NEW ENTRY - EDIZIONE DI BRESCIA del 03 Maggio 2022

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Anno 28 - N°05 del 03/05/2022 - www.newentrymagazine.it - redazione@newentrymagazine.it - Per la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti

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BRESCIA - MANTOVA - CREMONA

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IN BREVE.. Il male ed il bene Passato e presen te Lettera di un pa dre La micia Monte Bronzone Tornei di calcio

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PENSIERI E PAROLE

IL MALE ED IL BENE

Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.

Anno 28 - N°05 del 03/05/2022 La nostra sede: Brembate di Sopra (Bg) - via Tresolzio,48 www.newentrymagazine.it New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrymagazine New Entry Television

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Non è che il male è parte del mondo orribile ma indispensabile come pensano i gnostici? Gli argomenti a favore: 1. Come possiamo apprezzare il bene senza aver conosciuto prima il male? 2. Un mondo fato di sola luce, accecante, abbagliante è preferibile davanti a un mondo screziato di luce ed di ombre? 3. I carnivori sono indispensabili per il bilancio della natura, senza di loro gli ecosistemi sono destinati al collasso. 4. Una medicina amara aiuta, a volte salva la vita. 5. Siamo in grado di distinguere il bene dal male? Cosa diciamo nei casi in cui il bene tramuta in male o viceversa? 6. Una categoria morale esiste in stato “puro”, possiamo liberarci dal soggettivismo? 7. La nostra percezione del bene e del male cambia in relazione

alle tradizioni culturali e all’epoca storica. Come fa a non perdersi l’uomo in questo labirinto di domande senza risposta? Come possiamo conciliare la sofferenza dei puri, gli innocenti, dei bambini con la misericordia Divina? Se anche Dostojevski non aveva trovato una risposta non ci resta che rassegnarci umilmente e riconoscere di non avere la soluzione. Non possiamo lottare contro il male, possiamo contrapporgli il bene. Possiamo contrastare il male con il bene, ognuno secondo le proprie forze e tutti insieme. Perchè una sola nota non crea sinfonia nè una parola la poesia, una goccia dell’oceano e un sasso la montagna. Solo insieme si può oppure dobbiamo abbassare la testa umilmente e aggrapparci alla Sua Croce. Io non so chi è il colpevole per il dolore, ma so chi soffre insieme a noi. E in Lui confido! Darina Naumova


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EDITORIALE

IL SOFFIO CHE CI ANIMA Questo giornale è uno sguardo che lanciamo a noi stessi e che mettiamo a disposizione degli altri, come spunto di riflessione. E’ come decidere di vivere in modo aperto, senza troppe chiusure mentali vuote e sterili. E’ come regalare una parte di noi al mondo, per poterlo vedere dal di fuori. Secondo i sociologi, è una tendenza propria dell’egocentrismo giovanile, ma io non sono del tutto d’accordo con loro... E comunque, anche se così fosse, non credo che facciano nulla di male, perchè lo facciamo anche noi adulti, e anche quelli un pochino più in là con gli anni. Tanti autori in passato scrivevano per non morire mai, per lasciare un pezzo del proprio pensiero, tracce della loro vita, del loro passaggio su questa terra, per farlo rivivere dopo la morte del corpo. Questo non è di sicuro quello che pretendiamo noi comuni mortali, lo facciamo solo per uscire dalla monotonia della vita quotidiana, per conoscere persone nuove, e perchè no... instaurare un bel rapporto di amicizia e discutere sui fatti che ogni giorno accadono at-

torno a noi. E poi si sa... non si smette mai di imparare dalle esperienze degli altri... Quindi non serve a nulla nascondersi, rimanere nel proprio guscio, e chi ve lo dice è colui che tanti anni fa nel proprio guscio ci voleva stare e se qualcuno gli avesse chiesto di uscire... probabilmente avrebbe chiuso il guscio a chiave... Ed invece, un attimo fuggente, un sguardo, un suono ha cambiato la mia vita... Stiamo attraversando il nostro 28° anniversario di attività e nonostante le difficoltà siamo ancora qui ad offrirvi un giornale ricco di contenuti, di emozioni, di sensazioni, di voci della gente comune che ha sempre molto da dire ma poche possibilità di parlare. E in tutti questi anni non possiamo che ringraziarvi di averci sostenuto. Siamo diventati una grandissima famiglia, più di 30.000 persone che si ritrovano attraverso le pagine di New Entry Magazine. Nel lontano 2010 avevamo inaugurato il sito internet che nel gennaio 2021 è stato oggetto di un restyling importante che ha permesso di ac-

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EDITORIALE crescere in modo significativo gli utenti che ne fanno uso. Non è fantastico? E’ vero, oggi ci sono i social (di cui anche noi, nostro malgrado ne facciamo parte) ma troppo spesso noto che invece di approfondire un argomento, si tende a giudicarlo in modo superficiale e offensivo con poche parole buttate lì giusto per dire qualcosa... Siamo inondati di chiacchiere senza fine, inutili, tedianti e, soprattutto, senza un contenuto che ci stimoli, che incoraggi una riflessione, che ci apra una diversa finestra della mente e del cuore su noi stessi o sugli altri. Io credo che sia fondamentale avere un mezzo di comunicazione dove ognuno possa esprimere il proprio pensiero ma che allo stesso tempo scriva non solo per denigrare e offendere ma per interagire positivamente sull’argomento proposto. E noi, nel nostro piccolo, crediamo di aver centrato l’obiettivo tanto è vero che a distanza di tanti anni giungono ancora pa-

recchi articoli in redazione e si sono create tante amicizie. Nonostante siamo attorniati da menti corrotte, ciarlatani ed impostori, crediamo ancora nei sani valori quali l’amicizia, l’amore, il rispetto, crediamo ancora che ognuno di noi abbia dentro di sè una fiammella, anche minuscola, che scaldi il proprio cuore... Le difficoltà nel portare avanti questo mezzo di comunicazione sono sempre più ardue: prima il covid ed ora l’aumento spropositato delle materie prime come la carta e l’energia elettrica che ci stanno mettendo a dura prova ma non lascerò che uccidano il soffio che ci anima fino a che le forze me lo permetteranno. Questo è New Entry Magazine... Non solo parole, ma significati, emozioni, valori. Una diversa profondità di vivere, di rapportarsi al mondo e di essere consapevolmente felici. Gianluca Boffetti

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PENSIERI E PAROLE

LEGGENDE SULLE FARFALLE Sono talmente affascinata dalla bellezza, dalla leggerezza, dall’eleganza e dalle metafore attribuite alle farfalle, da aver dato proprio il titolo al mio ultimo libro. Rappresentano infatti i molti cambiamenti che io personalmente, ma in generale tutti, facciamo nel corso della nostra vita. Curiose sono le leggende che in tutto il mondo danno significati fantasiosi alle farfalle. In greco “psiche” vuol dire sia anima che farfalla. Questo ha spinto molti a cercare simboli, scoprire e fantasticare su leggende che molte civiltà hanno tramandato sulle farfalle. Si dice che se scorgi una farfalla che ti svolazza vicino, quasi ad attirare la tua attenzione, ci sia un significato spirituale. Nella cultura romana la farfalla era l’anima di un uomo appena volata via dalla sua bocca nel momento della morte, quindi era messaggera dell’altro mondo, spirito vagante dei cari passati oltre. Ancora oggi in alcune regioni d’ Italia è diffusa la credenza che le falene (farfalle notturne) siano le anime sante del purgatorio. Secondo le tribù dei nativi americani bisogna prenderne una, senza farle del male, sussurrarle una richiesta che lei presenterà al Grande Spirito e, poiché lei non parla, lo rivelerà solo a lui, custodendo poi per sempre il segreto. In Russia le leggende più antiche narrano che le farfalle sono streghe che vagano per il mondo sotto mentite spoglie, perciò bisogna trattarle con cura, per averle amiche. In Giappone si crede siano spiriti dei defunti che tornano sulla terra per visitare i luoghi che hanno amato. Chi ha subìto un lutto e vede una farfalla bianca che gli vola accanto si sente molto consolato, come se ricevesse una carezza dal caro defunto. In Cina è considerata l’anima della donna che si è amata ma non si è potuta sposare. Nei Paesi del Nord Europa vedere una 06

farfalla dorata che vola intorno a una tomba, è un buon presagio, vuol dire che l’anima del defunto è salita in Paradiso. Quasi ovunque uccidere una farfalla è segno di grande sfortuna, va sempre rispettata. Nelle sue metamorfosi, da bruco a crisalide, quando va in letargo (simile alla morte), “risorge” spiegando le sue ali colorate. Ecco perché la farfalla è paragonata all’anima: come noi lascia il corpo mortale e la sua anima poi vola senza più confini, insegnando che cambiare è positivo, che anche dalla morte può derivare qualcosa di bello. Si dovrebbero mettere sul balcone e in giardino piante che attirano farfalle: attireranno la buona sorte su chi abita nella casa, guideranno verso un reame magico oltre questo mondo. Liberare farfalle nel giorno del matrimonio è portare al cielo speranze, impegni e sogni degli sposi perché si avverino. E ogni volta che una farfalla ci vola accanto, pensiamo che c’è un’anima che ci sta sorridendo! Al di là delle interpretazioni più dettagliate in base al colore, le farfalle danno sempre una bella sensazione, un messaggio positivo. Ornella Olfi


SPECIALE

CARPENEDOLO: MONICA & MIRIANA FESTEGGIANO I 18 ANNI DI ATTIVITÀ DEL SALONE ACCONCIATURE Ciao, sono Monica Turchi, ho iniziato la mia avventura all’età di 24 anni con l’aiuto e il supporto della mia famiglia... con tanta volontà lavorativa e con la voglia di essere costantemente formata professionalmente, perchè rendere felici le clienti è da sempre stato il mio obiettivo. In 18 anni, quindi, i cambiamenti non sono mai mancati: ho conosciuto tante persone che hanno mantenuto attiva la mia professione, dopo 3 anni è entrata a far parte della mia attività una persona speciale, direi il mio braccio destro... Senza di lei come avrei fatto? La nostra amata e fantastica MIRIANA, dipendente anzi collaboratrice, per non dire Amica, che mi sopporta da 15 anni! In seguito la preparazione del matrimonio con il mio Giorgio e due gravidanze, le mie meravigliose perle. E poi, perchè non ricordare che ci siamo dovuti adattare e adeguare a periodi complessi che mai avremmo pensato di attraversare come gli ultimi due anni? Anche se non ci siamo mai arrese e abbiamo sempre mantenuto entusiasmo e il sorriso negli occhi! Decisioni comunque condivise assieme, un supporto unico che senza tutti voi non sarei riuscita ad affrontare! Ringrazio tanto anche le mie affezionate clienti, senza di voi non avrei mai potuto realizzare

lavori fantastici e conoscere l’animo di tante belle persone. Grazie per la fiducia che ci avete dato e che ci date... credo valga più di tutto. Una breve storia di noi TEMPI MODERNI la concentriamo in queste righe di compleanno. Dream & Live in beauty. Grazie!!! Mony & Miry

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PENSIERI E PAROLE

PERCHÉ IL PASSATO É O, ALMENO CI SEMBRA MIGLIORE DEL PRESENTE? Recentemente mi è capitato di parlare con una signora un po’ bizzarra, una mia conoscente, anzi per essere esatti e come dice lei “signorina” però è proprio da questi particolari personaggi che si possono prendere i migliori spunti per riflettere. Lei affermava in modo perentorio che le cose (noi ci stavamo riferendo alle serie televisive) passate vale a dire di quando era giovane lei, ossia un cinquant’anni fa, fossero sicuramente, e senza diritto di replica, più belle delle presenti. Questo suo atteggiamento mi ha fatto meditare un po’ e credo che sia nella nostra natura immaginare che il passato sia migliore del presente. Come mai? I motivi possano essere molteplici però io mi limiterò ad analizzarne solo qualcuno! Forse perché quei fatti si collegano a un periodo in cui tutto andava bene o, per lo meno, è quello che la nostra memoria ci fa credere. É, forse, naturale pensare più al bello che al brutto del nostro vissuto. Le cose negative vengono scartate in automatico e riposte in un angolino da cui raramente riaffiorano perché la nostra mente distorce involontariamente quei fatti.

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Oppure perché si collegano a esperienze vissute quando eravamo dei ragazzini. E, allora, sicuramente vivevano con più spensieratezza e gioia e indubbiamente anche con meno responsabilità sulle spalle. Questa condizione di libertà che col crescere, naturalmente, non c’è più ci fa sentire più sottopressione e quindi di conseguenza anche più tristi. Difatti adesso dobbiamo pensare ai soldi per arrivare a fine del mese e alle responsabilità

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PENSIERI E PAROLE di una famiglia mentre allora c’era qualcun altro a farlo per noi... Non avevamo obblighi, o per lo meno non così gravosi, e avevamo tutta una vita avanti in cui potevamo tentare di realizzare i nostri sogni. Ora, al contrario, abbiamo, come detto, impegni a cui non possiamo venir meno. E, ormai, il tempo delle chimere è finito. Ora siamo incanalati dolenti o nolenti su un binario che, difficilmente, riusciremo a modificare... Ma un altro motivo per cui i ricordi sono migliori è perché da adulti è più difficile trovare qualcosa che ci stupisca e ci lasci “ a bocca aperta” o, per meglio dire, meravigliati da qualcosa di nuovo e mai visto prima. Oppure è semplicemente nostalgia perché in quel ricordo c’era qualcuno che adesso non c’è più. E la sua mancanza si fa sentire. Magari quella persona ci può aver fatto pure dei torti però adesso vediamo quegli avvenimenti e ciò che ad essi è legato con delle lenti che tendono a distorcere un po’ la realtà e, quindi, eliminiamo in automatico eventuali ingiustizie che ci erano state fatte. Tuttavia se guardassimo in maniera obiettiva “la situazione” ci renderemmo conto che anche “allora” non era tutto “rose e fiori” e che anche prima c’erano dei problemi... Magari un amore adolescenziale non corrisposto, un brutto voto da recuperare, un permesso per un’uscita negata da parte dei genitori e la lista potrebbe proseguire ancora però mi fermo qua. Ad ogni modo credo che dal passato si possa imparare tanto, come ad esempio, a non rifare gli stessi errori o a diffidare da falsi amici... però è anche vero che non possiamo vivere ancorati a quello che è stato e che non tornerà mai più. Sicuramente è grazie al nostro passato se siamo quello che siamo diventati oggi ed è altrettanto ovvio che il vissuto sia sicuro e

certo però è passato quindi concluso mentre ora dobbiamo imparare a guardare al domani con fiducia se vogliamo andare avanti e vivere una vita serena e felice. Bisognerebbe essere in grado di mettere nella giusta prospettiva ogni tempo della nostra vita: passato, presente e futuro. Forse dovremmo imparare a focalizzarci sul presente e meglio ancora sul futuro perché sono questi che si possono cambiare e migliorare. Il passato è un tempo concluso che dovremmo aver cura di chiudere nel cassetto dei ricordi e lasciare là dov’è senza fare inutili paragoni col presente o col futuro. Concludo con una citazione: “Il miglior modo di liberarsi dal passato è cercare di essere in pace con noi stessi per vivere bene il presente.” Romano Battaglia, L’uomo che vendeva il cielo, 2011. Monica Palazzi

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PENSIERI E PAROLE

LETTERA DI UN PADRE ANZIANO A SUO FIGLIO Se un giorno mi vedrai vecchio, se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi, abbi pazienza con me: ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnarti queste cose. Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere. Ascoltami. Quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi. Quando non voglio lavarmi, non biasimarmi e non farmi vergognare. Ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno. Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico. Ho speso molta pazienza per insegnarti l’ABC e le prime addizioni. Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso, dammi il tempo necessario per ricordare, e se non ci riesco non ti innervosire: la cosa più importante non è quello che dico, ma il mio bisogno di essere lì con te ed averti davanti a me mentre mi ascolti. Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso. Vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.

Quando dico che vorrei essere morto, non arrabbiarti. Un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive.Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te e che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa, allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te. Aiutami a camminare, aiutami ad arrivare alla fine dei miei giorni con amore, affetto e pazienza. In cambio io ti darò sorrisi e l’immenso amore che ho sempre avuto per te. Ti amo, figlio mio. Un grazie a Mario Venturini che ci ha fatto pervenire questo splendido scritto.

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QUESTO È IL MIO NOME - di Micky

Enea

Il nome Enea è la naturale continuazione del greco Aineias, latinizzato in Aeneas, di cui, tutt’oggi, non conosciamo il significato. Secondo alcune ipotesi, Aineias potrebbe aver tratto origine dalla parola aine ainos con il significato di “elogio” ma anche “racconto”. In questo caso, il significato

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del nome Enea sarebbe “degno di lode”, oppure, in alternativa, “da ricordare nei racconti” Un’altra ipotesi ci indica una correlazione tra Enea e il nome, sempre di origine greca, Ainos, un monte dell’Isola di Cephalonia. In questo caso Enea assumerebbe il significato di “tremendo”, oppure “terribile, che incute timore”. Enea è un personaggio sia della mitologia greca che di quella romana Figlio di Anchise e di Afrodite/Venere viene citato sia dell’Eneide di Virgilio che nell’Iliade di Omero. Considerato il capostipite dei romani compare, tuttavia, anche nel Nuovo Testamento e, più precisamente, nel libro degli Atti degli Apostoli Diffuso in tutta Italia, particolarmente in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, deve la sua popolarità soprattutto alle opere di Virgilio e Omero. Più tardi, nel XVIII secolo, dopo essere quasi del tutto scomparso, ebbe una nuova spinta grazie all’opera Didone abbandonata del drammaturgo e poeta Pietro Metastasio dove Enea compare come protagonista. Onomastico L’onomastico di Enea viene festeggiato il 15 novembre per onorare il beato Enea di Faenza anche se non è ma stato riconosciuto dalla Chiesa Cattolica. Il colore di Enea è il giallo e la pietra preziosa il rubino. Il numero portafortuna è il 6 (Fonte di alcune parti: ilgiardinodegliilluminati.it)


RACCONTI

BELLA... ZIO Una sera che è tardi sono a casa degli zii. Quelli ricchi. Quelli strani. Quelli che con tanta fatica, tanto impegno e anche un pizzico di fortuna hanno costruito tanto. E anche guadagnato tanto. Ricchi, bhé. Molto benestanti, insomma. Una casa in centro città grande tre volte la mia. Vacanze in posti esotici. Un po’ di invidia ci può anche stare. E strani. Perché ai miei occhi le famiglie allargate, sia pur comprensibili o belle, sono sempre risultate distanti dal mio modo di essere. Insomma. Un albero genealogico da capogiro tenuto insieme da una serenità e un amore tra tutti i componenti che mi sbalordisce. Ma sto divagando. Questa sera siamo a cena da questi zii insieme ai miei genitori e anche a tutti gli altri. Zii, zie, cugini. Forse qualche nonno. Io ero piccolo ma non troppo. Tra tutti i cinque cugini giocavamo fino ad essere esausti in quella casa che sembrava un castello, con ampie stanze piene di oggetti dalle mille provenienze. Buddha, mobili di ottone brunito, drappeggi damascati. C’erano letti enormi e bagni con i gradini, che portavano alla vasca da bagno in centro alla stanza. Poi un lungo corridoio di servizio, dove si annidavano i fantasmi della nostra fantasia. Ad un certo punto è l’ora di andare a dormire. È deciso che io vada dalla zia Lucia, insieme al cugino Luca. Ci aspettano un paio di giorni di film, giochi al computer, battaglie e finzioni. Sono al settimo cielo! Claudio, quello ricco e strano, si offre di accompagnarci. Non è molta la strada di notte e non mi è del tutto chiaro dove siano ubicate le varie case nella cartina della città. Comunque saliamo in macchina. Io, Luca, Claudio e Lucia. Gli zii chiacchierano. Noi bambini dietro stiamo già giocando. La macchina è per noi un’astronave di Guerre Stellari.

Una pausa di silenzio tra giochi e chiacchiere e dalle casse dell’autoradio sgorgano le note di una canzone di Battisti. Zitti! Zitti! dice Claudio. Questa è stupenda! Battisti era la sua passione. La musica ancora moderna nonostante tutto. Le parole poetiche. La voce quasi stonata. Forse Battisti lo avevo già sentito, ma non così. Arriviamo a destinazione, ma la canzone non è ancora finita. Allora Claudio riparte e gira intorno all’isolato una, due, tre volte. Tanto le strade a quest’ora sono deserte. E Milano è così bella di notte. E la musica dolce e sgraziata mescola tutto. E lo zio che canta. Ed è così che ti ricordo. Che canti Battisti. AGO

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PENSIERI E PAROLE

LA MICIA DAGLI OCCHI VIOLA Penso che ad ognuno di noi siano capitati avvenimenti strani, a cui non siamo stati in grado di dare una logica spiegazione; a me ne sono accaduti parecchi (senza che sia mai andato a cercarli). La storia che stò per narrare, fa parte di queste stranezze. Prima di “pensionarmi”, ero contitolare di una azienda agricola. Essendo nato praticamente in stalla, sono cresciuto assieme agli animali, la famiglia di un contadino, non è racchiusa solamente nell’ambito del proprio focolare domestico, ma comprende anche tutte le sue bestiole. Affinchè in una azienda tutto giri al meglio, ognuno deve avere dei compiti ben definiti e nella nostra cascina erano così suddivisi: mio fratello e suo figlio si occupavano della coltivazione dei campi, io e mio padre dell’allevamento del bestiame. Per meglio crescere gli animali e capire le loro esigenze, un costante contatto diretto con questi, era indispensabile. Prima di andare a dormire, mio padre ha sempre fatto un giro in stalla, controllava se qualche vacca stava per partorire (e quindi se avesse bisogno d’aiuto), spingeva con una pala il cibo contro la mangiatoia (in modo che tutte ne potessero usufruire), e guardava con attenzione se ve n’erano in calore (è indispensabile conoscere il ciclo dell’animale per poterla fecondare

al momento giusto). Nel 1995 mio padre ebbe un infarto, essendo stato ricoverato per un lungo periodo all’ospedale, il compito di dare la “buonanotte” alle vacche, era stato affidato a me. E così, un quarto d’ora prima di mezzanotte, accendevo il gigantesco faro che illumina il cortile (all’inizio andavo senza luce, ma dopo aver dato una testata contro un aratro non visto, ho preferito non risparmiare più sulla corrente), percorrevo i 50 metri che separano la nostra abitazione dalla stalla, imbracciavo la pala e cominciavo a spingere l’unifeed (piatto unico, è una miscela di tutti gli

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PENSIERI E PAROLE alimenti indispensabili all’animale; pesati, trinciati e miscelati tramite un apposito macchinario), contro la mangiatoia. Considerato che la totale lunghezza di tutte le greppie è 150 metri, si evince che è una faticaccia, però avevo la possibilità di controllare visivamente tutte le bestiole (le stalle sono dotate di una apposita luce notturna), individuando così animali non “vivaci” (magari zoppi, o con le orecchie basse, oppure che non ruminavano correttamente). Mi ricordo perfettamente una sera, era il 10 agosto 1995, San Lorenzo (la notte delle stelle cadenti), prima di cominciare con la mangiatoia delle vacche da latte, con il naso all’insù, ho iniziato a scrutare il cielo, le stelle brulicavano come fossero api accese su un immenso favo blu, uno spettacolo da togliere il fiato. Improvvisamente, due stelle si sono staccate dalla volta celeste e sono cadute lasciando dietro di sé una lunghissima scia; stavo pensando ad un paio di desideri da esprimere, quando all’improvviso ho sentito qualcosa che mi grattava i piedi, ho fatto un balzo all’indietro spaventatissimo (credevo fosse un’enorme pantegana), invece si trattava di una bellissima miciona dagli occhi viola, anche lei si era spaventata e si era allontanata qualche metro da me; aveva un mantello di tre colori: il musetto nero con una striscia bianca in testa ed una grande riga rossa sulla schiena, il pelo lucidissimo e quegli occhi così particolari e penetranti... non l’avevo mai vista prima d’ora, non faceva parte del gruppo di felini della nostra cascina. Ho cominciato a parlarci: “ciao bellissima, da dove arrivi? Abiti dai nostri vicini?”. Lei mi fissava, dopo un attimo di esitazione, si avvicinò nuovamente e cominciò a leccarmi le dita dei piedi (era una sera molto calda, indossavo mutande, canottiera e ciabatte aperte), la sua lingua era ruvidissima, mi dava un senso di fastidio e godimento al tempo stesso. Quando finì con la sua pedicure di ambo i piedi, presi

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PENSIERI E PAROLE la pala e cominciai a spingere l’unifeed contro la mangiatoia e con mia grande sorpresa, la gattona mi seguiva stando a due metri da me, mangiava con grande appetito i cubetti di mangime facenti parte della razione (l’unifeed delle vacche da latte, contiene un pellet particolarmente melassato). Quando ebbi finito, salutai la miciona: “ciao Viola, buonanotte” - andai verso casa e lei si allontanava dalla parte opposta. Arrivato in lavanderia, mi lavai i piedi nella vaschetta del bucato, andai a dormire, e raccontai tutto a mia moglie. Lei mi rispose: “Sei sicuro non essertelo sognato?” - “Guarda che non sono ancora completamente rimbambito!”. Con mio grandissimo stupore, la stessa identica scena si ripetè anche la sera dopo e dopo ancora, e ancora; esattamente per quindici anni e due mesi. Lo so che sembra incredibile, ma quando in lontananza lei vedeva il grande faro accendersi, si faceva sempre trovare all’inizio della mangiatoia delle vacche in lattazione ma ancora più inspiegabile e irrazionale, è il fatto che nel periodo invernale, quando ero vestito pesante ed indossavo gli stivali, lei miagolava con tono di pretesa finché non mi toglievo gli stivali per farmi leccare le dita dei piedi. Mia moglie e mia figlia, erano addirittura arrivate a dubitare di quanto dicessi: “ma com’è possibile che una gatta che non conosci, tutte le sere ti accompagna nel giro notturno e per di più ti “lava” i piedi?”. Per non essere preso per pazzo, dissi alle mie due amate donne: “visto che la mettete così, stasera ad un quarto a mezzanotte, mi accompagnate nel mio giro, vediamo se sono io quello fuori di testa”. Così quella notte, le mie due care consorti, mi scortarono stando una decina di metri dietro di me; puntualmente la “mia” miciona arrivò, mi diede una bella lucidata ai piedi, e mi seguì come sempre. Mia moglie e la mia figlioletta erano allibite, Valentina parlò per prima: ”Papà, questa storia va avanti da 10 anni? Sai che io ti ho sempre creduto, ma se non l’avessi visto con i miei occhi... 16

Prova a cambiare il bagnodoccia, forse è attratta dai tuoi piedi perché usi sempre quello alla vaniglia”. Ma qualsiasi tipo di fragranza usassi per lavarmi, le cose non cambiavano, la gattona mi grattava sempre con grande accuratezza l’alluce, l’illce il trillice e via discorrendo. Avevo provato mille volte ad accarezzarla, ma lei non ha mai voluto che la toccassi, ciò nonostante la consideravo una cara amica. Il sapere che qualcuno mi accompagnava nel mio giro notturno mi faceva stare bene, spesso le parlavo e lei miagolava, dandomi d’intendere che capiva. Le volte che è mancata al nostro appuntamento notturno, si possono contare sulle dita di una mano, soltanto in occasione di quando partoriva, e questo era evidente dal fatto che si presentava con una mammella particolarmente pronunciata ed i capezzoli succhiati dai suoi piccini. Eravamo a metà ottobre del 2010, erano passati esattamente 15 anni e due mesi dal nostro primo incontro. Viola, la miciona dagli stupendi occhi color ciclamino, arrivò in ritardo al nostro appuntamento, si avvicinò a me molto lentamente, camminava a fatica, mi metteva la testolina contro una gamba. Avevo capito che non stava bene, cercai di accarezzarla, ma ancora una volta non volle che la toccassi, si allontanò di qualche metro, si sedette, mi fissò negli occhi almeno per un minuto, poi, piano piano se ne andò. Fu l’ultima volta che la vidi viva; una settimana dopo, spostando un ballone di fieno dal deposito in fondo alla stalla, trovai il suo corpicino. Volle morire nella nostra cascina, sola in un angolo tranquillo, non distante dal sito dei nostri appuntamenti. Naturalmente, provai un dispiacere indescrivibile, le offrii una degna sepoltura. Il perché una stupenda sconosciuta miciona, abbia voluto diventare mia amica, non me lo saprò mai spiegare, ma posso affermare con certezza, che ho capito maggiormente la vita stando a contatto con gli animali che non con le persone. Giordano


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La 130 TC è la più ricercata fra le Ritmo Abarth, vide la luce nel 1983, fu l’ultima evoluzione del modello a potersi fregiare anche del marchio Abarth. Potè godere di un vistoso facelift, anche al posteriore le luci vennero aggiornate. L’aspetto risultava molto sportivo e aggressivo, anche grazie all’adozione di un ala fissa posteriore nella parte bassa del portellone che ne aumentava l’aggressività. Sulla calandra anteriore lo scudetto con lo scorpione era ben in evidenza, non a caso. La 130TC, dove l’acronimo sta per twin cam ovvero bi albero, era una caratteristica tipica dei motori della casa del lingotto. Era davvero un’auto velocissima e stabile al vertice della categoria ai suoi tempi. Le prestazioni erano notevoli, dobbiamo tornare nel 1983. La casa dichiarava una velocità di punta di 190 km/h. Lo 0-100 coperto in 8 secondi netti, numeri che non sfigurano nemmeno dopo 39 anni su una compatta sportiva. Anche il volante e gli interni erano dedicati per la serie, il primo a tre razze con impugnatura in pelle ha un aspetto decisamente corsaiolo e lascia subito capire quale sia l’animo della vettura. Alcune 130 TC erano equipaggiate con sedili avvolgenti, estremamente sportivi che davano quel tocco racing tale da rendere gli interni pressochè perfetti. 18

Anche i cerchi in lega erano dedicati, a quattro razze verniciati con un materiale che li rendeva quasi riflettenti, bellissimi da vedere. All’epoca la sua rivale diretta era la Golf GTI, altra leggenda delle compatte sportive, a mio gusto personale però la 130TC era più incisiva da un punto di vista estetico e piu coinvolgente nella dinamica di guida. Rimangono ambedue le cuore degli appassionati, di chi nei primi anni ’80 aveva circa 20 anni. Ad oggi servono cifre non di poco conto per prenderne una in ottimo stato e soprattutto esente da modifiche. Quindici mila euro, potrebbe essere il minimo per portarne a casa una. Ho avuto occasione di provarne una, originale al 100%, credetemi vale ogni centesimo richiesto, è un’auto straordinaria, se contestualizzata nel suo segmento e periodo storico. Prendetevi una 130 TC, è un tuffo ad alta velocità negli anni ’80, nella Milano da bere dei paninari, nei telefilm che spopolavano, in quell’Italia benestante e spensierata spesso ben raccontata nelle pellicole del grande Carlo Verdone e che tanti ricordano con nostalgia. Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com


GUSTO A TAVOLA

FILETTI DI PESCE CON OLIVE TAGGIASCHE E PORRI BRASATI Ingredienti per 4 persone 4 filetti di pesce a scelta, secondo il proprio gusto 1 porro 2 coste di sedano 30 olive taggiasche sott’olio denocciolate Olio e.v.o. Sale e peperoncino 1 bicchiere di vino bianco Preparazione ricetta Tagliare a rondelle il porro, il sedano a tocchetti e brasarli in una padella con l’aggiunta di olio e peperoncino, sale. Aggiungere poi le olive e insaporire insieme. Togliere dalla padella le verdure e mettere nel sugo rimasto in padella i filetti di pesce, cuocere sfumando con un poco di vino bianco, lascia-

re evaporare e salare leggermente. A cottura ultimata comporre il pesce. Dal blog: www.cucinarecreare.it A presto, Anna

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ITINERARI

Monte Bronzone - Vigolo (Bg) Il monte Bronzone (in bergamasco Bronzù) è una montagna delle Prealpi Bergamasche che raggiunge un’altitudine di 1.334 m s.l.m. Contrariamente a quanto si possa pensare, l’origine del nome Bronzone non deriva da Bronzo, ma dalla parola Burun (poi storpiata in dialetto in Burunsù) che significa ferro; infatti sul territorio di Viadanica si trovano diverse e antiche coltivazioni di questo elemento già sfruttate in epoca pre romana. Il Monte Bronzone è la seconda elevazione, dopo il monte Torrezzo, della costiera che chiude a ovest la conca dove è situato il Lago di Iseo. Amministrativamente si trova sul confine tra i comuni di Vigolo (a est) e Adrara San Martino (a ovest). Sulla cima è collocata una alta croce di vetta con annessa una campana dedicata a Giovanni XXIII. Dalla sommità si gode di un vasto panorama conosciuto e apprezzato già da viaggiatori del XIX secolo. Tra le varie vie di salita al Monte Bronzone l’itinerario che parte da Sarnico, che concatena tratti dei sentieri n. 701, 728, 729 e del TPC (Trans Padano Centrale) consente oltre che l’accesso alla cima anche l’esplorazione dei diversi versanti della montagna.La salita da altre località raggiungibili in auto, come ad esempio da Bratta, è però decisamente più breve. Percorso Monte Bronzono da Vigolo Appena superata la piazza di Vigolo, si parcheggia l’auto(visto gli inesistenti posti per parcheggiare più avanti)e si scende lungo la via S. Francesco D’Assisi fino ad una casa dove troviamo una biforcazione a tre vie. Teniamo la destra e raggiungiamo un bivio segnalato dove seguiamo a sinistra il sentiero per la nostra meta. Sbuchiamo su una strada cementa-

Vista dal Monte Bronzone 20

ta che seguiamo in salita e raggiungiamo la strada asfaltata che sale da Vigolo. La oltrepassiamo imboccando il sentiero “728 Gombio Alto” dato a 80’ passando da un capanno di caccia e proseguendo su una traccia di sentiero con indicazioni fatiscenti o addirittura inesistenti. Si raggiunge un pozzo idrico seguendo sempre il sentiero che poco prima sale a sinistra, una pozza che funge da abbeveratoio per la fauna boschiva e un casolare abbandonato. Si risale il ripido pendio erboso(in alternativa si potrebbe seguire il sentiero che al casolare diparte verso destra e risale terminando alla stessa malga)e si perviene ad una malga poco sotto la cima del M. Bronzone. Il sentiero 701 ci porta facilmente in vetta. Note: Fino alla malga sotto la cima il sentiero ha segni vetusti, fatiscenti o addirittura inesistenti. Attenzione, anche se il percorso di salita è intuitivo sulle varie tracce di sentiero lasciate probabilmente da chi disbosca e da chi li percorre con il motocross. Sentieri molto fangosi e scivolosi in presenza di elevata umidità. Distanza 3,92 km - Dislivello positivo 785 m Difficoltà tecnica Medio - Dislivello negativo 43 m Altitudine massima 1.328 m - Altitudine minima 542 m Trailrank (indicatore di qualità del percorso che ha un valore da 0 a 50 e può aumentare fino a 100 se il sentiero è ben valutato dalla comunità) 29


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RIDIAMOCI SOPRA Il giovane Van Gogh sta mangiando quando per distrazione si versa addosso un piatto di insalata. La madre arrabbiatissima guarda i jeans nuovi macchiati e gli urla: “Cos’hai fatto, Vincent!”. E lui tranquillo: “Olio su tela!”. Per una ricerca scientifica vengono rinchiusi in tre stanze un ingegnere, un fisico e un matematico, al fine di calcolare quanto tempo ci impiegheranno a uscire, lasciando loro solo carta e penna. L’ingegnere misura le dimensioni della porta, trova il punto debole e riesce a sfondarla, uscendo quasi subito. Il fisico studia con attenzione la porta e dopo molti calcoli trova il carico di rottura del materiale di cui è composta la porta e riesce a sfondarla. Il matematico però non esce. Gli scienziati decidono allora di aspettare alcuni giorni, ma dopo vari giorni capiscono che ormai debba essere morto e aprono la porta. In effetti il matematico è morto e tutto intorno a lui ci sono centinaia di fogli scritti. Ne prendono uno e leggono: “Dunque, supponendo per assurdo che la porta sia aperta...”. Lunedì mi hanno dato lo stipendio, così, invece di tornare a casa, sono stato tutto il giorno

fuori, poi la sera sono andato al ristorante, la notte l’ho passata girando da un locale all’altro. Martedì alle 5 di mattina sono tornato a casa e ho trovato mia moglie incazzata nera. Ha cominciato tutta una storia su quanto si era preoccupata, su come ero stato irresponsabile, e così via. Alla fine, mi ha detto: “E come ti sentiresti se non vedessi me per un’intera giornata?” Al che io le ho risposto “Beh, per me non c’è problema.” E così è stato... L’ho rivista solo stamane: l’occhio sinistro si è finalmente un po’ sgonfiato... Un tizio va per la prima volta dal dentista con la moglie. “Dottore quanto vuole per un’estrazione?” chiede l’uomo. “150 euro con anestesia e 70 euro senza!”. “Va bene, dottore, facciamo senza anestesia” risponde l’uomo. “Che coraggio!” gli dice il medico. “Scusi che cosa c’entro io? Adesso, cara, siediti qui. Apri bene la bocca e fai la brava!”. “Papà, ho una crisi d’identità”. “La smetta di darmi del tu e si presenti”.

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desiderano migliorare il proprio benessere psicofisico o ripristinarlo. L’approccio igienista interviene con successo in merito alle problematiche salutistiche più disparate poichè agisce sulla causa comune delle cosiddette malattie, ovvero l’intossicazione (tossiemia) del sangue, ripristinando il corretto funzionamento di ogni cellula del nostro corpo apportandovi così enormi ed evidenti benefici. Dott.ssa Francesca Bonfiglio

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Cosa serve per emergere nel 2022? Oggi voglio parlarti di alcuni elementi che sono indispensabili nel 2022 per emergere sui social. Il primo in assoluto è l’autenticità. Le persone vogliono conoscere te in modo autentico e senza filtri. Quindi è importante mostrarti e far percepire i tuoi valori o del tuo brand. Altro punto da tenere in considerazione è l’unicità. Fai vedere esattamente chi sei e cosa fai senza imitare o copiare nessuno. Ognuno di noi è unico e solo mostrando questo lato di te puoi conquistare la tua community e fare la differenza. Terzo punto che spesso viene sottovalutato è l’umanità. Cosa voglio dire? Rendi il tuo Personal Brand umano, le persone vogliono connettersi con altre persone e potersi confrontare. Quindi mostrati e interagisci con loro. Autenticità, unicità e umanità sono i 3 elementi che ti possono davvero aiutare a fare la differenza.

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PENSIERI E PAROLE

ORTOTERAPIA È noto che le attività all’aria aperta a contatto con la natura hanno effetti positivi sul benessere di ognuno di noi. Da questo semplice principio nel secolo scorso negli Stati Uniti è stata studiata e confermata l’ORTOTERAPIA proprio come “cura”. Una pratica utile per la riabilitazione fisica e mentale, dai bambini iperattivi o con disabilità, agli anziani, in particolare per coloro che sono affetti da Alzheimer. In Italia è più recente, ma è oggetto di interesse, grazie alle evidenze scientifiche che confermano un miglioramento nell’equilibrio psico-fisico di chi la applica, affiancata da terapie mediche. Nella vita quotidiana allontana dallo stress e dai ritmi frenetici della modernità, regala preziosi momenti di ricarica energetica, alza l’autostima, migliora l’armonia con la natura, con se stessi e con gli altri. Seguire il ciclo e il miracolo della vita, per esempio da un piccolo seme di verdura fino al raccolto della piantina o del suo frutto, educa a meravigliarsi o ri-meravigliarsi, per chi lo dà per scontato, davanti al prodigio della vita, a diventare più consapevoli di quanto rispetto merita la terra, di quanto sudore e tempo ci vuole per far crescere ogni suo frutto. È un affidarsi anche agli eventi atmosferici: al potere del sole che fa maturare prodotti rigogliosi o a temporali violenti che li distrugge in un attimo.

Non sempre infatti quando acquistiamo verdura e frutta al supermercato pensiamo a tutto questo. L’ortoterapia è un insieme benefico di colori, di profumi, di sapori che continua in cucina con sane ricette, che rendono concreto lo scopo finale della propria fatica, gustando con soddisfazione i propri prodotti. Chiunque abbia un giardino, un piccolo orto o anche solo un balcone per coltivare ortaggi, piante aromatiche e fiori, conosce bene la sensazione di benessere che pervade corpo e spirito. Studi scientifici hanno dimostrato che queste attività migliorano: la regolazione della pressione sanguigna, dei battiti cardiaci, della circolazione sanguigna, del livello della serotonina e della vitamina D; della postura e della scioltezza nei movimenti. Ogni volta infatti che si raccolgono ortaggi curati con tanto impegno e amore, aumenta la voglia di continuare, di migliorare, anche interagendo con altri appassionati per confrontarsi e scambiarsi consigli. Personalmente amo molto curare il mio piccolo orto, passione che mi ha tramandato mia mamma, così come tante altre attività all’aperto, per es. in questa stagione andare nei campi a raccogliere “sgrégn”, in primavera i “loertìs”,ecc. e malgrado la fatica, sono passatempi che lasciano piacevoli sensazioni di benessere. Ornella Olfi 25


PERSONAGGI

IL CONSULE VITTORIO POSITANO

La Bulgaria è stata sotto il dominio dell’impero Ottomano per 500 anni. Nel 1876 avvenne la rivolta di Aprile che fu letteralmente immersa nel sangue con una crudeltà innaudita. E’ paragonabile al genocidio del popolo armeno. Sono stati massacrati donne, anziani, bambini, distrutti interi villaggi, incendiati chiese e monasteri, sparpagliati cadaveri per le strade ed innalzate torri con ossa umane. Tutto il mondo progressista ha alzato la voce in difesa delle popolazioni oppresse. La rivolta ha come conseguenza indiretta la guerra russo-turca e la liberazione dello stato bulgaro. Durante la guerra Russo-Turca 1877-1878, l’esercito del generale turco avanza e stà per raggiungere Sofia, all’epoca piccolo villaggio ma con una importante posizione strategica. I turchi minacciano incendi e invitano i diplomatici presenti ad abbandonare la città. Il console italiano Vito Positano, non solo rifiuta di abbandonare Sofia, ma si prodiga per salvarla. Sostenuto dal console francese e da quello austro-ungarico convoca tutti i rappresentanti diplomatici e, unitamente alle personalità più rappresentative della città, si oppone con una energica nota diplomatica alla mostruosità dei crimini temuti. Minaccia il pascià turco di ritorsioni internazionali, mettendo durante uno storico incontro con lui, a repentaglio non solo la sua carriera diplomatica ma la sua stessa incolumità fisica, assieme a quella dei suoi familiari. Poi, con l’esperienza giovanile vissuta nel corpo dei genieri-pompieri, si impegna a dirigere gli interventi necessari a circoscrivere i roghi che si levano minacciosi nella città, in preda al panico e allo sbando più rovinoso. Guida e sostiene i volontari bulgari che vigilano sulla città evitando roghi e i saccheggi delle truppe sbandate dell’esercito turco in ritirata. Contribuisce attivamente a salvare Sofia, ad agevolare il primo passo verso la sua indipendenza. Sofia fu salva e dopo l’arrivo dell’esercito russo i cittadini si recarono in massa sotto il balcone del console Positano, esultando per dimostragli la loro gratitudine. II 26 maggio 1878 il Consiglio Comunale di Sofia, in segno di riconoscenza per il coraggio mostrato, decreta di intitolargli una piazza (oggi Ulitza Vito

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Positano) e di concedergli il titolo di cittadino onorario della città con la seguente motivazione: “Se non fosse stato per il suo diretto intervento, ora di Sofia non resterebbe alcun segno, migliaia di cittadini sarebbero periti in quel rigido inverno” Per il suo contributo alla causa della Bulgaria libera ed indipendente Positano ebbe la decorazione di ufficiale dell’Ordine di Sant’Anna di Russia, consegnatagli dal principe Dondukov a nome dello Zar. Ricevette inoltre encomi dal re d’Italia e dallo stesso sultano ottomano che gli conferì l’Ordine del Mecid. Darina Naumova


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SEGNI NEL TEMPO

Da anni siamo informati ad ogni ora del giorno da molti Tg in tv, in radio, in internet…perciò siamo sempre aggiornati in tempo reale su fatti e misfatti da tutto il mondo. Possiamo ascoltare le stesse notizie di cronaca raccontate in modi diversi, su canali statali, privati, locali, web… con collegamenti in diretta di inviati sui luoghi dove accadono fatti importanti e valutare la versione secondo noi più veritiera, anche se non è facile, perché ogni testata, per direttive interne, racconta ciò che vuole, quando e come vuole. Spesso infatti ci si sente presi in giro sentendo notizie che hanno il solo scopo di “far dimenticare” problemi ben più gravi e urgenti di cui parlare e possibilmente risolvere, oppure notizie distorte in base agli interessi di chi le riferisce. Proprio perché ormai ci sono tante fonti, noi ascoltatori riusciamo a saperne di più, siamo più coscienti di cosa accade, consapevoli

Gocce di Memoria 60’ 70’ 80’ Noi che si accontentavamo di cose semplici ma che ci davano tanto divertimento.... Noi che il proprietario del pallone giocava sempre anche se era una schiappa e non andava nemmeno in porta. Noi che avevamo la tv in bianco e nero. Noi che il Ciao si accendeva pedalando. Noi che 5 minuti dopo era già tutto dimenticato. 30

1952

e obiettivi più di quanto pensino i responsabili dei vari notiziari. Qualche curiosità: il 1° Tg in forma sperimentale fu trasmesso in Italia dalla Rai il 10 settembre 1952; in forma regolare andò in onda dal 3 gennaio 1954, diretto da Valter Veltroni, con durata di 15 minuti. Dal 1962 andò in onda anche sul Secondo Programma (Rai 2). Attualmente i canali nazionali sono 361, di cui 96 su dtt. A metà degli anni ’70 nacquero i primi canali privati locali, nel 1975 Berlusconi fondò la Fininvest, diventata poi Mediaset e ognuno di questi canali ovviamente ha sempre trasmesso il proprio telegiornale. La pubblicità, che ora interrompe fastidiosa troppo spesso ogni programma, tg compresi, cominciò nel 1957 ed era concentrata solo all’interno di Carosello. Moltissimi i cambiamenti nelle programmazioni di ogni canale tv, quindi anche dei Tg, affiancati poi da varie trasmissioni di approfondimento su tematiche che spaziano dalla cronaca nera, alla politica, all’attualità. Personalmente soprattutto su tragedie di cronaca nera penso si esageri a scavare e rendere pubblica la vita personale delle vittime e di tutte le persone a loro vicine, quasi un bisogno morboso di “spiare” oltre il limite del rispetto. Così come trovo fuori luogo certe notizie di cronaca rosa inserite all’interno del tg, solo perché riguardano personaggi famosi. Olfi Ornella


L’EMOZIONE NON HA VOCE

EUROVISION 2022: STEFANIA - KALUSH I Kalush rappresenteranno l’Ucraina all’Eurovision Song Contest 2022 con il brano “Stefania“, una dedica speciale alle mamme dei componenti del gruppo. Una canzone composta da un mix di versi rap con un ritornello folk e beat hip hop. Stefania mamma mamma Stefania Il campo fiorisce, ma lei sta diventando grigia Cantami una ninna nanna mamma Voglio sentire la tua parola nativa Mi ha cullato; mi ha dato il ritmo e probabilmente la forza della volontà; non ha preso, ma ha dato Probabilmente ne sapeva ancora di più e da Salomone Camminerò sempre da te, per strade dissestate Non si sveglierà, non si sveglierà, io tra le forti tempeste Prenderà due segni dalla nonna, come se fossero proiettili Mi conosceva molto bene; non si è lasciata ingannare, come se fosse molto stanca; mi ha cullato nel tempo Lyuli lyuli lyuli… Stefania mamma mamma Stefania Il campo fiorisce, ma lei sta diventando grigia Cantami una ninna nanna mamma Voglio sentire la tua parola nativa Non ho i pannolini ma mamma ma mamma, basta, come se non fossi cresciuta per crescere per pagare le cose. Non sono una bambina piccola, perde ancora la pazienza, camminavo, “come se le scorie ti colpissero Sei tutta giovane oh madre al culmine, se non apprezzo la tutela al culmine gloria sono nel vicolo cieco Uccidi il picco quel picco, canterei con il mio amore Lyuli lyuli lyuli… Stefania mamma mamma Stefania

Il campo fiorisce, ma lei sta diventando grigia Cantami una ninna nanna mamma Voglio sentire la tua parola nativa Stefania mamma mamma Stefania Il campo fiorisce, ma lei sta diventando grigia Cantami una ninna nanna mamma Voglio sentire la tua parola nativa

Esibizione all’Eurovision Song Contest 2022 dei KALUSH con “Stefania”

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TERRITORIO

MEZZANE DI CALVISANO: SI RIPARTE CON IL TORNEO NOTTURNO DI CALCIO 18° Edizione Memorial Luca e Stefano – 1° Trofeo nel ricordo di Giulia Dal 8 Giugno si giocherà la sera del Lunedì, Mercoledì e Venerdì Grande attesa a Mezzane di Calvisano, per il ritorno del Torneo Notturno di Calcio. Con esso si attende di ritornare alla normalità del vivere quotidiano, una speranza, che sembra una concreta realtà, come fa intravedere il comunicato di Michele Grazioli, coordinatore del Gruppo di Volontari. Gruppo che sta già sistemando i lavori organizzativi, che vedrà al centro il verde tappeto del campo sportivo dell’Oratorio Parrocchiale, e quanto attorno ad esso si muoverà. Sarà la 18^ Edizione, in quanto nel 2020 e 2021 l’impegno e la disponibilità del Gruppo Organizzatore e dei Volontari, sono stati fermati dalla tragica e dolorosa invasione del covid-19 e delle sue malefiche varianti. Tutto era pronto lo scorso anno, ma con dispiacere si è dovuto rinviare. Quest’anno si riparte, nel rispetto di tutte le norme in vigore, sperando che dal 8 giugno, primo giorno di inizio delle partite, le restrizioni siano sempre meno, nel frattempo gli organizzatori: “Hanno tutte le intenzioni di rendere l’evento sportivo il più sicuro possibile. Già previsto di separare la zona ristoro-bar, da quello delle vaste tribune, creando due aree distinte per non creare troppi assembramenti”. Un lungo cammino, quello del torneo notturno, iniziato venti anni fa con un gruppo di volontari, che anno dopo anno ha fatto del verde campo sportivo e gli spazi circostanti, messi a disposizione dalla Parrocchia, un palcoscenico di richiamo di tantissimi sportivi e appassionati. Provenienti da un vasto territorio, richiamati da squadre con giocatori di alta bravura, presenti nei campionati provinciali. Il Patrono del paese San Dionigi ha dato il nome al torneo, al quale con il passare del tempo è di34

ventato Memorial Luca e Stefano, dedicato a Luca Zanella, deceduto il 24.12.2011 a 34 anni, e Stefano Ferrari deceduto il 4 ottobre 2016 a 35 anni, indimenticabili amici del torneo e bravi giocatori, tragicamente scomparsi. Quest’anno sarà anche il 1° Premio Trofeo in ricordo di Giulia Ruggeri, giovane mezzanese ventenne, volontaria del Torneo, scomparsa per incidente stradale il 18.12.2019. Ricordi di grande dolore, che con il passare del tempo non vengono meno, dai loro familiari, così come de tanti amici e di tutto i paese. Il Trofeo San Dionigi, con il Gruppo Organizzatore vede l’importante partecipazione della Parrocchia Santa Maria Nascente, che pone a disposizione le strutture, campo sportivo, tribune, spogliatoi e spazi circonstanti e l’Oratorio Parrocchiale. Trova


TERRITORIO

Giovani amici a cui è dedicato il Torneo: LUCA, GIULIA E STEFANO il patrocinio del Comune di Calvisano ed il sostegno di vari sponsor, ossatura indispensabile per la buona riuscita e per arricchire i ricchi premi posti in palio. Sedici le squadre che giocheranno, una decina delle quali quelle tradizionali abituate a competere per la vittoria del blasonato torneo. Sei giocatori in campo, che dovranno avere una età minima di 16 anni, che si cimenteranno il lunedì, mercoledì e venerdì sera. Le stesse saranno divise in quattro gironi di quattro squadre, con gi-

roni eliminatori, mentre dai quarti le sfide saranno dirette di sola andata fino alla conclusione. Ricchi saranno i premi, con trofei e coppe, unitamente al valore di euro 5.000 al primo, 2.000 al secondo, poi 1.000 e 500 euro. Saranno premiati il migliore portiere, il migliore giocatore e il capocannoniere. Il torneo dice Michele Grazioli: “In passato ci consentiva di ritrovarci a prescindere dagli impegni, di richiamare tantissime persone, con la possibilità di passare alcune ore e per tante sere,

VOLONTARI ED ORGANIZZATORI TORNEO 2019 35


TERRITORIO

TORNEO 2018 - IL GRANDE PUBBLICO PRESENTE tutti insieme, come una grande comunità civica e sociale. Speriamo che possa esser così anche quest’anno. Con la possibilità, come in passato, di raccogliere del ricavato per la parrocchia e di ricordare i nostri amici che non ci sono più”. Giovani ed Amici quali Luca, Stefano e Giulia, che lo scorso anno, con il Torneo Sospeso, sono stati ricordati, presso il campo sportivo, con una S. Messa, celebrata dal parroco don Tarcisio. Una serata quella, ricca di emozioni, di ricordi e silenzi. Momenti di vita, che si spera possano essere proposti nelle serate del Torneo di quest’anno, in particolarmente nelle emozionanti serate delle

Il nostro giornale: una grande finestra per osservare e comprendere meglio il nostro tempo. Consultabile ovunque.

premiazioni. Un Torneo Notturno, che ha scritto la storia sportiva di Mezzane degli ultimi vent’anni, che ha trovato posto nella stampa dei quotidiani e settimanali bresciani. Alcune pagine speciali si sono affiancate al Giornale di Brescia, ed una serata sarà trasmessa alla televisione bresciana Teletutto, presenti ai microfoni, inviati, tecnici e dirigenti del Calcio provinciale. Per ogni informazione 399.1830262 (Michele) notizie su Facebook Torneo Notturno Mezzane, Email: torneomezzane@libero.it Marino Marini

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TERRITORIO

AVIS C’É Si è svolta sabato 26 marzo l’assemblea annuale di Avis Provinciale Brescia, dalla quale emerge un bilancio positivo per il 2021, nonostante le evidenti difficoltà legate alla pandemia. Il Presidente Gabriele Pagliarini ha aperto dicendo con forza “Avis c’è”!! Un’analisi elaborata dal Centro Trasfusionale degli Spedali Civili ha evidenziato l’importanza delle donazioni infrasettimanali. Un emoderivato fondamentale per pazienti oncologici, per esempio, ha scadenza dopo solo 5 giorni; infatti anche alcune sedi comunali effettuano donazioni nei giorni feriali. Aprirà prossimamente un nuovo centro di raccolta a Cunettone di Salò, per far fronte ai donatori del territorio gardesano, nel quale si prevede una raccolta di 5.000 sacche all’anno. Riprendono le attività di promozione; serate di informazione e sensibilizzazione sul tema della nutrizione, con esperti che illustreranno patologie e opportunità legate ad una corretta alimentazione. Un grande orgoglio è la continuazione del Progetto Scuola “Piacere Avis”, sviluppato con l’Università cattolica

di Brescia, che vede Avis Bs all’avanguardia a livello nazionale. Dopo lo stop causa pandemia, sono ripresi gli incontri sia in presenza che on line. Progetto in cui Avis crede molto per informare i più giovani e sensibilizzarli al valore del dono. Sono in corso altri progetti: in collaborazione con l’Istituto Scolastico dei Salesiani, con l’Associazione donatori e volontari della Polizia di Stato, con Admo, Ail, Avis Nazionale per volontari del Servizio Civile Universale. Continua la pubblicazione on line di “gocciamagazine”, su Facebook, Instagram e video su You Tube per raccontare Avis. Prosegue l’attività del Gruppo Giovani, concreta speranza per il futuro. Le donazioni nella sede di Brescia, nel 2021, sono aumentate di ben 6,9%, con l’entrata di nuovi donatori giovani quasi raddoppiata. Dunque Pagliarini ribadisce” Avis c’è!”, grazie ai donatori, ai responsabili di sezione e a tutti i collaboratori! Ornella Olfi addetta stampa avis Montichiari

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L’INTERVISTA

CRISTINA BONETTI

LA FOTOGRAFIA COME SFIDA E DIVERTIMENTO Tutto è nato come un gioco, come una sfida. Poi l’avventura è diventata più seria e al contempo più affascinante. Cristina Bonetti ha 35 anni, l’entusiasmo di una ragazzina e la voglia di sperimentare che è propria di chi è curiosa per natura. Abita in Provincia di Brescia, ha lavorato per 15 anni come contabile ed ora è in cerca di nuove sfide. Guai a fermarsi, guai ad arrendersi. Così, la fotografia, la moda e la cura di sé stessa sono diventate nuove zone da esplorare. “Ho lasciato il lavoro d’ufficio e sto ottenendo il diploma di alta formazione di massaggi professionali a Milano – racconta Cristina - Entro un paio di mesi, voglio partire per l’estero per concentrarmi solo su me stessa”. Nel mentre, però, come detto, ci sono nuove occasioni da sfruttare. Una di queste la vede, ormai da qualche tempo, protagonista sotto i riflettori. Le sue fotografie sono un concentrato di fascino, malizia e eleganza. All’improvviso, da fotografa è diventata fotomodella e modella, sempre per gioco e per divertimento. Insomma, mondi nuovi da vivere… Eppure, per quanto riguarda gli shooting fotografici, è iniziato tutto per caso. Un amico, che ha un negozio di abbigliamento sportivo a Desenzano, mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto posare con i suoi vestiti e bikini sportivi in un noto locale sul lago di Garda. Accettai la proposta e lì conobbi un fotografo che nel corso degli anni sarebbe poi diventato un caro amico. Eppure fra te e l’obiettivo esisteva un certo feeling… Ho sempre amato viaggiare. La fotografia è sempre stata presente nei miei viaggi: fotografare ogni luogo, ogni dettaglio per renderlo indelebile nella 40


L’INTERVISTA mia mente. Anche a distanza di anni è incredibile come le fotografie riescano a riportarmi indietro nel tempo facendomi visualizzare quei posti, quei profumi, tutte quelle persone che ne hanno fatto parte. La fotografia quindi è motivo di gioia ed è fondamentale ed al centro di ogni viaggio. Il rapporto con la fotografia è in parte anche una riscoperta della tua felicità. Gli ultimi anni sono stati destabilizzanti, ho perso mio padre e ho bisogno di staccare dalla quotidianità per riprendere le forze e ritrovare il giusto sorriso che mi contraddistingue. Per me posare è soprattutto divertimento e svago e questo lo devo anche a chi mi ha proposto altri shooting e indirettamente mi fece entrare in questo mondo. Infatti, una volta pubblicate le foto sui social, le stesse furono viste da altri fotografi che mi contattarono per altri servizi fotografici. Cosa ti permette di fare la fotografia? Posare fa esternare la femminilità di una donna, puoi coglierne il lato sexy, il lato ironico e malizioso, il lato divertente e quello più romantico con gli abiti da sera. Eppure, Cristina Bonetti non è solo immagine e apparenza. Proprio così! Quello che le persone dovrebbero ricordarsi è che ciò che si decide di pubblicare

sui social è solo un lato, quello più vanitoso ed esibizionista che si sceglie di mostrare agli altri, nulla di più. Inoltre, la fotografia ha aperto nuovi mondi. Grazie anche ad un’amica che possiede un noto negozio di vestiti in centro città è ancora più divertente passare serate a sfilare con i suoi bellissimi abiti o posare con essi per essere fotografate; una bella occasione per unire l’amicizia allo svago ed al suo lavoro. Come ti piace essere nel tuo quotidiano? Mi piace vestire in maniera molto semplice, idem anche quando viaggio; al lavoro adoravo i completi in giacca e pantaloni, mentre la sera adoro sentirmi bella e valorizzare al massimo il mio fisico. Insomma, hai intenzione di proseguire in questa tua avventura sotto i riflettori… Le fotografie per me sono ricordi indelebili che mi riempiono il cuore di orgoglio, soprattutto quando guardo le migliori: quelle fatte senza lustrini o luci perfette in famiglia. Sul mio profilo posto solo l’1% di chi sono veramente. Il resto va scoperto di persona… CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/cris_bonetti_/ 41


ED È POESIA

“INVANO” Invano mi sono inventata sogni, fiabe nuvolose, e camminate senza via. Piombee, più vere dal dolore stanche illusioni sparsi dallo zaino della vita spine nel tallone del destino a in lontananza, danza di mille colori iridiscenti torri, castelli in aria. Darina Naumova

ED È POESIA

“PASQUA DI RESURREZIONE” E dopo tanto peregrinare e tanto predicare, sei entrato a Gerusalemme con marcia trionfale. Ma chi tanto Ti ha applaudito, su una nuda Croce Ti ha messo a penzolare. Non un dito hai mosso, li hai lasciati fare; aspettando che le loro macchiate coscienze cominciassero a pensare. Ed ecco, il tuo Spirito aleggiare, sta a noi aprire il cuore, accoglierlo, farlo entrare, ma dobbiamo liberarci dal sudiciume, evitare di peccare, altrimenti, dentro noi come può stare ?? Giordano 42

ED È POESIA

“PICCOLE DONNE”

Le mie piccole donne, sono andate via, senza chiudere la porta, le rivedrò forse un giorno, come adesso, in una lacrima che scende dal viso. Quanto tempo è passato, non è solo un ricordo, ma l’amor perduto volato via nel vento, a lasciar la malinconia nell’anima, e la solitudine di un tempo avvolto dall’infinito BMG

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Relax

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Quiz 1) In un sol colpo uccise un quarto dell’umanità? Chi era? 2) ll Tartufo è un fungo? 3) Di quale opera musicale è un personaggio Compare Alfio? 4) Di quale opera è protagonista il conte di Almaviva? 5) In quale città si trova il Teatro « La Fenice »? 6) In quale città si trova il teatro Covent Garden? 7) Quale parte del corpo è colpita dall’otite? 8) Ha più costole l’uomo o la donna? 9) Qual é il titolo del capolavoro di Cervantes? 10) Chi era il padre di Apollo?

RISPOSTE ESATTE DA 1 A 3 SCARSO DA 4 A 6 MEDIO DA 7 A 9 BUONO 10 OTTIMO

1) CAINO. (Infatti secondo la Bibbia al mondo allora erano solo in 4: Adamo ¬Eva Caino e Abele). 2) Sl. 3) Cavalleria Rusticana. 4) Barbiere di Siviglia. 5) Venezia. 6) Londra. 7) Orecchio. 8) Uguali. 9) Don Chisciotte. 10) Giove.

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BEST FRIENDS FOREVER

L’APPRENDIMENTO DEL CANE Il cane è un animale sociale che, al contrario di quanto molti asseriscono, non vive in un branco gerarchicamente organizzato. Studi sui cani randagi, in particolare quelli dell’équipe del dottor Bonanni, dimostrerebbero che il concetto di gerarchia lineare nel cane è alquanto inverosimile; semmai esisterebbe un comportamento di competenze condivise fra molti e non sempre. In realtà, vista la storia evolutiva del cane, il cane non è più un lupo e quindi non lo si può definire esattamente come animale da branco, ma nella famiglia umana lui vede un “gruppo sociale” paragonabile (a grandi linee) al branco naturale. Nel cane solitamente è la madre che si occupa in toto delle cure parentali, dopodiché la guida del “branco misto” passa all’uomo, con il quale il cane instaura un rapporto di collaborazione sociale. Secondo alcune scuole (dette “gentiliste”) al cane non va chiesta ubbidienza, semmai lo si invoglia a cooperare così come alle origini fu la relazione cane/umano. Secondo altre (dette “tradizionali” o “naturali”), fermo restando l’impegno di evitare al cane qualunque sofferenza, l’obbedienza non è affatto un concetto superato: anzi, è l’unico concetto che il cane, come anima-

le sociale e gerarchico, può far suo, sentendo il vero e proprio bisogno di una guida che lo accompagni nella sua crescita e nella sua acquisizione di un ruolo e di competenze specifiche all’interno del gruppo. L’obiettivo è quello di costruire un rapporto di fiducia corretto e bilanciato. Accanto al concetto di “addestramento” assume grande importanza quello di “educazione” del cane, in cui viene coinvolta la psiche per raggiungere una condizione di equilibrio che gli permetta di vivere senza traumi o stress. Il cane è, fra gli animali domestici, forse il più proficuo nell’apprendimento ed è capace di imparare ad eseguire un gran numero di esercizi. Lo scienziato Stanley Coren afferma che la loro intelligenza è profondamente più sviluppata di quanto le persone pensino. Per intelligenza li paragona infatti a bambini di due o tre anni: essi infatti, come avviene per i cuccioli d’uomo, hanno basilari capacità aritmetiche (quelli particolarmente intelligenti sono capaci di contare fino a cinque) e sono in grado di apprendere oltre 165 parole (il numero varia sensibilmente, fino ad arrivare a 250 parole nei cani più intelligenti e a un migliaio di parole in casi eccezionali. Fonte: Wikipedia

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MISS NEW ENTRY 2022

ANGELICA BERTOLINO


MISS NEW ENTRY 2022

MISS NEW ENTRY 2022 VINCE ANGELICA BERTOLINO Abbiamo incontrato Angelica Bertolino, 34 anni, nata nella splendida Venezia. Angelica, cosa fai nella vita? Nella vita faccio la commerciante; ho un negozio di abbigliamento in provincia di Venezia e vendiamo accessori e abbigliamento handmade; vestiamo anche le ragazze curvy. Cosa ti caratterizza particolarmente? La solarità e la grinta, sono una persona che affronta tutto con il sorriso anche nelle difficoltà. Sono una persona sensibile e delicata come il cristallo ma sempre felice. Al di là del tuo lavoro, quali sono le passioni della tua vita? Sono un’appassionata di libri nonché collezionista, amo molto scrivere e scrivo ancora il diario come da adolescente, poi mi appassiona la fotografia soprattutto quando sono io il soggetto. Che obiettivi vuoi raggiungere? Essere la versione migliore di me e imparare ad apprezzarmi senza giudicarmi troppo. Come ti piace vestire? Ho uno stile tutto mio decisamente eccentrico che esprime la mia personalità. Che rapporto hai con i social? Con i social ho un rapporto di amore e odio però attraverso le foto do la massima espressione di me stessa. Un tuo pregio e un tuo difetto... Pregio, la generosità e difetto... sono permalosa 3 aggettivi per definirti? Dolce, emotiva, estroversa. Il tuo punto debole? La sensibilità. Cosa cambieresti del tuo corpo? Del mio corpo non cambierei nulla. Ho imparato ad apprezzarmi così come sono. Le 3 cose che guardi in un uomo

Fisicamente? Mani, sorriso, capelli; però l’aspetto fisico per me conta fino a lì. Una persona per conquistarmi deve farmi partire la testa. Sei mai stato/a innamorato/a? Ogni due giorni? No dai, mi sono innamorata veramente una volta... Un sogno ricorrente? Fare la fotomodella e un mese di vacanza in un atollo alle Maldive Hai piercing o tatuaggi? Ho 5 tatuaggi di cui uno con un significato molto particolare e non ho intenzione di fermarmi: altri due sono già in cantiere, inoltre ho un brillantino sul dente. Ultimo libro letto? “Una lunga scala verso il cielo” e ora sto iniziando il libricino della felicità. Film e cantante preferito? Film pari merito tra Dirty Dancing e Pretty Woman. Cantante preferito? Cesare Cremonini. Dove vorresti vivere? Ai Caraibi. Se fosse in tuo potere di risolvere un grande problema, uno e uno solo che affligge l’umanità, su cosa cadrebbe la tua scelta? Smetterei di far produrre le armi…. La pace nel mondo si può raggiungere fermando ciò che alimenta la guerra. Cosa ti infastidisce più al mondo? L’ipocrisia... non tollero le persone che si atteggiano in virtù inesistenti o che dissimula le proprie qualità negative. Poseresti mai nuda/o per una rivista? Semi nuda ho già posato e non è un problema, ritengo il nudo arte, e ovviamente sì, poserei per una rivista. Convivenza o matrimonio? Convivenza e matrimonio, la prima come test di prova; credo che comunque l’amore non abbia 47


MISS NEW ENTRY 2022 bisogno di contratti ma io sono troppo romantica per non sognare l’abito bianco. Ti piacciono gli animali? Amo pazzamente gli animali. A casa ho Teddy, un cagnolino nero monello di taglia piccola. Che squadra di calcio tifi? Tifo solo la nazionale. Credi alla magia e al paranormale? Credo tantissimo nell’esoterismo e nella sacralità femminile. Da 1 a 10 quanto contano per te: -Soldi -Amici -Essere alla moda I soldi contano 10, per me i soldi sono amore. Sono nata in occidente dove il materiale è fondamentale e quindi anche attraverso i soldi esprimo amore. Amicizia 10: per me condividere è fondamentale. Essere alla moda 8, lavoro con la moda ma non seguo le mode per esprimermi.

Che immagine vuoi dare di te stessa? Quella di una ragazza semplice nonostante la particolare corazza. Dove ti vedi fra 10 anni? Tra 10 anni mi vedo mamma, la maternità è il mio sogno più grande.

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FASHION AND STYLE BY ROMINA SIRANI Questo articolo è dedicato all’uomo!! Ecco le tendenze per la vostra primavera/estate 2022: -Il total look ossia abbinare capi anche basic ed accessori, compreso calzini, scarpe, borse tutti dello stesso colore, i pezzi si sovrappongono tono su tono. -Il completo rimane il pezzo forte dell’uomo, con proporzioni ammorbidite e spalle alleggerite, li troviamo nei classici colori grigi, bianche e neri ma la novità riguarda l’introduzione delle tonalità confetto come il rosa, celeste, malva, giallo a quelli più vistosi come il rosso, verde e turchese. -La giacca accorcia le maniche quindi troviamo i modelli classici con le manche corte al gomito oppure senza, diventando una versione ibrida tra giacca e camicia. -L’abbigliamento diventa sempre più leggero e pratico, dalle linee comode e funzionali prendendo spunto dagli abiti da lavoro quindi introducen-

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do tasconi, gilet multi-tasche, salopette e tute. -I capispalla si ispirano alla libertà ed agli outfit da arrampicata ed avventurieri, gilet da caccia, sahariane abbinate a pantaloni con tasche, utilizzando tessuti ultraleggeri, nylon tecnico. -Ritornano le bermuda/pantaloncini, leggeri, grandi e pratici con tasche, che spesso sostituiscono i pantaloni del completo. -Per i colori si utilizza la tecnica tie and dye, sono sfumati, stinti e scoloriti dal sole con ombreggiature e riflessi che si dilatano sul capo, da utilizzare per pantaloni, t-shirt, camicie, giacche e maglieria. -Per un look casual e leggero troviamo i pullover e canotte dalla linea attillata e rigorosamente traforati e in tessuto tecnico per un effetto più sportivo. -Anche per l’uomo la voglia di colore esplode con glitter, lurex e colori sgargianti, quindi via libera al tessuto di raso ed ai lussuosi broccati. Cari amici non vi resta che sbizzarrirvi nella ricerca del vostro look perfetto per la nuova stagione! Romina Sirani


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PENSIERI E PAROLE

IL LAGO DI SERA

Passeggiare sul lungolago di sera, soprattutto durante giorni feriali e in zone dell’alto Garda, in questo periodo autunnale, riserva un’atmosfera decisamente diversa e affascinante: la temperatura, seppur fresca, è migliore di quella estiva, perché camminando ci si scalda senza sudare; pochissime le persone in giro; il lago sonnecchia. Proprio il silenzio è il compagno ideale, in sottofondo a chiacchiere scambiate in tranquillità, passo dopo passo. Nel buio, l’acqua a riva ondeggia frusciando lievemente, assumendo riflessi scuri, ma non cupi. Qualche anatra ancora gironzola, mentre una famiglia di cigni se ne sta a riposo poco distante; in lontananza si intravede la cima del Baldo già imbiancata dalla prima nevicata. Il sottofondo del lago ha un effetto rilassante, le luci dei centri abitati in lontananza danno un tocco di colore, ma si apprezza anche la

piacevolezza di questa calma e la luce soffusa dei lampioni sulla passeggiata. In ottobre i turisti se ne sono ormai andati, tranne pochissimi ancora presenti nei campeggi o negli alberghi, mentre i residenti se ne stanno per la maggior parte nel tepore della propria casa. Bello vivere il lago quando c’è movimento, musica e voci in spiaggia, nei locali, ma altrettanto piacevole, se non di più, quando la strada è deserta di auto, i locali con all’interno solo pochissimi clienti, i negozi chiusi con le vetrine illuminate da poter ammirare, quella brezza frizzante sempre presente. Per chi sa cogliere la bellezza della natura, che sicuramente si esprime meglio senza troppa invadenza umana, è davvero un momento di pace, di pensieri che vagano liberi socchiudendo gli occhi, lasciandosi cullare da mormorìi delicati. Ornella Olfi

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ED È POESIA

“SERA” Sera avanza zittisce sogni, parole, moniti. Passi rallentano trovano quiete, sosta, rintocco. Gesta minute, disegnano opali sopra pareti trasversali. Fugaci passioni, vestite di novo, ardiscono d’essere prendono parola, attendono risposta. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

ED È POESIA

“MAMMA” Dolce sorriso che più non vedo, forte abbraccio che più non mi avvolge, piccolo rimprovero che più non sento. Forte invisibile unione che ci appartiene, non basta il distacco per rendere vivo, l’innato sentimento che ci unisce. Giuzzi Daniela

ED È POESIA

“Per essere ancora felici” Costruire un castello sulla battigia... con le mani sporche di sabbia e il cuore pieno di gioia! Noi adulti, volti a “demolire”, con le mani pulite e le voglie indurite; rinunciatari, per paura, della nostra vera essenza... noi, dovremmo rubare ancora, al tempo impietoso, briciole coraggiose dal nostro passato. Per tornare bambini. Per essere ancora felici. Pinella Gambino

ED È POESIA

“VIVE IN ME” Pensiero etereo, frammenti di vita scolpiti nel cuore come desiderio assoluto, nel silenzio la mente porta lo spirito a te, mio prode cavaliere, quando nell’anima brucia l’inferno e tu possiedi la chiave di quelle pagine scritte, i segreti risvegliano l’essere che perennemente vive in me. Scalvini Roberta

ED È POESIA

“PIOGGIA” Scende insistente una fitta pioggia batte sulle grondaie sui tetti di lamiera, precisa viva come un messaggio limpido, chiaro metallico attraversa la mia mente depositandosi infine calma e domata in fondo ai miei pensieri mescolandosi e sciogliendosi in essi. Enrico Savoldi

ED È POESIA

“UN NUOVO GIORNO” Il sole penetra la notte e nasce il giorno. Invitati al Battesimo sono: i buoni propositi, la gentilezza, il rispetto altrui.

Giordano 55


PROFUMO DI LIBRI

NON VINCONO SOLO I SUPEREROI Autore: Leonardo Omezzolli - Illustrazioni di: Katia Dell’Eva “Non vincono solo i supereroi” è un libro frutto del lavoro congiunto di due giornalisti, Leonardo Omezzolli e Katia Dell’Eva, e di un’illustratrice professionista, Nadia Groff, che nasce in piena pandemia quando uomini, donne, bambine e bambini sono stati costretti all’isolamento forzato, senza la possibilità di incontrarsi, senza poter lavorare, studiare e giocare. La tecnologia ha aiutato a ridurre le nuove distanze, ma a rimanere tra le quattro mura di casa, senza amici, senza occupazioni e, a volte, lontani anche dai propri affetti più cari ha lasciato in ognuno delle piccole grandi ferite. Questo libro vuole, con lo sguardo dei bambini stessi, aprire gli occhi sugli effetti che le restrizioni hanno avuto sui più piccoli. È un libro che sonda l’animo, dando una chiave di lettura positiva, un suggerimento per una ripartenza. Alberto è un bambino di 10 anni che vive con la mamma in un appartamento di un grande condominio. Da molto tempo non esce di casa. Nessuno, del resto, può uscire: ci sono le restrizioni e, fuori, il mondo è colpito da un nuovo strano virus. Niente più amici, niente più scuola, niente più corse al parco, niente più giochi. Da troppo tempo non riesce neppure ad abbracciare suo papà, impegnato in prima linea a contrastare questo brutto male. Alberto non si era mai accorto di quanto la vita di prima fosse speciale. Di quanto quel “prima” stia diventando un ricordo. In un clima di solitudine accentuato dall’isolamento, dalla comunicazione verso l’esterno che avviene solo attraverso gli smartphone o i pc e con solo la fantasia a fargli da maestro, Al56

berto prova a dare risposte alle tante domande che vive nel suo giovane animo e soluzioni alle sue tante paure. Un giorno però, guardando fuori dalla finestra, vede qualcosa di anomalo, qualcosa che riaccende in lui la speranza di un ritorno al passato. Da questa scintilla casuale, i mostri generati dai timori di Alberto vengono a poco a poco sconfitti, anche grazie all’aiuto di una generazione di sognatori: i nonni. Per info, ordini, esigenze particolari, reclami o resi contattaci a davinci@artifices.it oppure +39 0457114134 / +39 345 7151809 Editore: Edizioni03 http://www.edizioni03.com/


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L’INTERVISTA

GIADA PERNECHELE LA FOTOGRAFIA PER SFIDARE GLI STEREOTIPI

Una storia di rivincita e riscatto, per dimostrare che si è belle e affascinanti anche oltre gli stereotipi. Giada Pernechele ha 36 anni, vive a Castelfranco Veneto e da anni è una venditrice e consulente tecnica di prodotti ad energia rinnovabile e sistemi di allarmi. All’aspetto professionale, se ne aggiunge uno artistico: “Sono anche fotomodella curvy” racconta con un pizzico di orgoglio. Eppure, per arrivare qui, la strada è stata lunga. Un lungo cammino formativo che a breve la porterà ad essere un Operatore socio sanitario (oss), mamma di due figlie, una vita che incastra i tanti impegni nei quali è coinvol-

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ta. Ma, come detto, di recente c’è una passione decisamente nuova che la sta riempiendo di gioia: la fotografia. Perché ti sei tuffata in questo mondo? È iniziato per gioco, nel corso degli anni è divenuta una splendida passione che mi ha fatto crescere come persona e mi ha permesso di vivere esperienze che altrimenti mai avrei sperimentato. Ero una donna che faticava ad accettarsi e mi ricordo il male che questo mi faceva provare… Quando ho iniziato ad intraprendere questo percorso ho iniziato a vedere dei feedback molto positivi e li mi sono detta: perchè non dimostrare che il bello non sta solo su una taglia 38? Ed è così che la tua carriera ha preso forma… Ho iniziato a posare quando avevo appena 20 anni, lo feci per gioco. Ero in un locale e il fotografo mi vide e iniziammo una collaborazione fotografica. Poi sono arrivati problemi di salute, e poi ancora il Covid… e la fotografia è diventata il mezzo per mostrare la Giada in


L’INTERVISTA abiti quotidiani alle prese con shooting, pulizie, faccende domestiche, aperitivi, amici. Insomma i followers hanno iniziato a conoscere e apprezzare una Giada a 360 gradi. Cos’è per te la fotografia? La fotografia sta diventando il mio secondo amore, dopo la famiglia! E questo perchè grazie ad un amico e fotografo di Treviso, Michele Emmedi, riesco a comunicare attraverso uno scatto. Michele mi ha dato e mi sta dando sempre di più la voglia di lottare con il sorriso contro gli attuali standard di bellezza. Questa mia mission spero che prima o poi possa essere anche di aiuto a donne e adolescenti. Questa esperienza ti ha portata a vivere anche collaborazioni nuove. Ho uno splendido rapporto di amicizia con due influencer veneti, Andreas Ronco del Veneto Imbruttito e Cristian dei Radiosboro, amicizia nata in un periodo difficile della mia vita. Appena mi

sono rimessa in piedi ho iniziato a fare da modella e da comparsa per i loro video musicali. Avevo deciso di non perdere quel treno perchè avevo bisogno di tornare a vivere. Di te si è accorto anche il mondo dello spettacolo… Ultimamente ricevo molte richieste fra Roma e Milano per ruoli in video e film, attendiamo ancora qualche mese per vedere cosa potrà concretizzarsi! Riuscire ad arrivare in tv penso sia un sogno per moltissime ragazze, mi piacerebbe fare l’opinionista di qualche reality e sicuramente ci sarebbe parecchio da ridere! Ma, detto questo, il mio primo sogno primo è quello di fare da modella per spot televisivi di profumi perchè fin da piccola le pubblicità dei profumi mi affascinavano. Che rapporto hai con i social? È come se fossero il mio diario personale, ma 59


L’INTERVISTA non confondiamolo con il diario segreto… Sono un canale che uso per farmi conoscere, raccontarmi, raccontare, scambiare idee e creare ‘dibattiti’ per capire come pensano le persone o come vedono determinati argomenti o situazioni. Quest’ultima cosa, la faccio per cercare di capire come vedere tutti i punti di vista di una determinata situazione senza focalizzarmi solo sul mio o solo sul pensiero della massa. Chi vede i tuoi account social, che idea di te deve farsi? Voglio far capire che accettarsi è fondamentale per la propria felicità. Oggi le adolescenti sono bombardate da idoli taglia 38 e sono convinte che il bello sia quello fino a farne una malattia,

invece no! Io parto dal presupposto che la donna è bella di suo senza assomigliare a nessuna ed io con i miei scatti e le mie imperfezioni cerchiamo di comunicare questo. Che donna sei nel quotidiano? Sono una persona stravagante, alterno l’abbigliamento tra elegante e sportivo con qualche accessorio che dia contrasto. Una caratteristica che si nota di me, ovviamente dopo il capello rasato, è la sicurezza che emano e la simpatia. La cosa che non manca mai è il sorriso, la battuta e lo spritz fra le mani! CONTATTI SOCIAL @giada_p_official

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PERSONAGGI

MARTHA MEDEIROS: “LENTAMENTE MUORE” Lentamente muore (A Morte Devagar) è una poesia della scrittrice brasiliana Martha Medeiros, pubblicata per la prima volta nel 2000 sul quotidiano Zero Hora di Porto Alegre, in Brasile, ed è spesso erroneamente attribuita al poeta cileno Pablo Neruda. Con tale falsa attribuzione, circolata per anni nel web, fu letta anche al Senato italiano da Clemente Mastella, in occasione del voto di fiducia che portò alla caduta del secondo governo Prodi (24 gennaio 2008). Biografia Figlia di José Bernardo Barreto de Medeiros e Isabella Matos de Medeiros, è giornalista per il giornale Zero Hora di Porto Alegre e per O Globo di Rio de Janeiro. Si è laureata nel 1982 presso la Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul (PUCRS) a Porto Alegre. Dopo aver lavorato in campo pubblicitario, si è trasferita per nove mesi in Cile e lì ha cominciato a scrivere poesie. Tornata a Porto Alegre, ha iniziato a scrivere come giornalista proseguendo anche la sua carriera letteraria. Un testo tratto da una sua poesia del 2000 dal titolo “A Morte Devagar” (letteralmente: “una morte lenta”, tradotta in italiano col titolo Lentamente muore) è stato per lungo tempo erroneamente attribuito dai più (principalmente sul web) a Pablo Neruda. Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parlaa chi non conosce. Lentamente muore chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore

davanti all’errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. Martha Medeiros 61





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