New Entry Magazine - Edizione di Bergamo del 31 Gennaio 2022

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Anno 28 - N°01 del 31/01/2022 - www.newentrymagazine.it - redazione@newentrymagazine.it - Per la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti

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CULTURA GENERALE, TERRITORIO, INTERVISTE ESCLUSIVE E TANTO ALTRO... pag.03 I SOCIAL pag.04 IO E IL BULLISMO pag.08 ILMIO POSTO NEL MONDO

pag.10 LA PANCHINA ROSSA pag.11 CROSTATA DOLCE pag.18 NON PRENDERE UN CANE

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pag.24 LE BELLE PERSONE pag.26 VANEDUCATION pag.58 CZESLAWA KWOKA

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Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.

Anno 28 - N°01 del 31/01/2022 La nostra sede: Brembate di Sopra (Bg) - via Tresolzio,48 www.newentrymagazine.it New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrymagazine New Entry Television

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PENSIERI E PAROLE

PASSEGGIATE E RIFLESSIONI Mi piace camminare. Cammino per le strade, intenzionalmente o senza meta, intorno a me un mare di passanti, affrettati, affannati, indaffarati. Guardo i volti di alcuni di loro e immagino dove saranno tra uno, cinque, dieci anni? Alcuni di sicuro non ci saranno, gli altri rimarranno. Se solo potessimo in qualche modo invertire la prospettiva visiva: invece che d’ora in avanti, da avanti verso l’ora? Sono davvero indispensabili tutti questi sforzi, preoccupazioni e sacrifici? Non sono contro la fretta. A differenza di ciò che pensano in tanti, non credo che sia il motivo per cui perdiamo cose preziose e significative lungo la strada della vita. Dipende da come siamo creati. Il mondo ha bisogno di antilopi e ghepardi, ma anche di lumache e tartarughe. Non importa come mi muovo, ma dove, in superficie o in profondità. Mi è capitato di camminare a malapena, e accanto e dentro di me, vuoto profondo. Al contrario, ad essere senza fiato, di fretta tanto da non avere il tempo di alzare lo sguardo, eppure, portare in me una particella del cielo. A volte, ciò che abbiamo proiettato per un futuro lontano e incerto accade immediatamente, e ciò che ci aspettavamo da un momento all’altro arriva anni dopo o non arriva affatto. Il tempo è una cosa relativa, non può essere oggetto di definizioni, progetti, previsioni: infrange illusioni e non è responsabile di niente e di nessuno. La responsabilità è tutta nostra, indipendentemente dal luogo e dal modo in cui attraversiamo il tempo che ci è assegnato, è importante preservare se stessi. Darina Naumova


PENSIERI E PAROLE

I SOCIAL CI ISOLANO DAL MONDO REALE Premetto di non essere contro la tecnologia moderna anche perché la reputo molto utile, soprattutto in questo periodo di pandemia! E’ grazie alla tecnologia se possiamo svolgere tantissime attività senza nemmeno muoverci di casa e ciò è, indubbiamente, utile e pratico! Però, c’è un grande, però! Con questo “però” mi riferisco in modo particolare ai social network che ci fanno isolare dalla vita vera e ci portano a finire sotto una campana di vetro quindi lontani dalle persone in carne e ossa e dalla realtà ! Avete presente che sui social si postano, per lo più, informazioni di noi belle e positive? E di quanto siamo buoni e bravi … E’ difficile, non dico impossibile, vedere qualcosa di brutto e negativo! E’ come se la nostra esistenza fosse composta esclusivamente di fatti pieni di gioia e allegria, ma è proprio così? Non lo credo, o per lo meno la mia non è tutta “rose e fiori”,ma ha anche qualche spina….. Ma a tanti viene comodo,molto comodo ometterlo. Nascondiamo, come gli struzzi, la testa sotto la sabbia e così facendo pensiamo di eliminare le cose tristi! Ma perché? Forse perché nonostante siamo persone adulte in fondo in fondo una parte di noi crede e spera ancora nelle favole? O meglio vuole farlo credere agli altri. Oppure, più semplicemente, perché vogliamo mostrare al mondo la parte migliore di noi anche se è quella meno sincera... Inoltre siamo abituati “grazie” a Facebook e Whatsapp a bloccare quelli con cui non vogliamo più avere niente a che fare, ma è giusto? Se si tratta di uno stalker o di un molestatore, ovviamente sì, però quando si tratta di un amico con il quale abbiamo avuto a che fare fino a poco prima, forse, non sarebbe più corretto chiarirsi? Per la maggior parte dei casi si tratta semplicemente di una mezza parola

detta male magari in un momento di rabbia o per sbaglio e che quindi viene fraintesa, ma può succedere a tutti! E, forse, sarebbe meglio dare la possibilità “all’altro” di spiegare le sue ragioni ma attraverso “un sano” dibattito e non tramite (nel migliore dei casi) audio messaggi in cui io dico e poi tu ridici e così via magari per 10 messaggi … Ma non è meglio parlare in diretta? Vi ricordate ancora come si fa? La vita è davvero troppo breve per nasconderci sempre e solo dietro a un (non) mi piace oppure bannando qualcuno! E non dimentichiamo “quelli” che rispondono alle mail esclusivamente quando e se fa comodo a loro ossia quando gli serve, altrimenti, fingono di non averle ricevute o di averle lette ma di essersi dimenticati bellamente di rispondere …. Cosa vuoi, è la connessione oppure è perché hanno sempre tanto da fare come se, invece, noi altri non avessimo mai un impegno che è uno... Dai, che cosa ne dite se come proposito per il nuovo anno, da poco iniziato, se cercassimo di tornare con i piedi per terra così da capire che non siamo onnipotenti!! Ricordiamoci che quella persona che abbiamo ignorato nel mondo virtuale ossia on line, invece, potremmo trovarcela davanti in carne e ossa e allora lì la cosa si complicherebbe, non vi pare?? Meditate gente, meditate. Monica Palazzi 03


EDITORIALE

IO E IL BULLISMO: UNA BATTAGLIA CHE HO VINTO GRAZIE A CELENTANO Ci sono amicizie, cari lettori che nascono all’improvviso e ti accompagnano per tutta la vita. Sono trascorsi più di 34 anni da quel 24 ottobre 1987 nel quale la mia vita interiore cambiò radicalmente. Avevo 14 anni, mi ero appena trasferito da casa da un paese ad un altro abbandonando gli unici due amici che avevo. Ero un ragazzo molto timido, riservato e ciò ha comportato anni difficili per me. Giunto alle scuole superiori situate nel centro della città di Bergamo capii subito che il mondo non era quello che mi ero sempre immaginato. I classici bulli in classe la facevano da padrone mentre gli altri pecoroni seguivano le loro orme incitandoli e ridendo sui gesti che facevano. Avevano preso di mira un compagno che, oltre ad essere timido, aveva anche qualche problema fisico. Stavo zitto, non partecipavo alle loro cattiverie ma, nonostante questo, mi sentivo comunque complice del loro schernire e soprattutto non capivo perchè un ragazzo in difficoltà doveva essere strattonato e preso in giro anzichè aiutato dalla classe. Un giorno cercai di difenderlo e così anche per me si scatenò l’inferno. Ogni mattina il suono della campanella della prima ora segnava l’i-

PRANZI DI LAVORO - Scrivici

nizio alla sofferenza, del dolore, delle lacrime nascoste... Non ho ancora dimenticato le offese verbali, la mia cartella gettata fuori dalla finestra, il materiale scolastico calpestato, gli strattoni, le risate in faccia... Non era tanto il dolore fisico ma quello interiore. L’umiliazione, l’omertà degli altri studenti, l’indifferenza per la condizione di solitudine e isolamento. Appena suonava la campanella scappavo a casa e mi rintanavo nella mia cameretta con mille pensieri per la testa, non capivo il loro comportamento: com’era possibile che esistevano ragazzi insolenti, irrispettosi dove tutto era lecito pur di farsi vedere

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EDITORIALE agli occhi dei compagni? E com’era possibile che c’erano dei compagni che pensavano a ridere anzichè difendere il proprio compagno? E così, a casa nella mia cameretta, mi chiedevo se ero io che non mi sapevo adeguare alla realtà oppure erano gli altri ad essere fuori luogo. Solo che quando ti trovi in una classe dove il 90% la pensa diversamente da te, qualche dubbio ti assale... Giorni difficili erano quelli, mentre percorri la via della stazione in mezzo alla folla e tu ti senti solo, fragile, inutile... A 14 anni sei grande ma anche piccolo, non ci puoi credere a certe cose. Io non avevo paura, ma ansia sì, tanta, e soprattutto mi sentivo male perché per me quelle persone, erano, fino a poco prima, degli amici e non capivo perché si comportassero all’improvviso così. A casa non dicevo niente ai miei genitori perché non volevo far capire a loro che non sapevo difendermi oltre al timore che andassero a protestare con i professori e le cose per me in classe peggiorassero. Sopportavo in silenzio tutte le prese in giro. Speravo che prima o poi smettessero da soli. Non volevo passare per quello che va a piangere da papà e mamma per farsi difendere dagli insegnanti. Sbagliavo. Se mi fossi opposto subito alle ingiustizie, le cose sarebbero migliorate perché i bulli sono codardi. Attaccano solo chi è debole, isolato e indifeso”.

EHI BULLI, TALMENTE SIETE STUPIDI, CHE NON VI RENDETE CONTO DEL DOLORE CHE POTETE PROVOCARE AD UNA PERSONA DI FRONTE ALLE VOSTRE CATTIVERIE Nonostante vi stia parlando di avvenimenti avvenuti nel 35 anni fa, l’argomento è più che attuale anzi, con le nuove tecnologie è anche peggiorato: oltre al bullismo ecco il cyberbullismo che avviene attraverso la rete, ricca di pericoli e insidie per le persone fragili e timidi come lo ero io. Fortunatamente, per quanto mi riguarda, Qualcucertificato ANAMMI n. N946

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EDITORIALE no aveva creato un disegno per me che si materializzò un sabato sera, nell’ormai lontano 1987. Mi trovavo a casa di zii, in una sala dove genitori e parenti chiacchieravano del più e del meno e sullo sfondo un televisore acceso che faceva da cornice all’ambiente. Mi trovavo seduto su un divano con mio cugino e tutto ad un tratto avvertii come un lampo, un fascio di luce, come se qualcuno volesse che la mia attenzione fosse rivolta allo schermo. In quell’istante, un personaggio famoso del quale conoscevo a malapena la canzone “Azzurro” e “Il ragazzo della via Gluck” disse una frase che mi rimase impressa e che tuttora fa parte di me: “Per fare del male, non serve uccidere... basta gettare un pezzo di carta in un prato”

Fui letteralmente folgorato dalla frase, più che altro perchè avevo trovato finalmente una persona che la pensasse come me... Da quel giorno inziai a studiare il personaggio, a trascrivere i testi delle sue canzoni nelle quali trovai concetti profondi sulla vita che mi aiutarono a rafforzare le mie convinzioni che in realtà stavo perdendo a causa della stupidità dei miei compagni di classe. Nonostante la mia vita reale non fosse comunque migliorata, ero felice di aver trovato un amico meraviglioso al quale rivolgersi nei momenti bui; in altre parole era la mia cura, la mia evasione dal dolore. Un amico, se volete irraggiungibile, ma 06

presente nel cuore e nella mente. E così, grazie al suo spirito guida creai insieme ad un altro meraviglioso amico, di nome Michele, sempre vivo dentro di me, questa rivista cercando di diffondere i veri valori della vita quali l’amicizia, l’amore, il rispetto... e soprattutto per dare voce a tutti coloro che non avevano la possibilità di esprimersi perchè indifesi, timidi, emarginati. Era il 1994 e da allora New Entry continua il suo progetto... Negli anni a venire iniziai a creare e condurre spettacoli davanti al pubblico con temi di forte attualità come il bullismo, la droga, la violenza... tramite lo spirito guida di Adriano fino a giungere ai giorni nostri. Ho raccontato tutto questo per farvi capire quanto Adriano Celentano sia stato importante nella mia vita... e lo è tuttora! E’ probabile che senza le tue parole, i testi delle tue canzoni non sarei uscito così facilmente da quel tunnel di solitudine ed emarginazione che

Dedica di Adriano Celentano


EDITORIALE aveva travolto la mia gioventù ed è per questo che non smetterò mai di ringraziarti... Nell’aprile del 1995 ho avuto la fortuna di incontrarti e di poter chiacchierare con te. Solo il pensiero di quel momento meraviglioso mette i brividi al cuore, ricordo di averti raccontato quello che hai fatto per me e tu, oltre ad avermi ascoltato con gli occhi lucidi, mi hai abbracciato con tanto calore ed affetto. Con le tue canzoni, i tuoi film, hai scandito la mia vita, c’era sempre un qualcosa di te che mi aiutava e mi aiuta ancora oggi ad andare avanti. E con ADRIAN, il tuo ultimo capolavoro, non hai fatto altro che sottolineare quei concetti che tu stesso mi hai trasmesso e che oggi valgono più di ieri: l’amore per sè stessi e per la propria personalità in un mondo dove abbiamo smarrito i veri valori della vita a dispetto del fast food sentimentale di oggi, dell’usa e getta, delle amicizie di comodo e non quelle profonde che ti emozionano...

L’incontro con Adriano in occasione del 40° anniversario di carriera

Io sono, disse la vita quando nacque in un’esplosione di bellezza. Io sono, dissero la donna e l’uomo e nessuno prevaleva sull’altro perché io voleva dire noi. Noi siamo la vita. Poi l’uomo disse io ho, e nacque l’infelicità. (Adrian) Ti ringrazio Adriano per le tue indimenticabili canzoni che mi hanno fatto crescere... con il tuo carisma sei riuscito a parlare dritto al cuore della gente, ti sei messo in discussione più volte pur di cercare di svegliare la massa ormai spenta e arida di sentimenti. La tua voce, atipica e calda, in grado di rendere emozionante qualsiasi cosa mi accompagnerà sempre... Ah dimenticavo, auguri per il tuo recente compleanno! Ti voglio bene. Gianluca Boffetti

Ritratto realizzato da Fumagalli Giovanni 07


PENSIERI E PAROLE

IL MIO POSTO NEL MONDO Come ben sappiamo dal 1738, quando è nato il primo robot al mondo, ad oggi, 2022, ci sono stati molti cambiamenti nel mondo, sia per noi umani, che per la scienza e soprattutto per la tecnologia e in particolare i robot. Nel corso degli anni i robot hanno iniziato ad essere costruiti sempre più simili a noi umani, tanto da riuscire a muoversi, parlare e aiutarci. Si sono evoluti, forse, anche troppo. Si sono Evoluti a tal punto che i robot, quelle macchine prive di cervello e di voce propria, sono riusciti ad entrare nel mondo del lavoro e a impossessarsi dei NOSTRI lavori. In Cina, per esempio, esiste un hotel che, al posto delle persone, ci sono i robot, ovunque. Questi robot ti aspettano alla reception, ti accompagnano in camera, ti servono i pasti, ti aiutano in quello che hai bisogno, insomma, questi robot sono stati programmati per fare quello che noi umani già facciamo. Oltre all’hotel esiste anche un ristorante quasi totalmente gestito da robot, situato nella provincia di Heilongjiang, sempre in Cina. Certamente non dobbiamo pensare solo alla Cina, basti pensare al robot creato per giocare a calcio al posto dei giocatori. Ovviamente non dobbiamo vedere sempre i lati negativi dei robot, perché queste macchine programmate

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fanno anche del bene, come quella specie di robot che ha aiutato un ragazzo, non più in grado di camminare, di riprendere in mano la propria vita. Però i robot stanno prendendo sempre più velocemente il nostro posto, quel posto che ad alcuni è stato concesso, ad altri regalato e a cui altri hanno dovuto lottare. Secondo me un giorno i robot, macchine programmate in grado di compiere solo determinate azioni, si prenderanno il nostro lavoro, però forse non del tutto, perché ci sarà sempre bisogno di qualcuno che aggiusti i robot nel caso di danneggiamento o malfunzionamento. Ci sarà sempre bisogno di un umano che supervisioni quelle macchine, un umano che le aggiusti e un umano che controlli il loro lavoro. Purtroppo però per noi umani, abitanti della Terra, sarà molto difficile trovare un lavoro, ma molto, molto difficile. Questo cambiamento potrebbe avvenire tra quindici/vent’anni o forse dopo non lo so, però resta il fatto che se i robot prima o poi prenderanno il completo controllo nel mondo, la razza umana è destinata ad estinguersi, perché se gli umani non avranno un lavoro, non potranno guadagnare dei soldi e allora non potranno procurarsi del cibo per sopravvivere e non potranno nemmeno fare dei figli perché non avranno i soldi per mantenerli. Siamo davvero sicuri di voler e tutto questo? Siamo davvero sicuri di voler lasciare il nostro posto nel mondo ad una macchina? Vogliamo davvero che la nostra razza umana sia costretta ad estinguersi? Vogliamo che i nostri figli, i nostri nipoti siano costretti ad una vita di povertà perché gli unici ad avere un lavoro saranno i robot? Io di certo non voglio una vita così, non voglio che i miei figli e i miei nipoti crescano senza la certezza di avere un giorno un lavoro. Io non voglio tutto questo. Non voglio che i robot prendano il mio posto nel mondo. Eleonora Valeggi


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PENSIERI E PAROLE

LA PANCHINA ROSSA Rossa come il colore primario da cui nascono tutti gli altri, come il sangue che ti ha nutrito nella placenta di tua madre, come i globuli che portano ossigeno a tutte le cellule del tuo corpo. Rossa come la rosa che hai usato per dichiararmi amore eterno, come le labbra su cui mi hai baciato, come il sangue del mio ventre che ho condiviso con nostro figlio. Rossa come il fuoco nei tuoi occhi pieni di stupido odio, come la luce del semaforo che ti impone di fermarti, come la luce del tramonto che spera in un tuo ripensamento. Rossa come le foglie di autunno che stanno per cadere, come il sangue che sta lasciando il mio corpo, come il mio cuore che ha smesso di battere. Si, ho perso la vita ma io non ho perso… No! Perché a primavera le foglie rinascono. perché il verde del semaforo farà riprendere il viaggio, perché ogni notte cede inesorabilmente il passo a una nuova alba.

E io??? Io sarò la vita per chi si affiderà a me, sarò il sorriso nella quotidianità per chi mi penserà, sarò la ragione di vita per chi si ricorderà di me. E tu??? Tu avrai solo memoria del fuoco della malvagità. Tu avrai solo memoria di gesti che sono stati fonte di paura. Tu avrai per sempre le mani sporche di morte. Chi tra noi due è il perdente? La panchina rossa… rossa come la vergogna che avvolgerà il tuo nome per sempre Balini Metilde

FASHION AND STYLE BY ROMINA SIRANI Il must have di questo inverno è sicuramente il piumino!!! Grande alleato contro il freddo ma allo stesso tempo un capospalla che fa tendenza: gli stilisti lo propongono comodo, over e ricercato, con linee strutturate ed arricchite da balze nella fantasia floreale; oppure 10

sportivo e maxi nella stampa militare e con richiami degli anni ’80 nella versione bomber con i colori metallici. Sicuramente la grande novità è l’utilizzo del tessuto imbottito come abito-piumino soprattutto nella versione dress+bomber o maxi gonna con coulisse, in tinta unita e nel colore delicato del lilla. Da ricordare, inoltre, le finiture come cappuccio e bordature in pelliccia che arricchiscono il capo rendendolo unico e raffinato. Romina Sirani


GUSTO A TAVOLA

CROSTATA DOLCE CON CREMA DI RICOTTA E ZUCCA Ingredienti 350 grammi di farina 180 grammi di burro morbido a pezzetti 150 grammi di zucchero 3 tuorli d’uovo 3 cucchiaio di latte gocce di cioccolato Procedimento Unire tutti gli ingredienti, partendo da farina + zucchero, tuorli, burro a pezzetti ammorbidito, latte e lievito e 1 pizzico di sale. Fare un panetto velocemente lavorando con le punte delle dita per non scaldare troppo l’impasto, lasciare riposare in frigorifero per almeno 1 ora. Stendere poi su carta da forno o su tortiera imburrata e infarinata, tenendo da parte un poco di impasto per i decori. Ingredienti per marmellata di zucca 500 grammi di polpa di zucca 350 grammi di zucchero succo di limone Queste dosi sono per 2 o 3 vasetti di marmellata. E’ consigliabile preparare questa marmellata e conservarla in vasetti sterili in frigorifero. Buonissima e ideale da servire con i formaggi o su crostini dolci o salati.

morbida. Frullare la zucca e aggiungere lo zucchero. Aggiungere il succo e la buccia di limone, proseguire la cottura fino a che il composto diventa colloso (circa 30minuti), mescolando di tanto in tanto. Amalgamare la ricotta con un poco della marmellata (dose a piacere) e qualche goccia di cioccolato. Mettere la crema sulla Preparazione Scegliere una grossa e buona zucca, togliere i base della torta, decorale con la pasta rimasta semi e filamenti e la buccia. Tagliate a dadini e passare in forno a 170° per 30 minuti circa. Dal blog: www.cucinarecreare.it e mettete in una casseruola con poca acqua, A presto, Anna mettere sul fuoco e fate cuocere fino a che sarà

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PENSIERI E PAROLE

FINE DI UN’ERA, INIZIO DI UN’AIA Ho sempre considerato dicembre il mese più bello dell’anno, naturalmente perché racchiude tutte le festività Natalizie, per un credente penso sia il massimo della gioia poter festeggiare l’arrivo del figlio di Dio, una luce che rischiara il cammino di noi tutti, per lo meno per me lo è; ma quest’anno dicembre è stato talmente frenetico che non mi sono nemmeno reso conto di essere arrivato al primo gennaio del 2022 (giorno in cui sto scrivendo), abbiamo già sorpassato perciò tutte le festività principali; il pranzo di Natale e Santo Stefano sono stati sicuramente splendidi, soprattutto perché passati in compagnia di persone che da tempo non vedevamo e a cui vogliamo molto bene, ma lo stato d’animo mio e di mia moglie non era idoneo a recepire la magica atmosfera che normalmente il Natale riesce a trasmettere; per colpa mia, ho sconvolto completamente la mia vita, e di conseguenza anche quella di mia moglie. All’inizio di dicembre abbiamo traslocato, cambiando paese oltre che casa, era da tempo che stavo riflettendo su questa scelta così importante e radicale, maturata dal fatto che ero arrivato ad un punto della mia vita in cui mi sentivo estraniato nella nostra azienda agricola; voglio ricordare che sono, anzi ero contitolare di un allevamento di vacche da latte, assieme a mio fratello (che non ho mai nominato in nessun mio racconto essendo lui di natura molto riservato), e suo figlio; ci tengo a precisare che la colpa non è stata la loro ma soltanto mia. Non ho voluto adeguarmi ad un sistema in cui l’informatica ha preso il sopravvento, tutto è diventato un programma, un software: le visite del medico veterinario, l’armadietto dei medicinali, il piano alimentare, la fatturazione ecc ecc. Il computer ha sostituito il nostro cervello, le vacche hanno un codice non un nome, ed io ho cominciato a sentire sempre di più la mancanza di Guendalina, Teresina, Gina; di quando i nostri animali avevano un nome che me li 12

faceva sentire famigliari, non solo bestie. Ammetto che l’introduzione in azienda di questi moderni strumenti di allevamento e conduzione, hanno notevolmente migliorato l’efficienza aziendale, ma tolto umanità al rapporto con gli animali, che sono si trattati sempre meglio con spazi più ampi e dotati di molti comfort (spazzolatura automatica, controllo elettronico della temperatura ambientale, acqua di abbeverata riscaldata in inverno ecc ecc), ma più estranei, più lontani dalla nostra conoscenza personale, fino a qualche anno fa di ogni nostra vacca conoscevo vita, morte e miracoli: le vedevo nascere, crescere e partorire a loro volta, adesso con il numero di animali che abbiamo, tutto ciò, è diventato impossibile. Se da un lato l’introduzione dei sistemi informatici ha apportato delle migliorie, dall’altro lato il continuo cambiamento di codici e password per l’accesso ai vari siti statali, sta mettendo a durissima prova anche il più preparato e tranquillo allevatore, perfino mio nipote (figlio di mio fratello), comincia a lamentarsi pesantemente, nonostante sia nato e cresciuto nell’era del computer e lo sappia usare egregiamente, si lamenta del fatto che la burocrazia digitale stia diventando quasi insostenibile. Sostanzialmente è il motivo principale per cui le aziende di dimensioni contenute stanno chiudendo i battenti; non tutte le persone di una certa età sanno usare con disinvoltura il computer (o ne posseggono uno), e sono costrette loro malgrado a chiudere. Per i motivi sopra descritti e qualcun altro che non mi dilungo a chiarire, ho preso la sofferta decisione di ritirarmi dalla società agricola di cui ero contitolare; prima naturalmente ne ho parlato con mia moglie, che non ringrazierò mai abbastanza per la comprensione e l’immenso amore dimostrato nei miei confronti accettando di cambiare paese e casa. La decisione di non rimanere più nella casa attigua all’azienda in cui lavoravo, è stata dettata dal fatto che non potevo stare a guardare mio fratello e suo


PENSIERI E PAROLE figlio lavorare come bestie senza sentirmi in colpa, senza dar loro una mano. Un ringraziamento particolare va proprio a loro: qualche mese fa quando gli ho comunicato la decisione di ritirarmi e sconvolgere perciò l’intero assetto aziendale, erano rimasti sbigottiti per non dire sconvolti, eppure, nonostante ciò, hanno accettato e rispettato la mia decisione, tutti i vari e complicati conteggi si sono svolti con serenità e senza alcuna discussione, questo avviene quando le persone hanno in dono una grande intelligenza. Ci siamo trasferiti (io e mia moglie), da Fiesse, mio paese natio, a Remedello, agli inizi di dicembre, avendo promesso a mio fratello e mio nipote che sarei rimasto in azienda fino la fine del 2021, l’ultimo mese l’ho passato da pendolare. È stato un’incubo, mi alzavo alle 03.30, usavo per gli spostamenti la panda di mio padre che quest’anno ha compiuto trent’anni, la luce dei suoi fari assomi-

gliano a lanterne, e per tutto dicembre la nebbia è stata tremenda, la strada San Pietro-Remedello e talmente brutta e tortuosa da assomigliare ai gironi dell’inferno, mentre guidavo pregavo di arrivare sano a destinazione. Unica consolazione: essendo stata l’auto di mio padre, sentivo che parte di lui era con me, non viaggiavo da solo e questo mi consolava e tranquillizzava. Oggi, primo giorno del 2022, inizia per me e mia moglie una nuova vita, devo riordinare le idee, definire nuovi progetti, la prima cosa che sicuramente farò, è quella di iscrivermi alla locale sezione AVIS, finalmente potrò ricominciare a donare sangue; è un gesto utile agli altri, ma che gratifica noi stessi in modo indescrivibile, provare per credere. Buon Anno a Tutti (meno ai delinquenti ed ai farabutti). Giordano

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PENSIERI E PAROLE

RICHIESTA D’AIUTO DA UN UTENTE DISPERATO Un anno fa ho cambiato l’applicazione FIDANZATA 7.0 per l’applicazione MOGLIE 1.0 che ha generato subito l’applicazione BIMBO 1.0 che occupa tantissimo spazio sul disco. Le istruzioni non dicono niente di questo fatto. Ma ciò che più mi preoccupa è che l’applicazione MOGLIE 1.0 si autoinstalla su tutte le altre mie applicazioni e in più si lancia automaticamente quando apro un’altra applicazione fermandola. Quindi applicazioni come: BIRRA_CON_GLI_ AMICI 10.3 e CALCIO_DOMENICA 5.0 non funzionano più. Qualche volta compare un virus che si fa chiamare SUOCERA 1.0 che blocca il sistema oppure fa si che l’applicazione MOGLIE 1.0 si comporti in modo molto preoccupante. Ancora più grave è che non riesco più a lanciare l’applicazione DOMENICA_NOTTE_DI_SESSO 3.0 e sembra che anche dei files come SESSO_SABATO_MATTINA.EXE abbiano diversi virus perché non rispondono più. Vorrei disinstallare MOGLIE 1.0 e reinstallare FIDANZATA 7.0 o magari un’altra versione più avanzata, ma mi sembra troppo complicato e non vorrei rischiare tanto anche perché BIMBO 1.0 mi piace molto. Sono disperato ! Aiutatemi !!! RISPOSTA SOFTWARE HOUSE : Gentile Cliente, il suo problema è frequente tra gli utenti. Ma il manuale d’istruzioni avvisava (sull’ultima pagina) che passare da FIDANZATA X.0 a MOGLIE 1.0 comporta dei rischi: MOGLIE 1.0 non è più un’applicazione di divertimento come FIDANZATA X.0, ma è un Sistema Operativo Completo fatto per controllare tutte le altre applicazioni. Non è più possibile tornare a FIDANZATA X.0 perché è stato cancellato definitivamente. Lo stesso vale per il virus SUOCERA 1.0 che comporta problemi di compatibilità con tutti i sistemi (è stato verificato!). Quindi disinstallarla significa disinstallare MOGLIE 1.0 (che 14

tra l’altro è nata da SUOCERA 1.0). È sempre meglio aspettare che SUOCERA 1.0 si disinstalli da sola tra qualche anno. Diversi utenti hanno provato ad installare AMANTE 1.0 ma i rischi sono enormi, se, per caso, in quel preciso istante si autolancia MOGLIE 1.0 il sistema andrà in tilt creando i virus: REDDITO_ALIMENTARE_BIMBO e ROVINA_SICURA. Se arrivi a questo punto e installi AMANTE 2.0 non provare più a passare a MOGLIE 2.0 perché i problemi saranno maggiori. Raccomandiamo CELIBATO 2.0 e tutte le versioni FIDANZATE X.0 Se non l’avete fatto DOVRETE ESSERE PREPARATI a lanciare in ogni momento SCUSE.EXE combinato con FIORI.EXE. Le consigliamo di acquistare il pacchetto GIOIELLI con tutte le sue versioni più costose, il pacchetto VESTITI_NUOVI ma soltanto le ultime versioni e VACANZE_LUSSUOSE perché aiutano a far funzionare meglio MOGLIE 1.0. Ad ogni intervento di MOGLIE 1.0 lanciare subito SI_AMORE.EXE e HAI_RAGIONE_AMORE.EXE. Fare attenzione ad un eventuale lancio di SEGRETARIA _BIONDA_ IN_MINIGONNA e NON_RISPONDERE_AL _TELEFONO perché sono incompatibili con MOGLIE 1.0 e possono causare danni irreparabili. L’applicazione SESSO_SABATO_MATTINA X.0 si lancia soltanto insieme DIAMANTI X.0 ogni volta con un’altra versione. Grazie per aver scelto il nostro prodotto. Lo Staff Tecnico


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ANIME NEL VENTO

ANIME NEL VENTO

SOGNO VERITÀ

Vivevi felice... Tutto d’un tratto eri riversa sul mio corpo. Ti chiamai più volte: “Mamma! Mamma! Sei svenuta?” Ma tu non rispondesti, la tua bocca muta era aperta e il tuo corpo non dava segni di vita: eri un peso morto sopra di me... Mi svegliai e dissi a me stessa: “Mamma è proprio vero sei morta!!!” Mamma ti voglio bene! Dedicato alla mia defunta mamma Marisa Cannizzaro Erminia Bertulessi Bergamo 16

DANTE

Dante era bellezza, spensieratezza matura allegria, amore per la vita condivisione piena, incondizionata. Fra le sua mani, sui polpastrelli tesi scandiva ritmi, tempi remoti, di giovinezza fatta di stenti, di traguardi, di passione. Amore ed ancora amore, sapeva donare recare, condire di speranza. Nei ricordi lontani, lo rivedo armato di pazienza, di misericordia prendere la mano di Vittoria condurla, assieme sperare. Erano quelli, tempo di viaggi di speranza di lacrime gettate alla luna, di notti insonni di domande e di contro domande. Grazie signor Bettinazzi, grazie infinite per tutto la tenerezza che ci ha donato che ha riversato sui nostri capi con dedizione e dolcezza. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste


PENSIERI E PAROLE

ANNAMARIA TRIBUNA

Lei è ANNAMARIA TRIBUNA, palermitana: si parla (poco) di lei per il sangue freddo ed il coraggio mostrati. Mesi fa, pochi minuti dopo il decollo dall’aeroporto di Kabul, il suo aereo è stato bersaglio di mitragliatrici da terra. Lei non ha perso la lucidità e ha posto in essere le manovre d’emergenza, portando in salvo il carico umano che trasportava. Civili, giornalisti e disperati afghani. Tutti salvati da una pilota italiana di cui i media non si sono occupati. Qualcuno potrà pensare che sia giusto così, in fondo lei è un pilota dell’aeronautica militare ed ha fatto il suo dovere. Ma dirlo è un modo per esprimere l’orgoglio che raramente si prova di questi tempi. È donna, è italiana, è pilota. Ed è stata brava davvero. Grazie ad AnnamariaTribuna, Maggiore dell’Aeronautica Militare italiana Redazione

ED È POESIA

“ADRIANO TUTTO L’ANNO!” Ma lo sai, adesso che ci penso bene... tutto questo tempo trascorso con le tue canzoni preferite che lasciano irremovibili tracce, rubi affettuosamente i ricordi della nostra infanzia, e li regali con armoniosa creatività, fino a farli divenire galleria d’arte! Un genio della comunitiva e musicata complicità... sei da sempre un asso di simbologia per i nostalgici dell’era passata, in una cornice di veri capolavori per acuti intenditori, che dei tuoi testi magnifici, ne fanno una ragione di vivere! Talmente ricarichi l’ambiente di profusa voce calda, che ogni contorno dell’amore, rimane affascinato da quel tuo carisma predominante, sorvegliato speciale, seduto su quel trono da re, forse degli “ignoranti” ma pur sempre un re! Non disilludi mai le aspettative dei tuoi innumerevoli ammiratori, fermo restando che le tue attuali 84 primavere solari, le vivi ancora come fossi un giovincello protagonista delle balere...che bei tempi, quelli!... Caro il mio “molleggiato”per fortuna che sei nato!... forse quel giorno, una stella del Firmamento aveva già diramato il tuo dorato destino, tant’è che chi ti ascolta, è come se assaporasse in anteprima d’un prelibato vino! Ad averne di personaggi così, caro Adriano del mio cuore, mi sa che con te, NIENTE È ANDATO PERSO!... ...basta sfogliare la discografia della tua brillante carriera, per capire che si ha a che fare con un mostro di bravura, trattati con cura, finché dura! Buon compleanno, autentico artista di storie all’italiana! Allora Adriano tutto l’anno! Poeta FABRIZIO VILLA

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BEST FRIENDS FOREVER

SE NON SAI PER FAVORE, NON PRENDERE UN CANE! Tre elementi per avere un cane sono: 1. Capire i comportamenti biologici e istintivi del cane. 2. Trovarsi al momento giusto nel posto giusto. 3. Utilizzare accessori appropriati. Se non puoi fare queste cose… PER FAVORE non prendere un cane” 10 comandamenti per un futuro proprietario: 1. La mia vita durerà dai 12 ai 17 anni; ogni separazione da te sarà dolorosa. 2. Dammi il tempo di capire cosa vuoi da me. 3. Dammi la tua fiducia, è importante per il mio comportamento. 4. Non essere arrabbiato con me a lungo, e non rinchiudermi come punizione. Tu hai il tuo lavoro, i tuoi amici, i tuoi svaghi, IO HO SOLO TE! 5. Parlami, anche se non capisco le parole, capisco la tua voce! 18

6. Ricordati che NON DIMENTICHERO’ MAI come mi tratti! 7. Prima di picchiarmi, ricordati che con i miei denti potrei facilmente spezzare le ossa delle tue dita, ma ho scelto di non mordere. 8. Prima di sgridarmi per essere vagabondo, chiediti se ci potrebbe essere qualche cosa che mi dà fastidio. Forse non sto mangiando il cibo giusto, oppure sono stato al sole troppo a lungo o il mio cuore sta diventando vecchio e debole. 9. Prenditi cura di me quando sarò anziano; anche tu invecchierai! 10. Stammi vicino quando arriverà la mia ora; non dire “non sopporto di guardare” oppure “lascia che succeda in mia assenza”. “Sarà più facile per me se tu sarai lì; ricorda che ti amo”. “Possiamo giudicare il cuore di un uomo da come tratta gli animali” Immanuel Kant



QUESTO È IL MIO NOME - di Micky Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.

Edoardo

Il nome Edoardo e il suo corrispettivo femminile Edoarda deriva dall’antico nome anglosassone Eadweard. Eadweard è composto da due parole. La prima è ead il cui significato è “ricchezza, proprietà” o “benedetto”. La seconda, è la parola werd che significa “guardiano” o “custode”. Questo nome può, quindi, assumere diversi significati. Tra questi troviamo “guardiano della ricchezza”, “ricco guardiano” o “difensore del proprio retaggio e custode dei beni”. Divenne molto famoso grazie all’uso che ne fece la nobiltà anglosassone. Fu molto popolare, infatti, dai tempi di Edoardo I nel XIII secolo fino a Edoardo VIII duca di Windsor. Quest’ultimo abdicò nel 1936 per amore di Wallis Simpson. Onomastico Molti sono i santi che hanno portato il nome Edoardo. Di solito, però, l’onomastico si festeggia il 5 gennaio in memoria di Sant’Edoardo il Confessore, re d’Inghilterra. Questa data fa riferimento al giorno della sua morte ma si celebra anche il 13 ottobre, giorno della traslazione delle sue reliquie.

Caratteristiche del nome Chi porta il nome Edoardo o Edoarda è una persona capace di trovare una soluzione per per ogni problema. Soprattutto, se si tratta di aiutare parenti e amici. Nonostante ami la ricchezza non disdegna il lavoro duro ed è molto intelligente. Origine: anglosassone Parola chiave: intelligenza Corrispettivo femminile: Edoarda Varianti maschili: Eduardo, Odoardo, Adoardo Ipocoristici maschili: Edo Varianti femminili: Eduarda Numero portafortuna: 5 Colore: Rosso Pietra Simbolo: Rubino Metallo: Oro Onomastico: 5 gennaio e 13 ottobre Segno zodiacale corrispondente: Capricorno (Fonte: ilgiardinodegliilluminati.it)

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PENSIERI E PAROLE

GIOVANI E PROTESTE La risposta di una giornalista di SkyNews Australia ai giovani che manifestano per il clima. “Voi siete la prima generazione che ha preteso l’aria condizionata in ogni sala d’aula; le vostre lezioni sono tutte fatte al computer; avete un televisore in ogni stanza; passate tutta la giornata a usare mezzi elettronici; invece di camminare a scuola prendete una flotta di mezzi privati che intasano le vie pubbliche; siete i maggiori consumatori di beni di consumo di tutta la storia, comperando in continuazione i più costosi capi di abbigliamento per essere ‘trendy’; la vostra protesta è pubblicizzata con mezzi digitali e elettronici. Ragazzi, prima di protestare, spegnete l’aria condizionata, andate a scuola a piedi, spegnete i vostri telefonini e leggete un libro, fattevi un panino invece di acquistare cibo confezionato”.

“Niente di ciò accadrà, perché siete egoisti, mal educati, manipolati da persone che vi usano, proclamando di avere una causa nobile mentre vi trastullate nel lusso occidentale più sfrenato. Svegliatevi, maturate e chiudete la bocca. Informatevi dei fatti prima di protestare”.

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19.00-19.50 BALLO LISCIO INTERMEDIO

Sabato

20.00-20.50 BALLI DI GRUPPO MASTER

20.00-20.50 COUNTRY PRINCIPIANTI

20.00-20.50 BALLO LISCIO PRINCIPIANTI

20.30-21.20 BOOGIE WOOGIE INTERMEDIO

20.00-20.50 CARAIBICO INTERMEDIO

17.00-17.50 BOOGIE WOOGIE INTERMEDIO

21.00-21.50 CARAIBICO AVANZATO

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PENSIERI E PAROLE

LE BELLE PERSONE CHE TROVIAMO SULLA NOSTRA STRADA MENTRE FACCIAMO TUTT’ALTRO Faccio sempre il medesimo percorso, sia quando vado a correre per fare sport all’aria aperta sia quando porto a passeggio il cane, e in questi frangenti incontro quasi sempre le stesse persone. All’inizio un piccolo sorriso a fior di labbra, poi un saluto quindi lo scambio di qualche fugace convenevole, facilitato, magari, dalla presenza del mio amico a quattro zampe e dopo qualche tempo si diventa quasi dei buoni conoscenti. Sono così metodica da sapere esattamente il punto esatto dove “Tizio” o “Caia” spunteranno... Per la maggioranza si tratta di qualcuno di mezza età, anzi direi proprio anziano, perché sono solo loro che non si vergognano nel fermarsi a scambiare due parole con gente che, in pratica, fino a due minuti prima non sapevano nemmeno chi fosse. Poi certo io, modestia a parte, sono una ragazza come si deve e non li imbroglierei mai, però non tutti sono come la sottoscritta e, sicuramente, loro dovrebbero stare più attenti, ma questo è un altro discorso che adesso non andrò ad affrontare. Le persone (semi) giovani come me o sono delle grandissime chiacchierone oppure hanno talmente tanti impegni, reali o presunti, e una vita che a sentir loro è talmente piena da non essere

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più abituati a guardarsi intorno tanto da essere arrivati al punto di non avere alcuna idea di chi o che cosa gli passi loro a fianco. Ed è proprio in uno di questi miei girovagare che ho avuto modo di entrare in contatto con una simpatica vecchina che pure nei giorni di sole, senza nemmeno una nuvola all’orizzonte, si accompagnava sempre ad un ombrello. Non me l’ha mai detto, ed io non ho avuto mai il coraggio di chiederlo perché pensavo che così facendo le avrei mancato in qualche modo di rispetto tuttavia credo che lo usasse a mo di bastone per sembrare meno acciaccata di quanto fosse... Ricordo che quando mi vedeva, già, in fondo alla via si sbracciava per salutarmi come fossimo amiche di lunga data. E, in pratica, ogni volta mi raccontava sempre le stesse identiche cose: la sua giovinezza, il periodo della guerra, del marito e di quanto fossero stati felici insieme, dei figli che vedeva poco e però andava bene anche così perché capiva che avendo la loro vita di più di così non si potesse fare perciò si accontentava ….. Mi annoiava e avrei voluto dirle basta o svoltare un po’ prima oppure partire cinque minuti dopo da casa in modo da evitarla però non l’ho mai fatto e, con il senno del poi, ne sono davvero molto


PENSIERI E PAROLE contenta. Durante la prima ondata della pandemia ho dovuto ridurre, come tutti, le mie girate e altrettanto deve aver fatto lei perciò per un po’ di tempo non abbiamo più avuto modo di trovarci. Tuttavia, ogni tanto, durante il lockdown mi tornava alla mente quella signora e mi auguravo che le andasse tutto bene. E così è stato in quanto alla riapertura, l’ho ritrovata. Poi, però, quest’autunno non l’ho più vista... Sul momento non ci avevo dato peso perché pensavo, stupidamente ma soprattutto inconsciamente, che fosse una sorta di “ultimo immortale” e che non le potesse capitare nulla di brutto... Mi dicevo: “sarà uscita due minuti prima o dopo di me, ecco perché non l’ho vista” seppur in realtà sapessi che io non avevo modificato nulla di nulla e conoscendola neppure lei ….

E, difatti, un giorno di metà novembre sfogliando il giornale locale ho letto il suo necrologio. Era proprio lei e aveva anche più anni di quanti immaginassi. Ed è per questo motivo che mi sento di darvi un consiglio. Se mai incontrerete sulla vostra strada qualche persona non più giovane, dedicategli qualche minuto del vostro preziosissimo tempo e non abbiatene a male se vi dirà sempre le medesime cose perché per lui sono importanti (sono tutta la sua vita) quindi avrà piacere se ogni volta, la ascolterete come fosse una novità e se sarete fortunati, un domani, quando diventerete anziani poi sarete felici se qualcuno farà altrettanto con voi. Monica Palazzi

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PIANETA

di Sandy Ambrosio

INTERVISTA ALLA MAESTRA VANESSA DI VANEDUCATION Eccoci qua... Un nuovo appuntamento con la nostra bellissima rubrica PIANETA JUNIOR, dedicata ai nostri giovanissimi. È arrivato un anno nuovo, ma purtroppo con preoccupazioni vecchie. Due anni oramai di convivenza con questo orrendo corona virus, i nostri giovani ne sentono il peso e il disagio. Ma cerchiamo di tenere duro, tutto passa prima o poi, anche se nella nostra memoria sarà indelebile questo momento così particolare e distruttivo. La scuola è iniziata già da un po’ di tempo, un avvio molto complesso e complicato che continua a mettere a dura prova i nostri JUNIOR, ma la tenacia e la buona volontà dei nostri ragazzi, farà sì che pian piano, tutto ritorni alla nostra consueta, normalità. Con l’augurio che questo anno nuovo ci dia un po’ di serenità a grandi e piccoli ci accompagniamo con i versi di questa poesia dedicata all’anno appena cominciato. ANNO 2022 Cosa augurare nell’anno che è appena arrivato: tanta pazienza verso la gente lagnosa da dover sopportare. Tanta salute che il medico è costretto, un altro lavoro, a dover fare. L’umiltà a portata di mano, come vestito per il genere umano. Più attenzione verso i bambini perché sulle loro spalle pesa il futuro del mondo Sugli anziani, che nel mondo si son fatti scudo per donarci un avvenire più puro. Che l’intelligenza sia messa a disposizione 26

per beni comuni, non come in politica solo il bene di alcuni. Cosa augurare nell’anno che è arrivato: un bagaglio di cultura da saper gestire, non da farne vanto e la gloria risalire. Un progetto sempre pronto da dover mettere in cantiere ed un sogno nel cassetto da poter esaudire. La leggerezza di un petalo di fiore nell’affrontare la vita quando si presenta un dolore. Cosa augurare nell’anno che è arrivato: la consapevolezza che in questo mondo siamo di passaggio e odio, rancori e guerra, impediscono al nostro meraviglioso cammino di vita, di essere sempre speciale. (Sandy Ambrosio) Per rimanere in tema di scuola, di apprendimento e innovazione scolastica, voglio proporvi un’interessante, alquanto particolare intervista, ad una giovane e bravissima insegnante. La maestra Vanessa, seguite cosa ha da raccontarci: Vanessa, tu sei un’insegnante freelance e una terapista comportamentale? Ci spieghi di cosa ti occupi esattamente? Sì, esatto, io sono fondatrice di vanEducation, insegnante libero professionista e terapista comportamentale. Sono complementari ma due professioni comunque ben distinte. Per quanto riguarda l’essere insegnante freelance, significa che, prima lavoravo tra le mura


PIANETA

Professoressa Vanessa

scolastiche come insegnante sia di classe che sostegno, ora invece, con vanEducation, faccio l’insegnante libero professionista e insegno privatamente, in laboratori di didattica creativa, homeschooling, scuole parentali e in ambienti che lavorano sia in parallelo con la scuola ma anche come alternativa alla stessa. Per quanto riguarda la figura della terapista comportamentale, posso dirvi che dopo un percorso di studi specifici e tanta pratica, durante le sessioni di terapia con i bambini, vengono applicati i princìpi dell’analisi del comportamento per incrementare repertori comportamentali socialmente significativi, come migliorare le abilità linguistiche, sociali, cognitive, di autonomia ecc e diminuire i comportamenti problema, socialmente inadeguati.

di Sandy Ambrosio

Ognuno di noi risponde a questo ambiente con un comportamento che può essere verbale (parlare) oppure non verbale (azioni). Questa risposta è generata sempre da un antecedente, ciò che avviene prima di quel comportamento, e un conseguente, ciò che avviene dopo. Facciamo un esempio. Io lavoro con i bambini e so che ogni comportamento è dato dal fatto che un bambino vuole ottenere o evitare qualcosa. Dunque io mi chiedo sempre se quel bambino stia emettendo quel comportamento per ottenere, ad esempio, un gioco oppure evitare un compito. Mettiamo che un bambino pianga o urli, perché vuole il suo gioco preferito, (comportamento problema) il compito del terapista sarà quello di insegnare al bambino come ottenere il suo gioco preferito in maniera funzionale, ad esempio chiedendolo (comunicazione), cosa non scontata, perché spesso si fanno terapie con disabilità anche gravi quindi la comunicazione non è sempre chiara o precisa e quindi bisogna intervenire per lavorare sulla comunicazione.

Sembra un lavoro complesso. Come avviene questo passaggio da comportamenti problema a comportamenti socialmente significativi? Partiamo dal presupposto che il comportamento è la nostra interazione con l’ambiente circostante quindi con persone, oggetti, ambienti vari. 27


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di Sandy Ambrosio

Oppure insegno al bambino ad aspettare a ricevere il gioco gradito, o ancora, attraverso il rinforzo positivo, “se tu, bambino, fai questa cosa per me, io ricambio il tuo buon comportamento o la tua risposta positiva, dandoti il tuo gioco preferito”. Si tratta di un allenamento. Si allenano i bambini al comportamento più funzionale possibile. Questa è la spiegazione più minimal e semplice che si possa dare ad un lavoro, in realtà, molto complesso, fatto di procedure e strumenti molto dettagliati. Sui social sei conosciuta come “maestra creativa”. Cosa fai per intrattenere e insegnare

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ai tuoi studenti? Durante gli studi universitari alla facoltà di scienze dell’educazione e della formazione all’università degli studi di Bergamo, ho iniziato a sviluppare l’idea che i laboratori e le esperienze artistico-manipolative contribuissero considerevolmente sull’apprendimento del bambino, che essi fossero un supporto e un’alternativa alla lezione frontale. L’apprendimento avviene infatti attraverso l’esperienza, l’esplorazione, i rapporti tra bambini, attraverso la rielaborazione individuale e collettiva delle esperienze e mediante attività ludiche. Nel mio percorso lavorativo, ho sempre ricercato e ricreato ambienti che stimolassero la


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creatività dei bambini e il dialogo vivo con l’adulto. Volevo che i bambini fossero protagonisti attivi del proprio apprendimento. Così ho abbandonato l’idea che la lezione frontale e la scuola, come l’avessi sempre vissuta io, fosse l’unica soluzione per apprendere. Mi sono attivata nella ricerca e nella creazione

di Sandy Ambrosio

di materiale didattico che stimolasse la curiosità, l’immaginazione, la conoscenza e il pensiero. Ho seguito corsi di formazione, letto libri, imparato ad usare programmi digitali e da lì ho accentuato la mia passione per la didattica creativa. Ho deciso così di fondare vanEducation con l’intento di offrire, da una parte, una didattica di tipo laboratoriale, esperienziale e creativo e, dall’altra, aiutare le famiglie nel percorso di crescita ed educazione dei figli, risolvendo comportamenti problema e superando ostacoli scolastici. Ad oggi ho aiutato centinaia di studenti e famiglie a raggiungere ottimi obiettivi sia comportamentali che scolastici. Condivido quotidianamente sui social idee, tutorial, attività creative che divertono grandi e piccini. Potete trovare tantissime idee sul canale youtube vaneducation, sulla pagina instagram vaneducation_vanessa e sul sito www.vaneducation.me Adesso il detto del mese Gennaio dà neve alla montagna, acqua al ruscello, brina alla collina, e ti dice che purtroppo la Primavera, non è ancora vicina. Sandy Ambrosio 29


PENSIERI E PAROLE

PIETRO MALAGNINI

(Lonato 13/12/1936 - Desenzano 13/12/2013)

Stima, affetto, considerazione per Pietro Malagnini, (Lonato 13/12/1936 - Desenzano 13/12/2013) giornalista, manager, poeta, fratello, padre e sposo che per molti anni ha dedicato larga parte del suo tempo libero alla direzione della sezione lonatese dell’associazione nazionale dei fanti. È rimasto nel cuore, non solo di amici e parenti ma anche a tantissime persone che per motivi di lavoro o per l’associazione d’arma di cui faceva parte l’hanno incontrato e conosciuto….Signore, oltre che nel suo aspetto, così raffinato e gentile anche nelle sue maniere, nel suo comportamento quotidiano, in ogni suo atteggiamento. Rispettoso, attento, al decoro in ogni sfumatura. Una persona garbata che oggi come oggi, diviene un’eccezione, e rischia d’essere considerata d’altri tempi, perché inserita temporalmente, in un secolo, caratterizzato da una bassa considerazione, e da una scarsa importanza data all’educazione, nella comune vita civile. A otto anni dalla morte, si parla da tempo, di ricordarlo dedicandogli una via o una piazza, per rendergli il dovuto omaggio. Seppure, nella sua città nativa, già esista una strada, che porta il nome di Luigi Malagnini, un congiunto della famiglia paterna. Sembra ieri, quel venerdì, 13 dicembre 2013, quando i suoi affezionati e familiari gli hanno 30

rivolto l’ultimo saluto. Molte sono state le visite alla camera ardente dell’ospedale di Desenzano. Ristrette invece le presenze al rito funebre, celebrato dal parroco nella Basilica di San Giovanni Battista, a Lonato del Garda, nelle prime ore pomeridiane, di lunedì 16 dicembre 2013. Hanno presenziato oltre alla moglie, Maria Teresa, e alla figlia, Rosanna, i fratelli Armando, con la compagna milanese, Mariolina e Umberto, che a causa di un incidente di caccia si è presentato sulla sedia a rotelle, non potendo più camminare, accompagnato al cimitero, locale dai due figli, Alessandro e Giovanni, il cugino paterno, Gianfranco, la cugina materna, Marisa, conosciuta a Lonato come la nuora del generale Marziale Cerutti, il cugino Corrado, con la moglie, il cognato Renato, Caterina Chincarini con il marito Lino Zanusso, l’affezionata coetanea cugina materna della vedova Malagnini, della sig.ra Maria Teresa. Massiccia la presenza dei fanti e dei loro simpatizzanti, così pure degli esponenti della protezione civile. Hanno partecipato anche altre persone estranee alle due associazioni. Estremamente, toccanti, le parole espresse dalla prof.ssa Teresa Marchi durante la messa funebre. Non è mancata la tradizionale preghiera del fante. Nell’omelia don Osvaldo Checchini ha ricordato che la sua famiglia frequentava la chiesa. Accendendo nella memoria, dei fami-


PENSIERI E PAROLE liari, commossi, l’immagine di sua madre Rosa che tutte le domeniche mattina, si alzava di buon ora per andare in chiesa dalle suore Canossiane ad ascoltare la messa. Le religiose che curavano la chiesetta, del loro convento, hanno attinto il loro nome dalla veronese, Maddalena di Canossa la fondatrice, della loro congregazione. Oggi, però le figlie della Carità, non sono più presenti a Lonato e attualmente il luogo di culto è adibito a ripostiglio. A distanza di otto anni i suoi due fratelli l’hanno già seguito, Umberto il 27 aprile 2017 e Armando il 26

settembre 2019, anche la cugina della moglie Caterina Chincarini ci ha già lasciati, il 21 settembre 2016. È mancata una guida, un buon esempio per molti di coloro che gli sono stati accanto, ma non si è spento il suo operato tuttora tangibile. Onorarlo agendo per i vivi è la parola d’ordine. Un volto espressivo, brillante, luminoso è quello dell’ufficiale della repubblica Pietro Malagnini, indelebile nel tempo.

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PERSONAGGI

FRANCIS SCOTT FITZGERALD (1896-1940)

Francis Scott Key Fitzgerald (Saint Paul, 24 settembre 1896 – Los Angeles, 21 dicembre 1940) è stato uno scrittore e sceneggiatore statunitense, autore di romanzi e racconti. È considerato uno fra i maggiori autori dell’Età del jazz e dei cosiddetti “ruggenti anni Venti” e, più in generale, per la sua opera complessiva del XX secolo. Le origini Fitzgerald nacque in un ambiente tipico del Middle West. Suo padre Edward era un gentiluomo del Sud originario del Maryland e cattolico, distinto e aristocratico nei modi e dall’indole integerrima, ma inconcludente, tanto da non riuscire sempre a provvedere degnamente ai bisogni della famiglia. La madre, Mary McQuillan, era una donna dal carattere romantico e irrequieto, figlia di un commerciante benestante e nipote di un ricco irlandese che aveva trovato fortuna in America grazie al commercio all’ingrosso di generi alimentari. Sin dall’adolescenza il giovane Scott fu attratto dal mondo aristocratico del Sud e dagli ideali che il padre gli aveva trasmesso, quelli dell’“onore, della cortesia e del coraggio”, ma avendo sofferto delle ristrettezze economiche e facendo un confronto tra il fallimento paterno e il successo dei nonni materni - che avevano conquistato la stima con il denaro - provò spesso ammirazione per la nuova borghesia statunitense ed ebbe sempre per essa rispetto e una certa invidia. Come dirà a Hemingway, e come scrisse in The Rich Boy, la ricchezza “è diversa da voi e da me: ha subito posseduto, subito goduto, e questo produce un effetto speciale”. Fitzgerald non poteva tuttavia fare a meno di rilevare la corruzione e l’apatia che spesso si associava a quello stile di vita e portò sempre con sé un vivo rigetto ricollegabile all’educazione cattolica impartitagli soprattutto dalla madre. Da qui nacque la lotta interna tra l’idealista romantico ed il morali34

sta scettico che è alla base del suo atteggiamento verso la vita delle classi agiate e che costituì il principale tema delle sue opere. Nel 1898 i Fitzgerald si trasferirono a Buffalo (New York), dove il padre aveva ottenuto un lavoro come rappresentante alla Procter and Gamble. A Buffalo rimasero fino al 1901, quando si spostarono a Syracuse, dove nacque la sorella Annabel. Il primo romanzo: This Side of Paradise (Di qua dal Paradiso) Il giovane, una volta arrivato a New York, pieno di entusiasmo e di felicità, si impiegò in un’agenzia pubblicitaria, la Street Railway Advertising Company, per 90 dollari al mese e la rivista Smart Set gli pagò 30 dollari per un racconto. Presentò il manoscritto dell’Egoista romantico che aveva scritto durante il periodo di addestramento nel Kansas all’editore Scribner con la speranza che venisse accettato perché, come scrisse in una lettera inviata all’amico Edmundo Wilson “Se Scribner lo accetta mi sveglierò una mattina e scoprirò che le debuttanti mi hanno reso famoso in una notte. Credo che nessun altro avrebbe potuto scrivere in modo così penetrante la storia dei giovani della no-


PERSONAGGI stra generazione”. Il romanzo venne però rifiutato anche se l’editore lo incoraggiò a continuare. Zelda, che non aveva nessuna intenzione di sposare un uomo senza denaro, si rifiutò di aspettare più a lungo e ruppe il fidanzamento informale. Scott rimase ubriaco per tre settimane e si trovò a dover affrontare la miseria che tanto odiava. Fitzgerald, che si trovava a dover vivere queste esperienze, decise di recarsi a St. Paul dove, chiuso in casa, si dedicava giorno e notte alla revisione del romanzo. A settembre egli ripresentò a Scribner il manoscritto, che venne accettato dal suo redattore, Maxwell Perkins, e il 26 marzo del 1920 il romanzo, con il titolo di This Side of Paradise, (Di qua dal Paradiso) fu pubblicato e subito ben accolto diventando, come scrive Barbara Nugnes “un vero e proprio best seller non solo per le indubbie qualità di freschezza e di spirito, ma anche e soprattutto per il tono spregiudicato, insieme cinico e romantico, con cui esplorava la vita sentimentale degli adolescenti statunitensi”. Fitzgerald divenne così in breve tempo uno dei portavoce della nuova generazione pronto ad abbandonarsi a quel lungo periodo di gioia irrefrenabile e di esaltazione collettiva che venne detta “Età del jazz”. Il matrimonio con Zelda Fitzgerald ritornò felice e trionfante a Montgomery mentre con la pubblicazione del romanzo egli aveva raggiunto l’agiatezza economica e Zelda accettò di sposarlo. Il 3 aprile, nella Cattedrale di San Patrizio a New York con una favolosa cerimonia, si sposarono iniziando, come scrive Fernanda Pivano, “la grande leggenda della bellissima coppia, eroina, simbolo e interprete di tutte le prodezze sofisticate dell’età del jazz”. Per l’estate affittarono una casa a Westport nel Connecticut e in ottobre un appartamento a New York a 38 West 59th Street divertendosi in modo esagerato, scandalizzando gli anziani con il loro comportamento anticonformista e nello stesso tempo entusiasmando i giovani. Il 4 marzo 1922 venne pubblicato il secondo romanzo dello scrittore, The Beautiful and Dam-

ned (Belli e dannati) che era uscito a puntate sul Metropolitan Magazine e che affronta il tema della dissoluzione morale e psicologica di una giovane coppia negli Stati Uniti d’America degli anni venti. Il romanzo offre attraverso apprezzabili chiaroscuri, le contraddizioni del grande paese nell’era del fox - trot, del jazz (poco citato) e del ragtime. Subito dopo la pubblicazione di Belli e dannati, il 22 settembre uscì una nuova raccolta dal titolo Tales of the Jazz Age (Racconti dell’età del jazz) che comprendono i migliori racconti della produzione fitzgeraldiana, tra i quali Il curioso caso di Benjamin Button, da cui è stato tratto l’omonimo film con Brad Pitt, Il diamante grosso come l’Hotel Ritz, novella in cui lo scrittore attacca l’amoralità, le ingiustizie e gli eccessi che derivano dalla ricchezza e, soprattutto, Primo Maggio, racconto realistico e di grande valore artistico dove la tecnica usata rammenta al lettore il metodo tipicamente cinematografico di alcuni romanzi di Dos Passos. Nel novembre del 1923 venne messa in scena ad Atlantic City la commedia in tre atti The Vegetable, or from President to Postman (Il vegetale, o da presidente a postino) che fu un insuccesso. Il lavoro fu giudicato mediocre e si giustificava solamente con il fatto che Fitzgerald in quel periodo aveva un gran bisogno di denaro ed era così disposto a scrivere anche cose in cui non credeva. All’inizio del 1925, i Fitzgerald andarono ancora a Parigi dove il 10 aprile venne pubblicato il romanzo Il grande Gatsby che, pur essendo un’opera di felice ispirazione,

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PERSONAGGI non ottenne il successo del precedente romanzo. Durante la primavera Scott conobbe Ernest Hemingway, allora scrittore alle prime armi, con il quale s’intese subito e al quale fece ottenere un contratto con l’editore Scribner. Il 1926 fu un anno di spostamenti, di litigi e d’incomprensioni. Il carattere di Zelda diventava ogni giorno più strano tanto che dovette essere ricoverata per un breve periodo in una clinica. A dicembre ritornarono negli Stati Uniti sul Conte Biancamano e a gennaio del 1927 si recarono per un primo viaggio a Hollywood, dove lo scrittore era stato invitato per scrivere una sceneggiatura per la commedia di Constance Talmadge (che verrà rifiutata) e dove lavorò per la “United Artists”. Per quella occasione la coppia prese una casa in affitto a Wilmington nel Delaware e Zelda iniziò a studiare danza. Tra l’aprile e il settembre del 1928 fecero ritorno a Parigi per ritornare nell’inverno nuovamente negli Stati Uniti senza piani precisi. Le incomprensioni e i litigi si fecero sempre più intensi e insanabili e Scott si diede più che mai all’alcool. Nel 1934 venne pubblicato il quarto romanzo di Fitzgerald, Tender Is the Night (Tenera è la notte), l’opera alla quale lo scrittore lavorò più a lungo ma che ottenne scarso successo. Zelda intanto, colta da una terza ricaduta, fu nuovamente ricoverata. Il 1935 vide Scott disperato per l’insuccesso ottenuto dal libro, per la situazione economica e per il suo stato di salute. Era stato infatti colto da un serio attacco di tubercolosi e dovette essere ricoverato prima a Tryon, nella Carolina del Nord, poi ad Asheville e infine a Baltimora. Dalla crisi durata parecchi mesi emerse un nuovo Fitzgerald, oramai disincantato. Mentre seguitava a scrivere racconti per l’Esquire (tra cui qualcuno ambientato ad Hollywood) concepì e iniziò a scrivere The Last Tycoon (L’ultimo magnate, conosciuto in Italia con il titolo Gli ultimi fuochi e pubblicato nel 2012 con il titolo L’amore dell’ultimo milionario), che vede nel produttore Monroe Stahr un Gatsby più maturo, ma altrettanto idealista. Questa resta 36

probabilmente l’opera di Fitzgerald più significativa e penetrante ambientata nel mondo del cinema. Il romanzo, rimasto incompiuto, uscirà postumo nel 1941 pubblicato dall’amico Edmund Wilson con le indicazioni che Fitzgerald stesso aveva predisposto per il suo compimento. Grazie a quest’uscita postuma la critica riscoprì l’autore. Gli attacchi di cuore e la morte Alla fine di novembre sopraggiunse un primo attacco di cuore. Spaventato, ma non arresosi, lo scrittore continuò faticosamente a scrivere il romanzo iniziato. Il 20 dicembre aveva terminato il primo episodio del sesto capitolo, ma il giorno seguente un secondo attacco cardiaco lo colse provocandone la morte a Hollywood, in casa dell’amica Sheila Graham. Il funerale avvenne in modo semplice e la sua salma fu inumata in un piccolo cimitero di Rockville, nel Maryland; tra le poche persone a prendervi parte ci fu la scrittrice e amica Dorothy Parker. In un testamento del 1939 aveva chiesto “il funerale meno caro, senza ostentazione e spese superflue”. La moglie Zelda sopravvisse al marito otto anni e nel 1948 morì in un incendio divampato nella clinica Highland ad Asheville nella Carolina del Nord dov’era internata da tempo con altre nove donne.

E’ BELLISSIMA di Francis Scott Fitzgerald Era bella, ma non come quelle ragazze sulle riviste. Era bella, con il suo modo di pensare. Era bella, con le scintille nei suoi occhi quando parlava di qualcosa che amava. Era bella, per la sua capacità di far sorridere le persone intorno a lei, anche se era triste. No, non era bella per qualcosa di così effimero come il suo aspetto. Era bella, nel profondo della sua anima.


RIDIAMOCI SOPRA Lui: “Cara, ti devo confessare una cosa. Da quando ci conosciamo io vedo segretamente uno psicanalista”. Lei: “Anch’io, caro, ti devo confessare una cosa. Da quando ci conosciamo io vedo in segreto un medico, un avvocato e un idraulico”. Al principio, Dio creò il mondo e si riposò. Poi Dio creò l’Uomo e si riposò. Poi Dio creò la Donna. Da allora, nè Dio nè l’Uomo si sono più riposati. Gli uomini sono come i tagliaerba: sono difficili da mettere in moto, emettono cattivi odori e per metà del tempo non funzionano. Due amici si incontrano dopo 10 anni: “Mario! Come stai! Era molto che non ci vedevamo”. “È vero Gino, ma ora stai tranquillo che ci vedremo più spesso, sai da poco tempo abito qui nel tuo stesso palazzo”. “Bene e come ti trovi?”. “Una meraviglia, c’è la vista sul mare, aria buona, e soprattutto, te lo dico in confidenza, in questo palazzo ci sono 20 donne, e io ho fatto del sesso con 19”. I due continuano a parlare del più e del meno fino al momento di salutarsi. Gino torna a

casa la sera e racconta alla propria moglie “Sai Luisa chi ho incontrato oggi? Mario, u n mio vecchio amico che non vedevo da anni. Abita qui nel nostro stesso palazzo e si trova benissimo. Mario mi ha fatto una confidenza, mi raccomando però non lo dire a nessuno”. “Quale confidenza?”. “Mi ha detto che ha contato 20 donne nel nostro palazzo e che lui ha fatto all’amore con 19. Con una, meno male, non c’è riuscito”. E la moglie: “Sai Gino chi deve essere... quella del terzo piano con il bimbo piccolo!”. Il Maresciallo dei carabinieri ordina all’appuntato di potare la siepe del giardino. Questi, potata la siepe, cerca di tagliare con la cesoia lo zampillo della fontana. Il maresciallo lo guarda dalla finestra e gli grida: “Che fai, non vedi: ACQUA NON POTABILE”. Un gruppo di testimoni di Geova suonano alla porta di 2 anziani: “Siamo la luce del mondo!”. E il vecchio: “Rosa sono arrivati quelli dell’Enel!”.

ED È POESIA

“NON È” Non è una poesia giacchè non ne conosco i magici intrecci. Non è una canzone poichè non vi sono note nell’aria, è soltanto la voglia di dirti ti amo. Enrico Savoldi

“LA GIOIA” Gioia colsi, in sorrisi infanti, nei giardini freddi, laggiù distesi. Colmi di ombre in piedi, passeggiar nei pensieri, riempir ricordi, chiusi nelle mani. Nell’infinito dispersi, ed in ogni gioia raggiunti... dove nasce ogni cosa.

BMG 37


ANIME NEL VENTO

SEMPLICITÀ

SERAFINA

UN PENSIERO PER IL SIGNOR BOSIO LUIGI

UN DONO PER SERAFINA, DONNA DI GRANDE VALORI E D’ALLEGRIA BRIOSA. Serafina era, allegria misurata, battito di vento torpore quieto, ascolto interessato. Fra le dita, tesseva trame, dolcezza nel sorriso, bellezza genuina, nei gesti. Amore per la vita, per la condivisione l’accompagnava, nel quotidiano vivere. Passione per la famiglia la portava, a vivere ogni giorno con rinnovato fervore fra le mille tribolazioni, trovava la luce. Sofferenza e malattia, improvvise hanno solcato i tuoi passi insieme avete battuto, il sentiero estremo. Anche per te un grazie, minuto e sincero, affettuoso per tutto quello che, hai saputo donare, generosamente coltivare con lesta sollecitudine. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

Scocco di campana, pesante, ha risuonato, per le vie del paesello. In un battito d’ali, frettolosamente è volato in cielo, il signor Luigi Bosio senza fare rumore, con passo felpato ha solcato l’eterno. Di lui nella memoria serietà misurata bonaria condivisione cordialità gentile allegria quieta condivano il passo. Fra le labbra, solerti fluivano frammenti di passato di vita scorsa con gli amati fratelli al presente rivolgendosi con un pizzico di nostalgia. Per te un grazie Luigi per la semplicità con cui intessevi il quotidiano vivere. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste GOCCE DI MEMORIA

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PENSIERI E PAROLE

LA MIA SVEZIA Esiste un paese, là nel nord, dove gli abeti e le betulle si specchiano nei laghi ghiacciati; dove il sole non brucia, ma illumina la notte per sei mesi e per altri sei mesi va in letargo, come l’orso bruno e l’orso bianco ed i tanti animali, piccoli e grandi, che popolano le sue foreste. La Svezia è una signora dai capelli di grano, che cambia vestito ogni stagione; d’estate indossa il blu dei suoi laghi fatati, d’inverno si veste di grigio, come il cielo spietato di questa stagione. Il suo profumo è quello dei mille fiori nordici colorati che inebriano la mente; il muschio incorona la sua testa e tutto di lei sa di freschezza. Essa, come una madre, provvede ai piccoli e agli anziani, non abbandona nessuno e vigila, attenta, alle sue frontiere. D’inverno, quando le lancette dell’orologio segnano le tre del pomeriggio, si accendono i lampioni e la notte si avvicina, inesorabilmente. Questa lunga notte del nord che dura sei mesi ed esercita sull’uomo inerte, che per quanto cinico sia, non può sfuggire alla metafisica che caratterizza questa terra. E’ come se l’anima, selvaggia e guerriera, del Vikingo alegiasse disperato nelle tenebre, perché non trova risposta alla sua disfatta, né soddisfazione dai suoi discendenti, 40

pacifici e tranquilli. Così, il forestiero, profano ed inesperto, sperimenta la forma sublime ed assoluta del suo silenzio, in cui persino sentire il proprio cuore battere e pensare diventa rumoroso. Questo silenzio che fa sì che l’uomo prenda conoscenza della sua solitudine di fronte all’immensità d’un aurora boreale. La solitudine del nord fa perdere il contatto con il resto del mondo e la sua rumorosa realtà. Esistono delle cassette di legno, tinte di rosso e di bianco, con delle tendine che ornano le finestre e con dei fiori sui davanzali, sperdute nei boschi, sono isolati, eppur vivi, a stretto contatto con la natura e con gli animali che le circondano. La mia Svezia sta lì, in disparte, perché ha scelto di essere così. Guarda e vigila il vecchio continente. Eppure, secoli fa, anch’essa era una guerriera, aveva invaso la Norvegia, la Finlandia, la Danimarca, la Lettonia, l’Estonia e una parte della Germania. Imperatrice, si vestiva di gloria. Le sue guerre furono rare, ma quelle poche durarono anni. La guerra contro la Danimarca durò trent’anni. Fu così che si elesse Regina del Nord. In questo paese regna sovrana la democrazia. E’ nel sangue del re e della regina. Gustav vi Adolf si chiama Bernardotte ed è di-


PENSIERI E PAROLE scendente di un generale di Napoleone; la regina, Silvia, era una hostess delle Olimpiade ed è tedesca, vissuta in Brasile: non era né strano né inconsueto incontrare il nonno del re per le vie di Stoccolma in bicicletta. Il vecchio nonno amava l’archeologia e spesso è stato ospite in Italia, nelle vicinanze di Viterbo, dove amava scavare e scoprire i tesori delle tombe etrusche. I ministri svedesi non sono scortati, ne ho mai visto una macchina di servizio, usano i mezzi pubblici o vanno a piedi. Non sto farneticando, né è fantasia, ma la pura e semplice verità. E democratico è anche il popolo. Non esistono ne dottori (perché laureati), almeno che non è un medico di professione, ne esistono professori o professorini. Sono, siamo, tutti signori. Il palazzo reale non sovrasta nessun luogo, nessun muro di cinta né cancelli o cancelletti, o qualsiasi barriera, che lo separi dalla gente comune. Esso è situato nella “gamla stan” (città vecchia) e s’affaccia sul lago Mälaren, dove d’inverno blocchi di ghiaccio sottili, per via delle correnti, scivolano silenziosi e vengono rotti da un lento rompighiaccio. Questo è il lago che d’estate si popola di cigni, papere e barche a vela di tutte le dimensioni e colori. Nell’oscurità dei pomeriggi invernali si possono intravedere le sagome delle chiese gotiche protestanti i cui campanili, che sovrastano le case, hanno in cima l’eterno gallo che sembra scrutare l’infinito. Stoccolma si estende pigramente intorno al lago, su tanti isolotti che si ricollegano con ponti e ponticelli. Ecco il significato del nome Stockholm: “stock” significa tronco e “holm” significa isolotto, infatti, la parte vecchia della città, fu costruita su dei tronchi enormi che sono immersi nelle acque profonde. La città che d’inverno dormicchia, d’estate si risveglia: tornano gli uccelli emigratori, rifioriscono i tulipani, le rose selvatiche, i mughetti, le viole e gli alberi si vestono di verde. I laghi sembrano riprendere vita, barche traghetti che scivolano silenzio-

samente nei canali stretti, costeggiati da alberi che con i loro lunghi rami sembrano salutare i marinai provetti. Stoccolma è una bomboniera, dove d’inverno il silenzio fa da re e la solitudine fa da regina, ma che d’estate si colora di turisti variopinti e gli svedesi ritornano a sorridere, finalmente. Fin’ora vi ho descritto un paese da favola, ma il tempo delle favole è passato da un pezzo. Un paese troppo perfetto per essere reale. Mi è costato tanta fatica scrivere questa ultima parte, perché io mi domando come faccio a mostrare le parti deboli di un paese che amo, perché sono sua figlia, nata dalle sue viscere, ma la mia Svezia vuole essere quella che è stata per me, senza finzioni o fantasie. Ci saranno altre “Svezie” per altri occhi e cuori, per altre esperienze diverse dalle mie. Ad ognuno la sua verità. Difficile è spiegare a voi italiani quando i bambi-

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PENSIERI E PAROLE ni, ancora piccoli da scuola elementari, portano le chiavi di casa attaccate al collo da un laccio. Tornano a casa e non trovano nessuno, perché i genitori stanno al lavoro. Devono fare tutto da soli. Crescono fin troppo in fretta, così come i figli d’Italia crescono con “ritardo”. E ancor più difficile è spiegare che questi figli svedesi ancora in età dell’adolescenza escono di casa e vanno a vivere da soli. Senza il sostentamento dei genitori. Molti sono figli di genitori divorziati, cresciuti con uno o due “papà” (o mamme) diversi dai propri. Figli del divorzio, perché se è facile sposarsi in Svezia è altrettanto facile divorziare: 6 mesi ed è fatta. Le coppie preferiscono convivere, perché il valore della famiglia è diverso da quella italiana. Come faccio io a spiegarvi del potere degli assistenti sociale, forte più di quello dei genitori stessi. Vero è che l’intenzione è per il bene del bambino, ma come faccio a spiegare a voi queste testuali parole: “Il padre naturale è soltanto un papà biologico, lo Stato provvederà a tuo figlio”. Parole, queste, pronunciate da un assistente sociale ad un genitore preoccupato

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per la sorte di suo figlio. Questa famosa e perfetta assistenza sociale svedese che guai se non ci fosse, però che in qualche modo produce solitudine ed abbandono da parte dei parenti dell’assistito. Conosco anziani che non vedono né sentono per telefono i propri parenti da anni, muoiono in casa e lo si scopre dopo giorni e giorni, perché nessuno li aveva cercati. Rimangono le lunghe e silenziose passeggiate solitarie di chi ormai ha vissuto. Raramente, ho visto dei nipoti accompagnare i nonni nel parco. Come faccio io a spiegare i sentimenti che suscitavano in me, già negli anni sessanta, quando mi trovavo di fronte a degli enormi cartelloni per strada, dove erano incisi i nomi delle giovani vittime della droga? Giovani che erano disposti a qualsiasi cosa pur di ricevere un po’ d’illusioni pericolose; giovani abbandonati a se stessi, che già vivono di assistenza sociale e disillusi dalla vita, perché dalla vita sono stati sfruttati, con la benedizione di un benessere che porta il cognome di un malessere sociale. E, infine, cosa dirvi dell’alto tasso di suicidi degli anni passati, del profondo mal di vivere? Questa, signori miei, è l’altra faccia della verità! La mia verità! Il paradiso non esiste su questa terra, essa appartiene al cielo. Forse, chissà?! Sara - dal mio diario ottobre 2004


PENSIERI E PAROLE

CHIUSURE INGIUSTE So già che mi attirerò critiche, ma sono talmente arrabbiata e stanca di regole ingiuste! Fra le tante, ancora una volta sono state prese di mira le sale da ballo, come se fossero l’unico luogo dove prolificano i contagi. Pronti in molti a rispondere che ballare non è un’attività essenziale, ma chi ha il diritto di distinguere il necessario dal superfluo, quando riguarda benessere fisico e psicologico per ballerini di ogni età, oltre che essere il primario lavoro per molti? Il ballo mantiene alto il morale, agile il fisico, più attiva la mente e migliora il coordinamento armonico in generale, ma la mia disapprovazione va ben oltre, perché la considero una prevaricazione inaccettabile. Da ottobre infatti si accedeva alle sale da ballo solo su prenotazione (perciò con rintracciabilità per ogni evenienza), con green pass e con capienza dei locali al 50%; obbligo di mascherina all’entrata e negli spostamenti all’interno, flaconi di igienizzanti sparsi ovunque…non mi pare che ci fossero particolari pericoli, se non pari a quelli potenzialmente presenti in tantissime altre categorie di locali aperti al pubblico. Meglio allora che i ragazzi si ritrovino a festeggiare in case private o

in giro in zone nascoste senza alcun controllo e in molti casi senza mascherina? Meglio assembramenti nei supermercati e centri commerciali, dove non ci sono più entrate contingentate come ad inizio pandemia? Oppure ancora sono stati più sicuri gli assembramenti di capodanno nelle piazze, pur essendo vietati, compresi stupri e violenze?? Il settore del ballo è stato il primo ad essere chiuso, l’ultimo a riaprire lo scorso anno e di nuovo il primo a richiudere proprio a Natale. Ancora più grave e scorretto se valutiamo la situazione dalla parte di gestori, Dj, orchestre e tutto il commercio che vi gira intorno: quanti sono riusciti e riusciranno a sopravvivere a queste chiusure?? È davvero discriminatorio, da qualsiasi prospettiva lo si consideri… Ornella Olfi

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Aumento porte Ethernet struttura di rete informatica

Sostituzione switch di rete per aumento connessioni e manutenzione struttura di rete Il problema del cliente VELOFLEX srl La ditta Veloflex Srl, azienda di Presezzo produttrice di tubolari, che nel 2021 ha contribuito alla conquista del titolo mondiale di ciclismo su strada di Elisa Balsamo, con i suoi tubolari montati sulla bicicletta della campionessa, ci ha contattati per risolvere un problema di connettività all’interno della sua struttura di rete.

La campionessa del mondo ELISA BALSAMO al traguardo La problematica del cliente era l’assenza di ulteriori porte di rete di collegamento per poter connettere postazioni computer o macchinari all’interno della rete aziendale. Oltre a ciò, la connettività risultava non performante e la generazione dell’apparato, che distribuiva la rete in azienda, era obsoleta. 44


L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE

Sopralluogo e Analisi A seguito della richiesta di intervento il CEO dell’HkStyle, Stefano, è andato direttamente in azienda per verificare la problematica in essere. Dopo aver effettuato con estrema attenzione tutte le dovute osservazioni, il team di HkStyle ha deciso di intervenire con queste implementazioni: • Sostituire lo switch di rete presente in ditta: lo switch è il dispositivo informatico che permette di dare connettività ai cavi di rete collegati ai singoli computer / server; sostituirlo con uno più ampio e performante aiuta la rete ad essere scalabile e più veloce. Cambiare uno switch significa anche dare nuova connessione all’impianto wi-fi presente in azienda. Dopo la sostituzione, HkStyle verifica minuziosamente tutti i singoli servizi presenti in azienda ed il Wi-Fi è uno tra quelli più importanti. • Effettuare il ricablaggio dell’armadio di rete: un armadio ben ordinato aiuta a ad effettuare manutenzioni future migliori e, nel momento dell’intervento, permette di diminuire i tempi di diagnosi e controllo. • Controllare la connettività dei singoli computer e verificare le condivisioni attive delle cartelle.

Il piano di intervento per aumentare le porte ethernet Le tempistiche di intervento Lo staff di HkStyle sa perfettamente che il tempo è denaro e creare disservizio ad un’azienda, anche solo per un miglioramento della sua struttura di rete, comporta la perdita di possibili clienti. Per questo motivo, gli apparati da installare vengono precedentemente preparati presso il laboratorio certificato della sede così da diminuire le tempistiche di lavoro e far riprendere a lavorare il cliente sulla nuova rete informatica installata. Per il lavoro di sostituzione switch, am- Mac Mini aziendale condiviso sulla rete del cliente pliamento delle porte di rete aziendali, verifica delle connessioni e controllo della condivisione in rete delle cartelle e del server il nostro tecnico Lorenzo ha impiegato una mattina di lavoro. Sostituzione switch di rete Lo switch di rete, preparato e configurato precedentemente in laboratorio, è stato installato in armadio di rete dopo aver ricablato completamente tutti gli arrivi dei cavi di rete della ditta. Una volta sistemato il fascio di cavi e individuati i vari ponti di collegamento, Lorenzo ha installato lo switch senza problemi permettendo di

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L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE

aumentare la velocità della rete. Per consentire un migliore riconoscimento, tramite etichette apposite abbiamo segnalato quali cavi di rete collegavano gli apparati e quali permettevano il traffico internet e delle informazioni. Dopo aver controllato tutti i collegamenti, Lorenzo ha proceduto al controllo delle alimentazioni e del router, verificando la stabilità della connessione Internet. Ricablaggio Armadio di rete L’installazione dello switch non ha avuto alcun tipo di anomalia; perciò, Lorenzo ha proceduto subito a ricablare i dispositivi posti al piano inferiore dell’armadio predisponendo correttamente le alimentazioni del server sottostante e del router superiore. Modificando il cablaggio dei cavi si ha un maggiore controllo sulle connettività fisiche così da poter verificare subito, in caso di guasto, quale sia l’apparato problematico. Dopo il cablaggio degli apparati Lorenzo è passato alla sistemazione delle singole alimentazioni tra computer, ciabatte e gruppi di continuità (UPS). Una fase di lavoro molto lunga ma che HkStyle effettua regolarmente per poter accedere facilmente agli apparati in caso di problemi e diminuire le tempistiche del disservizio al cliente. Controllo connessioni di rete Una volta messo in funzione nuovamente l’armadio di rete, Lorenzo ha effettuato il controllo della connettività sulle singole postazioni. Il tempo di riconnessione è stato minimo e tutti gli apparati si sono ricollegati alla nuova rete senza problemi. Sono stati controllati anche i computer palmari collegati ai macchinari di produzione e abbiamo verificato che la comunicazione fosse nuovamente abilitata. 46

Switch di rete in fase di installazione e collegamento

Alimentazione gruppo di continuità aziendale in fase di controllo

Lorenzo durante l’ultimazione dell’impostazione dell’armadio di rete


L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE

Switch di rete installato + router

Anche i computer, con tutti i software aziendali impostati, non hanno riscontrato problemi. Il server principale è stato riabilitato e le cartelle condivise in rete per il passaggio di file o backup hanno ripreso a funzionare con una nuova velocità. Lorenzo ha controllato con i singoli tecnici che ogni impostazione sui computer fosse tornata operativa, così da non fermare il processo di lavoro e diminuire il tempo di attesa per lo scaricamento di documenti o file dal server principale. Controllo impianto Wi-Fi In seguito all’aumento di connessioni sulla rete e il relativo maggioramento delle porte disponibili per il collegamento di nuovi apparati, siamo passati alla verifica del wi–fi. Il server si è collegato alla nuova rete cablata senza anomalie e il software di controllo dei ripetitori Wi-Fi in azienda si è riconnesso. Entrambi gli access-point installati (punti di rete che per-

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L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE

mettono la connessione in wi-fi dei dispositivi) hanno ripreso a funzionare con una banda di collegamento migliore e con la possibilità di poter trasferire più velocemente le informazioni via wireless. L’aggiornamento del controller wifi Ubiquiti (programma installabile su computer che individua e gestisce i ripetitore della rete wireless – senza cavo) non ha avuto problemi e le nuove funzionalità network sono state applicate. Veloflex Srl si è così trovata su una nuova rete cablata con uno switch più performante che permette di ospitare 6 nuovi dispositivi / macchinari, così da ampliare le possibilità di lavoro nella ditta senza problemi di saturazione della rete.

Controllo stabilità connessione router

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IN LIBRERIA

PRIMUM VIVERE: difesa Personale Femminile tra istinto primordiale e profonda consapevolezza di sé La colonizzazione teutonica dell’Alta Longazeria e la questione delle decime sui novali nell’Abbazia di Calavena. Descrizione: Ho scelto di usare un linguaggio schietto, diretto e franco, lasciando da parte tecnicismi vari e disquisizioni marziali. Così, attraverso le pagine di questo libro, mi rivolgo a ragazze e donne suggerendo una serie di conoscenze pratiche che possono tornare utili in situazioni critiche. Per info, ordini, esigenze particolari, reclami o resi contattaci a davinci@artifices.it oppure +39 0457114134 / +39 345 7151809

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ED È POESIA

“17 GENNAIO 2022”

ED È POESIA

“POSSO SOLO RINGRAZIARE” Dedicato all’Istituto Nazionale dei Tumori, Milano

Nessun falò rischiarerà la sera di Sant’Antonio, Spenti da un virus Che sta decisamente rompendo il “cactus”. Ma non sono indispensabili grandi fuochi Per onorare il Santo protettore dei nostri animali, è sufficiente un lumino dinanzi alla sua immagine ed una preghiera espressa col cuore per ricordarne tutto il suo valore. Basta una piccola fiammella di Fede per illuminare l’anima di chi crede. Giordano

“AMMALIANTE” Il tempo è guerriero cavalcato dall’essere ignoto, percepisce la preda, la avvolge senza darle scampo, silente è la vendetta, l’anima scarlatta seduta attende.... volgendo lo sguardo al passato, ammaliante ed effimero, porta il sogghigno sul volto che nasconde colei che maschera l’innocenza. Scalvini Roberta

Ci sono tanti ospedali, ti accolgono con freddezza, con espressione formale, ma questo è diverso, è speciale. Il male ti assale all’improvviso, senza pietà, senza preavviso, travolge la tua esistenza, sentenza del destino. Sull’illusorio mondo delle ombre soccombe la spada di Damocle e la strada è ormai smarrita, sentenza della vita. Sappiamo, non siamo eterni, diventano presto ricordi i momenti odierni, ma abbiamo ancora progetti da realizzare, ci serve un altro sorso di tempo, per sognare e sperare. Io non posso offrire a questo ospedale, doni preziosi, ricchezze materiali, ma una cosa la posso fare, dall’anima, dal cuore io posso RINGRAZIARE! Darina Naumova

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L’INTERVISTA

CHIARA PAVONI E

BEPPE GRAMEGNA: NOI E LA FOTOGRAFIA

Un fotografo, Giuseppe Gramegna, romano ma che vive a Bergamo, e Chiara Pavoni, una modella romagnola che vive a Roma, si incontrano per raccontare la loro passione per la fotografia. I loro scatti, qui pubblicati, sono la sintesi di una visione comune della fotografia tutta da scoprire. Come sempre, partiamo dalle presentazioni! BEPPE: Sono Beppe, 61 anni, fotoamatore dalla metà degli anni 70 CHIARA: Sono Chiara Pavoni: romagnola, vivo a Roma, laureata in storia del cinema, ho sempre amato l’arte e lo spettacolo: sono ballerina, attrice, performer e regista.

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Come nasce il vostro rapporto con la fotografia? BEPPE: La mia avventura fotografica inizia nel ‘77, ai tempi del liceo, con l’istallazione della mia prima camera oscura. Da allora, questa lunga avventura non si è mai più fermata! CHIARA: Ho sempre amato dare vita alla mia fantasia e rendere reali ciò che amo. Ho amato tantissimo la lettura, la poesia e tutto ciò che mi faceva sognare ed entrare nella dimensione dell’immaginazione e della espressione delle mie emozioni. Scrivere, disegnare, danzare, recitare e posare è il mondo in cui le vibrazioni dei miei sentimenti trovano più felicità e spazio. Come si è sviluppata la tua carriera? BEPPE: Ho attraversato, nel periodo della mia maturità professionale, la transizione fra la pellicola ed il digitale fin quando sembrava che la pellicola fosse definitivamente sorpassata. Oggi giorno scatto volentieri in digitale ma non ho dimenticato il “primo amore” e offro nei miei Shooting la possibilità di scattare con un banco ottico Linhof 13 × 18, con le mie Mamiya medio formato ma non trascuro il meno blasonato 35 mm Canon/Nikon. Nel mio studio


L’INTERVISTA di Bergamo ho una camera oscura nella quale riesco a produrre “in casa” le mie foto. CHIARA: Mi sono sempre piaciute le sfide, che mi costringono a confrontarmi con i sensi ed i sentimenti, con la ricerca costante di rinnovarmi cercando una costante ispirazione. Muovendomi tra invenzione e creatività che sono la ragione della mia esistenza La fotografia si innova. Nel tuo caso, come? BEPPE: Attualmente prediligo il ritratto anche se sono passato dalla fotografia di reportage a quella paesaggistica. Collaboro volentieri a Progetti personalizzati. CHIARA: La fotografia mi ha permesso di creare e dato la possibilità di sperimentare i limiti del mio corpo e questo mi interessa e mi intriga. Cerco sempre di conoscere e di apprezzare le persone da un punto di vista spirituale e di non giudicarle solo dalla loro apparenza fisica. Che rapporto avete con i social? BEPPE: Non mi reputo un influencer ma neppure mi lascio influenzare facilmente, cerco anzi di crearmi un asset personale in ambito fotografico. Il mio rapporto con la rete e attraverso il mio sito internet www. onceuponashot.cloud ed una pagina Instagram onceuponashot_beppe CHIARA: Ho condiviso con il mio pubblico tante emozioni, in qualche modo chi mi segue è

parte della mia vita e spero io lo sia della sua. Per me sono un vero e proprio regalo, soprattutto ora che il contatto mi manca tantissimo. Spero che il futuro sarà luminoso per tutti e che non mancherà mai più la presenza viva. Vi aspetto su Instagram e su facebook su la mia pagina @chiarakpavoni per tante nuove foto e notizie Attraverso i social, cosa vi piace conoscere e trasmettere?

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L’INTERVISTA

BEPPE: Osservo spesso le pagine fotografiche di modelle e fotoamatori, anche di fotografi professionisti, interessato dall’utilizzo della luce, infastidito dalla progressiva compressione del gusto estetico, imposta dalla selfie-mania compulsiva.

CHIARA: Voglio mostrarmi simpatica, dolce, altruista, estroversa e loquace… me stessa. Mi infastidisce la saccenza! Ho timore delle persone che hanno paura di dare, di amare insomma di vivere.

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AUTO D’EPOCA

AUDI TT, SEMBRA IERI MA È GIÀ STORICA Sono già trascorsi ventiquattro anni dal lancio sul mercato della prima serie dell’Audi TT, una elegante coupe con quattro posti, giunta ormai alla sua terza generazione con un ininterrotto successo che va avanti da più di due decenni. La prima serie era motorizzata da un quattro cilindri turbo con 150 CV di base. Ebbe sin da subito un clamoroso successo commerciale, figlio della sua linea estremamente particolare, di motori che consentivano anche nella versione entry level ottime prestazioni. Alla fine del millennio passato, sul mercato non aveva molta concorrenza in quanto era un po’ unica nel suo genere. E’ vero che SLK, GTV e Z3 erano presenti anch’esse sul mercato ma erano auto diverse, la Mercedes era più votata al confort, Alfa e BMW decisamente più spostate sulla ricerca del piacere di guida. La TT appunto rappresentava a mio avviso un qualcosa di nuovo ed inusuale soprattutto nella linea, bombata e morbida ma allo stesso tempo sportiva. Gli interni erano davvero belli, con il volante a tre razze e la strumentazione circolare, con un largo uso di finiture alluminium look, sedili sportivi e un rimando ad una atmosfera “Racing “ le donavano un’aura a mio avviso unica. La prima serie montava un quattro cilindri turbo, declinato in sei diverse potenze da 150 sino a 240 CV, a trazione anteriore o integrale. Montava un cambio manuale oppure semi automatico. Nel 1999 fu lanciata la versione roadster, anche questa piacque moltissimo. Uscì di scena il 31 Agosto del 2006 rimpiazzata dalla seconda generazione. L’Audi non lanciò mai un modello a gasolio della prima serie della TT, nonostante ai tempi il V6 da

2.5 litri a gasolio era usatissimo sulla gamma Audi e avrebbe a mio avviso dato un ulteriore impulso alle vendite della piccola coupe che nonostante l’assenza di un motore diesel continuava a mietere successi di vendite. Particolare interessante per la TT è che le serie successive sono rimaste legate al modello di origine a livello di linea, quasi fosse una 911 made in Ingolstad. La TT arrivata oggi alla terza serie è da sempre molto fedele a se stessa pur essendo sempre stata in grado di rinnovarsi ad ogni svolta generazionale. In quegli anni, ancora lontani da crisi economiche, in cui il benessere prosperava e l’orizzonte era sgombro da tanti problemi che invece oggi ci fanno compagnia nella quotidianità, la TT era la coupe di classe, ammirata e desiderata come poche altre. Dovendo scegliere fra uno dei modelli offerti nella prima serie, senza dubbio starei sulla rarissima e veloce 3.2 V6, da ben 250 CV di potenza e trazione integrale permanente. Non ho dubbi che la TT lanciata nel 1998, sia una macchina su cui puntare come futura storica, soprattutto nelle versioni con cambio manuale e trazione integrale permanente. Ad oggi infatti le quotazioni dei modelli “sani“ è buona. A me ricorda tanto tutti gli stilemi stilistici dei primi anni 2000 ed avendo vissuto quel periodo lei e poche altre erano l’oggetto del desiderio di tanti, da lì a poco, futuri neopatentati. Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com 55


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OROSCOPO / DAL 25 GENNAIO AL 26 FEBBRAIO 2022 ARIETE (21/03 - 20/04) Avete bisogno di riflettere sul vostro presente e su quello che volete dalla vita e dalla persona che avete accanto. Rinviate ogni decisione riguardo a prestiti e mutui : meglio riflettere di più e bene.

TORO (21/04-20/05) Se state pensando a qualcuno particolarmente caro, ricordate che forse sta facendo la stessa cosa con voi. Ma non perdete tempo a sentirlo. Potrebbe essere un giorno fortunato per voi, solo che la vostra proverbiale prudenza vi ostacolerà.

GEMELLI (21/05-21/06) Bene le amicizie anche se alcuni amici vi daranno qualche preoccupazione. Curate di più la vostra persona e cercate dei buoni motivi per restare sempre in compagnia. Dovete abbandonare quel leggero velo di tristezza che vi accompagna.

CANCRO (22/06-22/07) Cercate di studiare il modo in cui potete risolvere quel problema che vi assilla : in effetti con un po di sacrificio e tanta costanza potreste finalmente risolverlo. Concedete poco spazio a una persona pettegola che vi sta vicino e state più vicino alla vostra partner. Ha bisogno di voi.

LEONE (23/07-23/08) Non avete molta scelta : dovrete imparare a dosare meglio le parole e a misurare i giudizi che andate facendo: spesso chi vi circonda resta perplesso e non sa spiegarsi i vostri comportamenti. Nonostante questo l’amore è ricco di romanticismo e per i single c’è aria di novità...

VERGINE (24/08-22/09) La distrazione è in agguato e potreste avere qualche dispiacere. cercate di lavorare sodo su un progetto che vi sta a cuore e che vi farà scansare proprio quelle critiche. Alcuni chiarimenti con il vostro ex-partner non vi piaceranno e cercherete di tornare alla carica.

BILANCIA (23/09-22/10) Sono possibili discussioni per motivi futili, soprattutto economici. Mostratevi sempre sereni e non date mai a vedere le difficoltà nelle quali potreste trovarvi. Giocate di anticipo. Vi sentirete agitati a causa di una persona a voi vicina molto irritante: meglio sorridere...

SCORPIONE (23/10-22/11) Inizialmente penasavate non fosse una buona idea avvicinarvi a quella persona ma poi... avete capito che era il momento giusto per osare. Coltivate questa conoscenza! Prendi sempre tutto con tranquillità e non lamentarti eccessivamente.

SAGITTARIO (23/11-21/12) Chiamate qualcuno che desiderate da tempo sentire: se le vostre strade si sono allontanate non è detto che non si ricongiungano o che non possano converegere ancora un avolta. In fatto di investimenti con il denaro sarai bravissimo. Forte personalità.

CAPRICORNO (22/12-20/01) Se sei sposato dovresti dedicarti di più al tuo partner: qualche piccolo segno di insofferenza potrebbe degenerare e scatenare un inutile litigio. Un conoscente , qualcuno del passato, tornerà a farsi vivo : predisponetevi a chiarire con questi ogni aspetto che avete lasciato in sospeso.

ACQUARIO (21/01-19/02) Negli incontri d’amore non fare calcoli. Eviti di ostentare le tue abilità, anche quando sei sicuro di te stesso. Amate anche i difetti del vostro partner. Non potete pretendere che sia il ritratto della perfezione. Abbiate comprensione.. Per in single interessanti conoscenze...

PESCI (20/02-20/03) Qualcuno, più piccolo di voi, potrebbe improvvisamente farvi una dichiarazione e trarvi in imbarazzo: inutile nascondere che la cosa vi farà immensamente piacere, tuttavia usate la prudenza, soprattutto ora. Prendetevi il tempo necessario per meditare le vostre scelte. 57


SEGNI NEL TEMPO

CZESLAWA KWOKA

Czesława Kwoka (Wólka Złojecka, 15 agosto 1928 – campo di concentramento di Auschwitz, 12 marzo 1943) è stata una vittima dell’Olocausto polacca, nota per le fotografie che le sono state scattate dal detenuto Wilhelm Brasse durante la prigionia al lager di Auschwitz, dove fu deportata durante l’Olocausto in quanto appartenente al gruppo etnico dei polacchi, perseguitato dai nazisti al pari degli ebrei. Le fotografie che la ritraggono sono divenute iconiche e sono state citate in vari libri e articoli, oltre che nelle numerose interviste fatte allo stesso Brasse. Biografia Czesława Kwoka nacque nel 1928 a Wólka Złojecka, un piccolo villaggio polacco, figlia di 58

Katarzyna Kwoka, una donna cattolica, nata il 15 giugno 1893. Insieme a sua madre (prigioniera numero 26946), Czesława (prigioniera numero 26947) fu deportata da Zamosc al campo di concentramento di Auschwitz il 12 dicembre 1942. Morì il 12 marzo 1943, all’età di 14 anni, meno di un mese dopo sua madre (18 febbraio 1943); le circostanze della sua morte non furono registrate. Czesława Kwoka fu una dei circa 230.000 bambini e ragazzi di età inferiore ai diciotto anni che furono deportati ad Auschwitz-Birkenau tra il 1940 e il 1945. Le fotografie Poco dopo il suo arrivo ad Auschwitz, Czesława è stata fotografata dal giovane detenuto polacco Wilhelm Brasse, incaricato dai nazisti di fotografa-


SEGNI NEL TEMPO re tutti i prigionieri sia frontalmente che di profilo. Poco tempo prima della liberazione del campo, gli fu ordinato di distruggere tutte le fotografie e i loro negativi, ma Brasse riuscì comunque a salvarne alcune dall’oblio, tra cui il trittico fotografico di Czesława. Le fotografie ritraenti Czesława Kwoka, con le relative didascalie che la identificano in base al nome, numero di matricola, data e luogo di nascita, data di morte e età alla morte, appartenenza nazionale, etnica e religiosa e data di arrivo al campo, sono attualmente esposte al museo di Auschwitz come parte di una mostra commemorativa permanente, intitolata Block no. Le foto della Kwoka sono mostrate anche sul sito web ufficiale del museo, negli album e cataloghi pubblicati dal museo e nel film documentario televisivo polacco del 2005 The Portraitist, incentrato sulla figura di Brasse e trasmesso sul canale TVP1 e in numerosi festival cinematografici.

Nel 2018, in occasione del 75º anniversario della sua morte, le fotografie di Czesława sono state colorate, con l’intento di avvicinare maggiormente le

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SEGNI NEL TEMPO persone al dramma dell’Olocausto. I ricordi di Brasse Brasse ricordava nei minimi particolari di quando, come uno dei fotografi del campo, gli ordinarono di fotografare la giovane ragazza Czesława Kwoka, e raccontò quell’episodio nel film documentario The Portraitist, oltre che in un resoconto corroborato dal corrispondente della BBC Fergal Keane, che intervistò Brasse sulla sua esperienza al campo in un articolo intitolato Returning to Auschwitz: Photographs from Hell, pubblicato su Mail Online in occasione della premiere del film a Londra. Visitando la mostra commemorativa del museo statale di Auschwitz-Birkenau nel Blocco n.6, Keane ha descritto le emozioni provate nel vedere le fotografie della Kwoka. «Per giorni dopo aver visto le fotografie, non potevo scrollarmi di dosso l’espressione della ragazza. Ha circa 14 anni e guarda direttamente la fotocamera. La ragazza è arrivata solo di recente al

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campo. Sul suo labbro inferiore c’è un taglio. I suoi occhi fissano direttamente l’obiettivo e la paura si tramanda da sola attraverso i decenni. Ma fino a quando Wilhelm Brasse non mi ha raccontato la sua straordinaria storia, non avevo idea di come la fotografia fosse stata scattata. La sua voce trema mentre racconta ciò che accadde: Era così giovane e così terrorizzata. La ragazza non capiva perché fosse lì e non capiva cosa le stessero dicendo. Allora una donna Kapo (una detenuta sorvegliante) prese un bastone e la colpì in faccia. Quella donna tedesca stava solo sfogando la sua rabbia contro la ragazza. Una ragazza così bella, così innocente. Lei pianse, ma non poté fare nulla. Prima che la fotografia fosse scattata, la ragazza si asciugò le lacrime e il sangue dal taglio sul labbro. A dire la verità, mi sentivo come se fossi stato colpito io stesso, ma non potevo intromettermi. Sarebbe stato fatale per me. Non potevi dire assolutamente nulla.» Fonte: Wikipedia


Racconti

OMBRE I piedi, a dieci centimetri dal pavimento lucido. La punta degli anfibi, che spunta dall’orlo dei pantaloni. Lascio ciondolare le gambe, dallo sgabello di un bar. I gomiti appoggiati al bancone, e le mani intorno ad una tazza fumante. La luce è bassa, il viso chino sul caffè lungo, che lascia salire una piccola scia vaporosa. La musica dei Tiromancino, così bassa da doverla indovinare. Lascio ciondolare i piedi, e mi scaldo le mani, mentre i pensieri si rapprendono. E l’odore del caffè amaro, che sale a riempire le narici, mi ricorda che è quasi Natale. Fuori la sera prende il sopravvento, la luce inizia a scemare, e le persone sono solo ombre, profili fugaci, che si muovono dietro ad una porta a vetri. La ragazza dietro il bancone mi sorride appena. Sembra capire il mio fuggire dal mondo. Il tempo di un caffè caldo, amaro, protratto nel tempo, con svagato impegno. Le sorrido, e spero che non stia per dirmi che deve chiudere. Aspetto che faccia buio, aspetto che si accendano i lampioni, aspetto di diventare un’ombra come gli altri, per sgattaiolare fuori, tra il freddo e le altre sagome scure. Con il cucchiaino raccolgo le ultime gocce di caffè dal fondo della tazza. Aspetto le ultime note dei Tiromancino, dondolando i piedi, e provando per qualche secondo, la sensazione di essere piccolo. Appoggio le dita intorno alla tazza oramai fredda. Appoggio la punta dei

piedi al pavimento, il confine della mia fuga. Il ritorno alla realtà. Sorrido, sorrido alla ragazza che mi guarda distratta, mentre sistema le tazzine sopra la Cimbali. Ha gli occhi chiari, e sembra sapere più di me. Di me. E’ una di quelle sere, in cui potresti raccontarti, anche ad una sconosciuta. Invece non dico niente, resto in silenzio, cercando gli spiccioli per pagare. “Hanno già pagato il tuo caffè.” Mi sorride. Dovrei domandare, chiedere, ma non parlo. Forse so, o forse solo, non voglio sapere. Esco. Il freddo è pungente, i passi di mille sconosciuti, lo scampanellare di un Babbo Natale di colore, poco lontano. Mi guardo intorno, senza vedere, senza sapere. Resto immobile, come i mimi che popolano le vie del centro, qualche istante, senza trovare la risposta. Le ombre mi passano davanti, svelte e curve, proteggendosi dal vento gelido. Rientro dentro, tiro fuori due monete dalla tasca e le appoggio sul bancone. “Prima o poi qualcuna chiederà una cioccolata amara…” Lei sorride, e annuisce. Esco, e seguo il flusso di luci e di ombre. E per un attimo, è come se ti sentissi respirare. È come se i tuoi occhi fossero dietro di me. Alzo il collo del cappotto, e non mi volto. Ma sorrido, mentre cammino su quella che potrebbe essere la tua ombra. Trevor

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