Anno 27 - N°07 del 03/06/2021 - www.newentrymagazine.it - redazione@newentrymagazine.it - Per la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti
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POLIAMBULATORI SAN FLAVIANO L'IMPORTANZA DELL'ECOGRAFIA
L’ecografia è un esame diagnostico che utilizza ultrasuoni per ottenere immagini relative a tessuti ed organi del nostro corpo. Oggi viene sempre più usata come imaging (OSSERVAZIONE) di primo livello per diagnosticare molte malattie oggi comuni. Molte volte è sufficiente l’indagine ecografica per individuare una malattia e quindi curarla; altre volte invece costituisce il primo approccio per riscontrare una patologia che sarà poi approfondita con strumenti diagnostici di secondo livello come la Tomografia Computerizzata, la Risonanza magnetica; i prelievi cito-istologici ecoguidati. A differenze delle radiografie, della TC e degli esami di Medicina Nucleare l’ecografia non utilizza radiazioni ionizzanti quindi rappresenta lo strumento diagnostico principale in età pe-
Dott.Paolo Caccia 02
diatrica e in gravidanza. L’ecografia funziona emettendo e ricevendo, tramite una sonda appoggiata alla parte del corpo interessata, un fascio di onde sonore non udibili all’orecchio umano le cosiddette “ultrasuoni”. Queste colpiscono i tessuti che, in base alla loro composizione, costituiscono una differente resistenza al passaggio delle onde ultrasonore generando diverse riflessioni delle onde che vengono registrate dalla sonda e inviate ad un computer che, in base ad esse, è in grado di costruire un’immagine verosimile di tali tessuti. I principali vantaggi dell’ecografia rispetto alle altre tecniche sono l’innocuità nel senso che non usa radiazioni ionizzanti e la fruibilità nel senso che anche i portatori di pacemaker o di dispositivi ferromagnetici e le persone clau-
Dott.Claudio Valli
SPECIALE
strofobiche possono eseguire tranquillamente questo esame a differenza dalla RM. Gli svantaggi dell’ecografia rispetto ad altri metodi d’esame sono la risoluzione inferiore rispetto a TC ed RM e la limitata visualizzazione in alcuni distretti: le strutture profonde sono più difficilmente raggiungibili dagli ultrasuoni generando immagini meno definite, aria e tessuto osseo costituiscono una barriera alla diffusione delle onde a strutture che si trovano al di là di esse. Presso i Poliambulatori San Flaviano è presente da molti anni la Dr.ssa Anna Giulia Guarneri, a lei si affiancheranno i dottori Paolo Caccia, Enrico Orlandi, Alessandro Pagliardi e Claudio Valli, medici con pluridecennale esperienza che prestano servizio presso la Radiodiagnostica dell’Ospedale di Manerbio (ASST del Garda). Presso il nostro centro abbiamo adottato tutte le procedure più rigide per salvaguardare la salute di tutti. Per garantire tutto questo si riceve solo su appuntamento al 030/954649
Dott. Enrico Orlandi
Dr.ssa Anna Giulia Guarneri
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NEW ENTRY MAGAZINE il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.
Anno 27 - N°07 del 03/06/2021 www.newentrymagazine.it New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrymagazine New Entry Television
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Editoriale
PENSA AL BAMBINO CHE MANGERÀ QUEL MAIS... Una frase di un cinismo mostruoso, quella emersa dalle intercettazioni legate all’inchiesta sugli spandimenti di fanghi e gessi fuori norma nella campagne bresciane della Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto per presunti illeciti di oltre 12 milioni di euro. Siamo circondati da veleni e lo sappiamo da tempo... Inquietante... PENSA AL BAMBINO CHE MANGERÀ QUEL MAIS... che potrebbe anche essere di colui che ha pronunciato queste parole così AGGHIACCIANTI. Non è un possibile che un essere umano, anzi mi correggo, più essere umani (se così si possono chiamare) abbiano contaminato il futuro dei loro FIGLI, NIPOTI e via di seguito... A volte mi chiedo se tutto questo dolore, tutto ciò che abbiamo vissuto in questo anno e mezzo ce lo siamo forse meritato... poi si sa, purtroppo ad andarsene, spesso sono quelli che non se lo meritano. Non è possibile continuare su questa strada: viviamo impauriti, ammalati... ci guardiamo intorno e lo possiamo notare con i nostri occhi che l’amore sta svanendo, sostituito dall’egoismo, dal potere, dalla violenza. Siamo allo sbando ma se neanche la Pandemia ha scosso le nostre coscienze, a questo punto è giusto che l’uomo sia destinato ad estinguersi... In cuor mio mi auguro rimangano in vita le persone buone, rispettose, di sani princìpi che possano ripartire da zero e creare un mondo di gioia e amore. Utopia? Forse... Ma la vera UTOPIA doveva essere quella solo di pensare che un uomo un giorno avrebbe detto “PENSA AL BAMBINO CHE MANGERÀ QUEL MAIS... Ci rendiamo conto? Questi delinquenti stanno uccidendo i loro stessi figli e le generazioni future!
Il mare sta morendo e un po’ del nostro amore sta marcendo insieme a lui e l’aria che respiriamo è piena di quei mostri che ha inventato l’uomo! 04
EDITORIALE
Siamo letteramente circondati da veleni: bravi a crearne nell’aria ma non ancora soddisfatti, li desideriamo anche nei nostro terreni... se siamo fortunati nell’ingerire il frutto di quella terra già malato, soffriamo meno e andiamo dritti subito al Creatore. Attorniati da veleni equivale a dire di essere in un immenso deserto di grande aridità di cuore, di odio e oscurità ed è questo che preoccupa ancora di più. Si sente dire spesso “se Dio esiste, perchè accadono queste cose...” - già, si dà colpa a Dio o agli altri invece di guardarci dentro... Quante volte avete gettato mozziconi di sigaretta per terra o nei tombini? Quante volte avete gettato fazzoletti di carta, bottiglie, lattine fuori dal finestrino? Quante volte avete abbandonato bottiglie di vetro rotte nei parchi o per la strada? Quante volte fate finta di nulla quando qualcuno getta sporcizia ovunque? Persino la raccolta differenziata molti fanno fatica a farla ed è la cosa più semplice di questo mondo. Certo, direte voi... sono cose banali in confronto al danno ecologico persistente che hanno causato questi criminali con i fanghi, ma NOI abbiamo l’obbligo di dare il buon esempio e sono convinto che chi rispetta la natura con piccoli gesti quotidiani, non andrà poi a spargere MORTE fuori casa.
Ricordate che per fare del male, non serve UCCIDERE, basta gettare un pezzo di carta in un prato! Speriamo che da una parte la giustizia dia un forte segnale contro questo abusivismo ma dall’altra parte facciamoci un esame di coscienza di come noi ci comportiamo ogni giorno nel rispetto della natura, degli animali e dei nostri simili. Gianluca Boffetti
“Quando le generazioni future giudicheranno coloro che sono venuti prima di loro sulle questioni ambientali, potranno arrivare alla conclusione che questi ‘non sapevano’: accertiamoci di non passare alla storia come la generazione che sapeva, ma non si è preoccupata.” MIKHAIL SERGEEVICH GORBACHEV “Credo che abbiamo il dovere di lottare per la vita sulla Terra e non solo a nostro beneficio, ma di tutti quelli, umani o meno, che ci hanno preceduto e ai quali siamo legati, così come coloro che, se siamo abbastanza saggi, arriveranno più tardi. Non c’è una causa più urgente, né più giusta, del proteggere il futuro della nostra specie.” CARL SAGAN Nella speranza che quanto ho scritto serva a scuotere anche solo di qualche millimetro le nostre coscienze, vi lascio un breve estratto del film di Adriano Celentano “Joan Lui” datato 1985, nel quale, secondo il mio modesto parere, descrive in modo molto chiaro la situazione di oggi. 05
GUSTO A TAVOLA
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OPPURE PASTA DA MINESTRA TAGLIA MEDIA Ingredienti per 5 persone 200 grammi di fregola sarda grande oppure usare pasta tipo ditalini o gramigna o sedanini 1 kilo di cozze mezzo guscio 2 falde di pomodori secchi 1spicchio d’aglio e i cipolla piccola Qualche cappero dissalato Olive taggiasche - Olio e.v.o. sale e pepe Preparazione ricetta Tagliare sottilmente la cipolla e l’aglio e rosolare in olio abbondante, mettere poi i pomodori secchi a piccoli pezzi, capperi e olive, lasciare qualche minuto a cuocere insieme questi ingredienti che daranno sapore al piatto ultimato. Aggiungere circa 1 litro d’acqua e portare a bollore,
aggiustare di sale e pepe, buttare la pasta per la cottura. Verso fine cottura della pasta aggiungere le cozze. Servire in cocottine monoporzione. Dal blog: www.cucinarecreare.it A presto, Anna
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Riflessioni
ANCHE IO HO UNA PASSIONE! Hey, ciao a tutti! All’inizio delle storie di solito si parla un po’di se ma sinceramente non c’è tanto da dire: mi chiamo Eleonora Valeggi e ho 13 anni, quasi 14. Vado a scuola, tra poco affronterò un esame importantissimo per la mia vita e se lo supero andrò alle superiori. Ho una migliore amica, abito con i miei genitori e con mio fratello Giorgio; ho 4 cani e 2 tartarughe, sono bassa ma mi va bene così e basta. STOP! Fine. Come avevo detto non c’è molto da dire però una parte di me la conoscono in pochi, perché solo le persone che ti voglio bene hanno la capacità di entrarti dentro e scoprire il tuo mondo (caspita sembro una poetessa, ma non lo sono e non preoccupatevi). Come stavo dicendo, ho una mia parte che resta, o cerca, di restare sempre nascosta solo che piano piano cresce sempre di più, insieme a me: si tratta della DANZA. Già, io amo la danza, amo danzare, amo tutto quello che riguarda la danza. Nessuno mi vede mai ballare (eccetto i miei familiari e la mia migliore amica) per 2 ragioni fondamentali: 1= sono moooolto timida 2= ho moltissima paura del giudizio degli altri. Io non ho mai avuto questa stupida paura del giudizio delle alle altre persone, però me l’hanno fatta venire. Volete sapere come? Ok ok, ve lo svelo. Semplicemente la storia è iniziata alle elementari (parlo della paura non della passione). Quando i miei compagni hanno iniziato a prendermi in giro, a bullizzarmi per come mi comportavo o per come mi vestivo ho smesso di essere me stessa, nascondendo la vera Eleonora dietro un muro, barricato da lacrime e urla. La storia poi è continuata anche alle medie e solo pochi giorni il mio 12º compleanno la Ele che avevo abbandonato in un angolino del mio cuore, è uscita ed è ritornata. Però la paura resta uguale, devo solo trovare qualcosa, o magari qualcuno, che riesca a farmela
passare. Ora però parliamo della danza! La mia passione per la danza è nata circa 9 anni fa proprio a caso. Sì,a caso. Ho inizialmente iniziato a ballare davanti allo specchio (come tutte ) e poi i miei genitori mi hanno iscritto a fare danza classica all’oratorio del mio paese. Dopo qualche anno ho smesso perché ho capito che danza classica non faceva per me. Ho iniziato a fare altri sport, o meglio a provarli, ma nessuno mi ha mai appassionato come la danza. Ho sempre continuato a ballare davanti allo specchio e in ogni momento della mia giornata. Ogni volta che sento una canzone ballo, ma se non sono in pubblico. Se sono in pubblico e sento, per esempio, la mia canzone preferita dentro la mia testa parte una coreografia pazzesca ma il mio corpo resta normale. Una volta, però, mi è successo che ero al supermercato ed è partita la mia canzone estiva preferita e, senza controllarmi, ho iniziato a fare delle mosse di ballo, però, naturalmente, in modo ABBASTANZA controllato. Tutto ciò per dirvi che a chi mi dice di continuo che non amo veramente la danza, che non è una vera passione ecc… bhe miei cari… vi sbagliate! La danza è tutto per me e lo sarà per sempre. Anche perché con la danza io esprimo tutta me stessa, anche la Eleonora che per molto è rimasta nascosta. Non abbiate mai paura di mostrarvi per quello che realmente siete e non arrendetevi mai. Credete sempre nei vostri sogni e nelle vostre passioni. Un bacio. Eleonora Valeggi 07
ASSOCIAZIONE ALCOLISTI ANONIMI
LA DONNA ALCOLISTA
“A quel tempo Marty, donna molto attraente alle soglie dei quarant’anni aveva molto credito presso giornali, mentre viaggiava per il Paese per conto della sua Commissione Nazionale di prevenzione dell’alcolismo. I ritagli di giornale cominciarono ad arrivare al Quartier Generale di A.A.: Marty era spesso fotografata di faccia e identificata come un A.A.” L’8 marzo si è festeggiato l’anniversario della scomparsa per le donne che erano al lavoro. Dà li ogni anno la festa della donna è un omaggio a noi per ciò che siamo al mondo. Siamo lavoratrici o casalinghe, siamo mogli oppure single, siamo madri oppure no ma siamo quelle che se mai decidiamo di scioperare il mondo si fermerebbe. Tuttavia c’è un altro tipo di donna. L’alcolista. La donna alcolista deve combattere perché su di lei grava la vergogna. Sia di sè stessa ma soprattutto del mondo sociale. Essere delle donne alcoliste è per la società quasi uno scarto. la donna alcolista vive in solitudine senza poter condividere quanto male fa ad essere tale. Perché si dà per scontato che essa debba essere una brava moglie tutta precisa, una madre perfetta, sempre attenta, educando al massimo i propri figli. La donna alcolista si nasconde ancora. Per la paura e la vergogna. Allora più che farvi gli auguri voglio dirvi grazie per avermi trasmesso il messaggio. Perché appena che si fa una chiamata la prima cosa che si pensa è “ci sarà una
donna?”. È attraverso il coraggio di chiedere aiuto che avete avuto un gruppo e io ero tranquilla perché non ero l’unica. Forte e coraggiose eravate nei gruppi a parlare dei vostri fondi. E se oggi mio figlio ha una madre sobria che non ha conosciuto la mamma alcolista attiva è grazie alle vostre testimonianze. Grazie per quelle donne degli anni passati che erano davvero uniche e da sole contro una società dove non era ammissibile che una donna bevesse, forti da entrare in gruppo AA. E allora grazie ad AA, alle nostre meravigliose tradizioni, in particolare la terza che ci dà la possibilità di stare in AA senza vergogna dove raccontare le nostre esperienze, i nostri sogni. È davvero unica e magica la nostra associazione. Continuano a trasmettere il nostro messaggio attraverso la buona volontà nel fare servizio per essere di aiuto a tutte le donne che hanno bisogno ancora. Continuate a stare unite perché tanto c’è da fare. Desidero fare i migliori auguri a tutte quante continuano a non avere paura di rompere l’anonimato per aiutare un’altra amica alcolista in sofferenza. Buone 24 ore.
Numeri utili Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it Per riunioni on line consultare il sito https://www.aa-arealombardia.it/
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Riflessioni
Riflessioni
I SOGNI NON FINISCONO...
LA PAURA
Tanto tempo fa, un uomo mi regalò un mazzo di rose rosse...erano tantissime e le mie braccia non riuscivano a contenerle, così come il cuore non reggeva quella felicità improvvisa. Credere di avere trovato l’Amore, quello fatto di due occhi verdi che ti guardano come se tu fossi il sole, è il sogno irragionevole di ogni donna...già, irragionevole e impossibile, come pensare che vivrai in eterno o che il sole non sorgerà domani. Così il sogno svanì e le rosse persero miseramente i petali...ma c’era qualcosa di più forte che avrebbe resistito al tempo e al disamore. Era l’incantesimo dei giorni attraversati con la passione, impossibile da cancellare, era il castello di sabbia che nel ricordo non riusciva a crollare, che aveva inciso a sangue il marchio sull’anima. E le vibrazioni e quelle suggestioni avevano creato squarci impossibili da rimarginare...e come ragnatele restavano attaccate al petto. Pinella Gambino
Niente come la paura ci costa così tanto e nello stesso tempo è completamente priva di valore. L’emozione più antica e più forte dell’uomo è la paura... quella dell’ignoto. La paura è come il vento, spezza, rompe, piega, sradica. Per resistere sono indispensabili radici profonde, ideali, valori morali. Chi ne è privo si scontra con enormi difficoltà, incapace di affrontare l’ignoto e di superarlo con le sue forze. Io non so cosa devo fare per affrontarla, penso di aver capito cosa non devo fare. Per prima cosa, non devo usare forza, è inefficace, si ottiene il risultato contrario, e non devo odiare. La paura, come ogni emozione ci insegna qualcosa e se oggi non riesco a superare l’esame, chissà, forse un giorno ci riuscirò. Conosci te stesso per non trovarti impreparato nelle situazioni impreviste ed imprevedibili. Darina Naumova
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ANIME NEL VENTO
SORRISO GENEROSO Si è spento a Remedello Mario Compagnoni dell’associazione San Cristoforo. Per lui un pensiero
Riflessioni
DAMMI AMORE E IN CAMBIO AVRAI AMORE
Un saluto, ringraziamento vorrei rivolgere a Mario improvvisamente, derubato della vita. Volontario generoso dell’associazione San Cristoforo ha saputo donare se stesso con fervido ardire, con dedizione assoluta. Sorriso generoso, passo rapido mani protese, erano il suo motto. Infiniti i pensieri, intrecciati nei molteplici viaggi accompagnati, dalla speranza dall’arte del donare, senza riserve. Anche per te un grazie, per essere stato presenza viva e tenace in un tratto di cammino, chiamato vita. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste Ed è Poesia
“Quel sottile filo di nuvole” E nonostante...vivi in quel silenzio dove l’abitudine ti rende schiavo, dove sussulti e brividi si son spezzati, anche le certezze si son fatte ombre dietro lo sguardo muto della luna, assorta, veglia sonni confusi e il suo mendicar d’amore dilegua le palpebre Diafano è ora il volo... mutevole è il divenir di fiati di melanconici fantasmi senza nome. Vacilla anche ogni ragione plausibile restando docile ad osservare la mutazione del cielo oltrepassando il confine. Eppure l’avanzare sospinti dal vento o perdersi immergendosi in gocce di pioggia d’una pozzanghera ha solo un filo sottile di nuvole sospeso a mezz’aria a cambiarne il finale. Rosa Leone
L’immagine del bambino musicista triste è stata classificata come uno degli scatti più commoventi della storia moderna. Questa foto è stata scattata al bambino brasiliano (Diego Frazzo Turkato) 12 anni, che suona con il violino al funerale del suo insegnante, il brano musicale preferito del defunto Prof che lo ha salvato dall’ambiente di povertà e criminalità in cui viveva. In questa immagine, l’umanità parla con la voce più alta del Mondo: Dammi una rosa, ti regalo una rosa Dammi un’arma, dopo uccido con quell’arma. Dammi amore in cambio dò amore a tutti. Non puoi insegnare a un bambino a suonare uno strumento e ti ucciderà con un coltello. Coltiva l’amore, la bontà in un bambino e raccoglie amore, bontà e costruisce una grande civiltà,una grande nazione.. Web 11
Racconti
LA CURVA
L’episodio che mi accingo a raccontare , per come si è concretizzato, è veramente molto singolare. Un anno prima del mio matrimonio (siamo nel giugno 1992), la sera rientro in casa distrutto, (rammento che sono un contadino ed un allevatore di vacche da latte), dico a mia mamma: “faccio una doccia e vado a morose”. - “Ma sei fuori di testa? Stanotte hai irrigato i campi e non hai dormito un minuto, non puoi metterti alla guida di un’auto e pensare di fare 30 km senza addormentarti !”. “Senti mamma, è più di una settimana che non vedo la fidanzata, nella vita non deve esserci esclusivamente il lavoro, faccio una doccia fredda per svegliarmi e non mangio niente così il senso di fame non mi fa venire sonno”. Mia mamma non voleva assolutamente che partissi, mio papà era ancora fuori a lavorare e così mi risparmiai la sua romanzina. Fino a metà strada andò tutto bene, poi la testa cominciò a farsi pesante, allora tirai giù tutto il finestrino e accesi la radio a tutto volume, ma la stanchezza era troppa. Dopo Pavone Mella ad una curva piuttosto a gomito, uscii di strada, finendo in un campo di medica, il dislivello dalla strada al campo era almeno di un metro e mezzo, diedi una testata sotto la capote dell’auto terrificante, fortunatamente avevo la cintura allacciata che limitò i danni; nonostante il gran volo l’auto non si ribaltò... Piano piano cominciai a riprendermi, scesi dalla macchina per constatare i danni, c’era un’ammaccatura visibile solo se si andava con la testa sotto il muso dell’auto, ero stato fortunato, tra l’altro ero finito in un campo di erba medica, fosse stato di mais non mi sarei potuto muovere ed invece risalii in macchina, accesi il motore e feci il giro attorno al terreno in cerca di uno sbocco oppure una stradina per uscirne. Finalmente trovai la via d’uscita, arrivai in un piccolo cascinale, passai nel cortile: c’erano un Signore anziano ed un bel cagnolone, tirai giù il finestrino e 12
chiesi: “Mi scusi, per tornare sull’asfalto come posso fare?” - “E tu da dove sbuchi?”, - “Sono piovuto dal cielo”., cominciò a guardare l’auto e quando vide che il muso era pieno di erba: - ”Disgrasiat, non sarai saltato giù dal curvone? Andavi ai 300 all’ora o sei ubriaco?”. - “Ne l’uno ne l’altro, sono un contadino, stanotte ho irrigato, non ho dormito e purtroppo mi sono addormentato”. - “Però non ci si mette al volante quando si è stanchi, potevi romperti l’osso del collo, adesso scendi ed entri a bere un caffè”. - “Signore, io vorrei andare a morose, se mi indica la strada tolgo il disturbo”. - “Brao, così ti addormenti un’altra volta, entra a bere il caffè, non farmi arrabbiare!!!”. Visto che il Signore insisteva, entrai nella graziosa cascina, intanto che preparava il caffè (una moka da 6 tazze), cominciammo a parlare; gli dissi che la mia fidanzata era di Verolanuova, che avevo un allevamento di vacche da latte proprio sul confine tra Mantova e Cremona e che avevamo intenzione di ingrandire l’azienda. Lui invece mi confidò che si chiamava Antonio, aveva settant’anni giusti giusti, era vedovo da tre perché uno schifoso tumore si era portato via sua moglie, aveva due figlie entrambe sposate, anche lui era un allevatore di vacche da latte ma aveva venduto tutti gli animali ed affittato i campi quando la moglie si ammalò: “Gli sono stato vicino fino all’ultimo istante, non hai idea di cosa ho passato, adesso che potevamo goderci la vecchiaia, sono rimasto solo come un cane, anzi due, c’è Ringo che mi fa compagnia, il bel cane nero che hai visto là fuori. Forse se avessi avuto un figlio maschio l’azienda agricola sarebbe andata avanti, non posso dire niente delle mie figliole, sono due tesori, quasi tutti i giorni mi vengono a trovare, mi portano la spesa, anche se io sono capace di fare tutto, sono un casalingo, non voglio dipendere da nessuno”.
Racconti
Finii il caffè (una scodella me ne fece bere), lo ringraziai moltissimo, ripulii il muso della macchina togliendo l’erba e lo salutai, ma prima di partire mi fece promettere di andare ancora a trovarlo. Quando ritornai sull’asfalto, il volante vibrava moltissimo, il gran salto aveva sbilanciato le ruote anteriori, arrivato a casa della mia fidanzata Giovanna (futura moglie), non raccontai nulla dell’accaduto, mi scusai per il ritardo ma preferii tacere, non mi andava di sentirmi dire che ero fuori di testa, non dovevo partire, ecc ecc. Per circa un anno, durante il tragitto fra casa mia e la mia fidanzata, quando sentivo che la stanchezza mi faceva pendolare la testa, deviavo verso la cascina del Signor Antonio, mi trattenevo solo una mezz’oretta, il tempo di riprendermi, intanto ci scambiavamo consigli e punti di vista sulla coltivazione delle foraggere e l’allevamento del bestiame, era un’agricoltore veramente in gamba, mi raccontava che con la sua piccola azienda e solo 20 vacche in mungitura, era riuscito comunque a garantire una vita più che dignitosa alla sua famiglia. Una delle figlie aveva un maschio, quand’era bambino lo portava sempre sul trattore, sembrava gli piacesse molto la vita di campagna, sognava di lasciare a lui l’azienda ed invece alle superiori aveva scelto di studiare elettronica. Tutti gli attrezzi agricoli ed il trattore però non li aveva venduti perché sperava che un giorno il nipote potesse tornare nei campi. Su suo insistito
suggerimento, cominciai a fermarmi da lui anche quando tornavo dalla morosa, verso mezzanotte; io non volevo disturbarlo a quell’ora, ma lui insistette dicendo che tanto non si doveva alzare a mungere, ed io con quella pausa mi rimettevo in sesto, mi faceva bere la coca cola, perché una volta mi era scappato di dire che mi agitava e così la comprava appositamente per me. L’ ultima volta che l’ho visto è stato una settimana prima del mio matrimonio, nell’ottobre del 1993: -“E così tra una settimana ti sposi, ma rincres de matt, non perché ti sposi, ma perché sono sicuro che di Antonio non ti ricorderai più”, - “Ma perdinci, certo che vengo ancora!”. -“Giordano, lo so come vanno queste cose, poi metti su famiglia, ingrandirai l’azienda e la vita ti inghiotte”. È andata proprio così, si rimanda a domani, alla prossima settimana, ed intanto il tempo passa implacabile, prima si dà la priorità alle cose indispensabili; ci rendiamo conto troppo tardi, quando ormai abbiamo varcato la soglia del non ritorno, che sono le persone, quelle che ci hanno dimostrato amore e affetto incondizionato ad essere di primaria importanza. Non ho mai raccontato questa storia a nessuno, ma credo che il Signor Antonio meritasse di essere ricordato, non penso di esagerare nell’affermare che per un anno è stato il mio Angelo Custode. Giordano
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JALPA, ANCHE ROCKY PERSE LA TESTA PER LEI... La vettura protagonista dell’articolo di oggi è un’ icona degli anni 80, molto rara perché prodotta in meni di 450 esemplari e per soli sette anni. La Lamborghini Jalpa, nacque in un’epoca, quella degli anni 80, che vedeva prosperare benessere e serenità sul nostro paese, la contrapposizione USA-URSS era ai titoli di coda; nella nostra Milano spopolava il Craxismo e la Milano da bere. Di lì a poco nel 1989 Berlino, con la caduta del muro, sarebbe diventata il centro del mondo, con una nuova era che si apriva per l’intera umanità. Il bel paese, automobilisticamente parlando non smise, nonostante il mondo stesse cambiando pelle, di avere quella magnifica abitudine di sfornare auto bellissime. Personalmente trovo la linea della Jalpa, stupenda, con due anime. Una da coupe e l’ altra da spider: è una targa, che sono le mie auto preferite. Il tetto asportabile ti consente di avere quasi due macchine in una, spider appunto e coupe. Fu l’ultima Lambo a montare un V8 disposto trasversalmente con una cilindrata da 3.5 litri e 255 CV di potenza, spingeva la Jalpa a oltre 235 km/h staccando lo 0-100 in un tempo tutto sommato più che buono considerando i tempi, sette secondi. Il motore era a carburatori, quattro Weber tipo 42
DCNF. Cambio manuale a cinque marce, con selettore a griglia. Pesava qualche kg oltre i 1500. Fu oggetto di un lieve restyling nel 1984 che con l’adozione di fari tondi al posteriore, la rese ancora più bella. Fu protagonista anche sui set cinematografici, fu l’auto del pugile italo americano Rocky nella quarto episodio della saga. Celebre la scena in notturna dove il peso massimo si allontana nella notte guidando la sua Jalpa nera, mentre pensa all’amico Apollo morto per mano sovietica sotto i tremendi colpi sferrati dal russo Ivan Drago. La si vede anche in un assolato pomeriggio degli anni 80, sulle strade di Miami bruciate dal sole, rincorsa dalla Daytona, replica del detective Crockett, in un lungo inseguimento, che termina su uno dei tanti ponti della metropoli statunitense nel famosissimo telefilm cult MIAMI VICE. La jalpa aveva un preciso ruolo nei listini della casa emiliana, doveva rappresentare un’alternativa più snella e guidabile anche tutti i giorni rispetto alla coeva sorellona Countach, considerata una super car. Oggi come dicevo non è facile da trovare e rappresenta a mio avviso un ottimo investimento in continua rivalutazione. E poi è bellissima… Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com
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ITINERARI
Il lago di Monate e le sue spiagge Travedona - Monate (Varese)
Il lago di Monate è un lago prealpino della Lombardia situato in provincia di Varese tra il lago di Varese e il lago Maggiore. I comuni che confinano con il lago sono Cadrezzate con Osmate, Comabbio, e Travedona-Monate. Il lago è alimentato da sorgenti sotterranee ed alcune rogge tra cui il Rio Freddo, ha un unico emissario nel torrente Acquanegra che sfocia nel lago Maggiore nel comune di Brebbia in località Sabbie d’Oro. Le acque sono in genere abbastanza limpide con alcuni tratti in cui tendono a opacizzarsi assumendo una colorazione lagunare. Sulle rive sono presenti ampi tratti a canneto che si alternano con fitta boscaglia e ninfee. Preistoria ed età antica Nel XIX secolo vennero scoperti tre villaggi palafitticoli preistorici risalenti all’età del bronzo: due stazioni palafitticole furono rinvenute nel 1864 a Cadrezzate (insediamenti del Sabbione e del Pozzolo) e una, nel 1876, a Monate (insediamento dell’Occhio)[1]. Tra i materiali rinvenuti figurano strumenti di selce e di bronzo, ceramica varia, asce in pietra levigata, frammenti di telai per tessere e quattro piroghe monossili (ricavate da un unico tronco d’albero scavato) datate 2500 a.C. Gli studi sistematici condotti negli anni Novanta del Novecento sulla stazione palafitticola del Sabbione (la più estesa delle tre) hanno fornito alcuni dati che permettono di ipotizzare la sua struttura. I resti delle palificazioni esaminati si trovano ora sommersi, a circa 16
50 metri dalla sponda del lago e ad una profondità compresa tra i 2 e i 6 metri; le indagini archeologiche hanno rilevato che invece nella sua fase di vita, il villaggio si trovava in prossimità della riva, in ambiente asciutto o umido. Esso era protetto sul lato verso terra da alcune palizzate (costituite essenzialmente da legno di quercia, e in misura minore da ontano e nocciolo) che venivano abbattute e sostituite man mano che l’aumento demografico rendeva necessario l’ampliamento del villaggio. La sua frequentazione risale a 3600 anni fa, ed è durata all’incirca 70 anni, nel periodo di passaggio dall’età del bronzo antico all’età del bronzo medio. La palafitta del Sabbione è stata inserita nel 2011 nella lista UNESCO del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, insieme ad altre due stazioni palafitticole della provincia di Varese, l’Isolino Virginia e Bodio Centrale (nel comune di Bodio Lomnago), e assieme ad altri antichi insediamenti sulle Alpi palafitticoli di età preistorica. Nel lago sono state ritrovate quattro piroghe (nel 1899, 1971 e 1975) caratterizzate da pianta trapezoidale, fondo piatto e fiancate basse, idonee per la pesca nelle acque calme e basse dei piccoli laghi e dei fiumi. La loro datazione non è certa e, per la tipologia costruttiva, si può ipotizzare un lungo periodo che va dal II-III sec. d.C. e il X-XI sec. d.C. Esse sono oggi conservate al Museo archeologico Paolo Giovio di Como, al Museo civico archeologico di Villa Mirabello di Varese, e al Museo della Società Gallaratese per
gli Studi Patri di Gallarate. Nella zona sono stati rinvenuti anche reperti di età romana: alcune tombe (Travedona Monate, Osmate, Comabbio), Ternate, resti di una fornace (Travedona Monate), una lapide votiva a Giove (Osmate) e alcune lucerne. Il lago oggi La conformazione del lago e il fatto che le sue rive fossero per lo più private ha contribuito a mantenerlo pulito: il lago di Monate, oggi, è uno dei pochi bacini di origine glaciale ad essere balneabile. Inoltre è vietata la navigazione alle imbarcazioni a motore. Per questi motivi, è una meta di praticanti del nuoto in acqua libera e campo di gara per manifestazioni remiere organizzate dalla ASD Canottieri di Monate. Tra le manifestazioni va ricordata la Festa di Monate, organizzata dalla ASD Canottieri di Monate in occasione della patrona, la Madonna della neve, il primo fine settimana di agosto. È uno specchio d’acqua lungo 3 Km e largo 1 km, a est del Lago Maggiore, circondato da prati e boschi, luoghi ideali per trascorrere i fine settimana e meta per rinfrescanti bagni estivi, in quanto le sue acque sono considerate tra le più limpide dei laghi italiani, anche se molti tratti delle coste sono stati privatizzati con la costruzione di villette che testimoniano l’attrazione residenziale della zona, rinomata per la villeggiatura già nel se-
ITINERARI
colo scorso. La qualità delle acque è monitorata periodicamente, il lago è balneabile e dotato di numerose spiagge pubbliche. ltre sponde accessibili del lago più pulito della zona per una valida alternativa al mare e alla montagna sono le seguenti: quelle di Travedona Monate (tre per bagnanti, una per cani e un parco pubblico), quelle di Cadrezzate (quattro spiagge attrezzate e un parco pubblico) quelle di Osmate (una spiaggia comunale ballabile e una “spiaggia dei pensieri” al termine di una breve passeggiata) e, infine, quella di Comabbio (la spiaggia parrocchiale attrezzata per pic nic e balneazione).
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BEST FRIENDS FOREVER
RUFUS: IL CANE DI MOLFETTA “E così te ne sei andato via....con la tua profonda discrezione e dignità ..sei stato il cane di Molfetta il cittadino modello da cui tanti avrebbero dovuto forse prendere esempio, ci hai insegnato il valore della libertà, il rispetto x la vita, il coraggio di affrontare le tempeste e la cattiveria il silenzio che urla al cuore ci hai insegnato a VIVERE dolce RUFUS. Ci sarà un vuoto immenso lì in stazione dove ultimo tra gli ultimi avevi deciso di vivere. Certamente ti cercheremo ancora li, ora potrai correre libero dalla fatica dell’età in un prato verde....e forse sentirai ancora il rumore dei treni Ciao creatura stupenda ci mancherai x sempre... I volontari della lega nazionale per la difesa del cane Con queste parole semplici e profonde è stato ricordato Rufus, il cane randagio denominato “cittadino modello di Molfetta. Quando comparve in città era un cucciolone e da subito è diventato amico di tutti, un vero e proprio componente della comunità grazie al suo carattere tranquillo e docile. Aveva uno spirito libero, non è mai stato possibile cercargli un’adozione, quindi viveva in stazione in piena autonomia e indipendenza. Era impossibile portarlo da un’altra parte tanto è vero che le visite e i controlli dei veterinari venivano eseguiti sul posto. Tutti hanno rispettato la sua libertà. Lo conoscevano tutti; gironzolava tra i negozianti e giocava con i bambini ma il fatto più curioso è che partecipava, sempre in prima fila, a tutte le manifestazioni pubbliche. Ultimamente respirava male, era affaticato a causa anche dei suoi 14 anni di vita. Anche il Sindaco di Molfetta l’ha voluto ricordare con delle splendide parole: “È stato il fedele compagno della nostra città. Custode dei sentimenti veri, dell’amore sincero e 18
incondizionato, come solo i cani sanno fare. Tutti sanno che i cani sono esseri autentici, speciali. Ma Rufus era il più speciali di tutti. Amato da tutti noi, da tutti i molfettesi”. E non solo, il Sindaco ha deciso di conservare le ceneri per metterle vicino ad un monumento che verrà realizzato presso la stazione, luogo in cui l’amico a quattro zampe aveva scelto di vivere.
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Racconti
UN AMORE COSÍ
Pareva che l’estate non volesse arrivare, quell’anno. Il cielo non smetteva di buttare acqua da oltre un mese e le rose sbocciate da poco, gonfie di pioggia, reclinavano i loro fiori senza profumo sul prato fradicio davanti a casa. Erano giorni in cui il tempo sembrava rallentare, per Stella. Giorni in cui la pioggia stendeva un velo umido sulle pianure della bassa e le bagnava l’anima. Dai suoi strappi, spesso, uscivano le parole più belle, così decise di metterla a nudo. Pensava a un regalo da fare a Giovanna: voleva offrirle qualcosa di diverso, voleva che le sue parole per una volta fossero scritte a mano sulla carta. Pensò così di fissarle su una lettera, una lettera vera, di quelle che si spediscono a un indirizzo, con tanto di francobollo. Aveva pranzato poco prima in un piccolo ristorante vicino a casa sua ed era stata piacevolmente sorpresa dal sottofondo che accompagnava gli avventori tra un piatto e l’altro. Stranamente, infatti, non c’erano schermi televisivi appesi alle pareti e le volgarità dei programmi di mezzogiorno per una volta tacevano. Al loro posto giravano vecchi pezzi jazz e Stella si soffermò sulle parole che Ella Fitzgerald cantava sulle note di “Summertime”: tempo d’estate. Ne fu colpita e si accorse che,
se fuori faceva freddo e pioveva, dentro di lei splendeva il sole. Tornò per un attimo alle estati di molti anni prima, quando pedalava sui prati e camminava a piedi nudi nei fossi intorno alla sua vecchia casa, stando bene attenta a non calpestare le creature del fondo che vivevano vicine alle sorgenti, dove tutto aveva inizio. Ricordò il profumo dell’erba appena tagliata e si rivide mentre, sdraiata a pancia in su, guardava la luna e immaginava mondi lontani, prima che sua madre la rimbrottasse perché era ora di andare a letto. Quel pomeriggio si sedette davanti a un foglio bianco, prese una penna e si accorse che non sapeva da dove iniziare. Cominciò quindi dalla fine, con due sole parole scritte in rosso. Poi piegò con cura il foglio di carta e lo mise in una busta. Aprì l’ombrello e si avviò a piedi verso la piazza del paese, dove c’era una vecchia libreria, entrò e scambiò due chiacchiere con il proprietario, polveroso come i libri che da anni se ne stavano riposti sugli scaffali. L’odore della carta, del legno, dell’inchiostro, i colori delle copertine e l’ordinato disordine che regnava le misero allegria. Gironzolò a lungo tra le corsie osservando il dorso dei libri che nessuno leggeva più. Ne scelse uno che parlava del viaggio
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Racconti
di due ragazzi attraverso la Mongolia con un furgone, scritto negli anni sessanta del secolo precedente. Lo sfogliò e trovò al suo interno un papavero essiccato, a fare da segnalibro a un passaggio che qualcuno anni prima aveva considerato importante. Ricordò con piacere il tempo passato, quando anche lei metteva i fiori nei libri e curiosa li guardava seccare poco a poco, mentre l’estate finiva. Decise di comprarli entrambi, il libro e il papavero. Sorrise divertita quando scoprì che il prezzo era ancora esposto in lire, diede qualche spicciolo al proprietario e uscì. Passeggiando tra i vicoli del vecchio paese si rese conto che aveva smesso di piovere. Si avvicinò alla cassetta della posta, tolse la busta dalla tasca interna del cappotto, la aprì, con estrema delicatezza ripose il fiore essiccato tra
i lembi della pagina che aveva amorevolmente ripiegato, chiuse la busta e la spedì, quasi fosse un messaggio in bottiglia. Una rondine la sfiorò nel gioco che solo le rondini sanno fare, scivolando nel vento. Seguendo il suo volo si accorse che, tra le nubi, il sole faceva capolino, finalmente. Giovanna quasi non credeva ai suoi occhi, quando vide la lettera nella sua cassetta della posta. L’aprì con cura, stando attenta a non rovinare la busta. Il fiore fece capolino. Spiegò emozionata il foglio bianco. Aveva il cuore a mille mentre leggeva quelle due parole scritte in rosso. “Ti amo anch’io, Stella”, mormorò sorridendo alla luce che filtrava dalla finestra... Massimo Zucca
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NELLA CASA DI MONTICHIARI DEI SILENZIOSI OPERAI SI E’ SPENTO DON LUIGINO, DOPO AVER COMBATTUTO A LUNGO CONTRO IL COVID. Infinite le lune che hanno concesso il passo a gesti, emozioni dato vita, a cammini, evoluzioni prese di coscienza. Fervido il ricordo di don Luigino in un meriggio d’ovattata lanugine entro mura d’un piccolo confessionale di Lourdes. Lacrime amare intense, le mie, copiose sgorgavano alla ricerca andando di consolazione. Furono le sue parole, gesti misurati, voce scandita
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ad infondere, nel profondo dell’animo infinita tenerezza. Ancora una volta trovai la forza, di sollevarmi dal dolore di prendermi fra le mani di forte stringere al petto l’amata sofferenza, missione di vita. Carezza la sua, che seppe lambire nostalgie far riemergere ardire, forza, coraggio. La sua voce si fece sussurro, boato affermazione: “Ora tu sei qui in lacrime, prova grande, dolorosa, difficile quella della malattia di tua figlia. Un giorno sarai tu a dare forza, la tua fede ti risolleverà dal pianto la tua determinazione recherà gioia a chi nella tribolazione”. E sono ancora qui carissimo Don Luigino sorriso sulle labbra pronta a dare la vita per amore a combattere per la giustizia a rendere testimonianza della sofferenza facendo gioia silenziosa fluire rapido di battito d’ali. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste
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TERRITORIO
MONTICHIARI (BS): SI È SVOLTA L’ASSEMBLEA ANNUALE SEZIONE AVIS “FRANCESCO RODELLA” Si è svolta sabato 8 maggio, in modalità on line, l’annuale Assemblea della Sezione Avis “Francesco Rodella” di Montichiari. Il 2020 è stato un anno difficile anche per l’Avis, che tuttavia ha continuato a mantenere i contatti con i suoi avisini, invitandoli a donare periodicamente, perché anche in questa emergenza sanitaria, c’è sempre bisogno di sangue. Il Presidente Pino Policarpo ha aperto l’assemblea ringraziando i Presidenti che l’hanno preceduto, gli avisini tutti e in particolare coloro che ci hanno lasciato in questo ultimo anno, riportando poi alcuni dati: gli avisini monteclarensi sono 583, di cui 21 nuovi, 37 archiviati per vari motivi. Le donazioni sono state 647, di cui 164 effettuate da donne e 483 da uomini. “Nel 2020, da fine febbraio, Avis Provinciale Brescia ha ritenuto opportuno chiudere la nostra sede UDR fino a data da destinarsi. Avis Brescia ha puntualmente chiamato i nostri avisini per le donazioni periodiche su appuntamento in sede a Brescia- San Zeno. Policarpo ha dunque ringraziato tutti gli avisini monteclarensi che si sono recati puntualmente a Bs per le loro donazioni. Il lieve calo era inevitabile, ma ci auguriamo di poter ripristinare al più presto le mattinate di donazioni a Montichiari. Le attività di promozione durante il 2020 sono state ovviamente pari a zero. Era già stata fissata la data del 20 aprile 2020 per i festeggiamenti del 70° di Fondazione della nostra Sezione, con eventi di vario genere a corollario di questo importante traguardo; annullato tutto, auspichiamo di poter festeggiare i 70+2, il prossimo anno. Quest’anno si conclude il quadriennio di carica di Presidente, pertanto durante questa assemblea si sono svolte le votazioni per eleggere il nuovo Presidente e il nuovo Direttivo. Policarpo ha rin-
graziato tutti i donatori, i consiglieri; il Direttore Sanitario storico dott. Romano Ciampa e il Vicedirettore dott.Cocciolillo, che tuttavia per motivi personali si è trasferito al paese d’origine; i collaboratori che a vario titolo lo hanno supportato. Personalmente e a nome di tutti noi di Avis Montichiari, un sentito grazie va al Presidente uscente, non solo per questa sua ultima carica, ma anche per la grande disponibilità con cui collabora da tantissimi anni nel Direttivo, con umiltà e sincera passione. Il nuovo Presidente è Paolo Bettenzoli, Vice Presidente Vicario Daniele Battagin, Segretaria Paola Chiodelli, Tesoriere Marco Restante, addetta stampa e referente per incontri nelle scuole Ornella Olfi, consiglieri Policarpo Gennaro, Paolo Sciré, Tosoni Sergio, Magri Emilio, Paolo Cavenaghi, Selina Generali, Zanola Vittoria, Luisa Manenti e new entry Chiara Piovanelli e Teodosio Lamannuzzi. Ornella Olfi
Gocce di Memoria 60’ 70’ 80’ Noi che si accontentavamo di cose semplici ma che ci davano tanto divertimento.... Noi che quando si facevano le squadre, se venivamo scelti per primi ci sentivamo davvero i più bravi, i più importanti. Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava 2. Noi che ”mi fate entrare?” - “Si basta che ne trovi un altro sennò siamo dispari” Diario segreto 23
SPORT
IL MIO GIRO D’ITALIA RACCONTATO DA UN TIFOSO Quando arriva il periodo del Giro d’Italia, quest’anno l’edizione 104, ritornata dopo il forzato rinvio dello scorso anno, nel mese di maggio, diventiamo un po’ tutti appassionati di ciclismo. Per tante ragioni, chi si è cimentato da giovane e non ha più lasciato la sua passione per il ciclismo, così come gli amanti delle passeggiate in bici. I più anziani ricordano gli anni 50 quando tutti si andava in bicicletta, poi arrivarono i ciclomotori, i motorini, le vespe o lambrette, poi la 500 e via via fino ai giorni nostri. Nonostante il progresso, anche nel ciclismo professionistico, resta sempre una occasione gioiosa da vedere a bordo strada, alla partenza o all’arrivo il Giro. E se non è possibile, ti incolla per ore davanti alla televisione e lo porta in casa, tappa dopo tappa, dalla partenza all’arrivo. Vidi il primo Giro d’Italia in tenera età, accompagnato da mio padre ed un amico, ognuno con una bici non tanto sportiva, la mia era da donna. I girini, maglia rosa e poi vincitore Gastone Nencini nel 1957, passarono da Ponte San Marco. Finito il militare, nel 1964 in Castello vince il bresciano Michele Dancelli, l’anno dopo Franco Bitossi. Ricordo bene nel 1971 la cronometro
Giro d'Italia 23.05.1913 Chiacchiarando con Moser 24
DANCELLI A CALVISANO 9.10.1966 da Desenzano a Salò vinta dal bresciano Davide Boifava. Nel 1975 sulla Maddalena, dove eravamo saliti di corsa a piedi con altri più giovanissimi amici, vinse Vladimiro Panizza, secondo il bresciano Fausto Bertoglio, che vincerà il giro. Nel 1978 la 18° tappa arriva a Sarezzo, vince Giuseppe Perletto che batte il campione bresciano Pierino Gavazzi. Nel 1981 fui all’arrivo di Borno, primo Benedetto Padellaro, nel 82 a Boario Terme, Silvano Contini precedette il francese Bernard Hinault, che vincerà il giro. A Brescia, o in città non molte distanti vidi arrivi, fra l’entusiasmo degli sportivi, con le tifoserie a favore di Francesco Moser o Giuseppe Saronni, che avevano rinverdito gli storici ed inimitabili scontri di Gino Bartali e Fausto Coppi. Feci in tempo a vedere Coppi all’ultimo suo giro d’Italia ne 1957, mentre lo vidi vincere nel 1958, al famoso circuito di Calvisano, ho il suo autografo di quel giorno. Fui spettatore di altri appuntamenti a Calvisano, nel 1971 presenti Eddy Merckx (campione del mondo) e Felice Gimondi che invece lo vincerà
SPORT
nel 1973, fra gli ospitI presente Gino Bartali. Per alcuni anni fui accompagnato anche dalla mia giovane moglie, un ricordo particolare nel 1979 la 14° tappa che da Meda portava a Bosco Chiesanuova. Per arrivarci dovemmo percorrere 5 km. a piedi ed in salita, essendo da ore bloccato il traffico, chilometri che nel ritorno non finivano mai. Vinse Bernt Johansson, il giro lo vinse Giuseppe Saronni. Delusione per i tanti intervenuti il 12 maggio 1983 a Brescia dove partiva il Giro, con una breve cronometro, ma quel giorno fu una falsa partenza, le proteste operaie dei metalmeccanici dei tre sindacati, fermarono la corsa. La mediazione di Francesco Moser e del direttore del Giro Vincenzo Torriani, non portarono a risultati positivi. Il giorno dopo una tappa a cronometro a squadre, a Montichiari vidi sfrecciare i corridori ad oltre i 50 orari, verso Mantova. All’Arena, domenica 10 giugno 1984, quando alla 22^ ed ultima tappa a cronometro da Soave a Verona, vidi l’arrivo trionfale di Francesco Moser, che riconquistava la maglia rosa, battendo il francese Laurent Fignon. Nel 1986 vincerà il Giro un altro bresciano, Roberto Visentini, che riuscirà a battere Saronni secondo e Moser terzo. Nello stesso Giro un altro bresciano Guido Bontempi vinse con arrivi in volata ben cinque tappe.
Gianni Bugno a Lumezzane 8 giugno 1993
Giro d’Italia con arrivo a Brescia - 2013 Il giro ritornò a Brescia, solo nel 1991, vinse Gianni Bugno. Lo avevamo già ammirato l’anno prima a Balsega di Pine, dove fu maglia rosa dall’inizio alla fine del giro. Parlando di quel giorno, 29 maggio 1990, con il suo direttore ed ex ciclista Claudio Corti, molto sicuro della vittoria finale, seppure fosse solo la 12° tappa. Da allora insieme a mio figlio di nove anni, vedemmo almeno una tappa ogni anno. Allora era una soddisfazione alla partenza, quando riuscivi a mescolarti con i corridori. E’ successo a Lumezzane l’8 giugno 1993, il Giro è di Miguel Indurain e a Marostica il 31 maggio del 1994 Giro a Evgenij Berzin. Contenti all’arrivo quando le transenne non erano alte due metri come ora. A Brescia si ritornò nel 2000, in via XX Settembre: vinse Biagio Conter, due anni dopo il grande Mario Cipollini, nel 2006 Paolo Bettini e nel 2010 lo straniero André Greipel. Per Brescia fu un trionfo il 26 maggio 2013, quando fu l’arrivo finale del novantaseiesimo Giro, tappa al belga Mark Cavendish e primo Giro per Vincenzo Nibali, festeggiato con una Piazza Loggia ricolma di migliaia di tifosi applaudenti. Fu anche l’ultima volta che il Giro arrivò nella nostra città, complice pare alcuni pagamenti. Ritornò ad Iseo il 23 maggio 2018, arrivo sotto l’acqua e grande volatona, vinse Elia Viviani. Il Giro è vinto dal campione Chris Froome. Ora siamo in attesa che Brescia riporti in città il Giro d’Italia. Marino Marini 25
Riflessioni
Il tempo fugge a velocità diverse
Misterioso, quasi dispettoso, si potrebbe dire, il tempo con noi: scorre veloce quando vorremmo avanzasse lento e al contrario sembra infinito quando ci piacerebbe passasse rapido. La percezione del tempo, si sa, è legata ad un insieme di fattori che ci fanno apparentemente percepire una misura del tempo diversa in ogni diversa situazione. Questo periodo di tempo sospeso, che ancora non è tornato alla completa normalità, ci ha fatto riflettere su quanto di solito non ce lo godiamo, il nostro tempo. Chi è perennemente di corsa per le mille incombenze quotidiane lo sente inafferrabile, sempre troppo rapido rispetto alle proprie esigenze e vorrebbe spesso giornate di quarantotto ore anziché ventiquattro. Chi vive in solitudine passa invece ore e giornate interminabili e purtroppo gli riesce comprensibilmente difficile cogliere ciò che di positivo ci può essere anche nella vita solitaria. Ormai quasi nessuno ha la possibilità di gestire il proprio tempo in tranquillità, in armonia con i ritmi della propria persona, intesa come fisico e spirito, e tantomeno in sintonia con la natura. Eppure per qualche mese abbiamo dovuto adattarci ad un tempo rallentato, quasi immobile, difficile da vivere, tra paure e incertezze del presente e più ancora del domani. Abbiamo trascorso settimane interminabili, reinventandoci passatempi manuali o intellettuali, scoprendo o riscoprendo attitudini piacevoli, rilassanti, creative. Ci eravamo ripro-
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posti di mantenerle, nel limite del possibile, anche dopo l’emergenza, ma il ritorno alla “quasi normalità” ci ha fatto presto dimenticare molti dei buoni propositi fatti: in certi casi per reali motivi, in altri per memoria corta, quasi forse per tentare inconsciamente di cancellare in un battibaleno tutto ciò che riguarda un periodo nero. Da ogni esperienza negativa però nasce sempre qualcosa di bello, ed è proprio per questo che dovremmo saper trarre anche da eventi tragici la voglia di ricominciare a sognare e realizzare i nostri sogni. L’emergenza covid, come altre esperienze dolorose che capitano un po’ a tutti nella vita, ci può insegnare a cogliere ogni attimo, il famoso “qui e ora”. Ecco allora che il tempo può diventare un vuoto prezioso da riempire col meglio di noi, senza perderne, di “tempo”, magari solo per lamentarci, per pigrizia, per paure esagerate.. Ognuno ha infatti dei talenti da sfruttare ed è un dovere morale non tenerli nel cassetto. Non sono mai fine a se stessi: se siamo soddisfatti, se ci sentiamo realizzati, viviamo più felici e trasmettiamo felicità a chi vive con noi, perché in molti casi le nostre passioni coinvolgono direttamente o portano beneficio anche agli altri…è una catena di quelle belle, da non spezzare. Olfi Ornella
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Riflessioni
Riflessioni e Citazioni sul Silenzio e la Solitudine Ci sono momenti della vita in cui la solitudine è pesante perché non è voluta: ti succede per un tragico lutto, per un abbandono, ma anche per una delusione o perché ti senti incompresa e quindi, comunque, sola. Però la solitudine è importante e può essere una grande opportunità per un percorso interiore, profondo e creativo. Allo stesso modo, anche il silenzio è necessario per ascoltare la nostra voce interiore, senza distrazioni e condizionamenti esterni. Questo tema è stato affrontato da tanti personaggi illustri ed anche da psicologi e psicoterapeuti. Ho raccolto alcune riflessioni e citazioni che ritengo utili per coloro che vogliono intraprendere il difficile cammino che viene definito sinteticamente con la frase: “Conosci te stesso” (cosa che non dovremmo mai dare per scontata...) (Piera) “Nel silenzio si crea la magica dimensione dell’ascolto del nostro ritmo interiore. Nell’isolamento è più facile ascoltare i propri pensieri ed elaborarli”. “La solitudine confina con territori che possono aiutarci ad esprimere meglio la nostra identità”. (Psicoadvisor) “La solitudine fa maturare la creatività, l’arte, la poesia”. (Thomas Mann) “La solitudine è per lo spirito ciò che il cibo è per il corpo”. (Seneca) “L’onda delle parole è sempre sopra di noi, ma ciò che è profondo rimane in silenzio”. “Grande cantore è colui che canta i nostri silenzi”. “Datemi il silenzio ed io sfiderò la notte”. “La poesia è la saggezza che incontra i cuori”. (Kahlil Gibran - Aforismi) “Amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore che durerà tutta la vita”. (Oscar Wilde) 28
“... il tempo che avete è limitato, non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore...” - “... Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare...” Steve Jobs dal discorso ai laureandi all’università di Standford) “Fidatevi dei sogni, perché in essi è nascosto il passaggio verso l’Eternità”. (Kahlil Gibran – Il Profeta) “Disporre di un solo corpo e di una breve vita... che ingiusto limite! La mia mente è assetata di Eternità!” Piera Masoch
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RIDIAMOCI SOPRA
Una biondina lavora alla reception di una banca del seme. Una sua amica un giorno le chiede in cosa consista esattamente il suo lavoro e lei risponde: “Oh... è molto semplice. Sono alla reception e quando arriva un donatore lo saluto e lo faccio accomodare in una delle stanzette e aspetto. Quando esce lo accompagno alla porta e lo saluto dicendo: “Arrivederci... e grazie di essere venuto!” “Mamma, ma non aspettiamo papà per mangiare?”. “Se avessi aspettato tuo padre, tu non saresti mai nato!”. Fra lui e lei dopo alcuni anni di matrimonio l’idillio è finito. Lui non fa altro che ricordare le doti della propria mamma: “Come è brava lei a fare da mangiare. Come è brava lei a tenere dietro alla casa, come è brava lei a essere economa, ecc”. Stanca di questa solfa, ormai sull’orlo di un esaurimento nervoso, va a sfogarsi dalla sua miglior amica, che le consiglia: “Tu devi battere tua suocera nel campo dove lei non può competere... a letto! Fatti trovare con un bel completino sexy e vedrai che funzionerà... sei ancora giovane e bella!”. Alla ragazza il consiglio piace molto, per cui la sera prepara la camera da letto come un’alcova:
luci soffuse, candele anziché la luce elettrica, rose rosso scuro sparse per la casa con profumi inebrianti. Per sè ha comprato un completo nero, di pizzo, molto ridotto e sexy. L’atmosfera è molto intrigante. All’ora prevista arriva il marito dal lavoro e vedendo l’ambiente esclama: “Cara, come mai tutto questo scuro? Non sarà successo qualcosa alla mamma?”. “Dottore, ho un problema: mangio una mela... e cago una mela! Mangio un panino... e cago un panino ! Mangio un biscotto... e cago un biscotto!! Dottore, cosa posso fare?”. “Mangi un po’ di merda!”. Epitaffio sulla tomba di un malato di insonnia: “Sono guarito!”. Il padre: “I tuoi studi mi costano un occhio della testa!”. Paolo: “Ringrazia il cielo, papà, che sono uno di quelli che studiano poco”. Gli uomini sono come i cessi, quando li cerchi non li trovi mai. Quando li trovi sono sempre occupati. Se li trovi liberi sono in uno stato pietoso!
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ALLA SCOPERTA DEI NEMICI INVISIBILI - La battaglia tra Batteri e Antibiotici -
L’invisibilità è il potere che i microrganismi hanno e sfruttano per sfuggire alle difese dell’ospite. Viviamo nell’eterna “era dei batteri”: nell’oceano, i microbi rappresentano un numero strabiliante, equivalente al peso di circa 240 miliardi di elefanti africani e nel nostro corpo ci sono più cellule batteriche estranee che cellule umane. Il colon potrebbe essere considerato un universo di batteri ad alta densità: Escherichia coli, in una sola notte, arriva a 10 miliardi di cellule. In ogni centimetro di noi vi è quindi uno zoo invisibile. Pensate che a fronte di 30000 miliardi di cellule umane, noi possediamo 100000 miliardi di cellule di batteri e miceti! Dal “censimento” di geni è emerso infatti che i microrganismi possiedono circa 2 milioni di geni mentre l’uomo ne ha 23000; praticamente l’1% dei nostri geni è umano, mentre il 99% è batterico. Si parla pertanto di numeri astronomici, che hanno paragonato l’intestino ad un secondo cervello in grado di controllare molti aspetti della nostra vita. L’alitosi mattutina è spiegata dal fatto che, durante il sonno, respirando dal naso, c’è un minore ricambio di aria e quindi una maggiore concentrazione di 30
popolazioni anaerobie, mentre alcuni studi hanno dimostrato l’associazione tra il parto cesareo e certe caratteristiche del futuro del bambino rispetto a chi nasce con un parto naturale. Di certo non ci sono soltanto microrganismi patogeni, ossia dannosi per noi; è infatti una saga di guerre senza fine, ma anche un’enorme collaborazione. Esistono dei veri e propri alleati della nostra salute che vengono “assassinati” innocentemente dagli antibiotici ed è quindi importante reintegrarli con appositi probiotici. Forse non tutti sanno che perdere il microbiota sarebbe grave quanto perdere il fegato o un rene.
Ma come agiscono gli antibiotici? Esistono tante categorie, a seconda del meccanismo d’azione, dell’origine e degli effetti. Alcuni antibiotici ostacolano la produzione di proteine vitali per le cellule batteriche stesse, altri ancora interferiscono con il loro meccanismo di riproduzione, rallentandone così la crescita, mentre i beta-lattamici, come la penicillina, fanno in modo che la parete cellulare di batteri, essenziale per la loro vita, possa essere danneggiata, motivo per cui si verifica una sorta di “suicidio”. La penicillina era così preziosa negli anni della scoperta che le urine della prima paziente alla quale fu som-
SPECIALE
ministrata vennero conservate per riestrarne il farmaco! Ci si confonde spesso e si pretende magari di assumere un antibiotico per curare i virus, che invece, non avendo pareti cellulari e potendo vivere solo in una cellula ospite, sono diversi dai batteri, anche se, come purtroppo abbiamo assistito con il SARS-CoV-2, risultano ugualmente pericolosissimi per la nostra salute. Con gli antibiotici è tutto molto complicato: le dosi, i cicli di terapia, la tipologia e l’abuso, che porta alla tristemente nota resistenza agli antibiotici, fenomeno che alimenta le malattie della nostra epoca in quanto non si è più sensibili all’azione di tali farmaci. Un esempio di batterio diventato resistente ad una classe di antibiotici è rappresentato dall’MRSA e, come lui, sono molti i vincitori di questa battaglia che porteranno, secondo le ultime stime, a più morti del cancro nei prossimi anni, anche a causa dell’utilizzo smisurato di antibiotici in alcuni allevamenti intensivi. Ovviamente ci sono possibili effetti indesiderati legati agli antibiotici, ma la gran parte delle infezioni è stata risolta nel corso dei secoli proprio grazie ad essi. Con le dovute precauzioni e con un occhio fiducioso, muoviamoci verso le nuove scoperte della frontiera delle biotecnologie, che hanno portato anche alla possibilità di una batterioterapia (o bioprotica), una tecnica che consiste nell’utilizzare batteri “buoni” per contrastare batteri “cattivi” dannosi per la nostra salute. Per esempio, il trapianto fecale è stato utilizzato per contrastare la colite da Clostridium difficile e si è dimostrato efficace! La batterioterapia può essere applicata in vari campi: per trattare infezioni delle alte vie respiratorie (come faringotonsilliti e otiti) o addirittura per prevenire la carie nei soggetti più predisposti. I batteri utilizzati si oppongono alla crescita dello Streptococcus mutans (il responsabile della carie), creando anche un ambiente che sfavorisce l’insorgenza del tartaro e delle gengiviti.
Il problema della carie nei bambini è un problema concreto, poiché fin da subito sono soggetti a un consumo importante di zuccheri. Inoltre, sono in corso studi per aiutare a prevenire dermatiti, coliche infantili e alcune patologie del tratto gastrointestinale e genito-urinario. Questa scoperta è promettente, ma non è tutto oro ciò che luccica: introducendo nel nostro corpo un microrganismo, questo prolifera, dando origine a miliardi di suoi simili e, se dovesse generare un mutante, si potrebbe trasmettere la resistenza agli antibiotici anche agli altri batteri. Infine, l’utilizzo in pazienti immunodepressi potrebbe dare luogo a setticemie. In futuro, comunque, ci si aspetta di sostituire l’utilizzo degli antibiotici con questa nuova terapia, in modo tale da trarne vantaggio anche in termini di antibiotico-resistenza. Al di là di ogni parere, è giunto il momento di sensibilizzare il più possibile affinché si adotti un atteggiamento consapevole verso una “scienza cosciente”, perché il futuro ci appartiene ed è frutto delle nostre scelte! Fonti principali: Blaser, M.J. Missing microbes; Microbiologia Italia
Per curiosità, domande ed approfondimenti, potete contattarci all’indirizzo: allascopertadellascienza@gmail.com A cura delle Dott.sse: Bolognini Silvia, Ticozzi Chiara Illustrazioni Dott.ssa Schillaci Nadia Francesca Jana
www.newentrymagazine.it Il tuo periodico è anche on-line dove puoi consultare l'archivio con numerosissimi articoli e tantissime rubriche. Il Giornale della Gente
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QUESTO È IL MIO NOME
di Micky
Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.
Leonardo
Il nome Leonardo e il suo corrispettivo femminile Leonarda deriva dal nome longobardo Leonhard. Questo è composto dai termini di origine germanica levon il cui significato è “leone” e hard il cui significato è “coraggio, forte”. Il significato del nome Leonardo può essere quindi inteso come “leone coraggioso” oppure come “forte come un leone”. A contribuire alla diffusione di questo nome fu, in primo luogo Leonardo di Noblac, un santo di origini franche vissuto nel V secolo. In Inghilterra, invece, sarebbe stato introdotto dai normanni ma diffuso solo nel XIX secolo. Il nome si diffuse, in seguito, anche grazie alla fama di Leonardo da Vinci, pittore, architetto, inventore e scultore del Rinascimento. Onomastico Si festeggia il 6 novembre in onore di San Leonardo, abate di Noblac in Francia che visse nel VI secolo. È patrono di Campobasso oltre che dei carcerati, degli agricoltori, dei fabbri e dei fruttivendoli. Viene invocato, in generale, per fa-
cilitare i parti. Caratteristiche del nome Chi porta il nome Leonardo o Leonarda è una persona che ama la vitalità. Di conseguenza, ama viaggiare, incontrare nuove persone e scoprire oggetti inusuali. Si destreggia bene negli sport e in tutte quelle attività dove la curiosità è un’arma vincente. Vive la sua vita con pienezza ed entusiasmo. Inoltre, ama la bella vita anche se non si prodiga più di tanto per viverla. Origine: germanica Parola chiave: vitalità Corrispettivo femminile: Leonarda Varianti maschili: Lionardo Ipocoristici maschili: Leo, Nardo Numero portafortuna: 2 Colore: Bianco Pietra Simbolo: Diamante Metallo: Oro Onomastico: 6 novembre Segno zodiacale corrispondente: Gemelli (Fonte: ilgiardinodegliilluminati.it)
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Un’equazione del bisogno, spesso erroneamente confusa con l’altruismo. Bellissima barchetta a due posti, talvolta persino tre, quando la superficie dell’acqua rimane calma e il tempo è buono... rigorosamente ed unicamente ad un posto solo, non appena l’acqua s’increspa con le prime onde il cielo rabbuia. Enrico Savoldi
“Sigaretta” Una sigaretta... la fumi gustando ogni attimo, la calma giunge, per un lungo istante ma presto volerà via come una rondine nel cielo di primavera. Una sigaretta. .. Oscuri pensieri, lacrime soffocate da... una sigaretta. Erminia Bertulessi da Bergamo 35
OROSCOPO dal 03 al 17 Giugno 2021
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ARIETE (21/03 - 20/04) Ti accanirai verso una conoscenza che ti è antipatica e non vorrai ritornare sui tuoi passi. Dovrai essere più convinto di quello che fai per trasferire agli altri sicurezza e certezze future. Sul lavoro qualche discussione di troppo ma nulla di grave.
TORO (21/04-20/05) In ambito lavorativo, la fase risulta essere propizia e remunerativa. In amore, lei/lui ti accuserà di averla/o trascurata/o per i tuoi impegni. Cerca di trovare degli spazi per voi prima che sia troppo tardi... C’è voglia di coccole e soprattutto di certezze.
GEMELLI (21/05-21/06) In ambito lavorativo, dovrai evitare di essere formale ed essere invece più malleabile con i colleghi. Fai attenzione alle facili illusioni! In amore tutto procede a meraviglia, sei un po’ geloso ma a lui/lei non può che far piacere... Non esagerare però!
CANCRO (22/06-22/07) Dovrai ascoltare di più il tuo intimo e cercare nuovi stimoli che ti soddisfano. In amore cerca di essere più dinamico e sii affettuoso/a nei suoi confronti. Se lo merita anche perchè ti ama alla follia e ti ha già perdonato per delle stupidaggini che hai combinato...
LEONE (23/07-23/08) La fase risulta essere serena e gli auspici sembrano essere a tuo favore. In ambito lavorativo, la tua intraprendenza ti porterà ottimi risultati. Quindi, cosa volere di più? Anche la salute si mantiene a buoni livelli, hai tanta voglia di fare sport e stare all’aria aperta. Bene!
VERGINE (24/08-22/09) Fai attenzione alla tua testardaggine, dovrai affrontare con la tua persona amata un argomento molto delicato. Sul la voro, ricercherai nuovi stimoli in nuovi ambienti che ti attraggono.
BILANCIA (23/09-22/10) Dovrai evitare di essere diffidente e dare più fiducia alle persone che ti circondano. In ambito lavorativo, dovrai adattarti in un ambiente ostile. Con il tuo partner sei un po’ nervoso ma è proprio lui che ti aiuterà a stare più sereno.
SCORPIONE (23/10-22/11) Sarai insensibile verso una provocazione fatta da un familiare. In ambito affettivo, sarai molto coccolato e viziato dalla persona amata. Goditi questi momenti a due... aiutano a star bene anche con sè stessi.
SAGITTARIO (23/11-21/12) Le stelle ti consigliano di non trascurare nulla di quello che ti riserverà questa fase perché sarai molto favorito/a. Se sei single l’incontro della tua vita è alle porte e se sei fidanzato, si comincia a pensare di fare il grande passo....
CAPRICORNO (22/12-20/01) In ambito affettivo, potrai rilassarti e concederti delle pause. Si prospettano per te ottime nuove in tutti i settori del quotidiano. Anche sul lavoro dei riconoscimenti inaspettati ti renderanno veramente felice.
ACQUARIO (21/01-19/02) In ambito lavorativo, sarai discontinuo e non avrai voglia di assumerti delle responsabilità. In amore dovrai evitare le critiche... peraltro giustificate dalla tua troppa assenza. Dai l’impressione di pensare a qualcun’altro/a.
PESCI (20/02-20/03) Veramente eccezionale questo periodo, promettente in amore ma anche nel lavoro, che sia un incontro che ha a che fare con il tuo ambiente lavorativo? Giornate splendide da vivere in compagnia con gli amici e con la ragazza del cuore...
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L’INTERVISTA
BULLET JANE
UN’ARTISTA DA SCOPRIRE Dalla fotografia alla pittura il passo può essere più breve di quello che si possa pensare. L’incanto di uno scatto sensuale e mai volgare può intersecarsi con una passione innata per tavolozza e tela, creando una simbiosi per certi versi unica. Roberta, nome d’arte Bullet Jane, è un’artista a tutto tondo. Innamorata dell’immagine, a tal punto da aver creato un autentico personaggio su Instagram dove è seguita da oltre 30mila followers e dove colpisce i suoi followers a suon di scatti mozzafiato. Ma, sempre lei, è anche una di quelle ragazze per le quali il senso estetico è qualcosa di decisamente innato, a tal punto da aver fatto propria la vocazione verso l’estetica ed essere entrata in piena sintonia con un maestro come Vittorio Sgarbi. Proprio così. Il critico più famoso d’Italia e Roberta hanno condiviso storie, esperienze, visite guidate e magnifici paesaggi. L’arte è divenuto il filo conduttore di video esclusivi vei-
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colati attraverso il suo canale Instagram che le hanno permesso di dimostrare come una ragazza bella, sorridente e piena di tatuaggi può diventare un punto di riferimento per chi va in cerca del “bello” e non vuole fermarsi all’apparenza. Ecco, la storia di Roberta sfida i luoghi comuni e colpisce dritta al cuore. Proprio come un proiettile. Da dove è iniziata questa avventura? Dalla mia voglia di vivere sempre da protagonista ogni aspetto della mia vita. Ho 30 tatuaggi, sono di origine Salentina, vivo a Milano ma adoro la Spagna, ho iniziato a far foto a 18 anni e da allora non ho mai smesso. Una carriera che ti ha portata… in alto. Ho vissuto esperienze favolose: ho scattato per Playboy, collaborato per magazine internazionali, sono diventata testimonial di zaini da viaggio, gioielli, costumi da bagno e oggetti di fabbricazione artigianale Made in Toscana. Non mi sono fatta mancare nulla, diciamocelo! Ma non ho mai nemmeno rinunciato a nulla: ho viaggiato in lungo e in largo, sono stata in Thailandia, in Africa, negli Stati Uniti e in Brasile… E allora, qual è stata la tua arma in più in
questi anni? Il mio stile! La gente è sempre rimasta colpita dal mio mood, dal mio aspetto peperino e dalla mia vivacità creativa. Anche oggi è così: colpisco soprattutto i giovanissimi, ma non solo… Anche le aziende italiane sono incuriosite dal mio essere alternativa ma di classe. Una contraddizione che è tale solo in apparenza! Chi è Bullet Jane… se tu dovessi descriverti? Sono una ragazza testarda, solare e fuori dagli schemi, al tempo stesso abituata a sfilare con abiti di alta moda. Ho il vizio del mare, del sole, della libertà incondizionata e dell’arte. E qui la domanda va dritta alla tua amicizia con Vittorio Sgarbi. Ci siamo conosciuti per un progetto che unisse l’arte al mondo delle influencer alternative, con l’obiettivo di creare un format che svecchiasse l’arte e la portasse fuori dai luoghi istituzionali in cui è racchiusa. Era un modo per andare oltre ogni stereotipo, Sgarbi è senza dubbio la persona giusta in questa direzione. Così, attraverso i miei
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L’INTERVISTA
canali social, abbiamo iniziato a veicolare i primi contenuti nel periodo della pandemia. Vedremo come si svilupperà il tutto! Questo è un mondo che ti piace. Moltissimo, vorrei lavorare con l’arte, ma soprattutto entrare nel mondo della radio. Mi affascina l’idea di veicolare contenuti che lascino spazio alla libertà di immaginazione e di pensiero. Si torna sempre lì, alla mia voglia di sentirmi libera e di far sentire liberi anche gli altri. Uno spirito viaggiatore… Quello non manca mai! Anzi, proprio grazie a questo istinto, mi si sono aperte delle porte insperate e mi sono ritrovata a vivere nuove esperienze davvero affascinanti. Voglio andare in quella direzione, per continuare a vivere la vita e il mondo senza limiti. CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/bullet.jane Crediti foto Ph. Danny Tamanini Ph. Luca De Nardo
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DIMCHO DEBELJANOV (1887-1916) Fra i rappresentanti della poesia simbolista bulgara è Dimcho Debeljanov (1887-1916), poeta di intonazione malinconica e di sensibilità tutta particolare, al quale sono bastati i ventinove anni assegnatigli dall’avaro destino per raggiungere le vette della perfezione e dar vita a un’opera poetica esigua per mole ma grande per il suo valore. Nato da una ricca famiglia di sarti a Koprivshtitsa, Bulgaria, Debelyanov ha vissuto difficoltà finanziarie alla morte di suo padre nel 1896, che ha reso necessario il trasferimento della sua famiglia a Plovdiv, e poi a Sofia nel 1904. La nostalgia di Debelyanov per Koprivshtitsa ha influenzato il suo lavoro, parlando spesso dei suoi otto anni a Plovdiv con rammarico e chiamandola “la città dolorosa”. Debelyanov ha studiato giurisprudenza, storia e letteratura presso le facoltà di giurisprudenza e storia e filosofia dell’Università di Sofia e ha tradotto opere sia in francese che in inglese. Nel 1906, Debelyanov iniziò a inviare poesie alle riviste letterarie bulgare su sollecitazione dell’amico e collega poeta Pencho Slaveikov, che furono accettati e ben accolti. Le sue poesie a quel tempo erano satiriche, con qualità e soggetti simbolisti , come i sogni, l’idealismo e la stilizzazione delle leggende medievali. Debelyanov ha svolto diversi lavori occasionali durante i sei anni successivi, trovando impiego come impiegato junior per la stazione meteorologica centrale, traduttore e giornalista freelance, prima di essere mobilitato nel 1912 nell’esercito balcanico durante le guerre balcaniche , dove fu congedato nel 1914. Sebbene si considerasse un pacifista, Debelyanov si sarebbe poi offerto volontario per arruolarsi nell’esercito nel 1916. La poesia di Debelyanov si è evoluta durante il combattimento, passando dal simbolismo idealista a un realismo semplificato e più focalizzato sugli oggetti. Fu ucciso vicino a Gorno Karadjovo (oggi Monokklisia, Grecia) du42
rante una battaglia con una divisione irlandese nel 1916, all’età di 29 anni. Il suo corpo fu sepolto a Valovishta, oggi Sidirokastro, in Grecia fino al 1931, quando i suoi resti furono trasferiti nella sua città natale, Koprivshtitsa. La lapide di Debelyanov è stata progettata dallo scultore Ivan Lazarov . Il suo lavoro è stato raccolto da amici, poi pubblicato postumo in un’antologia in due volumi nel 1920, intitolata Stihotvoreniya (Poesie) con una raccolta di lettere e scritti personali. Nonostante la sua breve carriera, le poesie pubblicate di Debelyanov rimangono popolari nella Bulgaria del dopoguerra. Nell’ultima sua poesia, abbandonati sogni e chimere, guarda realisticamente in faccia al suo passato e al suo destino: IL CANTO DELL’ORFANO Se morrò in guerra nessuno mi rimpiangerà: ho perduto la madre, e sposa non ò trovato, né amici io ho. Ma non è triste il mio cuore
PERSONAGGI
disse l’orfano nelle angosce è forse per conforto nel trionfo troverà la morte. La mia strada infelice la conosco le ricchezze mie sono dentro sono ricco di tormenti e di gioie non divise. Dal mondo me ne andrò, sì come venuto son, senza scalpore, come canto che tacito desta inutil ricordo. FAR RITORNO Oh, far ritorno alla paterna casa quando la sera tacita si spegne e la tranquilla notte il grembo offre a lenire infelici e sofferenti, e, gettata come fardello la nera fatica che i giorni tristi hanno a te assegnato, destare al tuo entrar con incerto passo nel cortile la gioia tacita per l’ospite aspettato! E incontrar sulla soglia la vecchia madre e poggiata la fronte sull’esile spalla,
annullarsi nel dolce suo sorriso e a lungo ripetere: mamma, mamma… Entrare poi sommesso nella stanza a te nota, ultimo tuo porto e rifugio, e, volto il guardo stanco alla vecchia icona, sommessi accenti bisbigliar nel silenzio: qui son venuto ad attendere il sereno tramonto, ché la mia stella ha il suo cammin percorso… Oh, furtivo pianto dello stanco pellegrino, che invan la madre e la terra sua ricorda! Amo guardar, tra gli oscuri rami degli alberi dolcemente sotto me inclinati, come silenti si stendon l’ombre della notte pei cieli nella arsura immersi… E trepido, intento al nascosto brulicar delle prime tacite stelle, l’oracolo attender del supremo arcano che l’anima mia ha nell’oscurità ricinto. E a lungo, della notte nel grembo, lacrime sparger sulle bellezze del cammin lasciate, lacrime sulle mie preci inascoltate e sui sogni anzitempo estinti. Un grazie a Darina Naumova per averci fatto conoscere questo straordinario poeta bulgaro.
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Riflessioni
TIRAS SÖ ‘NA COSTA
“Tiras sö ‘na costa” – riprendersi dopo una difficoltà. Riferito a questo periodo, assume una speranza agognata da tutti!! Chi ha avuto e qualcuno ha ancora un’attività chiusa da più di un anno, o aperta a singhiozzo, aspetta con ansia di ricominciare a lavorare a tempo pieno per “tirà sö” il lato economico, ma in generale ognuno aspetta disperatamente di risollevarsi anche moralmente. Non se ne può più di questa vita sospesa, di questo tempo perduto e che non si potrà mai recuperare. I giovani hanno giustamente voglia di vivere e di fare progetti lavorativi e personali; gli anziani vogliono sfruttare al meglio anni in cui, liberi da impegni di lavoro, possono dedicarsi a passioni e godersi gli anni che gli rimangono… Sono esigenze legittime, ora negate e non solo per colpa del virus!! L’abbiamo capito tutti, ormai, anche se non riusciremo mai a conoscere la verità, che dietro al covid ci sono molti, troppi e fortissimi interessi. Motivo per cui è bene prolungare l’emergenza, terrorizzare la gente, vaccinare pur non avendo la certezza che sia la soluzione definitiva, o che non abbia effetti collaterali futuri più o meno gravi. Non è giusto polemizzare su ogni decisione del governo, ma è lecito dubitare, visto quali sono i nonrisultati dopo più di un anno di chiusure e restrizioni alla nostra libertà. I dubbi sui numeri giornalieri dei
positivi sono da tempo una evidenza: per esempio chi ripete il tampone più volte, altrettante volte viene conteggiato come nuovo positivo; i tamponi rapidi, a detta anche di medici, sono inattendibili; le cure domiciliari ancora in troppi casi inadatte e ritardate fino a causare ricoveri ospedalieri evitabili. L’elenco è lungo e purtroppo è alla luce del sole, non sono più solo supposizioni! Questo non significa negare il covid, tutt’altro, significa che si potrebbe e soprattutto si dovrebbe gestirlo meglio, più onestamente e puntando davvero alla salute fisica, mentale ed economica dei cittadini. Arrivando l’estate la situazione è in miglioramento, speriamo solo non sia temporaneo e che si possa davvero tornare ad una normalità continuativa. Ornella Olfi
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Hit Parade del 22 Maggio 1971 1 4 marzo 1943 - Lucio Dalla 2 Love story - Francis Lai 3 Il cuore è uno zingaro Nicola Di Bari 4 Sotto le lenzuola - A. Celentano 5 Sing sing Barbara - L. dei Mardi Gras
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My sweet Lord - George Harrison Che sarà - Jose’ Feliciano Another day - Paul McCartney What is life - George Harrison L’amore è un attimo Massimo Ranieri
LUCIO DALLA Lucio Dalla (Bologna, 4 marzo 1943 – Montreux, 1º marzo 2012) è stato un cantautore, musicista e attore italiano. Musicista di formazione jazz, è stato uno dei più innovativi cantautori della musica italiana. Alla ricerca costante di nuovi stimoli e orizzonti, si è addentrato in vari generi musicali, collaborando e duettando con molti artisti di fama nazionale e internazionale. Autore inizialmente solo delle musiche, si è scoperto in una fase matura anche paroliere e autore dei suoi testi. Nell’arco della sua carriera, che ha raggiunto i cinquant’anni di attività, ha sempre suonato il pianoforte, il sassofono e il clarinetto, strumenti, questi ultimi due, da lui praticati fin da giovanissimo. La sua produzione artistica ha attraversato più fasi: dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica e musicale, fino alla canzone d’autore. Autore conosciuto anche all’estero, alcune sue canzoni sono state tradotte e portate al successo in numerose lingue. 4/3/1943 Dice che era un bell’uomo E veniva, veniva dal mare Parlava un’altra lingua però sapeva amare E quel giorno lui prese mia madre
sopra un bel prato L’ora più dolce prima d’essere ammazzato Così lei restò sola nella stanza, La stanza sul porto, Con l’unico vestito, ogni giorno più corto E benchè non sapesse il nome E neppure il paese M’aspettò come un dono d’amore Fino dal primo mese Compiva sedici anni Quel giorno la mia mamma Le strofe di taverna Le cantò la ninna nanna E stringendomi al petto che sapeva, Sapeva di mare, giocava a far la donna Con il bimbo da fasciare E forse fu per gioco o forse per amore Che mi volle chiamare come Nostro Signore. Della sua breve vita il ricordo, Il ricordo più grosso, è tutto in questo nome, Che io mi porto addosso E ancora adesso che gioco a carte E bevo vino, Per la gente del porto Mi chiamo Gesù Bambino E ancora adesso che gioco a carte E bevo vino, Per la gente del porto Mi chiamo Gesù Bambino E ancora adesso che gioco a carte E bevo vino, Per la gente del porto Mi chiamo Gesù Bambino
1° POSTO
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4/3/1943
Periodo di attività musicale 1962 – 2012 Album pubblicati 54 Studio 23 Live 9 Raccolte 22 45
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L’INTERVISTA
MISS NEW ENTRY 2021: SIMONA VERDI Questa settimana abbiamo intervistato un’altra finalista del concorso Miss New Entry 2021. Si chiama Simona Verdi, 35 anni e vive a Esine, in provincia di Brescia.
Cosa fai nella vita? Nella vita faccio la gelataia, ho una gelateria a Niardo (Bs) in cui metto cuore e anima! Com’è iniziato questo amore per la fotografia? L’Amore per la fotografia è iniziata per alzare la mia autostima, ho sempre avuto un brutto rapporto con il mio corpo e la fotografia mi ha aiutata molto nell’accettazione di ciò che sono. Che immagine vuoi dare di te stessa? L’immagine di una ragazza che ha imparato ad amarsi. Cosa ti caratterizza particolarmente? Mi caratterizza la forza d’animo, difficilmente mi abbatto, sono piuttosto positiva e quindi cerco il lato positivo delle cose e il sorriso è proprio quello che mi contraddistingue di più.
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Come ti piace vestire? Diciamo che non ho un look preciso, sono molto versatile, amo i tacchi e l’essere elegante come amo i leggings, anfibi e chiodo un po’ rock. Che rapporto hai con i social? Uso spesso sia Facebook che Instagram ma non sono una ossessionata dai social... mi piace lanciare un messaggio body positivity e i social su questo son molto utili. Un pregio e un difetto... Un pregio? Sono molto solare... e il mio difetto più grande che ho la testa tra le nuvole... Al di là del tuo lavoro, quali sono le passioni della tua vita? Faccio parte di un’associazione cinematografica indipendente, ci occupiamo di creare cortometraggi ma anche lungometraggi di vario
L’INTERVISTA
genere. Principalmente trattiamo storie legate al nostro territorio... trovo bellissimo il poter raccontare storie e stare su un set cinematografico è sempre molto emozionante... Un conto è il web, un conto la vita reale. Chi è Simona Verdi nel quotidiano? Sono una ragazza molto semplice e umile, amo la vita e tutto ciò che la circonda.. Che obiettivi vuoi raggiungere? Vorrei aiutare molte ragazze ad accertarsi e amarsi per ciò che sono... Dove ti vedi tra dieci anni? Tra dieci anni? Non ne ho idea, cerco di vivere il presente... ma se posso fantasticare... chissà, magari starò girando il mondo alla scoperta di culture diverse e luoghi da esplorare. Crediti foto: Piero Beghi
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L’INTERVISTA
LOREDANA FILONI: NUOVA REGINA DEL SALOTTO TELEVISIVO. di Laura Gorini
Un sogno? Magari portare “ Rosso Marlene” in teatro, chissà...
Loredana Filoni, in arte Marlene, pronta per la registrazione della sua trasmissione Rosso Marlene in onda ogni lunedì alle 21:15 su Why Not TV, la TV quando vuoi tu.
Conduce con grande successo dal mese di ottobre 2020 uno splendido programma, ove ha il piacere di incontrare meravigliosi ospiti: attori, cantanti, scrittori, sensitivi, medici ed intellettuali, oltre che giovani proposte musicali. Lei è l’affascinante e carismatica Loredana Filoni e il nome del suo squisito salotto letterario è Rosso Marlene, in onda ogni venerdì sera alle 21:15 su Why Not TV, la TV quando vuoi tu. Di questo e di molto altro ancora ci ha parlato in questa nostra intervista a cuore aperto la stessa Lory. Loredana, come è nata l’idea di un salotto televisivo? L’idea è sgorgata, durante il primo traumatico lockdown risalente al Marzo 2020, dalla vivace mente di David Pironaci e Thomas Conforti, rispettivamente direttore artistico e tecnico del mio salotto. David, esegue anche le riprese e ne fa degli originalissimi montaggi nella sua Accademia Why not? che ha sede a Roma, dove 50
hanno luogo le registrazioni televisive e prende il nome l’intero canale televisivo. Potrai immaginare, Laura, come la cosa mi abbia elettrizzata ed entusiasmata! Appena mi è arrivata la proposta, mi sono buttata a capofitto per organizzare le puntate. Ospiti a non finire e pensa che parecchi si propongono anche per poter partecipare! Diciamo che siamo una bella macchina organizzativa. Un modo di lavorare rilassante, piacevole, “armonioso”, perché si svolge tra persone che si stimano, propositive e positive, oltre che amiche. Riguardo al nome del mio salotto, “Rosso Marlene”, ho un aneddoto da raccontare su come è nato: prima che iniziasse questa bella avventura ad Ottobre 2020, pensavo e ripensavo ad un nome originale e simpatico da dargli, ma, devo confessare, non mi veniva in mente nulla che mi convincesse particolarmente... Dopo la puntata zero, quella di presentazione del palinsesto, ho avuto come ospite il comico Dani Bra, anche
L’INTERVISTA
un caro amico, che forse molti ricorderanno nel programma televisivo “Zelig” ; ebbene, appena sedutosi sul mio divano rosso, come se nulla fosse, Dani esclama: “perché non chiamate il programma “Rosso Marlene”? Beh, da aman-
aneddoti... Ci sono state puntate con attori comici, esilaranti, altre, con attori che hanno anche recitato dei brani da loro libri, piuttosto che un artista ex disegnatore di Versace, Ilian Rachov, che ci ha portato in studio una enorme tela (me-
Marlene in compagnia di David Pironaci, direttore artistico e vocal coach e di Thomas Conforti, direttore tecnico della trasmissione.
te del colore rosso in ogni sua declinazione, ho pensato che calzasse a pennello! Come ti prepari per chiacchierare con gli ospiti? Se il mio ospite lo conosco già, mi butto giù una sorta di “scheletro”, come lo chiamo io, in cui inserisco qualche domanda orientativa. Ma va da sé che, sovente, le domande balzano alla mente in corso di registrazione, in base a ciò che mi racconta, di volta in volta, ogni singolo personaggio. Mentalmente mi imposto anche una breve introduzione all’artista che siede sul mio divano rosso e si va con molta naturalezza e scioltezza. Io mi diverto molto e mi sento totalmente a mio agio, come a casa. Spero sia la stessa cosa per i miei gentili ospiti! Quali sono le chiacchierate che ti hanno particolarmente colpito e perché? Devo dire che i miei ospiti mi hanno tutti colpita per le loro singole peculiarità, il modo di raccontarsi, di narrare le loro carriere, la vita, gli
ravigliosa) di San Giorgio e il drago rendendo tutto molto sublime. Mi sono emozionata, da brividi lungo la schiena, durante la registrazione con una sensitiva che pratica la scrittura in trance, Maria Pia Pipitone - tiene un vero e proprio “dialogo” con i nostri defunti - che, ad un certo punto, ha ‘avvertito’ la presenza di un bambino, morto qualche anno fa in circostanze ancora inspiegabili. Che dire!?! Abbiamo respirato un’aria solenne, emozionante, non riuscivamo quasi più a proferire parola, un momento toccante! Ti è mai capitato di dover cambiare il taglio di un’intervista durante la registrazione di una puntata? Che io ricordi, no. Piuttosto un paio di volte, ho dovuto ‘correggere’ un paio di nozioni ricavate online che non erano del tutto esatte. Anche il virtuale commette degli errori, sta a noi captarli, ma, per fortuna, tutte cose risolvibili. Tu puoi contare in TV sulla collaborazione di due grandi professionisti, ce li vuoi pre51
L’INTERVISTA
sentare? Come dicevo sopra, Thomas è direttore tecnico e frequenta molto i set cinematografici: è serio, professionale ed affidabile ed è un ottimo regista. David Pironaci, vocal coach, insegnante di musica e dizione, ha partecipato nella giuria della trasmissione televisiva di Canale 5 “All together now” in tutte le stagioni ed è stato riconfermato anche per la prossima stagione: è un ragazzo dalle spiccate doti artistiche oltre che umane, un amico. Ci conosciamo da tempo... Al momento è lui che coordina le riprese ed i successivi montaggi; sai, grazie al mio salotto televisivo ha scoperto questo suo nuovo ‘lato’ professionale, nel quale, sono sicura, si farà spazio di sicuro! Ha idee, slanci entusiastici, originalità ed estro. Senza di lui tutto questo non sarebbe possibile! E ora che cosa possiamo e dobbiamo aspettarci da te? Sicuramente cavalcheremo l’onda finché il nostro affezionato pubblico ci manifesterà il suo grande affetto, come ha fatto fin qui. Prevediamo ospiti strepitosi, come sempre del resto, e confesso, ho un sogno nato qualche mese fa: portare “Rosso Marlene” in teatro, magari una volta al mese... In tal caso ci saranno vari ospiti,
con un musicista che ci allieterà tra una chiacchierata e l’altra e, magari un attore comico che interagirà anche con il pubblico... E poi.... tante altre novità dal prossimo autunno... Ma non posso svelare tutto ora! La motivazione c’è, molto forte, a far sì che il nostro prodotto diventi sempre più importante e piacevole per voi e noi! Grazie Laura per questa opportunità e vorrei ricordare ai tuoi lettori dove poter vedere e rivedere le puntate o iscriversi al nostro canale: Why not TV, la TV quando vuoi tu.
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C’era una volta (Once Upon a Time) è una serie televisiva statunitense di genere fantasy mandata in onda sulla ABC dal 2011 al 2018. La serie prende in prestito elementi e personaggi dai classici film della Disney, ma anche dalla letteratura occidentale, dal folklore e dalle fiabe popolari, ed è liberamente ispirata a leggende, ad alcuni classici della letteratura fantasy, il tutto ambientato ai giorni nostri. C’era una volta è stato creato dagli scrittori di Lost, Edward Kitsis ed Adam Horowitz. Uno spin-off, C’era una volta nel Paese delle Meraviglie, composto da 13 episodi, è andato in onda dal 2013 al 2014 per essere poi cancellato dopo solo una stagione. Lo potete trovare su Disney+ Trama Durante il felice matrimonio tra il Principe James e Biancaneve, la Regina Cattiva irrompe alla cerimonia, minacciando tutti gli abitanti della Foresta Incantata che presto scatenerà il 54
temibile “Sortilegio Oscuro” per privarli del loro lieto fine e averne uno tutto per sé. Preoccupati, i due novelli sposi, interrogano il temibile Signore Oscuro Tremotino, chiedendo come potranno battere il Sortilegio Oscuro. Tremotino risponde che, dopo che il Sortilegio Oscuro li porterà in un mondo privo di magia e lieti fine (il mondo reale), passeranno ventotto anni prima che la nascitura di Biancaneve e James, la cosiddetta “Salvatrice”, spezzerà il Sortilegio. A Geppetto e Pinocchio, quindi, viene chiesto di costruire una teca magica che possa salvare la loro nascitura, Emma, dal Sortilegio. Geppetto accetta, ma la teca è in grado di proteggere una sola persona, ma in realtà ne può proteggere due: Geppetto aveva mentito per evitare che suo figlio, venendo privato della magia, tornasse di inanimato legno e gli chiede di proteggere Biancaneve e la nascitura durante i ventotto anni. Sfortunatamente, come il Sortilegio viene scatenato, Biancaneve partorisce ed è solo Emma che si salva dalla maledizione, sorvegliata da lontano da Pinocchio. Intanto, gli abitanti della Foresta Incantata sono tutti trasportati nel Mondo reale, più precisamente nel Maine, privati di magia e memorie sul loro vera passato, sostituite da falsi ricordi di una normalissima e banale vita: solo Regina (ora chiamata Regina Mills) e Tremotino (Mr. Gold) mantengono le memorie della loro passata vita. Assieme al loro esilio compare anche una città dal nulla nella quale nessuno che non sia legato alla Foresta Incanta può entrare e nessuno dei suoi abitanti può uscire senza terribili conseguenze: Storybrooke. Annoiata dalla monotonia e dal fatto che l’immobilità del tempo impedisce agli abitanti di comprendere di essere bloccati in un eterno e mai invecchiante limbo, Regina adotta un bambino, che chiama Henry in onore del padre, ignara che si tratti del figlio della Salvatrice, abbandonato dopo una deludente relazione amorosa con un certo Neal Cassidy. Henry,
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sapute le sue origini grazie ad un miracoloso libro intitolato “C’era una volta”, comprende la situazione, ritrova la sua vera madre e la invita a Storybrooke per poter spezzare il Sortilegio e riunirsi ai suoi cari. Intanto, si scopre che Tremotino è il vero responsabile del Sortilegio: tutto questo era un suo piano per ricongiursi, a Sortilegio spezzato, al figlio Bealfire, perdutosi nel Mondo reale dopo un terribile incidente e litigio tra i due. Gli episodi di solito contengono un segmento che aggiunge un pezzo al puzzle sui personaggi, dei quali descrive le vite passate, e sulla loro connessione con gli eventi che hanno preceduto la maledizione e sulle sue conseguenze. Stagioni 1^ stag. 22 episodi - 2^ stag. 22 episodi 3^ stag. 22 episodi - 4^ stag. 23 episodi 5^ stag. 23 episodi - 6^ stag. 22 episodi 7^ stag. 22 episodi Ideazione Adam Horowitz e Edward Kitsis avevano concepito la serie sette anni prima di unirsi allo staff di sceneggiatori di Lost, ma hanno voluto attendere la fine della serie per poter concentrarsi poi sul nuovo progetto. Otto anni prima che l’episodio pilota di C’era una volta andasse in onda (i due avevano appena completato il lavoro su Felicity, nel 2002), Kitsis e Horowitz furono ispirati a raccontare le favole per amore del «mistero e dell’emozione nell’esplorare tanti mondi diversi». Presentarono l’idea ai network, ma fu rifiutata a causa della sua natura fantasiosa. Dall’esperienza di Lost i due impararono a guardare alla storia secondo un diverso punto di vista, cioè che «i personaggi devono prevalere sulla mitologia»; hanno spiegato: «Come persona, devi vedere come quello che manca nei loro cuori o nelle loro vite è il prendersi cura di sé [...] Secondo noi, bisognava concentrarsi sui
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viaggi dei personaggi e scoprire cosa gli è stato sottratto prima di giungere a Storybrooke – approcciarci in questo modo piuttosto che basarci su uno show che gira attorno a come rompere una maledizione.» Ascolti L’episodio pilota fu visto da 13 milioni di telespettatori, con un rating di 4.0 nella fascia 1849. È stato il debutto più alto della stagione per una serie drammatica nella fascia 18-49, e il più alto debutto per la rete ABC in cinque anni. Gli ascolti dei tre episodi successivi furono costanti, con più di 11 milioni di telespettatori. La serie divenne il primo programma non sportivo in termini di ascolti di domenica sera. Il primo episodio della seconda stagione, andato in onda il 30 settembre 2012, ha ottenuto 11,36 milioni di telespettatori e 3,9 nella fascia 18-49 (5% in meno rispetto alla première della prima stagione), confermando così il successo della serie. Man mano che la serie procede, gli ascolti calano, passando dai 9,38 milioni della terza stagione, agli 8,98 milioni della quarta stagione, dai 6,32 milioni della quinta stagione, ai 4,39 milioni della sesta stagione e infine ai 3,41 milioni della settima stagione. La serie è visibile su DISNEY+ piattaforma a pagamento. Ilaria Boffetti
CITAZIONI: “C’era una volta”
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“L’amore è una ferita dolente, ci perseguita nel sonno, affligge le nostre giornate. L’amore ha ucciso molto più di qualsiasi guerra.” ROBERT CARLYLE - Tremotino “Due persone con un obiettivo comune possono fare molte cose, due persone con un nemico comune possono farne ancora di più.” ROBERT CARLYLE - Mr. Gold “L’amore è la cosa più bella di tutto il mondo; l’amore è speranza, alimenta i sogni più grandi e, se sei innamorato, devi goderti quello che hai, perché, a volte, l’amore non dura per sempre.” EMILIE DE RAVIN - Belle “- James: Tu? Tu hai amato qualcuno? - Tremotino: È stata una breve e fugace scintilla in un oceano di oscurità.” JOSH DALLAS - Principe James “Azzurro” ROBERT CARLYLE - Tremotino “Proveranno a dirti chi sei per tutta la vita. Tu reclama il tuo spazio e dimostra chi sei davvero. Se vuoi che ti guardino diversamente, datti da fare. Se vuoi che le cose cambino, devi riuscire a cambiarle tu stessa, perché al mondo non esistono Fate Madrine.” JENNIFER MORRISON - Emma Swan “Ho sempre pensato che cattivi non si nasce, si diventa.” LANA PARRILLA - Regina Cattiva/Regina Mills
La magia non può creare l’amore, però se qualcuno ti ha già amata in passato puoi far sì che ti ami di nuovo.
“È più facile parlare con qualcuno se non ti interessa la sua opinione.” ROBERT CARLYLE - Tremotino
L’amore è un’arma, mia cara. Da sempre è così. Il problema è che in pochi sanno come brandirla.
“Dicono che i sogni non siano altro che reminiscenze, ricordi di una vita passata.” ROBERT CARLYLE - Tremotino
Ci sono oggetti a cui non pensiamo per anni e anni. Eppure, mantengono la capacità di farci piangere.
L’amore è solo uno spreco di anni e un tormento infinito.
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“Lo scrigno rosso rubino” “Fiamme dell’inferno” Chi l’ avrebbe detto che a sto punto, sarei stato ancora impegnato a cercare qualche via di fuga, i nviando messaggi di sentimenti, t ratti dalla vita che ci regala momenti unici, sorprendendoci con il suo fare senza preavviso, con squillare di trombe quando lo desidera... oppure coi silenzi distribuiti nella propria intimità... naturalmente è una discreta amica nostra, la vita, quella parte segreta custodita con amor e passione, in quello scrigno rosso rubino, appartenente alle origini del tempo perenne. E’ una raccolta di stelle che danzano nel Cosmo, proprio perché sanno che la loro luce è destinata ad affievolirsi, ed allora consumano tutte le loro energie di fonte di calore, per fare più chiaro possibile sul tetro cammino dell’uomo, che solo sarebbe, senza la fonte inesauribile del pensiero attivo! Continua così il viaggio verso la scia d’arcobaleno, la quale rimane appesa in cielo, di fascinosi istanti, proprio quanto può durare la gioia! Allora forza e coraggio, rimaniamo integri, senza dover, in alcun modo, trovare calpestati i nostri sogni, imbevuti di raggianti prospettive e grandi desideri di rinascita! Ora poso il mio scrigno rosso rubino, sulle ali della libertà che ha in mente una melodia, e che mi fa sussurrare piano, che io ancora esisto! (per voi che siete l’armonia del cuore sospirante di dolci attese... tuffatevi nell’iride dell’Emisfero! State con me, se volete sapere come andrà a finire! Poeta Fabrizio Villa
Chiuderò in silenzio il respiro soffocato dalle lacrime, l’anima scarlatta urlerà il dolore che trafigge il pensiero... nascosto dietro la maschera del sorriso, l’ira brucerà l’amor proprio adducendo verso le fiamme dell’inferno. Scalvini Roberta
“Il giorno” Giorno non passare in fretta, voglio godermi tutta l’aria ed il sole che mi aspetta... voglio camminare, affinché non trovo il mare ...e sedermi a pensare e udire le onde, nel silenzio di spiagge desolate, il vento accarezza ogni animo... Nel frattempo scrivo le parole che penso al momento... nell’immaginare come un film già visto, ma non importa, questa è tutta linfa vitale, mi fa stare bene e al momento mi fa dimenticare tutto ciò che dovrei dimenticare... Ora sta per scendere il tramonto, e ricomincio a camminare, a cercar la luna tra le stelle e quando arriva il buio e si fa sera... chiudo gli occhi e ricomincio a vivere... BMG 59
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JANET
A cent’anni dalla pubblicazione originale esce, tradotto per la prima volta in italiano, l’intervento di Janet al Congresso internazionale di medicina tenutosi a Londra l’8 agosto 1913. L’edizione è curata e introdotta da Maurilio Orbecchi, medico-psicoterapeuta, che conosco da molti anni, nei confronti del quale ho affetto e stima.Leggere questo libro mi fa dunque molto piacere, per due sostanziali motivi: uno affettivo, e l’altro per i contenuti espressi. E mi ha fatto anche piacere che sia stato ottimamente recensito sugli organi di informazione. Perché Janet? La storia di Janet è la storia di un vinto che aveva ragione, uscito tuttavia perdente dallo scontro con Freud. Nella prefazione Maurilio Orbecchi spiega molto chiaramente, e in modo accessibile anche ai non addetti ai lavori, perché la psicoanalisi di Freud abbia vinto sulla teoria janetiana, e come quest’ultima sia stata riscoperta dopo anni di silenzio. Una considerazione molto suggestiva di Ellenberger, autore de “La scoperta dell’inconscio. Storia della psichiatria dinamica”, esprime la situazione di trascuratezza in cui si trovava Janet alcuni decenni fa: “L’opera di Janet può essere paragonata a una grande città sepolta sotto le
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ceneri, come Pompei. Il destino di una città sepolta è incerto: può restare sepolta per sempre; può rimanere nascosta ed essere saccheggiata dai predoni. Ma è anche possibile che un giorno sia dissotterrata e riportata in vita.” L’occasione per riportarla in vita fu la guerra del Vietnam. Gli psichiatri americani si ritrovarono di fronte migliaia di giovani reduci traumatizzati, da cercar di curare. Si risvegliò l’interesse per gli studi sul trauma, si finanziarono ricerche, e in questo clima anche le teorie di Janet rividero la luce, rivelandosi corrette e basi efficaci di strumenti terapeutici utilizzati ancora oggi. “Il modello teorico di Janet – cito dall’introduzione – resiste al tempo e risulta ancora compatibile con i programmi di ricerca di molte discipline contemporanee, come la neurobiologia, le neuroscienze cognitive, la psicologia evoluzionistica, la psicologia dello sviluppo, il cognitivismo e l’etologia umana. La cosa non stupisce, dal momento che Janet nel descrivere come funziona la mente si era basato anche sui dati provenienti dall’etologia, dalla psicologia infantile e dall’antropologia culturale del suo tempo, tenendo sempre come riferimento la teoria dell’evoluzione”. Penso alla mia formazione di psicologa. Mi sono
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laureata più di trent’anni fa, attraversando un corso di laurea imbevuto di cultura umanistica e assolutamente carente di cultura scientifica. Ricordo perfettamente come la scienza venisse considerata un riduzionismo rispetto alla ricchezza e alla complessità dell’animo umano. Da allora, fortunatamente, le cose sono cambiate, e la psicologia ha posto le sue radici nella scienza, scoprendone la meraviglia. Altro che riduzionismo! Poggiare sempre più i piedi su un terreno scientifico è stato per me rassicurante. Mi ha dato nuovi strumenti di lettura e di pratica terapeutica. Do il mio personale benvenuto a questo libro di cui consiglio la lettura, interessante non solo per gli psicologi: la vicenda Freud – Janet non racconta solo di teorie psicologiche in contrapposizione, ma anche di spirito dei tempi, di ideologie che oscurano la realtà. sguardiepercorsi
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Approfondimenti a pag.2-3
L'IMPORTANZA DELL'ECOGRAFIA