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L’implantologia è la branca dell’odontoiatria che si occupa della sostituzione dei denti na turali mancanti mediante impianti. Quando si inseriscono nell’osso impianti in titanio puro l’osso cresce a diretto contatto con la su perficie implantare, questo fenomeno prende il nome di osteointegrazione e permette agli impianti di diventare parte integrante del corpo come lo sono le radici dei denti naturali. L’implantologia esce dalla fase sperimentale e diventa una branca ufficiale agli inizi degli anni 80 negli Stati Uniti, dopo circa due anni in Italia. Diventa una scienza ufficiale quando il Professor Branemark, uno studioso svede se, presenta alla comunità scientifica nazio nale uno studio in cui dimostra che trascorsi 10 anni dall’inserimento dell’impianto il 98% sono in sede e in buona salute. Gli impianti
sono radici artificiali in titanio puro che ven gono posizionate nell’osso della mandibola e nell’osso mascellare superiore per sostituire le radici degli elementi mancanti. I vantaggi che offre una protesica fissa, al contrario di una mobile, innanzitutto il mantenimento dell’osso che diversamente si riassorbirebbe oltre all’in tegrità dei denti adiacenti alla zona edentula evitando di ricoprire questi ultimi. In secondo luogo, quando la riabilitazione è complessa, come una protesi totale rimovibile o parziale, con gli impianti si ha il ripristino della capacità masticatoria che diventa uguale a quella dei denti naturali con conseguenti benefici dige stivi e nutrizionali, oltre al mantenimento del le normali funzioni muscolari del viso con un recupero dell’aspetto più giovanile. Inoltre si arresta il processo di riassorbimento dell’osso della mandibola o del mascellare evitando an che infiammazioni gengivali e dolori correlati all’instabilità della protesi. Ci sono alcuni requisiti per poter essere ido nei all’implantologia, si parla sicuramente di giovani che hanno concluso la fase di crescita a cui mancano per agenesia alcuni denti permanenti, pazienti che in seguito ad un trauma hanno perso i denti o che hanno già esegui to in passato riabilitazioni orali con ponti fissi che devono essere ripristinati, ma i cui pilastri (denti su cui si appoggia la protesi) non danno garanzia oppure portatori di protesi totali che per ragioni funzionali ed estetiche necessita no di una protesi fissa. Ricordiamo che non ci sono limiti di età, naturalmente si deve valuta
SPECIALISTI DEL SORRISO DA OLTRE 35 ANNI
re caso per caso. Ogni situazione clinica del paziente deve es sere esaminata attentamente, poiché sono ri chieste condizioni ben precise che consentono di affrontare questo intervento. La condizione principale è la quantità di osso: la valutazione si fa con alcuni esami come ortopantomogra fie, T.A.C cone beam... Un altro fattore impor tante da considerare è il fumo, da ricerche effettuate recentemente è risultato che il fumo è un elemento negativo a livello paradontale e implantare come un’altra condizione rilevante è che il paziente non sia affetto da patologie si stemiche non controllate farmacologicamente. Infine si ritiene idoneo all’implantologia esclu sivamente il paziente che mantiene nel tempo una scrupolosa igiene dentale e osserva i con trolli periodici stabiliti. La quantità di osso non pregiudica la possi bilità di sottoporsi all’intervento, di solito è comunque possibile anche quando questo non è sufficiente. L’osso infatti, può essere ricostruito mediante tecniche rigenerative che prevedono l’utilizzo di membrane e d’innesti di osso autologo o di altri materiali biocompatibili. Ad esempio nelle arcate superiori la presenza
del seno mascellare, una cavità posta nella regione molare, può in alcuni casi impedire il posizionamento di impianti, in questo caso è possibile oggi eseguire il “rialzo del seno”: una procedura eseguita per aumentare la quantità di osso in quell’area, preparandola così all’in serimento di uno o più impianti.
L’intervento non è doloroso, si fa in anestesia locale e si deve seguire un post operatorio con alcune semplici indicazioni da non sottovalu tare. Il rigetto non esiste perché il titanio è un materiale biocompatibile in quanto inerte dal punto di vista biologico quindi l’organismo non lo riconosce.
Da oltre 35 anni presso il nostro reparto odon toiatrico sono attive le specialità di implantologia endossea e di chirurgia orale guidata. Si effettuano, quando è possibile, gli impianti a carico immediato e per ogni impianto eseguito al paziente è rilasciata la rispettiva certificazio ne che attesta l’eccellente qualità dei mate riali. Presso il reparto odontoiatrico, grazie a certificati di altissima e all’è possibile eseguire check-up completi, avendo così soluzioni per sonalizzate per ogni esigenza. Offriamo al paziente che esegue cure odonto iatriche la possibilità di a tasso 0%, diretta mente in studio secondo le personali esigenze.
L’implantologia è ormai un metodo affidabile per tornare a sorridere!
Ci sono gesti che raccontano una storia. Una donna col turbante in testa a coprire gli esiti di una chemio, un’altra donna le cammina a fianco. Parlano, quest’ultima le mette un braccio sulla spalla, e continuano a camminare. Una donna seduta sul letto, l’uomo le pren de una mano e rimangono così, nell’intreccio di mani, ad ascoltare le parole del medico. Un uomo cammina per il corridoio spingendo la piantana della flebo e si ferma a guardare fuori dalla finestra. Un gruppo di ragazzi si stringe in abbracci fuori dalle porte della terapia intensiva. L’uomo in vestaglia in piedi sulla porta della sua stanza osserva il via vai indaffarato e sorride a chi gli lancia un sorriso. La donna con un ragazzino disabile in carrozzina guarda un bambino che sgambetta contento. Un signore anziano in un parco, seduto su di una panchina osserva dei ragazzi giocare a palla. Gesti, sguardi. Fram menti di film senza audio, immagini che raccontano storie. Siamo sempre di corsa ma quando ti fermi a guardare, li incontri. Lingua universale, che non ha bisogno di tradu zioni. Così, camminando per un corridoio di ospedale o per strada, al di là del rumore del traffico o del vociare delle persone, altre voci silenziose parlano a chi le vuole sentire. Raccolgo questi momenti e li custodisco nel cuore e nella mente. La vita non è sempre facile; a volte abbiamo giornate davvero difficili e il percorso ci sembra così ricco di avversità che è normale sentirsi sbagliati. Non bisogna mollare e soprattutto rimanere sempre umili!
Non si può mai sapere come la vita ci cambierà, come gli eventi che incontriamo forgeranno il no stro carattere, modificheranno il nostro cervello. Ripenso a un colloquio della settimana, storia di un dolore che ha creato una frattura insanabile in una coppia, che ha lavorato in ognuno dei due portandoli su binari diversi, sempre più distanti uno dall’altra. Penso alle chiacchiere alla mac chinetta del caffè, dove mogli e mariti raccontano -talvolta con ironia, altre volte con sarcasmo, rab bia, disincanto- quanto il lui o la lei siano cambiati nel tempo, come non siano più gli stessi di quan do si sono innamorati. Ovvio, si cambia. Eppure, quel che mi colpisce è che non lo si met te in conto. Lo si sa, ma -come per le malattiein fondo si pensa sempre che non toccherà a noi, che per noi sarà diverso, che l’amore ci salverà. Salvo poi cadere nella disillusione. Penso a me e a mio marito, a come le difficoltà di questi ultimi anni hanno forgiato i nostri caratteri, nel bene e nel male. Non siamo più gli stessi, ma finora siamo stati fortunati. Il confronto con la realtà non mi ha fatto scoprire un estraneo accanto, ma un uomo che ho im parato a conoscere anche nei suoi aspetti più
difficili, più faticosi. E che, per un’alchimia mi steriosa e benigna, sono risultati sostenibili per me. A volte con fatica o irritazione, ma comunque sostenibili. E io sono risultata sostenibile per mio marito. Il che significa che non siamo finiti nel territorio della perdita di stima, del senso di estra neità, della fredda disillusione, del sentire l’altro un po’ nemico. Perlomeno ad oggi è così. Dico che siamo stati fortunati perché davvero, al di là dell’impegno, dell’amore, della riflessione e del dialogo, poi c’è un’alchimia psicologica che regge, che non dipende dai nostri sforzi, sempli cemente accade, rende possibile, facilita.
Bene la prima con l’Under 16, bene la seconda con l’Under 18 e se è vero il detto che dice “non c’è due senza tre” ecco che le squadre allenate da Mister Peverada calano il terzo successo consecutivo. Ma andiamo con ordine: nella prima giornata l’Under 16 era impegnata in casa a Isorella contro l’Essegi Bs Atlantide: una partita nella quale non c’è stata storia: i parziali dei tre set parlano chiaro (25/12-25/1525/12). La squadra Vaiacar Piuvolley Più39 ha gio cato molto bene grazie anche al valore dell’avversario che ha faticato non poco a rimanere in partita. La seconda giornata prevedeva il turno di riposo e quindi passiamo all’Under18. C’erano un po’ di timo ri all’esordio essendo la prima esperienza in questa categoria. Trasferta a Manerbio la domenica mattina: già dalle prime battute si intuisce che non sarà una partita facile: le ragazze del VendorPiùvolley Piu’39 non si fanno intimidire e replicano punto su punto agli attacchi degli avversari tanto da chiudere il 1° set 25 a 20. Il Pallavolo Manerbio Und 18 sembra rimanere inerme e deluso tanto da rendere più agevole la vit toria del secondo set concluso con il parziale di 25 a 16. Vista la prestazione degli ospiti il 3 a 0 sem brava già scritto ed invece, grande prova di orgoglio e determinazione da parte del Manerbio che, pur di misura, vince il terzo set 25 a 23 rimettendo tutto in
gioco. Nonostante la delusione per aver perso il terzo set, l’inizio del 4° è folgorante: 7 a 0 per il Vendor Piuvolley Più39 in pochi minuti e i punti di vantaggio rimangono sempre molti: 16 a 7 è il parziale che non lascia dubbi per la vincita finale conclusa poi 25 a 17 per gli ospiti. Nella 2^ giornata un derby interessante tra le mura amiche di Isorella contro la Palestra Maxi Fit di Ghedi. Anche in questo caso Vendor Piuvolley Piu’39 parte di gran carriera e rifila due set (25/1525/17) che non lasciano presagire a quello che poi accadrà nel terzo set. Le ragazze di Mister Peverada perdono la concentrazione e a parte qualche sprazzo di gioco ben organizzato, gli errori pesano sul risultato finale: 25 a 16 per il Ghedi. Inizia così un quarto set al cardiopalma giocato punto dopo punto: il tabellone segna 14 a 12 per la squadra di casa ma due errori grossolani consecutivi portano il risultato sul 14 pari e inducono il mister a chiedere un time-out nel quale cerca, con successo, di dare una scossa alla squadra che si rivela determinante per l’esito finale. Ben 5 i punti consecutivi del Vendor Piuvolley Piu’39, il Ghedi cerca di reagire e con determinazione si fa ancora sotto sul 23 a 20 ma gli ultimi due punti decretano la fine delle ostilità. La classifica vede al comando il Ven dor Piùvolley Piu’39 a 6 punti seguita a due lunghezze dal U18 Cvl Bampi di Lonato.
Ci sembrava doveroso scrivere pubblicamente una dedica di ringraziamento ai nostri clienti per aver creduto in noi, per averci sostenuto, sorretto, accompagnato in questi lunghissimi 30 anni di attività dove, oltre alla professionalità, abbiamo messo tanto amore e cura per il nostro lavoro.
La nostra è stata un’esperienza straordinaria. Le soddisfazioni che ci avete dato non si possono raccontare. Felicità e gratitudine sono le prime cose che ci vengono in mente quando pensiamo a voi...
Grazie per averci dato l’opportunità di crescere, promuovere e realizzare un progetto che ha raggiunto infiniti traguardi. E’ stato un onore servirvi e quando con passione dedichi tempo ed energie al tuo lavoro, i risultati si vedono attraverso la vostra fedeltà che non è mai mancata nei nostri confronti.
Infine un pensiero alla nuova gestione che proseguirà questa attività certi che il loro cammino sarà pieno di gratificazioni, successi e infinite soddisfazioni.
GASTRONOMIA ITTICA Sergio e Renata
In campagna elettorale qualcuno ha promesso pensioni di mille euro anche alle casalinghe. Non è la prima volta che viene promesso, tranne poi in pratica concedere qualche spicciolo come assegno familiare al marito, se ha una pensione bassa. Una problematica che negli anni 70 aveva mo, anche a Brescia, posto fra i possibili interventi in Italia, quando allora il debito pubblico era attor no al 30% dell’attuale. E forse, qualche decisione per aiutare la famiglia si poteva concretizzare, considerato che la casalinga, la donna di casa e madre, allora era il perno fondamentale dell’isti tuto familiare. Oggi, visto l’evoluzione dei tempi la donna casa linga è andata in disuso. Da allora, ad oggi, tante parole, pochi fatti ed un debito dell’Italia, che fer mava e ferma ogni velleità di aiuto alla famiglia e quindi alla casalinga. E’ nato si qualcosa, come l’assicurazione delle casalinghe contro gli infortu ni, pagando pochi spiccioli per una assicurazio ne, che in cambio non dà niente. Chi fra di noi nel sociale, nel politico, nelle riunioni di borgata, o più semplicemente negli incontri parentali, non ha posto in risalto il ruolo della donna, ed in spe cifico della casalinga. Poi nel concreto l’abbiamo lasciata nel suo angolo in casa. Certo, regina e principessa della casa, purché restasse in casa. Tranne poi come uomini, lagnarsi o mugugnare quando a pranzo od a cena, il tutto non è pronto come immaginiamo noi. Dalle ultime indagini una
donna dedita alla famiglia lavora 94 ore la set timana. Praticando specializzazione varie: cuoca, psicologa, autista, assistente sanitaria e sociale, con un stipendio (seppure virtuale) di oltre 6.000 euro al mese. Una realtà poco apprezzata, ma an che poco conosciuta, se non superficialmente. Una breve riflessione, riguardando la nostra pic cola famiglia, per raccontare le mie mancanze e poche approfondite conoscenze di quanto im portante e prezioso sia il ruolo della casalinga, di quando impegno e lavoro richieda. Attività che con mia moglie avevamo scelto, quasi cinquant’anni fa, convinti che la famiglia potesse trovare nella donna casalinga, un ruolo determinante per la sua crescita. Intesa come scuola di umanità, di sentimento, di amore, vincendo fra moglie e ma rito, da trasmettere ai figli ed alla comunità in cui si vive. Da oltre due mesi, causa un incidente ad un piede, mia moglie è stata costretta ad essere immobile.
Per forza di cose, ho dovuto svolgere in lungo e largo il ruolo di casalingo. Certo, una minestrina e un panino imbottito con salumi, ero capace di
imbastirlo, ma il resto? Preparare e cucire una bistecca, arrostire dei bastoncini di pesce, o una costata non è stato semplice. Così come accen dere per la prima volta a quasi ottant’anni una lavatrice, non ultramoderna, ma pur sempre ric ca di vari tasti. Vestiti delicati o di lana, oppure di cotone... quanti gradi, prelavaggio, breve, colori o meno, non è stato facile. Così come non semplice, lo stendere i panni, all’esterno se c’è il sole, sotto il portico se nu voloso o con pioggia, ed in che modo, perché si asciughino. Tenendo conto del fatto che stendere con cura e accortezza il bucato può permettere di saltare, ridurre o agevolare un’altra fase noiosa e spesso odiata, come quella della stiratura. Ch’io non sono riuscito a fare per incapacità, ma anche per impossibilità pratica, se non passando la notte in piedi, cosa impossibile, se volevo essere pronto il giorno dopo. Per svegliare, dar da colazione, preparare nostro figlio disabile, oggi trentacin quenne. Un operare ch’era quasi abituale, ma il vestiario era tutto pronto. Diverso è dover cercare una maglietta, una canottiera, dei pantaloni, delle
calze. La stessa cosa per la barba. Nostro figlio ha una barba dura da tagliare ogni giorno, lo aveva sempre fatto mia moglie con il rasoio. Obbligato a farlo, ogni giorno mi chiedo, come restare leggeri o pesanti per non irritare la sua pelle. Se a questo aggiungiamo la pulizia specifica ed abituale dei pavimenti, del rifare i letti, dello spolverare, cosa che facevo molto sporadicamente e non certo nei modi migliori. Ecco che i compiti e le competenze della casalinga, sono infinite. Impossibile sostituir la. Senza aggiungere che in più occasioni, la don na di casa, sa anche districarsi con il raffermare qualche bottone, rifare qualche cucitura. Cosa che io non ho saputo fare. In questo campo, mia mo glie è molto di più, essendo lei un’artista con l’ago, la forbice e la macchina da cucire. Una vera sarta, magari maestra a dare consigli sul come siste mare gli acquisti di vestiti, gonne, pantaloni, che qualche difetto sempre hanno seppur nuovi. Tutto questo e certamente di più per dire grazie al lavoro delle casalinghe, ed in questo contesto a mia moglie.
Marino MariniOrmai giudichiamo sempre più spesso un profi lo dal numero di like o di followers. In realtà questi sono solo vanity metrics! Cosa significa?
Sono semplicemente metriche della vanità per ché non necessariamente indicano che il tuo lavoro sul web stia andando bene.
Ti faccio un esempio per essere più chiara: vuoi vendere un servizio/prodotto e sotto al tuo post hai 3000 like (dico un numero a caso). Fermati a riflettere.
Quel numero di like ti ha portato clienti?
Hai fatto più vendite?
Se la risposta è no allora il numero di like ot tenuti non può essere un indicatore di perfor mance (o KPI). Ecco perché l’elemento davvero importante è la relazione. Quello che fa la differenza sono le connessio ni reali e autentiche che riesci a creare con le persone che ti seguono (e non sono necessaria mente riconducibili a like o followers).
Più relazioni crei, più le persone si fideranno di te, ti vedranno esperto nel tuo settore e più il tuo profilo porterà a conversioni.
Ricorda che se i numeri non portano a conver sioni e quindi alla crescita del tuo Business, lasciali stare e non prenderli nemmeno in con siderazione.
Ti aspetto al prossimo appuntamento,
I colori di tendenza per l’autunno inverno 2022/2023 in generale vanno dal viola al gial lo oro; predominano il nero, il bianco candido e il marrone. Vediamo insieme tutte le palette e tonalità che vedremo nelle vetrine dei negozi:
-Viola ametista: acceso, lu minoso, metallico per i look da giorno, scuro per gli abiti da sera mentre tenue e più chiaro per la maglieria.
-Verde smeraldo: sia per gli outfit che per gli accessori, tessuti che vanno dalla felpa al tulle.
-Grigio fumo: proposto sia con look total grey nelle tona lità chiare e più deciso per i capispalla.
-Giallo oro: utilizzato per abiti da sera e pizzo, accostato ad accessori di colore cuoi.
con giacca e pantalone o gonna, per gli altri look è da abbinare al nude oppure nero.
-Bianco ottico: di tendenza il total white, dal capospalla agli accessori.
-Arancione acceso: tonalità accesa per maxi cappotti e minigonna, tenue per gli abiti lunghi;
-Rosa shocking: una tonalità intensa che tende al fluo da accostare al classico nero;
-Cammello e tonalità nude: cipria, beige e cammello spo polano su abiti e maglieria;
- Blu elettrico: spicca su completi e tute da sera.
Tante le novità di colore che possono permet tere di far rivivere capi che abbiamo nel nostro armadio!!
-Rosso rubino: luccicante nei completi di pelle
Romina SiraniL’irresponsabilità di alcuni strappò dal mondo terreno 11 giovanissimi ragazzi di Napoli diretti in gita scolastica sul Lago di Garda. Un lungo viaggio interrottosi a metà strada, nel buio di una galleria dell’A1 all’altezza di Firenze. Quarantotto ragazzi e tre accompagnatori partono la mattina del 26 aprile dal quartiere Arenella a Napoli. Sono tutti studenti della scuola media “Nicolardi”. Il viaggio prosegue tranquillo e senza intoppi. Dopo circa sei ore, il gruppo si appresta a transitare da Firenze. Sull’A1 però c’è un rallentamento: a causa di al cuni lavori, una carreggiata è chiusa al traffico. Il doppio senso si interrompe e i mezzi in direzione nord (come il nostro bus) si ritrovano per un tratto fianco a fianco a quelli in direzione sud. Su una strada estremamente trafficata come l’A1, allo ra come oggi, non è infrequente il passaggio di trasporti eccezionali. Fatalità vuole che nel tratto ulteriormente più stretto in corrispondenza della galleria, transiti in senso opposto al bus un auto articolato carico di un grosso tubo cilindrico, spor gente di alcuni centimetri la sagoma del rimorchio sul quale è posizionato. Forse gli autisti si erano accorti di quanto stava per accadere, ma ormai il destino dei ragazzi è segnato. Il tubo caricato
sul camion colpisce il bus sul fianco e ne accar toccia le lamiere come un apriscatole farebbe con barattolo. È una strage. I ragazzi lato fine strino vengono colpiti dal carico del camion, che penetra nelle lamiere uccidendoli sul colpo. Altri, una quarantina, rimangono feriti ma coloro che vengono risparmiati dal profilo del cilindro avranno salva la vita. Tutta l’Italia si ferma col fiato sospeso, commossa per la morte assurda di tanti innocenti, dovuta ad un errore e ad una leggerezza che questi bambini pagarono con il prezzo più alto. Da allora, ogni anno, viene celebrata una mes sa in ricordo di quella tragedia alla Chiesa della Rotonda a Napoli. In quell’occasione, vengono benedetti gli undici ulivi che sono stati piantati dopo la sciagura, a ricordo di queste anime in nocenti strappate alla vita con tanta assurdità. Questi i nomi dei giovani morti in quell’atroce incidente. Annalisa Di Girolamo, Eva De Cic co, Francesca Ielpo, Stefania Bianchi, Alfredo Lombardo, Alessandro Sturatti, Eduardo Aurino, Gianpaolo Cajati, Maurizio Autunno, Riccardo Pironti e Ruggiero Giancristofaro.
Fonte: portaledisastri.it
Poggiato sul davanzale della mia finestra, alle mie spalle si diffonde una canzone, davanti guardo il pino della casa di fronte. Un cortile spazzato da un vento leggero. Il grande pino sembra sussurrare... Giù in strada le auto si incrociano, poi una coppia di anziani che si sorreggono camminando verso sinistra e sul marciapiede opposto una ragazzina che giunge da destra, ora sono paralleli gli uni agli altri... Poi passano oltre... per un istante il passato e il futuro s i sono incontrati nel presente; il passato ha fatto un tratto di strada, l futuro non so ma alla ragazzina auguro di unirli entrambi e arrivare lontano, molto lontano...
Enrico Savoldi Ghedi
E se fosse, un giorno, il tornar indietro, a guardar il libro, a veder tutto l’oro del mondo, dentro il bel viso, a bruciare l’odio e fuggire dal tormento, e se fosse un giorno, a gridare al vento la rabbia del dissenso, il volto così scuro lo ricordo ogni momento, come un pugile sconfitto, mi siedo rannicchiato e poi in un momento chiudo gli occhi, e sogno chi è volato via nell’universo, e sorrido al vissuto... e son contento.
Il bello dell’arte è che permette a ciascuno di avvicinarla, di sorseggiarla e di immergersi dentro. Puoi ascoltare la musica fino allo sfi nimento, puoi sederti davanti al pianoforte o prendere la fisarmonica per sbriciolare qualche nota, anche se stropicciata e zoppicante, non è necessario essere musicista per inebriarti dalla musica. Puoi annegare dentro un quadro e con templarlo per ore, puoi scarabocchiare in modo infantile qualcosa anche tu e non è necessario essere pittore. Puoi viaggiare fino alla perdita di coscienza con la fantasia e con un libro nel la mano, puoi lasciarti trascinare dal pensiero dell’attore e incantarti fino a dimenticare chi sei e dove ti trovi. Puoi scrivere qualcosa, anche se banale e ingenuo ma spontaneo e sincero. E sentirai leggerezza e luminosità nell’anima. E starai meglio.
Darina NaumovaNew Entry2023
Ritorna a grande richiesta il concorso di bellezza organizzato dalla redazione di New Entry Maga zine che nell’ultima edizione, ha totalizzato più di 21.000 visualizzazioni con la speranza di egua gliare se non aumentare la partecipazione, non solo delle candidate, ma anche di tutti coloro che hanno espresso il loro voto durante le varie fasi. Condizioni di ammissione
1) Iscrizione gratuita entro il 31 Ottobre 2022
2) Aver compiuto almeno 18 anni entro la data 30 Settembre 2022 e non aver compiuto 41 anni en tro la data del 31 Ottobre 2022 Programma del concorso
1) Inviare tramite email a redazione@newentrymagazine.it oppure tramite numero whatsapp al 3477352863 una foto a mezzobusto con il viso in evidenza. Verranno scartate foto sfuocate, scure, con il cellulare davanti al viso!
2) In caso di un numero elevato di partecipanti, una giuria tecnica si riserva la facoltà di presele zionare le canditate che potranno passare alle fasi successive.
3) Il concorso si svolge con diverse tappe ad elimi nazione. (Esempio: se le candidate sono 24, nella prima fase, seconda e terza fase ne verranno eli minate 8 per giungere così alla fase finale con le ultime 4 finaliste. Con l’inizio di ogni fase vengono azzerati i voti di quella precedente.
4) Le votazioni avverranno tramite la pagina fa cebook di New Entry Magazine – Il Giornale della Gente dove verrà creato un album fotografico per ogni fase, riconoscibile dalla locandina nella quale si troverà la data ultima per votare.
Ad ogni fase la copertina verrà pubblicata con un colore diverso e ben visibile in modo da non crea re confusione. Chi vorrà votare potrà entrare sulla pagina, mettere il mi piace a New Entry Magazi ne – Il Giornale della Gente e esprimere la propria preferenze tramite il “mi piace” alla o alle miss da
lui ritenuta/e più meritevole/i.
5) Le miss candidate potranno condividere l’album creato dagli organizzatori sui propri profili social invitando le persone a votare.
Premi
Le tre finaliste oltre all’intervista corredata da foto grafie pubblicata sulla nostra rivista e sito internet, avranno come premio dei buoni così suddivisi: € 150,00 per la prima classificata, € 100,00 per la seconda e € 50,00 per la terza per uno shooting fotografico professionale in studio nei vari generi fotografici, con vari set e cambi di outfit da con cordare con il fotografo Piero Beghi di Ghedi (Bs)
Una grande opportunità per avere un tuo portfolio di qualità e sentirti modella per un giorno. Non si escludono altri premi offerti dai nostri sponsor.
La parte centrale del breve racconto che segue, l’ho scritta molti mesi fa, sempre tenuta nella memoria del tablet, con l’intenzione un giorno di terminarla. La recente scomparsa (27 settembre 2022), di Bruno Arena, famoso comico del duo i Fichi D’India, ha fatto sì che concludessi que sta biografia, un modo per rendere onore ad una persona che ho avuto il piacere di incontrare e conoscere prima del successo col grande pubbli co. Ho già avuto l’occasione di scrivere su que ste pagine, quanto sia stato importante per me il militare. Mi ha fatto uscire dalla ristretta cerchia delle mie conoscenze aprendomi scenari nuovi, sia per quanto riguarda siti meravigliosi (paesi e città), sia per quanto riguarda persone straordi narie che hanno influito molto sulla formazione del mio carattere e personalità.
Quando sono arrivato per la prima volta a Fano (30-07-1982, città dove per l’appunto ho svolto il servizio militare ), ho chiesto informazioni su dove fosse la caserma, mi sono avviato di buona lena verso di essa. Appena fuori la stazione, mi sono sentito chiamare: - senti giovanotto, anche tu mi litare? - Mi sono girato, indovinate un po’ chi era?
Bruno Arena, per intenderci, il più “brutto”del duo comico: I FICHI D’INDIA. All’epoca non era anco ra famoso ed suo aspetto non era ancora stato modificato dal gravissimo incidente stradale che ebbe in seguito nel 1984, cominciammo a chiac chierare, mi disse che proveniva dalla provincia di Varese, era insegnante di educazione fisica e proprio per questo aveva più volte rimandato il militare (infatti Bruno Arena aveva 6 anni più di me). Tra una ciancia e l’altra arrivammo davanti la Caserma Paolini, suonammo, la guardia ci aprì, nell’atrio interno c’erano già parecchi giovanotti del Settimo Scaglione 82, ci prese in consegna il caporale istruttore e appena arrivate tutte le leve, il caporale ci accompagnò in camerata.
Io e Bruno, siamo usciti parecchie volte insieme, ma sinceramente non avevamo legato molto, lui era molto più maturo di me, parlava molto di sport (soprattutto della sua amata Inter), sognava un giorno di fare il cabarettista, aveva dei progetti piuttosto chiari, era una persona molto decisa, la sua cultura gli permetteva di affrontare qualsiasi argomento, gli piaceva tenersi informato sui fatti del giorno; io invece stavo ancora cercando una
mia identità, non avevo ancora messo a fuoco i miei sogni. Verso la fine del periodo di addestra mento, dove insegnano principalmente a marcia re ed a usare le armi (la Caserma Paolini, era un Centro di Addestramento Reclute - CAR ), che durava circa un mese e mezzo, ci furono affidati gli incarichi e le destinazioni. Bruno essendo in segnante di educazione fisica, ebbe il compito di Caporale Istruttore, io invece, essendo un esper to manovratore di macchine agricole, mi diedero l’incarico di Autista Camionista: con nostra me raviglia, entrambi fummo destinati a rimanere a Fano. Naturalmente per svolgere i nostri compiti specifici, avevamo bisogno di uno speciale adde stramento (della durata di 2 mesi), così dopo il giuramento, lui partì per Pesaro, con l’intento di diventare un super, inflessibile Caporale di ferro, io invece per Bologna, dove sarei diventato un esperto camionista. Ci salutammo alla stazione, sapendo che il nostro non era un addio. Destino volle che 60 giorni dopo ci ritrovammo proprio alla stazione di Fano, lui e gli altri 4 Caporali Istruttori, io e gli altri 2 autisti eravamo arrivati col diretto da Bologna, facevamo tutti parte del 7° Scaglione 82, la stazione distava poco più di un km dalla caserma Paolini, ma avendo un no tevole carico di bagagli, preferimmo telefonare in caserma e farci venire a prendere con un camion. Durante il tragitto ebbe modo di raccontarmi del durissimo addestramento ricevuto in Caserma a Pesaro, ore ed ore di marcia, smontare e rimonta re le armi in pochi minuti, il corretto uso di esplo sivi e tutto quel che era inerente a trasformare un semplice soldato ad un integerrimo Istruttore Mi litare. Dopo pochi giorni, a Bruno gli furono asse gnati i gradi di caporale ed una squadra di reclute da addestrare, a me invece affidarono un camion del 1940, un residuato bellico che aveva avuto l’onore (o forse il dispiacere ), di aver partecipato alla seconda guerra mondiale, anche se in real tà guidavo qualsiasi mezzo del parco macchine, ambulanza compresa. A proposito di ambulanza,
mi viene in mente un episodio: - un paio di reclu te una mattina hanno cominciato a litigare men tre erano sulle scale, si sono spintonati ed uno è ruzzolato giù per i gradini battendo violentemente la testa, perdeva sangue dalle orecchie, 2 medici militari mi hanno chiamato d’urgenza. Dopo averlo caricato su l’autolettiga, sono partito a tutta velocità verso l’ospedale, avevo i lampeg gianti e la sirena accesi, uno dei due medici con tinuava ad urlare: “non fermarti al semaforo, pas sa col rosso, passa col rosso”, ed io così feci, un paio di macchine che provenivano una da destra e l’altra da sinistra, hanno fatto una impressio nante frenata, si è sentito l’urlo dei pneumatici, nel mettersi di traverso si erano leggermente toc cate, schivando per fortuna l’ambulanza, e lì mi
ero veramente imbestialito: — medici del cazzo, sapete che non bisogna parlare al conducente? Avevo capito benissimo che bisognava arrivare al più presto all’ospedale, ma in questo modo finia mo tutti al cimitero !! — Per la cronaca, il ragaz zo nonostante avesse un grave trauma cranico, si salvò. Nella grande camerata del Quadro Perma nente (e cioè i militari destinati a svolgere l’intero anno alla caserma Paolini), ci eravamo sistemati per scaglione e per compiti; gli autisti in fondo a sinistra, poi i caporali istruttori, poi i cuochi ecc ecc. Bruno Arena distava da me 3 brande, era un tipo che parlava parecchio, ma mai a vanvera, conosceva molte barzellette, si esibiva in schetch esilaranti che ci tenevano alto il morale, ma quando si parlava di argomenti importanti, era di una serietà esemplare, con lui si poteva discutere di qualsiasi argomento: attualità, politica, sport, ed una sera si parlò della famiglia. Secondo il punto di vista di Bruno, una coppia che si ama profondamente, con reciproco rispet to, che lascia corna e stronzate similari fuori dalla porta (altrimenti fanno a meno di sposarsi), formano un nucleo in cui i figli crescono bene, rigogliosi, e rivolgendosi a me: “è come quando Giordano prepara bene il terreno prima della se mina, le piantine crescono sane, poi le irriga sen za annegarle e vanno felicemente verso il sole”. Questa specie di parabola mi restò impressa, e
mi fece comprendere la grande serietà di Bruno che albergava dietro la facciata di comico. Nonostante la sua bassa statura, Bruno posse deva un insospettabile fisico da palestrato, una volta su scommessa riuscì a fare 20 flessioni tenendo un braccio dietro la schiena (sia col de stro che col sinistro) lasciando tutti di stucco, era un grande ginnasta e sapeva giocare a calcio da professionista.
Quando ci congedammo (15 luglio 1983, il co lonnello ci regalò dieci giorni di licenza e termi nammo un po’ prima della data prevista), nel pomeriggio gli ufficiali e sottufficiali erano già in spiaggia (Fano ha uno splendido lungomare), e così Bruno essendo caporale, si prese la briga di ricevere e registrare i nostri abiti e divise militari; io fui l’ultimo a consegnarli, non avevo nessuna fretta di tornare al mio cascinale e di ricominciare ad alzarmi prima delle 04.00 a mungere le mie bestiole, e così dati i vestiti rimanemmo un po’ a chiacchierare: — adel chi el Giordano, ti ricordi quando ci siamo incontrati un anno fa? Allora ti sei schiarito le idee sul tuo futuro? Ho letto da qualche parte: chi ha casa e podere può tremare ma non cadere; se hai una attività famigliare, io ci penserei due volte a mollare tutto, d’altronde in tutti i mestieri ci vuole impegno e dedizio ne, sei un ragazzo intelligente, so che troverai la tua strada — Tu Bruno invece ritornerai dai tuoi studenti? Tornerai ad essere un inflessibile insegnate di ginnastica? I tuoi alunni sono fortu nati, hanno una gran persona come insegnante, sono sicuro che non si annoiano mai, però do vresti dedicare più tempo al tuo sogno, magari cominciando a fare delle serate. Sei una sago ma, magari un giorno entrerai a far parte di una compagnia di comici. Ci scambiammo il numero di telefono e dopo una stretta di mano ci augu rammo buona fortuna. Quando più o meno nel 1990 mentre guardavo in TV Maurizio Costanzo Show, ho visto Bruno Arena assieme a Max Ca vallari (i Fichi d’India), sono rimasto di stucco, ho
urlato a mia mamma: “ma quello lì è Bruno, il mio compagno militare”, aveva meno capelli, il viso e la fronte un po’ schiacciati (ho saputo in seguito, a causa di un incidente d’auto), mi ricordo che imitò il delfino, la giraffa e altri animali che avevo già visto fare nella grande camerata della Caser ma di Fano; ho provato una gioia indescrivibile, Bruno stava realizzando il suo sogno. L’ indomani mattina ho preso il telefono per chia marlo e complimentarmi, ma poi ho rimesso giù la cornetta, ho pensato che sarei passato per l’amico che si faceva sentire solo perché l’altro aveva avuto successo, sono rimasto così un’ami co a distanza, se si può dire, seguendo sempre in TV i suoi spettacoli, al cinema i suoi film; mi ricordo quando assieme a Max Cavallari aveva Interpretato il gatto e la volpe nel Pinocchio di Roberto Benigni. Quando il 27 settembre se né
andato per le conseguenze di un’aneurisma ce rebrale avuto qualche anno fa e da cui non si era mai ripreso completamente, ho provato una tristezza indicibile, mia figlia e diversi miei cono scenti, mi hanno addirittura chiamato per farmi le condoglianze, avevo parlato a loro talmente tanto di Bruno Arena che avevano compreso l’ammi razione e la stima che avevo nei suoi confronti. Allo stesso tempo, sapere che Bruno aveva rea lizzato il suo grande sogno, mi ha dato in un cer to qual modo, anche gioia. Certo, poteva vivere molto di più, ma la sua è stata una vita intensa, piena di soddisfazioni, un sogno in cui (anche se a distanza, indirettamente), mi sono sentito par tecipe. Caro Bruno, gli Angeli sono veramente fortunati ad averti fra di loro, un abbraccio gran dissimo dal tuo commilitone.
Elabora, crea, travolge e coinvolge... ne vive la passione, la paura evince, appare il groviglio accompagnato dal frastuono del silenzio... solo l’ignoranza ne fa papdrona di chi non la vuole ascoltare, fluisce in un corso d’acqua dove pochi temerari ne assaporeranno la sapienza.
Scalvini Roberta
Boccoli d’oro a cascata ricadono sopra volto paffuto, ridente colore della vita, d’infanzia ridente. Piccole mani, esplorano il mondo interamente si ridonano al flusso, di onda che avvolge. Ritmo di musica, dai toni allegri scandisce tempo e spazio inzuppa nari di tenerezza infinita. Iris, piccola donna delicatezza di seta vello puntato di stelle lucenti passi scanditi brio colorito andare felice.
Con affetto e simpatia, tanti tanti auguri Iris!!! Sei un’amica speciale!!! Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste Buon Compleanno da Celeste e Vittoria
“BOCCOLI D’ORO”
Con l’arrivo dell’autunno si abbassano le tem perature, spesso repentinamente, tanto da far dire la classica frase “Non ci sono più le mezze stagioni come una volta!!”. Primavera e autunno erano infatti stagioni ben definite, con temperature intermedie, che cam biavano gradualmente per entrare nel caldo estivo e nel freddo invernale. Ormai da qualche anno i cambi sono molto ra pidi, con sbalzi importanti anche nella stessa giornata. Ci si veste così a strati, con golfini e giacche a portata di mano, da indossare matti na e sera. Genitori e nonni, da sempre, ci hanno raccomandato:” Mèi südà che barbotà”, che tuttavia nei bambini non è molto giusto. Bimbi
infatti che giocano e sudano facilmente, se ve stiti troppo pesanti, altrettanto facilmente poi si ammalano.
È tuttavia un retaggio di quanto freddo hanno dovuto sopportare le generazioni precedenti, che hanno vissuto inverni molto più rigidi di quelli attuali, con pochi abiti pesanti, riscalda mento con la stufa a legna solo in cucina e le altre stanze gelide. Pertanto se negli anni hanno avuto la possibilità di vivere con qualche comodità in casa, giusta mente ne godono appieno, sottolineando che è meglio avere caldo piuttosto che patire il freddo. Ho ancora ben impressa l’espressione di felicità negli occhi di mia mamma, ogni inizio inverno, all’accensione dei caloriferi, che ci raccontava degli inverni della sua gioventù, passati con geloni ai piedi e alle mani; di bucati al fosso senza guanti; di pesante e ruvida biancheria intima, di camicie da notte flanellate che lascia vano scoperte gambe nude, scaldate solo dalla “mònega” con le braci nel letto, che presto si raffreddava. Ecco dunque che questo proverbio, se detto da persone di una certa età, assume un significato ben comprensibile.
Il paziente è moribondo sul letto e accanto a lui si trova il medico, l’avvocato, la moglie e i figli. Sono lì che aspettano che esali l’ultimo respiro, quando improvvisamente il paziente si siede sul letto, si guarda attorno e dice: “Assassini, ladri, ingrati, svergognati e si torna a sdraiare”. Il dottore un po’ confuso dice: “Mi pare che stia migliorando”. “Perché lo dice, dottore?” chiede la moglie. “Perché ci ha riconosciuti tutti”.
Un vecchio di 70 anni è dal medico che dopo attenta visita gli riscontra un grosso soffio cardiaco. “D’ora in poi niente più vino e liquori”. E il vecchietto: “Ma, dottore io non bevo”. “Allora niente più fumo”. “Ma, dottore, io non ho mai fumato”. “Ma lei ha ancora un’attività sessuale?”. “Beh, un po’...” “Bene, con questo soffio dovrà dimezzare la sua attività sessua le”. Allora il vecchietto, con aria perplessa lo guarda e gli dice: “Quale metà, dottore? La metà che guar da o la metà che ci pensa?”.
Perché il tacchino non gioca mai a poker? Per paura di essere spennato come un pollo!
Chi di noi non conosce la Delorean? Quasi tutti hanno visto ritorno al futuro, la pellicola che l’ha resa immortale. Se il film e l’esemplare del film non smetteranno mai di vivere nel cuore dei fan, lo stesso non si può dire della casa automobilistica. La DMC12 era nota per essere un’auto dalla linea molto particolare e ricercata, con porte ad ali di gabbiano. A mio avviso, era stupenda. Purtroppo però le prestazioni non erano all’altezza dell’aspetto fortemente sportivo e ricercato. Risul tava piuttosto lenta e scarsamente entusiasmante alla guida. Un vero peccato, perchè un buon mo tore e cambio avrebbero potuto davvero renderla quasi perfetta. Montava un motore di derivazione europea un V6 da 2,8 litri e 130 CV di potenza, derivato da un propulsore Volvo B28F, con sistema di iniezione bosch k-jetronic. Poteva montare un cambio automatico a tre mar cie o un manuale a cinque marce. Il propulsore era montato posteriormente. A listino al momento del lancio costava circa 25000 dollari, una cifra alta ma non folle. Rimase in produzione solo per due anni dal 1981 al 1982, ne costruirono circa 9200, non tantissi me... ma neanche poche.
C’è anche un po’ di Italia in questa auto, il disegno era opera di Giugiaro, diversi concetti del concept Iguana dell’Alfa diedero spunti ed ispirazione per creare al Delorean. La carrozzeria esterna era in acciaio inossidabile e non era verniciata, tutto que ste creava un effetto davvero bellissimo alla vista. Non ottimale la distribuzione dei pesi 35% davanti e 65% dietro. Purtroppo le sfortunate vicissitudini del sig. Delorean e altre congiunture, fecero sì che la casa automobilistica durò il tempo di un lampo. Ad oggi è un’ icona assoluta degli anni 80 e del cinema di quegli anni. Famosa come quasi nes suna auto nella storia dell’automobilismo, grazie al suo passato da “attrice” ma purtroppo la sfortuna del progetto è paragonabile alla fama della stessa. Non ce ne sono tantissime in Italia, non è però im possibile trovarne una. Non è particolarmente deli cata, si può però faticare a trovare i pezzi. Esistono pochissime aziende specializzate nella ricambi stica della Delorean. Purtroppo però indietro nel tempo ci si torna se non con l’esemplare del film !
Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com
La casa di riposo “Beata Cristina” è stata fondata nel 1908. Ma in questi 114 anni, è stata chiamata in diversi modi. Quali? Da Ospitale a RSA (Residenza Sanitaria per An ziani), passando per Ospizio, Ricovero, Casa di Riposo… tanti nomi, tante vocazioni, ma tutti all’insegna della cura ai fragili, tutti a servizio della popolazione di Calvisano, tutti legati dal sottile filo conduttore della carità.
Quali sono stati gli obiettivi raggiunti?
Negli anni è stata data risposta a tantissime necessità. La Beata ha accolto indigenti, ma lati, persone sole, persone che diversamente avrebbero passato gli ultimi tempi della loro vita abbandonate a se stesse.
Oggi la nostra struttura offre la possibilità a 62 Residenti di trovare accoglienza in una casa che appartiene ad una grande famiglia la cui com posizione è molto variegata. Possiamo trovare il grande anziano over 100
così come il “giovane” settantenne, la persona che passeggia in giardino e quella che purtrop po è costretta a letto. Accanto ai padroni di casa troviamo in ogni mo mento del giorno e della notte una squadra di oltre 50 donne e uomini che con grande pa zienza e dedizione si prendono cura di loro e li assistono nei loro bisogni quotidiani che vanno dall’igiene personale all’alimentazione, dalla somministrazione delle terapie alla gestione del guardaroba, dalla fisioterapia fino ad arrivare al divertimento. Non dobbiamo però dimenticare anche i volon
tari che ogni giorno regalano il loro tempo per i più disparati servizi.
In pratica siete attivi 24 h su 24... ma come avete vissuto il periodo, purtroppo indimenticabile, del Covid? Dobbiamo davvero esser profondamente grati a medici, infermieri, operatori e tutto il personale che durante i duri anni del Covid non hanno mai abbandonato i Residenti. La preoccupazione e la paura è stata tanta: en trare in struttura sperando di non essere veicolo di contagio per chi è dentro; lasciare la struttura con il terrore di mettere a rischio la propria fa miglia, i propri genitori spesso anziani… Eppure tutti si sono rimboccati le maniche e hanno cercato ogni giorno di portare un sorriso e un po’ di serenità ai Residenti, che dalla loro non hanno mancato di manifestare gratitudine per quanto ricevuto, nonostante la sofferenza di essere isolati dai loro cari.
Il titolo di questa intervista è “Per favore, non chiamateci Ricovero”. Ma cosa c’è che non va in questo nome? Abbiamo parlato di casa, di padroni di casa, di residenza. È questo lo spirito con il quale vivia mo ogni giorno. I Residenti non sono “ricove rati”: non siamo un ospedale in cui ci sono i malati, né tantomeno un deposito in cui si mette qualcosa che non funziona o è diventato inutile. Come dicevo prima, siamo una grande comu nità che Vive, che dialoga, che prega, che cura i propri interessi e che si dà da fare giorno dopo giorno per dare qualità al tempo. E siamo una comunità che ha uno sguardo anche all’ester no: ad esempio, stiamo collaborando ad un pro getto in cui, anche con il nostro aiuto, verranno realizzate coperte per i senzatetto. Ma di questo vi parleremo più avanti. Insomma, siamo una Residenza in cui c’è voglia di Vivere.
Ingredienti per 6 persone
1 kilogrammo di castagne
1 bicchiere di latte 250 grammi di mascarpone 100 grammi di zucchero
2 cucchiai di cacao amato in polvere 500 grammi di panna da montare Pavesini
Preparazione ricetta
Lessare le castagne e togliere poi la polpa e farla bollire con un poco di latte e 2 cucchiai di zucchero. Frullare poi per ottenere una polpa omogenea. Montare la panna a neve ferma. Dividere in due ciotole la polpa di castagne e ag giungere ad ognuna metà dose di mascarpone, e in un composto aggiungere anche il cacao. Mescolare bene i composti ed aggiungere in ognuno qualche cucchiaiata di panna montata (tenerne un poco per finire di decorare il dolce) Comporre il dolce in ciotoline partendo con la crema contenente il cacao, dividere i composti appoggiando i pavesini tra uno strato e l’altro. Guarnire alla fine con panna montata.
Dal blog: www.cucinarecreare.it
A presto, Anna
La spiaggia di Abbadia Lariana è un lungo litorale naturale di sassi bianchi, dove trascorrere mo menti relax lungo le sponde del lago di Como. A pochi minuti da Lecco, all’ingresso di Abbadia Lariana lungo la strada provinciale, troviamo il parcheggio a pagamento del Parco Ulisse Guzzi, dove lasciare il proprio mezzo per poi scendere a piedi al lago e rimanere affascinati dalla lunga e bianca spiaggia di ciottoli. La spiaggia di Abbadia consente ad ognuno di trovare il proprio posto, dove stendere il salviettone e godersi in comple to relax sul lago di Como. Subito in prossimità dell’ingresso al parco, un’area verde di salici e ulivi, si trova un’area attrezzata con tavoli e pan chine ed un campo di pallavolo. Il comune si estende dalle pendici meridionali delle Orobie fino alle sponde orientali del Ramo di Lecco, passando attraverso la pianura alluvio nale creata dal torrente Zerbo (che nel territorio di Abbadia forma anche una cascata di circa 50 metrie dal torrente Valmaior. Del territorio comu nale fanno parte anche i Piani dei Resinelli.
Monumenti e luoghi d’interesse Architetture religiose Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo Chiesa barocca della Concezione Chiesa neoclassica di San Rocco (1839) Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo L’attuale chiesa parrocchiale di Abbadia Lariana è il risultato di una serie di interventi edilizi che hanno trasformato la preesistente chiesa dedica ta ai SS. Vincenzo ed Anastasio. Nel XVIII secolo la chiesa fu intitolata a San Lorenzo e nel 1888, su progetto dell’ingegnere Stoppani, venne am pliata e completamente ristrutturata alzando il soffitto ed aggiungendo ai lati due navate. Al centro della volta spicca la gloria di S. Lorenzo, a cui è dedicata la chiesa, con la palma del mar tirio in mano, vestito con le insegne di diacono. E’ portato in Paradiso dagli angeli ed ai suoi piedi
sono raffigurati gli strumenti tradizionali del mar tirio con la graticola su cui venne bruciato. Chiesa Barocca della Concezione Già presente negli annali del 1288. Cambia l’o rientamento in seguito a una catastrofe naturale, che pare abbia distrutto l’intero paese. Viene rivolta verso la Moiana, perché la Madon na protegga Linzanico da altre alluvioni e disastri causati dall’instabilità della zona detta appunto della Moiana. Nel 1500 aveva già l’attuale orien tamento. Tra il 1600 e il 1627 vengono eseguiti vari lavori e il vescovo Carafino la definisce “ele gans oratorialum”. Il campaniletto a vela è del 1700. I quadri provengono tutti dalla vecchia chiesa di San Lorenzo (Chiesa Rotta).
per volontà degli abitanti scampati alla terribile epidemia di colera di quell’anno. A una sola na vata è di discreta fattura. L’altare è di marmo nero e bianco, la statua di San Rocco è in legno. Architetture civili e/o militari
•Zucco della Rocca, dove si trovano i resti di una fortificazione e di una cisterna non posteriori all’epoca medievale.
La Chiesa che sorge nella piazzetta omonima venne re alizzata per voto nel 1836 su un terreno donato allo scopo da Margherita Pensa Pozzi e
•Torraccia, edificata con funzioni di presidio e, all’occorrenza, di blocco del passaggio.
•Cascata Cenghen La Cascata Cenghen (o Cascata di Val Monaste ro) si trova nel territorio di Abbadia Lariana, ad un’al titudine di circa 600 metri sul livello del mare. Questa cascata è attraversata dalle acque del torrente Zerbo e, con un salto di circa 50 metri, è l’unica di un certo rilievo in tutto il gruppo delle Grigne. La cascata è facilmente raggiungibile con una breve passeggiata lungo la Val Monastero.
Tra il 1817 e il 1819 Pietro Monti edificò il pri mo nucleo del filatoio, inglobando un più vecchio edificio quattrocentesco, ampliato nel 1600, che ospitava prima un mulino di grano e poi una folla di pannilana. L’opificio fu terminato completa mente nel 1830. Nel 1903, la filanda viene ab bandonata, e nell’edificio della filanda subentrò una tessitura: il filatoio fu dato in concessione nel 1923 all’ultimo conduttore, Giovanni Catta neo, setaiolo di Castelli di Calepio, che torceva seta per conto terzi utilizzando le macchine e le strutture sino all’esaurimento della loro efficienza produttiva, avvenuta nel 1934. Nel 1960 la fami glia Cima vendette le parti superstiti del torcitoio circolare del 1818 alla famiglia Abegg, nonché fondatori del Museo della Setta a Garlate. Il Mu seo di Abbadia Lariana fu inaugurato il 10 mag gio del 1998 su tre piani nell’edificio del torcitoio.
La donna che vedo avanzare per il corridoio avrà poco più della mia età. L’ictus che l’ha colpita ha la sciato danni importanti, sul piano motorio e anche cognitivo. Vedo i suoi gesti scomposti, sento parole poco coerenti. Avanza su una carrozzina spinta dalla madre, donna minuta, che quasi scompare dietro la sagoma della figlia. Mi sorride, e passa oltre. Quel sorriso, quello sguardo, mi arrivano direttamente nella pancia. In un attimo scorre un film nella mia te sta: quanto dolore e quanta preoccupazione per una donna minuta, anziana, che certo non si aspettava quella crudele inversione di ruoli. Penso alle giovani madri che spingono un altro gene re di carrozzine, con dentro bambini e un futuro che si immagina e si sogna possa essere bello. Anche quella madre minuta avrà spinto la sua carrozzina sognando per la sua bambina. E oggi mi si stringe
il cuore a vedere quel sorriso e quello sguardo che passano silenziosi come se non volessero disturbare. Dignità silenziosa. Un gran fardello su spalle fragili, che ancora una volta devono trovare la forza per reg gerlo. Non ho riflessioni. Sono passati alcuni giorni da quel brevissimo incontro. Quel sorriso e quello sguardo sono ancora con me, nitidi come una foto grafia, testimonianza di vita che parla.
Una persona irritante vi si met terà di traverso togliendovi l’aria che respirate: usate molto la diplomazia. Poche speranze per rivedere chi si è allontanato de finitivamente da voi: è rimasto molto deluso. Lasciate perdere.
Non abbiate timore di affrontare i problemi che avete con il vo stro partner. I single invece pe neranno alla ricerca di qualcuno a cui confidare le proprie pene. Se siete convinti che il vostro partner vi tradisca non resta altro da fare che metterlo alla prova.
Oggi una buona azione del passato vi verrà ricompensata. Continuate a fare del bene e se non ne fate spesso ripropone tevi di farlo e con impegno. La tua vita potrebbe migliorare notevolmente da qui a poco ... riuscirai a captarlo nell’aria.
Sono possibili oggi avvisagli di litigi con il partner : non mettetevi di traverso nei suoi progetti e, per quanto potete, assecondatelo. In fondo vi interessa solo un intenso periodo di pace. Se siete sposati pensate di fare un piccolo regalo al partner: che sia un regalo che lo costringa a pensarvi sempre.
Imparate ad ascoltare l’altro e a non tirare conclusioni affrettate. Al contrario potreste pentirvi di aver preso posizione senza co noscere a fondo il partner.
E’ il momento meno indicato per litigare con le persone : evi tate inutili discussioni...
Possibili inviti a feste o ceri monie : non abbiate timore di accettare anche se siete single. Potrebbero nascere occasioni irripetibili. Sappiate che tocca a voi fare il primo passo per ottenere un chiarimento e ade guate risposte da un vostro ex.
E’ venuto il momento di chiarire una questione con una persona cara: non aggreditela , ma sap piate spiegare bene le vostre ragioni e con calma. Discus sioni con fratelli e vicini di casa. Prudenza alla guida dell’auto! Disguidi. Sii piu tollerante, meno polemico.
Non state sempre a recriminare per i torti subiti e a enumerarli, soprattutto se avete un partner : piuttosto cercate di trovare nuovi stimoli per costruire un futuro diverso.
Un periodo niente affatto posi tivo: vi resta solo l’amore. La ri presa sarà lenta e in salita.
Il vostro sforzo per cercare di ri mediare alle situazioni che altri hanno creato è apprezzabile, tuttavia sarebbe meglio occu parsi delle cose proprie e dei propri affari! Buone prospettive per alcuni single che troveranno modo di interessare le persone conosciute in questo periodo.
Una buona dose di ottimismo: ecco cosa ci vuole oggi per voi combattutti come siete tra i problemi da una parte e alcune occasioni perse per risolverli. Fate del vostro meglio e siate ottimisti e fiduciosi. Anche col partner alti e bassi: cerca di essere più ponderato.
Apprezzate di più gli slanci del partner. Non date sempre per scontata la sua presenza. Potrebbe costarvi caro questo atteggiamento. Riceverete una telefonata noiosa e una inte ressante. Ma c’è una terza no tizia che vi arriverà per telefono molto interessante.
Se avete un progetto in mente questo è il momento favorevole per iniziare a lavorarci : non rin viate e fate presto e bene. Se vi sentirete a disagio con gli amici è solo colpa del vostro umore che non è dei migliori. Anche con il partner più nubi all’orizzonte...
Ormai gli sembrava di camminare da troppo tempo; non sapeva dov’era nè da dove veniva. La strada davanti a lui sembrava allungarsi e ar retrare sempre di più; una strada rossiccia scre ziata di grigio, la delineavano ampi spazi che non sapeva riconoscere. Quelli che sembravano albe ri tutt’intorno, alberi altissimi, ad ogni suo passo, sembravano inchinarsi leggermente come ad invogliarlo nel suo cammino. Ma la stanchezza gli mordeva le gambe, si sen tiva sfinito. Era scampato ad un incidente? Era vittima di un’esplosione, superstite di un incen dio? Non capiva, si sentiva sempre più vecchio ad ogni istante di uno spazio -tempo vertiginoso. Eppure nella sua mente vuota come una lavagna nera, leggeri anagrammi andavano affiorando come strisce e ricami di un gessetto bianco e parevano spingerlo a non fermarsi mai. Stava forse sognando? Non c’era orizzonte ma solo qualcosa che gli im pediva di fermarsi, come un comando assorto. Quanti anni aveva, possibile che intorno a lui non
ci fosse nessuno? Di fronte, ora, dove la strada pareva morire, qualcosa che gli ricordava un grande palazzo in rovina, sembrava giganteggia re imponente di fronte a lui, presentandogli una scalinata immensa di pietra nera con profonde crepe bianchissime. Salire, salire ancora? Altro non poteva fare; non sentiva le gambe e le mani ma sarebbe salito fino a consumarsi. Si toccò il viso, gli sembrava che la sua faccia fosse stata strappata come le pagine di un libro cattivo, una pellicola strappata via ma decise di salire, mentre la sua condizione intel
Fuggono dita
Siamo radici del nostro tempo siamo vento delle nostre emozioni siamo dolore del nostro vissuto siamo gioia del nostro apprezzare buoni eventi siamo fragili come fili d’erba nel campo di questa vita che non ci appartiene ma che in dono é doveroso vivere.
Giuzzi Danielalettuale sembrava l’unica cosa a guidarlo, spinto irresistibilmente verso l’alto. Ogni parte di sé, senza alcun dolore, pareva sgretolarsi, disintegrarsi velocemente nello spa zio, la sua materia abdicare dal corpo. Per un istante si vide da giovane sconsolatamen te appoggiato alla sua finestra; enormi cumuli di mattoni rossi di fronte a lui, un cielo vano, bianco come la calce viva... Gradino dopo gradino giun se ad una grande porta che lo introdusse in una stanza buia ma non sentiva pareti, né sostegno alcuno. Non una voce, un richiamo. Cadde sulle sue ginocchia sbucciate. Lui, o quel che ne ri maneva era giunto alla fine. Un cerchio azzurro si accese nel buio; la sua percezione residua lo avvertì; nel cerchio si stagliarono e si accesero due occhi rossi e rotondi mettendosi a fuoco ni tido, come i fari posteriori di un’auto che frena nella notte. Aveva capito... il suo intelletto residuo esplose in schegge, come un arcobaleno in fran tumi e si buttò nel cerchio. Niente dolore; solo il lontano senso di sentirsi in braccio a qualcuno, dolcemente cullato. Poi più niente, una nenia infantile sembrò seguirlo nella sua dissolvenza...
Non sarò rosa... e mai nemmeno spina, giacché la vita spesso non consente scelte. Rimarrò sul limitare, tra l’ombra e il sole, tra il fango e la speranza; camminando tra l’antico canto e il vagito di sospiri nuovi, tra finestre spalancate e portoni che si negano alla strada... mi ritroverai là, dove il tempo non potrà convincermi a non partorire amore.
Pinella Gambino
CONTEMPORANEAMENTE, in un vecchio ospe dale di una città altrettanto vecchia, due donne dai capelli rossi, raccolti e cadenti in lunghissime chiome erano in contemplazione di fronte ad un bambino nato da pochi minuti. Della madre non c’era presenza. I lineamenti del bimbo accennavano un visino bianchissimo, i cui contorni sembravano delineati con una penna ad inchiostro. Gli occhi aperti, spalancati erano neri, un profondissimo nero ossidiana, un’ossidiana che pareva liquida. Le pupille come due punti ni rossi accennati da un pennarello, vedevano già una grande vetrata che dava su un enorme giardino; sul giardino un grande cielo cremisi al tramonto…. un… sole rossastro screziato di blu, in fase calante, morente. Un rosso cremisi che d’un tratto mutò in notte profonda; le stelle erano ovunque e sembravano avvicinarsi ognuna all’altra in un grande bagliore, come giunte a un antico appuntamento. I suoi occhi di ossidiana vedevano la grande luce... NO, era la luce che per la prima volta vedeva lui. Era arrivato; l’universo intero lo contemplava, era il primo della nuova specie.
Enrico SavoldiSeduta sul pendio di remoti pensieri guardo i monti sinuosi poggiarsi docilmente sull’infuocato tramonto.. e un altro giorno si perderà tra piccole onde increspate.. La mia vita declina silenziosamente, cede il passo ad infausti intenti mentre il mondo indifferente, rifiuta ancora d’abbracciarmi... Un battito d’ali mi porta lontano, ove è lieve il colore della speranza al cielo offro le mani e osservo il destino oltre il tramonto, ora è solo tempo di silenzio ..
Rosa L. da Gottolengo
Oggi, 28 settembre 2022, Eleonora Valeggi, compirà 15 anni.
Ad attenderla una giornata piena di emozioni, da passare con la famiglia e con gli amici; in somma, con tutte le persone importanti.
“Le uniche persone che si meritano di stare al mio fianco in un giorno importante, sono quelle che mi hanno aiutato a vedere la luce in fondo al tunnel”
Queste le parole di Eleonora alla domanda:
“Perché solo alcuni amici e solo alcuni familia ri?”
Inoltre, ha poi aggiunto:
“Tante persone mi hanno lasciato da sola nel corso della mia vita, ma nonostante questo non odio nessuno. Voglio bene a tutte le persone che ho incontrato sulla mia strada e a tutte le persone che non rivedrò più”
Ha poi ringraziato i nonni, che le hanno sempre dato una seconda casa.
“Senza di loro, non sarei chi sono oggi”
“Molte persone mi hanno “costretta” a cambiare il mio carattere per affrontare al meglio il mondo che mi aspettava e soprattutto le persone che mi stavano vicino.
Nessuno mi aveva detto che sarebbe stato faci le, ma sono riuscita a farcela da sola.”
Un’altro ringraziamento speciale è poi andato ai genitori della ragazza:
“Vi ringrazio per avermi sempre supportato e sopportato. Vi ringrazio perché mi avete sempre messo alla prova.
So di non avere un carattere perfetto, ma bene o male siete sempre riusciti a tenerlo a bada. Grazie per avermi reso forte”
L’ultimo ringraziamento è poi andato al fratello maggiore: “Grazie GioGio per avermi insegnato tante cose, tra cui fare a botte con qualcuno. Fin da piccola mi hai insegnato cose senza che tu te ne accorgessi. Sei sempre stato il mio rifu
gio e la mia roccia. Non ti sei mai permesso di mollare quando io mi reggevo a te. Nonostan te spesso mi urli contro, io continuerò a volerti bene come sempre. Sei il mio idolo e non aspirerei a diventare nes sun’altra se non con te. Anche se a volte ci pun zecchiamo, sappi che per me sei e sarai sempre la persona più importante della mia vita. Grazie di tutto GioGio”
Poi, prima di salutarci ha aggiunto: “Non mi dimenticherò mai anche di te, Maria, che anche nei momenti no, mi sei rimasta vi cino e mi hai sempre fatto sorridere. Sei la mia migliore amica e l’unica persona (oltre la mia famiglia) che vorrei al mio fianco per sempre” Chiuse così l’intervista, tornando ai festeggia menti.
Ancora una volta, tanti auguri Eleonora +15
Guardo il piccolo, stringo la prospettiva. Una metafora che ha il suo fascino: illumini il particolare, sfocando il resto in un’alchimia colorata ma inde cifrabile. Nella vita, sguardo interessante che può catturare e dentro il quale ci si può perdere. Ven gono a mancare i riferimenti di contesto, e questo non aiuta a comprendere la realtà. Bello da vedere, a volte magari anche bello da vivere. Solo, bisogna essere consapevoli di come si sta guardando. sguardiepercorsi
Il 13 settembre scorso si è spento il regista fran co-svizzero Jean-Luc Godard. Godard fu uno degli esponenti più noti della nouvel le vague, un movimento culturale degli anni 60-70 che si proponeva di criticare il cinema tradizionale, che in quegli anni in Francia era soprattutto pa triottico e comunque espressione della mentalità borghese, facendo del cinema uno strumento di comunicazione di contenuti di sinistra. Nel 1966 aderisce al marxismo e nel 1969 realizza per la te levisione italiana “Lotte in Italia”. Nel 2021 firma un appello a Macron perché non desse l’estradizione per alcuni italiani accusati di terrorismo.
Si sposò prima con l’attrice Anna Karina nel 1961 e poi dal 1967 fino al 1979 con Anne Wiazemsky, un’attrice assai poco espressiva che appare in di versi suoi films.
Nel 1969 fonda il gruppo Dziga Vertov per conte stare il ruolo dell’autore ritenendolo asservito a una ideologia autoritaria e gerarchica. Negli anni 80 introduce nei suoi films le musiche di Mozart e Beethoven. In seguito ha un inciden te stradale e comincia a staccarsi dal gruppo per delle discordanze tra gli aderenti e intuisce che il momento del 68 è ormai alla fine.
Nel 2022 chiede il suicidio assistito in Svizzera e lo ottiene, pare che non fosse malato ma solo stanco di vivere. Vinse numerosi premi, tra cui i più im portanti furono: la palma d’oro a Cannes, il leone d’argento e leone d’oro a Venezia, L’orso d’argento e l’orso d’oro a Berlino, il premio César, ecc. Alcuni dei suoi films più famosi: IL DISPREZZO 1963 con Brigitte Bardot, Michel Piccoli.
Piccoli è un regista che deve rendere commerciale un film sull’Odissea e sua moglie viene concupita da un produttore. Il marito reagisce quando ormai è troppo tardi.
Nell’edizione italiana il film fu rimaneggiato in un
modo che lo stravolge completamente facendone un film brutto.
BANDE A’ PART - 1964 con Anna Karina, Claude Brasseur. Due ragazzi coinvolgono una ragazza in un furto. Due di loro scappano in Sudamerica. E’ tratto da un romanzo, che viene recitato in sotto fondo. La scena nel Louvre ha ispirato “The drea mers” di B. Bertolucci.
UNA DONNA SPOSATA - 1964 con Macha Méril. Philippe Leroy. 24 ore della vita di una donna piccolo-borghese tra marito e amante e vari appuntamenti. Tre sce ne d’amore e sette monologhi tipo cinema-verità. Il film venne censurato perché criticava la morale piccolo-borghese.
AGENTE LEMMY CAUTION MISSIONE ALPHAVILLE - 1965 con Anna Karina. Fantascienza. Uno scienziato soggioga gli abitanti di Alphaville tramite un cervellone elettronico, ma Lemmy Caution lo sconfigge. Il film mette in luce il contrasto tra istinto e programmazione.
IL BANDITO DELLE 11 con Anna Karina, Jean Pierre Léaud, Jean Paul Belmondo. Un professore insoddisfatto della vita borghese fugge con una donna al sud. Alla fine si suicida. Una battuta di questo film: ”Il cinema è come una battaglia: amore, odio, azione, violenza, in una pa rola emozione”
DUE O TRE COSE CHE SO DI LEI - 1966 con Marina Vlady.
Una madre di famiglia si prostituisce per motivi le gati al consumismo. Il marito comunista e un suo amico ascoltano la radio che trasmette gli attacchi al Vietnam. Il “lei” del titolo si riferisce alla zona di Parigi che veniva ristrutturata. E’ un film sul mu tamento nei comportamenti sociali e nei rapporti umani. La protagonista è in una condizione tipica della vita nelle megalopoli del capitalismo avanzato.
IL MASCHIO E LA FEMMINA - 1966 con J.P. Léaud, Francoise Hardy, Brigitte Bardot. Due mici bighellonano parlando di politica e guar dando le ragazze. È un saggio sui nuovi costumi sessuali dei giovani figli di Marx e della cocacola. Le gags a volte sono riuscite. Utilizza due cantanti (Francoise Hardy e Chantal Goya). La Bardot fa una particina.
UNA STORIA AMERICANA - 1966 Con Jean Pierre Léaud, Marian Faithful, Anna Karina. Una giornalista francese è in USA per indagare sul la morte di un suo amico comunista. È un noir ma spinge anche a una riflessione suneocolonialismo americano e sulla sinistra francese.
WEEK END – UNA DONNA E UN UOMO DAL SABATO ALLA DOMENICA - 1967 Con Mireille Darc, J.P. Léaud, Anne Wiazemsky. Una coppia borghese per avere un’eredità, uccide la suocera, poi viene catturata da dei terroristi hip py. Lei diventa dei loro e uccidono lui e se lo man giano. Il film è una satira contro i borghesi.
LA CINESE -1967 Con J.P. Léaud, Anne Wiazemsky.
Protagonisti una coppia di marxisti. Lui fa del teatro mentre lei compie un attentato. Il finale è aperto: si può scegliere tra il suicidio o la sinistra tradizionale, tra terrorismo o lavoro sociale.
LA GAIA SCIENZA - 1968 Con Juliet Berto, J.P. Léaud.
Colpito dai terroristi il protagonista si salva grazie alla rivista “Cahiers du cinéma “ che gli fa da scu do. La protagonista dà agli operai della Citroen un
registratore per raccogliere prove contro il padrone, e viene scacciata. Vivono una storia d’amore. Storia di educazione sentimentale e politica che ha come centro il linguaggio, espressione della borghesia. Sperimenta nuove tecniche cinematografiche.
VENTO DELL’EST - 1969 Con G.M. Volontè, Anne Wiazemsky.
La prima parte è su un dibattito politico marxista, vediamo manifestazioni di operai e un’assemblea della troupe cinematografica.
La seconda parte consiste in un’autocritica del re gista. Un attore lo accusa di complicità con la bor ghesia. E’ un documento sulla crisi di identità degli intellettuali di sinistra fine anni 60.
CREPA PADRONE TUTTO VA BENE - 1972 Con Anne Wiazemsky, Jane Fonda, Yves Montand. Due giornalisti vanno a vedere l’occupazione di una fabbrica per intervistare gli operai, ma vengo no trattati come occupanti e vanno in crisi. Anche il loro rapporto ne risente. La Wiazemsky interpreta una comunista. Godard disse che era un film d’a more e di coppia, ma ribattezzata “lotta di classe”.
SI SALVI CHI PUÒ (LA VITA) - 1980 Con Jacques Dutronc, Isabelle Huppert.
I protagonisti sono uno studioso della comunicazio ne, la sua amante e una prostituta, facce diverse del disagio della società borghese. Ha un tono sar castico che non sempre ci sarà nei film successivi.
PASSION - 1982 Con Isabelle Huppert, Hanna Schygulla, Michel Piccoli. Un regista mette in scena quadri viventi tratti da quadri famosi, e non trova la protagonista del suo film, mentre il produttore lo vuole. Un’operaia lotta contro il padrone e la moglie di lui è l’amante del regista. In questo film ha uno stile molto ricercato.
PRENOM CARMEN - 1983 Con il regista che recita come attore. Interpreta la parte di un regista al quale la nipote chiede di utilizzare un appartamento e poi lo usa per sedurre e maltrattare un poliziotto, poi muore in una sparatoria. Il film ottenne il Leone d’Oro ma fu fischiato.
CURA LA TUA DESTRA - 1987 Con Jane Birkin e il regista. In questo film Godard va in giro con le “pizze” e dice che la cosa più faticosa nel cinema è portarle. Poi vediamo immagini di nuvole, dialoghi strampalati, citazioni e autocitazioni. Meno provo catorio di altri films, nel complesso innocuo.
NOUVELLE VAGUE - 1990 Con Alain Delon. Una ricca imprenditrice è attratta da un uomo affa scinante ma inetto. Quando lui muore, si mette col
fratello gemello che ha il carattere opposto. Riflessione sullo scorrere del tempo con la presen za dei nostri atti del passato e il ruolo dell’amore con il suo modo di esprimersi. L’amore può essere anche per il cinema, capace di mostrare il mondo in tutti gli aspetti di novità che certi film non sanno raccontare.
Fonti:Wikipedia e “Dizionario dei film Mereghetti”.
Fare la spesa è un’attività che mi è sempre pia ciuta, specialmente in questo periodo di caldo soffocante, è bello entrare in un rinfrescante supermarket (anche se non dimentico mai di entrare nei piccoli negozi del mio paese che sono di fondamentale importanza per il tessuto sociale, con i titolari si instaura un rapporto di familiarità a me molto caro ). Entrare in un grande magazzino strapieno di merci, mi da la sensazione di entrare in casa di Babbo Natale, anche se qua non ci sono ba locchi in regalo. Solitamente il pane l’acquisto in forneria ma era quasi mezzogiorno ed avevo una certa fretta, passavo davanti agli scaffali pieni di prodotti da forno; imitando le persone che stavano davanti a me, ho riempito un sac chetto del mio pane preferito, l’ho messo sulla bilancia, però non riuscivo a capire quale fosse il tasto giusto da premere, una bella ragazzina di colore (avrà avuto 12 anni), stava passando die tro di me spingendo il carrello, parlava al cellula re in lingua straniera, probabilmente la mamma le stava dettando cosa acquistare, vedendomi in difficoltà si è fermata e con uno splendido sorriso mi fa: “Signore, le serve aiuto?”, “Grazie bella, sono imbranato con questi cosi elettro nici, non so quale tasto pigiare”. Dopo essere
andata a leggere il codice del pane che avevo preso, ha toccato un paio di volte sullo scher mo, è comparsa un’etichetta che mi ha incollato sul sacchetto e voilà — “Ecco fatto, buona giornata signore” — “Grazie mille, buongiorno anche a te” — È stato un piccolo gesto che mi ha fatto contento ed anche riflettere: non è vero che i ragazzini sono tutti maleducati, inoltre quel suo splendido sorriso, sponta neo ed illuminante, irradiava una luce particolare, non credo per il solo fatto che era su uno sfondo nero, pen so piuttosto che Dio abbia donato alle persone di co lore un sorriso unico, che noi bianchi non possediamo, una luce che li ha sempre illuminati, anche quando noi caucasici, abbiamo cercato di spegnere.
Riprende il nome del fiume Giordano], ed è quindi ascrivibile a quella cerchia di nomi ispirati all’am bito fluviale, come ad esempio Nilo, Eridano, Volturno, Sabrina, Shannon e Clyde. Etimologicamente parlando, deriva dall’ebraico (Yarden), basato su (yarad, “scendere”, “fluire”); il signi ficato è quindi “che scorre”, “che fluisce”. Altre fonti lo considerano composto da due elementi, jehor (o yor, jor, “ruscello”) e Dan, un’antica città biblica (oggi Tel Dan), quindi “che scorre presso Dan”. Nel racconto del Nuovo Testa mento, il Giordano è il fiume dove avviene il battesimo di Gesù ad opera di Giovanni il Battista. Il suo uso come nome proprio di persona ebbe inizio negli ambienti cristiani al tempo del le crociate, allorché i crociati portarono in patria ampolle dell’acqua del Giordano per battezzare i loro figli.
Potrebbe aver subìto l’influenza del nome ger manico Jordanes, derivato dal termine norreno jördh, “terra”, che venne portato dallo storico bizantino Giordane.
Almeno per quanto riguarda l’Inghilterra, l’uso del nome terminò dopo il Medioevo; venne ripreso nel XIX secolo, raggiungendo anche una no tevole diffusione degli Stati Uniti nella seconda metà del XX secolo.
Più santi e beati hanno por tato questo nome, quindi l’o nomastico si può festeggiare in una delle date seguenti: 13 febbraio, beato Giordano di Sassonia, frate domenicano; 7 agosto, beato Giordano For zatè, abate benedettino pado vano; 19 agosto, beato Giordano da Pisa (o “da Rivalta”), frate domenicano; 15 settembre, beato Giordano di Pulsano, abate in Puglia; 17 novem bre, san Giordano Ansalone, frate domenicano, martire a Nagasaki.
Il cantautore emiliano Pierangelo Bertoli nasce a Sassuolo, in provincia di Modena, il 5 novembre 1942. Affetto da un grave handicap che lo costrin gerà tutta la vita su una sedia a rotelle, muore il 7 ottobre 2022 a 59 anni per un cancro ai polmoni.
Nato a Canale d’Agordo, in pro vincia di Belluno, il 17 ottobre 1912, papa Giovanni Paolo I fu il pontefice meno duraturo del Novecento (appena 34 giorni) ma non per questo la sua ele zione è considerata meno “storica” di altre. Albino Luciani muore a 65 anni in Vaticano.
Beato Giordano di SassoniaApro di buon mattino la finestra entra la luce, il profumo di ginestra, e il buon umore della brezza che rinfresca. Non voglio sfumare questo flash elettrizzante, scelgo subito le mie scarpe da corsa rosso fiam mante, e fuggo come un latitante nel mio abito galante fasciato al punto giusto, esalta gambe, braccia e busto. L’ incontro è d’ occasione per uscire con me ed il mio clone. Parte il cronometro e il tempo scorre, il piede destro, il sinistro rincorre, mangia l’ asfalto, sterrato e radici fino a raggiungere le pendici di “Punta Sasso”, non mi trattengo, esclamo: “Casso...! ...Se è bello il panorama quassù..!”
Il sole fa cucù ed il lago è tutto blu. Assetata come un Vampiro respiro quella gemma di Zaffiro in un morso di libertà imbevuto di goloso, come un Babà. Sazia, ritorno lucida per il ritorno, fra meno di un’ ora sarà mezzogiorno. Imbocco dunque il percorso più ripido e scosceso con le braccia flesse ed il polpaccio teso pronto a scavalcar gli ostacoli del bosco ed il suo benvenuto non mi sa più di losco. Un tempo lasciai ai piedi dei suoi tronchi briciole di pane in pezzi monchi. Volevo seguirle per ritrovare la via, temevo l’ amnesia, ma come successe a Pollicino gli uccellini quel giorno fecero spuntino e mi ritrovai sola in mezzo a radici e sassi mentre “Zephiro” mi suggeriva i giusti passi.
Ho inserito il gettone come negli autoscontri pronti a collisione, ho con me il mio battaglione di soldati in formazione ritti in ogni bulbo dei peli delle braccia, l’ adrenalina mi mostra la traccia. In un batter d’ occhio arrivo a terra e la fame un colpo sferra. Ho chiesto un caffè al chiosco del Porto, “Signora, lo prende da asporto?” Mi chiese il ragazzo dietro al bancone... “Si grazie... non ho ancora fatto colazione, prendo anche un cornetto integrale farcito di crema artigianale”...
Mentre aspetto, i miei 36 anni accetto,
festeggiando il battesimo del mio doppio maggiorenne diciottesimo, per quel “Signora” rispettoso, intitolato forse dal mio filler un po’ grinzoso che sfoggio maturo ai lati degli occhi, sorriso acqua & sapone, senza ritocchi.
Lo sguardo appena sopra la mascherina timidamente al mio si abbina. dietro a lenti dal fiato appannate, si esaminano figure sfocate e due sorrisi sconosciuti dell’ immagine perduti, ma alle volte più caldi e generosi senza bisogno d’ esser chiassosi.
Dietro ad ingegnose divisorie, parole mute raccontano storie che si era soliti ascoltare a quattrocchi senza fronzoli o burocratici scarabocchi.
Mi allontano qualche passo, ed incrocio le ginocchia su un grande masso. In fronte, il monte Baldo, he indossa il suo solito cappello, ...forse domani piove...o sarà bello? Cerco la risposta nel lieve incresparsi dell’acqua, nel suo andirivieni, poco a poco gli scogli sciacqua e mi ritrovo a spaziare lo sguardo verso i monti in lontananza,
qui, mantengo in pace la distanza. da ogni circostanza.
M’ accorgo poi, d’ aver dimenticato lo zucchero di canna, sempre colpa del mio occhiale che s’ appanna, non l’ ho visto e non l’ ho preso forse distratta da quel sorriso acceso?
Ok, non importa mi abituerò all’ amaro, voglio assaporare il gusto chiaro, poi ci si abitua credo, lentamente... fosse così semplice anche con la gente... Senza addolcirla, fosse clemente, fosse nitida, accogliente...
Stringo nel palmo il mio caffè fumante, un profumo inebriante, che ad ogni giro di cucchiaio, si dissolve nel sole di Gennaio.
Un sole timido come un pensiero inaspettato, segretamente abbozzato con tondeggiante calligrafico confuso lungo il lato del polietilene monouso: due puntini in una linea arrotondata ed un sorriso stilizzato dalla bocca allargata per augurarmi una “ Buona Giornata“
Proprio come nel titolo, Mina questa volta è “legge ra”, perfino frivola e ha riempito il suo nuovo disco di scherzi e sorprese di ogni genere». È «il tipico disco di Mina. Di un’artista, cioè, che si diverte ancora mol to a cantare e, soprattutto, a cantare qualsiasi cosa». «Questa volta però, Mina, oltre ai soliti illustri Carneadi beneficiati da una sua illuminazione vo cale, regala un attimo di gloria alla nuova scena italiana, quella vera, cresciuta nel le cantine e nei festival rock». Ecco quindi irrompere nel canzonie re della Tigre i Casino Royale e gli Afterhours: i primi con Suona ancora, brano inciso dagli stessi autori due anni prima e qui rieseguito con il solo apporto delle Voci Atroci, che hanno riprodotto gli strumenti con le loro voci («bell’esercizio di virtuosità moderna e sofisticata, palestra per sei voci eccezionali»), i secondi con «il sound “depresso” all’inglese» di Tre volte dentro me (originariamente incisa dagli autori con il titolo Dentro Marilyn), «un pezzo lungo, un’atmosfera strumentale inconsueta, con tanto di ukulele suonato con un bo otleneck, una sorta di steel guitar che arriva a note irraggiungibili per una sola chitarra e un canto da sballo». Con Someday in My Life, canzone scritta da Mick Hucknall appositamente per Mina (e con la quale Mick duetta), precipitiamo «negli anni ‘50 delle torch song e del jazz», mentre con Johnny Mina si trasforma in «un Prince scuro e rockato». Ventata di “Phildelphia Sound” anni ‘70, invece, con il brano Con te sarà diverso, «elegante remake di
Noi soli insieme
un’epoca oggi di moda e ripercorsa con intensità e sentimento» mentre «gioco e ironia [caratterizzano i] virtuosismi pirotecnici di Grigio, [in cui Mina vi inca stona] dentro citazioni di Dante, Modugno e Zucchero» (con la chiusura di un Celentano che chiede udienza per il progetto seguente). «Completano l’album altri pezzi più tradizionali»: le romantiche Resta lì e Stai così, l’«anodina» Non si può morire in eterno, la «semplice mente bella» Noi soli insieme e «la buf fa Clark Kent dedicata a tutti i nerds che sanno bene di non potersi trasformare in Superman ma che sono vendicati dai sospiri esitanti di [Mina] Mazzini». In bre ve «un buon disco, vario, divertente, credibile creato per dimostrare una volta di più le funamboliche pos sibilità di Mina, anche se probabilmente risulta un po’ meno commerciale del precedente Cremona.
Ci sono angeli senza ali e senza veli che nel quotidiano vivere, nell’evolversi di giorni uguali e diversi, operano gesti traboccanti di bontà e di misericordia. Volti, a profusione, quelli che s’incontrano, affratellano pas si, osano gettare sguardo, tendere la mano. Pochi quelli che vanno oltre, capaci di donarsi con genero sa passione per uno scopo comune. Non hanno veste o etichetta che li distingue. Forse non sono i primi della prima fila in chiesa e neppure quelli che ostentano fede e carità cristiana; forse neppure coloro che hanno voglia di apparire, di essere riconosciuti o ringraziati.La loro fede sta nel gesto, nella pazienza, nel dono del proprio tempo e competenza. Di comune di certo con la carità hanno la veridicità e la forza, l’audacia e la tempra come foco che arde di luce propria. Come a voler dire che neppure la morte o il vento o la tempesta potrà arrestare il passo. Nella nostra vita di famiglia che ha avu to la fortuna e l’onore di condividere la malattia di nostra figlia e di viverla non come sofferenza bensì come dono ci sono volti e mani, occhi che ci guidano, seppure tutt’at torno talvolta ci sia oscurità e silenzio, sconforto e dolore, impegno e sforzo. Questi occhi, mani, parole, gesti, animi e cuori sono della professoressa Bologna Daniela dell’isti tuto Don Milani di Montichiari e di Stefania, fisioterapista presso il centro Aquamore di Castel Goffredo i cui operati, continuano rigogliosi a germinare per produrre frutti buoni ed odorosi. Questi occhi e mani sono della professoressa Egermini del cts di Brescia la cui disponibilità omaggia e gratifica. Senza parlare della dottoressa Elisabetta Bertoli dell’Asst di Montichiari il cui impegno, dedizione, consiglio accompagnano nel quotidiano vivere, parte integrante della famiglia. Con lei la dottoressa Turganti Marisa. Non si vuole di certo dimenticare la dirigente Covri, la dottoressa Galaz zo, il professor Zolfino Gabriele, la professoressa Ida Tonti dell’its Don Milani i quali si prodigano giorno dopo giorno per offrire a Vittoria opportunità di vita nuove ed innovative. Sono occhi, mani e gesti del dottor Giorgio Tortelli, dirigente per passione, educatore per scelta la cui vicinanza sostiene e guida. Sono occhi, mani e gesti della professoressa Galli Gabriella che ha saputo in anticipo, per prima, mettendoci
anima e corpo, indagare, sondare, proporre, combattere, dando alla vita di Vittoria una svolta unica e significativa. Se lo sguardo volgo al cielo in questa notte dal manto stel lato scorgo le sagome delle mie madri celesti.
Perchè di madri in cielo ne ho tre: la mia di nome Maria, Bruna e Rita: angeli custodi, compagne fide. Allora, al diavolo tutto!!!
A piena voce e con tutta la gioia e l’amore al mondo voglio urlare che la mia Vittoria è CAPACE di contare fino a 910, sommando, sottraendo, riconoscendo il numero maggio re e minore. Questo solo grazie alla profe Bologna che ha creduto in noi donandoci tempo e spazio!! Il nostro sogno è di sfiorare la vetta del numero 1000 e poi via che si pro segue!!! Ed ancora che la mia Vittoria è CAPACE di nuotare libera e felice, pronta a sperimentarsi sempre più nella ri cerca di nuove conquiste acquatiche. Questo grazie a Stefania che da vicino e da lontano ci se gue con mano sicura. Grazie al dottor Mussato Maurizio, medico di vecchio stampo, la cui mano bussa alla porta inaspettata solo per vedere come vanno le cose; sempre presente e vigile. Con lui il dottor Giordano Lucio, il pro fessor De Maria, la dottoressa Barbara Montagnana. Cia scuno ha contribuito a dare a Vittoria controllo e stabilità medica nei momenti critici adottando misure innovative e sperimentali. Con la professoressa Tonti, infiniti sono gli argomenti trattati, studiati, strategie comunicative impor tantissime che le offrono la possibilità di mettersi in gioco. Ed infine ma non ultimo per importanza il CVS di Montichia ri nella persona di Monsignor Novarese il quale ci insegna a mettere il malato al centro della nostra vita come primizia e dono. Sarebbe bello, liberatorio, dare un calcio secco al ritardo mentale purtuttavia bisogna imparare a conviverci, facendone punto di partenza e non di arrivo, ponte di lancio e non postazione fissa. Siamo tutti figli di Dio e solo a LUI è dato di sapere dove arriveremo!!!! E se sarà SOLO DIE TRO L’ANGOLO, O AD UN PASSO DAL CIELO, vorrà dire che avremo comunque camminato ed osato!!! Significherà, forse, che non abbiamo permesso alla morte di lavorare come in un alveare di api.
Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste
Famiglia cerca a Calvisano ragazzo/a (anche stu dente universitario) per compagnia ad anziano, la matti na da lunedì a venerdì dalle 08:30 alle 12:30.
Per colloquio scrivere al numero 3927591222
Italiana in possesso di qualifica ASA si rende dispo nibile per assistenza a persone anziane e disabili non autosufficienti, per aiuto nelle pratiche igieniche del mattino e docce assistite. Disponibile solo per Ghedi. Telefono: 3299761263
Italiana in possesso di qualifica ASA / OSS si rende disponibile per assistenza a persone anziane e disabili non autosufficienti, per aiuto nelle pratiche igieniche del mattino e docce assistite. In possesso di patente B. Zona Calvisano (BS) e limitrofi. Telefono: 3397809209
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Bernardina era e sarà nella memoria, nell’animo, nel ricordo fantasia briosa, bellezza genuina. Fede viva la legava alla figura della Vergine alla quale si rivolgeva nel tramestio quotidiano con fida passione e fiducia certa di mai essere in abbandono. Soleva mischiare con fare generoso, sapiente zuppo di magia, passato e presente tutto e nulla, presente e futuro. La sus fede l’ha portata ad essere luce che non tramonta, fiamma viva di un giardino incantato chiamato Paradiso. Sorriso argentino, sguardo arguto fra le dita, grani di rosario nella mente , orazioni in latino nel grembo, germe vivo. Grazie per tutto quello che hai saputo e voluto donare con semplicità, gioia, immensa tenerezza. Dall’alto dei più alti dei cieli, fra velli dorati e tesori preziosi, cheta riannodi tempo e spazio, sgrani ricordi, serena sorridi ad accenno di vita. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste
Sabato è proprio una giornata a sé: la più bella della settimana, giusto per scomodare Leopardi. Se poi il cielo è azzurro, terso, l’aria è fresca, la temperatura piacevole, allora è felicità. Cammino e guardo chi incontro: una giova ne donna in gravidanza, passo da ultimi mesi, cane al guinzaglio, marito accanto col giornale sottobraccio. Immagino la loro vita. Più avan ti il dehors di California Bakery offre profumi di croissant e pancakes, vocìo dei giovani del brunch, volti senza rughe e apparentemente senza pensieri, animati da conversazioni che non risuonano di gravità. Una coppia anziana sottobraccio avanza tranquillamente, una fami glia con bambini piccoli cerca di tenere a bada il più grandicello sgambettante. Le diverse età della vita. Io sento la mia, e ci sto bene. Cammino con Geminiani nelle orecchie, l’IPho ne in mano a raccogliere qualche pensiero, e la mia vita nel cuore. Quieta, profonda, fluisce come fiume placido. Che sa di essere, consape vole della sua forza. Come sempre in momenti come questo, tutto sta. Presente con i suoi pesi e le sue leggerezze. Pesi e misure. Pensieri nella testa, tanta vita nello sguardo, un nuovo aroma di caffè nella borsa. Sabato.
Sappiate che, grazie a questa nuova rubrica, sco prirete come la ricerca genealogica rappresenti una grande opportunità a disposizione di tutti per riscoprire le radici storiche della propria famiglia; si tratta di un’avventura esaltante che può riservare grandi soddisfazioni. Un’occasione per conoscere le proprie origini, per immergersi nella vita dei pro pri antenati, alla riscoperta dei loro nomi, delle loro professioni e di molte di vicende ormai dimenticate che ci raccontano da dove arriviamo. Ricostruendo le varie generazioni incontriamo tutte le persone che ci hanno preceduto e che attra versando la storia si sono trasmesse il testimone della vita fino ad arrivare a noi; le tracce lasciate dai nostri antenati non sono andate irrimediabil mente perdute ma sono conservate nei documenti conservati negli archivi storici locali.
Da questo punto di vista il nostro patrimonio archi vistico è molto ricco e poco conosciuto dal vasto pubblico che lo ritiene prerogativa esclusiva degli addetti ai lavori.
In realtà sempre più spesso i fruitori degli archivi sono persone comuni, semplicemente appassio
nate dalla ricerca storica e dalla propria genea logia familiare, che pazientemente riscoprono le tracce del proprio passato nei documenti che da secoli sono stati salvaguardati e resi disponibili alla consultazione.
Negli ultimi decenni la riscoperta del proprio pas sato familiare sta coinvolgendo in Italia un pubblico sempre più vasto, avvicinando lentamente il nostro paese alla tradizione dei cugini d’oltralpe e dei pa
fondatori dell'Associazione
esi anglosassoni dove è forte la sensibilità e l’in teresse per questi temi, che vengono approcciati sin dall’età scolare per l’alto valore che assumono nella formazione delle coscienze civiche.
In questo contesto nasce nel 2007 l’AGL “Associa zione Genealogica Lombarda”, un’organizzazione senza fini di lucro che raduna ad oggi più di 60 ap passionati con l’obiettivo di una crescita culturale comune attorno ai temi della ricerca sulla propria storia familiare. Le iniziative svolte nel corso de gli anni sono state molteplici; si va da momenti di confronto e scambio tra gli associati in cui si con dividono le proprie esperienze di ricerca, favorendo occasioni di mutuo aiuto, fino ad arrivare a tutta una serie di proposte di promozione della cultura genealogica tra cui:
- eventi pubblici per far conoscere in termini divul gativi al grande pubblico la genealogia;
- corsi propedeutici alla conoscenza della metodo logia della ricerca genealogica;
- serate a tema con la presenza di esperti che aiutano ad approfondire alcuni aspetti della ricerca genealogica;
- visite guidate negli archivi per conoscere da vi cino le fonti disponibili nel proprio territorio e per imparare le modalità pratiche di consultazione. Un grosso impegno dell’Associazione è rivolto inoltre alla valorizzazione e alla salvaguardia de gli archivi storici locali che rivestono un interesse genealogico attraverso progetti mirati che hanno permesso di collaborare con enti pubblici e priva ti per preservare alcune fonti storiche attraverso la digitalizzazione e trascrizione di registri e do cumenti utili al lavoro di ricerca, favorendone la consultazione da parte di un numero maggiore di persone interessate ma con un occhio alla loro conservazione nel tempo. Lo spirito dell’Associazione è proprio quello di cresce re insieme accomunati dalla passione per la scoperta delle proprie origini e non di rado accade che tra i soci stessi
si scopre di avere lontane parentele e di condi videre gli stessi antenati. Attualmente il direttivo è costituito da Massimiliano Sana (presidente), Stefano Perico (vicepresidente), Clemente Suardi (ex presidente), Davide Oggionni e Giulio Sana. Se anche tu vuoi cimentarti in questa straordinaria avventura, trovare un sostegno nelle tue ricerche e incontrare altri appassionati seguici sulla nostra pagina Facebook https://www.facebook.com/ profile.php?id=100063142875879 e sul sito www.associazionegenealogicalombarda.it op pure partecipa ad uno dei nostri incontri presso la nostra nuova sede a Carvico (Bg), presso la Casa delle Associazioni “Giovanni Bonacina” via Santa Maria n. 7 .
Seguiteci e insieme scopriremo chi erano i nostri antenati e l’origine di molti cognomi diffusi in tutta la Lombardia.
Da sinistra, il presidente Massimiliano Sana e il vicepresidente Stefano Perico
Una bellezza autentica con un fascino acqua e sapone che ha saputo conquistare la Giuria di Miss Italia. Lei è Simona Pavia, una bellissima bresciana già protagonista in set fotografici, con corsi di bellezza e scatti social che hanno fatto il giro del web. Non solo immagine, ma anche tanta sostanza: lo studio è parte fondamentale della sua quotidianità e il suo carattere (“sono una ragazza grintosa, solare e sensibile”) è de stinato a fare la differenza. Pur rimanendo umile,
Simona punta in alto col pieno sostegno della sua famiglia. Il suo desiderio? Conquistare le luci dei riflettori… Diciamo che, nonostante i 18 anni, hai le idee chiarissime.
Sin da piccola mi sono posta degli obbiettivi che ho sempre cercato di raggiungere con grinta, con il sorriso e con un pizzico di umiltà! Ho sempre sognato di poter lavorare nel mondo della moda, è ormai da qualche anno che sto
vivendo nel mio sogno: ciò è sicuramente frut to di sacrifici da parte mia e dei miei genitori... spero di poter continuare a vivere in questo mio sogno anche in futuro! In futuro mi piacerebbe provare il mondo della recitazione e dello spetta colo: mi affascinano le sfumature delle emozioni che compaiono sul viso di un attore durante una messa in scena, spero un giorno di poter provare anch’io quelle emozioni su un palco o su un set cinematografico. Nonostante la giovanissima età, stai accumulando un sacco di esperienze sul set. A 18 anni ritengo di essere molto fortunata in quanto posso dire di avere parecchia esperienza in campo fotografico. Con il tempo e con l’espe rienza mi sono migliorata sempre di più, in par ticolare grazie alle collaborazioni che ho avuto con diversi fotografi che mi hanno sempre dona to preziosi consigli. Ho imparato che non basta solo la bellezza estetica per la buona riuscita di una foto: sono necessari altri fattori, il primo tra tutti è sicuramente la personalità, da esprimere attraverso uno sguardo intenso.
La tua estate è stata densa di esperienze. Ho trascorso la mia prima estate da maggio renne tra servizi fotografici, il tour di Miss Ita lia Lombardia, viaggi in e fuori Italia, momenti memorabili passati con la mia famiglia e amici e, cosa più importante, con il sorriso e la spen sieratezza necessari per godersi l’ultima l’estate prima dell’inizio dell’ultimo anno scolastico. Appunto, è stata l’estate che ti ha vista pro tagonista sulla passerella del più importante concorso di bellezza.
Il tour di Miss Italia Lombardia è stato una delle sfide più affascinanti, complicate e divertenti che ho affrontato quest’anno. Arrivare a un passo dalle nazionali è stato un sogno diventato realtà, mai avrei pensato di raggiungere un tale risultato a soli 18 anni. Ho deciso di intraprendere questa bellissima avventura con serenità, umiltà e sor riso, ho sempre accolto con positività un primo posto ma anche delle posizioni più “umili” in cer te selezioni. È stato sicuramente un percorso che ha richiesto dei sacrifici, da parte mia e anche da parte dei miei genitori che mi sono sempre stati
vicini, ma qualsiasi sforzo ne è sempre valso la pena. Il momento più bello è sicuramente stato il momento della mia vittoria e i giorni successivi dal titolo di Miss Terrazza Malaspina.
Non mi sarei mai aspettata di riuscire ad aggiu dicarmi quel titolo, è stata un’emozione unica al punto che mi sono commossa durante il mo mento dell’elezione.
Anche sui social ti stai facendo conoscere… Ho iniziato a condividere la mia vita su queste piattaforme da piccolina e non ho più smesso. Ho sempre amato l’idea di condividere attimo della mia quotidianità, anche delle piccole cose, con il maggior numero di persone possibili.
Penso che siano un mezzo di comunicazione molto potente, se usati nella maniera corretta sicuramente possono portare molti vantaggi an che dal punto di vista lavorativo. Non solo immagine, ma tanta sostanza… Attualmente frequento il quinto anno del Liceo Scientifico a Brescia, mi godo ogni giorno e ogni ora scolastiche, sapendo che saranno le ultime di un ciclo scolastico che ha segnato parte della mia vita. Mi è sempre piaciuto studiare, non ho mai avuto problemi a fare i compiti o a studiare qualcosa di superfluo anzi, è per me un piacere. Sono sempre stata una ragazza attenta, seria e volenterosa: penso siano le caratteristiche fon damentali per essere una brava studentessa.
Ph. Sirio Serughetti
Ph. Cesare Palazzo
Ph. Marco Squassina
Dialoghi con Mr. D. è una raccolta di 28 dialoghi surreali, illu strati, dove l’autrice e un fantomatico Mr.D. si interrogano su alcu ni temi della vita e sul la ricerca esistenziale intrecciando mondi metafisici, in un sapo re surreale e leggero.
I temi affrontati sono vari: dal sogno al viaggio, dal bene comune al cam biamento, dall’intuizione alla saggezza popolare, ma quello che li tiene assieme è un filo invisibile di fan tasticherie in grado di sovvertire alcuni punti di vista. Le illustrazioni fanno da accompagnamento a questa volontà di trasportare il lettore non solo attraverso le parole, ma anche attraverso le immagini. Grazie alla fantasia, la leggerezza approda nella lettura tra sportando alcuni concetti di natura ordinaria in una dimensione straordinaria. Questo libro è scritto per tutte le età, i dialoghi si leggono in un’ora, ma il loro messaggio dura tutta la vita. I capitoli sono introspet tivi, obbligano al confronto e alla riflessione con sé stessi, costruiti in modo leggero senza però rendere la lettura meno avvincente. Ma chi è questo Fantomatico “Mr.D.”? E chi lo sa! E tu, lettore, chi vuoi che Egli sia? Potrebbe essere la personificazione di un Diario, di un Amico che vive in qualche mondo parallelo, di un Dio occulto, ma sempre presente, di un Confidente metafisico, di uno Sconosciuto surreale. Vale tutto. Dialoghi con Mr.D. è un confronto con un Alter Ego e questo potrebbe bastare per avanzare l’ipotesi di riappropriarsi del senso della vita, ricercando una personale verità all’interno del proprio io, delle proprie paure, delle proprie luci ed ombre, dei propri entusiasmi, e di quelle bizzarre idee ed emozioni contrastanti ed
altalenanti con cui quotidianamente, abbiamo a che fare. Scrive Letizia Ardillo, artista e docente di archi tettura a Roma: “Dialoghi con Mr.D. è una raccolta di racconti surreali dove l’autrice riversa tutta la sua creatività. Le parole scorrono come l’acqua cristallina di un torrente e ci invitano a entrare in una realtà parallela dalla quale non vogliamo più uscirne. Le parole ci avvolgono in un intreccio di idee e così, con piacere, ci abbandoniamo. Le parole ci portano in alto e ci fanno toccare frammenti di luce che appar tengono ai cieli. La forte immaginazione dell’autrice ci induce allo sgomento ma è proprio questa forza magnetica che ci attrae e inevitabilmente ci proietta nel suo mondo magico dove tutto è possibile. Nella visione metafisica dei racconti, tutto è il contrario di tutto, non ci sono regole del gioco, l’energia delle pa role è un vortice che ci cattura, ci irretisce e non si arresta mai. Le immagini che accompagnano il testo, leggere come l’aria, con delicatezza circondano il nu cleo narrativo che irrompe come il fuoco. Anche loro catturate in questa spirale di inarrestabile forza che ricorda la natura degli abissi del cuore”.
Il testo è una sperimentazione artistica, coltivata in segreto in più di 7 anni di scrittura autobiografica, che nel giro di 9 mesi ha visto la sua nascita e la sua esplosione più rigogliosa. L’intento ha voluto essere trasformativo, ovvero quello di “dare colore al dolo re” in un momento di profonda sofferenza psichica: il lutto di una madre sana, giovane e coraggiosa, dal nome Imera Piva, ascesa in cielo dopo 4 mesi di lotta contro un tumore al pancreas.
“Imera”, in greco significa “Il Giorno”: con l’augurio che la memoria di mia madre possa farvi apprezza re ogni giorno che ci è concesso di vivere, vestiti di gratitudine e di qualche semplice sorriso. In fondo la vita è un soffio. Volete scoprire con lei pezzi di mon do? Tutti i suoi video ed i suoi trekking al suo canale Youtube: “Imera Piva”.
Da giovanissima è stata indossatrice per una cele bre casa di moda ed è stata testimonial della casa discografica Ricordi su manifesti pubblicitari che avevano invaso le grandi città. Oggi, all’età di 51 anni portati come se ne avesse una ventina di meno, Tiziana Riccardi ha deciso di mettersi nuovamente in gioco sotto i riflettori, con quistando la Giuria che l’ha eletta reginetta della categoria Senior nel concorso di Miss Reginetta d’I talia Over. “Una sfida straordinaria e il risultato finale naturalmente è un bellissimo traguardo, completa mente inaspettato” racconta Tiziana, mamma di un figlio ormai 18enne, casalinga, da sempre con la passione per la moda. Quella stessa passione che, da giovanissima, la spinse ad intraprendere il per corso di indossatrice, girando l’Italia e indossando splendide creazioni da sera o da sposa davanti a nuovi clienti. “Sono stati anni fantastici, ho avuto
modo di sfilare in luoghi da favola e di ritrovarmi io stessa immersa in una favola. Ricordo ancora quan do indossai la collezione autunno-inverno, era tutto magnifico” racconta Tiziana, origini napoletane, nata a Torino, ma ormai trasferitasi a Piombino. A quell’e sperienza si aggiunse il piacere di essere scelta da Ricordi per una prestigiosa campagna pubblicita ria, finché poi venne il momento di dedicarsi alla famiglia. “Sono rimasta una donna semplice a cui piacciono la musica, le passeggiate, i lavoretti col materiale riciclato – racconta Tiziana – Ma al tempo stesso non ho mai smesso di prestare attenzione alla cura del mio corpo”. Così, durante la pandemia, si è accesa la miccia e le è tornata la voglia di met tersi in gioco davanti ai riflettori. Nel 2020 si è conquistata la finalissima nazionale
del concorso di Miss Reginetta d’Italia Over, gareg giando con donne che avevano una decina di anni in meno di lei e piazzandosi ai piedi del podio. Un pizzico di amaro in bocca, così Tiziana nel 2022 ha deciso di riprovarci, stavolta nella categoria Senior. E qui, il suo fascino ha conquistato la Giuria che le ha consegnato il titolo nazionale. “Un successo davve ro incredibile per il quale voglio ringraziare il patron Alessio Forgetta e il referente regionale Paolo Pacelli – aggiunge Tiziana – Per me è stata un’esperienza incredibile e questo titolo mi porterà a vivere altre esperienze, fra cui quella di un calendario. Penso di aver colpito la giuria per la donna che sono, oltre che per il corpo che mostro”.
E, a proposito di corpo, Tiziana ha le idee chiare: “Mi piace prendermi cura del mio corpo, mi piace concedermi un massaggio o un momento per me stessa. D’altronde, se nella vita di tutti i giorni mi piace vestirmi comoda, quando esco non mancano mai i tacchi e un abbigliamento che risalti la mia femminilità”.
Le sue fotografie in passerella conquistano per clas se ed eleganza: “Alle volte fatico persino a pensare che sia io quella in fotografia! – scherza - Sembrano
fotografie che si vedono sulle riviste… Tutto som mato proprio male non sono! Io però non cambio: resto la donna semplice di sempre, con un entusia smo contenuto e con la voglia di continuare a vivere momenti speciali”. Di sogni da realizzare ne restano tanti: con New Meta Event al fianco, la sensazione è che Tiziana possa davvero togliersi delle grandi soddisfazioni…
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