New Entry - Edizione di Brescia, Mantova e Cremona del 26 Maggio 2022

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Anno 28 - N°06 del 27/05/2022 - www.newentrymagazine.it - redazione@newentrymagazine.it - Per la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti

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IN BREVE.. Diritti umani Generazioni Mi ritorna in men te Approccio alla vit a Una ministra a sc uola Atti vandalici

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POLIAMBULATORI SAN FLAVIANO ECOCOLORDOPPLER L’ecocolordoppler vascolare è una metodica di studio non invasiva che, mediante la visualizzazione dei principali vasi sanguigni (arterie, grossi vasi addominali, tronchi sovraortici e sistema venoso), permette di studiarne il flusso ematico ed analizzarne gli aspetti morfologici della parete. L’ecocolordoppler fornisce infatti immagini a colori (rosso e blu) dei flussi venosi e arteriosi ed evidenzia anche le più piccole lesioni delle pareti dei vasi, consentendo di valutarne l’entità in maniera molto precisa. L’esame viene svolto con le stesse modalità con le quali si eseguono le classiche ecografie, ovvero attraverso l’utilizzo di una sonda ad ultrasuoni esterna, che l’operatore specializzato fa passare sulla cute della zona da analizzare. Al paziente, steso sul lettino, viene applicato un particolare tipo di gel (che assicura la trasmissione acustica degli ultrasuoni) sulla parte del corpo da esaminare quindi il medico successivamente appoggia una sonda così da ottenere le immagini dei vasi che appaiono sullo scher-

Dott.Gianpiero Pandolfo 02

mo dell’apparecchio ecografico. L’esaminatore visualizza in questo modo informazioni sia morfologiche (struttura dei vasi, pareti e decorso) sia funzionali (flusso, velocità e direzione del sangue) che serviranno per formulare la diagnosi. Tutti possono sottoporsi all’esame in quanto è assolutamente sicuro, non invasivo e ripetibile; infatti grazie all’utilizzo degli ultrasuoni non vi è emissione di alcun tipo di radiazione ionizzante. L’esame ecocolordoppler non è doloroso o fastidioso e non presenta alcun tipo di controindicazione. I vasi sanguigni che vengono analizzati con l’ecocolordoppler si trovano nell’addome (vasi addominali), nel collo (tronchi sovraortici) e negli arti, sia inferiori che superiori; la sua durata è in media dai quindici ai venti minuti, a seconda dei distretti da esaminare. Non è necessario eseguire alcuna preparazione, ma nel caso in cui la zona da esaminare sia l’addome, è necessario che il paziente sia a digiuno. Questo perché i vasi addominali sono posti nelle vicinanze dell’intestino che, se non vuoto e privo d’aria, può impedire la giusta visione sullo schermo dell’apparecchio ecografico. Questo esame viene solitamente consigliato quando si sospetta una patologia a carico del sistema circolatorio arterioso o venoso, che può essere insorta in modo acuto, soprattutto in caso di pazienti che soffrono cronicamente di problemi cardiaci, diabete o in presenza di vene varicose delle gambe (varici). L’ecocolordoppler inoltre risulta essere molto utile nella prevenzione delle malattie vascolari come l’ictus e può essere eseguito anche in assenza di sintomi, in concomitanza con la comparsa dell’ipertensione


SPECIALE o il riscontro di una dislipidemia. E’ considerato infatti un esame di screening per malattie circolatorie in persone a rischio come diabetici e persone con predisposizione per patologie venose e arteriose (condizione di Trombofilia). L’Ecocolordoppler è un’indagine strumentale di grande aiuto per il Medico Specialista in Angiologia e/o per il Chirurgo Vascolare poiché ne agevola il lavoro al fine di arrivare ad una corretta diagnosi. L’ecocolordoppler può essere molto utile per individuare e monitorare diverse patologie, tra cui le lesioni aterosclerotiche, ovvero le placche che ostruiscono il flusso sanguigno e possono provocare stenosi e occlusioni arteriose; le patologie trombotiche e l’insufficienza del sistema venoso. L’esame può inoltre rivelare eventuali dilatazioni (aneurismi) ai grossi vasi sanguigni addominali, patologie che spesso si sviluppano senza fornire particolari sintomi e che vanno monitorate nel tempo per valutarne l’accrescimento. Insufficienza venosa: che di solito si manifesta con caviglie gonfie, crampi ai polpacci, flebite alle gambe, formicolii, vene varicose, ulcere cutanee. Placche dei vasi carotidei: che ostruisco-

no il flusso sanguigno, spesso asintomatiche ma che possono provocare trombosi o embolia a livello encefalico (ictus). Aneurismi arteriosi: solitamente asintomatici ma con gravi conseguenze in seguito alla rottura o ostruzione. Trombosi venosa profonda e superficiale: che solitamente si manifesta con dolore acuto e gonfiore a livello di un arto inferiore con sensazione di un cordoncino dolente alla coscia o alla gamba, e che può dare una grave complicanza come l’embolia polmonare. Stenosi ed occlusioni delle arterie degli arti inferiori: che si manifesta con dolore che compare con la marcia a livello del polpaccio o dolori a riposo alle estremità dei piedi. Varicocele testicolare: dilatazione delle vene a livello dello scroto, spesso asintomatico, ma che può essere causa di infertilità maschile. Presso i Poliambulatori San Flaviano è possibile effettuare gli esami ecografici sopracitati grazie al nuovissimo ecografo di ultima generazione. Dott. GIANPIERO PANDOLFO Chirurgo generale POLIAMBULATORI SAN FLAVIANO Via Garibaldi 35 25020 Pralboino BS Tel. 030/954.649 www.poliambulatorisanflaviano.it

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EDITORIALE

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI: CE NE SIAMO DIMENTICATI? E’ vero, sono trascorsi 74 anni da quel 10 Dicembre 1948 dove all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per evitare il ripetersi delle atrocità commesse durante la Seconda guerra mondiale, venne sancita la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Cito l’’articolo 1. “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” e l’articolo 3. “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.” che racchiudono i concetti fondamentali di questo straordinario testo che i grandi del potere dovrebbero leggere ogni mattina prima di alzarsi dal letto invece di compiere barbarie. Mi vengono i brividi pensando a quanto ho appena letto rivolgendo lo sguardo all’Ucraina che dal 24 febbraio ci sono state ben 7.000 vittime, alla Siria (1.037 morti nel 2022), alla Nigeria (che si svolge dal 2009 e in cui quest’anno sono morte 1.363 persone), al Messico che combatte dal 2006 contro i cartelli della droga (1367 morti nel 2022), all’Iraq (267 morti), nello Yemen (5.099 morti), nella regione del Tigrai, in Etiopia (410 morti), alla Birmania, dove dall’inizio dell’anno ci sono state 3.846 vittime per non parlare dell’Afghanistan che è in guerra dagli anni settanta, con milioni di vittime. Solo alcune tra le principali ma se pensiamo che al mondo ci sono attualmente una sessantina di guerre probabilmente non abbiamo capito nulla sui diritti dell’UOMO! Ma si possono chiamare uomini coloro che stando comodamente nella stanza dei bottoni, mandano i soldati a morire in guerra uccidendo il proprio popolo? Ma questo testo vale non solo per i crimini di guerra ma anche per altri individui come le donne, gii stranieri, i disabili, gli omosessuali, spesso vittime di soprusi e violenze. Se pensiamo che in tutto il mondo il 35% delle donne ha subìto una forma di violenza fisica e psi04

cologica e che solo nel 2021 in Italia le vittime di femminicidio sono state 62 possiamo affermare quanto siamo lontani dagli obiettivi prefissati nella dichiarazione universale dei diritti umani. Se poi ci spostiamo in paesi come l’Africa dove molte bambine subiscono mutilazioni genitali, in India ed in Medio Oriente dove sono obbligate a sposarsi giovanissime con uomini adulti, scelti dai genitori oppure costrette a prostituirsi, il fenomeno della disparità dei sessi si fa ancora più gravoso. Anche i disabili sono spesso discriminati con attacchi fisici e con tutti quei comportamenti indesiderati che creano un clima di intimidazione, ostile e degradante, nonché umiliante ed offensivo. Sono convinto che l’essere umano vada educato ad un cammino di valori insegnando il rispetto reciproco e la tolleranza di ognuno verso il prossimo. Nel nostro piccolo, dobbiamo cercare di avere un atteggiamento di accettazione e rispetto nei confronti di coloro che la pensano diversamente da noi non giudicando in base alle loro motivazioni, decisioni o stili di vita. Ognuno ha il diritto di essere chi decide di essere, nessun altro può permettersi di obiettare o decidere per lui/lei naturalmente nel rispetto delle regole della buona convivenza. Gianluca Boffetti


PENSIERI E PAROLE

GENERAZIONI Ogni qualvolta mio nonno si dirigeva verso il lago di Garda, immancabilmente salivo a bordo con lui e lo accompagnavo pieno d’entusiasmo nei suoi itinerari, quando fiancheggiava la riva del lago, attraversando Desenzano, Sirmione, Salò e tutti i paesi intermedi che ne animavano la sponda. Erano quei viaggi, spostamenti di lavoro, quando doveva rifornire la sua trattoria di olio o altri generi alimentari tipici di quei luoghi ma era anche l’occasione di passeggiare nell’entroterra da una parte e nello specchio d’acqua dall’altra, passeggiando sui pontili di fronte a quel paesaggio baciato dal sole. Tutte immagini che scorrono nella mia infanzia come in una pellicola, un film che ha reso lieti quei giorni lontani. Avevo forse 5 o 6 anni e osservavo insieme a quell’uomo straordinario che era mio nonno alcune ragazzine dai capelli biondi come il grano prendere la rincorsa e tuffarsi da un pontile. Entravano e uscivano senza sosta dall’acqua, ragazzine tedesche, di forse 12, 15 anni, figlie di Germania; erano l’immagine della felicità, della bellezza. Mio nonno accanto a me, osservandole aggiunse: “E’ quasi impensabile che fino a una manciata di anni fa, dopotutto, la generazione ap-

pena prima della loro occupasse questi luoghi e fosse in conflitto con noi; ora son lì, si stanno divertendo, libere e belle, in questi stessi luoghi, ignare del passato e solo desiderose di vivere. Sembra solo ieri. Non è forse bello, meraviglioso tutto questo”? Io non capivo, eppure la mia mente registrò le sue parole, forse intuendone l’importanza e il trasporto commosso con cui furono pronunciate. Entrarono nel mio cuore e non vi uscirono più. Enrico Savoldi

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NEW ENTRY MAGAZINE Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.

Anno 28 - N°06 del 27/05/2022 La nostra sede: Brembate di Sopra (Bg) - via Tresolzio,48 www.newentrymagazine.it New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrymagazine New Entry Television

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PENSIERI E PAROLE

INCREDIBILMENTE ATTUALE Purtroppo non ricordo il nome dell’autore né il titolo della sua opera, ma quanto detto da lui suona estremamente attuale. Ecco cosa mi ha colpito di più: Uno dei demoni supremi consiglia ai suoi subordinati come esercitare il controllo completo sulla comunità umana. - In ogni epoca prevale un vizio e si cerca di rafforzarlo. In quale modo? Convincendoli che il vizio non esiste realmente e che ciò che serve è in realtà dannoso. Insomma, credere che il nero sia bianco e viceversa. Ad esempio, se predominano le bugie e loro si fidano sconsideratamente, li convinciamo che sono irragionevolmente diffidenti e dal cuore duro. Se prevale la sfiducia, affermiamo che il mondo è pieno di bugiardi, e che loro sono troppo fiduciosi e ingenui. In questo modo, quando c’è una breccia nella nave e l’acqua invade, li facciamo correre con più acqua e la nave affonda. Insieme a loro, ovviamente. Al contrario, quando scoppia un incendio, li convinciamo che servono le torce e così accendono il fuoco fino a diventare essi stessi torce viventi. Questo è il modo in cui otteniamo il controllo completo sui loro pensieri, sentimenti e azioni. Darina Naumova

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Preparazione Per realizzare queste piccole praline a base di formaggio ho usato della ricotta freschissima, robiola magra, e poco gorgonzola. Ho amalgamato con un mixer ad immersione aggiungendo sale, pepe e olio extra vergine di oliva a filo. Bagnandomi leggermente le dita ho formato delle palline e le ho fatte roteare nella granella di pistacchi. Dal blog: www.cucinarecreare.it A presto, Anna

Ingredienti per 4 persone 4 filetti di pesce persico porzionato 1 zucchina, 1 carota, 1 cipolla, olio di oliva sale e pepe, carta da forno Procedimento: Saltare per qualche minuto nell’olio le verdure lavate e tagliate a dadini, (devono ammorbidirsi), aggiustare di sale e pepe. Ritagliare 4 rettangoli di carta da forno, oliare la base e depositare i filetti di pesce, sopra di essi le verdure appena preparate. Infornare per circa 15 minuti a 180° (oppure cuocere in pentola con coperchio) Dal blog: www.cucinarecreare.it A presto, Anna

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PENSIERI E PAROLE

MI RITORNA IN MENTE... Questa guerra tra Ucraina e Russia mi fa ricordare la seconda guerra mondiale dove io c’ero ed ero bambina. Ho certi ricordi indelebili sebbene ero piccola e questo succederà anche ai bambini ucraini, non dimenticheranno mai e ne parleranno sempre finchè vivranno di quello che hanno visto e vissuto. Ricordi Ricordo che vicino a casa mia c’erano le Scuole Elementari e lì c’era il comando dei tedeschi. In una via del paese c’era un deposito di armi e un bel giorno fu bombardato o mitragliato e tutte le case vicino rimasero senza vetri. Io non abitavo in quella zona però lo spostamento d’aria mi fece cadere un portacatino su un pavimento di legno nella stanza superiore dove dormiva mia sorella piccola, piccola... Tanto spavento, tutta la gente del paese in strada che correva di qua e di là. Mi ricordo pure che tutte le sere sentivo il rumore di un aereoplano: lo chiamavamo Pippo... io non so quanti Pippo c’erano in cielo. Lui aveva il compito di controllare le luci nelle abitazioni e se ne vedeva qualcuna accesa, le mitragliava. Ecco perchè si mettevano i sacchi di yuta alle finestre: per non far passare la luce... Doveva essere tutto buio. C’erano gli agricoltori che andavano a controllare la stalla con la lanterna e subito arrivava Pippo e mitragliava. Al mio paese qualche episodio di sgancio di

bombe c’è stato... ma nelle campagne e non sulle case. Mi ricordo pure che gli aereoplani giravano intorno alla torre del paese e andavano a mitragliare la stazione del paese vicino perchè là, c’erano fermi diversi carri pitturati di rosso: si trattava di un deposito di chi o di che cosa? Vorrei aggiungere che i tedeschi che abitavano nelle Scuole Elementari frequentavano casa mia: erano gentili, buoni e tranquilli... qualcuno di loro era papà. Mi hanno insegnato i numeri fino a 10 nella loro lingua, che ricordo ancora oggi. Ora però quando vedo l’euro con sopra stampata l’aquila, confesso che mi disturba. Non vado oltre... ci sarebbero altri ricordi ma sono stanca, emozionata e commossa e anche preoccupata. Ho reso l’idea? Mi ritorna in mente il terzo segreto di Fatima. Grazia

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PENSIERI E PAROLE

PENSIERI E PAROLE

CIELO E STATI D’ANIMO La bellezza del cielo è un luogo sempre a portata di sguardo. Accoglie tutti gli stati d’animo, tutto ciò che attraversa la mia vita. E risponde, a suo modo. Lo so, non è lui che risponde, ma diventa comunque parte del dialogo con me stessa. Mi piace guardare il cielo. E non per questioni metafisiche, proprio per la sua concreta e costante presenza. Ovunque io sia, lui c’è. Qualunque stato d’animo viva, lui lo rinforza, lo contrasta o lo quieta. Anche in giornate come questa, in cui si presenta grigio e piovoso, è comunque un compagno fidato. E anche in giornate come questa, ha una sua variabilità. Penso ai miei stati d’animo come al mio cielo interiore. Mi colpisce sempre come nell’arco di una giornata l’umore cambi e si colori di sfumature diverse. Magari anche solo di qualche tono, di piccole variazioni o accostamenti inaspettati, ma dall’alba alla notte, il paesaggio interiore è sempre in movimento. Guardo fuori e ascolto il dentro, e tutto si mescola in un sentire che mi fa compagnia e a cui mi affido. Finora, mi ha sempre sostenuta, e su quel sentire confido. Ho casa in me. E guardando il cielo, mi sento a casa nella vita. Fonte: sguardiepercorsi.it

IL BELLO DELL’ARTE

Il bello dell’arte è che permette a ciascuno di avvicinarla, di sorseggiarla e di immergersi dentro. Puoi ascoltare la musica fino allo sfinimento, puoi sederti davanti al pianoforte o prendere la fisarmonica per sbriciolare qualche nota, anche se stropicciata e zoppicante; non è necessario essere musicista per inebriarti dalla musica. Puoi annegare dentro un quadro e contemplarlo per ore, puoi scarabocchiare in modo infantile qualcosa anche tu e non è necessario essere pittore. Puoi viaggiare fino alla perdita di coscienza con la fantasia e con un libro nella mano, puoi lasciarti trascinare dal pensiero dell’attore e incantarti fino a dimenticare chi sei e dove ti trovi. Puoi scrivere qualcosa, anche se banale e ingenuo ma spontaneo e sincero. E sentirai leggerezza e luminosità nell’anima. E starai meglio. Darina Naumova

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PENSIERI E PAROLE

Nà ‘n èn piassa la duminica a vardà i siòri a mangià le pastine

(andare in piazza la domenica a guardare i ricchi mangiare pasticcini) “Sé ta fét la bràa, duminica ta porte ‘n piassa a vardà i siòri a mangià le pastine ( o ‘l gelato). Mi è tornato sott’occhi questo vecchio proverbio simpaticissimo ma dai risvolti anche tristi, che adesso potrebbe essere valido anche per qualche “siòr”, visto che il periodo d’emergenza ha messo in crisi molte persone: chi ha perso il lavoro, chi aveva un’attività e non può più riaprirla, chi pur riaprendo vedrà diminuire drasticamente i guadagni. Molte le categorie che vedranno abbassarsi il tenore di vita, perciò in piazza qualcuno più di prima potrebbe ritrovarsi ad andare solo a guardare… Mi ricordo che quando mio papà diceva questa battuta, per noi bambine era deprimente, visto che di pasticcini non c’era mai neanche l’ombra in casa nostra. C’era sempre il “chisöl” fatto dalla mamma, buonissimo sì, ma le “pastine della pasticceria” avevano il sapore dell’incognito, di qualcosa di impossibile. Quanto ci sarebbero piaciute, almeno una volta ogni tanto!!! Tutto sommato una volta sottolineare la differenza di ceto sociale, con ironia, non sembrava poi così crudele: ci si scambiavano queste battute tra persone di pari possi-

bilità economiche, perciò ...mal comune mezzo gaudio! Adesso è meno distinguibile la differenza tra persone più o meno abbienti, perché in pasticceria e in gelateria, chi più chi meno, ci possono andare tutti, magari solo per ricorrenze particolari, ma allora a me faceva l’effetto di sentirmi inferiore. Per fortuna la riapertura dei bar e delle gelaterie ha rianimato un po’ tutti i paesi, permettendo ai gestori di tornare a lavorare e ai clienti un punto di ritrovo in compagnia, seppur con la brutta definizione e obbligo di “distanziamento sociale”. Ornella Olfi

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IL NOSTRO APPROCCIO ALLA VITA Si comincia fin da bambini, quando, in famiglia, si litiga per il telecomando; quando, tra fratelli, ci si impunta pur di aver ragione; quando, poi, crescendo, si incontrano i primi compagni per cui non riesce a nascere una spontanea simpatia. Il confronto con l’altro pare quasi per sua natura intrinseca interiorizzare un conflitto, piccolo o grande che sia, su cui poggiare la costruzione del nostro vivere con noi stessi e, soprattutto, con chi ci circonda. Un sunto – questo – fondamentale per poter provare ad interrogarsi, ora che siamo adulti maggiormente consenzienti, su quelli che diventano, nella nostra vita, i conflitti, più o meno risolvibili del quotidiano e, nella dimensione dell’umanità, i disastri di guerre e prevaricazioni tra popoli. Verrebbe difficile o quanto meno sproporzionato, ad un primo approccio, accostare le due dimensioni del conflitto: “la guerra” – potremmo dire – “non è una mia responsabilità diretta”. La comprensione del ruolo di ogni singolo individuo, tuttavia, è la sola chiave da cui poter trarre una conclusione – forse banale, ma per nulla scontata – di quel che risulta essere il nostro approccio alla vita. La storia dell’Uomo, e del mondo prima, è sempre stata fatta di grandi cicli, di andate e di ritorni, di alti e di bassi. Di cambiamenti, insomma. Pensiamo ai dinosauri, per esempio, e alla loro estinzione; o agli ominidi e alle loro evoluzioni in forme umane. Da lì i passaggi sono stati innumerevoli per un’umanità capace di cose enormi, dalle più meravigliose alle più aberranti. Abbiamo avuto l’onore di conoscere la magia di epoche di straordinaria bellezza e capacità creativa; abbiamo visto, da un lato, l’uomo capace di creare arte, cultura e sociale benessere. Come, dall’altro lato, stiamo avendo, anche in questi giorni, l’onere di constatare l’orrore di epoche d’odio, distruzione, violenza e diffidenza reciproca. La sostanziale “transitorietà” dell’epoca in cui viviamo ci pone, di fatto, il grande interrogativo esistenziale da cui si può e, forse, si deve, desumere

una capacità percettiva e analitica che ci conceda, quanto meno, di porre in relazione noi stessi con quel che ci pare essere molto più grande di noi. “I più grandi conflitti – canta Garth Brooks – non sono tra due persone, ma tra una persona e se stessa.” Trovare, dunque, nella comprensione del conflitto, quel che ci rende adulti rispetto alle piccole liti infantili, è la responsabilità da imputare ad ognuno di noi per poter individuare quella risorsa che, dal contrasto, può far scaturire le basi di un reciproco convivere tra persone, tra popoli e con sé stessi. La pace, nel suo significato più ideologico ed intrinseco, è un qualcosa in cui si deve credere, un qualcosa che si invoca, quasi fosse una professione di fede tra la propria coscienza ed il mondo esterno. Nell’approcciarsi all’“altro da sé”, tuttavia, ci si accorge che, di fatto, ci si trova a mettere in discussione e, quindi, a dover difendere o, in alternativa, a barattare concetti che, pur derivanti dall’aspirazione aulica alla pace, risultano essere ben più tangibili nel vissuto, quali, per esempio, la libertà, la dignità, il rispetto reciproco, il modo di vivere e – come anticipato – di convivere. Concetti e “progetti” – questi – che si costituiscono nella civiltà educativa della nostra provenienza, della nostra famiglia, del nostro vivere sociale, ma che si arricchiscono, di epoca in epoca, del costante e paziente lavorio di costruttività derivante dalla responsabilità che ognuno di noi porta con sé. Giorgio M.

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A PEPPINO MURA - POETA ATTORE MONTECLARENSE I tò öcc simpatich e birichì, restacc compagn de chèi dei pütì, la batüda pronta e brilante söl palco e pò nela comedia dela vita. Tat amur per èl tò Munticiar, col sò dialèt al’aparensa un pö dür, che fa fadiga a palezà le emusiù. Ma té ta g’hét cöntat con braüra la stòria de la nòsa zènt laurintuna, söta de parole, ma nel tàzer buna de pröà sentimenfcc gajarcc e pronta a fas sö le màneghe per fà del bé. Ta g’hét cöntat con lezerèsa vése e virtù de generasiù pasade e de tradisiù mai desmentegade. Poeta, atùr, canterì, tra ‘na lacrima e‘na ridida, ta sét restat chèl “piöcc” che g’ha n’éra gnà ü ‘n scarsèla ma tacc ènsome e òja de viver nel cör. Un pò de ché un pò de sà un pò de là, ta tacarét rampì dale tò raìs al cél. (mia poesia a lui dedicata) Se n’è andato un maestro delle radici monteclarensi: arguto nel saperle scrivere in dialetto con versi poetici nostalgici, tristi, profondi; ma pure allegri, ironici, scanzonati, brillante sul palco recitando e cantando in moltissime commedie fino a poco prima di andarsene. Personaggio, Peppino Mura, che pur avendo ricevuto riconoscimenti importanti ed essere anche stato insignito Cavaliere della Repubblica Italiana, è sempre rimasto umile, vivendo nella sua semplice quotidianità, in cui apprezzare appieno la famiglia e le amicizie, per esempio davanti a un bianchino per l’aperitivo in pizzeria da Salvatore, dove arrivava puntuale in bicicletta, col sorriso cordiale stampato in viso. Attraversava Piazza “Garibaldi” ricordando probabilmente con nostalgia ed orgoglio i gradini del Duomo, che diedero lo spunto a lui, Beppe Boschetti e Gusto Desenzani, al nome della Compagnia Dialettale “Cafè dei Piöcc”. Quei piöcc non 16

erano altro che giovanotti (loro stessi), senza soldi in tasca, che non potendo permettersi di spendere in consumazioni alle osterie della piazza, si dissetavano gratis alla fontanella dietro la Chiesa e stando seduti sui gradini carpivano con intelligente intuizione vizi e virtù della gente di ogni ceto che sostava nel salotto a cielo aperto di Montichiari, riportandoli poi sul palcoscenico. Rispose tempo fa a chi gli chiedeva perché non avesse pubblicato libri di sue poesie, che era stato troppo impegnato a viverla, la vita, da non aver avuto tempo per scriverla (se non in pubblicazioni collettive). Grande insegnamento, il saper godere e apprezzare ogni istante della propria vita! Se ne va un patrimonio di cultura popolare, di tradizioni da non dimenticare, di una lingua, il dialetto, davvero fonte di saggezza imparata nella scuola della vita, con ironia, autoironia, intelligenza, che ci ha tramandato l’arte di sapersi arrangiare, nel senso buono del termine, per arrivare a fine mese con dignità, trovando la forza anche di divertirsi per sopportare fatiche, povertà, dolori e sogni spesso infranti. Ornella Olfi


TERRITORIO

TORNEO NOTTURNO DI CALCIO A PORZANO DI LENO, SI RIPARTE NELLA TRADIZIONE

Il 5 giugno ritorna, dopo due anni di stop dovuti al problema Covid, lo storico Torneo Notturno di calcio di Porzano di Leno, frazione lenese con poco più di 1.000 abitanti, giunto ora alla 28esima edizione, sostenuto dai patrocini di Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Comune di Leno e Avis Provinciale di Brescia e un numeroso pubblico (media degli anni precedenti 9.000 spettatori/anno). Si giocherà come da tradizione sul campo in erba dell’oratorio da domenica 5 giugno alla finale di domenica 10 luglio (giorni di gara mercoledì, venerdì e domenica) con le 16 squadre a 6 giocatori divise in 4 gironi da 4 poi di seguito 3 gironi da 3 squadre, a seguire dai quarti sfide dirette di sola andata fino alla finale dove sarà presente anche la Banda Civica di Dello ad allietare con la musica la serata. Porzano è come sempre torneo Figc con terna arbitrale Aia. Presente anche il Torneo giovanile categoria esordienti con 8 squadre (Accademia Virtus Manerbio, Castelleone, Concesio, Montirone, Pavonese, Polisportiva Dellese, Roncadelle, Unitas Olympia) che si

“I Galli del Mauro” squadra vincitrice dell’ultima edizione

sfideranno ogni sera dalle ore 20, prima del torneo principale. Per questo invece ci saranno i premi alle prime quattro formazioni con un montepremi totale di 16.000 euro b.v. (con primo premio di 9.000 euro) e i trofei abbinati al miglior giocatore, portiere e capocannoniere. Un torneo a copertura mediatica totale, in diretta televisiva completa sulle emittenti locali bresciane e ulteriori aggiornamenti quotidiani sulla pagina Facebook del Torneo e Calciobresciano. Continua la bella collaborazione con l’Avis e a tutti i donatori che si presenteranno in biglietteria con la tessera sarà riservato il prezzo di 1 €. Fiore all’occhiello è la cucina con più di 400 posti a sedere al coperto con un menù completo e la domenica lo spiedo bresciano su prenotazione. Ritorna dunque l’appuntamento annuale di sport e di aggregazione, che tanto mancava, per trascorrere cinque settimane all’insegna di calcio, buon cibo e bella compagnia nello stile semplice che contraddistingue da quasi trent’anni ormai questa manifestazione porzanese aiutata come sempre dai molti volontari e dalle tante aziende sponsor del territorio che partecipano come sostenitrici di un iniziativa a favore di Parrocchia e oratorio.

Il numeroso gruppo dei volontari 17


TERRITORIO

UNA MINISTRA A SCUOLA Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, ha visitato l’Istituto Bonsignori e l’ha definito “una realtà straordinaria per la formazione dei giovani”. È stata una mattinata davvero intensa, a Remedello, quella dello scorso 14 maggio: in quella data sono stati inaugurati i nuovi laboratori elettrici e dell’automazione industriale, alla presenza della ministra Bonetti nonché dei sindaci e dei parroci della zona al confine fra le province di Brescia, Mantova e Cremona. Il primo momento dell’evento si è svolto nella sala Cappellazzi dell’Istituto Bonsignori: qui padre Benedetto Picca, Superiore generale della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth, ha salutato le autorità presentando loro i quattro capisaldi della formazione piamartina. “Al centro mettiamo i giovani, la famiglia, il lavoro e la società - è l’introduzione di padre Benedetto - Ci ispiriamo ancora oggi al carisma di San Giovanni Battista Piamarta, improntando un’educazione professionale che sia rivolta alla persona. La scuola e la famiglia sono le prime “agenzie”

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di formazione, per questo l’Istituto Bonsignori non si impegna soltanto a trasmettere nozioni, ma è soprattutto un luogo di vita dove imparare la convivenza civile e sviluppare la propria personalità”. Il padre ha poi guardato all’attualità: “Ci sono sempre tante emergenze educative. In questa occasione ribadiamo la necessità di nuove alleanze da stringere per il bene dei giovani, per comprendere meglio i loro bisogni. I ragazzi infatti non sono soltanto il nostro futuro, ma anche il presente che si concretizza attraverso i tirocini professionali e l’alternanza scuola-lavoro”. Poi è toccato a Fausto Piardi, direttore del Centro Bonsignori, salutare la platea composta anche da una rappresentanza dei “suoi” allievi, mentre gli altri ragazzi e i formatori seguivano l’evento in videoconferenza. “Siamo grati per la presenza della ministra Bonetti - ha sottolineato il direttore - Il Bonsignori appartiene alle allieve e agli allievi che quotidianamente scrivono la storia del nostro istituto. E proprio loro, anche stamattina, saranno i protagonisti”.

Ministra Bonetti durante il taglio del nastro


TERRITORIO

Ministra Bonetti durante la conferenza

Ogni settore è stato così raccontato da un rappresentante. Nicolò, del percorso professionale di Agricoltura, ha riconosciuto che “la visita di un ministro è un evento raro, perciò sono felice di rappresentare i 710 allievi del nostro Centro. Ho scelto questo settore per la mia passione per l’agricoltura, la natura e gli animali. Sto apprendendo un mestiere in grande cambiamento, ma che resta primario per la vita delle persone”. Federico, del settore Motoristico, sta studiando e imparando insieme ai compagni “come funziona un motore. È bello scoprirne i segreti dai formatori e durante i tirocini, così come rimanere aggiornati sull’evoluzione dell’automotive”. Prince, che ha rappresentato il percorso Elettrico, ha commosso i presenti: “Il mio arrivo in Italia mi ha donato la gioia di tornare a vivere con entrambi i genitori e di conoscere nuovi amici. Il problema della lingua ha però rischiato di mandare all’aria il mio sogno di diventare elettricista. Tutto è cambiato in meglio qui al Bonsignori grazie alla disponibilità degli insegnanti e anche quella del tirocinio si sta rivelando un’esperienza bellissima: sono orgoglioso di dire che il mio

sogno si sta realizzando grazie a questo Centro”. Sahildeep, pronto all’esame di quarto anno per ricevere il diploma professionale di Tecnico di cucina, è uno studente lavoratore: “Trascorro tre giorni a settimana nella cucina di un ristorante come apprendista di primo livello. Le altre tre giornate le passo invece tra scuola e studio: è difficile conciliare entrambi gli impegni, ma questo mi ha permesso di fare passi notevoli ed essere soddisfatto di me stesso. La fatica è un valore e la scuola è il miglior strumento di integrazione”. Speciale anche l’intervento di Alice del corso Amministrativo- segretariale: “Sono madre e studentessa, perciò chiedo alla ministra la necessità di un supporto per le ragazze come me. Mia figlia Sofia è stata una rinascita; ogni giorno con lei supero tante difficoltà, comprese quelle del tirocinio che mi sta insegnando a diventare responsabile anche sul luogo di lavoro”. Marco, allievo del settore Meccanico, ha evidenziato l’importanza dei laboratori: “Sono il cuore della formazione professionale, qui gli insegnanti ci valorizzano. Il lavoro del meccanico assomiglia 19


TERRITORIO

Ministra Bonetti visita i laboratori elettrici

a quello artistico di uno scultore: anche noi pensiamo il nostro progetto, poi lo disegniamo con i software grafici e infine lo realizziamo con le macchine utensili o la stampante 3D. Così il nostro impegno viene premiato con il prodotto finito”. È poi intervenuto anche Angelo Bagossi, coordinatore didattico della Scuola secondaria di primo grado e del Liceo scientifico paritario Bonsignori, frequentati da 190 studenti. “Il nostro è un liceo digitale - ha spiegato Ambra, studentessa del secondo anno - Usiamo gli iPad e siamo coinvolti nel processo formativo, frequentiamo corsi di potenziamento sportivo o STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica)”. La ministra Elena Bonetti ha poi preso la parola: “Grazie per questa calorosa accoglienza e congratulazioni agli allievi per l’intensità e l’autenticità delle loro parole. Sono colpita che abbiano riconosciuto l’importanza della scuola come luogo dove i sogni diventano progetti di vita, dove tanti desideri e ambizioni si incontrano. 20

La Costituzione riconosce il diritto di tutti i ragazzi di avere pari e piene opportunità per avere un lavoro che concorra al progresso della collettività”. La ministra ha poi risposto così alle domande degli studenti. Vale la pena studiare? “Sì, acquisire competenze e investirle nel futuro vi renderà felici. È quindi necessario coniugare i saperi tradizionali e le innovazioni tecnologiche, ma anche prendere in mano i remi della propria vita per deciderne la rotta”. In che modo lo Stato promuove la famiglia? “Lo Stato ha varato una riforma delle politiche familiari. È un cambio strutturale: d’ora in poi le politiche sono rivolte ai figli con incentivi alle nuove generazioni e sostegni economici ai genitori. Le donne devono essere libere di lavorare e avere figli. Investire nelle famiglie significa contribuire alla crescita della società”. Nel futuro lavorativo c’è spazio per cuochi, meccanici, elettricisti? “Sì, c’è grande bisogno di


TERRITORIO queste professionalità e di nuove competenze per trasformare e aggiornare il mondo del lavoro. Ogni ragazzo deve poter liberare i talenti di cui è portatore. È il momento giusto per pensare che siete la generazione al centro della società”. Poi l’evento è proseguito con l’inaugurazione dei laboratori elettrici. Dopo la benedizione di Padre Benedetto e il taglio del nastro tricolore per mano della ministra, i presenti hanno visitato le quattro aule-laboratorio che gli allievi utilizzano dallo scorso settembre. Qui, tra impianti casalinghi, bracci collaborativi, domotica e automazione industriale, gli allievi del Bonsignori hanno mostrato alla ministra, ai sacerdoti e ai sindaci come si svolgono le lezioni nei laboratori del settore Elettrico e quali sono le competenze apprese nei quattro anni di formazione verso la qualifica e il diploma professionale. È stata così ancora una volta la voce dei ragazzi a spiegare nei dettagli il funzionamento delle strumentazioni di ultima generazione ospi-

tate nelle classi del Centro. L’inaugurazione è poi continuata con la visita al laboratorio di CNC che accoglie macchine utensili a controllo numerico computerizzato e stampanti 3D, che gli allievi del settore hanno mostrato ai presenti. Infine la visita al laboratorio del percorso di Autoriparatore, una vera e propria officina con veicoli a due e quattro ruote che i formatori “sezionano” e spiegano passo passo agli allievi durante le lezioni. L’evento si è concluso nel verde del bellissimo parco del Bonsignori, dove i ragazzi e le ragazze del settore Ristorazione hanno allietato le autorità servendo un rinfresco a tutti i presenti. Il prossimo appuntamento di questo tipo non tarderà ad arrivare, visto che è in programma per la prossima estate la ristrutturazione degli spazi per il nuovo laboratorio del settore Meccanico che ospiterà le macchine utensili. Luca Regonaschi

Autorità e Allievi in gruppo per la foto di rito 21


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75 ANNI DI STORIA DI MEZZANE NELLA MOSTRA FOTOGRAFICA PROPOSTA IN OCCASIONE DEL 25 APRILE CON GRUPPI DI NOZZE E DI AMICI Pieno successo anche quest’anno a Mezzane per la Mostra Fotografica, proposta per ricordare l’Anniversario della Liberazione del 25 Aprile, per “Non Dimenticare”. Organizzata dal Comitato di Partecipazione, in collaborazione con l’Associazione Insieme, la Parrocchia S. Maria Nascente e l’Associazione Combattenti e Reduci locale, con il patrocinio del Comune, è stata realizzata attraverso Facebook Mezzane, con fotografie che immortalavano matrimoni e Gruppi di persone partecipanti alle loro nozze. La Mostra che si presentava, come in altre occasioni “Come Eravamo” è stata completata con Gruppi di Amici. Mentre scriviamo, a distanza di oltre un mese, vi sono ancora chi ammira straordinari fotogrammi, che ripercorrono settantacinque anni di storia di Mezzane, frazione di Calvisano. Si sono raggiunte le 65.000 visualizzazioni, per le 105 foto pubblicate, di cui una ottantina riguardanti i gruppi di 22 matrimoni, scattate dal 1947 al 2008. Ogni fotogramma presenta un momento importante di due persone, che formano una nuova famiglia, mentre da quelle che provengono, insieme a parenti ed amici sono presenti in fotografie, alcune delle quali sono state rispolverate per rivivere e far vivere quei momenti di festa. Quanti volti, racchiusi nei nostri cuori, nelle nostre menti, ricordando i tempi vissuti, con una serena certezza e speranza del futuro. Quei momenti di serena felicità, ci aiutino a continuare il nostro vivere, oltre le difficoltà che la vita ci riserva, momenti e periodi anche difficili, sotto vari espetti. Non ultimo l’imprevista e tragica situazione della pandemia, che per quasi due anni, ha fermato e condizionato il nostro vivere, lasciando per molti segni non indifferenti. Ogni fotografia, avrebbe necessità di un lungo racconto di vita e richiederebbe più minuti per ammirare quanto esprime, quanti in essi sono 24

rappresentati, cercare i loro nomi, alcuni dei quali ormai smarriti, in particolare per le immagini, che potremmo definire ormai storiche. Esse hanno

Matrimonio Fanelli Attilia e Grazioli Battista 1947

Mazza Andreina con Misserini Nino 1961

Ghirardi Franca con Grazioli Pierangelo 1973


TERRITORIO accompagnato i cambiamenti avvenuti nel tempo, che di riflesso riguardano anche piccole realtà come la nostra Mezzane. Si è passati dai cortei a piedi, come quando si è sposata Andreina Mazza con Nino Misserini nel 1961, a quelle con luccicanti auto alle nozze, avvenute ad Acquafredda di Attilia Fanelli e Battista Grazioli nel lontano 1947. Poi cortei con auto più moderne, o quelle storiche, dal piazzale della Chiesa ricolmo di 500, alle auto di cilindrata molto maggiore. Vestiti della sposa semplici e bianchi, a quelli più sofisticati e dell’ultima moda, tutti straordinari quelli delle spose, attese per essere ammirate dai convitati, ma anche in particolare dalle mezzanesi, accorse nel piazzale della chiesa a salutare i novelli sposi. Come il matrimonio fra Elia Savio e Ettore Bicelli nel 1957, genitori di Donatella Bicelli sposatasi nel 1978 con Felice Lesioli. Nel 1958 è stata la volta di Velia Bellini con Fulvio Mura, che con un complesso musicale poco dopo saranno in giro per l’Europa. Altri vecchi sposalizi nella mostra, Grandilia Marini con Bruno Besacchi 1962, (mia sorella, che sarà presente come tanti altri, al mio matrimonio con Maria Agostina Comini nel marzo 1973). Anno quest’ultimo che vede sposarsi anche: Franca Ghirardi con Pierangelo Grazioli, Nodari Silvana con Ruggero Vignoni, Lucia Donini con Mario Treccani, ora residenti a Visano. Poi…… tanti altri compreso una coppia di indiani da vari anni residenti a Mezzane. Non meno coinvolgenti le foto dei Gruppi di Amici, dalle classi scolastiche come quella del 1975, agli anniversari di matrimonio, appuntamento annuale proposto dalla parrocchia, o fotogrammi degli anni 1957/58, o la foto scattata il giorno della liberazione il 25 APRILE 1945, quando le persone scesero in tutte le strade d’Italia a festeggiare il ritorno della Libertà. Immagini, meglio persone da raccontare e far conoscere ai più giovani, ragazzi e bambini, “Per Non Dimenticare”. Infinite le condivisioni, come i messaggi pervenuti,

Bicelli Donatella con Lesioli felice 1978

Gina Comini con Amici festeggia la fine della guerra 25 aprile 1945 che raccontavano particolari fotografie, il ricordo di amicizie passate, nomi ed identità di momenti lieti e sereni passati, con familiari ed amici. Grazie a quanti hanno collaborato e fatto pervenire preziose fotografie, ancora visibili su Facebook Mezzane. Marino Marin 25


TERRITORIO

DA REMEDELLO UN GESTO CONCRETO DI UN GRUPPO DI GIOVANI CONTRO GLI ATTI VANDALICI A seguito di numerosi atti vandalici che hanno visto devastare il muro della scuola di Piazza Castello, insieme ai ragazzi dell’Istituto Omnicomprensivo Bonsignori, con la collaborazione del Dirigente Iammarino Michele e delle insegnanti, abbiamo programmato per sabato 14.05.22 la ritinteggiatura e pulitura di un angolo del nostro paese che era diventato davvero inguardabile. Una lezione di educazione civica fuori dall’aula. I ragazzi che hanno aderito alla proposta fanno parte del Consiglio Comunale dei ragazzi (non sono i responsabili dello scempio) e per dirla tutta si sono 26

anche divertiti ma il senso della lezione ha voluto far comprendere che i beni pubblici sono di tutti e a tutti spetta conservarli e mantenerli. Una lezione che speriamo sia stata utile anche per coloro che quel muro lo hanno imbrattato e che magari si siano anche pentiti. Speriamo rimanga così pulito.Complimenti ai “giovani pittori” Il Sindaco Simone Ferrari



ATTUALITÀ

INFORMAZIONI SULL’ASSEGNO UNICO Lettera indirizzata al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Alla C.A. del Ministro Andrea Orlando

Buongiorno, siamo una famiglia di Remedello (Bs), che convive da oltre vent’anni con una malattia genetica rara che la colpito la nostra primogenita Vittoria. Abbiamo in tutti questi anni camminato fianco a fianco con le istituzioni locali e nazionali allo scopo di costruire opportunità di vita per nostra figlia. Nello Stato, seppur lottando, abbiamo sempre trovato ascolto e comprensione, una mano tesa. Quello che proviamo adesso, è profondo disagio, per una serie di normative, leggi, emendamenti che stanno mettendo a repentaglio, abolendo diritti acquisiti nel tempo. Oltre a Vittoria con noi anche Celeste di 10 anni per la quale si spera, come ogni genitore, di poterla affidare ad un sistema nazionale con principi saldi che meriti fiducia e rispetto. Da marzo 2022 è entrato in vigore l’assegno unico che ha “abbracciato”, negli spot pubblicitari viene usato il termine “assorbito”, infinite agevolazioni ed aiuti avente la presunzione di garantire alle famiglie potere d’acquisto, forza, supporto e dignità. Nella nostra famiglia, una fra le mille famiglie italiane, lavora solo mio marito come operaio; io mi dedico interamente alla gestione casalinga, 28

dei figli e della ragazza fragile. Abbiamo negli ultimi anni vissuto sulla pelle la pandemia, scelto il vaccino ed il restare in casa per tutelare la vita. Stiamo ora vivendo una guerra che forse neppure ci appartiene ma che ha visto crescere i prezzi dei beni alimentari di prima necessità, delle utenze e dei carburanti in maniera spropositata. Come ciliegina sulla torta l’introduzione di un assegno unico che “non ha abbracciato”, “non ha assorbito” ma “ha eliminato” le detrazione per i figli riducendole ad una manciata di polvere. Mi sono rivolta al call center dell’Inps locale a loro esponendo ammanchi di denaro in busta paga, dubbi, incertezze e se possibile esporre una lamentela, a chi? Con rammarico mi è stato accennato di un “cervellone” che analizza i dati pervenuti per poi calcolare l’entità della cifra spettante. La tecnologia ha fatto questo all’uomo? Ci viene negata l’opportunità di conferire con un nostro simile, un essere umano? La situazione pandemica ha visto mettere in atto da parte del governo misure di supporto ai cittadini quali il reddito di cittadinanza che via via sfumando l’emergenza ha fatto dei destina-


ATTUALITÀ tari individui non desiderosi di avere un’occupazione ma di starsene tranquillamente in poltrona in attesa dell’assegno mensile. Di disagio e di disappunto voglio vergare questi righi per una serie di circostanze che vedono diritti messi allo sbaraglio; ingiustizie, mancanze. Quello che mi disturba è il non vedere, il non sentire, la voce, l’urlo delle migliaia di famiglie con figli disabili gravi a carico nascosti dietro silenzi che sanno di sottomissione, di disuguaglianza, incapaci o non desiderosi di pretendere ascolto, di far sentire il disagio, la preoccupazione per una serie di eventi e modi di pensiero che stanno mettendo a soqquadro il futuro dei disabili. A chetichella, hanno sovraffollato piazze, causato danni, provocati lesioni, chi, in nome di una libertà, mai posseduta, ha voluto mettersi in mostra per protestare contro il vaccino covid;

urlando oltremisura. Forse, la morte o la sofferenza, non ha toccato un loro caro? Puro egoismo? Nessuno di loro aveva, come noi, un figlio fragile per il quale essere contagiato avrebbe significato morte sicura? Siamo una famiglia di quattro persone a cui è stato negato, a priori, senza alcune spiegazione, in sordina, il diritto alle detrazioni famigliari in busta paga conquistate nel corso della storia. Ringraziando per l’ascolto,con la presente chiedo la possibilità che la normativa possa essere rivisitata, per andare realmente incontro alle famiglie, ai bisogni del cittadino. Con la presente chiedo di rivedere gli importi adeguandoli a quanto dovrebbe spettare concretamente. Con la presente chiedo colloquio verbale, da cittadino a cittadino, da semplice cittadino a rappresentante scelto dai cittadini. DEL VECCHIO MILENA

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PENSIERI E PAROLE

LE MASCHERE INTERIORI CHE INDOSSIAMO PER APPARIRE MIGLIORI DI QUELLO CHE SIAMO Recentemente ho riletto un libro che mi piace molto e che credo possa essere ancora di grande attualità. Sto parlando di “Uno, nessuno, centomila” di Luigi Pirandello. Proprio in questo romanzo esprime compiutamente “la teoria delle maschere”: l’uomo per colpa della società (famiglia,amici,lavoro,…) si nasconde continuamente dietro delle maschere per proteggere il “suo vero Io” da eventuali minacce, tanto che poi la maschera medesima finisce per diventare parte integrante del suo modo di essere. E’ un puro e semplice meccanismo di sopravvivenza. Mi spiego meglio: nella vita sociale ognuno

di noi appare diverso (con una “maschera”) a seconda dei contesti, delle norme di comportamento che dobbiamo rispettare e così facendo finiamo per crearci delle “trappole” che imprigionano la nostra vera e propria identità. A questa si sovrappone l’identità “collettiva” ossia quella che ci appiccicano addosso gli altri; essa è molteplice, ossia cambia a seconda delle diverse persone con cui abbiamo a che fare. “La cosa” che ci porta ad oscurare il nostro vero essere è, per l’appunto, la maschera che mettiamo o, per meglio dire, che ci fanno indossare. E questa standardizzazione combacia, ahimè, con la mia però, credo anche con la vostra esistenza. Provo a chiarire meglio perché sono ben consapevole che questa non sia una lezione di letteratura italiana. Dunque.. Sovente capita che ci adeguiamo alle situazioni che ci succedono e magari non lo facciamo per cattiveria, ma semplicemente “per conformarci” come i camaleonti che cambiano colore della pelle per adattarsi, quindi per sopravvivere… Come mai ci comportiamo in questo modo? Per proteggerci da determinate circostanze oppure per non far vedere a chi ci sta intorno la nostra vera natura! Per non far intendere, ad

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PENSIERI E PAROLE esempio, che abbiamo paura oppure che qualcosa non ci piace. Fin da piccoli capiamo bene che non possiamo sempre fare come vogliamo e allora, per essere ben voluti dalle persone che ci stanno intorno, ci conformiamo al volere altrui. E, difatti, pensiamo al momento in cui conosciamo una persona e per farci accettare o ben volere da lei ci mostriamo più accondiscendenti o pazienti di quanto in realtà non siamo normalmente. Se proseguiamo questa analisi ci possiamo accorgere che “le maschere” sono infinite e molteplici. Troviamo, tra le tante, quella del simpaticone che deve per forza essere sempre e comunque simpatico oppure l’indifferente che nasconde il proprio dolore restando sempre impassibile e mi fermo qui, però, ovviamente, la lista potrebbe proseguire ancora… Ma come mai ci ostiniamo ad indossare queste “maschere”? I motivi credo che siano tantissimi, però, forse, i più banali sono: la paura, perché temiamo che sia sbagliato far vedere un nostro punto debole oppure per essere integrati nel gruppo in quanto vogliamo essere uguali alla massa (se tutti fanno un determinato ge-

sto dobbiamo farlo pure noi altrimenti siamo “fuori dal mondo”). E allora cosa fare per evitare di avere delle maschere che, a lungo andare, non riusciremo più a levarci? Cerchiamo di capire chi siamo e cosa vogliamo. Mettiamo da parte gli altri per un attimo (cosa vogliono e come ci vogliono) e incominciamo a voler bene a noi stessi (pacchetto completo, perciò anche con i nostri punti deboli) e solo dopo potremo sperare che pure gli altri ci vogliano bene per come siamo e quindi anche con i nostri difetti. Perché, ricordiamoci, nessuno è perfetto. E quando, finalmente, lo capiremo potremo, credo, vivere meglio e con meno condizionamenti. Monica Palazzi

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PENSIERI E PAROLE

LA FESTA DELLA MAMMA Infastidisce il sentire, leggere, mesi prima, sui media, giornali, televisori messaggi rivolti alla festa della mamma con lo scopo primario di vendere articoli di bellezza, bigiotteria, casalinghi. Ricordo che da piccina, assieme alla maestra Attilia Bettoni, si preparava un lavoretto da donare alla mamma. Erano fervidi i lavori, in silenzio, laboriosi, sotto il fedele sguardo dell’insegnante ci si metteva in gioco, creando articoli dai toni colorati, decorati con pasta, fili di lana, spago, poesie. Uno in particolare mi aveva affascinato. Era l’immagine della Vergine tratteggiato con puntine dorate, passate con filo bianco che regalava all’immagine trame fiorite. Un foglio di carta dorata ed un fiocco bianco lo avvolgeva come tenera carezza. Durante il tragitto scuola-casa fra le braccia forte lo stringevo, come tesoro prezioso, impaziente di donarlo alla mamma, desiderosa di sentire il suo sorriso; inseguire le sue dita che scartavano accartocciando l’involucro; odorare la sua gioia. Per anni il capolavoro fece bella mostra in un angolo della cucina poi scomparve, improvvisamente, durante un trasloco. Si è appena vissuta la ricorrenza della festa della mamma. Fiori a profusione sbocciano nelle vetrine dei fioristi, riccamente guarniti con cuore e paillettes. Avevo l’abitudine,

negli anni dell’infanzia raccogliere mazzolini di viole profumate o di margherite che poi legavo con uno stelo d’erba. A mia madre le porgevo con fare timido. Sono trascorse lune e stagioni, una dopo l’altra hanno segnato tempo e spazio, creato distanze, alzato barriere. Di mamme in cielo ne ho tre: una di nome Maria, una Bruna ed una Rita. A ciascuna di loro mi rivolgo nei momenti di gioia, di difficoltà e di stanchezza o di sconforto. Nella quiete di notti inquiete, mentre solco i passi di un monaco insonne, a loro mi oriento chiedendo una via, soluzione, possibilità. A gran voce, alle mie mamme, voglio rivolgere un grazie, un pensiero dolce dolce, una carezza fonda fonda, un rintocco di campana dal timbro allegro e spensierato. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

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MISS NEW ENTRY 2022

ELISABETTA GIORDANO


MISS NEW ENTRY 2022

FINALISTA MISS NEW ENTRY 2022: ELISABETTA GIORDANO Abbiamo incontrato Elisabetta Giordano 40 anni, di Alessandria. Elisabetta, cosa fai nella vita? Sono una giurista e fotomodella curvy Cosa ti caratterizza particolarmente? Credo la grinta. Sono una donna che non si arrende facilmente e mette tutta sè stessa in quello che fa. Al di là del tuo lavoro, quali sono le passioni della tua vita? Amo la fotografia, la natura. Che obiettivi vuoi raggiungere? Ne ho molti, in realtà. Uno tra questi è quello di poter recitare ed essere protagonista di qualche spot pubblicitario. Come ti piace vestire? Casual chic è lo stile che più mi si addice e non rinuncio ai tacchi. Che rapporto hai con i social? Un bellissimo rapporto visto che mi permette di poter condividere i miei lavori fotografici ed esperienze. Un tuo pregio ed un tuo difetto... Dicono la simpatia. Penso che prendere la vita con il sorriso aiuti ad affrontare tutto e poi credo di riuscire ad andare oltre e vedere sfumature che non tutti riescono a cogliere. Difetto, testardaggine. Quando penso di avere ragione non cedo… 3 aggettivi per definirti? Empatica e sensibile, vivace e caparbia. Il tuo punto debole? La sensibilità. Cosa cambieresti del tuo corpo? Vorrei essere più alta, ma ho imparato nel tempo a concentrarmi sui miei pregi piuttosto che sui difetti. Le 3 cose che guardi in un uomo.

Fisicamente lo sguardo. Deve avere uno sguardo dolce ma deciso. Caratterialmente, mi piace l’uomo pieno di risorse, che mi prenda intellettualmente e mentalmente. Sei mai stato/a innamorato/a? Sì e lo sono tuttora. Un sogno ricorrente... Dormo talmente poco che non riesco a fare sogni ricorrenti. Hai piercing o tatuaggi? Un piccolo tatuaggio sul polso destro. Ultimo libro letto? Imparare ad Amarsi di Grassi Film e cantante preferito? Film: mangia, prega, ama. Cantanti ne ho molti dai Depeche Mode a Vasco Rossi. Comunque, il

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MISS NEW ENTRY 2022

rock in generale. Dove vorresti vivere? Al mare e sogno di trasferirmi in una località marina. Se fosse in tuo potere di risolvere un grande problema, uno e uno solo che affligge l’umanità, su cosa cadrebbe la tua scelta? L’egoismo umano.

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Cosa ti infastidisce più al mondo? L’ipocrisia e il finto perbenismo. Poseresti mai nuda/o per una rivista? Non sono molto per il nudo. Credo si possa essere femminili anche vestita o con il cd “vedo e non vedo”, ma non lo escludo. Ho imparato nella vita che c’è un tempo per tutto e che niente avviene per caso.


MISS NEW ENTRY 2022 Convivenza o matrimonio? Non ho preferenze anche se io sono sposata. Ti piacciono gli animali? Li adoro. Ho due cani, un gatto, un pesce rosso di nome Sushi e adoro andare a cavallo. Che squadra di calcio tifi? Non sono tifosa, ma amo seguire la Nazionale in TV. Credi alla magia e al paranormale? Non credo nella magia. Da 1 a 10 quanto contano per te: soldi, amici, essere alla moda.

-Soldi 8 -Amici 10 -Essere alla moda: poco. La moda è lo stile in cui ci troviamo a nostro agio. Ci sono indumenti o accessori che pur essendo di tendenza non fanno per me. Che immagine vuoi dare di te stessa? Quella vera. Mi piace essere spontanea e non impostata. Dove ti vedi fra 10 anni? Vorrei dirti realizzata, ma sono sempre in costante crescita ed evoluzione e non mi sento mai completamente arrivata. Istagram: curvelybeth

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FASHION AND STYLE BY ROMINA SIRANI Il blazer è protagonista in questa primavera 2022 abbinabile a qualunque capo: pantaloni, leggings, minigonna od abito. Abbiamo giacche dal taglio maschile rigorosamente oversize proposte con maniche voluminose ed arricciate oppure decorate con gioielli cuciti sul tessuto, a doppio petto e leggermente svasato con tasche applicate per un tocco casual, molto lunghi e meno voluminosi completati da guanti con coppie di bracciali cuff. Ma la novità più sexy è sicuramente indossare il

blazer oversize come vestito, ecco alcuni consigli per come portarlo nel modo migliore: -è adatto per chi ama osare; -prima di acquistare fate delle prove per verificare che vi piaccia l’effetto; -se volete essere più sobrie puntate alle tonalità scure oppure neutre come il nero, grigio e beige, se invece volete osare al massimo scegliete i colori più accesi; -per slanciare la figura serve il tacco: scarpe, sandali o sabot; -se il capo è troppo scollato usate una fascia in lycra oppure un body e se è troppo corto indossate gli shorts, vi ricordo che il buon gusto fa sempre effetto!!! Romina Sirani

RACCONTI

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Giri in auto con le prime ombre della sera, la notte a volte, nelle vie del tuo paese o altrove e di colpo scoppia un temporale, ti sorprende la pioggia insistente e azioni i tergicristalli. Ma se ti fermi per un attimo, parcheggi in un angolino e spegni il motore, allora puoi sentire l’acqua che picchia sopra di te, ti senti al sicuro e tutt’intorno le luci dei negozi, delle finestre illuminate o di un vicino semaforo, attraverso il cristallo e la pioggia che gli scroscia contro, non sono più le stesse luci così nitide e ben delineate. Vengono animate dall’acqua e i colori del semaforo diventano sfere di rosso e di verde che la pioggia dilata; si allungano, risalgono, si scompongono e sembrano gocce di luce impazzite che cercano di fuggire, diventano una cosa animata, qualcosa in movimento che vibra di vita propria, quasi come silenziosi giochi, fuochi d’acqua artificiali, un caleidoscopio di vita e di colori. Poi azioni il tergicristalli e l’incanto, di colpo, svanisce e se ne va. Enrico Savoldi


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PENSIERI E PAROLE

MINA Proprio mentre stavo scrivendo la storia “LA MICIA DAGLI OCCHI VIOLA”, è accaduto un fatto terribile, che adesso vado a raccontare. Quando Viola, la stupenda gattona che per più di quindici anni mi ha accompagnato nel mio giro notturno è venuta a mancare (nel 2010), ero veramente triste, mia moglie e mia figlia si erano accorte che non ero più quello di prima, e così Valentina (la mia figlioletta), ha chiesto in classe se qualcuno avesse un gattino da poterci donare; parla di qua, chiedi di là, è saltato fuori che un’alunna aveva la sua micia incinta ed era prossima al parto. Quando arrivò a casa da scuola era a dir poco entusiasta: “Papà, papà, ho trovato, un gattino, tra pochi giorni nasce, lo teniamo qua in casa con noi?”. Nel nostro cortile cani e gatti non sono mai mancati, vivevano in modo liberty, giravano dappertutto, ma non potevano entrare in casa, mia mamma Anna, non voleva assolutamente che un animale stato chissà dove, potesse sporcare ed inquinare l’ambiente domestico. Visto che quando abitavo a Fiesse, il nostro appartamento era condiviso dai miei genitori, dovettimo chiedere il permesso a mia madre prima di portare in casa un gatto; mia figlia ha un modo di fare, parlare, coccolare, che farebbe sciogliere una statua di bronzo, e così, davanti alla sua richiesta, la mia mammina non seppe dire di no. La gatta della sua compagna di classe partorì 4 splendidi micini, andarono mia moglie e mia figlia a sceglierne uno, arrivarono a casa con un affarino piccolissimo, rosso con delle striature di fuoco, aveva occhioni blu che diventarono in seguito verde smeraldo, sembrava avesse dei gioielli incastonati in testa; perfino mia madre quando lo vide gli scappò di urlare: ”ma Cristo se le bel”. Mia figlia scelse il nome Mina (convinta che fosse una femmina), da dare a questo stupendo esse44

rino, ma crescendo gli spuntarono gli attributi, il nome ormai era stato assegnato, e quello gli rimase per sempre. Aveva un temperamento di una tale dolcezza da non assomigliare per niente ad un gatto, cercava le coccole da tutti, era diventato amico perfino di una gallina che girava libera in cortile, aveste dovuto vedere le moine e le effusioni che quei due si scambiavano quando si incontravano: sembravano morosi; non parliamo di Billy, il cagnolino della nostra cascina, il più delle volte dormivano assieme nelle stessa cuccia. Verso i tre anni di età, una mattina tornò a casa malconcio, il muso tutto graffiato, le orecchie rotte (era il periodo degli amori), mia figlia si infuriò con me perché non volevo assolutamente farlo castrare, ma quando lo vidi in quelle condizioni, dovetti cedere. Lo caricammo in un grande trasportino (la nostra Mina pesava più di 10 chili, sembrava più ad una tigre che ad un gatto), lo portammo presso la clinica veterinaria di Ostiano; urlò e vomitò per tutto il viaggio (era per quel motivo che tutti i vari vaccini li somministravo io, stando a casa, l’auto per lui era insopportabile). Dopo un paio di giorni siamo andati a riprenderlo, diciamo che a quel punto, era diventato Mina a


PENSIERI E PAROLE tutti gli effetti, dopo un viaggio di ritorno da incubo, appena entrato in casa si tranquillizzò, andò a salutare mia mamma (tanto era contraria a tenere animali in casa e tanto si era innamorata di Mina), si strofinò contro le sue gambe, miagolava come a parlargli, elargiva bontà in quantità industriale, assomigliava più ad cane come temperamento che non ad un felino. Nel 2016 mia figlia è andata ad abitare a Remedello, il gattone o la miciona, non so bene come chiamarla, si era affezionata a noi (io e mia moglie) ancora di più, faceva parte a tutti gli effetti della nostra famiglia, partecipava alle nostre discussioni, miagolava in modo strano se si alzava la voce dando un suo personale parere a quanto si stava discorrendo. Quattro mesi fa, siamo venuti ad abitare anche noi (io e mia moglie) a Remedelllo, la nostra grande paura era che Mina non si ambientasse, abitiamo in campagna, ma temevamo potesse essere sbranata da qualche cane delle cascine vicine oppure potesse finire sotto un’auto. Abitando in mezzo ai campi, abbiamo sempre lasciato Mina libera di stare dentro o fuori casa, a suo piacimento; quando siamo arrivati a Remedello, Mina per 15 giorni non ha voluto uscire, poi piano piano ha cominciato a fare dei giretti, si è ambientata, ha conosciuto degli amici (due gatti anche ieri sono venuti a cercarla alla nostra portafinestra), eravamo contenti, anche lei si trovava bene nel nostro nuovo sito, usciva la notte, rientrava al mattino, ci parlava dei suoi problemi (tutti i giorni si metteva seduta davanti a noi mentre eravamo sul divano e miagolava per qualche minuto), poi saltava in mezzo a noi, metteva la testa contro uno, il didietro contro l’altro in cerca di continuo affetto. Tre settimane fa è accaduto un terribile avvenimento: era già da 4 giorni che Mina mancava da casa: io e mia moglie eravamo preoccupatissimi, pensavamo gli fosse capitata qualche disgrazia ed infatti, l’abbiamo sentita

miagolare in tono disperato: aperta la porta, l’abbiamo trovata in condizioni indescrivibili, tutta la metà posteriore era piena di sangue ormai raffermo, si trascinava usando le zampe anteriori, aveva impiegato 4 giorni per tornare a casa, ma un centimetro per volta era riuscita a tornare da noi, dapprima abbiamo pensato fosse stata sbranata da un cane, l’abbiamo portata alla clinica veterinaria, il medico dopo averla pulita e visitata, ha affermato che era stata investita da un’auto, i segni della ruota erano molto evidenti su di lei, il veterinario l’ha operata. Due giorni dopo siamo andati a riprenderla, il dottore ci ha detto che non riusciva a comprendere come potesse essere ancora viva; gli aveva amputato la coda, ricucito l’intestino in più punti, ricollegato l’ano al retto, in poche parole era distrutta; quando ci ha visto ha cominciato a rantolare, come a dire: “portatemi a casa”. Nel tragitto era talmente mal ridotta che non riusciva neanche a vomitare (cosa che normalmente faceva). Gli abbiamo prestato tutte le cure necessarie: somministrato antibiotico, antinfiammatorio, antidolorifici; la cosa straordinaria è che dopo tre giorni aveva iniziato a mangiare e non solo, riusciva a muoversi su tre gambe; avevamo già gridato al miracolo, ma purtroppo abbiamo gioito troppo presto... Dopo 5 giorni non mangiava più, l’abbiamo riportata dal veterinario,

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PENSIERI E PAROLE dopo avergli tagliato i punti, l’ha aperta un’altra volta, le tenevo la testa fra le mie mani, miagolava disperata, mi guardava con i suoi occhi giganteschi, solo lei sa il male che ha sopportato, eppure, nonostante avesse messo la sua zampetta sulla mia mano non mi ha mai graffiato, mai morso, era talmente enorme l’amore che provava nei miei confronti che ha sopportato tutto senza farmi alcun male. Dopo averla medicata e ricucita, il veterinario ha dato il suo responso: “l’infezione è penetrata nella spina dorsale, l’ho lavata tutta internamente, cambiamo e raddoppiamo l’antibiotico; è grave, non garantisco niente”. Arrivati a casa, sembrava un po’ più sollevata, però riusciva solo a bere, non ha mai più mangiato, finché non è più riuscita a muovere nemmeno le zampe anteriori. La mattina del 23 aprile, si lamentava molto, piangeva, non voleva rimanere sola, si tranquilliz-

zava solo accarezzandole la testa... è così che si è spenta, è rimasta con gli occhi aperti, guardando nei miei, come se mi avesse voluto affidare la sua anima; anche se (lo dico con convinzione), c’è sicuramente un Paradiso anche per le bestiole e loro probabilmente lo raggiungono senza passare dal Purgatorio. Mina è stato il primo animale cresciuto in casa, di noi conosceva tutto, debolezze e virtù, era il paladino degli oppressi, quando sgridavamo nostra figlia, lei gli si metteva davanti, come a difenderla; intuiva perfettamente il nostro stato d’animo ed era con chi stava giù di corda che passava l’intera giornata. Per tutti questi motivi che ci manca moltissimo, proprio come aver perso un caro famigliare. Può darsi che in futuro cambi idea, ma non so se terremo ancora un animale in casa, quando queste creature ci lasciano, il dolore è troppo grande. Giordano

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L’INTERVISTA

ALICE CAPPELLATO

QUANDO LA SEMPLICITÀ SBARCA IN TV Dopo la fotografia è arrivata anche la televisione. L’ennesima dimostrazione che il fascino acqua e sapone conquista i riflettori. Alice Cappellato viaggia con i piedi ben piantati a terra e resta la ragazza umile di sempre, abituata a farsi in quattro in ambito lavorativo e familiare. Ma, nell’ultimo periodo, qualche nuova porta si è spalancata. Dopo aver provato il brivido di mettersi in posa sul set fotografico, ora anche la tv si è accorta di lei e Alice è stata fra le splendide protagoniste di “Influencer di stagione”, il format tv condotto da Michela Persico in onda sul circuito nazionale di 7 Gold. Un’esperienza da favola che ha portato la sua semplicità sugli schermi degli italiani. “Era tutto nuovo per me, un contesto nel quale solo qualche settimana fa non mi sarei mai immaginata di poter essere io la protagonista – racconta Alice - è stata un’esperienza bellissima e emozionante, mi sono divertita moltissimo ed ho conosciuto delle persone

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magnifiche, a partire dalle influencer che partecipavano al programma con me, per poi passare alla conduttrice, all’opinionista, ai produttori, ai registi e tutto lo staff”. Alice va di fretta e non vuole fermarsi qui. Le sue giornate corrono veloci fra commissioni, lavori e sogni futuro. E lo spettacolo sta iniziando a diventare il suo grande sogno… Riavvolgiamo il nastro: hai 24 anni, sei della Provincia di Venezia e… Nella vita sto studiando Scienze della formazione e dell’educazione, perché ho un amore incondizionato per i bambini: sono lo specchio della mia anima, sono una terapia naturale, mi mettono gioia e vitalità in tutte le loro sfaccettature. La semplicità continua ad essere il tuo punto fisso. Sono una persona semplice nel modo di fare e in come interpreto la vita. Sono solare, dinamica e sempre con voglia di fare e mettermi in gioco; penso sia proprio questo che ha fatto cambiare in me il


L’INTERVISTA modo di vedere le cose; una di queste è il desiderio di avvicinarmi al mondo dello spettacolo, della fotografia e della moda. Partiamo proprio dalla tv. Alice, la tua prima volta davanti alla telecamera… che effetto fa? La partecipazione a Influencer di stagione è un’esperienza che custodirò gelosamente nel cassetto dei ricordi. È stata una giornata piena di emozioni, un’avventura che rifarei mille volte… ed anzi spero di continuare e a crescere sempre di più in questo mondo. È un mondo affascinante, mi sento bene e convinta di questa mia scelta di vita. Piccoli passi che portano verso mondi nuovi. E di questo devo ringraziare una persona straordinaria come Gianfranco che mi ha dato l’opportunità di vivere questa sfida. Sono molto felice che lui abbia investito su di me ma soprattutto che lui si sia fidato della mia persona. Spero di poter continuare su questa strada e di poter fare carriera: non mi nascondo, la tv sarebbe il mio sogno più grande e una grande soddisfazione per la mia famiglia che mi ha sempre sostenuta e creduto in me. Una parte del merito va anche a te, che hai deciso di tuffarti in questa esperienza… Diciamo così: se mi si sono aperte queste strade, il motivo è dettato dal mio carattere molto estroverso.

Con chiunque desidero trasmettere positività e sorriso, ma anche la maturità che mi deriva dalle tante esperienze di vita che ho affrontato e superato. Ho il cervello attaccato al collo, le decisioni che prendo sono quelle che mi vengono dalla testa e dal cuore… insomma sono una ragazza semplice, matura e allo stesso tempo anche un po’ pazza, che vuole rendere sempre più concreta la mia passione per la moda, lo spettacolo e la fotografia. CONTATTI SOCIAL @alicecappellato

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E’ possibile crescere organicamente su Instagram? Oggi è sempre più difficile crescere organicamente su Instagram. La piattaforma introduce aggiornamenti in continuazione e questo causa conseguenze sull’algoritmo ed è sempre più complicato riuscire ad avere una crescita costante su questo social. Quindi se sei in quella fase di stallo in cui qualsiasi cosa sembra remarti contro, non disperare… ci sono passati tutti, me inclusa. Tuttavia ho una bella notizia per te! C’è qualcosa che ti permette di raggiungere un pubblico nuovo, di diventare virale e di ottenere quindi più visibilità e di conseguenza followers (...e clienti) …in modo completamente gratuito e organico! Sto parlando dei Reels! I Reels sono l’unico strumento in grado di regalarti tutto questo, ma solo se segui alcuni accorgimenti importanti. Proprio così, se crei Reels senza una strategia, senza logica e senza correlazione con la tua nicchia… beh, i risultati saranno negativi. Quindi è importante pianificare i tuoi contenuti

con molta attenzione, scegliere la musica giusta, inserire sottotitoli chiari e attrattivi e creare una copertina in grado di bucare lo schermo. Naturalmente questi sono solo alcuni punti da seguire per poter realizzare Reels di successo. E tu applichi queste regole? Utilizzi i Reels nella tua strategia? Non ti perdere il prossimo numero perché ho qualcosa di pazzesco da svelarti, che sono certa cambierà le sorti del tuo profilo Instagram. Dott.ssa Ylenia Francini Fashion Digital Expert IG @yleniafrancini 51


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“MAMY” Mamma oggi è in festa, la giornata è giusta, splendida come una rosa rossa, come l’amore che porto nel cuore, Mamma è il sorriso che mi manca, la carezza sul volto, la tristezza di un momento, ogni episodio lo rivivo, dentro un sogno. Il pensare che mi resta, un tormento che non passa. Il bisogno lo cerco nel silenzio, il ricordo... la disperazione di un bambino, la felicità... non smettere di sognare il tuo amore, oggi sboccia una rosa che splende al sole ed una farfalla si posa nella rosa per poi volare nelle immagini di un tempo che ancor oggi vive e poi scompare e nell’anima ritorna..... Tanti auguri mamy BMG

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“IL GRANO” Con pioggia e rugiada si lava il viso il grano, si asciuga con nuvole e raggi di sole con il vento si pettina... cosa gli manca per essere appagato? Sguardo umano, per specchiarsi in esso e sentirsi ammirato Darina Naumova

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“LA NOTTE” Mi copre la testa ed anche se leggera ed impalpabile, mi infastidisce più di un piumone d’estate. Qualcuno cammina sul tetto della nostra casetta, i mobili scricchiolano come le ossa dei vecchi, gli unici specchi in cui vedo riflessi, son quelli dell’anima che parlan con me. Non riesco a dormire se mi stai ad interrogare Adesso ti prego, lasciami stare, in braccio a Morfeo mi vorrei cullare, Domattina, te lo prometto sarò io, che ti vengo a cercare. Giordano

ED È POESIA

“LEGGERA BREZZA” Lasci una leggera brezza di te nell’anima scarlatta, accarezzi i sospiri di colei che tanto ha atteso l’eclissi, un bacio sigilla quell’istante, il desiderio brucia ardente in quei corpi mentre lo sguardo prende vita trasformandosi in una scintilla di passione. Roberta Scalvini


ITINERARI

SANTUARIO DI SAN ROMEDIO

VAL DI NON - Comune di Predaia (TN)

Il santuario di San Romedio è un santuario dedicato alla figura dell’eremita San Romedio, situato su un ripido sperone di roccia, nello splendido scenario naturale della Val di Non, nei pressi di Sanzeno, ma nel territorio comunale di Predaia. Il santuario è costituito da cinque chiese costruite nell’arco di circa novecento anni fra il 1000 e il 1918. Le cinque chiese sono state costruite a ridosso di una ripida parete di roccia e sono unite tra loro dai 130 gradini di una spettacolare scalinata. Esso è visitato annualmente da circa 200.000 pellegrini, ed è custodito da due frati dell’Ordine di San Francesco d’Assisi. Chiesa antica e sacello Un portale romanico e una Madonna con bimbo benedicente (XII secolo) portano sul culmine della rupe dove riposano i resti mortali di san Romedio esposti nel sacello dal 1120. Chiesa di San Romedio Costruita nel 1536 dai conti Thun davanti all’an54

tica chiesa, accoglie i pellegrini presso il cuore del santuario. Custodisce la tela della Deposizione di scuola veronese (1695), e quella di San Romedio eremita di Giovanni Battista Chiocchetti (1905). Chiesa di San Michele Tipica cappella di conti e baroni, in stile gotico-clesiano con volta a botte. Costruita nel 1513 dai conti Thun e dipinta da Adriano Mair nel 1584, custodisce un altare barocco del 1713.


ITINERARI Cappella dell’Addolorata Benedetta il 1º ottobre 1923, nasce come ex voto dei reduci della prima guerra mondiale. L’orso Nel recinto per gli orsi adiacente al santuario vengono periodicamente custoditi degli orsi in cattività. Tra gli orsi più celebri si ricordano Charlie, arrivato nel 1958 e proveniente da un circo che lo aveva destinato all’abbattimento e due orse nate nel recinto del santuario nel 1996, Cleo e Cora, poi trasferite presso il Parco Come raggiungere il santuario Una vista dell’ardito (ma per famiglie) sentiero per il santuario. Sentiero delle forre di San Romedio In macchina Dall’abitato di Sanzeno parte una stretta via asfaltata che percorre per 1 km circa un canyon fino ad arrivare al parcheggio nei pressi del santuario. A piedi faunistico di Spormaggiore. Partendo dal parcheggio del Museo Retico a Da marzo 2013 nel recinto vive Bruno, un esem- Sanzeno si può percorrere il sentiero delle forre plare di orso bruno dei Carpazi sequestrato ad di San Romedio, ricavato da un ex-acquedotto un privato che lo deteneva illegalmente, insieme realizzato nella metà del 1800 per scopi irrigui, ad altri animali, a Palestrina nei pressi di Roma. trasformato in sentiero a picco sul canyon che A seguito del sequestro è stato effettuato un termina nei pressi del santuario. tentativo di reinserimento in natura scegliendo come area quella del Parco Nazionale d’Abruzzo ma l’animale, abituato alla vita in cattività, non è riuscito ad ambientarsi rendendo necessaria il trasferimento in un’area controllata.

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RIDIAMOCI SOPRA Università. Esame di Fisica. Si presenta il primo studente. Il professore: “Sei in treno in uno scompartimento. Fa caldo. Che fai?”. “Apro il finestrino”. “Bravo! Calcola la variazione di Entropia”. “Ma come? Mi servirebbe qualche dato in più...”. “Non lo sai? No? Va bene, vai”. Il primo viene sbattuto fuori. Arriva il secondo, poi il terzo, il quarto e il professore fa la stessa domanda con lo stesso risultato. Arriva l’ultimo studente: “Sei in treno, in uno scompartimento. Fa Caldo. Che fai?”. “Mi tolgo la giacca”. “Sì, ok, ma fa ancora caldo, che fai?”. “Mi allento la cravatta”. “Ma fa ancora caldo. Che fai?”. “Mi sbottono la camicia”. “Sì, ma fa ancora tanto caldo. Che fai?”. “Senta, professore, può fare quanto caldo vuole, ma io quel cazzo di finestrino non lo apro”. Un uomo entra nel negozio di un distributore di benzina: “Assumete degli impiegati?”. “No, siamo al completo. Abbiamo già tutti i lavoratori che ci servono”. “Bene! Allora che ne dite di mandarne qualcuno fuori per farmi il pieno?” Un uomo entra in un negozio di pompe funebri. “È morta mia suocera e vorrei una bara da poco prezzo!”. “Beh, c’è questa che costa 200

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euro”. “Per carità, io sono disoccupato e non ho tutti questi soldi!”. “Allora c’è quest’altra che costa 100 euro: è la più economica!”. “Macché, è sempre troppo, non avete altro?”. “No, bare a meno prezzo non ce ne sono, ma se porta qui sua suocera le attacchiamo 4 maniglie ai fianchi e al trasporto ci pensate voi parenti!”. Un contadino muore e le anime del Cielo gli chiedono come è morto. “Come sono morto? Stavo tornando dalla terra e, cammina cammina...”. “Sei morto camminando?”. “No, aspetta. Cammina cammina...”. “Ti ha investito una macchina?”. “No, aspetta. Cammina cammina... mi si gonfia una palla... Si è gonfiata così tanto che non potevo camminare e allora me la sono messa sulle spalle... “. “È scoppiata?”. “No, aspetta. Cammina cammina... mi si gonfia l’altra palla...”. “È scoppiata?”. “No, anche quella me la sono messa sulle spalle...”. “Ma insomma... si può sapere come sei morto?”. “Cammina cammina, sono entrato dentro casa e ho trovato mia moglie a letto con un altro... Mi sono girate così tanto le palle che sono morto soffocato!”.


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L’INTERVISTA

CHIARA ZANON

UNA PALLAVOLISTA DECISAMENTE... SOCIAL!

Atleta, studentessa in Scienze Motorie e personaggio social capace di trasmettere eleganza e amore verso sé stesse. Chiara Zanon ha 22 anni, abita a Milano e alterna le giornate fra studio, beach volley e qualche fotografia che la racconta nei differenti contesti in cui si trova. Certo, non è un’influencer nel senso stretto della parola, ma sui social il suo profilo è attivo e le permette di veicolare le tante attività che la vedono protagonista nel corso degli anni. “La cura della mia immagine è iniziata perché avevo una autostima molto bassa di me stessa – racconta – Da qui la scelta di curarmi esteticamente e rendermi più “socialmente” accettabile. Tutto questo mi ha fatto sentire più sicura di me stessa, anche se poi in realtà ho capito che tutti sono belli e particolari a modo loro e non esiste una bellezza standard”.

Eppure, sui tuoi social ormai si trova tutto ciò che fai nel quotidiano. Il mio rapporto con i social è abbastanza attivo perchè posto tutto ciò che rappresenta la mia vita. Seguitemi su Instagram @_.chiara.zanon._ e capirete che il mio unico desiderio è quello di veicolare le mie esperienze quotidiane e mettere in evidenza quella che è una parte della mia personalità. Eppure, il mondo dei social ha sempre una doppia faccia della medaglia. E, infatti, mi infastidisce chi crede di conoscermi solo perché mi segue sui social quando in realtà… non è assolutamente così! Quello sui social è solo un profilo aperto al mondo ma dentro ognuno di noi c’è un universo che condivido solo con pochi intimi. Ripartiamo dal volley, il tuo grande amore.

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L’INTERVISTA La passione per la pallavolo mi ha accompagnato fin dai primi anni delle superiori dove ho incontrato l’amore per questo sport e questa relazione è andava avanti nel tempo fino ad adesso: fare sport e giocare a pallavolo mi rende la persona che sono! Mi dà gioia, grinta, determinazione, sofferenza, dolore, grandi soddisfazioni, molta felicità e auto-realizzazione. Una carriera che ti ha permessa di vivere esperienze importanti. Momenti che custodisco nel cuore, dai nazionali under a quelli over! Ma, in generale, ogni partita è diversa e ci si deve mettere sempre in gioco al 100%. In battaglia vince il più forte e anche chi lotta meglio, sono questi gli elementi per sconfiggere un avversario che giocherà senza avere alcuna pietà. Sport e immagine si sono anche uniti… La mia principale collaborazione avuta è stata con ASICS. Un’esperienza di cui vado orgogliosamente fiera. Se si aprissero le porte dello spettacolo, come reagiresti? Il mondo dello spettacolo è difficile e complicato, ci sono persone simpatiche con le quali ho piacere a condividere piacevoli momenti ma…. sono veramente poche. Purtroppo, ognuno pensa a se stesso e far carriera anche a discapito degli altri. Che ragazza sei nel quotidiano? Sono una ragazza tranquilla, vesto sempre a se-

conda delle occasioni: posso passare dalla tenuta di gioco con scarpe da ginnastica al tubino e tacchi per la serata. Cosa ti aspetti dal futuro? Al momento mi concentro giorno per giorno su quelli che sono i miei impegni recenti e poi… dove mi porta il vento si vedrà, qualunque sia l’opportunità che mi capiterà sarò felice di coglierla. CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/_.chiara.zanon._/

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