New Entry Magazine - Edizione di Brescia del 07 Agosto 2021

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Anno 27 - N°10 del 07/08/2021 - www.newentrymagazine.it - redazione@newentrymagazine.it - Per la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti

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Cultura - Territorio - Sport - Gusto a Tavola - Itinerari - Riflessioni - Racconti - Poesie - Interviste

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NEW ENTRY MAGAZINE il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.

Anno 27 - N°10 del 07/08/2021

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I NOSTRI CONTATTI

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Editoriale

GLI ESSERI INUTILI

Tanti gli esseri inutili che vivono il nostro mondo e fanno parte tutti della stessa categoria: quella umana. Violenza, egoismo, cattiveria, crudeltà sono all’ordine del giorno e in questi ultimi mesi, (ce n’eravamo forse anche dimenticati) c’è spazio anche per quei delinquenti di piromani, esseri spregevoli senza anima e cuore. Sono pienamente d’accordo con Musumeci, presidente della Regione Sicilia quando afferma ad Adnkronos: “Il carcere per certa gente, è previsto, purtroppo da sei mesi ad un anno. Dipendesse da me sarebbe a vita. E non butterei nemmeno le chiavi, le terrei perchè le celle ogni tanto vanno pulite”. Dichiarazioni forti ma sacrosante di fronte a tanta malvagità perchè le conseguenze di un incendio sono terribili: persone e animali arsi vivi senza via di fuga.L’appello è di denunciare chiunque crea queste tragedie per assicurare alla giustizia questi veri e propri criminali. In Sardegna due ragazzi di 18 e 19 anni andavano in giro in mountain bike senza una meta precisa ad innescare incendi lanciando una certa quantità di fiammiferi già accesi. Il Corpo Forestale li ha intercettati e arrestati (e fine qui ok) dopo di che il giudice ne ha convalidato gli arresti domiciliari in attesa del processo. (e quin non mi sta bene). Ma quali arresti domiciliari? Ma quale processo? Li manderei subito in carcere a vita oppure in prima linea a spegnere gli incendi che hanno causato... e non venitemi a dire che sono le solite ragazzate.... alcuni arrivano a dare fuoco ai gatti che scappando, incendiano i boschi. Prima di esprimere il vostro pensiero in merito alla questione vi consiglio di osservare bene queste foto. Gianluca Boffetti


Riflessioni

VIVERE CON IL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO Sono Sabrina e ho 38 anni, abito a Curno. Vorrei brevemente raccontare la mia storia: Ho perso mio padre l’anno scorso. Per anni ha combattuto contro la depressione, riuscendo però ad un certo punto della sua vita a trovare il farmaco adatto. Quando era in vita ha fatto di tutto per cercare il miglior psicoterapeuta ma non per lui, come potete immaginare, ma X ME senza riuscirci purtroppo. Infatti da diversi anni soffro di ossessioni in particolare per la pulizia personale (mi lavo 5 o 10 volte al dì), controllo le maniglie dell’auto. VI SCRIVO PER AVVERTIRVI DI NON SOTTOVALUTARE ASSOLUTAMENTE i problemi di tipo psichico… ATTENZIONE: non esistono solo malesseri fisici, anzi quelli psichici sono di gran lunga i più

terribili da combattere perchè non esiste un farmaco per “far passare il male”. Molti purtroppo non lo considerano sufficientemente “degno di attenzione” ma chi soffre di paure, di ansie… deve trovare la forza di uscirne, prima che sia troppo tardi. In cuor mio ho la speranza di uscirne, era il regalo più grande che mio padre Luigi, morto di covid, avrebbe voluto ricevere. Voglio deluderlo? NO. CE LA FARO’ Sabrina

Zaccaria Maurizio

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ASSOCIAZIONE ALCOLISTI ANONIMI

CHI SONO, DOVE VADO, DOVE SONO

“Voi state chiedendo come facciamo tutti”. “Chi sono?...Dove vado?“ Il processo dell’illuminazione è di solito lento. Ma, alla fine, la nostra ricerca porta sempre ad una scoperta. Questi grandi misteri vengono, alla fine in semplicità perfetta. La volontà di crescere è l’essenza dello sviluppo spirituale”. Tratto da “Come la vede Bill”. Letteratura di Alcolisti Anonimi. Già... ma chi sono io? Dove vado? E dove sono? Innanzitutto sono Elena e sono un Alcolista. Una definizione altrettanto difficile. A chi piace sapere di essere un alcolista? A chi piace ricordare i momenti penosi, i sensi di colpa, le brutte figure? A nessuno. Perché la parola Alcolista suona davvero brutto. Come se io non contavo nulla... era doloroso. Sentivo vergogna e scoraggiamento. Ma oggi, 28 giugno del 2021 festeggio felicemente 11 anni di sobrietà. Oggi non mi vergogno di essere un’alcolista. So che non sono guarita e devo stare alla larga dal alcol. Ecco perché sono un alcolista. Perché se solo tocco un goccio di alcol non mi fermerei più e la mia vita sarebbe finita. Non è male finalmente arrivare a capire a 36 anni chi sono. Questo programma di Alcolisti

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Anonimi che condividiamo nel gruppo è davvero la risposta a chi sono, dove vado, e dove sono. Sono in sobrietà, felicemente mamma e moglie, sono una parte di questa società dove finalmente posso dire la mia opinione senza paura e senza vergogna. Sono la parte più bella che ha imparato a sviluppare con il tempo, dove guardando dentro di me trovai tante belle cose. Con il tempo ho visto che non sono un mostro. Ogni giorno capire me stessa è un impegno costante e altrettanto gratificante. Perché in realtà bevevo perché semplicemente non sapevo vivere. Non conoscevo le emozioni, non sapevo distinguere nulla. Era molto frustrante vivere così e dover bere per soffocare tutto. E soprattutto era frustrante morire dentro ogni giorno. Per arrivare a vivere in maniera semplice ho avuto bisogno di aiuto. Restare sobria non mi basta perché avevo bisogno di risposte. Faticoso? Niente affatto. Ieri sera con amici del gruppo, mangiavamo insieme il gelato. Eravamo in un cerchio. Tutti sobri. E con un accenno al passato qualcuno sorridendo disse ”vi ricordate che una volta bevevamo? Oggi invece mangiamo il gelato”. E dopo quel gelato e quelle chiacchiere e risate ognuno è tornato a casa sereno senza provare il secondo giorno i postumi di una sbronza. È vero che tutto è abbastanza difficile soprattutto in questi periodi con la pandemia ma in gruppo possiamo condividere e aiutarci ad affrontare un altro giorno senza alcol. E per il mio compleanno di sobrietà lo desidero condividere con gli amici di questa meravigliosa associazione che è nata nel 1935 ed è presente in più di 160 paesi nel mondo. Sono davvero una donna fortunata. Serene 24 ore Elena

Numeri utili Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it


GUSTO A TAVOLA

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maggio grattugiati. Passare nella panatura le fette di zucchine e dopo aver scaldato l’olio in una padella passarle per la friggitura (solo le zucchine). Oliare delle pirofile monodose e spolverizzare con pane grattugiato. Porre sulla base fette di zucchine, qualche cucchiaio di passata di pomodoro, proseguire poi con la fontina a fette. Sopra la fontina adagiare le fette di patate cospargendole poi con il pesto, di nuovo fontina e ultimare con altre fettina di zucchine e la panatura avanzata. Infornare per circa 15 minuti a 180°. Dal blog: www.cucinarecreare.it A presto, Anna

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Dedica a...

31 Agosto 2021, auguri papà!

Ciao papà, mi fa un certo effetto sapere che ti accingi a compiere i tuoi primi 70 anni di età. Mi sembra ieri quando giovane, con i tuoi capelli neri corvini, e i tuoi occhi dolci, mi prendevi in braccio e mi facevi roteare in aria. Mi facevi saltare, ma io non avevo paura perché sapevo che poi mi avresti ripreso tra le tue braccia. E poi le nostre piccole gite fuori porta al parco, con le corse in bicicletta che finivano poi, inevitabilmente, con qualche mia caduta, perché, diciamocelo, sono sempre stata una frana sulle due ruote! Ci siamo divertiti tanto io e te: rammento le nostre sfide a ping pong e qualche partita a carte, sebbene tu non le amassi molto. E che dire delle sfide in spiaggia insieme ai nostri amici a bocce e a biglie? Una volta cresciuta ho condiviso con te l'amore per lo sport, e in particolare per il calcio: che bello andare insieme allo stadio a vedere la nostra amata Juventus! E che emozione poi conoscere di persona i nostri idoli! Serbo ancora nel cuore il mio incontro, durato pochi minuti, con Zinedine Zidane, il calciatore che più stimavo da ragazzina. Quella volta sei stato tu a farmi quel regalo, ma poi, grazie al mio lavoro, sono stata io a farti conoscere molti tuoi miti. Mi hai sempre accompagnata a concerti ed eventi, anche quando ormai ero adulta, per starmi accanto e sostenermi. I nostri viaggi in treno e le nostre condivisioni. La nostra vacanza a Roma, bellissima, l'ultima che abbiamo fatto insieme, da veri turisti.

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E anche oggi, sebbene non abitiamo più sotto lo stesso tetto e a distanza di svariati chilometri, io non dimentico tutti i momenti trascorsi con te. È vero, ho ricordato in questa situazione solo quelli felici, ma è doveroso sottolineare che tu ci sei sempre stato, soprattutto in quelli più dolorosi per me. Non ti sei mai tirato indietro e, nonostante fossi stanco morto e tornato a casa tardi dal lavoro, non hai mai smesso di fare il genitore. Mi hai insegnato che la determinazione e la preparazione, se coadiuvate dall'onestà e da un gran cuore, possono portarti davvero lontano. Mi hai insegnato a lottare per quello in cui credo e a non arrendermi innanzi a tutti i numerosi ostacoli che ho trovato nel corso della mia esistenza. Mi hai trasmesso la passione e il rispetto per il lavoro, qualunque esso sia, e l'amore incondizionato verso la vita e la famiglia. Papà, tu mi hai insegnato a credere, a vivere e ad amare. Sei stato e sarai per sempre il mio punto di riferimento. Il mio piccolo grande uomo. Il mio eroe. Tanti auguri, amore mio! Laura


Riflessioni

GIANLUCA VIALLI: UNA LETTERA CHE RINCUORA Gianluca Vialli a 57 anni sta combattendo la partita più importante della sua vita. Al compimento del suo 55° compleanno ha scritto: “...Fuori dall’ospedale c’è scritto “Humanitas”. Il medico mi dice che devo fermarmi. Cosa devo fermare? La risposta me la dà la risonanza magnetica: Ferma tutto Luca. Hai un tumore al pancreas. Quando me lo dicono, ancora non lo so che è uno dei più gravi. Ma lo capisco da come il dottore soffia parole fuori dalle labbra: “Ci sono buone possibilità”... Buone possibilità di cosa? Quando lo capisco, io che fino a quel punto della mia vita non sapevo niente di malattie, biopsie, pet-scan, di linfonodi e liquidi di contrasto, mi sento perduto... Bisogna muoversi in fretta, ho una settimana prima dell’operazione. Quando mi sveglio dopo l’intervento c’è mia moglie, ho tubi collegati al collo e all’addome. E una lunga cicatrice in mezzo agli addominali. Lei ha gli occhi che bruciano di felicità. “E’ andata bene” dice. “Quanto devo stare qui” le chiedo. “Quindici giorni”. Esco dall’ospedale dopo sei, tra le proteste dei medici che mi invitano comunque a condividere un lungo trattamento con il professor Cunningham, a Londra. Ma prima c’è Natale. Lo passiamo in Inghilterra tutti insieme e guardo queste persone come non lo avevo guardate mai. Il giorno di Santo Stefano lo dico alle bambine. Come? Così come lo sto dicendo a voi. Mentre parlo con loro, e loro piangono, capisco che non è vero che il cancro è il grande nemico da sconfiggere. Non è una lotta per uccidere lui, ma è una sfida per cambiare se stessi... Ho bisogno di dialogare con la paura. La paura vera, quella che ti fa chiudere in bagno e pian-

gere; paura di non riuscire a dire le parole che servono. Ne parlo con Cunningham: “Dottore lei crede che io possa guarire pensando in modo positivo che io guarirò”. Lui, uomo di scienza mi risponde di sì. E’ tutto quello che mi serve. Ci costruisco intorno una nuova routine e mi ci dedico anima e corpo: mi sveglio presto, medito su piccole frasi fondamentali, cerco il silenzio, mi focalizzo sui dettagli piacevoli, faccio esercizio, leggo e scrivo un pensiero positivo ogni giorno... Scrivo su una serie di post-it gialli le frasi che sono nel mio libro. Mentre vi scrivo queste righe ho finito la chemio e i trattamenti radio ma ancora non so come andrà a finire questa partita, lo scoprirò più avanti. Quello che so è che mi sono preparato bene e ho dato il massimo; che la mia squadra non poteva giocare meglio. E che mi hanno passato la palla, come la si passa ad un attaccante. Quindi sono lì davanti, la rete la vedo bene, così come la linea di porta e quella di fondo. So come si fa. Ma ogni volta che calcio per fare gol è sempre come la prima volta: hai bisogno di un bel po’ di coraggio. E anche di un pizzico di fortuna. Fatemi gli auguri di compleanno...” Gianluca Vialli 09


TERRITORIO

DISABILI VACCINATI E PLURITAMPONATI... MA A CHI SERVE? Grazie alla “zona bianca” da settimane sono svanite le limitazioni imposte ai cittadini per contenere la diffusione del Covid-19. Pertanto la maggior parte dei cittadini a cura di Luciano Binosi, ha potuto tornare Presidente dell’Associazione alla quotidianità, “Il Sorriso” di Calvisano alle proprie abitudini con comportamenti molto simili a quelli precedenti lo scoppio della pandemia, ma non per tutti è così. Molte persone con disabilità che frequentano i servizi semi-residenziali o residenziali, ad esempio i Centri diurni o CDD, possono accedervi solo alcuni giorni a settimana o a giorni alterni, sebbene la quasi totalità degli ospiti sia vaccinata e allo stesso modo per chi vive all’interno di servizi residenziali (RSD) le possibilità di ricevere visite e di uscire sono ancora molto limitate. Eppure sin dai decreti del 2000 era chiaro l’intendimento della Giunta Regionale Lombarda che la flessibilità poteva diventare esecutiva per alcuni ospiti, sempre che il responsabile Sanitario Covid-19 se ne assumesse la responsabilità, ciò che per molti di questi è stata evitata in quanto hanno preferito non rischiare. Ecco perché tutti sollecitano al ritorno della normalità tranne i centri residenziali, i quali si avvalgono di decreti che non tengono conto delle varie categorie e delle diversità dei fruitori. Nonostante l’ordinanza del ministero della Salute dell’8 maggio 2021, che riguarda le persone fragili che vivono all’interno dei servizi residenziali (RSD e RSA), abbia stabilito le 10

modalità con cui possono essere effettuate (in sicurezza) le visite all’interno delle strutture e le uscite degli ospiti, purtroppo, tale determinazione non ha sortito effetti positivi sia nei confronti delle persone con disabilità né dei loro stessi familiari. Ci sono ospiti che da anni hanno potuto usufruire dell’affetto famigliare, una condizione interrotta drasticamente dall’arrivo di questa inimmaginabile pandemia e sappiamo tutti quanto ci è costato essere privati della nostra libertà, perciò correlate il vostro disagio a quello che hanno dovuto patire queste persone che non hanno potuto né difendersi e né farsi valere dei loro diritti, mentre tutto il resto della popolazione oggi non è più sottoposta a restrizioni simili. Operatori che hanno dovuto pazientemente insegnare agli ospiti tutte le regole del distanziamento nel saluto, come mettersi la mascherina, lavarsi le mani dopo aver toccato qualsiasi cosa, un insegnamento che ha dato risultati più che soddisfacenti poi vaccinazioni, tamponi a non finire, ma tutto questo cosa gli è servito se ci sono ancora restrizioni per paura che si contagino. Pertanto sollecitiamo l’Assessorato competente della Regione Lombardia di adottare tutte le misure necessarie al fine di garantire a tutte le persone con disabilità di recuperare la propria dignità, la propria autonomia dando istruzioni precise alle varie comunità al fine di annullare queste disparità di trattamento rispetto al resto della popolazione. Queste persone non sono mai state portatrici di contagio, in quanto molti di loro non sono ancora usciti dalla propria residenza, ma l’hanno dovuto in molti casi subirlo e subirne


TERRITORIO

le conseguenze, regredendo e annullando anni di sacrifici da parte di famigliari ed educatori. Dare loro la possibilità di recuperare sia fisicamente, psicologicamente e in affettività, sia il minimo che le Istituzioni Preposte e i Responsabili delle Residenze debbano impegnarsi per trovare soluzioni valide e dimostrare che le persone diversamente abili maggiormente soggetti a discriminazione non siano considerate uno scarto ma persone che appartengono e partecipano alla nostra società. Dice Papa Francesco, è necessario non solo tutelare i diritti dei disabili e delle loro famiglie, ma “rendere più umano il mondo, rimuovendo tutto ciò che impedisce loro una cittadinanza piena, gli ostacoli del pregiudizio, e favorendo l’accessibilità dei luoghi e la qualità della vita, che tenga conto di tutte le dimensioni dell’umano”.

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TERRITORIO

GHEDI (BS): JOSEPH PEREZ ESPARZA (JOE): PITTORE, DISEGNATORE, POETA E SOPRATTUTTO IL SUO GRANDE AMORE PER EGLE, SUA MOGLIE. Quella che vi stiamo per raccontare è vita vera, pura, genuina... a volte dolorosa ma piena di quell’amore di cui ognuno di noi avrebbe bisogno. Anche Joe l’anno scorso è stato colpito dal Covid e ricoverato per più di 5 mesi mentre la moglie Egle, invalida è “ospite” della casa di riposo di Ghedi. A causa delle restrizioni soprattutto per quanto riguarda le casa di riposo, il 78enne Joe ha potuto riabbracciare la sua adorata moglie dopo un anno di allontanamento forzato. Visti gli scompensi che il virus gli ha comportato, è stato accolto anch’esso all’interno della casa di riposo di Ghedi. Inutile descrivere la gioia infinita dell’incontro con Egle che ha veramente commosso tutti. Joe, nonostante l’anno vissuto in modo sofferente sia per il covid ma soprattutto per la distanza che

lo separava dalla moglie, è un arzillo signore ricco di creatività: pittore, disegnatore e poeta e l’ultima delle sue iniziative è a dir poco strabiliante: realizzare le caricature del personale sanitario. Opere che poi regala e rende felici chi le riceve. Insomma, un ospite d’eccezione che regala gioia, sorrisi a chiunque lo incontra. Per lui è un vero e proprio piacere, questa sua arte lo rende impegnato cercando di conservare questa creatività con la speranza di poter continuare a farlo nei giorni a venire. Cìò che desidera più al mondo anche tramite le sue preghiere è trascorrere ancora tanti anni a fianco della sua amatissima Egle che continua ad adorare come il primo giorno dedicandole persino diverse poesie d’amore. Di seguito due suoi componimenti:

ALCUNE CARICATURE 12


“EGLE”

TERRITORIO

L’amore è come un colpo di fulmine, risveglia l’anima. L’amore è un tesoro, tienilo stretto una volta trovato. L’amore è sempre dietro l’angolo, ti prende di sorpresa. L’amore è sempre oltre la collina, si presenta un giorno nuovo. L’amore è un pensiero, una rosa rossa, due parole “ti amo” L’amore è passione, una promessa. L’amore è per sempre, per tutta l’infinità. L’amore sei tu!” Joseph Perez Esperanza detto “Joe”

“TI AMO”

Dedicato a mia moglie Egle “Ti amo per tutto quello che sei e per tutto quello che sono, quando sono con te. Ti amo perché tu lo hai reso possibile che io abbia fiducia in me stesso per il nostro futuro. Ti amo per avermi dimostrato in mille bellissimi modi cosa significa l’amore” Joseph Perez Esperanza detto “Joe”

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RIDIAMOCI SOPRA

Sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita... Pensa che vita di merda! Gli amici sono come i fagioli. Parlano da dietro. La maga a una giovane ragazza: “Lei sposerà presto un uomo meraviglioso, bello, simpatico, intelligente...”. La cliente allora domanda: “E del mio fidanzato che ne faccio?”. Ralph e Mildred decidono di andare alla fiera del paese. Qui vedono alcuni recinti in cui sono esposti i tori da monta. Vicino alla prima gabbia c’è un cartello con scritto: “Questo toro si è accoppiato più di 50 volte lo scorso anno”. Mildred allora si gira verso il marito e dice: “Però, questo si è accoppiato una volta a settimana. Avresti qualcosa da imparare da lui”. Arrivano vicino alla seconda gabbia, dove c’è un altro cartello che dice “Questo toro si è accoppiato 100 volte lo scorso anno”. Di nuovo, girandosi verso il marito, Mildred esclama “Però, questo si è accoppiato quasi 2 volte a settimana. Avresti qualcosa da imparare da lui”. Arrivano quindi vicino al terzo recinto, dove il cartello dice “Questo toro si è accoppiato 350 volte lo scorso anno”. “Accidenti, questo toro si è accoppiato quasi ogni giorno! Avresti molto da imparare da lui.” dice Mildred.

Allora Ralph si gira verso la moglie sorridendo ed esclama: “Ma guarda che non l’ha mica sempre fatto con la stessa vecchia vacca!”. Alla posta: “Signora, perché non fa la coda!?!”. “Perché mi piacciono così, sciolti!”. Cosa disse la mamma a Cappuccetto Rosso prima di mandarla dalla nonna? In bocca al lupo! Dall’ oculista: “Dottore, faccio molta fatica ad andare di corpo!”. “E io che c’entro?”. “Mah, vede, ogni volta che spingo mi lacrimano gli occhi!”. Un condannato a morte la mattina del giorno destinato è condotto nella stanza della sedia elettrica e chiede al secondino che lo accompagna: “Che cosa mi volete fare?”. E il secondino: “Calma, si sieda su questa sedia che adesso la mettiamo... al corrente!”. Due adolescenti sono seduti a sbaciucchiarsi su una panchina. Lei: “Ehi, credo di avere inghiottito il tuo chewing-gum!”. Lui: “No, non ti preoccupare, sono solo un po’ raffreddato...”

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QUESTO È IL MIO NOME di Micky Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.

Gabriella/Gabriele Gabriele e quindi il suo corrispettivo femminile Gabriella derivano dal nome ebraico Gavri’el. Questo è formato dalle parole gebher (o gheber) il cui significato è “uomo” ed El che significa “Dio”. Alla luce di questo, il significato del nome Gabriele e Gabriella può essere interpretato come “uomo di Dio” o “fortezza di Dio, forza di Dio”. Le parole “forza” e “fortezza” sono state prese in considerazione negli studi etimologici per via del fatto che il termine gebher (o gheber) sono una derivazione del più antico gabhar il cui significato è, appunto, “essere forte, fortezza”. Il nome Gabriele è di indubbia tradizione biblica: la sua diffusione è dovuta a Gabriele, uno dei sette arcangeli citati nella Bibbia che informò Zaccaria della nascita di San Giovanni Battista per presentarsi poi a Maria per annunciarle che avrebbe dato alla luce il figlio di Dio, da qui l’appellativo “Messaggero di Dio”. Onomastico Sia al maschile che al femminile vengono festeggiati il 29 settembre in onore dell’arcangelo

Gabriele, patrono di postini, giornalai, corrieri, ambasciatori e delle telecomunicazioni. Caratteristiche del nome Chi porta il nome Gabriele o Gabriella è una persona dotata di carisma e fascino. Desidera essere sempre al top e primeggiare sulle persone che lo circondano, soprattutto in campo lavorativo. È un gran seduttore ma anche un gran chiacchierone e nessuno riesce a rimanere per lungo tempo in collera con lui. Origine: ebraica Parola chiave: carisma Varianti masch.: Gabbriele, Gabriello, Gabbriello Ipocoristici mas.: Gabri, Gabrio, Lele, Gello, Bello Varianti femminili: Gabriela, Gabbriella Varianti femminili alterate: Gabrielina Ipocoristici femminili: Gabria, Lella Numero portafortuna: 9 Colore: Blu - Pietra Simbolo: Zaffiro Metallo: Rame Segno zodiacale corrispondente: Sagittario (Fonte: ilgiardinodegliilluminati.it)

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Riflessioni

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OVUNQUE VADA

Ovunque vada il mio mondo è con me. Son qui sdraiata all’ombra e penso alle persone che amo, con le quali sono in qualche modo in connessione: presenti, lontane nello spazio o nel tempo. Sono tutte qui, mi accompagnano. Le sento, sono tante, sono una ricchezza. Queste presenze riempiono uno spazio interiore che però mi dà leggerezza, non peso. Cammino con uno zaino pieno che non grava sulle spalle e mi dà forza a ogni passo. È una cosa curiosa, questa dei pesi psicologici. Ci sono macigni sostenibili, leggerezze che opprimono, pesi che rafforzano, pesi che schiacciano. Il nostro cervello ha una bilancia personale, non tarata su un campione universale, e per di più variabile nel tempo. È una bilancia che apprende dagli eventi, e si ri-tara di conseguenza. Lascio andare i pensieri, guardo l’orizzonte che ha il potere di quietare l’animo. Sto. sguardiepercorsi

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OROSCOPO del mese di AGOSTO 2021 ARIETE (21/03 - 20/04) Dedicherai più tempo e amorevoli attenzioni al partner, che ricambierà con ardore. Se sei single, invece, conoscerai una persona con la quale scoprirai di avere un feeling speciale. Sarai più affascinante del solito, quindi esci per vedere che cosa il mondo ha in serbo per te.

TORO (21/04-20/05) Per il tuo benessere interiore, corri ai ripari e organizza una toccata e fuga anche da sola durante uno o due weekend: così potrai rilassarti un po’ che ne hai bisogno. Ultimamente sei particolarmente nervoso e questo comporta delle discussioni inutili con amici e partner.

GEMELLI (21/05-21/06) Inizieranno a prendere forma i piani per il futuro con il partner o - se sei single - con un socio. Non sarà facile trovare un compromesso tra i vostri desideri e sorgeranno anche delle incomprensioni. Occhio all’amore vero: non sempre è oro tutto ciò che luccica...

CANCRO (22/06-22/07) Hai tanta voglia di trascorrere i weekend al mare o in montagna? Vai però prima, però, risolvi le questioni finanziarie o familiari che ti tengono occupata dall’inizio del mese, così potrai goderti in pace il meritato relax.

LEONE (23/07-23/08) Se da una parte aumenterà il prestigio professionale, dall’altra, sarai circondata da persone desiderose della tua attenzione. Quindi, anche se faticoso, cerca di trovarti al posto giusto al momento giusto offrendo consigli a chi ti chiede una mano...

VERGINE (24/08-22/09) Passione e divertimento riempiranno ogni minuto delle tue giornate vivendo un episodio romantico indimenticabile e lussuoso. Questo fatto ti aiuterà ad affrontare anche le vicende lavorative che negli ultimi periodi sono decisamente pesanti

BILANCIA (23/09-22/10) Solitamente nei momenti bui cerchi rifugio tra le braccia della tua amica. Questa volta, però, sarà lei ad avere bisogno di confidarsi con te. Ascoltala, regalale buoni consigli e soluzioni efficaci ai suoi problemi. E uscite, divertitevi. Un incontro particolare è alle porte...

SCORPIONE (23/10-22/11) I tuoi nervi saranno messi a dura prova. Sarà fin troppo facile provocare involontariamente un disaccordo con il partner, il capo o un cliente perciò misura bene le parole e prendi decisioni soft. Qualche discussione anche con i parenti per via di questioni lasciate in sospeso da tempo...

SAGITTARIO (23/11-21/12) Dopo esserti dedicata a te stessa, avrai le energie giuste per risolvere qualche diverbio con il partner, un po’ scontroso e irritabile in questo periodo, ma che si addolcirà con il passare dei giorni. Usa le armi della seduzione, diventerà un docile cagnolino...

CAPRICORNO (22/12-20/01) I cambiamenti non ti hanno mai fatto paura, perciò, accogli le novità a braccia aperte, ti porteranno fortuna. Misura bene le parole che userai nelle varie situazioni e il successo sarà assicurato. Naturalmente questo vale anche per gli amici ed il partner...

ACQUARIO (21/01-19/02) Non giungere a decisioni affrettate e rifletti prima di parlare: in questo modo eviterai scambi di aggressività gratuita e riuscirai a cogliere il lato positivo che si nasconde dietro ogni novità, bella o brutta che sia. Cerca di riposare, perchè sei parecchio stressata.

PESCI (20/02-20/03) Preparati a un’esplosione di entusiasmo: a ogni vittoria professionale corrisponderà un’adeguata ricompensa economica. Fai attenzione a non prosciugare però i risparmi. Le tentazioni saranno grandi ma saprai agire in modo ponderato. L’amore? A meraviglia... 17


Riflessioni

UNA STRANA STORIA Tre anni fa (2018),Nè venuta a mancare mia zia Adelina (sorella di mia mamma), aveva 95 anni, gli ultimi 5 passati inferma nel letto, qui aprirei una parentesi sul fatto che la medicina ha di molto allungato la vita, ma se poi gli ultimi anni li devo passare infermo ad aspettare che mi cambino il pannolone, non so fino a che punto ne valga la pena. Aveva una mente ancora lucidissima, gli volevo un bene immenso, d’altronde era di una tale bontà che era impossibile non volergliene. Abitava a Rho, una cittadina del comprensorio milanese, distante 145 km da casa mia, un po’ di anni fa la carissima zia durante una telefonata, mi fece promettere di andare a trovarla almeno una volta all’anno, non poteva sopportare l’idea di andarsene senza rivedere i parenti della Cascina Maestà, dove aveva trascorso momenti di grande felicità. Mantenni fede alla promessa ed una volta all’anno io e la mia famiglia andavamo a farle visita; l’ultima volta che la vedemmo prima della sua dipartita, arrivammo da lei senza preavviso, è impossibile descrivere la gioia che provò nel vederci, sprizzava felicità da ogni poro. Quando la salutammo prima della ripartenza, era comprensibilmente molto emozionata, fece molta fatica a trattenere le lacrime, sembrava sentisse che quello era un’addio, d’altronde a 95 anni... Se ne andò dopo un paio di mesi, ci avvisò della sua scomparsa uno dei suoi quattro figli dicendoci che la mamma si era addormentata per sempre; così io, mia moglie, mia mamma e la zia Giuseppina (sorella di mia mamma), il giorno prima del funerale partimmo alla volta di Rho per dare l’ultimo saluto alla salma. Sembra strano a dirsi, ma i figli di mia zia Adelina, era da una ventina d’anni che non li vedevamo. 18

Quando andavamo a trovare mia zia, ci fermavano prima al cimitero di Rho, dove dimorano i miei nonni materni ed un paio di fratelli di mia mamma, e poi ci recavamo dalla zia Adelina, non avevamo il tempo materiale per far visita ai miei 4 cugini che abitano nella periferia di Milano. Quando arrivammo, abbiamo dato l’ultimo saluto alla cara zia ancora molto bella: nonostante l’età, aveva ancora un viso freschissimo, poi i suoi figli ci hanno fatto accomodare in soggiorno. Essendo vent’anni che non ci vedevamo, di cose da dirci ne avevamo parecchie; è strano che molte volte debba essere la scomparsa di una persona cara a far ritrovare parenti che per i più svariati motivi, non si incontrano da tantissimo tempo. Accanto a me si siede Ernesto, alla mia sinistra sua moglie Antonia (io ero capotavola), l’unica ad aver accompagnato il marito, gli altri 3 cugini erano soli. Antonia esordisce subito dicendo che mio cugino da quando è in pensione, fa cose a dir poco strane. “In che senso?”, domando io... ed allora Ernesto comincia a parlare. “Antonia si riferisce al fatto che io ogni mattina mi reco in un cimitero della zona, solitamente nel milanese, entro con la mia sedia pieghevole e per circa una o due ore ascolto le voci dei morti” “Porcocane, ti romperanno i timpani”. - “Quando racconto questo fatto mi prendono tutti per il culo, invece io ho un dono che ho scoperto un po’ di anni fa: riesco a sentire le voci dei defunti che si lamentano, non riescono a riposare in pace perché si sono portati nella tomba un segreto che non hanno avuto il coraggio di confessare”- ”Io lo ascoltavo allibito, cercavo di capire se era uscito di testa o cos’altro”. Intanto continuo ad ascoltarlo: “Quando ho ascoltato il


Riflessioni

loro tormento, torno a casa, prendo la tavolozza dei colori e fisso su tela il loro lamento in questo modo riesco a farli riposare finalmente in pace... guarda, ti faccio vedere,” e così dicendo mi mostra il suo smartphone, dove ha fotografato tutti i suoi quadri. Il primo riguarda una donna che ha tradito una volta il marito e non ha mai avuto il coraggio di dirlo a nessuno, i colori sono molto scuri, cupi, grigi; vi è una donna inginocchiata davanti ad un uomo, ha una mano sul petto, come a dire: è stata colpa mia, l’uomo protende una mano verso la sua testa in segno di perdono. Nell’angolo in alto a destra, Dio assiste alla scena; i contorni dei visi non sono ben definiti ma tutto è ben comprensibile. I quadri trattano i più disparati argomenti; da chi ha rubato a chi faceva dispetti al vicino ecc ecc ecc; tutti disegnati con lo stesso stile e di dimensioni notevoli; a me hanno fatto venire i brividi, fortunatamente Antonia dopo un po’ ha fermato mio cugino dicendo: “Ma basta, lo stai torturando, non vorrai farglieli vedere tutti, ne hai più di mille” - “Ca-

spita ma sono tantissimi, dove li tenete tutti?” - “devi capire che questi quadri devono sempre rimanere di mia proprietà, non posso venderli, donarli o distruggerli, altrimenti il peccato inconfessato tornerebbe in libertà. Io ho la casa strapiena e pure il garage, la mia auto dorme in strada ed adesso ho cominciato a portali nella rimessa di mio cognato che molto gentilmente mi ha affittato. Ti volevo parlare di un’altra cosa, da cinque anni a questa parte ho scoperto di avere una strana dote”... “Per la miseria, ma anche quelle che mi hai appena detto, non mi sembrano molto usuali”. - “Lasciami spiegare, è cominciato tutto qualche anno fa, incontro per caso il mio ex datore di lavoro... come va come non va, le solite cose, abbiamo chiacchierato un po’, poi mi dà la mano per salutarmi e lì ho visto per qualche secondo buio totale e un brivido mi ha attraversato la schiena. Arrivato a casa l’ho detto a mia moglie, sentivo che qualcosa di terribile stava per accadere; la mattina seguente, il mio ex datore di lavoro è morto d’infarto. - “Senti Ernesto,

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Riflessioni

sarà stato un caso” - “Ti racconto il secondo episodio... una sera incontro al bar un mio ex compagno di scuola che non vedevo da anni, stranamente quella sera era in un locale che lui non frequentava mai. Abitando da tutt’altra parte, abbiamo parlato dei vecchi tempi, sembrava contento, quando ci siamo salutati mi ha stretto la mano e lì ho avuto la stessa sensazione, buio totale per qualche secondo e brividi lungo la schiena. L’indomani mattina si è impiccato nella sua cantina: quando sono andato a fargli visita, la moglie mi ha detto che era depresso, continuava a fare analisi su analisi, era convinto di avere un brutto male, ma mai si sarebbe aspettata potesse compiere un gesto simile. “Porcocane Ernesto, però anche qua potrebbe essere stata una coincidenza”, “ti racconto il terzo caso... il mio vicino di casa (venticinque anni fa avevamo acquistato una villetta a schiera del nuovo villaggio), una persona stupenda, educato, gentile, alla sera portavamo fuori il cane assieme, io ho un bastardino e lui un bel cagnolone di razza, era un cane molto tranquillo, con il mio non aveva mai litigato. Quando sono diventato nonno, mi ha stretto la mano per congratularsi con me, ed ecco la stessa sensazione, buio totale e brividi lungo la schiena. Da quando era in pensione, ogni mattina lui andava col suo bel cane a prendersi cappuccino e brioche, poi attraversava la strada per andare dal tabaccaio, il mattino seguente alla stretta di mano, mentre stava andando a comprare le sigarette, è stato centrato in pieno da un’auto ed è morto sul colpo, il cane era davanti a lui ed è rimasto illeso” - “Nooo, ma per la miseriaccia ladra, chissà il cane a vedere il suo padrone sull’asfalto”- “Credimi, il cane è impazzito dal dolore, alla sera cominciò a portarlo fuori sua moglie ma non era più l’animale di prima, continuava a ringhiare ed era sempre agitato, una sera gli ho messo la mano sulla testa con l’intento di acca20

rezzarlo, e lui mi ha morso il polso, ed ecco che ho visto buio totale e brividi lungo la schiena. La mattina seguente, è scappato dal guinzaglio della sua padrona per andare davanti al tabaccaio e li nello stesso punto dove quindici giorni prima era morto il suo padrone, è stato investito da un’auto” - “Vaccabestia, ma non ci posso credere, io mi sto un po’ agitando”, “Ti racconto un altro episodio...” - “Noo per carità, questi mi bastano, senti Ernesto, è molto tardi, abbiamo molta strada da fare, salutiamo per l’ultima volta la zia e poi ci avviamo, scusa se non ti stringo la mano, ma non vorrei che vedessi nero.” Cosi ci avviammo per il ritorno, passammo davanti allo storico salumificio Citterio distante 300 metri dalla casa di mia zia, che tante volte avevo visto in TV con la sua caratteristica facciata ricoperta d’edera (anche se adesso purtroppo è tutta secca). Durante il tragitto del ritorno, io, mia moglie, mia mamma e mia zia Giuseppina, parlammo del dialogo avuto con i figli di mia zia Adelina, mia mamma e mia zia non avevano sentito quanto ci eravamo detti io, Ernesto e sua moglie Antonia, e quando glielo spiegai rimasero sconvolte; ci facemmo tutti la stessa domanda: com’è possibile che Ernesto dotato di uno straordinario talento naturale, in grado di dipingere quadri di sublime bellezza al punto che osservandoli veniva spontaneo esclamare: “Gli manca solo la parola,” abbia cominciato a pitturare il lamento dei morti? Riflettendo su tutto ciò, unica nota positiva che emergeva, era il fatto che lui si sentiva utile, impiegava il suo tempo per il bene degli altri, una sorta di volontariato dell’aldilà. Quando mia moglie scherzosamente mi chiese: “Giordano, metti che un giorno Ernesto ti telefoni e ti chiede se puoi affittargli il garage per mettere i suoi quadri, che gli rispondi?” - “Col cazzo che glielo affitto, metti che di notte da quelle tele comincino ad uscire degli strani lamenti?”. Giordano



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MEZZANE DI CALVISANO (BS) RIPARTE SORRIDENDO CON LA COMMEDIA DIALETTALE La Compagnia “Divertiteatro” da venti anni presente grazie ad Agostino Zorzetti Luglio 2021, dopo un anno e mezzo, Mezzane prova a ripartire, per ritornare alla quotidianità che aveva visto la vivace Frazione Calvisanese, al lavoro con tante iniziative, sempre in movimento da tanti anni. Poi il covid-19 ha portato il suo operato doloroso e pesanti chiusure. Ora si spera nella normalità, il bar dell’Oratorio è funzionante nei pomeriggi e la domenica, i suoi spazi compreso il Parco sono aperti. Un fantastico Grest, per quindici giorni ha coinvolto ragazzi e ragazze della scuola primaria e secondaria, grazie all’impegno di educatori ed assistenti, sotto la regia parrocchiale, guidata da don Tarcisio e Padre Arturo. La S. Messa domenicale richiede la presenza e cessa di essere trasmessa in You-tube. Il tutto nel rispetto con la mascherina e il distanziamento, nella speranza che con sempre più vaccinati, il vivere ridiventi totalità. Una realtà vissuta nel modo migliore grazie alla Compagnia dell’Oratorio “Divertiteatro” che domenica 25 luglio, ha presentato la commedia dialettale: “Sono stato al Pronto soccorso”. Una brillante commedia dialettale, in due atti di Camillo Vittici, un bresciano-bergamasco, nato a Vestone e residente a Bagnatica. Medico di famiglia, trae la sua passione dal teatro amatoriale paesano di cui è stato attore e regista. Commedie di estrema comicità, ispirate a situazioni reali del suo lavoro, a volte provocatorie, che rispecchiano la situazione dei giorni d’oggi e le loro implicazioni sociali. Oltre ogni previsione la partecipazione, riempiendo tutti gli spazi della piastra polivalente del Parco dell’Oratorio. Un esilarante spettacolo, che ha subito coinvolto i presenti, con varie e tante risate e scroscianti applausi, per la brillantezza e capacità recitative degli attori. “Sono stato al Pronto Soccorso” un tema di attualità, non sempre facile da affrontare nella quotidianità nelle 22

famiglie, ed in particolare degli anziani. Presentato ovviamente in dialetto ed in chiave ultra umoristica. La recita degli attori, per quasi 90 minuti, ha coinvolto e fatto sorridere la vasta platea. A loro il merito dell’impegno, la dedizione ed il tempo che hanno dedicato per rendere una serata allegra e spensierata. Partendo proprio dal “sorriso”, una delle tematiche utilizzate anche dai psicologici, quale cura per il superamento dei disturbi maggiormente riscontrati con la pandemia, purtroppo ancora in atto, fra i quali il prolungato isolamento sociale. Una situazione difficile e dolorosa anche a Mezzane, con malattie e lutti, che prima del covid, era stata colpita anche dalla Legionella. Un vivere nella Frazione come sentirsi in una famiglia, e quando suona la campana, essa suona per tutti noi. Con una presentazione in stile olimpico, sono risaliti sul palco, così come erano scesi tre anni fa, per interpretare la Commedia dialettale: “Sono stato al pronto Soccorso” i bravi attori Michele Santacatterina il dott. Turganti, Chiara Goffi Deborah l’infermiera, Stefania Zanella l’infermiera, Rebecca, Anna Vaccari la paziente Erminia, Giampietro Santacatterina il paziente, Pasquale e Fraz quello tedesco, Barbara Zabaleni la paziente Benedetta, Silvana Verzini l’altra paziente Lisa e Luciano Zeni l’anziano paziente Gerardo. La scenografia era quella di Paola Tosoni, ai microfoni Carlo Gambato e familiari, mentre Simona Faldini era la suggeritrice e regista. Insieme ad essi il grazie alla Parrocchia per gli spazi concessi, a tanti altri che hanno aiutato, alla biglietteria, per le precauzioni covid, all’Associazione “Insieme per Mezzane” per il palcoscenico, a Luca Treccani che ha accompagnato gli interpreti ogni sera, a Maria e coloro che hanno consentito il risotto di fine serata, come ai


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bei tempi. Nella certezza e speranza che la serenità e spensieratezza respirata e vissuta, possa ritornare ad essere la quotidianità. Un encomio ufficiale è andato ad Agostino Zorzetti, che per oltre vent’anni, con le sue capacità artistiche, di prosa, di regista, e con una sua idea ha costituito e coordinato la Compagnia dell’Oratorio denominata “Divertiteatro” e con altri, compresa la figlia Elisa, l’hanno resa operativa per tanti anni.

ATTORI –SCENOGRAFA - MICROFONI - REGISTA

Agostino Zorzetti Già anni prima Agostino Zorzetti, eclettico nelle sue espressioni artistiche, fin da giovane età si è espresso nella pittura e poesia, pane quotidiano nel lavoro e nello studio, che lo ha visto insegnante d’arte, dopo essere stato anche educatore a sostegno della disabilità. Varie le personali e Mostre di pittura a cui ha partecipato. Dal lontano 1965 all’interno dell’Oratorio mezzanese, con un Gruppo di giovani Amici, in più occasioni ha coordinato 23


TERRITORIO

Applausi dopo la recita come regista, rappresentazioni dialettali, adattando le sceneggiature. Mentre altre Mostre locali ed annuali, lo hanno visto fra gli organizzatori, con temi nazionali o locali, ma anche di semplici lavori di: ricami, quadri di artisti locali, scatole di tutti i tipi, bomboniere, cappellini, giocattoli vecchi, oggetti di Riflessioni

BIBLIOTECA VIVENTE

La Human Library a Copenaghen, in Danimarca, è una biblioteca vivente, un luogo in cui le persone si trasformano in libri. Qui per leggere non si sfogliano pagine, ma si fa conversazione per 30 minuti con una persona. Ogni lettore ne sceglie una in base ai titoli che sintetizzano la sua storia, brevi frasi che hanno lo scopo di incuriosire e suscitare reazioni ed emozioni. Nata nel 2000, è stata esportata in 70 Paesi nel mondo, perché favorisce il dialogo e la socializzazione. I libri viventi sono persone desiderose di scardinare stereotipi raccontando la loro esperienza di vita. La Human Library è stata riconosciuta dal Consiglio d’Europa come buona prassi per superare l’intolleranza con la comprensione. Potrebbe essere un’interessante idea da realizzare anche qui da noi: ci si affida sempre più ai social per raccontare anche le cose più 24

mestieri antichi, hanno trovato in lui, trovando in lui il più attivo mentore. Condividendo con i visitatori, il suo desiderio di far apprezzare l’arte della vita, mettendo in risalto cose semplici, che ammirate e visionate, trovano un valore ideale e sociale incalcolabile. MARINI MARINO

private, ma ci si parla sempre meno. Le emozioni più forti, però, si provano guardandosi negli occhi, ascoltando anche ciò che non si dice a voce, mettendosi in empatia con chi abbiamo di fronte, non davanti a una tastiera! È altrettanto vero che ogni libro insegna qualcosa e suscita emozioni. Si possono abbinare entrambi i modi! Ornella Olfi


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“SUL FILO” di Jordan Jovkov

Ho tradotto in italiano il racconto di uon scrittore bulgaro Jordan Jovkov, poco conosciuto dai lettori italiani. E’ ambientato in Bulgaria, all’inizio del diciannovesimo secolo. Mentre lo proteggeva dai cani, Mocanin aveva capito che questo contadino sconosciuto non si era fermato da lui senza motivo, qualche guaio lo stava spingendo. Per questo si arrabbiò con i cani, li sgridò e guardò di nuovo verso il contadino: dal suo gilè rosso si capiva che veniva dal Deliorman (regione del nord-est della Bulgaria ndr.). Era un uomo alto e robusto ma sembrava che fosse nato povero, la sua camicia era tutta di toppe cucite in modo grosso e maldestro, la sua cintura era a brandelli, lo stesso i pantaloni. Era scalzo. Guardandolo sembrava un uomo di montagna, ma Mocanin lo aveva valutato in fretta e aveva capito che proprio da queste persone morbide, svogliate, si dice che lascerebbero la strada per dare precedenza anche alle formiche. Il contadino aveva salutato, aveva detto sottovoce qualcosa del tipo - come state, state bene - ma era chiaro che pensava a qualcos’altro e che ben altra era la preoccupazione che si leggeva nei suoi occhi. Guardando in avanti e mostrando con la mano aveva chiesto se era questa la direzione dove si trovava il villaggio Mandjilari e quanta strada bisognava percorrere per arrivarci. Mocanin gli rispose... e solo allora si accorse che sulla strada c’era un carro trainato da un cavallo. Il contadino aveva lasciato il carro per venire da lui. Dentro c’era una donna con le mani nascoste sotto il grembiule con un foulard non legato, con ali pendolanti per sentirsi più leggera. Che faceva caldo non c’era dubbio ma Mocanin sapeva che se le donne lasciano il foulard in questo modo è perché le tormentava non tanto la calura, ma qualcos’altro... Dietro, nel carro, coperta con un tappetto con la testa appoggiata sui rustici cuscini neri, giaceva un’altra donna, più giovane, forse una ragazza. Guardava di lato e il suo volto non si vedeva. 26

- Mi pare tu abbia qualcuno malato - chiese Mocanin. -Sì, una ragazzina - rispose. Il contadino guardava verso le pecore ferme sul prato, tratteneva lo sguardo sopra di esse senza vederle, i suoi occhi colmi di preoccupazione vagavano senza meta. - Ma, la nostra non è da raccontare – ha detto – lascia perdere. - Non sei da queste parti, di dove sei? chiese Mocanin. - Da Kiucuk Ahmed, Speranza si chiama adesso, vicino alla Roccia. Sono stato qui altre volte, io vendo Hennè, Hennè buono c’è nel nostro villaggio, le donne lo comprano. Quando scendo giù, verso il mare, compro pesce, uva, quello che si trova. Grazie a Dio tiriamo avanti, solo se non fosse successo questo guaio. Si sedette per terra e tirando la borsa di pelle decise di fumarsi un sigaro. Mocanin si sedette vicino a lui e vide che le sue grosse dita caliginose tremavano mentre preparava il sigaro. - Non resistono i nostri figli - disse - tre sono morti da piccoli, ne è rimasto solo uno - lo diceva osservando il carro. L’abbiamo cresciuta come pupilla negli occhi, toglievo il tozzo dalla bocca per comprarle qualcosa, qualche abitino, per non farla soffrire guardando le altre. Grazie a Dio, l’abbiamo fatto fino adesso. Ma da un po’ di tempo…. non ha niente e appassisce. Ha parlato a sua madre dicendole che si sentiva triste perché le sue compagne si erano sposate e lei ancora no. Perché ti preoccupi figliola, le dicevo, troverai anche tu la tua fortuna. Perché guardi le altre. Sono ricche. Gli uomini odierni sono così, cercano donne ricche. Ti sposerai anche tu, stai serena, non sei vecchia. - Quanti anni ha? - Una ventina. All’ Assunzione compirà vent’anni. - E’ una ragazza giovane. - Già…


Il contadino tacque e cominciò di nuovo a guardare le pecore senza vederle. Qui, vicino, nel mezzo del grano strillavano i grilli... - Quest’estate mi ha pregato di lasciarla andare alla mietitura. Siamo poveri, abbiamo bisogno ma guardandola così magrina, malaticcia, non avevo voglia di permetterglielo. “Ti prego papà, lasciami andare anch’io con le ragazze”. Va beh, se è così, l’ho lasciata. Poi, che cosa fosse accaduto non lo so. Sui prati si sdraiavano, si alzavano. So quello che mi ha detto lei. Una volta hanno mietuto tutto il giorno, alla sera hanno cenato, cantato e riso. Dopo si sono coricate. Nonca, così si chiama mia figlia. si è coricata anche lei. - “Mi sono sdraiata, papà”, sotto un cumulo di fieno, ben coperta, al riparo, per non prendere aria corrente. Mi sono addormentata. Ad un certo punto sento qualcosa di pesante e freddo sul mio petto. Ho aperto gli occhi, era un serpente. - Caspita! - Si, un serpente, arrotolato, sdraiato sul suo petto. - Ha guardato e in preda alla paura l’ha afferrato e buttato via. - Lo ha buttato? - chiese Mocanin. Durante la mietitura succede anche questo. - Però, non l’ha morsa, vero? - No, si è sdraiato sul suo petto. L’ha preso e buttato. Così mi ha raccontato. Non so se è la verità o è stato un sogno. Da allora la ragazza non sta bene. E’ diventata come un ramo secco. Le fa male il petto. Là, dove si era appoggiato il serpente. - Che roba - si meravigliava Mocanin - e adesso dove la porti, da un medico? - Non hai idea di quanti medici abbiamo cambiato. Se fosse stato per me, non ci crederei nemmeno, ma è una donna: è malata, è la mia figliola. La sua voce era tremante e rimasi zitto. Si è messo a fissare, a tirare senza bisogno i suoi baffi, la sua ispida barba, non rasata da tempo, dura, brizzolata. Non c’era bisogno che qualcuno dicesse a Mocanin che, ogni pelo bianco era se-

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gno di una preoccupazione. -L’atra sera sono venuti dei nostri conoscenti. Non so cosa abbiano parlato, gente spensierata, potevano anche farsi beffa. All’improvviso venne da noi Stoeniza, nostra comare, loquace e sapientona. - Guncio – disse- hai avuto fortuna, ha avuto fortuna anche Nonca. - Cosa c’è?- le chiesi. - Sono tornati due uomini, Nicola e Penio, dicono che in Mangelari è apparsa una rondine bianca. Bianca come la neve! E tu sai che cosa è la rondine bianca? Una rondine bianca può apparire una volta ogni cento anni, ma chi la vede, da qualsiasi malattia soffre, guarisce. Guncio – disse- vai, non stare fermo, porta Nonca. La mia figliola si era messa a piangere, anche sua mamma. Ed eccoci, siamo arrivati. - Ma davvero?- ha esclamato Mocanin e dov’è questa rondine? - Ti ho detto, è apparsa qui, a Mangilari. - Bianca? - Proprio bianca. Essendo stupito Mocanin,si era messo a guardare intorno, verso la strada dove ogni giorno portava il gregge, sempre nello stesso prato... e solo adesso notava quante rondini si erano posate sul filo telegrafico. Non era strano, si avvicinava la Trasfigurazione, il tempo in cui le rondini e le cicogne si univano per andare via. Molte erano le rondini e così vicine l’una all’altra tanto che il filo si era

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appesantito come una collana. Erano molte, ma tutte nere. - Per questo sono qui - disse con più coraggio e sollievo. Volevo chiederti se tu l’avevi vista ancora o ne avevi sentito parlare - disse il contadino - No, fratello, no. Nè vista, nè mai ne avevo sentito parlare - rispose Mocanin Subito si accorse che ci poteva sperare e aggiunse: - Può darsi che ci sia, è probabile. E’ possibile. Bue bianco, topo bianco, cornacchia bianca, ci sono. Potrebbe esserci anche rondine bianca. Deve esserci se si è sparsa la voce. - Chissà- ha sospirato il contadino - se fosse stato per me, non ci crederei, ma sono donne… Si alzò per andarsene. Commosso Mocanin si era alzato anche lui per accompagnarlo e per vedere la ragazza. Giunti sulla strada, la madre, gialla e schiacciata dal peso della donna, da lontano fissò suo marito come se volesse dalla sua espressione comprendere cosa aveva saputo. La ragazza era ancora girata a guardare le rondini sul filo. - Quest’ uomo ha detto che il villaggio è vicino disse il contadino. Sentita la sua voce, la ragazza si girò. Era magra, sotto la coperta si notava il corpo sciolto dalla malattia, il viso era di cera, ma gli occhi erano ancora chiari, giovani e sorridenti. Guardava suo padre e Mocanin. - Nonca, quest’uomo ha visto la rondine- ha detto il contadino guardando Mocanin - in questo villaggio vicino, speriamo di vederla anche noi. - La vedremo? - ha sussurrato la ragazza mentre i suoi chiari occhi si erano illuminati. Qualcosa si è alzato nel petto del Mocanin, lo ha soffocato, i suoi occhi si sono appannati. - La vedrete figliola, la vedrete- disse ad alta voce. L’ho vista io, la vedrete anche voi. L’ho vista con i miei occhi, bianca, così bianca. La vedrai anche tu. Che Dio ti aiuta a vederla per guarire...sei giovane. La vedrai, ti dico io che la vedrai e guarirai figliola, non avere paura. La madre strizzò gli occhi mettendosi a piangere. 28

L’alto, ossuto contadino cominciò a tossire, prendendo le redini del cavallo guidandolo. - Buona fortuna - gridava dietro loro Mocanin. Il villaggio è vicino. Rimase a lungo sulla strada a guardare dietro il carro. Guardava la madre con il suo foulard nero, la ragazza sdraiata vicino a lei, l’alto contadino che camminava curvo e guidava il piccolo cavallo e sopra di loro, ogni due pali telegrafici, le rondini che volavano via e ritornavano posandosi di nuovo sul filo. Pensieroso Mocanin era tornato dal suo gregge ricominciando a lavorare le scarpe dalla pelle di bue. Rondine bianca, pensava, chissà se c’è. Qualcosa lo stringeva nel petto, lo torturava. Lasciando cadere l’attrezzo, guardando verso il cielo gridò: - Dio, quanto dolore c’è in questo mondo, Dio! E di nuovo fissò il carro. Un grazie a Darina Naumova per aver condiviso un racconto molto profondo.

Jordan Jovkov (Žeravna, 1880 – Plovdiv, 1937) è stato uno scrittore bulgaro. ovkov, dapprima poeta e successivamente scrittore, si ispirò principalmente alla vita rurale della campagna bulgara e descrisse profondamente la psicologia dei soldati. Nei suoi romanzi si soffermò sui conflitti generazionali e su quelli esistenti tra il vecchio mondo e i contadini. Di notevole importanza furono anche i suoi drammi.


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L’INTERVISTA

DANIELA GANASSALI

IL CANTO E LA FOTOGRAFIA PER SENTIRMI LIBERA Il canto e la fotografia sono i suoi strumenti per sentirsi libera, per poter esprimere appieno tutte le sue emozioni, per conquistare gli altri con dolcezza, energia e un pizzico di malizia. Daniela Ganassali è una di quelle donne a cui è impossibile chiedere di stare ferma. Libera professionista in campo sanitario, triathleta perennemente alle prese con bicicletta, corsa e nuoto, ma anche un vulcano di idee sempre pronte a trasformarsi in qualcosa di concreto. Così è stato per il canto, una passione che dal karaoke con gli amici è diventato lo spunto per partecipare ad un concorso canoro che potrebbe portarla in giro per l’Italia e per l’Europa. E così è stato anche per la fotografia: dai selfie agli shooting il passo è stato così breve che le collaborazioni con i più bravi maestri del settore sono andate via via arricchendosi di progetti inediti da realizzare. “Penso che una donna senta, col passare dell’età, la necessità di esprimersi, di sentir-

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si libera, di trasmettere agli altri tutte le emozioni che ha vissuto e che continua a vivere” racconta Daniela, un concentrato di fascino e ironia che la porta costantemente a dividersi fra il suo lavoro e i suoi hobby. “Stare al centro dell’attenzione mi piace, purché il tutto venga fatto con eleganza e senza doppi fini – confessa – Il canto e la fotografia sono state due splendide avventure nelle quali ho scelto di tuffarmi”. E i risultati sono arrivati, eccome… Partiamo proprio dal canto… Ho deciso di partecipare al Tour Music Fest per curiosità e un po’ anche per confrontarmi con me stessa. Trovo che la musica dia la possibilità di esprimere le proprie emozioni, una valvola di sfogo ma anche un modo per raccontarsi alla gente. Così ho preso parte alla prima audizione, ho superato lo step d’ingresso e avrò la fortuna di vivere un’esperienza professionale in uno studio. Audio e video studiati ad hoc per la mia voce e la mia figura, sarà qualcosa di davvero unico. Ed è anche la dimostrazione di quanto lavoro ci sia dietro ogni forma d’arte… Proprio così! Il pubblico non si rende conto che dietro una canzone, e ancor di più dietro uno shooting fotografico, si celano ore ed ore di prove, di speri-


L’INTERVISTA

mentazioni, di fatica e di speranze! Nel frattempo, ce la stai facendo in campo fotografico. Ho sfidato il pregiudizio, quello secondo il quale una donna di una certa età… non può più vivere esperienze elettrizzanti! Eccomi qua, sono la dimostrazione che tutto si può raggiungere. Nell’ultimo anno ho collaborato con maestri della fotografia come Giuseppe Mangiaracina, Fabio Lasagna, Paolo Fossati, Max Girini, Roberto Veronesi, Andrea Gaione, Marco Bandinelli. Tutti sono riusciti a farmi foto pazzesche! Mi hanno contattato per calendari, per promuovere accessori del Made in Italy. Mi hanno scritto da oltre Manica per avviare collaborazioni con il Regno Unito, ma davanti ad ogni prospettiva antepongo la mia libertà di decidere, di sperimentare, di poter creare quello che sento più vicino a me stessa. Lo confesso: i progetti strani mi piacciono… Hai anche deciso di scegliere con chi collaborare e con chi no… Ho compiuto una scelta dettata dalla qualità. Molto semplicemente, non mi interessa avere tante fotografie, ma averne di belle. E voglio che l’immagine finale rispecchi me stessa, il mio stile, la mia energia, la mia persona. Ma devo anche dire grazie alla fotografia: mi ha fatto scoprire meglio me stessa, il mio corpo, il mio essere donna libera. Una libertà alla quale non sei disposta ad abdicare. Vivo col sorriso sulle labbra, non potrei mai cedere a delle costrizioni. Adoro lo sport, amo sentirmi immersa nella natura, nell’acqua, essere avvolta da panorami mozzafiato che mi conquisto pedalando o correndo. La fotografia e il canto integrano questo mio desiderio di felicità, una sensazione che voglio trasmettere a chi mi guarda e a chi mi ascolta. A settembre ci sarà spazio per un’altra novità… Proprio così! L’11 settembre tornerò a fare animazione nella serata Palace Fest dove saranno presenti alcuni dei più noti dj toscani degli anni Novanta. Per me tornare a ballare sul cubo sarà un po’ come tornare indietro di trent’anni…

Ultimo ma non ultimo: un ringraziamento speciale. Sì, è qualcosa a cui tengo in modo davvero speciale. Non avrei potuto avere nulla di quello che ho se Bruno Angelo Porcellana non mi avesse scoperta durante il periodo del lockdown e non mi avesse dato visibilità tramite i suoi canali. I suoi consigli, la sua fiducia, le sue parole, non le dimenticherò mai. CONTATTI https://www.instagram.com/ganda_72 CREDITS FOTOGRAFICI Ph. Fabio Lasagna

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Il Capitano Gegè e l'inafferrabile Dr. Paynt una nuova avventura firmata Damiano Conchieri e Laura Gorini È appena uscito per la Tomolo Edigiò Edizioni il primo capitolo della saga a fumetti "Il Capitano Gegè e l'inafferrabile Dr. Paynt". Le illustrazioni sono di Damiano Conchieri e i testi di Laura Gorini. Ma di che cosa tratta? Scopriamolo insieme in questa simpatica intervista doppia. Che cosa vi ha particolarmente colpito della persona che vi ha ispirato a livello artistico di primo acchito, che riveste per gioco i panni del Capitano Gegè? L – Ho sempre pensato che fosse un uomo molto simpatico e affabile, caratteristiche essenziali per il lavoro che svolge in maniera impeccabile. Io lo conosco da moltissimi anni, una decina circa, poiché, ancor prima di fidanzarmi con Damiano, ero ospite del suo stabilimento balneare insieme ai suoi genitori. E quando il mio compagno ha pensato di realizzare, in versione fumettistica, un suo ritratto, ne sono rimasta letteralmente conquistata! E poi, notando che lo stesso soggetto ritratto fosse stato contentissimo del risultato, per non dire entusiasta, abbiamo pensato di poter dare vita qualcosa di più corposo al riguardo... D - Lo conosco da ormai diversi anni, anche se purtroppo per le ragioni che molto ben sappiamo, e non nascondo che già quando l'ho visto la prima volta, il suo modo di essere e di fare mi è balzato immediatamente all'occhio. Direi che è “un personaggio” sotto ogni aspetto che incarnava il perfetto stereotipo del bagnino romagnolo che tutti noi abbiamo in mente, la sua immagine era sprecata senza che su di lui non venisse costruito un personaggio diciamo “mediatico”... Perché la scelta proprio di immortalare la figura di un capitano? 42

D – Per diversi motivi, innanzitutto sono un grandissimo appassionato di Corto Maltese – che tra l'altro viene anche nominato nel fumetto – oltre che dei pirati in generale, e credo che l'immagine del bagnino possa sposarsi con quella del “pirata buono”, quindi del difensore del suo lido e dei bagnanti da possibili attacchi di pirati moderni, che però, non dimentichiamolo, in questo caso possono incarnare diverse metafore... Quindi in questo caso, come in ogni fumetto che si rispetti, abbiamo il supereroe, coi suoi consueti superpoteri, che nel combattere il male fa la sua parte in via ufficiosa affiancando invece le comuni “forze dell'ordine”, in questo caso la polizia e la guardia costiera. E per quale motivo è stato ambientato proprio a Riccione? L – Io amo profondamente Riccione. E' la mia meta del cuore fin da ragazzina. Prima ci andavo in vacanza con i miei genitori, poi ho iniziato ad andarci con Damiano. E' la mia seconda casa. D – Non saprei, mi ispirava, è da moltissimi decenni un ambitissima meta vacanziera quindi molto ben conosciuta nell'ideologia collettiva delle vacanze italiane, quindi quel che secondo me manca è che anche l'Italia possa avere i suoi “supereroi”, quindi – scusatemi se rispondo alla domanda con un'altra domanda (ride ndr.) – perché Riccione non può diventare la nostra Gotham City? Parlateci a ruota libera anche degli altri personaggi e svelaci qualche caratteristica... L - Abbiamo il nostro indiscusso protagonista, il Capitano Gegè (del quale non si conosce il nome reale), un bagnino con un passato da pirata che però ha deciso di ritirarsi da quella vita


L’INTERVISTA

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e di condurre un'esistenza tranquilla occupandosi della gestione di un lido riccionese, senza però dimenticare le sue origini e tirando di conseguenza fuori il pirata che c'è in lui non appena vi è la necessità di far rispettare le sue regole e di ristabilire l'ordine, sia all'interno che fuori dal suo bagno. Il commissario Clayton, capo della polizia e padre dei due agenti Niky e Matt, un uomo arcigno e alquanto severo, del quale per altro è molto ben evidente un passato da militare, ma buono e determinato a svolgere il suo compito, mentre i figli possono sembrare di primo impatto due poliziotti un po' sempliciotti e dai metodi discutibili, ma che in un secondo tempo finiscono per rivelarsi risolutivi. E infine il Dr Paynt, l'antagonista, un superladro dal passato sconosciuto in grado di manovrare un inchiostro magico... Per ulteriori informazioni sui personaggi è comunque possibile consultare il retro della copertina. State già pensando a un sequel? D - Sì, un paio di altri capitoli sono tuttora in lavorazione, il mio intento sarebbe quello di riuscire ad avviare una saga su questo personaggio,

e se ciò si sta rivelando possibile non posso che ringraziare di gran cuore – oltre a tutte le persone che mi hanno ispirato per la realizzazione dei personaggi – la carissima Viviana Sgorbini e la Tomolo Edigiò Edizioni per aver creduto in me in questo progetto che, non dimentichiamolo, vede anche l'immancabile partecipazione nella stesura dei testi della mia compagna Laura Gorini. L - Gegé è troppo forte per non ascoltare le sue avventure, quindi sì, assolutamente sì! Redazione

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E’ TORNATA LA SIURA MARIA A MONTICHIARI L’aspettavamo tutti da tempo, per una serata spensierata, all’insegna di sane risate, ricordi che sono spesso anche i nostri, termini e detti dialettali simpaticissimi e alcuni in disuso: questo e molto altro è la SIURA MARIA!! Inimitabile davvero, lei e la sua numerosa famiglia, a partire dal suo “pòer Piero”, figli, nipoti, amiche e quel mondo di una semplice donna di paese di una volta in cui noi non più giovanissime ci specchiamo e riviviamo momenti della nostra vita proprio uguali a come li racconta lei. Esilarante, brillante, bravissima nella mimica, nel cambio di tono di voce, nel portamento, davvero un’attrice che senza scenografia, senza spalla, sa tenere alta l’attenzione del pubblico con un monologo di circa un’ora e mezza, interrotto moltissime volte da calorosi applausi, davvero meritati. Stavolta la commedia si è svolta in un’atmosfera suggestiva; la Piazza del Teatro, riportata alla sua antica bellezza: dietro al palco la Chiesa del Suffragio, a lato il Teatro Bonoris. Una cornice raccolta in cui si respira una storia ricca di secoli, perciò vita d’altri

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tempi, un po’ come i testi delle commedie della Siura Maria, che ci racconta un passato recente, eppure sotto molti aspetti ormai scomparso, tradizioni, abitudini quotidiane, semplicità e realtà che superano spesso la più contorta fantasia. Senza bisogno di parolacce, oggi sempre più raro, ma talmente divertente da scaturire risate sonore da spettatori di ogni età!! Grazie dunque alla Pro Loco Montichiari e all’’Amministrazione Comunale, per aver invitato ancora la bravissima PAOLA RIZZI!!! Ornella Olfi


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1982

Italia Campione del Mondo Il campionato mondiale di calcio 1982 o Coppa del Mondo FIFA del 1982 (noto anche come Spagna ‘82) è stata la dodicesima edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali maggiori maschili organizzato dalla FIFA ogni quattro anni. Si svolse in Spagna dal 13 giugno all’11 luglio 1982. Fu il primo campionato mondiale in cui le squadre partecipanti furono portate da 16 a 24. Inoltre è tuttora il mondiale ospitato da un’unica nazione che ha visto impiegato il maggior numero di stadi: diciassette. La squadra vincitrice fu l’Italia, che sconfisse 3-1 la Germania Ovest in finale. Prima fase a gruppi La prima sorpresa del campionato arrivò nella giornata inaugurale. Il Belgio, il cui tecnico Guy Thys aveva fatto del catenaccio e contropiede l’arma principale di gioco, imbrigliò le iniziative di Maradona, gli bloccò i riferimenti e al momento opportuno colpì: i belgi batterono così l’Argentina per 1-0. Altra sorpresa fu la vittoria dell’Algeria sulla Germania Ovest di Rummenigge per 2-1. Mattatore della gara fu Rabah Madjer, che avrebbe poi vinto il Pallone d’Oro africano e la Coppa dei Campioni 1986-1987 con il Porto. 46

Se la vittoria iniziale valse ai belgi il primo posto finale del girone proprio davanti all’Argentina, stessa sorte non arrise all’Algeria, la quale sfiorò soltanto la qualificazione, giungendo soltanto terza e venendo eliminata per differenza reti sfavorevole rispetto a quella di Germania Ovest e Austria. La Spagna, sorteggiata nel gruppo 5 con Jugoslavia, Irlanda del Nord e Honduras, faticò più del previsto a qualificarsi. Il gruppo venne vinto a sorpresa dall’Irlanda del Nord, sfavorita alla vigilia, che schierò quello che ancora oggi è il calciatore più giovane in assoluto ad aver giocato la fase finale dei mondiali: Norman Whiteside, all’epoca diciassettenne. Gli iberici furono infatti costretti al pareggio per 1-1 dagli honduregni e vinsero di misura sulla Jugoslavia per 2-1, la quale giunse soltanto terza alle spalle dei padroni di casa. Nel gruppo 3 si registrò il record di gol segnati da una squadra in una sola partita della fase finale dei campionati del mondo: a detenerlo ancora oggi è l’Ungheria che batté El Salvador per 10-1. Questa partita è anche al secondo posto di tutti i tempi per reti realizzate in una partita del mondiale: ben 11, raggiunti da un Ungheria-Germania Ovest 8-3


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Segni nel Tempo

e superati unicamente da un Austria-Svizzera 7-5, giocate entrambe al Campionato mondiale di calcio 1954. Tuttavia questo record non bastò alla nazionale magiara per qualificarsi, poiché giunse solo terza nel proprio girone. Senza scossoni il gruppo della favorita Inghilterra, capitata insieme a Francia, Cecoslovacchia e Kuwait. Considerato alla vigilia il girone più difficile, gli inglesi lo vinsero a punteggio pieno, seguiti dai francesi. Proprio in questo gruppo si segnala l’evento più curioso, durante l’incontro tra Francia e Kuwait, il gol del 4-1 dei Bleus di Alain Giresse scatenò notevoli proteste in campo: i difensori del Kuwait si erano infatti fermati sentendo un fischio proveniente dagli spalti e attribuendolo erroneamente all’arbitro; Giresse, con la difesa praticamente ferma, non ebbe difficoltà a battere il portiere avversario. Lo sceicco Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah, presidente della KFA, scese però in campo per contestare la decisione arbitrale: in seguito alla

minaccia di ritiro della squadra dal campo, l’arbitro sovietico Stupar decise dunque di annullare il gol. La Francia vinse comunque 4-1, con l’ultima marcatura di Maxime Bossis. Quasi tutto agevole per il Brasile, favorito alla vigilia per la vittoria del torneo, sorteggiato insieme a Unione Sovietica, Scozia e Nuova Zelanda. La prima partita fu contro i sovietici, che passarono in vantaggio per primi grazie a uno svarione del portiere Valdir Peres. Per ribaltare il vantaggio iniziale ci vollero molta fatica e due reti da fuori area di Éder e Sócrates nel secondo tempo. Anche con la Scozia, il Brasile andò sotto di un gol nel primo tempo raggiungendo il pareggio poco prima dell’intervallo, ma nel secondo tempo dilagò, chiudendo la partita per 4-1. Nella norma la vittoria per 4-0 contro la Nuova Zelanda. Si qualificarono anche i sovietici, che approfittarono della miglior differenza reti nei confronti della Scozia, che giunse solo terza. Il gruppo dell’Italia, guidata

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da Enzo Bearzot, capitata insieme a Polonia, Camerun e Perù, si rivelò il vero “gruppo di ferro”. Gli Azzurri giunsero in Spagna fra mille polemiche e incognite, non ultimo un Paolo Rossi reduce dalla squalifica di due anni per il noto scandalo del calcio-scommesse.Bearzot era inoltre contestato dalla stampa per aver escluso dalla rosa Beccalossi e Pruzzo. In particolare, i giornali romani premevano per un più marcato utilizzo dei giocatori della Roma, data la visibilità che la squadra aveva raggiunto sotto la presidenza di Dino Viola. Bearzot rimase però fedele al blocco-Juventus, che già gli aveva dato soddisfazioni nel precedente campionato del mondo. L’Italia pareggia tutti i suoi incontri e si qualifica in virtù della differenza reti a scapito del Camerun: in questi tre match, Paolo Rossi delude le aspettative. Italia - Polonia 0 – 0 Italia - Perù 1 – 1 Conti 18’ - Diaz 83’ Italia - Camerun 1 – 1 Graziani 61’ - M’Bida 62’ CLASSIFICA Polonia 4 Italia 3 Camerun 3 Perù Perù 2

3 3 3 3

1 2 0 3 0 3 0 2

0 0 0 1

5 2 1 2

1 +4 2 0 1 0 6 -4

Seconda fase a gironi I risultati della prima fase però portarono alla seguente situazione: in ragione del tutto inaspettato secondo posto delle teste di serie Spagna, Argentina e Italia, i padroni di casa approdarono nel gruppo B con Inghilterra e Germania Ovest, mentre le altre due vennero destinate al gruppo C assieme al Brasile. Di contro, i gruppi A (Polonia, Unione Sovietica e Belgio) e D (Francia, Irlanda del Nord e Austria) apparivano meno duri, anche se equilibrati. In totale, rimasero a contendersi il titolo dieci squadre europee e due sudamericane, almeno una delle quali destinata a sicura eliminazione. Paolo Rossi fu il maggiore artefice della tragedia del Sarriá, grazie alla sua tripletta che eliminò il 48

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Brasile. Con 6 gol, l’attaccante dell’Italia vincerà poi il titolo di miglior marcatore del mondiale. Nel gruppo D, nel primo scontro tra due seconde classificate, la Francia batté 1-0 l’Austria, di fatto ipotecando il passaggio del turno, invece nel gruppo B l’Inghilterra ottenne soltanto un punto nella prima partita, terminata 0-0, contro la Germania Ovest. La Polonia, favorita del gruppo A, fece lo stesso, vincendo il primo confronto per 3-0, ai danni del Belgio, mentre nel gruppo C, nel secondo confronto tra due seconde classificate, l’Italia, fin lì criticata e talvolta quasi insultata dalla stampa, al punto che Bearzot rispose con l’imposizione ai suoi del silenzio-stampa, con la sola eccezione del capitano Zoff, batté l’Argentina, tra le favorite alla vittoria finale: il CT italiano riuscì a neutralizzare Maradona mettendogli Claudio Gentile in marcatura – si conteranno oltre 20 infrazioni commesse dal difensore ai danni del Pibe de Oro – e gli Azzurri vinsero l’incontro 2-1. La seconda partita contribuì a determinare le quattro semifinaliste: nel gruppo D, Irlanda del Nord e Austria pareggiarono 2-2. Nel gruppo B, la Spagna perse per 2-1 contro i tedeschi-occidentali venendo, di fatto, eliminata. Nel gruppo A, il Belgio, nonostante la strenua resistenza, venne eliminato dall’Unione Sovietica, che vinse per 1-0 rovinandosi la differenza reti con la Polonia. Infine nel gruppo C, il Brasile vinse facilmente, ponendo definitivamente fine al cammino mondiale dell’Argentina battendola 3-1. Nell’ultima tornata, la Francia eliminò i nordirlandesi, battendoli per 4-1 e ribadendo la propria superiorità nel gruppo. Più carica di tensione la partita fra Polonia e URSS, che si teneva sette mesi dopo la proclamazione dello stato d’assedio a Varsavia: i polacchi organizzarono delle vere e proprie barricate, al punto che Boniek rimediò una ammonizione che gli avrebbe fatto saltare la semifinale, e riuscirono a fermare i sovietici sullo 0-0, guadagnando l’accesso alle semifinali. Nel gruppo B l’Inghilterra ottenne di nuovo uno 0-0,


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laddove sarebbe servito vincere con almeno due gol di scarto, contro la Spagna padrone di casa. In tal modo gli spagnoli furono definitivamente eliminati dal Mondiale, mentre gli inglesi uscirono dalla competizione senza avere mai perso una partita e con un solo gol al passivo. L’ultima partita vedeva impegnate Brasile e Italia, con gli Azzurri costretti a vincere per poter passare il turno. La Seleção è votata all’attacco e l’Italia è abile a sfruttare i contropiedi: vantaggio per gli Azzurri dopo solo cinque minuti con un redivivo Paolo Rossi, poi rientrato sette minuti dopo con il pareggio di Sócrates; nuovo vantaggio italiano sempre di Rossi che sfrutta un errore di Júnior al 25’. Gentile intanto fu costretto a una rigida marcatura su Zico, il più pericoloso fra i brasiliani, ottenendo una ammonizione che gli avrebbe poi fatto saltare la semifinale. Nel secondo tempo, pareggio del Brasile al 69’ con Falcão, ma al 74’ Rossi segna il terzo gol. Gli ultimi minuti della partita furono contraddistinti da un gol annullato ad Antognoni per un’erronea segnalazione di fuorigioco del guardalinee, e dalla parata sulla linea di porta di Dino Zoff su colpo di testa di Oscar. Il risultato finale fu di 3-2 per l’Italia e il Brasile venne eliminato. Fu un’autentica disfatta per i giocatori verde-oro, i quali erano così sicuri di passare il turno al punto di aver già prenotato l’albergo a Madrid, e per tutto il Brasile, che ricorderà questa partita come la tragedia del Sarriá. Semifinali A giocarsi la Coppa restarono quattro squadre europee: Francia, Germania Ovest, Polonia e Italia. La prima semifinale vedeva nuovamente contro italiani e polacchi, durante la quale, al contrario della partita della prima fase, gli Azzurri dominarono gli avversari, battendoli per 2-0 con doppietta di Rossi, giunto a cinque reti in appena due partite. La seconda semifinale fra Germania Ovest e Francia fu più spettacolare, infatti all’iniziale vantaggio tedesco di Littbarski rispose Platini su rigore. Uno sgradevole episodio vide coinvolto il portiere tedesco Schumacher che, dopo aver atterrato il

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francese Battiston al limite dell’area e avergli provocato la rottura di due denti e l’incrinatura di un paio di vertebre, si mise a fare esercizi di stretching davanti ai tifosi francesi. La partita proseguì fino ai tempi supplementari, dove la Francia si portò sul 3-1. La Germania riuscì a recuperare lo svantaggio prima con Rummenigge e poi con una rovesciata di Fischer. Per la prima volta nella storia dei Mondiali, una partita si decise ai rigori: a spuntarla fu la Germania Ovest per 5-4. Finali L’11 luglio 1982 andò dunque in scena la finale fra Germania Ovest e Italia, diretta dall’arbitro brasiliano Arnaldo César Coelho, il primo caso di fischietto sudamericano in una finale mondiale. Bearzot dovette riadattare la squadra in seguito alla indisponibilità di Antognoni e all’infortunio, dopo appena 8’ di gioco, occorso a Graziani a causa di uno scontro con la difesa tedesca. Prevalenza italiana nel primo tempo, anche se Cabrini perse l’occasione per passare in vantaggio sbagliando un rigore. La ripresa vide un calo della squadra tedesca, di cui approfittò per primo Rossi su cross di Gentile. Dopo un tentativo di pareggio di Hrubesch, gli azzurri raddoppiarono con un tiro dal limite dell’area di Tardelli, il cui urlo di gioia divenne una icona di quei Campionati del Mondo e delle successive avventure della nazionale italiana. Altobelli segnò la rete del 3-0, seguita dal punto d’onore di Breitner, già realizzatore di un rigore nella finale mondiale del 1974. Altobelli fece poi posto all’88’ a Causio, ricompensato con la passerella mondiale per i suoi meriti.All’83’ arriva l’inutile gol della Germania con Breitner. Finisce 3 a 1. ITALIA CAMPIONE DEL MONDO. Inquadra con il tuo smartphone il qr code e potrai vedere la meravigliosa finale del Mondiale 1982. 49


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Riflessioni

PERCHÈ IL MALE NON VIENE CANCELLATO? Da molto tempo stò cercando una risposta alla domanda: perché il male non viene cancellato dall’Universo se il bene è più forte, se supera notevolmente anche il così inutile e a volte addirittura dannoso “libero arbitrio? Mi ero lasciata incantare dall’insegnamento di Origene, il quale dice che non è possibile questa catarsi, che porterà via tutta la malvagità dentro e fuori di noi, trasformerà il mondo è ci porterà verso quell’inizio, puro e bianco di totale armonia e amore universale? Strano, ma la risposta l’ho trovata non in un polveroso volume di filosofia, ma in un libro destinato ai bambini, “Le cronache di Narnia”. L’ho trovata questa risposta e purtroppo è negativa, non è possibile. “Nell’Ultima battaglia” la parte con cui la saga termina, ho trovato un episodio interessante. Nel mezzo della battaglia, all’improvviso si apre un portale verso un altro mondo. Tutti lo attraversano ma quello che sentono e percepiscono è diverso. Non entrerò in particolari, vorrei solo raccontarvi qual’è il destino dei nani. I nani, una delle molteplici razze che popolano Narnia sono coraggiosi guerrieri ma scontrosi, egoisti e vendicativi. Si trovano in una grotta buia e puzzolente, soffocano, muoiono di fame e di sete, ma intorno c’è solo cibo deteriorato e pozzanghere fangose. Due dei bambini che partecipano in questo episodio, Lucy ed Edmund provano pietà perché quello che esiste realmente è diverso. Intorno c’è un prato ampio, pieno di fiori fragranti, un orto con frutta gustosa e succosa, in lontananza ci sono montagne blu, coperte di neve e in aria si espande innebriante un profumo di miele e di resina di pino, sgorga un ruscello con limpida acqua fresca. I bambini pregano Aslan di aiutare i nani, per far sì che aprano gli occhi per comprendere dove sono veramente. Il leone risponde che non può dare qualcosa che loro stessi non vogliono ri-

cevere, ma alla fine acconsente per convincerli. Cosa fa? Copre i nani di frutta succosa, gustosa, fa crescere intorno a loro i più bei fiori che possano essere immaginati. Cosa percepiscono loro? Questi “figli della terra” si sentono ancora peggio, la puzza per loro aumenta, il cibo si fa più scarno e marcio. Probabilmente C. Lewis voleva insegnarci che a differenza del male il bene nasce dalla collaborazione, non può essere concesso per forza. Immagino qualcuno che vuole regalarmi una statuetta di cristallo, più è delicata, fragile e bella, più devo stare attenta a prenderla con tutte e due le mani. Se rimango senza porgerle la statuetta cade e si rompe, potrebbe anche farmi del male. C’è un detto popolare”: Non si fa bene in modo forzato”. Nulla ci può essere donato senza il nostro consenso e la nostra approvazione. Purtroppo ci sono stati, ci sono e ci saranno persone che preferiscono il male e nessuno, neanche Dio stesso, li può aiutare. Non perché Lui non lo desideri, ma perché sono loro che non vogliono. Darina Naumova 51


Racconti

UNO STRANO AMORE Un giorno Elena si svegliò e lo vide, si sgranò gli occhi, le sembrava un sogno: alto, con gli occhi azzurri, i capelli lunghi neri e ondulati. Elena gli chiese come si chiamava, egli rispose dolcemente: “Non ti ricordi, sono Alessandro il tuo compagno di scuola.” Ella non si ricordava nulla di cosa fosse successo la sera prima o chi fosse quello splendido ragazzo. Elena sapeva soltanto che Alessandro in quel momento gli stava vicino oltre che nel suo letto, anche nella sua stanza. Elena si decise e con voce irritata, ma ferma gli chiese: “Cos’è successo ieri sera e perché mi trovo qui, soprattutto a letto con te?” Dopo averle lasciato dire queste parole, Alessandro la fermò dandole un bacio focoso con la stessa passione che li aveva dati quella notte. Elena gli diede uno schiaffo, si alzò dal letto, si vestì in tutta fretta e con una scatto di rabbia chiuse la porta. Era sulla veranda di casa sua, appoggiata al muro con aria pensierosa e si domandava cosa fosse successo tra loro due. Ad un tratto con una folata di vento, sentì quell’inebriante profumo degli alberi di ciliegio che aveva sentito anche la sera prima e con quell’odore le tornò tutto in mente. Alessandro era il cugino della sua compagna Grazia, Alessandro era un ragazzo che frequentava la sua stessa scuola, ma di cui lei non se ne era mai accorta. Si ricordò che Grazia, la sua compagna fece fatica a convincerla per accompagnarla alla mega festa, che faceva la scuola per gli studenti dell’ultimo anno delle superiori. Elena si ricordò che Grazia le presentò il suo fidanzato e suo cugino, appunto Alessandro. Arrivati alla festa Grazia le disse: “Scusa non mi pare vero, che tu non conosca Alessandro, era nella classe di fianco alla tua e 52

non lo hai mai visto per tutti questi anni? E poi io non te ne ho mai parlato?” Elena le rispose che non l’aveva mai visto prima d’ora anche se erano in classi vicine e che lei non gliene aveva mai parlato. Elena le disse all’orecchio:“Alessandro è proprio carino, speriamo che mi inviti a ballare” e Grazia le rispose:“Sapevo che ti sarebbe piaciuto, conosco i tuoi gusti e so che Alessandro è il tipo giusto per te!!”. Elena arrossì e in quel momento di pettegolezzo Alessandro gli si parò davanti e la invitò a ballare. Ballarono tutta la sera fino allo sfinimento. Grazia domandò loro se andavano a mangiare un boccone, si rifiutarono e Grazia e il suo fidanzato se ne andarono inconsapevoli di quello che sarebbe successo dopo. Alla fine della festa Alessandro accompagnò a casa Elena ed arrivati si sedettero sul dondolo della veranda. Elena sapeva che poteva parlare con Alessandro tutta la notte, perché i suoi erano partiti per Cuba e non sarebbero tornati fino alla fine del mese. Si ricordò anche che era il primo giorno delle vacanze e che non poteva lasciarlo nel suo letto e neppure senza spiegazioni. Gli doveva spiegare che non era una di quelle ragazze facili. Infatti Elena, dopo molti appuntamenti con un ragazzo, prendeva la sua sana decisione e non la prendeva subito dopo aver conosciuto per la prima volta un ragazzo. Si ricordò con molta gioia ciò che successe dopo che si furono baciati; entrarono in casa e………si capisce cosa. Elena si prese coraggio ed entrò nella sua stanza e trovò Alessandro che stava scrivendo un biglietto. Elena lo guardò, si avvicinò molto piano. Alessandro si voltò, ella lo prese tra le braccia come se fosse un cagnolino sperduto e lo baciò amorevolmente.


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Alessandro la guardò perplesso e le disse: “Come mai hai cambiato idea?” Elena gli rispose che non poteva lasciarlo senza spiegazioni o mandarlo via senza dirgli niente. Elena finendo di dire queste parole si rese conto che stava abbracciando un cuscino e non il fantomatico Alessandro. Capì che aveva fatto tutto un sogno, ma in questo c’erano due cose veritiere: la prima che quella sera doveva andare alla festa con la sua amica Grazia che le avrebbe presentato Gianni, il suo ragazzo e un suo parente, invece la seconda cose era che i suoi genitori erano partiti per Cuba e non sarebbero ritornati che per la fine del mese. Elena si scordò presto quel sogno che lei aveva soprannominato “uno strano amore”, infatti quel pomeriggio era andata in giro per negozi a comprare un vestito nuovo per la festa di quella sera, perché ci teneva a fare bella figura. Elena aveva finito di fare la doccia quando squillò il telefono. Era Grazia che le confermava l’incontro per la festa e che le diceva che le presentava oltre a Gianni suo cugino Alessandro, Elena rispose con voce tremante e le disse: “O.K., va bene per le 7:30?”. Grazia le rispose che andava bene la salutò e le disse: “A stasera !”. Quella sera Elena era molto titubante, si era comprata nel pomeriggio un vestito jeans anni 60 che le sembrava carino e non troppo provocante per la situazione. Con il suo motorino si presentò davanti alla scuola all’ora prestabilita, ma Grazia e company erano già arrivati. Grazia le presentò i due ragazzi e ad Elena venne una specie di crisi quando vide Alessandro, era uguale al ragazzo del sogno. Elena fece in modo di ballare poco con Alessandro con delle semplici scuse e quando Grazia le chiese di andare a mangiare qualcosa Elena accettò subito. Ella aveva fatto di tutto

per non far succedere le cose del sogno, ma Alessandro alla fine della serata le chiese se potevano vedersi da soli per parlare delle cose che potevano avere in comune. Elena gli disse che se gli andava bene potevano vedersi il pomeriggio del giorno dopo e per lui andava bene. Elena per quel pomeriggio si mise dei jeans e una felpa. In quel pomeriggio Elena scoprì le molte qualità positive di Alessandro e si divertì un mondo: andarono al cinema, presero un gelato e all’ora di cena mangiarono una pizza. Continuò così per due settimane, finchè lei non si decise a raccontargli del sogno. Alessandro le sorrise e le disse: “Allora posso baciarti senza che tu reagisca?” le domandò in tono scherzoso. Elena ci pensò un momento, si guardò intorno e lo baciò calorosamente e questo fu il primo bacio di una lunga serie che finì con un lieto evento. Francesca

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The Vampire Diaries è una serie televisiva statunitense sviluppata da Kevin Williamson e Julie Plec, basata sulla serie di romanzi “Il diario del vampiro” scritta da Lisa J. Smith. La serie venne trasmessa su The CW dal 10 settembre 2009 al 10 marzo 2017, per un totale di 171 episodi distribuiti in otto stagioni. La protagonista è Elena Gilbert, una ragazza adolescente che vive nella città fittizia Mystic Falls, in Virginia. La sua vita viene sconvolta quando scopre che il suo ragazzo, Stefan Salvatore, è un vampiro. Stefan si accorge che Elena è identica alla prima donna della sua vita, la vampira che trasformò lui e suo fratello Damon Salvatore nel 1864: Katherine Pierce. I due fratelli si innamorano anche di Elena ed entrano a far parte della sua vita. Il loro scopo è proteggerla dal Vampiro Originale Klaus Mikaelson e da altre forze che ambiscono al pieno controllo della ragazza. Gli amici di Elena vengono spesso coinvolti nelle situazioni soprannaturali e combattono per vivere serenamente a Mystic Falls, un luogo costantemente tormentato dal proprio passato. L’episodio pilota attirò il più grande numero di pubblico di qualsiasi altra serie di The CW dal58

la nascita della rete nel 2006, la prima stagione venne seguita in media da 3,60 milioni di telespettatori. Fu la serie più guardata dalla rete prima di essere soppiantata da Arrow. La serie ricevette numerose nomination e premi, vincendo cinque People’s Choice Award e ventotto Teen Choice Awards. Il 26 aprile 2013, The CW annunciò la produzione di uno spin-off della serie dal titolo The Originals, che si concentra sulla famiglia di Vampiri Originali introdotta in The Vampire Diaries. The Originals debuttò durante la stagione televisiva americana 2013-14. A partire dalla stagione televisiva 2018-2019 va in onda un’altra serie televisiva spin-off di The Vampire Diaries e The Originals dal titolo Legacies. Trama A Mystic Falls, Elena Gilbert e il fratello Jeremy hanno da poco perso i loro genitori, morti in un incidente stradale sul ponte Wickery Bridge, e da qualche mese vivono assieme alla loro giovane zia, Jenna, diventata loro tutrice. Dopo le vacanze estive i fratelli tornano a scuola, dove Elena incontra Stefan Salvatore, vampiro centenario che torna nella sua città natale per conoscere la ragazza. Infatti, fu lui a salvarla da morte certa il giorno dell’incidente stradale in cui morirono i coniugi Gilbert e, incontrandola, si accorge che Elena è identica alla vampira Katherine Pierce, che trasformò lui e suo fratello Damon in vampiri durante gli anni della guerra civile. I due incominciano a frequentarsi e si fidanzano, ma la loro relazione viene messa in difficoltà da Damon, che diversamente dal fratello si nutre di sangue umano ed è più cattivo. Elena scopre


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presto la loro natura soprannaturale, ma impara a conviverci. Jeremy incomincia a frequentare Vicki Donovan, ma la ragazza viene trasformata in vampiro da Damon e successivamente uccisa da Stefan, così Jeremy si innamora della vampira Anna Johnson, conoscente di Katherine. In città arriva Alaric Saltzman, che è alla ricerca di Damon per vendicare l’omicidio della moglie Isobel, ma in seguito viene a sapere che è stata vampirizzata. Inoltre si scopre che Elena è stata adottata e che i suoi genitori biologici sono Isobel e John Gilbert, che ha sempre creduto suo zio. Intanto, Damon pensa che Katherine, di cui è ancora profondamente innamorato, sia rinchiusa assieme ad altri ventisei vampiri nella cripta sotto le rovine di Fell’s Church e cerca, approfittando dei poteri di Bonnie Bennett, strega e migliore amica di Elena, di rimuovere il sigillo che impedisce ai vampiri di uscire. Quando i vampiri vengono liberati, Katherine non è tra loro, poiché la donna riuscì a liberarsi e a lasciare la città senza lasciare traccia. Dopo un iniziale smarrimento dovuto alla perdita di Katherine, Damon riprende contatto gradualmente con la sua parte umana, finendo per innamorarsi di Elena. Nel frattempo il Consiglio delle Famiglie Fondatrici, in occasione della Festa dei Fondatori, mette in funzione un dispositivo che emette un suono molto fastidioso per i vampiri. A stordirsi, però, non sono solo i vampiri, ma anche il sindaco Lockwood e suo figlio Tyler. Tutti i vampiri, tranne Stefan e Damon, vengono uccisi, mentre Tyler causa un incidente stradale in cui rimane coinvolta Caroline Forbes, altra amica di Elena, che finisce in ospedale in gravi condizioni. Intanto, a casa Gilbert, John viene attaccato improvvisamente da Elena, ma scopre subito che non si tratta di sua figlia bensì di Katherine. Stagioni 1^ stag. 22 episodi - 2^ stag. 22 episodi 3^ stag. 22 episodi - 4^ stag. 23 episodi 5^ stag. 22 episodi - 6^ stag. 22 episodi 7^ stag. 22 episodi - 8^ stag. 16 episodi

Premi e riconoscimenti Dal 2010 la serie televisiva e i suoi attori sono stati nominati per alcuni premi di eventi importanti come i People’s Choice Awards e i Teen Choice Awards. La serie ha vinto cinque People’s Choice Awards, uno nel 2010, uno nel 2012, due nel 2014 e uno nel 2015, e ventotto Teen Choice Awards, sette nel 2010, cinque nel 2011, sei nel 2012, tre nel 2013, quattro nel 2014 e tre nel 2015. Il totale dei premi vinti è 37 su 110 nomination, che comprende 9 premi per la serie televisiva, 13 per la protagonista Nina Dobrev, 11 per Ian Somerhalder, 4 per Paul Wesley, 2 per Michael Trevino, 2 per Candice Accola, 1 per Katerina Graham, e 1 per il cast. Ilaria Boffetti

CITAZIONI: “The Vampire Daries”

Se vuoi stare con qualcuno per sempre... devi vivere per sempre. STEFAN SALVATORE Non esistono pessime idee. Solo ottime idee eseguite in modo pessimo. DAMON SALVATORE Scegliamo noi il nostro percorso. I nostri valori e le nostre azioni definiscono chi siamo. STEFAN SALVATORE Se ora te ne vai lo fai per te, perché io so cosa voglio. Stefan, io ti amo. ELENA GILBERT “Un suggerimento per il futuro. Fai attenzione a chi inviti ad entrare in casa tua.” 59


L’INTERVISTA

ANNAMARIA PANTEA Abbiamo incontrato Pantea Annamaria, nata il 5/7/1984 in Romania ma vive da 15 anni in Italia, precisamente a Nuvolera, in provincia di Brescia. Annamaria, cosa fai nella vita? Lavoro come barista. E’ sempre stata una mia passione e grazie ad una mia carissima amica, ho avuto l’occasione di intraprendere questa professione. Che immagine vuoi dare di te stessa? Sono una ragazza solare, ambiziosa che ama la vita. Cosa ti caratterizza particolarmente? Sono molto semplice, cerco di trovare sempre la parte più bella, più positiva delle cose in ogni situazione. Come ti piace vestire? Sicuramente elegante... Che rapporto hai con i social? Trascorro diverso tempo sui social ma senza esagerare, certamente mi piace seguire ed essere seguita dai follower. Un tuo pregio e un tuo difetto... Un pregio? Sono troppo generosa e sensibile e

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L’INTERVISTA

questo comporta a volte di ottenere delle sonore delusioni. Un mio difetto invece è che mi arrabbio facilmente. Al di là del tuo lavoro, quali sono le passioni della tua vita? Passioni ne ho tante: mi piace sfilare quindi la moda è sicuramente al primo posto. Poi viaggiare, vedere posti nuovi, ballare e divertirmi. Adoro gli animali, specialmente i gatti! Un conto è il web, un conto è la vita reale. Chi è Anna nel quotidiano? Nel quotidiano sono una ragazza semplice che lavora e segue le sue passioni. Che obiettivi vuoi raggiungere? In futuro mi auguro che quello che sto facendo per passione nel mondo della moda e dello spettacolo possa diventare il mio impiego principale. Mi piacerebbe aprire un giornale… e chissà se un giorno… intanto lasciamo spazio ai sogni perché sognare è bello!

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