Anno 27 - N°06 del 17/05/2021 - www.newentrymagazine.it - redazione@newentrymagazine.it - Per la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti
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NEW ENTRY MAGAZINE il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.
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Editoriale
L’EDUCAZIONE E IL RISPETTO VALGONO PIÙ DI QUALSIASI COSA! Prima di lanciarsi nel vuoto, la piccola ha lasciato due lettere sulla scrivania: una ai genitori, scusandosi per il gesto; l’altra ai compagni di classe, con una frase emblematica, “adesso sarete contenti”. Quando la finirete? Quando finirete di mettervi in due, in tre, in cinque, in dieci contro uno? Quando finirete di far finta che le parole non siano importanti, che siano “solo parole”, che non abbiano conseguenze, e poi di mettervi lì a scrivere quei messaggi – “troia di merda”, i vostri “figlio di puttana”, i vostri “devi morire”. Quando la finirete di dire “Ma sì, io scherzavo” dopo essere stati capaci di scrivere “non meriti di esistere”? Quando la finirete di ridere, e di ridere così forte, quando passa la ragazza grassa, quando la finirete di indicare col dito il ragazzo “che ha il professore di sostegno”, quando la finirete di dividere il mondo in fighi e sfigati? Che cosa deve ancora succedere, perché la finiate? Che cosa aspettate? Che tocchi al vostro compagno, alla vostra amica, a vostra sorella, a voi? Molti adolescenti hanno deciso di rompere con la vita. Bisogna stare molto attenti a quello che si dice, ma pure a quello che non si dice perché le responsabilità non sono mai legate solo a chi compie il gesto. Rimangono a destare le coscienze quei giovani ai quali è stato rapinato tutto, perfino i sogni, quelli che in vita dovevano fare la differenza.
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EDITORIALE
Quando un giovane non ha più capacità di vivere, quella sofferenza che assale diventa morte che abbatte la vita senza possibilità di una richiesta di aiuto... Forse è così, perché i silenzi dell’anima tormentata non fanno rumore, relegano all’angolo più buio... Quando una ragazzina di dodici anni prova a buttarsi di sotto, non è solo una ragazzina di dodici anni che lo sta facendo: siamo tutti noi. E se una ragazzina di quell’età decide di buttarsi, non lo sta facendo da sola: una piccola spinta arriva da tutti quelli che erano lì che non hanno visto, non hanno fatto, non hanno detto. A peggiorare questo fenomeno ci hanno pensato le evoluzioni tecnologiche dove con un
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tasto della tastiera si può provocare tanto dolore. Parole lanciate come frecce affilate che fanno male, tanto male che posso causare gesti irrimediabili da chi ne è vittima. Ciò che c’è oggi nell’web è devastante: facebook, Instagram e soprattutto Tik Tok sono una concentrazione di volgarità, sporcizia e maleducazione che, se non stiamo attenti, travolgono i nostri ragazzi con i loro messaggi insulsi in un tunnel senza fine che li disorienterà a tal punto di non capire il confine tra il bene e il male. E poi noi. Noi genitori, sì. Noi che i nostri figli sono quelli capaci di scrivere certi messaggi. Quando la finiremo di chiudere un occhio? Quando la finiremo di dire “Ma sì, ragazzate”? Quando inizieremo a spiegare ai nostri figli che la diversità non è una malattia, o un fatto da deridere, quando inizieremo a non essere noi i primi a farlo, perché da sempre non sono le parole ma gli esempi, gli insegnamenti migliori? La maleducazione ha pervaso la nostra vita e serve urgentemente una ritrovata coscienza che deve partire da dentro di noi per una significativa presa di posizione a favore di uno stile di vita equilibrato. Ciò che conta è l’onestà, la dignità, la coscienza delle persone, nient’altro! 03
Riflessioni
RITROVARSI L’emozione di risentire anche solo la voce di una persona amica che da molti anni non si vede o ci si sente, è veramente particolare, quasi indescrivibile. Lo stato d’animo che vorrei esprimere è pieno di ricordi che solo grazie ad un nome e dalla voce della persona amica che si ritrova dopo tanto tempo, mi ha permesso di far riaffiorare una serie di immagini che erano custodite nel mio cuore, che non sono state mai dimenticate, ma solo conservate per poi, come poco tempo fa, essere ricordate. E già, il famoso detto “il mondo è proprio piccolo” secondo me ha un fondo di verità, perché grazie ad una serie di circostanze e ad un’amica, ho ritrovato una mia compagnia di scuola delle scuole elementari e medie con cui si è condiviso, insieme ad altri coetanei, una parte della nostra giovane età. A volte ti rendi conto come la vita e le sue rispettive decisioni che ci mette di fronte, ci allontani da alcune persone e poi, così ad un tratto, quasi per magia, ti permetta di ritrovarle. E già, io ho ritrovato una compagna di classe con cui mi sono sempre trovato d’accordo, una ragazza piena di vitalità e gioia. Con lei ho avuto modo di sentirla per circa quindici minuti per telefono, che mi ha dato modo di ritornare indietro nel tempo, come
Gocce di Memoria 60’ 70’ 80’ Noi che si accontentavamo di cose semplici ma che ci davano tanto divertimento.... Noi che ci sentivamo ricchi se avevamo “Parco Della Vittoria e Viale dei Giardini”. Noi che se avevi “Vicolo Corto e Vicolo Stretto” perdevi sicuro. Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore. Noi che abbiamo avuto le tute lucide che facevano troppo figo. 04
quando si era seduti tanti anni fa tra i banchi di scuola. Ma come la vita insegna, su quei banchi ognuno di noi ha vissuto momenti felici e a volte tristi, ma ci hanno cresciuto fino ad esser quello che siamo. Certo quando si esce dal mondo scolastico ognuno di noi prende strade diverse, creando un naturale allontanamento che permette ad ognuno di noi di imparare e crescere per diventare “adulto” nella vita di tutti i giorni. Anche in altre occasioni nell’arco della mia vita ho avuto modo di rivedere persone che non si frequentava più, e l’emozione del ritrovarsi e ricordare insieme i bei momenti trascorsi, è una cosa bellissima. Penso che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, gli sia capitato di rivedere un vecchio amico e con lui, entrare nel mondo dei ricordi. E già, i ricordi… sono proprio quelli che ci mantengono vivi, nel bene e nel male, sono quelli che ci danno la forza di andare avanti e fare sempre di più per gli altri e per se stessi. Quando si ha l’occasione di rivedere dopo molto tempo un amico, il nostro cuore manda alla nostra mente, l’esperienza più bella che abbiamo conservato nell’arco del tempo, per farci ricordare subito chi ha rappresentato per noi stessi, l’amico ritrovato. E quindi, il tempo scorre sempre veloce, ma spero di cuore di emozionarmi e rivivere momenti indimenticabili sempre di più, quando in futuro ritroverò altre persone amiche. F.
Riflessioni
RITORNO A CASA... ...e tre giorni possono essere abbastanza per vivere dentro un abbraccio. Avvolta dall’affetto di tanti parenti e amici, rassicurata dai ricordi mai troppo lontani di un paesino che contiene ancora vivide le immagini della mia adolescenza, oggi sono ritornata a casa con mille emozioni sulla pelle. E altrettanto grande arrivi il mio ringraziamento a tutte le care persone incontrate, alle colazioni e aperitivi pagati prima che me ne accorgessi (infatti ho deciso di tornare con più frequenza); e ancora ai miei parenti, che mi hanno costretta a ingurgitare deliziosi manicaretti (ai quali manderò la fattura per i mesi che dovrò pagare al nutrizionista, per perdere i chili messi). E, ironia a parte, un particolare grazie a chi mi ha riconosciuta e chiamata per nome e cognome, dopo almeno quarant’anni di lontananza. Mi sono pure montata la testa, dicendomi durante il viaggio di ritorno, che evidentemente ero rimasta identica a quella ragazzina che cantava con Tommaso e Company...e alla quale i ragazzetti correvano dietro. Poi ho dovuto lasciare in autostrada le illusioni e ammettere che di tempo ne è passato tanto, che il caro Tommaso non c’è più e...che nessun ragazzo mi correva dietro. A metà tra ricordi e realtà la consolazione: che i vicoli e le stradine sembrano aver conservato i miei passi, i miei sentimenti e le mie gioie. Il tutto me lo porto dietro con me...in attesa di ritornare. Pinella Gambino
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Riflessioni
INTRECCI INDISSOLUBILI
Mi piace andare al lavoro con i mezzi pubblici. Non fosse che impiego il doppio del tempo, lo farei tutti i giorni. Mi piace farmi trasportare: non devo concentrarmi sulla guida, sul traffico nervoso che mi disturba. Guardo fuori dal finestrino, mi immergo nella musica, lascio fluire i pensieri. Mi piace guardare la vita che scorre, le persone che si muovono, ognuno nella sua vita, diretto verso qualche attività, qualche meta. Mi chiedo come siano le loro vite, cosa facciano. La navetta va. Costeggia un bel parco, poco frequentato a quest’ora. Passa una donna in bicicletta, un signore anziano porta a spasso il cane. In lontananza qualcuno corre. Vita quieta alla mia sinistra, ma so bene cosa c’è alla mia destra, anche se non sto guardando da quella parte. C’è la camera mortuaria dell’ospedale. Una strada separa questi due mondi così diversi. È facile immaginare cosa accada là, ora, mentre qui la normalità scorre. Questa è la vita, intrecci indissolubili. La navetta procede. L’oboe del concerto di Benedetto Marcello è una colonna sonora che mi avvolge e accompagna il mio spirito contemplativo mattutino. Scendo in compagnia di un’umanità varia e mi avvio verso la mia giornata. sguardiepercorsi 05
Riflessioni
PAPÀ MI DICEVA... Papà mi diceva, “Per capire chi è un buon amico, organizza una festa. Fai una festa bellissima, prendi buone birre e dei vini sopra i 13, prendi del buon cibo, e che la musica di sottofondo sia bella e che possa accogliere tutti. Mettila alta da poter far dire ‘Bellissimo sto pezzo! Che gruppo è?’ Ma non troppo alta, lascia che i vostri dialoghi non vengano coperti dagli assoli. “Invita amici”, mi diceva, “Invitane tanti, invita tutti gli amici che conosci e poi, finita la festa, lascia che ognuno prenda la via che preferisce. Non forzare mai nessuno a rimanere, non convincere, non prolungare mai la festa che le feste hanno origini più antiche di noi, sanno loro quando finire. Tu saluta e augura la buonanotte a tutti e osserva, osserva bene chi di sua volontà resta ad aiutarti, chi ti aiuterà a lavare i piatti, chi ti aiuterà a rimettere a posto, a sistemare le cose. Questi saranno i tuoi buoni amici, quelli che non ti staranno accanto quando la musica e il vino gioiranno con le tue buone lune. Questi sono i buoni amici, quelli che rimarranno anche quando la tua vita avrà da offrire solo briciole e disordine”. “E alla fine di tutto”, mi diceva papà, “Ricorda, alla fine di ogni bellissima festa, alla fine di ogni momento epico, di ogni grande
successo e di ogni impresa riuscita, vedrai che accanto a te resteranno sempre pochissime persone ma quelle pochissime, ricordalo sempre, Valgono tutto” Testo di Gio Evan
Papà mi diceva...
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GUSTO A TAVOLA
TORTINO DI PATATE CON GAMBERI SALTATI Ingredienti per 5 persone 4 patate medie lessate con buccia 50 grammi di burro pomata (morbido) 15 gamberi freschi 1 spicchio d’aglio Salsa di soia e olio e.v.o. Sale e pepe / Erba cipollina Preparazione ricetta Schiacciare le patate e amalgamare ad esse il burro, aggiungere sale e pepe. Mettere questo composto in una tasca da pasticcere con la bocchetta a rosa larga. Rosolare lo spicchio d’a- mettere gamberi su ognuno e qualche pezzetto glio in olio, aggiungere i gamberi, sale e pepe, di erba cipollina. sfumare con qualche goccia di salsa di soia. Dal blog: www.cucinarecreare.it Comporre il piatto formando un tortino rotondo, A presto, Anna
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Riflessioni
L’AMORE DELLA MAMMA Ogni mamma ha un suo modo affettuoso per chiamare i suoi figli, al di là del nome di battesimo. Nel nostro dialetto, pur essendo poco sdolcinato, le molte varianti, da quando il figlio è piccolo fino a quando è adulto, molte sono le varianti affettuose per chiamare o riferirsi ai propri figli, termini che lasciano trasparire molto bene l’amore e la tenerezza che ogni mamma prova nei loro confronti, perché a qualunque età, dentro di lei rimangono bambini. Razionalmente man mano passano gli anni la mamma sa che deve accompagnarli, consigliarli, insegnare loro i valori etici basilari, ma lasciandoli andare verso il loro futuro. Tuttavia l’amore per loro è talmente grande che vorrebbe sempre proteggerli come quando erano bimbi, vorrebbe essere sempre al loro fianco per evitare loro dolori e delusioni. A parte casi particolari, tuttavia, ogni mamma sa comportarsi con equilibrio con ogni figlio, per non tarpargli le ali, ma nello stesso tempo per fargli sempre capire che lei c’è e ci sarà ogni volta che ne avrà
bisogno. Per questo, forse, molte mamme prima del nome proprio del figlio dicono “èl mé…” per sottolineare inconsciamente il legame profondo ed unico che li unisce; “èl mé pütì – la mé pütina” ( il mio bambino /a), quando sono piccoli; “èl mé gnaro/a” quando sono ragazzi; “èl mé s-cèt/a” quando sono giovanotti e signorine; “mé fiöl /a” quando sono adulti. Il messaggio che passa, è ancora più affettuoso al di là delle parole, dei nomignoli, dei soprannomi, dei nomi affettuosamente accorciati, allungati, storpiati: traspare dallo sguardo che si illumina ogni volta che una madre chiama suo figlio, ogni volta che parla di lui con altre persone e ogni volta che pensa a lui anche se è lontano. Ornella Olfi
Teenager
Outer Banks è una serie televisiva statunitense creata da Josh Pate, Jonas Pate, e Shannon Burke, distribuita da Netflix il 15 aprile 2020. Trama Nelle Outer Banks della Carolina del Nord un gruppo di adolescenti, i “Pogues” vivono nella parte più povera e disadattata dell’isola al limite della legalità. Il capogruppo, John B., ha perso il padre da otto mesi: questo è difatti scomparso mentre era alla ricerca del tesoro della Royal Merchant. Così, deter08
minato a trovare il proprio padre e anche il tesoro, convince i propri amici (JJ, Kie e Pope) a seguirlo. Da qui, si diramano vicende inerenti amicizia, amore, droga, aspirazione nel futuro, senso di impotenza dinanzi ai ricchi dell’isola, i “Kooks”. Stagioni Prevista la seconda stagione, a cui ormai stanno lavorando da mesi. L’appoggio dei fan è stato senza dubbio fondamentale. Addirittura la serie si è portata a casa un People’s Choice Award per il titolo che più di tutti si merita di essere bingewatchato. Dati di ascolto Su Rotten Tomatoes la serie detiene un punteggio del 71% su 21 recensioni, con un punteggio medio di 6,62/10. Su Metacritic ha un punteggio di 61 su 100 basato su 9 recensioni, indicando “recensioni positive”. Ilaria Boffetti
ANIME NEL VENTO
CARO ANGELO...SEI DENTRO OGNI COSA!
19/4/2020 19/4/2021 Oggi è un anno e poco più che non ti vediamo ..eppure sembra ieri.. e per certi versi.. è così ma sono esattamente 395 giorni.. E’ sempre un lasso di tempo troppo lungo per chi come noi non ha ancora assimilato il colpo e ha ancora quella sensazione forte di vedere una porta aprirsi per un tuo ritorno da un momento all’altro... E’ talmente assurdo se ci si pensa. Beh.. tutto in questo anno è stato assurdo e incomprensibile, queste “partenze improvvise” hanno destabilizzato tutti. In ogni casa, quasi, abbiamo sedie vuote, solitudine e occhi pieni di lacrime.. Potremmo star qui a discuterne a lungo.. ma la verità è che non ci sono ritorni.. incontri a breve.. o almeno.. non in questa vita per chi crede.. Ma la peggior cosa è che non ci sono stati nemmeno gli addii.. Quegli addii fatti di parole, gesti, amore e abbracci che ti restano impressi, quelli dove senti la pelle con il suo profumo da imprimere alla mente.. non c’è stato quell’ultimo calore umano che ti fa dire eccomi.. ci sono.. sono qui e ti accompagno nel tuo trapasso. No, niente di tutto questo è stato possibile purtroppo.. Solo gli sguardi impauriti degli ultimi istanti confusi e frettolosi con occhi negli occhi che io.. mai riuscirò a dimenticare.. Mi tornano alla mente le mie ultime parole sulla porta di casa.. “ohh guarda che ti aspetto a casa.. io non posso venire con voi.. non far scherzi..” ho aggiunto con un sorriso amaro, più per spezzare l’aria greve del momento.. perchè di sorridere proprio, non c’era nulla.. La tua risposta è stato solo un gesto lento e preciso con la mano poggiata alla fronte come a dirmi.. “Certo che si..sei matta..ovvio..” e l’accenno di un sorriso camuffato da una trasparente maschera sul viso che ti dava fiato.. Poi il nulla.. non una sola parola tra noi, niente.. solo attese, attese lunghe e snervanti e laceranti giorni e notti a fare dei mille pensieri un groviglio sul cuore, a pensare e ripensare al tutto e al niente e con la speranza sempre attaccata ad un filo.. e 10
poi.. l’epilogo crudo, amaro e lancinante che mai ci si aspettava.. Ed ora .. ora ci sei anche tu dentro ogni cosa, ricordi.. quante volte ce lo siamo detti riguardo a Stefano. Sei in ogni discorso.. in ogni nostro gesto.. in ogni oggetto riposto in un cassetto.. in ogni alba e in ogni filo d’erba .. e allo sbocciare d’un fiore nuovo.. sei nella mia mente.. Sei lì impalpabile come l’aria ma essenziale come tale, per andare avanti nel fare di tutti i giorni.. So che conosci i miei pensieri, ed io i tuoi su quei lunghi discorsi di “partenze e sui ritorni” perché dall’esperienza precedente che ci ha cambiato la vita ad entrambi, abbiamo parlato più volte.. Ce li siamo raccontati più volte quei segnali precisi che ci arrivavano e che a volte.. potevano sembrare solo coincidenze, viste da uno scettico, ma per noi assumevano un significato particolare, e ci davano forza.. Mi dicevi sempre che in qualche modo lui voleva farsi sentire.. Ora tocca anche a te darci quella forza e so che lo stai già facendo. Non è facile..anzi , non è per niente facile affrontare certi silenzi colmi dell’assenza.. e quelle ore lunghe di solitudine dove sai che fai le solite cose, ma non nel solito modo.. perchè nulla è come prima.. Manchi Angelo… ci manchi ogni giorno... ma riusciamo a farti rivivere ogni giorno perché sei sulle
ANIME NEL VENTO
nostre labbra con le tue frasi, con i tuoi pensieri, con la tua visione delle cose, parlando con le persone.. perchè come dice quella bella frase di Sant Agostino: “- E’ come fossi nascosto nella stanza accanto ..ma ci sei..e aggiunge, il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.”- Ed è ciò che facciamo noi.. Noi due, qui ora, ci proviamo ad andare avanti, siamo ancora in fase di rodaggio.. ma abbiamo imparato ad avere spalle forti.. come dicevi tu.. ma anche la fragilità spesso la fa da padrona sul mio essere.. Più di una volta ho detto che anche la roccia più dura si sgretola sotto la goccia perpetua.. ed è così.. fa parte di ogni essere umano, spesso il pianto occupa le ore.. è legittimo, lo so .. reale reazione a fronte dei troppi perché ai quali ancora una volta non so rispondere.. Conosciamo il dolore.. so che purtroppo è uno stato in cui sta
molta altra gente, specialmente in questo stramaledetto periodo.. e abbiamo imparato a conviverci sostenendoci l’un l’altro.. Ora, ti farà sorridere, ma ripeto a Claudio le parole che tu dicevi a me.. “Ho il bastone della mia vecchiaia accanto“ cosa che purtroppo non ho potuto essere… Ma so che sono a mia volta, spalla che accoglie le sue paure e braccia che innalzano le sue vittorie.. devo farlo doppiamente lo so, come vedi ce la sto mettendo tutta. Sicuramente insieme ce la possiamo fare.. abbiamo dalla nostra molte stelle in cielo che ci tengono una mano sul fianco pronti a rialzarci.. e appoggiandoci anche un po’ a questo pensiero, a cui ci piace credere e che ci accarezza l’anima. Insieme abbiamo la certezza che nella tua nuova dimensione.. tu non sia solo e accarezzi tutti i nostri cari che amiamo e che ti hanno preceduto.. e tutto questo è la nostra forza.. Rosa Leone
Zaccaria Maurizio
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Racconti
L’INCONSAPEVOLE SORRISO Si sarebbero sfogliate le ore come quelle di un mazzo mescolato di fretta e senza interesse. Era il primo capodanno nella sua nuova casa, finalmente. Certo mancavano ancora delle sedie, qualche scaffalatura, poche tende, ma adesso somigliava a una casa abitata e, soprattutto, alla sua casa. Peccato che fosse solo piena di sé, delle sue cose, dei suoi libri e dei suoi film posti in ordine maniacale, dei suoi cibi biologici, delle sue diapositive troppo stanche per essere proiettate, dei suoi spartiti vecchi quanto basta per essere suonati guardandoci attraverso. Allora Paolo decise di uscire, senza macchina: è strano godersi la città alle 5 del pomeriggio la sera di S.Silvestro, gli vennero in mente strofe confuse di una poesia di Lorca che la sua insegnante di Spagnolo ripeteva spesso, con malinconia e occhi lucidi a stemperare le parole. I negozi erano vuoti, le luci sembravano finalmente brillare solo per se stesse. Rumore di passi, odore per le strade di cibi succulenti e dai coiffeuer gli ultimi spruzzi di lacca per voler immortalare movimenti indimenticabili di un anno passato troppo frettolosamente. Comunque tra pochi giorni sarebbe andato via, lontano, finalmente una classe tutta sua, anche se solo per 6 mesi, anche se in un paese alpino lontano e sempre con la neve: a lui piaceva, bastava essere lontano, bastava essere. La testa si dimenava in pensieri aggrovigliati, ma i piedi no, non erano confusi. Andavano certi, dritti nei luoghi dei suoi anni, senza che lui apparentemente lo volesse ma non faceva niente per impedirlo. Allora passò davanti all’ospizio dove anni prima per pochi mesi andava regolarmente a trovare le persone anziane e le venne in mente Rosaria, la signora che non camminava più, 12
ma con le parole sapeva andare dove nessun aereo lo avrebbe mai portato. Poi il lavoro, i viaggi per il dottorato, gli avevano fatto perdere le tracce e quando la ritrovò era troppo tardi. Ancora camminava e Lucca gli sembrava non più scura e silenziosa, quasi severa, no, le sembrava una successione di teatri che la sua mente incollava su un unico fondale, quello degli amati. Si ricordò della sua vecchia Corsa e di un viaggio verso Amalfi insieme a Giuseppe, Khristine e Giulia: appunto il 31 dicembre: quando suonò la mezzanotte e il mondo intero stappava bottiglie e speranze, loro erano in coda sul lungomare e ridevano, senza preoccupazioni, senza alcuna fretta a nutrirsi degli istanti insieme. Altre volte il tempo invece lo avrebbe voluto accelerare, passando davanti all’anfiteatro pensò alla montagna e a quando presero tutti insieme una baita, ma Francesca aveva la febbre e l’attaccò a tutti. Provarono comunque a fare il pane nel forno a legna, e sapeva di pane, per loro era già molto. Bastava così poco. Brindarono imbacuccati in enormi sciarpe colorate, fra aspirine, ad aspettare lo sciogliersi della neve per tornare a valle. Il fuoco raccontava segreti e desideri che solo col tempo avrebbe capito. Sembrava un filmino in technicolor senza possibilità di riavvolgere il nastro. I passi lo portarono sulle mura, dove si vede l’intera città e le storie dentro le case sembrano grandi infinite, e i palazzi solo piccoli segnalibri. E si ricordò la frontiera a Lisbona, l’apertura del cineforum in centro una volta la settimana in tre gatti a vedere pellicole in Bianco e nero di registi dai nomi impronunciabili, la messa in scena per i ragazzi della casa famiglia dove faceva servizio civile: gli prese una profonda nostalgia per ciò che pensava sarebbe stato.
Racconti
Adesso loro non ci sono più. Khristine è tornata in una città facilmente confondibile del New Jersey, Giuseppe si è dileguato soffocato da sè stesso, Francesca ha vinto la sua battaglia con la vita ma non ha più voglia di giocare. Forse andava compresa prima, bastava un attimo prima, lei come tutti gli altri, forse ci siamo troppo trascurati nel profondo del tempo, dimenticandoci di andare oltre la sua scorza. E Franca ha una figlia con una figlia, Pietro è tornato in Romania dalla figlia, ma non sta più con la moglie, Angela e Massimo si sono sposati, presto saranno in tre, di Giulia nessuna notizia: le sue notti ora sono piene e lei è autrice dei propri giorni. Adesso che Paolo ha la sua casa e potrebbe ospitare tutti, adesso che è grande e non ha bisogno di contare i soldi per farsi una birra, adesso non c’è più nessuno.
Nessuno. Solo una voragine che dall’alto di questa città sola si apre dentro a rimuovere nomi come fossero strati cristallizzati di una primavera congelata. Si apre il cielo sulla testa, magari si possono ancora cercare numeri, fili, trame, o solo guardarli in altro modo. Magari si scongelano gli autunni delle incomprensioni e proprio oltre, oltre le colline, c’è ancora il mare che batte sulla spiaggia, a ricordare foreste vergini e odori antichi. Si commuove Paolo, i botti sono lancinanti spari che trafiggono il suo parlare con se stesso e con i compagni di tanti ricordi. Ma si sente vivo e brinda con le lacrime a un ritrovato sorriso, leggermente inconsapevole e forse per questo più che perfetto, certo che qualcosa comunque sia, accadrà. Basta esserci. Paolo
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50 ANNI FA
Hit Parade del 14 Maggio 1971 1 Il cuore è uno zingaro Nicola Di Bari 2 4 marzo 1943 - Lucio Dalla 3 Sotto le lenzuola - A. Celentano 4 Che sarà - Jose’ Feliciano 5 My sweet Lord - George Harrison
6 Sing sing Barbara Laurent dei Mardi Gras 7 Love story - Francis Lai 8 Another day - Paul McCartney 9 13, storia d’oggi - Al Bano 10 Un fiume amaro - Iva Zanicchi
1° POSTO
2° POSTO
NICOLA DI BARI Nicola Di Bari, pseudonimo di Michele Scommegna (Zapponeta, 29 settembre 1940), è un cantautore italiano. È il quarto cantante che ha vinto il Festival di Sanremo per due edizioni consecutive, nel 1971 e 1972; ha vinto anche Canzonissima nel 1971. È inoltre uno dei cantanti italiani più noti all’estero, in particolare in America Latina. Alcuni suoi brani sono diventati degli evergreen della musica italiana, al punto di essere stati reincisi in anni successivi da altri artisti: ad esempio Chitarra suona più piano, incisa da Mina nell’album Uiallalla, o “La prima cosa bella”, interpretata da Malika Ayane per la colonna sonora dell’omonimo film. Nelle sue canzoni si ritrova spesso il tema dell’emigrazione e il sentimento di grande attaccamento alla terra natia e alla vita rurale, con richiami alla campagna e ai suoi colori. Uno dei brani da lui composti - Zapponeta - è dedicato al suo paese natale; un altro suo titolo molto conosciuto è Paese.
Le dissi, “Non è niente”, ma mentivo, piangevo, piangevo Per te si è fatto tardi, è già notte Non mi tenere, lasciami giù Mi disse, “Non guardarmi negli occhi” E mi lasciò, cantando così Che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro e va Catene non ha, il cuore è uno zingaro e va Finché troverà il prato più verde che c’è Raccoglierà le stelle su di se E si fermerà, chissà E si fermerà L’ho vista dopo un anno l’altra sera, rideva, rideva Mi strinse, lo sapeva che il mio cuore batteva, batteva Mi disse, “Stiamo insieme stasera” Che voglia di risponderle, “Sì” Ma senza mai guardarla negli occhi Io la lasciai, cantando così Che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro e va Catene non ha, il cuore è uno zingaro e va Finché troverà il prato più verde che c’è IL CUORE É UNO ZINGARO Raccoglierà le stelle su di se Avevo una ferita in fondo al cuore, E si fermerà, chissà soffrivo, soffrivo E si fermerà 14
3° POSTO
Il cuore è uno zingaro
Periodo di attività musicale 1961 – in attività Album pubblicati 15 Studio 3 Raccolte 2
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Riflessioni
MAGGIO: MESE DELLA MADONNA Non a caso la Chiesa cattolica ha dedicato a Lei questo mese assolato, amorevole, caldo, colorato e sorridente, mese di nascita e rinascita, mese di speranza. “Noi tutti siamo bambini che si sono persi con le sue piccole gambe nell’enorme tempio di Dio”. Oscar Wilde E in questo immenso “tempio” abbiamo bisogno di qualcuno per dirigerci, aiutarci, consolarci e sostenerci. In modo visibile ed istruttivo il sacerdote della chiesa parrocchiale di Ponte San Pietro ha spiegato che gli strumenti per orientarci, i nostri sostegni, quelli senza i quali non possiamo attraversare la propria strada di vita per raggiungere la meta sono i seguenti: 1/Intelletto, per disperdere l’oscurità e per aiutarci a guardare e a vedere, al di là dagli inganni e autoinganni. 2/ Sapienza, per sapere chi siamo, dove e perché, per discernere il bene dal male e non per-
mettere al male che è fuori di noi di svegliare quello che è dentro di noi. 3/ Scienza, è passato il tempo quando la scienza e la religione venivano considerate opposte e inconciliabili. “La scienza afferma quello che la fede sa da tempo”, 4/ Consiglio, non ci serve una conoscenza quando non siamo capaci di applicarla nella nostra vita personale. Un buon consiglio nei momenti di difficoltà si può rivelare salvifico. 5/ Fortezza, una cosa di cui abbiamo bisogno tutti, anche i più forti e potenti nei determinati periodi della nostra esistenza. 6/ Pietà, anche se avessimo un intelletto perfetto ed infallibile, senza pietà e misericordia ci saremmo trasformati in mostri. 7/ Timor di Dio, aggiungerei, rispetto, fiducia e gratitudine. Senza questi non abbiamo diritto di chiamarci persone umane. In tutto questo Lei ci aiuta, altrimenti non ci saremmo riusciti, saremmo sprofondati sempre di più, disperati e frustrati. E invece abbiamo tanta voglia di riuscire perché se dobbiamo citare di nuovo Oscar Wilde: ”Tutti siamo nel fango ma qualcuno guarda verso le stelle”. Darina Naumova
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ASSOCIAZIONE ALCOLISTI ANONIMI
METTERE DA PARTE L’EGOISMO Mi chiamo ENRICO e sono alcolista. Ormai è da più di 21 mesi che sono sobrio e oggi sono infinitamente grato al mio potere superiore, agli amici A.A., i miei sponsor che hanno supportato e aiutato quel ragazzo che qualche mese fa era disperato, pieno di sè e che pensava di potersela cavare da solo. Per tutta la vita ho pensato che io mi sono fatto da solo e che i risultati avuti nel campo lavorativo e nel campo familiare erano solo dovuti grazie a me. Sul lavoro mi sono accorto che continuavo a parlar male dei colleghi per cercare di emergere ma non ottenevo nulla anzi, peggioravo la mia situazione e rimanevo sempre nel mio mondo. Nel campo familiare mi sono accorto di aver fatto soffrire molte persone tra le quali mia moglie in primis che, a casa da sola, mi aspettava che tornassi dal bar e sperava che non puzzassi di alcol. Non parlavo più con lei
ma solo con la mia mente malata dall’alcol. Grazie ad Alcolisti Anonimi sto scoprendo un ENRICO più autentico che desidera essere onesto con sè stesso e con gli altri. Faccio ancora fatica e sono consapevole che non è facile spezzare quel meccanismo mentale e contorto che mi porto dentro da tanto tempo ma solo grazie alla sobrietà sono riuscito a modificare alcuni miei comportamenti che voglio continuare a migliorare giorno per giorno. Infinitamente grazie. Serene 24 ore Enrico
Numeri utili Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it Per riunioni on line consultare il sito https://www.aa-arealombardia.it/
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Dedica a...
BLANCA Sei cosi bella oggi con i tuoi capelli mossi e gli occhi color felicità. L’alba ti sfiora una carezza, somigli ad un battito d’ali, vestita di grazia e dolcezza anche nei tuoi jeans larghi, anche in questo cammino da scoprire, t’inventi musica e sorridi, danzando nel passo svelto ogni tanto mi cerchi, mi guardi teneramente, sappiamo entrambe di avere un po’ paura di quell’abbraccio, distogli lo sguardo altrove, sinuosa cerbiatta pallida dagli occhi tinti nel viola. M’incanto a guardare i tuoi passi leggeri, tra un negozio e i distratti passeggeri del mondo, torna in me il gusto forte della memoria, nell’aroma caffè al sapore bollente di vita, sale l’odore di lunghi viaggi, i pesanti zaini nascondono avventure, quelle pazze corse sul filo del mondo oggi sono diventate tue, te le abbiamo trasmesse insieme al DNA, già nel primo anno di vita ti portammo a respirar le avventure d’oriente, e ridevi bimba mia, tra i templi dorati e le foreste incantate, quanti piccoli cristalli d’amore a ricordare. Ora sei tu sola, a partire ad andare, non è la solita vacanza, ma un cercare la tua strada, guardi la striscia gialla dove ci daremo quell’ultimo bacio, 18
guardi l’ignoto, la libertà, la tua maturità, ti guardo nell’attesa dell’ora tua, hai gli occhi di chi aspetta la vita dietro l’angolo, sorrido tra me, sapendo che sei una ragazza in gamba, sentendo che queste sono le piccole grandi felicità, vedere e sentire che una figlia è felice, che cerca il suo spazio-tempo, in questo grande blu di mistero. Dai, ora facciamo finta di niente, un saluto come se stasera tornassi a casa, sì, facciamo così, un nodo in gola soffocato, lo copro con un colpo di tosse, l’occhio umido, un bacio, l’abbraccio frettoloso all’annuncio del volo, ehi ragazza, ti dico una cosa, sei bella, ti voglio bene, non perderti. Piccola ombra tra la folla si allontana, cordone ombelicale che taglia il respiro, mi lanci in aria quell’ultimo bacio, lo prendo, il mio amico mi abbraccia, ha capito come mi sento, dai andiamo, non vedi che lei è già grande! Ora guardo quel muso di cavallo bianco, la sua prima cartolina, il rumore della mia malinconia... è a te che penso e so che anche tu, dal tuo angolo di mondo lo farai... Silvia
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Riflessioni
UN’AMICA DI NOME ANNA FRANK dicembre 1937
Caro diario, la mia vita continua ad andare abbastanza bene ma purtroppo per alcune persone sta diventando sempre più difficile. Tra queste persone c’è anche la mia amica Anna della quale ho scoperto da poco che è ebrea, ma questo non cambia la nostra amicizia perché io le voglio bene ugualmente e la sua “razza” non è diversa dalla mia, quindi perché non potremmo essere amiche? La mia amicizia con Anna è fantastica, siamo praticamente migliori amiche, le voglio un mondo di bene e non vorrei mai che le succedesse qualcosa di brutto. Non ricordo se ti ho mai raccontato come ci siamo incontrate la prima volta, in caso non lo avessi fatto te lo racconto ora: era il primo giorno di scuola, pioveva e il cielo era scuro a causa delle nuvole che lo ricoprivano, stavo per entrare nell’edificio quando per sbaglio mi sono scontrata con un’altra ragazza facendo cadere sia i suoi che i miei libri, che tenevamo tra le braccia, a terra. Subito ci scusammo e recuperammo i libri, le chiesi il suo nome perché non l’avevo mai notata prima e mi sembrava simpatica e volevo conoscerla. Mi disse, quasi in un sussurro, che si chiamava Anna, allora io le sorrisi d’incoraggiamento e le dissi il mio nome e lei mi sorrise debolmente. Scoprii subito dopo che stava nella mia stessa classe e che era da poco arrivata in quella città, subito pensai che fosse per quello che non l’avevo mai vista prima. Ero l’unica che conosceva un poco e quindi iniziammo a fare compiti, ricerche insieme e ogni tanto la invitavo a casa mia. E da quel giorno siamo diventate inseparabili, siamo diventate la classica coppia di migliori amiche che non possono vivere un giorno senza vedersi. Questo è successo circa 20
3 mesi fa ed ora siamo più unite che mai ma sento che sta succedendo qualcosa, qualcosa di brutto al “popolo” di Anna e ad Anna stessa, ho paura di quello che le possa succedere, ho paura che non potrò rivederla più. Marzo 1938 Caro diario, ho da poco festeggiato il mio compleanno con una piccola festa a casa con la mia famiglia ma questo non è importante ora, la cosa importante è questa: la vita di Anna è in pericolo come tutte quelle della sua “razza”. Come ti ho scritto in questi ultimi giorni, la situazione per gli ebrei sta peggiorando notevolmente ed ho molta paura di quello che possa succedergli. Io ed Anna stavamo insieme per la maggior parte del tempo ma questo purtroppo non accadde più: ci vedevamo pochissimo alle lezioni e i suoi sguardi erano quasi sempre senza espressione, senza emozione invece i miei erano abbastanza felici per il fatto che vedevo la mia migliore amica ma avevano anche un velo di preoccupazione e tristezza. Quelle poche volte che la incontravo tra i corridoi e provavo a parlarle lei si inventava la scusa di dover andare in bagno oppure che doveva scappare a casa e molte volte non la vedevo proprio a scuola. Quel “molte volte” si trasformò in “non viene più a scuola”, non la vedo più, sembra scomparsa e questo mi preoccupa moltissimo. Ho provato decine di volte a bussare a casa sua ma ricevevo solo parole scombussolate che dicevano che non potevo stare qui perché era pericoloso... - pericoloso? Perché mai? La risposta a queste domande arrivò quando tornai a casa dopo una lunga giornata a scuola e mia mamma mi disse che erano state emanate le cosiddette “leggi razziali” che diedero vita a per-
Riflessioni
secuzioni e discriminazioni contro la “razza” degli ebrei. Ebrei… Anna è ebrea, pensai. Da lì tutto fu più chiaro: mi stava “evitando” perché voleva proteggermi, perché non voleva che quello che potrebbe succedere a lei succedesse a me. Ma a me non interessa che rischi potrei correre, voglio aiutarla. Cosi andai a casa sua e non ascoltai le voci che mi dicevano di andarmene e mi fiondai in casa verso la camera di Anna trovando la lì, seduta in terra con le gambe contro il petto circondate dalle braccia e la testa poggiata sopra di esse, stava piangendo. Andai da lei e cercai di consolarla e le dissi che andrà tutto bene e a questa affermazione scoppiò a piangere ancora di più perché sapeva che fine avrebbe fatto. Quando, dopo un po’ di minuti, si asciugò l’ultima lacrima si sedette sul letto seguita da me e iniziammo a parlare. Mi disse che non poteva uscire di casa perché se l’avessero riconosciuta avrebbero portato lei e la sua famiglia in “posti bruttissimi”, definiti da lei così. Io la rassicurai e le dissi che su di me poteva contare, che poteva venire da me quando voleva ma lei non sembrava d’accordo perché disse subito che se l’avesse fatto avrebbe messo me e la mia famiglia in pericolo. Annuii piano a quella sua affermazione anche se io volevo aiutarla a tutti i costi. Si fece sera, dovevo tornare a casa, io e Anna ci abbracciammo cosi forte da farci uscire delle lacrime per la commozione sapendo che quello potrebbe essere il nostro ultimo abbraccio. Ci salutammo e ci dicemmo quanto ci volevamo bene e con le lacrime agli occhi me ne andai. Arrivata a casa abbracciai forte i miei genitori che mi guardarono con aria triste perché anche
loro sapevano tutto, mi rinchiusi in camera e iniziai a piangere. Sei anni dopo… Settembre 1944/45 Caro diario, come già sai, l’ultima volta che ho visto Anna è stata in camera sua, quando ci siamo scambiate l’ultimo saluto. Da poco ho scoperto che, 2 mesi fa, Anna e la sua famiglia vennero portati via da dei soldati nazisti che fecero irruzione in casa sua. Non ho più avuto sue notizie: non so dove sia, non so se stia bene, non so se è ancora viva, non so nulla e ho paura, ho paura che le stiano succedendo cose bruttissime. Caro diario, è passato quasi un anno dall’ultima volta che ti ho scritto, non ho avuto le forze dopo aver saputo che Anna fosse stata portata via. Beh, sono qui per scriverti che le persecuzioni sono terminate e che i soldati russi hanno liberato i campi di concentramento e tutte le persone ancora vive al loro interno. Tra loro c’è pure il papà di Anna e questo mi ha reso molto felice ma purtroppo tra loro non c’è Anna… Il padre di Anna venne da me per darmi una notizia devastante: Anna non ce l’aveva fatta, non era riuscita a superare le “prove” a cui erano sottoposti, Anna era morta. Non riuscivo a crederci e l’unica cosa che ho potuto fare è stato piangere tra le braccia di suo papà e poco dopo lui fece lo stesso ricordando l’immagine di sua figlia. Perdere la propria migliore amica è come perdere una parte di te, e se la perdi ti senti viva a metà ed è così che mi sento io ora, mi sento morta per metà. Ho perso la mia migliore amica, una delle persone più importanti della mia vita, il mio posto sicuro, la mia casa. Ilaria Boffetti 21
RIDIAMOCI SOPRA
Una trentina di fedeli si recano da un prete in odore di santità per farsi battezzare. Una volta arrivati, il prete comincia la cerimonia facendo il segno della croce al primo fedele e immergendogli la testa nell’acqua santa contenuta in una vasca battesimale di marmo pregiatissimo. Dopodiché il prete chiede al fedele: “Hai visto Gesù?” e il fedele gli dà una risposta affermativa. Continuando con la stessa procedura il sacerdote arriva all’ultimo credente e ponendogli la stessa domanda sulla visione di Gesù, il fedele gli risponde negativamente. Allora il prete lo immerge nuovamente ottenendo come prima una risposta negativa. Allorché dopo ripetute immersioni il fedele si rivolge al prete scocciato dicendogli: “Padre, ma è sicuro di averlo smarrito qua sotto?”. Marito e moglie decidono di fare le vacanze separate. Lui al mare, lei in montagna. Lei ha trovato un dolce compagno e dopo tanto amore tutti i giorni gli dice: “È finita, la vacanza è finita. Mi vuol dire il suo nome ora?”. E lui: “No guardi, perché è molto ridicolo”. “Ma non ha importanza, è stato bello tutto il resto” dice lei. Alla fine l’amante glielo dice: si chiamava Neve. A casa, tra marito e moglie. La moglie: “Caro, come hai passato le tue vacanze?”. “Benissimo, tra un bagno e
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l’altro. E tu?”. “Anche io, guarda. Trenta cm di Neve tutti i giorni!” Dei cani giocano a poker. Il primo: passo. Il secondo: tris d’ossi. Il terzo: Cocker! Un camionista sta percorrendo la statale con il suo camion quando vede nello specchietto retrovisore un poliziotto in moto che lo segue. Dopo un po’ questi lo sorpassa, lo fa fermare e gli fa la fatidica richiesta: “Patente e libretto di circolazione”. Il camionista li cerca e glieli porge e nello stesso tempo si mette in bocca una pillola bianca. Il poliziotto gli chiede cosa sia e lui risponde: “Una pillola antifecondativa”. Il poliziotto è molto meravigliato e gli chiede spiegazione. E il camionista: “Sì, fin da quando l’ho vista avvicinarsi ho capito che stavo per essere fottuto”. Come si chiama il più grande teppista giapponese? TEBUKO NAROTA. Due matti camminano carponi sulle rotaie. A un certo punto quello più indietro fa all’altro: “Ma quanto è lunga questa scala?”. E l’altro girandosi: “Tranquillo, non lo vedi che arriva l’ascensore?”.
Ed è Poesia
Riflessioni
“8 Maggio” Latita di gioia oggi l’anima mia, al ricordar ahimè l’amor perduto... oggi è la tua festa, ma il mancar che brucia e rattrista e la piaga pulsa e gocciola al sol pensare. Ma non dispero e immagino, ed a veder il tuo sorriso mi dà sollievo, come se mi parlasse e mi dicesse: non t’abbandono, ti son vicino, ed a ogni triste momento pensa al mio sorriso. Allora guardo il cielo e poi grido: tanti auguri mamy, oggi è la tua festa, una lacrima scende dal viso, è il mio dono... è poco ma è tutto quello che mi resta. BMG Ed è Poesia
“Tuffo al cuore”
Ricordi lontani riaffiorano in me di un amore mai nato ma tanto bramato... Ora odo una musica: evoca la voce di lui, dedica questa canzone a me con tanto amore e l’amore c’è stato... ma ormai finito. Erminia Bertulessi
PERCHÈ LA VERITÀ È COSÌ DIFFICILE DA SCORGERE? Secondo una leggenda del XIX secolo, la Verità e la Menzogna un giorno s’incontrarono. La Menzogna disse alla Verità: “Oggi è una giornata meravigliosa!” La Verità guardò verso il cielo e sospirò, perché la giornata era davvero bella. Trascorsero molto tempo insieme, arrivando infine accanto a un pozzo. La Menzogna si rivolse allora alla Verità e disse: “L’acqua è molto bella, facciamo un bagno insieme!” La Verità, ancora una volta sospettosa, si accertò riguardo le condizioni dell’acqua e si rese conto che era davvero molto bella. Si spogliarono e iniziarono a fare il bagno. Improvvisamente la Menzogna uscì dall’acqua, indossò i vestiti della Verità e fuggì via. La Verità, furiosa perché le furono sottratti gli abiti, uscì dal pozzo e corse dappertutto per trovare la Menzogna e riprendersi i vestiti. Il mondo, vedendo la Verità nuda, distolse lo sguardo, con disprezzo e rabbia. La povera Verità ritornò quindi al pozzo e scomparve per sempre, nascondendo in esso la sua vergogna. Da allora, la Menzogna vaga in tutto il mondo, vestita come la Verità, soddisfacendo i bisogni della società, perché il Mondo, in ogni caso, non nutre alcun desiderio di incontrare la Verità nuda. FONTE: Dalla prefazione del libro ‘Burattinai e galoppini’, di Marianna Archetti e Chiaretta Mannari} Jean-Leon-Gerome - la verità che esce dal pozzo 1896
Ed è Poesia
“Alba” Risveglio. Esplosione nel cervello. Taglio di coltello. Illusione. Disillusione. Alba. Risveglio di dolore. Pugno di tristezza nel cuore. Un giorno cupo senza alba. Un grigio scuro senza sapore. Darina Naumova
«Della Verità nulla sappiamo, perché la Verità è in un pozzo»
Democrito 23
TERRITORIO
MEZZANE DI CALVISANO: SESSANT’ANNI DI STORIA NELLA MOSTRA FOTOGRAFICA ORGANIZZATA PER IL 25 APRILE: “COME ERAVAMO - PER NON DIMENTICARE Il Comitato di Partecipazione di Mezzane, in collaborazione con l’Associazione Insieme, la Parrocchia e l’Associazione Combattenti e Reduci locale, ha ritenuto doveroso celebrare il 25 Aprile. Cosa che non era stato possibile lo scorso anno, per la pandemia in atto, che purtroppo dopo un anno continua a mietere morte. Da oltre vent’anni la ricorrenza del 25 Aprile, Anniversario della Liberazione, si è svolta in modo solenne con una Mostra che negli anni ha percorsa tanti avvenimenti storici locali e di carattere nazionale. Considerate le restrizioni in atto si è proposto attraverso Faceboock, una Mostra fotografica dal titolo: “Come Eravamo: Foto di Gruppo di Scuola Materna, Scuola Elementare o di altro genere”. Fotografie chieste ai Mezzanesi e pubblicate sul social “Mezzane”, sito gestito dal Comitato di Partecipazione. Così domenica 25 Aprile, in mattinata si è tenuta una Santa Messa alle 10,00 in ricordo dei Combattenti e Reduci defunti di tutte le guerre, celebrata da Padre Arturo Bonandi. Alle 11,00 presso il monumento dei caduti, si è
CAMPIONATO MONDIALE CICLISMO SALÒ - AGOSTO 1962 24
ASILO BAMBINI E MAMME - 1963/64 posta una corona d’alloro da parte dell’Amministrazione Comunale, dallo stesso giorno è stato possibile ammirare la Mostra Fotografica su Facebook. Sembrava una soluzione di ripiego, invece ha ottenuto un successo molto positivo ed impensato. Cinquanta le foto pervenute e pubblicate, con 820 persone in esse immortale, circa 40.000 le persone raggiunte, cioè le visualizzazioni. Nelle foto, sessant’anni di storia mezzanese, che sono passate sotto gli occhi e la mente dei più attempati, momenti coinvolgenti da raccontare ai più giovani, ragazzi e bambini, affinché non dimenticano. Molte le condivisioni, come i messaggi pervenuti, che raccontavano particolari fotografie, il ricordo di amicizie passate, nomi ed identità di momenti lieti e sereni trascorsi, con familiari ed amici. Incontri e chiacchierate, che in passato erano il fulcro di vita delle nostre comunità, la strada davanti alle nostre case, era quasi sempre spazio d’incontro, in particolare nelle ore del riposo serale. Allora, televisioni, telefonini e moderni social, non creavano le solitudine dei mille amici di oggi. Quasi tutte le foto, sono state corredate dai nomi
TERRITORIO
delle persone raffigurate, alcuni sono stati rilevati attraverso ricerche, sulle semplice pubblicazioni di allora. Come il ciclostilato “Giovani” del 68/70, Orientamenti della D.C. di Mezzane, ciclostilato dal 1971 al 1982 e da allora fino all’ottobre 1998 pubblicato all’interno del settimanale L’Eco della Bassa Bresciana. Le foto più viste, quelle scattate dal 1961 al 1971, con amiche ed amici, quasi tutti della stessa età, stretti alla sposa nel giorno del matrimonio del 1965 o quello del 1968. I gruppi più numerosi: le Classi della Scuola Materna dal 1952 in poi. Ammirata e commentata la squadra di calcio del Mezzane degli anni 50, impegnata nei tornei dei paesi limitrofi, quando i tifosi vi andavano in due o tre sulla stessa bicicletta o con i primi motocicli, guidati dai Papà, uno spaccato sulla gioventù e del vivere di allora. Non certo giocatori con colorate tute e borsoni di marca. Altre squadre dal 1964 al 1990 dai ragazzi ai giovani, a quelle amatoriali per sfide locali, nel campetto della Parrocchia, negli anni successivi sistemato a dovere per l’importante Torneo notturno estivo. Il primo giorno di caccia del 1955, con il commento: ”Amicizia, tradizione e cultura rurale! Dopo la fatica nei campi di ogni giorno c’era anche la caccia... quando il mese di agosto si faceva l’apertura alle quaglie! Sembra ancora di sentire mio nonno, quando ci raccontava delle giornate con i suoi amici e i loro inseparabili cani”. Giornata attesa e di festa la visita di leva dei maschi per le classi 1942 e 1943, foto del 1962, quando
SCUOLA MATERNA 1989-90 poi seguiva, per quasi tutti il periodo di militare, per tali classi di 15 mesi, mentre prima era di 18 mesi, poi diventeranno 12. Dal 1° gennaio 2005 il militare non è più stato obbligatorio, affidato ai volontari, pochi lo scelgono dalle nostre parti. Non sono mancate le Prime Comunioni o quelle della S. Cresima, ragazze e ragazzi, ora quasi nonni. Foto di giorni di festa, come il carnevale, della donna, il ritrovarsi per i compleanni. Per i tifosi del ciclismo, storica la foto del 2 settembre 1962, un gruppo di mezzanesi sulle Zette di Salò a tifare per i mondiali di ciclismo. Nei dilettanti vittoria del bresciano Renato Bongioni, al suono del tricolore non mancarono lacrime di gioia. Storie di singole vite, qualcuna stroncata inaspettatamente, tanto più in questo ultimo anno di dolorosa ed impensata pandemia. Il tutto “Per Non Dimenticare” un pezzo di storia di Mezzane, un messaggio di speranza per il futuro. Marino Marini
GRUPPO GIOVANI - 1977 25
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ISORELLA (BS) STORIA, ARTE E TRADIZIONI Il nome Isorella può significare “piccola isola”, intendendo un’area il cui perimetro è costituito da corsi d’acqua. Il toponimo prenderebbe origine dall’etimo celtico is (acqua) e indicherebbe l’esistenza di un villaggio abitato dai Galli Cenomani antecedente all’epoca romana. “Insulella” invece è il toponimo latino precursore di Isorella, nome che fa la sua comparsa in un diploma di Ottone I del 6 ottobre 969. Attualmente il comune di Isorella non possiede frazioni, tuttavia storicamente fino agli inizi del ‘900 esisteva in località San Nazzaro, un piccolo centro abitato sede altresì dell’omonima chiesa
campestre, andato via via depopolandosi nel corso dell’ultimo secolo. Tale centro aveva una certa importanza a livello locale, tanto che la denominazione comunale era Comune di Isorella con San Nazzaro. Il territorio di Isorella è compreso nella pianura Padana. Il comune è situato accanto ai confini delle province di Cremona e di Mantova ed è inserito nell’area della Bassa Bresciana, ovvero il territorio di pianura a sud della provincia; il paese è perciò interamente pianeggiante. L’altezza massima sul livello del mare è di 60 m al confine con il comune di Ghedi a nord del paese, mentre la minima è di 48 m al confine con i comuni di
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Gambara e Gottolengo a sud-ovest. Il comune è attraversato da diversi canali e corsi d’acqua artificiali, atti soprattutto all’irrigazione dei terreni coltivati. Il principale tra essi è il Naviglio, che in questo tratto assume il nome di Naviglio di Isorella, il quale attraversa l’abitato da nord a sud fino all’altezza della cascina Bocche, punto in cui si dirama in tre corsi d’acqua: il canale Il Naviglio, la seriola Asolana e il vaso Canneta. Altri canali minori degni di nota sono i vasi Seriola e Fontana. Per quanto attiene al rischio sismico, Isorella è posta in una zona classificata a sismicità bassa (Zona 3), malgrado la vicinanza al Lago di Garda, area classificata a medio rischio (Zona 2) dopo il terremoto del 24 novembre 2004. Il clima è quello tipico dei comuni dell’alta val Padana: l’estate è caratterizzata da caldo afoso con elevata umidità, mentre l’inverno è invece rigido e spesso nebbioso, con sporadiche
nevicate durante i mesi più freddi. Lo stemma del comune di Isorella si ricollega ai movimenti di liberazione locali e nazionali ispirati dai principi e dagli eventi della Rivoluzione Francese, specie in diretta connessione con le campagne napoleoniche in Italia. Elementi figurativi costituiti dal fascio repubblicano, simbolo di libertà (anche i “matti delle ore” in Piazza Vecchia, ora in Piazza Loggia portano il berretto frigio; elementi di carattere locale e nazionale, dati da due bandiere: l’una azzurra, che è il colore della città di Brescia, capoluogo; l’altra rossa, bianca e verde è il tricolore italiano. CENNI STORIC Sopraggiunti i romani, Isorella sorse primariamen-
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te come “vicus”, disperso in una piana coperta da foreste e invasa da acquitrini, con piccole radure a prato e a colture. Le sorti del borgo padano, nel corso della storia, rimangono sempre strettamente legate a Brescia capoluogo. Nell’89 a.C., il territorio della fedele tribù cenomane divenne “Colonia Brixia”, corrispondente di massima all’attuale provincia. Nel 42 a.C. Brescia fu riconosciuta “Colonia Civica Augusta” ed anche Isorella, intorno al 27 a.C., fu interessata dal fenomeno della “Centuriazione”, tuttora riconoscibile, che segnò una svolta fondamentale nel modo di concepire la proprietà e l’attività agricola. Nella campagna isorellesa sono stati riportati alla luce, negli ultimi decenni, i resti di tre “villae” romane databili intorno al I secolo d.C. Il borgo rurale, prima “fundus”, poi “vicus”, infine “pagus”, fu costituito in comune (“Communis Jure Proprio”) verso al fine del secolo dodicesimo, dopo che sulla riva sinistra di un grande corso d’acqua, in luogo sopraelevato, era nato il “castello”, protetto da palizzate con terrapieni e fosse, per iniziativa di qualche “miles”, di piccoli proprietari e coltivatori, modesti mercanti e artigiani, a difesa dei terribili Ungari. Nelle travagliate vicende delle lotte fra Papato e Impero, fra Impero e Comuni, fra Comuni e Signorotti feudali, fra guelfi e ghibellini, a cui si aggiungono epidemie e carestie, Isorella subisce, come più di altri centri della zona,
gravi contraccolpi. Tuttavia la comunità rafforza i suoi vincoli, acquista una precisa fisionomia civile e religiosa attorno alle proprie istituzioni, struttura gli organismi rappresentativi, ordina e sviluppa l’economia. Brescia non trascura certo la provincia, specie le terre di confine. Pietro e Lanfranco Martinengo hanno in dono metà delle terre di Isorella. Il vescovo Berardo Maggi, signore di Brescia realizza nella seconda metà del 1200, sul corso d’acqua pre-esistente, un’opera idraulica di portata storica, il Naviglio, canale di irrigazione e anche di navigazione in certi tratti, che si diparte dal fiume Chiese a nord-est di Brescia e, percorrendo la zona sud-orientale della provincia, sbocca nel fiume Oglio a Canneto. La vita di Isorella sarà sempre intrecciata alle sorti del Naviglio, che Venezia nel 1600 tenterà di rendere per intero navigabile secondo un disegno che, attraverso l’Oglio e il Po, avrebbe portato all’Adriatico. Subentrate ai Comuni le Signorie, Brescia soccombe infine ai Visconti di Milano e con Milano rimarrà per 90 anni, interrotti dalla breve Signoria di Rodolfo Malatesta. Al termine di lunghe lotte fra Milano e Venezia per l’egemonia nell’Italia settentrionale, l’esercito della Serenissima Repubblica condotto dal Carmagnola, occupa Bergamo e Brescia (battaglia di Maclodio, 12/10/1427). Isorella, già conquistata dal Carmagnola stesso una prima volta 8/8/1421, era caduta il 29/5/1427. L’economia è di carat-
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TERRITORIO
tere essenzialmente rurale, la campagna produce cereali, foraggi, legname, vino. Le terre sono in gran parte proprietà di nobili e signori, come i Martinengo, gli Ugoni, i Gambara, che vivono in città. Il Comune ha scarse risorse: un mulino, una sega, una bosco e pochi campi. Avanza lentamente una categoria di piccoli proprietari e conduttori; ristretto è il numero di artigiani e commercianti. La peste del 1630 dimezza la popolazione: da un migliaio di abitanti a 440. Nel 1722 gli abitanti saliranno a 1050 e a 1300 nel 1757. Dopo il ristagno del 1600, contrassegnato da ruberie, estorsioni, delitti, si avverte nel 1700 una decisa ripresa, sul piano civile ed economico, nonostante Venezia entri in piena crisi di decadenza ed accentui la sua pressione fiscale. Sta emergendo la nuova classe della borghesia, si estende nelle campagne l’allevamento del bestiame, si sviluppano la bachicoltu- Maggio 2014 ra e l’industria della seta, si pronuncia un certo spirito Maggio 2021 imprenditoriale. Nel 1741 è ultimata la costruzione della CONSEGNA • INSTALLAZIONE • COLLAUDO • RITIRO USATO nuova chiesa parrocchiale e nel 1757 Isorella da Rettoria REMEDELLO (BS) P.zza Bonsignori 25 Tel. 030 99 53 902 ISORELLA (BS) Via V.Emanuele 6 - Tel. 030 99 58 364 diviene Arcipretura. Nel 1859, dopo la seconda CALVISANO (BS) Via Roma 26/A - Tel. 030 3453272 guerra di Indipendenza decisa a Solferino e S. Martino, Per informazioni 333 19 90 996
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TERRITORIO
con Isorella retrovia, la Lombardia è liberata e annessa al Piemonte. Nel 1861 nasce il Regno d’Italia. Il Risorgimento e le Dieci Giornate di Brescia registrano la partecipazione di un’attiva minoranza di Isorella. Sul piano economico e sociale, sono da segnalare l’entrata in funzione della linea ferroviaria Brescia-Parma, che tolse il paese dall’isolamento, la bonifica di vasti territori attorno alle acque del Naviglio accuratamente disciplinate, al miglioramento della viabilità, la nascita del Monte di Pietà e di società di mutuo soccorso insieme alla “Casa di Ricovero Vecchi”, divenuta poi “Casa di Riposo”, l’istituzione in loco della scuola media, che ha decisamente favorito il processo di acculturazione in atto. Si sta avviando l’irreversibile cammino di modernizzazione e industrializzazione del paese, di profonde innovazioni sociali, economiche, culturali, che, all’aprirsi della seconda metà del secolo XX, grazie alla capacità dell’imprenditoria locale, all’impegno delle forze sociali e alla sensibilità degli Amministratori comunali, avrebbero radicalmente trasformato il volto di Isorella: da piccolo centro rurale a punta avanzata di tecnologia, uno dei comuni più vivi e operosi della provincia bresciana. Monumenti e luoghi d’interesse Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Annunciata Detta la Signora, venne costruita nel 1703-07 da Paolo Soratini, in seguito ampliata e rinnovata at-
torno al 1735; essa custodisce una Deposizione di Francesco Prato da Caravaggio e degli affreschi di Giuseppe e Vittorio Trainini. L’organo invece fu costruito nel 1825 dai famosi fratelli bergamaschi Serassi. Chiesa di San Rocco La chiesa, detta l’Ancella venne restaurata dopo la peste del 1630 e ricostruita nel ‘700. La sua ricostruzione avviata nel 1774, terminò soltanto nel 1844; la chiesa di San Rocco fu provvidenziale nel giugno 1859 quando ospitò un gran numero di feriti cagionati dalla battaglia di Solferino e San Martino. All’interno della chiesa si trova un’Annunciazione di Gerolamo Rossi. Le chiese campestri Nella storia di Isorella vengono ricordate due chiese campestri ora andate distrutte. La più antica, dedicata a Sant’Anastasio, era situata sulla
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TERRITORIO
strada per Canneto, e venne abbattuta nel 1700. Oggigiorno di essa resta solo una grande croce in pietra. La seconda chiesa venne dedicata a San Nazzaro e sorgeva sulla via per Leno. In quel luogo una lapide romana attesta l’esistenza precedente di un tempietto pagano consacrato alle Matrone e ad Apollo, e dove i monaci di Leno avevano una loro cellula. Essa fu distrutta nel 1941, tuttavia la sua importanza lasciò una traccia storica nel paese, testimoniata dal fatto che il comune si chiamò, sino alla fine dell’Ottocento, “Comune di Isorella con San Nazzaro”. EVENTI • Sagra di San Rocco: legata alla festa patronale religiosa, la sagra si svolge nei due giorni centrali di agosto. Oltre alla processione del santo per le vie del paese e alle celebrazioni nell’omonima chiesa ad esso dedicata, nel centro cittadino vengono organizzati eventi, mostre e concerti, oltre ad un luna park che rimane installato per circa una settimana. • Festa della Madonna della Valbona: festa religiosa che si celebra la prima domenica di ottobre in via Cavour nel cuore della contrada Valbona, in cui è presente la santella omonima.
• Festa dello Sportivo: festa organizzata sin dal 1993 dalla società calcistica locale nell’area del Centro Sportivo Comunale. Si svolge nel mese di luglio per la durata di due settimane, famosa a livello extraprovinciale soprattutto per le serate di ballo liscio. • Gran Premio di San Rocco: corsa ciclistica destinata alla categoria Allievi organizzata la seconda domenica di agosto su un percorso ad anello totalmente pianeggiante con partenza e arrivo lungo il Naviglio nei pressi del Ponte Grande. Compreso il 2016 si sono svolte 75 edizioni della gara. • Palio delle Contrade: organizzato dalla Pro Loco, a partire dal 1986 si sono svolte 15 edizioni del Palio. Viene organizzato per la durata di due settimane tra la fine di giugno e l’inizio di luglio e prevede una serie di tornei e giochi a squadre, che si concludono l’ultima domenica dell’evento con i caratteristici giochi in piazza Castello e nel Naviglio. Fonti: Comune di Isorella - Wikipedia
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QUESTO È IL MIO NOME
di Micky
Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.
Francesco/a
Il nome Francesco e il suo femminile Francesca derivano dal nome latino medievale Franciscus il cui significato è “Franco” oppure “appartenente al popolo dei Franchi”. Un’altra ipotesi attribuisce a questo nome (come per Franco) il significato di “libero” e, per estensione, “uomo libero”. Le motivazioni di tale attribuzione dipendono dal fatto che i Franchi, durante il Medioevo, erano l’unico popolo che poteva godere del diritto di liberi cittadini. Il più famoso tra le persone a portare questo nome fu San Francesco d’Assisi che rinunciò a tutti i suoi averi per vivere in povertà. Divenne patrono d’Italia insieme a Santa Caterina da Siena. I santi con il nome Francesco sono molti e, tra questi, possiamo ricordare San Francesco di Sales protettore degli scrittori e dei giornalisti. Il nome Francesco fu portato anche da molti personaggi storici importanti fino ad arrivare al primo papa a portare questo nome salito al soglio pontificio il 13 marzo 2013. Onomastico Si festeggia il 4 ottobre in onore di San Francesco D’Assisi che oltre ad essere patrono d’Italia, lo è anche di Assisi, di Massa Carrara, dell’ecologia, dei commercianti, dei cordai, dei mercanti, dei tappezzieri e dei floricoltori. Francesca, invece, si festeggia il 9 marzo in onore di Santa Francesca Romana patrona degli automobilisti e delle vedove. Caratteristiche del nome Chi porta il nome Francesca o Francesco ha bisogno di essere libero. È una persona che sa ascoltare ed è sempre pronto ad aiutare tutti. È fedele ma a volte pare cupo nelle relazioni 34
amorose. Non disdegna le novità anche se preferisce una vita piuttosto sedentaria. Origine: germanica Parola chiave: libertà Varianti maschili alterate: Franceschino, Francescuccio, Francescuzzo Ipocoristici maschili: Franco, Fra, Cesco, Cecco, Cecchino, Cesto, Fresco, Chicco, Checco, Ciccio, Cuccio Nomi composti maschili: Francesco Saverio, Francesco Maria Varianti femminili alterate: Franceschina Ipocoristici femminili: Franca, Cesca, Cecca, Checca, Franci, Chicca, Fra’ Numero portafortuna: 4 Colore: Blu Pietra Simbolo: Zaffiro Metallo: Ferro Onomastico maschile: 4 ottobre Onomastico femminile: 9 marzo Segno zodiacale corrispondente: Ariete (Fonte: ilgiardinodegliilluminati.it)
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“Parlami Bergamo”
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Parlami Bergamo, dimmi cosa porti nel cuore, anche se lo so, IL DOLORE. Parlami raccontami, della tua gente che senza tanto rumore, è sempre presente. Con pacato silenzio e dedizione in questi momenti di disperazione. Parlami delle tue, alte MURA, che adesso, ti abbracciano forte, con tanta paura. Delle tante cose passate, legate al filo del tuo cuore che adesso batte lento, ma aspetta con rispetto un nuovo, sano momento. Parlami di Te, della ferita lacerante, ma come leonessa, saprai andare avanti. Da sempre è stato detto: “La speranza è l’ultima a morire”... Ma di speranza , la tua Gente è piena tanta. Parlami di TE, ma forse, non servono le parole, ti ricorderanno tutti, con quel velo, di tristezza che sugli occhi hai ora, quegli occhi lucidi mostreranno al mondo, che sei pronta ad asciugare, tutte quante, le tue lacrime per vivere, e voler ricominciare. SANDY Ambrosio Mapello (Bg)
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ZIA RINA
Carlo era allegria misurata passo celere, scandito borbottare cheto, sommesso. Con rapidi gesti, accelerato andare misurava distanze, inzuppando ore di solitario sostare. Alle prime luci, di albe dorate imbracciava il fucile, lesto s’avviava, fra brune distese sotto un cielo rossastro punteggiato di traiettorie zigzaganti. Ultimi raggi di sole chiacchierino il capo t’hanno avvolto prima che ombra nera densa ed oscura, velasse l’infinito. Bellezza nova veste il presente a braccia aperte oltre il velo, attende Paolo per mano ti porta, conduce nell’eterno fluttuare di ora che non si consuma. Anche per te, un grazie per il fatto di esserci stato per aver sofferto in silenzio i dolori della vita di fede ravvivando la vita. Dalle volte celesti paziente, paterno veglia sui tuoi cari sempre accompagnali. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste
È passato un anno da quando hai preso il volo, anche se a me sembra un secolo. I tuoi bellissimi fiori sono tutti sbocciati, le rose hanno riempito l’aria di un profumo intenso, buonissimo. Sembra di respirare parte di te, in ognuno di noi sempre rimarrai, con la tua allegria, la tua fine ironia, il fiore più bello eri tu, carissima zia. Giordano Il Sole è come l’anima, splende anche quando non si vede, Zia, sei tu il nostro sole.
Le più sincere condoglianze dalle famiglie Scalmana, Del Vecchio e Fiammenghi. 36
ANIME NEL VENTO
ROBY
Quando il sole tramonta il vestigio di te appare come luce nella notte, volgo lo sguardo lassù... cadono le lacrime di stelle, scorrono le immagini dei ricordi, echeggiano nella mente le risate di quando eri piccino il sentir parlare di te remura il deglutire, l’angoscia che lacera tutto dentro non lascia spazio... solo il rimpianto. Scalvini Roberta
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COMUNICATO STAMPA
“ITALO DISCO IS BACK”: LA RIVINCITA DELLA DANCE ITALIANA La davano tutti per spacciata. Morta e sepolta nel 1988, con l’avvento dell’house. Tutt’al più relegata ai palcoscenici degli eventi “remember” e ai mixati trasmessi a notte fonda da qualche radio locale. Invece l’Italo disco non solo è viva, ma gode di ottima salute. Melodie ultrapop distese su un tappeto di sintetizzatori e drum machine, il genere di musica elettronica “da ballo” prodotto nel belpaese ed esportato in tutto il globo è stato negli anni 80 del secolo scorso un fenomeno da 500 milioni di pezzi venduti tra vinili, cassette e cd. E con il nuovo millennio è protagonista di una inaspettata seconda giovinezza. La chiamano “Italo disco new generation”. Anima italiana di questo “movimento” sono il duo di disturbatori musicali Justdeejay & Mr. Arabika con la loro “Italo Disco Is Back”, una pagina Facebook da cui nel 2018 è nata l’omonima trasmissione radiofonica, recentemente approdata su Five Radio. “Attenzione, non stiamo parlando di nostalgia del bel tempo che fu – spiega Just, ideatore del progetto - ma di giovani musicisti che compongono brani originali utilizzando suoni retrò, e di grandi nomi “storici” come Ryan Paris, Wish Key, Fred Ventura e Ken Laszlo, tornati prepotentemente sulle scene con nuove produzioni. La cosa ci ha
Justdeejay & Mr.Arabika 38
colpito al punto da fare, unici in Italia, una scelta che alcuni colleghi hanno definito “da pazzi”: bandire il revival. Su Facebook e nel nostro radio show proponiamo infatti solo canzoni pubblicate dal 2000 in poi. Si parla di centinaia di uscite ogni anno e di numeri importanti in termini di pubblico: nell’era pre-covid, palazzetti pieni in Messico ed Est Europa per dj set e serate live, accoglienze da star per gli artisti, ma anche blog, libri, documentari”. E in Italia? “Paradossalmente molto poco – prosegue Just - se paragonato a quello che succede in giro per il mondo. Qualcosa però ha ricominciato fortunatamente a muoversi anche da noi, con proposte interessanti che “Italo Disco Is Back” sostiene con forza, tra cui Milano 84, Data Love e Vincenzo Salvia”. La trasmissione è condotta in italiano, ma il 90% dei follower è spagnolo o russo. “Ci fa ovviamente molto piacere interagire con persone che parlano lingue diverse dalla nostra – sintetizza Mr. Arabika – ma puntiamo ad allargare il nostro seguito in Italia. Siamo infatti certi che una gran fetta di quel numeroso pubblico nostrano che ancor’oggi ascolta i classici della Italo anni 80 apprezzerebbe anche la ‘new generation’. Semplicemente non ne conosce l’esistenza”. La prima puntata della nuova stagione di “Italo Disco Is Back” andrà in onda in diretta mercoledì 26 maggio alle 20:00 su www.fiveradio.net: sarà uno special dedicato alle migliori voci femminili della scena, arricchito da 2 interviste esclusive. Protagoniste Alice Castagnoli, da molti indicata come “The Queen of New Italo”, e un nome che non ha bisogno di presentazioni: Tiziana Rivale. www.facebook.com/Italo.Disco.Is.Back https://www.mixcloud.com/italo-disco-is-back/
Riflessioni
IL VECCHIO MESTIERE DELL’OMBRELLAIO “Aprile apriletto, ogni giorno un goccetto” è uno dei tanti proverbi che “dovrebbero” definire un mese molto piovoso, ma, com’è evidente da anni, le stagioni non sono più ben distinte, perciò può capitare che aprile sia più asciutto di altri mesi...In tema di pioggia, l’accessorio principale a cui si pensa è l’ombrello: se si confronta la qualità media di vari tipi di ombrelli in vendita attualmente, ci si rende conto di quanto poco valgano. Spesso piogge battenti e vento rompono infatti anche ombrelli usati pochissimo, non sempre costati pochi euro, ma di scarsa qualità; fa eccezione qualche raro tipo di ombrello di buona fattura. I mini ombrelli, poi, seppur comodissimi da tenere in borsetta per piogge improvvise quando si è fuori casa, durano proprio “da Nedal a San Stéfen”, come si diceva una volta, proprio niente. Anni fa costruivano ombrelli molto più robusti e resistenti, dal telaio alla stoffa, per questo oltre che durare parecchio, all’occorrenza valeva la pena farli riparare. Duro il mestiere dell’ombrellaio, che girava regolarmente per le strade dei paesi, con la sua cassetta degli attrezzi, in bicicletta o in motorino, urlando: “ Donne avete ombrelli da riparare? È arrivato l’ombrellaio!” Con poca spesa questo artigiano ambulante faceva molte tappe per eseguire “a domicilio”e subito ogni tipo di riparazione. Artigiani come gli ombrellai sono purtroppo spariti da tempo. Ormai è imperante l’abitudine dell’usa e getta. Curiosità sull’ombrello Quasi tutti i maschi, chissà perché, non amano l’uso dell’ombrello, piuttosto si bagnano o nel migliore dei casi si coprono la testa col cappuccio di felpe e giubbotti, salvo aprirlo per fare i cavalieri, quando camminano in coppia. In origine l’ombrello, (da ombra), aveva la
funzione di parasole, nato in Estremo Oriente o forse nell’Antico Egitto, ne era consentito l’uso solo ai reali e ai dignitari di corte, così come nella Grecia Classica e nell’Impero Romano, dove divenne seducente accessorio delle donne ricche. Nell’Ottocento finalmente si cominciò ad usarlo per ripararsi dalla pioggia. Tra le opere d’arte, quadri di famosi pittori ritraggono donne con vezzosi ombrelli (Monet, Renoir, Picasso, Matisse, Van Gogh, Degas…) Indimenticabili l’ombrello della magica Mary Poppins e quello di Gene Kelly mentre cantava e ballava sotto la pioggia. Romantici gli ombrellini bianchi di pizzo da sposa, sicuramente poco funzionali, ma molto decorativi. Simpatici gli ombrelli per bambini, con le stampe di cartoni animati. Ornella Olfi
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COMUNICATO STAMPA
"Non fermiamo la musica": l'Associazione Nazionale Musicisti promuove la prima maratona in diretta streaming Il presidente Andrea Montemurro lancia l'iniziativa in programma il 22 maggio: "Le iscrizioni sono aperte, dobbiamo dare un segnale forte di ripartenza" "Non fermiamo la Musica" è il titolo della Maratona Musicale indetta dall'Associazione Nazionale Musicisti Italiani e dal suo presidente nazionale Andrea Montemurro per il prossimo 22 maggio. Un evento unico nel suo genere, volto a ridare forza e sostegno a chi attraverso la musica vuole esprimere la sua voglia di rinascita e di ripartenza dopo i durissimi mesi di stop dovuti alla pandemia. Una maratona no-stop nella quale musicisti di ogni età, noti e meno noti, condivideranno un palco virtuale per ben 12 ore di musica che sarà trasmessa in streaming sui canali social dell'associazione. Il presidente dell'A.N.M.I. Andrea Montemurro presenta così l'iniziativa: "E' il momento di farci ascoltare seriamente. Questa maratona musicale vuole essere un palcoscenico per tutti coloro che hanno in comune qualcosa di straordinario come l'amore e la passione per la musica. L'unica arma che abbiamo per fronteggiare questo momento difficile è la nostra passione e quindi dobbiamo metterla in campo con tutta la forza che abbiamo. Invito perciò tutti coloro che amano la musica a partecipare, per mandare un messaggio forte e chiaro al mondo esterno: non fermiamo la musica, ma condividiamola, incentiviamola e facciamola vivere sempre". Accanto a musicisti e artisti noti potranno partecipare da tutta Italia anche giovani e giovanissimi interpeti, strumentisti, band, orchestre, scuole di musica. Per iscriversi, in modo del tutto gratuito, si può riempire il form di adesione sul sito ufficiale www.associazionenazionalemusicisti.org o scrivere all'indirizzo 42
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Riflessioni
STRAORDINARIE MAMME Vicino alla nostra stalla, c’è una fossa (bacino), per la raccolta delle acque, di grosse dimensioni. La usiamo nel periodo estivo per l’irrigazione dei campi, essendo attorniata da alti alberi, è diventata l’habitat naturale per molte specie animali. Le sue acque sono popolate da moltissime rane che attirano diversi tipi di aironi, anatre, gabbiani. Da almeno un decennio, due grosse tartarughe vi hanno preso dimora (probabilmente dello stesso sesso, non si sono mai moltiplicate); ogni tanto mi apposto dietro un albero per osservarle mentre prendono il sole su una piccola spiaggetta sulla sinistra della fossa. Così ho fatto anche l’anno scorso, ero appoggiato ad una pianta, mi sono sposto cercando con lo sguardo le tartarughe, quando all’improvviso mi è comparsa dinnanzi una gallinella d’acqua, faceva una sacco di ver-
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si, si menava e dimenava, sembrava gravemente ferita; guardando lungo la riva, ho scorto il suo nido, si vedeva spuntare la testolina dei suoi due piccoli, allora ho capito che lei, la mamma, stava facendo tutta una messa in scena per portarmi via dalla sua nidiata. Avreste dovuto vederla, trascinava un’ala per terra fingendola rotta, zoppicava, continuava su e giù, faceva di tutto per farsi inseguire, mi è venuta addirittura attaccata ai piedi; allora ho finto di abboccare, piano piano l’ho seguita, quando siamo stati ad una distanza che lei ha reputato sufficiente per la salvezza dei suoi piccoli, ha preso il volo. Sono rimasto sbalordito dallo straordinario ingegno ed allo stesso tempo, coraggio che quella piccola mamma aveva messo in campo. D’altronde le mamme, di qualsiasi specie esse siano, sono esseri superiori che si pongono al di sopra di qualsiasi possibile definizione; volano in un cielo troppo alto. Giordano
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L’INTERVISTA
MISS NEW ENTRY 2021: VITTORIA PASCA Mi chiamo Vittoria Pasca, nata 27 anni fa a Montichiari in provincia di Brescia, ma vivo a Porto Cesareo, in provincia di Lecce. Cosa fai nella vita? Lavoro come commessa presso un negozio di Abbigliamento “MaxStore” nel centro del mio paesino di mare. Com’è iniziato questo amore per la fotografia? L’amore per la fotografia è nata dopo l’amore per me stessa. Nel momento in cui ho capito che mi accettavo, che mi piacevo anche con le mie imperfezioni, ho realizzato e capito che dovevo mostrarmi per quella che sono senza vergognarmi. Inoltre, la cosa che mi ha spinto più di tutte, è che piano piano ho capito di non essere l’unica ad avere affrontato un percorso di accettazione e, quindi, mi sono posta l’obbiettivo di aiutare anche altre persone che magari stanno affrontando problematiche simili alla mia o comunque stanno affrontando un proprio percorso di accettazione di sé. Che immagine vuoi dare di te stessa? Non vorrei dare un immagine statica e ferma di me stessa, bensì amo vedermi dinamica e in continuo cambiamento. Questo rispecchia anche un lato del mio carattere. Amo migliorarmi e ogni giorno vivere in modo amorevole con me stessa, cercando sempre qualcosa di nuovo e curioso, per essere, appunto, sempre in movimento. Cosa ti caratterizza particolarmente? Sicuramente fa parte di me l’essere una persona socievole e solare, pronta ad aiutare il prossimo nei limiti del mio possibile. Come ti piace vestire? Adoro l’abbigliamento sobrio, semplice e casual, alieno da eccessi e superfluità. Mi piace adattarmi alle situazioni, al contesto, al mio umore; ad esempio ci sono giorni in cui mi 44
L’INTERVISTA
sento più sportiva e giorni invece più elegante. Che rapporto hai con i social? Il mio rapporto con i social lo definisco abbastanza normale. Prediligo sempre le relazioni a quattrocchi, anche se ultimamente li uso soprattutto per “compagnia”, ma non riuscirei mai e poi mai a sostituire una bella chiacchierata con gli amici a dei social. Un pregio e un difetto... Come pregio mi definisco “adattabile”, cioè cerco di mettermi a disposizione degli altri e mi adatto a qualsiasi altro tipo di esigenza. Il mio difetto più grande è quello di essere testarda. Al di là del tuo lavoro, quali sono le passioni della tua vita? Amo passeggiare vicino al mare. Per me è una vera e propria passione quella di guardare il mare e camminare: sento che in quel momento sto facendo qualcosa che mi piace molto e che mi fa stare bene.
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L’INTERVISTA
Un conto è il web, un conto la vita reale. Chi è Vitty_Vicky nel quotidiano? Nei social o nella vita reale mi sento sempre la stessa persona. Non ho nulla da nascondere o da non dire sia nella vita reale che non. Uso il social per trasmettere ciò che amo, ciò che penso e per un conforto con altre persone, cosa che faccio anche nella vita reale. Che obiettivi vuoi raggiungere? L’obbiettivo che al momento mi sono prefissata è quello di diventare una modella curvy e cercare di sensibilizzare e promuovere il body positive anche nel Salento e, perché no, anche in tutta la meravigliosa Puglia. Dove ti vedi tra dieci anni? Non riuscirei mai a programmare un futuro così lontano. Spero semplicemente che tra dieci anni sia finito tutto questo periodo di pandemia e riuscire ad abbracciare i miei genitori più spesso rispetto ad ora. CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/ vitty_vicky CREDITS FOTOGRAFICI: Ph. Piero Beghi
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Riflessioni
SCELTA CORAGGIOSA E DOVEROSA? Lunga la via che correva dritta, smussando angoli, facendo ghiribizzi, alternando traffico regolare a lunghi tratti di coda. Infiniti i pensieri che andavano componendosi, conditi di emozioni salse. Mordace la nostalgia annidata fra pieghe di abiti logori. Alte le costruzioni, giganti di cemento, profilavano la periferia di una grande metropoli quale Milano. A breve la mia Vittoria, gigante buono, avrebbe ricevuto la prima dose del vaccino anti Covid. Ardue le lotte che ci avevano portato al “diritto” di poterlo ricevere entro mura ospedaliere, sotto stretto controllo medico. “Scelta coraggiosa e doverosa?” quella che ci aveva portato come genitori, dopo numerosi confronti, prese di coscienza ad acconsentire alla somministrazione in una paziente tanto fragile quanto lei. La pandemia, mostro oscuro dalle fauci allargate, ci è piombato addosso, con passo felpato, senza far rumore ha messo a repentaglio la vita dell’intera umanità mutando ordini e costumi, leggi e ritmi. Tunnel oscuro quello che al presente si vive, senza certezze, arrancate fra illusioni, attese e speranze. Dovere di ogni cittadino è di vaccinarsi per consentire alla quotidianità di riprendere quella “normalità” di cui tanto abbiamo bisogno in particolar modo per chi è colto da fragilità le cui relazioni, complicate in partenza, sono state ridotte o recise. Mentre l’auto correva, mentre Vittoria, inconsapevole, cheta riposava; le mie dita giocherellavano con ciocche ribelli, ripercorrevo tratti di vita, lenta le carezzavo il volto. Simile ad una bilancia la vita, precario l’equilibrio che messo a dura prova aspira a ristabilirsi. “Questa fetta di storia” molto ha insegnato? Forse ad apprezzare la bellezza delle piccole cose; a ringraziare e lodare Dio per essere 48
vivi; di poter osservare il rapido volo di passeri in fuga, il disco rosso che di sera muore all’orizzonte; ascoltare il rullar della pioggia sul selciato, il fragore di un tuono, la delizia di un sorriso. Privati del necessario o del superfluo in certi casi, siamo stati obbligati a mirare all’essenza, alla conservazione e tutela della vita. Come genitori è stato nostro dovere creare le condizioni adatte affichè Vittoria, o chi come lei, potesse ricevere il vaccino in ambiente protetto. Come genitori abbiamo scelto di fare il possibile, acconsentendo, purché ritorni alla vita: nel tempo poter riprendere a frequentare la scuola, andare in piscina, a messa; riassaporare il brivido del “Mammut” di Gardaland; dilettarsi con gli animali del parco naturale, andare alla scoperta di nuovi posti… Allo stesso tempo ridare a Celeste la possibilità sacrosanta di essere bambina e di vivere l’infanzia: facendo ritorno a scuola, frequentando gli amici, il catechismo, gli scout, gli alpini, riprendere le attività consuete. Non bisognerebbe mai dimenticare che si è genitori in modo diverso ed esclusivo per ciascun figlio; per ognuno di essi scopo finale è di assicurare, nei limiti del possibile e delle emergenze sanitarie, serenità, condivisione; nella rinuncia presente speranza per un “domani prossimo” libero. Alle luci del giorno che nasce, mentre tutto tace e nessuna osa alzare piglio riannodo tempo e spazio, annego nell’amata malinconia, riemergo fortificata il buon Dio ringraziando per i doni ricevuti in sovrabbondanza; per la bellezza di un giorno nuovo da vivere, snocciolare, render fecondo. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste
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Segni nel Tempo
CHARLIE CHAPLIN E IL CELEBRE DISCORSO TRATTO DA “IL GRANDE DITTATORE” L’indimenticabile Charlot nacque il 16 aprile 1889 nella periferia di Londra. Visse un’infanzia misera e difficilissima, tra la separazione dei genitori e i ricoveri della madre... A sette anni sale sul palcoscenico per cantare, a quattordici recita piccole parti in teatro, a diciannove anni entra in una compagnia di pantomime e in America scopre un mondo diverso e conosce finalmente miglioramento e libertà. A Hollywood si accorgono presto di lui e il produttore Mack Sennett gli fa firmare un contratto: la sua prima parte in un film risale al 1914. Via via nascono i suoi personaggi: prima Chas, poi il vagabondo Charlot, con l’indimenticabile bombetta e giacca stretta, i baffetti neri e i bastone di bambù. Nel 1918 Charlot lo conoscono tutti: è così famoso che firma un contratto da un milione di dollari con la First National. La sua fama non si ferma mai e oggi vogliamo ricordare quel celeberrimo film che contiene il discorso più famoso della storia del cinema: “Il grande dittatore”, straordinaria satira del nazismo che nel 1941 ottenne cinque candidature al premio Oscar. “Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore, non è il mio mestiere. Non voglio governare, né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, neri o bianchi. Noi tutti vo50
gliamo aiutarci vicendevolmente. Gli esseri umani sono fatti così. Vogliamo vivere della reciproca felicità, ma non della reciproca infelicità. Non vogliamo odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca ed è sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha chiuso il mondo dietro una barricata di odio, ci ha fatto marciare, col passo dell’oca, verso l’infelicità e lo spargimento di sangue. Abbiamo aumentato la velocità, ma ci siamo chiusi in noi stessi. Le macchine che danno l’abbondanza ci hanno dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l’abilità ci ha resi duri e spietati. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che d’intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e di bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto. L’aviazione e la radio hanno ravvicinato le genti: la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. La mia voce raggiunge milioni di persone in ogni parte del mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che costringe l’uomo a torturare e imprigionare gente innocente. A quanti possono udirmi io dico: non disperate. L’infelicità che ci ha colpito non è che un effetto
Segni nel Tempo
dell’ingordigia umana: l’amarezza di coloro che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini passerà, i dittatori moriranno e il potere che hanno strappato al mondo ritornerà al popolo. Qualunque mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non consegnatevi a questi bruti che vi disprezzano, che vi riducono in schiavitù, che irreggimentano la vostra vita, vi dicono quello che dovete fare, quello che dovete pensare e sentire! Non vi consegnate a questa gente senz’anima, uomini-macchina, con una macchina al posto del cervello e una macchina al posto del cuore! Voi non siete delle macchine! Siete degli uomini! Con in cuore l’amore per l’umanità! Non odiate! Sono quelli che non hanno l’amore per gli altri che lo fanno. Soldati! Non combattete per la schiavitù! Battetevi per la libertà! Nel diciassettesimo capitolo di san Luca sta scritto che il regno di Dio è nel cuore degli uomini. Non di un solo uomo, non di un gruppo di uomini, ma di tutti voi. Voi, il popolo, avete il potere di creare le macchine, di creare la felicità, voi avete la forza di fare che la vita sia una splendida avventura.
Quindi in nome della democrazia, usiamo questa forza, uniamoci tutti e combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia agli uomini la possibilità di lavorare, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendo queste cose i bruti sono saliti al potere. Mentivano: non hanno mantenuto quella promessa e mai lo faranno. I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo, allora combattiamo per quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e barriere, l’avidità, l’odio e l’intolleranza, combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati uniamoci in nome della democrazia. Redazione
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L’INTERVISTA
MISS NEW ENTRY 2021: ALINA BUMBU Cosa fai nella vita? Oltre ad essere mamma sono barista in un bar a Ghedi, in provincia di Brescia. Com’è iniziato questo amore per la fotografia? L’amore per la fotografia è nata fin da bambina: ho sempre avuto un debole per le foto perchè rimangono nel tempo. Che immagine vuoi dare di te stessa? Sono una persona semplice, solare e molto socievole e allo stesso tempo carismatica: mi impegno seriamente ogni volta che voglio raggiungere un obiettivo. Come occupi il tempo libero? Adoro lo sport in particolare la ginnastica. Come ti piace vestire? Cerco di adattarmi alla situazione in cui mi trovo ma solitamente amo molto vestirmi ele-
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gante. Che rapporto hai con i social? I social li adoro ma non potranno mai sostituire la vita reale: le amicizie e le splendide chiacchierate sono di gran lunga migliori nella vita reale. Un pregio e un difetto... Come pregio mi definisco dolce e carina... Un difetto? Beh, credo di essere testarda, impulsiva e a volte anche vendicativa. Al di là del tuo lavoro, quali sono le passioni della tua vita? Le passioni della mia vita sono sicuramente la danza, l’abbigliamento e soprattutto la fotografia. Un conto è il web, un conto la vita reale. Chi è Alina nel quotidiano? Nel quotidiano sono la classica ragazza lavo-
L’INTERVISTA
ratrice e mamma e ciò mi occupa gran parte delle giornata. Sono sempre molto allegra e felice con un filino di pazzia... Che obiettivi vuoi raggiungere? Il mio sogno è di diventare modella ed estetista ma non mi dispiacerebbe un giorno trovarmi nel capo della cosmetica e dell’abbigliamento.
Dove ti vedi tra dieci anni? Chissà, difficile prevedere il futuro... Cercherò di portare avanti i progetti che ho intrapreso finora e poi si vedrà. Sicuramente il mio grande desiderio è vedere la mia famiglia felice indipendentemente da qualsiasi strada la vita mi condurrà.
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L’INTERVISTA
QUATTRO CHIACCHIERE CON NONNA ELFA I bambini sono sempre bambini. Hanno bisogno di sognare. Sta facendo sognare sia i grandi che i piccini con le sue favole, la dolce Nonna Elfa. Ma chi si nasconde dietro questo simpatico nomignolo? Chi è Nonna Elfa? Mi chiamo Mariella Fabbri e sono una casalinga, ma non disperata! (ride). Tra i miei hobby c'è la scrittura, anche se ammetto che mi piace molto pure cucinare pietanze semplici ma gustose per le persone che amo e occuparmi della casa. La mia famiglia è composta da mio marito Ermanno, che ormai è pensionato, e mia figlia Laura che adesso non vive più con me perché si è creata anche lei il suo nucleo familiare. Come e quando è nato il tuo amore per la scrittura? Il mio amore per la scrittura è una cosa innata. Fa parte di me da sempre. Mi ricordo a tal proposito che la mia professoressa di Lettere ai tempi delle scuole superiori aveva rivelato a mia madre che possedevo un grande dono. Ma, purtroppo, ora me ne rendo conto con il senno di poi, e lo dico anche con una certa dose di rammarico, non l'ho coltivato come avrei voluto e dovuto. Un dono che ora ha trovato la sua degna manifestazione nel libricino per bambini “Le Favole di Nonna Elfa" (Edigiò). Perché hai scelto
"Nonna Elfa in carne ed ossa: Il suo vero nome è Mariella Fabbri"
di scrivere favole? Le favole sono state scritte quasi 40 anni fa per mia figlia Laura che oggi ha 39 anni, compiuti lo scorso 31 marzo. Inizialmente gliele raccontavo verbalmente la sera prima di andare a nanna ma poi ho deciso di metterle su carta per ricordarmele meglio. E meno male che l'ho fatto! Un anno fa circa Laura ha ritrovato i quadernetti dove io le avevo annotate e ha pensato di riscriverle al PC, rielaborarle e provare a farle illustrare da mio genero Damiano (Conchieri, ndr) che è un bravis-
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L’INTERVISTA
simo illustratore e un abile fumettista. Il risultato scaturito è molto piaciuto a Viviana Sgorbini della Tomolo Edigiò Edizioni e... Eccoci arrivati alla pubblicazione! Mi sembra di intuire che in realtà tu hai scritto un numero piuttosto nutrito di favole ma nel tuo libro ne possiamo leggere soltanto quattro... È così? Sì, è vero. Diciamo che le favole proposte nell'albo illustrato, davvero coloratissimo, de Le Favole di Nonna Elfa sono state una sorta di esperimento perché sono quelle di una volta, come le raccontavano le nostre nonne. Non per nulla io sono Nonna Elfa! Insomma, ci sarà un seguito? Credo proprio di sì e, anzi, oso anche dire che ne sto anche scrivendo di nuove, sebbene, come ho già rivelato poco, fa ne abbia già molte belle che pronte. Ok, mia figlia Laura è ormai adulta, ma i bambini, anche quelli odierni, sono sempre bambini e pertanto vanno trattati come tali e non
"Il libro Le Favole di Nonna Elfa è stato pubblicato da Edigiò ed è disponibile sul sito www.edigioedizioni.com, nelle migliori librerie indipendenti di tutta Italia e negli store online" come piccoli adulti. Hanno sempre bisogno di sognare. E anche gli adulti non dovrebbero mai e poi mai smettere di farlo. Redazione
"Laura Gorini e Damiano Conchieri, rispettivamente autrice e illustratore. Laura, essendo editor, ha rielaborato le favole della sua mamma Mariella Fabbri in arte Nonna Elfa, che le raccontava quando era piccina."
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COMUNICATO STAMPA
NUOVI PROGETTI PER L'ILLUSTRATORE E FUMETTISTA DAMIANO CONCHIERI Dopo otto puntate della graphic novel Stephany, che ha visto come indiscussa protagonista la splendida modella, fotomodella e attrice di fama internazionale Stefania Visconti, il suo ideatore a livello grafico, ovvero l'illustratore e fumettista bresciano Damiano Conchieri, sta lavorando ad altri importantissimi progetti. Intanto recano la sua firma le illustrazioni, sia interne che di copertina, dell'albo illustrato per bambini, davvero coloratissimo, Le Favole di Nonna Elfa, pubblicato dalla Edigiò, e la copertina del libro di Luca O'Connor Harper Evans e la stella dei desideri, pubblicato da Edizioni WE. Si sta inoltre specializzando nella realizzazione di corti animati, sia per libri per l'infanzia che per adulti. Ora è disponibile quello de L'Ocone Giovanni, scritto dalla bravissima Antonella Rossetti e pubblicato da Edigiò, oltre che quello del già nominato libricino Le Favole di Nonna Elfa. Ma, come si suol dire, “bollono in pentola” altri importantissimi lavori dei quali potrà presto parlare, compresi nuovi, divertentissimi e coloratissimi fumetti. Per saperne di più e contattarlo: www.damianoconcheri.it 56
Le copertine degli otto capitoli della Graphic Novel Stephany usciti su New Entry
Damiano Conchieri al lavoro su una nuova animazione al rotoscopio
Harper Evans e la stella dei desideri, il nuovo libro di Luca O'Connor, pubblicato da Edizioni WE, che vede l'illustrazione di copertina di Damiano Conchieri"
Damiano Conchieri con il libro Le Favole di Nonna Elfa, pubblicato da Edigiò, che vede le sue illustrazioni sia interne che di copertina.
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L’INTERVISTA
ANTONELLA MOLLIA IL PIACERE DI SENTIRSI OVER
Antonella Mollia, dirigente di vertice della Pubblica Amministrazione, è autrice del libro “Non farti ingannare dall’età”, un manuale rivolto in modo particolare alle donne (ma non solo! Una lettura anche da parte degli uomini non fa male…) con l’invito a trasformare gli anni che passano in un punto di forza. A 57 anni portati come se ne avesse una decina di meno, Antonella Mollia si è ritrovata ad essere portabandiera delle donne che vogliono continuare a ragionare “da giovani” pur avendo una carta d’identità “dagli anta in su”. Qualche indizio per capire la sua persona poliedrica: le sue giornate spaziano fra glamour e cervello, fra tailleur e anfibio, fra serietà e simpatia. Messo da parte il burocratese che inevitabilmente pervade la sua quotidianità, il glamour raccontato con raffinata eleganza ha fatto sì che Antonella si sia ritrovata ad essere punto di riferimento sui social, sul web e sulla carta. Dal blog in cui racconta il suo sentirsi donna dall’emblematico nome Mollia
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Style (http://www.molliastyle.it), i suoi pensieri sono entrati a far parte di un libro già finito nelle mani di vip dello spettacolo, del cinema e della tv. Rocco Papaleo, Giovanni Esposito e Marina Minetti sono fra questi... Ciao Antonella! “Non farti ingannare dall’età”, il tuo primo libro, è un invito a essere forever young? No! Almeno non esattamente, ecco. Non credo nel giovanilismo, non mi piace neanche la parola! Credo semplicemente che si possa vivere la vita senza la tabella di marcia dei calendari. Semplicemente continuando ad essere se stessi. È considerato un libro di self-help, di risveglio psicologico, di pensiero positivo e costruttivo. Ti ritrovi in questa classificazione? Sì, moltissimo. In effetti per me è un libricino da tenere in borsa, sul comodino, a portata di mano tra le cose sulla scrivania. Un abbraccio, una ventata di energia, un invito all’autostima, all’a-
more per i propri sogni e alla gioia di “crescere”. Secondo te è un libro per donne? È un libro pensato e scritto soprattutto per le Donne, ma credo che la sua lettura faccia benissimo anche agli Uomini. Un libro per imparare a essere over serenamente, con saggia leggerezza. Perfetto per chi attraversa una piccola grande crisi di mezza età, per chi ha ancora tanta voglia di Essere, Dare e Fare e non vuole lasciarsi andare al “declino”, per chi è giovane e vuole arrivare ad essere over in pieno Ben-Essere. Cosa intendi per Ben-Essere? Questo termine è un cavallo di battaglia del tuo blog Mollia Style. Esattamente. Parlo di Ben-Essere e di glamour cuore e cervello da quando ho aperto il mio blog di lifestyle. Per sintetizzare potrei usare uno slogan: curàti fuori e belli dentro! Io amo il look, sono attenta alla salute e alla forma fisica ma la vera Bellezza è quella dei valori umani e morali. Cerco dunque di perseguire, interpretare e ispirare il Ben-Essere ovvero tutto ciò che possiamo fare per stare bene con noi stessi, con gli altri, con la vita. In tutto questo, la guerra alle candeline significa che possiamo aspirare al Ben-Essere e coltivare la Bellezza a qualsiasi età? Personalmente, la vera guerra l’ho fatta con un altro numero, quello che leggevo sulla bilancia quando ero un’adolescente. Si trattava di un
L’INTERVISTA
peso per cui ho sofferto tanta derisione: era troppo alto secondo i canoni estetici. Quella l’ho vinta, ma è stata un’esperienza dura e infelice. Di conseguenza, non ho nessuna intenzione di farmi piegare da un altro numeretto! Comunque sì: dobbiamo rispettarci e onorarci ogni giorno, senza lasciarci condizionare o spaventare da un dato anagrafico! Abbiamo detto: il tempo scorre. E tu come ti immagini quando sarai ancora più… over? Con qualche ruga in più, ma con la stessa grinta, lo stesso entusiasmo e anzi, più carica che mai perché tra 10 anni esatti sarò in pensione e quindi potrò viaggiare senza alcun pensiero… CONTATTI SOCIAL @antonella.mollia http://www.molliastyle.it/ CREDITS FOTOGRAFICI https://www.facebook.com/lella.beretta
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Voltare le spalle al passato, camminare avanti regalando solo l’ombra dei ricordi... lasciare l’amarezza in bocca per chi t’ha persa, anima scarlatta... tu che cammini fiera senza guardare indietro, percorri diritta sul tuo cammino... nulla e nessuno ti riporta su quei passi di cui hai regalato la tua presenza. Scalvini Roberta Ed è Poesia
“Uomini” Siamo alberi con forti radici siamo vento con forti emozioni siamo acqua nutrimento della terra siamo uomini intrappolati in un cosmo che ci dà tanto siamo uomini esuli nel proprio egoismo incapaci di capire quanta fortuna abbiamo. Giuzzi Daniela
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