Anno 27 - N°06 del 11/07/2021 - www.newentrymagazine.it - redazione@newentrymagazine.it - Per la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti
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Fondato nel 1994
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pag. 4 Il soffio che ci anima pag. 5 Ogni giorno che vivi... pag. 6 Disturbi alimentari pag. 8 L’uomo e la sua violenza pag.11 Sportello d’ascolto per ragazzi pag.12 Arrivederci Bianchino pag.13 Elogio dell’umiltà pag.16 Resident Evil Village pag.22 L’uragano pag.26 Alla scoperta della scienza pag.29 Il girasole di Daniela
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pag.31 La salute del corpo e anima pag.34 Il mio giro d’Italia pag.36 Intervista a Bosci pag.40 Lierna, sul lago di Como pag.42 Prestazioni sessuali pag.44 Carla Fracci pag.48 Alfetta 1.8 pag.51 Il corpo e l’anima pag.55 Tradizioni sul maltempo pag.57 Elisa Scanzi, bronzo nazionale pag.58 Apartmen therapy
Instagram: incioster_ Tel: 349 08 36 482 BONATE SOTTO (BG) - via Vittorio Veneto 2 (Centro Melania al primo piano)
NEW ENTRY MAGAZINE il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.
Anno 27 - N°06 del’11/07/2021
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I NOSTRI CONTATTI
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Editoriale
IL SOFFIO CHE CI ANIMA Girovagando nell’archivio del nostro sito internet www. newentrymagazine.it mi sono imbattuto in un mio editoriale scritto nel gennaio del 2012 e mi sono rallegrato dal fatto che lo riscriverei oggi allo stesso modo, comprese le virgole. Ciò sta a significare che il percorso intrapreso da questa rivista non è mai cambiato. Ve lo riporto tale e quale... Questo giornale è uno sguardo che lanciamo a noi stessi, e che mettiamo a disposizione degli altri, come spunto di riflessione. E’ come decidere di vivere in modo aperto, senza troppe chiusure mentali vuote e sterili. E’ come regalare una parte di noi al mondo, per poterlo vedere dal di fuori. Secondo i sociologi, è una tendenza propria dell’egocentrismo giovanile, ma io non sono del tutto d’accordo con loro… E comunque, anche se così fosse, non credo che facciano nulla di male, perchè lo facciamo anche noi adulti, e anche quelli un pochino più in là con gli anni. Tanti autori in passato scrivevano per non morire mai, per lasciare un pezzo del proprio pensiero, tracce della loro vita, del loro passaggio su questa terra, per farlo rivivere dopo la morte del corpo. Questo non è di sicuro quello che pretendiamo noi comuni mortali, noi lo facciamo per uscire dalla monotonia della vita quotidiana, per conoscere persone nuove, e perchè no… instaurare un bel rapporto di amicizia e discutere sui fatti che ogni giorno accadono attorno a noi. E poi si sa… non si smette mai di imparare dalle esperienze degli altri… Quindi non serve a nulla nascondersi, rimanere nel proprio guscio, e chi ve lo dice è colui che tanti anni fa nel proprio guscio ci voleva stare e se qualcuno gli avesse chiesto di uscire… probabilmente avrebbe chiuso il guscio a chiave… Ed invece, un attimo fuggente, un sguardo, un suono ha cambiato la mia vita… Quest’anno è il nostro 18° anniversario di attività e nonostante le difficoltà siamo ancora qui ad offrirvi un giornale ricco di contenuti, di emozioni, di sensazioni, di voci della gente comune che ha sempre molto da dire ma poche possibilità di parlare. E in tutti questi anni non possiamo che ringraziarvi di averci sostenuto. Siamo diventati una grandissima famiglia, più di 20.000 persone che ogni quindici giorni decidono di ritrovarsi attraverso le pagine di New Entry. Non contenti abbiamo inaugurato nel settembre scorso il sito internet:www.newentry.eu e stiamo
EDITORIALE
constatando di avere molti lettori che ci seguono da diverse parti d’Italia e dall’estero… Non è fantastico? E’ vero, oggi c’è facebook (di cui anche noi abbiamo il nostro gruppo) ci sono i blog ma troppo spesso noto che invece di approfondire un argomento, si tende a giudicarlo in modo superficiale e offensivo con poche parole buttate lì giusto per dire qualcosa… Io credo che sia fondamentale avere un mezzo di comunicazione dove ognuno possa esprimere il proprio pensiero ma che allo stesso tempo scriva non solo per denigrare e offendere ma per interagire positivamente sull’argomento proposto. E noi, nel nostro piccolo, crediamo di aver centrato l’obiettivo tanto è vero che a distanza di tanti anni giungono parecchi articoli in redazione e si sono create tante amicizie. Concludo il mio editoriale con i migliori auguri di un buon 2012 soprattutto dal punto di vista umano: l’amore non ha crisi, l’amicizia non ha crisi, l’affetto non ha crisi… Un
abbraccio, un sorriso non costa nulla e vale molto. Ma soprattutto… Non lascerò che uccidano di noi il soffio che ci anima e che ci ride dentro fino a che il mondo girerà Gianluca Boffetti Che altro aggiungere? Era il 2012 e a distanza di 9 anni abbiamo rinnovato nuovamente il sito internet (www.newentrymagazine.it) rendendolo ancora più piacevole e utile; a breve apriremo uno SPORTELLO DI ASCOLTO per ADOLESCENTI completamente GRATUITO, le persone che scrivono in redazione sono aumentate e lettori che leggono la rivista anche. Per concludere, non solo abbiamo messo anima e corpo in questo progetto ma cerchiamo con il trascorrere del tempo di migliorarci sempre di più. La strada è sempre più impervia ma la vostra gratitudine nei nostri confronti supera qualsiasi ostacolo. Gianluca Boffetti
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Riflessioni
OGNI GIORNO CHE VIVI È SPECIALE Il mio amico aprì il cassetto di sua moglie e ne estrasse un pacchetto avvolto in carta di riso. “Questo” disse “non è un semplice pacchetto , è biancheria intima”. Gettò la carta che lo avvolgeva. Osservò la seta squisita e il merletto. ”Lo comprò la prima volta che andammo a New York, 8 o 9 anni fa, ma non lo usò mai”. Lo conservava per un’occasione speciale. “Bene, questa è l’occasione giusta”. Si avvicinò al letto e collocò il capo vicino alle altre cose che avrebbe dovuto portare alle pompe funebri. Sua moglie era appena morta. Si girò verso di me e disse: ”non conservare nulla per un’occasione speciale, ogni giorno che vivi è speciale”. Sto ancora pensando a queste parole e a come hanno cambiato la mia vita. Adesso leggo di più e pulisco di meno. Mi siedo sul terrazzo e guardo il paesaggio, senza fare caso alle erbacce del giardino.
1997 - 2017
ANTINFORTUNISTICA ANTINCENDIO CARTELLI SEGNALETICI
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Passo più tempo con la famiglia e con gli amici, meno tempo al lavoro. Ho capito che la vita deve essere un insieme di esperienze da godere, ma non per sopravvivere. Ormai non conservo nulla. Uso i bicchieri di cristallo ogni giorno. Metto l’abito nuovo per andare al supermercato, se ne ho voglia.Ormai non conservo il mio miglior profumo per le feste speciali, lo metto ogni volta che ne ho voglia. Le frasi “un giorno.” e “uno di questi giorni.” Stanno scomparendo dal mio vocabolario. Vale la pena, vederlo, ascoltarlo, farlo adesso. Non sono sicuro di cosa avrebbe fatto la moglie del mio amico se avesse saputo che non sarebbe stata qui per il domani che tutti prendiamo alla leggera. Credo che avrebbe chiamato i suoi familiari e gli amici intimi. Magari avrebbe chiamato alcuni vecchi amici per scusarsi e per fare pace per una lite passata. Sono queste piccole cose non fatte che mi infastidirebbero, se sapessi che le mie ore sono contate. Infastidito perché smisi di vedere buoni amici con i quali mi sarei sentito “un giorno”, infastidito perché non scrissi delle lettere che avrei scritto “un giorno”, infastidito perché non dissi ai miei fratelli e ai miei figli con sufficiente frequenza quanto li amo. Adesso cerco di non ritardare, trattenere o conservare niente che aggiungerebbe risate ed allegria alle nostre vite. Ogni giorno dico a me stesso che è un giorno speciale. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Anoide
Riflessioni
QUELLA FAMOSA AMICIZIA “... Ma ti ricordi di quando quella volta mi avvicinai a te, naturalmente seduta al banco anche nel cambio dell’ora, e ti dissi: CIAO, MI CHIAMO ELEONORA, e subito dopo le presentazioni dicemmo insieme: VUOI ESSERE MIA AMICA?...” Quell’amicizia, solo nostra, che piano piano ci ha reso indivisibili e magnifiche. Pensare che da quel semplice CIAO è nata un’amicizia fantastica che ci ha fatto diventare migliori amiche. Dopo un anno eccoci: io con diversi sogni nel cassetto pronta a dirli solo a te, tu con quella timidezza con la quale mi obblighi sempre a far parlare me con gli adulti ; io sul letto con penna e foglio a farti gli schemi per farti capire cosa faremo dopo i 18 anni, tu con quello sguardo pieno d’ansia che comunque cercavi di non farlo notare, spesso nascondendosi dietro alla tua risata contagiosa. Io a bombardarti di messaggi dalla mattina alla sera e tu pronta a rispondere. Tutti i nostri:” TI VOGLIO BENE” oppure tutti i nostri segreti nascosti in qualche cassetto del cervello chiuso a chiave. Le risate, le urla, le lacrime, le parole di consolazione e la tua tipica Riflessioni
frase alla nostra finta litigata: “ OK BASTA, È TROPPO DIFFICILE LITIGARE”. Il giorno del nostro compleanno, il primo messaggio è il nostro. Ti ricordi i film horror dove al 90% tenevamo gli occhi chiusi, dicendo però che il film lo avevamo visto senza aver preso molta paura. Con te non sono mai triste perché riesci sempre a strapparmi un sorriso. Come ti ho detto mi dovrai sopportare per moltissimi altri anni ma questo non sarà un problema perché ormai ci sei abituata. Grazie a te ho ricreduto nell’amicizia anche perché ci sei stata nei momenti peggiori, anche quando tutti mi avevano voltato le spalle per quello che ho passato. Un’amica come te non si trova ovunque; quando si dice: ”chi trova un’amica trova un tesoro”, io in te ho trovato molto di più che un tesoro. In te ho trovato una sorella e non solo una migliore amica. Non bisogna mai smettere di credere nell’amicizia perché anche quando tutti vi volteranno le spalle sappiate che qualcuno ci sarà sempre e quella persona non vi lascerà mai andare. Eleonora Valeggi
Disturbi Alimentari Un papà ha perso sua figlia Giulia a soli 17 anni per bulimia. Si vuole porre l’attenzione sull’argomento e offrire supporto e speranza a tutti coloro che ogni giorno si trovano a lottare contro i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA): anoressia, bulimia, binge eating e tante altre forme. È importantissimo sensibilizzare l’opinione pubblica perché troppo spesso fenomeni di questo tipo sono sottovalutati e solamente una piccola parte di chi ne soffre chiede aiuto. Queste patologie utilizzano il corpo come mezzo per comunicare un disagio ben più profondo, che va ascoltato. A chi lotta ogni giorno: non mollare! 07
Riflessioni
IL PROBLEMA É SEMPRE L’UOMO E LA SUA VIOLENZA
Mi sono ubriacato diverse volte ma non ho mai corso il rischio di essere violentato. Sono uomo. In vita mia non ho mai sentito di un uomo ubriaco violentato. Allora il problema non è essere ubriachi. Il problema è essere donne. Ho camminato a petto nudo, in pantaloncini, in canottiera, con il costume a mutanda. Ma nessuna mi ha mai violentato. E neppure lanciato apprezzamenti. E allora il problema non è come mi vesto. Non sono i vestiti. Io sono uomo. Io posso. La donna e la ragazza invece se la sono cercata. Mi sono appartato a pomiciare, a fare petting. Ma se non mi andava di fare sesso nessuna donna mi ha mai costretto, magari puntandomi un coltello alla gola. Perché io sono maschio. Io posso dire di no. Posso dire basta. Allora il problema non è la donna che se l’è cercata, appartandosi. Il problema è sempre l’uomo e la sua violenza. Sono uscito con gruppi di due o tre amiche e io unico maschio. Ma non mi sono mai sentito minacciato o a disagio. Non ho mai subito violenza di gruppo. Perché io sono maschio, e non corro questi rischi. Perché non esiste l’idea che l’uomo sia un oggetto di piacere. Che sotto sotto gli piace, 08
anche se forzato. A nessuno piace essere soggetto a violenza. E no, una donna che esce con due o tre uomini non si è cercata nulla. Di certo non una violenza di gruppo. Ho avuto superiori donne. Insegnanti donne. E non sono mai stato molestato. Mai. Neanche una pacca sul sedere. Neanche una palpatina. Perché sono un uomo. Non sono considerato accondiscendente. Perché essere in una posizione subalterna non vuol dire dover accettare anche le molestie. Quand’è che una donna e un uomo potranno vivere allo stesso modo? Continuerò sempre ad insegnare questo rispetto ai miei figli.
Ed è Poesia
“Arriverà una nuova estate” la luce che sembrava, essersi perduta. Sandy D’Ambrosio
Rinasceranno tanti girasoli, in quel grande campo ai confini con il cielo. Si innalzeranno fieri, come bandiere al vento, come vele issate in mezzo al mare. Arriverà una nuova estate, ti darà, quel tempo perduto quella speranza assopita, quell’attimo smarrito, quando eri intento a cercare nel tuo buio,
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Sandy Ambrosio, nata in Calabria, ma adottata da più di 30 anni dalla città di Bergamo. Poetessa, scrittrice, creativa. Sin da bambina scopre la passione per la poesia, le fiabe e le filastrocche. Col passare del tempo la passione diventa quell’arte con cui dividerà il suo tempo e le sue emozioni. Inserita in molteplici antologie ed enciclopedia poetiche, a suo attivo ha numerosi concorsi poetici vinti, e riconoscimenti importanti, tra cui l’inserimento in un libro, con la prefazione di nomi di massimo rilievo nel panorama culturale italiano, quali Giulio Rapetti, in arte MOGOL, Francesco Gazzè, fratello di Max, cantante, Alessandro Quasimodo, figlio del premio nobel Salvatore, e del poeta editore GIUSEPPE ALETTI, dell’omonima casa editrice. A fine anno, in fase di conclusione, un bel romanzo, che decanta la forza delle donne, la tenacia, la sempre voglia di non arrendersi mai. Attualmente lavora in una scuola pubblica dell’infanzia. Redazione
INIZIATIVA
NEW ENTRY MAGAZINE in collaborazione con la DOTT.SSA SILVIA BOLOGNINI inaugura “AD ASTRA” UNO SPORTELLO VIRTUALE DI AIUTO AI RAGAZZI DEL TERRITORIO COMPLETAMENTE GRATUITO Quest’anno l’emergenza Coronavirus ha pesantemente influito sulla nostra vita, sulla nostra psiche e ha creato esigenze impreviste, alle quali oggettivamente non eravamo preparati. C’è un urgente bisogno di venire incontro ai bisogni degli adolescenti, protagonisti di una fase della vita delicatissima. Vorresti essere semplicemente ascoltato e supportato, veicolando le tue domande? Eccoti un servizio pensato apposta per te, da persona a persona, senza connotazioni di alcun tipo a livello professionale, in cui sarai accolto e orientato tra dubbi e pensieri. Puoi chiedere in maniera libera e spontanea un consiglio, essendo uno spazio riservato, di accoglienza e ascolto, privo di giudizio, dove grazie all’aiuto di una figura disponibile tenterai di affrontare situazioni di disagio e sentirti accolto. Tale progetto non sostituisce in nessun modo le competenze di psicologi o assistenti sociali, ma offre un primo supporto alla pari. Le esperienze difficili rischiano di farti sentire travolto dalle difficoltà, per cui avverti malessere, non ti senti stimato e
sembra difficile poter trovare qualcuno a cui chiedere aiuto: il bisogno di essere ascoltati e considerati, soprattutto tra voi giovani, è un’urgenza. Lo spazio del lavoro si collocherà all’interno di tale relazione, ispirato dai valori di equità, partecipazione e coinvolgimento. Solo attraverso le difficoltà, come dicevano i latini, si raggiungono le stelle (da cui il titolo “ad astra”). L’obiettivo specifico sarà quello di offrire quindi uno spazio d’ascolto e riflessione all’interno di una relazione d’aiuto per dubbi, difficoltà, ma anche spunti per iniziative formative e progetti da costruire insieme e condividere, anche in collaborazione con associazioni locali. L’accesso al servizio è completamente gratuito. La referente di questo progetto è Silvia Bolognini, con la quale prendere contatti (mail: progetto.adastra@gmail.com). Sul sito www.newentrymagazine.it trovate il link diretto per accedere allo sportello ed essere ascoltato. Redazione
AD ASTRA SPORTELLO VIRTUALE DI AIUTO ASCOLTO AI RAGAZZI DEL TERRITORIO COMPLETAMENTE GRATUITO progetto.adastra@gmail.com 11
Racconti
ARRIVEDERCI BIANCHINO di Laura Gorini
Te ne sei andato via senza nemmeno un piccolo preavviso. È vero, in realtà, sei parso più fragile dagli altri quasi fin da subito ma io non ho mai voluto vederti così: eri bello, bellissimo. Il tuo pelo era bianco candito e il tuo musetto tanto dolce. Mi hai suscitato immediatamente un senso di immensa tenerezza. Non smettevo di guardarti e sognavo il giorno di poterti finalmente tenere tra le mie braccia e poterti coccolare, come da tempo, faccio con la tua splendida mamma di nome Tronista ma per tutti, ormai da tempo, semplicemente Tronny. E' una bellissima gatta siamese e con lei non è stato amore a prima vista: i primi mesi non si avvicinava e mi teneva alla larga e così io, poco esperta di mici, dopo aver portato da mangiare a lei e agli altri tre gatti presenti in giardino, mi allontanavo. Poi un giorno si è avvicinata a me e ha iniziato ad accarezzarmi le gambe con la sua coda: a questo contatto non ho resistito e ho incominciato a sfiorarle la testolina. E poi da quel primo approccio ci siamo avvicinate sempre più tanto da diventare inseparabili: io 12
la sua mamma, lei la mia bimba. Lo so, per chi non ha un animale domestico e non li ama è difficile, se non addirittura folle e impossibile, pensare di avere un rapporto così forte con esso, ma chi, come me, prova questo sentimento sa che cosa significa. E' qualcosa di magico, potente e forte che ti riempie la vita. Che ti commuove e ti fa sentire speciale. E così quando la mia dolce Tronny ha dato alla luce tre splendidi mici ero al settimo cielo: erano bellissimi, come lei. Le ho comprato una casetta, le crocchette e il mangiare adatto per lei e per loro e facevo sentire loro tutto il mio immenso amore. Ma poi un pomeriggio, subito dopo pranzo, tu, piccolo Bianchino, non miagolavi più. Non ti muovevi più. Tronny era triste e i suoi occhi distrutti dal dolore. Ti ho toccato con dolcezza: il tuo corpicino era freddo come il marmo e il tuo cuoricino non batteva più. Mi sono unita al suo dolore: avevo iniziato ad amarti e avevo promesso a te, ai tuoi fratellini e alla vostra mamma che mi sarei presa cura di voi. E invece, non ti ho salvato: tutti mi dicono che eri troppo debole e che non avrei potuto fare nulla per te, ma io non riesco a perdonarmi la tua morte così prematura. Non avevi nemmeno quattro giorni di vita! Perché te ne sei andato? Ho cercato conforto negli occhi della mia Tronny, così come lei lo ha cercato nei miei. Ho saputo solo coccolarla e chiederle scusa, dicendole che non è stata colpa sua. Ci siamo strette in un abbraccio che sapeva d'amore, dolore e delusione. Oggi sono passate diverse settimane dalla tua scomparsa e sento ancora un grande dolore. Mi manchi tanto ma so che un giorno ti rincontrerò. Mi basterà sentire il rumore della tua coda e quando mi guarderai vedrò riflessa nei tuoi meravigliosi occhi la tua anima. Arrivederci mio piccolo dolce tesoro. Con amore...
ELOGIO DELL’UMILTÀ Camminavo con mio padre, quando all’improvviso si arrestò ad un curva e dopo un breve silenzio mi domandò: Oltre al canto dei passeri, senti qualcos’altro? Aguzzai le orecchie e dopo alcuni secondi gli risposi: ascolto il rumore di un carretto. Giusto, mi disse. E’ un carretto vuoto. Io gli domandai: come fai a sapere che si tratta di un carretto vuoto se non lo hai ancora visto? E’ facile capire: quando è un carretto vuoto tanto più fa rumore. Divenni adulto e anche oggi quando vedo una persona che parla troppo, interrompe la conversazione degli altri è invadente, si vanta delle doti che pensa di avere è prepotente e pensa di poter fare a meno degli altri, ho l’impressione di ascoltare la voce di mio padre che dice: Quanto più il carretto è vuoto tanto più fa rumore. Vi sono persone tanto povere che non hanno altro che la vita. Nessuno è più vuoto di chi è
Riflessioni
pieno di sè. L’umiltà consiste nel tacere le proprie virtù per permettere agli altri di scoprirle. L’umiltà, serena e mansueta, giunge in fondo alle radici in silenzio, nutrendole. Angelo Tanzarella
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Dedica a...
ALBERTA
“Quella Luna”
Alberta Savani è la nonna che non ho mai avuto. E’ sola, vorrei aiutarla in qualche modo. Si dà da fare con la pulizia della casa, pota i cespuglietti del grande giardino.
Contemplavo guardando nella notte fredda la luna,quella grande lampada che accendeva il buio pensando a quanto dovesse essere stanca di corteggiatori che nei secoli le avevano lanciato versi, grida, parole, insulti, pianti e promesse; allora smisi di pensare e continuammo a guardarci l’un l’altra mentre il fumo azzurro di un camino lontano si stagliava nella notte, disperdendosi in offuscati incerti arabeschi. Enrico Savoldi
Ha il cuore morbido come le nuvole. Ha un animo buono. Ho fatto amicizia con la sua nipotina Iris. Alberta è una persona semplice, la semplicità premia sempre. Ha un cagnolino, Snupi, un piccolo barboncino, che le fa compagnia. Le auguro ogni bene, pace e serenità. Celeste Scalmana di anni 9
Ed è Poesia
“La menzogna”
Istinto vago spento, sicuro inerme, vigile addormentato. A mangiar parole sovente menzogna, al credere sovente alla frase del chi sa chi, al cader del dubbio e del brodo di parole...pian pian si perde nell’illusione, della verità nascosta. BMG
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“Pensiero apatico”
Trasale lo spirito del lago, con voce incantata richiama a sè il visitatore, funge il pensiero apatico... l’anima racchiusa imprigionata in un limbo ripetuto, i ricordi di quei pochi istanti che percorrono la mente... le domande che assalgono, il cuore con forza in cerca di risposta... la paura sembra sempre essere predominante sull’anima scarlatta. Scalvini Roberta
01/07/2021
Buon compleanno! Compiere 13 anni significa che inizierai a vedere le cose in modo diverso nel passaggio dall’infanzia alla gioia adolescenziale, segna l’inizio di molte opportunità e di esperienze di vita che devono ancora avvenire. Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre, ma tempo per essere contento, per guardare le stelle, per crescere, per maturare. Goditi l’avventura che ti aspetta. Che sia uno dei momenti più memorabili della tua vita. Ti auguriamo che ogni tuo desiderio si avveri. Ti vogliamo un mondo di bene! Papà Gianluca, mamma Cristina e Ilaria
L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
Benvenuti nella nostra rubrica “L’informatica secondo HkStyle”! Visto il periodo estivo abbiamo deciso di raccontarvi qualcosa di leggero spostandoci sul mondo dei videogame. In questo numero vi racconteremo Il nuovo capitolo della saga di Resident Evil, storico gioco uscito per la prima volta nel 1996 per PlayStation e successivamente convertito per il Sega Saturn e PC. Dopo il grande successo di Resident Evil 7 BioHazard, la casa di sviluppo CapCom rilascia il nuovissimo capitolo della sua saga Survival-Horror: Resident Evil Village. Ritroviamo nella storia e per tutto il gameplay gli stessi protagonisti con nuovi nemici e minacce da affrontare nell’ambiente dell’Europa Orientale. Vediamo insieme i dettagli del nuovissimo Resident Evil!
La copertina ufficiale del videogioco 16
L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
Trama Sono passati 3 anni dagli eventi di Resident Evil 7 ed il protagonista Ethan Winters si è trasferito con sua moglie Mia in una pacifica zona rurale degli stati Uniti. Hanno appena avuto una figlia, Rosemary, la quale preoccupa i genitori perché è stata probabilmente a contatto con “le muffe” batteriche che hanno provocato le mutazioni ed i poteri soprannaturali dei nemici dei capitoli precedenti. Il “Duca”, personaggio dal quale si potranno Improvvisamente Chris Redfield, il militare che acquistare armi, munizioni e altre risorse offre protezione alla famiglia e che è da sempre presente per tutta la saga, uccide Mia e recupera sia Ethan che la bambina. Ethan, incredulo, si risveglia in un piccolo villaggio dell’Europa orientale, simile alla Transilvania, e vede la scorta di militari completamente sterminata e il paese circondato da strane creature simili a lupi mannari ed un castello enorme in lontananza. Strani spiriti, forse soprannaturali, e mostri pullulano per il villaggio ed Ethan si troverà faccia a faccia con ogni pericolo per sopravUno degli stemmi presenti nel villaggio infestato vivere, scoprire la verità sul rapimento di sua figlia e l’uccisione della moglie Mia. Il tutto accompagnato da una nuova storia che vede come principali entità nemiche vampiri, licantropi e streghe dai poteri immani. I personaggi principali Ethan Winters E’ il protagonista del gioco, marito di Mia e padre di Rosemary. Viene catturato da Chris Redfield, forse per protezione da una minaccia oscura, e si risveglia sperduto in un villaggio dell’Europa Orientale dove mostri e forze soprannaturali sono disseminate ovunque. A seguito degli eventi del capitolo precedente, Ethan presenta nel suo corpo un fattore autorigenerante che gli permetterà di resistere più volte agli attacchi dei mostri e di avere la meglio nei combattimenti più ardui. Non viene mai mostrato in volto e il suo spirito di volontà sarà ciò che lo porterà avanti Ethan Winters nel cammino di Resident Evil 8 Village. Mia Winters E’ la moglie di Ethan, è riuscita superare il trauma di 3 anni fa ma comunque rimane sotto controllo di psicoanalisti ed assume farmaci per il controllo del suo comportamento. Viene uccisa da Chris Redfield, e forse la sua morte rappresenta solo un punto di inizio della vicenda che potrà ribaltare completamente la prospettiva di gioco del video giocatore. Mia Winters
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L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
Chris Redfield Capitano delle forze speciali, è presente nella saga sin dal primo evento. Dopo il salvataggio di Ethan 3 anni prima, Chris offre protezione ed addestramento alla famiglia Winters fino al momento dell’uccisione di Mia. Un’uccisione casuale, oppure Chris voleva proteggere i personaggi da una minaccia ancora più grande? Lady Dimitrescu E’ la prima antagonista che incontreremo sul nostro cammino. Vampira primitiva e madre di tre figlie, anch’esse vampire, vuole catturare Ethan che sta vagando nel suo castello per consegnarlo a Madre Miranda per una cerimonia rituale a noi ancora sconosciuta.
Heisenberg E’ il capo dei Lycan, il gruppo di creature mostruose che circondano il villaggio. In possesso di un martello distruttivo, è dotato di un’intelligenza elevata e sarà un personaggio temibile e difficile da sconfiggere durante la boss fight. Non si sa ancora per quale ragione si ritrovi a fianco di altri vampiri per mantenere il dominio sul territorio, ma la sua potenza e il suo controllo sono inarrestabili quando combatte con i Lycan.
Madre Miranda E’ il personaggio più potente all’interno del gioco, nemico finale della storia. Ha le sembianze di una strega e sembra controllare qualsiasi forza naturale in modo distruttivo. E’ la strega che tiene prigioniera la figlia di Ethan e che vuole completare la cerimonia di inizializzazione. 18
Chris Redfield
Lady Dimitrescu
Heisenberg
Madre Miranda
L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
Ambiente, gameplay, suoni e dinamiche Si può notare come i dettagli in Resident Evil 8 siano studiati minuziosamente, segno che il lavoro fatto da Capcom voleva stupire e rendere gradevole l’esperienza ambientale del videogiocatore anche durante le scene più cruente o d’azione. Il castello Dimitrescu è elaborato molto bene e lascia spazio a stanze, portoni, vie e passaggi segreti degni di nota. Nel villaggio invece si possono notare alcuni elementi non raffinati o che forse non si ha avuto tempo di lavorare nei tempi prestabiliti. Il motore grafico Unreal Engine fa il suo dovere e su Playstation 5 la fluidità di gameplay per l’intera durata della storia si aggira intorno ai 60 frame rate per secondo. Con risoluzioni 4k e Ray tracing attivo la stabilità è invece sui 45 frame per secondo. Un’elaborazione grafica che si può notare in L’ingresso del castello Dimitrescu particolari dettagli o luoghi, ma che nel complesso può essere lasciata anche disabilitata. Per quanto concerne il fattore psicologico, Resident Evil 8 non presenta l’angoscia che aveva invece il 7, lasciando più spazio all’azione e alla linearità del percorso videoludico. Un Resident Evil che si rifà molto al 4° capitolo della saga, dove l’azione e l’aggiornamento dell’inventario di gioco vengono messi in primo piano rispetto alla sopravvivenza o alla fuga dalle minacce. Saremo invogliati ad uccidere i mostri nemici piuttosto che scappare, poiché una volta sconfitti ci verranno date delle ricompense per potenziare armi o altri utensili di gioco. Potremo creare potenziamenti e migliorare il nostro inventario in base alle nostre esigenze di gioco. Il reparto audio è stato notevolmente migliorato: viene consigliato il gameplay con cuffia così da garantire la massima esperienza ed immersione al videogiocatore. Forse il doppiaggio in italiano presenta qualche pecca lato emotivo, perché rispetto al doppiaggio ingle19
L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
Uno dei mutanti del gioco se la natura e i sentimenti del personaggio non emergono così direttamente. Considerazioni finali Resident Evil 8 è un buonissimo prodotto survival-horror che tende maggiormente al lato action della vicenda. Un buon mix tra trama intrigante, misteri, personaggi e colpi di scena. Capcom ha delineato la probabile via sui prossimi capitoli, che andranno ad affrontare uno stile più d’azione e di sviluppo rispetto ad un horror di sola sopravvivenza “colpisci e fuggi”. Un buon compromesso per una trama di “sole” 10 ore, giocabile e godibile
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Uno dei licantropi di Resident Evil 8 da tutti quanti con livelli di difficoltà differenti e ben strutturati. Anche i personaggi crescono psicologicamente capitolo in capitolo, frutto del grande lavoro del team Capcom nel ricercare anche la figura umana dei protagonisti rispetto ai demoni/mostri che vanno ad affrontare costantemente. Nuove trame possono nascere con grande forza dal finali di Resident Evil 8 e il futuro della serie dell’orrore che da anni stupisce milioni di videogiocatori è in 20
Le vampire del castello Dimitrescu
L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
Una delle tante forme di Madre Miranda continuo sviluppo. Sarà quindi il tuo prossimo VideoGame? Faccelo sapere… Per approfondimenti, richieste e qualsiasi domanda scriveteci all’indirizzo global@hkstyle.tech. Non dimenticatevi di visitare il nostro sito www.hkstyle.tech ed i nostri social Facebook, Instagram e Linkedin: hkstyle.tech, CCA.CentroAssistenzaComputers, InsideConnection. tech ed OfficinaInformaticaCH. Per aggiornamenti in tempo reale abbiamo anche il canale Telegram: HkStyle – News, offerte e molto altro!
Grazie a tutti per averci letto e alla prossima, da Stefano e Lorenzo.
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Racconti
L’URAGANO
“Ma com’è che ti è venuto in mente di fare il venditore?” chiese Francois a Tony, mentre succhiava avidamente le chele di un astice. Fuori pioveva, tanto per cambiare, e il mare era parecchio agitato. La vetrata del ristorante dava proprio sulla spiaggia, e l’atmosfera all’interno era piacevole e silenziosa, se si escludeva il rumore delle mascelle di Francois che divorava crostacei al pari di una foca. Tony lo guardò e notò che dall’angolo della sua bocca penzolavano un paio di zampette e una sbavatura di maionese. “Che strano clima”, pensò, “un maggio così freddo non lo avevo mai visto. Sembra novembre...” Francois rimaneva un buon cliente, che nel tempo era diventato quasi un amico, anche se non pagava mai il pranzo, e Tony cercava di limitare i danni mangiando il piatto più economico del menù, evitando ogni possibile extra che se no usciva dal budget e il suo capo gli contestava la nota spese. Così i suoi pasti in compagnia di Francois si riducevano spesso ad un antipasto e una bottiglia d’acqua. “Guarda”, rispose Tony, “è che da piccolo mi esercitavo a fare il dottore e a operare tutte le mie amichette delle elementari di appendice, giusto per capire come funzionava là sotto, poi un tizio ha mosso i primi passi sulla luna e mi è venuta la fregola di diventare astronauta”. “Astronauta?” Lo interruppe Francois, “bella storia! Io invece volevo fare il pompiere. Potenza dell’undici settembre, sai gli eroi? Abbiamo tutti bisogno di un eroe in qualche fase della nostra vita. Poi un giorno finisci all’ufficio acquisti e ti rendi conto che non farai mai il pompiere. Tipo che i sogni a un certo punto li devi mollare e farti carico della realtà.” “Si, infatti è durata poco”, riprese Tony, “fatti due rapidi calcoli ho capito che la strada per arrivare alla luna era parecchio lunga, così invece dell’a22
stronave ho preso l’autobus e per un po’ di anni ho lavorato in un’officina. Ero sempre unto come un carciofo sott’olio, e un po’ mi giravano. Stavo contemporaneamente frequentando un corso di chitarra classica e mi servivano le unghie a posto, per pizzicare le corde, e il lavoro che facevo non ne teneva conto.” “Mi potrebbe portare un altro paio di gamberoni? Erano davvero ottimi!” chiese Francois alla cameriera che si era avvicinata al loro tavolo. “Gran bel culo”, bisbigliò a Tony osservandola andare via. “Ma non ti sei ancora calmato? Stella non ti aveva messo le briglie?” “Sì, guarda, non tocchiamo questo tasto”, rispose Francois, “mi stavi dicendo dei carciofi…” “Infatti. Ti stavo dicendo che volevo suonare la chitarra... Fatto sta che una mattina arriva un tizio in officina. Un bell’uomo sulla cinquantina, con un trench inglese beige e il cappello. Beh, dovevi vedere il caporeparto le moine che gli faceva… Ci mancava solo il tappeto rosso… Il tizio era il rappresentante di una fabbrica di lime e di attrezzature per l’officina, cioè forniva al mio capo gli strumenti per massacrarmi le unghie. E il mio capo comprava da lui decine di strumenti di tortura per le mie mani da chitarrista e gli faceva pure un sacco di feste e gli offriva il caffè. E il signore delle lime aveva delle unghie curatissime, capisci? Ecco, lì mi è venuto il flash.” “Ah, insomma hai visto la luce!” rise di gusto Francois. “Beh, in un certo senso sì, è pur sempre un lavoro. Faccio fare un mucchio di soldi ai miei capi, che in cambio mi danno uno stipendio sicuro”. Francois si fece assorto e sussurrò “che poi in effetti è tutto sempre una fottuta compravendita,
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a volte sei fornitore, a volte sei cliente, e ti comporti diversamente. Sta cosa qua non l’ho mai capita.” - “Sí, vacci a capire”, rise Tony, “piuttosto: con Stella tutto a posto? Vi siete riavvicinati un po’?” - “Mah, va a colpi”, rispose Francois, “a volte ho l’impressione di essere su un ottovolante. Mi porta ad altezze vertiginose e a profondità irraggiungibili. Sono un po’ stanchino di questi su e giù.” “Ma dai”, disse Tony, “io darei una mano per rianimare la mia storia con Laura. Brava donna, eh, nulla da obiettare, ma che due palle… Il sabato si fanno le pulizie e si lava la macchina, la domenica giretto in collina per il gelato delle cinque, lunedì sera si fa la spesa, caspita, una noia... dico: che ti costa fare la spesa mercoledì sera e farti un aperitivo il sabato mattina? Voglio dire, non è che sta scritto sulla pietra che il sabato si lava la macchina, no? Dio santo, si lamenta per la polvere sul cruscotto. Ci passa il dito e poi me lo mette sotto al naso!” “Si, beh, capisco” disse Francois con un sorriso triste sulle labbra, “ma guarda che non hai più trent’anni, e certi stress non li sopporteresti. Non parlo solo di quello che si fa a letto, è tutto l’insieme… Siamo sempre in burrasca. Un paio di settimane fa è stata una giornata straordinaria, era di luna giusta ed ha accettato di venire a fare un giro in moto, con due amici. E’ stata tranquilla e sorridente quasi tutto il giorno,
giusto un paio di sberle sul casco quando superavo, ma cose che fanno tutte, niente di preoccupante. Una volta tornati ci siamo persino coccolati un po’, abbiamo cenato tranquilli e mentre io mi facevo la doccia mi ha detto qualcosa che non ho capito. Ho chiuso l’acqua e le ho chiesto se poteva ripetere. Beh, è entrata in bagno con un mozzicone in mano e gli occhi fuori dalla testa: “Queste sigarette chi le fuma?” - Oh, ma fuori di testa, incazzata nera… Insomma, non so chi caspita abbia fumato quella sigaretta, ma non sono io. Sono sicuro di non toccare tabacco da almeno quindici anni, ma giuro che sotto quello sguardo mi sono messo in discussione. Caspita, riesce a terrorizzarmi. Mi sono detto: sarò mica sonnambulo e mi fumo delle sigarette senza accorgermene?” “Ma dai? Ma poi com’è finita?” “Guarda, incazzata come una biscia. Non mi ha parlato per quattro giorni di seguito. Io sprofondato in depressione, che cavolo, guarda tu se mi devo fare condizionare così… fatto sta che la mattina del quinto giorno, verso le sei, albeggiava, esco sotto il portico e vedo un uomo che fuma: il giardiniere dei vicini. Per non buttare la cicca nel giardinetto comune, la spegneva nel mio vaso del limone. Ma capito? Quattro giorni senza parlarmi per una cosa che non ho fatto. Io non ci capisco più niente…” “Ma come, il giardiniere che ti spegne la cicca certificato ANAMMI n. N946
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nel vaso del limone? Ma che cavolo di giardiniere è?” - “Non è quella la questione, è che Stella mi ha tenuto il grugno per quattro giorni per una cosa che non ho fatto!” -“Beh, sì, dev’essere una bella rottura”, annuì Tony, guardandosi le unghie. Fuori il mare si ingrossava sempre di più. Tony osservò per qualche minuto le onde che spumavano rabbiose e si abbattevano oltre la muraglia di protezione. In giro non si vedeva un’anima. In rada gli alberi delle barche a vela ondeggiavano paurosamente, e Tony le immaginò come giganteschi metronomi che battevano tempi diversi, fuori sincrono, e ripensò alla sua chitarra seppellita in cantina. “Che casino, là fuori, sembra novembre” disse tra sé. Tornò a pensare a quel novembre di cinque anni prima, che di solito novembre per lui era un mese strano, un mese moscio, il mese in cui si celebrano i morti e si portano alla luce i momenti passati, la primavera è un lontano ricordo, l’estate è finita e la neve lontana da arrivare, e si aspetta il Natale, quando la china delle lunghe serate buie sarà superata e si immaginerà un nuovo anno migliore. Ma quello di cinque anni prima non fu il solito novembre brumoso e fiacco, quello fu un novembre denso di novità, il mese che diede una piega diversa alla sua vita. Leggeva strane storie, ogni tanto, quando scendeva in fondo al pozzo, quando la
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gente gli veniva a noia, e come un riccio si appallottolava e tirava fuori gli aculei. Di solito in quei frangenti gli tornavano alla mente un decennio che aveva impresso a fuoco nella memoria, per imparare e poi lasciare andare. In quel novembre di cinque anni prima imparò a mettersi al centro, e non fu cosa da poco. Imparò a mollare le rocce e volare libero, in balìa delle correnti, senza rancori repressi né rimorsi o rimpianti. In quel mese capì che tutto ha un senso. Comunque vada, qualunque cosa fosse successa, quei momenti se li era vissuti, e comunque vada, qualunque cosa fosse successa, sarebbe stato bellissimo, perché aveva imparato a volersi bene. “Dovrei ricominciare a suonare”, pensò, “adesso le unghie le posso far crescere quanto voglio.” Si riprese dallo strano torpore che lo aveva avvolto e disse: “Francois, là fuori si sta facendo parecchio brutto sai? Passiamo al caffè?” “Che vento pazzesco” pensò, “stasera voglio fare una sorpresa a Laura, è una vita che non le regalo dei fiori. Siamo in maggio, le rose dovrebbero essere a buon mercato... c’è un vivaio, vicino a casa, e la commessa è così carina...” “Sí dai” fece Francois, “mi sa che tra poco arriva un temporale assurdo... meglio sbrigarsi. Hai un sacco di strada da fare e io sono in ritardo con le scartoffie in ufficio...” Lo schermo appeso alla parete del locale riproduceva, senza audio, le immagini di un terribile tifone che stava devastando qualcosa. C’era una strana elettricità nell’aria, il volto di Francois si fece terreo nella luce livida del pomeriggio appena iniziato. Urlò qualcosa indicando l’orizzonte, fuori, ma le sue parole finirono soffocate tra gli ululati del vento. Tony vide la cameriera che arrivava un po’ di sbieco, col vassoio dei caffè, mentre un cartello stradale sradicato dal vento sfondava la vetrina, e pezzi di vetro volavano ovunque. “Che strano maggio”, riuscì a pensare. Massimo Zucca
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Nome e cognome
Silvia Bolognini
Chiara Ticozzi
Anno di nascita
1994
1997
Paese di residenza
Sotto il Monte Giovanni XXIII (BG)
Caravaggio (BG)
Professione
Sono laureata in Biotecnologie Mediche e lavoro all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo
Sono laureata in Biotecnologie Mediche e lavoro all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo
Passioni
Da sette anni, nelle notti dei weekend svolgo il servizio di Emergenza-Urgenza in ambulanza presso la Croce Bianca di Calusco d’Adda come soccorritrice volontaria, sono inoltre donatrice di sangue e midollo osseo, segretaria e referente scientifica di un’associazione di promozione sociale e aiuto ragazzi con difficoltà sociali e di apprendimento. Nel tempo libero, organizzo conferenze nelle scuole sugli effetti psico-fisici delle sostanze d’abuso negli adolescenti.
Amante dello sport fin da piccola, sono sempre stata vivace e sostenitrice della vita all’aria aperta. Penso che lo sport mi abbia insegnato molto, mi ha aiutata a raggiungere obiettivi che all’inizio mi sembravano impossibili. Ma “step by step”, questa metodicità credo permetta di raggiungere traguardi anche nella vita di tutti i giorni. Sono Volontaria di Croce Rossa e appassionata dei motori, in particolare delle due ruote.
SPECIALE
Ruolo della scienza nella tua vita
Ho scelto di intraprendere un percorso che potesse vedermi dedicata alla comprensione di nuovi approcci e strategie per la comprensione di malattie, in particolare genetiche e tumorali, in quanto è un ambito che stimola molto la mia indole, sempre alla ricerca di spunti potenzialmente utili per ridonare speranza a chi crede di averla persa per sempre, anche solo stringendo la mano e donando un sorriso a chi soccorro in situazioni dove la vita stessa è a rischio.
La scienza è una disciplina che studia fenomeni in diversi campi, mi ha sempre incuriosito scoprire i diversi meccanismi che la regolano. Credo nella ricerca scientifica, in particolare in campo medico e farmaceutico; penso che la pandemia abbia ancora una volta dimostrato quanto questa possa essere fondamentale nel trovare una cura.
Personaggio a cui ti ispiri
La “contaminazione” che contraddistingue il mio percorso di vita e di studi, tra la passione per il classicismo e le scienze, mi porta a scegliere il sommo poeta Dante Alighieri, il quale, grazie al sapere enciclopedico nascosto sotto un velo letterario, ha mostrato una sorprendente attenzione alle dinamiche dell’animo umano, mediante un simbolismo in grado di trasmettere ancora oggi quello sguardo d’incanto che porta a “riveder le stelle”.
La dedizione al lavoro della Scienziata Rita Levi Montalcini mi ha da sempre affascinata, nonostante in quel periodo ci fossero diverse avversità, per esempio le leggi razziali e il maschilismo. La sua passione non ha mai smesso di esserci, a tal punto che svolgeva gli esperimenti in un laboratorio casalingo in modo tale da poter continuare i suoi studi. Lei per me è l’esempio di come tutti i sacrifici nel tempo siano ripagati.
Il tuo punto debole/di forza
Credo che la sensibilità a volte sia una condanna, ma consente di vedere a colori un mondo che spesso si presenta in bianco e nero. Come ho scritto nel mio libro, tutti dovremmo tentare di fare “come gocce sulla roccia”, riscoprendo la possibilità, con la perseveranza gentile e il tempo, di raggiungere i nostri sogni.
L’ambizione penso sia un mio grande punto di forza. Con organizzazione, impegno e tenacia sono dell’idea che si possano scalare vette che all’inizio sembravano irraggiungibili.
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SPECIALE
Descrivi la tua collega e definiscila con un aggettivo
Chiara è un’amica impareggiabile, dall’animo generoso. Ho scelto questo aggettivo tra i tanti a cui avrei potuto attingere per caratterizzarla in quanto penso racchiuda la grande e preziosa personalità che possiede, sempre disponibile, affabile, solare e attenta a non ferire, MAI.
Silvia è sempre attenta ad ogni particolare e nonostante la sua giovane età dimostra ogni volta una grande saggezza. Sa sempre donarmi consigli preziosi, è una persona squisita sotto tanti aspetti.
Messaggio che vuoi comunicare/frase che ti caratterizza
Nonostante le avversità, bisogna trovare dentro di sé il coraggio di essere artefici del proprio destino, soprattutto in un periodo così delicato come quello della pandemia, dove il sentirsi ascoltati ed accolti vale più di ogni altro gesto d’affetto, in particolare verso chi è più fragile.
È l’Amica che tutti vorrebbero. Per raggiungere grandi obiettivi, non bisogna solo organizzare e agire, ma anche sognare. La cosa più importante è crederci.
Se avete domande, curiosità o spunti per futuri approfondimenti scientifici, potete contattare le Dottoresse all’indirizzo mail allascopertadellascienza@gmail.com Riflessioni
OGGI SONO FELICE
Oggi sono felice. Certo l’avvicinarsi delle vacanze aiuta. E poi il cielo azzurro di questi giorni, unito all’aria fresca che richiede un golfino di cotone, è una meraviglia. Guardo la donna, più o meno mia coetanea, impegnata a tener l’equilibrio su tacchi insensati alle 10 di sera, figuriamoci alle 8 di mattina, a tenere la gonna che l’aria fa svolazzare, a tenere la pettinatura che il venticello scompone. Gli zigomi, invece, ci ha pensato il chirurgo a tenerli su, eliminando per sempre la possibilità di sorridere e ridere pienamente. Il sonno della capacità di accettare l’invecchiamento produce mostri. Cammino stabile nella mia vita. Tacchi bassi, capelli corti che neanche la bora riuscirebbe a spettinare, abbigliamento che non tradisce. Al di là del concreto, è così che mi sento: il baricentro 28
regge e continua a mantenere la rotta. Questi ultimi due anni sono stati impegnativi, e anche se ora la strada sembra essere meno accidentata, il cammino richiede ancora concentrazione. Rimane che camminare è comunque un’esperienza bellissima, e che il senso di tante fatiche e gioie fa traboccare l’animo di gratitudine. Sono consapevole delle mie fortune. Pur nell’impegno, la vita sinora è stata generosa con me. E da qui, dalla strada che percorro, testimonio il panorama che vedo. La navetta è arrivata a destinazione. Le sonate per violino di Geminiani mi hanno accompagnata. Scendo congelata dall’aria condizionata, e assaporo il sole sul viso. sguardiepercorsi
GUSTO A TAVOLA
IL GIRASOLE DI DANIELA
Ingredienti 2 pasta brisè - 5 patate - 2 zucchine grandi 2 cucchiai di pesto - olio di oliva - 2 uova semi di girasole e papavero Preparazione ricetta: Bollire le patate in acqua salata, cuocere le zuc-
chine in olio e aglio tagliate a rondelle. Rendere queste due verdure a purea con un tritatutto e aggiungere il pesto, sale e pepe se necessario. Adagiare una pasta brisè su carta da forno oliata, mettere il composto ottenuto precedentemente e coprire con l’altra pasta brisè facendola aderire bene. Con una tazza tagliare la parte centrale. Della parte restante intorno al cerchio tagliare tante fettine piuttosto regolari e girarle su se stesse per far vedere il ripieno. Spennellare sulla superficie della pasta brisè le uova sbattute e poi disporre al centro i semi di papavero e sui petali del girasole i semi di esso. Cuocere in forno per circa 20 minuti a 150°. Dal blog: www.cucinarecreare.it A presto, Anna
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Riflessioni
Da qui non ti porterai via quello che hai Quando morirai, non preoccuparti del tuo corpo... i tuoi parenti faranno tutto il necessario secondo le loro possibilità. Ti toglieranno i vestiti Ti laveranno Ti vestiranno Ti porteranno via da casa e ti porteranno al tuo nuovo indirizzo. Molti verranno al tuo funerale a “salutare”. Alcuni cancelleranno gli impegni e mancheranno anche al lavoro per andare al tuo funerale. I tuoi averi, ciò che non ti piaceva prestare, saranno venduti, regalati o bruciati. Le tue chiavi, i tuoi strumenti, i tuoi libri, i tuoi cd, le tue scarpe, i tuoi vestiti... E sii sicuro che il mondo non si fermerà a piangere per te. L’economia continuerà. Nel tuo lavoro, sarai sostituito. Qualcuno con le stesse o migliori capacità, assumerà il tuo posto. I tuoi beni andranno ai tuoi eredi.... E non dubitare che continuerai ad essere citato, giudicato, messo in discussione e criticato per le piccole e grandi cose che hai fatto nella vita. Le persone che ti conoscevano solo per il tuo viso diranno: Povero uomo! I tuoi amici sinceri piangeranno qualche ora o qualche giorno, ma poi torneranno a ridere. I tuoi animali si abitueranno al nuovo padrone. Le tue foto, per un po’ di tempo, rimarranno appese al muro o continueranno su qualche mobile, ma poi verranno messe in fondo a un cassetto. Qualcun altro si siederà sul tuo divano e mangerà sulla tua tavola. Il dolore profondo a casa tua durerà una settimana, due, un mese, due, un anno, due... Dopo sarai aggiunto ai ricordi e poi la tua storia sarà finita. Finito tra le persone, finito qui, finito in questo mondo. Ma inizierà la tua storia nella tua nuova realtà... nella tua vita dopo la morte. 30
La tua vita dove non hai potuto trasferirti con le cose che avevi qui perché in più, andandotene, avranno perso il valore che avevano. Corpo, Bellezza, Aspetto, Cognome, Comodità, Credito, Stato, Posizione, Conto bancario, Casa, Automobile, Professione, Titolo, Diplomi, Medaglie, Trofei, Amici, Luoghi, Coniuge, Famiglia... Nella tua nuova vita avrai solo bisogno del tuo spirito. E il valore che gli hai accumulato qui, sarà l’unica fortuna su cui conterai lì. Questa fortuna è l’unica cosa che ti porterai via e si impasta per tutto il tempo che stai qui. Quando vivi una vita d’amore verso gli altri e in pace con il prossimo, stai impastando la tua fortuna spirituale. Ecco perché prova a vivere pienamente e sii felice mentre sei qui perché, come ha detto Francesco D’Assisi: “Da qui non ti porterai via quello che hai. Prenderai solo quello che hai dato”. Maddalena
Riflessioni
LA SALUTE DEL CORPO E DELL’ANIMA
Dicono che più difficile da vincere è la lotta contro sè stessi. E’ faticoso frenare i propri pensieri, dirigerli in modo appropriato. Avevo letto che creano più guai i problemi che colpiscono la nostra immaginazione che quelli che accadano realmente. I giapponesi sono famosi con il loro modo di vita salubre e con il fatto che tra di loro ci sono più persone longeve al mondo. E questo nonostante il fatto che lo stile di vita è piuttosto stressante: orari di lavoro lunghi, competitività estrema che non accetta il fallimento professionale, città sovraffollate. Oltre tutto fino a 75 anni vivono in perfetta salute, lontano dagli ospedali e di case di cura. E non è solo la dieta alimentare che determina questo. Infatti, ci sono tanti altri popoli che usano i frutti di mare come base della loro alimentazione, senza ottenere gli stessi risultati. In che cosa consiste la differenza? Il divario stà nel fatto che i giapponesi hanno imparato a controllare i propri pensieri, di dirigere il loro flusso. Stano attenti e lo fanno non soltanto per se stessi ma anche per i loro interlocutori. Il comportamento amichevole e solare verso gli altri è l’unico modo per ottenere l’armonia ed equilibrio fuori e dentro di noi. Darina Naumov
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SPORT
IL MIO GIRO D’ITALIA RACCONTATO DA UN TIFOSO Quando arriva il periodo del Giro d’Italia, quest’anno l’edizione 104, ritornata dopo il forzato rinvio dello scorso anno, nel mese di maggio, diventiamo un po’ tutti appassionati di ciclismo. Per tante ragioni, chi si è cimentato da giovane e non ha più lasciato la sua passione per il ciclismo, così come gli amanti delle passeggiate in bici. I più anziani ricordano gli anni 50 quando tutti si andava in bicicletta, poi arrivarono i ciclomotori, i motorini, le vespe o lambrette, poi la 500 e via via fino ai giorni nostri. Nonostante il progresso, anche nel ciclismo professionistico, resta sempre una occasione gioiosa da vedere a bordo strada, alla partenza o all’arrivo il Giro. E se non è possibile, ti incolla per ore davanti alla televisione e lo porta in casa, tappa dopo tappa, dalla partenza all’arrivo. Vidi il primo Giro d’Italia in tenera età, accompagnato da mio padre ed un amico, ognuno con una bici non tanto sportiva, la mia era da donna. I girini, maglia rosa e poi vincitore Gastone Nencini nel 1957, passarono da Ponte San Marco. Finito il militare, nel 1964 in Castello vince il bresciano Michele Dancelli, l’anno dopo Franco Bitossi. Ricordo bene nel 1971 la cronometro da Desenzano a Salò vinta dal bresciano Davide Boifava. Nel 1975 sulla Maddalena, dove eravamo saliti di corsa a piedi con altri più giovanissimi amici, vinse Vladimiro Panizza, secondo il
Giro d'Italia Chiacchierando con Moser 34
DANCELLI A CALVISANO 9.10.1966 bresciano Fausto Bertoglio, che vincerà il giro. Nel 1978 la 18° tappa arriva a Sarezzo, vince Giuseppe Perletto che batte il campione bresciano Pierino Gavazzi. Nel 1981 fui all’arrivo di Borno, primo Benedetto Padellaro, nel 82 a Boario Terme, Silvano Contini precedette il francese Bernard Hinault, che vincerà il giro. A Brescia, o in città non molte distanti vidi arrivi, fra l’entusiasmo degli sportivi, con le tifoserie a favore di Francesco Moser o Giuseppe Saronni, che avevano rinverdito gli storici ed inimitabili scontri di Gino Bartali e Fausto Coppi. Feci in tempo a vedere Coppi all’ultimo suo giro d’Italia ne 1957, mentre lo vidi vincere nel 1958, al famoso circuito di Calvisano, ho il suo autografo di quel giorno. Fui spettatore di altri appuntamenti a Calvisano, nel 1971 presenti Eddy Merckx (campione del mondo) e Felice Gimondi che invece lo vincerà nel 1973, fra gli ospitI presente Gino Bartali. Per alcuni anni fui accompagnato anche dalla mia giovane moglie, un ricordo particolare nel 1979 la 14° tappa che da Meda portava a Bosco Chiesanuova. Per arrivarci dovemmo percorrere 5 km. a piedi ed in salita, essendo da ore bloccato il traffico, chilo-
SPORT
metri che nel ritorno non finivano mai. Vinse Bernt Johansson, il giro lo vinse Giuseppe Saronni. Delusione per i tanti intervenuti il 12 maggio 1983 a Brescia dove partiva il Giro, con una breve cronometro, ma quel giorno fu una falsa partenza, le proteste operaie dei metalmeccanici dei tre sindacati, fermarono la corsa. La mediazione di Francesco Moser e del direttore del Giro Vincenzo Torriani, non portarono a risultati positivi. Il giorno dopo una tappa a cronometro a squadre, a Montichiari vidi sfrecciare i corridori ad oltre i 50 orari, verso Mantova. All’Arena, domenica 10 giugno 1984, quando alla 22^ ed ultima tappa a cronometro da Soave a Verona, vidi l’arrivo trionfale di Francesco Moser, che riconquistava la maglia rosa, battendo il francese Laurent Fignon. Nel 1986 vincerà il Giro un altro bresciano, Roberto Visentini, che riuscirà a battere Saronni secondo e Moser terzo. Nello stesso Giro un altro bresciano Guido Bontempi vinse con arrivi in volata ben cinque tappe. Il giro ritornò a Brescia, solo nel 1991, vinse Gianni Bugno. Lo avevamo già ammirato l’anno prima a Balsega di Pine, dove fu maglia rosa dall’inizio alla fine del giro. Parlando di quel giorno, 29 maggio 1990, con il suo direttore ed ex ciclista Claudio Corti, molto sicuro della vittoria finale, seppure fosse solo la 12° tappa. Da allora insieme a mio figlio di nove anni, vedemmo almeno una tappa ogni anno. Allora era una soddisfazione alla partenza, quando riuscivi a
Giro d’Italia con arrivo a Brescia - 2013 mescolarti con i corridori. E’ successo a Lumezzane l’8 giugno 1993, il Giro è di Miguel Indurain e a Marostica il 31 maggio del 1994 Giro a Evgenij Berzin. Contenti all’arrivo quando le transenne non erano alte due metri come ora. A Brescia si ritornò nel 2000, in via XX Settembre: vinse Biagio Conter, due anni dopo il grande Mario Cipollini, nel 2006 Paolo Bettini e nel 2010 lo straniero André Greipel. Per Brescia fu un trionfo il 26 maggio 2013, quando fu l’arrivo finale del novantaseiesimo Giro, tappa al belga Mark Cavendish e primo Giro per Vincenzo Nibali, festeggiato con una Piazza Loggia ricolma di migliaia di tifosi applaudenti. Fu anche l’ultima volta che il Giro arrivò nella nostra città, complice pare alcuni pagamenti. Ritornò ad Iseo il 23 maggio 2018, arrivo sotto l’acqua e grande volatona, vinse Elia Viviani. Il Giro è vinto dal campione Chris Froome. Ora siamo in attesa che Brescia riporti in città il Giro d’Italia. Marino Marini
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Gianni Bugno a Lumezzane 8 giugno 1993
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L’INTERVISTA
BOSCY
FASCINO E PROFESSIONALITÀ
Difficile non notarla (e non apprezzarla fino in fondo!) quando la si conosce. Un’immagine elegante che trasmette femminilità, una professionalità che mette sul piatto tutti gli studi. Boscy – il nome con cui è conosciuta tanto sul lavoro quanto sui social – è la dimostrazione che si può al tempo stesso essere belle e brave, aggettivi volutamente semplici che rendono l’idea del personaggio. Anche perché, per raggiungere i suoi traguardi, non ha mai avuto paura di rimboccarsi le maniche. Origini marocchine, in Italia sin da quando aveva 6 anni, oggi Boscy è responsabile marketing per un’azienda di innovazione tecnologica a Milano dopo aver studiato marketing e comunicazione in Bicocca. Ma siccome anche l’occhio vuole la sua parte, sui social è seguita da migliaia di persone e appena può si mette in gioco in qualche progetto di fotografia fashion. Una strada scoperta quasi per caso, durante il suo primo impiego all’interno di un’a36
genzia di modelling a Milano. “Vedevo i book delle ragazze e sognavo di poter fare anche io degli scatti così. Col passare del tempo ho conosciuto vari fotografi nell’ambiente della moda e lì sono iniziate le prime richieste di collaborazioni”. Proprio per questo, la fotografia è rimasta una delle tante sfide che hai scelto di vivere. La fotografia non mi ha portata in alto perché io sono una persona che mantiene sempre i piedi per terra, e soprattutto sono selettiva. Cerco sempre di non tradire il mio “io” e i miei valori. Sicuramente mi ha fatta crescere a livello personale, perché da ragazzina malvestita, timida e introversa, mi sono trasformata in una donna elegante, empatica, sorridente e una brava comunicatrice. Una scelta che ti ha tenuta lontana da ogni compromesso. Ho avuto la fortuna di essere accompagnata in questo percorso da persone di fiducia; cito il fotografo Carlo Caccia, con cui sono rimasta amica, e Francesco Robustelli, con cui stiamo lavorando per un progetto fashion e abbiamo in cantiere un altro progetto riguardante il settore Ristorazione e Hotellerie.
L’INTERVISTA
Cos’è per te la fotografia? Per me la fotografia è arte! Mi ha dato molta sicurezza in me stessa, mi ha aiutata a conoscere il mio corpo, le mie espressioni, i miei gesti. Non solo fotografia… Ho fatto qualche comparsa pubblicitaria per Nivea, Huawei e Misura, ma in tv mi piacerebbe ritagliarmi il mio spazio da giornalista e presentatrice di un format televisivo: è sempre stato il mio sogno sin da bambina, vediamo se si realizzerà… Perché una ragazza come te si è ritrovata a lavorare come responsabile marketing? La mia vocazione per il marketing e la comunicazione nasce da un innato amore per le lingue. Col passare del tempo, si è sviluppata acquisendo competenze presso varie agenzie di comunicazione. Nell’ultimo anno mi sono messa in gioco in un settore nuovo e sconosciuto, ottenendo risultati davvero straordinari e con un piano di carriera siglato pochi mesi dopo l’inizio della collaborazione. Passiamo ai social… dove sei seguitissima! I social sono il mio lavoro: oltre a gestire la strategia Social per l’azienda in cui lavoro, ho iniziato a utilizzare il mio profilo personale in maniera più strutturata. Non mi reputo una influencer ma una advisor, mi piace poter se-
gnalare ristoranti e strutture alberghiere in cui mi sono trovata bene oppure postare foto di luoghi che ho visitato o, ancora, postare foto di shooting. Che immagine di te traspare sui social? Quella di una ragazza bella, semplice, genuina, con contenuti oltre che con una immagine. Ma
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L’INTERVISTA
voglio far emergere soprattutto quella che sono: una grande lavoratrice. Perché tutto quello che ho, me lo sono costruita con le mie forze. Non solo complimenti… Come ci sono i lovers, ci sono anche gli haters: nessuno ha solo alleati nella vita, forse chi ci aiuta è proprio chi ci fa resistenza… La cosa che mi infastidisce è quando la gente giudica a sproposito, accetto le critiche costruttive, quelle ignoranti le ignoro! Chi è Boscy nella vita offline?
Sono una ragazza molto semplice: non mi piace vestire in maniera eccentrica, ma nonostante questo mi notano tutti! Dalle altre ragazze mi differenzia la mia disarmante semplicità e il sorriso: gli uomini e le donne apprezzano le ragazze empatiche e di buona compagnia, io mi ritengo molto socievole. CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/nuurmore/ CREDITS FOTOGRAFICI Ph. Francesco Robustelli
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OROSCOPO dal 12 al 31 Luglio 2021 ARIETE (21/03 - 20/04) E’ possibile avviare una rinascita interiore. Per molti nativi questo processo si è già concluso nel recente passato. Forse stai per assumere un ruolo diverso nella vita privata, quello di fidanzato, coniuge o genitore, o stai per diventare proprietario di una casa
TORO (21/04-20/05) Stai vivendo una fase positiva della tua vita, anche se non vuoi ammetterlo. Forse la tua è una forma di superstizione che ti impedisce di ammettere le tue fortune. Sei un artista? L’ispirazione lievita con un evento propizio. Generosità e condivisione di ideali in amore.
GEMELLI (21/05-21/06) Se sei in attesa di una occupazione ti vedrai recapitare offerte e soluzioni più favorevoli di quel che ti aspetti. Quando la fortuna è dalla nostra parte anche i piccoli errori si trasformano in vantaggi. Idee geniali Oggi riesci a leggere nei pensieri di chi vuoi.
CANCRO (22/06-22/07) C’è una buona propensione a rendere le cose facili e scorrevoli. Sei più dolce e percettibile, pronto a mettere in primo piano le questioni di cuore, Single? Esci dal solito ambiente, incita incontri ed eventi.
LEONE (23/07-23/08) Nell’ambiente di lavoro riesci a creare un clima dinamico, fatto di rispetto, collaborazione e fiducia nei confronti di tutti. Sai ascoltare confidenze e problemi altrui, sai dare ottimi consigli. Ecco perchè sei così richiesto. In amore tutto procede al meglio.
VERGINE (24/08-22/09) In amore sei disponibile alla complicità nel fare le piccole cose. Il partner di sempre è disposto a concederti ciò che desideri. Ti basta sorridere di più e non aver paura d’impegnarti troppo. Progetti e speranze sono a portata di mano.
BILANCIA (23/09-22/10) Mille riflessioni e una sola conclusione. Da deliberare con calma mettendo in atto i buoi propositi puoi dimostrare la tua volontà di cambiare quello che è superato ed è soltanto un peso inutile. Anche in amore meglio ripulire i fantasmi del passato e guardare al presente.
SCORPIONE (23/10-22/11) Sei in grado di sedurre, di piacere, di risultare simpatico e interessante agli occhi di molti. Incontri significativi per i single e sintonie per chi è in coppia. In campo pratico sono i giorni ideali per manifestare le tue doti di sensibilità e conciliazione.
SAGITTARIO (23/11-21/12) Hai il giusto tempismo per una particolare sensibilità nel cogliere le buone occasioni. In amore prevalgono il dialogo e il saper leggere nell’animo altrui. Sì a un po’ di shopping: oggi non corri il rischio di prendere abbagli.
CAPRICORNO (22/12-20/01) Successo nei rapporti con le persone che ti vivono accanto grazie anche alla tua disponibilità e alla preziosa arte di saper agire con dinamicità e fantasia. Eccellenti rapporti e collaborazioni in campo pratico e ottime premesse in amore. Passionalità travolgente.
ACQUARIO (21/01-19/02) Chi ti vive accanto è felice di vederti ritornare la persona affettuosa quale sei. La previsione vale sia per la vita privata che pubblica. Ottime energie per lavoro e studio. Hai avuto problemi in casa o in famiglia? Oggi tutto si può risolvere, con calma e buonsenso...
PESCI (20/02-20/03) Di bene in meglio. Sei sensibile alle esigenze altrui e propenso a parlare e a fare l’amore. I buoni sentimenti sono in primo piano. Si possono realizzare sogni e profezie, anche in campo pratico. Fantastiche iniziative ti consentono di dare all’attività l’impronta che desideri. 39
ITINERARI
Lierna, il borgo sul lago di Como Affacciato sulla sponda lecchese del lago di Como, Lierna è un delizioso borgo che conta poco più di duemila abitanti, ma che viene visitato da migliaia di turisti ogni anno. Piccolissimo in sé, tanto che conta poi altri 12 borghetti di origine medievale, come Borgo Villa, Grumo, Casate, Mugiasco, Olcianico, Sornico, Giussana, Ciserino, La Foppa, Genico, Bancola e Castello, che si trova su un piccolo promontorio proteso nel lago. Si ritiene che Lierna sia di origine celtica, da cui prende il nome (in celtico significa “luogo della roccia”). Il paese si estende dal lago fino alle montagne verdi, ma le sue frazioni si trovano in collina. Proprio il castello di Lierna a spiccare su tutti gli edifici storici del borgo, castello dove dicono abbia soggiornato persino Teodolinda, regina dei Longobardi e d’Italia dal 589 al 616, che preferiva rintanarsi nella torre, proprio come si legge nelle fiabe. Un tempo la frazione di Castello in realtà era un’isola, tanto che all’interno delle mura vi sono vicoli e cortili, come fosse un villaggio a sé. Nella chiesa del castello è conservata una reliquia originale di San Maurizio, Patrono di Lierna, e ogni anno, il 22 settembre, si svolge una suggestiva cerimonia in barca. La chiesetta di Lierna è il luogo di fondazione dell’ordine cavalleresco dei Santi Maurizio e Lazzaro, quello di casa Savoia e ancora oggi sono molte le fa40
miglie di origini nobiliari internazionali legate a Lierna. Il clima mite e la bellezza del paesaggio, in passato hanno attirato l’interesse di turisti e viaggiatori così che nei primi anni del XX secolo sono state costruite molte ville in stile Liberty, circondate da ampi giardini e parchi. Tra queste, Villa Besana o Villa Aurelia, che secondo i rumor avrebbe destato l’interesse di un celebre personaggio: George Clooney. L’attore statunitense starebbe infatti meditando di lasciare Villa Oleandra, la villa che possiede a Laglio, sulla sponda opposta del lago di Como, per trasferirsi qui. Inutile dire che nel borgo lo attendono a braccia aperte: per la fama e l’economia di Lierna sarebbe una manna. Villa Besana – chiamata così in onore dell’architetto che la realizzò è splendida, con terrazze e balconi ed è pieds dans l’eau circondata da un bellissimo parco con ben due molti per attraccare gli yacht. Anche l’interno è decorato in stile Liberty con preziose vetrate colorate e ferro battuto. Nel centro di Lernia c’è un altro edificio di grande importanza: si tratta del campanile della Chiesa di Sant’Ambrogio, dedicata al Santo protettore di Milano in ricordo del passato di feudo milanese della cittadina. In stile romanico, questo campanile risale all’anno Mille ed è uno dei più antichi di tutta la Lombardia. Nel paese sono stati rinvenuti tantissimi reperti
antichi risalenti all’età del bronzo fino a epoche più recenti. Alcuni ritrovamenti risalgono addirittura agli Anni ’50 quando, proprio alle porte di Lierna fu rinvenuto parte di un edificio Romano, con il “mosaico di Lierna”, riferito alla grande villa di Plinio su una roccia. Alcuni storici hanno identificato, sul pendio di una grande roccia a strapiombo sul lago, la seconda villa di Plinio il Giovane, nota come Villa Commedia, ormai andata distrutta. Oltre all’aspetto paesaggistico e culturale, il borgo di Lierna offre anche diverse spiagge dove i turisti, che vengono anche solo in giornata, amano rilassarsi. A Bancola, si salgono le scalinate scolpite che vanno da Castiglioni e si raggiungono le spiagge di “Riva bianca“, una spiaggia libera adiacente al castello, e di “Riva nera“, una spiaggia di sassi scuri, sulla quale un tempo si trovava un approdo di pescatori, e infine c’è la spiaggia di Grumo, uno dei borghetti che ha addirittura origini Romane. Nelle mezze stagioni, i visitatori amano passeggiare tra i vicoli del paese o sul lungolago Castiglioni, tra la piazzetta principale e la banchina del molo. Per ammirare il panorama del borgo e dei borghetti annessi affacciati sul lago di Como il punto migliore è da Genico: qui tutti i visitatori si soffermano per un selfie o una foto ricordo. Incastrato tra altri borghi pittoreschi come Varenna e Mandello del Lario, Lierna è un ottimo
ITINERARI
punto di partenza per visitare anche i dintorni. Il villaggio è attraversato da un tratto del Sentiero del Viandante, che giunge fino a Colico, un percorso escursionistico lungo 45 chilometri costituito in gran parte da sentieri e mulattiere che fiancheggia il lato orientale del lago di Como. Appena sopra il borgo, a 600 metri di altitudine, dove si trova anche la Chiesa si San Martino, si raggiungono poi le Cascate del Cenghen dette anche “il piccolo gioiello della Grigna”, una montagna che Leonardo da Vinci definiva “montagna pelata”. Si tratta di un bellissimo itinerario dal quale non si staccano mai gli occhi dal lago. E poi, dall’imbarcadero di Lierna, realizzato in ferro battuto, in uno stile che è un incrocio tra il Liberty e il neoclassico, attraccano i traghetti diretti all’Isola Comacina, una delle piccole perle del lago di Como.
Riflessioni
CODICE DELLA MONTAGNA
Abbi massimo rispetto per questo luogo e per tutto ciò che quassù trovi, se tu non l’hai portato, con fatica qualcun altro l’ha fatto. Se tu, essere vivente, non credi in un essere supremo, guardati attorno e pensa se tu saresti in grado di fare tutto ciò che il tuo occhio vede. Amami e io non ti tradirò. Sii coraggioso e mi vincerai. Attento a dove posi il piedi, per colpa tua qualcun altro più in basso può lasciarci la vita. A 1.500 metri dimentica chi sei. Con per-
sone di differente età usa il Voi. Con persone della tua età usa il Tu. A 2.500 metri dimentica il tuo io, gli affanni, la cultura, la forza fisica, perché se quassù sei giunto, sei in tutto e per tutto uguale agli altri che quassù stanno. Non credere piccolo uomo di essere chissà chi, perché prima che tu esistessi io già ero e quando tu non esisterai più, io ancora ci sarò! La Montagna 41
Riflessioni
DIMINUITE LE PRESTAZIONI SESSUALI? Recentemente ho ascoltato alla radio uno scambio di opinioni fra gli ascoltatori sul fenomeno del “calo delle nascite in Italia” preso come un fatto positivo perchè “siamo già in troppi”. Questa affermazione mi ha dato del dispiacere anche perchè non si è capito se il calo sia dovuto a causa di una diminuzione delle prestazioni sessuali o per aborto. Spero di no! L’atto sessuale è stato “ideato” dall’Essere Supremo” ed “affidato” a coppie, maschi e femmine i quali, nel matrimonio, con un atto d’amore potessero dare vita ad altri esseri che avrebbero popolato il mondo materiale. L’atto del concepimento è forse il più importante che esista; deve essere esercitato con una coscienza responsabile, retta con il desiderio che
GRAFICA E STAMPA
I PROGETT L E SOCIA DIGITAL
si voglia formare una famiglia. Tutto può essere realizzato nel modo migliore se il corpo sarà nutrito con cibi adeguati. Cibi non piccanti, che non siano frutto di violenze perpetrate su altri esseri; niente eccitanti che potrebbero influire sull’apparato riproduttivo, renderlo non gestibile con saggezza. Troppe nascite avvengono perchè il concepimento è stato effettuato sotto l’influsso di libagioni ed altro... Bambini non voluti, indesiderati e perciò non amati, ne risentono caratterialmente. Vogliamo migliorare un pochino questo mondo? Impegnamoci ognuno come può: con affetto, serenità, gentilezza, sorrisi regalati con generosità...e può darsi che il meglio avvenga. R.
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CARLA FRACCI
Da quando sono nato ho sempre sentito parlare della mitica Carla Fracci, (scomparsa il 27 maggio 2021), perché i nostri parenti di Volongo (Cremona), paese che dista 3 km dal mio, sostenevano fosse nata in una cascina vicino alla loro; in realtà la grande Carla, era nata in una popolarissima casa di Milano, e poco prima della seconda guerra mondiale, si era trasferita (all’età di 3 anni), con i genitori dai suoi nonni materni, a Volongo. A nascere in questo piccolo paese cremonese (nel 1942), era stata la sorella Marisa, perciò quando i miei parenti Volonghesi, sostengono che una Fracci è nata vicino a loro, non hanno tutti i torti. Il papà Luigi parte per la seconda guerra mondiale sul fronte russo, lasciando la sua famiglia a Volongo, in un piccolo vecchissimo cascinale di proprietà dei suoceri, nonostante la povertà regnasse sovrana, la piccola Carla trascorrerà 4 anni fra i più belli e spensierati della sua esistenza, libera di correre per i prati, aveva fatto amicizia con i pochi animali presenti nella fattoria: in stalla un paio di mucche, qualche gallina, anatre e delle oche che lei ogni mattina accompagnava nel campo vicino per farle mangiare. La nonna Argelide, le aveva cucito un paio di 44
bambole di pezza, unici giochi della sua infanzia, da cui lei non si separava mai, si era affezionata moltissimo a questa nonna, che era sì autoritaria, ma dal cuore immenso, le aveva insegnato i basilari principi della vita: il rispetto per gli animali e la natura, essere altruisti anche nel poco (a volte la nonna regalava un paio di uova a famiglie che avevano meno di loro), la gioia di vivere senza pretendere la luna. Nel periodo invernale quando il freddo era più intenso, non potendo tenere sempre acceso il camino, la legna non sarebbe stata sufficiente per tutto l’inverno, Carla e la sua famiglia passavano la notte in stalla, assieme agli animali, che in questo caso fungevano da termosifoni. Molte famiglie contadine facevano cosi, c’era molta povertà, ma stando riuniti tutti assieme, si accrescevano i rapporti umani, si parlava tutti assieme e le persone più anziane raccontavano tante splendide storie che i bambini ascoltavano incantati. La cascina di nonna Argelide, aveva il tetto malandato e quando pioveva l’acqua filtrava al suo interno, era venuta a conoscenza tramite parenti, che nel paese vicino c’era un muratore abilissimo a sistemare le tegole senza sostituirle, i soldi erano pochi e non poteva
Personaggi
comperare dei coppi nuovi; ed ecco che entra in gioco mio zio Ammirato, titolare assieme ai fratelli di una piccola impresa edile, nonostante fosse giovanissimo, la sua fama lo precedeva, gli era stato affibbiato un appellativo: el gatt re dei copp (il gatto re dei coppi), perché aveva un’abilità felina nel muoversi su i tetti e a sistemare le vecchie tegole. Quando fu avvisato del lavoro che c’era da fare a Volongo, partì, arrivò alla cascina di nonna Argelide, fece un sopralluogo per avere un idea sul da farsi, gli fu raccomandato di contenere le spese e tre giorni dopo di buon mattino iniziò i lavori. Mio zio aveva un’abilità nel muoversi su i tetti straordinaria (io ho potuto constatarlo quando sistemò le tegole della nostra cascina); verso mezzogiorno nonna Argelide lo chiamò per il pranzo e così ebbe l’occasione di sedere a tavola assieme ai componenti della famiglia di Carla, lei all’epoca aveva circa 5 anni, era piuttosto gracile e molto carina, quando mio zio le chiese cosa voleva fare da grande gli rispose: la parrucchiera. Poi risalì sul tetto e a sera finì il lavoro, come gli era stato chiesto, sistemò i coppi senza metterne di nuovi e quando nonna Argelide gli chiese: “quanto ti
PRANZI DI LAVORO - Scrivici
devo Mirato?” - “Signora, mi avete tenuto qua a mangiare, io sono già a posto così” - “ma per Dio, hai lavorato come un bue, ci mancherebbe che vai a casa senza niente”. Prese una gallina, gli legò le zampe e la porse ancora viva a mio zio: “tieni, con questa puoi fare del buon brodo”. Quando Carla ebbe 7 anni, andò a vivere con la mamma e la sorellina da una zia che abitava in una frazione di Gazoldo Ippoliti (Mantova), lì frequentò le scuole elementari e quando nel 1946 finì la seconda guerra mondiale ed il padre, che inizialmente era stato dato per disperso tornò, ripartirono per Milano ove risiedettero per sempre. Il resto della storia è più o meno nota a tutti: il padre diventò tramviere e quando portava la figlioletta Carla presso il circolo ricreativo dell’ATM (l’azienda di trasporti che lo aveva assunto), questa appena sentiva la musica cominciava a danzare e piroettare e così alcuni amici gli consigliarono di iscriverla presso la scuola di danza della Scala di Milano. La giovane Fracci in questa scuola non si trovava bene, era abituata ai grandi spazi aperti della campagna da dove proveniva e nella scuola si sentiva in gabbia, ma tenne duro e cominciò ad allenarsi con sempre maggiore caparbietà. La
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danza era nel suo DNA ed i risultati arrivarono molto presto, la sua fama cominciò ad ingrandirsi a dismisura, tutti i teatri la richiedevano e quando andò ad esibirsi presso il teatro di Firenze interpretando un’opera diretta dal regista Beppe Menegatti, si innamorò di lui. Un amore grande, immenso che durò tutta la vita; ma quel che pochissimi sanno, è che Carla Fracci si volle sposare nella piccola Chiesa di Volongo, paesino dove aveva trascorso i più belli anni della sua infanzia. Ed io, ho una testimone di questo evento, mia cugina Battistina, la figlia di mio zio Ammirato (il muratore che aggiustò il tetto della cascina di nonna Argelide). Era il 1964, mia cugina aveva 19 anni ed assieme ad una sua cara amica andarono in bicicletta ad assistere alle nozze della famosa ballerina; tutti gli abitanti di Volongo erano a conoscenza di questo evento, c’erano molte persone, ma nessun giornalista o paparazzo. Carla Fracci
dal lancio di molti fiori, era bellissima, un sorriso raggiante illuminava il suo candido viso, salutava e ringraziava tutti, passò poco distante da mia cugina che la descrive con due sole parole: semplicemente splendida! Se la grande Carla Fracci ha voluto suggellare un momento così importante della sua vita nel piccolo paesino di Volongo, devono esserci dei motivi grandiosi, probabilmente legati ai quattro anni passati nella cascina di nonna Argelide, una donna dal carattere forte, altruista che le aveva insegnato anche nella povertà più estrema il dono dell’amore, non solo verso le persone ma anche rivolto agli animali della fattoria, anch’essi parte integrante della famiglia. La straordinaria Carla era sì tra le più grandi ballerine mai esistite, ma il suo cuore e le sue radici erano sempre rimaste piantate nelle sue umili origini; un insegnamento questo, che dovrebbe far da scuola a tutti noi. Giordano
Gocce di Memoria 60’ 70’ 80’ non aveva reso noto né la data né il luogo del suo matrimonio, avevapreferito una cerimonia sobria, senza il clamore della stampa; arrivò su una bella macchinona scura seguita da diverse auto ma non tantissime, c’erano solo i parenti ed amici più stretti. Un grande applauso la accolse quando scese dall’auto, e lei nel suo bel vestito bianco salutò con un ampio cenno della mano; quando tutti gli invitati furono in chiesa, chiusero le porte. Uscirono poco più di un’ora dopo, la Fracci ed il suo sposo furono accolti 46
Noi che si accontentavamo di cose semplici ma che ci davano tanto divertimento.... Noi che vivevamo in attesa di 90° minuto e ci sentivamo protetti dalle figure paterne di Paolo Valenti, Necco da Napoli, Bubba da Genova, Giannini da Firenze, Vasino da Milano, Castellotti da Torino, Pasini da Bologna, Tonino Carino da Ascoli, Strippoli “riporto” da Bari o Lecce. Noi che la merenda era la girella e il Billy all’arancia. Caramelle Rossana
Ed è Poesia
Ed è Poesia
“La felicità”
Basterà un filo di vento in una giornata di bonaccia... l’essenza di un gelsomino... il volare di una farfalla... o forse il ricordo già vissuto a comparire dal nulla... come un deja-vu... il danzare nell’eterno dei giorni a far rivivere ogni speranza che rincuori... il desiderare come un fiume in piena che trasborda nella terra... ed inonda ogni malinconia... è una fratellanza che unisce l’intento... un cercare nell’infinito... mano nella mano un giorno riprenderemo ogni felicità. BGM
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“Crocefisso”
Dicono che è inopportuna la tua presenza che crea imbarazzo, incoerenza, a chi è atterrato sulla terra straniera, come foglia autunnale, come albero sradicato. Ti accusano in creazione, di divisione, nei teneri cuori, di pargoli innocenti, nelle incontaminate menti. Permettetemi una domanda: -Che cosa è una minaccia? L’incarnazione dell’Amore? La speranza? La giustizia? La pace? O l’ipocrisia farisaica, madornale, che distorce il reale, nomina bianco il nero, offusca il pensiero. Ambasciatori della Morte il nostro mondo variegato, ha bisogno di sole, lasciate illuminare la luce di Cristo. I bambini di tutte etnie, di tutti colori scaldandoli con suo paterno amore. Nelle vostre dimore private potete venerare chi volete, Janus se vi pare più perspicace, è onorare le sue due facce. Darina Naumova 47
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ALFETTA 1.8 VELOCISTA IN ABITO LUNGO Lanciata nel Maggio 1972, la nuovissima berlina della casa di Arese, non poteva non essere all’altezza della tradizione di casa Alfa. Elegante, aggressiva, veloce ma allo stesso tempo adatta anche come auto di famiglia. Un mix perfetto che ad Arese conoscono bene e avevano già realizzato anche in passato. La tipo 116, così venne chiamato il progetto, venne equipaggiata con il leggendario bialbero dell’Alfa, cilindrata da 1,8 litri. Ovviamente quattro cilindri in linea, con una potenza di 122 CV per un peso di poco superiore ai 10 quintali. Questa combo di leggerezza e potenza, ricordiamoci che siamo all’inizio degli
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anni 70, la pongono ai vertici per prestazioni e doti velocistiche. Ovviamente anche questo modello dell’Alfa finì arruolata nelle file della mala e delle forze dell’ ordine. In un periodo delicato, come quello degli anni 70 in Italia, intriso di radicali cambiamenti della società e talvolta purtroppo di sangue, l’ Alfetta filava come una freccia sulle strade di
AUTO D'EPOCA
allora, fra fuorigiri e raffiche di mitra. Erano gli anni del terrorismo, dei grandi scioperi e delle rivoluzioni culturali che misero a grande rischio la tenuta sociale del nostro paese, si pensi al sequestro Moro per esempio. L’Alfetta era una delle berline più veloci sul mercato, dotata di una tecnica sopraffina degna solo di marchi ben più costosi, al posteriore montava il ponte de Dion, con puntoni convergenti e parallelogramma di watt. Questo sistema faceva sì che ruotando attorno al suo stesso asse le oscillazioni verticali si mantenessero sempre su uno stesso piano. Il ponte de Dion con cambio in blocco e freni a disco al centro era una finezza assoluta per i tempi, qualcosa di rarissimo e prezioso su una berlina prodotta in grandi numeri. Il frontale era dominato dalla mascherina stretta posta al centro e dai quattro fanali.
La plancia bellissima e ordinata presentava cinque strumenti circolari, finiture in legno chiudevano il tutto, il meraviglioso volante a tre razze, forse un po’ grande per la guida sportiva ma di sicuro impatto visivo. Da guidare inutile dire che facesse innamorare, sopratutto l’effetto “ Alfa “ era garantito anche dal rombo del bialbero. Veloce, bella, la partner ideale... si poteva lasciare moglie, suocera e bimbi al parco, per poi correre sulla prima tangenziale e trovarsi ruota a ruota con una serie 5 o una DS23, sfogando così tutto lo stress della settimana... Un’auto per famiglie che andava bene anche per la parte più “criminale “ del pilota che è in noi. Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com
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Riflessioni
IL CORPO E L’ANIMA Indubbiamente noi esseri umani siamo unità di ani- tra loro. Ho immaginato questi enormi, scuri alberi ma e corpo e per uno sviluppo armonioso e compiu- a distanza uno dall’altro ed ho provato un’immensa to è necessario che questa “lega” sia in condizioni tristezza e malinconia. Come farà questa bimba ad perfetti. Mi chiedo, è lecito in situazioni estreme, aprire il suo cuoricino ai colori, come permetterà agli per preservare a tutti i costi il corpo, danneggiare alberi e ai cespugli di riavvicinarsi e di intrecciare l’anima? La salute del corpo “conquistata” con di- di nuovo i rami e al parco di riempirsi ancora con storsione e distruzione dell’anima si potrebbe consi- sorrisi di bambini? Darina Naumova derare salute? Il motivo di questi ragionamenti mi è stato ispirato da un articolo dove mamme di diversi bambini raccontavano il modo con cui i loro piccoli hanno reagito ai periodici isolamenti. Non sono neè medico, nè psicologa, non ho una qualifica professionale adatta per poter analizzare e trarre conclusioni, vorrei solo condividere con voi qualcosa che, mi ha scosso profondamente. Mamma di una bimba di tre anni racconta che sua figlia, allegra e gioiosa, amava molto incontrare amichetti nel parco e giocare con loro. Fino a qui, niente di straordinario, è un comportamento tipico di ogni bambino della sua età. Le piaceva disegnare e usava tutti i colori dell’arcobaleno per interpretare in modo più pittoresco possibile le sue emozioni. La sua mamma narrava che, abbigliamento dopo “le barriere” istituite a causa del virus i disegni della figlia sono cambiati profondamente. Almenno S.Bartolomeo (Bg) - Galleria La Fornace Spariscono i colori, scompaiono Tel. 338 68 30 096 gli amici, rimangono solo grandi www.presentemoda.com - www.ariannalatelier.com alberi e arbusti neri, distanziati 51
L’INTERVISTA
ROBERTA TANA LA HOSPITALITY MANAGER DEI VIP
Li chiama tutti per nome. “Marcello, Paolo”. Tutti tranne uno. F.B., “Mister Briatore”. “Il mio mentore, un genio assoluto”. Mentre racconta la sua vita trascorsa fra vip, champagne, party esclusivi, yacht e viaggi in giro per il mondo, Roberta Tana tiene fra le mani centinaia di fotografie. C’è un po’ di tutto: veline, soubrette, cantanti, calciatori, artisti internazionali. E lei è sempre lì, accanto a loro. Amica, confidente, problem solver. Una vita da pr extra lusso. Per una decina di anni è stata “Hospitality Manager” in due dei locali più esclusivi di Forte dei Marmi e Porto Cervo, fino ad arrivare a coordinare alcuni dei locali più “cool” della movida romagnola. Una vita intera a contatto con imprenditori, sportivi, star dello spettacolo, musicisti, cantanti, registi e via discorrendo. A chiacchierare, parlare e divertirsi con loro. Ad ascoltare segreti, ad organizzare sorprese, a consolare e coccolare chi si vuole divertire no limits. Ecco, nonostante questo, Roberta Tana è una donna timida. La parola d’ordine, nel suo 52
lavoro, è stata quel suo essere “riservata” che le ha permesso di scalare l’Olimpo della vita notturna. Da dove iniziamo? Ho un diploma in Ragioneria, mi sono iscritta a Roma a Giurisprudenza ed ho sempre studiato danza da quando avevo 6 anni e mezzo. Ho studiato alla Royal Academy di Londra, ho conseguito un diploma come ballerina classica. E da qui alla tv il passo è stato breve. Proprio così! A 20 anni ho superato un provino e per 4 anni sono finita in tv nei corpi di ballo dei programmi del sabato sera di Rai e Mediaset. Ho fatto parte dei varietà del sabato sera, “Sotto a chi tocca”, “Sotto a chi tocca Capodanno”, “Sanremo estate”. Nel 1993 sono stata finalista a Miss Italia, poi sono stata testimonial per campagne pubblicitarie di L’Oreal e Garnier. Finché venne il giorno… In cui, grazie all’amico Paolo Brosio e Alberto Galeotti, incontro Flavio Briatore. Mi spiega il progetto del Twiga e lui dice: “Ti voglio nella
L’INTERVISTA
squadra”. È qualcosa di nuovo per me: non è il mio mondo. Ma me lo sta chiedendo Mister Briatore: quindi, accetto. È una sfida che nasce… alla grande. Nell’estate del 2001, dopo neanche due mesi di lavoro, devo chiamare sei body-guard all’ingresso del locale perché fuori ci sono centinaia di persone che vogliono entrare. Bene, ho capito qual è la mia vita. E tu diventi manager del locale di Mister Briatore. Esatto, è il mio “mentore”. Una persona con cui fin dal primo giorno ho avuto alchimia. È semplicemente geniale. A settembre 2001 si inaugura ufficialmente la discoteca. E io sono ufficialmente la “hospitality manager”. Coccolavo il cliente dalla A alla Z. Per dieci anni ho vissuto fra Twiga e Billionaire. Un’esperienza semplicemente meravigliosa. Ho scelto di fare questo lavoro lasciando la tv, la danza, i miei progetti. Ho vissuto la vita che avrei voluto, pur se faticosa, stancante, dormendo qualche minuto per notte. Com’è il mondo della notte visto dai tuoi occhi? Complicato, è un tetrix difficile da comporre.
Ci sono da gestire, clienti, fornitori, arredatori. E in tutto questo serve l’occhio giusto nel sapere di non poter sbagliare. Non si può fallire neppure una posizione di un tavolo, rischierebbe di mandare a monte tutto. Com’è il mondo dei VIP? È il mondo dei vip…! Per me è il mio habitat
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L’INTERVISTA
naturale. Sono amici “particolari”, che mi hanno fatto diventare matta per intere notti, pur regalandomi sempre sorrisi sinceri. Cosa ti ha dato questa vita? Tutto, ma tutto ciò che volevo. Ho sempre vissuto con obiettivi e sapevo che li avrei ottenuti. Volete sapere una cosa? Non ho cucinato per 15 anni, ma sono una cuoca eccellente. È stata una vita senza soste, giorno e notte, settimane che rivivrei senza dubbio. Mi resta solo una malinconia. Che sarebbe? Mi meraviglia vedermi ancora in gioco front-line e non sapere a chi passare le consegne di questo mio lavoro. Dopo un mese mollano tutte e tutti: non reggono lo stress, la frenesia, la pressione. Nell’immaginario c’è che questo è un mondo semplice, tutto ostriche e champagne; se vuoi viverlo da professionista, la realtà non è questa. È cambiato il mondo della notte? Oggi è più intelligente, certi sprechi non ci sono più. La nuova generazione non viene più a ostentare, non hanno bisogno di mostrare di essere milionari. Cosa puoi raccontarci di quegli anni? Ne ho viste e sentite di ogni.
Vale una parola: riservatezza. Quando finirai di fare questa vita, cosa farai? E perché mai finire di fare questa vita? Non smetterò mai. Amo il mio essere “Hospitality-Manager”, il tempo della notte ha ancora bisogno di me. CONTATTI SOCIAL Robertatana.19@gmail.com Fb: Roberta Tana
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Riflessioni
TRADIZIONI DI UNA VOLTA PER IL MALTEMPO
Tra sacro e profano, una volta erano diffusi molti rituali per scongiurare disastri naturali. Temporali violenti rovinavano, come del resto tuttora, coltivazioni di ogni genere e i contadini a cui capitava, rimanevano davvero senza più entrate economiche fino alla stagione successiva. Molto nota l’abitudine, durante proprio forti temporali, di bruciare sul camino rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme. Si pensava che l’odore particolare dell’ulivo bruciato addormentasse i demoni erranti nell’aria durante il maltempo. I contadini inoltre, per scongiurare grandinate, le più terribili minacce per il raccolto nei campi, facevano sul fuoco tre croci con dei bastoni, accanto ai quali bruciare i ramoscelli d’ulivo. In alcuni paesi delle valli bresciane si mettevano “èn mès a l’éra ( il
cortile) due bastoni messi a croce per preservare i campi dagli spiriti maligni che creavano le tempeste. Una volta nelle case contadine era molto diffuso il costume cristiano di appendere a quadri di santi delle pannocchie di granoturco e delle spighe di grano, quale offerta per chiedere la loro protezione. Da sempre in ogni religione esistono riti propiziatori, riti di scongiura per eventi tragici: ognuno si affida ad un Entità per farsi proteggere. Non sempre viene esaudito, ma la speranza e la fede sostengono nei momenti più duri della vita. Da ormai parecchi anni il clima sta cambiando, stravolgendo stagioni e temperature, facendo scoppiare violenti acquazzoni in ogni periodo dell’anno, che causano spesso molti danni. Ornella Olfi
L’Emozione di ascoltare la propria anima, il proprio cuore... Tu lettore sei il protagonista! Con le tue storie, le tue emozioni... Invia i tuoi scritti a: redazione@newentrymagazine.it 55
SPORT
JUDO SHENTAO BERGAMO: Elisa Scanzi – Bronzo Nazionale
Si sono svolte sabato 3 e domenica 4 luglio le finali nazionali Fijlkam, 2 i nostri atleti, che dopo aver conquistato il titolo di Campioni Regionali della Lombardia, si sono qualificati per accedere alle finali nazionali Esordienti B a Ostia Lido (RM): Elisa Scanzi categoria 57 kg Corti Oscar categoria 38 kg Venerdi Mattina ore 8:45 Ritrovo a Trezzo sull’Adda, alle 9:00 il tampone da esibire alla gara, sperando in un esito negativo, e cosi è stato, ma ne eravamo praticamente certi dopo 3 tamponi nel giro di un mese, pronti a partire per Ostia Lido, Io, Ivo, Giulia, Elisa ed Oscar. Un viaggio sereno e tranquillo, diverso da tutti gli altri, forse l’emozione della ripartenza, o forse questo viaggio nascondeva qualcosa di inaspettato. L’atmosfera era serena, abbiamo riso e scherzato per tutto il viaggio, nessuna tensione. Arriviamo al camping 56
verso le 16:30. Sì, ce la siamo presa con calma, quando viaggio con i ragazzi non m’importa quanto tempo impiegheremo ad arrivare, m’importa solo la loro sicurezza, e poi il viaggio credo sia la parte migliore, ciò che da valore alla meta. Andiamo a cena, si sta leggeri, il giorno dopo è il momento di Oscar, alla sua prima esperienza nazionale, mi chiedo se riuscirà a gestire la tensione, l’impatto con quel palazzetto, che se non l’hai mai visto t’incute timore e ti fa cadere in una voragine di emozioni che non riesci più a tenere sotto controllo: cosi è stato per Oscar, passate tutte le procedure per i protocolli ANTICOVID si va al peso, tutto perfetto, ma vedo qualcosa cambiare nello sguardo di Oscar, nei suoi occhi è calato il buio, sale sul tatami, per un attimo ho pensato fosse tornata la luce, ma no, niente da fare ormai è buio, Oscar perde due incontri ed è fuori dai giochi, almeno per questa gara, adesso conosce il palazzetto, ora è consapevole di cosa può fare,
SPORT
la prossima volta sono sicuro, riuscirà a dare il massimo. Il giorno dopo è il momento di Elisa Scanzi, la mattina della domenica ci avviamo al palazzetto, sembra tranquilla, forse troppo penso tra me e me, entriamo nel palazzetto, soliti protocolli, perfettamente nel peso, ora non rimane che aspettare il suo turno mentre seduti sugli spalti seguiamo gli incontri: IO: Ely vado a vedere i tabelloni ELY: Ok Mancano ancora 4 incontri prima del suo, bene ho il tempo di prendere un caffè... mi arriva una telefonata… Ely: Dove sei!? Io: Sto guardando i tabelloni cosa c è? Ely: Eh vieni qui! Comincia a sentire la tensione, vado, mi siedo vicino a lei e cerco di tranquillizzarla…. E’ ora! Sul tatami Elisa Scanzi – Rocchetti M. Elisa non si è scaldata bene, come suo solito, ma un passo alla volta, a forza di sbatterci la testa, migliora. Un incontro estenuante, si arriva al Golden Score, l’avversaria di Elisa ha due Shido, altri due minuti dopo i tre regolamentari, entrambe stavano finendo la scorta di carburante... non resisto, glielo devo dire: ELISA!!!!!!!!! O QUESTO O E’ FINITA! da lì a pochi secondi vince per Wazari di MOROTE SEOI NAGE, il suo TOKUI WAZA (tecnica speciale), bene il primo è passato, ora deve recuperare. Torniamo sugli spalti, questa volta non la lascio sola, recuperiamo fiato insieme, ero molto teso anche io. Ely recupera abbastanza velocemente ed arriva il momento del 2° incontro. Sul tatami Elisa Scanzi – Giuliani G. Sembra più sicura, il ghiaccio è rotto, ed IPPON di MOROTE SEOI NAGE al 44esimo secondo. Mentre la tensione si alza, la mia, Ely prende sempre più sicurezza..
Sul tatami Elisa Scanzi – De Marin M. Ed è di nuovo IPPON di MOROTE SEOI NAGE Sul tatami Elisa Scanzi – Dalessandro E. Questa volta non ce la fa, subisce un wazari di MOROTE SEOI NAGE, che poco dopo viene tramutato in Ippon, guardo e riguardo l’incontro, mi chiedo se la decisione arbitrale fosse corretta, ma comunque ormai l’incontro è finito. Poco male c’è ancora la speranza del bronzo, da li a poco disputerà la finale per il 3° e 5° posto. Io: Ely tutto apposto? Le gambe ok? Ely: sì sì, nessun problema. Beh effettivamente erano le mie gambe che cedevano.Era come se dovessi salire io sul tatami... Sul tatami Elisa Scanzi – Camuncoli N. La tensione è molta, Elisa passa in vantaggio per WAZARI di Morote Seoi Nage, mancano ancora più di due minuti, non è facile da gestire un wazari con tutto quel tempo a disposizione, passa un altro minuto ed IPPON ancora di MOROTE SEOI NAGE ELISA SCANZI è tra le 3 atlete più forti d’Italia. COMPLIMENTI AD ELISA COMPLIMENTI A DANILA VERZERI, LA PRIMA INSEGNANTE DI ELISA CHE HA SAPUTO IMPOSTARLA AL MEGLIO NEGLI ANNI PIÙ IMPORTANTI IN CUI ELISA SI ERA APPROCCIATA AL JUDO. COMPLIMENTI A TUTTO LO STAFF SHENTAO e SCUOLA DI JUDO TREZZO COMPLIMENTI A TUTTI I RAGAZZI CHE HANNO CONTRIBUITO, OGNUNO A PROPRIO MODO AL RAGGIUGIMENTO DI QUESTO RISULTATO. Gabriele Calafati www.gabrielecalafati.it - gabrielecalafati Cell. 3929600844 Gabriele 57
IN LIBRERIA
APARTMENT THERAPY
Ringrazio Pablo per avermi suggerito la lettura di “Apartment therapy” di Maxwell Gilligham-Ryan, libro interessante e ricco di spunti di riflessione (disponibile anche in e-book). “Si è molto più sensibili nei confronti dello spazio di quanto si pensi. (…) Quando entri in una stanza, assorbi tutto quello che hai davanti come una spugna asciutta assorbe l’acqua.” E io ultimamente assorbivo pesantezza. Che era, ed è, nella mia vita, ma la casa me ne ributtava altra addosso, con le sue librerie traboccanti, le pile di libri sul tavolino davanti al divano, le cose che non riuscivano più a trovare una collocazione ordinata. Non era un caos, ma c’era comunque troppa roba non più vitale per me e per mio marito. “Quello che tocchi e senti, così come quello che vedi, entra dentro di te e ti condiziona. (…) Una stanza può farti sentire turbato o a disagio, oppure a tuo agio e ben accolto. Le stanze sono potenti.” È proprio vero che le stanze sono potenti. Riflessioni
FAMIGLIA
Quando un uccello è vivo, mangia le formiche, ma quando l’uccello muore, sono le formiche che lo mangiano. Il tempo e le circostanze possono cambiare in qualsiasi momento. Quindi non svalutare nulla intorno a te. Oggi puoi avere potere, ma ricorda: il tempo è molto più potente di chiunque altro! Sappi che un albero fa un milione di fiammiferi, ma un solo fiammifero è sufficiente per bruciare milioni di alberi. Quindi sii buono! Fai del bene! “Il tempo è come un fiume: non puoi mai toccare la 58
Per lavoro mi capita di fare visite domiciliari ed entrare nelle case di persone, spesso mai viste prima. Mi colpisce sempre quanto raccontìno le stanze in cui entro, quante sensazioni, emozioni, quanta vita e quanta storia esprimano. Al di là del gusto personale. Entro in case che mi parlano prima ancora di conoscere chi lì ci vive. Le stanze sono potenti. Le stanze sono piene di emozioni. “La casa in cui vivi contiene molto di più delle cose che possiedi; contiene emozioni che verranno rimesse in movimento. (…) Quando metti in ordine la tua casa, le altre parti della vita seguono a ruota.” Ho sperimentato proprio questo. E oggi torno a casa dopo la prima giornata di lavoro e mi sento bene. Mi sono rimessa in movimento, fisico e psicologico. Ho ripreso le mie camminate veloci per la città, grazie anche al clima che è tornato ad essere più gentile. Sono ripartita, riprendo il passo di buona lena. Lo zaino in spalla ha pesi che non si possono alleggerire, ma almeno ho tolto quelli inutili. sguardiepercorsi
stessa acqua due volte, perché l’acqua che è passata non passerà mai più. Goditi ogni minuto della tua vita e ricorda: Non cercare mai un bell’aspetto perché cambia nel tempo. Non cercare persone perfette, perché non esistono. Cerca soprattutto un uomo che conosce il suo vero valore.”Abbi 4 amori: Dio; la vita; la famiglia; gli amici. Dio perchè è padrone della vita; la vita perchè è breve; la famiglia perché è unica; gli amici perché sono rari!!
QUESTO È IL MIO NOME di Micky
Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.
Lorenzo/Lorenza
Il nome Lorenzo e il suo corrispettivo femminile Lorenza, derivano dal cognomen latino Laurentius per indicare un abitante di Laurentum. Questo era un centro di origine romana e limitrofo all’Urbe ormai andato perduto nei tempi. La tradizione vuole che Laurentum fu costruita in un’area dove sorgevano molte piante di alloro (laurus in latino). Altri studi etimologici danno invece una diversa interpretazione sull’origine e sul significato del nome Lorenzo. Ricollegando, infatti, questi nomi, proprio alla pianta di alloro (laurus) il loro significato letterale sarebbe “colui che è cinto d’alloro”. In questo caso, infatti, si fa riferimento alla corona portata sul capo di poeti, filosofi e condottieri vittoriosi. In conclusione, i nomi Lorenzo e Lorenza assumono lo stesso significato di Lauro e Laura. L’iniziale rapida diffusione della versione maschile di questo nome nel mondo della cristianità si ebbe grazie alla devozione per San Lorenzo. Questi era uno dei sette diaconi di Roma, martirizzato il 10 agosto del 258 durante la persecuzione voluta dall’imperatore Valeriano. Riguardo la tradizione che vuole il santo arso vivo su una graticola non abbiamo certezze. Se le cose siano andate veramente in questo modo, infatti, non abbiamo alcun riscontro storico. Uno dei personaggi più famosi della storia a portare questo nome fu Lorenzo De Medici detto “il Magnifico”. Secondo i dati ISTAT, in Italia, il nome Lorenzo si è piazzato tra i cinque nomi più scelti negli anni a cavallo tra il 2004 e il 2009. Onomastico Lorenzo e Lorenza vengono festeggiati il 10
agosto proprio in onore del diacono San Lorenzo. È patrono dei bibliotecari, dei librai, dei cuochi, dei pasticceri, dei pompieri e dei vetrai. Inoltre, è patrono delle città di Alba, Ardenno, Attigliano, Carignano e Grosseto. Lorenzo viene festeggiato anche il 7 febbraio in onore di San Lorenzo di Siponto, fondatore di un santuario a San Michele del Gargano. Caratteristiche del nome Chi porta questo nome è una persona capace di un’ottima comunicazione in campo professionale. In generale, quindi, è un ottimo team leader in grado di unire e trainare. Di se stesso, al contrario, non parla. Infatti è una persona molto riservata nonostante sia amante del divertimento e della compagnia. Per concludere, Lorenzo e Lorenza sono due genitori fedeli e affettuosi. Origine: latina Parola chiave: capacità Varianti maschili: Laurentino, Lorentino Varianti maschili alterate: Loris, Lorenzino Ipocoristici masch.: Renzo, Cencio, Enzo, Zino Varianti femminili: Laurenza, Laurenzia, Laurentina, Lorentina Varianti femminili alterate: Lorenzina Ipocoristici femmin.: Lora, Enza, Renza, Zina Numero portafortuna: 1 Colore: Verde Pietra Simbolo: Smeraldo Metallo: Mercurio Segno zodiacale corrispondente: Capricorno (Fonte: ilgiardinodegliilluminati.it) 59
Dedica a...
PER ELISA Cara Elisa, non so mai se leggerai questa mia lettera, non è una scelta stravagante quella di averla inserita in dei libri a caso per lasciare che sia il destino a scegliere per me. Prendila come la prendo io: un messaggio in bottiglia. D’altraparte Elisa, sai benissimo che ho cercato ogni giorno di blindare la mia vita con le pareti della razionalità e della ragionevolezza, ma infondo c’è sempre quel piccolo grande tocco di imprevedibilità che è il destino e a cui neppure io, così attento a analizzare, misurare, pesare, calcolare fino alla paranoia, mi sono potuto sottrarre. La mia razionalità, la mia ragionevolezza e sull’altro lato il tuo istinto, la tua convinzione sui sesti sensi, la tua libertà, la tua improvvisazione, in fondo per questo andiamo d’accordo, in fondo sono entrambi due modi creativi di vivere la vita. Queste parole ti arriveranno molto dopo o poco dopo, o forse non ti arriveranno. Allora diciamo che questo è il mio bisogno di scriverti. Adesso è dicembre, e a te piace molto il Natale, prima di tutto perché sei fissata (scusa la mia schiettezza ) con quegli addobbi con cui agghindi ogni angolo della casa, anche quelli più impensabili, e poi fai l’albero, cambiando ogni anno accoppiata di colore. Quest’anno lo farai blu e argento, l’altro anno ricordo era rosso e oro. In fondo anche tu sei così: rossa di fuori, e dentro profondamente blu. Ed io lo posso dire, perché io e te ci conosciamo bene. Ma la cosa più bella è che tu ci inviti più del solito a casa tua a cena. Tu hai proprio un rito particolare per le cene: ti piace l’idea di cucinare persino l’inverosimile per gli altri, l’idea della tavola accerchiata di amici, al lume di candele durante l’inverno, in veranda d’estate. E sai che io ho sempre apprezzato non solo la tua cucina ma anche ogni tentativo di essa... pazientemente!!! Mi sa che quest’anno l’estate non la vedo. Ora parlo quasi cinicamente ma mi ci è voluto molto 60
per parlarne quasi cinicamente. E tu lo sai come me, perché ci conosciamo. C’è questo male oscuro dentro che mi porta via la vita, ma ho pensato che non può portarmi via le mie cose care, come le estati. Tu ad esempio adori l’estate, sei un piccolo girasole, che d’inverno sta male e col sole rinasce. In altri termini d’inverno la tua paranoia è ancora più maniacale... ma so che anche se sei permalosa, non ti offenderai... questa volta no, anche se a litigare con te c’è sempre stato quel gusto assurdo per l’intrigo di ragionamenti che riesci a innescare. E di estati belle ne abbiamo passate tante insieme, perché otto anni sono un terzo della tua vita e qualcosa di meno della mia. Vivila anche per me la prossima estate e tutte le stagioni che verranno, vivile come se ciascuna fosse l’ultima perché sai che io ho sempre tentato e ho sempre osato, ma a volte lasciamo correre troppe cose. Ti ho visto essere ragazzina e poi dopo diploma fare le valigie e andare via, ti ho visto tornare, ti ho sentito ridere, piangere, credere, annullare tutto, ti ho visto dormire, svegliarti, arrabbiarti, amare, giocare, o semplicemente prendere il sole. Siamo stati fortunati perché le belle amicizie, facendo il bilancio al termine della mia vita, sono rare, forse più dell’amore stesso e anche questo lo posso dire perché pur nella nostra strana relazione amichevole, ci siamo scambiati tecniche di adescamento e pianti per fallimenti sentimentali. A volte penso alle cose di te che non vedrò. Adesso ti stai preparando per questo concorso e fai le corse matte per studiare e lavorare, perché il problema è che tu non ti accontenti mai di te stessa ed esigi moltissimo, troppo. Allora io son certo che vincerai, nelle cose a cui tieni di più: non ti vedrò entrare nella classe in cui insegnerai, non vedrò laurearti, non ti vedrò essere compagna e madre, ma ho l’illusione che in tutte quelle cose che hai sempre sognato io un pochino ci sarò perché me ne hai reso partecipe quando ancora non esistevano. Mi chiedo quali si-
ano le cose di te che non so. Ad esempio io non ti ho mai letto una mia poesia, lo potrai fare dopo questa lettera, perché forse ti saranno più utili dopo che ora. Da piccola volevi fare la scrittrice e la maestra, chissà perché non hai più scritto. Io si che ho scritto. Ho scritto di quella volta che in cima al Monte Crogio, sfinita come eri ma ebbra del paesaggio che dalla cima di quel monte si vedeva (tutta la costa da Massa a Livorno), ti mettesti a ridere quando, tirando fuori il mio libretto delle poesie, mi misi a leggere dei versi di Pascoli che parlavano di quel luogo. Non hai mai amato la montagna e credo che non l’amerai mai, nemmeno quel capodanno sulla neve, e noi, impossibilitati a scendere, eravamo bloccati nella baita. I tuoi occhi, dietro a una mega sciarpa rossa abbastanza ridicola, erano febbricianti e rassegnati e spesso mi hai fatto tenerezza e non solo. Ho annotato le serate estive, i tentativi di merengue (altra cosa che penso non imparerai salvo modifiche al
Dedica a...
tuo DNA...). Ma mi hai dato molto, mi hai dato allegria, fiducia, affetto, ascolto, comprensione, mai giudizio, vitalità, e anche la tua lunaticità, adesso come adesso, mi sembra un dono. Sai, quando sai che sta per finire allora ti prendono le voglie assurde. Ad esempio io vorrei invitarti qui a casa, come spesso succede, e farti una sorpresa. Allestire lo schermo e mostrarti tutte quelle migliaia di diapositive che ho scattato nei miei viaggi, quelle che tu insistevi per vedere e che io rimandavo per pigrizia. Invece vorrei fartele vedere, per farti viaggiare come tu desideri in tutti quei luoghi, e farti vedere che quel mondo aspetta te e che senza di te, di te Elisa, non sarebbe lo stesso mondo. Abbiamo fatto solo un viaggio insieme, peccato. Poi vorrei suonare al piano, le canzoni che sai, perché il tuo sogno è cantare, anche se sei stonata. Non so se farò tutto ciò. Mi mancheranno i viaggi in macchina con te, perché era una delle
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esperienze più complesse della mia vita il tuo ritmo automobilistico. Io penso che spesso ho aspettato. Aspettato a chiedermi se questa amicizia mi bastava, e dentro di me so che spesso ho atteso a chiamarla in altro modo, per paura di sgretolare ciò che esisteva, peccando di presunzione, per sfamarmi prima di essere sazio. Non saprai mai ciò dalla mia bocca, e quando lo leggerai io non ci sarò. Da un lato credo che tutto abbia un senso: confidare un sentimento grande che poi la morte avrebbe interrotto sarebbe stata una sofferenza più grande. Ma tornassi indietro forse oserei, e ricordalo pure tu di osare, oserei perché non sappiamo il tempo che ci è dato ed è preferibile rischiare piuttosto che tacere, sempre. Hai delle mani bellissime, due occhi pieni di sole, un sorriso da favola, e anche se non ci credi, un’anima grande e piedi che attendono solo di partire.
Non risparmiarti, rispettati, ma non risparmiarti, perché ricorda, il mondo senza di te non sarebbe lo stesso, ed io che ti conosco te lo posso dire. Ricordi che per il compleanno ci regalavamo libri, con aria di sfida per vedere di azzeccare il titolo mancante delle nostre immense librerie. Continua a sfidarti, e mordila e assaporala questa vita, sii entrambe le cose, con giuste dosi, anche per me. Grazie dolce Elisa, grazie anche ora che mi stai vicino sapendo che ogni giorno che passa è un giorno in meno insieme, e so che anche se non me lo dici, ti fa soffrire, ma non farti del male, mai, perché nessuna cosa lo merita davvero. So come sei fatta tu: niente chiese, niente cimiteri, ma io so che mi conserverai nel “per sempre dei tuoi ricordi”. E da lì nessun male troppo forte e incurabile mi potrà strappare. Grazie di avermi ascoltato, una volta ancora. Ti voglio bene, sempre, per sempre Tuo Francesco
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Esco di casa per una passeggiata con i cagnolini, a pochi metri dal cancello giace un gatto, disteso, bello bellissimo, ma non accenna movimento... finisco la passeggiata e con il cuore colmo di tristezza, dopo aver accompagnato i cani in casa, indosso dei guanti... esco, raccolgo il corpicino da terra e lo appoggio dentro una scatola... che ripongo poi in un angolo, avvisando chi di dovere di quanto trovato. Mi siedo sul divano e dedico una lacrima alla natura dell’uomo... che gli è passato di fianco, sopra, lo ha scavalcato, probabilmente avrà anche avuto da ridire... ma l’umano, l’essere umano, ha fallito nel momento in cui nessuno, per tutto il tempo in cui l’esanime corpo di un essere del mondo è rimasto in mezzo al marciapiede, ha voluto prendersi cura di lui, anche solo con una telefonata. Forse, abbiamo invertito il significato di bestia/uomo. Andrea Madaschi
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