New Entry Magazine - Edizione di Brescia del 02 Dicembre 2021

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Anno 27 - N°13 del 02/12/2021 - www.newentrymagazine.it - redazione@newentrymagazine.it - Per la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti

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EDITORIALE

RICERCA DELLA FELICITÀ

In questa fase della nostra vita molto delicata in cui ci troviamo ancora una volta ad affrontare questo maledetto virus e dove ogni giorno accadono episodi di violenza inaudita nei confronti di uomini e animali, mi chiedevo se mai un giorno Decreto del Presidente del Tribunale saremo felici... o magari già lo siamo e non lo sappiamo! di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Alla classica domanda: “Sei felice?” tentenniamo un po’ per Editore e Direttore Responsabile: poi rispondere: “ma sì dai, abbastanza” oppure “sì dai, poGianluca Boffetti trebbe anche andare peggio”. La società nella quale viviaDirettore Onorario: Michele Cortinovis mo cerca in tutti i modi di renderci felici proponendoci dei modelli mediocri e basati su fattori futili che hanno alla base Redazione: Stefano G. - Giorgio M. il possesso delle cose. Non a caso ci propongono sempre Anno 27 - N°13 del 02/12/2021 uomini e donne affascinanti, ricchi con auto di lusso. La realtà, però è ben diversa e nel raggiungere questi desiLa nostra sede: deri continuamo a correre, dimenticando spesso di VIVERE! Brembate di Sopra (Bg) - via Tresolzio,48 E quel che è peggio che, una volta raggiunti gli obiettivi, ci sentiamo di nuovo insoddisfatti alla ricerca di altro... www.newentrymagazine.it Esistono purtroppo anche situazioni dove il lavoro è precaNew Entry il giornale della gente rio e malpagato ed altre dove il lavoro non si trova proprio. Persone che ogni giorno devono dividersi in quattro perchè New Entry Boffetti Gianluca hanno figli da accudire, le faccende di casa, anziani da curare... dove è veramente un miraggio ritrovare, anche per newentrymagazine solo pochi attimi, un po’di felicità. New Entry Television Specialmente in questo periodo è più facile vedere intorno a noi l’infelicità delle persone: sguardi spenti, stanchezza, I NOSTRI CONTATTI corse senza meta, disperazione, sofferenza, solitudine. redazione@newentrymagazine.it Ma dove possiamo trovare la felicità? bergamo@newentrymagazine.it Prendendo spunto da una citazione di Oscar Wilde il quale brescia@newentrymagazine.it afferma che “la felicità non è avere quello che si desidera, Info pubblicità: 347 73 52 863 ma desiderare quello che si ha” penso che la si possa trovare nelle piccole cose che però hanno un immenso valore come ad esempio lo stare bene con la persona amata, un amico che ti scrive solo per chiederti come stai, un abbraccio spontaneo, uno sguardo di una persona speciale, un gesto ricevuto che ti porta a sentirti meglio... Ma essere felici non significa solo ricevere ma anche saper donare queste stesse cose agli altri. Certo, è difficile chiedersi come si possa essere sempre felici ma dobbiamo vivere in modo di avere quegli attimi di felicità che ci riempiono la vita... Gianluca Boffetti

Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita

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PENSIERI E PAROLE

ED È POESIA

“Roby”

La vita sporcata dal mondo dei colori, le macchie della natura impregnate nei cuori, catturano l’istante di un pensiero avvolgendolo a te mio caro Roby che non ci se più. Scalvini Roberta

“Domani il mondo”

Mi sono perso tra la rabbia della gente... mi sono perso tra le menzogne... tra le opportunità da parassita... mi sono perso nell’odio sociale... in un labirinto di parole... scappo via e cado nell’imbroglio. E’ così che va il mondo... vorrei sparire a sputare il veleno del dissenso... son fregato, non si torna indietro... la sopportazione è fuori luogo... un giorno cambierà tutto questo... adesso dormo forse domani mi sveglio ed è tutto un altro mondo. BGM

“SIAMO”

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Siamo fili d’erba, sospesi tra cielo e terra Tra luna e sole, tra la vita e la morte Tra scelta e sorte. Siamo fili d’erba. Giuzzi Daniela

IL BULLISMO IN RISPOSTA A ELEONORA VALEGGI

Il primo giorno di scuola è sempre stato un giorno speciale, si è un po’ spaventati, un po’ titubanti perchè tutto è nuovo e tutto da scoprire. Ma poi si fanno nuovi amici, si conoscono tanti ragazzi, si chiacchiera, si sorride e ci si diverte. Ai miei tempi non esisteva il bullismo (sono ormai una nonna) perchè l’amicizia era un sentimento bello e sincero. Ho letto l’articolo della ragazza Valeggi e mi dispiace sentire che ci sono ancora ragazzi che godono a fare soffrire e che si divertono a fare del male. La conclusione è che chi fa”bullismo” sono persone nell’animo vuote, nella zucca, e non dico testa, non hanno cervello e loro stessi hanno già grossi problemi di comunicazione. Non hanno capito che l’amicizia è un tesoro da tenere stretta. E poi il telefonino (invenzione utile) non deve essere usato per deridere e offendere gli amici, ma serve per comunicare l’allegria, la gioia, la bellezza della vita. La stupidità e l’ignoranza dei cosiddetti “bulli” portano solo cattiveria che fa cattivo sangue, invece cari miei dovete sorridere, gioire alla vita, alla vostra giovinezza perchè quando sarà passata la rimpiangerete per le cose stupide fatte. Ai ragazzi semplici dico forza, non scoraggiatevi e i “bulli” non meritano la vostra amicizia. Eleonora resta sempre la semplice ed eccezionale ragazzina che sei. una nonna che tiene strette le sue amicizie vere.


PENSIERI E PAROLE

GIOVANE, MA TE SAI COS’É L’AMICIZIA? Stamattina al bar, un signore seduto mi guarda e mi dice: “Giovane, ma te sai cos’è l’amicizia?” Sto per rispondere e mi interrompe: “Lo vedi quel signore seduto laggiù? Quello è il mio migliore amico, siamo nati nel ‘39, siamo nati e cresciuti insieme. Io gli ho fatto da testimone di nozze e lui l’ha fatto a me. Abbiamo comprato la terra da lavorare insieme, e tutti i giorni venivamo in questo bar e prendevamo un Bianchino e leggevamo le notizie. Lui me le leggeva perché io non so leggere e io ascoltavo, sempre insieme. Nel ‘78 abbiamo litigato, ce le siamo anche date, e da quel giorno non ci siamo più parlati, neanche un ciao. Beh, ti dirò... dal ’78, nonostante tutto, ogni giorno veniamo qui, sempre alla stessa ora, ogni giorno ci vediamo, non ci salutiamo e ci sediamo in due tavolini differenti.

Entrambi prendiamo un Bianchino. Tutti i giorni lui prende il giornale e legge le notizie ad alta voce, la gente pensa che sia matto, ma lo fa per me… dal ‘78…” Autore sconosciuto

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PROFUMO DI LIBRI Biografia: mi chiamo Marta Pesci, anno 1992, questo è il mio primo romanzo. Lavoro in un centro di salute mentale come educatrice e prendo spunto dal mio lavoro in quello che scrivo. Descrizione libro: il libro racconta la storia di Anna, ragazza della bassa bresciana che trasferitasi a Milano per inseguire il suo sogno di diventare insegnante, si trova a combattere contro la depressione. Ha quindi l’opportunità, tramite un espediente narrativo di tipo “fantastico”, di assistere alla vita di cinque persone che fanno parte della sua e ricredersi sulle convinzioni che ha su sè stessa e sugli altri. È un libro adatto per adolescenti e adulti. Acquistabile su Amazon

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IL CANE: SENSO DELL’OLFATTO

Senso dell’olfatto Il cane ha un senso dell’olfatto molto sviluppato; la corteccia olfattiva ha un ruolo predominante nel cervello del cane, analogamente a quanto avviene per la corteccia visiva dell’uomo. Si stima che i cani abbiano un olfatto 100 milioni di volte più sviluppato, quindi più efficace per le varie necessità, di quello umano. Parte fondamentale del suo processo di riconoscimento degli odori è la conformazione del suo naso (il tartufo o rinario) e soprattutto la potente mucosa interna, in grado di distinguere una sola molecola di una sostanza su milioni di altre. Il tartufo rappresenta l’estremità terminale del naso del cane. L’impronta delle circonvoluzioni che lo contraddistinguono è specifica dell’individuo e, al pari delle impronte digitali dell’essere umano, può essere usata come efficace sistema di riconoscimento. La mucosa che riveste internamente il naso del cane svolge gli stessi compiti di quella di qualsiasi altro mammifero. All’estremità del tartufo si trovano le froge o cavità per aspirare l’aria e, come in altri mammiferi, al confine mucosocutaneo, ci sono vibrisse laterali, grossi peli con funzioni sensoriali molto importanti. Oltre all’olfatto, il naso del cane ha molte funzionalità aggiuntive. La maggior parte delle ghiandole Riflessioni

CARATTERE ED INTELLETTO

Il carattere è più importante dell’intelletto. L’intelletto designa l’obiettivo, il carattere traccia la strada, l’intelletto è teoria, il carattere è pratica, l’intelletto propone il carattere dispone. L’intelletto dà opportunità, dal carattere dipende se possiamo realizzarli. Dipende da noi, non dagli altri, dal luogo, dal tempo o da qualsiasi altra cosa. Se riusciamo o se non ce la facciamo dipende solamente da noi stessi, a volte le chiamiamo circostanze esterne, a volte destino, in 10

sudoripare del cane sono concentrate nella mucosa interna del tartufo, cosa che lo rende importante dal punto di vista della regolazione termica. Inoltre, esso è dotato di recettori del freddo che recepiscono l’evaporazione dell’umidità causata dalle correnti d’aria, e consentono al cane una notevole precisione nel determinare la direzione di provenienza degli odori. Questa caratteristica è stata sfruttata dall’uomo per l’addestramento di cani per la ricerca di animali, persone, tartufi, o sostanze particolari, come stupefacenti o esplosivi. La ricchezza di terminazioni nervose rende il naso del cane in grado di rilevare anche le radiazioni termiche, come i serpenti. Fonte: Wikipedia

realtà il suo vero nome è uno solo: CARATTERE. Darina Naumova


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PENSIERI E PAROLE

LA VENDEMMIA Quando mio nonno Oddone e mio papà si insediarono (nel dopo guerra), alla Cascina Canova, dove io sono nato, la prima cosa che fecero fu quella di piantare 20 noci dietro il portico, lungo tutto il canaletto di irrigazione, con il duplice scopo di abbellire il contorno del casolare. Il noce, essendo una pianta di alto fusto, è molto bella da vedere, ed in secondo luogo, cosa importantissima, avere una quantità di noci sufficienti a passare tutta l’annata: questi frutti secchi infatti se conservati all’asciutto, durano veramente tanto ed inoltre hanno delle proprietà organolettiche straordinarie. La loro seconda preoccupazione, fu quella di acquistare qualche centinaia di piantine di vite da sistemare ai confini dei nostri terreni, in modo che facessero da divisoria tra un nostro campo e quello dei vicini, inoltre, avendo a disposizione un ampio dosso (3000 metri quadri), di difficile irrigazione, riempirono anch’esso di filari di viti; scelsero 3 tipologie: il Raboso, il Clinton ed il Girardone, nella stessa percentuale, perché il nonno sosteneva che la miscela di questi 3 tipi d’uva desse un vino dalla perfetta sapidità. Il lavoro per la coltivazione e manutenzione della vite è veramente tanto, anzi tantissimo, mio padre, dopo che nonno Oddone aveva preso la via per il cielo, si

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spostò con la famiglia e tutto il bestiame, alla Cascina Maestà, dove attualmente risiediamo, la Canova ci fu comunque lasciata in affitto per altri trent’anni. Avendo il doppio di terreni da coltivare rispetto a prima, fu costretto ad assumere tre braccianti agricoli (Umberto, Faustino e Mario), a cui chiese se lo potevano aiutare facendo delle ore straordinarie, nella cura dei vitigni, come pagamento avrebbero ricevuto un quarto della produzione di vino. Considerando che si aggirava sulle 55 damigiane all’anno (da 54 litri caduna), avrebbero ricevuto circa 13 damigiane a testa; tutti e tre accettarono con grande entusiasmo. Quanto lavoro richiedeva la vigna? Le viti avevano bisogno di un appoggio dove i tralci venivano legati, e questo era costituito da 2 o 3 fili di ferro che correvano longitudinalmente per tutto il vitigno, gli stessi fili avevano la necessità di essere sostenuti da paletti di legno (uno ogni 5 o 6 metri), che tutti gli anni venivano sostituiti, perché la parte conficcata nel terreno marciva, poi c’era la potatura, indispensabile per fortificare la pianta ed ottenere grappoli più grandi ed infine i vari trattamenti col verderame, un fungicida a base di solfato di rame, non chimico che veniva irrorato tramite una pompa a spalle su tutta la parte fogliare. Però dopo tanto sudore, finalmente in

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PENSIERI E PAROLE

settembre arrivava il momento della vendemmia, tutto un “occhio” del portico della cascina Canova, era dedicato alla lavorazione dell’uva, c’erano botti, tini, ceste e cestoni, cavagnoli in vimini (caagne) ecc ecc. Essendo tanta l’uva da raccogliere ed il numero delle botti per contenerla limitato, la raccolta avveniva a più riprese; partecipavamo tutti a questo evento con straordinario entusiasmo, era l’occasione per incontrare parenti ed amici, molte volte, salutati l’anno prima.

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Si iniziava di buon mattino, le bellissime voci delle mie zie: Maria e Orsolina (sorelle di mio padre), allietavano la giornata cantando stornelli di ogni tempo, il lavoro da fare era tanto ed anche piuttosto faticoso, eppure non pesava perché tutto si svolgeva in un clima di serenità ed armonia. Gli ultimi anni, io ero l’addetto alla pigiatura, avevo il compito di far girare la manovella della macchina schiacciatrice (costituita da 2 rulli che giravano in senso contrario verso il centro), mio padre la riempiva versandoci i cesti d’uva, il mosto che se ne otteneva, veniva lasciato fermentare per alcuni giorni, finché era completamente “fermo”, poi si riempivano le damigiane di quel che ormai era diventato vino. Un classico dolce che si preparava con il mosto d’uva fresco, era il budino (sugol ), portandolo lentamente ad ebollizione aggiungendo, mescolando sempre, 100 gr di farina di grano tenero per litro di mosto; il budino che si otteneva era buonissimo, io ci andavo matto, ne mangiavo una scodellona pur sapendo che poi avrei trascorso mezza giornata in bagno. 13


PENSIERI E PAROLE Dopo un paio di mesi di riposo nelle damigiane, il vino veniva travasato in altre damigiane pulite e perfettamente asciutte, lo scopo di questa operazione, era quello di separare il fondo che si era depositato sul culo della damigiana, onde evitare che trasmettesse un cattivo sapore al vino; ancora qualche giorno di riposo e finalmente il vino poteva essere gustato. Quando mio padre si apprestava ad assaggiarlo, era sempre un po’ agitato, emozionato; sarà migliore della vendemmia dell’anno scorso? Quando lo sorseggiava faceva sempre delle facce buffe, poi solitamente esclamava: <è un nettare, il vino è il sangue della terra, perfino Cristo l’ha scelto come sangue suo>. Quando hai la fortuna di bere un vino frutto delle tue viti, del tuo sudore, della tua fatica, è tutta un’altra cosa rispetto ad un vino anonimo acquistato, una sorta di appagamento indescrivibile.

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Anche la raccolta delle noci, che avveniva solitamente un mese dopo la vendemmia, era un momento di festoso ritrovo con i parenti “emigrati” a Milano in cerca di fortuna; avendo una ventina di piante, di noci da raccogliere ce n’era una grande quantità, aiutandoci con delle scale, salivamo sugli alberi e scuotevamo con forza i rami per far uscire le noci dai baccelli ormai secchi, poi le raccoglievamo da terra riempiendo molti cestoni di vimini e le dividevamo equamente con i nostri parenti cittadini; prima di sistemarle in cantina, le lasciavamo essicare al sole su dei sacchi di juta, ne avevamo a sufficienza fino al nuovo raccolto. Col passare degli anni, i nostri tre braccianti, ormai molto anziani, non se la sentirono più di occuparsi delle viti che caddero inesorabilmente in una sorta di abbandono; avevo 22 anni quando con mio padre ebbi una discussione molto


PENSIERI E PAROLE accesa; non avevamo più il tempo materiale di occuparci delle viti ed era purtroppo necessario estirparle per lasciare lo spazio a colture meno impegnative; mio padre all’inizio rispose con un arrabbiatissimo secco no, per lui era come strappargli una gamba, ma poi convenne che avevo ragione ed accettò di toglierle. Ricordo la mattina che cominciammo ad estirparle, attaccai il cavo d’acciaio alla prima vite ed al gancio di traino del nostro trattore più grande, poi tirai, quando le radici della vite uscirono dal terreno, si contorsero, sembrava di strappare un bambino dalle braccia della propria madre, a quella scena mio padre non riuscì a resistere, probabilmente ripensando al giorno in cui le aveva piantate assieme a suo padre, scoppiò in lacrime; una scena da far esplodere anche il cuore di un rinoceronte, gli dissi: < papà, non rimanere qua

a torturarti, ti prego prendi il Ferguson (nostro mitico trattorino), e vai a casa>, per fortuna mi ascoltò. Non ci volle molto tempo a strappare ciò che era stato realizzato con il durissimo lavoro di molti giorni, per me fu dolorosissimo anche se sapevo che in quel momento era la cosa giusta da fare. Oggigiorno le aziende agricole sono sempre più rare e di dimensioni sempre più grandi, ognuna specializzata in un suo settore, anche se a me manca moltissimo la vendemmia, la raccolta delle noci e tutte quelle attività tipiche delle piccole fattorie che ci permettevano di stare insieme, di chiacchierare, di cantare, di gioire con cose semplici, ma che davano una felicità assoluta, nulla a che vedere con le moderne diavolerie tecnologiche che ci stanno un po’ tutti rimbambendo. Giordano

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SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA DOC Una rubrica legata allo straordinario mondo dei vini, rivolta sia agli amanti del buon vino ma anche a coloro che vogliono assaporarne il vero gusto affascinati dalle varietà e complessità dei profumi che sprigiona. Ringraziamo sin da ora il Sommelier Luigi Caprioli, titolare del ristorante “La Rocca Contesa” di Lonato per aver accettato la nostra proposta di collaborazione.

Dopo un breve viaggio nelle Langhe oggi vi voglio parlare di un vino che, forse a causa del nome, non gode della fama che invece si meriterebbe, ma che contende alla Barbera il titolo di vino più bevuto dai langaroli: il Dolcetto. Il vitigno Dolcetto deve probabilmente il nome al fatto che le sue uve a maturazione sono estremamente dolci; da queste si ottiene un vino dal colore rosso rubino intenso, dal gusto secco ma morbido, con bassa acidità, poco tannino, di pronta e facile beva e con uno spettro di profumi ampio tra il dolce e l’amarognolo, caratterizzato da note di ciliegia, frutti di bosco, viola e mandorla amara.

In Piemonte sono presenti 3 Docg e 4 Doc basate su questo vitigno. In Liguria prende il nome di Ormeasco. Il Dolcetto è estremamente versatile e si presta molto bene ad abbinamenti con molti piatti della tradizione culinaria piemontese; alla Rocca Contesa Vi propongo il Dolcetto del Monferrato Castello del Poggio da gustare con una battuta di Fassona piemontese e tartufo nero, oppure con coniglio disossato e porchettato ripieno di speck e porcini su fonduta delicata di formaggella di monte a latte crudo della Valsabbia. Sommelier Luigi Caprioli

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BLACK FRIDAY Dal giorno del Ringraziamento al Black Friday (Venerdì Nero): è questo il passaggio chiave della tradizione americana dello shopping sfrenato. Nacque negli anni Sessanta, infatti, la moda di questo giorno speciale che, negli Stati Uniti e in Canada, segnava la svolta tra il periodo autunnale e quello prenatalizio: il giorno dopo il ringraziamento, tradizionalmente festeggiato il quarto giovedì di novembre, il commercio trovò il modo di incentivare le vendite in vista dei regali di Natale. Niente di più efficace, poi, dal punto di vista comunicativo di massa, se si pensa allo slogan del color nero che “va su tutto” - come si direbbe nella moda – e che richiama i libri contabili di allora, tracciati con penna rossa nell’eventualità di perdite economiche, e in penna nera, non a caso, in occasione di conti in utile. Nei decenni, tuttavia, come spesso succede, la tradizione si è trasformata, allargata, divulgata, perdendo il suo significato originale ed emotivo, fino a giungere anche alla realtà europea, i cui cittadini, invece, non possono storicamente restare coinvolti nell’emotività di una festa americana per

Buone Feste da...

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antonomasia, come quella del Ringraziamento. Si perde, dunque, ogni significato storico, tradizionale, emozionale di un evento che, senza basi, in Europa come in Italia, ha aperto, in molti casi, alla possibilità di un mascherato anticipo dei saldi, a scapito di qualità, efficacia ed equa concorrenza: sconti, prezzi stracciati, sottocosto, comunicazioni di massa che, con slogan più o meno funzionali, propongono al pubblico svalutazioni più che occasioni. Potrebbe, allora, essere interessante riprendere il riferimento ai colori con la speranza che si possa, andando oltre al nero, in tempi economici difficili, riscoprire le sfumature e gli arcobaleni di colore dei prodotti in vendita e, ancor più, della qualità degli stessi. Giorgio M.


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HO IMPARATO Maya Angelou è una donna meravigliosa che ha condotto una vita interessante ed eccitante. Oprah le ha chiesto che cosa pensasse della vecchiaia. E, direttamente in TV, lei ha risposto che è “eccitante”. Relativamente ai cambiamenti del corpo, Maya ha affermato che ve ne sono tanti ed ogni giorno ad esempio i suoi seni, che sembra stiano facendo a gara per vedere chi raggiungerà per primo il girovita. Il pubblico ha riso tanto da farsi venire le lacrime agli occhi. Maya è una persona semplice e onesta, con tanta saggezza nelle sue parole. “Ho imparato che qualsiasi cosa accada, o per quanto l’oggi sembri insopportabilmente brutto, la vita va sempre avanti e il domani sarà migliore. Ho imparato che si può capire molto di una

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persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose: una giornata piovosa, la perdita del bagaglio, l’intrico delle luci dell’albero di Natale. Ho imparato, a proposito della relazione con i propri genitori, che ci mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita. Ho imparato che semplicemente sopravvivere, è diverso da vivere. Ho imparato che la vita qualche volta consente una seconda chance. Ho imparato che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle. Ho imparato che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la scelta giusta. Ho imparato che anche quando non sto bene, non devo stare da sola. Ho imparato che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno. Le persone gradiscono molto un abbraccio, o anche semplicemente una pacca sulle spalle. Ho imparato che ho ancora molto da imparare. Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto detto, quanto fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.” Maya 09 19


PENSIERI E PAROLE

UNA BELLISSIMA STORIA VERA Questa è la storia vera di una bambina di otto anni che sapeva che l’amore può fare meraviglie. Il suo fratellino era destinato a morire per un tumore al cervello. I suoi genitori erano poveri, ma avevano fatto di tutto per salvarlo, spendendo tutti i loro risparmi. Una sera, il papà disse alla mamma in lacrime: “Non ce la facciamo più, cara. Credo sia finita. Solo un miracolo potrebbe salvarlo”. La piccola, con il fiato sospeso, in un angolo della stanza aveva sentito. Corse nella sua stanza, ruppe il salvadanaio e, senza far rumore, si diresse alla farmacia più vicina. Attese pazientemente il suo turno. Si avvicinò al bancone, si alzò sulla punta dei piedi e, davanti al farmacista meravigliato, posò sul banco tutte le monete. “Per cos’è? Che cosa vuoi piccola?”. - “È per il mio fratellino, signor farmacista, è molto malato e io sono venuta a comprare un miracolo”. “Che cosa dici?” borbottò il farmacista. - “Si chiama Andrea, e ha una cosa che gli cresce dentro la testa, e papà ha detto alla mamma che è finita, non c’è più niente da fare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Vede, io voglio tanto bene al mio fratellino, per questo ho preso tutti i miei soldi e sono venuta a comperare un miracolo”. Il farmacista accennò un sorriso triste. “Piccola mia, noi qui non vendiamo miracoli”. “Ma se non bastano questi soldi posso darmi da fare per trovarne ancora. Quanto costa un miracolo?”. C’era nella farmacia un uomo alto ed elegante, dall’aria molto seria, che sembrava interessato alla strana conversazione. Il farmacista allargò le braccia mortificato. La bambina, con le lacrime agli occhi, cominciò a recuperare le sue monetine. L’uomo si 20

avvicinò a lei. “Perché piangi, piccola? Che cosa ti succede?” “Il signor farmacista non vuole vendermi un miracolo e neanche dirmi quanto costa... è per il mio fratellino Andrea che è molto malato. Mamma dice che ci vorrebbe un’operazione, ma papà dice che costa troppo e non possiamo pagare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Per questo ho portato tutto quello che ho”. - “Quanto hai?” “Un dollaro e undici centesimi... Ma, sapete...” aggiunse con un filo di voce, “posso trovare ancora qualcosa...” L’uomo sorrise. “Guarda, non credo sia necessario. Un dollaro e undici centesimi è esattamente il prezzo di un miracolo per il tuo fratellino!”. Con una mano raccolse la piccola somma e con l’altra prese dolcemente la manina della bambina. “Portami a casa tua, piccola. Voglio vedere il tuo fratellino e anche il tuo papà e la tua mamma e vedere con loro se possiamo trovare il piccolo miracolo di cui avete bisogno”. Il signore alto ed elegante e la bambina uscirono tenendosi per mano. Quell’uomo era il professor Carlton Armstrong, uno dei più grandi neurochirurghi del mondo. Operò il piccolo Andrea, che poté tornare a casa qualche settimana dopo completamente guarito. “Questa operazione” mormorò la mamma “è un vero miracolo. Mi chiedo quanto sia costata…” La sorellina sorrise senza dire niente. Lei sapeva quanto era costato il miracolo: un dollaro e undici centesimi… più, naturalmente l’amore e la fede di una bambina. Bruno Ferrero


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Buone Feste



PENSIERI E PAROLE

LA STORIA DELL’UOMO La storia dell’Uomo, e del mondo prima, è sempre stata fatta di grandi cicli, di andate e ritorni, di alti e di bassi. Di cambiamenti, insomma. Pensiamo ai dinosauri, per esempio, e alla loro estinzione; o agli ominidi e alle loro evoluzioni in forme umane. Da lì i passaggi sono stati innumerevoli per un’umanità capace di cose enormi, dalle più meravigliose alle più aberranti. Abbiamo avuto l’onore di conoscere la magia di epoche di straordinaria bellezza e capacità creativa; abbiamo visto, da un lato, l’umo capace di creare arte, cultura e sociale benessere. Come, dall’altro lato, abbiamo avuto l’onere di constatare l’orrore di epoche di odio, distruzione, violenza e diffidenza. Si studia a scuola, dopo tutto, come la storia sia fatta di epoche che iniziano e finiscono: il medioevo prima, il rinascimento poi e così via. Ma se è facile (o almeno potrebbe essere facile) comprendere guardando al passato, ben più difficile è comprendere la realtà dell’epoca in cui si vive: la storia – si sa – non si può studiare al contrario. Tuttavia, si può e, a mio avviso, si deve avere una capacità percettiva e analitica che ci conceda quanto meno di relazionarci con il momento storico attuale. “Come si può – mi chiedevo in questi giorni – vivere bene in un mondo come questo? Come si può in un mondo sempre più orientato a chiusura e separazione, a paura ed astio?” Ho riflettuto molto, ma la risposta non l’ho trovata. Forse non la troverò mai. Viviamo in un mondo che, un domani, un qualche libro di storia potrebbe definire “di transizione”; un mondo che non ha una definizione ancora chiara; un mondo che sta voltando pagina rispetto all’epoca post-bellica e che, mi par

di capire, non sa ancora bene in che direzione andare. Dato come stanno andando le cose e data la mia età (non sono anziano, ma nemmeno un bimbo), ho paura - o forse la speranza - di non arrivare a vedere l’esito di questa svolta. Ne vedo, in ogni caso, i primi barcollanti passi ad indicare la via: dai personaggi politici alla ribalta ai sentori della gente comune ormai, quasi anestetizzata da orrendi mostri mentali, che si trova incapace pure di accennare un sorriso allo sconosciuto passante. Come si può vivere bene in un mondo così, io non lo so. Io che credo in un mondo sempre più aperto e meno localizzato, io che credo più alle battaglie di lotta civile che alle battaglie di lotta di classe, io che auspico l’apertura più che la chiusura, io che credo nell’abbraccio fraterno più che alla finta stretta di mano. Io proprio non lo so. Ma quel che so – e ne porto viva la convinzione nel cuore – è che la vita nel mondo non può essere senza la speranza; una speranza vissuta prima che desiderata; una speranza costruita prima che teorizzata; una speranza che crea consapevolezza e coscienza di sé e di ciò che ci circonda. Perché, se aveva ragione De Gregori, la Storia - in transizione o meno che sia - siamo anche noi… Giorgio M.

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TERRITORIO

QUANDO LA POLITICA ERA PARTECIPAZIONE E CONDIVISIONE Dagli appunti e riflessioni di un nostro lettore vecchio democristiano mezzanese In questi giorni abbiamo salutato a Montichiari il maestro Giuseppe Treccani, salito ai cieli celesti all’età di 98 anni. Una lunga vita la sua, ricca del suo insegnamento, dedicata alla famiglia e alla politica. Giovane partigiano delle Fiamme Verdi nell’estate 1944 coordinava il gruppo di Montichiari, democristiano dalla prima ora. Quando essere da una parte o dall’altra era scelta di coerenza e fedeltà ad ideali e valori. Sicuramente diverso dalla politica di oggi, quasi sempre scelte di opportunità, di interesse individuale, poco comunitario e non attento all’altro. Ricordo un comizio del maestro Treccani nel 1970 davanti al Municipio di Calvisano, candidato D.C. per il Collegio di Montichiari per il Consiglio Provinciale Bresciano, che grazie a lui verrà riconquistato. Fu insegnante anche alla scuola elementare di Mezzane. Scorrere l’elenco di quei candidati nei 36 collegi provinciali del 1970, democristiani o meno, è un rinnovare una emozione impossibile da descrivere. Io fui eletto consigliere comunale a Calvisano, poi assessore, prendendo atto del detto: ”Chi entra in conclave da papa, ne esce da cardinale”. Da pochi anni mi ero accostato dopo il militare alla politica, aiutato dai responsabili

D.C. della mia Mezzane. Muovendosi nella bassa bresciana, era quasi naturale conoscere e poi camminare accanto a Gianni Prandini. Un gruppo di giovani, impegnati per conquistare una pari dignità con la politica dominante della città, cercando spazio e presenza del mondo popolare. Segnerà venti anni di storia bresciana, accanto od insieme all’impareggiabile Mino Martinazzoli, Pietro Padula, Ciso Gitti, Giulio Onofri, Giacomo Rosini, Aventino Frau, Sandro Fontana, che operavano nell’agone politico democristiano, insieme ai già attempati, Bruno Boni, Franco Salvi, Annibale Fada, Giacomo Mazzoli, Angelo Gitti, Michele Capra, Faustino Zugno, Fabiano De Zan, Mario Pedini onorevole, senatore e ministro monteclarense, quasi di casa a Calvisano. Con loro ancora in vita Bruno Ferrari, Elio Fontana, Riccardo Conti, Mario Fappani, Francesco Ferrari, Mauro Savino. Quest’ultimo parlamentare dal 1976 al 1979, lo risento dopo quasi mezzo secolo, lui è stato per anni uno dei primi attori della Federazione Provinciale della Coltivatori Diretti, con Francesco Ferrari, anch’esso poi parlamentare: una organizzazione, molto in crescita ed accreditata negli ultimi anni

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TERRITORIO presieduta da Ettore Prandini, carica coperta anche a livello nazionale, con un sguardo e ruolo europeo. Tanti di quei parlamentari nel periodo 1970/1990 visitarono Calvisano, venendo anche nella nostra piccola realtà di Mezzane. Rivedo in questo periodo Armando Pietta, insieme avevamo svolto i primi passi in politica, affacciandosi oltre i nostri paesi, apprendendo e conoscendo la grande politica bresciana. Pienamente convinti che gli ideali democratico cristiani, potevano ancora trovare un futuro per rendere migliore i nostri paesi ed in generale la società. Pensando magari, che il partito avesse bisogno di rinnovamento, in grado di renderlo più vivo e presente, capace di recepire le istanze ed i bisogni dei giovani. Il mio ruolo politico, è sempre stato in seconda linea, un volontariato che veniva dopo i miei anni di lavoro in fabbrica, poi di impiegato, dopo l’impegno della famiglia. Mi permise però di assistere o partecipare a varie scelte ed eventi, in quei tempi di primo piano nella politica provinciale o comunale. Incontrando e conoscendo, confrontan-

domi in più occasioni con i personaggi democristiani bresciani. Occupò metà della prima pagina de “Il Cittadino” storico settimanale della D.C. Bresciana, il Convegno del 6 febbraio 1966 svoltosi a Mezzane, nei locali del vecchio asilo, presenti cittadini, sindaci, amministratori e dirigenti della bassa bresciana, parleranno l’on. Fada, il segretario provinciale Giulio Onofri, Prandini e Ferrari dirigenti provinciali. In seguito furono presenti a riunioni pubbliche locali in particolare nel 1970, gli onorevoli Mario Pedini,

Mezzane: il vecchio asilo comunale

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TERRITORIO Salvi, Zugno, De Zan, Capra, Lice Vivetti, successivamente Prandini diventato parlamentare come Ferrari, Gianni Gei, Cesare Allegri, Francesco Lussignoli, e Savino. La stampa si interessa nel febbraio 1968 della “Serata di Pace”, organizzata dal giovanile provinciale, che ebbi l’onore di presiedere, dove con l’onorevole Pedini parlamentare europeo, giunsero i messaggi del Segretario Nazionale Mariano Rumor e di quello della Lombardia Piero Bassetti. “Pace, Protesta e Proposta” il tema nazionale, partecipe del rinnovamento di quel 1968 diventato storico. Giovani che stavano vivendo quel periodo, protagonisti non solo nella sinistra o nell’area extraparlamentare, ma pure all’interno dei partiti tradizionali e della D.C. Nelle elezioni amministrative del 1970 molti giovani democristiani diventarono sindaci. Quell’incontro si svolse all’Oratorio, altre pubbliche

Mezzane: il Centro Sociale per anni sede di incontri

Mezzane: Via B. Maggi, luogo delle feste dell’Amicizia e dell’Avanti assemblee dal 1981 al 2011 si tennero al Centro Sociale, diventato anche sede del Comitato di Partecipazione, poi ceduto insieme alle ex Scuole Elementari in comodato alla Scuola Bottega. Qualche anno dopo riuscimmo nella nostra piccola realtà a coinvolgere oltre una ventina di giovanissimi, e con quelli dal 1977 e per dieci anni organizzammo la Festa dell’Amicizia, la quale per alcune serata coinvolgerà tantissime persone, anche dai paesi limitrofi. Anni dove il Partito Socialista organizzava la sua Festa dell”Avanti” qualche giorno dopo di noi, continuando a coinvolgere tantissima gente. Mezzane per alcuni anni attorno all’80 era un punto primario dei Socialisti della zona e punto d’incontro, in particolare alla Trattoria al Ponte, di personaggi provinciali e nazionali di quel partito. MARINO MARINI

FASHION AND STYLE BY ROMINA SIRANI Oggi vi parlo delle tendenze calzature autunno/inverno 2021/2022! Per questa stagione la scelta per modelli e colori è sicuramente varia ma voglio portare la vostra attenzione sui seguenti articoli: -Mocassini sia nella versione elegante e co28

moda che più casual con suola alta e catena applicata; -Ballerine per un look bon-ton in pelle o vernice; -Sneaker per le donne sportive sia nel colore più severo nero oppure nel classico bianco mentre per le più fashion la versione zebrata; -Stivaletti alla caviglia in pelle; -Cuissardes, ossi gli stivali che coprono quasi tutta la gamba, in pelle vinilica più rigida oppure molto morbida, in diverse altezze di tacco. Romina Sirani


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La mamma, la donna più bella del mondo, che quando è triste, il cuore patisce, ma quando è felice il cuore gioisce, severa per insegnare, è gentile nell’ascoltare ...le carezze a dar sollievo, e un abbraccio sempre sincero, ma un giorno a vederla invecchiare comincia il tempo del preoccupare, ma per nascondere ogni dolore, è sempre pronta per i suoi figli a donare tutto il suo amore. E quando il tempo arriverà, diventerà una stella e brillerà d’un bianco intenso, e lassù nel cielo sarà sempre la più bella. BMG

“RIGHI COMPOSTI” Si rincorrono emozioni uno dopo l’altra strettamente abbracciate formano cordoli ossuti. Nasce in desiderio di ridere di piangere dal profondo sentendo salso amaro sapore. Righi scomposti arruffano presente azzardi di parole velano, sparuti sogni.

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PENSIERI E PAROLE

TRADIZIONI A NATALE E CAPODANNO Di antiche tradizioni, per Natale e Capodanno, ne conosciamo tutti: alcune sono un po’ superate e, pur ricordandole, non le mettiamo più in pratica. Altre invece hanno resistito nel tempo e, seppur sappiamo bene che sono aspettative aleatorie, simpaticamente le ripetiamo ogni anno, augurandoci che almeno una minima parte, chissà, si avveri. Questo perché forse in fondo in fondo rimaniamo sempre un po’ bambini, continuando a sognare e mantenendo in un angolo del nostro cuore quel pizzico di fantasia e speranza, con cui esprimere piccoli desideri per noi e per i nostri cari. Innocenti scaramanzie, simili a quelle dell’oroscopo, a cui molti affermano di non credere, ma che seguono regolarmente per curiosità, o come pretesto per giustificare stati d’animo e situazioni che accadono, sia positive che negative, durante la giornata. Sta finendo il secondo anno difficile, (si spera sia l’ultimo) perciò è ancora più sentito il bisogno di chiedere per il nuovo anno la salute e…la normalità. Mai avremmo pensato di bramare così tanto quella normalità a volte monotona, ma è il miglior desiderio che si possa chiedere al 2022! Abbiamo voglia di riprendere i contatti umani in libertà, senza la tremenda

definizione “distanziamento sociale”; poter salutare calorosamente non solo guardandoci negli occhi, che sono sì molto espressivi, ma se accompagnati da un sorriso e una stretta di mano o un abbraccio sono il modo più affettuoso per esprimere i nostri sentimenti. Gesti scaramantici dunque che, pur con la consapevolezza che altri sono i rimedi per circostanze gravi come la pandemia, inviteranno molti ad affidarsi un po’ anche alla fortuna, che non guasta mai. La magia di dicembre inizia il 13, per la gioia dei bambini ai quali Santa Lucia porta giocattoli e dolcetti, nella notte più lunga dell’anno. Natale, per i credenti, è la Festa per eccellenza, nascita di quel Bambino che darà poi la sua vita per gli uomini;

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DEDICA A...

PENSIERI E PAROLE per tutti è comunque una felice ricorrenza in cui ritrovarsi in famiglia in un’atmosfera calorosa, tra sfiziosi menù e scambio di regali. Arriva in un battibaleno anche Capodanno, ricco di metafore: le lenticchie sono simbolo di soldi; la carne suina è di buon auspicio perché il maiale annusa camminando in avanti, mentre i gamberi si sa vanno all’indietro e i volatili potrebbero far volare via la fortuna; il melograno rappresenta fedeltà coniugale e fecondità; l’uva portafortuna e prosperità; il bacio sotto il vischio suggella un amore per tutto l’anno e secondo credenze celtiche allontana sventure e malattie; vestire intimo rosso in antichità significava scacciare gli spiriti malvagi e rappresentava energia, passione, forza, successo; gettare cose vecchie è segno di cambiamento; fuochi d’artificio e botti sono simboli di gioia e di festa, ma in passato si credeva anche che il loro rumore scacciasse gli spiriti cattivi; la 1° persona che entra in casa il 1 gennaio dev’essere un uomo per augurare un anno positivo. Anni fa infatti si mandavano i piccoli maschi di casa a fare gli auguri di buon anno ai vicini, che per ringraziamento davano loro una mancetta. Piccoli gesti innocui, che se non funzionano, perlomeno mantengono e tramandano tradizioni della nostra cultura! Olfi Ornella

IRIS Iris è dolcezza infinita brezza marina candore perlaceo. Allegria e spensieratezza la vestono boccoli d’oro scendono a cascata. Vispi gli occhietti il mondo afferrano con vogliosa brama desiderosa di conoscere toccare, tastare affondare le mani. Scatto audace braccia tese il vento tagliano l’aria condiscono d’effervescente vitalità. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste Tanti tanti ed affettuosi auguri di buon compleanno Celeste e Vittoria

GOCCE DI MEMORIA

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RIDIAMOCI SOPRA “Paolo, devo dirti una cosa molto triste... la nonna... è caduta dal balcone... e... è salita in cielo...”. “Caspita, che rimbalzo!”. Un anziano, sul suo letto di morte, ha improvvisamente il desiderio di un ultimo biscotto del quale sente il profumo salire dalla cucina. Raccogliendo le ormai scarsissime forze si toglie la maschera a ossigeno, stacca la flebo e rotola penosamente giù dal letto. Strusciando sui gomiti raggiunge la scala interna, lungo la quale si lascia lentamente andare con un respiro sempre più flebile. Ormai prossimo all’incoscienza, cianotico e stremato si trascina in cucina. Buone Feste da...

Con l’ultimo anelito, si aggrappa alla spalliera della sedia e allunga una mano verso la teglia di biscotti fumanti appena sfornati. Con la mano tremante ne raggiunge uno proprio nel momento in cui la moglie, con uno schiaffo sulla mano, gli toglie di sotto l’agognato tesoro e gli dice: “Non si tocca, sono per il funerale!”. Due coniugi si recano dall’avvocato per ottenere il divorzio. Questi chiede al marito quali sono le sue lamentele: “È una donna sporca. Ogni sera quando torno a casa dal lavoro trovo degli sporchi pidocchi nel mio letto...”. “È una cosa abbastanza grave” - annuisce l’avvocato - “ma non ritengo che sia un motivo valido per il divorzio. Lei signora di che cosa si lamenta?”. “Quest’uomo è proprio un maleducato” - risponde la signora - “non posso sopportare che, riferendosi ai miei cari amici, li chiami pidocchi!”. Il marito torna a casa dal lavoro e trova la moglie nullafacente che gli dice: “Caro, oggi non ti ho preparato da mangiare. Manca la luce”. E il marito: “Ma cara, noi abbiamo la cucina a gas!”. E la moglie: “Sì, ma l’apriscatole è elettrico!”. Due matti passeggiano in bicicletta. Dopo un po’, uno dei due scende e sgonfia la ruota di dietro. “Perché l’hai fatto?” gli chiede l’altro matto. “Perché la bici era troppo alta...”. L’altro allora prende il manubrio e lo gira al contrario. “E tu che fai?” gli chiede il primo. “Non ci resto più con te, me ne torno indietro!”.

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Tre messicani stanno facendo la siesta. Il primo, per rompere la monotonia: “Amigos, conosco un nuevo giocos. Occorrono una mazzas, le palles e un bucos. Io metto la mazzas!”. Il secondo: “Io metto le palles!”. Il terzo: “Io non giocos!”.


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L’auto di cui parlo oggi, è un’autentica pietra miliare dell’Alfa Romeo, forse l’ultima sportiva prodotta dall’Alfa con una modalità praticamente artigianale, in collaborazione con Zagato. Ne fecero 1035 esemplari e rimarrà l’ultima realizzazione dell’atelier milanese a superare tali numeri di produzione. Cifre che rimangono comunque all’interno di numeri molto bassi, se si considera che poi negli anni fisiologicamente alcuni esemplari vengono distrutti in incidenti o trasformati per altri usi. Difficile sapere ad oggi quanti ne restano in condizioni del tutto originali. Adottava il raffinato schema transaxle abbinato al ponte DeDion al posteriore, per migliora il bilanciamento dei pesi, offriva inoltre di serie il differenziale autobloccante. Per lo sviluppo della vettura si è attinto a piene mani dall’esperienza dell’Alfa Romeo con la 75 IMSA. Sotto il cofano 38

troviamo il leggendario ed irripetibile V6 Busso, storico propulsore della casa di Arese. Portato a tre litri e 210 CV di potenza, motore eccezionale anche se necessita di manutenzioni regolari e scrupolose. Toccava i 245 km/h e passava da 0 a 100 km/h in 6,5 secondi. Veloce e stabile, di grande soddisfazione da guidare, ho avuto la fortuna di averne una in prova per un paio di giorni, vettura da 10 e lode! Sterzo preciso e inserimenti in curva ottimi, sound molto coinvolgente e tutto il sapore di una macchina vera, con pochissima elettronica. La carrozzeria è in pannelli in Modar e fibra di vetro incollati alla carrozzeria. Montava inoltre un sistema di regolazione idraulica dell’altezza dal suolo delle sospensioni derivato anche questo dalla 75 IMSA. La linea è davvero estrema, sei sono i proietto-


AUTO D’EPOCA ri anteriori e al posteriore troneggia il grosso alettone di colore nero. Tutta la produzione è rossa con alettone nero, ad eccezione di quella di Andrea Zagato, totalmente nera. Allo sviluppo della vettura collaborò in maniera attiva e molto consistente Giorgio Pianta, pilota e collaudatore di lungo corso, e proprio grazie a lui se la macchina è così bella da guidare. Dentro ha sedili avvolgenti, marcatamente sportivi, volante in pelle nera e acciaio stupendo. La strumentazione è tutta rivolta verso il pilota per consentire una facile e veloce lettura. Sedersi all’interno anche semplicemente a vettura spenta, è davvero un’emozione e se amate le auto come me, potete capire ciò che ho appena scritto. L’atmosfera è di quelle che oggi difficilmen-

te si possono provare. In quei due giorni che l’ho avuta in prova, mi è capitato di incrociare su una strada tortuosa qui nelle mie zone, una Abarth 595, la macchina non era mia per cui non ho esagerato ma il ragazzo che stava sull’Abarth, non è andato da nessuna parte e la spavalderia iniziale nello sfanalare e chiedere strada è durata poco. Le eccellenti doti dell’Alfa, la proverbiale stabilità e lo sterzo di una precisione chirurgica hanno fatto sì che l’SZ tenesse il passo della seppur veloce e molto più giovane compatta. Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com

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FIABA DELLE STAGIONI Molto tempo fa, quando la pace e l’armonia regnavano sulla terra, piante, animali e persone vivevano in sintonia tra di loro, il padre delle stagioni “Il Tempo” decise di vedere quale dei suoi quattro figli fosse il più gentile, più pietoso e compassionevole. Si travestì da vecchio mendicante cencioso e partì. Prima si fermò alla porta del palazzo dove viveva la Primavera. Il castello bianco sorgeva in un rigoglioso, bellissimo giardino pieno di ciliegi fioriti, in mezzo a un mare di narcisi, tulipani e giacinti. La primavera splendeva nella sua veste bianca ricamata d’oro, con una corona di rose sui capelli. Il vecchio fece un passo timidamente e le chiese piano: “Dammi un ramo dei tuoi alberi, ne hai tanti.” Lo ammirerò durante il cammino e il mio percorso sarà più facile”. - “Non posso”-, tagliò corto la Primavera. ”Gli alberi stanno fiorendo ora, non posso darti i loro rami”. - “Allora dammi almeno un fiore.” Ne hai così tanti”. “Non posso fare neanche questo”. Mi dispiace per i miei fiori, dovrebbero essere sempre intorno a me”. Deluso, l’anziano si voltò e se ne andò. “Possano gli altri miei figli essere migliori e più compassionevoli”, pensò il Tempo, volando verso il castello dell’Estate. Enormi campi di grano dorato si estendevano intorno al palazzo. Il vecchio varcò lentamente la soglia della porta alta e chiese qualche spiga di grano. “Non posso darti nulla”, rispose l’Estate con fermezza. “Il grano è da mietere, questo non è il momento di regalarlo.” Il Tempo non disse nulla, si voltò e se ne andò. E per rinfrescarsi dal caldo estivo, decise di fermarsi al castello dove viveva Inverno. Alto e maestoso, il palazzo troneggiava su una ripida scogliera, in mezzo a un mare di maestosi pini secolari. Il Tempo sprofondò nella neve davanti alla soglia e bussò al massiccio cancello di legno. Il maggiore dei figli, l’Inverno, aprì la porta. 40

Abbassò lo sguardo sul vecchio emaciato e gli chiese perché fosse venuto fin qui. “Voglio entrare, scaldarmi, e se puoi darmi qualcosa da mangiare, sono giorni che non metto un boccone di pane in bocca”. “Ti rendi conto cosa mi stai chiedendo, ho raccolto cibo solo per me, non ho da darti, cerca altrove!” E sbattè la porta senza nemmeno salutare. Il “mendicante” sospirò e volò a casa dell’ultimo dei suoi figli, Autunno. L’autunno viveva in una modesta casa di legno in un bellissimo boschetto di betulle. Nel cortile della casa c’era un frutteto con alberi carichi di frutti succosi. Dalie e crisantemi brillavano nelle aiuole e i grappoli della vite serpeggiante attiravano con la loro dolcezza ambrata. Il Tempo rimase sbalordito da tanta bellezza, dimenticò per cosa era venuto. L’Autunno ha aperto lei stessa la porta e ha gentilmente invitato lo sconosciuto ad entrare. Gli offrì da mangiare e da bere, riposare e raccogliere le forze. Alla fine gli porse un cesto pieno di uva, mele e pere. Il Tempo si fermò, gettò via il mantello logoro, si alzò in tutta la sua statura e disse: “Per aver mostrato misericordia e compassione ti regalo saggezza, pazienza e speranza. Troverai un senso in ogni cosa, sopporterai il dolore con pazienza e non perderai mai la speranza. E la tua saggezza e bellezza aiuteranno le persone, umilieranno i superbi, ispireranno i deboli e da-ranno speranza ai miscredenti. Sarai la stagione che insegnerà alle persone che la vita è un ciclo e l’oscurità non esiste, perché è mancanza di luce e il tramonto non è triste perché è un precursore dell’alba. Da allora, l’autunno, la più gentile e compassionevole delle stagioni, ci aiuta ad affrontare con dignità la fine dell’estate e a prepararci all’inverno della vita senza paura, nella speranza che la fine sia effettivamente un presagio di un nuovo inizio. Darina Naumova



L’INTERVISTA

SARA BARBATO

BRAND AMBASSADOR, FOTOMODELLA E MOLTO ALTRO...

Una donna sicura dei suoi obiettivi e delle sue scelte, ma anche una brand ambassador capace di conquistare il popolo dei social grazie a fotografie eleganti e fit-oriented. Sara Barbato, in arte Saretta Barbi (“perché lo trovo unico e mi piace sempre distinguermi”), a 30 anni sta iniziando a realizzare i suoi sogni. Uno lo ha già realizzato: è mamma di uno splendido bambino avuto da giovanissima “e posso dire di essere cresciuta con lui”. Gli altri sono tutti in divenire: gestisce una piccola gioielleria in quel di Torino, è una donna energica e amante della carriera, ormai si è ritagliata un ruolo da protagonista nel mondo della fotografia e dei social. Inutile dire che adora lo sport e i viaggi… ma è il web che ormai l’ha conquistata. Una simbiosi nata non per caso… Tre anni fa stavo leggendo il libro di Giulia Elle, una nota mum-influencer: sentendomi molto simile a lei, ho pensato di lanciarmi e provarci. Non ci giro intorno: all’inizio é stata molto dura, ma critiche e difficoltà nella crescita non mi 42

hanno scalfita. Oggi questa tua determinazione ti ha dato ragione. Oggi faccio parte di una nota agenzia di influencer marketing di Torino: strada ne ho fatta, ma non intendo di certo fermarmi, anzi voglio continuare a crescere. E infatti mi piace sperimentare proposte sempre nuove: giro per Torino a sponsorizzare locali e centri di ogni settore, mi alleno duramente per essere sempre più al tempo, e in progetto ho un programma televisivo condotto da me. Non svelo nulla, dico solo che la tv e il web sono due mondi che mi piacciono e verso i quali nutro assoluta simpatia! Eppure tutto è partito dalla fotografia! Amo la fotografia e ormai ho anche molti amici del settore, oggi accetto solo shooting che rispecchiano il mio vero essere. A 30 anni si impara a scremare il superfluo! Amo ovviamente ciò che evidenzia in mio corpo allenato, ma spesso, avendo anche iniziato una carriera come organizzatrice di eventi che ha come


L’INTERVISTA destinazione il mondo del wedding, sto spesso scattando foto più “romantiche” coinvolgendo anche il mio fidanzato… che è un ottimo modello! Mamma, imprenditrice, fotomodella. Tanti aspetti di te che inevitabilmente generano un certo parlottio… Quando si è esposti bisogna imparar ad accettare anche le critiche: io ne ho avute, ma la mia arma è proprio ignorarle, vivere nella mia bolla e pensare alla mia vita, alla mia famiglia e a chi conta davvero per me. Sono una persona che va d’accordo con tutti, ma sono anche molto schietta e con dovuta educazione mi piace dire sempre la mia. Come vedi il tuo futuro? Lo vedo fantastico: una carriera da influencer che ovviamente deve crescere, una famiglia consolidata, mio figlio felice e tanto tempo da trascorrere con il mio ragazzo con cui siamo super complici. Mi proietto anche verso nuove esperienze: grazie al corso da organizzatrice di eventi, chi può dirlo se non girerò per l’Italia o il mondo!

CREDITI Ph. Fabio Perotti e Ph. Fabio Darò CONTATTI SOCIAL @sarettabarbi

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OROSCOPO / DAL 2 AL 16 DICEMBRE 2021

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ARIETE (21/03 - 20/04) Trascorrerai l’inizio della settimana con un grande sorriso stampato in faccia, grazie a un’energia positiva che ti terrà incantato. Le tue intuizioni saranno forti e varrà la pena ascoltarle.

TORO (21/04-20/05) Hai la possibilità di ottenere qualcosa di grande valore. Puoi ottenere un consiglio da qualcuno che sa davvero di cosa sta parlando: potresti guadagnare una fortuna legata al tuo lavoro. Apri le tue mani per ricevere anche l’amore...

GEMELLI (21/05-21/06) Le tue energie sociali e mentali aumenteranno alla grande. Ti aspettano delle belle, lunghe e profonde chiacchierate. Fai attenzione quando hai a che fare con i coinquilini o il tuo interesse amoroso: prenderanno le cose un po’ troppo alla lettera.

CANCRO (22/06-22/07) La chiamata all’avventura risuonerà nella tua anima questa settimana, tu e il tuo partner potete decidere che è ora di prenotare un viaggio veloce o di mettervi in viaggio! Potrebbe essere un momento fantastico per lavorare su iniziative finanziarie collaborative.

LEONE (23/07-23/08) E’ possibile che qualcuno stia suggerendo una connessione. Potrebbe trattarsi di un incontro romantico o di una persona che potrebbe essere determinante nella tua vita, come un socio in affari o un amico intimo. Non fatevela sfuggire.

VERGINE (24/08-22/09) La tua mente potrebbe essere su qualcuno in particolare e non puoi toglierti questa persona dalla mente. Una persona positiva che ti darà gioia. Potresti avere una possibilità per ottenere qualcosa di più grande nei prossimi giorni.

BILANCIA (23/09-22/10) Qualcuno potrebbe fare una mossa romantica inaspettata nella tua direzione. Potrebbe essere necessario prendere una decisione in una frazione di secondo se andare avanti o tornare indietro. Scegli; Qualche secondo di silenzio imbarazzante o una nuova storia d’amore.

SCORPIONE (23/10-22/11) Dovresti concentrarti sulle tue aspirazioni professionali. Succederà qualcosa di grosso che richiederà un grande dispendio di risorse mentali. L’amore di coppia va a gonfie vele mentre i single hanno un’energia infuocata per fare colpo su chi incontrano.

SAGITTARIO (23/11-21/12) Un amico o un conoscente potrebbe avere disegni romantici su di te. E anche se potrebbero non chiederti di uscire oggi, potrebbero suggerire allusioni che cercano di attirare la tua attenzione. Questo è un buon giorno per essere consapevoli di come ti vedono gli altri.

CAPRICORNO (22/12-20/01) Non spaventarti se hai problemi a sincronizzarti con gli amici, o anche con il tuo legame d’amore. Qualunque altra cosa accada, sai che sei impegnato nei tuoi piani. Fai attenzione alle persone che vogliono dirti cosa fare: non sei dell’umore giusto per soddisfare i loro bisogni.

ACQUARIO (21/01-19/02) Pronti a uscire dagli schemi e ravvivare la vita amorosa con qualcuno di unico. L’amore potrebbe sbocciare immergendoti in conversazioni profonde che stimolano la tua mente, il tuo cuore e il tuo spirito. Tutti intorno a te saranno bisognosi, quindi puoi evitarli se necessario.

PESCI (20/02-20/03) Ti renderai conto che se sei interessato a qualcosa, è probabile che tu abbia talenti nascosti per renderlo possibile. I tuoi desideri sensuali continueranno a divampare soprattutto per coloro chi è impegnato. Le tue emozioni stanno andando fuori controllo quindi fai del tuo meglio per non reagire in modo eccessivo.


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“Non possiamo dimenticare chi ha lottato in prima linea, oltre l’ordinario, in questo periodo, soprattutto nella provincia di Bergamo, punto caldo dell’epidemia da Covid-19. Si sono davvero avvicinati allo straordinario i veri supereroi che, in silenzio e con tanto coraggio, hanno saputo asciugare lacrime, proprie e degli altri, per ridonare speranza quando tutti l’avevano persa”. Questo è il messaggio che ci vuole trasmettere l’artista Sara Albigiani,

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una giovanissima professionista nel settore della moda, appassionata di disegno e ricca di doti artistiche. La diciannovenne, eccellente nei ritratti di attori e personaggi dei film d’animazione, ha già esperienza come illustratrice del libro “Come gocce sulla roccia” ed è stata partecipante del Progetto Rewind promosso dal Circolo Culturale Progetto Comunità A.P.S. in collaborazione con le istituzioni e le associazioni del territorio, che aveva proprio l’obiettivo di riscoprire le emozioni dopo un periodo così delicato come quello della pandemia. Noi che, da ricercatrici, viviamo la realtà dell’ospedale, ci facciamo portavoce di questo messaggio così importante e ci rendiamo conto che, nonostante la parte più delicata e frenetica sia alle nostre spalle, c’è tanto lavoro da fare anche dal punto di vista della riscoperta dei sentimenti, in particolare dei giovani, dai quali sta emergendo un impellente bisogno di


ALLA SCOPERTA DELLA SCIENZA

ascolto e affetto. Diamo così avvio e sosteniamo il connubio tra scienza e arte, per non dimenticare ciò che c’è stato e, in parallelo, per andare appunto OLTRE, facendo affiorare dallo scandaglio emotivo tutto ciò che percepiamo nella nostra interiorità, talvolta inconsapevolmente e ritornando a sperare, INSIEME. Ora ricominciamo, a cuore aperto, a far girare la giostra della vita!

“La giostra del cuore”

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PROFUMO DI LIBRI

LE FAVOLE DI NONNA ELFA RACCONTATE DA ME, SUA FIGLIA LAURA Nonna Elfa, alias Mariella Fabbri, è nata a Fano il 29 luglio del 1950. Di professione fa la casalinga da 40 anni, in pratica da quando ha saputo di essere in attesa della sua prima e unica figlia, ovvero la sottoscritta, che è nata il 21 marzo del 1982. Si è sacrificata molto, forse anche troppo, mia madre per me: ha lasciato il suo lavoro di impiegata per fare la genitrice a tempo pieno. Sono nata prematura io e fin da piccina l’ho fatta soffrire per la mia salute alquanto cagionevole. E poi le ho spezzato tante volte il cuore da adolescente. E oggi quel cuore l’ho visto traboccare di immensa gioia quando ha avuto tra le mani la sua copia de Le favole di Nonna Elfa, il suo primo libro per bambini, pubblicato da Tomolo Edigiò Edizioni. Si tratta di un albo illustrato, davvero coloratissimo, illustrato da Damiano Conchieri, dedicato a bambini molto piccoli. Non per nulla il testo è stato stampato interamente in maiuscolo. Un’escamotage che pare apprezzino anche i genitori e i nonni che ancora oggi amano leggere le favole della buonanotte alle loro creature, proprio come la mia mamma faceva con me quando ero piccina, con l’aggiunta che lei poi ha deciso di scriverle e inventarle appositamente per me. E pensate che lei ne ha scritte davvero tante e che solo alcune di esse sono state pubblicate nel suo primo libro che, però, è doveroso sottolinearlo, non reca, purtroppo, il suo nome in qualità di autrice ma il mio. Io che ho svolto il ruolo da editor.

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Lei si considera troppo timida per firmare un libro. Ma intanto in copertina ci sta, ci sta eccome, in tutto il suo splendore, in versione chef, poiché lei ama profondamente cucinare per le persone che ama. Tuttavia, durante la sua presenza, davvero molto apprezzata, considerata a buona ragione la sua prima apparizione pubblica, alla prestigiosa Microeditoria di Chiari (Bs), allo stand della casa editrice che per prima ha creduto in lei e nelle sue favole, ovvero la Tomolo Edigiò Edizioni, ha rivelato che ora si sente pronta per firmare con il suo nome i suoi prossimi libri che, sono certa, non tarderanno ad arrivare anche perché lei, a 71 anni da poco compiuti, sta continuando a inventare favole, per l’immensa gioia dei bambini di oggi e di ieri. Le favole di Nonna Elfa sono disponibili nelle migliori librerie indipendenti di tutta Italia, nei migliori store online e dal/ sul sito della Edigiò Edizioni: www.edigioedizioni.com


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LIBERTÀ Nel notiziario del mattino un’ascoltatrice, irritata dal comportamento di quelli che si lamentano per le misure restrittive ha esclamato: Ma quale libertà volete, esiste libertà senza salute? Queste parole mi hanno fatto riflettere. La salute del corpo è garanzia di una libertà assoluta e indiscutibile? Perché ci sono persone in ottima salute del corpo fisico, ma schiacciati e oppressi, svogliati che sono pronti di togliersi la vita pur di “fuggire” dalle invisibili e incomprensibili catene? E perché ci sono prigionieri, nel proprio corpo o dietro sbarre di ferro, la prigione è sempre una prigione a prescindere da dove si trova, che si sentono liberi in un certo senso? La salute del corpo fisico è un’inestimabile

bene, ci assicura l’autonomia, l’autostima, comfort, è indispensabile, ma non coincide con la nozione di Libertà. Quella, vera, che può farsi nido anche in un corpo paralizzato, per la quale tanti hanno sacrificato la salute e la vita. La libertà è goccia di rugiada sul petalo di rosa profumata tozzo di sole e sorso di aria, la via tra le nuvole, lo sguardo salito verso l’infinito. Darina Naumova

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Apertura Torre Civica – Lonato del Garda Il 5, 12, 19, 26 dicembre La Torre civica lonatese, detta anche Torre maestra, sorge nel centro dell’antico borgo di Lonato chiamato Cittadella, sovrastato dalla grandiosa Rocca (XII-XV secolo). Per scoprire la storia e maggiori curiosità sul monumento, è possibile visitare la torre con l’ausilio di un’audioguida tutte le domeniche di novembre e dicembre dalle 10:00 alle 17:00. Tariffe di ingresso: Intero: 2,00 €, Ridotto: 1,00 € (minori di 14 anni e maggiori di 65, possessori del biglietto di ingresso al complesso monumentale della Fondazione Ugo Da Como) Info e contatti: info@lonatoturismo.it

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GLI EVENTI DI SAN PAOLO Domenica 12 dicembre 2021 i Mercatini di Natale Mama che bei. Dal 5 dicembre 2021 al 12 dicembre 2021 presso la sala consiliare in Piazza Aldo Moro n. 27 Mostra di collezionismo. Sabato 18 dicembre 2021 alle ore 20:30 presso la Chiesa parrocchiale San Paolo Apostolo Concerto di Natale Ensemble Convivium del Direttore e Primo Violino Maestro Aleksander Qyteza


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In Brasile una coppia ha piantato 2 milioni di alberi in 20 anni per ricreare una foresta

Questo è un esempio che ci indica un grande suggerimento: non dobbiamo aspettare risposte miracolose dai governi, ma agire da noi. Tanti piccoli, fanno una cosa grande! Infinita stima a questa coppia!! 61





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