisse considerata un riduzionismo rispetto alla ricchezza e alla complessità dell’animo umano. Da allora, fortunatamente, le cose sono cambiate, e la psicologia ha posto le sue radici nella scienza, scoprendone la meraviglia. Altro che riduzionismo! Poggiare sempre più i piedi su un terreno scientifico è stato per me rassicurante. Mi ha dato nuovistrumentidiletturaedipraticaterapeutica.Do il mio personale benvenuto a questo libro di cui consigliolalettura,interessantenonsoloperglipsicologi: la vicenda Freud – Janet non racconta solo di teorie psicologicheincontrapposizione,maanchedispirito dei tempi, di ideologie che oscurano la realtà. sguardiepercorsi

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