Anno 27 - N°11 del 21/12/2021 - www.newentrymagazine.it - redazione@newentrymagazine.it - Per la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti
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PENSIERI E PAROLE
UNA BELLISSIMA STORIA VERA Questa è la storia vera di una bambina di otto anni che sapeva che l’amore può fare meraviglie. Il suo fratellino era destinato a morire per un tumore al cervello. I suoi genitori erano poveri, ma avevano fatto di tutto per salvarlo, spendendo tutti i loro risparmi. Una sera, il papà disse alla mamma in lacrime: “Non ce la facciamo più, cara. Credo sia finita. Solo un miracolo potrebbe salvarlo”. La piccola, con il fiato sospeso, in un angolo della stanza aveva sentito. Corse nella sua stanza, ruppe il salvadanaio e, senza far rumore, si diresse alla farmacia più vicina. Attese pazientemente il suo turno. Si avvicinò al bancone, si alzò sulla punta dei piedi e, davanti al farmacista meravigliato, posò sul banco tutte le monete. “Per cos’è? Che cosa vuoi piccola?”. - “È per il mio fratellino, signor farmacista, è molto malato e io sono venuta a comprare un miracolo”. “Che cosa dici?” borbottò il farmacista. - “Si chiama Andrea, e ha una cosa che gli cresce dentro la testa, e papà ha detto alla mamma che è finita, non c’è più niente da fare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Vede, io voglio tanto bene al mio fratellino, per questo ho preso tutti i miei soldi e sono venuta a comperare un miracolo”. Il farmacista accennò un sorriso triste. “Piccola mia, noi qui non vendiamo miracoli”. “Ma se non bastano questi soldi posso darmi da fare per trovarne ancora. Quanto costa un miracolo?”. C’era nella farmacia un uomo alto ed elegante, dall’aria molto seria, che sembrava interessato alla strana conversazione. Il farmacista allargò le braccia mortificato. La bambina, con le lacrime agli occhi, cominciò a recuperare le sue monetine. L’uomo si 02
avvicinò a lei. “Perché piangi, piccola? Che cosa ti succede?” “Il signor farmacista non vuole vendermi un miracolo e neanche dirmi quanto costa... è per il mio fratellino Andrea che è molto malato. Mamma dice che ci vorrebbe un’operazione, ma papà dice che costa troppo e non possiamo pagare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Per questo ho portato tutto quello che ho”. - “Quanto hai?” “Un dollaro e undici centesimi... Ma, sapete...” aggiunse con un filo di voce, “posso trovare ancora qualcosa...” L’uomo sorrise. “Guarda, non credo sia necessario. Un dollaro e undici centesimi è esattamente il prezzo di un miracolo per il tuo fratellino!”. Con una mano raccolse la piccola somma e con l’altra prese dolcemente la manina della bambina. “Portami a casa tua, piccola. Voglio vedere il tuo fratellino e anche il tuo papà e la tua mamma e vedere con loro se possiamo trovare il piccolo miracolo di cui avete bisogno”. Il signore alto ed elegante e la bambina uscirono tenendosi per mano. Quell’uomo era il professor Carlton Armstrong, uno dei più grandi neurochirurghi del mondo. Operò il piccolo Andrea, che poté tornare a casa qualche settimana dopo completamente guarito. “Questa operazione” mormorò la mamma “è un vero miracolo. Mi chiedo quanto sia costata…” La sorellina sorrise senza dire niente. Lei sapeva quanto era costato il miracolo: un dollaro e undici centesimi… più, naturalmente l’amore e la fede di una bambina. Bruno Ferrero
EDITORIALE
Un Natale particolare...
- “Ciao, sono felice che sei venuto a trovarmi nel giorno di Natale!” - “Eh sì, caro Amico, non c’è cosa più bella che trascorrerlo in casa davanti ad un camino acceso e soprattutto con il tuo migliore Amico a chiacchierare sulle cose belle della vita…” - “Ne abbiamo passate tante insieme ma se penso al Natale quando ero piccolo mi vengono ancora i brividi… Eravamo tanto poveri che il giorno di Natale mio padre era indaffarato a cercare lavoro, io ero piccolo e chiaramente guardando i miei coetanei, avrei tanto voluto ricevere come regalo una bicicletta…
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Ma anche quell’anno mio padre non riuscì ad acquistarla e così dovetti attendere un altro anno… Erano tempi difficili, di povertà dove anch’io, in qualche modo, facevo qualche lavoretto come lustra scarpe per portare a casa due soldi.. E leggevo sul viso di mio padre, la sofferenza di non potermi accontentare anche se lui ci metteva tutta la sua buona volontà… Poi c’era mia madre, anche lei indaffarata tra mille lavori per portare a casa quei pochi soldi che ci permettevano di andare avanti, anche se spesso era a letto ammalata…” “Eh sì, caro amico… erano veramente brutti tempi quelli… anch’io ne ho passati di veramente tristi…”
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EDITORIALE - “Ma cosa stai dicendo? Tu fai parte di una famiglia benestante, avevi giocattoli di ogni genere, avevi addirittura due alberi di Natale, uno in casa ed uno giardino, avevi il maggiordomo ed i tuoi genitori accontentavano ogni tuo desiderio… E soprattutto avevi da mangiare, non avevi le preoccupazioni di mio padre: l’affitto da pagare ed una famiglia da mantenere. Tu sì che eri fortunato!!! - “Non è tutto oro ciò che luccica, caro Amico… E’ vero, potevo avere qualsiasi cosa, dal giocattolo all’ultimo grido a quello più costoso, avevo mangiare a volontà e tutto ciò era a mia disposizione! Avevo una casa con molte stanze, un giardino immenso ma io ero sempre triste, sconsolato, solo…” “Mio padre e mia madre erano due grandi imprenditori che per lavoro spesso andavano all’estero per seguire le proprie attività e quel Natale, me lo ricorderò sempre, mi avevano promesso che l’avremmo passato tutti insieme come un allegra famiglia unita nell’Amore ed invece… ...invece anche quell’anno, mio padre ricevette una chiamata da un suo collaboratore e così dovettero partire per un lungo viaggio. Trascorsi l’ennesimo Natale da solo, senza amici e il mio maggiordomo, compagno di giochi, non bastava a colmare il grande dolore che sentivo nel mio cuore. Capisci amico mio, che anch’io ho passato parecchi giorni tristi di Natale?”
- “Saranno stati tristi ma per lo meno eri in una casa confortevole, al caldo, e potevi fare ciò che volevi invece io, seduto in un angolo con una decina di coperte per ripararmi dal freddo….” - “Non capisci amico mio, io ero in una casa confortevole, al caldo, ma mi mancava il calore più importante: quello della famiglia! Tu eri povero, magari vivevi in una casa gelida e buia ma avevi il calore meraviglioso dei tuoi genitori, quel calore che non ho mai potuto provare…” Forse hai ragione amico mio, il calore dei miei genitori, nonostante la nostra precaria situazione, non è mai mancato e di questo li devo proprio ringraziare ma non pensiamoci più… La cosa più importante ora è che noi due siamo qui, insieme, a passare questo splendido giorno di Natale… Intanto fuori inizia a nevicare ed in questa serata gelida dove molte persone sono indaffarate agli ultimi acquisti natalizi noi siamo qui uniti nella nostra splendida amicizia a ricordare di quanto è bello volersi bene… - E forse è proprio questo il vero senso del Natale! Buon Natale amico mio… - Buon Natale anche a te, caro Amico di una vita… Gianluca Boffetti certificato ANAMMI n. N946
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Augura Buone Feste Google CEO Sundar Pichai ha fatto un discorso incredibile di soli 60 secondi, dove ha detto: “Immagina la tua vita come se fossero 5 palline da far girare in aria cercando di non farle cadere. Una di queste palline è di gomma, altre 4 sono di vetro. Queste 5 palline sono: lavoro, famiglia, salute, amici, anima Il lavoro è la pallina di gomma. Ogni volta che cadrai sul lavoro potrai saltare di nuovo (e anche meglio di prima) in un altro lavoro. Se invece a cadere sarà una delle altre, non ritornerà alla sua forma di prima. Sarà rotta, danneggiata, crepata. È importante diventare consapevoli di questo il prima possibile ed adattare adeguatamente le nostre vite. Come? Gestisci con efficacia il tuo orario di lavoro, concediti del tempo per te, per la tua famiglia, per gli amici, per riposarti e per prenderti cura della tua salute. Ricorda, se una delle palline di vetro si romperà non sarà facile farla tornare come prima. Gestisci con saggezza il tempo”
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CAMMINARE CON I LUPI La performance, in collaborazione con Life Wolfalps e MUSE, ha visto l’artista Alberto Salvetti camminare con una lupa in spalla per 150 km in tre giorni sulle nevi che da Cortina d’Ampezzo portavano a Bolzano. Alberto Salvetti non è nuovo a questo tipo di imprese: per anni ha osservato la fauna selvatica penetrare di notte negli spazi urbani senza essere vista dagli abitanti del luogo. Nel 2012 ha cominciato ad attraversare gli spazi urbani con le sculture animali in spalla con l’illusione che la sola presenza di un animale selvatico risvegliasse l’animo dei guaritori di cementi che si sono assopiti in città, svegliando il loro spirito ecologico e la consapevolezza che anche la città fa parte di un ecosistema E di un medio ambiente, ed è anche ricca di biodiversità. Camminare con la lupa in spalla è stato un mezzo di confronto per relazionarsi con passanti e gente del luogo sulla questione del ritorno del lupo. Un altro dei punti focali è la difficoltà nel relazionarsi con il lupo da parte di chi lavora in montagna rispetto ai cittadini che non sono toccati economicamente dalla presenza del canide selvatico. È importante
sensibilizzare il turismo e i cittadini sull’avvicinamento degli allevamenti d’altura durante le passeggiate in quanto si svilupperà sempre di più la guardiania da parte di cani anti-lupo, potenzialmente pericolosi per l’uomo. Allo stesso tempo, è importante sensibilizzare le persone nel non lasciare spazzatura o cose commestibili alla portata dei selvatici che da sempre attraversano i nostri spazi abitati ricchi di prede. Arte e artisti hanno la responsabilità di mediare tra il mondo della natura e degli uomini. Sempre più spesso la scienza avrà bisogno di trovare la collaborazione con artisti che rendono più fruibile la divulgazione di determinati concetti importanti per il recupero della biodiversità. Gli equilibri alterati della natura costringeranno lo stesso uomo a panificare delle azioni specifiche per il mantenimento delle attività. Il lupo non potrà sparire di nuovo, ma bisognerà accettarne la presenza e molti giovani si stanno già adeguando seguendo l’esempio della pastorizia dell’Italia centrale. Editore: Edizioni03 http://www.edizioni03.com/
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PENSIERI E PAROLE
NESSUNA MORALE... QUESTA VOLTA! C’era una volta una professoressa di liceo, temibilissima per la sua severità, che per sbaglio dimenticò sulla cattedra le fotocopie con le domande e gli esercizi del compito in classe del giorno dopo. C’era una volta una classe incredula e felice per l’inaspettato colpo di fortuna, che si precipitò a fare le fotocopie degli esercizi (a quei tempi non c’erano gli smartphone!). C’era una volta una ragazzina che amava studiare. Quella ragazzina fu l’unica a rifiutare di vedere le domande il giorno prima. Per questo fu derisa: - Ma sei scema! - Secchiona! - Ma ti pare che non te ne approfitti?? Mica capita tutti i giorni un colpo di fortuna così… - E poi è colpa della prof. che ha dimenticato i fogli…. Doveva stare più attenta. - Guarda che non facciamo niente di male! - Che sarà mai, per una volta sola. La ragazzina tornò a casa, un po’ triste e amareggiata, perché non le piaceva quello che aveva visto e sentito. E perché aveva capito che forse per l’educazione ricevuta a casa, forse perché gli imbrogli proprio non le piacevano, in quel momento cominciava inevitabile e irreversibile il suo scivolamento in quella minoranza silenziosa di chi rispetta le regole e non cerca di fregare il prossimo. Quel pomeriggio fece i compiti, come sempre. Studiò, come sempre. Si preparò al compito in classe, come sempre. Il giorno dopo andò a scuola, come sempre. Fece il compito in classe.
annullò il compito… Oppure: • La ragazzina che amava studiare, anni dopo è diventata un premio Nobel e tutti gli altri sono finiti a spaccare pietre in miniera… No, niente di tutto questo, nessuna morale, nessuna favola stavolta.
A questo punto ci vorrebbe una morale esemplare, del tipo: • La professoressa, capito perfettamente cosa fosse successo, fece un bellissimo discorso motivante, stile “Attimo fuggente” e tutti giurarono di non farlo mai più. O più banalmente: • La professoressa, capito quello che era successo,
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L’indomani la ragazzina prese il voto che meritava, come sempre: un decoroso 7 e fu contenta. Ma quel 7 fu l’unico, in una bizzarra epidemia di 8 e pure qualche eccezionalissimo 9. A dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che troppo spesso chi imbroglia va avanti e viene premiato, a volte a discapito di chi conta solo sulle sue forze, ma comunque continua a camminare come un funambolo scansando e superando le piccole e grandi prepotenze degli altri. Lo sappiamo benissimo come funziona il mondo, inutile far finta di stupirci. Perché stupirci non serve a niente. Però, possiamo indignarci. E rifiutare qualunque tipo di comportamento illegale, o semplicemente poco etico, o inopportuno. Ma che sarà mai, stiamo solo parlando di un compito in classe copiato… che esagerazione! O forse no? La farfalla della gentilezza
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dopodiché schiacciarle con uno schiacciapatate e mettere la polpa in una terrina. Tritare nel mixer il tonno e i capperi sciacquati, aggiungere poi alla polpa di patate, salare e pepare. Amalgamare il composto e mettere in un piatto dando la forma del pesce decorando con verdure a piacere. Dal blog: www.cucinarecreare.it A presto, Anna
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PENSIERI E PAROLE
UNA PORTA CHIUSA Essere disabili e malati nei tempi di Covid è una vera sfida, verso la società, verso i concetti di altruismo e empatia, verso la sanità e alla fine verso sè stessi. Già è difficile trovare lavoro se si è in buoni condizioni di salute e in circostanze non aggravate da un virus che sembra non avere nessuna intenzione di andarsene! In teoria chi ha percentuale di invalidità può iscriversi nell’elenco di un collocamento mirato. La legge n. 68/1999 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” ha introdotto il nuovo concetto di collocamento mirato. In teoria. In pratica è scaraventato nel fondo di un pozzo dal quale non può uscire in nessun modo. E’ una condanna, quella di rimanere ai margini della società, senza tetto, senza lavoro e senza possibilità di curarsi. Ciò che mi infastidisce maggiormente è l’ipocrisia, la mancanza di un comportamento onesto e corretto. Cosa serve per guardare una persona negli occhi e dirle in modo chiaro e decisivo: NO! Non c’è nessuna possibilità di lavoro, non possiamo prometterle niente. Invece si fanno giri di parole che creano labirinti di incertezza mista di avvelenata speranza. Devastante e disumano! Addirittura viene negato un lavoro di volontariato. Nello stesso identico modo, con promesse non mantenute. Sono stanca di essere trattata come
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un rifiuto umano. So che è difficile per tutti, che siamo in tanti, inclusi i giovani che cercano lavoro, ma io non pretendo altro che ONESTÀ, coraggio di dire la verità, di non ingannare con inopportuni e inverosimili promesse. Le bugie devono essere bandite da ogni ambito della vita umana, personale o sociale. In caso contrario la nostra società che pretende di essere cristiana, si meriterebbe le amare parole di Mahatma Gandhi: “Mi piace molto il vostro Cristo e non mi piacciono per niente i vostri cristiani”. Darina Naumova
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LA BIBLIOTECA DI DIO
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ISAAC BASHEVIS SINGER
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Un sentito ringraziamento a tutti voi che ci avete dato fiducia in questi anni con l’augurio sincero di Buone Feste! ISAAC BASHEVIS SINGER nato in Polonia nel 1904 e morto negli USA nel 1991si chiedeva: “C’è un motivo sul quale l’umanità non si stanca mai di interrogarsi: ci sarà un senso al nostro dolore?”. Su una pietra del cosiddetto caravanserraglio del BUON SAMARITANO posto sulla strada da Gerusalemme a Gerico, un pellegrino medievale ha inciso in latino questa frase: “SE PERSINO I SACERDOTI E I LEVITI PASSANO OLTRE LA TUA ANGOSCIA, SAPPI CHE IL CRISTO É IL BUON SAMARITANO CHE AVRÀ SEMPRE COMPASSIONE DI TE E NELL’ORA DELLA TUA MORTE TI PORTERÀ ALLA LOCANDA ETERNA.” LA BIBLIOTECA DI DIO Dio non registra le vittorie militari, i successi, i trionfi (a questo ci pensano già gli uomini), Esso raccoglie, invece, lo sterminato bagaglio del dolore umano per inserirlo in un libro compiuto e con una sua trama. Quel volume è il libro della vita e della salvezza. Credo che in qualche punto dell’universo debba esserci un archivio in cui sono conservate tutte le sofferenze e gli atti di sacrificio dell’uomo. Non esisterebbe giustizia divina se la storia di un misero non ornasse in eterno l’infinita biblioteca di Dio. una nonna
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LAMBORGHINI GALLARDO: TORO PUROSANGUE La Lamborghini Gallardo, è stata una delle creature di Sant’Agata bolognese prodotta nel maggior numero di esemplari, poco più di 14000, divise in varie versioni fra il 2003 e il 2013. La prima serie, equipaggiata con un possente V10 che sprigionava la potenza di 500 CV, abbinati alla trazione integrale facevano di questa coupe, una fuoriserie con poche auto a listino in gradi di starle dietro. Inizialmente venne offerta anche con cambio manuale, possibilità che sarà poi accantonata per lasciare spazio al cambio robotizzato E-gear. La forma squadrata, non ne limitava l’eleganza, dandone un’immagine estremamente sportiva e compatta, a guardarla da ferma è
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un concentrato di muscoli. Anche in questo caso il nome deriva da una razza di tori, presente in spagna. Oggi sono molto più ricercate e rare la prime serie con cambio manuale, in quanto offrono una guida più entusiasmante e diretta. Il 2003 è ricordato per essere stato l’anno con una delle estati più calde di sempre... passai quei mesi estivi, in totale libertà così come si addice ad un quindicenne, fregandomene del caldo che quasi non sentivo, fantasticando ogni volta che una supercar mi passava a fianco. Sapevo però anche allora che il mio futuro sarebbe stato nel mondo delle auto. Mi chiedevo con cosa avrebbe risposto Ferrari,
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AUTO D’EPOCA dato che ormai era chiaro che la Ferrari 360, non era all’altezza della nuova arrivata Lamborghini, vuoi per un gap di potenza di poco più di 100 CV e poi la trazione integrale, rendeva la Lambo nettamente più guidabile. Infatti passò poco tempo e a Maranello sfornarono la 360Challenge Stradale, il resto è storia, più leggera e più potente rispetto alla 360 di serie e poi quel sound che ogni volta che lo senti, ti chiedi come cavolo abbiano fatto... La Gallardo con i suoi circa quindici quintali di peso, non era propriamente un peso piuma ma grazie alla trazione integrale e alla cavalleria notevole, sapeva difendersi al meglio su ogni tipo di tracciato. Il bilanciamento pesi era al 43% davanti e al 57% dietro. Il design è opera di Luc Donnerwolke, lo stesso che creò la Murcielago nel 2001. Superava di slancio i 300 km/h, e scattava da 0 a 100 in poco più di 4 secondi, la trazione integra-
le la rendeva efficacissima anche nelle partenze da fermo. Ne produssero molte serie limitate, fra cui la Valentino Balboni, che omaggiava lo storico collaudatore delle Lambo. Fu oggetto di un restilyng che la rese ancora più bella e attuale, con una stravolgimento sopratutto del posteriore grazie ai nuovi fari, più filanti e adatti a mio avviso alla linea della macchina. Secondo me va comprata gialla, perchè è il colore che meglio si addice ad una Gallardo. I prezzi? Dipende molto da che versione cercate e sopratutto attenti alle manutenzioni, sempre meglio scegliere quelle con tagliandi presso la rete ufficiale. È un auto da sogno, che vi emozionerà ogni volta che vi avvicinerete per scoprirla e farci un giro, anche dopo tanti anni che la possedete... Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com
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PENSIERI E PAROLE
BAGNI DI REALTÀ
Voglio raccontandovi un’esperienza fondamentale di quest’anno. Cominciata così, come un fulmine a ciel sereno. Perché nella vita capita spesso (sempre?) ciò che non ti aspetti. Tutti noi ci facciamo i nostri film: desideri, aspettative, credenze, profondamente radicati in noi, così profondamente da essere parte di noi, parte che diamo per naturale, scontata, come il cielo sulla nostra testa. E che per questo non mettiamo mai in discussione, non vediamo mai con occhio critico. Poi la vita va nella direzione in cui va, diversamente dalle aspettative, dai desideri, dalle credenze, e facciamo duri bagni di realtà. Ciò che diventiamo dopo quei bagni, attraverso quelle esperienze, può essere una crescita o una semplice sopravvivenza da arrabbiati o da delusi. Dipende dalle risorse che abbiamo, interiori e non. Quest’anno, un problema di salute di mio marito, di per sé non grave ma invalidante al punto che non gli ha consentito e non gli consente tutt’ora di fare il suo lavoro, ha creato una serie di conseguenze e di difficoltà non indifferenti, su vari piani. Non voglio entrare ora troppo nel personale, che peraltro riguarda lui e la sua
storia, comunque questa vicenda è stata -ed è- un grosso bagno. Eppure, quest’anno difficile e faticoso ha lavorato in noi obbligandoci a tirare fuori molte risorse, anche quelle che non pensavamo di avere. Ciascuno le sue. Il bagno di realtà è un muro contro cui sbatti e che ti obbliga a cambiare strada. Ci vuole tempo per capire che quel muro non viene giù. All’inizio non ci credi, non riesci neanche a concepire l’idea che possa accadere davvero. Si chiama negazione, ed è la prima reazione di difesa a un evento, una situazione che ti sta cambiando profondamente la vita. Sapevo benissimo cosa fosse, ma quando ci sono stata dentro non me ne sono accorta subito, ho avuto bisogno di tempo per realizzare. Guardavo le crepe del muro pensando fossero spiragli che si sarebbero allargati fino a farci passare. Non è stato così. Però credere nell’apertura degli spiragli mi ha dato il tempo per abituarmi al cambiamento, per imparare a starci dentro, a navigare in quelle acque. La speranza, anche se un po’ illusoria, mi ha fatto camminare, andare avanti, incontro alla realtà del muro. Finché l’ho visto, lì, nella sua irremovibilità, mentre già mi
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PENSIERI E PAROLE stavo muovendo su un’altra strada, quella possibile, scoperta passo dopo passo, giorno dopo giorno. Ecco, quello che ho scoperto di me è che la mia natura da fondista è più forte di quel che pensavo. Non amo le sfide, e se posso fermarmi un passo indietro al limite che sento, mi fermo. Il muro mi ha costretta a camminare oltre il limite, un passo alla volta, lentamente. Non mi ha sfidata, semplicemente non mi ha lasciato alternative. Un amico mi ha ricordato che anni fa dicevo che se mi fossi ritrovata in una situazione estrema, tipo campo di concentramento, o anche “solo” sopravvissuta su un’isola deserta tipo Cast Away, il film con Tom Hanks, mi sarei lasciata morire, non avrei avuto la forza di lottare per sopravvivere. Oggi non lo direi più. Oggi dico che proverei a vivere, un giorno alla volta. E lo dico perché lo sento, perché il cammino percorso mi ha dato fiducia nelle mie forze, mi
ha fatto sentire che le gambe reggono, mi ha dato un passo possibile che alterna sforzo e riposo, tenuta, scoramento, ripresa. Ad oggi, fin qui. Domani si vedrà. Mio marito invece ha imparato cose diverse, ha sperimentato altri percorsi. Da lottatore, sfidante, ha dovuto imparare la resa, sperimentare il reset delle sue forze per trovarne di nuove, di tipo totalmente diverso. Lo stesso muro ha richiesto a ciascuno di noi risorse differenti per essere affrontato.E il lavoro continua. I bagni di realtà fanno sempre paura, ma possono essere fonte di salute psicologica. E grazie ai muri che non vengono giù, scopri sentieri che mai avresti percorso. Nel bene e nel male, nelle possibilità e nei limiti. È stato un anno faticoso, e ancora lo è. Ma un anno prezioso. E il cammino continua… sguardiepercorsi
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L’EMOZIONE NON HA VOCE
“SPALLE AL MURO” - Renato Zero Spalle al muro è il brano musicale con il quale Renato Zero ha partecipato al Festival di Sanremo 1991, classificandosi al secondo posto. La canzone, inserita nell’album dal vivo Prometeo e stampata su vinile anche come singolo promozionale insieme al brano L’equilibrista, è stata scritta interamente da Mariella Nava, grande amica del cantante romano. Il loro legame diverrà molto importante cosicché, Zero, richiederà la presenza della cantautrice come apri-concerto. Il brano negli anni successivi non è mai più stato proposto in pubblico e le ragioni resteranno un mistero. Il testo descrive il lento declino dell’età ed in particolar modo la critica che la gioventù “moderna” fa all’anzianità. La parola più presente nel brano infatti è “vecchio”, quasi a sottolineare la poca considerazione che si ha della persona non più giovane. Il brano, durante la kermesse sanremese riceve un’ovazione dal pubblico mai accaduta in un Festival di Sanremo. Spalle al muro Quando gli anni son fucili contro Qualche piega sulla pelle tua I pensieri tolgono il posto alle parole Sguardi bassi alla paura di ritrovarsi soli E la curva dei tuoi giorni non è più in salita Scendi piano, dai ricordi in giù Lasceranno che i tuoi passi sembrino più lenti Disperatamente al margine di tutte le correnti Vecchio. Diranno che sei vecchio Con tutta quella forza che c’è in te Vecchio. Quando non è finita, hai ancora tanta vita E l’anima la grida e tu lo sai che c’è Ma sei vecchio. Ti chiameranno vecchio E tutta la tua rabbia viene su Vecchio, sì. Con quello che hai da dire Ma vali quattro lire, dovresti già morire
Tempo non c’è ne più. Non te ne danno più E ogni male fa più male. Tu risparmia il fiato Prendi presto tutto quel che puoi E faranno in modo che il tuo viso sembri stanco Inesorabilmente più appannato per ogni pelo bianco. Vecchio. Vecchio. Vecchio Mentre ti scoppia il cuore, non devi far rumore Anche se hai tanto amore da dare a chi vuoi tu Ma sei vecchio. Ti insulteranno, vecchio Con tutto quella smania che sai tu Vecchio, sì. E sei tagliato fuori Quelle tue convinzioni, le nuove son migliori Le tue non vanno più. Ragione non hai più Vecchio, sì. Con tanto che faresti. Adesso che potresti non cedi perché esisti Perché respiri tu
Augura Buone Feste
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RIDIAMOCI SOPRA Una coppia di ottantenni, sposati da 60 anni circa e in buonissima salute grazie a un’alimentazione sana e agli esercizi fisici, muore in un incidente stradale. Giungono in paradiso e San Pietro li porta alla loro nuova casa con una cucina fantastica, un salotto da sogno e il bagno dotato di sauna e di idromassaggio. I due sono meravigliati e chiedono quanto costa tutto quello. “È gratis” risponde San Pietro “Siamo in Paradiso”. Decidono di passare la giornata giocando a golf e anche qui, quando chiedono se devono pagare, San Pietro spiega: “Siamo in Paradiso: è gratis...”. La sera vanno al ristorante e anche qui il vecchio: “Quanto si paga?”. E San Pietro, quasi esasperato, “Non avete ancora capito? Siamo in Paradiso: è gratis!”. Il vecchio chiede ancora: “Ok, posso sapere dove si trovano i cibi light e senza colesterolo?”. San Pietro spiega: “Mangiate pure tutto ciò che volete e non avrete nessun problema di salute: siamo in paradiso!”. Al che l’uomo si mette a urlare come impazzito pestando il cappello: invano la moglie tenta di calmarlo. L’uomo le fa: “È tutta colpa tua: se non fosse per tutte quelle schifezze light che mi hai dato, ero qui 10 anni fa!”.
In una caserma un sergente interroga le nuove reclute: “CHI È CHE SA COSA È LA PATRIA?”. Nessuna risposta. Il sergente: “TU... COME TI CHIAMI?”. “Rossi”. Il sergente: “SECONDO TE COSA È LA PATRIA?”. “Non saprei...”. E il sergente: “IGNORANTE E BUONO A NULLA! LA PATRIA È TUA MADRE!”. Il giorno dopo si ripete la solita scena, soliti soldati, solito sergente, stesse domande. Il sergente: “TU COME TI CHIAMI?”. “Bianchi”. Il sergente: “COSA È SECONDO TE LA PATRIA?”. Questa volta il soldato convinto della risposta esclama: “La patria è la madre del soldato Rossi...”.
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L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
Visto il periodo natalizio, oggi parliamo di nuovi VideoGame: Elden Ring, il nuovo open world rivoluzionario. L’open world è una tipologia di videogame in cui il videogiocatore può muoversi liberamente nella mappa di gioco e scegliere che tipologia di percorso far intraprendere al proprio personaggio. I videogiochi open world nascono per dare la possibilità agli utenti di caratterizzare il proprio personaggio principale nel modo in cui si vuole e intraprendere un gameplay che può essere vissuto in maniera differente da ogni giocatore in base al proprio modo di interagire con nemici, ambientazioni e eventi. Il concetto di open world e gioco di ruolo si unisce in un nuovo prodotto fissato per l’uscita a Febbraio 2022, ovvero Elden Ring. Andiamo a scoprire insieme tutte le caratteristiche del nuovo videogioco casa FromSoftware che ha già fatto parlare di sé in maniera totalmente positiva. IL VIDEOGIOCO La software House FromSoftware arriva alla produzione di Elden Ring con uno storico di prodotti veramente d’elite come tutta le serie di Dark Souls o Sekiro. Riprendendo elementi simili alle due grandi serie sopra citate, Elden Ring va ad essere un videogioco di pura esplorazione e combattimento, racchiudendo elementi fantasy e di ambientazione medievale con un sistema di combattimento ad alto livello. Ciò permette di avere tantissimi dettagli nascosti da scoprire con un elevato ritmo incalzante di scoperta, combattimento e sopravvivenza. AMBIENTAZIONI ED ESPLORAZIONI L’ambientazione di Elden Ring va un po’ a rifarsi a quella di Dark Souls, paesaggi nordici con elementi medievali e castelli comple-
La copertina del gioco
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L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
tamente esplorabili. Gli eventi catastrofici e di modifica del territorio casuali e il fattore atmosferico insieme al cambio giorno / notte degli ambienti vanno a cambiare continuamente l’approccio del giocatore alle diverse situazioni. Sarà possibile passare a luoghi delle mappe situati in posizioni molto distanti tramite incantesimi e viaggi rapidi così da velocizzare lo spostamento del giocatore. I checkpoint sono posizionati intelligentemente lungo il percorso in modo tale da far ripartire l’eventuale missione da un punto subito rigiocabile senza l’obbligo di dover rifare tutto il percorso intrapreso. Elemento importantissimo per l’esplorazione in Elden Ring è il fattore del salto: la meccanica del salto in un open-world porta il livello di scoperta della mappa ad un livello ancora più completo perché costituisce quasi il 200% in più delle interazioni possibili tra il giocatore e l’ambiente circostante. MODALITA’ DI COMBATTIMENTO Essendo Elden Ring un gioco puramente di ruolo le possibili combinazioni di armamentario, difesa ed incantesimi sono veramente elevate. Il sistema di combattimento varia la propria natura in base al nemico che si va ad affrontare e sarà possibile applicare miglioramenti d’arma ogni volta che si andrà ad affrontare un avversario di fine livello o area, così da potersi scontrare con i potenziamenti adeguati. Inoltre il sistema di miglioramenti si basa sul quantitativo di elementi scoperti dall’utente e dal
Ecco uno degli incantesimi utilizzabili in game
Il protagonista della storia di Elden Ring, il cavaliere che potremo potenziare lungo il percorso di gioco
Il primo castello esplorabile nella mappa di Elden Ring
Uno degli altopiani visitabili nella versione Demo del videogioco 23
L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
tipo di classe inziale scelta dal giocatore. Cosa molto importante sarà la possibilità di applicare potenziamenti delle classi pesanti anche su classi di attacco leggero e viceversa, aumentando le strategie d’attacco possibili del nostro protagonista. Alcune armi o magie saranno sbloccabili solamente a seguito di vittoria su boss finali e il sistema di esplorazione anche nelle fasi di battaglia non si baserà su livelli ma solo sulla tipologia di armamentario in nostro possesso. Ogni nemico ha un suo punto di debolezza e un modo differente per poter essere colpito con maggior potenza dal nostro personaggio: starà
Esempio di check point utilizzabile nell’abilità del videogiocatore sapersi adattare e conoscere ogni tipo di strategia per poter effettuare attacchi pesanti e combinati sui nemici (uno degli elementi presenti nel combact system del gioco è il perry, ovvero una tipologia di attacco pesante utilizzabile su qualsiasi avversario e che causa un ingente danno sull’avversario). Nota particolare è da dedicare allo stile stealth (cioè lo stile di attacco in silenzio): Elden Ring non porta una tipologia di approccio stealth pilotata, cioè obbligatoria, ma anche in questo caso lascia diverse opzioni al videogiocatore. Lo stile di gioco stealth è un’opzione che sarà quasi sempre utilizzabile ma sarà molto influenzata dalla classe di gioco scelta per il proprio protagonista. NEMICI Il numero di creature in game è veramente alto; 24
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fare anche solo una passeggiata nel mondo di Elden Ring porta a scoprire più di 5/6 creature in soli pochi metri di percorso. Ogni elemento vivente dell’ambiente di Elden Ring può portare differente esperienza al protagonista ed elementi di costruzione per armi, incantesimi o potenziamenti. I nemici presentano classi di gioco diverse, aumentando la difficoltà d’affronto per il giocatore. Non per forza il combattimento dei boss sarà obbligatorio per accedere a determinate aree di gioco: sarà libera
L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
I draghi di Elden Ring scelta dell’utente decidere il proprio stile di gameplay. Le combinazioni d’attacco saranno differenti per ogni nemico di fine area e non sempre la classe che abbiamo scelto sarà adatta per affrontare tutti i nemici che ci troveremo davanti. Elden Ring sembra un perfetto insieme di esplorazioni e caratterizzazione dei personaggi. Gli elementi circostanti portano ad un’ambientazione mozzafiato che varia addirittura nel proprio aspetto e nelle sue avversità dal giorno alla notte. Il fattore incredibile che porta Elden Ring ad un livello altissimo di giocabilità è la quantità di creature collezionabili e analizzabili. Ogni essere vivente
Uno dei gran cavalieri subito affrontabili in partita può modificare lo stile di gioco del gameplay e favorire, oppure sfavorire, le nostre scelte. Non ci resta che aspettare Febbraio 2022 per poter provare la versione completa ed ufficiale di Elden Ring, direttamente su console Next Gen Playstation 5 e Xbox Serie X.
Scorcio dell’altopiano esplorabile nella versione Beta di Elden Ring 25
L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
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un sereno Natale ed un felice anno 2022!
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Stefano e Lorenzo
PERSONAGGI
STEVE JOBS: LE ULTIME SUE PAROLE Steve Jobs è morto di tumore al Pancreas in giovane età ed era uno degli uomini più ricchi del pianeta. Questo è ciò che ha scritto 2 giorni prima di morire: “Agli occhi degli altri la mia vita è l’essenza del successo ma a parte il lavoro ho provato poca gioia. Alla fine la mia ricchezza è soltanto una parte della mia vita a cui mi sono abituato. In questo preciso momento malato e sul letto vicino alla morte capisco che tutta la mia ricchezza è insignificante. Puoi assumere qualcuno per guidarti l’auto, puoi assumere gente che ti faccia guadagnare più soldi ma non puoi assumere qualcuno a cui dare la tua malattia. Possiamo avere tante cose ma non possiamo avere una cosa, la VITA quando stai per perderla. Trattati bene e gratifica il prossimo. Più invecchiamo più saggi diventiamo, un orologio che vale 30$ è lo stesso di uno che ne vale 300$, tutti e due segnano il tempo, un’auto che vale 30.000$ o una che ne vale 300.000 hanno lo stesso scopo, ti portano a destinazione, se hai una casa da 300 metri o 3000 se sei solo la solitudine è identica. Quindi alla fine spero che tu capisca che avere veri amici con cui parlare è la vera gioia.
Sono 5 le cose che dovresti fare: - non educare i tuoi figli a essere necessariamente ricchi così quando saranno grandi non importerà il prezzo delle cose ma il loro valore. - mangia il tuo cibo come una medicina altrimenti dovrai mangiare le medicine come fossero il tuo cibo. - dai valore alla tua sposa, alla tua famiglia, ai tuoi amici. - trattati bene, gratifica il prossimo. - ama le persone che Dio ti ha mandato.
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DEDICA A...
QUELLA NOTTE La mia anima cerca sempre Lei. E già, quel bacio scambiato con la donna amata, ha lasciato il segno sul mio tenero cuore. La mia mente mi manda sempre la sua immagine al mio fianco, con quei occhi azzurri, il suo viso angelico, vissuta in quel giorno insieme, nella bella località dove abbiamo vissuto tenere ore. Vivere come per magia tutto d’un colpo tante emozioni non è cosa da poco. Dentro me compaiono sentimenti indescrivibili, che vorrebbero esser raccontati nella loro profondità solo alla persona amata. Ma Lei forse ora, in questa notte, sta pensando a tutto quello vissuto, pensando sempre a quei baci che forse hanno sconvolto i suoi stati d’animo indecisi!! Capire cosa veramente stia provando ora, non so, ma certo è il suo silenzio, che fa paura; non avere un suo segnale, ti fa capire che amare
una donna vuol dire anche sofferenza!! Probabilmente, ora che il tempo ha permesso di conoscere la “mia” donna, penso d’immaginare i suoi attuali sentimenti. Quello dominante è l’indecisione, forse per capire se quello che fa, è giusto. Forse dentro Lei, c’è confusione su come comportarsi, forse ha paura mettere in gioco i suoi sentimenti. Dentro me c’è tanta voglia di far tutto il possibile per renderla sempre felice e allegra e proteggerla da ogni male del mondo!! La vita è un film, dove le immagini di ogni giorno che viviamo vengono fotografate e conservate nel nostro cuore. Oggi io conserverò la sua immagine, che non cancellerò mai dalla mia anima, per sempre!!
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F.
PENSIERI E PAROLE
TELEFONATE AGLI ANZIANI
Juan Sobrino è un bibliotecario di Madrid che con altri volontari, una volta la settimana, legge storie agli anziani al telefono, per alleviare la loro solitudine. Il piano di “lettura residenziale” esisteva già prima della pandemia: i volontari andavano nelle residenze per anziani a leggergli libri e a cantare. Si è reso poi ancora più utile diventando servizio telefonico, personalizzandolo a seconda delle preferenze di ogni anziano. Ogni volontario telefona sempre alla stessa persona, in modo da creare un legame, conoscere i suoi gusti per scegliere le letture giuste. Sessioni di 20 minuti o anche più se l’ascoltatore è particolarmente interessato. Il programma è rivolto soprattutto a chi vive nelle residenze e non riceve visite. Un’iniziativa che mi ha molto colpito e che forse lei conoscerà già. Sarebbe una proposta a cui penso aderirebbero molti volontari, oltre ai bibliotecari, coordinati o comunque in collaborazione con la biblioteca e potrebbe essere rivolta anche ad anziani che vivono ancora nella loro casa da soli. Sarebbe un’iniziativa simile a quella della campagna “dona la tua voce” promossa dall’UICI di Brescia, di cui sono da poco diventata lettrice volontaria non professionista. Parteciperei dunque volentieri a proposte simili. Ornella Olfi
PENSIERI E PAROLE
PATRIOTTISMO E COSMOPOLITISMO Ho sempre pensato che l’amore e il rispetto, l’affetto profondo e la nostalgia per la propria terra natia, non siano in conflitto con l’amore e l’affetto per una terra straniera. Al contrario, solo se sai apprezzare e amare il tuo, apprezzerai quello che appartiene agli altri. L’amore non può essere lacerato, spezzato, diviso in parti per un angolo di terra, solo per una persona, per qualcosa di concreto, limitato, separato. L’amore inizia da ciò che è in noi e intorno a noi, dalle persone care, dalla casa, dalla patria e abbraccia l’Universo. È sconfinato. Ma solo se è vero! “Piccolo paese” dedicato a Ponte San Pietro (Bg) Piccolo paese, con le strade assolate d’estate, autunnali mantelli colorati, sui giardini e prati. il silenzio invernale, stende su di te bianchi ali e la primavera graziosa sparge nell’aria profumo di magnolie e di rose. Fascino misterioso, come nei quadri di Vanni Rossi. Le ombre dei gabbiani, sprofondano nel Brembo, in ginocchio il tempo si specchia nelle sculture della Chiesa Vecchia. Piccolo paese, in te non sono nata e tu per me non sei stato la terra natia, mi hai accolto ti sono grata ormai per me sei la SECONDA patria! Darina Naumova
di uri e Aug e Fest n Buo
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PENSIERI E PAROLE
CARA SANTA LUCIA... Cara Santa Lucia. Sono passati tanti anni, forse troppi. Ricordo bene quando, ancora bimbo sognante, con la scrittura incerta di quell’età, investivo tempo e dedizione a scriverti per assicurare te di quanto fossi stato bravo lungo l’anno e per assicurare a me stesso di ricevere i regali che tanto desideravo. Ricordo, però, bene anche quando, con il passare del tempo, ho pian piano smesso di scriverti, di pensarti, di sperarti, trasformandomi, giorno per giorno, in quell’adulto che mai nessuno vorrebbe diventare e che, invece, ahinoi, tutti diventiamo; quell’adulto che in “Polar Express” risulta incapace di sentire il suono della campanella di Natale, incapace di vivere sulla sua pelle la magia tipica di questo periodo invernale. Ci affanniamo tutti – io per primo – ad addobbare, illuminare, abbellire; ci preoccupiamo di quanto i bimbi possano essere felici; ci procuriamo di svegliare quella parte di noi che, almeno una volta l’anno, sa essere “buona” (senza poi sapere esattamente cosa significhi davvero); ci proponiamo di migliorare sempre più, rimandando al nuovo anno quel che non abbiamo saputo fare nell’anno che si sta concludendo. Ci affanniamo, insomma, a rendere un qualcosa di speciale ogni anno, senza sapere se ci si riesce
davvero. Per questo, carissima Santa, ho deciso di tornare a scriverti, oggi, all’alba dei miei 31 anni, come fossi un bimbo sognante: per provare, almeno quest’anno, a non dimenticare te e quella speranza di gioia e bellezza che tu stessa rappresenti. Prima di iniziare a scrivere, appunto come quando ero bambino, ho domandato a me stesso “Sei stato buono quest’anno?” Ho sperato tanto che la risposta fosse positiva per poter, come anni fa, passare con disinvoltura alle richieste da esaudire, ai desideri da esprimere. Mi sono, però, reso conto di quanto la risposta non fosse così immediata come lo poteva essere allora (è forse anche questo il motivo per cui da adulti smettiamo di scriverti?!?). Ci guardiamo attorno ogni giorno, in un’epoca di profondo sconforto e incertezza, per scoprire, come ogni anno, che ci sono ancora troppe ingiustizie, troppo dolore, troppe indifferenze. Non sono – tranquilla – a chiederti “un’utopistica pace nel mondo”, ma non posso – permettimelo – nemmeno voltarmi dall’altra parte. Approfitto, quindi, di questa lettera a te, amica mia, per riflettere e per dire a me stesso e a chi mi circonda che, forse, no, non sono stato abbastanza buono – o meglio – non lo siamo stati noi tutti, come umanità, come comunità di anime e perso-
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PENSIERI E PAROLE ne. Avremmo dovuto, potuto fare di più? Non sta a me dirlo. Ma sta a me, a tutti noi, chiedertelo e chiedercelo. Allora, forse, si illumina qui il mio pensiero e il mio desiderio da esaudire per quest’anno: il mio, spero il nostro, auspicio di una maggiore consapevolezza di un collettivo noi, prima ancora di un singolo io; di un migliore vivere comune, prima ancora di un buon vivere personale. Sarebbe ipocrita dirti che non vorrei regali e cioccolatini per me e per le persone che amo; ancor più ipocrita sarebbe dire che non vorrei “una Santa Lucia” piena di balocchi e dolci per ogni bimbo (e anche per ogni adulto) nel mondo, ma non è questo l’importante. A poco serve, credo, fare, a questo punto e a questa età, un elenco di desideri o richieste: so che non sarebbero esaudite, almeno non tutte e, ancor peggio, non per tutti. E non lo dico,
carissima amica, perché non credo in te, anzi, al contrario. Lo dico perché credo tanto in te al punto di rendermi conto, ancor più con questa lettera, che tu non sei tu, nell’astrazione di un personaggio immaginario, ma tu sei tu nella concretezza di noi stessi che ogni anno dimentichiamo di scriverti e che non riusciamo più nemmeno ad esaudire il nostro stesso desiderio per un mondo migliore per tutti. Cambio, dunque, interlocutore sul finale di questa lettera e a tutti noi Uomini chiedo, invoco, una rinnovata e radicata speranza. Solo allora, forse, torneremo capaci di scrivere “siamo stati buoni quest’anno”. Con sincero affetto Giorgio (*lettera scritta tre anni fa, ma forse oggi, in epoca Covid, ancora più attuale *)
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PENSIERI E PAROLE
IL PRIMO GIORNO D’ASILO
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Ogni volta che dico a qualcuno che mi ricordo perfettamente il mio primo giorno d’asilo, questi mi risponde: “impossibile”, invece è proprio così, forse perché è stato un giorno particolarmente importante. Mia mamma, quando avevo 3 anni, mi iscrisse all’asilo parrocchiale (era il parroco del paese il responsabile dell’asilo, che all’epoca era gestito dalle suore), ma quando arrivò il giorno dell’apertura, io avevo la febbre ed ogni volta che tentava di portarmi, accadeva la stessa cosa, sarà perché ero piuttosto gracile oppure perché ci andavo talmente volentieri che mi ammalavo solo a pensarci; visto che bastava
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frequentarlo anche solo un giorno per pagare l’intera retta mensile. Mia mamma decise di saltare il primo anno e di portarmi al compimento dei 4, sarei stato fisicamente un pochino più forte. L’anno successivo, eravamo appena tornati da Maderno (bellissima località sul lago di Garda), dove ne avevo combinate di tutti i colori e anche molto di più, mia mamma era molto giù, aveva perso diversi chili nel tentativo di tenermi a bada al punto che il nostro medico gli aveva prescritto una cura ricostituente, - “quest’anno appena l’asilo riapre, parti come una fucilata” - , così mi aveva detto la cara mammina. Era già tutto pronto, i sandalini blu di cuoio, i pantaloncini corti, il mio grembiule azzurro sul quale mia mamma aveva ricamato con il filo rosso, una sedia, mio simbolo identificativo che mi piaceva moltissimo. All’epoca non avevamo ancora la macchina, a portarmi all’asilo sarebbe stata mia mamma, perciò bisognava attrezzare la bici per portare anche me. Mio padre prese la Umberto Dei (marchio storico considerata fra le più prestigiose bici al mondo), di nonna Elena; mia mamma, poverina non ha mai avuto la gioia di possederne una... cominciò a studiarla, finché gli venne un lampo di genio: “possiamo sistemare Giordano sul manubrio, qua in basso faccio un poggiapiedi in legno e lo incastro fra i due tubi”; mi mise sul manubrio della bici e prese le misure per forgiare dal legno l’appoggio per i miei piedini; detto fatto, con una maestria da falegname consumato, servendosi di un falcetto, intagliò un bastone che incastrò nei due tubi, poi mi mise nuovamente sul manubrio per vedere se tutto quadrava. Era tutto ok, però il mio papy, notò che il mio sederino poggiava proprio sull’uncino che comandava il freno posteriore; le bici Umberto Dei, sono state le prime ad introdurre i freni a bacchetta (aste
PENSIERI E PAROLE di metallo che tramite leve comandavano la frenata), e raccomandò mia mamma di usare solo il freno di sinistra per evitare che l’uncino mi si piantasse in una natica. Settembre 1967, comincia il mio primo giorno d’asilo, mia mamma mi aveva svegliato due ore prima della partenza, voleva prepararmi a puntino, i nonni, mio papà, mia sorella, tutti a dirmi: - vedrai come ti piace, potrai giocare assieme a tanti bambini,- io non ero per niente contento, stavo tanto bene a casa, libero di combinare disastri su disastri, ma purtroppo i bambini non hanno voce in capitolo; bisogna ubbidire ai grandi e così mio padre mi mise sul manubrio della bicicletta, raccomandò mia mamma di frenare solo col sinistro, salutammo tutti e partimmo pronti ad affrontare i tre km
che ci separavano dalla scuola materna; i primi due di strada sterrata pieni di buche, diedero un massaggio non indifferente al mio culetto, poi arrivati sull’asfalto le cose migliorarono. Il discorso che affrontammo durante il tragitto con mia mamma e che in casa avevo già sentito altre volte, fu il seguente: - ma è possibile che tutte le volte che mi serve la bici, devo sempre chiedere il permesso a nonna Elena? Il nonno, il papà, perfino tua sorella, ne hanno una, io no, ma perché? Non la merito? Non sono una brava moglie? Non lavoro abbastanza?-, Io ascoltavo ma non riuscivo a mettere bene a fuoco il senso del discorso; solo col passare degli anni e ripensando alle sue parole, compresi che mia mamma voleva essere stimata e considerata maggiormente, ma in seguito, nonostante
Buone Feste da...
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PENSIERI E PAROLE avessi capito il suo desiderio, la bicicletta non gliel’ho mai regalata nemmeno io, eppure è stata per me una madre esemplare, di certo non gliela posso comprare adesso che ha 87 anni e si muove su una sedia a rotelle. Questa mia mancanza mi fa veramente male, avrei potuto renderla felice con un piccolo gesto, restituirle in minima parte l’immenso amore che a noi tutti ha donato. Ecco, pedala pedala, siamo quasi arrivati all’asilo, ci siamo di fronte, mia mamma per istinto frena con la leva di destra; l’uncino che sta sul manubrio si pianta nel mio sederino strappandomi un pezzettino di pelle, apriti cielo, ho lanciato un urlo che sembrava la sirena dei pompieri, mia mamma era mortifica: - scusami
tesoro mio, non mi sono più ricordata, perdonami -, mi tirò giù dal manubrio e controllò il mio didietro, la chiappetta sinistra sanguinava, arrivarono tre suore, richiamate dal mio terribile urlo, “cosa è successo?”, - “è stato il freno della bici”, rispose mia mamma; mi prese in braccio ed assieme alle suore entrammo nell’asilo, chiese alla suora Madre un cerotto da mettere sulla mia piccola ferita... -Signora, non si preoccupi, ci pensiamo noi adesso a Giordano, lei vada tranquilla -, mi diede un bacione e mia mamma partì, le tre suore mi accompagnarono in una stanzetta dove c’era un armadietto con dentro dei medicinali, - Giordano, tirati giù i pantaloni che ti mettiamo il cerotto - , ma io con le mani tiravo su le braghette e risposi seccamente: - il
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PENSIERI E PAROLE mio sederino non lo faccio vedere a nessuno -, finalmente dopo breve trattativa, stabilimmo che fosse solo la suora Madre a medicarmi, mi sdraiò su un tavolino ma quando mi disinfettò con l’alcool saltai giù: “bruciaaa”, “aspetta, ti soffio sopra”, finalmente mi venne incerottata una piccola benda ed il mio culetto era a posto; poi mi accompagnarono dai bambini, i più grandicelli stavano giocando fuori, gli altri erano in una stanza con parecchi giocattoli, io stavo in disparte contro il muro, non conoscevo nessuno. Ad un tratto mi si avvicina un bambino biondo, gracilino e con voce molto alta mi fa: “vuoi giocare con me?, io mi chiamo Maurizio e tu?“, - “Io Giordano” - mi fece mille domande, aveva la mia stessa età però lui l’asilo lo conosceva benissimo perché l’aveva frequentato già l’anno prima, mi spiegò tutto per filo e per segno, mi fece vedere tutti i giochi, era minutino ma pieno di energia, sprizzava una gioia contagiosa, da quel momento iniziò un’amicizia che durò per sempre. Alla elementari, in quasi tutte le classi, fummo compagni di banco, aveva una mente brillantissima, ascoltava la lezione una volta ed aveva già capito, con i problemi di matematica un vero genio, quando notava che inciampavo nella soluzione (sono un po’ duretto di comprendonio), lui girava il quaderno verso di me per farmi copiare il risultato. Maurizio, è una di quelle persone che se hai la fortuna di incontrare, ti cambiano la vita in positivo. Intendiamoci, non perché mi faceva copiare i compiti ma perché mi ascoltava senza giudicarmi, mi scuoteva nei momenti bui, mi bacchettava pesantemente quando mi comportavo da stronzo, gioiva quando mi vedeva felice, senza invidia o gelosia, perché la mia felicità era anche la sua. Finita la scuola, le nostre strade si sono divise, ma Maurizio rimarrà sempre nel mio cuore, l’averlo incontrato è stata tra le più grandi fortune della mia vita. -
Quando il primo giorno d’asilo terminò e le suore ci richiamarono perché erano arrivati i nostri genitori, Maurizio mi disse: “Giordano, prendiamo i giocattoli che abbiamo usato e rimettiamoli a posto”, (avete capito che tipo era? Ragionava già come uno grande). Fuori dall’asilo c’erano le nostre mamme che ci aspettavano, la mia mi diede un sacco di baci, ma quando mi sollevò per mettermi sul manubrio gli dissi: “io il culetto li sopra non ce lo metto più,” “Giordano, come faccio a portarti a casa?”.La suora Madre ebbe la brillante idea di mettere un giornale sul manubrio per coprire l’uncino, e così partimmo per casa, gli raccontai che avevo conosciuto un bambino, eravamo diventati amici e l’asilo non mi faceva più paura perché non ero da solo... mia mamma era felice nel vedermi così contento, mi fece molte domande, io, seduto su quel manubrio non ero molto comodo, ma era una posizione che a me piaceva moltissimo perché mi permetteva di guardare mia mamma in viso, ero attaccato alle sue braccia, eravamo vicini, la ascoltavo sempre un po’ incantato, e più la osservavo e più pensavo che assomigliava ad un Angelo. Giordano
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FASHION AND STYLE BY ROMINA SIRANI Questo articolo è tutto dedicato alle tendenze moda uomo autunno-inverno 2021/2022! Gli stilisti propongo l’uomo elegante e stiloso grazie ai capi dalle linee classiche, nei colori tenui come il cammello e biscotto mentre per chi vuole osare può puntare sul patchwork. Vediamo alcune linee guida che vi possono aiutare a creare il vostro look invernale: - lo spencer, ossia la giacca corta alla vita, ma interpretata in chiave più sportiva indossandola in diversi modi: su pelle nuda, con la t-shirt, con la felpa, con i jeans oppure con pantaloni chino cioè a gamba lunga. -Il colore beige cammello, raffinato ed elegante ideale qualunque occasione e può essere sfoggiato
a tutte le età e fisicità. -Il Patchwork, prediligendo i colori caldi del medio oriente, con capi vintage reinterpretati con le nuove tendenze; -Il giubbotto di jeans per un look estremamente sportivo ma per chi ama una versione più raffinata è realizzato in velluto liscio oppure a coste. - Il cappotto sia nella versione classica soprattutto nei colori cammello e grigio scuro sia in quella più casual dalla linea rilassata e comoda. -Per i maglioni spiccano quelli a costine, in formato maxi, in lana molto morbida ma allo stesso tempo pesante; inoltre ritorna il cardigan soprattutto nei colori chiari fino al grigio. - In fine per quanto riguarda i pantaloni non possono mancare i jeans a gamba tesa di colore scuro oppure beige; i chinos ossia in morbido cotone, affusolati e con le tasche ed i check cioè il modello dal taglio dritto soprattutto nei colori neutri. Fashion and Style by Romina Sirani
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FASHION AND STYLE BY ROMINA SIRANI La tendenza generale per le feste natalizie 2021 è quella di rimanere fedeli al proprio stile valorizzandolo con dettagli più ricercati. Ecco alcuni esempi di look a cui ispirarsi: -Casual ma elegante quindi niente jeans ma via libera a gonne e pantaloni a culotte ossia a gamba ampia, vita alta e lunghezza al polpaccio da abbinare a top e giacche; abiti semplici anche in maglia di lunghezza media, il tutto da completare con calzature sia con tacco alto che basso l’importate che siano raffinate. -Semi-formale l’ideale sarebbero i tailleur pantalone oppure i vestiti; quest’ultimi di lunghezza dal ginocchio in giù, arricchiti da spacchi o pieghe interne, da abbinare con scarpe con il tacco
alto e borse di piccole dimensioni. Formale ossia in abito lungo ed elegante, può essere sia fluido che stretto, con schiena scoperta o senza spalline, tacchi alti con cinturino calzatura tipo scarpa/sandalo e pochette. -Sbarazzino ovvero via libera ad abbigliamento in tessuto scozzese o tartan, frange, paillettes, il colore rosso nelle varie tonalità sia per abiti che completi giacca con gonna o pantalone; accessori dalle borse piccole dimensioni fino a scarpe o stivali arricchiti da dettagli preziosi e luminosi. Con questi consigli vi auguro un buon Natale e felice anno nuovo che porti a tutti noi serenità e felicità. Romina Sirani
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L’INTERVISTA
GLORIA GIACOSA
L’INFLUENCER SI RACCONTA Influencer, fotomodella, brand-ambassador. Ma anche orgogliosamente donna e felicemente innamorata. Gloria Giacosa ormai da anni vive la sua vita online sotto i riflettori, seguita da decine di migliaia di followers, sempre alle prese con il mondo dei social, della fotografia, della tv. Ma lei, naturalmente, alla “vita reale” tiene in modo particolare e così non rinuncia a disconnettersi per vivere momenti rigorosamente suoi o per proseguire nella sua attività lavorativa. Forse anche per questo negli anni si è tolta sfizi come quello di lavorare in tv o con i più importanti
fotografi italiani, continuando però a portare avanti la sua vita quotidiana. Come si conciliano questi due mondi? In entrambe le attività lavoro con passione, questo è fondamentale per avere successo senza sentire, percepire il lavoro come un peso. Sia come Influencer sia come agente commerciale, mi piace essere iperattiva e aiutare gli altri. C’è un segreto che ti ha permessa di distinguerti? Essere socievole mi ha aiutata in entrambi i lavori. Conoscere molte persone mi rende felice, creando un circolo virtuoso costituito da relazioni consolidate nel corso del tempo. Il tuo biglietto da visita, naturalmente, è costituito dalla tua immagine. Ne sono consapevole e non voglio essere ipocrita: la bellezza è importante in questa società. Ma, sottolineo, non è di certo un valore, non è legata necessariamente al successo e soprattutto alla felicità delle persone. Il più grande successo di una persona è essere felice. 40
L’INTERVISTA Il tuo personaggio piace perché rimane acqua e sapone, pur con la sua trasversalità. E a me piace mostrare come tengo a me stessa. In questo periodo ho avviato una importante collaborazione con il dottor Raoul novelli di Milano, annoverato tra i migliori chirurghi plastici e conoscitori della medicina estetica in Italia. Non essendo più giovanissima, mi capita di rivolgermi a lui. E qui si apre un mondo: pro o contro un “ritocchino”? Non sono contro la chirurgia estetica. Se usata con moderazione al fine di migliorarci o di combattere i segni dell’invecchiamento, può aiutarci a sentirci meglio. Ritengo sia molto importante affidarsi a medici professionisti. La qualità paga sempre. Che immagine ti interessa veicolare? Quella di una bellezza diversa, senza tempo, legata in primis proprio alla felicità, alla possibilità di aiutare gli altri e di fare del bene. Questa è l’immagine che vorrei lasciare di me. Il corpo invecchierà, non avrò per sempre il fisico che ho adesso, ma mi piacerebbe essere ricordata per le mie parole e per i miei valori, non solo per le mie forme. Hai in mano la bacchetta magica… esprimi desideri per te e gli altri. Cosa scegli? Mi piacerebbe che le persone che soffrono per amore, per mancanza di esso o perché si sentono sole, trovassero qualcuno che le amasse per quello che sono davvero, non per il loro aspetto o i loro soldi. Mi piace aiutare le donne a riconoscere i narcisisti, insegnare loro a farsi rispettare, a uscire da relazioni tossiche nelle quali sono rimasta incastrata per anni. Niente è più prezioso del nostro tempo, si vive una volta sola. Un desiderio molto… generoso. Ora sono felice, il mio sogno è quello di avere una famiglia con la persona di cui sono innamorata ora. Spesso sento mie amiche sole o infelici
perché non si sentono amate. Siamo noi che dobbiamo combattere per la nostra felicità ogni giorno. È questo che vorrei cambiare: tramettere la mia forza e il mio sostegno a chi, come me, ha sofferto perché ha amato troppo chi non è in grado di amare. Contatti Social https://www.instagram.com/gloriagiacosa
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PENSIERI E PAROLE
“Castigo e misericordia” ADDOBBI E CIRCOSTANZE Carica la mente di pensieri alla rovescia incespicano, destano stupore sospetto primo. Mute le strade irriverenti, sfuggenti sfilano i passanti nuche chine passo ristretto. Paura assale epidemia dilaga s’annida fra vesti, monili, gesti. Fede genera fede, attesa freme frenesia si rincorre, premura assale tremore frena, azzarda. Che sia questo evolversi caotico e rullante di eventi segno del castigo di Dio? Di un Dio misericordioso col dito puntato? Fra le sue braccia amorevoli, fiduciosi chiniamo in capo nelle sue mani affidiamo le nostre vite. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste
Passeggio sotto il vorticoso mulinello di neve mentre il mio sguardo si posa sugli addobbi di Natale. Tristi, insinificanti, grigio-neri, abbruttiscono più che abbelliscono a quest’ora del giorno. E penso, qualunque cosa dicano, non basta solo la luce interna. Puoi sforzarti quanto vuoi ma per ottenere questo incanto servono anche circostanze esterne per sostenerti ed aiutarti, quel poco, tanto per creare uno sfondo, indispensabile per far emergere ciò che porti dentro. Nel caso contrario, rimarrà qualcosa di misero, grigio-nero, noioso e insignificante, più brutto che bello e senza dubbio infinitamente triste. Darina Naumova
ED È POESIA
“PIOGGIA” Scende insistente una fitta pioggia batte sulle grondaie, sui tetti di lamiera, precisa, viva come un messaggio limpido, chiaro metallico attraversa la mia mente depositandosi infine calma e domata infondo ai miei pensieri mescolandosi e sciogliendosi in essi. Enrico Savoldi
ED È POESIA
“SIAMO” Siamo montagne a picco sul mare siamo neve che non si scioglie siamo vento che soffia sul tempo siamo pioggia che bagna la vita siamo l’insieme di eventi che viviamo. Giuzzi Daniela 42
PENSIERI E PAROLE
GIOVANE, MA TE SAI COS’É L’AMICIZIA? Stamattina al bar, un signore seduto mi guarda e mi dice: “Giovane, ma te sai cos’è l’amicizia?” Sto per rispondere e mi interrompe: “Lo vedi quel signore seduto laggiù? Quello è il mio migliore amico, siamo nati nel ‘39, siamo nati e cresciuti insieme. Io gli ho fatto da testimone di nozze e lui l’ha fatto a me. Abbiamo comprato la terra da lavorare insieme, e tutti i giorni venivamo in questo bar e prendevamo un Bianchino e leggevamo le notizie. Lui me le leggeva perché io non so leggere e io ascoltavo, sempre insieme. Nel ‘78 abbiamo litigato, ce le siamo anche date, e da quel giorno non ci siamo più parlati, neanche un ciao. Beh, ti dirò... dal ’78, nonostante tutto, ogni giorno veniamo qui, sempre alla stessa ora, ogni giorno ci vediamo, non ci salutiamo e ci sediamo in due tavolini differenti.
Entrambi prendiamo un Bianchino. Tutti i giorni lui prende il giornale e legge le notizie ad alta voce, la gente pensa che sia matto, ma lo fa per me… dal ‘78…” Autore sconosciuto
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DEDICATO A CHI MI HA DATO LA VITA Puro come la neve appena scesa è cosi che io ricordo il tuo sorriso Lieve come la brezza di primavera questo era il tuo sguardo Ma una bufera devastante ha cancellato tutte le immagini che eri solita lasciare. Sono rimasta da sola in mezzo a questa tormenta glaciale Senza riparo, ho camminato a lungo incespicando nei miei stessi passi più e più volte trascinando a terra chi era accanto a me in questo lungo tragitto ferendo me stessa con i rovi che mi contorcevano i piedi Solo quando ho visto una luce e quando i miei occhi si sono abituati al suo bagliore solo allora sono riuscita a capire che non ti avevo perduta ma che eri dentro di me, che quel bagliore serviva a rendermi capace di camminare seguendo i tuoi passi.. Mattia
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PENSIERI E PAROLE
IL BULLISMO IN RISPOSTA A ELEONORA VALEGGI
Il primo giorno di scuola è sempre stato un giorno speciale, si è un po’ spaventati, un po’ titubanti perchè tutto è nuovo e tutto da scoprire. Ma poi si fanno nuovi amici, si conoscono tanti ragazzi, si chiacchiera, si sorride e ci si diverte. Ai miei tempi non esisteva il bullismo (sono ormai una nonna) perchè l’amicizia era un sentimento bello e sincero. Ho letto l’articolo della ragazza Valeggi e mi dispiace sentire che ci sono ancora ragazzi che godono a fare soffrire e che si divertono a fare del male. La conclusione è che chi fa”bullismo” sono persone nell’animo vuote, nella zucca, e non dico testa, non hanno cervello e loro stessi hanno già grossi problemi di comunicazione. Non hanno capito che l’amicizia è un tesoro da tenere stretta. E poi il telefonino (invenzione utile) non deve essere usato per deridere e offendere gli amici, ma serve per comunicare l’allegria, la gioia, la bellezza della vita. La stupidità e l’ignoranza dei cosiddetti “bulli” portano solo cattiveria che fa cattivo sangue, invece cari miei dovete sorridere, gioire alla vita, alla vostra giovinezza perchè quando sarà passata la rimpiangerete per le cose stupide fatte. Ai ragazzi semplici dico forza, non scoraggiatevi e i “bulli” non meritano la vostra amicizia. Eleonora resta sempre la semplice ed eccezionale ragazzina che sei. una nonna che tiene strette le sue amicizie vere.
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QUESTO È IL MIO NOME - di Micky Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.
Natale
II nome deriva dall’aggettivo latino natalis e significa ‘nascita’. Natale viene festeggiato il 16 marzo in ricordo di San Natale Chabanel, gesuita, martirizzato nel 1649 in Canada. Natalia invece festeggia l’onomastico il 27 luglio in ricordo di Santa Natalia, martire col marito Aurelio a Còrdoba nell’anno 852 assieme a Felice e Liliosa, sua moglie. Diminutivo: Natalina. Diffusione: In Italia ci sono circa 54.711 persone di nome Natale. Distribuzione regionale: Lombardia (25%), Sicilia (15%), Calabria (9%).
Caratteristiche: messaggera e abile comunicatrice, la persona che porta questo nome possiede un grande intuito e senso dell’umorismo, che la rendono particolarmente amata dagli altri. Significato: giorno della nascita Onomastico: 16 marzo Origine: Latina Segno corrispondente: Acquario Numero fortunato: 7 Colore: Giallo Pietra: Topazio Metallo: Rame
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PERSONAGGI
KEANU REEVES Abbandonato dal padre alla età di 3 anni; cresciuto con 3 diversi patrigni; dislessico; il sogno di diventare giocatore di Hockey infranto da un brutto incidente; una figlia morta durante il parto; sua moglie morta in un incidente stradale; la persona a cui tiene di più, sua sorella, affetta da leucemia; il suo migliore amico, River Phoenix (fratello di Joaquin, con cui recitò in Belli e Dannati), morto di overdose. Con tutto quello che ha passato, Keanu Reeves non perde occasione per aiutare le persone che ne hanno bisogno. Quando girava il film “The Lake House”, ha sentito per caso la discussione di due guardarobiere; una piangeva perché avrebbe perso la casa se non avesse pagato 20.000 dollari e lo stesso giorno Keanu versò la somma di denaro necessario nel conto bancario della donna; ha donato inoltre somme stratosferiche agli ospedali. Nel 2010 alcune sue foto hanno fatto il giro del mondo. Per il suo compleanno Keanu è entrato in una pasticceria e si è comprato una brioche con una sola candela sopra mangiandola proprio davanti la pasticceria e offrendo caffè alle persone che si fermavano a parlare con lui. Dopo aver guadagnato cifre astronomiche per la trilogia di Matrix, l’attore ha donato oltre 50 milioni di dollari allo staff che curò i costu-
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SIAMO APERTI A PRANZO E CENA
mi e gli effetti speciali: i veri eroi della trilogia, come lui stesso li definì. Nel 1997 alcuni paparazzi lo scovarono addirittura intento a passare una mattinata in compagnia di un barbone a Los Angeles, stando ad ascoltarlo e condividendone la vita per qualche ora. La maggior parte delle star quando fanno un gesto caritatevole lo dichiarano a tutti i mass media. Keanu Reeves non ha mai dichiarato di fare beneficenza semplicemente per una questione di principi morali e non per apparire migliore agli occhi dei fan. Quest’uomo potrebbe acquistare tutto, e invece ogni giorno si alza e sceglie una cosa che non si può comprare: l’umiltà”. Redazione
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NOTTE DI NATALE Era una bellissima serata, candida, luminosa, ammagliante, incantevole. Le strade del piccolo paesello si stavano svuotando, gli ultimi passanti carichi di pacchi regalo, sorridenti e contenti si precipitavano verso le proprie abitazioni per unirsi ai loro cari e festeggiare circondati da luce, amore e allegria. Le vetrine dei negozi brillavano come il sole, le strade illuminate di lampadine, addobbate di alberi di Natale e di festosa atmosfera. L’aria profumava di dolci alla cannella. Piano piano, con l’avanzare del tempo, i passanti si diradavano e le strade si svuotavano. Un vecchio signore, curvo e con un cappotto logoro e consumato camminava con passi pesanti a testa china. Era rimasto solo in quella parte del paese, povera e misera. Appena ebbe notato di essere l’unico passante sulla strada, tolse dalla tasca il telefonino pigiando un breve ordine a qualcuno. Dopo un po’ una
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macchina di lusso si fermò, l’anziano signore salì su di essa dopo di che l’auto riprese la sua strada a tutta velocità. Se qualcuno avesse visto l’accaduto si sarebbe meravigliato, ma nessuno lo vide. L’anziano si tolse il logoro cappotto e come d’incanto apparve un distinto signore, nobile e raffinato, ma triste e con sguardo pensieroso. La macchina si fermò davanti ad una grande villa dall’aspetto impressionante, circondata da un vasto parco con alberi secolari. Il signore, che era di origine nobile e proveniva da una delle famiglie più antiche e più ricche di tutta l’Europa Occidentale si diresse verso la scala. Entrò nel suo studio e si sedette davanti alla scrivania. Prese il telefono dando ordini a ciascuno e dopo mezz’ora ripose la cornetta. Aveva girato il quartiere più povero, preso gli indirizzi e ordinato regali per tutti gli abitanti. Si sentiva stanco, sfinito, privo di energie e
PENSIERI E PAROLE di voglia di vivere. Appoggiò la testa sull’orlo della scrivania e si addormentò. In sogno apparve la sua famiglia, sorridente, prima che quel terribile incidente li strappò crudelmente al suo affetto. La nipotina, la sua preferita, con occhi come stelline e il più dolce e mite sorriso lo abbracciava e sentiva il calore del suo corpicino e il battito del suo cuore. Si svegliò di soprassalto. Erano passati solo pochi minuti ma nella camera si faceva buio pesto, le giornate invernali erano incredibilmente brevi. Gli sembrava di udire passi davanti alla porta dello studio poi vide una luce strana: non si trattava di lampade e non provenivano da fuori, sembrava che inondassero tutto intorno con una luce dorata, ammagliante, calda e accogliente. Si alzò piano, sbalordito, non sapeva se era ancora un sogno o realtà. Nel momento successivo la porta si aprì e si inoltrarono tutti, tutta la sua famiglia che non
vedeva da un anno, allegri, sorridenti, traboccanti di gioia. La nipotina, con il suo cappotto rosa gli si gettò sul collo, abbracciandolo. Gli vennero i capogiri dalla felicità, non pensava più che tutto ciò fosse irreale, non pensava più a niente. Era ubriaco di gioia. Il giorno dopo il maggiordomo bussò discretamente alla porta dello studio, visto e considerato che il signore non si era fatto vedere dal giorno prima. Non avendo ricevuto risposta, aprì la porta e vide il suo vecchio padrone addormentato con un sorriso di beatitudine sulle labbra. Peccato, perché si accorse che era l’ultimo sogno, quello eterno. Era Natale e ai bambini poveri di quel paese sembrava di essere stati catapultati in una fiaba, la fiaba più bella e inverosimile, la fiaba creata da qualcuno che aveva perso tutto, per ritrovarlo di nuovo, una fiaba creata dall’Amore Darina Naumova
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L’È GNAMÓ SERA - NON È ANCORA SERA Un vecchio detto che può essere interpretato sia in modo positivo che negativo. Può essere quasi una minaccia, o perlomeno un monito a chi si comporta male nei nostri confronti, così come “Òcio che la röda la gira”- Occhio che la ruota gira; oppure “Chi la fa l’aspetti”. Si dice infatti che prima o poi i conti debbano tornare, che le azioni cattive, maleducate, arroganti, ecc…si ritorcano contro chi le fa. Arroganza, invidia e ogni comportamento che possa far del male agli altri, può appagare e pagare al momento, ma in qualche modo a ognuno capita di ricevere altrettanti atti ingiusti simili. Correttezza, gentilezza, onestà, rispetto, dovrebbero essere i pilastri della nostra vita; certamente viviamo in una società in cui contano
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più l’apparenza e il successo facile, ma tutte le conquiste facili, altrettanto facilmente possono deludere, o peggio far soffrire. D’altronde faticare per ottenere qualcosa lo fa apprezzare molto di più, inoltre affrontare con serietà ogni difficoltà che inesorabilmente ci si presenta negli anni, almeno per me, significa camminare a testa alta, senza vergognarmi neppure se mi accorgo di aver sbagliato. L’importante è avere la coscienza tranquilla. Per chi invece ha qualche senso di colpa, rimorso o peggio rimane indifferente- òcio che l’è gnamó sera - e gli sbagli compiuti deliberatamente vengono a galla, prima o poi, e si pagano a caro prezzo. Molti gli esempi di questo ultimo periodo, in cui apparentemente chi di dovere diceva e dice tuttora di pensare alla nostra salute: troppi invece agiscono per interessi personali, di partito, per smania di potere, di fama… Gravissimo, perché si tratta della salute e dell’economia di tutti noi. Sembra vendicativo, ma davvero io spero che chi ha deliberatamente sbagliato prima o poi innanzitutto prenda coscienza e poi paghi. Ornella Olfi
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a cura di Sandy Ambrosio
LA SENSIBILITÀ DEI RAGAZZI PIANETA JUNIOR 🌏 a cura di SANDY AMBROSIO Eccoci qua... bentrovati amici di PIANETA JUNIOR. Come tutti gli anni, puntualmente, arrivando dicembre, arrivano le feste natalizie, il periodo più bello e luccicante dell’anno. Anche se c’è da sottolineare con grande marcatura, che è il secondo Natale che passiamo con diversa modalità. L’emergenza sanitaria del coronavirus ha fatto in modo che anche quest’anno la più bella festa fosse più moderata, per rispettare le vigenti restrizioni sanitarie - governative. Quelli che ne risentiranno maggiormente saranno proprio i nostri giovani. I viaggi limitati, le compagnie ristrette, anche la voglia di festeggiamenti è limitata a causa dei tanti divieti. Però come dico sempre io, guardare il bicchiere sempre mezzo pieno ci aiuta a non mollare mai e cercate di colorare d’azzurro quel cielo grigio. I nostri giovanissimi in questo periodo avranno una pausa dal mondo scolastico, vivranno di più con la loro famiglia, meno orari da rispettare, una bella quantità di dolci da assaggiare... anche se chiaramente non saranno esentati da pile di compiti delle vacanze (io sono del parere che durante le vacanze, proprio perchè sono tali, non si dovrebbe fare o avere alcun impegno). In questo periodo di autentica magia, pensiamo ai desideri come nelle favole: La letterina di BABBO Natale, o come è abitudine nella nostra provincia (Bergamo) di SANTA LUCIA, l’allestimento del pino o abete che sia, pacchi e pacchetti da mettere sotto l’albero, o a chi piace, fare anche un bel presepe. A proposito di letterina per BABBO NATALE, voglio lasciarvi da leggere una letterina alquanto particolare, non scritta da una bambina o bambino, ma da un’altra persona... Leggete con attenzione. 52
CIAO BABBO NATALE Ciao Babbo natale, chi scrive non è una bambina piccina ma una maestra, mamma mentale di tanti fanciulli in età scolare. Cosa chiedo Te lo voglio elencare, stai attento a non ti distrare.... Voglio un anno sereno e normale che dia all’inverno anche il freddo polare, che dia in primavera primule e viole, ai boschi ribes e more. All’estate quando i bambini salutano la scuola, una vacanza in montagna o al mare senza che nessun pericolo li possa sfiorare. In autunno tra l ‘odore di uva e castagna il ritorno sui banchi senza alcuna distanza. Babbo Natale ti chiedo un piacere fai che il virus con la tua slitta riesci a schiacciare. Mentre passi di città in città provi il mondo a colorare, affinché anche i grandi ricomincino a sognare: Sognare un futuro fatto di abbracci e strette di mani, di viaggi per portare tanta cultura anche lontano. Ti chiedo adesso un ‘ULTIMA cosa BABBO NATALE fai che per i bambini l’anno che arriva (almeno per loro)... sia molto speciale. Questo è come un abbraccio da parte di una maestra per tutti i giovani in età scolare e noi con infinita speranza, incrociamo le dita affinché tutto questo si possa avverare. Volevo anche riportare un po’ di pensierini, (o possiamo chiamarli anche desideri) di alcuni
PIANETA
bambini che mi hanno scritto in redazione, su cosa piacerebbero avere come regalo natalizio. La grande sensibilità dei bambini non ha misura: Giulia e Federica, due sorelline di 8 e 10 anni, una in seconda elementare e l’altra in quarta, vorrebbero che Babbo Natale facesse sparire definitivamente il virus, perché sono stanche che sia in giro tra di noi, rinuncerebbero volentieri quest’anno anche ai regali. Pietro 9 anni in terza elementare, una ruspa magica per sotterrare il coronavirus.... Hellen e krisyel due compagne di scuola molto affiatate che dividono anche la passione per la danza di 9 anni, che tutto tornasse alla normalità, con gli abbracci, le corse al parco, la merenda insieme.... I tantissimi bambini che mi hanno scritto, quest’anno i regali li hanno accantonati; come per noi grandi anche per loro questo periodo li rende molto vulnerabili, la normalità credo, da quello che ho potuto percepire nei loro racconti, sarebbe il più bel grande regalo di questo Natale. Adesso scriviamo una bella poesia con lo spirito prettamente natalizio.
a cura di Sandy Ambrosio
NATALE OGGI È PROPRIO UN GIORNO SPECIALE PER TUTTI QUANTI È ARRIVATO IL SANTO NATALE. SI VESTE A FESTA IL MONDO INTERO E TUTTI SIAM PIÙ FELICI DALLA MATTINA ALLA SERA. NEI CUORI VEGLIA L’ARMONIA E CON AMICI E PARENTI SI STA IN COMPAGNIA. È NATALE PER IL BELLO MA ANCHE PER BRUTTO PER IL GRANDE ED PICCINO PER LA MAMMA ED IL PAPÀ PER CHI HA UN LAVORO MA ANCHE CHI NON LO HA. È NATALE, SI DEVE FESTEGGIARE COL VIVO AUGURIO CHE NEL MONDO SOLO AMORE E PACE POSSA PER SEMPRE REGNARE. (SANDY AMBROSIO).
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PENSIERI E PAROLE
TRADIZIONI A NATALE E CAPODANNO Di antiche tradizioni, per Natale e Capodanno, ne conosciamo tutti: alcune sono un po’ superate e, pur ricordandole, non le mettiamo più in pratica. Altre invece hanno resistito nel tempo e, seppur sappiamo bene che sono aspettative aleatorie, simpaticamente le ripetiamo ogni anno, augurandoci che almeno una minima parte, chissà, si avveri. Questo perché forse in fondo in fondo rimaniamo sempre un po’ bambini, continuando a sognare e mantenendo in un angolo del nostro cuore quel pizzico di fantasia e speranza, con cui esprimere piccoli desideri per noi e per i nostri cari. Innocenti scaramanzie, simili a quelle dell’oroscopo, a cui molti affermano di non credere, ma che seguono regolarmente per curiosità, o come pretesto per giustificare stati d’animo e situazioni che accadono, sia positive che negative, durante la giornata. Sta finendo il secondo anno difficile, (si spera sia l’ultimo) perciò è ancora più sentito il bisogno di chiedere per il nuovo anno la salute e…la normalità. Mai avremmo pensato di bramare così tanto quella normalità a volte monotona, ma è il miglior desiderio che si possa chiedere al 2022! Abbiamo voglia di riprendere i contatti umani in libertà, senza la tremenda definizione “distanziamento sociale”; poter salutare calorosamente non solo guardandoci negli occhi, che sono sì molto espressivi, ma se accompagnati da un sorriso e una stretta di mano o un abbraccio sono il modo più affettuoso per esprimere i nostri sentimenti. Gesti scaramantici dunque che, pur con la consapevolezza che altri sono i rimedi per circostanze gravi come la pandemia, inviteranno molti ad affidarsi un po’ anche alla fortuna, che non guasta mai. La magia di dicembre inizia il 13, per la gioia dei bambini ai quali Santa Lucia porta giocattoli e dolcetti, nella notte più lunga dell’anno. Natale, per i credenti, è la Festa per eccellenza, nascita di quel 54
Bambino che darà poi la sua vita per gli uomini; per tutti è comunque una felice ricorrenza in cui ritrovarsi in famiglia in un’atmosfera calorosa, tra sfiziosi menù e scambio di regali. Arriva in un battibaleno anche Capodanno, ricco di metafore: le lenticchie sono simbolo di soldi; la carne suina è di buon auspicio perché il maiale annusa camminando in avanti, mentre i gamberi si sa vanno all’indietro e i volatili potrebbero far volare via la fortuna; il melograno rappresenta fedeltà coniugale e fecondità; l’uva portafortuna e prosperità; il bacio sotto il vischio suggella un amore per tutto l’anno e secondo credenze celtiche allontana sventure e malattie; vestire intimo rosso in antichità significava scacciare gli spiriti malvagi e rappresentava energia, passione, forza, successo; gettare cose vecchie è segno di cambiamento; fuochi d’artificio e botti sono simboli di gioia e di festa, ma in passato si credeva anche che il loro rumore scacciasse gli spiriti cattivi; la 1° persona che entra in casa il 1 gennaio dev’essere un uomo per augurare un anno positivo. Anni fa infatti si mandavano i piccoli maschi di casa a fare gli auguri di buon anno ai vicini, che per ringraziamento davano loro una mancetta. Piccoli gesti innocui, che se non funzionano, perlomeno mantengono e tramandano tradizioni della nostra cultura! Olfi Ornella
PENSIERI E PAROLE
LA STORIA DELL’UOMO La storia dell’Uomo, e del mondo prima, è sempre stata fatta di grandi cicli, di andate e ritorni, di alti e di bassi. Di cambiamenti, insomma. Pensiamo ai dinosauri, per esempio, e alla loro estinzione; o agli ominidi e alle loro evoluzioni in forme umane. Da lì i passaggi sono stati innumerevoli per un’umanità capace di cose enormi, dalle più meravigliose alle più aberranti. Abbiamo avuto l’onore di conoscere la magia di epoche di straordinaria bellezza e capacità creativa; abbiamo visto, da un lato, l’umo capace di creare arte, cultura e sociale benessere. Come, dall’altro lato, abbiamo avuto l’onere di constatare l’orrore di epoche di odio, distruzione, violenza e diffidenza. Si studia a scuola, dopo tutto, come la storia sia fatta di epoche che iniziano e finiscono: il medioevo prima, il rinascimento poi e così via. Ma se è facile (o almeno potrebbe essere facile) comprendere guardando al passato, ben più difficile è comprendere la realtà dell’epoca in cui si vive: la storia – si sa – non si può studiare al contrario. Tuttavia, si può e, a mio avviso, si deve avere una capacità percettiva e analitica che ci conceda quanto meno di relazionarci con il momento storico attuale. “Come si può – mi chiedevo in questi giorni – vivere bene in un mondo come questo? Come si può in un mondo sempre più orientato a chiusura e separazione, a paura ed astio?” Ho riflettuto molto, ma la risposta non l’ho trovata. Forse non la troverò mai. Viviamo in un mondo che, un domani, un qualche libro di storia potrebbe definire “di transizione”; un mondo che non ha una definizione ancora chiara; un mondo che sta voltando pagina rispetto all’epoca post-bellica e che, mi par di capire, non sa ancora bene in che direzione andare. Dato come stanno andando le cose e data la mia età (non sono anziano, ma nemmeno un bimbo), ho paura - o forse la speranza - di non arrivare a vedere l’esito di questa svolta.
Ne vedo, in ogni caso, i primi barcollanti passi ad indicare la via: dai personaggi politici alla ribalta ai sentori della gente comune ormai, quasi anestetizzata da orrendi mostri mentali, che si trova incapace pure di accennare un sorriso allo sconosciuto passante. Come si può vivere bene in un mondo così, io non lo so. Io che credo in un mondo sempre più aperto e meno localizzato, io che credo più alle battaglie di lotta civile che alle battaglie di lotta di classe, io che auspico l’apertura più che la chiusura, io che credo nell’abbraccio fraterno più che alla finta stretta di mano. Io proprio non lo so. Ma quel che so – e ne porto viva la convinzione nel cuore – è che la vita nel mondo non può essere senza la speranza; una speranza vissuta prima che desiderata; una speranza costruita prima che teorizzata; una speranza che crea consapevolezza e coscienza di sé e di ciò che ci circonda. Perché, se aveva ragione De Gregori, la Storia - in transizione o meno che sia - siamo anche noi… Giorgio M.
Augura Buone Feste
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L’INTERVISTA
Antonella Mollia
e il lifestyle over 50 Il lifestyle raccontato con gli occhi di una (splendida) donna over 50. Antonella Mollia nella vita è donna delle istituzioni capace di aver saputo raccontare il bello interiore ed esteriore di una donna. Lo ha fatto creando un blog in cui si racconta, scrivendo un libro e presentandosi sui social con tutta la sua naturalezza. Il risultato? Un successo che presto si trasformerà in un nuovo libro. Antonella, il tuo blog Mollia Style è un inno alle Donne over 50? Il mio blog è nato quando ero già over 50. Più che un inno, è un reality! Vivo la mia vita e la racconto attraverso aneddoti, riflessioni, viaggi, emozioni.
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Vuoi dire che è uno spazio autobiografico? Non del tutto, anzi. Diciamo che traggo spunto da quello che vedo, dalla mia quotidianità, dalle mie letture, dalle chiacchierate con amici e colleghi, dall’attualità. Esprimo pensieri sul look, sulla femminilità, sulla crescita personale, sulle relazioni e sui valori umani. Lo faccio inseguendo e cercando di trasmettere il Ben-Essere. Ecco, spiegaci bene il Ben-Essere di cui parli nel tuo blog. Io mi curo molto. Curo molto il fisico, l’estetica, il guardaroba. Ma questa attenzione non è fine a se stessa. C’è dentro un concetto di Bellezza che fa bene allo spirito, che può renderci migliori, che significa anche prendere a cuore il modo in cui ci comportiamo, i principi che rispettiamo, l’importanza che diamo alla positività. Credo sia essenziale trattarci bene per riuscire a trattare bene gli altri e la vita stessa. E cosa ci dici del tuo stile? Il mio stile risponde appunto al mio piacere. Sono una patita di abbigliamento, è vero, per-
L’INTERVISTA ché quello che scelgo mi rappresenta, mi fa sentire a mio agio, risponde a come mi sento. Lo stile è la manifestazione visibile dei gusti, della personalità… Nel mio blog spesso lo definisco glamour cuore e cervello perché mi piace il free chic, la moda reinterpretata a modo mio, l’eleganza rivisitata in maniera cool o informale. Un gioco: ecco, credo che nel mio guardaroba ci siano tutti i pezzi del puzzle, quelli del cuore e quelli della testa. Ma il Mollia Style è dunque un blog solo per Donne? Mi rivolgo principalmente alle Donne ma non soltanto. Anzi, molti argomenti sono graditissimi anche agli Uomini. E poi chiarisco, non è un club riservato! Non sono per le contrapposizioni e le esclusioni, al contrario adoro una parola: INSIEME. Ci siamo adeguati a te e usiamo la D e la U maiuscola per Donne e Uomini ma ci spieghi da dove deriva? Per capirlo a fondo bisogna seguire il mio blog! Comunque diciamo che la maiuscola ce la meritiamo quando siamo Persone leali, corrette, solidali, aperte, dialoganti e quindi impariamo a portare bene i nostri panni. È una risposta non esaustiva quindi è bene approfondire leggendo qualche post del Mollia Style! Sembra che tu vada fiera della tua età. È
vero o è un modo per esorcizzarla? Guarda, io sono un’entusiasta sognatrice, ho un milione di cose da fare e di desideri da realizzare…quindi qualche anno in meno mi farebbe comodo (ride) però non voglio appendere le
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L’INTERVISTA scarpe al chiodo, lagnarmi degli anni e intristirmi. Tutt’altro! Cerco di godermi tutto quello che posso. Intensamente o, per meglio dire, appassionatamente. Questo era il messaggio che volevi dare anche con il tuo libro, “Non farti ingannare dall’età”? Nel mio libro c’è molto della mia storia personale e poi c’è la voglia di vedere le Donne brillare, a qualsiasi età. Nessun paletto mentale: abbiamo tanto da dare e tanto da respirare. Non ci sono numeretti da cui dobbiamo farci fermare! Ah, chiedo scusa: tutti devono brillare, Donne e Uomini. Dopo il blog un libro. Questa esperienza da autrice cosa ti ha lasciato? Soprattutto la voglia di scriverne altri! (sorride e le si illuminano gli occhi). Io l’ho presa come una grande avventura e tutte le grandi avventure meritano il bis! Non anticipo niente ma sono già work in progress. Ma dove trovi il tempo, Antonella? Moglie, madre, dirigente pubblico, blogger. Quanta energia hai?
Ho tanta energia, una figlia grande e brava che ormai è all’università, un marito speciale che mi aiuta e mi supporta…e sempre un pizzico di sana ambizione! Insomma ci vogliono impegno e organizzazione ma ci vuole anche una forte motivazione. CONTATTI INSTAGRAM @antonella.mollia SITO WEB www.molliastyle.it Luca Dell’Oro
BUONE FESTE DA...
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IL RUMORE... DEL CUORE Sai,quando sei confuso e ti sembra di aver sognato. Così mi trovo per strada pensando che saranno i tuoi occhi a rapirmi ed io fermo senza sapere come sistemare ogni parola. Poi, figurati, come se non bastasse, ci manca anche l’inglese. Ho in tasca un biglietto, ho buttato lì delle frasi, chissà poi se le pronuncierò correttamente. Certo qui il cielo non ha i colori della tua poesia e ad ogni passo che faccio mi sembra di sentire il cuore tradire ogni emozione. Penso che sarò uno dei tanti, un numero tra la folla e mi confonderò nei tuoi pensieri. Quante mani hai stretto, quanti sorrisi e grazie, per ciò che hai meritato. Vado più in fretta di un fulmine così non sento le gambe tremare. Ora che ho raggiunto la meta, i ricordi mi invadono la mente e non so ancora adesso se erano migliori quei giorni, quando di te avevo solo delle foto sgualcite e la distanza e il mistero, rendeva le tue melodie come un focolare, dove intravedere il fascino della tua presenza. Ma non ho poi tanto tempo per riflettere se quando giungo alla meta mi accoglie un insolito silenzio. Dove sono andati a finire tutti i miei sogni? Ci sono troppi posti vuoti e l’illusione che ha confuso la realtà. C’è anche un cartello non molto in vista, per la verità, che indica quanto è inutile scommettere sul futuro. Però si può ritentare. Tutto è sospeso, momentaneamente. Chiedo spiegazioni ad un vecchio dall’aria piuttosto arzilla. Fa un sorriso e mi dice: “...eh si, se tu vai a chiedere di me alla signora ... (N.d.A. non ricordo il nome)... ti farà un sorriso, ma solo per nascondere l’im-
Dedica a...
barazzo della sua indifferenza. Ma sa, penso che nel mondo ci siano tanti idioti come me. Senza offesa, naturalmente...” Faccio finta di non aver capito, saluto e me ne vado. Cerco di correre, per nascondere i pensieri e confondere ogni confine. Ma, a dire il vero, in mezzo a tutto questo tormento, mi faccio anche un pò pena, perchè ancora immagino di salire una collina e da lontano sentire le onde del mare. Sì, il tuo mare. Quello che adesso mi affoga il cuore. Simone
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ED È POESIA
ED È POESIA
“SANGUE” Sangue prezioso, sangue importante, seguito da cortei, da lacrime, pianti. Sangue da copertina, da celebrare nelle piazze, sugli altari, sui giornali sangue che finisce in un canale di scolo ai margini della strada, sangue da lavare in fretta perchè imbrattava una via famosa, angue da dimenticare, sangue di gente comune. Enrico Savoldi
“ETEREO”
Scorgere il tuo sguardo in un attimo di passione, rispecchiare l’anima scarlatta nella tua.... o prode cavaliere non esiste parola per esprimere l’unione che travolge quel legame etereo, il silenzio accompagna le menti, nessuna distanza cela quell’ardore, il fuoco brucia in un solo volitivo battito. Scalvini Roberta Riflessioni
I miei pensieri, come foglie secche si staccheranno dalla mia mente. Per pochi secondi voleranno cullandosi nell’aria, si adageranno al suolo inesorabilmente calpestati. Concimeranno il terreno, ove cresceranno fiori bellissimi dai colori sgargianti, dal profumo inebriante. Nuova vita alla mia mente che riprenderà a volare. Giordano
“Filoni di ricordi” Gesti scanditi riportano, lontano, lontano in un tempo remoto. Madre, mia madre, era mia madre per lei , sopra e sotto le righe dolcezza infinita, commozione fonda. Filoni di ricordi, vanno e vengono, esigenti attendono responso all’erta mettono, cheto origliare. Milena la mamma di Vittoria e di Celeste
CARATTERE ED INTELLETTO
Il carattere è più importante dell’intelletto. L’intelletto designa l’obiettivo, il carattere traccia la strada, l’intelletto è teoria, il carattere è pratica, l’intelletto propone il carattere dispone. L’intelletto dà opportunità, dal carattere dipende se possiamo realizzarli. Dipende da noi, non dagli altri, dal luogo, dal tempo o da qualsiasi altra cosa. Se riusciamo o se non ce la facciamo dipende solamente da noi stessi, a volte le chiamiamo circostanze esterne, a volte destino, in 60
“Foglie al vento”
realtà il suo vero nome è uno solo: CARATTERE. Darina Naumova
ED È POESIA
ED È POESIA
“IL MARE”
“NATALE” Regalami la tua luce bianco Natale silenzioso, le stelle sono occhi di bambini speranzosi lo sguardo mi porta altrove, e la luna mi illumina come sole. Encomiabile Inizio, accogli le grida disperate dona ali alle anime addormentate trasforma le ferite in sorgenti d’acqua viva, il freddo in calore, il buio in splendore, nel bene il male solitario deserto in rifugio accogliente e trasforma alla fine la vita e la morte in eterno Amore senza confini. Darina Naumova
Il mare con le sue parole, la solitudine ad ascoltare, il vento a soffiar la musica, di chi sa sognare. Il veder lontano o vicino, il gioco dell’onda del mare, lo capisce solo chi lo può capire. È come un falò di mezza estate, a guardar la luna e le stelle, mentre brucia e pian piano si spegne. Tutto finisce nel mare, nel mare del sentimento, a riflettere. Cominciare a camminare; è ora di andare a cercare l’infinito, dove un giorno come in un sogno troverò sollievo ed il dolore sarà un miraggio di un tempo che non c è più BMG
Buone Feste da...
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